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Giovedì 27 Marzo 2025 ore 09:30
AULA, Seduta 457 - Respinte mozioni potere acquisto fasce deboli popolazione
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Resoconto stenografico
Descrizione Indice degli interventi Resoconto stenografico
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Nella seduta odierna la Camera ha respinto le mozioni Faraone ed altri n. 1-00401, Fenu ed altri 1-00412, Mari ed altri n. 1-00420 e Braga ed altri n. 1-00421 concernenti iniziative volte a reintrodurre il cosiddetto "Bonus Renzi", al fine di sostenere il potere d'acquisto delle fasce più deboli della popolazione.
Successivamente ha approvato la proposta di legge: Modifiche al decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 209, e altre disposizioni in materia di cancellazione dai pubblici registri dei veicoli fuori uso sottoposti a fermo amministrativo (C. 805-A).
Successivamente ha approvato la proposta di legge: Modifiche al decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 209, e altre disposizioni in materia di cancellazione dai pubblici registri dei veicoli fuori uso sottoposti a fermo amministrativo (C. 805-A).
XIX LEGISLATURA
457^ SEDUTA PUBBLICA
Giovedì 27 marzo 2025 - Ore 9,30
1. Seguito della discussione delle mozioni Faraone ed altri n. 1-00401, Fenu ed altri 1-00412, Mari ed altri n. 1-00420 e Braga ed altri n. 1-00421 concernenti iniziative volte a reintrodurre il cosiddetto "Bonus Renzi", al fine di sostenere il potere d'acquisto delle fasce più deboli della popolazione (vedi allegato).
2. Seguito della discussione della proposta di legge:
GAETANA RUSSO ed altri: Modifiche al decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 209, e altre disposizioni in materia di cancellazione dai pubblici registri dei veicoli fuori uso sottoposti a fermo amministrativo. (C. 805-A)
e dell'abbinata proposta di legge: CASU ed altri. (C. 347)
Relatore: CASU.
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- Lettura Verbale
- Missioni
- Preavviso di Votazioni Elettroniche
- Sull'ordine dei lavori
- Vice Presidente MULE' Giorgio
- Deputato DE LUCA Piero (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato DELL'OLIO Gianmauro (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputata GHIRRA Francesca (ALLEANZA VERDI E SINISTRA)
- Deputato SOTTANELLI Giulio Cesare (AZIONE-POPOLARI EUROPEISTI RIFORMATORI-RENEW EUROPE)
- Deputata GADDA Maria Chiara (ITALIA VIVA-IL CENTRO-RENEW EUROPE)
- Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze FRENI Federico
- Seguito della discussione delle mozioni Faraone ed altri n. 1-00401, Fenu ed altri 1-00412, Mari ed altri n. 1-00420 e Braga ed altri n. 1-00421 concernenti iniziative volte a reintrodurre il cosiddetto "Bonus Renzi", al fine di sostenere il potere d'acquisto delle fasce più deboli della popolazione
- Svolgimento
- Ripresa esame mozioni
- Parere del Governo
- Dichiarazioni di voto
- Vice Presidente MULE' Giorgio
- Deputata GADDA Maria Chiara (ITALIA VIVA-IL CENTRO-RENEW EUROPE)
- Deputato MARI Francesco (ALLEANZA VERDI E SINISTRA)
- Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze FRENI Federico
- Deputato SOTTANELLI Giulio Cesare (AZIONE-POPOLARI EUROPEISTI RIFORMATORI-RENEW EUROPE)
- Deputato BICCHIELLI Pino (NOI MODERATI (NOI CON L'ITALIA, CORAGGIO ITALIA, UDC E ITALIA AL CENTRO)-MAIE-CENTRO POPOLARE)
- Deputata RAFFA Angela (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputata TENERINI Chiara (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE - PPE)
- Deputato GIACCONE Andrea (LEGA - SALVINI PREMIER)
- Deputata GUERRA Maria Cecilia (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata LUCASELLI Ylenja (FRATELLI D'ITALIA)
- Votazioni
- Svolgimento
- Proposta di legge: Gaetana Russo ed altri: “Modifiche al decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 209, e altre disposizioni in materia di cancellazione dai pubblici registri dei veicoli fuori uso sottoposti a fermo amministrativo” (A.C. 805-A); e dell'abbinata proposta di legge: Casu ed altri (A.C. 347) (Seguito della discussione ed approvazione)
- GAETANA RUSSO ed altri: Modifiche al decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 209, e altre disposizioni in materia di cancellazione dai pubblici registri dei veicoli fuori uso sottoposti a fermo amministrativo. (C. 805-A) e dell'abbinata proposta di legge: CASU ed altri. (C. 347)
- Ripresa esame - A.C. 805-A e abbinata
- Esame degli articoli - A.C. 805-A e abbinata
- Votazione Articolo 1 - A.C. 805-A e abbinata
- Votazione Articolo 2 - A.C. 805-A e abbinata
- Votazione Articolo 3 - A.C. 805-A e abbinata
- Votazione Articolo 4 - A.C. 805-A e abbinata
- Esame degli ordini del giorno - A.C. 805-A e abbinata
- Parere del governo - A.C. 805-A e abbinata
- Dichiarazioni di voto finale - A.C. 805-A e abbinata
- Vice Presidente MULE' Giorgio
- Deputata GADDA Maria Chiara (ITALIA VIVA-IL CENTRO-RENEW EUROPE)
- Deputato BORRELLI Francesco Emilio (ALLEANZA VERDI E SINISTRA)
- Deputata PASTORELLA Giulia (AZIONE-POPOLARI EUROPEISTI RIFORMATORI-RENEW EUROPE)
- Deputato BICCHIELLI Pino (NOI MODERATI (NOI CON L'ITALIA, CORAGGIO ITALIA, UDC E ITALIA AL CENTRO)-MAIE-CENTRO POPOLARE)
- Deputato IARIA Antonino (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputata BOSCAINI Maria Paola (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE - PPE)
- Deputato FURGIUELE Domenico (LEGA - SALVINI PREMIER)
- Deputato CASU Andrea (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata RUSSO Gaetana (FRATELLI D'ITALIA)
- Coordinamento formale - A.C. 805-A e abbinata
- Votazione finale ed approvazione - A.C. 805-A e abbinata
- GAETANA RUSSO ed altri: Modifiche al decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 209, e altre disposizioni in materia di cancellazione dai pubblici registri dei veicoli fuori uso sottoposti a fermo amministrativo. (C. 805-A) e dell'abbinata proposta di legge: CASU ed altri. (C. 347)
- Sull'ordine dei lavori
- La seduta e' sospesa
- Interventi di fine seduta
- Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di aprile 2025 e programma dei lavori dell'Assemblea aggiornato. Organizzazione dei tempi di esame degli argomenti iscritti nel calendario
- Ordine del giorno della prossima seduta
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
BENEDETTO DELLA VEDOVA, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 96, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Piero De Luca. Ne ha facoltà.
PIERO DE LUCA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Ci permettiamo di intervenire ad inizio seduta per chiedere un'informativa urgente della Presidente del Consiglio, del Governo per chiarire lo stato dell'arte del Piano nazionale di ripresa e resilienza, diventato ormai un vero e proprio buco nero. È diventato un Piano nazionale dei ritardi e dei rinvii, come stiamo denunciando da tempo.
Abbiamo necessità che la Presidente del Consiglio chiarisca al Paese e dica la verità su questo Piano, faccia un'operazione trasparenza. Continuiamo ad ascoltare dichiarazioni contraddittorie e confuse di membri dello stesso Governo. Il Ministro Foti continua a dire che è tutto in ordine, che il Piano procede, e continua a nascondere la verità e a mettere la polvere sotto il tappeto. Ma è proprio di queste ore la notizia, che apprendiamo da , secondo cui il Ministro dell'Economia, Giorgetti, si appresterebbe invece a chiedere un rinvio di un anno della scadenza del Piano, proprio in ragione dei ritardi che noi stiamo denunciando e che certificano tutti gli organismi tecnici terzi che stanno analizzando l'attuazione del Piano. I dati sono drammatici, serve un'operazione verità e trasparenza, serve farlo per il Paese, serve dire chiaramente all'Italia qual è lo stato dell'arte. I dati sono inconfutabili e davvero molto, molto preoccupanti, e dimostrano quanto il Governo sia incapace di spendere, portare avanti e attuare il Piano, quanto sia inadeguato a questo grande compito che ha ereditato dai precedenti Esecutivi.
La spesa si attesta oggi al 30 per cento delle risorse complessive, il 50 per cento delle risorse ottenute. Dopo aver cancellato progetti importanti, come 500 case e ospedali di comunità, 100.000 posti in asili nido e aver spostato per i prossimi anni 10 miliardi di euro di investimenti nei comuni su fondi ordinari, i dati ci dicono oggi che la Missione Salute è al 27 per cento della spesa, quella Istruzione al 25 per cento, quella Coesione al 14 per cento, il programma GOL, in materia di tutela e investimenti nel mondo del lavoro, al 7 per cento, mentre quella Transizione 5.0 è ferma al palo. E ci si appresta o, almeno, il Governo si appresterebbe ad un'ulteriore rimodulazione, oltre che alla richiesta di un rinvio alla Commissione europea. Allora, ci dicano qual è la verità, perché il Paese rischia davvero di perdere un'opportunità storica.
Rischiano di saltare altre decine e decine di migliaia di investimenti, di posti negli asili nido, decine e decine di posti in residenze universitarie, progetti infrastrutturali legati a grandi reti di collegamento del Paese che devono essere costruite.
Allora, non è più tollerabile questa situazione. Il Governo ha il dovere di chiarire, ha il dovere di spiegare al Paese che cosa sta succedendo, il perché di questi ritardi, dove sono i nodi, che cosa fa e che cosa immagina di mettere in campo per accelerare il Piano, per l'attuazione del Piano, peraltro dopo aver accentrato l'attuazione dello stesso a Palazzo Chigi.
Per questo non è più possibile tacere, non è più possibile fuggire, è anche giusto e doveroso che la Presidente del Consiglio si assuma le proprie responsabilità e dica al Paese, quanto prima, quale sia la situazione sul PNRR. Perdere questa occasione vuol dire bruciare il futuro del Paese e non possiamo permettercelo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.
GIANMAURO DELL'OLIO(M5S). Grazie, Presidente. Anche noi richiediamo un'informativa urgente della Presidente del Consiglio, che speriamo possa decidere di venire in Aula per parlarci del PNRR e della situazione. Perché, guardi, la Corte dei conti - che questo Governo ha in tutte le maniere cercato di ostacolare, eliminando quello che era il controllo concomitante - dice, sì, che sostanzialmente alcune cose vanno bene, ma ci sono ritardi, non sono stati aumentati neanche i servizi di controllo.
La cosa peggiore è che la Ragioneria generale dello Stato dice che ci sono 19 misure a rischio. La cosa più grave qual è? È che, se di quel terzo che è stato speso andiamo a vedere i tempi, sostanzialmente, in circa tre anni sono stati spesi un'ottantina di miliardi; in un anno e mezzo bisognerà spenderne 130. Quindi è una cosa praticamente impossibile, a questo punto. E sentire ciò, dopo che questo Governo ha già fatto delle operazioni di revisione del PNRR, spostando in avanti tutta una serie di misure, a questo punto significa che il Governo ha già deciso, aveva già deciso da tempo o, comunque, non ha tenuto sotto controllo quello che aveva deciso di fare all'epoca.
Quindi, comprendiamo ora che il Ministro Giorgetti abbia deciso di venire e di richiedere un anno in più, ma non sappiamo quello che succederà e abbiamo bisogno di saperlo.
Voi avete sostanzialmente deciso di fare misure , come Transizione 5.0, su cui state decidendo di tornare indietro, ma in realtà non ci riuscirete. Non avete speso quel grande patrimonio che è arrivato.
Presidente, il 50 per cento di questo Governo non aveva votato per il PNRR, se lo è ritrovato, e sembra quasi che non voglia davvero approfittare di questa misura incredibile per lo Stato italiano, perché se dobbiamo vedere quello che è stato fatto - cioè riorganizzazione, qualche anno fa, delle misure e spostamento in avanti - si arriva a questa quasi naturale conclusione: che non si riuscirà a spendere questi soldi nel tempo dovuto. Il rischio è che dovremmo rinunciare e non sappiamo come reagirà l'Europa. Quindi, credo che sia necessaria un'informativa chiara e trasparente da parte della Presidenza del Consiglio su questa misura .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Anche il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra si associa a questa richiesta di informativa urgente alla Presidente Meloni. Insomma, le parole che abbiamo appreso dal quotidiano e la richiesta di rinvio da parte del Ministro Giorgetti dei termini di scadenza della spesa dei fondi del PNRR ci preoccupano, così come ci preoccupa che ancora non sia arrivata la sesta relazione sullo stato di attuazione. Tra ieri e oggi avremmo dovuto discutere le nostre mozioni proprio sullo stato di attuazione del PNRR, che sono slittate, e quindi non abbiamo avuto l'occasione di avanzare le nostre richieste al Governo.
Il PNRR avrebbe dovuto essere un'occasione, una grande opportunità per il nostro Paese, per rilanciare l'economia, per avere un ammodernamento degli apparati amministrativi e tecnologici dopo la tragedia della pandemia, ma purtroppo vediamo una lentezza nella spesa e anche una mancanza di coordinamento tra i livelli nazionale, regionale e gli enti locali, che non consente l'accelerazione che sarebbe necessaria per riuscire a spendere i fondi entro giugno del prossimo anno.
Per questo è davvero necessario che il Governo - confidiamo nella persona della Presidente - venga qui a chiarire cosa stia succedendo e come si intenda intervenire e affrontare questa situazione. Il fatto che ben 19 misure del Piano siano a rischio è davvero preoccupante. Non vorremmo davvero che questa grande opportunità si trasformi in un'occasione persa a causa dell'incapacità di questo Governo di far cadere questi importanti finanziamenti, che - ripeto - sarebbero stati strettamente necessari a rilanciare l'economia del Paese, ad ammodernare tanti territori che, ancora oggi, sono profondamente indietro rispetto alle infrastrutture non solo materiali, ma anche tecnologiche. Mi riferisco, in particolare, ai territori del Meridione, a cui avrebbe dovuto essere destinato il 40 per cento delle risorse e che, invece, ci pare siano trascurati da questo Governo, non solo attraverso queste misure non attuate, ma anche attraverso le politiche che sta portando avanti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Sottanelli. Ne ha facoltà.
GIULIO CESARE SOTTANELLI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Anche noi di Azione ci associamo alla richiesta di informativa da parte del Governo in merito ai ritardi del PNRR e a quello che Giorgetti ha annunciato, ossia una richiesta di proroga in Europa di un ulteriore anno.
Io ricordo che il PNRR in grossissima parte è debito pubblico e l'Italia aspetta per essere ancora più competitiva e, quindi, pianificare un futuro che ci veda protagonisti. Se non riuscissimo a spendere questi soldi nei tempi e nei modi dovuti, ovviamente, sarebbe un ulteriore danno per il nostro Paese, che non ci vogliamo e non ci possiamo permettere.
Come diceva bene Draghi: farlo, un debito pubblico, solo se è buono. In questo caso, se non riuscissimo a completare quelle opere di ammodernamento del Paese, ovviamente diventerebbe un debito non buono.
Ricordo che ad oggi si è speso solo il 22 per cento, 42 miliardi, quindi un importo minimo, se si pensa che la scadenza è al 31 dicembre 2026. Quindi, noi chiediamo chiarezza e che quindi venga qui il Governo a informare il Parlamento, ma soprattutto il Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Ci associamo anche noi, come gruppo di Italia Viva, a questa richiesta di informativa rispetto allo stato di avanzamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Come è stato detto dai colleghi, noi rischiamo di fare non debito buono, ma debito cattivo. Quindi, è bene che in quest'Aula si faccia un approfondimento rispetto allo stato di avanzamento, perché dobbiamo evitare il rischio - avvicinandosi appunto alla scadenza dei termini - che le ingenti risorse, che ancora non sono state spese, vengano spese poi in fretta e in modo inutile, creando ulteriore debito.
Soprattutto, vogliamo capire dal Governo, in questa ultima fase, quali siano le misure di sostegno anche rispetto ai tanti soggetti che devono attuare il Piano nazionale di ripresa e resilienza, a partire dagli enti territoriali, per consentire di aiutarli a gestire meglio questi progetti che dovrebbero essere progetti di investimento, nella direzione di maggiori servizi per i cittadini e maggiore crescita per il Paese.
Quindi, rinnoviamo anche noi questa richiesta e chiediamo anche che venga fatto un punto, un po' più preciso, rispetto a come i diversi Ministeri stiano attuando le diverse misure, perché anche su questo vige una grande nebulosa. Quindi, non chiediamo soltanto un'informativa in termini generali, ma anche Ministero per Ministero.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze Freni. Ne ha facoltà.
FEDERICO FRENI,. Grazie, Presidente. Al netto di ogni articolo di giornale che, ovviamente, non impegna né potrebbe essere la volontà del Governo, e al netto degli intendimenti del Presidente del Consiglio, che sono ovviamente riservati al Presidente del Consiglio, credo sia giusto informare il Parlamento che quest'oggi è già calendarizzata la cabina di regia sul PNRR e che, in conformità alla legislazione vigente, verrà trasmessa al Parlamento sin dalla prossima settimana la relazione semestrale sullo stato di attuazione, all'interno della quale potranno certamente essere trovate, con la chiarezza che la legge prescrive in questi casi, tutte le risposte che sono state chieste con gli interventi che hanno preceduto il mio.
PRESIDENTE. Grazie, Sottosegretario. Ovviamente prendiamo atto delle precisazioni, così come della richiesta reiterata da vari gruppi di informativa urgente.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Faraone ed altri n. 1-00401, Fenu ed altri 1-00412 Mari ed altri n. 1-00420 e Braga ed altri n. 1-00421 concernenti iniziative volte a reintrodurre il cosiddetto “Bonus Renzi”, al fine di sostenere il potere d'acquisto delle fasce più deboli della popolazione .
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 10 marzo 2025, sono state presentate le mozioni Fenu ed altri n. 1-00412 , Mari ed altri n. 1-00420 e Braga ed altri n. 1-00421, che sono state già iscritte all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.
FEDERICO FRENI,. Sì, grazie nuovamente, Presidente. Sulla mozione Faraone ed altri n. 1-00401, il parere è contrario.
Sulla mozione Fenu ed altri n. 1-00412 , il parere è contrario.
Sulla mozione Mari ed altri n. 1-00420, espunte tutte le premesse, il parere sugli impegni è il seguente: il primo impegno si potrebbe riformulare così: “a continuare nell'adozione di iniziative normative strutturali volte a sostenere il reddito dei lavoratori e dei pensionati, con particolare riguardo alle fasce più deboli della popolazione, compatibilmente con gli spazi di finanza pubblica”. Il parere è contrario sugli impegni e . Il quarto impegno potrebbe essere riformulato come segue: “a valutare l'opportunità di individuare ulteriori misure per continuare a mitigare il drenaggio fiscale innescato dai tassi di inflazione”. Il quinto impegno potrebbe essere riformulato con lo stesso tenore testuale del quarto.
Sulla mozione Braga ed altri n. 1-00421, il parere è contrario su tutte le premesse. L'unico impegno che il Governo ritiene accoglibile, nel testo proposto dalla mozione, è il secondo, confermando peraltro quanto dallo stesso Governo già detto ieri in sede di interpellanza urgente in Commissione finanze.
PRESIDENTE. Dunque, per quanto riguarda la mozione Braga ed altri n. 1-00421, il parere è contrario su tutti gli impegni ad eccezione del secondo.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare la deputata Maria Chiara Gadda. Oggi, onorevole, nel silenzio. E quando ci ricapita?
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Intanto vorrei fare una valutazione rispetto ai pareri che il Governo ha dato su queste mozioni: sostanzialmente tutti pareri contrari rispetto a mozioni che pongono un tema fondamentale, che è quello della detassazione e delle misure fiscali a favore dei cittadini. Peraltro, un altro elemento che si evidenzia in modo preponderante è che, mentre è stato dato parere contrario su tutte le mozioni, dalla maggioranza non è stata presentata alcuna proposta in nessun testo. Quindi questo conferma ciò che verrò a dire in questi minuti di intervento in dichiarazione di voto, perché la riduzione delle tasse e della burocrazia è da sempre un bel cavallo di battaglia ed una bella bandiera che si sventola nelle campagne elettorali. In questo i partiti che sostengono la maggioranza del Governo Meloni - Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia - sono sempre stati campioni del mondo, ma nelle campagne elettorali però! Perché quello che oggi ci troviamo a vedere - e che i cittadini si trovano a vedere nel loro portafoglio - è molto lontano dalla realtà rispetto a ciò che avete professato per anni, perché l'economia reale in questo momento storico sta soffrendo in modo reale.
In ogni caso, un po' di furbizia vi è rimasta perché voi siete sempre molto bravi in questo, cioè, a scaricare il barile e a trovare i responsabili: una volta è l'Europa, una volta è qualcun altro. Peccato che, però, quando invece dei responsabili ci sono, voi siete i primi ad essere tiepidi nel restituire responsabilità: come nel caso dei famosi dazi di Trump, che non sono un pericolo soltanto quando ci sono; sono un pericolo anche quando vengono minacciati, tant'è che le nostre imprese ne stanno già subendo gli effetti indiretti. Però abbiamo un Vicepresidente del Consiglio come Salvini che dice che tutto sommato i dazi non fanno così male al nostro Paese e alle nostre imprese. Lo vedremo quando ci saranno, ma comunque - ripeto - lo stiamo già vedendo ora poiché si bruciano miliardi nelle Borse. Oppure, siete sempre molto bravi a nascondere i proclami dietro a mille cavilli: certo, fate provvedimenti che hanno anche un costo e penso, ad esempio, al più del miliardo e mezzo sulla tessera alimentare “Dedicata a Te”; però, poi, se andiamo a prendere una bella lente d'ingrandimento, quella misura, che è un (poi sul “Bonus Renzi” ci tornerò, visto che è il tema della nostra mozione), quella tessera alimentare, che lo ripeto è un , una volta all'anno - e poi è finito tutto il cinema -, ha una serie di paletti e di cavilli. Se si è in due in famiglia, quindi se si è una mamma da sola con il bambino, non va bene; se si prende poi la cassa integrazione o qualsiasi strumento di sostegno al reddito, anche lì non va bene. Quindi, si creano disomogeneità tra povertà. Insomma, la classica lotta tra poveri che voi praticate costantemente nelle vostre iniziative di Governo.
Oppure, scaricate la tassazione, la riscossione su altri soggetti perché è indubbio che in questa legge di bilancio voi avete tagliato i soldi persino ai comuni. Quindi, quando si tolgono i soldi ai comuni, le tasse entrano sul territorio dalla finestra. E qual è il punto, quindi? Che ci sono stagioni in cui si professano - come dire - misure di interesse per i cittadini e delle imprese, ma poi non si praticano (e purtroppo siamo in questa stagione) e, invece, ci sono altre stagioni politiche in cui si mettono in campo misure che, in modo strutturale, vanno a costruire un'economia più resiliente ma che soprattutto vanno incontro alle necessità di aziende e cittadini. Io mi riferisco, per esempio, a quella fase storica del Governo Renzi, dove si fecero, in quei mille giorni, una serie di misure di cui peraltro voi beneficiate ancora: penso a Industria 4.0 e al tanto vituperato “Bonus Renzi”; inoltre, nelle fasi successive, l'assegno unico universale, il aziendale e la riforma del Terzo settore. Misure che non avevano la caratteristica dell'emergenzialità, ma della strutturalità.
E anche dal punto di vista della tassazione, i numeri non sono dalla vostra parte. Fare l'elenco in dieci minuti non è sufficiente, però qualche esempio lo faccio. Voi, in meno di tre anni di Governo, avete tolto gli sgravi contributivi ai giovani agricoltori e avete addirittura depotenziato le misure fiscali per il rientro dei cervelli. Noi siamo un Paese che, nel corso di dieci anni, ha perso 850.000 giovani, che non sono andati all'estero per fare giustamente un'esperienza professionale, ma che sono scappati dall'Italia perché qui non ci sono opportunità perché abbiamo un lavoro che è poco e mal pagato. Quindi, grazie al Governo Meloni abbiamo anche misure fiscali che oggi non sono neanche più convenienti per far ritornare i nostri cervelli che peraltro hanno comportato per il nostro Paese un grande investimento nel loro percorso di studi. Ma vado avanti nell'elenco.
Voi siete stati in grado, anche nell'ultima legge di bilancio, di mettere una tassa sulla salute per i lavoratori frontalieri. Avete tassato pure il Terzo settore - perché di questo si parla - togliendo un'opportunità fondamentale e togliendo ossigeno perché voi avete messo in concorrenza le donazioni e le detrazioni del Terzo settore con il edilizio. Quindi, oggi, in una mancanza di servizi ormai strutturale da parte della pubblica amministrazione, voi togliete l'ossigeno a chi oggi risponde a tanti bisogni sociali.
Poi c'è Industria 5.0 che funziona poco e funziona meno bene di quando era stata pensata e strutturata nel Governo Renzi e nei Governi successivi. Poi c'è il caos nelle ZES. La decontribuzione al Sud non sta funzionando. Voi avete tolto alle aziende medio-grandi, che perdono 4 miliardi di sconti nel 2025. Quindi, altro che Governo che va nella direzione di aiutare le imprese, lo sviluppo economico del Paese e i cittadini. Voi avete sottratto alle imprese 15 miliardi di euro e ne avete - mal contati - restituiti 6 e 7 con misure che non stanno funzionando.
Ma torniamo al tanto vituperato “Bonus Renzi” su cui in questo Parlamento si costruì un grandissimo consenso, una mediatica.
Il punto, però, è molto semplice, molto chiaro: il “Bonus Renzi” era una misura facile, diretta, perché andava in busta paga, senza oneri burocratici, quindi non doveva essere richiesta dal percettore di questa misura. Strutturalmente nasce a 960 euro, poi portati a 1.200 euro, e oggi che cosa succede con il Governo Meloni? Perché quella misura lì in quasi 10 anni aveva sostenuto il potere d'acquisto delle famiglie e ridotto il cuneo fiscale, mitigando di mezzo punto la pressione fiscale. E quindi arrivate voi e i redditi tra 8.500 e 9.000 euro cosa faranno? Perderanno 1.200 euro. Insomma, facendo un po' la somma, diciamo che a queste famiglie un piccolo danno il Governo Meloni lo sta dando.
E quindi qual è il problema? Che i cittadini soffrono, soffrono anche molto. Le nostre aziende, quelle grandi e anche quelle medio-piccole e le microimprese che sono nel nostro Paese stanno vivendo un periodo di grandissima incertezza. Quindi anche qui le faccio un altro elenco, così almeno lo mettiamo un po' a sistema per capire qual è il quadro dell'azione politica del Governo Meloni. Dal 2022 al 2024 si è accumulato il 17 per cento di inflazione. Il lavoro a reddito fisso, quindi parliamo di lavoratori dipendenti o pensionati, ha perso potere reale d'acquisto del 6 per cento e ha pagato più 25 miliardi di imposte non dovute, perché a questo ammonta il .
Quindi i redditi sopra i 35.000 euro - non stiamo parlando di milionari, ma stiamo parlando di quella classe media che contribuisce alla ricchezza del nostro Paese - hanno pagato fino a 2.000 euro in più di tasse in 3 anni. L'Istat dice che la pressione fiscale complessiva è il 42,6 contro il 41,4 dell'anno precedente; 13,4 milioni di persone sono a rischio di povertà; la spesa privata per la sanità e il è aumentata dell'11,4 per cento dalla pandemia, visto che il 70-80 per cento delle persone fanno fatica ad accedere ai servizi sanitari; affitti medi più 10 per cento, RC-auto più 6 per cento, spese scolastiche più 3,66 per cento, pedaggi autostradali più 1,8, e poi ne parleremo ancora, carburanti, bollette su cui non state facendo nulla, sul carrello della spesa ovviamente c'è ancora il fantomatico carrello tricolore del Ministro Urso, che è abortito da solo.
Quindi - e concludo, Presidente - qual è la sostanza? Il Governo Meloni tassa e i cittadini e le imprese pagano, pagano, pagano il conto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARI(AVS). Grazie, Presidente. Sapevamo tutti che negli ultimi 30 anni, dal 1991 al 2022, quindi anche oltre 30 anni, i redditi dei lavoratori italiani sono cresciuti dell'1 per cento circa, a fronte di una media OCSE del 32,5, si sapeva già. Le ultime notizie, però, ci danno un elemento ulteriore di conoscenza, che riguarda il potere d'acquisto di queste famiglie e di questi lavoratori. I dati dell'OCSE ci dicono che dal 2008 il reddito delle famiglie ha perso, in termini di potere d'acquisto, l'8,7 per cento, quasi il 9 per cento. L'Italia ha la peggiore da questo punto di vista, tra i Paesi del G20. Che cosa ci dicono complessivamente questi dati?
Cose importanti, che queste politiche sono fallite. Le politiche economiche e le politiche relative ai redditi, ai salari delle lavoratrici e dei lavoratori, le politiche, anche quelle relative al mercato del lavoro che dovrebbero puntare ad aumenti di produttività e di competitività del Paese, sono tutte fallite. Erano tutte politiche sbagliate quelle degli ultimi 30 anni. In particolare, abbiamo una verifica sul reddito disponibile delle famiglie che riguarda più o meno gli ultimi 20 anni, perché, per avere un effetto, le politiche, come si sa, a differenza di quello che dice il Governo, che fa un provvedimento e la settimana dopo rivendica i risultati, ci mettono invece qualche anno a stabilizzarsi dal punto di vista degli effetti. Quindi, negli ultimi 10 anni c'è stato un peso, un carico straordinario sulla capacità delle famiglie di costruirsi un futuro, di fare una vita dignitosa.
Va detto che poi, negli ultimi 10 anni, si è innestata un altro tipo di politica da questo punto di vista: le misure che dovevano aumentare la qualità del lavoro, la produttività e i redditi, anche attraverso - chiamiamoli così - i , per essere generosi; che poi, guardate, questi hanno una caratteristica, prendono spesso il nome del Presidente del Consiglio del momento. Quindi il carattere dell'elargizione generosa, per non dire della mancia, lo prendono di fatto , perché il “Bonus Renzi”, il “Bonus Meloni”, che significa?
Uno che va a lavorare ha bisogno di un che gli dà il Presidente del Consiglio del momento. È successo questo in questo Paese, è accertato e certificato. È successo altrove? Da nessuna parte in questi termini, nessuna parte d'Europa e nessuno dei Paesi sviluppati ai quali facciamo riferimento, per almeno 5 motivi. Non venivano, questi altri Paesi, da oltre 10 anni, quindi dall'inizio degli anni Novanta, da un periodo di moderazione salariale, lo abbiamo conosciuto solo noi dal 1993 in poi.
In quasi tutti i Paesi, anzi, in tutti i Paesi di riferimento c'è un salario minimo stabilito per legge. In quasi tutti i Paesi, e comunque in tutti i Paesi in modo significativo più del nostro, c'è una presenza pubblica dello Stato nell'economia, che fa da regolatore, da tramite, anche dal punto di vista dei salari. In tutti i Paesi c'è un sistema produttivo fatto di imprese più grandi, e quindi capaci di competere non solo sul costo del lavoro, ma anche sulla produttività, sulla ricerca, sull'innovazione, eccetera, eccetera, eccetera. In tutti i Paesi c'è ancora - vi prego di guardare - un meccanismo di redistribuzione soprattutto legato al sistema fiscale, perché noi abbiamo il sistema fiscale, in questo momento, in Europa, meno redistributivo in assoluto. Questo è quello che è successo. Il prodotto, l'effetto di tutto questo è che una persona su quattro in Italia è a rischio povertà. Questa è la verità, lo dice l'Istat, ma guardate, paradossalmente, lo dice anche il Governo. Veramente il Governo dice due cose opposte, ha una capacità straordinaria il Governo di questo Paese. La Presidente del Consiglio si collega in video con la dei conservatori americani a Washington il 23 febbraio del mese scorso. Il 23 febbraio, in quel collegamento, la Presidente Meloni usa un verbo scelto con cura. Dice che l'Italia “prospera”, l'Italia “prospera”. Quindi, il verbo prosperare parla di felicità, di magnifiche sorti e progressive, insomma di tutto quello che può venire dal buon governo, quindi la possibilità di godere dei benefici di questa fase della politica economica e sociale in Italia. Torna in Italia dopo il 23 febbraio e il 28 febbraio fa il “decreto Bollette”. Il “decreto Bollette” dà 200 euro alle famiglie che hanno un ISEE fino a 25.000 euro.
Sapete che cos'è un ISEE di 25.000 euro? Mica è il reddito della famiglia 25.000 euro, mica è il reddito lordo imponibile. L'ISEE è un calcolo che rappresenta, fino a 25.000 euro, una famiglia in cui ci sono 2 lavoratori di livello medio-basso, un lavoratore a tempo pieno e indeterminato più un , che hanno dei figli, che hanno un mutuo, hanno un affitto e hanno un ISEE fino a 25.000 euro. Cosa c'è scritto in quel decreto? Tra le righe, perché dovrebbero metterlo prima. C'è scritto che chi va a lavorare la mattina non può pagare la bolletta, perché, se gli dai 200 euro, mica è una mancia, vero? Mica era una mancia, mica saranno una mancia i 200 euro?
No, saranno il riconoscimento del fatto che chi va a lavorare la mattina in questo Paese, semmai moglie e marito dopo avere lasciato i figli all'asilo o a scuola, poi alla fine del mese non può pagare la bolletta. È certificato, lo dice il Governo che c'è la povertà. Le famiglie con un ISEE fino a 20.000-25.000 euro saranno almeno il 20-25 per cento; poi ci sono quelle tante che sono incapienti e così via, quindi una fetta importantissima della popolazione.
E questa è l'Italia che prospera, un'Italia rispetto alla quale il Governo deve fare un decreto per far pagare le bollette che sono aumentate in quella misura - siamo tra il 24 e il 28 per cento per quanto riguarda la luce e il gas - sostanzialmente grazie agli extraprofitti. Quindi, non va a prendere dagli extraprofitti, prende 2,8 miliardi di euro e da dove li prende? Li prende dalla fiscalità generale o dal reddito o dal debito, cioè dai lavoratori dipendenti. A quei lavoratori dipendenti gli dà 200 euro che, sostanzialmente, sono i loro. Li prende da una parte e glieli dà dall'altra. In tutto questo l'Italia prospera, e grazie che prospera! C'è un'Italia che prospera. Non è quella che ha il reddito ISEE fino a 25.000 euro, fino a 30.000 euro o fino a 35.000 euro. C'è un'Italia che prospera, non è molto grande ma c'è. Assolutamente! È l'Italia della Presidente del Consiglio Meloni, della maggioranza di destra e del suo Governo. Quell'Italia, ovviamente, prospera e ci mancherebbe altro. Prospera grazie alle sue politiche. Ma non prospera tutta l'Italia.
C'è un'Italia in grandissima difficoltà, tant'è vero che, diciamo così, gli dobbiamo pagare la bolletta. Perché quando gli arrivi a pagare la bolletta - per chi era in difficoltà una volta si andava dal parroco o dall'amico di famiglia per farti pagare la bolletta, nel peggiore dei casi dall'assessore, succedeva pure questo purtroppo, e succede forse ancora in qualche paese -, se un Governo deve intervenire in questo modo certifica che c'è povertà, e la povertà riguarda le lavoratrici e i lavoratori. Cosa dobbiamo fare? Noi individuiamo nella nostra mozione una serie di misure, che abbiamo chiamato impegni, che non possiamo modificare sulla base dei suggerimenti del Governo, che ringraziamo, perché ciò stravolgerebbe la nostra idea. Noi dobbiamo assolutamente abbandonare - ma definitivamente - l'approccio emergenziale fatto di mance, di , chiamateli come volete .
Noi dobbiamo ragionare su un meccanismo di indicizzazione dei salari. Lo possiamo richiamare scala mobile perché abbiamo idee un pochettino vecchie, voi trovateci un altro nome, un'altra scala, un altro mobile, cambiate un sostantivo, cambiate l'aggettivo, cambiateli tutte e due ma il punto è questo: ci vuole un meccanismo che adegui i salari al costo della vita, all'inflazione . Serve un meccanismo automatico, noi ne abbiamo già proposto uno nella nostra proposta di legge sul salario minimo introdotto per legge, ma questa è davvero un'emergenza del Paese.
Concludo, bisogna mettere mano ai guai che avete fatto con il taglio del cuneo fiscale. Ci vuole però uno perché la situazione è molto grave. L'Italia non prospera affatto. Ci vuole uno che riguardi il . Per questo, noi, alla fine, diciamo che bisogna individuare congrue - “congrue” significa adeguate -, io dico, significative, risorse finanziarie per restituire alle lavoratrici e ai lavoratori la quota indebitamente pagata fino ad oggi con il cosiddetto . Dovremmo partire da lì: un'erogazione di risorse che abbia una capacità redistributiva, che metta mano alla questione dei redditi e dei salari e restituisca alle lavoratrici e ai lavoratori ciò che hanno perso in questi anni .
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore “Polo 3”, di Fano, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
Ha facoltà di parlare, per una precisazione sul parere, il Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze, Freni.
FEDERICO FRENI,. Grazie, Presidente. Ho peccato di chiarezza, me ne scuso, nel dare i pareri sulla mozione dell'onorevole Mari. Gli impegni 4) e 5) andrebbero unificati in un unico testo con la riformulazione che ho letto.
PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretario Freni. Finché pecca di chiarezza non è un problema, il problema è quando si pecca d'altro. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sottanelli. Ne ha facoltà.
GIULIO CESARE SOTTANELLI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente, colleghi, Sottosegretario Freni. Questa mattina discutiamo in Aula di mozioni riguardanti una misura introdotta a giugno 2014, che va a favorire i lavoratori con redditi medio-bassi per dare loro sostegno e potere di acquisto con uno strumento, una erogazione diretta, dove i cittadini, i pensionati, i lavoratori dipendenti, in maniera concreta, pragmatica, si sono visti arrivare mensilmente un accredito di 80 euro. È stato uno strumento molto utile perché ha tagliato tutti quei processi di burocrazia che spesse volte i implicano. A dicembre, nella legge di bilancio 2014, questo strumento è stato reso strutturale; nel 2020 l'allora Governo Draghi ha alzato l'importo a 100 euro, ampliandone anche la platea: poteva usufruirne chi aveva un reddito annuo fino a 28.000 euro. Purtroppo, il cuneo fiscale è una palla al piede della nostra economia e del mondo produttivo. Nel 2023 i dati ufficiali dicono che in Italia pesa per il 45,1 per cento, contro una media OCSE del 34,8 per cento. Stiamo parlando di 10,3 punti percentuali rispetto alla media, che pone l'Italia, rispetto al cuneo fiscale, tra i Paesi aventi un peso più alto in Europa. Questo rende tutto più complicato sia per i lavoratori dipendenti, sia anche per le aziende. Bisogna intervenire.
Signor Presidente, quando poi si leggono i bilanci, ad esempio dell'INAIL, con utili netti pari a 3 miliardi, forse si potrebbe pensare di abbassare - considerato che rientra nel costo complessivo che le aziende sostengono per i lavoratori - il tasso pagato per l'INAIL. Invece si continua - io nel caso specifico ho presentato anche un'interrogazione - a far sostenere costi alle imprese che potrebbero essere abbassati. Questa manovra è stata riconosciuta efficace nel breve periodo, utile per sostenere la domanda interna, per sostenere il potere di acquisto di tantissime persone, per restituire anche dignità, perché chi vive sotto determinati importi non riesce a guardare al futuro con una certa prospettiva, ad avere la possibilità di vivere quotidianamente nella massima dignità.
C'è stato poi un intervento nell'ultima legge di bilancio - di cui è responsabile questo Governo - con il quale si è passati da un sistema contributivo diretto a zero burocrazia ad un sistema fiscale che ha creato grossi problemi, in particolar modo a tutte quelle persone che hanno un reddito da 8.000 a 9.000 euro. Il Governo sta correndo ai ripari per risolvere questo problema, perché, ripeto, sta dando grandissimi problemi a tanti cittadini.
Nella legge di bilancio, rispetto alle tre aliquote, rispetto alle quali sono stati fatti tanti slogan in campagna elettorale - aliquota unica, -, noi, in legge di bilancio, avevamo presentato un nostro emendamento che prevedeva di lasciare le quattro aliquote in modo da consentire di svolgere un'azione progressiva che desse la giusta equità rispetto ai nostri lavoratori, prevedendo anche che quei 4,7 miliardi di euro andassero alla sanità. Quella sanità dove tutti quanti i partiti, quotidianamente - per lo meno di minoranza -, dicono di investire. Noi, nella legge di bilancio, abbiamo fatto un emendamento specifico, però siamo stati l'unico partito che ha sostenuto questa iniziativa e, quindi, non siamo riusciti a portarla a casa. A tutto questo si aggiunge un altro dato molto preoccupante: l'inflazione cumulata negli ultimi dieci anni, 2014-2024, è pari quasi al 23 per cento. Per l'esattezza al 22,98 per cento.
Allora, come possiamo immaginare, tanti cittadini, lavoratori dipendenti, pensionati, non riescono a sostenere tutti gli aumenti di costo, che certamente in parte sono dipesi dal problema geopolitico che stiamo vivendo in questa fase e, quindi, dal costo dell'energia con tutto quello che, ovviamente, il costo dell'energia si porta dietro come aumento dei prezzi. Quindi c'è stata, in questi ultimi dieci anni, un'ulteriore forte erosione del potere di acquisto delle famiglie.
Negli ultimi anni, rispetto a quando quella misura è stata introdotta, complessivamente la pressione fiscale è aumentata dell'1 per cento, dal 2014 a oggi, ma questa pressione fiscale viene anche ulteriormente aumentata, signor Presidente. Per esempio - e porto l'esempio della mia regione - in queste ore la regione Abruzzo sta alzando al massimo, per i redditi superiori a 50.000 euro, l'aliquota dell'addizionale Irpef regionale a 3,33, ossia stanno facendo pagare agli abruzzesi 44,7 milioni di tasse annue. Quindi, oltre agli aumenti dell'inflazione, all'aumento delle tasse generali, c'è anche l'aumento delle addizionali sulle regioni. Ovviamente il potere di acquisto di tantissime famiglie sta andando a rotoli e allora bisogna intervenire.
Avevamo anche proposto, insieme alle altre opposizioni, l'introduzione del salario minimo perché è inimmaginabile che ci siano persone che oggi lavorano 40 ore settimanali e portano a casa uno stipendio di 800-900 euro. Anche questa è una manovra che il Presidente del Consiglio, quando era all'opposizione, gridava dai banchi che bisognava attuare; poi si va al Governo e si cambia idea, come spesse volte purtroppo questo Governo ci sta abituando.
Azione è favorevole, ovviamente, al necessario sostegno dei redditi bassi, affinché con riforme strutturali si possa dare ai cittadini quella capacità reddituale che possa sviluppare prospettiva, prosperità e futuro per i cittadini. Allora, ad esempio, noi, nel nostro programma elettorale, signor Presidente, avevamo inserito la tassazione negativa, ossia si fissa un importo minimo annuo che un cittadino, che una famiglia deve avere: fino a quella soglia non si pagano tasse, da quella soglia si paga una tassa ovviamente progressiva, ma per chi è sotto quella soglia interviene la tassazione negativa, quindi si restituiscono soldi ai cittadini.
Bisogna ovviamente investire maggiormente in formazione e innovazione. La leva per la produttività è un'occupazione stabile; bisogna fare anche una semplificazione burocratica e invece, purtroppo, questo Governo ci ha abituato a fare l'esatto contrario. Ad esempio, da una norma del 4.0, che funzionava benissimo, siamo passati a quella del 5.0 del Governo Meloni, che - non a detta nostra, ma a detta di tutti gli operatori delle associazioni - dicono che non funziona, e poi si vede anche l'impegno di spesa che questa norma sta portando avanti. Anche qui abbiamo chiesto di traslare queste risorse nella 4.0 o di modificare la normativa per la 5.0.
Quindi le misure non risolvono purtroppo la stagnazione del Paese; le misure non danno una programmazione e una visione che, invece, un Governo dovrebbe avere per dare sicurezza al mondo produttivo, per dare certezza alle famiglie e ai cittadini di poter pianificare la loro vita, il loro futuro, con acquisti anche di abitazioni, e per dare una prospettiva soprattutto ai giovani. Quindi il è utile solo nell'immediato, ma bisogna pensare a interventi strutturali. Per tutti quanti questi motivi, Azione voterà a favore delle mozioni presentate
PRESIDENTE. Prima di andare avanti salutiamo le studentesse, gli studenti e gli insegnanti del Liceo scientifico “Nicolò Copernico”, che assistono ai nostri lavori dalle tribune . Arrivano da Brescia e sono anche particolarmente bravi: sono cintura nera di matematica e avranno anche le Olimpiadi. Sono in finale, quindi in bocca al lupo per tutto quello che vi attende .
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pino Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, quando l'Esecutivo ha assunto l'onere e l'impegno di riformare l'Irpef, semplificando le aliquote, e di provvedere a un taglio sostanzioso della tassazione a carico dei contribuenti, il Governo era ben conscio di intraprendere un percorso complesso e non privo di rischi. Questo è dovuto sicuramente a una normativa fiscale - possiamo dire - non propriamente semplice e trasparente, caratterizzata tra l'altro da stratificazioni di interventi legislativi.
L'obiettivo della semplificazione del sistema fiscale è stato sempre, ed è tuttora, uno dei punti cardine dei programmi di Governo del centrodestra. Il Governo Meloni sta operando a tambur battente in questo senso, tuttavia non si può immaginare di ottenere i risultati sperati con un semplice tratto di penna o con un solo intervento legislativo.
Signor Presidente, noi non abbiamo la bacchetta magica e non abbiamo mai promesso miracoli: abbiamo fatto di più, abbiamo fatto meglio, abbiamo intrapreso un percorso di riforma, rimanendo pronti anche ad eventuali correzioni in corso d'opera e con il chiaro scopo di definire un sistema più semplice, riducendo la complessità delle norme anche nel rapporto con il contribuente, e di ridurre il carico fiscale complessivo sulle spalle degli italiani. Abbiamo scelto di non farlo introducendo nuovi , sostegni temporanei, facili da comunicare ma effimeri.
Abbiamo deciso, invece, di intraprendere la strada più complessa e di operare solo a livello strutturale; insomma tagliamo le tasse non solo per la legislatura in corso, per spenderci qualche slogan propagandistico al fine di mantenere il consenso. Abbiamo scelto di abbassare le tasse in maniera strutturale e definitiva. Chi vorrà, d'ora in poi, dovrà assumersi eventualmente la responsabilità di alzarle, fornendo motivi ben specifici.
Signor Presidente, vorrei porre l'attenzione su questo passaggio, perché a mio avviso merita di essere compreso appieno. Non abbiamo deciso di agire senza interventi di emergenza, come e quant'altro, perché non siamo più in emergenza. Le tensioni internazionali, gli intralci alle catene del valore, i costi energetici e l'inflazione che ne consegue continuano sicuramente a pesare. In tal senso, sarebbe più facile aggiungere al mucchio di norme un nuovo , dargli una durata temporale, lasciare che scada e, a quel punto, il pallino sarà in mano a qualcun altro.
Siamo in emergenza ed è per questo che è doveroso assumersi la responsabilità di operare in maniera strutturale. È un lavoro complesso, di cesello, da attuare con più interventi progressivi, anche perché non possiamo consentire che all'alleggerimento della pressione fiscale si contribuisca tagliando servizi ai cittadini.
Sicuramente è più difficile da comunicare e non può certo piacere a chi con un decreto annunciava di aver cancellato la povertà, a chi con un superbonus ha creato uno dei più grandi buchi di bilancio mai visti, ma siamo certi che gli effetti saranno concreti in termini di sostegno al potere di acquisto e questo è l'unico punto su cui posso dire di condividere le mozioni presentate dalle diverse forze di opposizione.
Mi pare, però, che all'interno di questo emiciclo sia condiviso l'obiettivo di lavorare al fine di rafforzare il potere d'acquisto delle famiglie; sulle ricette, ovvero su come raggiungere invece quegli obiettivi, emergono le divergenze. Sarebbe strano se ciò non accadesse, però credo che questa debba essere la sede giusta anche per rivedere alcune delle affermazioni degli ultimi giorni.
Abbiamo sentito parlare di truffa, di inganno e altre assurdità in merito all'incongruenza emersa sugli acconti Irpef; poi è arrivata la nota del MEF che ha dato atto alle segnalazioni pervenute dai CAF in merito a un maggior carico fiscale per i lavoratori dipendenti, che verrebbero gravati dall'onere di versare l'acconto Irpef per l'anno 2025 anche in mancanza di redditi ulteriori rispetto a quelli già assoggettati a ritenuta d'acconto.
E' un'incongruenza, sicuramente emersa a causa di un dubbio interpretativo rispetto alle disposizioni con le quali si intendeva sterilizzare gli effetti delle modifiche alla disciplina Irpef, soltanto in relazione agli acconti dovuti da soggetti la cui dichiarazione dei redditi evidenziava una differenza a debito di Irpef, in quanto proprio percettori di redditi ulteriori rispetto a quelli già assoggettati a ritenuta d'acconto. Una nota del MEF che, in considerazione dei dubbi interpretativi posti e al fine di salvaguardare tutti i contribuenti interessati, garantisce che il Governo interverrà in tempo utile, anche in via normativa, per consentire l'applicazione delle nuove aliquote del 2025 per la determinazione dell'acconto al fine di evitare ai contribuenti aggravi in termini di dichiarazione e di versamento.
Ritengo che sia molto importante sottolineare questo del Governo che noi, come forza di maggioranza, non solo condividiamo ma sosteniamo attivamente, pronti a segnalare eventuali incongruenze, a proporre interventi migliorativi, a dare centralità al Parlamento anche in una materia tanto complessa come quella fiscale. E nel tortuoso cammino del riordino dell'imposta personale, non ci interessa cambiare strada né tornare indietro. Siamo sicuramente pronti a correggere, rivedere, migliorare perché abbiamo chiaro un obiettivo: l'obiettivo di ridurre le tasse, in particolare sul lavoro, e l'obiettivo di semplificare le norme, di cambiare il rapporto tra fisco e contribuente.
Lo Stato non elargisce , sostegni, aiutini. Lo Stato deve fornire servizi a tutti i cittadini, assistenza a coloro che ne hanno bisogno e creare le condizioni per lo sviluppo economico e il benessere sociale. Signor Presidente, questa visione ci divide, me ne rendo conto, e alla luce di tutto ciò non posso che annunciare che il gruppo di Noi Moderati, intendendo proseguire proprio nel sostegno attivo e partecipativo alle politiche fiscali e di riforma del sistema delle imposte avviato dal Governo, voterà contro tutte le mozioni presentate dalle opposizioni
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raffa. Ne ha facoltà.
ANGELA RAFFA(M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, io prendo la parola, in quest'Aula, per annunciare il convinto sostegno alla mozione Fenu - a differenza della maggioranza - perché noi abbiamo la necessità di correggere gli effetti distorsivi della recente riforma Irpef inserita nella legge di bilancio del 2025, nel decreto legislativo n. 216 del 2023. Questa mozione affronta questioni di giustizia fiscale ed equità sociale che toccano da vicino la vita quotidiana di milioni di italiani.
Il mio intervento vuole sottolineare le contraddizioni nelle scelte del Governo e l'obiettivo è far comprendere a tutti - soprattutto ai cittadini che ci seguono da casa - perché è urgente correggere questa riforma fiscale, riprendere la strada di un fisco più equo e semplice.
Ovviamente, il parere negativo del Governo non fa altro che confermare la vostra incapacità di ammettere uno sbaglio. Non vi siete degnati neanche di presentare una mozione di maggioranza per evitare di risolvere i problemi che voi stessi avete creato.
Allora, iniziamo dal dato forse più paradossale: alcuni lavoratori a basso reddito ci stanno rimettendo quasi 100 euro al mese in busta paga. La riforma Irpef avrebbe dovuto alleggerire le tasse, invece ha tolto il di 100 euro mensili, introdotto dal Governo Conte, proprio a chi guadagna tra gli 8.500 e i 9.000 euro l'anno. Sono persone che vivono con stipendi da fame (stiamo parlando di circa 700-750 euro al mese) e che da gennaio si sono visti decurtare il netto in busta paga di circa 100 euro al mese, ossia 1.200 euro l'anno, una cifra enorme per chi ha così poco. E questo effetto perverso è nato dall'assorbimento della nuova Irpef: in pratica, l'anno scorso molti stipendi sotto i 9.000 euro non pagavano Irpef ma da quest'anno, tornando all'assetto ordinario, queste persone scendono sotto la soglia minima per ottenere il Irpef, perdendolo completamente.
Il risultato? Chi guadagna pochissimo guadagna ancora di meno. Un capolavoro di ingegneria inversa: invece di premiare il lavoro, la riforma, in questo caso, lo punisce. Il Governo stesso ha dovuto ammettere in Parlamento la gravità di questo problema: il 29 gennaio scorso, l'Esecutivo ha confermato che esiste un impatto negativo per quella fascia di reddito. Certo, il Governo però sminuisce dicendo che si tratta di un numero assai limitato di soggetti e ha promesso un'attenta valutazione sulla possibilità di estendere il trattamento integrativo anche a loro.
Però io mi chiedo: è accettabile anche solo un cittadino, un lavoratore, lasciato indietro in questo modo?
Per noi del MoVimento 5 Stelle, Presidente, questo non è accettabile Ogni cittadino conta, soprattutto se appartiene alla fascia più fragile. Non basta riconoscere il pasticcio con toni burocratici; serve rimediare subito restituendo quei 100 euro ai lavoratori ultra-tassati e impedendo che ciò si ripeta.
Passiamo a un secondo effetto distorsivo: gli acconti d'imposta calcolati in eccesso per il 2024 e il 2025. In parole semplici: la nuova Irpef a tre aliquote avrebbe dovuto far pagare meno tasse già dal 2024 ma, per un problema normativo, si stava chiedendo ai contribuenti di anticipare più imposte del dovuto e poi aspettare il conguaglio l'anno successivo. Una sorta di prestito forzoso allo Stato, a danno della liquidità delle famiglie. Come è potuto accadere questo? Il decreto legislativo n. 216 del 2023 prevedeva che per il calcolo degli acconti si continuassero ad applicare le vecchie regole, come se la riforma Irpef non ci fosse. In pratica, per calcolare l'acconto 2024 si doveva considerare l'imposta 2023, come se fosse tassata con le aliquote vecchie invece che con le nuove più basse.
Conseguenza? Un acconto gonfiato superiore all'effettivo dovuto e quindi meno soldi in tasca ai contribuenti nel 2024. Il danno e la beffa: le casse pubbliche incassavano subito di più, mentre i cittadini avrebbero recuperato il credito solo con la dichiarazione dei redditi dell'anno successivo. Questo cortocircuito normativo è stato evidenziato da più parti, solo la maggioranza se n'è accorta tardi. In Commissione finanze, alla Camera, a suo tempo, avevamo segnalato il problema durante l'esame dello schema di decreto delegato e, nelle scorse settimane, la CGIL e i CAF avevano lanciato l'allarme pubblico parlando di acconti salati e ingiustificati.
Di fronte a queste pressioni, solo martedì il Ministero dell'Economia ha diramato un comunicato promettendo una correzione . E cito una nota del MEF: “(…) al fine di salvaguardare tutti i contribuenti interessati, il Governo interverrà (…) per consentire l'applicazione delle nuove aliquote del 2025 per la determinazione dell'acconto (…) in tempo utile per evitare (…) aggravi (…)” nei versamenti. E oggi date parere negativo. Bravi, complimenti . Tradotto: farete marcia indietro e prometterete di calcolare gli acconti con le aliquote nuove, non con le vecchie. Meglio tardi che mai, mi viene da dire.
Ma perché arrivarci sempre dopo, solo a problemi esplosi? Forse perché quell'extragettito temporaneo faceva comodo ai conti pubblici? Comunque, la pezza dei 250 milioni di euro per rimediare a questo pasticcio è stata annunciata e speriamo davvero che il Governo intervenga in tempo utile. La mozione Fenu, su questo punto, è chiara: impegna il Governo a rimuovere ogni effetto distorsivo della nuova Irpef, compreso l'adeguamento del criterio di determinazione degli acconti, garantendo progressività ed equità per tutti i contribuenti.
Dobbiamo evitare che errori del genere si ripetano. Più in generale, questa riforma Irpef sta producendo nuove disuguaglianze e maggiore complessità. Ce lo dicono i dati e gli esperti, non l'opposizione per partito preso.
L'Ufficio parlamentare di bilancio ha evidenziato che la nuova struttura a tre aliquote aumenta le già ampie differenze nel trattamento fiscale delle diverse categorie di contribuenti, ovvero i dipendenti, pensionati e lavoratori autonomi.
Invece di uniformare e semplificare, si sono accentuate disparità. Oggi un dipendente, un pensionato, un lavoratore autonomo, con lo stesso reddito, possono avere imposizioni molto differenti. È un fisco a macchia di leopardo, in cui il principio costituzionale della progressività rischia di svanire tra eccezioni e regimi speciali.
Non solo, sempre secondo l'Ufficio parlamentare di bilancio, questa riforma ha prodotto un'architettura fiscale complessa e difficilmente intellegibile. Parole pesanti, possiamo fare dell'ironia, ma il Governo predicava la e la semplificazione. Invece l'esito qual è stato? Una giungla fiscale. E quando il sistema fiscale diventa opaco, sapete chi ci guadagna? I furbi, forse , ma di sicuro, certamente, chi può permettersi costosi consulenti; di sicuro non il cittadino comune.
E facciamo qualche esempio concreto di questa frammentazione: abbiamo il regime ordinario Irpef a tre aliquote, ma anche un regime forfettario al 15 per cento - ovvero la per le partite IVA fino a 85.000 euro -, abbiamo detrazioni diverse per lavoro dipendente, pensioni e autonomi; ma abbiamo anche redditi da capitale tassati in modo proporzionale e rendite catastali con altre regole ancora. Un mosaico così complicato che parlare di equità orizzontale, cioè pagare le stesse tasse a parità di reddito, diventa quasi una barzelletta. Ed è questo che siete, siete una barzelletta La nostra mozione, al punto 4, chiede proprio di ridurre il numero di regimi fiscali alternativi e armonizzare le detrazioni e deduzioni tra le varie categorie, eliminando disparità ingiustificate. È una richiesta di buon senso: un fisco più semplice è anche un fisco più giusto.
Un altro aspetto critico è l'effetto di questa manovra fiscale su chi produce reddito, ovvero professionisti e imprese. Qui l'ironia è amara perché il Governo in carica si proclama amico delle imprese, ma i numeri dicono altro: l'Ufficio parlamentare di bilancio ha calcolato che il risultato, per le aziende e le partite IVA, è un aumento del carico fiscale di ben 4,5 miliardi di euro solo nel 2025. Altro che taglio delle tasse!
Un imprenditore e un professionista oggi, al netto di qualche , si ritrova con contributi e imposte più alti rispetto allo scenario precedente. Basti pensare alla mancata proroga completa del taglio dei contributi sul lavoro dipendente o ad alcune strette delle deduzioni alle imprese. Nel decreto di fine 2024 sono state ridotte agevolazioni e crediti d'imposta e, nel complesso, le partite IVA fuori dal regime forfettario non hanno avuto alcun beneficio dall'Irpef a tre aliquote. In sostanza, si è fatta cassa sul mondo produttivo forse confidando che non se ne accorgesse nessuno, ma, ahimè, avete un'opposizione qui dentro .
Anche qui la mozione offre spunti costruttivi: chiede di ridurre la pressione fiscale sui redditi fino a 50.000 euro annui, ad esempio abbassando ulteriormente le aliquote Irpef sui redditi medio bassi. Questo aiuterebbe molte piccole imprese individuali e professionisti a respirare un po', ovviamente neutralizzando gli effetti per i redditi superiori a quella soglia. In altre parole, se c'è un margine per tagliare le tasse, lo si concentri su chi guadagna meno di 50.000 euro che, in un'economia come la nostra, sono la stragrande maggioranza.
Tutto questo avviene in un contesto economico difficile: mentre si discute di riforme fiscali teoriche, la realtà quotidiana delle famiglie è fatta di bollette, spesa al supermercato e mutui più cari. L'inflazione picchia ancora duro su energia e alimentari, penalizzando le famiglie più vulnerabili. I prezzi dei beni essenziali e delle utenze restano alti, i tassi d'interesse su mutui sono saliti. Il risultato è che il potere d'acquisto delle famiglie è in caduta e a soffrire di più sono i redditi bassi e fissi come quelli dei pensionati e dei lavoratori precari.
Molti nuclei familiari sono costretti a scelte dolorose per far quadrare i conti: tagliare le spese non strettamente necessarie, ridurre i consumi, rinunciare magari a cure mediche o all'istruzione per i figli. È un'emergenza sociale che dovremmo tutti tener ben presente quando decidiamo le politiche fiscali. E cosa fa lo Stato nel frattempo? Aumenta la pressione fiscale complessiva. Non lo dico io, lo dice l'Istat: nel 2024 la pressione fiscale è salita al 42,6 per cento dal 41,4 per cento dell'anno precedente, un salto di oltre un punto percentuale dovuto al fatto che le entrate fiscali sono cresciute molto più dell'economia reale. Tradotto: nella vita di tutti giorni il socio pubblico si prende una fetta di torta più grande, mentre la torta per le famiglie e le imprese non è cresciuta allo stesso ritmo e non come dice la Meloni che la pressione fiscale è cresciuta solo grazie al fatto che è cresciuta l'occupazione .
Capite bene che questo è insostenibile se non invertiamo la rotta. Quando il costo della vita sale e parallelamente sale anche la quota di risorse che lo Stato assorbe, il risultato è devastante: meno soldi in tasca agli italiani, meno consumi, meno crescita e più difficoltà. In un momento in cui bisognerebbe ridare ossigeno al ceto medio in affanno, questa riforma fiscale e le scelte di bilancio collegate hanno di fatto aggravato il carico. Altro che aiutare famiglie e imprese, si rischia di deprimerle. È urgente intervenire anche in campo fiscale per salvaguardare il potere d'acquisto e sostenere chi è più in difficoltà. La mozione Fenu indica una direzione di marcia con una riforma alternativa improntata all'equità, alla semplificazione e alla giustizia sociale: tre concetti che dovrebbero guidarci sempre al di là dei colori politici.
In conclusione, colleghi, questa mozione è un atto di buonsenso e di giustizia. Sostenere la mozione Fenu significa dire che il Parlamento si fa carico delle difficoltà reali dei cittadini, che non accetta di lasciare indietro i più deboli e che crede in un fisco più leggibile e solidale. Il mio gruppo parlamentare voterà convintamente “sì” a questa mozione e invito tutte le forze politiche, anche quelle di maggioranza, se volessero rivedere il parere, a farlo perché correggere le distorsioni della riforma Irpef non è una battaglia dell'opposizione, ma una vittoria per l'Italia intera .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tenerini. Ne ha facoltà.
CHIARA TENERINI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Sottosegretario, ancora una volta siamo chiamati a discutere mozioni che propongono soluzioni vecchie a problemi nuovi, che ripropongono le stesse logiche che hanno già fallito e che guardano al passato invece che al futuro. La reintroduzione del cosiddetto “Bonus Renzi” è un errore e lo diciamo con chiarezza: questo tema non merita. Non merita perché non incide davvero sul potere d'acquisto dei lavoratori, non merita perché non è una riforma strutturale, non merita perché si tratta di un palliativo inefficace che la sinistra continua a spacciare come una soluzione quando invece è solo un rattoppo su un sistema fiscale profondamente iniquo.
Il fallimento del “Bonus Renzi” e delle politiche della sinistra nasce da una visione statalista dell'economia: l'idea che lo Stato possa distribuire risorse a pioggia invece di abbassare le tasse, che possa sostituirsi al mercato con misure temporanee, che possa gestire il reddito dei cittadini con logiche assistenzialiste anziché liberali. Infatti, cos'è successo? Quel “Bonus Renzi” è stata un'illusione, un provvedimento che ha lasciato fuori milioni di lavoratori, che ha creato confusione, che in molti casi addirittura ha costretto i beneficiari a restituire parte delle somme ricevute. Era un meccanismo sbagliato, ingiusto e inefficace. Eppure, qualcuno ancora dai banchi dell'opposizione lo ripropone con una nostalgia quasi commovente. Perché? Perché non ha alternative, perché non ha una visione di crescita, di sviluppo, di libertà economica, perché continua a pensare che la soluzione sia distribuire , redditi garantiti, salario minimo imposto per legge invece di agire sul problema vero: la pressione fiscale che schiaccia le famiglie e imprese. E non possiamo non ricordare quando il MoVimento 5 Stelle, con la loro consueta leggerezza, ci venne a dire che avevano abolito la povertà. Abbiamo visto come è andata a finire: non solo la povertà non è stata abolita, ma le loro politiche hanno creato nuovi poveri, lavoratori scoraggiati, giovani che hanno preferito restare a casa anziché formarsi e cercare un impiego, aziende che non hanno trovato personale, un disastro sociale ed economico che noi abbiamo dovuto correggere.
Non è una nostra opinione, il “Bonus Renzi” ha fallito e i numeri lo dimostrano. In primo luogo, era un sistema iniquo: solo i lavoratori con i redditi tra 8.174 e 26.600 euro ne beneficiavano, chi guadagnava meno era escluso, chi superava la soglia penalizzato. Una misura discriminatoria e sbagliata. In secondo luogo, ha creato più problemi che soluzioni: migliaia di lavoratori si sono trovati a fine anno a dover restituire il “Bonus Renzi” perché non calcolato correttamente. Un aiuto che si trasforma in un debito non è un aiuto, è un inganno.
In terzo luogo, ha pesato sulle casse dello Stato senza produrre crescita. Parliamo di 10 miliardi di euro all'anno finanziati con le tasse di tutti. E con quale risultato? Nessun effetto strutturale sull'occupazione, nessun incremento della produttività, nessun miglioramento duraturo del potere d'acquisto.
Cosa abbiamo fatto noi? Meno tasse, più crescita e più lavoro. Noi siamo al Governo per cambiare rotta perché Forza Italia è nata con un principio chiaro: meno tasse, più libertà e più opportunità. E lo stiamo dimostrando con misure concrete e strutturali: abbiamo tagliato il cuneo fiscale mettendo più soldi in busta paga senza bisogno di (fino a 100 euro in più al mese per milioni di lavoratori), abbiamo avviato la riforma fiscale riducendo le aliquote Irpef e semplificando il sistema tributario. La nostra visione è chiara: lavorare deve convenire, investire deve essere vantaggioso, produrre ricchezza deve essere un'opportunità, non un problema. Abbiamo incentivato le assunzioni con sgravi per chi assume giovani, donne e categorie fragili perché il vero strumento di giustizia sociale non è un , ma un lavoro ben retribuito. Abbiamo superato il reddito di cittadinanza, sostituendolo con misure più intelligenti: l'assegno di inclusione per chi non può lavorare e il supporto per la formazione per chi invece vuole rientrare nel mondo del lavoro.
Niente più assistenzialismo indiscriminato, ma un sostegno mirato e responsabile. E poi abbiamo fatto scelte di vera politica liberale: abbiamo abbassato la pressione fiscale sulle imprese perché solo un tessuto produttivo forte può creare occupazione, abbiamo difeso la contrattazione collettiva opponendoci al salario minimo imposto per legge che avrebbe solo livellato gli stipendi verso il basso, abbiamo investito sulla produttività e sulla crescita perché il benessere non si costruisce con i sussidi ma con un'economia competitiva.
Di fronte a tutto questo le opposizioni restano ferme. Propongono sempre le stesse soluzioni, sempre le stesse idee fallimentari, sempre gli stessi errori. E io chiedo: davvero vogliamo tornare a un sistema che ha già fallito? Davvero vogliamo riproporre politiche che non hanno funzionato? Noi vogliamo un'Italia diversa, un'Italia in cui gli stipendi crescono perché le tasse si abbassano e non perché lo Stato concede un , un'Italia in cui chi lavora venga premiato e chi investa venga incoraggiato, un'Italia che non dipende dai sussidi ma che produce ricchezza e benessere.
E allora noi diciamolo con forza: noi non torniamo indietro, noi andiamo avanti. Per queste ragioni, Forza Italia esprime un voto convintamente contrario alla reintroduzione del “Bonus Renzi”, ma siamo e restiamo impegnati nel sostenere il potere d'acquisto degli italiani attraverso strade più giuste che noi riteniamo non siano quelle dei a pioggia, ma quella della crescita, quella della libertà economica e quella di un fisco più equo. Forza Italia continuerà a battersi perché crediamo sia fondamentale ancora ridurre la pressione fiscale sul ceto medio, abbassare ancora di due punti l'aliquota dal 35 al 33 per cento. Questa battaglia continueremo a portarla avanti come tutte le battaglie che riguardano il sostegno al mondo del lavoro e alle categorie svantaggiate perché noi non lasciamo indietro nessuno .
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti del Liceo classico “Orazio Flacco” di Bari, che assistono ai nostri lavori dalle tribune e che ringraziamo per essere oggi con noi qui alla Camera dei deputati.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Andrea Giaccone. Ne ha facoltà.
ANDREA GIACCONE(LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sicuramente il tema delle retribuzioni e del potere d'acquisto è centrale per i lavoratori, per le politiche e le prospettive future di questo Paese; è un tema che assume un'importanza ancora maggiore nella situazione attuale, caratterizzata da scenari geopolitici complessi, dalla fiammata inflattiva del periodo COVID, dalle trasformazioni sempre più rapide del mercato del lavoro, dall'instabilità dei mercati finanziari e dalle trasformazioni indotte dalla globalizzazione. Già, la globalizzazione, quella globalizzazione che, alla fine degli anni Novanta, molti trasversalmente - dagli iperliberisti ai sostenitori della terza via - vedevano come una radiosa opportunità; una globalizzazione che, invece, ha portato delocalizzazioni, concorrenza sleale e impoverimento del potere d'acquisto delle classi lavoratrici.
Giova ricordare come la Lega già all'epoca non si unì al coro degli entusiasti della globalizzazione senza regole e già allora avvertimmo dei rischi che avrebbe portato per il nostro sistema l'apertura incontrollata a mercati che potevano produrre a un costo significativamente minore del nostro, senza alcun rispetto per la tutela della salute dei lavoratori e dell'ambiente. La visione di una parte del mondo destinata a produrre e l'altra parte destinata a consumare beni prodotti altrove ha avuto un impatto significativo nel mondo occidentale, in particolare nel vecchio continente e nel nostro Paese.
L'Italia è uno dei Paesi che ha pagato di più queste dinamiche per problematiche che risalgono molto indietro nel tempo, fin dagli anni Novanta. Dinamiche legate anche a fattori endogeni al sistema Paese, come: la scarsa crescita del PIL e della produttività del lavoro; l'eccesso di burocrazia; le problematiche legate alla formazione e alla preparazione all'ingresso nel mondo del lavoro degli studenti; le tempistiche per il rinnovo dei contratti, una ancora insufficiente forza nella contrattazione di secondo livello.
Il paradosso è che se, da un lato, le imprese lamentano una carenza di figure idonee, dall'altro, le retribuzioni non crescono come sarebbe logico aspettarsi per le dinamiche di domanda e offerta.
L'attuale Governo si è, quindi, trovato a dover fronteggiare una situazione le cui cause arrivavano da lontano e ha attuato misure per stimolare la crescita economica e sostenere il potere d'acquisto delle famiglie.
A questo proposito occorre ricordare, come nei primi otto mesi del 2024, si è registrata una crescita del 3,1 per cento medio delle retribuzioni: crescita che, certo, non basta a compensare la mancata crescita del precedente decennio, ma che ci fa ipotizzare di aver intrapreso una strada proficua.
Nel gennaio di quest'anno, i numeri dell'occupazione hanno raggiunto risultati importanti: più di 24 milioni di occupati, un tasso di occupazione del 62,8 per cento, una crescita su base annua del 2,2 per cento con un tasso di disoccupazione che è sceso al 6,3 per cento. Non si può, inoltre, non citare la crescita del PIL che è stata del 2,9 per cento, il rapporto deficit/PIL che è sceso al 3,4 rispetto al 7,2 del 2023, registrando, peraltro, un avanzo primario pari allo 0,4 per cento.
È anche importante ricordare le misure fiscali messe in campo dal Governo, come il taglio strutturale del cuneo fiscale e la riduzione delle aliquote IRPEF da quattro a tre scaglioni; misure rese strutturali con la legge di bilancio 2025. Sono misure positive e importanti, correggendo chiaramente eventuali problematiche che si possono essere verificate.
Atre misure rese strutturali sono: gli esoneri contributivi alle lavoratrici madri estesi anche alle lavoratrici autonome ed è stato confermato il dimezzamento della tassazione sui premi di produttività.
Dal punto di vista del sostegno alle famiglie le azioni sono state quelle di istituire il nuove nascite: 1.000 euro per ogni nuovo nato per i nuclei con ISEE sotto i 40.000 euro, estendendo il asili e i permessi per i congedi parentali. Riguardo agli incentivi all'occupazione vanno rimarcati gli esoneri contributivi per le imprese che stabilizzano i propri lavoratori e la deduzione al 120 per cento del costo del lavoro per i nuovi assunti. Per quanto riguarda la formazione, sono state stanziate risorse pari a 100 milioni di euro per il 2025 che diventeranno 240 milioni di euro a decorrere dal 2027 per il finanziamento dell'apprendistato per la qualifica e il diploma professionale e dei percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento.
Questa è una sintesi di alcune delle azioni intraprese dal Governo, misure che hanno avuto e stanno avendo un impatto positivo. Non dimentichiamoci anche che questa Camera ha approvato una legge sulla partecipazione dei lavoratori: è una legge importante che dà attuazione all'articolo 46 della Costituzione; rappresenta un punto di partenza per la collaborazione dei lavoratori alla gestione delle aziende.
Una delle problematiche che abbiamo visto che inficia la crescita nel nostro Paese era la mancata crescita di produttività. Orbene, nei Paesi dove la partecipazione dei lavoratori è a regime, gli impatti sulla produttività sono stati positivi.
Riteniamo, quindi, che il Governo si stia muovendo sui binari giusti, come i dati dimostrano. Certamente rimangono molte sfide da affrontare. Come Lega, ad esempio, crediamo che serva una riflessione in merito al costo della vita per i lavoratori e per le famiglie nelle diverse aree geografiche del Paese. Questa - beninteso - non è una differenziazione o non è soltanto una differenziazione Nord, Centro e Sud, ma questa problematica è tanto più vera, se parliamo delle differenze tra i grandi centri urbani del Nord, del Centro e del Sud e le aree interne.
Fare questa riflessione non vuol dire mettere in discussione la contrattazione collettiva nazionale, ma prendere atto che c'è la necessità di dare una maggiore elasticità al sistema, rafforzando la contrattazione di secondo livello con un'evoluzione che possa intervenire a garantire una quota variabile di reddito aggiuntivo per garantire una reale parità di potere d'acquisto .
Noi non crediamo che la soluzione del problema delle retribuzioni sia quella di tornare alla stagione dei dei Governi precedenti: che, a fronte di costi importanti per le casse statali, non hanno portato i risultati sperati.
Per cui voteremo contro le mozioni di opposizione e conformemente al parere del Governo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.
MARIA CECILIA GUERRA(PD-IDP). Grazie, Presidente. L'intervento dell'onorevole Giaccone, che mi ha preceduto, è stato molto, molto illustrativo rispetto all'insieme infinito di che sono stati introdotti dal Governo Meloni. Quindi, mi evita di dover fare polemica di questo tipo perché dire che siamo contro i da parte di un Governo che non fa altro che introdurre - anche il Natale, che mi sembra non abbia citato - è abbastanza ridicolo . Noi non siamo favorevoli ai e, soprattutto, non siamo favorevoli all'utilizzo dei dentro il sistema fiscale, perché sono un modo non idoneo di affrontare un problema vero, che viene posto anche dalle mozioni dei colleghi, cioè il tema del sostegno dei redditi delle famiglie che stanno perdendo potere reale.
Non è un buon strumento il dentro il sistema fiscale perché è commisurato al reddito individuale e non al reddito della famiglia e perché difficilmente aiuta gli incapienti.
Ma quello che è successo - anche per una stratificazione successiva di interventi finalizzati a un proposito che condividiamo, la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro - è che, adesso, con riferimento all'Irpef, la principale delle nostre imposte, di - e vorrei segnalare - non ce n'è solo uno, ma addirittura ce ne sono due; e ci sono addirittura due detrazioni per lavoro dipendente. Queste quattro strane cose convivono, decrescendo al crescere del reddito, ma non dello stesso reddito, perché alcune decrescono al crescere del reddito complessivo, altre al decrescere del reddito del lavoro dipendente. Il “Bonus Renzi” non va introdotto perché non è neanche stato abolito, è stato semplicemente trasformato, allargato, in parte riassorbito nelle detrazioni e attualmente si chiama trattamento integrativo.
Noi non vogliamo un sistema che non si capisce; un sistema che ha risultati che sono casuali.
Allora, invece, che promettere una riforma fiscale, che riforma fiscale non è, ma è mettere dei pezzettini per favorire ora questo, ora quell'altro, in via temporanea, per poi tornare indietro con effetti negativi, di cui dirò fra poco, vogliamo una riforma fiscale vera che rimetta ordine in questa imposta fondamentale, per quanto riguarda il disegno del prelievo, con un'aliquota media che cresca in maniera delicata ma costante al crescere del reddito e che tutti, a parità di reddito, paghino la stessa imposta.
Questo sarebbe il principio di equità fondamentale, perché non è possibile avere imposte che diventano un come quando vai al ristorante: uno si prende la braciola, quell'altro è vegetariano e si prende la cicoria.
Questo è quello che sta succedendo, con un effetto negativissimo, di cui sembrate non rendervi conto, e cioè che, a forza di portare fuori dei redditi dall'Irpef, noi abbiamo - lo ricordava prima il collega Bicchielli - le regioni e i comuni che stanno aumentando le addizionali Irpef. Ma quella è una cosa che va contro i lavoratori, perché tutti quelli che sono fuori dall'Irpef, non pagano l'addizionale Irpef . Ma vi sembra possibile che tutti i soggetti che non sono in Irpef, come ad esempio quelli che rientrano nel forfettario, i redditi di capitale, gli affitti delle case, tutti quei redditi non diano un euro al proprio comune e alla propria regione, mentre gli altri lavoratori, dipendenti, pensionati, già sottoposti, unici, al prelievo progressivo, siano anche chiamati a sostenere i servizi per tutti? Ma vi sembra sostenibile? Ma di che cosa stiamo parlando? È di queste cose che dobbiamo parlare. L'erosione della base imponibile dell'Irpef e un andamento del prelievo che è totalmente casuale.
E mi venite a dire che avete fatto interventi strutturali? Io insegno scienza delle finanze, che vuol dire tasse, e scrivo ogni anno un aggiornamento. Spiegare cosa avete fatto dell'Irpef è stata una roba da maghi, incredibile! Dite che avete messo la semplificazione. Vorrei che qualcuno di voi provasse a farsi una dichiarazione dei redditi: le aliquote legali sono 3, erano 4, ma le aliquote effettive, cioè quelle che ci dicono quanto varia l'imposta all'aumentare del reddito, nel vostro sistema, non sono 3, sono 7! E parlate di semplificazione! Parlate di semplificazione perché non sapete di cosa parlate ! Sapete cosa succede adesso? Succede che, se un lavoratore con un reddito di 34.000-35.000 euro riceve un aumento di 100 euro al mese, sapete quanto si mette in tasca di quei 100 euro? Avete messo lì un'aliquota marginale di più del 56 per cento: prende 100 euro di aumento e se ne mette in tasca 44! Ma vi sembra un sistema con una logica?
Quindi noi chiediamo un intervento di riordino completo dell'Irpef, fatto con la testa, che segua un principio di equità. Ripeto: a pari reddito, si paga la stessa imposta, e l'imposta è progressiva per tutti. Questo è il punto essenziale.
Nelle vostre proposte di interventi, fra l'altro, state facendo cadere l'imposta - che non riuscite a diminuire, perché la pressione fiscale rimane invariata - sempre di più sul ceto medio. E le differenze, all'interno dei lavoratori, non sono solo tra i lavoratori dipendenti verso gli altri, c'è un nuovo segmento su cui dobbiamo porre la nostra attenzione: quello dei lavoratori autonomi giovani con redditi bassi, per i quali il regime forfettario non è una manna, ma che pagano più di quanto non pagherebbero se fossero nel regime ordinario. Bel risultato: i giovani, che entrano con lavori su piattaforma, con false partite IVA, percepiscono redditi bassi e pagano più imposte che se venissero assunti. Vi sembra normale questa cosa qua? Le assurdità e le ingiustizie, come vedete, sono molto complicate. La confusione e l'irrazionalità di questo sistema fiscale non sono tollerabili, per la sua profonda ingiustizia. Questo è il senso numero 1 della nostra mozione, che, ovviamente, non è stata accettata in queste parti dal Governo.
Dopodiché, il fatto di procedere così, per toppe e tappe, ha comportato dei problemi che anche i colleghi hanno richiamato e che anche il Governo, in parte, ha dovuto ammettere, ma con risposte stravaganti. Ne ricordo due. La prima è quella degli acconti: ieri ci è stato confermato, al nostro , che il Governo interverrà per evitare che nel 2025 si determini quello che si è già determinato nel 2024, e cioè che i contribuenti, lavoratori dipendenti, pensionati e lavoratori autonomi, siano chiamati a versare degli acconti eccessivi. Poi alla fine li restituiranno, ma è bello farsi dare intanto un prestito a tasso zero. Bene, il Governo dice che rimedierà per il 2025 a questo errore, ma intanto, nel 2024, chi ha dato, ha dato, e chi ha avuto, ha avuto.
E poi, Sottosegretario, le ricordo che si rimedierà, ma bisogna rimediare oggi, non domani, perché da lunedì i CAF cominceranno a fare le dichiarazioni dei redditi e, quindi, il problema è urgente. Quanto al fatto che voi diciate che andate dopo il DEF, è troppo, troppo tardi. Inoltre, ieri abbiamo chiesto precisamente: qual è stato l'effetto di questo acconto gonfiato sulle casse dello Stato? Quale sarebbe, nel 2025, se voi non interveniste? Di che copertura avete bisogno? Non ci avete risposto. Ma quando c'è un e i parlamentari interrogano il Governo, il Governo deve rispondere.
E l'interpretazione che avete dato, la cosiddetta interpretazione autentica, non sta né in cielo, né in terra, non ha niente a che vedere con la norma. E infatti, non risponde all'applicazione che, di quella norma, è stata data l'anno scorso . Ma come si può chiamare interpretazione autentica, solo per dire che è un problema minore? Non è un problema minore! Riconosciamolo e diamoci una mossa!
Secondo punto, la questione che richiamavano anche i colleghi: nel passaggio dall'intervento sul cuneo fiscale di tipo contributivo a quello fiscale, è venuto fuori questo effetto non voluto, per cui i contribuenti fra 8.500 e 9.000 euro hanno un ammanco di 1.200 euro. Bene, voi adesso avete bocciato l'impegno che chiedeva di intervenire su questo, però - lo ricordava prima la collega del MoVimento 5 Stelle - in Commissione avevate detto una cosa diversa: prenderemo in considerazione, vedremo cosa fare. Adesso abbiamo visto cosa volevate fare: assolutamente niente! Tutti gli effetti redistributivi dei vostri interventi, che qua sono stati tanto magnificati - ce lo dice l'Istat - sono stati i seguenti: guardando alle famiglie con almeno un lavoratore dipendente, la ripartizione del guadagno totale è, per più della metà, a beneficio di quelle appartenenti ai due quintili più ricchi della distribuzione dei redditi; nelle famiglie in cui non c'è un lavoratore dipendente, il beneficio è andato per il 71,7 per cento alle famiglie dei due quintili più ricchi. Begli effetti redistributivi!
Ma c'è un punto, su cui chiudo, Presidente, che è questo: non pensiamo di poter mettere una soluzione a una redistribuzione così squilibrata dei redditi, che ci viene detta dai dati sui salari e sul reddito reale delle famiglie attraverso il sistema fiscale. Il sistema fiscale può correggere un po', ma serve soprattutto per finanziare la spesa pubblica. Bisogna evitare che quelle diseguaglianze si formino.
E allora, quando noi abbiamo, nel terziario, persone che lavorano mediamente 10-15 ore, che si portano a casa un reddito di 300-400 euro e che hanno un involontario che arriva all'80 per cento, capite che il problema è il mercato del lavoro che non funziona? Cresce l'occupazione, certo. L'occupazione continuerà a crescere, se permettiamo di assumere persone senza pagarle .
Quando noi vi abbiamo detto “salario minimo”, abbiamo cominciato a porvi un problema che dice: sotto i 9 euro non è lavoro, ma è sfruttamento, e chi lavora deve avere il diritto di vedersi riconosciuto il trattamento economico complessivo dei contratti rappresentativi, non dei contratti pirata. Volete darci una risposta su questo? Se no, veramente, qui si raccontano tante storie, ma, forse, non si sa di che cosa si parla !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.
YLENJA LUCASELLI(FDI). Grazie, Presidente. Il gruppo di Fratelli d'Italia voterà conformemente ai pareri espressi dal Governo, e non per un pregiudizio precostituito, non è nostra abitudine, ma perché, dalla lettura dei testi delle mozioni, ci è risultato assolutamente chiaro come la sinistra continui a proporre ricette vecchie, che hanno già dimostrato di non saper risolvere il problema della crescita del potere d'acquisto, così come altri problemi.
Ora, partiamo dal “Bonus Renzi”. Io devo dire ai colleghi di Italia Viva, per suo tramite, che ricordavo un Renzi che, a un certo punto della sua carriera politica, disse che avrebbe lasciato la politica, e obiettivamente mi pare che quella fosse un'ottima idea. Peccato, però, che poi non abbia seguito il suo intendimento e oggi ci ritroviamo a parlare del “Bonus Renzi”, un inserito nell'aprile del 2014 a cavallo - vorrei ricordare - di una competizione elettorale, quella per le europee. Ed è proprio questo che ci dà il senso di quella misura, che era, evidentemente, una misura , una misura elettorale, i cui effetti sono stati ampiamente dimostrati come negativi. E tanto sono stati negativi gli effetti di quel , degli 80 euro, i famosi 80 euro, che il Presidente Conte, nel 2020, alla guida del Governo, decide di cancellarlo. E decide di non ripristinarlo neanche quando Renzi, nel 2021, torna a governare insieme al Presidente Conte.
Ora ho difficoltà a capire come mai, oggi, ci ritroviamo a parlare del degli 80 euro, quando Renzi, il , non l'ha mai più ripresentato.
Tuttavia, capisco che, da un punto di vista tecnico, effettivamente, era difficile motivare il ritorno a quella formula: 9 miliardi degli italiani spesi non…
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Lucaselli. Colleghi, ci sarebbe in corso una dichiarazione di voto che pretende - ripeto - pretende il vostro silenzio. Chi non ritiene di fare silenzio esce, ricordandosi che, subito dopo l'intervento, cominceremo a votare e non lo aspetteremo, però chi sta qua deve stare in silenzio. Prego.
YLENJA LUCASELLI(FDI). Dicevo che con l'inserimento del degli 80 euro, 9 miliardi di soldi degli italiani venivano distribuiti a macchia di leopardo, ma soprattutto non toccavano mai gli incapienti. I bisognosi non hanno mai ricevuto questi 80 euro.
Il tema al netto di questo - quindi del fatto che, mentre il Governo Meloni, adesso lo vedremo, si occupa esattamente delle fasce più deboli, invece Renzi faceva campagna elettorale -, mi sembra sia importante sottolineare, prendendo ad esempio soltanto il 2018, che oltre 1,8 milioni di contribuenti hanno dovuto restituire gli 80 euro.
Probabilmente, Italia Viva, che non riesce più a influenzare i propri elettori, ha iniziato a fare il gioco delle tre carte, ma a questo eravamo abituati.
Ho provato anche a riflettere, durante l'intervento dell'ex Sottosegretario Guerra del Partito Democratico, cercando di ricordare quale fosse la riforma fiscale strutturale presentata dal Partito Democratico. Ho cercato anche di ricordare in quale momento, mentre l'ex Sottosegretario Guerra era al Governo, fosse stata effettivamente presentata la riforma del salario minimo da parte del Partito Democratico. Ho provato a ricordare e ho chiesto anche aiuto ai colleghi, però non c'è ricordo, ma non c'è ricordo perché non è stato fatto niente .
Noi dobbiamo essere estremamente onesti su questo punto, perché si può dire qualunque cosa, ma sostenere che il taglio fatto dal Governo Meloni non sia un taglio strutturale vuol dire o non aver letto la legge di bilancio per il 2025 o continuare a raccontare agli italiani una favola che, però, non ha più presa, perché oggi gli italiani, in realtà, stanno già ricevendo i benefici del meccanismo introdotto dal Governo Meloni.
I meccanismi che questo Governo e che questa maggioranza hanno inserito a favore degli italiani e del potere di acquisto sono innumerevoli: è stata citata l'IRPEF, effetti sull'83 per cento delle famiglie residenti; 33 milioni di contribuenti a cui sono stati distribuiti più di 18 miliardi; il taglio del cuneo che ha migliorato in media di 586 euro le buste paga degli italiani; l'ampliamento della platea della l'assegno unico; gli asili nido, 3.600 euro per ogni figlio. dal secondo in poi; l'esenzione totale per le mamme che lavorano; il congedo parentale; la carta “Dedicata a te”, 1,3 milioni di italiani in 8.000 comuni italiani si sono attivati per sostenere le famiglie; le rivalutazioni delle pensioni, elemento mai citato e che, invece, è fondamentale proprio per sostenere i nostri anziani e le nostre famiglie; il sostegno per l'acquisto della prima casa; il sostegno per lo studio; la Carta Giovani; il Fondo Dote Famiglia; il Fondo Reddito energetico.
Potrei andare avanti, perché in quello che oggi è il quinto Governo più longevo e duraturo d'Italia, , quella che è stata messa a terra è una visione di sistema, una visione di lungo periodo e di questo periodo non siamo ancora arrivati alla fine.
Vede, Presidente, credo che, anche nell'analisi delle mozioni presentate dalle opposizioni, ci debbano essere un paio di riflessioni ulteriori. Ho sentito la contestazione per la quale la maggioranza non ha presentato una mozione propria. Ecco, vorrei che fosse chiaro a tutti che non avevamo la necessità di presentare una mozione, perché il Governo è già al lavoro su questi temi dal primo giorno del mandato e non abbiamo bisogno di ribadire in quest'Aula quanto questo Governo abbia fatto a favore delle famiglie, dei lavoratori e delle imprese italiane.
Credo anche di dover rispondere a quanti continuano a gridare “al lupo, al lupo!”, continuano a dire che i redditi italiani continuano a diminuire. Beh, credo che debbano andare a guardare i dati Istat in maniera un po' più approfondita, non soltanto perché quello che affermano le opposizioni non è vero, perché i redditi italiani crescono, ma anche perché proprio dai dati certificati dall'Istat emerge un dato inconfutabile e cioè che questo Governo ha eliminato o, meglio, ha iniziato ad eliminare le disuguaglianze retributive. Abbiamo concentrato la diminuzione del , del divario, soprattutto nelle zone del Mezzogiorno.
Un altro grande assente nelle discussioni dei colleghi delle opposizioni, un altro grande assente all'interno delle mozioni è il Sud, la capacità di produrre ricchezza.
So bene che questo è un tema molto difficile da toccare per il Partito Democratico, perché, vede, non ricordavo alcuna riforma, poi, in realtà, una mi è venuta in mente, cioé l'imposizione delle tasse, che è proprio quello che insegna la collega che parlava prima. Il Partito Democratico, la sinistra italiana, ha, come unica ricetta, quella di mettere le mani sulla ricchezza degli italiani, imporre le tasse, non dare una visione di sistema Noi siamo contro tutto questo! Siamo per chi la ricchezza la produce e non la distrugge.
Quindi, non ce ne vorrete, colleghi, ma abbiamo letto con attenzione le vostre mozioni e questo ci ha convinti, ancora di più, che questa maggioranza e questo Governo andranno avanti per la loro strada, dritto nell'unico interesse che amiamo, che è quello degli italiani .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Colleghi vi invito a raggiungere immediatamente le vostre postazioni, perché non attenderò. Lo dico ai colleghi, che non corrano, non alzino mani, eccetera, non facciano come i benedicenti. Quindi, ora si va a votare immediatamente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Per quanto riguarda le votazioni per parti separate, faccio presente che i presentatori delle mozioni - ove necessario - hanno prestato il consenso previsto a seguito delle riforme regolamentari.
Passiamo alla mozione Faraone ed altri n. 1-00401.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Faraone ed altri n. 1-00401, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della mozione Fenu ed altri n. 1-00412 .
Avverto che sono state avanzate richieste di votazioni per parti separate, nel senso di votare il terzo capoverso del dispositivo distintamente dalle restanti parti della mozione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fenu ed altri n. 1-00412 , nella sua interezza, ad eccezione del terzo capoverso del dispositivo, con parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul terzo capoverso del dispositivo della mozione Fenu ed altri n. 1-00412 , con parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della mozione Mari ed altri n. 1-00420.
Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mari ed altri n. 1-00420, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della mozione Braga ed altri n. 1-00421.
Avverto che, non essendo stata chiesta la votazione per parti separate dell'unico capoverso del dispositivo su cui è stato espresso parere favorevole, il parere del Governo deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Braga ed altri n. 1-00421, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 805-A: “Modifiche al decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 209, e altre disposizioni in materia di cancellazione dai pubblici registri dei veicoli fuori uso sottoposti a fermo amministrativo” e dell'abbinata proposta di legge n. 347.
Ricordo che nella seduta del 20 gennaio 2025 si è conclusa la discussione generale e il relatore e la rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.
Colleghi, guardate che stiamo per votare non è che abbiamo finito.
PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge . Poiché non sono state presentate proposte emendative, li porrò direttamente in votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 1. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 2. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 3. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 4. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati .
Invito la rappresentante del Governo, la Sottosegretaria di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, Maria Tripodi ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
MARIA TRIPODI,. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno n. 9/805-A/1 Iaria il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità, al fine di contribuire alla sicurezza e al decoro urbano con particolare riguardo alle periferie, di adottare ulteriori iniziative di semplificazione amministrativa e velocizzare gli adempimenti previsti per le procedure inerenti il rinvenimento di veicoli a motore da parte di organi pubblici, o non reclamati dai proprietari, e di quelli acquisiti per occupazione ai sensi degli articoli 927, 929 e 923 del codice civile, nonché le procedure di conferimento ai centri di raccolta”.
Sull'ordine del giorno n. 9/805-A/2 Raimondo il parere è favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/805-A/3 Casu il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di adottare iniziative che possano garantire procedure utili a favorire la rottamazione dei veicoli abbandonati o inutilizzati, e che possano garantire ai comuni adeguati strumenti e liberare le strade dai veicoli fuori uso e abbandonati”.
PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/805-A/1 Iaria. Onorevole Iaria, accetta la riformulazione? Perfetto, passiamo oltre.
Sull'ordine del giorno n. 9/805-A/2 Raimondo, il parere del Governo è favorevole.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/805-A/3 Casu. Onorevole Casu, accetta la riformulazione? Perfetto.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Aspetti, aspetti, altrimenti rifacciamo ogni giorno la stessa storia.
Colleghi, per favore, vi prego. L'onorevole Gadda non inizia il suo intervento, giustamente, se non c'è silenzio e attenzione, perché disturbate ed è prossimo alla mancanza di rispetto che confina con la maleducazione. Quindi, in silenzio, lasciate l'Aula. In silenzio, lasciate l'Aula… E che dico facendo rumore? In silenzio, lasciate l'Aula. Prego, onorevole Gadda.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Questa proposta di legge consente di fare un piccolo passo in avanti rispetto a una questione tecnica che, però, ha un impatto molto importante nella quotidianità dei cittadini e degli enti locali. Riguarda, appunto, la questione dei veicoli fuori uso, sottoposti a fermo fiscale, che, purtroppo, riempiono le nostre città, le nostre aree urbane con immagini di degrado. Quindi, questa proposta di legge, cui Italia Viva-il Centro-Renew Europe non farà mancare il proprio voto favorevole, di fatto, consente di demolire fisicamente i veicoli vecchi e appunto fuori uso, sottoposti a fermo fiscale e consente, peraltro, agli enti locali di rimuoverli nel caso che questi veicoli fossero causa di danni all'ambiente, di ostacolo alla sicurezza pubblica. Effettivamente, ad oggi, c'è un buco normativo per cui, rimanendo registrati nei pubblici registri, questi mezzi rimangono a marcire e, con questo, appunto, determinano una questione ambientale e paesaggistica molto importante.
È fondamentale chiarire in questa sede che questi mezzi, come giustamente è stato scritto in questo testo, non possono essere esportati perché, se la persona, che è responsabile del mezzo, ha un debito nei confronti dello Stato, quindi lo Stato non incassa dei benefici, non possiamo fare in modo che chi è inadempiente possa avere benefici dalla vendita di questi mezzi.
Quindi, rimanendo positivi nel nostro voto su questo provvedimento, colgo l'occasione, brevemente, per aggiungere qualche considerazione. Questo tema tocca indirettamente il tema del commercio delle auto usate, che è parte integrante - tra l'altro poco conosciuta - della filiera dell'. Il mercato dell'coinvolge le piccole e medie imprese, le concessionarie e milioni di automobilisti e, quindi, credo che possa essere utile approfondire questo tema. Mi permetto di suggerire, anche chiedendo al Governo un interesse specifico su questo tema, che si faccia un'indagine conoscitiva per riconoscere le opportunità di questo mercato dell' che ha molto a che fare con la sicurezza e l'inquinamento del parco circolante, da cui dipende anche lo sviluppo e l'interesse di molte aziende: penso agli autoriparatori e ai rivenditori dei veicoli usati, dei centri di revisione, dei ricambisti, dei centri di demolizione.
Quindi, cogliamo l'opportunità di questa proposta di legge - che credo avrà il voto unanime del Parlamento, anche perché è stata frutto di un lavoro serio di condivisione -, che è effettivamente un piccolo passo in avanti, non esaustivo, che possa essere, però, occasione per consentire anche di sviluppare, nel nostro Paese, un mercato interessante sicuramente per le nostre piccole e medie imprese, ma che è ancora più interessante per i cittadini, nell'interesse di un ambiente e di un paesaggio sempre più sostenibili .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. Partiamo dal paradosso che sta sanando questa legge. Nel corso degli anni, l'amministrazione finanziaria ha escluso che il veicolo sottoposto a fermo amministrativo potesse essere rottamato, essendo irragionevole che un bene costituente una garanzia per il soddisfacimento di un credito erariale possa non solo rientrare nella piena disponibilità del privato, ma essere persino utilizzato per accedere a misure premiali, quali gli ecoincentivi statali, in caso di rottamazione per l'acquisto di un nuovo veicolo.
In poche parole: un cittadino aveva un fermo amministrativo su una macchina perché non aveva pagato le tasse, perché ha fatto un incidente, perché non aveva l'assicurazione. Questo veicolo veniva lasciato in mezzo alla strada, casomai occupava un posto pubblico che poteva essere destinato ad altri. Addirittura, abbiamo questi veicoli per i quali ci è voluta una battaglia per farli rimuovere da spazi destinati ai disabili o davanti alle fermate degli autobus. Ma questo veicolo non poteva essere rottamato, distrutto, perché, essendo sottoposto a fermo amministrativo, aveva un valore per lo Stato e, addirittura, poteva ancora essere utilizzato per ottenere degli incentivi statali.
Perché faccio questo ragionamento? Per farvi rendere conto come troppo spesso la nostra legislazione va nella direzione della tutela a prescindere, ad oltranza, di furbetti e persone che non rispettano le regole. Noi votiamo convintamente questa norma, perché dovrebbe sanare almeno in parte, perché qui sono previste, finalmente, delle sanzioni nei confronti di chi si comporta in questo modo. Infatti, paradossalmente, quello che succedeva, grazie anche ai condoni fiscali, alle rottamazioni, è che un bene che ti veniva confiscato o che era sottoposto a un fermo amministrativo per cause tue - di non pagamento di tasse o di altre cose del genere, di non pagamento di multe - diventava un elemento per cui questo stesso mezzo - cioè una macchina, casomai in condizioni pessime - non poteva essere distrutto dall'amministrazione comunale e tu lo potevi anche utilizzare per ottenere incentivi statali, inquinando ulteriormente, perché alcuni di questi mezzi inquinavano anche, perché erano rotti, perché venivano abbandonati per anni.
Noi ci auguriamo che questa norma sia applicabile immediatamente, anche perché è vero che nella norma viene previsto l'intervento e, quindi, l'onere ai comuni - totalmente ai comuni -, ma, come sappiamo, molto spesso, i comuni hanno difficoltà economiche. Quindi non vorremmo trovarci in una situazione per cui alcune amministrazioni possono dire: non abbiamo le risorse per fare questo. È vero che viene prevista una pesante sanzione nei confronti del cittadino che si comporta così. È anche vero e sappiamo che ci sono mille di troppi e tanti furbetti che riescono a non pagare e, quindi, rischiamo che i comuni possano trovarsi in enorme difficoltà. Questo è il motivo per cui invito il Governo a riflettere su come viene utilizzato un fondo, quello per le demolizioni delle case abusive, in modo che sia utilizzato a rotazione da parte delle amministrazioni, soprattutto le più piccole, ad esempio, che, magari, non hanno la possibilità di agire pagando loro e, poi, di agire in danno nei confronti del cittadino che si è comportato male.
Nel complesso, però, noi riteniamo positivo, in primo luogo, questa norma e, in secondo luogo, che venga votata all'unanimità. Ci auguriamo che queste norme, che noi definiamo “anti-furbetti”, possano diventare un da parte del Parlamento in tutte le sue rappresentanze.
Che cosa diciamo, infine? Che noi teniamo particolarmente all'aspetto della rimozione e, quindi, di creazione, di nuovo, di spazi che sono destinati ai cittadini che non lasciano per anni il proprio mezzo lì. È diventato anche un modo, per alcuni, per disfarsi di un furgone. Pensate che su alcune strade sono stati rinvenuti motoscafi, che hanno lasciato sulle strisce blu, barche. Di tutto, per anni, con la difficoltà, anche quando le amministrazioni volevano intervenire, che, essendo sottoposti a fermo amministrativo, non potevano essere, in alcuni casi, né spostati né distrutti. E, addirittura, ci trovavamo - io lo ribadisco sempre - con il paradosso per cui questi beni abbandonati erano elemento per ottenere incentivi statali e, quindi, non si potevano distruggere, perché era un danno nei confronti dello Stato. Il paradosso.
Però noi teniamo a un altro aspetto - e concludo -, che riteniamo fondamentale, cioè quello della salvaguardia ambientale. Per noi, l'eliminazione di questi veicoli, di questi mezzi abbandonati in mezzo alle strade o anche, spesso, in aree pubbliche - che non sono per forza le strisce blu, ma ci siamo trovati, in alcuni casi, a confrontarci anche con abbandoni in aree boschive, in prati, in giardini, nei fiumi, nei laghi - comporta un intervento prioritario rispetto a quei mezzi che, immediatamente, i comuni verificano che sono inquinanti, inquinanti per il territorio o devastanti per il paesaggio, cose che ci sono successe. Ci sono stati addirittura dei TIR abbandonati vicino a fiumi o laghi, sulle spiagge; abbiamo trovato - e concludo - delle moto da abbandonate sulle spiagge.
È evidente che aver permesso, in tutti questi anni, di farlo in modo impunito e addirittura con la complicità, ovviamente non volontaria, delle nostre norme, è stata una cosa profondamente sbagliata. E proprio per dimostrarvi, per farvi comprendere fino in fondo quanto AVS sia sempre dalla parte della legalità, del rispetto delle regole e dell'ambiente, quando si fa una buona norma, noi la votiamo con convinzione e con motivazione, come faremo oggi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorella. Ne ha facoltà.
GIULIA PASTORELLA(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Questo provvedimento è un ottimo esempio che, quando vuole, la politica, in maniera bipartisan, può, in maniera paradossale, sistemare quello che la politica ha fatto male. Questo provvedimento, più che “anti-furbetti”, come diceva il collega, lo chiamerei “anti-assurdità”, perché è assolutamente inconcepibile, incomprensibile per quale motivo un veicolo fuori uso, sottoposto a fermo amministrativo, non possa essere radiato dal PRA e non possa essere demolito. Non c'è nessuna logica dietro a questo provvedimento, quindi meno male che i colleghi, tutti insieme, noi colleghi abbiamo deciso di porre fine a questa assurdità.
Quindi, è un provvedimento giusto, che può apparire, forse, un po' astruso nel titolo. Chi ci dovesse seguire da casa direbbe: ma cosa stanno facendo? In realtà è molto chiaro quello che si sta facendo: si sta permettendo di togliere dalle nostre strade, dai nostri campi, dalle nostre spiagge oltre 3,5 milioni di veicoli fuori uso. Quindi non stiamo parlando di una nicchia, stiamo parlando di un fenomeno molto, molto diffuso e, quindi, di una realtà che può avere un grandissimo impatto sull'ambiente, sui cittadini, sul decoro urbano, sul nostro spazio.
Questi veicoli potranno finalmente essere radiati dal PRA ed essere demoliti. Tra l'altro, ci tengo a sottolineare - altro punto positivo del provvedimento - che saranno demoliti a carico del proprietario del veicolo sottoposto a fermo amministrativo. Quindi, questa spesa di demolizione non graverà sui comuni, che già sono in grandissima difficoltà, sugli enti locali che, purtroppo, un po' per tagli del Governo, un po' per la natura delle cose, stanno davvero faticando. Quindi, permettere loro di avvalersi del privato - del privato colpevole, in questo caso - per rifarsi delle risorse che sono necessarie per la demolizione, anche lì è un tema non solo corretto, ma anche un tema di giustizia.
Qual è l'obiettivo, chiaramente? L'obiettivo è di liberare dello spazio. Noi sappiamo bene quanto i nostri comuni e le nostre città abbiano fame di spazio per i parcheggi, per quei veicoli che sono, invece, legittimati ad essere parcheggiati nelle nostre strade. Quindi, eliminare questi 3,5 milioni di veicoli sicuramente aiuterà per la vivibilità delle nostre strade e per questa fame terribile di parcheggi che, per esempio, nella città in cui sono anche consigliere comunale, a Milano, è particolarmente sentita.
Ma c'è naturalmente anche un tema di decoro, perché questi veicoli che sono fuori uso, chiaramente non sono più nelle condizioni di funzionare e danno una sensazione di abbandono; magari poi vengono occupati o ci possono andare dentro gli animali. Insomma, vi immaginate, chiaramente, quali scenari si aprono rispetto a dei veicoli in questo stato. Quindi, anche in un'ottica di decoro urbano, che chiaramente è legata al tema della sicurezza e al tema della rigenerazione urbana, questo è un altro grandissimo passo avanti. Ed è chiaramente un passo avanti, come già ricordato dai colleghi precedenti, per quanto riguarda l'ambiente, perché questi veicoli, bene o male, sono lì, perdono magari sostanze. Si è parlato non solo di macchine, quindi di autoveicoli, ma anche di TIR, di moto e quant'altro, e quindi non può che essere nocivo per l'ambiente il fatto che questi veicoli rimangano lì e rimangano abbandonati.
Questo è abbastanza? No, io penso che questo sia, chiaramente, un primo passo. Per questo, in sede di discussione, chiederò al collega Casu di poter sottoscrivere il suo ordine del giorno dove, giustamente, si affronta un punto che avrei sollevato anch'io: si chiede di andare oltre, quindi, di pensare non solo ai veicoli fuori uso sottoposti a fermo amministrativo, ma anche a tutti quei veicoli abbandonati o inutilizzati che non sono compresi in questa normativa, che vanno sicuramente attenzionati e che vanno, se possibile, tolti dalle nostre strade, dai nostri campi e dalle nostre spiagge.
Quindi, assolutamente questo, per quanto riguarda il lavoro della nostra Commissione, sono certa che sarà un primo passo e comunque mi congratulo, ancora una volta, quando la politica riesce a correggere le proprie stesse assurdità rispetto a leggi precedenti. Penso che sia uno dei motivi per cui siamo qua, non solo per creare nuove leggi ma anche per correggere quelle già in essere e per facilitare la vita di cittadini, di enti locali e dei nostri spazi urbani .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signora Sottosegretario, modernizzare e semplificare sono due verbi che rappresentano due direttive, due obiettivi di fondo che questa maggioranza ha messo al centro della propria agenda. Tali obiettivi teorici vanno calati nella realtà attraverso tutta una serie di riforme e provvedimenti che sono stati già adottati o sono in procinto di esserlo.
Il tema oggetto del provvedimento in discussione rientra esattamente in questa casistica di atti normativi. Si tratta, infatti, di un tema che per troppo tempo è rimasto in un limbo normativo creando situazioni di degrado urbano, problemi ambientali e difficoltà amministrative per enti locali e cittadini.
Oggi, con questa legge, colmiamo una lacuna, introducendo una soluzione concreta che concilia il diritto con il buon senso. Attualmente, il quadro normativo italiano impedisce la cancellazione dal pubblico registro automobilistico di un veicolo sottoposto a fermo amministrativo. Questo significa che un'auto non più funzionante, magari ridotta a un rottame, non può essere demolita, restando parcheggiata per anni nei cortili, nelle strade e nelle aree pubbliche e private, generando degrado e rischi ambientali: un paradosso che oggi, finalmente, andiamo a superare.
Signor Presidente, questa legge permette, finalmente, di procedere alla rottamazione di veicoli fuori uso anche se gravati da fermo amministrativo, purché il proprietario non tragga alcun beneficio economico dalla demolizione. In altre parole, garantiamo lo smaltimento di mezzi ormai inutilizzabili senza intaccare il principio del fermo amministrativo come strumento di riscossione fiscale.
In buona sostanza, con l'introduzione di questa legge si consente la cancellazione dal pubblico registro automobilistico e la demolizione dei veicoli inutilizzabili risolvendo il problema degli automezzi bloccati in condizioni di degrado; si vieta l'accesso a incentivi per l'acquisto di nuovi veicoli ai proprietari di mezzi sottoposti, appunto, a fermo amministrativo, evitando abusi e salvaguardando l'efficacia della riscossione coattiva; si rafforzano, nello stesso tempo, le competenze dei comuni e di altri enti locali per certificare l'inutilizzabilità dei veicoli abbandonati e procedere più rapidamente alla loro rimozione; si introducono sanzioni più severe per chi gestisce in modo illecito i veicoli fuori uso, in linea con la normativa europea sulla tutela ambientale.
Colleghi, noi non stiamo approvando una sanatoria né stiamo offrendo ai furbetti una scappatoia per evitare il pagamento dei propri debiti con lo Stato; stiamo invece intervenendo per superare un'incongruenza normativa che danneggiava l'interesse collettivo. La realtà ci dice che ci sono migliaia di veicoli inutilizzabili bloccati nei cortili e nei piazzali senza alcuna possibilità di essere rimossi. Con questa legge diamo, quindi, una risposta a un problema reale, a un problema concreto con un impatto positivo su decoro, su sicurezza e su tutela ambientale.
Sindaci, amministratori locali e cittadini da anni chiedevano una soluzione per i veicoli abbandonati e fuori uso, spesso fonte di degrado nelle nostre città. Questo provvedimento è, quindi, un atto di responsabilità legislativa che coniuga esigenze di bilancio pubblico con la necessità di garantire un territorio più ordinato e più sicuro.
Signor Presidente, con questo provvedimento semplifichiamo le procedure amministrative, diamo strumenti agli enti locali e tuteliamo l'ambiente e il decoro urbano. È una riforma che non ha colore politico, ma che risponde a un'esigenza reale del Paese. Per tutti questi motivi, annuncio con convinzione il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati .
PRESIDENTE. Saluto le studentesse, gli studenti e i docenti dell'Istituto Comprensivo “Pio Fedi” di Grotte Santo Stefano, in provincia di Viterbo, che assistono ai nostri lavori dalle tribune . Grazie anche per il segno di rispetto che avete verso quest'Aula e grazie per la vostra visita.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.
ANTONINO IARIA(M5S). Sì, grazie, Presidente. Innanzitutto, mi preme ringraziare i proponenti delle proposte di legge, cioè la collega Russo e il collega Casu, e tutta la Commissione trasporti che ha lavorato in maniera condivisa su questo provvedimento. Lo faccio perché? Per ribadire anche un altro tema che è già venuto fuori, ossia che, quando ci sono dei provvedimenti utili e questi provvedimenti sono condivisi, questo Parlamento può fare molto. E quindi bisogna tornare, secondo me, a far lavorare il Parlamento su tante proposte di legge che possono trovare una sintesi e risolvere i problemi che, in questo caso, interessano moltissimo gli enti locali, i comuni e le città metropolitane che, tra l'altro, chiaramente, sono amministrate da diversi colori politici.
Abbiamo già detto com'era la situazione precedente. In poche parole, il veicolo sottoposto a fermo amministrativo non poteva essere demolito o spostato perché era una garanzia, per quanto riguarda il suo valore, per la pubblica amministrazione di poter recuperare qualcosa. Però, questo faceva sì che tale veicolo stesse per anni o mesi in una strada pubblica o in un parco e creasse tutta una serie disagi.
Questo primo passo, con una semplice notifica entro 6 giorni e la possibilità del proprietario di opporsi entro soli 60 giorni alla rimozione e alla demolizione del veicolo, consente di risolvere questo problema. Abbiamo già detto, però, che è un primo passo. È un primo passo perché, girando anche con la Commissione d'inchiesta sul degrado delle periferie, questo tema è stato segnalato da moltissimi comuni, da tantissimi sindaci ed è un tema che, con questo provvedimento, sicuramente, viene affrontato e viene anche aiutato.
Ma l'altro tema importante è che - si è detto giustamente nella legge - la rimozione è a carico del proprietario: non vorremmo, però, che poi questo onere si ribaltasse sui comuni stessi. Ed è per questo che rivendichiamo che il prossimo passaggio sia creare effettivamente un fondo per i comuni con riferimento a questo tema.
Questo tema - dicevo - è legato moltissimo al degrado delle periferie perché un'altra caratteristica di questo abbandono sulle strade di veicoli sottoposti a fermo amministrativo è il fatto che poi diventa un'attrazione per portare veicoli dello stesso tipo nella stessa zona. Questo non capita nel centro delle città, capita raramente nel centro delle città, ma capita spesso in aree un po' più periferiche. Diciamo che anche se non è risolutivo, però è un tema molto importante perché il degrado dell'area porta anche a certe problematiche sociali, anche rispetto alla paura dei cittadini che le istituzioni siano assenti e che nei confronti del loro territorio non ci sia interesse.
L'ho detto: non è risolutivo, è un piccolo passo. Noi del MoVimento 5 Stelle avevamo anche proposto di essere un po' più coraggiosi nell'andare a modificare anche tutta una serie di scadenze per i comuni, di aumentare la dotazione finanziaria per i comuni stessi, però è chiaro che fare questo lavoro oggi è importante e votare favorevolmente a questo progetto di legge è importante proprio perché stiamo dando una risposta concreta.
Come ho detto prima, di queste risposte concrete se ne possono dare molte, se il Parlamento tornasse a fare un'attività legislativa senza avere - come sta facendo questo Governo - tutta una serie di decreti che poi portano a provvedimenti legislativi molte volte sbagliati, ma anche molto confusi.
Faccio l'esempio del codice della strada, faccio l'esempio del Salva casa e ne posso fare miliardi - tutti i temi legati al codice degli appalti e alla giustizia - che non vedono una proposta parlamentare discussa, magari non condivisa da tutte le forze politiche, ma che porterebbe sicuramente a disegni di legge e a leggi migliori. Di questo abbiamo bisogno. Prendiamo questo piccolo esempio, questa piccola cosa che stiamo votando oggi - e noi voteremo in maniera favorevole - per dare anche un piccolo impulso a questo Governo, che sicuramente non ascolterà, nel far lavorare il Parlamento che è capace di lavorare anche su temi un po' più complessi
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boscaini. Ne ha facoltà.
MARIA PAOLA BOSCAINI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Sottosegretario Tripodi, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, con questo provvedimento vengono introdotte delle disposizioni per risolvere l'annoso problema del mancato smaltimento dei veicoli fuori uso gravati da fermo amministrativo e conseguente cancellazione al PRA. L'obiettivo è quello di rendere disponibile la rottamazione di questi veicoli, che sono ritenuti privi di valore economico, al fine di prevederne il corretto smaltimento, ma non consentendo al privato debitore dell'erario di accedere ai benefici economici legati alla rottamazione.
La giurisprudenza considera veicolo fuori uso il mezzo di cui il proprietario abbia deciso di disfarsene o ne abbia l'obbligo, oppure quello destinato alla demolizione e ufficialmente privato delle targhe di immatricolazione; considera fuori uso anche quei veicoli in evidente stato di abbandono, anche se giacenti in aree private. Attualmente, però, non è possibile procedere alla radiazione di un veicolo, anche in stato di abbandono, se è gravato da un fermo amministrativo, ad eccezione dei casi di incendio, di sinistri stradali, di calamità naturale e, anche in questo caso, a condizione che l'autorità competente ne attesti la non utilizzabilità. Inoltre, l'attuale normativa grava sulla collettività, perché i veicoli fuori uso sottoposti a fermo amministrativo fiscale devono essere custoditi negli appositi depositi e in molti casi sono i comuni che devono pagare.
Con questa proposta di legge si vogliono così risolvere le criticità e i problemi pratici derivanti dall'attuale impossibilità di cancellare i veicoli gravati da fermo amministrativo, ma garantendo, nel contempo, il rispetto delle normative europee in materia di smaltimento dei veicoli, che sono considerati rifiuti speciali, e promuovendone così una gestione più efficace e sostenibile. Si prevede inoltre che resti in capo ai comuni, alle città metropolitane, alle province o all'ente proprietario della strada, l'obbligo di attestare l'inutilizzabilità del veicolo rinvenuto iscritto al PRA, a meno che non sia stato reclamato dai proprietari o sia stato acquisito per occupazione. Riteniamo inoltre corrette le misure di aumento della soglia minima delle sanzioni per le violazioni che riguardano l'attività di gestione e smaltimento di questi veicoli e la disposizione per la rimozione immediata del veicolo all'atto del rinvenimento sul suolo pubblico per motivi attinenti alla tutela ambientale e del patrimonio stradale.
Si tratta, quindi, di un provvedimento che risolve un problema annoso dal punto di vista procedurale ed anche un provvedimento che salvaguarda l'ambiente. I costi saranno sostenuti dal proprietario del veicolo, sempre che questo sia disponibile poi a pagarli. Per i motivi suesposti, e ritenendolo un buon provvedimento, dichiaro il voto favorevole di Forza Italia
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Furgiuele. Ne ha facoltà.
DOMENICO FURGIUELE(LEGA). Grazie, Presidente. Esprimo innanzitutto soddisfazione per il risultato raggiunto con questa proposta di legge, frutto di un lavoro - come è stato detto dal collega che mi ha preceduto -, di un lavoro collettivo che abbiamo portato avanti nella Commissione trasporti e oggi in quest'Aula. Un lavoro che è stato portato avanti con il contributo dell'approfondimento, del confronto e dell'analisi, cui ha sicuramente contribuito tutto il ciclo di audizioni che abbiamo portato avanti all'interno della Commissione trasporti. Ringrazio i due proponenti della proposta di legge, l'onorevole Gaetana Russo e l'onorevole Casu.
Ricordo ancora le prime settimane in Commissione trasporti, durante questa legislazione, intervenendo subito in modo da affrontare immediatamente questa iniziativa. Ringrazio il presidente della Commissione trasporti, l'onorevole Deidda, che da tempo porta avanti in modo serio e centrato l'attività della Commissione e tutti coloro che hanno dato un contributo per portare in porto questo importante risultato, che risponde alle esigenze concrete e reali della vita dei cittadini. Questo è il motivo per cui tutti noi siamo stati eletti, questa è la missione della politica.
Il nostro sistema normativo, come ha detto chi mi ha preceduto, non consente la rottamazione di quei veicoli, di quegli automezzi che sono sottoposti a fermo amministrativo e, per questa ragione, hanno perso tutto il loro valore, hanno perso il loro valore di mercato. Si tratta, signor Presidente, di macchine, di furgoni, sentivo prima parlare di motoscafi, di moto, che occupano spazi. Nel nostro immaginario collettivo ciascuno di noi, nel proprio paese di appartenenza, nella propria città, anche qui a Roma, può trovare un veicolo del genere che è palesemente abbandonato, circondato magari anche dalla vegetazione, di cui nessuno può disporre.
Questo provvedimento va a colmare una lacuna normativa e a cercare di soddisfare le esigenze del cittadino, sotto diversi punti di vista. Dal punto di vista della semplificazione, perché questa proposta di legge riduce gli oneri burocratici che, da troppo tempo e in diversi ambiti, strozzano e ingessano la pubblica amministrazione rendendola, nella percezione del privato cittadino, sempre più distante dalle reali esigenze della comunità.
Dal punto di vista ambientale, lo ha detto chi mi ha preceduto: sono delle carcasse vere e proprie che, sottoposte alle intemperie, rilasciano materiali chimici che possono inquinare. Rimuoverle dai luoghi nei quali sono state abbandonate porta evidentemente dei benefici, anche di carattere ambientale.
Dal punto di vista sociale, liberare gli spazi pubblici che sono oggi occupati potrebbe restituire alla collettività nuovi parcheggi, aree verdi, luoghi di aggregazione per i cittadini e, quindi, contribuire a rendere le nostre città più vivibili e più accessibili. Infine, ma non in ordine di importanza, dal punto di vista della sicurezza: questi mezzi abbandonati, 3 milioni e mezzo di veicoli abbandonati sul nostro territorio, possono essere anche motivo di pericolo per gli altri utenti della strada e, dunque, rimuoverli vuol dire ridurre questi rischi.
La proposta, dunque, è un ulteriore importante tassello in un percorso che impegna questo Governo nella direzione di portare maggiore sicurezza sulle nostre strade; un percorso che noi abbiamo portato avanti sempre in Commissione trasporti con la riforma del codice della strada, fortemente voluta dal Ministro Salvini, dalla maggioranza tutta, che va in questa direzione. Al di là delle sterili polemiche o dei termini “furbetti”, “non furbetti”, in ogni caso, l'obiettivo di questa maggioranza è quello di perseguire e di riportare al centro dell'attenzione e dell'agenda politica la vita quotidiana dei cittadini.
In conclusione, signor Presidente, ritengo che l'approvazione unanime di questa proposta di legge sia una grande prova di forza di questo Parlamento, che dimostra di riuscire a guardare oltre l'Aula di questo palazzo e di unirsi quando si tratta di perseguire il bene comune. Riesce a farlo unendo le forze e andando oltre quelle che sono le divisioni che ci caratterizzano. Signor Presidente, tanto più saremo in grado di farlo, tanto più saremo in grado di dare un contributo per migliorare la nostra società e, nello stesso tempo, saremo in grado anche di restituire prestigio e dignità alla politica e alle istituzioni.
Per tutte queste ragioni, signor Presidente, a nome della Lega, annuncio il voto favorevole a questa proposta di legge
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi: “Ecco a una svolta, spuntare la macchina morta, la carogna-automobile, e si può vedere la sua decomposizione, la ruggine, gli sfondamenti, i visceri esposti (…)”. Alzi la mano chi non ha mai provato la sensazione che ben descrive Guido Ceronetti nel suo .
I veicoli abbandonati nelle periferie delle nostre città sono veri e propri monumenti al degrado. Sono monumenti di quartiere, perché ciascuna via, ciascun piazzale, ogni strada ha il suo, ha i suoi, ma non sono motivi d'orgoglio, anzi, tutt'altro. Ricordano ogni giorno a tutte e a tutti l'incuria, il degrado, l'abbandono in cui troppe aree delle nostre città - specialmente nelle periferie, specialmente nelle aree interne - vengono tristemente abbandonate.
Stiamo parlando di una grande urgenza politica, di quella politica che hanno ricordato tutti i colleghi che sono intervenuti, e io voglio ringraziare i colleghi Gadda, Borrelli, Pastorella, Bicchielli, Iaria, Boscaini, Furgiuele, e, con loro, voglio ringraziare tutta la Commissione trasporti: il presidente Deidda, il vicepresidente Caroppo, tutti i membri della Commissione trasporti e i rappresentanti del mio gruppo, Anthony Barbagallo, Bakkali, Valentina Ghio, Roberto Morassut, e non solo, anche i rappresentanti di tutte le forze politiche (sentiremo tra poco l'intervento di Gaetana Russo che ha seguito dall'inizio questo percorso al nostro fianco). Ma vogliamo dire che questo momento è un momento importante, perché stiamo affrontando veramente un tema sentito da tanti cittadini e stiamo trovando un confronto utile su questo argomento.
Penso che la politica debba fare questo, che non possa limitarsi a inseguire i problemi per cavalcarli, ma debba porsi il tema di affrontarli per risolverli. Ecco, in questa ottica, penso che possa essere utile ricordare il percorso di questa legge, perché per riuscire ad affrontare i problemi per risolverli bisogna partire da una domanda, che è la prima che bisogna porsi: da dove cominciare? Io personalmente ho dato questa risposta a questa domanda quando sono stato eletto nelle suppletive della scorsa legislatura - l'ultimo anno e mezzo della legislatura - grazie al sostegno straordinario e per molti inatteso, del collegio Primavalle di Roma, quadrante nord-est della capitale. Era la fine della legislatura, ma volevo dare un contributo e allora cosa ho pensato? Ho cercato di restituire una di quelle urgenze che mi erano state comunicate in campagna elettorale da tantissimi cittadini e ho cercato di fare quello che potevo fare da parlamentare per metterlo all'ordine del giorno della discussione della Camera dei deputati. Volevo che i problemi di quei cittadini che mi avevano dato fiducia diventassero oggetto di un confronto parlamentare . E così è nata questa proposta, la proposta di legge n. 3640 della scorsa legislatura, poi c'è stata un'interruzione anticipata - una storia che, per brevità, è meglio non ripetere - e poi è cominciata questa nuova legislatura, e, insieme al sostegno di tutto il nostro gruppo, abbiamo ripresentato questa proposta. Ma lo stesso obiettivo è stato posto anche da una proposta che è stata presentata dall'onorevole Gaetana Russo, dal gruppo di Fratelli d'Italia, e, quando queste proposte sono arrivate in Commissione, tutti i gruppi hanno partecipato in maniera collaborativa e costruttiva, per cercare di affrontare insieme questi temi.
Ora, penso veramente che questo obiettivo, quello di semplificare la cancellazione dai registri pubblici dei veicoli abbandonati e fuori uso sottoposti a fermo amministrativo per favorirne - nei tempi più rapidi possibili - la rottamazione, debba e possa essere un obiettivo comune, e non ci possano essere divisioni e differenze politiche, quando si stanno affrontando urgenze come questa. E, alla fine, lo sappiamo tutti, ma ricordiamolo: perché questa legge è così urgente? Perché era così assurdo che non ci fosse? Perché, che cos'è il fermo amministrativo? È lo strumento che le amministrazioni utilizzano per immobilizzare il bene mobile di un debitore iscritto nei pubblici registri, mediante l'imposizione di un obbligo di non circolazione. Ma se andiamo a vedere - e i dati dell'Aci ci dicono che, al giugno dello scorso anno, ci sono 3 milioni e 642.302 veicoli sottoposti a fermo amministrativo -, scopriamo che molti di loro non hanno recenti movimenti nei registri, che molti di loro sono vecchi, che molti di loro sono inutilizzati; quanti di loro sono abbandonati, non ce lo dicono le statistiche, ma quando un mezzo è vecchio, inutilizzato e non funzionante è possibile che poi venga abbandonato.
E, allora, è chiaro che poi anche quello che vediamo nelle strade ci conferma che molti di loro possono essere abbandonati, che senso ha tenere in vita questo vincolo per veicoli che ormai sono completamente inservibili? Non hanno più alcun valore economico, costituiscono solo un aggravio per la collettività, dal punto di vista sia ambientale sia del decoro urbano, occupano suolo pubblico e aumentano i costi di custodia o di giacenza presso i depositi nel momento in cui vengono trovati e presi in carico dalla collettività.
Ecco, queste proposte di legge mirano a colmare un vuoto legislativo, consentire per legge di far demolire i veicoli sopra ricordati, vietando chiaramente al privato debitore dell'erario la possibilità di accedere a benefici economici legati alla rottamazione. Questo è un altro punto importante che è stato ricordato. Infatti è esclusa la possibilità di applicare tale previsione al caso di radiazione per esportazione anche di veicolo fuori uso.
Vedete, attraverso questo voto, mandiamo un segnale chiaro a tutti i cittadini che ogni giorno si scontrano con questo problema sulle strade. Gli diciamo: non siete soli. Non sono soli i sindaci, i consiglieri, i presidenti e gli eletti nei municipi, non sono sole le associazioni, i comitati, che si battono in maniera civica per il riscatto dal degrado dei propri quartieri.
Ci siamo anche noi, ci sono i parlamentari della Repubblica e il nostro compito non è quello di essere solo qui per scontrarci politicamente, per dividerci sulle nostre differenze, perché siamo anche in grado di studiare i problemi, di confrontarci, di trovare un percorso comune per affrontarli.
Ecco, restituire alle cittadine e ai cittadini gli spazi occupati abusivamente, nelle nostre città, dalle auto abbandonate significa fare qualcosa di semplice, ma anche di concreto, per restituire alle persone piccoli spazi di libertà negata: la possibilità di camminare, circolare, parcheggiare, vivere meglio nel proprio quartiere. E questo ha un valore non solo ambientale, ma anche sociale, perché nelle città, nelle periferie, liberare spazio pubblico significa far camminare insieme, far avanzare insieme transizione ecologica e transizione sociale, che sono entrambe necessarie, che devono essere portate avanti con la stessa intensità d'impegno, perché se non marciano insieme sulle gambe delle stesse persone sono entrambe destinate a fallire.
È chiaro - è stato detto - gli ordini del giorno che abbiamo approvato nelle riformulazioni indicate dal Governo vanno in questa direzione. Quello che votiamo oggi non basta a risolvere tutti i problemi e può essere considerato solo un primo passo; serviranno altri interventi, altri finanziamenti, altri strumenti. Ma, dopo che abbiamo sentito, in tutti gli interventi di quest'Aula, salutarlo come tale, possiamo dirci che, questa volta, stiamo facendo tutte e tutti insieme un primo passo nella direzione giusta? Io penso che sia importante rilevare questo aspetto.
Noi - è chiaro -, su altre questioni, continueremo in maniera incessante a chiedere al Governo di fare di più; c'è una grande questione che riguarda i trasporti, c'è una grande questione che riguarda il trasporto pubblico locale, c'è una grande questione che riguarda le persone, che non hanno alternativa all'auto privata, per portare i figli a scuola o per andare al lavoro e che invece hanno diritto alla mobilità, a una mobilità sicura, a una mobilità efficiente, a una mobilità che non divida il Paese in cittadini di serie A e cittadini di serie B, ma questo confronto continuerà più forte, perché quello che abbiamo segnato oggi è, anche nel metodo, un passaggio giusto. Fatemelo dire: è un segnale importante anche per noi, per il Parlamento, per il ruolo che la Costituzione attribuisce al Parlamento.
Non siamo solo una buca delle lettere, non siamo solo il luogo dove spedire decreti da convertire, dove chiedere informative, dove fare interventi di fine seduta. Siamo, dobbiamo essere, dobbiamo riuscire a essere il luogo dove si votano anche le leggi frutto del confronto parlamentare, frutto del lavoro delle nostre Commissioni , un lavoro che non è solo nostro, ma di migliaia di persone, di tutti i funzionari, di tutti gli assistenti, documentaristi, commessi, collaboratori dei gruppi parlamentari e di tutte le lavoratrici e i lavoratori, qui nel Palazzo, intorno al Palazzo, per garantire la sicurezza dei nostri lavori. Ringraziamole con un applauso, tutte queste persone , perché, quando riusciamo a scrivere, parlamentarmente, giornate come queste, il merito non è solo nostro, è soprattutto di tutte queste migliaia di persone che ci consentono di fare il nostro lavoro. Quindi andiamo avanti in questa direzione, nella direzione di questo primo passo.
È per questo che annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico per due ragioni: mai più auto abbandonate nel territorio delle nostre città - mai più auto abbandonate! - e soprattutto più Parlamento, più confronti parlamentari per affrontare i problemi e per risolverli nell'interesse nazionale e nell'interesse di tutti i cittadini .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gaetana Russo. Ne ha facoltà.
GAETANA RUSSO(FDI). Grazie, Presidente. Grazie Sottosegretario, grazie, ovviamente, colleghi. Non nascondo l'emozione e un po' la soddisfazione di intervenire su un provvedimento ovviamente a mia prima firma, ma sottoscritto in realtà da tutto il gruppo di Fratelli d'Italia della Commissione trasporti che ringrazio per il supporto costante, in particolar modo il presidente Deidda il capogruppo Raimondo, la collega Frijia che mi ha preceduto nella discussione di questo provvedimento qualche settimana fa.
Si trattava di un'iniziativa di parte, perché è una proposta di legge che nasce da Fratelli d'Italia, che si proponeva di affrontare una tematica, in realtà, molto comune nei nostri territori e comune ai nostri sindaci e ai cittadini, ossia come comportarsi laddove si rinvenga un bene, un veicolo, nei propri territori, fortemente ammalorato, incidentato, sul quale si viene a sapere che insiste un fermo amministrativo e la legge prevede che tu quel bene non lo puoi demolire perché andresti a sottrarre una garanzia ad una pretesa creditoria di taluno. E allora la soddisfazione più grande è il fatto che, nonostante quella iniziativa nascesse di parte, in realtà ci siamo accorti in Commissione trasporti che c'era un solco comune, pur con appartenenze partitiche diverse, pur provenendo da territori completamenti diversi; e quindi non soltanto da parte del relatore, che ci ha raccontato, anche nel suo intervento, che già nella scorsa legislatura aveva provato a introdurre questo tema nel dibattito, seppure infruttuosamente, che poi ha riproposto, ma anche da parte di tutti i colleghi, sia di maggioranza che di minoranza, che si sono confrontati su questo tema.
Quindi, la mia soddisfazione più grande e il mio ringraziamento più grande va a tutti i colleghi della Commissione trasporti, siano essi di maggioranza che di minoranza, che hanno condiviso questo percorso, che si sono ritrovati con serietà ad affrontare una tematica comune che loro stessi hanno detto poco fa non ha colore politico, ma su cui evidentemente tutti noi ci possiamo trovare.
Quindi, ringrazio anche chi mi ha preceduto ovviamente nelle proprie dichiarazioni di voto, anticipando il voto favorevole che vi è stato peraltro all'unanimità già in Commissione trasporti ed è vero che non è una cosa così usuale.
Che cosa abbiamo fatto con questo provvedimento e perché vi era la necessità, secondo noi, di intervenire. Perché oggi c'è un principio che è consacrato, ossia tu non puoi andare a demolire un bene che possa essere considerato garanzia creditoria da parte di taluno, pur se è evidentemente ammalorato. Ma, allora, che cosa fare quando nelle nostre periferie e nei nostri territori ci ritroviamo quello che, non a caso, in quest'Aula è stato definito carcassa, un rottame? La verità è che vi era già una circolare dell'ACI che nel 2009 aveva provato a suggerire e ad introdurre anche nel dibattito - quindi a porre la questione al legislatore e dunque siamo intervenuti finalmente oggi in quest'Aula ed è per me importante - il principio per cui, laddove effettivamente non stai andando a sottrarre una garanzia creditoria perché tu non hai più una capacità economica su quel veicolo, allora, in quel caso, preceduto ovviamente da un'attestazione di inutilizzabilità del veicolo, puoi cancellarlo dal PRA, asportarlo da quel territorio e portarlo ovviamente in un centro di demolizione.
Cosa ha creato però questo? Ed era una circolare effettivamente lungimirante da parte dell'ACI. Ha creato una differenziazione nei nostri territori perché laddove, magari, in alcune province molto più solerti o particolarmente sensibili o fortunate anche dal punto di vista di risorse economiche e di personale si riusciva a portare a termine quel procedimento, in talune province, invece, questo non poteva essere. E soprattutto ti andavi sempre a scontrare con la discrezionalità del pubblico ufficiale che aveva anche un po' paura. Per esempio, a me è capitato nella pratica forense di assistere un cliente che aveva un fermo amministrativo di Equitalia Lombardia; il veicolo incidentato si trovava in provincia di Parma ed è evidente che il pubblico ufficiale facesse fatica a togliere una garanzia creditoria, venendo dalla Lombardia ed essendo il veicolo invece in provincia di Parma, e nel dubbio perciò lo si lasciava lì. Quindi, abbiamo ritenuto di dover introdurre un principio di legge.
Questo fa questa proposta di legge molto scarna, molto snella, composta da quattro articoli, come hanno illustrato anche i miei colleghi. Andiamo a dire che si può fare; si può fare laddove però vi sia un pubblico ufficiale, in questo caso mosso dal comune, dalle province, dalle Città metropolitane, laddove sia proprietario quindi della strada e del territorio, che vada ad attestare l'inutilizzabilità del mezzo e a dire che quel veicolo non è più capace di produrre ricchezza; e a quel punto, anche previo decreto e anche dotandosi di un tariffario preposto, si può andare a cancellare dal PRA o dal pubblico registro il veicolo e quindi portarlo a demolizione.
Questo è quello che siamo andati introdurre, ma siamo andati a dire di più. Perché non volevamo che passasse anche l'idea - lo hanno ricordato i colleghi - che potesse essere un modo per eludere, per arginare la norma. Siamo andati a dire che comunque non si può essere ammessi ai benefici di legge legati alla rottamazione; siamo andati a dire comunque che è vietata la cancellazione per asportazione, ossia quel fenomeno per cui il veicolo possa essere smantellato e produrre ricchezza, magari vendendo i pezzi, perché gli operatori del settore, che abbiamo audito nel ciclo della nostra audizione, ci sono venuti a raccontare che purtroppo si sviluppa a volte questa brutta china.
Siamo andati ad inasprire le sanzioni per chi deve, a fronte di quella certificazione, demolire quel veicolo perché dobbiamo essere sicuri che quel veicolo venga demolito. Poi siamo andati a dire soprattutto che, laddove sia a carico dell'ente locale - perché nei nostri territori capita spesso che sia la Polizia locale, il vigile urbano ad occuparsene -, il comune ha diritto a prevedere un tariffario, quindi inserendo tra i servizi e le domande individuali e quindi andando a modificare il decreto del Ministero dell'Interno del 1983, in modo che possa rientrare tra i compiti della Polizia locale.
Quindi, siamo andati a dire chi fa cosa e con quali paletti. E allora la soddisfazione più grande, Presidente, e credo si senta anche nelle mie parole, è nel modo di raccontare qualcosa che sicuramente, forse, non ci muove negli animi, non sono grandi temi, ma ci appassiona perché è nella vita di tutti noi, nella quotidianità e chiunque di noi può averlo visto. Mi anima perché credo che siamo andati nella giusta direzione, abbiamo fatto qualcosa di comune e qualcosa di concreto.
Ricordo - e in questo l'ambizione è anche il fatto che questo testo di legge può essere migliorativo ed essere un buon esempio anche per altro - che coloro che sono stati auditi nel ciclo di audizioni ci hanno raccontato che molto spesso i natanti sono abbandonati anche lungo le aree demaniali. Questa proposta di legge non si occupa nello specifico di quello, perché tutti noi sappiamo che il registro dei natanti è qualcosa a parte rispetto al PRA e che quindi non è contenuto in questo provvedimento, ma potrà essere ovviamente una base comune per tutti coloro che si ritrovino nei propri territori - si è parlato in quest'Aula di decoro urbano, oltre che di sicurezza - dei natanti, abbandonati magari nei letti dei fiumi. Questo è quello che per esempio io verifico purtroppo in provincia di Parma lungo le rive del Po che molto spesso provocano poi anche disastri: quel famoso dissesto idrogeologico che è causato ben dai detriti e anche da quei natanti brutalmente abbandonati.
Quindi, io mi auguro che questa proposta di legge, che potrà essere ovviamente anche migliorata, possa essere una buona base anche per le coste demaniali e anche per le aree interne. Quindi, nel ringraziare nuovamente i colleghi, i colleghi di Commissione e i colleghi di quest'Aula, che hanno ben colto la buona fede e il senso di responsabilità che ci hanno animato soprattutto in Commissione trasporti su una tematica fortemente concreta, che tocca i cittadini e i comuni, mi auguro, come è stato detto, anche che sia il primo di una serie di provvedimenti molto tecnici, molto pratici che ci possano vedere tutti coesi nell'approdare a un risultato condiviso.
Credo che oggi abbiamo fatto e lasciato con orgoglio - lo posso dire - una buona pagina e abbiamo fatto onore, per quel che mi riguarda, alla nostra presenza in quest'Aula.
Quindi, dichiaro con soddisfazione ed estremo orgoglio, e ringraziando tutti, il voto favorevole di Fratelli d'Italia .
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo “Alessandro Magno” di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
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PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 805-A: "Modifiche al decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 209, e altre disposizioni in materia di cancellazione dai pubblici registri dei veicoli fuori uso sottoposti a fermo amministrativo".
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Dichiaro così assorbita l'abbinata proposta di legge n. 347.
Colleghi, comunico che alle ore 12,30 è convocata la Conferenza dei presidenti di gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Vittoria Baldino per un breve intervento sulla Giornata mondiale della consapevolezza sull'endometriosi, che ricorre il 28 marzo. Ne ha facoltà, per due minuti.
VITTORIA BALDINO(M5S). Grazie, signor Presidente. Domani sarà la Giornata mondiale della consapevolezza sull'endometriosi e io, oggi, in Aula voglio portare la voce di milioni di donne che ogni giorno convivono con questa malattia cronica dolorosa e invisibile. Anche io ne sono affetta e anche a me l'endometriosi è stata diagnosticata molto tardi, ma mi sento fortunata perché non abbastanza tardi da consentirmi di ricorrere alle terapie ormonali richieste e previste e anche di avere delle gravidanze.
Purtroppo, l'endometriosi è una malattia che colpisce una donna su dieci: sono quasi 3 milioni le donne che sono affette da questa patologia e il dato è anche sottostimato. Ma la cosa più grave è che si impiegano in media circa 7-9 anni per avere una diagnosi. Sono tante le donne, le giovani donne in fase adolescenziale che lamentano, soffrono un ciclo mestruale molto doloroso e pensano che sia un problema di soglia del dolore troppo basso oppure di normale ciclo doloroso. Invece, no, purtroppo la realtà in molti casi non è questa.
Sarebbe necessario ricorrere a delle visite specialistiche per scoprire di essere affetti da questa patologia che nelle forme più severe può compromettere la vita quotidiana, può compromettere la mobilità e può compromettere anche la stessa fertilità, purtroppo.
Ecco che oggi dobbiamo, come Parlamento, prendere un impegno con tutte queste donne, perché molto è stato fatto negli scorsi anni, ma non abbastanza.
L'endometriosi è stata inserita nei livelli essenziali di assistenza ma il nomenclatore è stato aggiornato purtroppo solo di recente, dopo sette anni dal 2017, e i benefici, le agevolazioni e le esenzioni sanitarie saranno in vigore soltanto dal 2026, dall'anno prossimo. Però, saranno rivolte soltanto a quelle donne affette dalle forme più severe e più gravi della malattia - dal terzo al quarto stadio -, per tutte le altre donne che pure soffrono di questa patologia e richiedono continue visite specialistiche e terapie ormonali, lo Stato non dà una copertura e non riconosce l'invalidità di questa malattia.
Quindi, cosa serve? Serve aggiornare ancora una volta i LEA; serve una formazione, una formazione del personale sanitario; serve una campagna di sensibilizzazione anche nelle scuole; serve istituire un registro nazionale e un registro regionale dell'endometriosi per fare in modo che tutti questi casi non vengano sottostimati e, effettivamente, ci sia un monitoraggio dei casi e delle terapie. Quindi, serve anche una ricerca per capire, per cercare di trovare una terapia che possa risolvere una volta per tutte questa malattia che oggi è curabile, ma non è purtroppo guaribile.
Oggi è giusto parlarne perché domani si celebra la Giornata mondiale della consapevolezza, quindi, proprio per questo le parole sono importanti, ma non bastano: servono atti, servono azioni, servono leggi.
In questo Parlamento ne sono state depositate diverse: tre del MoVimento 5 Stelle, una a mia prima firma, una a firma del Partito Democratico e una a firma delle colleghe della Lega.
Quindi, credo che sia il momento che il Parlamento si occupi di queste donne e dica a queste donne che non lasceremo nessun'altra donna a soffrire nel dolore da sola .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Ilenia Malavasi. Ne ha facoltà.
ILENIA MALAVASI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi unisco all'appello e all'invito fatto dalla collega rispetto alla Giornata di domani, una Giornata mondiale dedicata alla consapevolezza dell'endometriosi. Una Giornata importante che serve a fare una campagna di sensibilizzazione e di informazione su questa patologia che colpisce circa 3 milioni di donne nel nostro Paese.
È una patologia cronica, una patologia invalidante che ha effetti devastanti sulla qualità della vita delle persone. Il primo problema riguarda la diagnosi. Troppo spesso le diagnosi sono molto tardive: in media ci vogliono dai 5 ai 9 anni per arrivare ad una diagnosi, quindi, per avere una presa in carico corretta, multidisciplinare della donna, della sua patologia, ma anche della sua rete familiare. Manca un adeguato trattamento terapeutico e una presa in carico vera che permetta di garantire la qualità della vita di queste persone.
Gli effetti sono devastanti, perché compromettono l'integrità dell'apparato riproduttivo, con una conseguenza significativa anche sulla fertilità o infertilità della donna, ma compromettono anche tutta un'altra serie di organi che possono essere coinvolti, comportando una serie di comorbilità e di patologie correlate che possono portare a manifestazioni precoci anche della malattia.
L'invalidità è un tema serio, da un lato, perché compromette la qualità della vita, la vita ordinaria che facciamo nella nostra quotidianità, perché porta a difficoltà lavorative, a un faticoso inserimento lavorativo, spesso a un abbandono scolastico, perché colpisce donne, adolescenti anche in giovanissima età. Quindi, l'obiettivo primario che ci dobbiamo dare è quello di arrivare ad una diagnosi precoce, perché il ritardo diagnostico non è più accettabile.
Per questo motivo, insieme alla collega Forattini, abbiamo depositato anche una proposta di legge a nome del Partito Democratico, perché crediamo che non ci sia più tempo da perdere. È vero che l'endometriosi è stata prevista come ampliamento e riconoscimento all'interno dell'ultimo piano delle cronicità, ma è un piano che non è finanziato, che non servirà, se non a raccontare un obiettivo, un intento del Governo; ma senza risorse non servirà a dare quegli strumenti concreti di un piano terapeutico adeguato a fornire una risposta vera e concreta alle donne.
Rivolgiamo, quindi, il nostro pensiero a tutte le donne che soffrono, ma ci prendiamo un impegno in quest'Aula, chiedendo e dando la nostra collaborazione, la nostra disponibilità al Governo e alla maggioranza per portare in discussione le proposte di legge, per arrivare a un testo unitario e per dare una risposta vera alle donne, alla loro qualità della vita.
Dobbiamo dare loro dignità, una dignità per garantire a chi soffre un diritto alla cura, e permettere loro di costruire un progetto di vita per troppo tempo negato .
PRESIDENTE. Colleghi, come comunicato, la seduta riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo che, come ribadisco, è convocata tra cinque minuti.
Quindi, la seduta è sospesa.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Scarpa, che non è presente: si intende che abbia rinunciato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini, che non è presente: si intende che abbia rinunciato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà.
DARIO CAROTENUTO(M5S). Presidente, intervengo per esprimere solidarietà al giornalista e conduttore di Sigfrido Ranucci. Quello che ha denunciato nelle ultime ore è gravissimo, cioè il fatto di essere stato controllato dai nostri Servizi segreti e che, dietro questa operazione, ci sia il Sottosegretario Fazzolari, capo della comunicazione del Governo. Si dipinge uno scenario inquietante, su cui serve immediata chiarezza, uno scenario in cui anche il direttore di sappiamo essere stato spiato da un in dotazione ai Servizi dopo un'inchiesta su Gioventù Nazionale. Sigfrido Ranucci e il suo programma sono oggetto di una costante azione intimidatoria, oserei definirla uno stillicidio, in particolare da quando, con il suo programma, ha realizzato un'inchiesta sulla famiglia Meloni. Quello che tratteggia questo Governo è uno scenario nebuloso, in cui il Governo non solo non offre trasparenza - citavamo il caso Paragon, ma potremmo ricordare il caso Almasri, o le armi che l'Italia continua a vendere a Israele, notizia fresca su cui torneremo -, ma è capace di mentire anche di fronte all'evidenza…
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
DARIO CAROTENUTO(M5S). …e chiunque provi a fare chiarezza viene sottoposto a indebite pressioni. Fazzolari non può limitarsi ad annunciare denunce che risuonano come ulteriori intimidazioni, ma deve chiarire nelle sedi opportune. E lì non vorremmo ritrovarci di nuovo, come nel caso Paragon, che, a fronte di queste minacce e alla smentita, debba lui, o chi per lui, ammettere, infine, che quanto denuncia Ranucci, sia effettivamente accaduto...
PRESIDENTE. Grazie. Siccome avevate chiesto di parlare in tre, in teoria lei aveva 1 minuto, ed è già ad 1 minuto e 40 secondi.
DARIO CAROTENUTO(M5S). Presidente, solo la conclusione…
PRESIDENTE. Perché lo togliamo ai suoi colleghi. Prego.
DARIO CAROTENUTO(M5S). Noi chiediamo, dunque, che la Presidente Meloni chiarisca in Parlamento e la Presidenza della Camera si faccia carico della nostra richiesta, perché quello che ho descritto è uno scenario da dittatura, non da democrazia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cerreto. Ne ha facoltà.
MARCO CERRETO(FDI). Grazie, Presidente. Nelle ore di questa mattina, grazie a un su della Direzione nazionale antimafia e della procura di Salerno, è stato tradotto agli arresti Franco Alfieri, già presidente della provincia di Salerno e sindaco del Partito Democratico della città di Capaccio Paestum. Le accuse nei confronti di Franco Alfieri, già arrestato il 3 ottobre scorso, sono inquietanti. Dagli atti e dal comunicato stampa della procura della Repubblica, si parla di tentato omicidio, estorsione aggravata dal metodo mafioso, traffico d'armi; avrebbero addirittura trovato armi da guerra in quello che, ormai, appare un patto collusivo tra imprenditoria malata e politica. Il sistema Cilento, che Fratelli d'Italia ha da anni denunciato, appare ormai travalicare quel confine geografico, fino ad arrivare in Abruzzo. Quest'uomo è noto alla cronaca - non solo a noi, ma ai giornali di tutta Italia - come l'“uomo delle fritture di pesce”. Diceva De Luca di lui: “Come sa fare lui la clientela, lo sappiamo. Una clientela organizzata, scientifica, razionale, come Cristo comanda. Che cosa bella”. Così diceva il presidente della regione Campania di Franco Alfieri.
Alla luce di quello che sta accadendo, alla luce della questione morale che sta attanagliando quella forza politica, rispetto alla quale oggi, purtroppo, non assistiamo ad alcuna presa di posizione, né da parte dei vertici locali, né da parte dei vertici nazionali, Fratelli d'Italia chiede che gli atti di questa inchiesta vengano acquisiti dalla Commissione nazionale d'inchiesta antimafia. Chiediamo al Ministro Piantedosi di fare luce su questa inchiesta e di verificare se ci siano le condizioni per inviare una commissione di accesso al comune di Capaccio Paestum, alla luce del fatto che si rivoterà molto presto in quel comune, come, ahimè, si rivoterà nella provincia di Salerno il 6 aprile, dopo che, grazie a questa questione, il Partito Democratico ha tenuto in ostaggio, per cinque mesi, sia il comune che la provincia di Salerno .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.
IDA CARMINA(M5S). Grazie, Presidente. Intervengo in merito alla questione di Agrigento, capitale della cultura, designata con decreto del Ministero della Cultura, che prevede assegnazione di finanziamenti pubblici per realizzare quanto necessario. A distanza di pochi mesi dall'avvio ufficiale delle attività, oltre alle numerose criticità, ci sono state due dimissioni eccellenti: il presidente della Fondazione e addirittura il progettista, l'anima di questo progetto, Albergoni. Noi siamo fortemente preoccupati per l'immagine, ci sono state disdette enormi. L'Efebo d'Oro, premio internazionale che era nato ad Agrigento, quest'anno doveva ritornare, ma è stata data disdetta a fronte di tutte queste criticità.
Chiediamo che chi di dovere intervenga a tutti i livelli istituzionali: nazionale, regionale e locale. La politica si assuma le proprie responsabilità e salvi il salvabile. Ho presentato un'interrogazione in merito al Ministro Giuli. Spero che tutti si attivino fortemente perché l'immagine di Agrigento, città dei Templi, patrimonio UNESCO, patria di scrittori di livello mondiale, non divenga quella di città dei veleni e delle inefficienze, ma possa rifulgere in tutto il mondo per come merita .
PRESIDENTE. Sono rientrati in Aula l'onorevole Scarpa e l'onorevole Quartini: intendono chiedere alla Presidenza di svolgere il loro intervento? Onorevole Scarpa, prego.
RACHELE SCARPA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Abbiamo ricominciato anche noi, come gruppo del Partito Democratico, a intervenire a ogni fine seduta per sensibilizzare il Parlamento e il Governo sulla drammatica situazione di Gaza. Nella nebbia di silenzio, indifferenza e, a tratti, rassegnazione, che sembra avvolgere ormai da un anno e mezzo tutto l'Occidente democratico, quello che fregia di chiamarsi l'Occidente democratico, sembra che a volte abbiamo bisogno di storie individuali da assurgere a simbolo, di storie paradigmatiche. Anche se, quando si tratta di Palestina, sembrano non bastare più neanche quelli che, in altri contesti, chiameremmo eroi.
Non basta, dunque, la storia di Hamdan Ballal, premio Oscar, co-regista del film , che è stato aggredito in casa propria dai coloni israeliani e che, successivamente, è stato arrestato dall'Esercito israeliano mentre si trovava all'interno dell'ambulanza dove stava ricevendo soccorso. Non basta la sua storia per raccontare la violenza sistematica e crescente dei coloni in Cisgiordania, la cacciata di oltre 40.000 persone dalle proprie case e come sia resa impossibile la vita dei palestinesi in Cisgiordania a causa degli oltre 900 che sono spuntati come funghi dal 7 ottobre in poi.
Non basta la storia di Hossam Shbat, 23 anni, per raccontare dei 208 giornalisti uccisi deliberatamente dalle bombe del Governo israeliano.
Non basta la storia di Hussam Abu Safiya, medico, rimasto fino all'ultimo nell'ospedale che stava venendo evacuato per soccorrere i pazienti che non si potevano muovere da lì, per raccontare la distruzione sistematica degli ospedali, l'ultimo qualche giorno fa.
E non è bastata la storia di Hind Rajab, 6 anni, crivellata di colpi mentre si trovava all'interno dell'auto dalla quale stava cercando disperatamente di chiamare i soccorsi e di chiamare l'ambulanza, per raccontare il dramma dei bambini di Gaza, oltre 15.000 uccisi, e soprattutto il dramma dei bambini che sopravvivranno e porteranno per sempre con sé il ricordo di questo conflitto.
PRESIDENTE. Deve concludere.
RACHELE SCARPA(PD-IDP). Non basta il grido delle organizzazioni umanitarie che denunciano il blocco di oltre 63 tonnellate di aiuti umanitari all'ingresso, ai valichi che portano a Gaza e che parlano di rischio di carestia. Quindi, oltre alle bombe, si aggiunge la fame e non bastano i numeri impietosi: più di 50.000 morti dall'inizio del conflitto, dal 7 ottobre, 800 solo negli ultimi giorni…
PRESIDENTE. Onorevole Scarpa, ha esaurito il suo tempo.
RACHELE SCARPA(PD-IDP). Ora concludo, Presidente. Le chiedo un minuto in più per chiedere…
PRESIDENTE. Già ha fatto un minuto e mezzo in più. Mi chiede due minuti in più?
RACHELE SCARPA(PD-IDP). Le chiedo due minuti in più.
PRESIDENTE. Poi, però, anche gli altri colleghi…se voi sapete che avete due minuti, abbia pazienza…
RACHELE SCARPA…. per chiedere al Governo di rompere…
PRESIDENTE. … se avete due minuti, uno vi dà due minuti e mezzo.
RACHELE SCARPA(PD-IDP). Allora, chiudo.
PRESIDENTE. Non mi può chiedere, perché se no, poi, giustamente, i suoi colleghi chiedono: perché a lei sì e a me no? Quindi, per favore, concluda.
RACHELE SCARPA(PD-IDP). Certamente. Chiedo al Governo di rompere il silenzio e l'inerzia che gettano vergogna e colpa su di noi, come Paese, rispetto alla questione della Palestina, di riconoscere lo Stato di Palestina e di mettere in campo delle azioni politiche per fermare questo massacro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI(M5S). Grazie, Presidente. Pochissime parole per ricordare in quest'Aula che il Mugello, purtroppo, è in ginocchio a seguito degli eventi alluvionali della scorsa settimana. Marradi è tagliata fuori, sia per la viabilità stradale, sia per la viabilità ferroviaria. Non si riesce a prevedere un momento in cui questo paese dell'Appennino toscano potrà avere una viabilità ferroviaria, perché le frane hanno generato problemi immensi. Credo sia importante che il Governo prenda in seria considerazione l'ipotesi di dichiarare lo stato di emergenza nazionale.
Questi fatti alluvionali sono stati più gravi, hanno fatto più danni rispetto al 2023. Peraltro, durante questa situazione meteorologica avversa è emersa una vecchia discarica a Palazzuolo sul Senio e ci sono rischi di contaminazione ambientale rispetto ai quali ho presentato un'interrogazione. Quindi, c'è davvero la necessità che questo Parlamento vada incontro alle esigenze di questa popolazione. Si stimano almeno 100 milioni di danni.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
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