PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ROBERTO GIACHETTI, legge il processo verbale della seduta del 10 aprile 2025.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 90, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 10 aprile 2025, ha trasmesso il Documento di finanza pubblica 2025 (Doc. CCXL, n. 1), articolato in due sezioni, recante le informazioni e i contenuti di cui all'articolo 21 del regolamento (UE) 2024/1263 e all'articolo 10, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, in coerenza con la risoluzione n. 7-00289 approvata dalla V Commissione (Bilancio, tesoro e programmazione) della Camera dei deputati in data 1° aprile 2025 e con la risoluzione n. 7-00020 approvata dalla 5a Commissione (Programmazione economica e bilancio) del Senato della Repubblica in data 2 aprile 2025.
Al Documento sono allegati: l'allegato alla relazione annuale sui progressi compiuti nel 2024 - tavole aggiuntive richieste dalla comunicazione 2024/3975 della Commissione europea (Doc. CCXL, n. 1 - Allegato I); il documento "Strategie per le infrastrutture, la mobilità e la logistica" (cosiddetto allegato infrastrutture) (Doc. CCXL, n. 1 - Allegato II); la relazione sull'attuazione della razionalizzazione del sistema degli acquisti di beni e servizi, di cui all'articolo 2, comma 576, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Doc. CCXL, n. 1 - Allegato III).
Il Documento è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 118-, comma 1, del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio) nonché, per il parere, a tutte le altre Commissioni permanenti e alla Commissione parlamentare per le questioni regionali. Le Commissioni dovranno concluderne l'esame in sede consultiva e in sede referente entro i termini che saranno stabiliti dalla Conferenza dei presidenti di gruppo.
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, con lettera in data 11 aprile 2025, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia):
«Conversione in legge del decreto-legge 11 aprile 2025, n. 48, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario» (2355) -
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della relazione delle Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) sulla deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2025, adottata il 19 febbraio 2025 (anno 2025) (Doc. XXV, n. 3) e sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita all'anno 2024, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2025 (Doc. XXVI, n. 3).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea .
Avverto che le eventuali risoluzioni devono essere presentate entro le ore 11 e, comunque, entro il termine della discussione, ove quest'ultima si concluda precedentemente.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore per la Commissione affari esteri, deputato Stefano Giovanni Maullu.
STEFANO GIOVANNI MAULLUGrazie, Presidente. Colleghi deputati, rappresentante del Governo, le Commissioni affari esteri e difesa hanno svolto un ampio lavoro di riflessione sui contenuti dei provvedimenti in esame, che recepiscono le novità introdotte dalla recente riforma, la legge n. 168 del 2024, con cui i processi decisionali relativi alle missioni sono stati semplificati ed adeguati a una congiuntura internazionale in rapida evoluzione.
Nel corso dell'esame, oltre alle posizioni dell'Esecutivo esposte nella comunicazione resa dai Ministri competenti davanti alle Commissioni riunite affari esteri e difesa dei due rami del Parlamento, sono stati acquisiti importanti elementi conoscitivi in occasione delle audizioni del Capo di stato maggiore della Difesa, del Comandante del Comando Operativo di vertice Interforze, del direttore generale della Cooperazione allo sviluppo del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, nonché di rappresentanti di organizzazioni non governative impegnate nelle attività di cooperazione allo sviluppo, tutela e promozione dei diritti umani. Queste interlocuzioni hanno consentito un'approfondita valutazione degli interventi di natura militare e civile elencati nella relazione governativa. Tale valutazione ha avuto come riferimento il principio fondamentale per il nostro Paese secondo cui il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale si fonda sul legame indissolubile tra sicurezza, crescita, sviluppo e promozione della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti umani.
Nella mia esposizione, mi limito a qualche spunto sui profili di competenza della Commissione affari esteri, rinviando per ulteriori dettagli al testo della relazione per l'Assemblea, approvata nelle Commissioni riunite il 9 aprile. In generale, la significativa presenza italiana nel quadro delle operazioni internazionali è orientata all'appartenenza del nostro Paese all'Unione europea e all'Alleanza atlantica, oltre che ancorata al multilateralismo imperniato sul sistema delle Nazioni Unite. La partecipazione dell'Italia a grandi operazioni multilaterali serve anche a qualificare la nostra posizione di fronte alle nuove sfide dell'ordine mondiale, a cominciare dalla guerra di aggressione russa all'Ucraina.
In questo quadro generale, si individuano le priorità strategiche più immediate del nostro Paese, vale a dire Mediterraneo e Balcani, e nuovi ambiti di azione, tra cui quello sempre più importante dell'Indo-Pacifico.
Con riferimento al Mediterraneo, le missioni mirano, in particolare, a contribuire alla stabilizzazione dei Paesi che si affacciano sulle sponde Sud ed Est, abbinando le componenti civili e militari. Va ribadito, in questa sede, che tali missioni e tali interventi concorrono a rafforzare, soprattutto in questo tempo di crisi e di incertezze, il profilo della nostra identità mediterranea. Essa deve continuare a caratterizzare il nostro ruolo all'interno delle Nazioni Unite, nell'Alleanza atlantica e nella stessa Unione europea, per far sì che tali organizzazioni continuino a perseguire un impegno comune nella lotta contro il terrorismo e per una condivisione più equa e responsabile delle conseguenze del fenomeno migratorio, come pure di tutte quelle altre sfide (ad esempio, le conseguenze del cambiamento climatico e i conflitti interetnici) che contribuiscono a rendere il Mediterraneo allargato un epicentro del disordine globale.
Con riguardo alla situazione specifica della Striscia di Gaza, si pone la necessità di prefigurare uno scenario post-bellico che tenga conto delle esigenze, da un lato, di porre fine al controllo di Hamas sulla Striscia e, dall'altro, di assicurare una forma di amministrazione interinale del territorio stesso, volta a preparare un assetto di lungo periodo. A tale proposito, ricordo che il Sottosegretario Perego di Cremnago ha chiarito che il sostegno dell'attività alla cooperazione dell'UNRWA a vantaggio del popolo palestinese avviene tramite numerosi canali, oltre che attraverso le missioni internazionali.
Sempre nel contesto del Mediterraneo allargato, l'Italia persegue la stabilizzazione della Tunisia nel quadro del partenariato strategico istituito nel UE-Tunisia firmato a luglio 2023, e sostiene l'azione del Rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite e della missione UNSMIL in Libia, allo scopo di promuovere un dialogo intra-libico. In questo quadro, mantiene la sua importanza il , sottoscritto nel 2017 tra il Governo Gentiloni e il Governo libico che, come è stato ricordato durante la discussione, impegna le parti a rispettare gli obblighi internazionali e gli accordi sui diritti umani.
Passando ai Balcani e all'Europa orientale, la crisi ucraina ha reso ancora più evidente come, dinanzi a minacce sistemiche, la compattezza e l'unità dell'Unione europea e degli Stati membri, che la compongono, sia una condizione essenziale per una risposta efficace. Peraltro, il Parlamento sarà chiamato a seguire con attenzione il processo avviato con la presentazione, il 19 marzo, del Libro bianco sulla difesa europea. In particolare, per i Balcani occidentali il completamento del percorso di adesione all'Unione europea rimane l'obiettivo prioritario della diplomazia italiana, nonostante la persistenza di nodi politici ancora aperti: dalla stabilizzazione della Bosnia-Erzegovina al processo di normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo. Risulta essenziale, dunque, il contributo alla stabilità fornito dalla missione NATO KFOR, attualmente guidata dal nostro Paese.
Ricordo, infine, che gli interventi di cooperazione allo sviluppo e sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione e le risorse programmate per il 2025 ammontano a quasi 363 milioni di euro, in leggero aumento rispetto al fabbisogno del 2024. Come emerso nel corso dell'audizione del direttore generale della Cooperazione allo sviluppo del MAECI, nel 2025 gli interventi sono incentrati soprattutto sull'Africa e sul Medio Oriente, nonché sulla partecipazione agli sforzi della comunità internazionale per rispondere agli accresciuti bisogni umanitari della popolazione ucraina. Gli interventi tengono inoltre presente l'orizzonte del Piano Mattei, incentrato sugli investimenti più significativi sul piano infrastrutturale e di valorizzazione del capitale umano.
In conclusione, auspico che l'esame parlamentare possa costituire l'occasione per una valutazione dell'efficacia della nostra proiezione internazionale nel perseguimento degli obiettivi strategici del nostro Paese, ma anche per ribadire una visione unitaria e coerente della nostra politica estera, al di là delle distinzioni tra maggioranza e opposizione.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la IV Commissione (Difesa), deputato Bicchielli.
PINO BICCHIELLIGrazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signora Sottosegretaria, dalle linee politico-strategiche delineate dal relatore per la Commissione affari esteri, onorevole Maullu, discende la mappa della presenza italiana nelle missioni internazionali, negli interventi di cooperazione allo sviluppo e nel contributo a sostegno dei processi di pace e stabilizzazione. Venendo al dispositivo dei documenti in esame, con la deliberazione del Consiglio dei ministri adottata il 19 febbraio 2025, il Governo intende avviare, per il periodo dal 1° gennaio al 31 dicembre 2025, una nuova missione internazionale. Si tratta della missione denominata “Forze ad alta e altissima prontezza operativa”, con il fine di costituire un contingente di Forze ad alta e altissima prontezza operativa da impiegare, con una procedura accelerata, al verificarsi di crisi o di situazioni di emergenza. Come si legge nella scheda 15-, le predette Forze potranno essere utilizzate anche per alimentare il contingente nazionale nell'ambito delle Forze di reazione alleate della NATO.
L'area geografica di intervento sono i Paesi in cui operano personale e contingenti nazionali e Paesi in cui le condizioni di sicurezza richiedono l'esecuzione di uno specifico piano nazionale, nonché all'interno dell'area di responsabilità del SACEUR. La durata programmata della missione è dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2025 con un fabbisogno finanziario per la durata programmata di 29.973.204 euro. Quanto alla composizione degli assetti da inviare, è previsto un impiego massimo di 2.867 unità di personale, 359 mezzi terrestri, 4 mezzi navali e 15 mezzi aerei.
Passando alla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione al fine della relativa proroga, ciascuna scheda indica i singoli impegni militari autorizzati nell'ambito dello specifico quadrante e, rispetto alla relazione dello scorso anno, alcune schede sono state organizzate mediante unificazione in un'unica scheda contenente diverse missioni.
Con riferimento alle missioni e alle operazioni per le quali il Governo chiede la proroga per il periodo dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2025, partendo dal continente europeo, evidenzio che i nostri militari continueranno ad essere presenti nei Balcani occidentali, oltre che con la missione NATO denominata , con l'operazione EUFOR Althea, che ha il mandato di contribuire al mantenimento delle condizioni di sicurezza per l'attuazione dell'Accordo di pace di Dayton, che apre altresì la strada all'integrazione della Bosnia-Erzegovina nell'Unione Europea. Viene anche prorogata la missione dell'Unione europea di assistenza militare a sostegno dell'Ucraina EUMAM Ucraina, nonché la NATO .
Nel Medio Oriente prosegue la partecipazione di personale militare alle missioni delle Nazioni Unite volte alla creazione di condizioni di pace e sicurezza in Libano denominata UNIFIL e la missione bilaterale di addestramento delle forze armate libanesi MIBIL. Viene prorogata anche la missione bilaterale di addestramento delle forze di sicurezza palestinesi MIADIT, la partecipazione di personale militare alla coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh, la missione NATO di sostegno al Governo iracheno, denominata NATO Mission in Iraq, nonché quella del dispositivo militare, incluso il personale del Corpo militare volontario della Croce Rossa, negli Emirati Arabi Uniti, in Kuwait, in Bahrein, in Qatar e a Tampa, per le esigenze connesse con le missioni internazionali in Medio Oriente e Asia, oltre l'impiego di un dispositivo militare per il contributo nazionale in esito al conflitto Israele-Hamas (Operazione Levante).
Passando al continente africano, viene proposta la proroga della missione UNSMIL in Libia e della missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia denominata MIASIT Libia. Infine, viene prorogato anche l'impiego del dispositivo NATO a favore dei Paesi situati lungo tutto il fianco Sud dell'Alleanza. Vengono, altresì, prorogate: la missione bilaterale di cooperazione in Tunisia, la missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger, la missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Burkina Faso, la missione dell'Unione europea denominata EUTM Somalia, la missione bilaterale di addestramento delle Forze di Polizia somale e gibutiane, la partecipazione di personale impiegato presso la base militare nazionale nella Repubblica di Gibuti per le esigenze connesse con le missioni internazionali nell'area del Corno d'Africa e zone limitrofe, nonché la missione dell'Unione europea EUMAM Mozambico.
Le schede dalla 9 alla 13 si riferiscono, invece, alla proroga per il periodo dal 1° gennaio al 31 dicembre 2025 della partecipazione di personale militare e dell'impiego di mezzi ai fini del potenziamento di dispositivi nazionali europei, ONU e NATO. In particolare, sono prorogate: le operazioni di sorveglianza marittima Mediterraneo Sicuro, la partecipazione di personale all'operazione NATO di sicurezza marittima nel Mar Mediterraneo denominata , nonché all'operazione dell'Unione europea Eunavfor MED Irini, finalizzata all'attuazione dell'embargo sulle armi imposte dall'ONU nei confronti della Libia, il dispositivo NATO per la sorveglianza navale, volto a rafforzare l'attività di sorveglianza navale e attività di raccolta dati dell'area Sud dell'Alleanza, nonché il dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nel Golfo di Guinea.
Inoltre, vengono prorogate: l'operazione dell'Unione europea EU NAVFOR-ATALANTA, che opera a sostegno delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in modo conforme all'azione autorizzata in caso di pirateria; l'operazione CMF Forza marittima multinazionale, che opera nelle acque mediorientali di Mar Rosso, Oceano Indiano e Golfo Persico, il cui scopo è di migliorare la sicurezza marittima nella regione; l'operazione dell'Unione europea EUNAVFOR , che intende contribuire alla salvaguardia della libera navigazione e alla protezione del naviglio mercantile in transito in un'area di operazioni che include Mar Rosso, Golfo di Aden e Golfo Persico, nonché la partecipazione di personale militare all'organizzazione internazionale indipendente istituita per il mantenimento della pace nel Sinai.
Vengono altresì prorogati: la partecipazione di personale militare italiano al dispositivo volto a preservare l'integrità dello spazio aereo europeo dell'Alleanza ( e ) e l'impiego di un dispositivo militare, incluso il personale del Corpo militare volontario della Croce rossa, per il potenziamento della presenza della NATO nell'area Est dell'Alleanza. Con riferimento alla partecipazione di personale militare impiegato nelle missioni istituite dall'ONU, la relazione analitica dispone la proroga delle seguenti missioni: ; ; .
Faccio presente che la scheda n. 15 “Esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate” riguarda le spese per assicurazione, trasporto, infrastrutture e lavori, nonché interventi di cooperazione civile e militare disposti dai comandanti dei contingenti per il periodo dell'anno 2025. Segnalo, inoltre, che sono confermate le esigenze di mantenimento del dispositivo info-operativo dell'Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna a protezione del personale delle Forze armate impiegato nelle missioni internazionali, e incrementate le attività di cooperazione con le forze di sicurezza locali.
Con riguardo, invece, alle missioni internazionali delle Forze di Polizia, della Guardia di finanza e del personale della magistratura, la relazione analitica sottopone all'approvazione del Parlamento la proroga per il periodo dal 1° gennaio al 31 dicembre 2025 della partecipazione alla missione , alla missione di cooperazione delle Forze di Polizia nei Paesi dell'area balcanica e alla missione di cooperazione bilaterale di assistenza alla Polizia albanese.
È inoltre intendimento del Governo prorogare la partecipazione alla missione , alla missione europea e alla missione bilaterale di assistenza nei confronti delle istituzioni libiche preposte al controllo dei confini marittimi. Infine, la relazione analitica sottopone all'approvazione del Parlamento la proroga per il periodo dal 1° gennaio al 31 dicembre 2025 della partecipazione alle missioni internazionali di personale militare e della magistratura impiegato nelle missioni civili istituite dall'Unione europea nell'ambito della politica di sicurezza e di difesa comune.
L'Unione europea gestisce attualmente 13 missioni civili in tre continenti, che richiamo brevemente: EUAM Iraq, EUBAM Libia, EUBAM Rafah, EUPOL COPPS, EUAM RCA, EUCAP Sahel Mali, EUCAP Sahel Niger, EUCAP Somalia, EULEX Kosovo, EUMM Georgia, EUAM Ucraina, EUM Armenia, EUPM Moldova. Avviandomi alla conclusione, signor Presidente, segnalo che le schede dalla n. 22 alla n. 25 prevedono la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo, a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione. In particolare, si chiede la proroga delle iniziative di cooperazione allo sviluppo e di sminamento umanitario; degli interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza; della partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza, nonché degli interventi operativi di emergenza e di sicurezza.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Nicola Care'. Ne ha facoltà.
NICOLA CARE'(PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, autorizzare l'impiego delle Forze armate in missioni internazionali non è mai un atto formale, è una decisione politica, strategica, morale. È una decisione che riguarda l'identità internazionale dell'Italia, la coerenza della nostra politica estera, la responsabilità che abbiamo verso i nostri militari e verso i valori che la nostra Repubblica incarna. Il Partito Democratico ha sempre sostenuto l'impegno italiano alle missioni internazionali, quando esse sono coerenti con la nostra Costituzione, con gli obblighi internazionali assunti dall'Italia e con i principi della legalità, del multilateralismo, della promozione della pace.
Siamo una forza politica che non si è mai sottratta alla responsabilità di difendere le istituzioni democratiche anche fuori dai confini nazionali, dove è necessario. Proprio per questo, oggi, in piena coerenza con il nostro approccio, esprimiamo profonde perplessità sul complesso delle missioni proposte dal Governo. In primo luogo una questione di metodo, che attiene direttamente alla qualità del dibattito parlamentare: il principio introdotto con la legge n. 168 del 2024, l'interoperabilità tra le missioni nella stessa area geografica, si sta traducendo in un processo di accorpamento eccessivo e disordinato delle schede missioni.
Questo approccio, che rende meno intellegibili finalità, assetti e risorse dedicate alle singole missioni, finisce per limitare gravemente il ruolo del Parlamento, perché, se tutto è messo insieme, nulla può essere valutato davvero nel merito, e quando viene meno il merito, viene meno la responsabilità. Inoltre, anche quest'anno il Governo ha trasmesso con notevole ritardo la documentazione necessaria. Questo Parlamento non può continuare a ratificare scelte già operative senza un tempo congruo per valutarle, discuterle e, se necessario, modificarle.
È una questione istituzionale prima ancora che politica. Nel merito, il nostro giudizio è articolato: sosteniamo con convinzione le missioni che rientrano nel quadro delle alleanze strategiche dell'Italia (come l'impegno nei Balcani, in Libano, in Ucraina, nel Mediterraneo Orientale), missioni dove il nostro Paese contribuisce con credibilità a garantire sicurezza collettiva, stabilità regionale e protezione dei diritti. In questi contesti la presenza italiana è efficace, apprezzata e coerente con il mandato ricevuto dalla comunità internazionale.
Ma non possiamo tacere su alcune scelte che, a nostro avviso, mettono in discussione i principi alla base del nostro coinvolgimento internazionale. Ribadiamo la nostra netta contrarietà al rinnovo della missione bilaterale di supporto alla Guardia costiera libica. Lo diciamo con chiarezza: non è più tollerabile che l'Italia continui a finanziare un apparato che, secondo molteplici inchieste, è coinvolto in una sistematica violazione dei diritti umani, in collusione con trafficanti, e in pratiche di detenzione inumane. Non possiamo più girarci dall'altra parte. La lotta all'immigrazione irregolare non può giustificare la rinuncia ai valori fondamentali, non può passare sopra la dignità delle persone.
Similmente, non possiamo approvare la missione bilaterale di cooperazione con la Tunisia. Nel Paese assistiamo a un progressivo svuotamento dello Stato di diritto, alla repressione delle libertà fondamentali e alla strumentalizzazione politica del fenomeno migratorio. In questo contesto è doveroso chiedersi se sostenere senza condizioni un Governo che persegue queste politiche non significhi indirettamente legittimarle. In Niger, invece, chiediamo trasparenza e garanzie.
Dopo il colpo di Stato del luglio del 2023 il quadro istituzionale del Paese è cambiato radicalmente: l'Italia non riconosce la giunta militare oggi al potere, ed è giusto così, ma allora è legittimo chiedere con chi stiamo parlando, a chi stiamo fornendo supporto, su quali basi democratiche, e come garantiamo la sicurezza dei nostri militari in un contesto così instabile. Non basta dire “restiamo presenti”, bisogna chiarire con quali obiettivi e in quali condizioni. Un altro grande punto critico è rappresentato dalla cooperazione allo sviluppo.
Oggi la cooperazione è la grande assente di questa strategia: i tagli ai fondi sono drammatici, oltre 100 milioni di euro in meno nel triennio. Si parla molto del Piano Mattei, ma nei fatti si stanno svuotando i capitoli ordinari della cooperazione per finanziare operazioni non ancora definite, prive di una struttura trasparente e senza un reale coinvolgimento degli attori del settore. Non bastano enunciazioni, servono fatti, progettualità, partecipazione e soprattutto risorse aggiuntive. Manca una regia politica forte, manca un coordinamento reale tra difesa, cooperazione e diplomazia.
Manca, soprattutto, un'idea chiara del ruolo che l'Italia vuole giocare nello scenario internazionale, perché la nostra sicurezza non si costruisce solo con la forza; si costruisce con la giustizia, con la cooperazione, con il rispetto dei diritti. Per questo abbiamo presentato una risoluzione alternativa, una risoluzione che sostiene: le missioni multilaterali ispirate a legalità e internazionali; esclude il sostegno alle missioni in Libia e Tunisia; chiede chiarezza e condizioni per la missione in Niger; rafforza il ruolo della cooperazione allo sviluppo; sollecita un vero piano per il Mediterraneo e l'Africa, non fondato su propaganda, ma su progettazione condivisa, risorse adeguate e rispetto dei diritti.
Concludo, signor Presidente, esprimendo ancora una volta il nostro pieno sostegno alle donne e agli uomini delle Forze armate italiane, che operano con onore in condizioni difficili, con spirito di servizio e profondo senso della Repubblica. È proprio per il rispetto nei loro confronti che riteniamo fondamentale che il loro impiego all'estero sia sempre accompagnato da una strategia politica chiara, trasparente e coerente con i principi costituzionali. Noi vogliamo un'Italia forte, autorevole e rispettata nel mondo, ma vogliamo anche un'Italia giusta, coerente, capace di coniugare sicurezza e diritti, forza e umanità, difesa e cooperazione.
È questo l'equilibrio che cerchiamo. È questo il messaggio che porteremo in Aula e fuori, con la forza delle idee e la responsabilità della nostra visione .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.
FABIO PORTA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghi, oggi la Camera esamina e discute una questione di fondamentale importanza per il ruolo dell'Italia, del Paese nel contesto internazionale: la partecipazione alle missioni internazionali per l'anno 2025.
Viviamo in un'epoca di grandi trasformazioni, di sfide crescenti, conflitti regionali, terrorismo internazionale, crisi umanitarie, cambiamenti climatici, fenomeni interconnessi che minacciano la stabilità globale e richiedono risposte coordinate e multilaterali. L'Italia, forte della sua storia e dei suoi valori, non può sottrarsi a questa responsabilità e il Partito Democratico ribadisce con forza alcuni principi fondamentali che devono continuare a guidare il nostro impegno: il multilateralismo, la legalità internazionale, l'approccio integrato.
Vorrei sottolineare l'importanza dell'approccio multilaterale. La nostra partecipazione a missioni sotto l'egida delle Nazioni Unite e della NATO è fondamentale non solo per il prestigio del nostro Paese, ma anche per il rafforzamento di alleanze strategiche. Però, non possiamo limitarci a guardare soltanto agli aspetti militari: è fondamentale integrare le nostre azioni con strategie di sviluppo e aiuto umanitario. Le missioni devono essere accompagnate da iniziative che promuovano la ricostruzione e il dialogo perché, senza una stabilità duratura, i nostri sforzi rischiano di essere vani. Questo dibattito rappresenta un momento cruciale, che richiede la nostra massima attenzione e responsabilità. Le missioni - lo ripeto - non sono soltanto operazioni militari o di supporto, ma rappresentano il nostro impegno a favore della stabilità globale e della lotta a sfide che oggi sono di fronte agli occhi di tutti. Esse esprimono la nostra volontà di contribuire alla costruzione della pace e della stabilità tra i popoli e gli Stati in un'ottica multilaterale, contribuendo alla lotta al terrorismo, alla radicalizzazione, ai traffici illeciti e alla soluzione, soprattutto, delle crisi umanitarie.
Tuttavia, è nostro dovere esaminare con rigore alcune significative criticità ad esse collegate e che abbiamo già evidenziato durante il dibattito in Commissione esteri e in Commissione difesa, richiamando l'importanza di garantire che le decisioni prese siano coerenti con i principi democratici e gli interessi del Paese. Riteniamo, infatti, che l'approccio proposto dal Governo presenti alcune criticità importanti che, se non affrontate, rischiano di compromettere l'efficacia e la sostenibilità del nostro impegno. Voglio evidenziare a questo proposito alcune questioni che ci portano ad esprimere le nostre perplessità sulla proposta del Governo, come la mancanza di una strategia coerente di lungo termine, la sottovalutazione degli aspetti civili e umanitari, l'insufficiente coinvolgimento del Parlamento, la sostenibilità finanziaria e l'impatto sulle popolazioni locali.
Per questa ragione, abbiamo presentato una bozza di risoluzione alternativa che solleva alcune preoccupazioni legittime, legate ad una mancanza di chiarezza riguardo agli obiettivi specifici delle missioni proposte. È fondamentale che ogni missione abbia obiettivi chiari e misurabili, affinché possiamo valutare la loro efficacia facendo scelte consapevoli. Ed è doveroso considerare le risorse a disposizione, in quanto le missioni internazionali richiedono investimenti significativi non solo in termini finanziari, ma anche di personale e logistica.
Poi vi è una mancanza di visione strategica complessiva che guidi la partecipazione italiana alle missioni internazionali, con decisioni prese in maniera frammentaria in risposta a stimoli immediati, oltre che qualsivoglia pianificazione di lunga durata all'insegna della ponderatezza. Pertanto, occorrerebbe che il Governo definisse una chiara strategia nazionale di politica estera e di difesa, che stabilisse priorità, obiettivi misurabili e indicatori di per le nostre missioni.
Mi preme sottolineare che le missioni militari devono sempre essere accompagnate da sforzi diplomatici e di sviluppo. Dobbiamo garantire che le nostre azioni sul campo siano sostenute da un dialogo costante con le comunità locali e gli attori internazionali. La cooperazione con le organizzazioni locali è fondamentale per il successo delle nostre missioni attraverso un approccio integrato.
Come Partito Democratico - lo diceva il collega Care' -, abbiamo sempre sottolineato anche una sproporzione tra l'impegno militare e quello civile nelle missioni, in considerazione del fatto che gli interventi esterni rischiano di destabilizzare ulteriormente contesti già fragili, di alimentare il risentimento e di creare nuove forme di dipendenza. Chiediamo, quindi, al Governo di adottare un nuovo approccio che tenga conto delle specificità locali, che rispetti la sovranità dei Paesi coinvolti e che promuova la partecipazione attiva delle comunità locali alla definizione delle priorità e alla gestione degli interventi.
Troppo spesso l'attenzione si concentra sull'aspetto securitario e si trascurano gli interventi di cooperazione allo sviluppo, il sostegno alla locale, la promozione dei diritti umani, l'assistenza umanitaria. Noi riteniamo che un approccio integrato, che affianchi alla componente militare una forte componente civile, sia essenziale per affrontare le cause profonde dei conflitti e per costruire una pace duratura.
È preoccupante davvero il taglio delle risorse destinate alla cooperazione allo sviluppo per il triennio 2025-2027. Questa riduzione compromette progetti essenziali, mettendo a rischio anche i nostri interventi umanitari. Proponiamo, quindi, un aumento significativo degli investimenti in progetti di cooperazione civile e militare e nel rafforzamento delle capacità locali.
Nello specifico delle missioni, mi preme rilevare che, per quanto riguarda la missione in Ucraina, è fondamentale che qualsiasi impiego di forze legate al cessate il fuoco segua la procedura ordinaria e coinvolga soprattutto il Parlamento. La delicatezza della situazione richiede una forte azione diplomatica, soprattutto da parte dell'Unione europea, per promuovere una pace giusta e sicura.
Allo stesso tempo, non possiamo ignorare l'emergenza umanitaria nella Striscia di Gaza: la ripresa dei bombardamenti israeliani ha aggravato una crisi già devastante. L'iniziativa , pur annunciata con enfasi, presenta gravi lacune in termini di trasparenza sugli stanziamenti e sull'effettiva portata degli interventi. Con risorse limitate rispetto alle necessità urgenti, rischia di essere percepita come un gesto simbolico, piuttosto che come un intervento risolutivo. Mentre la proroga della missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera libica - lo diceva il mio collega poco fa - solleva ancora una volta preoccupazioni significative, perché è inaccettabile continuare a finanziare una missione senza una revisione profonda della nostra verso la Libia, soprattutto alla luce delle prove di torture sistematiche nei centri di detenzione gestiti da settori della guardia libica.
Infine, con riferimento alla situazione in Niger, dove c'è stato un colpo di Stato militare nel luglio del 2023, dobbiamo registrare la profonda complessità della situazione, dove il nuovo regime ha addirittura sospeso la Costituzione e instaurato relazioni bilaterali con Russia e Iran.
Per tutte queste ragioni - e concludo, Presidente -, riteniamo che la proposta del Governo meriti una profonda revisione. Il Partito Democratico è pronto ad un confronto costruttivo e aperto, al fine di migliorare l'efficacia del nostro impegno. Invitiamo il Governo a rivedere alcune scelte strategiche e a rafforzare l'impegno diplomatico. Siamo convinti che l'Italia possa e debba svolgere un ruolo di primo piano nella promozione della pace e della sicurezza del mondo, ma che questo ruolo debba essere esercitato con saggezza, responsabilità e con un'attenzione costante alle esigenze delle popolazioni più vulnerabili .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Matone. Ne ha facoltà, per 18 minuti.
SIMONETTA MATONE(LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signori membri del Governo, dal 2017 l'autorizzazione che concerne l'avvio di nuove missioni internazionali e la proroga degli interventi all'estero delle nostre Forze armate non avviene più mediante il varo e la conversione di un decreto-legge, salvo alcuni casi davvero straordinari, ma attraverso l'adozione da parte del Governo di una deliberazione che viene, poi, sottoposta all'esame del Parlamento.
La deliberazione al nostro esame è stata approvata dal Consiglio dei ministri lo scorso 19 febbraio. Quest'anno la novità è che non ci sono nuovi interventi da autorizzare. Il Governo si è limitato a predisporre un pacchetto di Forze ad elevata prontezza operativa, da impiegare velocemente e all'occorrenza, riservandosi in quel caso di acquisire il via libera del Parlamento in modo più rapido, ovvero una deliberazione integrativa unica, adottata dal Consiglio dei ministri, previa comunicazione al Presidente della Repubblica e poi trasmessa alle Camere, che, entro cinque giorni, si esprimerebbero al riguardo con gli atti di indirizzo previsti dai rispettivi Regolamenti.
La consistenza massima di questo pacchetto è fissata in 2.867 soggetti effettivi, tratti in tutto o in parte dalle unità assegnate alle dell'Alleanza atlantica, con le relative dotazioni: 359 mezzi terrestri, 4 navi e 15 velivoli.
Ampio è quindi lo spettro ipotizzato dei possibili utilizzi: si va dalla reazione rapida alle crisi e minacce di insorgenza improvvisa, alla dimostrazione di solidarietà e determinazione della NATO, fino alle complesse operazioni di mantenimento della pace.
Gli oneri previsti sono pari a poco meno di 30 milioni di euro, coperti con l'emissione di obbligazioni esigibili nell'esercizio finanziario 2026. Si tratta di una innovazione importante che mira, evidentemente, ad accrescere l'elasticità e l'immediatezza dell'eventuale risposta italiana alle crisi.
Le missioni di cui invece è autorizzata la prosecuzione sono generalizzate nel documento XXVI, n. 3, che è parte integrante della deliberazione.
Come già in passato, sono molto numerose e delineano un impegno complessivo rilevante, dal momento che la consistenza massima prevista per l'insieme dei contingenti risulta pari a 12.109 soggetti effettivi, mentre quella media è pari a 7.751 unità. Gli oneri totali sono stimati pari a 1,480 miliardi di euro, di cui 977 milioni a carico dell'esercizio 2025 e i rimanenti 503 sull'esercizio 2026.
Un'ulteriore novità è rappresentata dalla circostanza di prevedere forme di mobilità agevolata tra le truppe appartenenti a contingenti schierati in teatri contigui o comunque geograficamente non eccessivamente distanti.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, l'atto su cui ci stiamo confrontando è da sempre sostenuto da un documento di inquadramento geopolitico e politico strategico che descrive l'estremamente complesso scenario internazionale, dal quale discende necessariamente la proroga degli interventi già in corso.
Tutto questo fa, dell'esame e del dibattito su questo provvedimento, un momento molto impegnativo di verifica del sostegno parlamentare agli aspetti più importanti della politica di proiezione esterna del nostro Paese che, noi auspichiamo il più ampio possibile e il più condiviso possibile al termine di questo confronto parlamentare. I nostri militari meritano in effetti il nostro appoggio più convinto e sincero per ciò che fanno al servizio del nostro Paese, per ciò che fanno per la causa della pace, per ciò che fanno per la causa della stabilità. A loro va il nostro sentito e veritiero grazie ).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Oggi siamo chiamati a discutere e autorizzare la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali per il 2025, nonché la proroga di quelle già in corso.
Si tratta di un passaggio fondamentale per definire il ruolo del nostro Paese sugli scenari di crisi, nei processi di stabilizzazione e nella cooperazione allo sviluppo negli ambiti NATO, UE, ONU e bilaterale.
Oggi parliamo di missioni sugli scenari militari tradizionali, ma dobbiamo avere la lucidità di comprendere che la sicurezza si gioca anche su terreni nuovi: il cyberspazio, le ingerenze informative, la propaganda, il controllo delle tecnologie emergenti come l'uso dei droni.
Ecco perché è importante che in quest'Aula, oggi, non si prenda questo appuntamento come una mera ratifica di - come hanno detto anche altri colleghi prima di me -, ma un'occasione politica per riflettere sul quadro strategico in cui ci muoviamo.
La posizione di Azione è chiara. L'Italia deve restare protagonista nelle operazioni di stabilizzazione, di difesa e cooperazione, soprattutto dove la posta in gioco riguarda anche e soprattutto la nostra sicurezza nazionale.
Oggi non discutiamo solo su un decreto, discutiamo su una visione politica estera di Europa e di sicurezza condivisa e crediamo che su una politica estera chiara, trasparente e coerente con i nostri valori europei, che sappia distinguere tra prudenza e ambiguità e che non scambia diritti umani con accordi al ribasso, sia il caso di fare un'analisi approfondita.
Questa visione prende forma concreta proprio nelle missioni che oggi andiamo ad autorizzare e rinnovare, perché ogni contingente, ogni operazione, ogni base in cui sventola il tricolore raccontano qualcosa del nostro impegno per un mondo più stabile, più giusto e più sicuro.
Dobbiamo farlo nel quadro delle missioni UE e NATO, dove resta prioritaria la protezione del fianco Est dell'Alleanza a supporto dei Paesi più esposti; mi riferisco al sostegno EUMAM Ucraina e al NATO , ma anche al supporto al in Ungheria, al sistema SAMP/T per la difesa missilistica integrata in Lituania e alla partecipazione, con la componente aerea, alle di sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza, attraverso le operazioni di e di ; in Medioriente, dove il nostro impegno continua a essere cruciale, con UNIFIL, in Libano, che rappresenta da anni un presidio di stabilità in una regione estremamente fragile; nella Striscia di Gaza, dove la situazione richiede la nostra fermezza non solo per aiutare la popolazione civile ma anche per promuovere un cessate il fuoco duraturo, che apra la strada al dialogo. Solo così potremmo raggiungere un livello di sicurezza che ci permetta di dare concretezza davvero al principio due popoli due Stati).
Abbiamo la regione dei Balcani; la nostra presenza lì rimane decisiva, come testimonia il fatto che i comandanti della missione KFOR e della missione EULEX sono italiani. Sono aree dove tensioni etniche, fragilità istituzionali e ingerenze esterne - spesso proprio da parte della Russia - possono ancora degenerare rapidamente. Il nostro contributo, tanto nella cornice NATO quanto attraverso l'Unione europea, tanto in Kosovo quanto in Bosnia, è un presidio di stabilità a tutela della pace.
Passiamo poi al Mediterraneo allargato, che è uno scenario importante, che ci vede coinvolti in prima linea per ragioni geografiche, ma anche economiche. Il Mar Rosso rappresenta un corridoio cruciale per gli interessi nazionali ed europei: per quell'area transita il 13 per cento del commercio globale e oltre un terzo dei flussi energetici mondiali. L'operazione , le iniziative in ambito NATO per proteggere la navigazione. È essenziale continuare la collaborazione con i nostri attraverso il rafforzamento dei dispositivi nazionali e alleati. Garantire la sicurezza delle rotte tra il Golfo di Aden nel Canale di Suez è fondamentale per tutelare i nostri interessi economici e la nostra sicurezza.
Passo alla Libia, che resta un contesto centrale, un Paese in cui l'instabilità è ormai cronica e dove l'Italia continua ad avere un ruolo di primo piano, ma penso che non possiamo più affrontare la questione libica soltanto con un approccio emergenziale o legato alla gestione dei flussi migratori. È un tema geopolitico, ma è anche un tema di diritti umani.
Per questo abbiamo presentato alcuni emendamenti in Commissione esteri, per chiedere di valutare una revisione del con la Libia. Il collega, prima, - relatore per la Commissione esteri - menzionava come il tra Italia e Libia sottoscritto nel 2017 già contenga alcuni impegni che, se vogliamo, potrebbero, da qualche punto di vista, essere anche abbastanza chiari per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani. E cionondimeno, abbiamo evidenze multiple, chiare, raccolte nel corso di tanti anni, che dimostrano che il rispetto dei diritti umani - come dovrebbe essere previsto dal non avviene. Per questo abbiamo proposto alcuni emendamenti in Commissione per invitare il Governo a rivedere il e a rivedere gli accordi con un Paese che evidentemente, dal nostro punto di vista, non sta facendo abbastanza sotto il profilo dei diritti. Le relazioni bilaterali sono essenziali - in particolare, in Paesi chiave come appunto la Libia -, ma serve anche e soprattutto una strategia europea.
Sempre nel caso della Libia, un altro nostro emendamento proponeva di affiancare a un approccio bilaterale con questo Paese, che è sicuramente un patrimonio dell'Italia, anche un approccio, però, europeo, per avere più peso specifico e per fare in modo di avere una leva negoziale maggiore nei confronti di questo Paese.
Un contesto estremamente importante, però, resta quello dell'Ucraina. Viviamo in un'epoca in cui la guerra, che pensavamo relegata ad altri scenari e ad altri continenti, è tornata a bussare alle porte dell'Europa. L'aggressione russa all'Ucraina ha brutalmente riportato al centro della riflessione politica e istituzionale il tema della sicurezza, della libertà e della difesa. L'Ucraina non è soltanto un Paese sotto attacco; è il confine avanzato della libertà europea e ce lo ha ricordato, ancora una volta, il drammatico attacco missilistico di ieri a Sumy. Un attacco che ha provocato morti e feriti tra la popolazione civile che stava partecipando alle funzioni religiose della Domenica delle palme; sono morte persone in macchina; sono morte 34 persone, di cui 2 minori, per le strade, nei mezzi pubblici, nelle proprie case. Un attacco che ha provocato, appunto, morti e feriti tra la popolazione civile - e tra i feriti anche una neonata di tre mesi - che è la prova, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che siamo ben lontani da una risoluzione di quel conflitto; mentre Trump ritiene che molto presto ci sarà un cessate il fuoco completo, Putin risponde con i missili. Sta prendendo tempo, si prende gioco della nostra diplomazia, sfrutta le nostre indecisioni e usa ogni spiraglio per riorganizzarsi militarmente. È il momento della lucidità e non possiamo permetterci ambiguità né tentennamenti, perché l'attacco a Sumy è un tragico promemoria della necessità di un impegno continuo per la pace e la sicurezza in Europa. Lo abbiamo già detto e lo ribadiamo: dobbiamo essere al fianco dell'Ucraina non solo con il sostegno umanitario e militare, ma anche con una visione politica chiara; rafforzare la sicurezza comune europea, di cui abbiamo parlato sempre in quest'Aula pochi giorni fa, accelerare verso una vera politica di difesa integrata e abbandonare logiche di corto respiro.
PRESIDENTE. Consentitemi di salutare le studentesse, gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto di istruzione superiore “Paolo Baffi”. Arrivano da Fiumicino, in provincia di Roma. Benvenuti alla Camera dei deputati . Stiamo svolgendo una discussione generale sulla partecipazione italiana alle missioni internazionali e per questo sono in Aula solo i deputati che devono intervenire.
È iscritta a parlare l'onorevole Francesca Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signora rappresentante del Governo, la Camera è chiamata a esprimersi sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e stabilizzazione per il 2024 e su ulteriori missioni per il 2025. Ricordo che con la legge n. 168 del 2024, con cui è stata modificata la legge n. 145 del 2016 sulla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, è stata introdotta la possibilità per il Governo di individuare forze ad alta e altissima prontezza operativa da impiegare all'estero in caso di crisi o situazioni di emergenza, indicando il numero massimo delle unità di personale e il limite massimo del fabbisogno finanziario nell'ambito delle disponibilità complessive dei fondi. Questo consente al Governo di poter disporre di un contingente di personale in prontezza operativa da impiegare nel corso dell'anno in caso di crisi o situazioni di emergenza non prevedibili al momento dell'adozione della delibera; tali unità di personale potrebbero, quindi, essere impiegate per rafforzare missioni già autorizzate, ma anche in Paesi e contesti in cui non vi siano missioni già operative.
Come già ampiamente denunciato in fase di approvazione, tale norma potrebbe rafforzare talune missioni controverse a scapito di altre che godono di un più ampio sostegno parlamentare, cosa su cui non siamo assolutamente d'accordo.
Con la deliberazione del Consiglio dei ministri sulla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per il 2025 è stata poi introdotta la scheda n. 15-, in cui si prevede un'area geografica di intervento molto ampia; l'articolo 2, comma 2, della legge n. 145 del 2016, però, prevede che il Governo indichi per ciascuna missione l'area geografica di intervento, gli obiettivi, la base giuridica di riferimento, la composizione degli assetti da inviare, compreso il numero massimo delle unità di personale coinvolte, anche in modalità interoperabile con altre missioni della medesima area geografica. Anche in questa sede dobbiamo, quindi, denunciare che i documenti in esame non sono conformi alla normativa vigente.
Come avevamo ampiamente evidenziato, la modifica della legge n. 145 del 2016 ha portato a un minore ruolo del Parlamento. Prima, infatti, la legge prevedeva il riparto del Fondo per il finanziamento delle missioni internazionali tramite uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, i cui schemi erano sottoposti preliminarmente al parere parlamentare; ora il preventivo controllo del Parlamento non c'è più e si prevede la ripartizione del Fondo con decreti del Ministero dell'Economia e delle finanze, sopprimendo l'obbligo di acquisire sugli schemi di tali decreti il previo parere parlamentare. Una scelta, a nostro avviso, davvero grave, anche in considerazione del fatto che il contesto internazionale è sempre più drammaticamente caratterizzato da un'estrema instabilità e da una del confronto militare. Il ritorno di Donald Trump alla Presidenza degli Stati Uniti sta, infatti, influenzando in maniera significativa il panorama globale della cooperazione internazionale e dell'aiuto umanitario, mettendo a dura prova la tenuta di istituzioni e programmi multilaterali. Il nuovo corso della politica estera americana promette, infatti, di seguire la filosofia , puntando a rinegoziare impegni internazionali e a ridefinire il ruolo degli Stati Uniti nelle organizzazioni globali.
Non possiamo dimenticare che il 2024 è stato segnato da due guerre alle porte di casa nostra e che le stesse due guerre rischiano di caratterizzare anche il 2025, se non si agisce. Ma agire non vuol dire correre al riarmo; agire vuol dire mettere in campo la politica e la diplomazia. La pace e la sicurezza non si ottengono promuovendo una politica di scontro e di guerra, aumentando le spese militari, militarizzando l'Unione europea e trasformandola in un blocco militare. Per questo siamo contrari - contrarissimi - a molte delle proposte del Governo, specie quelle che vedono l'Italia al fianco di tiranni e criminali di guerra.
A seguito del terribile attacco terroristico di Hamas nei confronti di Israele il 7 ottobre 2023, la risposta di Netanyahu è stata devastare Gaza. Non ci sono più zone sicure ed è in corso una catastrofe umanitaria. Già nelle prime settimane successive al 7 ottobre 2023, l' nella risposta di Israele è parsa allontanarsi sempre più marcatamente dal mero esercizio del diritto dell'autodifesa. Dopo un primo cessate il fuoco concordato, nei primi mesi del 2024 le ostilità sono proseguite parallelamente all'allargamento delle operazioni militari israeliane nel Sud della Striscia di Gaza. Non solo: Israele ha costretto l'UNRWA ad abbandonare la zona Est occupata di Gerusalemme e vietato agli israeliani qualsiasi contatto e cooperazione con l'Agenzia, limitando fortemente l'assistenza umanitaria a 2 milioni e mezzo di profughi palestinesi in Cisgiordania e a Gaza.
A febbraio Trump ha scioccato il mondo con la sua idea di evacuare la Striscia di Gaza, deportando circa 2 milioni di palestinesi che la abitano e ricostruire al suo posto un mega turistico di lusso. Il 18 marzo 2025 il Governo israeliano ha infranto la tregua a Gaza, con bombardamenti senza sosta sulla popolazione civile. Da ormai un anno e mezzo il mondo assiste a livelli insondabili di morte e distruzione nella Striscia. Anche sabato notte è stato bombardato l'ultimo ospedale ancora funzionante. Cosa ancora deve accadere, ci chiediamo? Oggi più che mai è necessario riconoscere lo Stato di Palestina. Siamo stufi di sentire solo parole di circostanza da parte del Ministro Tajani. Pensiamo che limitarsi a chiedere a Israele una reazione proporzionata sia vergognoso, così come continuare a ripetere che l'Italia lavora per due popoli e due Stati, senza però riconoscere uno di questi due. Ribadiamo, ancora una volta, l'urgenza di una grande azione diplomatica attraverso una conferenza di pace internazionale volta a cercare soluzioni per il conflitto in corso e definire una prospettiva di pace duratura in Medio Oriente.
Per quanto riguarda l'Ucraina, l'invasione russa e il protrarsi della guerra da oltre due anni, l'Unione europea e i suoi Stati membri non sono stati capaci di una risposta che promuovesse un'iniziativa politica e diplomatica per la cessazione del conflitto, percorrendo esclusivamente, al seguito degli Stati Uniti, la via del sostegno militare. Dopo la strage di Sumy, anche stanotte droni russi hanno attaccato Odessa. Il comportamento arrogante dell'amministrazione Trump nei confronti dell'Ucraina e dei suoi alleati europei è stato avallato anche a causa della miopia delle classi dirigenti europee. È necessario che l'Europa si impegni direttamente, con tutti gli attori rilevanti, per facilitare una risoluzione diplomatica del conflitto e avvii un processo di negoziazione formale sotto l'egida delle Nazioni Unite e dell'OCSE. Invece, si decide di prorogare la missione EUAM Ucraina e si introduce la NATO , che si sarebbe dovuta sottoporre alla Camera per una nuova autorizzazione e non per la proroga: una decisione che, oltre a non rispettare le norme, avrà come unico risultato il prolungamento del conflitto.
Per quanto riguarda la Libia, il 3 aprile 2025 è stato deciso di sospendere le operazioni dell'Alto commissariato ONU per i rifugiati, l'UNHCR, e di altre dieci organizzazioni umanitarie, tra cui ONG italiane accusate di favorire l'insediamento nel Paese dei migranti provenienti dal continente africano.
Ribadisco la nostra totale contrarietà alle missioni che prevedono collaborazione con le autorità libiche, sia per attività che per fornitura mezzi, oltre a quelle che prevedono presenza, sia bilaterale sia multilaterale, nell'area del Sahel.
Ne approfitto per segnalare in questa sede un fatto molto grave, di cui è stata data notizia il 2 aprile. Parrebbe che il Capo di stato maggiore dell'Aeronautica militare, il generale di squadra aerea Luca Goretti, e il capo della forza aerea libica, il della Libyan Air Force, Amhamed Gojel, abbiano firmato un accordo tecnico bilaterale sull'addestramento in favore dei piloti militari libici. Questo, il 2 aprile: quindi, prima dell'autorizzazione della proroga delle missioni e, quindi, prima anche delle coperture finanziarie, si è proceduto ad accordi tecnici bilaterali. Ditemi se è normale.
Tutto questo per proseguire in linea con i stretti in questi anni nella cinica e disumana lotta ai migranti e richiedenti asilo. A quegli Stati, a volte a pezzi di Stati, se non a veri e propri gruppi criminali, come nel caso della Libia, chiediamo, sostanzialmente, di essere la nostra polizia di frontiera. Ma Paesi come la Libia, la Tunisia, il Niger o il Burkina Faso non possono essere definiti “Paesi sicuri”. In Niger, ad esempio, dopo l'allontanamento delle truppe francesi e americane e il ritiro delle forze belghe e tedesche, la missione bilaterale italiana MISIN costituisce l'unica rappresentanza militare occidentale rimasta. Il golpe di Niamey ha contribuito ad accelerare il processo di frammentazione e polarizzazione degli Stati dell'Africa occidentale, inaugurato dai precedenti golpe militari in Mali e Burkina Faso, che hanno avviato una convergenza politica e militare con il Niger denominata Alleanza degli Stati del Sahel.
Noi ribadiamo la nostra contrarietà alla proroga delle missioni in quei Paesi, così come contestiamo i rapporti con la Tunisia, dove la svolta autoritaria ha intensificato la repressione contro gli oppositori politici, la società civile e le minoranze.
Concludo, Presidente. Noi siamo certamente favorevoli agli interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza in Siria, come in Myanmar, ma non è sufficiente il timido aumento di fondi previsto rispetto al 2024. Va modificata la qualità della spesa. Le risorse per la cooperazione devono essere utilizzate in coerenza con gli obiettivi di sviluppo sostenibile, definiti dalle Nazioni Unite, sul contrasto alle diseguaglianze e alla povertà, sul rapporto di modelli di sviluppo sostenibile nel rispetto degli obiettivi ambientali e dei diritti sociali, stimolando un protagonismo delle comunità locali nel loro legittimo diritto alla gestione delle risorse e alla tutela del proprio territorio.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Insomma, riteniamo che, anche nella gestione delle relazioni internazionali, l'azione del Governo sia del tutto insufficiente, quando non completamente sbagliata.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Francesco Silvestri. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). Grazie, Presidente. Oggi discutiamo un atto importante per il futuro della nostra politica estera e di difesa: la risoluzione relativa alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali per il 2025. Noi, come MoVimento 5 Stelle, abbiamo esaminato con grande attenzione e senso di responsabilità la deliberazione del Consiglio dei ministri e la relazione analitica che accompagna la richiesta di proroga e avvio delle missioni. Ciò che emerge da questo documento è una preoccupante, a nostro avviso, incoerenza normativa. Una deriva che non fa parte della nostra cultura, come Movimento 5 Stelle, perché troppo spostata verso una deriva bellicista e sicuramente distante da quei valori costituzionali che dovrebbero, in un qualche modo, guidare la nostra azione internazionale.
Non possiamo, infatti, ignorare che la riforma della legge n. 145, introdotta con la legge n. 168 del 2024, è stata applicata, a nostro avviso, in modo lacunoso e, in certi casi, è stata persino disattesa. L'articolo 2, comma 2, della legge, infatti, impone che ogni missione venga descritta con trasparenza, indicando obiettivi, aree geografiche, base giuridica e, soprattutto, composizione degli assetti. Nulla di tutto questo è pienamente presente nei documenti in esame o, comunque, presente con la stessa trasparenza e facilità di informazione con cui le precedenti missioni erano sempre state descritte. È stato cancellato il controllo parlamentare sul riparto delle risorse del fondo per le missioni, assegnando questo potere direttamente al Ministro dell'Economia. Ecco, questo per noi è un passo indietro dal punto di vista del Parlamento, che verrà così esautorato da una funzione così delicata.
In questo quadro, il MoVimento 5 Stelle ribadisce con forza un principio per noi non negoziabile: l'Italia non può e non deve diventare un Paese che rinuncia alla diplomazia per riabbracciare la logica del riarmo. Lo scenario internazionale, purtroppo, è drammaticamente instabile. In Ucraina, dopo più di tre anni di guerra, la prospettiva è ancora lontana. Il negoziato che gli Stati Uniti stanno promuovendo in questi mesi non sta, evidentemente, producendo i risultati. La popolazione civile ucraina continua ad essere bersaglio di vergognosi attacchi russi. L'Europa è completamente fuori dai giochi, perché vittima di una propaganda che ha, in un qualche modo, distrutto la sua immagine dal punto di vista internazionale. Quindi, viene reputato che l'Europa non sia utile a quei processi di pace. E questo è un danno di immagine gigantesco. Nel frattempo la NATO, con il pieno appoggio del Governo italiano, non ha ben capito cosa sta succedendo in quei posti e, quindi, pensa di estendere l'articolo 5 del Trattato atlantico anche a Kiev, rischiando, quindi, di continuare un'militare di cui, poi, i danneggiati sarebbero non solo gli effetti economici nei Paesi europei, ma, soprattutto, il popolo ucraino.
Non dimentichiamo, poi, l'altra tragedia: il conflitto in Medio Oriente. In Palestina si sta consumando, oltre che un genocidio, anche, di conseguenza, una crisi umanitaria devastante. Israele ha bloccato gli aiuti a Gaza, violando ogni principio di diritto internazionale. Quindi, noi chiediamo con forza che l'Italia si impegni molto più di quello che ha fatto in questi mesi per il cessate il fuoco immediato, che sostenga il piano per la ricostruzione della Striscia e che si adoperi, ovviamente, per il ripristino dell'UNRWA. Non possiamo essere complici di quello che sta succedendo lì. Non possiamo esserlo continuando a vendere armi ad Israele; non possiamo continuare ad essere complici non parlando, giustificando. E questo Governo, secondo me, ogni volta che ha trattato il tema della Striscia di Gaza e della Palestina, non lo ha fatto solamente con una superficialità da un punto di vista internazionale per quelle che sono le soluzioni, ma lo ha fatto anche non considerando un'affezione, un problema dal punto di vista della nostra immagine in quei posti. Soprattutto, continuare a cercare di ricondurre la reazione israeliana al 7 ottobre non fa altro che distruggere quelle che dovrebbero essere le buone intenzioni del nostro Governo in quelle zone.
Allo stesso modo, ci opponiamo con fermezza alla proroga della missione di assistenza alla Guardia costiera libica. Noi continuiamo a finanziare missioni che si traducono in sistematiche violazioni dei diritti umani. E, allora, ci chiediamo che credibilità può avere l'Italia sul piano internazionale, quando chiudiamo gli occhi davanti ad atrocità in ogni parte del mondo.
Quindi, come MoVimento 5 Stelle, sosterremo convintamente solo quelle missioni che rispondono a reali esigenze di pace, di cooperazione e di stabilizzazione. Per tutto il resto, ovviamente, noi saremo costretti a dire “no” e ci vedremo costretti, quindi, a rinunciare a una cooperazione, perché non va sicuramente nella direzione da noi auspicata.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Malaguti. Ne ha facoltà.
MAURO MALAGUTI(FDI). Grazie, Presidente. Governo, colleghi, il ruolo e la formazione dei militari, dopo la Seconda guerra mondiale, sono molto cambiati.
Le nuove missioni di oggi, che si definiscono in senso lato di , hanno imposto alle Forze armate dei mutamenti che hanno inciso sulla loro organizzazione a diversi livelli. L'azione militare si è progressivamente specializzata nel rispetto dei valori democratici contro le gravi violazioni dei diritti umani, con un modello di Forza armata più snello, capace di essere dispiegato velocemente laddove le condizioni lo rendano necessario. Infine, nella necessità di adattamento dei singoli militari, fondamentale per il successo delle missioni.
Gli italiani appaiono culturalmente orientati alle relazioni umane, propensi alla solidarietà, aperti al dialogo, e queste qualità vengono ritenute indispensabili per migliorare le nell'ambito di operazioni per il mantenimento della pace. Hanno una naturale affinità nel lavorare insieme ai commilitoni di altri contingenti e generalmente sono cordiali, comunicativi, collaborativi e non hanno problemi ad interagire con persone di razze o sesso diverso dal proprio.
Nella visione del militare italiano “ritorno alla pace” significa innanzitutto un reale miglioramento delle condizioni di vita di coloro che sono le vittime più deboli dei conflitti, soprattutto donne, anziani, bambini e malati. Nel loro operare vanno ben al di là del dovere professionale, cercando di dare ai soggetti più deboli un conforto che non è solo materiale ma anche e soprattutto affettivo e psicologico. Tutto ciò dimostrando, però, anche una grande capacità di riconoscere il pericolo e di reagire con fermezza quando necessario.
Queste qualità e capacità del soldato italiano sono riconosciute in un'ampia letteratura militare, documentazioni fotografiche e testimonianze di commilitoni di altre Nazioni e civili. Questo è un patrimonio di cui l'Italia deve andare orgogliosa, che le impone moralmente un costante impegno delle nostre Forze armate in qualità di promotori di pace. In ragione di ciò, il dovere della politica deve essere quello di garantire ai nostri soldati le dotazioni migliori, pratiche, moderne ed efficienti, per la loro massima sicurezza possibile, perché il ruolo delle Forze armate italiane nelle missioni internazionali si riflette in un prestigio internazionalmente riconosciuto a tutto il nostro Paese.
Riguardo al quadro geopolitico europeo, si evidenzia come l'Europa si trovi oggi al centro di un contesto internazionale caratterizzato da crisi multiple e crescenti minacce alla sicurezza, che ne ridefiniscono il ruolo geopolitico e le priorità strategiche. In tale contesto, la guerra in Ucraina, ormai entrata nel suo quarto anno senza che si sia ancora definita una chiara via negoziale per la sua risoluzione, ha fortemente destabilizzato l'architettura di sicurezza euroatlantica e accelerato dinamiche di polarizzazione a livello globale. Proprio in concomitanza con la domenica delle palme, quando si prende l'ulivo come simbolo di pace, a Sumy un missile balistico russo contro civili ha provocato 34 morti, tra cui sette bambini e 119 feriti.
Il conflitto in Ucraina ha contribuito a definire un arco di crisi che si estende dal quadrante Nord orientale europeo, attraversa il Medio Oriente e il Mar Rosso e raggiunge il Sahel, producendo effetti diretti sulla sicurezza e sul tessuto socioeconomico del continente. Nuove alleanze hanno dipinto il quadro internazionale con un avvicinamento dei Paesi totalitari di stampo politico e religioso in chiave antioccidentale. C'è qualcuno che pensa che basti dichiararsi amici di tutti, magari promuovendo anche il disarmo nazionale, per non avere problemi. L'uso della forza, sempre più attuale per ottenere obiettivi strategici, purtroppo ci dimostra esattamente il contrario.
L'Italia, in qualità di membro fondatore della NATO e in forza della sua posizione di piattaforma nel Mediterraneo, svolge un ruolo di primo piano nel rafforzamento dell'Alleanza atlantica e nel controllo europeo del fronte Sud ed è, infatti, tra i principali contributori alla missione NATO, sia in termini di risorse umane che di capacità operative. Sempre nell'ambito della NATO, l'Italia offre, inoltre, un significativo contributo agli ulteriori dispositivi alleati dispiegati in Bulgaria, Ungheria, Slovacchia e Romania, nonché alla difesa dello spazio aereo alleato. È, inoltre, protagonista nell'Operazione per la sicurezza marittima nel Mediterraneo ed ospita, a Napoli, la NATO per il Sud, focalizzata sulle sfide del quadrante meridionale.
Nei Balcani occidentali, l'Italia conferma il proprio impegno per la stabilizzazione regionale e l'integrazione europea, anche se la situazione tra Serbia e Kosovo rimane complessa, con tensioni che ostacolano il dialogo nonostante i ripetuti sforzi della comunità internazionale. In Bosnia-Erzegovina sosteniamo il percorso di riforme necessario per l'avvio dei negoziati di adesione all'Unione europea, contribuendo attivamente alla missione , il cui mandato è stato rinnovato nel 2024. Questi sforzi ci confermano come un attore chiave nella regione, nella più ampia architettura di sicurezza europea.
Per quanto riguarda il Medio Oriente, si sottolinea che continua a rappresentare uno dei principali teatri di instabilità a livello globale, in un contesto reso particolarmente critico dal protrarsi del conflitto a Gaza e dall'intensificazione delle ostilità tra Israele e Hezbollah, nonché dallo scontro in atto tra Israele e Iran.
Tali dinamiche rendono ancora più complessa la prospettiva di una futura ripresa dei negoziati diretti tra le parti alla ricerca di una soluzione della questione israelo-palestinese, aggravando, al contempo, l'incertezza del quadro politico non soltanto a Gaza e in Cisgiordania, ma anche in Israele, che continua a essere esposto a tensioni politiche e sociali e alle conseguenze del fenomeno terroristico.
Una positiva novità è data dal sollevamento della popolazione di Gaza, che, all'insegna di “Hamas Out”, chiede ai terroristi di andarsene. Hamas, infatti, non terrorizza solo gli israeliani, ma brutalizza anche i palestinesi stessi. Oday Nasser Al Rabay era un ragazzo palestinese di 22 anni che per avere protestato contro Hamas è stato rapito dai terroristi, torturato e giustiziato, e ora la sua famiglia vive nel terrore.
Il silenzio di questo, di tutto quanto sta accadendo anche da parte dei “pro-Pal”, favorisce i terroristi. Per questo è necessario che la comunità internazionale alzi la voce al fine di giungere finalmente alla fine della guerra, che non sarà possibile senza il rilascio degli ostaggi e l'estromissione del potere di Hamas.
Inoltre, l' della conflittualità tra Israele e Hezbollah minaccia di coinvolgere pienamente il Libano, già destabilizzato da una grave crisi economica, sociale e politica, con il rischio di radicalizzazione dei rifugiati siriani. In tale contesto aumenta il rischio che ulteriore instabilità si proietti sull'Iraq, compromettendone il già delicato quadro politico, oltre a destare preoccupazione anche l'avvicinarsi di Teheran a Mosca.
L'Italia mantiene, comunque, relazioni sempre più strutturate con i Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo, sia dal punto di vista economico e commerciale, sia dal punto di vista politico. I Paesi dell'area riconoscono all'Italia un approccio equilibrato alle questioni regionali, apprezzandone l'impegno a favore della stabilità del quadrante mediorientale e della lotta al terrorismo.
Per quanto riguarda il terrorismo, l'Italia è impegnata nei principali contesti internazionali: ONU, UE, G7, Coalizione globale anti-Daesh e , per promuovere azioni di contrasto al terrorismo nel rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto, con UNIFIL, MIBIL e MIADIT (Missione bilaterale di addestramento delle forze di sicurezza palestinesi).
Nell'area dell'Africa occidentale partecipiamo a due missioni bilaterali: la missione di supporto in Niger e la missione di supporto in Burkina Faso. Per quanto concerne il Niger, si sottolinea che la missione italiana ha assunto un ruolo determinante alla luce del progressivo disimpegno dei numerosi Paesi alleati occidentali, avvenuto a seguito dell'improvviso colpo di Stato del luglio 2023. La presenza del nostro contingente ha consentito il miglioramento nella comprensione della situazione dell'area, proprio mediante la costante ricerca dei contatti con le autorità locali, e il nostro Paese ha acquisito ora il ruolo di interlocutore occidentale privilegiato. Dalle opposizioni ci sono state critiche sulla nostra permanenza dopo il , ma i militari italiani sono visti bene dalle forze nigeriane che, invece, non gradiscono la presenza francese. Per guadagnarsi, d'altronde, un ruolo di interlocutori privilegiati, appare evidente che occorre arrivare primi o restare quando gli altri se ne vanno. Mi sembra che la Cina, che ormai ha colonizzato commercialmente una buona parte del continente africano, in tal senso possa insegnarci qualcosa. Nel Corno d'Africa, si prorogano quattro missioni in un'area geografica di intervento che comprende Somalia, Gibuti, Etiopia, Eritrea, Mozambico e Kenya. In questo ambito, è previsto anche il dispiegamento di un contingente di forze speciali incaricato dell'addestramento degli omologhi gibutiani per il contrasto al terrorismo e il supporto degli interessi nazionali nel Corno d'Africa. L'EUMAM Mozambico è una missione militare di addestramento per sostenere la risposta delle Forze armate del Mozambico alla crisi di Cabo Delgado in materia di diritti umani e di diritto internazionale e umanitario.
Continua l'impegno nell'ambito della NATO e dell'ONU con 16 mezzi navali, 18 mezzi aerei e 2.039 unità di personale. Poi, ci sono anche le missioni della Polizia e della Guardia di finanza e poi credo che, per questioni di tempo, devo arrivare alle conclusioni.
Quindi, in ultimo, voglio dire due parole sul Piano Mattei. Quando è stato annunciato dalla nostra Premier il solito coro di scettici si è alzato dalle opposizioni sostenendo che sarebbe stato un libro delle favole, per essere poi puntualmente smentiti, come loro ormai consuetudine consolidata, dato che la società Bonifiche Ferraresi sta già lavorando oltre 5.000 ettari di seminativo che non verrà importato ma utilizzato direttamente nel continente africano. Inoltre, a Ferrara è già prevista l'istituzione della Scuola di alta formazione per il Piano Mattei. Appare evidente che i primi beneficiari di un progetto simile, in termini di contrasto alla povertà e in termini occupazionali, siano proprio i Paesi africani.
Ma con esso, si consolideranno i nostri rapporti istituzionali grazie proprio a quella caratteristica capacità di innovazione e imprenditorialità, sempre promossa e valorizzata da questo Governo, che ha creato il nel mondo.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Calovini, Billi, Bagnasco, Bicchielli ed altri n. 6-00167, Fratoianni ed altri n. 6-00168, Braga ed altri n. 6-00169, Richetti ed altri n. 6-00170, Boschi ed altri n. 6-00171 e Pellegrini ed altri n. 6-00172. I relativi testi sono in distribuzione .
La rappresentante del Governo, anche al fine di esprimere il parere sulle risoluzioni presentate, si riserva di intervenire in altra seduta. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2281-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 febbraio 2025, n. 19, recante misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale nonché per la trasparenza delle offerte al dettaglio e il rafforzamento delle sanzioni delle Autorità di vigilanza.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
La X Commissione (Attività produttive) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Gianluca Caramanna.
GIANLUCA CARAMANNAGrazie, Presidente, sostituisco il collega Barabotti, che sarà impegnato dopo. Allora, si avvia oggi la discussione in Aula del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 19 del 2025, che reca misure urgenti in favore di famiglie e imprese, consistenti in agevolazioni tariffarie per la fornitura di energia elettrica e gas, maggiore trasparenza delle offerte al dettaglio e rafforzamento delle sanzioni delle Autorità di vigilanza. Il decreto-legge è stato presentato alla Camera dei deputati il 28 febbraio 2025 ed è stato assegnato per l'esame in sede referente alla X Commissione (Attività produttive).
L'esame in Commissione è iniziato il 6 marzo e lo abbiamo concluso il 10 aprile 2025. Il testo iniziale del decreto-legge presentato alla Camera contava 7 articoli; a seguito delle modifiche apportate in sede referente, sono stati approvati 13 articoli aggiuntivi, così come diversi commi aggiuntivi agli articoli del testo iniziale. In particolare, l'articolo 1 dispone per il 2025 il riconoscimento di un contributo straordinario di 200 euro sulle forniture di energia elettrica per i clienti domestici con un ISEE fino a 25.000 euro.
Il contributo viene riconosciuto nel limite delle risorse disponibili a qualsiasi titolo sul bilancio della Cassa per i servizi energetici e ambientali. Vengono stimati in 8 milioni i nuclei familiari con ISEE inferiore a 25.000 euro, per un impatto complessivo della misura pari a 1,6 miliardi di euro. In sede referente si è poi intervenuti sull' di attuazione del elettrodomestici, rinviando a un decreto interministeriale l'individuazione degli elettrodomestici ad elevata efficienza energetica, ai fini del corrispondente smaltimento dell'elettrodomestico sostituito di classe energetica inferiore. Si prevede, inoltre, che la gestione dei contributi avverrà tramite la piattaforma informatica gestita da PagoPA, mentre le attività istruttorie di verifica e controllo saranno svolte da Invitalia.
Nel corso dell'esame in sede referente è stato inserito anche un articolo 1-, che estende la qualifica di socio o membro delle comunità energetiche rinnovabili alle aziende territoriali per l'edilizia residenziale, agli istituti pubblici di assistenza e beneficenza, alle aziende pubbliche per i servizi alle persone e ai consorzi di bonifica. Viene, inoltre, specificato che le PMI già incluse nel novero di soggetti che esercitano poteri di controllo nelle comunità energetiche rinnovabili possono anche essere partecipate da enti territoriali.
È stato poi aggiunto un articolo 1-, che definisce le modalità di ottenimento degli incentivi previsti per gli impianti annessi alle comunità energetiche rinnovabili, nel caso in cui essi abbiano avviato la propria attività entro 150 giorni dalla data di adozione del decreto ministeriale che disciplina gli incentivi a favore delle configurazioni di autoconsumo diffuso di energia rinnovabile. Sempre in sede referente è stato inserito anche l'articolo 1-, che stabilisce che i crediti vantati dalla CSEA verso i soggetti obbligati al versamento degli oneri generali di sistema e delle ulteriori componenti tariffarie siano assistiti da privilegio generale su ogni bene mobile del debitore, ferme restando le ulteriori forme di garanzia e di tutela previste dalla legge in favore della CSEA per il recupero dei propri crediti.
L'articolo 2 interviene sulla disciplina della fornitura di energia elettrica ai clienti vulnerabili. In particolare, si prevede uno slittamento dell'entrata in vigore del servizio di vulnerabilità almeno fino alla fine del mercato a tutele graduali, quindi non prima del 31 marzo 2027. Nel frattempo, si mantiene l'applicabilità del servizio di maggior tutela per i soli clienti vulnerabili che non abbiano scelto un fornitore nel STG o nel libero mercato. Infine, si stabilisce la possibilità per coloro che, attualmente nel STG, dovessero poi maturare i requisiti per la qualifica di clienti vulnerabili di optare per la permanenza nel servizio a tutele graduali.
In sede referente sono state aggiunte ulteriori previsioni. In particolare, si è disposta l'impignorabilità a date condizioni degli immobili di proprietà dei soggetti vulnerabili in caso di debito per il mancato pagamento di bollette energetiche condominiali e si è previsto che i clienti vulnerabili che non abbiano scelto un fornitore alla data di conclusione del servizio a tutele graduali siano riforniti nell'ambito del servizio di erogazione garantito dall'impresa di distribuzione o, in alternativa, nell'ambito del servizio di vulnerabilità, se già operante.
L'articolo 3 si occupa delle misure di riduzione del costo dell'energia per le imprese. In particolare, da un lato si dispone la destinazione per l'anno 2025 di 600 milioni di euro per il finanziamento del Fondo per la transizione energetica nel settore industriale; i relativi oneri sono coperti mediante utilizzo di parte dei proventi derivanti dalle aste delle quote di emissioni di CO2, in deroga agli ordinari criteri di ripartizione. Dall'altro, si prevede un'agevolazione per la fornitura di energia elettrica per i clienti non domestici in bassa tensione con potenza disponibile superiore a 16,5 kW, rappresentata dall'azzeramento per un semestre della parte della componente ASOS applicata all'energia prelevata.
Il beneficio della misura, derivante dall'uso dei rimborsi riconosciuti dalla Commissione europea a fronte di spese anticipate dallo Stato per misure di riduzione dei costi in materia energetica, è stimato in circa 800 milioni di euro. L'articolo si occupa anche del monitoraggio dell'impatto dei costi dell'energia operato da ARERA e dispone che i dati relativi ai codici Ateco delle imprese siano trasferiti dal registro delle imprese al sistema informativo integrato gestito da Acquirente Unico.
Nel corso dell'esame in sede referente è stato inserito un articolo 3-, che, intervenendo nuovamente sulla disciplina dell'autoconsumo, modifica la definizione di “unità di produzione nel sistema semplice di produzione e consumo di energia elettrica”, specificando che, qualora la qualifica di produttore sia rivestita da persone giuridiche diverse, esse possono non appartenere allo stesso gruppo societario; ciò al fine di incrementare il livello di concorrenza nell'approvvigionamento energetico.
L'articolo 3-, anch'esso aggiunto in sede referente, modifica la normativa per la remunerazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, scollegando tale remunerazione dai prezzi dell'energia sul mercato elettrico, con l'intento, quindi, di evitare che i produttori di energia rinnovabile siano eccessivamente influenzati dalle oscillazioni dei prezzi dell'energia. Lo strumento previsto a tal fine dalla normativa europea è quello dei contratti per differenza a due vie o contratti bidirezionali per differenza.
Si tratta di accordi tra il gestore di un impianto di produzione di energia elettrica da FER e una controparte, in genere un soggetto pubblico, che offre sia la protezione della remunerazione minima, sia un limite all'eccesso di remunerazione. La disciplina introdotta con l'articolo 3-, in particolare, prevede che il GSE stipuli contratti per differenza a due vie tramite procedure concorsuali al ribasso dal lato dell'offerta, la cui disciplina è demandata al MASE. Prima dell'avvio delle procedure concorsuali dal lato dell'offerta, si svolgeranno le procedure concorsuali dal lato della domanda, che coinvolgeranno le aziende che consumano energia.
Con decreto del MASE verranno altresì stabiliti i criteri per garantire la completa copertura del GSE, tra diritti assegnati dal lato della domanda e diritti acquisiti dal lato dell'offerta, anche attraverso sistemi di garanzia che prevedano il concorso delle imprese assegnatarie e degli operatori. A seguito di un emendamento approvato in sede referente è stata poi ampliata, tramite l'articolo 3-, la destinazione delle risorse del Fondo rotativo per il sostegno alle imprese, prevedendovi anche il finanziamento agevolato di investimenti per la transizione energetica delle istituzioni pubbliche di assistenza e di beneficenza, nonché delle strutture sanitarie e sociosanitarie senza fini di lucro operanti in regime di convenzione con il Servizio sanitario nazionale.
L'articolo 3-, anch'esso aggiunto in sede referente, prevede che, al fine di favorire lo sviluppo di un'adeguata capacità di accumulo di energia da fonte rinnovabile, il MASE possa stipulare per il 2025 una convenzione con il GSE avente ad oggetto i procedimenti di autorizzazione dei sistemi di accumulo. A tal fine, viene autorizzata, sempre per il 2025, la spesa di 750.000 euro.
L'articolo 3- estende l'applicazione dei regimi amministrativi previsti per gli impianti di accumulo elettrochimico agli accumulatori elettrici termomeccanici.
L'articolo 4 prevede che l'eventuale maggior gettito IVA, derivante dall'aumento del prezzo del gas, sia destinato a misure di sostegno per le famiglie e le microimprese vulnerabili, al fine di contenere il maggior onere da queste sostenuto per la fornitura di gas naturale ed energia elettrica, derivante dall'aumento del prezzo internazionale del gas naturale sul costo finale di tali prodotti.
L'articolo 4-, aggiunto in sede referente, introduce una serie di modifiche al procedimento di autorizzazione per la realizzazione e modifica di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, modificando il decreto legislativo n. 190 del 2024. In primo luogo, si prevede che, per quanto riguarda la realizzazione di impianti o di modifiche che comportino un incremento di potenza superiore a 300 , la regione costiera interessata venga consultata durante il procedimento autorizzativo.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
GIANLUCA CARAMANNACi sono anche l'articolo 4- e 4-. L'articolo 5 introduce disposizioni volte ad incrementare, attraverso l'intervento di ARERA, le misure occorrenti per aumentare la trasparenza e la confrontabilità delle offerte. Abbiamo anche un articolo 5-.
L'articolo 6 specifica che le misure cautelari adottate da ARERA al fine del più utile e tempestivo perseguimento di interessi tutelati possano essere applicate anche avvalendosi dei poteri di controllo e sanzionatori attribuiti alla medesima Autorità dalla legislazione vigente.
L'articolo 7 dispone che il decreto-legge entri in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione, quindi dal 1° marzo 2025.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, che si riserva.
È iscritta a parlare la deputata Emma Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI(M5S). Grazie, Presidente. Ci troviamo oggi qui a discutere l'ennesimo provvedimento-manifesto di questo Governo, il cosiddetto decreto Bollette. È una misura che, purtroppo, conferma ancora una volta la cifra politica del Governo Meloni: una politica fatta di annunci vuoti, di propaganda spicciola e di risposte tardive, inefficaci e spesso dannose per i cittadini.
Il testo che arriva oggi in Aula non è solo un testo fragile, caotico, costruito senza una visione, ma è anche il frutto di un percorso zoppicante in Commissione, segnato da continue sospensioni, battute d'arresto, da una maggioranza che ha mostrato dilettantismo puro e incapacità politica.
Parliamoci chiaro: i cittadini che si aspettano un aiuto concreto sulle bollette rimarranno delusi perché non riceveranno un euro. Eppure, i dati sono drammatici. È stato certificato che, nei primi tre mesi del 2025, le famiglie-tipo italiane hanno speso 1.247 euro per luce e gas, un aumento del 18 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Questi numeri dovrebbero generare allarme e una risposta pronta e strutturata da parte di questo Governo.
E invece no: di fronte a una vera e propria emergenza sociale, questa maggioranza risponde con la solita retorica, con cifre inesistenti, senza un euro vero per i cittadini, senza coperture credibili e soprattutto senza uno straccio di piano. “Fanta-economia”, l'abbiamo rinominata, il solito teatrino a cui ci avete abituati.
Entrando nel merito, l'articolo 4 del decreto è veramente emblematico dell'approssimazione con cui avete scritto questo testo.
Si pretende di destinare l'IVA dell'extragettito delle bollette, che stanno pagando i cittadini, una posta vincolata per legge alla finanza pubblica, a misure di sostegno alle famiglie. Pertanto, prima glieli prendete e, poi, con quell'extragettito di IVA, glieli volete ridare. È abbastanza ironico, anche se proprio non fa ridere.
Ma lo sapete, tra l'altro, che non si può fare? Lo avete letto il parere della vostra stessa Ragioneria generale? No, probabilmente no, perché in questo Parlamento il confronto tecnico è stato sacrificato sull'altare della propaganda. Come al solito, direi. Il risultato? Un articolo insensato, inapplicabile, che millanta risorse che non ci sono; una truffa semantica prima ancora che contabile. I cittadini non avranno nulla e voi lo sapete, ma vi illudete che basti uno slogan per cambiare la realtà.
Ma c'è di più: questo decreto ignora completamente il regolamento europeo che istituisce il Fondo sociale per il clima e amplia in modo significativo la platea dei beneficiari: famiglie vulnerabili, microimprese, utenti vulnerabili dei trasporti. Pertanto, un regolamento, che doveva essere una bussola per le politiche energetiche di tutti gli Stati membri, invece il Governo Meloni lo ignora, lo rimuove dal radar. Forse perché applicarlo richiederebbe uno sforzo di visione, di pianificazione: tutte cose che a questa maggioranza mancano. Questo perché, in realtà, con quell'IVA che volete prendere e ridare ai cittadini, in, non la sapete quantificare, ma non vi siete neanche resi conto che la platea è stata ingrandita. Pertanto, è del tutto evidente che i conti molto probabilmente non torneranno.
E che dire del elettrodomestici? Come MoVimento 5 Stelle lo abbiamo sempre sostenuto. Anzi, era una nostra proposta nella scorsa legislatura. Peccato che il Governo della smemorata Meloni non sia stato capace di emanare il decreto attuativo entro i tempi di legge, cioè entro il 2 marzo. E, allora, adesso cosa si fa? Con una riformulazione frettolosa, viene tolto, tra l'altro, il riferimento alla classe energetica B per accedere al beneficio. Il risultato? Rischiamo una procedura di infrazione europea, perché - giova ricordarlo - non si possono incentivare elettrodomestici che non siano ad alta efficienza energetica. Ma anche qui, la realtà si piega alla vostra narrazione, come per le coperture ; oggi si continua con il fantomatico provvedimento normativo, anche quando gli emendamenti sono, in parte, condivisibili.
E veniamo al comportamento della maggioranza in Commissione, Presidente. Non abbiamo fatto ostruzionismo, abbiamo proposto emendamenti seri, spesso coincidenti con quelli della stessa maggioranza, che però hanno poi ritirato. Cosa è successo? La maggioranza li ha ritirati e avete votato contro i nostri stessi emendamenti, non per motivazioni di merito, pertanto anche politiche, ma perché non eravate voi a presentarli: una maggioranza ridotta a “pigiabottoni”, incapace di assumersi la responsabilità di fare ciò che anche voi sapevate essere giusto. Perché tutti gli auditi - soggetti che di certo non parteggiano per il MoVimento 5 Stelle o per l'opposizione - vi hanno chiesto modifiche concrete e voi li avete ignorati, ancora una volta, perché ascoltare implica responsabilità e questa maggioranza ha da tempo rinunciato ad averne.
In questo decreto manca una strategia, una visione, un vero piano di riduzione strutturale del costo dell'energia.
Il problema di fondo, però, è che questo decreto manca totalmente di una visione strutturale. Abbattere il costo dell'energia non può ridursi a misure tampone o a pioggia. Serve un piano coraggioso e coerente per accelerare la transizione energetica, basato sull'efficienza, sull'autoproduzione e su una rete capillare di rinnovabili. Questo è l'unico strumento in grado di garantire bollette più basse in modo stabile, riducendo la dipendenza energetica dall'estero e abbattendo le emissioni. Ma in questo testo non c'è nulla di tutto ciò: nessuna semplificazione normativa, nessun incentivo chiaro all'autoproduzione e nessuna visione industriale.
Un vuoto politico che tradisce l'incapacità di guardare oltre l'immediato e di affrontare alla radice una crisi che è strutturale e non contingente. Avete avuto l'opportunità e la responsabilità di intervenire sugli extraprofitti, ma non lo avete fatto. Potevate investire seriamente sulle energie rinnovabili, che sono la chiave per abbassare il costo delle bollette nel lungo periodo. Più produci in modo pulito, più energia immetti nel sistema, meno dipendi dall'estero e meno paghi, è semplice. Ma anche qui avete scelto la strada più sbagliata: rallentare, ostacolare e complicare la diffusione delle rinnovabili.
Che dire, poi, del Piano d'azione per l' italiano? Il Ministero arriva persino a contraddirsi nella stessa pagina. Da un lato, si promuovono le rinnovabili, dall'altro, si mettono ostacoli alla loro diffusione: un cortocircuito imbarazzante. Nel frattempo, importiamo energia dagli Stati Uniti e, all'interno di questo Piano, si chiede di importarne sempre di più, ma contemporaneamente si dice che dobbiamo essere quanto più autonomi. Delle due l'una, c'è un po' di confusione in questo Governo.
Questo decreto è l'ennesima occasione persa, un provvedimento inutile per chi ne ha bisogno; vago nelle soluzioni, pericoloso nei principi. Un decreto senza coperture, senza visione e senza ambizione. I cittadini italiani meritano risposte, non slogan, non annunci; meritano interventi strutturali, non palliativi estemporanei; meritano onestà, non propaganda. Finché siederemo in quest'Aula continueremo a dirlo con forza, con chiarezza e con coerenza .
PRESIDENTE. Saluto le studentesse, gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo “Gianicolo”, plesso “Francesco Crispi”, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Sono di Roma e, quindi, sono a casa loro, ancor di più oggi, qui, alla Camera dei deputati. Benvenuti
È iscritta a parlare l'onorevole Giorgia Andreuzza. Ne ha facoltà.
GIORGIA ANDREUZZA(LEGA). Grazie, Presidente. Desidero, innanzitutto, ringraziare il presidente della X Commissione, l'onorevole Gusmeroli, e i colleghi relatori, gli onorevoli Barabotti e Caramanna, per il loro lavoro puntuale in Commissione, nell'ascolto delle forze politiche. Così come ringrazio il Governo, anche qui presente, per la disponibilità al dialogo e al recepimento di diversi emendamenti. Abbiamo fatto molte audizioni in Commissione e ovviamente il tema del caro energia e dell'energia trattato in senso più complessivo ha consentito di recepire molti spunti e proposte utili.
Però, va ricordato che questo decreto, il decreto Bollette, ha un carattere prevalentemente emergenziale, e per questo è stato ristretto il campo di intervento, in modo mirato proprio all'emergenza del caro bolletta, insostenibile per le categorie più in difficoltà. Questo provvedimento arriva in un momento molto complesso, lo avevamo già ricordato nella mozione di maggioranza approvata lo scorso 12 marzo. Ricordiamo che i prezzi dell'energia hanno registrato, tra la fine del 2024 e l'inizio del 2025, degli aumenti consistenti.
Nel solo mese di gennaio il prezzo medio dell'energia elettrica ha raggiunto un rincaro che è arrivato anche fino al 30 per cento rispetto all'anno precedente e a febbraio ci sono stati ulteriormente degli aumenti. Non si tratta, però, di un problema solo italiano, ma su scala europea, dovuto a cause internazionali e strutturali. È pur vero che, nel contesto europeo, l'Italia risulta però lo Stato che ha il costo maggiore dell'energia, rispetto, ad esempio, alla Spagna e alla Francia. Questo ovviamente diventa un fattore pesante per la competitività delle nostre imprese.
Il Governo Meloni, con la Lega, ha già dimostrato, fin dall'inizio della legislatura, concretezza e determinazione nell'affrontare il tema dell'energia sia sul fronte emergenziale, sia su quello strutturale. Oltre ai numerosi interventi già adottati a partire dalla scorsa legislatura per il caro bollette - voglio ricordare i 110 miliardi dal 2022 per l'emergenza energetica -, voglio ricordare alcune scelte strutturali coraggiose, come il meccanismo dell', introdotto con il decreto-legge n. 181 del 2023. Una misura che consente di anticipare l'energia elettrica rinnovabile disponibile al GSE a prezzo calmierato verso le imprese energivore in cambio dell'impegno a investire.
Ricordo anche il decreto n. 208 del 2024, che ha introdotto una garanzia di ultima istanza per favorire contratti a lungo termine tra produttori di energie rinnovabili e consumatori industriali, sostenuta da fonti provenienti dalle aste ETS. Questi sono interventi concreti, che non inseguono slogan ideologici, ma guardano alla sicurezza energetica nazionale con pragmatismo. Il decreto Bollette si inserisce in questo solco: risponde a un'esigenza immediata per abbattere il costo dell'energia, tutelando soprattutto le categorie più fragili.
Il decreto Bollette rappresenta una risposta responsabile e articolata del Governo alla crisi energetica che negli ultimi mesi ha messo a dura prova famiglie ed imprese. In un contesto internazionale instabile e segnato da forti rincari dei mercati del gas e dell'energia, il Governo ha dimostrato prontezza e capacità di visione, mettendo in campo una serie di misure urgenti che combinano efficacia immediata e attenzione per le prospettive di lungo periodo.
L'intervento, da una parte, prevede sostegni diretti in bolletta e, dall'altra, affronta le esigenze delle categorie più fragili, rafforza le posizioni delle imprese più esposte e interviene in modo deciso sulla trasparenza del mercato libero. È un'azione che non si limita a tamponare l'emergenza, ma si inserisce in una cornice strategica più ampia, che mira a consolidare un sistema energetico nazionale più equo, efficiente e sostenibile.
Tra le misure di maggiore impatto spicca l'introduzione di un contributo straordinario di 200 euro per tutte le famiglie con un ISEE fino a 25.000 euro. Questa misura, che si aggiunge ai sociali già in vigore, interesserà oltre 8 milioni di nuclei familiari e sarà pienamente finanziata attraverso le risorse della Cassa per i servizi energetici e ambientali, anche mediante il riutilizzo dei fondi derivati dalla vendita di gas stoccato in precedenza dal GSE a prezzi calmierati.
Si tratta di un segnale forte, che mostra come questo Governo stia agendo con equità e attenzione verso chi è più colpito dai rincari. Il decreto interviene anche in un momento delicato della transizione dal regime di maggior tutela al mercato libero: un passaggio che ha suscitato preoccupazione e incertezza, soprattutto per i soggetti vulnerabili. Proprio per tutelare le famiglie in difficoltà economica, le persone con disabilità, malati gravi o residenti in zone disagiate, viene prorogata l'introduzione del servizio di vulnerabilità al 31 marzo 2027, garantendo continuità nella fornitura e nella protezione.
Inoltre, viene assicurata la permanenza nel servizio a tutele graduali per coloro che, pur non vulnerabili oggi, potrebbero esserlo nel prossimo futuro. È una misura di civiltà, che tutela fasce più fragili della popolazione in un passaggio di sistema particolarmente complesso. Sul fronte delle imprese, il Governo ha mostrato una consapevolezza dei bisogni del tessuto produttivo nazionale. Il Fondo per la transizione energetica nel settore industriale viene rafforzato con 600 milioni di euro, destinati alla decarbonizzazione e alla riduzione delle emissioni.
Per le aziende non domestiche, con potenza superiore a 16,5 kW, è previsto l'azzeramento temporaneo di una componente delle bollette, la quota Asos, con un impatto stimato attorno agli 800 milioni di euro.
Un altro elemento significativo riguarda il meccanismo del gettito IVA: qualora l'aumento dei prezzi energetici generi entrate fiscali superiori al previsto, il Governo si impegna a reinvestire tali risorse a favore di famiglie e microimprese vulnerabili. In questo modo, l'eventuale sovragettito diventerà leva di equità sociale.
Il decreto prevede anche una decisa azione sulla trasparenza del mercato libero dell'energia. ARERA avrà, infatti, un ruolo centrale per rendere le offerte più chiare, leggibili e confrontabili, attraverso modelli standard e una bolletta semplificata. Le Autorità di regolazione vengono dotate di poteri rafforzati, incluse misure sanzionatorie efficaci e strumenti per contrastare politiche scorrette, anche . Si tratta di un'operazione di trasparenza e legalità, che va nella direzione di una maggiore fiducia da parte dei consumatori e di una concorrenza leale.
Ci tengo ad evidenziare alcuni emendamenti del gruppo Lega approvati in Commissione. In particolare l'emendamento a firma della collega Comaroli e a mia firma, che porta ad estendere le misure per la transizione energetica alle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (IPAB), nonché alle strutture sanitarie e sociosanitarie no profit. Questo sottolinea la nostra attenzione per il sostegno alle strutture che offrono servizi essenziali ai cittadini più fragili. L'obiettivo è ridurre i costi energetici e incentivare investimenti nella sostenibilità, che potrà avere ricadute positive nei costi della bolletta.
Molto importante è anche l'emendamento a prima firma del presidente Gusmeroli, che estende la misura di protezione per i clienti energetici vulnerabili. Il testo stabilisce che, alla scadenza del 31 marzo 2027, i clienti vulnerabili attualmente inseriti nel sistema a tutele graduali non saranno trasferiti automaticamente al mercato libero, ma continueranno a beneficiare di un regime di tutela. Questo serve a tutelare i risparmi di soggetti fragili, 75, disabili e persone con difficoltà economiche.
Questo decreto-legge non è un intervento fine a sé stesso, ma si inserisce perfettamente nel solco tracciato dalla mozione di maggioranza, approvata recentemente alla Camera. Le richieste avanzate dalla maggioranza - interventi immediati, strumenti di medio e lungo periodo, tutela dei più deboli, sviluppo delle rinnovabili, equilibrio tra il mercato e le garanzie pubbliche - trovano pieno riscontro in questo decreto. È una risposta coerente, che conferma come Governo e Parlamento stiano lavorando in sinergia per affrontare con serietà e realismo una delle crisi più complesse del nostro tempo.
Infine, ci tengo a segnalare il coordinamento tra il decreto Bollette e la proposta di legge, attualmente in discussione presso la IX e la X Commissione, in materia di e attività di vendita tramite comunicazioni elettroniche. Tra queste, la proposta della Lega a firma Barabotti si armonizza perfettamente con l'articolo 5 del decreto, mirando non solo a ridurre i costi dell'energia, ma anche a regolamentare con attenzione i canali commerciali attraverso cui questi servizi vengono offerti e per i quali i cittadini sono giornalmente disturbati in modo invasivo.
In conclusione, il decreto-legge n. 19 del 2025, cosiddetto decreto Bollette, è un provvedimento che unisce pragmatismo e visione, solidarietà e vigilanza. È testimonianza di un Governo che ascolta, che reagisce con responsabilità e che pone al centro della sua agenda il benessere collettivo e la sostenibilità del sistema Paese. La Lega voterà a favore del decreto Bollette; lo faremo con la consapevolezza che questo è un tassello di un percorso più ampio. Continueremo, comunque, a presidiare con impegno e determinazione e a lavorare per sostenere famiglie e imprese, per rafforzare la sicurezza energetica nazionale e per fare della transizione un'opportunità di crescita e non un fardello insostenibile .
PRESIDENTE. Salutiamo le studentesse, gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo “Principe di Piemonte” di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta. Benvenuti alla Camera dei deputati
È iscritto a parlare l'onorevole Pandolfo. Ne ha facoltà.
ALBERTO PANDOLFO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, relatori, intervengo a nome del gruppo del Partito Democratico sull'esame del disegno di legge di conversione del cosiddetto decreto Bollette.
Questo tema è certamente di stretta attualità, come abbiamo già visto nei lavori di Commissione e come vedremo ulteriormente qui, in Aula, in particolare, per il rincaro delle bollette e, dunque, per i costi che gravano non solo sulle famiglie italiane, ma anche sulle imprese del nostro Paese. È inaccettabile che, in un momento di profonda incertezza economica, assistiamo a una crescente pressione sui bilanci di famiglie e imprese. Non possiamo tollerare soluzioni tampone, che mascherino il problema reale. È urgente un intervento strutturale, capace di mettere in conto misure decise e trasparenti per rispondere ai bisogni della collettività.
Oggi ci troviamo qui per affrontare una questione che va ben oltre la gestione quotidiana dei costi energetici ed è il rincaro delle bollette. Le misure di emergenza attuate, come il contributo straordinario per i nuclei familiari in relazione all'ISEE, rappresenta, sì, un primo segnale di attenzione, ma si tratta solo di una risposta temporanea a un problema che è di natura strutturale. Negli ultimi anni, il mercato dell'energia è stato travolto da fluttuazioni che colpiscono in modo diretto il costo finale per il consumatore. Il prezzo del gas, infatti, esercita un'influenza sproporzionata sulla tariffazione dell'energia elettrica. Questa dinamica, alimentata da oscillazioni internazionali e da pratiche di mercato opache, si traduce, quotidianamente, in bollette sempre più onerose per milioni di famiglie e imprese, compromettendo così il potere di acquisto e la stabilità economica del nostro Paese.
Il sistema attuale evidenzia una dipendenza strutturale che accoppia il costo del gas con quello dell'energia elettrica. Tale accoppiamento genera una spirale di rincari che si riflette immediatamente sui consumatori. Le grandi imprese distributrici, approfittando delle inefficienze del sistema, riescono ad aggiungere costi accessori e rendite di posizione, che non trovano giustificazione in una logica di trasparenza e concorrenza. Questa situazione diventa particolarmente insostenibile per le fasce più deboli della popolazione, che si vedono costrette a fronteggiare spese crescenti, mentre i meccanismi di controllo e regolazione del mercato rimangono carenti. Il problema non si limita a un mero rallentamento della crescita economica, ma incide direttamente sul benessere quotidiano dei cittadini, che devono sacrificare altre esigenze essenziali per far fronte a un onere energetico in costante aumento.
Per uscire da questa spirale, il Partito Democratico propone azioni strutturali con un intervento integrato e ambizioso, che si articola su più fronti.
Il primo riguarda il cosiddetto disaccoppiamento tariffario, ossia separare il prezzo dell'energia dal costo del gas naturale. Rivedere la metodologia di calcolo delle tariffe, isolando gli effetti delle oscillazioni internazionali, permetterebbe di stabilizzare il costo per il consumatore finale e ridurrebbe l'impatto delle fluttuazioni di mercato. Tale misura, se applicata in maniera corretta, contribuirebbe a creare un sistema più resiliente e meno soggetto a crisi improvvise, proteggendo così le famiglie e le imprese dalle oscillazioni dei mercati globali.
Il secondo riguarda l'istituzione di un acquirente unico pubblico. La creazione di un ente pubblico centrale dotato di mandato per negoziare contratti di approvvigionamento su scala nazionale rappresenta un modello innovativo in grado di livellare le condizioni di accesso al mercato energetico. L'acquirente unico avrebbe il compito di aggregare gli ordini d'acquisto e ottenere condizioni contrattuali più vantaggiose, riducendo le disparità tariffarie e contrastando le prassi che creano rendite di posizione. Un sistema centralizzato non solo semplificherebbe le dinamiche di approvvigionamento, ma garantirebbe anche maggiore trasparenza e controllo su ogni fase del processo.
Il terzo riguarda la revisione degli oneri accessori e la maggiore trasparenza delle componenti tariffarie. Oltre a intervenire sulle dinamiche di mercato, è fondamentale rivedere il sistema degli oneri accessori applicati dalle società distributrici. È inaccettabile che costi non giustificati e oneri straordinari vengano imputati ai cittadini senza un'adeguata verifica.
Occorre stabilire criteri chiari e trasparenti per il calcolo delle componenti tariffarie in modo da assicurare che ogni costo aggiuntivo risulti proporzionato e verificabile. Questa revisione deve essere accompagnata da strumenti di monitoraggio continuo, che consentano interventi tempestivi in caso di pratiche scorrette.
Quarto, ma non ultimo: l'integrazione di misure a sostegno di famiglie e imprese. Le misure di emergenza come contributo straordinario devono essere integrate in una strategia più ampia che consideri il sostegno economico a lungo termine. L'integrazione di risorse, come quelle destinate al Fondo per la transizione energetica con interventi strutturali sul mercato, è fondamentale per garantire una proiezione effettiva, duratura e, soprattutto, una protezione dei cittadini italiani.
Non solo unendo le misure immediate a riforme strutturali e di fondo potremmo invertire la tendenza del rincaro, ma potremmo creare anche un sistema energetico che ponga il cittadino al centro delle scelte. Il problema delle bollette non si riduce a un episodio di difficoltà economica temporanea, ma rappresenta una sfida strutturale che richiede una visione strategica ben definita. Ecco il perché dell'importanza di una politica energetica a lungo termine.
Il Governo ha messo in campo interventi di sostegno, ma tali azioni rischiano di essere un pannicello caldo, restano semplicemente misure di emergenza. È necessario che la politica energetica nazionale si orienti verso una riforma integrata che includa, anzitutto, una revisione del quadro normativo di riferimento per riallineare il sistema tariffario alle esigenze del mercato globale e alle aspettative della collettività; poi, l'utilizzo di modelli internazionali di successo che abbiano dimostrato la possibilità di disaccoppiare il prezzo dell'energia dalle oscillazioni del gas, come è avvenuto in alcuni Paesi europei; infine, il rafforzamento dei poteri di controllo delle autorità competenti per sanzionare le pratiche scorrette e garantire il rispetto delle regole stabilite per una gestione trasparente e responsabile dei costi. Il Governo, oltre a garantire interventi immediati per alleviare il peso delle bollette, deve assumersi la responsabilità di promuovere una riforma strutturale che metta al centro il cittadino. La visione strategica non può limitarsi a misure temporanee, ma deve ambire a trasformare radicalmente il mercato energetico nazionale. Il nostro appello è quello di superare le soluzioni provvisorie e di impegnarsi in riforme che possano realmente portare benefici duraturi, riducendo il divario tra le esigenze dei consumatori e le dinamiche del mercato internazionale. È necessario creare un sistema energetico in cui le risorse siano garantite in modo equo, trasparente e orientato al benessere collettivo.
Onorevoli colleghi, ogni minuto di ritardo nell'attuazione di queste riforme si traduce in ulteriore difficoltà per i nostri cittadini. Non possiamo permettere che il rincaro delle bollette diventi una condizione permanente, trasformandosi in un costo ineluttabile per chi ha meno possibilità. Vi esorto, quindi, a considerare con serietà l'urgenza di questi interventi strutturali. Dobbiamo abbracciare una visione che combini l'immediatezza degli interventi di emergenza con una strategia a lungo termine capace di riformare il sistema energetico in maniera globale. Il nostro impegno deve essere quello di garantire che ogni cittadino possa accedere ad un'energia a costi sostenibili e nel rispetto di equità e trasparenza. Solo così potremo trasformare il mercato dell'energia, proteggendo il benessere delle famiglie e la competitività delle imprese e ponendo le basi per una crescita reale e duratura. Il futuro del nostro Paese e la qualità della vita dei nostri concittadini, Presidente, dipendono da scelte coraggiose e lungimiranti. È il momento di superare le misure temporanee e di investire in una riforma strutturale che metta al centro il diritto all'energia a costi equi.
Concludo, Presidente, chiedendo che si abbracci questa visione lavorando insieme per realizzare un sistema energetico che non penalizzi chi ha meno, ma che garantisca l'opportunità di sviluppo e di benessere per l'intera collettività. Non possiamo permetterci di andare avanti con un'agenda che va in una direzione opposta rispetto all'interesse nazionale.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.
BEATRIZ COLOMBO(FDI). Grazie, Presidente, Sottosegretario Albano, vorrei ringraziare anche i relatori Caramanna e Barabotti. Onorevoli colleghi, ci troviamo a discutere un tema che ha un impatto immediato, concreto e tangibile sulla vita quotidiana di tutti i nostri concittadini: l'aumento dei costi energetici. Recenti eventi internazionali, come le tensioni geopolitiche e l'instabilità dei mercati globali dell'energia, hanno determinato un rincaro delle bollette che si protrae, ormai, da anni. Questo ha messo sotto pressione le famiglie, che già si confrontano con bilanci sempre più stretti, e anche le imprese, le quali lottano per mantenere la competitività in un contesto economico già drammaticamente compromesso. Questo decreto-legge, il DL n. 19 del 2025 noto come “DL Bollette”, è stato concepito proprio per intervenire concretamente in questa situazione.
È responsabilità del legislatore puntare su misure che non solo tamponino l'emergenza, ma che offrano anche soluzioni durature. Con questo decreto ci si propone di garantire un mitigamento dei costi per coloro che ne hanno più bisogno, migliorando nel contempo la trasparenza delle tariffe applicate. L'intento è di offrire un supporto immediato alle famiglie italiane e facilitare una gestione più sostenibile e giusta delle risorse energetiche, che sono un vero e proprio bene pubblico. Alle imprese vogliamo fornire una base più solida per operare, perché riconosciamo il loro ruolo cruciale nell'economia e nella società. Il DL n. 19 nasce, quindi, con specifici obiettivi mirati a fronteggiare la crisi attuale e a stabilizzare il quadro economico energetico del nostro Paese.
Innanzitutto, uno degli scopi principali è proprio quello di garantire agevolazioni tariffarie per le forniture di energia elettrica e gas naturale, particolarmente cruciali per le famiglie a basso reddito e per le micro imprese che operano con margini ridotti.
In secondo luogo, il decreto si impegna a rafforzare la trasparenza del settore energetico. Questo include misure con una comunicazione chiara e accessibile sui costi delle bollette affinché i consumatori possano prendere decisioni informate e consapevoli. La trasparenza è fondamentale non solo per riportare fiducia nei confronti dei fornitori di energia, ma anche per garantire condizioni di mercato più eque. Le famiglie e le piccole imprese, in particolare, sono spesso la parte debole in un rapporto contrattuale, e quindi vogliamo aiutarle a recuperare la forza. In linea con questi obiettivi, il decreto prevede anche un rafforzamento dei poteri sanzionatori delle Autorità di vigilanza. Tali misure sono state concepite per assicurare un rispetto delle normative da parte degli operatori del settore e proteggere i consumatori da pratiche commerciali scorrette.
Infine, viene data priorità alla sostenibilità a lungo termine attraverso la promozione di un uso più efficiente delle risorse energetiche. Questo non solo aiuterà a ridurre le bollette nel breve termine, ma contribuirà anche a una transizione energetica più ecologica e conveniente per il futuro.
In breve, gli articoli. L'articolo 1, riguarda il contributo straordinario delle forniture energetiche, ed è focalizzato sul contributo straordinario relativo alle forniture energetiche di energia elettrica. Oggi, con l'aumento dei costi energetici, la necessità di un intervento deciso diventa sempre più pressante. In particolare, l'articolo 1 dispone, nel 2025, il riconoscimento di un contributo straordinario di 200 euro sulle forniture di energia elettrica per i clienti domestici con ISEE fino a 25.000 euro, in linea con le politiche dell'Unione europea in materia di consumatori vulnerabili e di contrasto alla povertà energetica. Vengono stimati in 8 milioni i nuclei familiari con ISEE inferiore a tale limite e, per questo, l'impatto complessivo della misura risale a 1,6 miliardi di euro. È, di fatto, una misura aggiuntiva rispetto ai già vigenti sociali, la cui disciplina non risulta, in questo caso, modificata. Una delle innovazioni più significative in questo articolo è anche l'introduzione della gestione centralizzata delle operazioni di pagamento tramite la piattaforma PagoPA. Questa modernizzazione nel processo di pagamento non solo semplifica la modalità dell'esecuzione della transizione, ma incrementa significativamente la trasparenza per i consumatori. Attraverso PagoPA non solo si ottengono benefici in termini di efficienza amministrativa e riduzione dei costi operativi, ma si garantisce anche una maggiore facilità di accesso e monitoraggio da parte degli utenti.
Con la presentazione dell'emendamento a prima firma Giorgianni, l'articolo 1 diventa fondamentale per la strategia di risposta alle sfide energetiche, fornendo non solo un alleggerimento immediato dei costi, ma sostenendo anche un futuro di gestione energetica più sostenibile. L'articolo 2 tratta l'approvvigionamento per i clienti vulnerabili. È concepito come una risposta diretta alla necessità di proteggere i clienti più vulnerabili dai crescenti costi dell'energia. Questo articolo punta a fornire un quadro regolamentare che garantisca solo una fornitura energetica stabile e a condizioni economicamente sostenibili.
L'articolo prevede specifiche misure di investimento e sostegno per famiglie e microimprese vulnerabili, nell'ambito delle misure di attuazione del Piano sociale per il clima, in maniera da garantire misure di intervento immediato per la riduzione di possibili impatti negativi ai fini dell'accesso a servizi energetici essenziali. In particolare, si prevede uno slittamento dell'entrata in vigore del servizio di vulnerabilità, non prima della fine del mercato delle tutele graduali, quindi non prima del 31 marzo 2027. Nel frattempo, rimane vigente il servizio di maggior tutela per i soli clienti vulnerabili che non abbiano scelto un fornitore in servizio di tutele graduali oppure nel libero mercato.
Viene quindi disciplinato un regime transitorio nelle more dell'aggiudicazione del servizio di vulnerabilità per i clienti vulnerabili che non abbiano, appunto, selezionato un fornitore nel mercato libero e nel servizio di tutele graduali, prevedendo che tali clienti, quindi, continuino ad essere forniti attraverso il servizio di maggior tutela. Il cuore di questo articolo è anche l'approvvigionamento centralizzato della società Acquirente unico Spa, che mira a razionalizzare le forniture di energia per le categorie più deboli, come le famiglie a basso reddito e le piccole imprese con margini ridotti.
Questo sistema centralizzato consente di negoziare condizioni migliori e più favorevoli, riducendo l'incidenza dei costi fissi sulle forniture energetiche e, quindi, il prezzo finale pagato dai consumatori. Tale approccio coordinato non solo migliora l'efficienza della distribuzione, ma facilita anche un controllo più rigido dei prezzi, rendendo le bollette meno soggette alla fluttuazione del mercato internazionale.
Con l'articolo 3 abbiamo la riduzione del costo dell'energia per le imprese destinando, tra le varie misure, 600 milioni di euro al finanziamento del Fondo per la transizione energetica nel settore industriale. A tali oneri si provvede mediante l'utilizzo di quota parte dei proventi derivanti dalle aste delle quote di emissioni di CO2 dell'anno 2024. L'articolo 3 è fondamentale per sostenere le attività economiche e promuovere l'efficienza energetica, offrendo soluzioni concrete e immediate ai costi elevati dell'energia che gravano su numerose imprese.
Questo articolo interviene direttamente per l'azzeramento della componente tariffaria ASOS per specifici settori produttivi che sono esposti in modo particolare alla volatilità del mercato energetico. Il beneficio della misura, derivante dall'uso di rimborsi riconosciuti dalla Commissione europea a fronte delle spese anticipate dallo Stato per misure di riduzione dei costi in maniera energetica, è stimato in 800 milioni di euro. Si dispone la destinazione per l'anno 2025 di 600 milioni di euro per il finanziamento di questo Fondo per la transizione energetica nel settore industriale.
In aggiunta, l'articolo introduce un'importante iniziativa del elettrodomestici, un incentivo pensato per incoraggiare la sostituzione dei vecchi apparecchi con modelli più efficienti dal punto di vista energetico. Il varia da 100 a 200 euro a seconda dell'ISEE del nucleo familiare ed è accessibile direttamente in fattura, eliminando l'ormai vetusto e inefficiente modello del L'emendamento dell'onorevole Caramanna assicura che il processo sia non solo più accessibile, ma anche più equo, facilitando un passaggio a maggiori standard di efficienza energetica in linea con la transizione sostenibile europea.
L'articolo 4 tratta le misure di sostegno per famiglie e microimprese vulnerabili. Quindi, si introducono una serie di misure specifiche, volte a supportare finanziariamente le famiglie e le microimprese, affrontando l'impennata dei costi energetici che ha messo a dura prova i bilanci familiari e delle aziende.
Questo articolo prevede che l'eventuale maggiore gettito IVA derivante dall'aumento del prezzo del gas è destinato a misure di sostegno per le famiglie e per le microimprese vulnerabili. Uno dei punti chiave è la creazione di un Fondo specifico destinato a coprire parte dei costi energetici per le famiglie a basso reddito e le microimprese.
Questo meccanismo assicura che i proventi fiscali aggiuntivi originati dai recenti rialzi dei prezzi dell'energia siano reinvestiti, quindi, direttamente a beneficio delle categorie più sofferenti. Il decreto prevede criteri chiari per l'accesso alle risorse del Fondo, garantendo che il supporto raggiunga in modo diretto le fasce di popolazione interessate. Tale approccio mira non solo a prevenire che le condizioni economiche di queste famiglie e imprese si deteriorino ulteriormente, ma anche a favorire un ciclo economico positivo, attraverso il mantenimento della capacità di spesa e di investimento.
Grazie a queste misure traduciamo la pressione finanziaria della crisi energetica in un'opportunità di investimento per le categorie più in difficoltà, quindi sostenendo la coesione economica e sociale del Paese. Il Fondo in compensazione rappresenta dunque una risposta pragmatica alle sfide attuali, rafforzando la rete di protezione sociale e promuovendo l'equità nella distribuzione degli aiuti statali.
L'articolo 5 tratta il rafforzamento della trasparenza e della confrontabilità dei mercati al dettaglio dell'energia e del gas ed è incentrato sul miglioramento della trasparenza, della confrontabilità e della chiarezza nelle comunicazioni che i venditori di energia devono fornire ai consumatori. Questo articolo risponde alle esigenze di una maggior trasparenza nel mercato energetico, garantendo ai consumatori informazioni chiare ed accessibili sui costi e sulle condizioni contrattuali. Quindi, si prevede il ricorso a poteri sanzionatori di ARERA in caso di inosservanza delle specifiche disposizioni adottate a tal fine.
Le nuove disposizioni richiedono ai fornitori di energia di adottare pratiche più esplicite nella comunicazione delle tariffe, nelle condizioni di fornitura e nelle eventuali variazioni contrattuali. L'obiettivo è rendere i consumatori più consapevoli ed informati, mettendoli in condizioni di prendere decisioni più informate riguardo alle utenze energetiche. L'articolo 6 tratta il miglioramento delle sanzioni e dei poteri di vigilanza, introduce disposizioni per il rafforzamento del sistema sanzionatorio nel settore energetico, con l'obiettivo di garantire il rispetto delle normative e proteggere i consumatori da pratiche scorrette.
Si specifica che le misure cautelari adottate da ARERA, al fine del più utile e tempestivo perseguimento degli interessi tutelati, possono essere applicate anche avvalendosi dei poteri di controllo e sanzionatori attribuiti alla medesima Autorità dalla legislazione vigente. Questo articolo rappresenta una parte fondamentale del provvedimento, poiché mira a garantire il corretto funzionamento e la trasparenza del mercato energetico attraverso un sistema di controlli più efficaci. Le nuove norme potenziano i poteri delle Autorità di vigilanza, consentendo loro di intervenire con maggiore incisività in caso di violazione da parte dei fornitori di energia.
Le sanzioni previste sono state ridefinite per essere più proporzionate e deterrenti, assicurando che i trasgressori siano responsabilizzati e che le pratiche sleali vengano rapidamente identificate. Al comma 2 si prevede, inoltre, l'oscuramento dei siti Internet utilizzati per la vendita di titoli di accesso ad attività di spettacolo da parte di soggetti diversi dai titolari dei sistemi per la loro emissione. L'articolo 7 tratta la disposizione dell'entrata in vigore appunto dal 1° marzo.
In conclusione, questo decreto-legge n. 19 rappresenta un passo significativo verso un sistema energetico più equo, rispondendo alle esigenze pressanti di cittadini e imprese italiani. Il decreto introduce una serie di misure studiate per garantire un immediato sollievo economico, attraverso agevolazioni tariffarie e sostegni finanziari diretti alle categorie più vulnerabili. In conclusione, questo decreto rappresenta un impegno concreto per proteggere e supportare sia le famiglie che le imprese italiane in un momento di così grandi sfide economiche e sociali.
Con queste premesse, Fratelli d'Italia continua a perseguire il benessere collettivo. Siamo favorevoli, come sempre, al perseguimento di un giusto profitto, ma fortemente contrari alla speculazione, specie se riguarda le famiglie e le piccole imprese, e, in molti casi, sono seconde famiglie che i nostri imprenditori devono curare. Resta essenziale continuare a lavorare per rafforzare le basi di un'economia più solida in un sistema energetico che risponda efficacemente alle esigenze di tutti i cittadini. Quindi, andiamo avanti così con determinazione, concentrandoci su obiettivi realistici e benefici tangibili.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo “Cortona 1”, di Cortona, in provincia di Arezzo, che assistono ai nostri lavori dalle tribune . Benvenuti, ragazzi! Vi alzate anche in piedi. Grazie per questa forma di rispetto nei confronti della Camera dei deputati che vi accoglie, vi saluta e vi ringrazia per la vostra visita.
Noi adesso andiamo avanti con l'ultimo intervento sul provvedimento di cui stiamo svolgendo la discussione sulle linee generali; è per questo che non vedete l'Aula affollata.
È iscritta a parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signora rappresentante del Governo, oggi iniziamo l'esame di un decreto-legge vigente dal 1° marzo di quest'anno - l'ennesimo - che dovrebbe servire ad abbattere i costi delle bollette per le cittadine e i cittadini più fragili e supportare il mondo delle imprese, ma che per noi è del tutto inadeguato.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Sappiamo tutti che negli ultimi trent'anni, dal 1991 al 2022, i redditi di lavoratrici e lavoratori italiani sono cresciuti dell'1 per cento circa, a fronte di una media OCSE del 32,5 per cento. I dati dell'OCSE ci dicono anche che dal 2008 il reddito delle famiglie ha perso, in termini di potere d'acquisto, l'8,7 per cento e che sotto questo aspetto l'Italia ha la peggiore tra i Paesi del G20. Questi dati ci dicono, quindi, che le politiche economiche e le politiche relative ai redditi, agli stipendi di lavoratrici e lavoratori, nonché le politiche, anche quelle relative al mercato del lavoro, che dovrebbero puntare ad aumenti di produttività e di competitività del Paese, sono tutte fallite. Abbiamo vissuto 30 anni di politiche sbagliate e si continua a procedere in una direzione, a nostro avviso, sbagliata. Gli stipendi calano e il costo della vita aumenta, anche a causa dell'aumento dei costi dell'energia. Negli ultimi dieci anni, poi, sono andate di moda molte misure e, anziché introdurre misure che migliorino la qualità del lavoro, la produttività e i redditi, abbiamo assistito alla politica dei elargizioni che hanno una caratteristica molto particolare: queste regalie, queste mancette, spacciate per atti di generosità del Governo di turno, prendono spesso il nome del Presidente del Consiglio del momento.
Chi lavora dovrebbe avere uno stipendio adeguato che consenta una qualità di vita dignitosa e non dovrebbe certo aver bisogno di . Invece, anche con questa misura state certificando che un terzo delle famiglie italiane, pur lavorando e pur avendo un ISEE fino a 25.000 euro, ha bisogno di un sussidio per poter pagare le bollette. Una pratica tutta italiana, non riscontrabile in nessun altro Paese europeo. Solo in Italia, infatti, dall'inizio degli anni Novanta abbiamo vissuto un periodo di forte moderazione salariale. Negli altri Paesi esiste un salario minimo stabilito per legge e nessun Governo si è mai sognato di elargire mancette per consentire alle persone di avere un piccolo, piccolissimo sollievo, sentendosi persino riconoscenti verso un Governo che, al netto di queste misure irrilevanti per migliorare la qualità della vita di migliaia di lavoratrici e lavoratori, nulla fa perché gli stipendi siano adeguati e si superi l'intollerabile ossimoro del lavoro povero.
In quasi tutti i Paesi europei - comunque in tutti i Paesi in modo più significativo del nostro - c'è una presenza pubblica dello Stato nell'economia che fa da regolatore e da tramite anche dal punto di vista degli stipendi. In tutti i Paesi c'è un sistema produttivo fatto di imprese più grandi e, quindi, capaci di competere non solo sul costo del lavoro ma anche sulla produttività, sulla ricerca e sull'innovazione. In tutti i Paesi c'è ancora un meccanismo di redistribuzione legato soprattutto al sistema fiscale ma non in Italia, che in questo momento ha, rispetto agli altri Paesi europei, il sistema meno redistributivo in assoluto. Il risultato di tutto questo è che una persona su quattro in Italia è a rischio povertà. Questa è la verità, questo è quello che dice l'Istat, ma che di fatto dice anche il Governo con questo provvedimento. L'articolo 1, infatti, dispone per il 2025 il riconoscimento di un contributo straordinario di 200 euro sulle forniture di energia elettrica per i clienti domestici con un ISEE fino a 25.000 euro. Il contributo viene riconosciuto nei limiti delle risorse disponibili a qualsiasi titolo sul bilancio della Cassa per i servizi energetici e ambientali. Dalla relazione tecnica si stima una platea di beneficiari del contributo speciale di 200 euro pari a circa 8 milioni di nuclei familiari, per un importo complessivo di 1,6 miliardi di euro. Se consideriamo che, secondo i dati pubblicati dall'Istat a novembre 2024, i nuclei familiari in Italia nel 2021 sono circa 26,2 milioni, stiamo dicendo che quasi il 30 per cento delle famiglie italiane si trova in condizioni di povertà energetica, o sbaglio?
Quindi, il Governo cosa fa? Introduce un di 200 euro, pur sapendo bene che l'erogazione di questo rischia di non coprire neanche l'incremento dei prezzi subito dalle famiglie nel periodo tra ottobre 2024 e gennaio 2025, durante il quale è stato stimato un aumento medio della bolletta stagionale del 5,9 per cento rispetto allo stesso periodo 2023-2024.
Come per altri interventi, anche in questo caso il straordinario si può includere nelle tante misure di carattere emergenziale, di sollievo per alcuni nuclei familiari ma non risolutive nell'affrontare la sostenibilità per le famiglie del pagamento delle utenze, visto il permanere del caro energia.
Ma come si concilia questa misura con le parole pronunciate dalla Presidente Meloni alla dei conservatori americani a Washington il 23 febbraio scorso? La Presidente Meloni dice che l'Italia prospera. Un italiano su quattro è a rischio povertà, abbiamo gli stipendi più bassi d'Europa, la produzione industriale è in caduta libera, con un calo costante che non si arresta da oltre 25 mesi, ma la Presidente del Consiglio racconta al mondo che l'Italia prospera. Eppure, nonostante tutta questa prosperità, il 28 febbraio presenta un provvedimento necessario e urgente per abbattere i costi delle bollette. C'è qualcosa che non torna.
Peraltro, la misura riguarda nuclei familiari con ISEE fino a 25.000 euro - come ho detto - e non è semplicissimo ricostruire le tipologie di famiglie con ISEE sotto i 25.000 euro. Non parliamo, infatti, del reddito lordo imponibile, ma di un calcolo basato su redditi e patrimonio di ciascun componente del nucleo familiare, calcolati in rapporto al numero dei soggetti che ne fanno parte. In termini puramente reddituali, si stima che un ISEE di 40.000 euro corrisponde a un guadagno netto annuo compreso tra i 30.000 e i 35.000 euro (32.500 considerando 13 mensilità), mediamente 2.500 euro al mese per nucleo familiare. Un ISEE fino a 25.000 euro potrebbe, quindi, rappresentare una famiglia in cui ci sono due lavoratori di livello medio-basso, un lavoratore a tempo pieno e indeterminato più un che hanno dei figli, un mutuo o un affitto. Cosa dice, quindi, questo decreto? Dice che in un Paese che prospera neanche chi ha un lavoro riesce a pagare le bollette.
L'articolo 2 interviene sulla disciplina della fornitura di energia elettrica ai clienti vulnerabili. In particolare, si prevede uno slittamento dell'entrata in vigore del servizio di vulnerabilità non prima della fine del mercato a tutele graduali, quindi non prima del 31 marzo 2027. Nel frattempo rimane vigente il servizio di maggior tutela per i clienti vulnerabili che non abbiano scelto un fornitore nel STG o nel mercato libero. Infine, si stabilisce la possibilità per coloro che attualmente si trovano nel mercato a tutele graduali, qualora dovessero poi maturare i requisiti per la qualifica di clienti vulnerabili, di optare per la permanenza nel servizio a tutele graduali.
Nel comma 2 si fa riferimento all'intenzione di utilizzare fino al 50 per cento delle risorse previste dal Piano sociale per il clima, impegnando preventivamente così risorse di un Piano che solo in questi giorni viene sottoposto a un processo di consultazione pubblica e che sarà definito per fine giugno. Segnaliamo che il Piano stesso prevede che quelle misure non possono superare il 37,5 per cento delle risorse del Piano, che comunque sono vincolate a contrastare gli impatti sociali provocati dalla decarbonizzazione dei sistemi di produzione e consumo di energia, per cui, a nostro avviso, non possono coprire i prezzi dell'energia prodotta con il fossile e devono rispettare il principio europeo di non arrecare un danno significativo. Ma, appunto, in Commissione non avete voluto darci ascolto.
L'articolo 3 si propone di ridurre il costo dell'energia per le imprese. In particolare, da un lato destina, per il 2025, 600 milioni di euro per un Fondo per la transizione energetica nel settore industriale, coprendo gli oneri con parte dei proventi derivanti dalle aste delle quote di emissione di CO2 in deroga agli ordinari criteri di ripartizione; dall'altro prevede un'agevolazione per la fornitura di energia elettrica per i clienti non domestici in bassa tensione, con potenza disponibile superiore a 16,5 chilowatt. Abbiamo proposto di estendere la misura agevolativa a tutte le imprese, anche a quelle con una potenza installata inferiore ai 16,5 chilowatt, che, secondo le analisi dell'osservatorio di Confcommercio sull'energia, rappresentano i due terzi del totale. L'azzeramento per un semestre della componente ASOS degli oneri generali di sistema per le sole imprese con potenza disponibile superiore a 16,5 chilowatt determina un'ingiustificata disparità di trattamento a nostro avviso, specie se si considera che nel 2024 il costo totale delle bollette elettriche di tali imprese è ammontato a circa 5 miliardi di euro, di cui 1,3 solo per la voce degli oneri di sistema. La misura non tutela, quindi, gran parte delle imprese del terziario di mercato, ossia le più vulnerabili agli energetici dei prezzi, esponendo tali imprese ai crescenti aumenti del costo delle fatture e rischiando di sacrificare gran parte del settore economico e produttivo del nostro Paese.
Occorre tener conto che i prezzi delle materie prime energetiche hanno subito importanti rialzi nel corso degli ultimi anni. Secondo i dati forniti dall'Osservatorio energia di Confcommercio nel 2025 la proiezione sul costo totale delle bollette di energia elettrica e gas per le imprese del terziario di mercato prevede una spesa di circa 12,5 miliardi di euro, in netto aumento rispetto ai 10,7 nel 2024, ancor di più rispetto agli 8,6 del 2019.
Abbiamo provato a suggerirvi alcune misure per evitare provvedimenti e stabilizzare prezzi e sicurezza energetica. Fortunatamente alcuna delle proposte sono state accolte. Da un lato abbiamo proposto di rafforzare e incentivare le misure per promuovere le comunità energetiche, dall'altro di valorizzare gli investimenti in impianti di generazione di energie rinnovabili.
L'obiettivo è introdurre un sistema di contrattualizzazione a medio-lungo termine della generazione eolica e solare al fine di stabilizzare il prezzo dell'energia e permettere il trasferimento diretto ai consumatori finali dei benefici della transizione energetica, prevedendo la possibilità - su base volontaria - di contrattualizzare con il GSE, per un periodo minimo di cinque anni fino a un massimo di dieci anni, la produzione degli impianti che attualmente vengono remunerati con i meccanismi basati sui prezzi di mercato dell'energia di breve periodo, per un volume complessivo stimabile in 20 terawattora all'anno, per il 2025, con un beneficio complessivo per i consumatori finali stimabile in un miliardo di euro all'anno. O ancora, vi abbiamo proposto di favorire la realizzazione di progetti di rinnovamento e integrale ricostruzione di impianti rinnovabili, in particolare quelli eolici, attraverso il cosiddetto , che presentano indiscutibili vantaggi da un punto di vista ambientale, consentendo di evitare l'utilizzo di suolo addizionale e di sfruttare in modo più efficiente i siti rinnovabili già operativi e le infrastrutture preesistenti - come strade di accesso o connessione alla rete elettrica - attraverso l'ammodernamento delle tecnologie esistenti. Le nostre proposte sono state riformulate in maniera per noi non del tutto soddisfacente, ma prendiamo atto che il testo è, seppur lievemente, migliorato.
L'articolo 4 è, invece, una vera e propria presa in giro. Prevede, infatti, che l'eventuale maggior gettito IVA derivante dall'aumento del prezzo del gas è destinato a misure di sostegno per le famiglie e per le microimprese vulnerabili al fine di contenere il maggior onere da queste sostenuto per la fornitura di gas naturale ed energia elettrica derivante dall'aumento del prezzo internazionale del gas naturale sul costo finale di tali prodotti. Peccato che le somme derivanti dall'IVA non possano essere utilizzate per nuove spese, ma solo per migliorare i saldi della finanza pubblica. Dunque state promettendo aiuto, ma le risorse indicate sono fittizie e questo suona davvero come un'intollerabile presa in giro per chi, anche secondo voi, avrebbe bisogno di sostegno. Noi peraltro avevamo proposto di prorogare l'IVA agevolata al 5 per cento sui servizi di teleriscaldamento, nonché sulle somministrazioni di energia termica prodotta con gas metano. Agevolazione che si era tradotta in un importante beneficio per molti consumatori. Non accogliendo la nostra proposta avete lasciato invariato il meccanismo per cui i consumatori pagano un'IVA cara e, se sono in condizioni di povertà, se la vedono restituire tramite i soliti meccanismi delle mance di Stato: una vera genialata.
L'articolo 5 introduce disposizioni per incrementare, attraverso l'intervento di ARERA, le misure occorrenti per aumentare la trasparenza e la confrontabilità delle offerte di energia elettrica e di gas ai clienti finali domestici sul libero mercato, in maniera da consentire un agevole leggibilità delle offerte e dei contratti. Al momento però nel “Portale offerte” di ARERA - che è l'unica possibilità concessa al consumatore di potersi districare tra la giungla delle offerte e i prezzi incomprensibili e poter scegliere un nuovo fornitore senza commettere gravi errori - sono presenti solo le offerte attive in questo momento e non tutte: sono escluse quelle dedicate. Le società cambiano di continuo il nome all'offerta, quindi quella che il cliente ha sottoscritto anni prima, non si trova mai. Il consumatore quindi non può inserire il codice dell'offerta vecchia, che sta pagando, per poterla confrontare con quelle nuove, unica via per poter sapere se ci sono offerte più convenienti della sua.
Bisognerebbe quindi potenziare ulteriormente il “Portale offerte”, prevedendo per legge l'obbligo di inserire nel portale tutte le offerte, anche quelle dedicate e quelle non più attivabili sul mercato, ma ancora nella disponibilità dei consumatori. È davvero incomprensibile perché non abbiate voluto accogliere proposte, a costo zero, che avevano l'obiettivo di facilitare la vita a cittadine e cittadini. Anche perché sappiamo che l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha ricevuto negli ultimi mesi un numero rilevante di segnalazioni provenienti da consumatori che lamentano di non aver mai ricevuto la comunicazione sulla modifica unilaterale delle condizioni contrattuali e di aver appreso solo in sede di fatturazione dei consumi degli incrementi di prezzo, spesso assai gravosi. Questo perché le modalità di trasmissione adottate dalle imprese fornitrici non ne consentono la tracciabilità: una cosa molto grave, su cui avete deciso di non intervenire.
L'articolo 6 specifica che le misure cautelari adottate da ARERA al fine del più utile e tempestivo raggiungimento degli interessi tutelati possano essere applicate anche avvalendosi dei poteri di controllo e sanzionatori attribuiti alla medesima Autorità dalla legislazione vigente.
Presidente insomma, ancora una volta, il Governo utilizza la decretazione d'urgenza per introdurre misure del tutto insufficienti e inadeguate per superare gli enormi costi dell'energia e il grave problema della povertà che attanaglia il nostro Paese. Il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra non potrà, chiaramente, che votare contro.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, Andrea Barabotti: s'intende che vi abbia rinunciato.
Ha facoltà di replicare il relatore, Gianluca Caramanna: s'intende che vi abbia rinunciato.
Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo: s'intende che vi abbia rinunciato.
Avverto che il vigente calendario dei lavori dell'Assemblea prevede che si possa passare al seguito dell'esame non prima delle ore 14, per la posizione della questione di fiducia, come già preannunciato dal Governo. Tuttavia, è stato comunicato per le vie brevi alla Presidenza che la Commissione bilancio non sarà in grado di esprimere il prescritto parere in tempo utile. La Presidenza, acquisiti gli opportuni contatti con la Commissione bilancio, si trova pertanto costretta a sospendere la seduta fino alle ore 15. Colleghe, colleghi, non posso esimermi dallo stigmatizzare la mancata espressione del parere della Commissione bilancio entro l'orario previsto dal calendario dei lavori, tenuto conto che tale ritardo comporterà conseguentemente un allungamento di tempi di pari entità nell'articolazione del dibattito fiduciario e, quindi, nella durata dell'esame del provvedimento in Assemblea.
La seduta è sospesa, riprenderà alle 15.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 90, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge .
La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere , che è in distribuzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, deputato Gilberto Pichetto Fratin.
GILBERTO PICHETTO FRATIN,. Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 2281-A: Conversione in legge del decreto-legge 28 febbraio 2025, n. 19, nel testo approvato dalla Commissione.
PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia sull'articolo unico del disegno di legge n. 2281-A, nel testo della Commissione, la votazione per appello nominale avrà luogo nella seduta di domani, martedì 15 aprile, a partire dalle ore 15, previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 13,20. Dopo tale votazione, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 ed eventualmente nella giornata di mercoledì 16 aprile a partire dalle ore 9,30, avranno luogo le successive fasi di esame del provvedimento, sino alla sua conclusione.
Estraggo a sorte il nominativo del deputato o della deputata dal quale avrà inizio la chiama.
La chiama avrà inizio dal deputato Comba.
PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame del Documento di finanza pubblica 2025 .
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare il deputato De Maria. Ne ha facoltà.
ANDREA DE MARIA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Il mio intervento fa riferimento a un altro intervento di fine seduta che è stato svolto la scorsa settimana dall'onorevole Pellicini, che credo meriti una risposta o, comunque, meriti alcune considerazioni qui in Aula.
L'onorevole Pellicini ha fatto riferimento a un episodio accaduto a Varese in una scuola, durante la presenza dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia legata all'anniversario del 25 aprile. Non voglio intervenire nel merito di quell'episodio. Devo solo dire che, rispetto a come è stato descritto in Aula dell'onorevole Pellicini, io ho avuto informazioni diverse, in particolare dalla stessa Associazione nazionale partigiani d'Italia. Ma ci tengo a intervenire su un aspetto di un intervento, che è stato svolto qui, che ha messo in discussione il lavoro che quell'associazione, l'ANPI, sta facendo nelle scuole.
Penso che questo sia un grave errore perché l'ANPI svolge nelle scuole un lavoro molto prezioso di informazione e di memoria storica sulla lotta di liberazione dal nazifascismo e su quello che ha rappresentato il 25 aprile per il Paese; e penso che sia un lavoro che meriterebbe il riconoscimento di tutte le istituzioni perché in quella lotta di liberazione ci sono le radici della nostra democrazia, le ragioni per cui ci troviamo qui insieme a discutere. Questo deve averlo presente in particolare, per quella che è la sua storia, Fratelli d'Italia.
Una volta, un grande comandante partigiano, Arrigo Boldrini, il comandante Bulow, disse che i partigiani avevano combattuto per chi era con loro, per chi non c'era e anche per chi era contro. Penso che questo rispetto per la lotta di liberazione debba unire tutte le nostre istituzioni e penso che dobbiamo essere grati all'ANPI per il lavoro prezioso che fa anche nelle nostre scuole.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 febbraio 2025, n. 19, recante misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale nonché per la trasparenza delle offerte al dettaglio e il rafforzamento delle sanzioni delle Autorità di vigilanza. (C. 2281-A)
: BARABOTTI e CARAMANNA.