Contenuto
Martedì 20 Maggio 2025 ore 11:00
AULA, Seduta 482 - Approvato decreto cittadinanza
Resoconto stenografico
Download video della Seduta
Se il download non si avvia con un semplice click, potrebbe essere necessario cliccare con il tasto destro del mouse e selezionare "salva destinazione con nome", "salva oggetto con nome" o dicitura simile a seconda del browser utilizzato. Si ricorda che l'utilizzo dei contenuti del sito della Camera dei deputati è autorizzato alle condizioni stabilite nell' avviso legale ed in particolare esclusivamente nei limiti in cui avvenga nel rispetto dell'interesse pubblico all'informazione, per finalità non commerciali, garantendo l'integrità degli elementi riprodotti e mediante indicazione della fonte.
LINK DIRETTO AL VIDEO
Una volta effettuata la selezione, copia e incolla il codice riportato sopra.
Nella seduta odierna la Camera con 137 voti, 2 astenuti e 83 contrari ha approvato il disegno di legge di conversione, con modificazioni, del decreto 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza (Approvato dal Senato) (C. 2402). In precedenza è stata respinta la relativa questione pregiudiziale presentata.
Nella parte antimeridiana della seduta si è svolta la discussione generale dello stesso provvedimento.
Nella parte antimeridiana della seduta si è svolta la discussione generale dello stesso provvedimento.
XIX LEGISLATURA
482^ SEDUTA PUBBLICA
Martedì 20 maggio 2025 - Ore 11
1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
S. 1432 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza (Approvato dal Senato). (C. 2402)
Relatore: PAOLO EMILIO RUSSO.
(ore 14)
2. Seguito della discussione del disegno di legge (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali presentate):
S. 1432 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza (Approvato dal Senato). (C. 2402)
Relatore: PAOLO EMILIO RUSSO.
Download video della Seduta
Se il download non si avvia con un semplice click, potrebbe essere necessario cliccare con il tasto destro del mouse e selezionare "salva destinazione con nome", "salva oggetto con nome" o dicitura simile a seconda del browser utilizzato. Si ricorda che l'utilizzo dei contenuti del sito della Camera dei deputati è autorizzato alle condizioni stabilite nell' avviso legale ed in particolare esclusivamente nei limiti in cui avvenga nel rispetto dell'interesse pubblico all'informazione, per finalità non commerciali, garantendo l'integrità degli elementi riprodotti e mediante indicazione della fonte.
LINK DIRETTO AL VIDEO
Una volta effettuata la selezione, copia e incolla il codice riportato sopra.
Download video della Seduta
Se il download non si avvia con un semplice click, potrebbe essere necessario cliccare con il tasto destro del mouse e selezionare "salva destinazione con nome", "salva oggetto con nome" o dicitura simile a seconda del browser utilizzato. Si ricorda che l'utilizzo dei contenuti del sito della Camera dei deputati è autorizzato alle condizioni stabilite nell' avviso legale ed in particolare esclusivamente nei limiti in cui avvenga nel rispetto dell'interesse pubblico all'informazione, per finalità non commerciali, garantendo l'integrità degli elementi riprodotti e mediante indicazione della fonte.
LINK DIRETTO AL VIDEO
Una volta effettuata la selezione, copia e incolla il codice riportato sopra.
- Lettura Verbale
- Missioni
- Modifiche nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, e nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari
- Nel cinquantesimo anniversario della promulgazione della legge n. 151 del 1975
- Disegno di legge: S. 1432 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza (Approvato dal Senato) (A.C. 2402) (Discussione)
- S. 1432 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza (Approvato dal Senato).(C. 2402)
- Discussione sulle linee generali - A.C. 2402
- Vice Presidente MULE' Giorgio
- Deputato RUSSO Paolo Emilio (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE - PPE)
- Deputato CARE' Nicola (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata ALIFANO Enrica (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputata MARROCCO Patrizia (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE - PPE)
- Deputato MAIORANO Giovanni (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputato DI SANZO Christian Diego (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Repliche - A.C. 2402
- Annunzio di questioni pregiudiziali - A.C. 2402
- Discussione sulle linee generali - A.C. 2402
- S. 1432 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza (Approvato dal Senato).(C. 2402)
- La seduta, sospesa alle 12, è ripresa alle 14,05.
- Missioni (Alla ripresa pomeridiana)
- Modifica nella costituzione della Giunta per le autorizzazioni
- Preavviso di votazioni elettroniche
- Sull'ordine dei lavori
- Disegno di legge: S. 1432 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza (Approvato dal Senato) (A.C. 2402) (Seguito della discussione ed approvazione)
- S. 1432 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza (Approvato dal Senato).(C. 2402)
- Ripresa esame - A.C.2402
- Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 2402
- Vice Presidente RAMPELLI Fabio
- Deputato PORTA Fabio (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato GIACHETTI Roberto (ITALIA VIVA-IL CENTRO-RENEW EUROPE)
- Deputato GENTILE Andrea (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE - PPE)
- Deputato D'ALESSIO Antonio (AZIONE-POPOLARI EUROPEISTI RIFORMATORI-RENEW EUROPE)
- Deputata ALIFANO Enrica (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato VINCI Gianluca (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputato DORI Devis (ALLEANZA VERDI E SINISTRA)
- Votazioni delle questioni pregiudiziali - A.C.2402
- Esame dell'articolo unico - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Deputato RICCIARDI Toni (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato RUSSO Paolo Emilio (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE - PPE)
- Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale SILLI Giorgio
- Deputato RICCIARDI Toni (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame emendamento - A.C.2402
- Votazione Emendamento - A.C.2402
- Esame ordini del giorno - A.C. 2402
- Parere del governo - A.C.2402
- Votazione Ordine del giorno - A.C.2402
- Esame ordini del giorno - A.C.2402
- Votazione Ordine del giorno - A.C.2402
- Esame ordini del giorno - A.C.2402
- Votazione Ordine del giorno - A.C.2402
- Esame ordini del giorno - A.C.2402
- Votazione Ordine del giorno - A.C.2402
- Esame ordini del giorno - A.C.2402
- Votazione Ordine del giorno - A.C.2402
- Esame ordini del giorno - A.C.2402
- Votazione Ordine del giorno - A.C.2402
- Esame ordini del giorno - A.C.2402
- Votazione Ordine del giorno - A.C.2402
- Esame ordini del giorno - A.C.2402
- Votazione Ordine del giorno - A.C.2402
- Esame ordini del giorno - A.C.2402
- Dichiarazioni di voto finale - A.C.2402
- Vice Presidente RAMPELLI Fabio
- Deputato STEGER Dieter (MISTO)
- Deputata BOSCHI Maria Elena (ITALIA VIVA-IL CENTRO-RENEW EUROPE)
- Deputato ZARATTI Filiberto (ALLEANZA VERDI E SINISTRA)
- Deputata ONORI Federica (AZIONE-POPOLARI EUROPEISTI RIFORMATORI-RENEW EUROPE)
- Deputato TIRELLI Franco (NOI MODERATI (NOI CON L'ITALIA, CORAGGIO ITALIA, UDC E ITALIA AL CENTRO)-MAIE-CENTRO POPOLARE)
- Deputato COLUCCI Alfonso (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato RUSSO Paolo Emilio (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE - PPE)
- Deputato BOF Gianangelo (LEGA - SALVINI PREMIER)
- Deputato RICCIARDI Toni (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato DI GIUSEPPE Andrea (FRATELLI D'ITALIA)
- Votazione finale ed approvazione - A.C. 2402
- S. 1432 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza (Approvato dal Senato).(C. 2402)
- Sui lavori dell'Assemblea
- Interventi di fine seduta
- Vice Presidente RAMPELLI Fabio
- Deputata DI BIASE Michela (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata MATTEONI Nicole (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputato ROSSI Andrea (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato LA SALANDRA Giandonato (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputato RUSPANDINI Massimo (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputato URZI' Alessandro (FRATELLI D'ITALIA)
- Ordine del giorno della prossima seduta
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
FRANCESCO BATTISTONI, legge il processo verbale della seduta del 15 maggio 2025.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 103, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Comunico che, in data 16 maggio 2025, il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, la deputata Sara Kelany, in sostituzione del deputato Alfredo Antoniozzi, dimissionario.
Comunico, altresì, che, nella medesima data, il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari il deputato Stefano Vaccari, in sostituzione del deputato Marco Sarracino, dimissionario.
PRESIDENTE. Colleghi, volevo ricordare a quest'Aula che cinquant'anni fa veniva promulgata la legge 19 maggio 1975, n. 151, recante la riforma del diritto di famiglia.
La relativa proposta di legge era stata approvata in via definitiva dalla Commissione giustizia in sede legislativa nella seduta del 22 aprile dello stesso anno.
L'adozione della nuova disciplina legislativa rappresentò un significativo segnale di maturità e consapevolezza del Parlamento italiano, in particolare in tema di trasformazione dei rapporti familiari nel nostro Paese, di parità tra uomo e donna all'interno della famiglia e di equiparazione tra figli legittimi e naturali.
A cinquant'anni di distanza dall'approvazione della legge n. 151 del 1975 continua il processo di riflessione sui progressi compiuti e sulle sfide future per continuare a tutelare i diritti e la dignità di tutti i componenti della famiglia.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2402: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.
La I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Paolo Emilio Russo.
PAOLO EMILIO RUSSOGrazie, Presidente, buongiorno. Chiedo l'autorizzazione a depositare la relazione.
PRESIDENTE. È autorizzato a depositare.
Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo: vi rinunzia.
È iscritto a parlare l'onorevole Nicola Care'. Ne ha facoltà.
NICOLA CARE'(PD-IDP). Grazie, Presidente. Prima di tutto vorrei dire che, rispetto a un decreto così importante, da parte del relatore soltanto porgere il testo alla Presidenza mi sembra un po', diciamo così, sbrigativo e inconveniente. Comunque, con questo, ringrazio il relatore. Signor Presidente, Sottosegretario, onorevoli colleghe e colleghi, intervengo oggi per esprimere, a nome mio e di chi crede nella giustizia e nella dignità del nostro popolo, la più ferma e profonda opposizione al decreto-legge n. 36 del 28 marzo 2025.
Lo faccio con il cuore, con la voce e con la coscienza dei milioni di italiani residenti all'estero, dei milioni di oriundi che, da generazioni, mantengono vivo l'amore per l'Italia, per questa Italia, nonostante la distanza e l'oblio a cui, troppo spesso, le istituzioni italiane li condannano. Perché questo decreto non è una riforma, questo decreto è una ferita, una ferita profonda, dolorosa e ingiusta . Lo è nella forma, lo è nel metodo, lo è nella sostanza.
È una ferita inferta con urgenza artificiosa, con il volto burocratico di chi vuole nascondere una scelta politica dietro un presunto pericolo amministrativo. Dove sarebbe, chiedo, l'urgenza? Dov'è la catastrofe che giustifica questa fretta? Forse nel fatto che qualche migliaio di persone all'anno richiede il riconoscimento della cittadinanza italiana per discendenza? Signor Presidente, questo decreto non nasce per gestire un'emergenza, ma per costruire una barriera; una barriera contro chi ha sangue italiano, ma vive altrove, vive all'estero; una barriera contro chi, invece di essere accolto e valorizzato, viene visto come una minaccia.
E qui la sostanza è ancora più amara, perché questo provvedimento - diciamolo chiaramente - colpisce in pieno petto il principio dello , ne limita la trasmissibilità, ne restringe l'applicatività retroattiva, lo svuota di significato.
Non si tratta di una modernizzazione del diritto; si tratta di un colpo secco, mirato, chirurgico a un principio che ha fondato la coesione dell'identità italiana nel mondo. Sapete chi sono le vittime alla fine? Non i cosiddetti furbi del passaporto, come si cerca di raccontare con una retorica pomposa. No, i veri colpiti sono le famiglie. Saranno i figli e i nipoti di italiani emigrati che, dopo decenni di sacrifici, si vedono improvvisamente dire: tu non sei abbastanza italiano per meritare la cittadinanza di tuo nonno ; tu non sei abbastanza italiano per meritare la cittadinanza di tuo nonno! E questo mentre il mondo intero - sì, il mondo intero - guarda con ammirazione alle comunità italiane all'estero, quelle stesse comunità che hanno contribuito con il lavoro, con la cultura e capitale umano alla reputazione dell'Italia stessa, quelle stesse comunità che mantengono viva la lingua, le tradizioni, le relazioni culturali e commerciali con la nostra Nazione, con l'Italia.
Signor Presidente, chi ha scritto questo decreto dimostra di non conoscere o, peggio, di voler cancellare la storia della nostra emigrazione, una storia fatta di valigie di cartone, di miniere, di fatica e dignità, una storia fatta di famiglie spezzate, di lettere scritte a mano, di un amore per l'Italia che non si è mai sopito. Allora, io dico con forza: non potete spezzare questo legame, non potete cancellare l'identità, non potete negare a chi ha il sangue italiano il diritto di sentirsi parte di questa Nazione, della nostra Repubblica. Abbiamo visto negli anni i risultati di politiche illuminate, il voto all'estero, la rappresentanza parlamentare, l'impegno dell'associazionismo italiano nel mondo, i programmi di formazione, gli scambi culturali. Questo decreto, invece, compie un balzo all'indietro: disconosce tutto. È una legge che nega la fiducia, che rifiuta il passato e compromette il futuro. E lo dico con orgoglio istituzionale, ma anche con un'emozione personale: non è tollerabile che due fratelli, figli dello stesso padre, padre emigrato, possano trovarsi in due situazioni diverse solo perché uno ha presentato la domanda il 26 marzo del 2025 e l'altro il 28 marzo. Questo non è diritto: è arbitrio, è iniquità, è crudeltà amministrativa.
Ma c'è di più e forse ancora più grave. Questa norma rompe il patto tra Stato e cittadino, il patto che garantisce certezza del diritto, rispetto delle regole, uguaglianza del trattamento; sì, uguaglianza del trattamento, perché - lo sappiamo tutti - la cittadinanza non è solo un pezzo di carta: è un legame morale, culturale e giuridico, è un'eredità che non può essere amputata per calcolo politico o ideologico. Ecco la verità: questo non è un decreto sulla cittadinanza, è un decreto sull'esclusione.
Onorevoli colleghi, io so che in quest'Aula ci sono persone che hanno a cuore il destino dell'Italia nel mondo, persone che hanno stretto mani, guardato negli occhi, ascoltato le storie di italiani in Argentina, in Brasile, in Venezuela, in Canada, negli Stati Uniti, in Australia, in Belgio, in Svizzera, in Germania, in Olanda, persone che sanno che essere italiani all'estero non è una scelta opportunistica ma è un atto di identità profonda. A voi mi rivolgo, al di là delle appartenenze politiche, al di là delle alleanze del momento. Vi chiedo: volete davvero essere complici di una legge che cancella questo patrimonio umano, questo patrimonio culturale e affettivo? Ebbene, io non ci sto. Io difendo un'Italia aperta, giusta, consapevole della sua storia e del suo destino globale, un'Italia che non ha paura dei suoi figli all'estero, ma li accoglie, li onora, li ascolta, perché sono parte di noi, perché senza di loro l'Italia è più povera, senza di loro l'Italia è più povera !
Concludo, signor Presidente, con le parole del Ministro, del vostro Ministro Tremaglia. Lui amava ripetere, nei suoi viaggi tra le comunità italiane nel mondo, che l'Italia vi ama, l'Italia vi aspetta, l'Italia non vi dimenticherà mai. Ebbene, oggi questa maggioranza sembra aver dimenticato quelle parole, che risuonano come promesse, ma noi no e continueremo a batterci, dentro e fuori quest'Aula, per un'Italia che non taglia i suoi legami, ma li rafforza, per un'Italia che riconosce e abbraccia tutti i suoi figli. Viva l'Italia, viva gli italiani, tutti !
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.
ENRICA ALIFANO(M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, oggi discutiamo dell'ennesimo decreto-legge oggetto di conversione. Questo, però, è un caso particolare, perché riguarda un argomento importante. Riguarda forse il più importante degli del cittadino o, meglio, di qualsiasi individuo, cioè la cittadinanza.
Vi sono sicuramente dei dubbi di costituzionalità in relazione al tipo di intervento normativo che è stato scelto, visto e considerato che, oltre che sull'acquisizione della cittadinanza, si interviene poi, di fatto, anche sulla capacità elettorale. E, infatti, alla cittadinanza è collegato il diritto di voto e la disciplina elettorale - lo ripetiamo ancora una volta, Presidente - non può essere normata dalla decretazione d'urgenza, essendo di esclusiva competenza delle Camere per disposto costituzionale. Infatti, l'articolo 72, quarto comma, della Costituzione, prevede per l'appunto questo e la Corte costituzionale ha più volte ribadito questa preclusione, sottolineando che possono essere incisi dalla decretazione d'urgenza aspetti di carattere procedimentale e organizzativo in relazione alla disciplina elettorale, ma non si possono modificare le disposizioni che determinano la rappresentanza politica in base ai voti ottenuti. Ovviamente, con la modifica dei potenziali cittadini si finisce anche con l'alterare la platea dei votanti e, quindi, incidere sul risultato delle consultazioni.
Ma veniamo adesso all'analisi del testo. Io, essendo in discussione generale, mi soffermerò, per l'appunto, proprio sull'analisi del testo. Allora, alla base di questo intervento normativo, come si legge nella relazione introduttiva, vi è la necessità di ridurre il numero di potenziali cittadini che risiedono fuori dall'Italia e che possiedono altra cittadinanza. Ci si riferisce, particolarmente, ai discendenti degli italiani che sono emigrati all'estero nel corso del secolo scorso - o anche prima, anche nel corso dell'Ottocento - e provenivano non solo dalle regioni meridionali, perché, anzi, la prima emigrazione, di fatto, proveniva dal Veneto, dalla Toscana, dal Piemonte - abbiamo avuto un Papa che era discendente di emigrati piemontesi -, ma che tuttora - riprendo il discorso, Presidente - questi discendenti di cittadini italiani hanno ormai dei legami con gli Stati in cui risiedono, come viene detto nella relazione introduttiva, visto che sono legati da vincoli profondi di cultura, identità e fedeltà agli Stati in cui essi risiedono.
Allora, questo provvedimento vuole introdurre il principio di effettività del vincolo con l'Italia di colui che richiede la cittadinanza, eliminando un automatismo che collega l'acquisto della stessa, ovvero della cittadinanza, alla discendenza.
È un principio che, in astratto, può essere anche condivisibile, ma che viene realizzato in modo maldestro e, tra l'altro, con uno strumento normativo che è inadeguato e che viene, di fatto, introdotto con una fretta che non tiene in considerazione la specificità dei vari casi. Il testo, come tutti sappiamo, è giunto dal Senato ed è stato approvato in Consiglio dei ministri il 28 marzo, ed è in vigore dal 29 marzo. Questo testo travolge alcune disposizioni della legge n. 91 del 1992, disponendo che la cittadinanza non si trasmette automaticamente - l'automatismo di cui parlavamo prima - ai nati all'estero in possesso di altra cittadinanza.
Si precisa, tuttavia, che resta precluso il riconoscimento dello di cittadino anche a coloro che sono nati prima dell'entrata in vigore di questo testo e che per il diritto del sangue, disposto dalla normativa che fino a poco tempo fa era in vigore, avrebbero potuto reclamare lo stato di cittadino; e questo ovviamente si pone in contraddizione e in violazione con il principio di irretroattività della legge. Vengono previste, tuttavia, delle eccezioni a questa preclusione, e infatti si statuisce che sono esclusi i casi in cui lo di cittadino sia riconosciuto a seguito di domanda presentata all'ufficio consolare o al sindaco competenti o accertato giudizialmente.
Viene però fissata una , che è, per la precisione, le ore 23,59 del giorno 27 marzo 2025, ossia il momento prima dell'entrata in vigore del presente provvedimento. E ancora, l'articolo 1 elenca altre eccezioni alla preclusione di cui dicevamo prima, consentendo l'acquisto della cittadinanza al figlio o nipote di secondo grado di colui che, al momento della morte, possedeva esclusivamente la cittadinanza italiana.
Attenzione, però: in caso di doppia cittadinanza dell'ascendente di primo o di secondo grado non si può invocare questa eccezione e trova, eventualmente, applicazione il disposto dell'articolo 1-, comma 2, che riduce, ai fini della concessione della cittadinanza - qui parliamo di concessione, non di riconoscimento della cittadinanza - a 2 anni il periodo di residenza in Italia dello straniero il cui genitore o ascendente in linea retta di secondo grado sia o sia stato cittadino per nascita.
Altra eccezione al principio di esclusione dell'automatismo di cui abbiamo detto è stabilita dalla lettera ) e riguarda colui il cui genitore o adottante, cittadino italiano, sia stato residente in Italia per almeno 2 anni continuativi successivamente all'acquisto della cittadinanza italiana e prima della nascita o adozione del figlio. Ai commi successivi si introducono altre innovazioni, prevedendosi i casi in cui l'acquisto della cittadinanza non derivi dalla nascita, ma operi per beneficio di legge.
Si prevede, infatti, al comma 1-, una disciplina sull'acquisto della cittadinanza da parte del minore, straniero o apolide - e in questo modo si innova l'articolo 4 della legge n. 91 del 1992 -, disponendo che costoro, discendenti da genitore italiano, possano diventare cittadini italiani a seguito della dichiarazione di acquisto di tale fatta dal padre o dalla madre ovvero dal tutore. La norma pone, poi, altre condizioni in via alternativa, e cioè che, successivamente a tale dichiarazione, il minore debba risiedere continuativamente per 2 anni in Italia oppure che la dichiarazione di volontà sia presentata entro un anno dalla nascita del minore o dal provvedimento di adozione.
In relazione a tale ultima condizione, il comma 1- prevede una deroga che riguarda i minorenni, alla data di entrata in vigore della legge di conversione, figli di cittadini italiani per nascita secondo la novella di cui all'articolo 3-. Per costoro la dichiarazione di volontà può farsi entro il 31 maggio 2026. Ovviamente, sto un po' analizzando gli articoli che sono contenuti in questo testo sinceramente anche con un po' di tedio, tutto sommato, perché vengono previste tutta una serie di preclusioni, di scadenze e di date che, ovviamente, incepperanno un meccanismo che dovrebbe essere, invece, il più chiaro possibile.
Continuiamo, comunque, con l'analisi del testo. Al comma 2 si pone una limitazione delle prove esperibili nelle controversie in materia di accertamento dello stato di apolidia e di cittadinanza italiana, ponendo un divieto di ammissione della prova testimoniale e del giuramento. Inoltre, si distribuisce l'onere probatorio in capo al richiedente la cittadinanza, che deve allegare e provare l'insussistenza delle cause di mancato acquisto o di perdita della cittadinanza.
L'articolo 1- contiene, poi, disposizioni che favoriscono l'ingresso e il soggiorno per lavoro subordinato per i discendenti da cittadini italiani, ammettendo gli stessi al di fuori delle quote. Si prevede ancora, come dicevamo prima, la riduzione del periodo di legale residenza a 2 anni in Italia per la concessione della cittadinanza allo straniero il cui genitore o nonno sia o sia stato cittadino italiano per nascita. Infine, l'articolo 1- prevede modalità di riacquisto della cittadinanza per coloro che l'abbiano perduta, pur essendo nati in Italia o avendovi risieduto per 2 anni continuativi.
Costoro devono fare una dichiarazione in una data compresa - attenzione, c'è un altro termine - tra il 1° luglio 2025 e il 31 dicembre 2027. Come dicevamo prima, la stessa analisi del testo ne evidenzia la macchinosità e la necessità che un tema di tale portata avrebbe avuto bisogno di un'altra ponderazione, un esame sicuramente più approfondito, che solo una legge ordinaria avrebbe potuto fare. E la critica più aspra che si può muovere a questo testo è data dal fatto che ci sono plurime tagliole, varie date di scadenza per coloro che desiderano o desideravano acquistare o riacquistare la cittadinanza, avendo un legame ancora con l'Italia.
Sicuramente l'automatismo poteva suscitare delle perplessità, ma sicuramente una valutazione caso per caso avrebbe potuto portare a risultati più giusti, porre delle soluzioni più eque, ma, ancora una volta, si interviene con uno strumento normativo inadeguato e a gamba tesa, cancellando le prerogative parlamentari, in assenza di un pieno dibattito che, in una materia come questa, che è collegata alla capacità elettorale e al diritto di voto, ebbene, sarebbe stato necessario e in linea con il disposto della nostra Carta fondamentale.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Marrocco. Ne ha facoltà.
PATRIZIA MARROCCO(FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi ci troviamo davanti a un passaggio importante per il futuro del nostro Paese, un momento di responsabilità politica, sociale e civile. Il decreto-legge in materia di cittadinanza all'esame di quest'Aula si inserisce in un contesto di norme ormai annose e spesso non rispondenti ai bisogni della società contemporanea. Si tratta di un provvedimento che intende riformare le modalità di acquisizione della cittadinanza italiana.
Parliamo, in sintesi, di appartenenza, di ciò che rende qualcuno non solo residente in un territorio, ma anche parte integrante di una comunità, di cosa significa essere italiani oggi, in un Paese che cambia, che accoglie, che si confronta ogni giorno con le sfide della globalizzazione, della mobilità, ma anche del radicamento e dell'identità. La cittadinanza è, come sappiamo, non soltanto un riconoscimento giuridico, ma un atto di appartenenza alla comunità nazionale, un legame politico, sociale e culturale che unisce individui e Nazione. Non possiamo più ignorare la realtà: milioni di persone vivono in Italia da molti anni, molti ci sono nati, ci lavorano, parlano la nostra lingua, partecipano alla nostra vita economica e culturale.
La normativa attuale sulla cittadinanza, risalente alla legge n. 91 del 1992, è ormai superata. Si riferisce a un'Italia profondamente diversa, a un'Italia meno aperta, con meno mobilità, con un'idea molto ristretta di appartenenza nazionale ed è una legge che prevede tempi burocratici lunghissimi. Questo testo nasce con la duplice finalità da un lato di superare quelle rigidità per rendere più giusta, trasparente e inclusiva l'acquisizione della cittadinanza italiana e, dall'altro, contrastare tutte le storture che spesso si rilevano. Il nostro segretario, Antonio Tajani, nonché Ministro degli Affari esteri, lo ha detto chiaramente: “La cittadinanza è una cosa seria”. Chiedere e concedere la cittadinanza comporta rispetto, cura, riconoscimento reciproco. Perciò, questo provvedimento restituisce serietà e significato alla cittadinanza come scelta consapevole, mantenendo lo , ma chiedendo un legame reale con il nostro Paese. Il decreto introduce regole chiare e puntuali per contrastare gli abusi e mettere fine a una serie di illeciti e di traffici per costruire cittadinanze italiane false.
Passo a illustrare i punti salienti del provvedimento, costituito da quattro articoli, che introduce disposizioni urgenti in materia di cittadinanza italiana, nelle more dell'entrata in vigore di una riforma organica della materia, con l'obiettivo di rendere più stringente il principio di effettività del vincolo con l'Italia del richiedente la cittadinanza, limitando l'automatismo dell'acquisto della titolarità e del diritto alla cittadinanza per discendenza o adozione a causa di legge. In particolare, il comma 1 dell'articolo 1 introduce nella legge 5 febbraio 1992, n. 91, l'articolo 3-, che stabilisce una preclusione all'acquisto automatico della cittadinanza per i nati all'estero in possesso di cittadinanza di Stato estero. Dunque, si prevede che debba considerarsi non aver mai acquisito la cittadinanza italiana colui il quale sia nato all'estero e sia in possesso di un'altra cittadinanza anche prima dell'entrata in vigore delle disposizioni in esame, indicando, allo stesso tempo, una serie di eccezioni a tale preclusione. La norma fa salvi anzitutto i casi in cui lo stato di cittadino sia riconosciuto o sia accertato giudizialmente in seguito, rispettivamente, a domanda o a domanda giudiziale. È fatto salvo, attraverso una modifica introdotta nel corso dell'iter al Senato, il caso di domanda presentata in tempo successivo, purché dietro appuntamento di cui sia stata data comunicazione all'interessato entro il medesimo termine sopra indicato. Si applica, in tal caso, la normativa vigente al 27 marzo 2025.
Ulteriori eccezioni alla preclusione sono rappresentate dal caso in cui un ascendente di primo o di secondo grado possieda o avesse posseduto al momento della morte esclusivamente la cittadinanza italiana o dal caso in cui uno dei genitori o degli adottanti sia stato residente in Italia per almeno due anni continuativi dopo l'acquisto della cittadinanza italiana e prima della data di nascita o di adozione del figlio. Ulteriore modifica, sempre avvenuta nel corso dell'esame al Senato, prevede che il minore straniero, divenuto così cittadino italiano e in possesso della cittadinanza di un altro Stato, può rinunciare alla cittadinanza italiana una volta raggiunta la maggiore età.
Il Senato, nel corso dell'esame del provvedimento, ha aggiunto, all'articolo 1, anche la previsione per i minorenni alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge in esame, figli di soggetti riconosciuti cittadini ai sensi delle lettere , e del comma 1 dell'articolo 3- della legge n. 91 del 1992 - introdotto, come detto, dal comma 1 dell'articolo 1 del decreto in esame -, che la dichiarazione di volontà sia presentata entro le 23:59, ora di Roma, del 31 maggio 2026.
È prescritto il requisito della residenza continuativa biennale in Italia per l'acquisto della cittadinanza da parte di figli minori di genitori che acquistino o riacquistino la cittadinanza italiana, se conviventi. Si dispone, inoltre, che, nell'ambito della disciplina della prova relativa alle controversie in materia di accertamento della cittadinanza italiana, non siano ammessi il giuramento e la prova testimoniale, mentre l'onere di provare l'insussistenza delle cause di mancato acquisto o di perdita della cittadinanza prevista dalla legge ricada su colui il quale chiede l'accertamento della cittadinanza.
Sempre attraverso una modifica introdotta al Senato, si consente, all'articolo 1-, l'ingresso e il soggiorno per lavoro subordinato al di fuori delle quote massime di stranieri da ammettere nel territorio dello Stato per lavoro. La deroga alla quota massima di stranieri è prevista a valere per lo straniero residente all'estero discendente di cittadino italiano e in possesso della cittadinanza di uno Stato di destinazione di rilevanti flussi di emigrazione italiana. Si riduce a due anni da tre anni il periodo di legale residenza in Italia prescritto per la concessione della cittadinanza allo straniero il cui genitore o ascendente in linea retta di secondo grado sia o sia stato cittadino per nascita.
Nel decreto che oggi discutiamo è incluso, all'articolo 1-, anche un tema atteso da anni: il riacquisto della cittadinanza italiana da parte di coloro che, per varie ragioni, l'hanno perduta, spesso in tempi e in contesti in cui le scelte erano dettate più dalla necessità che dalla volontà. È un risultato possibile grazie all'emendamento del Governo fortemente voluto e sostenuto dal Ministro Tajani, che ha confermato l'impegno di Forza Italia verso gli italiani all'estero e verso una cittadinanza più giusta e inclusiva. È un debito di riconoscenza che il nostro partito ha sempre cercato di onorare, ma che non aveva mai potuto colmare dai banchi dell'opposizione.
Oggi, finalmente, questo sogno si realizza per tanti italiani di fatto, che potranno continuare a esserlo anche giuridicamente. Parliamo di donne e di uomini che hanno mantenuto nel cuore l'Italia, nati e cresciuti nel nostro Paese, alcuni dei quali hanno persino svolto il servizio militare, altri migranti che non hanno mai smesso di sentirsi italiani, anche senza più possedere un passaporto tricolore. Chiedono semplicemente che venga riconosciuto ciò che nei fatti non si è mai interrotto, ossia l'appartenenza a questa Nazione. In questo percorso, desidero ricordare il lungo e coerente lavoro dell'onorevole Fucsia Nissoli, eletta nelle scorse legislature negli Stati Uniti, che da tempo si batte per rendere il riacquisto della cittadinanza un percorso più giusto, inclusivo e umano. Il suo impegno ha dato voce a tanti italiani nel mondo spesso dimenticati e ha contribuito, in modo decisivo, a portare questo tema all'attenzione di Forza Italia. Il decreto di oggi è una tappa cruciale, ma non deve essere l'ultima. Dobbiamo proseguire verso una riforma organica e lungimirante della cittadinanza, che valorizzi le nostre comunità all'estero e risponda alle esigenze di un'Italia sempre più aperta, connessa e globale. Restituire la cittadinanza a chi non ha mai smesso di sentirsi italiano non è una concessione, è un atto di giustizia.
L'articolo 2, infine, dispone che il decreto-legge entri in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione in , dunque dal 29 marzo 2025.
Concludo auspicando che si giunga a una rapida approvazione del provvedimento in esame, che non soltanto sia un testo giuridico, ma che rappresenti una scelta di lungimiranza che guardi al futuro dell'Italia, non solo a chi siamo oggi ma a chi vogliamo diventare domani .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giovanni Maiorano. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MAIORANO(FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario Silli, il provvedimento che oggi andiamo a discutere è un provvedimento che ha acceso gli animi. Sia in Aula, sia nelle Commissioni si sono sentite proferire parole a tratti dure, a tratti fuori luogo, ma spesso ancora intrise di tanta demagogia. Io ritengo che ancora una volta il Governo Meloni, con la sua azione di indirizzo e iniziativa governativa, stia dimostrando nuovamente serietà, competenza, ascolto dei cittadini e determinazione nelle scelte. I provvedimenti di questo Governo non mirano alla rincorsa del consenso elettorale, ma sono rivolti esclusivamente a quelle cose che servono all'Italia e agli italiani, guardano al futuro di questa Nazione, guardano alla tutela degli italiani.
Prima di alcune considerazioni personali, però, proseguo il mio intervento con l'illustrazione dell'articolato e della rappresentazione degli elementi principali contenuti all'interno dello stesso provvedimento. L'articolo 1 stabilisce la preclusione automatica all'ottenimento della cittadinanza italiana per i nati all'estero in possesso di cittadinanza di Stato straniero. In deroga, si stabilisce che debba considerarsi non avere mai acquisito la cittadinanza italiana colui il quale sia nato all'estero e sia in possesso di altra cittadinanza, anche prima dell'entrata in vigore della disposizione in esame.
Ci sono, poi, ancora una serie di eccezioni alla suddetta preclusione. La norma, infatti, fa salvi i casi in cui lo stato di cittadino sia riconosciuto o sia accertato in seguito, rispettivamente, a domanda o a domanda giudiziale presentata entro e non oltre le 23,59 del 27 marzo 2025. Fa, altresì, salvo il caso della domanda presentata all'ufficio consolare o al sindaco in tempo successivo, purché dietro appuntamento di cui sia stata data comunicazione entro quel medesimo termine. In tal caso, si applica la normativa prevista prima dell'entrata in vigore del presente decreto-legge.
Prevede, inoltre, come eccezione alla preclusione, il caso in cui uno dei genitori degli adottanti o dei nonni possieda esclusivamente la cittadinanza italiana. Si stabilisce altresì, come eccezione, il caso in cui uno dei genitori o degli adottanti sia stato residente in Italia per almeno due anni continuativi dopo l'acquisto della cittadinanza italiana e prima della data di nascita o di adozione del figlio.
Si prevede, inoltre, che il minore straniero o apolide, discendente da padre o madre cittadini italiani per nascita, divenga un cittadino italiano qualora i genitori medesimi dichiarino la volontà di acquisto di tale . È previsto ancora che, successivamente a tale dichiarazione, il minore risieda legalmente e continuativamente per almeno due anni in Italia. È stabilito ancora che il minore divenuto cittadino italiano e che sia in possesso di cittadinanza di altro Stato possa rinunciare alla cittadinanza italiana una volta raggiunta la maggiore età.
Si parla di requisito di residenza continuativa biennale in Italia per l'acquisto della cittadinanza da parte di figli minori di genitore che acquisti o riacquisti la cittadinanza italiana, se conviventi.
L'articolo 1, comma 2, riprende l'articolo 19- del decreto legislativo 1° settembre 2011, n. 150, intervenendo su alcuni profili della disciplina della prova relativa alle controversie in materia di accertamento della cittadinanza italiana.
La norma introduce al richiamato articolo 19-i commi 2- e 2-. La prima disposizione stabilisce che nelle suddette controversie non siano ammessi il giuramento e la prova testimoniale. La seconda prevede che, nelle medesime controversie, l'onere di provare l'insussistenza delle cause di mancato acquisto o di perdita della cittadinanza previste dalla legge ricada su colui il quale chiede l'accertamento della cittadinanza stessa.
L'articolo 1- consente l'ingresso e il soggiorno per lavoro subordinato, al di fuori delle quote massime di stranieri da ammettere nel territorio dello Stato, allo straniero residente all'estero discendente da cittadino italiano.
L'articolo 1- comma 2, fissa a due anni il periodo di legale residenza in Italia, prescritto per la concessione della cittadinanza allo straniero il cui genitore o ascendente in linea retta di secondo grado sia o sia stato cittadino per nascita.
L'articolo 1- prevede che chi sia nato in Italia o sia stato residente per almeno due anni continuativi, ed abbia perduto la cittadinanza in applicazione di alcune disposizioni della legge n. 555 del 1912, la riacquisti se effettua una dichiarazione in tal senso tra il 1° luglio 2025 e il 31 dicembre 2027.
Al contempo, il contributo per il riacquisto della cittadinanza (pari a 250 euro, come nella disciplina vigente) è annoverato tra i diritti da riscuotersi dagli uffici.
L'ultimo articolo dispone che il decreto-legge entri in vigore il giorno successivo alla pubblicazione in .
Presidente, questo - come tutti gli altri - è un provvedimento che ha avuto delle critiche da parte dell'opposizione. Basterebbe poco per non avere critiche: per non essere additati come negazionisti di diritti, basterebbe lasciare tutto così com'è, basterebbe non fare nulla, basterebbe lasciare tutto invariato, ma noi abbiamo il dovere di fare le cose che servono alla nostra Nazione e questo provvedimento ne è l'ennesima prova. Il “tiriamo a campare” non fa parte del nostro DNA, non è il nostro modo di fare e non è l'atteggiamento del Governo Meloni, che ogni giorno, quotidianamente, mi onoro di sostenere.
Riteniamo che anche questo sia un provvedimento utile all'Italia, un provvedimento necessario per limitare quello che qualcuno fa finta di non vedere e, fingendo di non vedere, ha definito questo provvedimento addirittura scandaloso. Scandaloso per noi è, invece, vedere la cittadinanza italiana messa in vendita sulle vetrine di agenzie sparse per l'Italia, che praticamente commerciano sulle nostre cittadinanze, vendendole a 5.000 o 10.000 euro l'una, ma qualcuno non lo vede. Scandalosa per noi è la vendita all'asta degli antenati. Ci sono richieste di cittadinanza portando un antenato vero, presunto o falso che sia, che è andato in Brasile o in altre aree del mondo nel 1850, quindi di sesta generazione, ma qualcuno questo non lo vede.
Per non parlare del nella settimana italiana. La prima volta che ne ho sentito parlare non volevo crederci, pensavo a una però basta andare in Rete, vedere e trovare le prove: paghi uno, prendi due. Veri e propri negozi, con scritto in vetrina: qui si vende la cittadinanza italiana. E lo sa, Presidente, cosa c'è scritto per invogliare a prendere la cittadinanza italiana? Che con la cittadinanza italiana, grazie alla cittadinanza italiana, puoi andare negli Stati Uniti senza colloquio consolare; hai accesso gratuito a 27 Paesi dell'Unione europea; hai accesso al sistema sanitario italiano; sfuggire alla coda dell'immigrazione, e tanto altro ancora. Un vero e proprio mercato su cui lucrare. Ed io mi chiedo: cosa c'entra tutto ciò con l'amor di Patria, della nostra Patria? Ma qualcuno non vede e, non vedendo, non si pone domande.
Riteniamo che essere cittadini non sia solo un diritto: essere cittadini italiani è un privilegio e chi lo conquista deve, in ogni caso, dimostrare amore verso l'Italia. La cittadinanza è una cosa seria e non può essere lasciata alla mercé di agenzie spregiudicate. Ecco perché era necessario intervenire, come ha fatto il Governo Meloni. È nostro dovere garantire che i flussi migratori siano semplicemente regolari.
Con questo decreto-legge poniamo un argine a quelle pratiche quantomeno anomale, se non illegittime, a quelle pratiche che vogliono regalare la cittadinanza a chi con l'Italia non ha nulla a che fare. Queste azioni potrebbero compromettere il futuro della nostra Nazione, devono essere fermate. Basti pensare che, allo stato attuale, in Italia ci sono meno di 60 milioni di italiani e, potenzialmente, fuori dal continente ci sono 80 milioni che potrebbero richiedere la cittadinanza. Meno di 60 milioni in Italia e più di 80 milioni di persone sparse per il mondo che, potenzialmente, potrebbero richiedere la cittadinanza italiana.
C'è una vera esplosione di richieste di passaporto italiano e di riconoscimento della cittadinanza, con riferimento ad avi di quinta o sesta generazione, su cui lucrano studi, agenzie e approfittatori senza scrupoli, da parte di persone senza alcun legame reale con l'Italia. La cittadinanza non può e non deve essere una questione divisiva e dobbiamo fermarci a vedere e a ragionare seriamente insieme. Sapete, per esempio, che esistono decine di migliaia di bengalesi, registrati a Londra, tutti con cittadinanza italiana? Sapete quante pakistane stanno procreando attualmente in Pakistan creando cittadini italiani? La cittadinanza non è un fatto solo burocratico, l'identità non è un passaporto. Il passaporto italiano è molto ambito in questo mondo. Con il passaporto italiano entri negli Stati Uniti, dove molti non possono entrare; con il passaporto italiano sei cittadino europeo e puoi girare tutta l'Europa: entri in Europa con quel passaporto, la puoi girare e, poi, magari in Italia non ci passi nemmeno. È chiaro che su questo bisognava intervenire e si è intervenuti con una legge che guarda al domani.
Concludo dicendo che l'identità non è soltanto sangue; molto si è parlato di L'italianità non è un concetto così materiale, biologico, ma è un'altra cosa: è un concetto spirituale, è una concezione spirituale. È la condivisione dei nostri valori, l'identità (… è un'altra cosa… non so, Presidente, se…
PRESIDENTE. Prego, onorevole Maiorano.
GIOVANNI MAIORANO(FDI). Sentivo controbattere dall'altra parte.
PRESIDENTE. No, no, prego, prosegua.
GIOVANNI MAIORANO(FDI). L'italianità non è un concetto così materiale, biologico, ma è un'altra cosa: è un concetto spirituale, è una concezione spirituale. È la condivisione dei nostri valori e l'identità è la condivisione della nostra storia, della nostra cultura e della nostra lingua. La cittadinanza, soprattutto ed anche, è non solo diritti reclamati, ma anche doveri .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Oggi è un giorno in cui il Governo Meloni va a mettere un altro tassello, quello più tragico, del piano di smantellamento delle realtà degli italiani all'estero.
È un piano, al quale assistiamo dall'inizio di questo Governo, che pezzo dopo pezzo state attuando per distruggere la realtà degli italiani all'estero, ostacolandola non per necessità, ma per una chiara scelta politica . Quando il Ministro Tajani ha annunciato questo provvedimento il 28 marzo devo ammettere che ci ha colti di sorpresa. Non sapevamo dell'esistenza di questo provvedimento che si sarebbe rivelato una realtà, una novità pesantissima per tutti gli italiani all'estero. Non ci siamo mai sottratti a un ragionamento complessivo sulla riforma della cittadinanza e saremmo stati ampiamente disponibili a trovare e a intavolare insieme una discussione che potesse trovare una soluzione che bilanciasse la lotta agli abusi, la certezza amministrativa e la coerenza con la realtà sociale. Una riforma che avrebbe dovuto usare la strada di una proposta di legge, di un disegno di legge invece che quella del decreto-legge, per il quale è oggettivamente impossibile trovare le ragioni di necessità e urgenza per una questione che si protrae da decenni.
Questo decreto è arrivato in Consiglio dei ministri come una scure pesantissima per gli italiani all'estero, che pone uno spartiacque tra prima e dopo il 27 marzo. Un decreto annunciato male con motivazioni fantasiose - e ci ricorderemo della conferenza del Ministro Tajani - ma che è finito peggio. Noi infatti pensavamo che la discussione al Senato potesse portare a una soluzione condivisa e speravamo di trovare al Senato un dialogo tra maggioranza e opposizione che si risolvesse alla fine in una soluzione bilanciata, non in un'ulteriore stretta peggiorativa che va a limitare strettamente la cittadinanza delle generazioni passate, ma anche di quelle future degli italiani all'estero.
Con questo decreto voi oggi state dicendo che i figli di chi ha la doppia cittadinanza non potranno essere più italiani a meno che i genitori non abbiano vissuto due anni in Italia. Un decreto che impone un limite fortissimo a tutti gli italiani che vivono oggi l'esperienza dell'emigrazione. In pratica state dicendo che i nipoti di chi oggi emigra non saranno più cittadini italiani perché i nonni si sono macchiati del peccato di acquistare la doppia cittadinanza .
È una legge che, in pratica, ci riporta indietro di 30 anni, a quando non esisteva la doppia cittadinanza, un salto nel passato che non potevamo neanche lontanamente pensare di vedere oggi, fatto proprio da questo Governo che, in campagna elettorale, diceva di voler difendere gli italiani all'estero.
Con questo provvedimento oggi voi dite ai nostri giovani ricercatori, imprenditori, professionisti che, se oggi se ne vanno dall'Italia, li punite con la minaccia che i loro nipoti non potranno essere italiani. Un messaggio chiaro per dire che, se vai e rinunci all'Italia, lo farei per sempre, per i figli dei tuoi figli, perché voi concepite chi oggi si trasferisce in un altro Paese come un traditore della Patria che deve essere punito. Ma se pensate che questo sia un modo per trattenere in Italia i nostri giovani e fermare la nostra emigrazione vi sbagliate perché con le minacce non otterrete niente .
Oltre a questo avete inserito altri aspetti volti solo ad ostacolare la vita degli italiani all'estero, come la registrazione entro un anno dei nuovi figli quando i nostri consolati sono già oberati di pratiche e molti richiedono appuntamenti per svolgere le pratiche di stato civile, appuntamenti che sono spesso molto difficili da trovare. Quindi, si rischia che molti giovani, neonati italiani perderanno il diritto alla cittadinanza solo perché non troveranno un appuntamento in consolato.
Avete poi messo questo spartiacque tra prima del 27 marzo e dopo il 27 marzo per le pratiche di cittadinanza, creando caos e confusione negli uffici consolari, perché siete incapaci di gestire una transizione organizzata che poteva essere programmate e strutturata. E poi solo grazie all'intervento del Partito Democratico siamo riusciti a salvare le pratiche di chi aveva già un appuntamento, il minimo che si potesse fare per evitare di passare come il solito Paese di Pulcinella dove si promette prima una cosa a persone che spendono migliaia di euro per ottenerla e poi a un certo punto si annulla tutto dicendo che abbiamo semplicemente scherzato.
Direi che l'unica notizia positiva di questo provvedimento è la possibilità del riacquisto della cittadinanza per chi l'ha persa prima del 1992.
Una battaglia che noi fortemente rivendichiamo, come Partito Democratico, per il lavoro che abbiamo fatto per costruire e raggiungere questo risultato, un lavoro avviato già da anni, da più legislature. Solo in questa legislatura c'erano ben tre proposte alla Camera sul riacquisto della cittadinanza. Però avete ottenuto un risultato a metà perché chi riacquista la cittadinanza non potrà trasmetterla ai figli nati quando non era cittadino e soprattutto non potrà trasmetterla ai propri nipoti. Il riacquisto non era tanto fondamentale solo per far morire da italiano chi era nato italiano, ma lo era anche per i loro figli e i loro nipoti e non si può pensare che ora voi andrete a rivendervi questo risultato nelle comunità all'estero senza però dire che non avrà alcuna influenza sulle loro famiglie.
Per questo è un giochetto che può funzionare uno o due mesi perché non appena andranno al consolato a cercare di registrare i propri figli o i nipoti si accorgeranno che la vostra è stata solo una promessa parziale. Chi vuole oggi riacquistare la cittadinanza non lo fa solo per sé, ma proprio per condividerla con la famiglia e questa cosa non gli sarà possibile.
Voi che siete il partito di Mirko Tremaglia, uno degli artefici di una riforma che però fu - attenzione - quella del voto degli italiani all'estero, siete coloro che oggi decretano la morte delle comunità all'estero. Oggi infatti stiamo assistendo al sacrificio delle comunità di italiani all'estero che voi avete deciso di immolare oggi sull'altare del nazionalismo perché nella vostra idea di Patria non esiste che qualcuno possa essere cittadino di più Paesi e che in un mondo globalizzato si possa avere più di una cittadinanza. Quindi, l'unico modo che avete di interpretare la realtà di oggi, che voi non riuscite a comprendere, è quello di riportarci a 30 anni fa, ossia a quando non esisteva la doppia cittadinanza, perché la realtà del mondo vi sfugge e riuscite solo a sopravvivere rinchiudendovi nel vostro nazionalismo
Oggi è quindi il giorno dell'inizio della fine di un'eredità culturale, politica e storica: quella delle nostre comunità all'estero. Comunità che non capite come poter integrare nel sistema Paese, che vi fanno paura e che non sapete come rendere partecipi, se non a parole, quando andate a cercare il loro voto. Ma io spero che gli italiani all'estero si ricordino il nome - questa volta è la Presidente Giorgia Meloni - di colei che ha decretato la fine delle nostre comunità .
Noi, come Partito Democratico, crediamo in un'idea fondamentalmente diversa del mondo, in un mondo in cui l'esperienza internazionale dei nostri giovani è un valore e non un demerito, in un mondo in cui si può essere cittadini di più Paesi e costruire ponti tra l'Italia e l'estero. Ed è per questo che voteremo convintamente contro ad un provvedimento che ci riporta agli anni Ottanta: perché invece di andare avanti voi avete deciso di riportare il mondo indietro.
Ma dopo questa legge io vi lancio un appello e vi invito a una riflessione collettiva e seria. Sappiamo che questo decreto oggi è solo un altro dei vostri tasselli nel piano di smantellamento delle comunità all'estero. Ma sappiamo anche che presto dovremo discutere un altro provvedimento in tema di cittadinanza che avete già mandato al Senato, il DDL Cittadinanza. Ecco, quella potrebbe essere l'occasione di limitare i danni che avete fatto oggi. Almeno quella non sprechiamola .
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore Paolo Emilio Russo. Prendo atto che declina. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo. Prendo atto che declina.
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate, a norma dell'articolo 96-, comma 3, del Regolamento, le questioni pregiudiziali Bonafe' ed altri n. 1 e Boschi ed altri n. 2 che saranno esaminate e poste in votazione nella parte pomeridiana della seduta odierna a partire dalle ore 14, prima di passare al seguito dell'esame del provvedimento.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 103, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, la deputata Laura Boldrini. Ne ha facoltà.
LAURA BOLDRINI(PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Il tema è proprio questo: una delegazione organizzata dall'AOI, dall'ARCI e da Assopace Palestina, a cui, Presidente, hanno partecipato parlamentari del Partito Democratico, del MoVimento 5 Stelle e di Alleanza Verdi e Sinistra, con la presenza anche di docenti di diritto internazionale e giornalisti, è rientrata la notte scorsa dal valico di Rafah, al confine con Gaza; valico che è rimasto sigillato, nonostante la nostra richiesta ufficiale alle istituzioni israeliane, perché il Governo israeliano, evidentemente, Presidente, non vuole testimoni.
Non è che ha rifiutato solo a noi l'accesso a Gaza, ma anche alle Nazioni Unite, anche alle ONG, anche ai giornalisti internazionali e agli osservatori internazionali, perché sono tutti soggetti che possono constatare i crimini che il Governo israeliano sta commettendo a Gaza. Abbiamo attraversato il Sinai fino alle porte di Gaza per un motivo ben preciso: per rompere il silenzio e denunciare la complicità dei europei e delle istituzioni comunitarie, che, con il loro mutismo e anche con la loro inerzia, consentono a Benjamin Netanyahu di sterminare il popolo palestinese.
Abbiamo incontrato molti soggetti: le associazioni palestinesi, le agenzie dell'ONU, la Lega araba, ma soprattutto, Presidente, abbiamo incontrato uomini, donne e bambini di Gaza. Ci hanno chiesto di portare lontano la loro voce, di diffonderla ovunque, e noi ci siamo impegnati a farlo. Ci hanno parlato di amputazioni di arti eseguite senza anestesia e di giornate trascorse in preda ai morsi della fame, alla perenne ricerca di qualcosa da mangiare. Vi rendete conto di cosa significhi vivere così? Ci hanno descritto la felicità, la felicità di trovare cibo per animali da dare ai propri figli.
Ci hanno raccontato il dolore che provano a vedere bambine e bambini che si spengono, Sottosegretario, ora dopo ora, e che diventano degli scheletri che non hanno più la forza neanche di stare in piedi. Ci hanno descritto cosa vuol dire vivere con il costante rumore delle bombe che si avvicinano sempre di più, delle fughe di notte senza avere il tempo di prendere due cose e, soprattutto, senza sapere dove andare, dove ripararsi dalle bombe, perché non c'è più nessun luogo sicuro nella Striscia di Gaza. La paura che paralizza, la paura e l'angoscia, la disperazione più totale.
Allora, questa immane sofferenza non si deve a una carestia naturale, ma alle scelte scellerate di un uomo, di Benjamin Netanyahu, che continua a bombardare con l'intento di uccidere, uccidere le persone, i bambini, le donne, gli uomini, i palestinesi della Striscia, di affamare un popolo e di usare la fame come arma di guerra. Allora, di fronte a un tale abisso umano, tutte e tutti noi, compresi voi, colleghe e colleghi della maggioranza, Sottosegretario, compreso il Governo, dovremmo compattamente reagire e condannare questi crimini abominevoli.
Invece, voi della maggioranza ancora vi ostinate a non condannare quanto sta accadendo, anteponendo la vostra alleanza politica con Netanyahu al senso di umanità. La Presidente del Consiglio, la madre e cristiana, non ha mai espresso parole di cordoglio di fronte a 17.000 bambini uccisi per . “Uccisi per ” non sono le mie parole, oggi lo ha affermato il dei democratici israeliani, Yair Golan: uccisi per !
Concludo, Presidente, dicendo che ieri sono entrati a Gaza 9, dico 9 camion di aiuti di prima necessità, Presidente. Teniamo presente che, prima del 7 ottobre, ne entravano 500 al giorno e che oggi, data la situazione, ne dovrebbero entrare migliaia ogni giorno. Sia chiaro, quindi, che non c'è nulla di umanitario nella scelta di Netanyahu, che ha dichiarato semplicemente e con candore che con una carestia i suoi alleati non lo sosterrebbero più nell'azione militare. In altri termini, migliaia di morti per fame sarebbero d'intralcio alla prosecuzione dell'operazione di invasione della Striscia e all'annunciata deportazione di oltre 2 milioni di palestinesi.
PRESIDENTE. Concluda.
LAURA BOLDRINI(PD-IDP). Concludo, Presidente. Di fronte a questo delirio del male, l'inerzia del mondo e della UE diventa colpevole complicità. Domani - e vengo al motivo di questo intervento - noi discuteremo la mozione unitaria PD, MoVimento 5 Stelle e AVS che mette in campo misure specifiche che vogliono mirare proprio a fermare Netanyahu. Allora, chiediamo ai colleghi e alle colleghe di votarla e chiediamo - e questa è la richiesta - alla Presidente del Consiglio di essere in quest'Aula e di prendere parola .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Ci faccia dire che arriviamo dalle porte di Rafah, dalle porte di Gaza, ma sembravano le porte dell'inferno. Noi siamo rimasti fuori, come sono rimasti fuori gli aiuti umanitari per più di 70 giorni, cibo e acqua. Come lei sa, non è entrato nulla in quella Striscia, quella Striscia che non è più neanche controllata dall'ONU, anch'esso espulso, così come gli aiuti che distribuiva. Il 60 per cento degli aiuti veniva distribuito proprio dall'ONU.
Chiediamo alla Presidente Meloni di essere qua, in Aula, di ascoltare questo racconto e di esprimere un parere sulla mozione unitaria delle opposizioni, perché la distopia di Trump, quella che anche voi avete giudicato come una follia, cioè evacuare 2 milioni di palestinesi da Gaza e farne la Riviera del Medio Oriente, in realtà, sta già diventando realtà. Mentre eravamo fermi al valico di Rafah, nel deserto del Sinai, incontravamo gli operatori della Mezzaluna Rossa. L'annuncio è arrivato lì, no? Netanyahu avrebbe aperto agli aiuti, ma solo per controllarli e completare l'annessione militare della Striscia e la deportazione di massa da Gaza.
Anzi, ha detto successivamente che ha fatto tutto questo, dicendo: abbiamo intenzione di prendere il controllo di tutta la Striscia di Gaza, ed è quello che faremo. Ha detto: evitare la carestia solo per non compromettere l'operazione militare, cioè continuare indisturbati a sterminare i palestinesi con le bombe e cacciare chi ancora è vivo, con il sostegno degli Stati Uniti e dell'Occidente. Smotrich è stato più esplicito, ha detto: l'IDF sta spostando la popolazione palestinese dalle zone di combattimento verso il Sud della Striscia. Da lì, con l'aiuto di Dio, si sposterà in Paesi terzi, secondo il piano del Presidente Trump.
Presidente, come abbiamo già detto, le parole per descrivere tutto questo non si possono scegliere . Per noi questo è stato , è stata occupazione e oggi è genocidio
Per questo chiediamo a Giorgia Meloni di venire qua, per non sentirci complici, per non essere complici, per interrompere ogni attività commerciale con Israele, ogni attività, come avete appena votato - non in nostro nome - anche ad acquistare sicurezza. Sa perché glielo dico? Un suo autorevole esponente, anzi un Vicepresidente della Camera, mi ha appena detto: stiamo acquistando da Israele tecnologia, che però non ammazza dei bambini. Ha detto: serve per la nostra sicurezza.
Ma lei si immagini di comprare, anche solo una vite, da chi commette crimini di guerra? Cioè l', l'occupazione e il genocidio sono diventati un biglietto da visita per dire che compriamo quella tecnologia perché a noi conviene? Ma non ci facciamo schifo? Ma possiamo continuare a tenere rapporti commerciali con chi si è bagnato il viso, le parole, la faccia e la sua identità con questi crimini? Io chiedo di interrompere quelle relazioni, ve lo chiediamo, vi chiediamo di non acquistare più nulla da chi vuole lo sterminio di un popolo, da chi ha espulso gli aiuti umanitari, da chi ha espulso l'umanità da Gaza.
Per questo chiediamo che Giorgia Meloni venga in Aula e ci metta la faccia
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sullo stesso argomento, la deputata Ascari. Ne ha facoltà.
STEFANIA ASCARI(M5S). . Grazie, Presidente. “Facciamo entrare gli aiuti perché li vogliamo ammazzare da vivi e non da morti”. “Stiamo smantellando Gaza lasciandola in rovina con una distruzione senza precedenti e il mondo non ci ha ancora fermato”. Queste sono due dichiarazioni aberranti di Netanyahu e di Bezalel Smotrich, Ministro del Governo Netanyahu.
Allora, noi vorremmo chiedere alla signora Presidente del Consiglio, donna, madre e cristiana, se abbia qualcosa da dire su queste due dichiarazioni, perché mi risulta che la donna, madre e cristiana non abbia mai, mai detto ancora una parola dentro al Parlamento italiano per condannare questo terrorismo che sta portando in essere lo Stato di Israele - o forse ci sarebbe da dire sadismo di Stato - e nemmeno una parola contro il genocidio , con oltre 60.000 persone innocenti massacrate, 20.000 bambini, 28.000 donne e ragazze. Vergogna!
Siamo appena tornati dalla missione, da una carovana con ONG, giornalisti, accademici, Intergruppo per la pace tra Palestina e Israele (erano parlamentari) e abbiamo toccato con mano - con mano - il genocidio. Il genocidio !
Abbiamo visto con i nostri occhi gli scaffali di fianco al valico di Rafah, gli scaffali pieni di cibo, di biscotti, di farina - chili di farina -, latte in polvere, antibiotici, beni di prima necessità che potrebbero salvare la vita ai bambini palestinesi, bambini come i nostri figli, come i nostri figli, Presidente, e come sua figlia, visto che anche lei ha una figlia, Presidente Meloni
Si è parlato di carestia. Abbiamo incontrato i medici che operano sul campo e ci hanno parlato di carestia, di catastrofe alimentare senza precedenti e ci hanno detto: volete sapere come vive la popolazione palestinese dentro la Striscia di Gaza? Dovete pensare a una piramide: al vertice della piramide ci sono le uccisioni. Si uccide indistintamente, l'esercito israeliano, che si comporta come i nazisti, uccide una popolazione inerme che non ha armi, che non ha niente e dall'altra parte c'è uno dei più potenti eserciti con armi che sono fornite anche dall'Italia.
Dieci minuti fa in Commissione difesa l'ennesimo accordo. Al centro di questa piramide ci sono le epidemie e le malattie e sono stati bombardati tutti gli ospedali, tutti! L'European Hospital, l'ultimo pochi giorni fa. I malati di tumore gravissimi. È stato annientato l'ospedale turco. Non ci sono più possibilità di cure: i bambini vengono amputati - amputati! - senza anestesia, in una sofferenza totale.
Alla base di questa piramide ci sono la fame e la sete, utilizzate come armi di guerra e come strumenti di genocidio. Ci hanno parlato di oltre 470.000 esseri umani che molto probabilmente non arriveranno a settembre, perché moriranno di malnutrizione: 51.000 di questi sono bambini - bambini! - e ci hanno detto che la morte per malnutrizione è una morte lenta, lentissima, che provoca una sofferenza senza precedenti.
Allora, diciamo: basta complicità, perché questo silenzio è complice. Allora lei, Presidente Meloni, che governa questo Paese, che ha il potere di dare un segnale, cosa ancora deve accadere? Cosa ancora deve accadere di disumano, di aberrante, di sadico, perché si svegli, perché lei prenda una posizione non dico politica, non dico istituzionale, ma umana ?
Chiudo, Presidente, dicendo che il mondo sta a guardare un genocidio in diretta, uno spettacolo sadico, e questo è un mondo fatto di piccoli …
PRESIDENTE. Concluda.
STEFANIA ASCARI(M5S). …come lei, Presidente Meloni, che di non ha avuto nulla, perché c'è solo vigliaccheria: non solo lei, ma tutto il suo Governo e la sua maggioranza, con una coscienza sporca di sangue.
Si presenti qui all'interno del Parlamento italiano per sostenere lo stop al genocidio. Stop al genocidio! Stop al genocidio! Stop al genocidio! Stop al genocidio! Stop “Stop arming Israel”
PRESIDENTE. Gli assistenti parlamentari vadano, per cortesia, a togliere i cartelli ai colleghi .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno che reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2402: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza.
Ricordo che sono state presentate le questioni pregiudiziali Bonafe' ed altri n. 1 e Boschi ed altri n. 2.
PRESIDENTE. Passiamo quindi all'esame di tali questioni pregiudiziali.
A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di dieci minuti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, a un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
Il deputato Fabio Porta ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Bonafe' ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.
FABIO PORTA(PD-IDP). Presidente, colleghi, oggi ci troviamo a discutere una questione di estrema importanza che tocca al cuore dei diritti fondamentali dei cittadini italiani e delle loro famiglie, di tutti i cittadini italiani (ripeto: di tutti i cittadini italiani, in Italia e nel mondo).
La questione pregiudiziale che abbiamo presentato riguarda, infatti, il decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza. Un atto ostile e codardo, con il quale questo Governo sta tagliando, con un colpo di accetta, il legame storico e profondo tra il nostro Paese e le sue grandi collettività sparse in tutto il mondo.
Una storia eroica di sacrifici e di successi, che ha consentito all'Italia di crescere e svilupparsi e che, ancora oggi, è parte essenziale della nostra politica di internazionalizzazione culturale ed economica.
Una scelta, quella operata dal Governo, assolutamente impropria e inopportuna. Si ricorre alla decretazione d'urgenza poiché - leggo testualmente dalle motivazioni - il crescente numero di connazionali all'estero costituisce una minaccia alla sicurezza nazionale. Sì, avete ascoltato bene, colleghi. Noi italiani all'estero siamo diventati una minaccia e non più una risorsa, non più un'opportunità, come tutti noi abbiamo sempre detto con orgoglio e commozione tutte le volte che abbiamo incontrato le comunità italiane nel mondo. Siete ipocriti e incoerenti, signori del Governo e colleghi della maggioranza che lo sostiene.
La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha fatto campagna elettorale all'estero su un unico tema: la difesa inamovibile del diritto contro la sinistra cattiva, che avrebbe introdotto lo . Avete fomentato una strumentale, anacronistica, oltre che inutile e dannosa, contrapposizione tra emigrati e immigrati, quando l'Italia avrebbe bisogno, al contrario, di politiche inclusive e in grado di integrare le nuove generazioni senza cittadinanza che frequentano le nostre scuole e di attrarre un'emigrazione di ritorno in grado di valorizzare coloro che sono nati all'estero da famiglie italiane e guardano al nostro Paese come a un destino di studio o lavoro.
E che dire del Ministro degli Affari esteri, Tajani, che soltanto sei mesi fa è venuto in Argentina e in Brasile a presentarci lo , che avrebbe introdotto nuove regole non retroattive in materia di cittadinanza e dimezzato i tempi per la cittadinanza degli immigrati in Italia? Pura propaganda, smentita, nel giro di una notte, dalla presentazione di un decreto che va nella direzione opposta alla proposta di legge che, proprio in questa Camera, il capogruppo di Forza Italia aveva prontamente depositato. Ipocriti e incoerenti, quindi. Fate il contrario di quello che dite e dite il contrario di quello che fate, probabilmente perché pensate che gli italiani nel mondo non abbiano memoria o, semplicemente, non vi comprendano. Meschini e arroganti: ecco quello che siete. Come lamentarsi, poi, dello scollamento tra politica e realtà, tra elettori e governanti, se siete i primi a dare questo plastico esempio di incoerenza e slealtà?
L'uso del decreto-legge, in una materia così delicata e di rilevanza costituzionale, è profondamente inopportuno. Non avete soltanto scavalcato il Parlamento, ma anche gli organismi di rappresentanza degli italiani all'estero - primo fra tutti, il Consiglio generale degli italiani all'estero, del quale proprio il Ministro degli Affari esteri è il presidente -, che il Governo avrebbe l'obbligo o, quantomeno, il buonsenso di consultare prima di intervenire su tematiche di loro competenza.
Alla Camera come al Senato, tra l'altro, sono numerosi i provvedimenti in discussione, presentati anche dai partiti della maggioranza, che avrebbero permesso al Parlamento di affrontare questa tematica così sensibile e nevralgica per il futuro dell'Italia con la dovuta attenzione e il necessario dibattito. Un dibattito e una discussione a cui noi del Partito Democratico non ci siamo e non ci saremmo sottratti, proprio perché siamo stati i primi a denunciare gli episodi di mercificazione di questo diritto e a proporre correttivi quali, ad esempio, l'opportunità di introdurre nuovi criteri, e cito la conoscenza della lingua italiana o della nostra Costituzione per i nuovi cittadini.
Ma voi avete preferito la strada più corta, orchestrando, prima, una campagna mediatica di delegittimazione delle naturali richieste di riconoscimento di cittadinanza tra gli italiani che vivono all'estero, alla quale, poi, è seguita una memorabile ed indecorosa conferenza stampa del Ministro degli Affari esteri, che ci ha tacciato di essere opportunisti e approfittatori: tutti noi, italiani che vivono fuori dall'Italia. Tutto ciò - voi lo sapete bene - ha causato le proteste non soltanto delle nostre collettività, ma, addirittura, delle rappresentanze diplomatiche dei Paesi dove vivono le nostre grandi comunità all'estero: un bel servizio al , un bel servizio alla promozione del .
Torno al decreto in esame e mi scuso per essermi fatto prendere dalla foga. È un decreto che introduce modifiche significative ai criteri di trasmissione della cittadinanza , stabilendo che chi nasce all'estero e possiede un'altra cittadinanza non trasmetterà più la cittadinanza italiana, salvo alcuni casi e condizioni limitate e specifiche, e lo fa in maniera retroattiva; una retroattività che non solo è inaccettabile moralmente, ma che rappresenta un'evidente violazione dei principi di legalità e uguaglianza sanciti dalla nostra Costituzione.
Per la prima volta nella storia del nostro ordinamento, forse la seconda se consideriamo il precedente delle leggi razziali, state legittimando l'esistenza di due categorie di italiani con diritti e doveri distinti, in maniera palesemente anticostituzionale. Ma chi ve lo ha chiesto? Forse gli Stati Uniti, per espellere più facilmente gli italo-latinoamericani? Questa disposizione comporterebbe una perdita della cittadinanza per individui che già alla nascita sono cittadini italiani per discendenza; non solo contrasta con gli articoli 3 e 32 della Costituzione, ma rischia di ledere il legittimo affidamento di centinaia di migliaia di persone che hanno sempre vissuto in un contesto di appartenenza e identità italiana. Siete anche contro l'articolo 81, che prevede l'equilibrio dei conti dello Stato, poiché le nuove norme comporteranno una pesante perdita di introiti a causa della diminuzione di queste domande.
Voglio ricordare che è nostra responsabilità garantire che ogni intervento legislativo rispetti i principi fondamentali del nostro ordinamento e chiediamo a questo Parlamento di riflettere attentamente su queste questioni e di accogliere la nostra pregiudiziale per avviare qui un percorso di revisione che possa realmente tutelare i cittadini italiani e non convertire un decreto che presenta evidenti profili di incostituzionalità e incompatibilità europea; un decreto che rischia di produrre discriminazioni, di generare casi di apolidia e di esporre l'Italia a rilievi e ricorsi in sede europea ed internazionale.
In queste settimane ho ricevuto molte lettere, come i miei colleghi parlamentari. Voglio accennare ad una. Una connazionale, che è nata all'estero, scrive: “vi scrivo con il cuore colmo di preoccupazione e tristezza, ma anche con la speranza che possiate ascoltare la voce di chi ama profondamente questa Nazione. Sono figlia di emigranti italiani. I miei genitori non lasciarono l'Italia perché lo desideravano, ma perché costretti dalla fame e dalla necessità. Nel 1956 partirono per il Brasile, lasciando alle spalle i piccoli paesi del Molise e del Veneto, le loro radici e i loro affetti, con il cuore spezzato ma la speranza cucita nell'anima. Oggi, dopo quel lungo viaggio iniziato con dolore, sono tornata in Italia. Sono una cittadina italiana. Vivo qui, lavoro, pago le tasse e contribuisco ogni giorno a questa società, che considero la vera casa, ma, con profonda amarezza, vedo che avete approvato un decreto che spegne il futuro di tanti come me; un decreto che, invece di tendere una mano, chiude la porta in faccia a chi vorrebbe tornare a fare parte di questa grande storia italiana”.
Salto il resto della lettera, molto bella e commovente. La lettera conclude, e concludo anch'io e mi avvio alla conclusione: “vi chiedo - dice questa connazionale - con tutto il rispetto e l'amore che nutro per questo Paese: non chiudete la porta, apritela al futuro. Con rispetto, speranza e profondo amore per la Patria”. Bene, quello che chiedo io…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
FABIO PORTA(PD-IDP). … Presidente, a quest'Aula: non spezzate questo legame, per certi versi indissolubile, oltre che profondo…
PRESIDENTE. La ringrazio.
FABIO PORTA(PD-IDP). … non dite “no” a un'Italia più grande e inclusiva. Ve ne assumereste una responsabilità storica e perenne davanti al Paese e alle future generazioni
PRESIDENTE. Il deputato Giachetti ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Boschi ed altri n. 2, di cui è cofirmatario.
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). Grazie, signor Presidente. Ovviamente siamo nella fase delle pregiudiziali e, quindi, cercherò di argomentare le ragioni che ci hanno portato a presentare questa pregiudiziale in relazione a quelle che noi riteniamo delle violazioni rispetto agli articoli della Costituzione.
Ovviamente, i miei colleghi interverranno puntualmente anche sul merito di alcune proposte emendative; in particolare, il collega Faraone sarà attento a tutta la parte che ha riguardato la proposta emendativa che abbiamo presentato e lo ringrazio per il contributo e per gli spunti che mi ha suggerito nell'affrontare questa pregiudiziale.
È utile ricordare - quindi non fare un ragionamento politico - di che cosa stiamo parlando. Infatti, questo decreto-legge introduce l'articolo 3-nella legge del 5 febbraio del 1992, n. 91, che ha la funzione di limitare il riconoscimento della cittadinanza a coloro che sono nati e residenti all'estero, stabilendo che debba considerarsi “non avere mai acquisito la cittadinanza italiana” colui il quale sia nato all'estero e sia in possesso di altra cittadinanza, anche prima dell'entrata in vigore della disposizione in esame, introducendo, evidentemente, nei casi predetti, una preclusione all'acquisto automatico della cittadinanza; e viene disposta una deroga a un novero di disposizioni, tra cui gli articoli 1, 2, 3, 14 e 20 della medesima legge n. 91 del 5 febbraio 1992 . Questo è il contesto all'interno del quale… So che i colleghi di Forza Italia sono particolarmente attenti a questo tema; il relatore ha avuto una funzione importante in Commissione, per cercare di cucire un dibattito, che è stato anche molto acceso e problematico, anzi lo ringraziamo comunque per il lavoro fatto. Dicevo che questa è la cornice nella quale ci muoviamo.
Ora, al di là del merito che poi affronteremo - lo dico anche al collega Porta, rispetto al quale condivido gran parte dei ragionamenti -, la domanda che ci dobbiamo fare è se questo provvedimento in qualche modo violi alcuni articoli della Costituzione. E, allora, signor Presidente, il primo articolo della Costituzione che viene violato da questo decreto-legge è esattamente l'articolo 77, che si dice sempre così, ogni volta, eccetera eccetera… Ma qui, oggi, se non fosse un problema serio, sarebbe quasi una farsa, perché l'articolo 77 è quello che stabilisce che la ragion d'essere di un decreto-legge è che debbano ricorrere le condizioni di necessità ed urgenza per intervenire in una determinata materia. Se andiamo a prendere la relazione del decreto-legge, nella quale si motiva quali sarebbero le condizioni di necessità ed urgenza, viene da sorridere, perché, signor Presidente, a un certo punto si dice: “ritenuta pertanto la straordinaria necessità ed urgenza di introdurre limitazioni nella trasmissione automatica della cittadinanza”, eccetera, eccetera.
Ma chi è che stabilisce questa necessità ed urgenza di introdurre le limitazioni alla trasmissione? È come se domani - con tutto il rispetto del collega Silli - si presentasse un decreto-legge per dire che c'è la necessità e l'urgenza che si mettesse un vestito un po' meno spento di quello che ha, che è grigio, e se lo mettesse, magari, azzurro o nero. È urgente, perché, alla nostra visione, francamente, quel colore così spento ci mette di malanimo. Caspita! Tra i requisiti che inserite in questo decreto-legge, su questa straordinaria necessità ed urgenza e quella che sto ponendo io - ovviamente non me ne voglia il collega Silli -, rispetto al collega Silli, non lo so, colleghi, chi è che può stabilire che è più urgente e necessario quello che dico io rispetto a quello che dite voi nel decreto-legge. Perché poi aggiungete che non è solo necessario e urgente … la straordinaria necessità ed urgenza (quello che ho detto), ma anche il bilanciamento tra i principi, di cui agli articoli 1 e 3 della Costituzione, applicando le sentenze. Ma scusate: è una urgenza straordinaria che porta a fare un decreto e che, visto che vige da almeno non so quanti anni (me lo dirà il collega Porta da quanti anni c'è questa situazione), improvvisamente, questa diventa una straordinaria necessità e urgenza di intervenire immediatamente?
Colleghi della maggioranza, adesso non posso usare frasi che non sarebbero particolarmente consone a quest'Aula, però le cose si possono stirare da una parte all'altra, ma non è che uno può stabilire che è il tenutario della necessità e l'urgenza e la applica così come si alza la mattina.
Tutto quello che ho detto sarebbe opinabile, se non ci fosse la terza ragione, che invece è spiegata nel provvedimento, che, a mio avviso, certifica l'assoluta incostituzionalità dello strumento del decreto-legge. Perché voi, nella stessa relazione, aggiungete una terza ragione per la quale bisogna intervenire con decreto-legge: “ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di introdurre misure per evitare, nelle more dell'approvazione di una riforma organica delle disposizioni in materia di cittadinanza, un eccezionale ed incontrollato flusso di domande di riconoscimento della cittadinanza tale da impedire l'ordinata funzionalità degli uffici consolari all'estero, dei comuni e degli uffici giudiziari”.
Ma voi non potete fare un decreto-legge. Siccome fate un disegno di legge e questo disegno di legge ovviamente produrrà degli effetti, voi intervenite prima che sia approvato il disegno di legge con un decreto-legge per cercare di evitare gli effetti perversi di un disegno di legge che state mettendo in campo.
Ma questa non è una necessità ed urgenza relativa a un precetto costituzionale. Questa è una necessità ed urgenza relativa ai fatti vostri, a quello che mettete in piedi e spesso e volentieri può capitare che mettete in piedi cose sulle quali non avete neanche pensato (quantomeno alle conseguenze che possono portare) e fate ricadere questo in una lesione insopportabile, ogni volta più insopportabile, dei precetti costituzionali.
Qui si prescinde dal merito. Si prescinde addirittura dalla critica che si può spalmare negli ultimi trent'anni di come viene utilizzata la decretazione d'urgenza. Qui è il merito stesso, rispetto a quello che vi ho detto, che è inaccettabile. Cioè si fa un “decreto tampone” per porre rimedio a un disegno di legge che, evidentemente, non funziona. È una cosa, a mio avviso, inaccettabile.
Tale circostanza rende evidente come, nel ragionamento che ho fatto, la decretazione d'urgenza qui sia stata utilizzata esclusivamente con la finalità di aggirare il normale procedimento di approvazione delle leggi ed evitare (anche qui stabilita da voi e non meglio precisata) corsa agli sportelli che sarebbe capace di pregiudicare la funzionalità degli uffici consolari. Qualcuno vi potrebbe dire: ma chi vi ha chiesto di intervenire su questa cosa così, se poi tutto questo produce un “macello” di questo tipo? Ecco, così il Presidente non mi riprende.
Il provvedimento in esame, peraltro, ha come unico scopo quello di negare il riconoscimento della cittadinanza come disciplinato da più di una trentina d'anni - quello che dicevo prima - quale fondamentale per l'attribuzione della quota di sovranità che la Costituzione riserva ai cittadini. E qui veniamo al contrasto con un altro articolo della Costituzione, che è l'articolo 22.
Aggiungo che non si può non osservare, come i casi di diniego dell'acquisizione automatica della cittadinanza, stabiliti dall'articolo 1 del decreto-legge in esame, comportino inevitabilmente l'impossibilità per i soggetti esclusi di godere di voto articolo 48 della Costituzione e, di fatto, estromettendoli dal novero dell'elettorato attivo.
Ora, ho finito signor Presidente. Io non so, ho quasi la sensazione che, quando lei mi ascolta, ho un'accelerazione negli argomenti e mi finisce il tempo prima che io riesca... Però sono contento che lei riesce a ricordarmelo, così riesco anche a finire.
Va bene, insomma, Presidente. Io accolgo, anche perché le devo restituire qualche secondo che mi ha dato in più l'ultima volta che sono intervenuto un po' rauco, e quindi concludo dicendo semplicemente che noi riteniamo assolutamente valide…
PRESIDENTE. Io l'ho solo preavvisata. Lei ha ancora 40 secondi, quindi ha tutto il tempo per individuare la migliore conclusione al suo intervento.
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). Lei, l'altra volta, me ne ha dato qualcuno in più ed io voglio restituirglielo perché penso sia doveroso nei confronti di un Presidente così equilibrato come è lei.
Quindi concludo dicendo che riteniamo assolutamente incostituzionale questo disegno di conversione e quindi voteremo a favore delle pregiudiziali .
PRESIDENTE. Io ricordo che la campanella è soltanto per avvisare che avete un minuto di tempo, non per mettervi l'ansia. Insomma, un minuto di tempo per concludere.
Ha chiesto di parlare il deputato Gentile. Ne ha facoltà.
ANDREA GENTILE(FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi ci troviamo a discutere su una tematica di grande rilevanza giuridica e civile, che tocca un ambito cruciale della nostra società: il riconoscimento e l'accesso alla cittadinanza italiana, uno che riguarda e attiene all'identità, all'inclusione, ai diritti fondamentali di migliaia di persone.
Le questioni pregiudiziali presentate dalle opposizioni criticano il provvedimento focalizzandosi particolarmente su alcuni aspetti principali. Il primo è dato dall'asserita mancanza dei presupposti di necessità e urgenza alla base dello strumento del decreto-legge. Occorre ribadire, da questo punto di vista, che i requisiti di urgenza e di necessità, al contrario, risultano chiaramente fondati, e ciò è confermato da più elementi. Anzitutto, come hanno ricordato i colleghi che mi hanno preceduto, è legato a chiare esigenze di sicurezza pubblica.
Ma poi anche nella relazione illustrativa è scritto a chiare lettere che il provvedimento interviene per contrastare le scorciatoie e quei meccanismi dubbi che, nel tempo, hanno purtroppo consentito di sovente un uso distorto del riconoscimento della cittadinanza italiana, spesso attraverso l'utilizzo di , documenti falsi o legami debolissimi con il nostro Paese da parte dei soggetti richiedenti. A ribadire l'urgenza e l'improcrastinabilità del provvedimento in questione è intervenuto a più riprese anche il Ministro Tajani, Ministro degli Affari esteri, che, quale proponente dell'iniziativa legislativa in questione, ha evidenziato la del provvedimento.
Quella volta a restituire dignità e significato profondo a un diritto che deve fondarsi su un legame autentico con l'Italia, non solo burocratico, ma culturale, civico e identitario . La cittadinanza, in questo senso, è un diritto e al contempo un dovere; deve essere il riconoscimento serio e consapevole che si conferma attraverso un impegno effettivo da parte di chi lo richiede. Questa riforma non esclude, ma, anzi, favorisce forme diffuse di responsabilizzazione sociale.
Propone criteri maggiormente selettivi e trasparenti, capaci di rafforzare l'integrità del nostro sistema sociale e di prevenire abusi, al fine di contrastare quelle pratiche poste in atto da coloro che vivono fuori dal nostro Paese e hanno richiesto, nel corso del tempo, la cittadinanza italiana soltanto come un per muoversi in Europa e nel mondo senza fornire alcun contributo alla vita del nostro Paese, e che finalmente, grazie all'approvazione di questa legge, non potranno trovare più accoglimento .
Tale concetto è stato ribadito anche nel corso delle audizioni in Senato, laddove è stata sottolineata l'urgenza di porre freno alle diffuse distorsioni in atto e al sovraccarico di domande e richieste che hanno finito per intasare gli uffici competenti: gli uffici consolari all'estero, gli uffici dei comuni e gli uffici giudiziari. I dati riportati dal rappresentante dell'Associazione nazionale piccoli comuni d'Italia, che - lo voglio ricordare - rappresenta 5.521 comuni al di sotto dei 5.000 abitanti, che in questo senso costituiscono il cuore pulsante del nostro Paese e della nostra Nazione, sono davvero preoccupanti.
Basti pensare che, nel 2023, l'Italia ha attivato 190.000 pratiche per il riconoscimento della cittadinanza attraverso l'applicazione del criterio dello , con evidente ingolfamento degli uffici preposti e notevoli rallentamenti a livello burocratico. Un'ulteriore critica mossa dalle opposizioni riguarda poi la presunta violazione del principio di irretroattività delle disposizioni, ma anche questa questione è stata chiaramente affrontata dall'articolo 2 della normativa in questione, il quale dispone che il decreto-legge entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione in .
Ma non solo: anche un intervento modificativo del Senato ha introdotto la possibilità, per i minorenni figli di cittadini italiani nati all'estero, di dichiarare la propria volontà di acquisire la cittadinanza italiana entro il 31 maggio 2026. Sino poi a giungere all'obiezione che riguarderebbe l'estromissione dall'elettorato attivo, di cui all'articolo 48 della Costituzione, dei cittadini a cui verrebbe negato il riconoscimento della cittadinanza. Ebbene, è il caso di ricordare che non siamo di fronte a misure punitive o limitative dei diritti fondamentali previsti dalla nostra Carta costituzionale, ma, al contrario, tale provvedimento si innesta nel solco di un più ampio progetto di riforma in materia, che vuole tutelare una categoria giuridica che involve necessariamente un ragionevole bilanciamento tra il riconoscimento di diritti e esigenze di sicurezza e legalità diffusa, attraverso la promozione di una società inclusiva che guardi veramente a un'Italia più giusta, più forte e più coesa.
E proprio in questo senso va evidenziato che, su proposta del Ministro Tajani, il Senato, ancora, ha approvato un emendamento che apre alla richiesta di poter riacquistare la cittadinanza per gli italiani emigrati che hanno dovuto rinunciare alla stessa per lavorare nei Paesi dove si sono stabiliti. Una modifica da lungo tempo attesa, che rafforza profondamente i legami del nostro Paese per chi, pur vivendo all'estero, è fino in fondo italiano...
PRESIDENTE. Concluda.
ANDREA GENTILE(FI-PPE). ...e condivide i valori fondamentali del nostro ordinamento. Per tali ordini di ragioni, Presidente, riteniamo che le pregiudiziali poste in quest'Aula oggi siano del tutto infondate, e, pertanto, Forza Italia voterà fermamente contro le questioni poste in Aula .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antonio D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO(AZ-PER-RE). Presidente, grazie. Il nostro voto sarà favorevole rispetto alle pregiudiziali. A nostro avviso questa è una materia di stretto rilievo costituzionale, che mal si concilia con la decretazione d'urgenza. È inutile soffermarsi, ma un accenno lo dobbiamo fare a questi numeri da record prodotti con il ricorso alla decretazione d'urgenza. Dicevo, prodotti da un Governo a guida della Presidente Meloni, che, con grandissima determinazione e lucidità, si è sempre scagliata contro l'abuso della decretazione d'urgenza, a riprova del fatto che, quando poi si governa, è più difficile mantenere coerenza e linearità rispetto ai principi enunciati.
Esistono numerosi disegni di legge in materia, già assegnati alle competenti Commissioni, e, invece, si procede con una discussione strozzata e con un Parlamento in un angolo. Stiamo parlando di un tema come quello della cittadinanza, che non può marginalizzare il dibattito in Parlamento. Siamo alle solite: c'è uno squilibrio tra Governo e Parlamento che rende vana e banalizza ogni forma di dibattito parlamentare. Di questo non possiamo far finta di nulla. Peraltro, su un tema come quello della cittadinanza, che non può essere derubricato a tema di seconda fascia.
Ovviamente, noi più volte, nel corso di questa legislatura, abbiamo votato contro le pregiudiziali, per cui vorrei evitare di sentire magari qualche intervento successivo dei colleghi di maggioranza dire che non abbiamo evidenziato quali sono i profili che, secondo noi, cozzano con i principi costituzionali. Ce n'è uno su tutti, oltre a quelli già richiamati: è quello della retroattività del provvedimento. Lascia grandi dubbi di costituzionalità la retroattività del provvedimento, che, a nostro avviso, concretizza proprio uno scontrarsi del principio contenuto nelle disposizioni del provvedimento in oggetto con i principi costituzionali.
Presidente, l'irretroattività è un principio di civiltà giuridica, un baluardo della certezza del diritto e, soprattutto, una garanzia per tutti su tutto. Un mondo caratterizzato da civiltà giuridica non può consentire a un legislatore di andare a legiferare rispetto a dei principi che già ci sono e che sono già stati acquisiti. E tutte le eccezioni, pur previste nel nostro ordinamento, non possono essere penalizzanti per i destinatari, tutt'al più favorevoli per i consociati. Questo, almeno, in una società civile. Come si può stravolgere un principio in ordine alla certezza del diritto, favorendo una norma che diventa retroattiva?
Eppure - lo vogliamo precisare - ci sono delle esigenze poste alla base del provvedimento che pure riconosciamo, cioè una massa di richieste indiscriminate, problemi di gestione delle pratiche, uffici in difficoltà, che si possono affrontare, ma mai calpestando i princìpi costituzionali. Qualche soluzione ragionata ci poteva pure essere, senza forzature. Per esempio, dare un tempo, dei margini di tempo determinati alle persone interessate, per manifestare un interesse alla cittadinanza, producendo documenti o producendo altri elementi che potessero legittimare il permanere della cittadinanza. Poteva essere un'idea, però, naturalmente, il modo di procedere del Governo attraverso decreti, con la velocità massima, finisce con il non rispettare i diritti umani.
E invece, una soluzione altra poteva essere nel solco del rispetto dei diritti umani, anche coniugata con gli interessi politici, come quelli demografici ed economici, che possono essere alla base di una razionalizzazione del numero degli ingressi e del riconoscimento della cittadinanza. Tutto, ovviamente, anche con contestuale razionalizzazione del lavoro degli uffici. Tutto questo non c'è stato. C'è stata una forzatura, a nostro avviso, con i princìpi costituzionali. Quindi, voteremo a favore delle pregiudiziali
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Enrica Alifano. Ne ha facoltà.
ENRICA ALIFANO(M5S). Grazie, Presidente. Mi è piaciuta la definizione che ha utilizzato il collega che mi ha preceduto: c'è una discussione “strozzata”, in questo Parlamento, per un tema così importante come quello della cittadinanza. Noi del MoVimento 5 Stelle non abbiamo presentato una pregiudiziale in merito a questo provvedimento, ma comunque voteremo a favore di quelle che sono state presentate dai colleghi delle altre opposizioni. E vi sono più ragioni che motivano questo voto favorevole.
C'è sicuramente, innanzitutto, il contrasto con l'articolo 77 della Costituzione, visto che difettano i requisiti di straordinaria necessità e urgenza. La stessa relazione introduttiva a questo provvedimento ne è la lampante conferma, visto e considerato che viene detto che si è in attesa di una riforma organica di questo argomento della cittadinanza, quindi non si capisce per quale motivo bisogna intervenire con un decreto-legge. Né, tanto meno, può essere a giustificazione dello stesso il fatto che gli uffici consolari o gli uffici dei comuni, piuttosto che i tribunali, siano inondati da richieste fatte da cittadini italiani residenti all'estero per il riconoscimento della cittadinanza. Basta potenziare gli uffici. Non è detto che, di fronte ad una minima criticità amministrativa, si debba intervenire con un decreto-legge. Basta dare una mano alle pubbliche amministrazioni, che sono impegnate a risolvere i problemi di ogni giorno.
Ma, oltre al contrasto con l'articolo 77, evidenziato già anche dagli altri colleghi, vi è anche il contrasto con l'articolo 72 della Costituzione, perché modificare la platea dei cittadini che vanno al voto significa anche incidere sulla loro capacità elettorale. E orbene, nella materia elettorale - lo torniamo a ripetere per l'ennesima volta - la decretazione d'urgenza è proibita, è materia riservata alle Camere, le quali devono discutere di questi provvedimenti che sono fondamentali per i cittadini.
Dunque, oltre al contrasto con l'articolo 77, vi è, per l'appunto, il contrasto con l'articolo 72. Ma viene anche in rilievo, a parer mio, il contrasto con l'articolo 3 della Costituzione, che era stato, tra l'altro, anche evidenziato - se ben rammento - dal collega Giachetti, che mi ha preceduto. Infatti, l'articolo 1 di questo decreto stabilisce una preclusione all'acquisto automatico della cittadinanza per i nati all'estero e che siano in possesso di altra cittadinanza. Orbene, con questo provvedimento si inferisce su una situazione di fatto, cioè la nascita. D'ora in poi, ciò che costituiva un presupposto di fatto per l'acquisto della cittadinanza, non viene più in rilievo. Dunque si incide su una situazione giuridica di vantaggio, ponendo un discrimine tra il prima e il dopo, tra chi è nato e ha presentato domanda prima del 27 marzo 2025 e chi, invece, ha oltrepassato questa data. E questo, ovviamente, crea delle discriminazioni.
Stamattina, nel corso della discussione generale, ho avuto modo di ascoltare un collega che faceva il caso di due fratelli: uno dei due, magari, ha presentato domanda per il riconoscimento della cittadinanza prima del 27 marzo e il fratello, invece, magari, l'ha presentata dopo questo termine. Ebbene, si ritrovano in due situazioni giuridiche di fatto differenti, ma questo è in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione, con il principio di uguaglianza dinanzi alla legge.
Per tutti questi motivi e, soprattutto, per la fretta con la quale è stato confezionato questo improvvido provvedimento, Presidente, noi esprimeremo un voto favorevole sulle pregiudiziali che sono state presentate
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianluca Vinci. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VINCI(FDI). Grazie, Presidente. Direi che, anche questa volta, con le pregiudiziali, questo strumento è stato abusato, ma questa volta è stato fatto qualcosa di ancora più grave: dai banchi del Partito Democratico si è sentito parlare di un atto ostile e codardo. Allora io ricordo che di sicuro questo non è un atto ostile e codardo, quando qualcuno, che siede dall'altra parte in questo momento, quindi proprio il Partito Democratico, ha votato il e : quello sì che era un atto ostile e codardo nei confronti degli italiani, non certo questo provvedimento . Quindi, prima di offendere chi siede in quest'Aula, dall'altra parte c'è da chiedersi che cosa è stato votato proprio da queste persone, da questi deputati, nella scorsa legislatura.
In merito alle pregiudiziali di questo provvedimento, vedo molta confusione tra i banchi dell'opposizione. All'interno delle stesse pregiudiziali si parla di un'emergenza per i tribunali e le Corti d'appello, per gli uffici giudiziari che sono intasati dalle richieste di cittadinanza e che erano già in precedenza intasati; dall'altra parte, invece c'è chi dice: no, sono stati intasati soltanto dopo l'emanazione di questo di questo decreto; e si dice che poteva essere fatto tutto con calma, dopo aver detto che, invece, gli uffici giudiziari sono già, oggi, intasati. Allora chiaritevi le idee per capire se gli uffici erano già intasati, come è vero, oppure se si sono intasati successivamente.
Nessuno vuole fare delle normative retroattive. Infatti, neanche questo provvedimento ha carattere retroattivo. Non c'è, quindi, nulla di incostituzionale. Ma si tratta di chi, ad oggi, alla data di emanazione del decreto, non ha ancora ritenuto di richiedere la cittadinanza italiana: chi l'ha chiesta prima, chiaramente, aveva il diritto; chi la chiede successivamente non ce l'ha. Ma questo per un motivo molto semplice, che segue tutto il diritto italiano: il fatto che le norme possano essere modificate. Non si parla di revoca della cittadinanza, ma di modifica della normativa in futuro. Altrimenti, per assurdo, sarebbe incostituzionale la vostra lettura, cioè il fatto che questo Parlamento non potrebbe più legiferare perché i diritti sono veramente acquisiti da qui all'infinito e le norme intoccabili. Ebbene, così non è. È chiaro che ci sarà qualcuno che non potrà più chiedere la cittadinanza italiana, ma sta nelle ragioni di questo provvedimento e, come in parte voi stessi ammettete nella pregiudiziale, si tratta di quelle persone che non hanno più alcun tipo di contatto effettivo con il nostro territorio. Ma la vera ragione delle pregiudiziali, in realtà, si legge verso la fine, perché verso la fine scappa - almeno al Partito Democratico - la verità: il fatto che, quando si parla di cittadinanza, c'è un inciso di 15 righe, in cui si parla chiaramente di voler dare, invece, la cittadinanza a centinaia di migliaia di persone che sono nel nostro territorio e sono degli stranieri. Ebbene, noi respingeremo queste pregiudiziali, voteremo questo provvedimento e siamo, eravamo e saremo anche contro tutte le vostre richieste di cittadinanza: gli stranieri che sono sul territorio se la devono meritare, si devono meritare la nostra cittadinanza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Devis Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI(AVS). Grazie, Presidente. Come Alleanza Verdi e Sinistra, voteremo a favore delle questioni pregiudiziali proposte, perché, anzitutto, contestiamo l'utilizzo dello strumento del decreto-legge, ma, in realtà, in questo caso, sapete benissimo anche voi - al di là delle affermazioni dei colleghi di maggioranza - che non doveva essere un decreto-legge lo strumento per intervenire in questa materia, la materia elettorale. È proprio l'articolo 72 che riserva all'Assemblea la legge ordinaria. Testualmente, leggo dall'articolo 72 della Costituzione: “La procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale (…)” e poi, via di seguito, altre materie, tra cui questa.
Quindi, di fatto, state utilizzando uno strumento errato per un motivo di natura politica, perché sapete benissimo che, se avessimo adottato lo strumento della legge ordinaria, con tutto il lavoro svolto nelle Commissioni, lì avremmo potuto davvero, a 360 gradi, trattare il tema della cittadinanza e lì sarebbero emersi anche tutti gli elementi di divisione all'interno della maggioranza stessa, come, ad esempio, il tema dello e, quindi, tutto il tema della cittadinanza che invece noi, come opposizioni, chiediamo da tempo di poter trattare in maniera davvero concreta ed efficace.
Invece, qui andate di fatto a introdurre nella legge n. 91 del 1992 un nuovo articolo, relativo ai criteri di trasmissione della cittadinanza , disponendo che è considerato non avere mai acquisito la cittadinanza italiana chi è nato all'estero anche prima dell'entrata in vigore del decreto-legge. Quindi, giusto per smentire anche il collega che mi ha preceduto, sì che, invece, in questo decreto-legge c'è un effetto retroattivo.
Il decreto, certo, si pone un obiettivo che condividiamo, quindi quello di evitare il moltiplicarsi di domande volte all'accertamento della cittadinanza da parte di persone discendenti da concittadini emigrati all'estero anche da molti decenni e che di fatto, però, non hanno più un legame effettivo con il nostro Paese. Questo moltiplicarsi di richieste ha effettivamente creato anche una forte sofferenza negli uffici giudiziari, in particolare in alcuni distretti di corte d'appello, ma anche in numerosi comuni, molto spesso piccoli e collocati in aree interne del Paese. Ciò, però, non toglie che va utilizzato lo strumento corretto, quindi non certo il decreto-legge, motivo per il quale noi crediamo, riteniamo e sosteniamo che sia incostituzionale lo strumento che viene utilizzato, quello della decretazione d'urgenza. Inoltre, come dicevo poco fa, è incostituzionale perché incide in modo retroattivo sui diritti fondamentali, cioè fissa la data per un'improvvisa e sostanziale revoca dello di cittadino addirittura due giorni prima dell'entrata in vigore delle nuove disposizioni, senza un periodo transitorio di salvaguardia e, quindi, dispone solo per l'avvenire.
Quindi, in ogni caso, riteniamo che questo sia un tema che non solo non debba essere affrontato con il decreto-legge, perché è l'articolo 72 della Costituzione che ce lo dice e, quindi, è incostituzionale questo decreto-legge, non solo perché ha davvero degli effetti retroattivi, ma perché noi avremmo voluto trattare questo tema, compreso il tema dello , in maniera seria e approfondita, in maniera davvero efficace, in modo da poter dare, invece, quel diritto di cittadinanza a tutti quei ragazzi che oggi si sentono italiani, che vivono da italiani e che davvero potranno contribuire al progresso del nostro Paese
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Bonafe' ed altri n. 1 e Boschi ed altri n. 2.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. Essendo state respinte le questioni pregiudiziali, passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge .
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
La V Commissione (Bilancio) e il Comitato per la legislazione hanno espresso i prescritti pareri , che sono in distribuzione.
Avverto che la Presidenza, ai sensi dell'articolo 96-, comma 7, del Regolamento, conferma l'inammissibilità, già dichiarata in sede referente, delle proposte emendative 1.3 e 1.53 Magi, 1.49 e 1.51 Alifano e 1-.09 Zaratti, nonché delle proposte emendative 1.48 e 1-.06 Magi non segnalate per la votazione.
Avverto, altresì, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-, comma 7, del Regolamento, in quanto estranei rispetto ai contenuti del provvedimento in esame - che reca unicamente misure volte a introdurre limitazioni nella trasmissione automatica della cittadinanza italiana a persone nate e residenti all'estero - i seguenti articoli aggiuntivi, non segnalati per la votazione e non previamente presentati in Commissione: 1-.01000 Boschi, che reca una riforma organica della disciplina vigente in materia di acquisto della cittadinanza recata dalla legge 5 febbraio 1992, n. 91; 1-.01001 Boschi, che reca modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, al fine di prevedere l'acquisto della cittadinanza italiana per lo straniero residente in Italia che abbia, tra l'altro, frequentato e concluso nel nostro Paese un ciclo di studi universitari.
Informo l'Assemblea che, in applicazione dell'articolo 85- del Regolamento, il gruppo Italia Viva‑Il Centro‑Renew Europe e la componente politica +Europa del gruppo Misto sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore e il rappresentante del Governo a esprimere il parere sugli emendamenti segnalati per la votazione.
PAOLO EMILIO RUSSOGrazie, Presidente. Tutte le proposte emendative hanno un invito al ritiro o parere contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
GIORGIO SILLI,. Il parere è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, agli identici emendamenti 1.1 Care' e 1.1008 Zaratti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Carè. Ne ha facoltà.
NICOLA CARE'(PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghi, oggi è una giornata per noi particolarmente importante. Prendo la parola per esprimere con fermezza la mia contrarietà a quello che introduce una gravissima e, a mio avviso, inaccettabile limitazione temporale al diritto di riacquisto della cittadinanza italiana. Secondo quanto disposto dalla nuova formulazione dell'articolo 17 della legge n. 91 del 1992, si stabilisce che coloro che sono nati in Italia o vi hanno risieduto per almeno due anni continuativi e che hanno perso la cittadinanza ai sensi della normativa previgente, possono riacquistarla solo e soltanto se presentano una dichiarazione tra il 1° luglio del 2025 e il 31 dicembre del 2027.
Colleghi, questa finestra temporale rigida, di appena due anni e mezzo, rischia di escludere ingiustamente una platea vasta e dispersa dei nostri connazionali che si trovano all'estero. Voi conoscete benissimo le comunità all'estero e coloro che non le conoscono sicuramente in questi anni ne avranno sentito parlare; sono tutti coloro che vivono all'estero e che, magari, da anni attendono l'occasione di riappropriarsi di un diritto che sentono intimamente loro, che vogliono ristabilire un legame affettivo, storico, identitario col nostro Paese d'origine. Ecco, questo è importante. Ma vi rendete conto della portata reale di questa norma? Non stiamo parlando di pratiche burocratiche qualunque; parliamo di persone, di vite spezzate dalla storia, da normative superate che hanno imposto loro, spesso inconsapevolmente, la perdita della cittadinanza italiana; parliamo di figli e nipoti, di emigrati, come lo ero e lo sono io, che oggi cercano di ristabilire un ponte con l'Italia, il Paese dei loro padri, il Paese delle loro radici, della loro cultura. E voi che cosa fate? Gli date una finestra ristretta di solo due anni, tempi brevissimi, una finestra che molti potrebbero, a mio avviso, non riuscire a cogliere per mancanza di informazioni, per lentezze consolari, per ostacoli linguistici, familiari o economici. Ma vogliamo veramente trasformare un diritto in una corsa contro il tempo? Vogliamo veramente creare cittadini di serie A e cittadini di serie B in base al calendario?
Noi sappiamo benissimo che, negli ultimi anni, gli uffici consolari sono sovraccarichi, che ci sono lunghissime liste d'attesa per appuntamenti, per richieste di cittadinanza e per aggiornamenti anagrafici. In questo contesto è, dunque, paradossale - oserei dire, anche crudele - imporre un termine così ristretto.
Signor Presidente, colleghi, la cittadinanza non può essere trattata come un'offerta a tempo, non è un che si ritira allo sportello prima che scada, è un diritto profondo che riguarda l'identità e l'appartenenza alla memoria storica e familiare di questa Nazione.
Chiediamo, dunque, e chiedo con umiltà la soppressione o, almeno, che venga riformulata per rendere permanente il diritto di riacquisto per chi rientra nei requisiti previsti. La legge dovrebbe aprire le porte, non richiuderle con l'orologio in mano. Concludo, Presidente, diamo un segnale di rispetto agli italiani nel mondo, diamo loro tempo e diamo loro fiducia .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.1 Care' e 1.1008 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Saluto gli studenti e i docenti dell'Università degli studi di Macerata, Dipartimento di Scienze politiche, della comunicazione e delle relazioni internazionali, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
Passiamo all'emendamento 1.1016 Onori. Se non ci sono interventi, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1016 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.2 Alfonso Colucci.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento introduce una disciplina di moratoria legislativa: “Nelle more del riordino della disciplina vigente in tema di cittadinanza (…) è sospesa per dodici mesi la presentazione di nuove richieste per l'acquisto della cittadinanza italiana . Quindi, questo emendamento afferma una logica di moratoria legislativa che è funzionale a una riforma organica della disciplina della cittadinanza. Uno dei problemi di questo provvedimento che ci viene presentato oggi per l'approvazione è il fatto che disciplina elementi specifici relativi alla cittadinanza e non si fa carico, come invece sarebbe doveroso, di una riorganizzazione, di una disciplina organica, di una revisione della legge n. 91 del 1992 e, quindi, di una disciplina organica sulla cittadinanza.
Pertanto, con l'approvazione di questo emendamento, cui invitiamo l'Aula, noi suggeriamo di disciplinare, fissare, una moratoria nell'entrata in vigore di questo provvedimento. Con questa norma non si viene ad incidere in alcun modo sul riconoscimento della cittadinanza per chi abbia già acquisito i requisiti per l'ottenimento della cittadinanza stessa, bensì esclusivamente sul termine per la ricevibilità delle domande nuove e, quindi, non si incide in alcun modo sulla tutela del legittimo affidamento che, invece, questo decreto-legge viene espressamente a violare, evidentemente.
Vede, Presidente, attualmente il flusso delle istanze di cittadinanza è caotico, è disorganico, è confuso, e il legislatore avrebbe dovuto intervenire proprio per meglio disciplinare, per meglio dotare gli uffici (gli uffici comunali e gli uffici consolari) di risorse necessarie per far fronte a questo gran numero di pratiche, ma questo decreto-legge non si occupa di questo problema. Questo emendamento, invece, persegue l'obiettivo di un riordino più complessivo della disciplina sulla cittadinanza in Italia, consentendo al Parlamento di utilizzare questo termine di 12 mesi per poter discutere in maniera approfondita un quadro organico della cittadinanza stessa.
Questo emendamento non viene a distinguere tra le modalità di presentazione delle istanze, che può essere una modalità amministrativa, una modalità giurisdizionale e, quindi, non incide in alcun modo sul principio di uguaglianza, in quanto riguarda tutte le istanze che vengono presentate per l'ottenimento della cittadinanza
In realtà, Presidente, noi chiediamo che quest'Aula affermi dei modelli più bilanciati, che si discostino da un modello che sia esclusivamente e che includano, piuttosto - come noi suggeriamo -, elementi e, cioè, con la possibilità che il riconoscimento della cittadinanza sia legato a un'effettiva integrazione della persona nel sistema valoriale, sociale, culturale, giuridico del nostro Paese e, quindi, un rafforzamento degli elementi di integrazione sulla base di principi propri dello e dello .
Con questo, noi non intendiamo disconoscere il diritto alla cittadinanza per discendenza, ma sottolineiamo la necessità che ci sia un legame effettivo con l'Italia, che riporti la cittadinanza al suo contenuto profondo di essere parte di una comunità, una comunità civile, una comunità linguistica, una comunità politica. Pertanto chiedo all'Aula di approvare questo emendamento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Se il collega mi autorizza, sottoscriverei l'emendamento e, poi, ne seguiranno altri sulla stessa linea. Colleghe e colleghi, Sottosegretario Silli, qual è il principio dello Che cosa significa? Lo è un diritto, non è un privilegio. È un diritto, Presidente, che l'essere umano acquisisce nel momento in cui esiste, nel momento in cui nasce. Lo ricordo, per suo tramite, al collega Vinci: voi state intervenendo in una maniera retroattiva, lo state facendo con buona pace delle sue amicizie con i no-vax, che è altra cosa. Ed è indegno fare una citazione del genere nel momento in cui si sta parlando di cittadinanza si sta parlando di milioni e milioni di persone che, collega Vinci, si sentono più italiani di lei. Lei ci è mai andato in una comunità all'estero? Sa che cosa significa? Sa i sentimenti che quelle persone provano, vivono? L'attaccamento? Anziani che non aspettano altro di poter morire italiani, Presidente.
E, allora, se volevate intervenire e cambiare la formula, dovevate semplicemente accettare un nostro emendamento al Senato, in Commissione o in Aula, ovvero quello che sanciva che, a partire dal 27 marzo, alle ore 23,59, a coloro che sono nati dopo quella data, dopo quel giorno, che non sono già detentori di un diritto che la legge, il diritto, gli concede e gli riconosce, a queste persone si applica una procedura diversa.
Ancora, con questo emendamento si chiede l'utilizzo, la richiesta e la verifica della certificazione linguistica. Ma quali sono i concetti chiave che definiscono la cittadinanza, se non anche la lingua? E quale è una delle critiche che avete mosso in una maniera spregiudicata, irrispettosa verso queste comunità, in questi mesi? “Ah, ma non parlano nemmeno l'italiano”.
E allora adesso, in questo preciso istante, avete la facoltà che la legge vi concede, essendo legislatori, di poter modificare queste norme, di migliorare questo provvedimento, perché questo provvedimento, con il favore delle tenebre, come è stato licenziato, ha subito innumerevoli cambiamenti in Senato, perché era scritto non male, Presidente, peggio. Si è intervenuti migliorandolo, tutti i partiti. Non voglio nemmeno approfittare nel sottolineare le legittime divergenze di alcune forze di maggioranza sul provvedimento.
Allora adesso è l'occasione per farlo, abbiamo ancora i tempi per rispedirlo al Senato. Non umiliate, non mortificate queste persone e, soprattutto, non create norme che verranno dichiarate incostituzionali .
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
L'emendamento 1.3 Magi è inammissibile, quindi passiamo all'emendamento 1.5 Di Sanzo.
Ha chiesto di parlare il deputato Di Sanzo. Ne ha facoltà.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Guardi, prendo la parola….
PRESIDENTE. Purtroppo, come può constatare anche lei, deve cambiare postazione perché il suo microfono è difettoso, non ci consente di ascoltarla. Una postazione… ecco, sì, prego, proviamo.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Sente?
PRESIDENTE. Affermativo, prosegua.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Benissimo. Grazie, Presidente. Prendo la parola perché con questo emendamento chiediamo di sopprimere il comma 1 dell'articolo 1, che è proprio il cuore del provvedimento, il cuore di questo provvedimento che è stato sottoposto tramite lo strumento del decreto-legge, quando va a toccare una materia che di necessità e urgenza non ha niente. Cioè, qua si va a toccare la cittadinanza, che è il fondamento dello Stato, della Repubblica italiana, attraverso un decreto-legge, cercando di portare avanti una giustificazione che, in realtà, non esiste.
Oggi quello che state facendo, in realtà, è semplicemente mettere un altro tassello di un piano politico, di una scelta politica precisa, che ormai vediamo effettuata e portata avanti da questo Governo da più di 2 anni, che è quella di smantellare le realtà degli italiani all'estero. Un piano che state portando avanti, che avete già portato avanti con dei provvedimenti nelle scorse leggi di bilancio, e oggi andate a mettere quello che ritengo il tassello più tragico. Cioè, con questo articolo, voi state dicendo che i figli di chi ha la doppia cittadinanza non potranno più essere italiani, a meno che i genitori non abbiano vissuto 2 anni in Italia.
Un decreto che impone un limite fortissimo a tutti gli italiani che vivono oggi l'esperienza dell'immigrazione. State andando a limitare le generazioni passate, ma anche tutte le generazioni future, semplicemente perché i nonni si vanno a macchiare di quello che per voi è un peccato, cioè del peccato di acquisire la doppia cittadinanza. Una legge che, in sostanza, in pratica, ci riporta indietro a 30 anni fa, a quando in Italia non esisteva la doppia cittadinanza. Un passato che, onestamente, non pensavamo di vedere riproposto oggi, nel 2025, quando il mondo è cambiato, il mondo è diverso, è un mondo globalizzato.
Voi oggi state dicendo ai tanti giovani, ai nostri giovani, ai ricercatori, ai professionisti e agli imprenditori che, se se ne vanno dall'Italia, se si trasferiscono in un altro Paese, li minacciate con il fatto che i loro nipoti non potranno più essere italiani. Mandate, cioè, un messaggio chiaro: tu oggi non puoi andartene dall'Italia perché questo Governo ti considera un traditore della Patria, qualcuno che scappa, e che, quindi, deve essere punito, nella vostra cieca visione di nazionalismo che oggi ci riproponete.
Di fatto, quello che andate a fare oggi è sacrificare la realtà storica, politica, culturale delle comunità italiane all'estero, che volete immolare sulla Patria, sull'altare del nazionalismo, con un'idea di Patria che oggi, nella vostra visione, è l'unica idea che vi porta avanti per cercare di comprendere quello che oggi è il mondo, perché è l'unico vostro modo di interpretare la realtà, cioè non riuscite a comprendere quello che è il mondo internazionale e globalizzato di persone che vivono in più Paesi e che si sentono cittadini del mondo. Ci riportate a 30 anni fa, quando non esistevano le leggi sulla doppia cittadinanza, perché questa è l'unica visione che riesce, secondo voi, accecati dal vostro nazionalismo, a sopravvivere .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Di Sanzo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.7 Toni Ricciardi.
Ha chiesto di parlare il deputato Porta. Ne ha facoltà.
FABIO PORTA(PD-IDP). Presidente, colleghi, con questo emendamento, un emendamento di estremo buonsenso, che forse dà la possibilità a quest'Aula e anche al Governo di riprendere un iter normale e sensato su un tema così delicato, noi chiediamo che, nelle more dell'approvazione di una riforma organica della legge di cittadinanza, sia sospesa per 2 anni e mezzo, fino al 31 marzo 2027, l'applicazione di questa legge. Questa è la seconda possibilità che vi diamo di fermarvi. La prima era la pregiudiziale con la quale io, ma anche i colleghi che sono intervenuti a favore, abbiamo evidenziato quegli elementi di chiara incostituzionalità che tra qualche settimana saranno evidenziati anche dalle autorità giudiziarie e dagli organi competenti.
Adesso vi chiediamo di sospendere fino a quando questo Parlamento non farà una riforma organica della cittadinanza, una riforma seria. Lo dico al Ministro Tajani, che ha detto che la cittadinanza è una cosa seria. Sono d'accordo. È talmente seria che esige che sia un Parlamento nel pieno dei suoi poteri, attraverso un lavoro emendativo in Commissione, con il coinvolgimento serio dei gruppi parlamentari, delle Commissioni competenti e della società civile, a potersi esprimere. Questa è la serietà. Lo dico anche al Ministro Tajani, come ex Presidente del Parlamento europeo, visto che lui spesso richiama qualche nostro collega per il fatto di essere stato Presidente della Camera o di altri organismi legislativi.
Sia serio, Ministro, lo sia il Governo e lo sia lei, Sottosegretario.
Un rappresentante collega di Forza Italia diceva nell'intervento sulla pregiudiziale che questo decreto-legge è stato proposto e approvato dal Governo per eliminare le scorciatoie. Uso le sue parole, onorevole Gentile. Allora rimango nella metafora stradale: è come se noi, siccome ci sono automobilisti che non pagano il pedaggio autostradale e prendono la scorciatoia, decidessimo che non si fanno più autostrade. Chiudiamo le autostrade e abbiamo risolto il problema .
I diplomatici sono venuti in questo Palazzo a dirmi: un Paese serio, un Paese che vuole eliminare le scorciatoie, un Paese che vuole combattere il malaffare che c'è anche sul tema della cittadinanza, fa delle leggi, determina dei provvedimenti e delle procedure per punire i responsabili e per evitare la malversazione, ma non si butta il bambino con l'acqua sporca. Vergognatevi! State recidendo un legame profondo e storico. State offendendo i morti di Marcinelle, i morti del , i morti di Mattmark . Sono quelli che oggi vi guardano da lassù!
Lo state facendo offendendo la memoria di Mirko Tremaglia che alcuni di noi hanno avuto l'onore di conoscere in quest'Aula del Parlamento. Vergognatevi! Fate un passo indietro, siete ancora in tempo .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Toni Ricciardi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.8 Bakkali. Ha chiesto di parlare il deputato Fassino. Ne ha facoltà.
PIERO FASSINO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Suo tramite, io mi rivolgo ai colleghi della maggioranza e, in particolare, ai colleghi di Fratelli d'Italia perché in quest'Aula per molti anni si è battuto con determinazione, spesso non compreso, un uomo che ho avuto la fortuna di conoscere e con cui ho anche avuto la fortuna di collaborare, che si chiamava Mirko Tremaglia
Mirko Tremaglia - importante deputato, prima, del Movimento Sociale e, poi, di Alleanza Nazionale - è stato probabilmente il parlamentare che con più determinazione ha perseguito il mantenimento del rapporto istituzionale e di cittadinanza tra il nostro Paese e milioni e milioni di italiani nel mondo. Con Mirko Tremaglia noi elaborammo e facemmo approvare a questa Camera la legge che prevede il voto degli italiani all'estero. Tremaglia faceva vanto di quella legge e ne faceva un punto di onore del suo impegno e della sua milizia politica.
Ora voi state facendo strame di tutto questo. Nel mondo ci sono 60 milioni circa di italo-discendenti, una parte dei quali - non tutti naturalmente - ha la cittadinanza. Sono uomini e donne che con il Paese mantengono un rapporto; anzi, oggi lo mantengono più che nel passato. Infatti, un secolo fa uno andava in Argentina o in Brasile e, per come era fatto il mondo di un secolo fa, il rapporto con il luogo d'origine non ce l'aveva più o era labilissimo. Ma oggi viviamo nel tempo della comunicazione in tempo reale, di Internet, di ogni forma di comunicazione facile e immediata. Viviamo in un tempo in cui la mobilità è semplicissima. Viviamo in un tempo in cui il rapporto tra il luogo dove abiti e il luogo dove sei nato lo puoi coltivare e lo coltivi naturalmente. È un errore, quindi, quello che si sta facendo in quest'Aula. Hanno ragione, e mi riferisco a quello che hanno detto, adesso, il collega Porta e, prima, il collega Ricciardi: noi stiamo umiliando milioni e milioni di italiani .
Vi do un particolare che potrebbe sembrare ultroneo, invece pensateci. C'è una trasmissione televisiva su un canale - il canale Nove - che da mesi, mesi e mesi, settimanalmente, va a visitare i ristoranti italiani nel mondo. Sapete che quella è una delle trasmissioni di quel canale con il più alto tasso di ? Vi dice qualcosa questo piccolo episodio su come milioni e milioni di italiani tengono un rapporto con il nostro Paese, anche se per ragioni di ogni tipo hanno dovuto collocarsi altrove e scegliere di avere, oltre alla Patria italiana, una seconda Patria? Noi gli stiamo togliendo la prima.
Allora, io credo che questo sia un errore molto grave e per questo mi sono permesso di richiamare l'esperienza dell'onorevole Mirko Tremaglia, il quale a me e a tanti ha insegnato quanto fossero importanti gli italiani nel mondo e quanto sia importante che questo Paese li rispetti e li rispetti come suoi cittadini .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tremaglia. Ne ha facoltà.
ANDREA TREMAGLIA(FDI). Grazie, Presidente. Le confesso una certa difficoltà nell'intervenire in questo frangente e su questo argomento. Io senza dubbio ringrazio i colleghi che, anche privatamente, hanno inteso manifestare una stima, un apprezzamento e un ricordo nei confronti di mio nonno .
Lo trovo, invece, quantomeno curioso da parte di altri colleghi - non mi sembra il caso di fare nomi e di chiamare nessuno per nome, in questo caso - perché è il tentativo di aggiungere, molto tardivamente, al della sinistra di questo Parlamento un sottotenente della Repubblica Sociale Italiana, mai pentito di questa sua scelta , che è stato anche in questo Parlamento - anche in questo Parlamento - ma soprattutto fuori, per decine di anni, attaccato, vilipeso, offeso e minacciato di morte. Non stiamo parlando solo degli anni di piombo: io ero piccolino, erano gli anni Novanta, quando avevo ancora la Polizia sotto casa. Quindi, anche da esponenti della sinistra che oggi siede in Parlamento. Perché c'erano senz'altro membri più esagitati, ma c'erano anche altri che avevano incarichi importanti, quando veniva attaccato.
E sono felice per l'elasticità mentale con cui viene riconosciuto il fatto che sia stato un sottotenente della Repubblica Sociale Italiana, che ha combattuto quarant'anni per modificare due volte la Costituzione, per allargare il diritto di voto in questa Nazione e distribuire democrazia, come amava dire.
Quindi, io non entro nel merito del provvedimento, perché non è la mia materia e non è mai stata la mia materia. Porto rispetto per i colleghi di ambo le parti di questo emiciclo che hanno dedicato tempo e attenzione a questa materia nella quale - lo ribadisco - io non entro. Ma mi permetto di dire, sia che si parli di qualche lontano trisavolo, tirato per la collottola da parte di qualche improbabile richiedente la cittadinanza italiana (perché questo succede, purtroppo, e lo sappiamo), sia che si parli di chi è stato parlamentare per quarant'anni: per favore, lasciamo in pace i morti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Ha ragione il collega Tremaglia, lasciamo in pace i morti. Però, consentitemi di dire una cosa, al di là del lavoro che certamente Mirko Tremaglia ha fatto positivamente nei confronti dei nostri connazionali all'estero. Rivendicare l'appartenenza alla Repubblica Sociale Italiana con l'applauso dei deputati di Fratelli d'Italia è una cosa indegna Perché i militanti, i militari di quella pseudo-Repubblica sono stati tra coloro che hanno partecipato ai massacri degli italiani. Ve lo dovete ricordare: siete rappresentanti e parlamentari della Repubblica italiana, nata dalla Resistenza contro la Repubblica Sociale Italiana .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Bakkali, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.6 Alifano.
Ha chiesto di parlare il deputato Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento cerchiamo di temperare il rigore introdotto dal decreto-legge in esame. Riconosciamo, cioè, la possibilità di accedere alla cittadinanza italiana anche alla persona che sia nata all'estero, che sia in possesso di altra cittadinanza, purché soddisfi almeno una delle seguenti tre condizioni in via alternativa: abbia un genitore o un adottante cittadino nato in Italia oppure residente in Italia per almeno due anni oppure abbia un ascendente di primo grado che sia nato in Italia.
In questo modo, noi cerchiamo di temperare, come ho già detto, il rigore di questo decreto-legge, introducendo criteri selettivi che sono legati, però, a forme di radicamento effettivo con l'Italia, attraverso il requisito della nascita, ovvero della residenza di almeno un genitore, ovvero dell'ascendenza diretta: il tentativo di trovare modalità di radicamento della cittadinanza con la nostra Italia.
Noi intendiamo, Presidente, con questo emendamento e con le proposte che abbiamo presentato, proprio rafforzare il legame sostanziale tra cittadinanza e Italia. Vogliamo in questo modo tentare di sanare le storture introdotte da questo decreto-legge, anche al fine di evitare la congestione degli uffici, degli uffici comunali e degli uffici consolari. Spesso parliamo anche di uffici piccoli, che non sono attrezzati a ricevere questa grande mole di domande. Talvolta migliaia di domande affollano questi uffici.
Vogliamo evitare anche, Presidente, un ricorso strumentale a forme di giurisdizionalizzazione della domanda di cittadinanza. Soprattutto, vogliamo affermare un criterio di cittadinanza che non sia solo cartolare, cioè che sia svincolato da effettivi doveri di partecipazione attiva, democratica, fiscale e sociale (ecco, una cittadinanza solo cartolare). No, noi vorremmo che la cittadinanza fosse radicamento nel tessuto culturale, sociale, politico e democratico del nostro Paese. La cittadinanza, signor Presidente, non può tradursi in un mero atto formale, ma deve essere l'esito di una relazione concreta e responsabile con la comunità italiana, con la comunità nazionale.
Questo emendamento, a firma della collega deputata Alifano, valorizza proprio la cittadinanza non quale eredità, ma quale scelta, quale impegno. Quindi, è un emendamento, questo, che apre la strada a una riforma complessiva che includa anche i nuovi italiani che siano cresciuti in Italia nel solco dei principi che sono conclamati dall'articolo 3 della nostra Costituzione.
In sostanza, con questo emendamento noi vogliamo levare una chiamata alla responsabilità delle colleghe e dei colleghi deputati, la responsabilità di ricollegare il diritto alla cittadinanza con la realtà viva del Paese, in una direzione, che a noi appare necessaria, di una riforma organica del tema della cittadinanza, riforma che questo provvedimento non attua.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.9 Auriemma.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.9 Auriemma, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo ora all'esame di quattro emendamenti che costituiscono una serie a scalare: dall'emendamento 1.1001 Boschi all'emendamento 1.1005 Boschi.
Ai sensi dell'articolo 85, comma 5, primo periodo, del Regolamento e secondo la prassi consolidata, la Presidenza porrà in votazione il primo emendamento, 1.1001 Boschi, quello intermedio 1.1002 Boschi e l'ultimo emendamento della serie, 1.1005 Boschi, dichiarando assorbito l'altro, ossia l'emendamento 1.1004 Boschi.
Passiamo, dunque, all'emendamento 1.1001 Boschi. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1001 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.1002 Boschi. Se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1002 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.1005 Boschi. Se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1005 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Risulta così assorbito l'emendamento 1.1004 Boschi.
Passiamo, a questo punto, agli identici emendamenti 1.10 Ciani, 1.11 D'Alessio e 1.1000 Boschi.
Ha chiesto di parlare il deputato Ciani. Ne ha facoltà.
PAOLO CIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Vede, Presidente, io sono tra coloro - e non da oggi - che ritiene la legge n. 91 del 1992 una legge da cambiare. È una legge sicuramente da cambiare, è una legge vecchia, è una legge che è nata in un altro momento della storia, tanti, troppi decenni fa. È una legge che non risponde più alla realtà del nostro Paese e anche per questo ho presentato e abbiamo presentato con i colleghi diverse proposte di modifica di quella legge per scriverne insieme una nuova, che prenda atto dei cambiamenti d'epoca, che prenda atto del cambiamento del nostro Paese. Sicuramente, dal mio punto di vista, la parte desueta, la parte da cambiare di quella legge riguardava la presa di coscienza di tanti nuovi cittadini italiani che vivono nel nostro Paese e di cui la nostra legge e il nostro ordinamento non si occupano, quindi dei nuovi cittadini italiani.
Chiaramente, in questi anni, abbiamo registrato una grande resistenza - purtroppo, anche una certa tiepidezza generale su questo argomento - da parte dei colleghi del centrodestra sul riformare questa legge. Improvvisamente, durante questa legislatura, invece ci propongono di modificare questa legge nella parte che riguarda lo cioè il diritto ad essere italiani per discendenza, e con questo emendamento io e tanti altri colleghi proviamo a rendere giustizia anche proprio in termini di legge. Cioè, questa vostra modifica va a incidere con retroattività e questo è qualcosa che è chiaramente assurdo - è chiaramente assurdo! - e, quindi, questo emendamento vorrebbe porre rimedio a questa assurdità della retroattività della norma.
Potevate prevedere un periodo transitorio, potevate provare ad aggiustare in ogni modo. Noi proponiamo successivamente alla data in vigore. Invece, voi vi accanite e insistete con questo tema della retroattività, probabilmente per risolvere il problema di qualche consolato.
Guardate, io ho sentito dire che questo non è un provvedimento contro gli italiani. Presidente - mi permetta di dire -, questo è proprio un assurdo: cioè, voi togliete la cittadinanza a chi ce l'ha, a chi ce l'ha per nascita, agli italiani per nascita e poi dite che non è un provvedimento contro gli italiani.
Però, ragionando e ascoltando in questi giorni il dibattito, mi viene un dubbio, perché in questi anni io ho sentito una grande propaganda contro gli emigranti in Italia, cioè gli stranieri che emigravano in Italia.
Questo provvedimento, purtroppo, mi fa sorgere il dubbio che ce l'abbiate proprio con gli emigranti in genere, perché andare a togliere la cittadinanza italiana a chi è fuggito, a chi è andato fuori dall'Italia perché cercava una vita migliore, ma è italiano, si sente italiano, ha trasmesso la cittadinanza italiana ai propri discendenti, è una cattiveria inutile di cui non si capisce la ragione.
Stiamo provando a dirlo in maniera pacata, chiara, ferma, raccontando delle storie, i nostri colleghi - che sono stati eletti all'estero - hanno portato delle testimonianze, chiunque di noi ha viaggiato e conosce il mondo dell'emigrazione italiana sa quanto legame c'è con la nostra terra, con il nostro Paese. Perché andare a colpire le nostre comunità di italiani all'estero?
Presidente, stiamo provando anche con dei piccoli aggiustamenti - che sono piccoli aggiustamenti - ma a rendere giustizia a quelle famiglie. Guardi, in questi decenni, tutti i pronunciamenti - anche gli ultimi della Cassazione a Sezioni Unite dell'anno scorso, del 2022 - sono sempre tornati su questo diritto di avere la cittadinanza quando è trasmessa per nascita. Che voi vi accaniate, addirittura con provvedimento retroattivo, a toglierla sinceramente non si capisce e non può avere il nostro appoggio .
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.10 Ciani, 1.11 D'Alessio e 1.1000 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.14 Care'. Ha chiesto di parlare il deputato Porta. Ne ha facoltà.
FABIO PORTA(PD-IDP). Grazie Presidente. Con questo emendamento - a proposito di un provvedimento che è contro gli italiani e contro anche la buona fede di tanti italiani - chiediamo, anche a voi colleghi, di pensare un attimo a come possiamo difendere e tutelare il legittimo diritto di migliaia di persone che, presso i comuni in Italia e presso i consolati all'estero, negli scorsi mesi hanno già acquisito un appuntamento, hanno già prenotato la possibilità di consegnare - come prevedeva la legge fino al 27 marzo scorso - la loro documentazione che attesta il diritto - ripeto il diritto - alla cittadinanza italiana. Cittadini che non hanno nessuna colpa, se non quella di avere avuto un appuntamento, da un consolato o da un comune, successivo alla data di approvazione di questo strampalato decreto.
Noi vi chiediamo di rispettare almeno queste persone che hanno tutto il diritto di vedere riconosciuta la loro cittadinanza e che non hanno colpa se hanno avuto un appuntamento a un anno, a due anni, a tre anni perché la nostra pubblica amministrazione, per tanti motivi, non poteva rispondere in tempo utile. E a proposito di questo, e a proposito di schizofrenia - non della pubblica amministrazione, ma di chi la governa, cioè dei nostri governanti -, siete voi che in legge di bilancio, qualche mese fa, avete raddoppiato il contributo che si paga presso i consolati per una pratica di cittadinanza. Lo avete passato voi da 300 a 600 euro. Avete introdotto una tassa, un contributo, su ogni atto che si fa presso i nostri comuni per una pratica di cittadinanza, introducendo un contributo di 500 euro. Questo, immaginiamo, che è stato fatto per mettere i comuni e i consolati in condizione di poter espletare un carico di lavoro, di poter rispondere a una domanda pesante rispetto alla quale erano necessarie maggiori risorse.
Dopo qualche mese voi, praticamente, state dichiarando nulla anche quella misura e non a caso ho fatto riferimento, nel mio intervento sulla pregiudiziale, anche all'articolo 81 della nostra Costituzione, perché tutti questi mancati introiti, che voi stessi avete introdotto e previsto in legge di bilancio, si ritorceranno contro i conti dello Stato italiano. Siete un Governo totalmente schizofrenico, talmente schizofrenico che avete festeggiato - e noi vi abbiamo sostenuto, stimolato e accompagnato - lo scorso anno l'anno del turismo delle radici italiane nel mondo. Avete invitato migliaia, milioni di italiani a riscoprire i borghi da cui sono partiti, al Sud come al Nord, i loro antenati e ci sono stati e ci sono - chi qui è sindaco li conosce - centinaia e migliaia di giovani e di ragazzi - io ne ho incontrati decine la scorsa settimana a Fiumefreddo in Calabria - che stanno ripopolando i nostri borghi che stavano morendo, grazie al turismo delle radici e grazie alle radici italiane nel mondo. Ecco, avete festeggiato il turismo delle radici e adesso festeggiate, con questo decreto, il taglio di queste radici.
Vi chiediamo almeno di rispettare coloro che, senza colpa, hanno già un diritto e hanno chiesto l'esercizio di questo diritto e che, se non passasse questo emendamento, verranno a rincorrere non i parlamentari, ma i sindaci e i consoli che avevano già predisposto il tutto perché questo diritto fosse esercitato
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.14 Care', con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.15 Di Sanzo, su cui vi è il parere contrario della Commissione e del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento è un altro degli emendamenti che cerca di far sì che questo provvedimento non si abbatta sulle nostre comunità all'estero come una scure che divide chi ha fatto domanda prima del 27 marzo da chi ha fatto domanda dopo il 27 marzo: un giorno non meglio definito. Non sappiamo cosa sia successo esattamente quel giorno al Ministro Tajani: il 28 marzo si è svegliato e ha fatto un'improvvisata conferenza stampa - della quale onestamente non sapevamo niente - pubblicando questo provvedimento, elaborato nella notte, con decorrenza dalla mezzanotte del giorno prima da quello in cui veniva annunciato; dividendo, di fatto, le nostre comunità all'estero tra chi ha avuto la fortuna di fare domanda prima del 27 marzo e chi ha avuto la sfortuna di farla dopo il 27 marzo. Tra chi si è ritrovato ad aver svolto la pratica nei consolati prima e chi è andato al consolato il 28 marzo sentendosi dire che doveva tornare a casa perché, nella notte, il Ministro aveva avuto un colpo di sonno, un colpo di testa, e aveva deciso di cambiare, da un momento all'altro, le leggi sulla cittadinanza tramite lo strumento del decreto-legge.
Quindi, quello che chiedevamo e chiediamo è di dare almeno un periodo transitorio cosicché chi voleva prepararsi e chi si prepara a fare questo percorso di acquisire la cittadinanza italiana possa vederla riconosciuta semplicemente perché ha seguito le leggi della Repubblica pubblicate su tutti i nostri siti delle rappresentanze diplomatico-consolari all'estero, ha seguito le istruzioni che gli venivano date per fare un percorso - il quale, sappiamo, perché ci sono arrivate, credo a tutti noi, innumerevoli di persone che erano nel processo di questo percorso, essere anche molto costoso - di ricostruire la storia familiare. Persone che già stavano pianificando anche investimenti e un ritorno in Italia, comprando anche delle proprietà, quindi una ricchezza che poteva essere importante per il nostro Paese, improvvisamente si sentono dire che tutti gli sforzi che hanno fatto, quello che hanno speso e il tempo che hanno passato a cercare di inseguire questo sogno di poter veder riconosciuta la cittadinanza italiana scompaiono dal giorno alla notte.
Allora, quello che noi chiediamo è semplicemente un periodo di transizione. Non ci siamo mai sottratti a pensare delle forme che potessero trovare una soluzione che prevenisse gli abusi sulle richieste di cittadinanza, ma che, allo stesso tempo, bilanciasse gli abusi con quelle che sono richieste genuine e legittime da parte della comunità. Ma decidere che chiunque abbia fatto domanda prima del 27 marzo è legittimo e che la richiesta di chiunque farà domanda dopo è illegittima mi sembra uno spartiacque assolutamente arbitrario, privo di ogni logica e senso e dannoso, onestamente, per la nostra Repubblica. Quello che chiediamo è di avere un periodo transitorio in cui si possa fare una transizione strutturata e organizzata, coinvolgendo le rappresentanze diplomatico-consolari; un percorso perché anche i nostri consolati all'estero si sono visti arrivare, dal giorno alla mattina, nuove e complete istruzioni che non avevano chiara applicazione. Quindi chiediamo con questo emendamento - e lo faremo con altri - un periodo transitorio che consenta una certezza amministrativa per tutti
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.15 Di Sanzo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.16 Toni Ricciardi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Come lei sa - e lo sa anche il Sottosegretario Silli -, siamo una Repubblica strana. Perché siamo una Repubblica strana, colleghe e colleghi? Perché non siamo un Paese governato dalle leggi, ma siamo un Paese notoriamente governato dalle circolari: la circolare che indica, la circolare che attua e la circolare che interpreta la norma che il legislatore e le legislatrici hanno appena licenziato in Parlamento. Ora, questo emendamento cosa chiede? Guardate un po', colleghe e colleghi, chiede di far riferimento ad una circolare approvata dal Governo più bolscevico della Repubblica il 3 ottobre del 2024 - quindi una circolare vostra, la n. 43347 -, che sancisce un criterio, ovvero recepisce l'interpretazione di una sentenza della Cassazione, che determina cosa? Il fatto che possa convivere il principio dello con il principio dello nel caso di minore all'estero, ovvero di colui che acquisisce la doppia cittadinanza purché il padre conservi la cittadinanza italiana.
È la semplice approvazione, il recepimento di una norma, di una circolare che voi avete emanato, che voi avete applicato esattamente meno di un anno fa. Con questo emendamento, vi stiamo semplicemente chiedendo: colleghe e colleghi, il Ministero del Ministro Piantedosi ha licenziato questa circolare, potete gentilmente applicarla e tenerne conto? Questo chiede questo emendamento, né più né meno, perché in quella fattispecie, il 3 ottobre 2024, questo Governo ha recepito una sentenza della Cassazione e ha risolto il problema. Allora vorrei capire, colleghe e colleghi, la logica qual è? Voi risolvete un problema nell'ottobre del 2024 e lo scassate nel marzo del 2025? Fatemi capire, fateci capire, dateci una spiegazione, ma veramente datecela. Sarebbe non dico educato nei nostri confronti, perché il disprezzo che avete nei nostri confronti è infinito, ma almeno nei confronti delle cittadine e dei cittadini, dei milioni di italiani e italiane che stanno assistendo a questo dibattito da tutto il mondo. Date a loro, non a noi, una spiegazione del perché. Nel momento in cui l'opposizione brutta e cattiva vi chiede di continuare ad applicare una norma che voi avete fatto, non un altro Governo, voi, esattamente voi, voi cambiate addirittura una decisione assunta sei mesi fa dal Ministro Piantedosi.
Allora, vorrei capire quale è la , colleghe e colleghi. E chiedo, per suo tramite, Presidente, anche se immagino già la risposta, quantomeno presumo che me la darà con un sorriso come fa di solito: Sottosegretario l'accantoni. Pensateci un attimo, assumete 3 minuti o 30 minuti di riflessione sul tema, che credo che sia abbastanza di facile risoluzione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Grazie, signor Presidente di essersi ricordato della mia richiesta. Una delle modalità con cui si svolge il commercio mondiale in questo momento mi affascina tanto ed è quella dei Ci sono dei personaggi che, avendo centinaia di migliaia, milioni di riescono a determinare gli orientamenti di mercato.
Noi, il nostro Paese cerca di vendere, tra virgolette, un prodotto, che è il marchio italiano, che sono i prodotti italiani, che è il modo di vivere italiano, di stare sul mercato, e questo mercato è molto importante perché fattura miliardi di euro. Cioè, lo stile di vita italiano, il marchio italiano, il modello italiano, è una delle maggiori fonti di ricchezza del nostro Paese.
A tal proposito, siccome noi abbiamo 60 milioni di potenziali per vendere il nostro marchio, io non capisco per quale ragione dobbiamo buttarli nel cestino. Non ho mai visto nessuno buttare i propri nel cestino. È esattamente quello che voi state facendo in questo modo. Cioè, state eliminando la possibilità di svolgere una funzione positiva rispetto al concetto di marchio italiano e di qualità italiana, che milioni di persone che sono legate al nostro Paese per vincoli di sangue, che milioni di persone che si sentono appartenere ad una cultura, ad una storia, ad una tradizione, possono svolgere a livello mondiale. E lo svolgono già adesso in modo individuale, molto spesso in modo organizzato. Pensate a tutte le strutture culturali delle comunità italiane che svolgono questo contatto con le autorità politiche dei Paesi che li ospitano, quale funzione importante hanno nell'agevolare anche il nostro mercato. Da questo punto di vista, è evidente che la legge che state mettendo in campo, indubbiamente, frena, in qualche modo, questo legame profondo che i nostri emigranti hanno.
Hanno ragione i colleghi quando hanno sottolineato il fatto che questo è un Paese di emigranti. Non è che lo è stato, lo è stato in grande misura, naturalmente, perché questo era un Paese povero, un Paese che aveva tante difficoltà e, quindi, l'emigrazione era spesso l'unica soluzione per tante famiglie, per tante persone che volevano un futuro, esattamente come in questo momento tante persone che vengono dall'Africa e, in modo particolare, scappando da guerre, scappando dalla miseria, dalla fame, cercano di trovare un porto sicuro, una soluzione per il loro futuro, per il futuro delle loro famiglie, venendo in Europa.
Vado a concludere, Presidente. Dicevo che questo è un Paese di emigranti: lo scorso anno, quasi 160.000 giovani italiani sono andati all'estero, a fronte di 74.000 migranti che sono arrivati in Italia e che poi, sicuramente, saranno in transito. Quindi, ancora oggi, siamo un Paese di emigranti.
Ebbene, vogliamo tagliare i nostri rapporti con tutti questi giovani che vanno via? Vogliamo tagliare i rapporti con queste 60 milioni di persone che si ritengono italiane e che svolgono una funzione di sostegno e aiuto al nostro Paese? È una vera sciocchezza, e questa sciocchezza la state commettendo ora .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Di Sanzo. Ne ha facoltà per un minuto.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Prendo la parola perché la storia della legislazione sull'emigrazione italiana è fatta di date, di date che ogni volta, a ogni cambiamento di legge, hanno lasciato un gruppo di emigrati, di esodati che non potevano più rientrare, più acquistare la cittadinanza italiana, a seconda di come cambia la legislazione. Questa legge ne creerà molti altri.
Una di queste date, appunto il 3 ottobre dello scorso anno, è di questa circolare, che dice che, se il padre ha ottenuto una cittadinanza di uno Stato straniero, automaticamente l'ha persa anche il figlio, anche se il figlio era già nato con quella cittadinanza. È un'interpretazione che va a distruggere tutta la legislazione precedente di decenni e che ha separato le nostre comunità all'estero, tra casi addirittura dove il figlio ha preso la cittadinanza per discendenza, mentre il padre non può più prenderla perché l'antenato risultava rientrare in uno di questi casi, se avevano fatto domanda in consolati diversi.
Vi chiediamo, come vi ho già chiesto in una mia interrogazione alla quale non mi avete mai dato risposta, di cercare di creare un periodo transitorio. Ve lo richiedo qui, oggi, in Aula, perché è una questione fondamentale .
PRESIDENTE. Il deputato Toni Ricciardi aveva chiesto l'accantonamento di questo emendamento? Il relatore non è d'accordo… La vogliamo porre in votazione questa sua richiesta? Il relatore è contrario. Il parere lo dà il relatore.
Passiamo alla votazione sulla richiesta di accantonamento dell'emendamento 1.16 Toni Ricciardi.
Chi è che vuole intervenire a favore della richiesta di accantonamento? Nessuno. Chi contro? Bene.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, sulla richiesta di accantonamento dell'emendamento 1.16 Toni Ricciardi.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 48 voti di differenza.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.16 Toni Ricciardi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
L'emendamento 1.17 D'Alessio è ritirato.
Passiamo quindi agli identici emendamenti 1.19 Zaratti, 1.20 L'Abbate e 1.21 Toni Ricciardi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Ha chiesto di parlare il deputato Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Ora diciamo che l'argomento diventa un tantino più serio, ma molto più serio. In Senato l'“esclusivamente” è una soluzione di compromesso che è stata trovata perché, fortunatamente, si è fatto un passo indietro rispetto al requisito iniziale, che prevedeva il criterio della nascita sul suolo italiano. Meno male che si è capito che il luogo dove nasci può essere anche una pura casualità della storia, il che non determina il tuo legame più forte o meno forte con la madrepatria, come amate dire voi, o con il territorio alla cui cittadinanza tu propendi o alla cui cittadinanza tu appartieni, e fin qui ci siamo.
Ora, tolto il criterio territoriale e in un certo qual modo sminando anche il principio dello , che era stato introdotto in questo provvedimento, questa cosa viene sostituita con la parola “esclusivamente”. Sapete che cosa avete combinato, colleghi e colleghe? Voi avete creato il blocco della trasmissione di cittadinanza, non in Nicaragua - con tutto il rispetto del Nicaragua -, ma avete fatto come il Nicaragua, ovvero avete bloccato la trasmissione di cittadinanza ai doppi cittadini. E questa cosa, Presidente, va a colpire le comunità che vivono in Svizzera, dove oltre il 60 per cento di cittadini e cittadine sono doppi cittadini, in Germania, in Francia, in Belgio.
Ai nipoti e ai pronipoti delle vittime di Marcinelle, che celebriamo spellandoci le mani in quest'Aula ogni anno, ogni 8 agosto, a queste persone stiamo dicendo che non hanno più il diritto di trasmettere la cittadinanza. E perché non hanno il diritto di trasmettere la cittadinanza? Perché sono doppi cittadini. Presidente, se un giorno dovessi mai avere dei nipoti, le comunico che un deputato della Repubblica non potrà trasmettere la cittadinanza, avrà nipoti che non saranno cittadini italiani. Ma vi sembra un ragionamento di buonsenso questo?
Ma vi sembra una cosa logica? Quanti di voi, colleghe e colleghi, hanno figli e nipoti che vivono all'estero per lavoro e che con il tempo acquisiranno la cittadinanza di un altro Paese? Lo avete detto ai vostri parenti? Lo avete detto ai vostri vicini che i nipoti che nasceranno non nasceranno italiani perché voi non sapete nemmeno scrivere un provvedimento sulla cittadinanza? Ma glielo avete detto o no ? E allora mi chiedo: se dinanzi a questo scempio non vi fermate - è mai possibile? - quale sarà la deriva in questo Paese?
Ma chi deve intervenire, l'ONU, per farvi capire che state facendo una fesseria? O state aspettando che le persone, i vostri vicini, i vostri parenti, voi stessi facciate un condiviso e collettivo per la fesseria che state approvando? Allora, su questo, Presidente, le chiedo nuovamente, gentilmente - credo che il Regolamento me lo consenta - l'accantonamento. E questa volta le chiederei veramente anche di sentire il parere del relatore e del Sottosegretario .
PRESIDENTE. Il relatore, deputato Paolo Emilio Russo, ha facoltà di esprimere il parere sulla proposta di accantonamento relativa agli identici emendamenti 1.19 Zaratti, 1.20 L'Abbate e 1.21 Toni Ricciardi.
PAOLO EMILIO RUSSO, . Parere contrario.
PRESIDENTE. Il parere del Governo?
GIORGIO SILLI,. Parere conforme a quello del relatore, parere contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.19 Zaratti, 1.20 L'Abbate e 1.21 Toni Ricciardi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Ma questo è l'accantonamento!
PRESIDENTE. Volete che si voti? Non lo aveva precisato. Allora, c'è qualcuno che vuole parlare a favore della richiesta di accantonamento? Deputato Toni Ricciardi, prego.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Guardate, colleghi, veramente vi chiedo un supplemento di analisi. Se non credete a quello che vi sto dicendo io, fermatevi 5 minuti. Sospendiamo, se volete, anche 5 minuti. Ci allontaniamo 5 minuti e lo analizziamo. Voi stessi rischiate domani mattina di avere pronipoti che non saranno italiani, perché noi assistiamo a 190.000 partenze l'anno. Quanti dei vostri figli - non vi chiedo di alzare la mano, perché ci mancherebbe pure -, dei vostri nipoti o parenti sono andati all'estero? Ma vi rendete conto di che cosa stiamo facendo? Si tratta di togliere le parole “esclusivamente la cittadinanza italiana”, tutto qui.
PRESIDENTE. Chi intende parlare contro la richiesta di accantonamento? Nessuno.
Passiamo, dunque, ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di accantonamento degli identici emendamenti 1.19 Zaratti, 1.20 L'Abbate e 1.21 Toni Ricciardi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 41 voti di differenza.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.19 Zaratti, 1.20 L'Abbate e 1.21 Toni Ricciardi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.18 Care', sul quale la Commissione e il Governo hanno espresso parere contrario.
Ha chiesto di parlare il deputato Care'. Ne ha facoltà.
NICOLA CARE'(PD-IDP). Grazie, Presidente. Io ho sentito il collega Ricciardi, il collega Ricciardi che vive all'estero, in Svizzera, e le posso assicurare che i giovani e tutti quanti coloro che sono andati all'estero - e le porto le testimonianze dei giovani ragazzi che si trovano in Australia e nel Sud-Est asiatico - sono andati via dall'Italia forse per incentivare le loro possibilità di futuro, crescere a livello lavorativo e avere nuove esperienze. Ebbene, quando arrivano in altri Paesi la vita è strana, come è stata strana anche per me. Si va in vacanza, si va per esperienze di lavoro, si aspetta poi di fare un po' di esperienza sociale e poi si incontra qualcuno e magari ci si innamora: ci si innamora del posto, ci si innamora delle persone che abitano là. Si cerca di trovare una possibilità per far sì che si rimanga uniti a questa terra, all'Italia, che ci ha cresciuti, ci ha cullati e ci ha educati. Poi, nello stesso tempo, c'è questo dilemma all'interno di noi, per cui vogliamo restare con le persone nuove che abbiamo cercato per una nuova vita. È per questo motivo che le chiedo - e chiedo a tutti quanti, al Sottosegretario, e a tutti voi - di ripensarci.
È impossibile che abbiamo parole come “esclusivamente la cittadinanza italiana”, perché non è possibile che un ragazzo che va oggi fuori, che va in America, in Asia o in Australia, non abbia la possibilità, fra due generazioni, di chiamare il proprio figlio o la propria figlia italiana e abbia non soltanto un'educazione italiana, non soltanto un , cioè un crescere italiano con tutto, con la lingua italiana e con la cultura italiana, e noi dobbiamo dirle: “Tu non sei buona, non sei abbastanza italiana per diventare italiana”. Ma stiamo scherzando? Il dell'Italia è basato sugli italiani nel mondo. La grande forza dell'Italia è questo e ce lo invidiano tutti. E noi che cosa facciamo? Mettiamo dei paletti laddove non devono essere messi.
Con questo, io chiedo di nuovo un vostro ripensamento su questa terminologia e di cambiarla. Cambiarla, forse, “esclusivamente per filiazione”. Questo è quello che chiedo, per il rispetto di tutti quegli italiani, non già all'estero, ma soprattutto per coloro che andranno all'estero nel futuro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI(M5S). Grazie, Presidente. Io mi stupisco, mi stupisco veramente per questa leggerezza e, tra l'altro, per questo non dibattito che, a quanto pare, non c'è stato in Commissione e vedo che anche qui, per l'ennesima volta, le opposizioni parlano di fatto da sole. Stiamo parlando ai cittadini e voi rimanete in silenzio .
Non avete la decenza di rispondere e di dare spiegazioni. Non dovete dare spiegazioni alla sottoscritta, al MoVimento 5 Stelle o alle opposizioni: dovete dare risposte ai cittadini. Quanti cittadini ogni anno vanno via dall'Italia? Quanti dei nostri connazionali vanno via dall'Italia per lavoro, per studio e magari si ritrovano a creare una famiglia? E magari sono in un Paese dove, quando nasci in quel Paese, non hai la cittadinanza di quel Paese, esattamente come accade di fatto in Italia, perché gli stranieri che nascono in Italia non sono cittadini italiani. Allora, state infliggendo una regola peggiore rispetto ai nostri connazionali che vivono all'estero.
Io posso capire che volevate mettere ordine per quei cittadini che chiedono la cittadinanza italiana dopo quattro, cinque, magari sei generazioni che vivono all'estero, ma voi oggi state facendo un danno ai nostri figli, ai nostri figli e ai nostri nipoti che stanno oggi andando all'estero. Stanno andando all'estero perché qui non ci sono opportunità, vanno all'estero perché i nostri salari sono troppo bassi, vanno all'estero perché non volete il salario minimo, vanno all'estero perché non volete fare asili nido , vanno all'estero perché i per le famiglie sono più consoni per poter conciliare la vita delle loro famiglie, con i figli, con il lavoro. E voi oggi gli togliete anche la cittadinanza italiana .
Allora, chiedo a questo punto i nostri parlamentari eletti all'estero cosa rappresentano? Non rappresentano nemmeno loro, non rappresentano i nuovi italiani che un giorno potrebbero tornare . Io sono una italiana che è cresciuta all'estero ed è tornata in Italia, dove ha lavorato, dove ha messo su una famiglia e dove oggi sono parlamentare, senza che lei rida, collega , perché Presidente non ammetto che si rida della mia vita e della mia esperienza. Sono cresciuta all'estero e non c'è nulla da ridere. È un'esperienza di vita che io ho potuto fare da giovane e che molti giovani stanno facendo oggi.
E allora, Presidente, Sottosegretario, maggioranza, rendetevi conto di cosa state votando, leggete cosa votate, leggete queste leggi allucinanti con delle eccezioni che sono assurde e che sicuramente faranno sì che i nostri connazionali all'estero potranno addirittura avere - come hanno detto già i miei colleghi prima di me - all'interno della medesima famiglia due fratelli con due cittadinanze diverse. Ma vi rendete conto dell'assurdità ? E allora domani, quando riceveremo i nuovi dati sulla natalità dell'Italia, gli italiani sì che saranno di meno proprio grazie a voi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Onori. Ne ha facoltà.
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Confermo che non c'è nulla di sminuente nell'essere nati o cresciuti all'estero. Vorrei insomma, se è possibile, sottoscrivere l'emendamento del collega Care'. Abbiamo votato a favore anche degli emendamenti precedenti e, se è possibile, vorremmo sottoscrivere anche quelli.
Questa parola, esclusivamente, ha del raccapricciante. È vero che all'inizio il provvedimento al Senato partiva con un criterio di , quindi c'era una sorta di mescolamento tra e e già quello presentava notevoli criticità in virtù del fatto che si può essere nati all'estero banalmente perché la madre stava lavorando all'estero in quel frangente e magari ha partorito in anticipo, ma questo non toglie l'italianità di quella persona. Ma lo si è cambiato e si è riusciti addirittura a peggiorarlo. Con questo “esclusivamente” che cosa diciamo? Che la doppia cittadinanza in realtà non raddoppia nulla, se non dimezza. Cioè, voi state dicendo che chi ha la doppia cittadinanza, italiano o altro, è meno italiano di chi ha solo, esclusivamente, la cittadinanza italiana.
Questo concetto è nuovo, non lo conosciamo, è anticostituzionale.
È assolutamente non rispondente, tra l'altro, all'evoluzione delle cose, in un tempo di mobilità crescente, in un tempo di cittadinanza europea, per cui chiunque ha la cittadinanza di un Paese membro dell'Unione europea automaticamente prende, eredita la cittadinanza europea, nell'ottica di una maggiore integrazione anche dovuta allo spazio Schengen. E quando si parla di integrazione, necessariamente si parla della possibilità di acquisire la cittadinanza del luogo di elezione, dove si è scelto di vivere, in virtù di tanti anni che sono passati. Si sta dicendo che questo tipo di scelta adesso preclude la possibilità per i figli e per i nipoti di poter trasmettere automaticamente per discendenza la cittadinanza italiana.
La gravità di questa cosa penso possa essere esemplificata da un esempio. Se io, nata in Italia, cresciuta in Italia da genitori esclusivamente italiani, decido di andare in Inghilterra, perché qui non c'è lavoro e lì posso lavorare, e di avere un figlio, se questo figlio ce l'ho prima di essere naturalizzata oppure se scelgo di non prendere quella cittadinanza britannica per qualche motivo, mio figlio potrà garantire ancora ai suoi nipoti l'automatismo della discendenza.
Se scelgo di essere naturalizzata, e quindi di prendere la doppia cittadinanza, perché per me è più semplice vivere in quel territorio, mio figlio già sarà bipolide, perché sarà figlio di chi non è solo esclusivamente italiano. Quindi, a parte il meccanismo di far ricadere sui figli le pretese colpe dei padri, ma la colpa qui è avere la doppia cittadinanza, ripeto quello che dicevo all'inizio, secondo il criterio per cui avere una cittadinanza in più toglie o diminuisce il valore della cittadinanza che si aveva prima.
Questa cosa è altamente, esclusivamente, completamente anticostituzionale, e dopo in dichiarazione di voto parleremo anche di altri punti assolutamente inconcepibili, anticostituzionali, che causeranno una mole, migliaia di ricorsi ai tribunali. Per cui voi state semplicemente spostando la mole di lavoro degli uffici consolari, delle amministrazioni comunali e dei tribunali anche adesso ai tribunali, perché state proponendo qualcosa che non è proponibile .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.18 Care', con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.26 Care', su cui vi è il parere contrario della Commissione e del Governo.
Ha chiesto di parlare il deputato Care'. Ne ha facoltà.
NICOLA CARE'(PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche qui chiediamo in questo emendamento di cambiare il provvedimento, di inserire al comma 1, capoverso “Art. 3-”, lettera : “o è cittadino italiano da almeno cinque anni alla data di entrata in vigore della presente disposizione”. Perché chiediamo questo? Dieci anni, Presidente, sono tanti, sono tanti per riacquistare la cittadinanza della nostra amata Italia. Moltissimi italiani che si trovano all'estero vorrebbero rientrare, vorrebbero riacquistare i diritti di essere italiani, visto che, quando hanno lasciato l'Italia, hanno servito la Patria, forse allora facendo anche il servizio militare o magari lavorando per servire la nostra Repubblica, poi sono andati all'estero per le vicissitudini della loro vita.
Quando rientrano, se per caso nel Paese dove loro sono andati non c'era un accordo bilaterale sulla cittadinanza, per vivere una vita normale - per “vita normale” intendo non soltanto costruire una famiglia, ma anche, nello stesso tempo, comprare un immobile e dare la possibilità ai propri figli di continuare e di avere una vita, avere la possibilità di crescere in quel Paese non soltanto a livello accademico, ma anche a livello lavorativo -, quando questi decidono di ritornare qui, 10 anni sono lunghissimi. Per questo motivo, noi chiediamo al Sottosegretario, a tutti voi, di cambiare e di riformulare questo emendamento da 10 anni a 5 anni.
E chiedo anche se fosse possibile accantonare questo emendamento, per far sì che si applichi una più giusta valutazione da questo punto di vista, in modo che si abbiano quei 5-10 minuti per dare a quegli italiani che vogliono ritornare qua giustizia e rispetto .
PRESIDENTE. Allora, c'è una richiesta di accantonamento. Relatore, la domanda è per lei.
Voglio ricordare che si tratta dell'ultima richiesta di accantonamento che può essere formulata da parte del gruppo del PD.
PAOLO EMILIO RUSSO, . Grazie, Presidente. No, parere contrario.
PRESIDENTE. Il parere è contrario. Insistete per la votazione? No.
Passiamo, dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.26 Care', con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.1010 Zaratti. Se non ci sono interventi lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1010 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.22 Porta, su cui vi è il parere contrario della Commissione e del Governo.
Ha chiesto di parlare il deputato Di Sanzo. Ne ha facoltà.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Signor Presidente, con questo emendamento quello che cerchiamo di fare è riportare un tema importante e caro alle nostre comunità all'estero: quello del riacquisto della cittadinanza per chi l'ha persa. La discussione in Senato, con la forza e volontà di tutti i gruppi, tra cui rivendichiamo anche la nostra parte, ha portato a un riconoscimento, ha portato a far sì che la possibilità di riacquisire la cittadinanza italiana per chi vi aveva dovuto rinunciare quando acquisiva la cittadinanza di un altro Paese, in quanto non esisteva la doppia cittadinanza, sia entrata in questa legge, nonostante non fosse prevista nel decreto originale.
Quindi è stato fatto uno sforzo in questa direzione per ridare una speranza e una memoria a una comunità che aveva ormai perso ogni speranza, perché di questo tema discutiamo dalla fine degli anni Novanta, nonostante le varie richieste che abbiamo fatto, anche come Partito Democratico, in questa legislatura. Con questo emendamento cerchiamo di far sì che la riacquisizione della cittadinanza non sia limitata semplicemente agli individui che fanno oggi domanda e che la avevano persa - ormai si parla di più di 30 anni fa, quando non era possibile avere più di una cittadinanza -, ma che anche i loro figli e i loro nipoti possano, di conseguenza, riacquisire la cittadinanza attraverso una domanda.
Questo perché è ovvio che chi oggi va a fare un percorso per riacquisire la cittadinanza italiana lo fa perché ha conservato un profondo attaccamento al nostro Paese. Conosco moltissime di queste persone che oggi, pur non avendo la cittadinanza italiana, sono persone nate e cresciute in Italia, che hanno dovuto rinunciarvi molti anni dopo e che tornano tutte le estati in Italia, che ancora nutrono un fortissimo rapporto con il nostro Paese e si sentono italiane, perché di fatto sono stati italiane, ma semplicemente per una questione burocratica oggi non lo sono più.
Il desiderio di queste persone, che, ovviamente, per motivi anagrafici, sono persone anziane, è quello di morire da persone italiane, da cittadini italiani, ma non è solo questo il punto. Vogliono condividere questa riacquisizione della cittadinanza italiana con la propria famiglia: lo fanno non solo per se stessi, ma anche per i propri figli, nipoti e discendenti, a cui hanno trasmesso in maniera genuina quel legame con il nostro Paese, quel collegamento con il nostro patrimonio culturale.
E, quindi, proprio in questa visione proponiamo che la riacquisizione della cittadinanza, che trova spazio in questa legge agli articoli successivi, di cui fra poco riparleremo, non sia legata semplicemente al singolo individuo, che chiede e fa domanda, ma vi sia la possibilità di essere trasmessa anche alla sua famiglia, che è il vero motivo per cui queste persone oggi affronterebbero questo tipo di percorso e farebbero una domanda per riacquisire una cittadinanza italiana che hanno perduto burocraticamente, ma nella loro cultura e nella loro vita non hanno mai smesso di sentirsi italiani.
È proprio per questo gruppo di persone, per questa comunità, che oggi è ancora purtroppo molto ampia, vi chiedo un pensiero di ascolto. Vi chiedo di ascoltare questa voce affinché non sia soffocata da questo decreto-legge .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.22 Porta, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.25 Porta.
Ha chiesto di parlare il deputato Porta. Ne ha facoltà.
FABIO PORTA(PD-IDP). Presidente, con questi emendamenti…
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Presidente, lei è passato all'emendamento 1.25, siamo all'emendamento 1.23!
PRESIDENTE. Sì, passiamo all'emendamento 1.23 Porta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Quando voi fate cose, ve le possiamo anche criticare, però le recepiamo, le analizziamo e capiamo. E allora, per capire - lo dico interloquendo, come faccio sempre, con il Sottosegretario Silli -, mi auguro, Sottosegretario, di sentire, nelle dichiarazioni di voto, qualcuno di voi in grado di spiegarmi come si certifica il legame con la Patria: chi ce l'ha per davvero e chi ce l'ha per finta. Però, mi riservo di ascoltarvi, colleghe e colleghi.
Ora, questo emendamento che cosa chiede? Stiamo parlando di trasmissione della cittadinanza. Attenzione, il tema è molto, molto delicato. Probabilmente è il tema centrale di tutto questo provvedimento. E che cosa diciamo? Diciamo che il diritto della trasmissione della cittadinanza di un genitore è dato da due fattispecie: o prima della nascita o dopo la nascita, con la dimostrazione dell'iscrizione all'AIRE, l'Anagrafe degli italiani residenti all'estero. Ora, come sapete, la norma è legge, l'obbligo è legge dalla metà degli anni Ottanta.
Voi - questo Governo - nell'ultima legge di bilancio avete sottolineato e aggravato le pene per coloro che non si iscrivono o si iscrivono in ritardo. L'iscrizione all'AIRE che cosa determina, colleghe e colleghi? Determina il fatto che il soggetto, l'individuo che si iscrive all'AIRE, in primo luogo, è soggetto identificabile da parte dello Stato italiano; in secondo luogo, fa riferimento allo Stato italiano per i documenti; in terzo luogo, è soggetto fiscale nei confronti della Repubblica italiana, perché paga le tasse, ed è soggetto che perde… perché stamattina, anche nella discussione generale, ho sentito tutto e il contrario di tutto, cioè usufruiscono del sistema universalistico della sanità italiana: falso! Chi è iscritto all'AIRE non ha diritto e non ha accesso alla sanità in Italia, ne ha diritto solo in via straordinaria, eccezionale, come tutti i cittadini del mondo, cittadini italiani o non cittadini italiani. Tant'è vero che, colleghe e colleghi, c'è un provvedimento - che spero arrivi presto in Aula, si stanno definendo gli ultimi dettagli nelle Commissioni - che apre esattamente al pagamento di una tassa sanitaria per i cittadini, in particolar modo oltreoceano, per garantirgli l'accesso alla sanità in Italia.
Allora l'iscrizione all'AIRE, colleghe e colleghi, è esattamente il certificato primo e massimo per garantire il legame di un cittadino o di una cittadina residenti all'estero con l'Italia. Se quel criterio di iscrizione all'AIRE venisse utilizzato per la trasmissione diretta ai propri figli della cittadinanza, avremmo risolto metà del problema.
Allora, io vorrei capire com'è possibile, l'abbiamo fatto in Senato, l'abbiamo fatto in Commissione alla Camera, lo stiamo facendo adesso qui, com'è possibile non capire una cosa del genere?
Chiudo Presidente: Sottosegretario Silli, credo che possa confermare semplicemente con un cenno della mano che io non sto dicendo un'idiozia. E allora se questo è, perché, colleghe e colleghi, non riusciamo a venirci incontro rispetto a questioni molto, molto semplici ?
PRESIDENTE. Se non ci sono interventi, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.23 Porta, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo agli identici emendamenti 1.24 Care' e 1.1009 Zaratti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole il deputato Di Sanzo. Ne ha facoltà.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi permetto di intervenire su questo emendamento perché con l'emendamento in esame, come ricordava anche il collega Ricciardi, cerchiamo veramente di rimediare al di questo provvedimento, di questo decreto-legge; mi riferisco al fatto che chi ha mantenuto la cittadinanza italiana, pur trasferendosi all'estero, e si è iscritto, come richiede la legge, all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, abbia la possibilità di registrare i propri figli all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero e, conseguentemente, registrare, tramite i figli, anche i nipoti; quindi, possa trasmettere la cittadinanza italiana, così come è giusto che avvenga, a chi ha sempre mantenuto un legame con il nostro Paese, seguendo esattamente le leggi che la nostra Repubblica ha per gli italiani all'estero, ovvero quelle che prevedono di iscriversi all'Anagrafe e di comunicare il proprio trasferimento di residenza, dimostrando anche i legami nel nuovo Paese e cercando, appunto, di comunicare al proprio comune di ultima residenza il trasferimento; perché poi questi italiani rimangono nei registri dei comuni di ultima residenza, mantenendo un legame sempre fisso, permanente con i comuni, dove possono anche, tra l'altro, votare alle elezioni amministrative, quando tornano in Italia.
Quindi, questa cosa credo sia importante da tenere in considerazione, perché prova il legame che queste persone hanno, che hanno comunicato, e sono in contatto con gli uffici della Repubblica italiana, cioè i nostri consolati, gli uffici anagrafe nel territorio estero da parte del nostro Paese.
Quindi, questo contatto che c'è sempre, che sono poi le persone che costituiscono le nostre comunità all'estero, le persone su cui l'azione delle rappresentanze diplomatico-consolari spesso e volentieri si appoggia, perché tanti degli eventi e delle iniziative che questo Governo cerca di fare all'estero si basano sull'aiuto di tantissimi volontari, tantissime persone che portano il loro entusiasmo e partecipazione, dato, semplicemente per amore del nostro Paese, al lavoro delle rappresentanze diplomatico-consolari.
Proprio questo mantenimento del legame che si esplicita all'estero, attraverso l'iscrizione all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, dovrebbe permettere di trasmettere la cittadinanza ai propri discendenti. Ed è questo quello che cerchiamo e che abbiamo più volte sottolineato durante la discussione al Senato e ieri in Commissione affari costituzionali, alla Camera: il criterio dell'iscrizione all'AIRE poteva essere l'unico vero criterio che avrebbe potuto, in questo caso, dare un'interpretazione giuridica chiara, non arbitraria, perché tale iscrizione è demandata dalle leggi della Repubblica.
Invece voi avete stabilito dei criteri completamente inventati, quello della cittadinanza esclusiva del nonno o della nonna che, in questo caso, ci riporta indietro di più di trent'anni, a quando non esisteva la doppia cittadinanza. Poi, vi siete inventati l'altro criterio, che è quello dei due anni di residenza da parte dei genitori nel territorio italiano. Due anni, perché non tre? Perché non un anno? Quindi, una serie di criteri completamente arbitrari. Noi con questo emendamento vi chiediamo e continuiamo a chiedervi un'interpretazione giuridica chiara .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI(M5S). Grazie, Presidente. Chiedo ai colleghi se posso sottoscrivere l'emendamento che mi sembra molto importante. Forse alla maggioranza non è chiaro e, a questo punto, anche al Governo suppongo non sia chiaro a cosa serva l'AIRE. L'iscrizione all'AIRE è importantissima perché fa sì che i nostri consolati, le nostre ambasciate siano a conoscenza degli italiani che vivono in quel territorio. Fa sì che quando c'è una calamità, quando c'è un grave incidente, possono sapere, possono andare a cercare se ci sono italiani iscritti di loro conoscenza coinvolti in quell'incidente o in quella calamità. Fa sì che le nostre ambasciate, i nostri consolati abbiano un legame anche costante con la popolazione italiana locale, in quel Paese, in quella città, in quel territorio. Fa sì che un consolato e un'ambasciata abbiano un senso di esistere. Fa sì che le nostre camere di commercio abbiano anche lì un legame con le ambasciate, con i nostri imprenditori italiani, quelli, sapete, del quelli che esportano il quelli che esportano tutti quei prodotti che decantate continuamente in quanto patrioti, perché siamo quelli che fanno tutto meglio. Ebbene, i nostri portavoce sono proprio i nostri iscritti all'AIRE, che hanno famiglia, che hanno imprese e che hanno magari anche dei figli che vorrebbero naturalizzare italiani. Questo è quello che rappresenta l'AIRE e i nostri concittadini italiani all'estero. Voi li nominate spesso, li nominiamo tutti molto spesso e, a volte, vorremmo che tornassero, ma se non ci fosse l'iscrizione all'AIRE non sapreste nemmeno dove cercarli .
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.24 Care' e 1.1009 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.25 Porta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.
FABIO PORTA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questi interventi, gli interventi dei colleghi che mi hanno appena preceduto, siamo entrati nel cuore di questo provvedimento, cioè nella cittadinanza e nei criteri di trasmissione. Noi abbiamo richiamato, nelle pregiudiziali, i vari criteri di incostituzionalità che invece pervadono questo decreto, a partire dall'articolo 3, che viene contraddetto perché questo decreto crea categorie diverse di italiani. Noi crediamo, invece, che gli italiani siano tutti uguali non soltanto di fronte alla legge, ma anche rispetto ai loro diritti e doveri, e che cambi, come condizione di cittadino italiano, soltanto la residenza: ci sono gli italiani residenti in Italia e quelli residenti all'estero.
Questo emendamento vuole ripristinare correttezza, giustizia, equità a questo provvedimento, evitando - come qualcuno ha già paventato - il ricorso ai tribunali, che saranno sommersi da cause di incostituzionalità. E vogliamo pretendere, com'è giusto che sia, che chi è iscritto all'AIRE, cioè l'italiano residente all'estero, abbia gli stessi diritti e doveri di qualsiasi altro cittadino; quei diritti e doveri che fanno sì che in questa Camera, che noi tutti ci onoriamo di frequentare, siano presenti anche otto rappresentanti degli italiani all'estero.
Voi state facendo qualcosa che va contro la nostra Costituzione. Si è spesso detto, era diventato ormai un , che questa legislazione, la legislazione italiana sulla cittadinanza, era la più generosa in Europa in questa materia. È probabile, anche se andrebbe conosciuta e sfido qui tanti colleghi a conoscerla. Noi ci stiamo battendo con altri colleghi, e spero anche con tanti colleghi della maggioranza, per portare nelle nostre scuole la conoscenza, lo studio della nostra emigrazione, che ci farebbe anche capire da cosa è nata la legge “generosa”, come qualcuno l'ha chiamata.
Bene, io sono andato a cercarmi adesso qual è il contrario di “generoso”; il contrario di “generoso” è “egoista”, uno dei termini contrari di “generoso”. E chi è l'egoista? È chi si concentra principalmente sui propri interessi, senza considerare quelli degli altri: esattamente quello che questo Parlamento, approvando questo provvedimento, sta facendo. Stiamo negando il diritto alla cittadinanza a tanti nostri concittadini, a tanti nostri amici, parenti, a tanti vostri conoscenti e parenti, perché sfido anche qui: qual è il deputato, il parlamentare presente in quest'Aula che non ha una famiglia, un parente, una storia di emigrazione nella propria casa?
Stiamo facendo qualcosa di aberrante e non uso questi aggettivi in maniera impropria. Io, poco fa, ho citato in maniera corretta quello che purtroppo è avvenuto qualche giorno fa in un Paese non esattamente democratico - lo ha anche ricordato il collega Ricciardi - il Nicaragua. Bene, il Governo del Nicaragua, con una volontà esplicita - che è stata già contestata da osservatori internazionali - ha approvato la proibizione della doppia cittadinanza per i propri cittadini. Perché? Perché vuole colpire, anzi vuole eliminare la diaspora degli oppositori che sono fuggiti o sono stati spesso cacciati dal Paese. Bene, è quella diaspora che voi volete punire o che state punendo con questa legge, così come avete fatto con la legge di bilancio che negava l'adeguamento delle pensioni ai residenti all'estero, l'indennità di disoccupazione ai residenti all'estero. Gli state togliendo la cittadinanza, gli toglierete anche il voto, perché questo è il vostro fine, perché non votiamo come a voi piace che gli italiani all'estero votassero .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.25 Porta, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.1011 Zaratti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1011 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione degli emendamenti identici 1.27 Di Sanzo e 1.1012 Zaratti
Ha chiesto di parlare il deputato Di Sanzo. Ne ha facoltà.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo emendamento cerchiamo di allargare il criterio assurdo, che avete imposto, dei due anni di residenza continuativa prima della nascita del figlio, per vedere riconosciuto il proprio figlio come cittadino italiano. Ecco, è un criterio assurdo che vi siete inventati senza motivazione, praticamente decidendo un numero arbitrario di anni e imponendo quando questi anni dovessero effettivamente verificarsi affinché il proprio figlio fosse ritenuto italiano.
Vi sono persone che mantengono un legame costante con l'Italia, che ogni anno vengono in Italia, tornano nel nostro Paese, trascorrendo molti mesi. E, quindi, prima della nascita dei figli, alla fine, trascorrono ben più di due anni. Però, secondo il vostro criterio, tutto ciò non conterebbe, perché non sono anni continuativi.
E, allora, con questo emendamento, cerchiamo almeno di sopprimere il fatto che vi debba essere per forza una continuità e che, allo stesso tempo, debba essere necessariamente prima della nascita del figlio. Potrebbe, ad esempio, verificarsi nei primi anni di vita del figlio, con il figlio stesso che viene in Italia. Quindi, cerchiamo di fare una riflessione, di riflettere insieme a voi su quale criterio possa avere una logica, un senso, perché tutto ciò che avete fatto con questo decreto-legge sembra solo la volontà di punizione nei confronti degli italiani all'estero, che secondo voi devono tornare molto presto, per restare in Italia, affinché i loro figli siano italiani.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Diversamente, li volete cacciare semplicemente da questo Paese e, con loro, i loro figli, senza riconoscergli la cittadinanza italiana, nonostante queste persone mantengano un legame profondo, vivo, effettivo col nostro Paese, venendo qua ogni anno. Vi chiediamo almeno su questo, un minimo di elasticità mentale, di riflettere e di cambiare questo decreto-legge, che, onestamente, così non si può né vedere né sentire .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti identici 1.27 Di Sanzo e 1.1012 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.28 Di Sanzo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento, colleghi e colleghe, introduce o quantomeno tenta di introdurre un criterio che possa garantire la trasmissione agevole della cittadinanza, ovvero, cosa vi chiediamo? Di introdurre il criterio di coloro che hanno svolto un mandato pieno nei Comites o nel CGIE. Per svolgere il mandato pieno nei Comites o nel CGIE, Presidente, si deve essere iscritti all'AIRE, quindi si deve essere un cittadino o una cittadina registrata, certificata e, soprattutto, si va a rappresentare, nelle forme della rappresentanza di primo livello, la Repubblica italiana all'estero. I Comites sono eletti direttamente dai cittadini, il CGIE è un'elezione di secondo livello.
È stato straordinario vedere come il Presidente del CGIE, ovvero il Vicepremier Tajani, non abbia avvertito la sensibilità di chiedere quantomeno un parere all'istituzione che egli guida, un parere ai Comites, figuriamoci agli italiani eletti all'estero.
Per quanto riguarda queste forme di rappresentanza, Presidente, le prime richieste sono del 1908 con la prima Conferenza degli italiani nel mondo. Durante il dibattito in Assemblea costituzionale, ci fu la richiesta dei padri costituenti rispetto alla necessità di avere una rappresentanza. Si arrivò a fornire la prima rappresentanza nel 1968. Si chiamavano diversamente - COASIT - ed erano alle strette dipendenze dei consoli, i quali individuavano nella collettività le personalità - un po' come si faceva nei piccoli paesi con il maresciallo, il medico, l'insegnante o il professore - e le figure di maggiore rappresentanza del mondo della comunità italiana in quel dato Paese.
Alla metà degli anni Ottanta vengano istituiti per legge, alla fine degli anni Ottanta le prime elezioni. Oggi esistono quasi 120 di Comites sparsi per il mondo e il Consiglio generale degli italiani all'estero è ancora un'istituzione che avrà la propria plenaria esattamente nell'ultima settimana a metà giugno qui a Roma.
Con questo emendamento, con buona pace di qualche collega che immagino debba radere al suolo tutte le forme della rappresentanza intermedia e che addirittura ha depositato proposte di legge che ne vedono l'abolizione, vi stiamo chiedendo di utilizzare quale criterio massimo di legame con la Repubblica quello di una persona che ha svolto un mandato per le forme della rappresentanza territoriale di primo livello.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo anch'io perché si tratta di un emendamento che vuole riconoscere un'importanza degli organi elettivi che dovevano essere consultati, se non altro il Consiglio generale degli italiani all'estero, durante la stesura di questa legge. Invece, il Ministro ha deciso di procedere attraverso un decreto-legge ignorando e bypassando il Consiglio generale degli italiani all'estero, che, invece, proprio per sua natura e struttura e per suo regolamento, dovrebbe essere consultato per tutte le questioni che riguardano gli italiani all'estero.
Quindi, non si capisce perché il Presidente del CGIE, che è lo stesso Ministro Tajani, abbia volutamente ignorato i rappresentanti delle nostre comunità. Un'ingiustizia sulla quale anche con questo emendamento vogliamo porre attenzione .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.28 Di Sanzo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.29 D'Alessio, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1006 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.30 Ciani. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.
PAOLO CIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo emendamento, entriamo nel merito di un altro punto di questa norma che non ci convince affatto ed è relativo al secondo e al terzo grado, il grado di ascendenti diretti che possano concedere la cittadinanza italiana.
Con questa norma andate a ridurre molto gli ascendenti diretti; noi chiediamo con questo emendamento di lasciare la cittadinanza italiana ai nati con ascendenti diretti fino al terzo grado e lo facciamo con coscienza pensando a quello che accade - lo hanno spiegato bene i miei colleghi che mi hanno preceduto - su altre vicende analoghe che forse sono ignorate da molti dei presenti, ma che riguardano la vita reale di tanti nostri concittadini che sono andati all'estero.
Quindi, per esempio, nell'emendamento teniamo conto che questa cittadinanza deve essere trasmessa senza interruzioni attraverso le generazioni successive e teniamo conto che questo non deve accadere se il cittadino italiano acquisisca volontariamente una cittadinanza straniera che comporta la perdita della cittadinanza italiana prima della nascita del figlio o della figlia. Ma quando questo non accade vorremmo che questa cittadinanza potesse essere trasmessa fino al terzo grado e lo facciamo anche pensando, Presidente, a quello che accade normalmente. Pensiamo a quanta curiosità, talvolta anche morbosa, c'è ogni volta che sentiamo un cognome italiano, per esempio, con riferimento a qualche politico d'oltreoceano, a qualche attore, a qualche sportivo e ogni volta ci mettiamo a cercare da dove vengano all'interno del nostro Paese.
Penso in maniera ancora più interessante a quello che è accaduto con gli ultimi due pontefici, entrambi con ascendenti italiani. È molto interessante - qui lo dico ai miei amici appassionati di italiani nel mondo - e molto appassionante quello che Papa Francesco scrive nella sua biografia “Spera”, quando racconta che lui è nato perché i suoi ascendenti italiani non hanno preso una determinata nave che poi ha subito un naufragio disastroso. Molti cittadini italiani sono morti in quel naufragio, i loro nonni e bisnonni hanno preso un altro bastimento, si sono salvati e lui è potuto nascere in Argentina.
Questa curiosità e questo interesse sugli avi, discendenti italiani di personalità famose, ci fanno sentire il legame di tanti nostri concittadini con il nostro Paese. Però ora il Governo con questa norma vuole ridurre questo legame, riducendo il legame con gli ascendenti diretti. Credo che nel pensare a un emendamento come questo, che non li riduca, non ci sia nessuna concessione, ma solo prendere coscienza di quello che è realtà, cioè che questi cittadini sono cittadini italiani come noi.
Presidente, a questo ci tengo molto. Ricordiamo sempre - perché poi io sento dire che la cittadinanza non si regala, che la cittadinanza si conquista e che la cittadinanza la si merita - che ognuno di noi ha la cittadinanza perché è nato da cittadini italiani e non si merita proprio nulla .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.30 Ciani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.31 Di Sanzo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo emendamento quello che cerchiamo di fare è dare un po' di certezza a chi già si stava preparando a fare una domanda di riconoscimento per la cittadinanza italiana e aveva ricostruito, anche con grande sforzo, con grandi sacrifici e con grande dispendio di risorse finanziarie ed economiche, la storia della propria famiglia, con l'intenzione di trasferirsi in Italia, anche con riferimento, magari, al grande piano sponsorizzato dal Ministero, che riguarda il turismo delle radici; il proposito è che molti italiani all'estero tornino nei piccoli borghi da dove sono venuti i loro nonni, i loro avi, vadano ad acquistare delle proprietà, a ripopolare dunque quei piccoli borghi che, oggi, in Italia sono vittima di uno spopolamento costante.
Si era individuata - non l'avevamo fatto solo noi, ma tutto l'arco delle forze politiche - una risorsa negli italiani all'estero. Ed è per questo che sono partite iniziative in questo senso in tutti gli ultimi Governi; questo Governo le ha portate avanti, con l'intenzione di vedere come una risorsa quella comunità di italiani all'estero che volevano tornare in Italia. A questi italiani era stata promessa la possibilità di diventare cittadini italiani.
Quindi, con questo emendamento, quello che chiediamo è che le norme che erano in vigore fino a quella data, ormai fatidica, che sarà per sempre incisa nella storia dell'emigrazione italiana, il 27 marzo, quando il Ministro si è svegliato e ha deciso con un colpo di bacchetta di cambiare le norme della cittadinanza tramite decreto-legge… quello che, appunto, cerchiamo di dire è che, almeno, chi aveva maturato quei requisiti prima del 27 marzo e soggiornato per un periodo di almeno un anno alla data della domanda, possa fare domanda di riconoscimento di cittadinanza e possa farlo anche in futuro.
Si tratta, cioè, di un modo di favorire il ritorno vero, reale, non un ritorno fittizio, per chi ancora nutre radici con il nostro Paese, cioè facilitare il ritorno di quegli italiani, italo-discendenti, che vogliono tornare in Italia, provando veramente un legame con il Paese, acquistando, magari, anche una proprietà e andando a ripopolare i nostri borghi. Noi crediamo che questa sia un'opportunità, un'opportunità reale, un'opportunità economica per il nostro Paese.
Ripeto: non lo diciamo solo noi, ma lo dice lo stesso Ministero degli Esteri che, per un anno, ci ha illustrato la sua proposta di turismo delle radici, una proposta che aveva grandi presupposti, grandi obiettivi e che, nella nostra visione, non ha trovato un'applicazione, ma, nonostante questo, ne abbiamo sempre condiviso i meriti.
Quindi, non solo non siete stati in grado di applicare quei 20 milioni del PNRR a quella proposta, che c'erano e che nella nostra opinione sono stati malamente utilizzati. Non solo questo. Oggi eliminate una possibilità reale per tutti quegli italo-discendenti che volevano seguire quel tipo di percorso che gli era stato promesso e che tutti avevamo individuato come una ricchezza e una risorsa per il nostro Paese .
PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.31 Di Sanzo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.32 Alifano.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.
ENRICA ALIFANO(M5S). Sono oltre 190.000 i residenti in Italia che, nel 2024, hanno lasciato il nostro Paese. Di questi 190.000, oltre 150.000 hanno la cittadinanza italiana. L'Italia si sta spopolando di italiani e anche di cittadini stranieri che, comunque, si erano integrati nel tessuto economico e sociale italiano.
Questa penso sia la questione urgente da affrontare.
È questa la questione che bisognerebbe, di necessità, provvedere ad affrontare, invece, di questo improvvido provvedimento. Quale sarà il destino dei figli, dei fratelli, anche di tanti di noi che siedono in quest'Aula, che si sono trasferiti all'estero? Potranno ritornare in Italia? L'Italia li accoglierà ancora?
Ora, noi, con questo emendamento, Presidente, chiediamo una cosa abbastanza semplice, ossia che chi è nato all'estero, figlio o nipote di cittadino nato all'estero, possa richiedere la cittadinanza italiana, dimostrando una sola cosa: la conoscenza della lingua italiana. Chiediamo questo perché riteniamo che la cittadinanza debba essere il risultato di un vincolo reale, esistente, tra chi la reclama e il nostro Paese.
Nella dichiarazione di voto che è stata fatta al Senato dal collega Cataldi, senatore del MoVimento 5 Stelle, è stato sottolineato che vi sono ancora in Brasile discendenti di cittadini italiani che, oltre a parlare l'italiano e a conoscere l'italiano, parlano anche il dialetto veneto.
Sì, perché, Presidente, l'emigrazione italiana ha riguardato italiani che venivano dal Sud e, prima ancora, italiani che venivano dal Nord del nostro Paese. Oggi, in discussione generale, e anche adesso, è stato rammentato che noi abbiamo avuto un Papa, Papa Francesco, che ha rivendicato con orgoglio la discendenza da cittadini italiani. Quindi, è un patrimonio che noi non possiamo assolutamente disconoscere e che dobbiamo rivendicare con orgoglio.
Ovviamente, deve essere il risultato di un vincolo che deve continuare ad esistere, il credere di appartenere a una comunità con passione, e questo ce lo può dare solamente la conoscenza della lingua italiana. Questo è il senso dell'emendamento che, personalmente, invito a votare .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.32 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.33 Toni Ricciardi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo emendamento chiediamo di introdurre, tra i vari criteri che erano stati introdotti per la trasmissione della cittadinanza, un criterio che ci saremmo aspettati - e mi riferisco soprattutto al relatore, Paolo Emilio Russo, al collega Paolo Emilio Russo -, che era quello di dire: coloro che hanno acquisito un titolo di studio nella scuola italiana all'estero potevano dimostrare, in una maniera diretta e immediata, il loro legame con la madrepatria.
Quanti di voi, colleghe e colleghi, hanno visto sicuramente un film, di noto successo, , dove c'è la protagonista che il mercoledì viene mandata a scuola; invece di giocare con le amiche, viene mandata a scuola, alla scuola di greco. Ecco, in giro per il mondo funziona così: il mercoledì, generalmente, venivi mandato nella scuola di italiano, perché i tuoi genitori, soprattutto in Europa, vivevano con la concezione, Presidente, che poi l'esperienza migratoria sarebbe stata una cosa provvisoria, temporanea: 1, 2 o 5 anni, il tempo di guadagnare più soldi possibili.
Nel frattempo, i miei figli li faccio studiare nella scuola del Paese e 1 o 2 giorni a settimana nella scuola italiana, e ce ne sono a centinaia nel mondo, dove acquisiscono il titolo di studio, perché l'obiettivo finale era quello di ritornare a casa, in Italia, e non avere creato difficoltà di apprendimento e di integrazione al figlio o alla figlia che studiavano alla scuola all'estero. Ora, se questo non è un legame certo con la cittadinanza, se questo non è un criterio che può determinare una trasmissibilità del concetto di cittadinanza, non so dove lo dobbiamo trovare più.
Vi abbiamo chiesto le forme della rappresentanza territoriale, e no. Vi stiamo chiedendo tutta una serie di questioni, credo che la scuola, la formazione, l'apprendimento della lingua, della cultura, della storia di questo nostro Paese, sia l'elemento forse centrale e principale per la trasmissione diretta della cittadinanza, e a tal proposito invito le colleghe e i colleghi a esprimere un parere favorevole .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI(M5S). Grazie, Presidente. Appoggio e chiedo al collega se posso sottoscrivere l'emendamento. Questo emendamento è molto importante, il nostro Paese spende milioni ogni anno per inviare insegnanti di italiano nelle scuole di italiano all'estero, anche nelle scuole internazionali all'estero. Questo proprio per favorire la cultura italiana all'estero, per insegnare ai figli di italiani, ma anche ad altri bambini di altre nazionalità, nelle scuole internazionali la lingua italiana, la cultura italiana. Fra l'altro una cultura e una lingua che è molto ambita all'estero, tant'è che in Italia abbiamo anche le università per stranieri, dove tantissimi stranieri vengono a studiare la nostra lingua e la nostra cultura.
Ebbene, devo solo dare ragione al collega: io sono stata una di queste bambine che andava a scuola di italiano il mercoledì pomeriggio, perché non andavo a scuola il mercoledì. E in questa scuola ho imparato a scrivere, ho imparato a leggere meglio l'italiano, ho imparato, da bambina, mentre andavo alla scuola elementare francese, la cultura italiana, la storia del nostro Paese. Come me milioni, migliaia di nostri connazionali. Perché anche io, all'epoca, ero considerata connazionale, ma se fossi rimasta all'estero e avessi avuto figli all'estero, con la vostra legge i miei figli non sarebbero oggi cittadini italiani.
Poi sono tornata in Italia, ma, come l'ho fatto io, lo possono fare tantissimi altri nostri connazionali, soprattutto coloro che hanno delle case. Nelle aree interne abbiamo un problema gigantesco oggi, e mi collego solo un attimo, Presidente, all'emendamento precedente, dove abbiamo oggi il più grande cantiere europeo per la ricostruzione del sisma del 2016 e dove, ancora oggi, abbiamo problemi a trovare i discendenti dei proprietari delle case, perché sono di cittadini italiani.
Quelle case, da domani, Presidente, Sottosegretario, maggioranza - e mi dispiace che non ci sia il Ministro qui presente, perché anche questo lo dobbiamo dire, il Ministro è latitante -, di chi saranno? Perché, quando non saranno più delle prossime generazioni, che non saranno più italiane, cosa faranno i nostri sindaci con tutti questi immobili vuoti e ovviamente con un vuoto normativo incredibile?
Per tornare al tema di questo emendamento, credo che i bambini italiani che fanno quelle scuole, che sono nati all'estero, ma che studiano la nostra lingua, la nostra cultura, la nostra storia e che sono iscritti all'AIRE, e che comunque vivono quotidianamente la nostra cultura nelle proprie case, debbano avere comunque la possibilità di essere cittadini italiani; altrimenti, dove non c'è lo , finirà che questi cittadini non avranno diritti, non avranno un passaporto, non avranno la possibilità di votare in nessun Paese.
Questa eccezionalità renderà cittadini italiani - di fatto, italiani - cittadini di serie C
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Amato. Ne ha facoltà.
GAETANO AMATO(M5S). Grazie, Presidente. Se il collega permette, vorrei sottoscrivere. Presidente, sono presidente della sezione di amicizia Italia-Cile, ho avuto modo di andare a Santiago e visitare la scuola italiana. Ebbene i ragazzi, ogni anno, vengono in visita in questo Parlamento in 80, in due gruppi 40 più 40. Sono ormai tre anni che puntualmente loro, a gennaio, vengono in Italia ospiti di questo Parlamento. Il fatto che parlino perfettamente l'italiano, il fatto che i loro genitori si sentano italiani - ho finito -, credo che sia un giusto riconoscimento considerarli ancora italiani.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.33 Toni Ricciardi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.34 Porta. Ha chiesto di parlare il deputato Porta. Ne ha facoltà.
FABIO PORTA(PD-IDP). Grazie Presidente, colleghi, una delle motivazioni che hanno portato a questo decreto - a detta del Ministro Tajani, che avremmo preferito che, oltre aver fatto una memorabile conferenza stampa, avesse anche avuto lo stesso rispetto per il Parlamento venendo a difendere il decreto che ha così caparbiamente voluto - è il riferimento alla lingua italiana. Si dice spesso: gli italiani all'estero vogliono la cittadinanza, pretendono la cittadinanza, non conoscono la nostra lingua. Intanto bisognerebbe conoscere, prima della lingua, anche un po' di storia. Lo diceva prima la collega che mi ha preceduto, la storia è di un'emigrazione che parte dall'Italia quando nemmeno in Italia si parlava italiano, si parlava dialetto, qualcuno parlava il come ci ricordava prima la collega. Non solo, la storia ci dice - io vengo dall'emigrazione italiana in Brasile - che ottant'anni fa il Brasile mandò truppe, soldati: 600 morirono nella Seconda guerra mondiale. Per quel gesto, in Brasile, si proibì di parlare italiano, perché il Brasile era alleato, ovviamente, delle forze che liberarono l'Italia dal nazifascismo. Si chiusero i centri italiani, si chiusero le scuole italiane, si creò una seconda scissione anche a livello linguistico. Quindi un poco di cultura, forse, non fa male a nessuno, un po' di storia dell'emigrazione.
Detto questo, è chiaro che la lingua è un elemento fondamentale nella trasmissione della cittadinanza. Questo esigerebbe anche un investimento adeguato da parte del nostro Governo, dei nostri Governi - anche di quelli che lo hanno preceduto - in corsi di lingua, in sostegno alle entità che promuovono la lingua e la cultura italiana nel mondo. Non faccio i paragoni con quanto spendono - e lo sa bene il Sottosegretario Silli - inglesi, francesi e spagnoli in promozione della lingua, noi impallidiamo. Detto questo, si esige, si pretende, si chiede la conoscenza della lingua. Noi chiediamo - con questo emendamento - che chi abbia fatto un corso di lingua, addirittura chi abbia fatto un corso di lingua italiana in una scuola italiana all'estero, abbia diritto alla cittadinanza italiana quando è discendente di italiano. Vi invito a conoscere - il collega che mi ha preceduto ha ricordato la scuola Montiglio - la scuola italiana a Madrid, a Parigi, a Istanbul sono nostre eccellenze. La scuola Montiglio a Santiago, la scuola Raimondi a Lima, la scuola Montale a San Paolo del Brasile, la scuola Colombo a Buenos Aires, la scuola Leonardo da Vinci a Bogotà, in Colombia, sono eccellenze che formano italiani e che formano anche concittadini di quei Paesi che, orgogliosamente, vorrebbero recuperare le loro radici italiane. Questo emendamento è semplice ma vuole cercare di dare un contributo anche nella direzione che voi stessi state chiedendo. È un atto di buonsenso; sarebbe un atto di buonsenso se i colleghi, anche quelli della maggioranza, lo votassero .
PRESIDENTE. Se non ci sono altre richieste di interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.34 Porta, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.35 Care', che chiede di intervenire. Ne ha facoltà.
NICOLA CARE'(PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche qui si parla di nuovo di titoli di studio, ma di titoli di studio in Italia. Al comma 1, capoverso “Art. 3-”, comma 1, dopo la lettera vorremmo ed abbiamo suggerito di aggiungere, abbiamo suggerito di riformulare e di cambiare il provvedimento con: “discenda da cittadini italiani e abbia conseguito un titolo di studio in Italia”.
Vede, questo è importantissimo, Presidente. L'emendamento che proponiamo introduce una modifica puntuale, profondamente significativa: prevede che tra i requisiti per l'acquisizione della cittadinanza italiana sia riconosciuta la posizione di chi discende da cittadini italiani ed abbia conseguito un titolo di studio in Italia. Non possiamo essere più aperti, dare consigli e suggerimenti più di così.
Questa proposta, secondo noi, muove da una considerazione di giustizia storica e di coerenza con i valori costituzionali che ispirano la nostra Repubblica. Riconoscere la cittadinanza a chi è figlio o nipote di italiani, che ha dimostrato concretamente la volontà di integrarsi studiando nel nostro Paese, è un atto dovuto. È un segno di rispetto per chi ha compiuto un percorso formativo in Italia, partecipando alla nostra vita scolastica, imparando la lingua e conoscendo la storia, i principi e le regole civili che fondano la nostra convivenza. Parliamo di giovani che non si limitano ad avere un legame affettivo e genealogico con l'Italia e lo dimostrano con i fatti, affrontando un ciclo di studi qui spesso sin dall'infanzia e contribuendo al nostro tessuto sociale, culturale ed economico. In molti casi si tratta di discendenti di italiani, emigrati italiani, ragazzi e ragazze che rappresentano un ponte tra le nostre comunità all'estero e il nostro presente nazionale.
Con questo emendamento vogliamo premiare la scelta consapevole di appartenere all'Italia, evitando che questi giovani restino stranieri in un Paese che li ha formati, che li ha accolti nelle sue aule scolastiche e che spesso li prepara per il proprio futuro. La cittadinanza, in questo caso, non è un atto burocratico, ma un riconoscimento pieno di identità a chi ha dimostrato, nella pratica, di essere italiano. Rifiutare questa integrazione formale sarebbe miope e controproducente e significherebbe ignorare un potenziale umano e culturale straordinario, che chiede solo di essere accolto a pieno titolo nella nostra comunità. Per queste ragioni vi invito a sostenere, con tutto il cuore e tutta la convinzione, questo emendamento.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.35 Care', con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.36 D'Alessio.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.36 D'Alessio, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.37 Toni Ricciardi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Volevo intervenire su questo emendamento perché quello che stiamo cercando di fare, con questo emendamento, è proprio ripristinare un principio che andate a rompere con questo decreto-legge, che interrompete in questo articolo ma che interrompete anche successivamente, imponendo la registrazione dei figli minori entro un anno dalla nascita affinché abbiano la cittadinanza italiana o, sostanzialmente, entro l'approvazione di questa legge, perché voi stessi sapete che molti figli minori ancora non sono registrati perché, a oggi, la legge permette la registrazione dei figli fino al diciottesimo anno di età.
Quindi, vorremmo che la procedura rimanesse esattamente quella che è oggi, quella che consente, allo stesso tempo, di poter registrare e riconoscere i propri figli fino a che non compiono 18 anni. Non lo vogliamo semplicemente per un criterio che ci sembra giusto - perché, finché il figlio è minore, la volontà dei genitori affinché lui sia effettivamente cittadino italiano sia rispettata - ma lo vogliamo semplicemente per un motivo di logica, perché la realtà che ci proponete con questa legge cozza incredibilmente con quella che è la situazione dei nostri consolati all'estero, dei consolati oberati di pratiche di stato civile, che sono le pratiche di matrimoni, le pratiche di nuove nascite, che non riescono a smaltire. Di conseguenza, avere anche un limite temporale affinché i genitori debbano registrare i propri figli affinché siano cittadini italiani impone ancora più restrizione, oberando i nostri consolati di tempi che non saranno mai in grado di rispettare.
Quindi, proprio perché noi, come italiani all'estero, sappiamo qual è la situazione dei nostri consolati e la situazione di quelle che sono le pratiche di stato civile, che sono, a volte, molti mesi, se non anni, in arretrato, proprio per questo vi chiediamo di avere almeno un barlume di quella che è la vera realtà delle rappresentanze diplomatico-consolari oggi oberate di lavoro, affinché - imponendo questa che voi andate a mettere di un anno - non venga perso il diritto alla cittadinanza italiana di tanti nuovi italiani che stanno nascendo all'estero e che voi per una semplice decisione - imponendo un limite temporale che oggi non esiste - volete far sì che non siano più cittadini italiani. Sembra che stiate cercando ogni modo per togliere la cittadinanza a chi, invece, la cittadinanza spetta di diritto
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.37 Toni Ricciardi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.38 Care'.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.38 Care', con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.39 Di Sanzo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.39 Di Sanzo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.40 Porta.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.40 Porta, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.41 Auriemma.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.
CARMELA AURIEMMA(M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento vuole porre rimedio a una discriminazione che si può creare all'interno della stessa famiglia. Cioè, con l'applicazione di questo decreto-legge che state approvando, sostanzialmente potrebbe capitare che in una famiglia ad un figlio viene riconosciuta la cittadinanza italiana e ad un altro figlio, nato dagli stessi genitori, potrebbe non essere riconosciuta la cittadinanza italiana.
CARMELA AURIEMMA(M5S). Quindi, vi chiediamo di inserire, all'interno delle eccezioni che voi avete indicato, appunto, nell'articolo 1, la possibilità, laddove all'interno di un nucleo familiare già c'è un figlio a cui è stata riconosciuta la cittadinanza italiana, di procedere automaticamente. Quindi, cerchiamo di rimediare ad una discriminazione, ad una evidente disparità di trattamento all'interno dello stesso nucleo familiare e immaginate anche i genitori che si trovano un figlio con la doppia cittadinanza e il riconoscimento della cittadinanza italiana e altri figli no .
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.41 Auriemma, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.42 Di Sanzo.
Ha chiesto di parlare il deputato Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Grazie, Presidente. L'emendamento è praticamente simile a quello della collega che mi ha preceduto. Guardate, questo è uno tra i tanti e le tante - come dire - leggerezze, perché non riesco a definirle diversamente e non voglio immaginare che si tratti di insipienza burocratico-ministeriale (non lo penso). Come si fa? Come fa un legislatore, come fate voi a immaginare di votare un provvedimento che prevede che due fratelli, un fratello e una sorella - scegliete voi come vi pare - nati dalla stessa madre, dallo stesso padre, a distanza di un anno, sei mesi prima e dopo un provvedimento tale, non abbiano lo stesso diritto alla cittadinanza italiana? Me lo spiegate? C'è un componente di maggioranza che si può alzare in quest'Aula adesso e darci una spiegazione logica del perché avete adottato questo criterio? Perché se me lo fate capire, se ce lo fate capire, noi lo spieghiamo.
Allora, per favore, non sfasciate famiglie dando diritti diversi ai figli .
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.42 Di Sanzo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.43 Toni Ricciardi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.43 Toni Ricciardi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.44 Porta.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.44 Porta, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.45 D'Alessio.
Ha chiesto di parlare il deputato Porta. Ne ha facoltà.
FABIO PORTA(PD-IDP). Sottoscrivo questo emendamento che ci dà anche l'opportunità, anche se brevemente, di collocare un altro elemento non irrilevante, anzi assolutamente importante ai fini della votazione o delle votazioni che stiamo facendo.
La Corte costituzionale si esprimerà tra qualche settimana proprio su questa materia, su un procedimento promosso dal tribunale di Bologna.
Una sentenza importante, aspettata da mesi. Un provvedimento della più alta istanza giudiziaria del Paese, il potere della Corte costituzionale, del quale il Governo era assolutamente stato informato quando questo decreto è stato approvato in Consiglio dei ministri. Si tratta, quindi, di un'ulteriore scorrettezza, se vogliamo, a livello di galateo istituzionale, intervenire con un decreto, a gamba tesa, quando la Corte costituzionale, a distanza di poche settimane, si sarebbe espressa e si esprimerà su questo tema.
Quello che si chiede con estremo buonsenso, ma, ripeto, con correttezza istituzionale verso l'equilibrio dei poteri che reggono le nostre istituzioni, è di attendere il giudizio e il parere della Corte costituzionale per pochi mesi, sino a quando, ovviamente, ne saranno chiari i termini, le motivazioni, i contenuti della sentenza, e sino a quando anche questo Parlamento - lo ripetiamo da qualche ora - sia messo nelle condizioni di esprimersi, di votare, di legiferare su un tema che stiamo discutendo in assoluto silenzio per quanto riguarda la maggioranza, come se fosse un tema che riguarda soltanto qualche addetto ai lavori o qualche manciata di italiani.
Stiamo parlando di un tema che attiene ad oltre il 6 per cento degli italiani che vivono all'estero, oltre il 10 per cento del corpo elettorale nazionale e più di 60 milioni di italo-discendenti. Probabilmente la maggioranza, i partiti della maggioranza non hanno nulla da dire. Questo, ovviamente, lo racconteremo, ma lo stanno anche vedendo, perché ci assistono, anzi, voglio salutare i milioni di nostri connazionali che, tramite la TV della Camera, tramite i tanti organi di stampa italiana all'estero, stanno divulgando questo dibattito, dal quale emerge un assordante silenzio dei partiti di maggioranza, ai quali faccio anche un ultimo appello, prima del voto finale, affinché capiscano, comprendano, anche a titolo personale, la portata di un provvedimento che avrà effetti non negli anni a venire, ma nei decenni e, forse, per oltre un secolo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.45 D'Alessio, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.46 Care'.
Ha chiesto di parlare il deputato Care'. Ne ha facoltà.
NICOLA CARE'(PD-IDP). Grazie, Presidente. Velocemente, anche questo emendamento stabilisce che la pratica per il riconoscimento della cittadinanza italiana del figlio minorenne, o di un genitore nato in Italia o iscritto all'AIRE, o con un ascendente di primo grado nato in Italia o iscritto all'AIRE, sia completamente gratuita. Credo che si tratti di una misura di equità, di accessibilità. La cittadinanza è un diritto soggettivo e non può essere subordinata a oneri economici che rischiano di tradursi in barriere discriminatorie.
E oltre a rimuovere un ostacolo concreto per le molte famiglie all'estero, l'intervento ha un forte valore simbolico. L'approvazione dell'emendamento rappresenta una scelta giusta e lungimirante per lo Stato, che vuole tutelare e valorizzare gli italiani residenti all'estero. Per questo, chiedo che si voti favorevolmente questo emendamento .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.46 Care', con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.47 Di Sanzo. Se non ci sono richieste di intervento, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.47 Di Sanzo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.1014 Onori. Se non ci sono richieste di intervento, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1014 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.1015 Onori. Se non ci sono richieste di intervento, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1015 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Posto che gli emendamenti 1.48 Magi e 1.49 Alifano sono inammissibili, passiamo all'emendamento 1.50 Auriemma.
Ha chiesto di parlare la deputata Auriemma. Ne ha facoltà.
CARMELA AURIEMMA(M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento che cosa chiede? Chiede di applicare ai procedimenti incardinati, e, quindi, attualmente pendenti, relativi alla richiesta della concessione della cittadinanza, la disciplina precedente, perché è evidente che la disciplina precedente è migliorativa. Ora c'è da fare un attimo un ragionamento, perché la fantasia diabolica di questo Governo in tema di diritti e in tema di diritti fondamentali veramente tocca vette inimmaginabili.
C'è una distinzione con riferimento al riconoscimento della cittadinanza articolo 3, cioè quello per discendenza, che non è una concessione; è un diritto acquisito per un mero fatto, cioè quello di essere figli di un cittadino italiano. Lo Stato italiano in quel caso non è che fa una concessione, quindi non è che concede il diritto di cittadinanza. Cosa diversa dall'articolo 9, che riguarda, invece, la cittadinanza legata alla residenza. In quel caso lì c'è una concessione. Ora, voi che state facendo? Sostanzialmente, state eliminando dei diritti acquisiti.
Li state togliendo non soltanto a chi subentra successivamente all'emanazione di questo decreto-legge, ma anche a chi ha già incardinato la richiesta di riconoscimento della cittadinanza prima ancora di questo provvedimento, mettendo un termine, il termine del 27 marzo 2025, che non ha alcun senso. Voi mi dovete spiegare perché il 27 marzo 2025 e non il 28 e non il 15 marzo. State creando una disparità di trattamento e una violazione dell'articolo 3 della Costituzione, è evidentissimo. Come potete commettere questi errori così grossolani, queste lesioni così importanti dei diritti.
Qua stiamo parlando del principio di uguaglianza, stiamo parlando di un diritto acquisito. C'è un fatto storico, la nascita da italiano, che determina automaticamente il tuo diritto alla cittadinanza. Non c'è una concessione. E voi lo state eliminando, tra l'altro, nel peggiore dei modi. Quindi, almeno su questo vi chiediamo una riflessione. Cerchiamo di non creare ulteriore contenzioso, ulteriore disparità e discriminazioni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Brevemente, chiedo alla collega se posso sottoscrivere l'emendamento. Guardate, visto che non abbiamo il piacere... No, ma io aspetto. Di grazia, ci mancherebbe, attendo. È una vita che aspetto. Allora, non è che noi ci aspettiamo di poter interloquire con voi, ci mancherebbe, sarebbe troppo un lusso per la democrazia, ma noi vi segnaliamo che bocciare questo emendamento ingolferà e farà esplodere di contenziosi i tribunali italiani.
Non serve che tu sia un avvocato pluridecorato, basta che hai fatto il primo esame di diritto all'università, basta che conosci il Bignami del diritto amministrativo e sai benissimo quale sarà il risultato. Ma, visto che stiamo predicando nel “deserto dei Tartari”, non so che altro dirvi. Auguri e buon lavoro !
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.50 Auriemma, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Posto che l'emendamento 1.51 Alifano è inammissibile, passiamo all'emendamento 1.52 Magi. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.52 Magi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Posto che l'emendamento 1.53 Magi è inammissibile, passiamo all'emendamento 1.55 Alifano. Ha chiesto di parlare la deputata Alifano. Ne ha facoltà.
ENRICA ALIFANO(M5S). Presidente, allora, il comma 2 dell'articolo 1 di questo provvedimento è di estremo interesse, perché rende inammissibile la prova testimoniale e il giuramento nelle cause che riguardano il riconoscimento della cittadinanza italiana. Quindi, sicuramente è un comma che merita attenzione. Ma, oltre a ciò, interviene, al comma 2-, anche sul regime di distribuzione dell'onere della prova, sempre in relazione a queste questioni. E di fatto che cosa fa questo comma?
Supera l'orientamento espresso dalle Sezioni unite civili della Corte di cassazione che hanno detto, nel 2022, in modo lapidario, che chi reclama lo di cittadino italiano - quindi, per diritto di nascita - deve provare esclusivamente la discendenza. Ora, invece, che cosa si fa? Con questo comma si stabilisce, invece, che deve provare tutta una serie di circostanze che sono impossibili da provare e cioè l'insussistenza delle cause di mancato acquisto o di perdita della cittadinanza. Si chiede la prova del fatto negativo. Ora, per chi mastichi un poco di diritto civile, la prova del fatto negativo è una prova di per sé impossibile.
Io devo provare, la parte deve provare un accadimento, un fatto, ma non può provare tutte le cause che non hanno dato vita a quel fatto perché è impossibile farlo. È assolutamente impossibile. Del resto, la Cassazione si era pronunciata proprio in questo senso, come ho detto prima enunciando e ricordando la sentenza delle Sezioni civili. Ora, noi ovviamente con questo emendamento chiediamo, proprio per porre un argine a questa cattiva confezione del testo normativo, che il capoverso comma 2-, al comma 2, dell'articolo 1, venga cancellato .
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.55 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.56 Alifano. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.56 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.57 Care'. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.57 Care', con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.62 Porta. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.62 Porta, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.63 Di Sanzo. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.63 Di Sanzo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio)…
Chiedo scusa, revoco l'indizione della votazione.
Ha chiesto di parlare il deputato Di Sanzo. Ne ha facoltà.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Ci tengo a intervenire su questo emendamento perché è un tema molto importante ed è l'unica notizia positiva che abbiamo in questo decreto-legge, ovvero il riacquisto della cittadinanza italiana per chi l'ha persa prima del 1992 per aver acquistato la cittadinanza di un altro Paese, quando era impossibile avere una doppia cittadinanza. Moltissimi dei nostri connazionali che sono emigrati nelle Americhe, negli Stati Uniti, in Canada, hanno subito una fortissima discriminazione perché a quel tempo l'Italia non era vista come viene vista oggi come Paese e, proprio per questa pesantissima discriminazione che hanno subito, l'unico modo per integrarsi nella società è stato quello poi di acquistare la cittadinanza in Nord America; e questo credo sia stato il motivo per cui si sono sentiti traditi dal loro Paese, che non li ha più riconosciuti come cittadini italiani nonostante lo siano.
Ringrazio in questo caso per quello che è venuto fuori al Senato, in cui appunto in modo si è proceduto a inserire in questo decreto-legge una cosa che non c'era, cioè la possibilità di riacquisirla, una battaglia che era rimasta senza una risposta appunto dalla fine degli anni Novanta. Quindi ringrazio anche la maggioranza per aver fatto questo sforzo e per aver trovato una soluzione - so che molti dei nostri ex concittadini vedranno finalmente la luce - per quanto riguarda il fatto di riacquisire la cittadinanza italiana. Vi è però un problema; vi è però il problema che questa cittadinanza è nuovamente soggetta a una domanda che ha un limite temporale di soli due anni, in cui potrebbero verificarsi gli stessi problemi di informazione che si sono verificati in passato, quando è stata prorogata; sarebbe stato meglio poter riconoscere un diritto senza limiti temporali.
Ma l'altro problema, quello vero, è che, proprio in virtù delle altre disposizioni di questa legge, il riacquisto della cittadinanza non potrà applicarsi ai nipoti e moltissimi di quelli che appunto vorrebbero riacquistare la cittadinanza, perché vogliono morire da italiani, non lo fanno solo per loro stessi, ma lo fanno per riappropriarsi di un'eredità culturale che non hanno mai perso e che hanno sempre portato con loro e vorrebbero appunto condividere, poterla condividere con le loro famiglie. Purtroppo, tutto il resto del provvedimento lo impedisce, mette paletti estremamente stringenti e impedisce che il riacquisto si possa trasferire anche ai loro discendenti.
Con questo emendamento, così come con altri che abbiamo presentato vi chiediamo di porre un rimedio affinché il riacquisto della cittadinanza non rimanga una cosa che si applichi solo ai singoli individui, ma possa estendersi alle loro famiglie, proprio per acquistare quel contatto con l'eredità culturale di italiani che si sono sempre sentiti italiani, che sono nati e cresciuti in Italia e si sono sempre sentiti italiani senza mai abbandonare il nostro Paese, ma che nei fatti la burocrazia di questo Paese ha tradito .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.63 Di Sanzo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.64 Toni Ricciardi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.065 Auriemma, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio)…
Revoco l'indizione della votazione.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Guardi è giusto per aggiungere un dato, perché già so che, durante la discussione in dichiarazione di voto, lo sentiremo: quanto sono affollati i comuni, soprattutto i piccoli comuni, in Italia.
Vero, vero! Peccato che dimenticate di sottolineare e raccontare al Paese i tanti sindaci che scrivono, che testimoniano che grazie al fatto che ci siano persone con il diritto a riessere italiani - perché lo erano, perché esercitano il diritto dello - hanno potuto - incassando risorse - fare manutenzione al proprio comune, sistemare pezzi del comune, ripopolare quel comune. Peccato che questo però non lo dite, peccato che i dati su questo non li fornite, peccato che immaginate semplicemente di sfruttare come propaganda anche le eventuali difficoltà di una macchina che voi non sapete gestire, che voi non sapete amministrare, che voi non sapete organizzare. Allora l'emendamento della collega è meritevole di appoggio e sostegno perché va ad individuare una dotazione economica affinché i piccoli e i piccolissimi comuni possano assumere personale per gestire queste pratiche e forse, chissà, contribuire a ripopolare lo spopolamento atavico di questi luoghi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Auriemma. Ne ha facoltà.
CARMELA AURIEMMA(M5S). Grazie, Presidente, un attimo per spiegare questo emendamento che serve ai comuni piccoli, quelli di cui è fatta l'Italia. Sostanzialmente, si chiede - individuando anche le risorse - di consentire ai comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti di incrementare il personale proprio per dare un supporto nella trattazione delle istanze relative alla concessione della cittadinanza. Non è un caso che si sono individuati proprio questi comuni, perché sono quei comuni in cui la richiesta del riconoscimento della cittadinanza per discendenza sono maggiori, perché parliamo di tutti quei piccoli comuni dell'entroterra dove tanto tempo fa molti italiani sono emigrati all'estero. Quindi, grazie alla richiesta di riconoscimento della cittadinanza, questi comuni - come ha detto giustamente il collega - riescono anche ad avere la possibilità di introiti. Ora che cosa stiamo chiedendo? Stiamo chiedendo di dare la possibilità a questi comuni di aumentare la pianta organica. Perché? Perché la normativa sulla pianta organica, sul personale dei comuni è estremamente stringente, soprattutto c'è una possibilità, il numero dei dipendenti comunali è calibrato in maniera proporzionale sulla popolazione. Quindi con questo emendamento non solo chiediamo di aiutare i comuni, ma chiediamo di farlo concretamente mettendo anche delle risorse .
PRESIDENTE. Il deputato Fornaro sottoscrive l'emendamento in esame.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.065 Auriemma, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1-.1 Toni Ricciardi. Se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.1 Toni Ricciardi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1-.2 Porta. Se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.2 Porta, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1-.3 Alfonso Colucci. Se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.3 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1-.4 Care'. Se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.4 Care', con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1-.5 Di Sanzo. Se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.5 Di Sanzo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1-.1001 Zaratti. Se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.1001 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1-.6 Toni Ricciardi. Se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.6 Toni Ricciardi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo agli identici emendamenti 1-.7 Porta e 1-.1000 Zaratti. Se nessuno chiede di intervenire li pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1-.7 Porta e 1-.1000 Zaratti con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Sono inammissibili tutti le proposte emendative fino a pagina 23 del fascicolo.
Passiamo, quindi, all'articolo aggiuntivo 1-.01002 Boschi, su cui c'è il parere contrario della Commissione e del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Intanto chiedo alla collega Boschi di sottoscriverlo, perché ha colto un aspetto. Questa è una proposta emendativa della quale discuteremo nei prossimi mesi e nei prossimi anni, perché la straordinaria capacità legislativa di questo Governo si manifesta - udite, udite! - nel 2025, nel centralizzare la cabina di regia della gestione delle pratiche di cittadinanza in un sottoscala della Farnesina, non so dove, con - udite, udite! - invio cartaceo, esclusivamente cartaceo, della richiesta di cittadinanza. Ora - e poi chiederò una lezione privata al collega Amendola, che è esperto di Farnesina -, come diavolo immaginate di gestire una pratica del genere, se non creando il caos? E quindi sottoscrivo e sostengo la proposta emendativa della collega Boschi, perché individua da subito delle risorse aggiuntive, altrimenti così non sareste in grado di farlo. Però mi sorge una domanda, e già so, purtroppo, Presidente - e chiudo - che non avrò una risposta: vuoi vedere che per caso - io non ci credo, Presidente - qualcuno sta creando il caos perché poi ci sono pronte società private e, come avete fatto con la concessione di appalti diretti per la gestione dei visti, farete anche concessioni e appalti per la gestione delle pratiche di cittadinanza? Io non ci voglio credere, perché, se voi non esprimete un parere favorevole su questa proposta emendativa, significa che o eravate distratti o siete in malafede .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Porta. Ne ha facoltà, per un minuto.
FABIO PORTA(PD-IDP). Soltanto, se la collega Boschi lo consente, per sottoscrivere la sua proposta emendativa.
PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo sottoscritto.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1-.01002 Boschi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
L'articolo aggiuntivo 1-.01003 Onori è stato ritirato.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati . Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
GIORGIO SILLI,. Sugli ordini del giorno n. 9/2402/1 Pastorella, n. 9/2402/2 Baldino e n. 9/2402/3 Soumahoro il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/2402/4 Bof il parere è favorevole. Sugli ordini del giorno n. 9/2402/5 Boschi, n. 9/2402/6 Giachetti, n. 9/2402/7 Bonelli, n. 9/2402/8 Dori, n. 9/2402/9 Zanella e n. 9/2402/10 Zaratti il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno n. 9/2402/11 Candiani il parere è favorevole con la seguente riformulazione: premettere le parole “a valutare l'opportunità di”.
Sugli ordini del giorno n. 9/2402/12 Toni Ricciardi, n. 9/2402/13 Bonafe', n. 9/2402/14 Ciani, n. 9/2402/15 Bakkali, n. 9/2402/16 Care', n. 9/2402/17 Manzi, n. 9/2402/18 Di Sanzo, n. 9/2402/19 Porta e n. 9/2402/20 D'Alessio il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno n. 9/2402/21 Onori, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: espungere le premesse e il primo capoverso del dispositivo; riformulare il secondo capoverso del dispositivo nel modo seguente: “a porre in essere campagne informative rivolte specificamente ai soggetti di discendenza italiana nati all'estero, finalizzate a illustrare in modo dettagliato e aggiornato le nuove modalità di acquisizione della cittadinanza italiana, inclusi gli adempimenti amministrativi e le scadenze previste”.
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2402/1 Pastorella, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2402/2 Baldino, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2402/3 Soumahoro, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Sull'ordine il giorno n. 9/2402/4 Bof il parere del Governo è favorevole.
Sull'ordine il giorno n. 9/2402/5 Boschi il parere è contrario.
Ha chiesto di parlare il deputato Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Noi avevamo presentato quest'ordine del giorno e naturalmente l'auspicio era coerente con quello che ci hanno detto sempre in quest'Aula, in TV, nelle interviste sui giornali, quest'estate, quando Tajani riempiva pagine e pagine di giornali e redazioni televisive per il voto sullo .
Quest'ordine del giorno, presentato dalla collega Boschi, sostanzialmente ripropone quello che Forza Italia ci ha detto essere la sua idea di cittadinanza. Quindi, ci aspettiamo il voto di dissenso da parte di Forza Italia, rispetto al parere contrario del Governo. Anche se, Presidente, purtroppo, siamo stati abituati con Forza Italia, che, dopo aver accettato che la Meloni ha definito Merz un guerrafondaio, dopo che il Governo nazionale, oggi, ha votato contro - anzi si è astenuto, di fatto -, manifestando contrarietà al Piano pandemico, che è stato votato da 120 Paesi, con la contrarietà o l'astensione soltanto di pochissimi Paesi, fra cui l'Italia (anche su quello Forza Italia, naturalmente, non ha detto una parola, sono diventati no-vax anche loro), dopo una serie di dichiarazioni fatte su svariati temi, dove il partito di Tajani è tornato indietro costantemente e sostanzialmente mettendo in discussione i principi che tutte le volte aveva annunciato essere centrali, sacrali - erano i principi su cui si verificava la tenuta del Governo -, tutte le volte c'è sempre una ritirata, con perdite naturalmente. Anche in questo caso, ci aspettiamo, da parte di Forza Italia, la stessa ritirata. Abbiamo presentato un ordine del giorno dove abbiamo scritto esattamente quello che loro hanno sempre espresso e, naturalmente, ci aspettiamo che loro vadano contro le loro stesse idee, come sempre hanno fatto in questa legislatura, pur di tenere insieme una maggioranza guidata dai sovranisti e dove, sostanzialmente, i moderati fanno la parte della ruota di scorta .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2402/5 Boschi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2402/6 Giachetti. Se non ci sono interventi lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2402/6 Giachetti, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2402/7 Bonelli, su cui vi è il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI(AVS). Grazie, signor Presidente. Intervengo perché sia chiaro agli italiani in Italia e agli italiani che sono all'estero che questo Governo dice praticamente “no”, no praticamente, ma sostanzialmente “no” al vietare che la cittadinanza sia acquisita da chi si è macchiato di reati di contro lo Stato in cui risiede. Perché quest'ordine del giorno? Perché, di fatto, l'Italia, signor Sottosegretario, rischia di essere luogo che può ospitare dei golpisti, ma le posso fare un esempio molto chiaro, e penso che il Governo abbia già individuato a chi ci riferivamo con l'emendamento che è stato dichiarato prima ammissibile e poi inammissibile. Ebbene, i figli di Jair Bolsonaro, ex Presidente della Repubblica federativa brasiliana, hanno già avuto il passaporto italiano. Jair Bolsonaro è accusato di contro lo Stato nel momento in cui ci fu l'elezione del Presidente Lula.
Ebbene, questo Governo dà lezioni quotidianamente di italianità o di una morale, francamente, estremamente ipocrita quando, invece, dice di “no” a una norma proposta ed estremamente chiara, che dice: la cittadinanza, a chi si è macchiato di reati di contro lo Stato e l'ordinamento democratico del Paese in cui risiede, non si può dare. Ebbene, voi, invece, così dite che l'Italia può diventare il luogo che può ospitare anche i golpisti che hanno utilizzato anche la forza per sovvertire l'ordinamento democratico di quei Paesi. Ecco, sia chiaro agli italiani che cosa siete e che cosa volete con questa riforma, a prescindere dall'ordine del giorno e dall'emendamento che avevamo presentato, riforma assolutamente iniqua, come altri colleghi che sono intervenuti hanno ben rappresentato, una riforma totalmente ingiusta con i deboli e totalmente generosa - mettiamola così - con i potenti che, invece, hanno commesso reati e che voi vi accingete ad ospitare nella Repubblica italiana. Insomma, vi dovreste un po' vergognare. Non so se lei si vergogna, Sottosegretario, ma io, al posto suo… Ebbè, insomma, guardi, proprio non si vergogna? Allora, no, ma per carità, guardi, allora che voi date ospitalità…
PRESIDENTE. Evitiamo di fare dialoghi in Aula…
ANGELO BONELLI(AVS). Ora mi rivolgo al Presidente, chiedo scusa…
PRESIDENTE. Lei faccia il suo intervento.
ANGELO BONELLI(AVS). Per suo tramite, signor Presidente, sia chiaro che questo Governo ha detto “no” al fatto di precludere l'acquisto della cittadinanza per chi si è macchiato di reati di contro Stati democratici, gli dice che l'Italia può diventare il luogo di ospitalità. Mi sono rivolto al Sottosegretario pensando che avesse un sussulto, ha detto “no”, che la rivendica. Bene, questo è il Governo Meloni che vuole dare ospitalità ai golpisti nella Repubblica italiana .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2402/7 Bonelli, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2402/8 Dori. Se non ci sono interventi lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2402/8 Dori, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2402/9 Zanella. Se non ci sono interventi lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2402/9 Zanella, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2402/10 Zaratti. Se non ci sono interventi lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2402/10 Zaratti, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2402/11 Candiani, su cui c'è una proposta di riformulazione. Viene accolta? Più o meno sì, mi pare, giusto? Dunque proseguiamo.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2402/12 Toni Ricciardi, su cui vi è il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare il deputato Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Sottosegretario Silli, dico, conosco la sua formazione, conosco la sua cultura politica, ma non c'era un ordine del giorno dell'opposizione che andasse bene, uno? Nemmeno quelli a costo zero … Eh no, lo so, lo so, ma è meglio non approfondire quel tema lì, Sottosegretario. Dico, è possibile che non ci fosse un ordine del giorno che prevedeva, come questo, una consultazione annuale rispetto alle ricadute di questo provvedimento, per sanare anche un errore fatto, ovvero, periodicamente, una volta all'anno, sedersi attorno a un tavolo con i rappresentanti del CGIE, con gli eletti all'estero e dire: ragazzi, la condizione della norma che abbiamo introdotto in questo Paese ha dato questo risultato.
Ora, se è chiedere troppo, non vorrei intromettermi nelle vicende della potestà governativa, Sottosegretario, però quanto meno ci rifletta, ci dia una raccomandazione. La raccomandazione in questo Paese non si è mai negata a nessuno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2402/12 Toni Ricciardi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2402/13 Bonafe'. Se non ci sono interventi lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2402/13 Bonafe', con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2402/14 Ciani.
Ha chiesto di parlare il deputato Toni Ricciardi, che ha ancora un tempo residuo. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Allora, scusate, anche qui, ve lo hanno già sottolineato al Senato. Voi state chiedendo una tassa di 250 euro per coloro che chiedono il riacquisto della cittadinanza. Uno che chiede di riavere una cosa che gli è stata tolta ingiustamente, invece di pagare una marca da bollo, come dovrebbe essere, deve pagare 250, e va bene. Avete avuto il barbaro coraggio nemmeno di destinare in una maniera mirata quelle risorse per i servizi consolari, per i consolati, per migliorare il servizio alle comunità all'estero, e anche rispetto a questo, Sottosegretario, le abbiamo chiesto questo e ci dà parere contrario? Resto veramente senza parole.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2402/14 Ciani, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2402/15 Bakkali. Se non ci sono interventi lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2402/15 Bakkali, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2402/16 Care'. Se non ci sono interventi lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2402/16 Care', con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2402/17 Manzi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Rapidamente, voi nel provvedimento immaginate di supplire a questa norma, che non so più come definirla, immaginando una quota di ingresso quota per gli oriundi di origine italiana residenti nei principali Paesi di destinazione, e fin qui ci siamo.
Ora, quest'ordine del giorno vi chiedeva di convocare un tavolo con gli storici, perché penso che di storia dell'immigrazione stiamo parlando, per individuare i Paesi, per individuarli. Le posso garantire, Sottosegretario, che saranno almeno 50 nella storia di questo Paese, 50. Ora, nemmeno un tavolo con gli storici. Mi spiegate con chi vi volete confrontare per individuare le destinazioni principali della diaspora italiana? Questo vi stavamo chiedendo. Suo tramite, Presidente, Sottosegretario, sempre ordini del giorno a costo zero, sempre a costo zero.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2402/17 Manzi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2402/18 Di Sanzo.
Ha chiesto di parlare il deputato Di Sanzo. Ne ha facoltà.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Con quest'ordine del giorno rimettiamo il tema del riacquisto della cittadinanza, perché quello che vorremmo e quello che abbiamo cercato di esplicitare in questa discussione è che questo riacquisto non rimanga un riacquisto che si applichi solo agli individui che vi hanno dovuto, purtroppo, rinunciare prima del 1992, quando l'Italia non permetteva la doppia cittadinanza. Voi, con questo provvedimento, con questo decreto-legge, cercate di riportarci a quel mondo, impedendo ai nipoti di chi oggi emigra di avere la cittadinanza italiana.
In una direzione opposta, noi vorremmo cercare di rimediare per chi vi ha dovuto rinunciare senza nessuna colpa, ma semplicemente per evitare la pesantissima discriminazione a cui erano soggetti gli italiani quando emigravano nei decenni scorsi. Cercare di rimediare, come facciamo, come fate in questa legge, in questo decreto-legge, che è veramente l'unica nota positiva che si è svolta grazie a un grande supporto durante la discussione al Senato e grazie al fatto che anche il Partito Democratico ha posto questa rivendicazione negli anni passati e lo ha fatto costantemente in questa legislatura.
Vorremmo che il riacquisto della cittadinanza, che diventa finalmente una realtà, possa estendersi anche ai figli di chi lo chiederà. Quindi, vi chiediamo, se non si è trovato spazio in questo decreto-legge, almeno che si possa trovare un pensiero e una memoria nei futuri provvedimenti .
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2402/18 Di Sanzo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2402/19 Porta.
Ha chiesto di parlare il deputato Porta. Ne ha facoltà.
FABIO PORTA(PD-IDP). Presidente, la ringrazio. Ringrazio anche tutti i colleghi che sono intervenuti, quelli del mio gruppo, in particolare gli eletti all'estero del Partito Democratico, l'opposizione. Mi spiace ribadire che su un tema del genere avremmo avuto il piacere di interloquire maggiormente con i colleghi di maggioranza, ma adesso ascolteremo, ovviamente, subito dopo gli ordini del giorno, i loro interventi, le loro dichiarazioni di voto.
Voglio ringraziare davvero tutte le persone - e sono migliaia - che si sono mobilitate in tutto il mondo contro questo decreto e l'hanno fatto sotto i colori della bandiera italiana, non sotto i colori di qualche bandiera di partito. Sono state firmate petizioni, oltre 100.000 firme. Ricordo le petizioni di tanti anonimi o meno anonimi cittadini, da Andrea Lanzi a Fabiola Leardini, l'associazione “Natitaliani” che abbiamo incontrato qui con altri colleghi di vari partiti alla Camera dei deputati.
Scusatemi questa digressione. Brevissimamente, signor Sottosegretario, sono rimasto così deluso dal “no” del Governo a quest'ordine del giorno perché è un ordine del giorno, non un emendamento quindi, non è vincolante, ma è un orientamento, una richiesta, una raccomandazione, come diceva il collega Ricciardi, che noi esprimiamo al Governo; e lo facciamo nell'interesse soprattutto della rete diplomatica dei consoli che reggono i consolati del Ministero degli Esteri e dell'immagine del nostro Paese. Perché noi, approvando quest'ordine del giorno, diamo una mano al Ministero affinché tutte le domande, in questo momento pendenti presso i consolati, di quelle migliaia di persone che inconsapevolmente rispetto al decreto si erano già prenotate per consegnare la loro documentazione sulla cittadinanza, venissero accolte. Se non accadrà, sarà un problema, un danno per l'Italia, un danno di immagine, oltre che un problema concreto.
Spero che i colleghi intendano che, approvando quest'ordine del giorno, si cerca di dare una mano non soltanto a quelle persone che legittimamente hanno fatto una richiesta di cittadinanza, ma anche ai funzionari dello Stato che, con tante difficoltà, stanno conducendo i nostri consolati all'estero e che, dovendo negare la cittadinanza a queste persone, avranno un problema serio di immagine, di riconoscibilità, di legittimità, perché sicuramente ciò non farà bene al Paese .
PRESIDENTE. Se non ci sono interventi, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2402/19 Porta, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2402/20 D'Alessio.
Se non ci sono interventi, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2402/20 D'Alessio, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2402/21 Onori. C'è una proposta di riformulazione da parte del Governo, viene accolta? La parola alla deputata Onori per sapere se è accolta o meno.
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Vorrei chiedere al Sottosegretario, se possibile, di rileggere la riformulazione.
GIORGIO SILLI,. Dunque la riformulazione è la seguente: espungere le premesse e l'impegno 1). Sull'impegno 2) vi è la seguente riformulazione: “a porre in essere campagne informative rivolte specificamente ai soggetti di discendenza italiana nati all'estero, finalizzate ad illustrare in modo dettagliato e aggiornato le nuove modalità di acquisizione della cittadinanza italiana, inclusi gli adempimenti amministrativi e le scadenze previste”.
PRESIDENTE. Va bene?
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Accetto la riformulazione.
PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Steger. Ne ha facoltà.
DIETER STEGER(MISTO-MIN.LING.). Onorevoli colleghe e colleghi, questo provvedimento tocca una delle dimensioni più profonde dell'identità repubblicana, la cittadinanza intesa non solo come giuridico, ma come vincolo morale e culturale tra individuo e comunità nazionale. Per me, come cittadino italiano appartenente a una minoranza linguistica riconosciuta, il tema della cittadinanza assume un significato ulteriore. La mia identità è fatta di lingua, di memoria, di appartenenze molteplici che convivono pacificamente nella cornice della Costituzione. So bene per esperienza diretta quanto l'Italia sia una Repubblica fondata non sull'omologazione, ma sulla pluralità delle sue culture, dei suoi idiomi, delle sue storie. Proprio per questo sono convinto che la cittadinanza non possa essere ridotta a un dato puramente anagrafico e genealogico: essa deve poggiare su relazioni effettive con la Repubblica, su un concreto esercizio dei diritti e dei doveri, su un'adesione consapevole ai valori democratici e costituzionali.
È in questa prospettiva che valuto positivamente alcuni contenuti del decreto-legge in esame. La volontà di porre fine a una trasmissione automatica e indefinita della cittadinanza senza alcun legame tangibile col Paese è una scelta che va nella direzione di un principio di coerenza civica e istituzionale.
La cittadinanza italiana, e quindi anche quella europea, non può essere considerata una semplice eredità genealogica che si estende all'infinito ignorando ogni contatto col nostro tessuto sociale, linguistico, territoriale. È altresì apprezzabile l'introduzione di criteri più chiari e stringenti: la residenza effettiva in Italia del genitore o dell'ascendente, la presentazione entro termini precisi della domanda, l'accertamento giudiziale basato su elementi documentali concreti.
Ma accanto a questi elementi di chiarezza e rigore il provvedimento contiene anche disposizioni che meritano un attento scrutinio critico. In particolare, come rappresentante di una minoranza, non posso non esprimere preoccupazione per l'impostazione eccessivamente restrittiva di alcune norme procedurali. Il fatto che nelle controversie sulla cittadinanza si limitano strumenti fondamentali, come il giuramento e la prova testimoniale, rischia di precludere vie d'accesso a chi, pur sostenendosi italiano, si trova in contesti di marginalità o privo di strumenti amministrativi adeguati. Inoltre, manca una visione davvero sistemica della cittadinanza. Si continua ad operare per strappi con interventi urgenti, ma senza il coraggio e il respiro di una riforma completa. Una riforma che sappia includere chi in Italia nasce, cresce, studia, lavora e che spesso rimane cittadino solo di fatto, ma non di diritto.
Che senso ha riconoscere la cittadinanza a chi non ha mai parlato l'italiano né messo piede nel nostro Paese e negarla a chi ha fatto qui tutto il proprio percorso di vita, di istruzione, di partecipazione civica? E ancora, perché non cogliere l'occasione per valorizzare attraverso la cittadinanza anche le lingue e culture minoritarie come strumenti di coesione e non come elementi di separatezza? In una Repubblica che si dichiara, tra l'altro, anche riconoscente verso le minoranze il diritto alla cittadinanza dovrebbe rispecchiare questa pluralità feconda.
Ecco perché, signor Presidente, il nostro è un giudizio articolato e positivo nei principi, costruttivo nelle intenzioni, ma critico nei limiti e nelle omissioni. Per tutte queste ragioni, riconoscendo l'importanza di un intervento normativo che riporti ordine e coerenza nel riconoscimento della cittadinanza italiana ma allo stesso tempo constatando l'assenza di una visione organica e la mancata inclusione di chi vive, studia e lavora nel nostro Paese e l'adozione di meccanismi procedurali che rischiano di comprimere diritti fondamentali, annunciamo la nostra astensione. Un'astensione non pregiudiziale ma esigente, consapevole, vigile. Un'astensione che nasce anche dalla consapevolezza, maturata nel vissuto da minoranza, che l'identità italiana non è uniforme, ma multiforme, plurilingue, policentrica. Un'astensione che, al tempo stesso, è un invito al Governo e alla maggioranza a proseguire su questa strada, ma con maggiore equilibrio, più coraggio riformatore e uno sguardo che metta davvero al centro la dignità della persona, l'appartenenza alla comunità e il valore profondo della cittadinanza repubblicana nella sua ricchezza e complessità .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Siamo di fronte all'ennesimo decreto-legge del Governo Meloni, l'ennesimo decreto-legge privo dei requisiti di necessità e urgenza, perché, ormai, in Consiglio dei ministri la necessità e l'urgenza si basano esclusivamente sulle esigenze di visibilità e di comunicazione dei singoli Ministri. Allora, siccome il Ministro Tajani, dopo ben 2 anni e mezzo di onorato servizio alle dipendenze di Giorgia Meloni, non aveva ancora avuto un decreto-legge da poter rivendicare, finalmente è arrivato il decreto-legge anche per il Ministro Tajani. Perché Giorgia Meloni un decreto-legge non lo nega a nessuno, tra poco arriveremo a quota 100 dall'inizio di questa legislatura.
Il titolo di questo decreto-legge poteva farci ben sperare, perché il titolo parla di disposizioni urgenti in materia di cittadinanza. Allora abbiamo detto che, effettivamente, può darsi che il Ministro Tajani, dopo quasi un anno, si sia ricordato delle promesse che ha fatto dal palco del di Rimini a Comunione e Liberazione sulla imminente approvazione di una nuova legge sulla cittadinanza che riconoscesse lo , lo , chiamatelo come meglio credete, ma, sostanzialmente, il diritto di cittadinanza, a quei ragazzi e a quelle ragazze che compiono un ciclo di studi nel nostro Paese o che nascono nel nostro Paese e che, magari, sono figli di persone che da anni vivono qui, lavorano qui, vivono in modo assolutamente legale, pagano le tasse, contribuiscono allo sviluppo e alla crescita del nostro Paese e alla ricchezza culturale del nostro Paese.
Ovviamente, tutte le aspettative e le speranze di quei ragazzi e di quelle ragazze, di quelle famiglie che aspettavano la legge tanto promessa dal Ministro Tajani, a favore di telecamere e con interviste che si inseguivano su tutti i quotidiani tra fine agosto e inizio settembre, sono state deluse ancora una volta. Infatti, in questo provvedimento non c'è niente, anzi, è stato respinto, proprio poco fa, anche un nostro ordine del giorno, che semplicemente chiedeva un impegno a discutere e approvare una legge che andasse in quella direzione. Quindi, l'unica speranza che rimane a quei ragazzi e a quelle ragazze è riposta nel referendum sulla cittadinanza dell'8 e 9 giugno, che almeno è un avvicinamento a una legge più giusta, e, ovviamente, quella di avere un Governo diverso, un Governo che, a differenza di quello Meloni, non cancelli e non neghi i diritti, ma riconosca i diritti.
Cosa fa, invece, il Governo, il Ministro Tajani con questo decreto-legge? Non solo non riconosce i diritti, ma, addirittura, li cancella per coloro che quei diritti oggi li hanno perché sono discendenti di italiani. Per un liberale, il diritto di cittadinanza - dovrebbe ben saperlo il centrodestra - non è un privilegio che viene concesso dallo Stato, è un diritto che viene semplicemente affermato e riconosciuto e che voi, invece, cancellate addirittura con efficacia retroattiva, andando contro tutte le sentenze e i principi sanciti dalla nostra giurisprudenza. E lo fate con un colpo di mano simile a quello di coloro che costruirono nell'arco di una notte il muro di Berlino, che la mattina dopo fece svegliare famiglie separate da una parte all'altra delle due Germanie. Perché chi, magari, non ha presentato la domanda in tempo utile per la cittadinanza o non gli è stato fissato in tempo l'appuntamento dai nostri uffici consolari si ritrova, con questo colpo di spugna del decreto-legge, nottetempo, preclusa la possibilità di ottenere la cittadinanza italiana e, magari, nella stessa famiglia ci saranno fratelli e sorelle in cui qualcuno è cittadino italiano e qualcuno no, a seconda di quando hanno presentato la domanda.
Ovviamente, questo aprirà una serie di ricorsi di fronte alla Corte costituzionale, ma anche di fronte alla Corte di giustizia europea, perché voi ledete un altro principio fondamentale, che è quello della proporzionalità, perché si può anche limitare la cittadinanza - ma questa è una giurisprudenza ormai consolidata secondo i principi europei - solo se c'è un'adeguata informazione e solo se c'è una valutazione individuale. E come è possibile se c'è un decreto-legge che, dalla mattina alla sera, non prevede neanche un periodo transitorio, ma con un colpo di scure elimina questi diritti? Ovviamente sempre con il marchio di fabbrica del Governo Meloni, cioè ogni provvedimento è senza oneri aggiuntivi per le casse dello Stato, perché è a costo zero, ma con oneri aggiuntivi per le famiglie italiane, perché ogni provvedimento ha una tassa nuova, un balzello nuovo, come in questo caso. Ovviamente, soldi che non vanno a migliorare l'efficienza dei nostri uffici consolari, ma vanno nel grande calderone, magari per ingrossare le dirette collaborazioni del Ministro Tajani o degli altri componenti del Governo, come avviene in ogni passaggio e in ogni provvedimento.
Quello che è particolarmente grave, però, in questo decreto-legge è che, mancando del tutto i requisiti della necessità e dell'urgenza, il Governo se li è dovuti inventare e, arrampicandosi sugli specchi, li ha scritti nero su bianco proprio nel testo del decreto-legge. Io lo voglio leggere, perché c'è una parte di questo decreto-legge che mi ha particolarmente indignato, quando si dice, sostanzialmente, che si debba intervenire con urgenza, privando della cittadinanza i nostri connazionali all'estero, perché riconoscere loro la cittadinanza “costituisce un fattore di rischio serio ed attuale per la sicurezza nazionale e, in virtù dell'appartenenza dell'Italia all'Unione europea, degli altri Stati membri della stessa e dello Spazio Schengen”. Cioè, voi avete superato anche il Ministro Lollobrigida che parlava di “sostituzione etnica” per l'arrivo degli immigrati dal Nordafrica. Voi, adesso, pensate che i nostri connazionali all'estero siano un rischio per la sicurezza nazionale e per la sicurezza europea, un problema di ordine pubblico. Ma vi rendete conto di quello che mettete, nero su bianco, sui testi di legge in questo Parlamento?
Io mi vergogno per voi , perché, sinceramente, Sottosegretario, a me è capitato, come a lei e a tanti di noi, per motivi istituzionali, di fare visite all'estero e di incontrare le nostre comunità italiane all'estero. Sappiamo che sono fatte di storie di persone che ti raccontano i sacrifici, la fatica, il lavoro e, a volte, anche le umiliazioni che hanno dovuto vivere. Noi sappiamo che nei secoli passati, tra fine Ottocento e inizio Novecento, con il sudore degli italiani e con l'intelligenza degli italiani si sono fatte grandi cose nel mondo. Sappiamo che alcuni, purtroppo, sono stati anche vittime, martiri di questa immigrazione e dello sfruttamento che è avvenuto in alcuni casi. Prima veniva ricordato Marcinelle, ma ne potremmo citare tanti altri. Però, sono anche storie di successo, di rivincita, di orgoglio e di soddisfazione. Noi abbiamo dato braccia - è vero - per costruire, magari, ferrovie, scuole, per realizzare miniere, però, abbiamo dato anche menti che hanno creato la prima banca d'America, che sono state medici e hanno scoperto delle cure in giro per il mondo, che sono diventate i sindaci di città importanti, come quella di New York, e che ancora oggi siedono in tanti Parlamenti fuori dal nostro Paese; magari, qualcuno dei discendenti italiani potrebbe, addirittura, diventare Papa, come è successo.
Allora, un Paese come il nostro, che non è una grande potenza militare, dovrebbe avere l'orgoglio di rivendicare la propria identità e la propria forza culturale. E questo avviene attraverso i nostri principali ambasciatori, che sono proprio i nostri italiani che vivono fuori dai confini del nostro Paese, a cui voi, oggi, togliete la possibilità del riconoscimento della cittadinanza, con una visione miope.
Io vorrei condividere con voi alcune parole che mi hanno molto toccato, in uno degli incontri che ho avuto in Brasile con una persona che vive lì, figlio di migranti, che ha avuto fortuna in Brasile e che adesso è un imprenditore di successo. Uno di quelli che ce l'ha fatta e che, ormai, vive a chilometri e chilometri di distanza dal nostro Paese. Questo signore, il signor Giuseppe, una volta, mi ha detto: sai, io, la sera, mi addormento appoggiando la testa nel cuscino a Porto Alegre, ma sogno a Rossano Calabro.
Ecco, io vorrei tranquillizzare i nostri fratelli e sorelle d'Italia, quelli veri, i fratelli e le sorelle d'Italia che vivono fuori dai nostri confini, ma che amano l'Italia e si commuovono, quando vedono il tricolore, davvero: tranquilli, il Governo Meloni almeno il diritto a sognare non ve lo può cancellare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Grazie, signor Presidente. Signor rappresentante del Governo, voglio cominciare questa mia dichiarazione di voto, citando il mio collega, Franco Mari, qui vicino. Franco Mari, collega che voi conoscete, stimato qui, alla Camera, ha quattro figli, di cui due sono residenti negli Stati Uniti d'America. Sono cittadini americani, hanno la doppia cittadinanza. Durante la discussione di oggi, Franco Mari era molto preoccupato del fatto che i suoi nipoti non avranno la cittadinanza italiana.
Ecco, potete toccare immediatamente con mano le conseguenze di questa vostra sbagliatissima proposta di legge.
La Presidente Giorgia Meloni, in Senato, al Premier , pochi giorni fa - quindi, non tantissimo tempo fa, signor Presidente -, aveva detto che la comunità italiana residente all'estero rappresenta la più grande e più diffusa rete diplomatica del nostro Paese.
E, fuori dall'Italia, le fa eco anche Tajani, il Vicepremier, esaltando il ruolo dei connazionali all'estero: siete i nostri migliori ambasciatori. Poi, come se nulla fosse, questi ambasciatori con un decreto-legge, veloce, veloce, li prendono a schiaffi, dipingendoli come una massa di profittatori, di scrocconi, scrocconi inclini all'imbroglio, da stroncare addirittura con lo strumento del decreto-legge ad efficacia retroattiva, aprendo la via al più grande ricorso giurisdizionale. State creando una nuova categoria giuridica: gli esodati della cittadinanza italiana . Questa è la realtà di quello che voi state facendo in questa occasione.
Guardate che ci sono state e ci sono grandi questioni da affrontare sul tema della cittadinanza. Io lo voglio ricordare: non è che non ci sono stati e non ci sono abusi da affrontare e da migliorare. Quindi, intervenire sulla cittadinanza era una questione che aveva una importanza notevole. Noi lo abbiamo detto più volte: avremmo preferito una proposta, signor Sottosegretario, sulla cittadinanza a tutto tondo, che affrontasse il problema della cittadinanza degli italiani all'estero, ma affrontasse anche il diritto alla cittadinanza di coloro che in Italia ci vivono.
Rispetto ai nostri concittadini all'estero dite che molti non sanno parlare neanche l'italiano. Perché le persone che sono in Italia e che parlano italiano, voi le volete tutelare? Quelle che sono nate in Italia, che frequentano e hanno frequentato le nostre scuole, voi le volete tutelare? E, allora, perché siete così inclini a rifiutare la cittadinanza sia a coloro che stanno lontano, sia ai nuovi italiani che sono nel nostro Paese? Ragazzi e ragazze che sono nati e cresciuti nel nostro Paese, che parlano non solo la nostra lingua, ma parlano anche i nostri dialetti. Ragazzi e ragazze che frequentano le nostre scuole, che sono amici e amiche dei nostri figli e delle nostre figlie e che lavorano a fianco a noi. Anche a loro volete negare il diritto della cittadinanza.
Con un provvedimento solo, peraltro, con un decreto-legge, riuscite addirittura a negare contemporaneamente sia lo che lo . Ma voi questa cittadinanza la volete dare soltanto a voi stessi. Questa è la verità! Soltanto voi volete essere cittadini italiani, voi, Fratelli d'Italia e cittadini d'Italia. Gli altri non hanno diritto. Invece, non è così come voi la immaginate. Perché il diritto di essere cittadini italiani lo abbiamo anche noi, lo hanno anche i ragazzi e le ragazze che nascono nel nostro Paese e lo hanno anche quei figli e nipoti di italiani, che se ne sono andati dall'altra parte del mondo, perché questo Paese al tempo non offriva garanzie. Non soltanto al tempo, perché - come già ho detto - 159.000 italiani, l'anno scorso se ne sono andati dal nostro Paese, per motivi di lavoro, caro Sottosegretario, alla faccia dei dati che vengono sbandierati sui posti di lavoro che crescono nel nostro Paese come funghi! Qui non si trovano più funghi, ma si trovano posti di lavoro in ogni angolo e in ogni bosco. Non è così. Perché i nostri giovani se ne vanno, lo dicono i dati, non lo dice Alleanza Verdi e SinistraA fronte dei 159.000 giovani che se ne sono andati l'anno scorso, in Italia sono entrati 74.000 migranti, moltissimi in transito, come noi sappiamo. Siamo un Paese di emigranti. Voi a questi migranti non soltanto li cacciate via dal nostro Paese, non soltanto non ci fate utilizzare le loro capacità umane - questo capitale umano di cui siamo sempre stati ricchi e di cui abbiamo bisogno - no, volete pure togliere la cittadinanza a queste persone. Perché una volta che se ne andranno e magari acquisiranno anche un'altra cittadinanza, i loro figli non potranno fregiarsi della cittadinanza del nostro Paese. Ma io francamente trovo sconvolgente le vostre posizioni, totalmente assurde e contrarie all'interesse nazionale. Voi e la vostra Premier ne parlate tanto, non dite mai “il nostro Paese”, ma dite sempre “la nostra Nazione”. Come dire, bisogna, in qualche modo, tutelare questa identità anche etnica che è la Nazione. Ma poi, nei fatti, voi non siete affatto così, perché non difendete mai il diritto di essere italiani, di essere i portavoce di una cultura, non lo tutelate. Questo provvedimento ne è la prova provata.
Vi dicevo prima, noi avremmo 60 milioni di e di che possono sostenere la nostra cultura nel mondo e nel sostenere la nostra cultura, sostengono anche il prodotto italiano, il marchio italiano, il perché sono quelle le persone che per prime consumano i nostri prodotti e che ne rivendicano la qualità in tutti i Paesi del mondo. Voi, con questo giochino, con questo decreto-legge, senza neanche fare una proposta di legge che avrebbe permesso di essere discussa fino in fondo in Parlamento ed essere migliorata dagli altri parlamentari, ne fate tranquillamente a meno.
Mi dite voi qual è l'azienda che rifiuta 60 milioni di in questo momento? Solo voi siete così pazzi da poterlo fare. Quei 60 milioni rappresentano la nostra ricchezza, sono coloro che consumano i nostri prodotti e che li lanciano, sono quelli che costruiscono anche iniziative imprenditoriali legate al loro Paese di origine. Per non parlare della funzione fondamentale delle comunità degli italiani all'estero nella diffusione della nostra cultura, nella crescita della nostra lingua.
La nostra lingua, sembra incredibile, è una delle più parlate al mondo. Ma sapete perché è una delle più parlate del mondo? Perché ci sono tanti italiani che vivono nel mondo, questa è la realtà. E adesso voi ci proponete un'idea di cittadinanza sempre più esclusiva, sempre più stretta, sempre più nazionalista. Io non credo che questa sia la strada giusta e non credo che sia meno italiano qualcuno che è figlio di un genitore che ha la doppia cittadinanza, perché ha la cittadinanza italiana e la cittadinanza francese piuttosto che argentina o brasiliana. Non ci credo. Io credo, invece, a una cultura che si diffonde, che si mischia e ricordatevi che il nostro è un Paese che nasce dal mischiarsi delle culture, dal fatto di essere un Paese fatto di persone che hanno viaggiato, di navigatori - una volta si diceva - di esploratori. Un Paese fatto di persone che vivono dall'altra parte del mondo mantenendo un legame culturale e di affetto con il proprio Paese di origine. Essere italiani è tante cose. Siamo nati, del resto, da un crogiuolo di popoli e di culture nel Mediterraneo e guardate che questa vostra visione del nazionalismo è contro l'interesse nazionale, è contro l'interesse del nostro Paese, dal punto di vista economico, dal punto di vista culturale, dal punto di vista politico. Fa di voi un Paese - che è quello che effettivamente sta accadendo - sempre più isolato, sempre più ritorto in se stesso.
Queste sono le ragioni per cui noi voteremo contro questo provvedimento e siamo convinti che tutti gli italiani - e vado a concludere Presidente - di questo Paese, dentro e fuori dai confini nazionali, saranno d'accordo con noi
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Federica Onori. Ne ha facoltà.
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Il voto di Azione sarà un voto contrario. Cominciamo a vedere alcuni punti e il perché. C'è un problema? C'è un problema. Il nostro sistema di acquisizione automatica della cittadinanza per discendenza è tra i più generosi che noi possiamo trovare. Anche se alcuni colleghi stempereranno quello con le ragioni storiche per cui è tale, rimane tale. Questo rappresenta una criticità? Sì, perché si moltiplicano le richieste di cittadinanza presso i nostri consolati, presso gli uffici anagrafe dei nostri comuni e presso i tribunali, perché c'è anche la via giudiziaria per la richiesta di cittadinanza. Negli ultimi anni abbiamo osservato un incremento importante che ha ingolfato i nostri tribunali, consolati, uffici anagrafe. Era quindi giunto il momento di intervenire? Sì, questa è la nostra posizione. La domanda è come? E si dirà: il decreto-legge non era lo strumento.
E qui io direi “ni”, nel senso che è chiaro che immaginare di mettere mano alla legge sulla cittadinanza senza immaginare un momento di pausa per mandare questa richiesta avrebbe necessariamente comportato una decuplicazione delle richieste di cittadinanza nelle more dell'approvazione del nuovo provvedimento, perché chiaramente, comprensibilmente e legittimamente, sapendo che la legge sarebbe cambiata e necessariamente nella direzione restrittiva, quindi qualcosa di meno generoso di quello che c'è ora, ci si sarebbe magari affrettati a fare domanda in questo momento. Quale sarebbe stato l'esito? L'esito sarebbe stato che avremmo avuto una crisi che sarebbe diventata ancora più grande. Quindi, evidentemente, questa non era una strada percorribile. Qual era una strada percorribile? Quella, per esempio, che proponevamo nel nostro emendamento: va bene, fate un decreto-legge, ma un decreto-legge che sia procedurale, non sostanziale; non un decreto-legge che introduce nuovi criteri per l'acquisizione automatica della cittadinanza per discendenza, un decreto-legge che va a dire: signori, ci dispiace, per 2 anni non possiamo ricevere le vostre richieste di cittadinanza, ci impegniamo a mettere mano a questa materia, perché sia più organica, più ragionevole e più utile alle esigenze e al tempo del nostro Paese, ci diamo 24 mesi. Non ci riusciamo? Ritorniamo alla norma di prima e riapriamo le richieste di cittadinanza.
Questa poteva essere una strada percorribile. Una strada di cui avremmo potuto farci vanto? Sicuramente no, perché, chiaramente, impedire per 2 anni di esercitare un diritto, come è quello della richiesta della cittadinanza, ha una serie di conseguenze (io sicuramente per 2 anni non potrò votare, eccetera). Quindi, non sarebbe comunque stato qualcosa di cui vantarsi e avremmo dovuto tutti fare ammenda per il fatto che la classe politica non si è occupata del tema della cittadinanza fino a quando il tema sembra stia per esplodere. Devo dire “sembra”, perché le notizie che ci arrivano dai membri della maggioranza e dal Governo sull'urgenza e la necessità di questo provvedimento possono essere comprensibili e afferrabili, però non è che ci siano stati dati elementi probanti rispetto a questa esigenza. Diciamo che vi crediamo sulla parola. Sicuramente le richieste erano molto aumentate negli ultimi anni; possiamo immaginare che questo poteva essere un problema non indifferente.
Per quanto riguarda la retroattività, voi che cosa avete fatto? Non avete, quindi, fatto un decreto-legge procedurale (sulle procedure, sui tempi, sulle modalità), ma sulla sostanza. Chi è il cittadino italiano? Allora, state dicendo: chiunque lo fosse stato, nato all'estero, che non rispetta certi criteri, non lo è più. Non lo è più, cioè lo era e non lo sarà più. Questo è incredibilmente grave. Lo sa perché è grave, Presidente? Perché l'articolo 22 della Costituzione recita: “Nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza, del nome”. Uno si potrebbe chiedere: dove sono i motivi politici? Il motivo politico c'è, perché, se uno va a mettere in fila i fatti, c'è un quadro che può emergere e sarebbe bello se, in uno scambio con la maggioranza, quale non c'è stato in questa occasione, si fosse potuto dimostrare il contrario. Vado a illustrare una possibilità. La possibilità è la seguente: c'è un premierato (la riforma del premierato a cui questa maggioranza tiene molto) e il premierato prevede “una testa, un voto”. Quindi, tutti i cittadini italiani voteranno per il Presidente del Consiglio. Beh, quindi anche quelli all'estero? Sì, e questa cosa non andava bene. Allora, che è successo? Si è deciso di agire con urgenza e con necessità. Ma andiamo a guardare i tempi. Il 28 marzo, c'è una conferenza stampa del Ministro Tajani che, con modi e toni assolutamente non adeguati alla delicatezza della materia - perché ha fatto davvero di tutta un'erba un fascio, come se chiunque fosse fuori e avesse voglia o necessità o convenienza o desiderio di avere la cittadinanza italiana per discendenza fosse, difatti, un truffatore (non è così; ci sono le truffe, è vero, vanno perseguite al meglio, ma non sono tutti i truffatori) -, in maniera del tutto irrispettosa, ha annunciato che, poche ore prima, alle 23,59 del 27 marzo, entrava in vigore questo decreto-legge, che ha forza di legge e il Parlamento ha 60 giorni per convertirlo in legge. Quei 60 giorni scadranno tra poco. Cos'altro scadrà tra poco? Il 24 maggio, la Corte costituzionale si dovrà esprimere rispetto alle criticità di incostituzionalità della norma vigente fino al 27 marzo, ovvero della legge n. 91 del 1992. Questi aspetti di costituzionalità sono stati sollevati dal tribunale di Bologna, per il quale questa legge è così tanto generosa - per dirla in breve - che sarebbe addirittura incostituzionale. Un punto, tra i quattro sollevati, è il seguente: se troppe persone diventano cittadini italiani, si pone un problema costituzionale, perché la Costituzione dice che il popolo è sovrano. Ma chi è il popolo? Il popolo è fatto dai cittadini italiani. Se cominciamo ad avere tantissimi cittadini italiani che non vivono in Italia ci si chiede: bene, quindi questo popolo che sceglie chi è? Dove vive? E questo, legittimamente, è un quesito e la Corte Costituzionale si pronuncerà al riguardo. Su questo e altri. Quindi, si poteva aspettare, no?
Un altro nostro emendamento, non solo qui, ma anche al Senato, chiedeva di aspettare che la Corte costituzionale si pronunciasse su eventuali profili di incostituzionalità della legge del 1992. Partiamo da quella, che in qualche modo è un punto fermo - quantomeno - e cominciamo un ragionamento che possa andare, sì, nella direzione di restringere il perimetro di questa acquisizione automatica della cittadinanza per discendenza, ma, come dire, a disegnare un perimetro, geometricamente parlando, che sia più congruo e più opportuno. Si è deciso di non farlo.
E qual è un'ipotesi? Ripeto, all'interno di un dibattito, si sarebbe potuto ascoltare e capire, perché quest'ipotesi non è fondata, ma rimarrà soltanto la prospettiva che vi sto per esporre.
L'ipotesi è questa: quando Tajani ha fatto la conferenza stampa, si sapeva già che la Corte costituzionale si sarebbe espressa il 24 giugno. Sorge il dubbio che ci si sia sbrigati per la paura che la Corte costituzionale non dichiarasse l'incostituzionalità della norma vigente fino al 26 marzo, la quale non incostituzionalità - attenzione - non implica l'opportunità, la bontà della norma. Evidentemente, è una norma a cui bisognava mettere mano e a cui non si è colpevolmente messo mano prima, però non c'erano profili di incostituzionalità. In questo modo, il Ministro Tajani, il Governo e la maggioranza possono agire indisturbati senza nessun tipo di riferimento di tipo costituzionale che, invece, il 24 giugno arriverà rispetto alla norma ormai vecchia, e possono agire liberamente, facendo cose che invece sono assolutamente incostituzionali, perché privare un cittadino della propria cittadinanza per motivi politici, questo, sì, è incostituzionale.
Ho parlato già prima della doppia cittadinanza. Praticamente, il Governo dice: se acquisisci la doppia cittadinanza, se aggiungi una cittadinanza a quella italiana che già hai, magari perché ti sei trasferito all'estero - e, quindi, dopo alcuni anni, hai acquisito anche questa cittadinanza del Paese dove vivi per integrarti al meglio -, allora diventi meno italiano. E con riferimento a tuo figlio, ai tuoi nipoti e ai pronipoti, in virtù del fatto che hai chiesto la doppia cittadinanza di un altro Paese, diminuiranno le possibilità di trasmettere automaticamente la cittadinanza per discendenza.
Questo è un principio assolutamente inaccettabile, perché la doppia cittadinanza non dovrebbe equivalere a metà cittadinanza. È un'altra e non toglie nulla a quella che già avevo.
Ma poi questo meccanismo recide - ad alcuni piace utilizzare l'espressione “recide” - il cordone ombelicale. Questo non c'è più.
Ora, siamo d'accordo che, dopo un “tot” di generazioni - ci mettiamo d'accordo sulla stima di questo “tot”, 2, 3 - si debba produrre una prova evidente, un , un collegamento effettivo della tua appartenenza ad una comunità, perché la cittadinanza è quella, non è un pezzo di carta o un passaporto, è l'appartenenza ad una comunità.
PRESIDENTE. Concluda.
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Quello che mi premeva dire penso di averlo detto, Presidente. La parola peggiore di questo disegno di conversione è “esclusivamente”. Questa parola, ormai, ce la ricorderemo tutti e noi votiamo contro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tirelli. Ne ha facoltà.
FRANCO TIRELLI(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Cari colleghi, all'inizio del mio intervento volevo ringraziare vivamente il presidente del Gruppo a cui appartengo in rappresentanza del Movimento Associativo per gli Italiani all'Estero, il MAIE, l'onorevole Maurizio Lupi e gli altri colleghi del Gruppo, per avermi consentito con generosità di svolgere la dichiarazione di voto su questo decreto-legge, pur non condividendo il contenuto del provvedimento. E, quindi, annuncio, sin d'ora, che diversamente dagli altri colleghi del Gruppo, che voteranno a favore, il mio voto, come MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero, sarà convintamente contrario.
E vengo ora alle motivazioni che mi spingono a un voto contrario, il primo per me in questa legislatura e spero l'ultimo. Il 28 marzo 2025 è una data che non dimenticheremo. Quel giorno è morta l'italianità all'estero. Con il nuovo decreto sulla cittadinanza, abbiamo spezzato il legame con milioni di nostri fratelli nel mondo. Abbiamo negato il riconoscimento a chi, pur nato lontano, ha custodito con amore la propria italianità. Abbiamo chiuso la casa a coloro ai quali avevamo promesso che sarebbe rimasta aperta per sempre.
In Sud America respiriamo, sentiamo e parliamo l'italiano tanto quanto in Italia. Diffondiamo la lingua italiana persino più degli italiani stessi e la maggior parte di noi è figlio, figlia o nipote di immigrati italiani che hanno contribuito a rendere grande il Sud America - o come mi piace chiamarlo - “la grande storia del Sud America”. Dovreste sapere che molti italo-sudamericani lavorano volontariamente per trasmettere la storia, le tradizioni, la cucina e la lingua italiana. Sarebbe importante che vi confrontiate con maggiore attenzione con la realtà dell'ampia e meravigliosa comunità italiana in America, che merita riconoscimento e considerazione. E per questo vi invito a visitarci. Solo allora capireste che non si tratta semplicemente di un passaporto, come spesso si afferma. Lo dico con rispetto, da figlio e nipote di immigrati, venuto all'onorevole Camera dei deputati d'Italia per rendere omaggio a tutti gli italiani residenti all'estero.
Credo che per l'identità culturale che portiamo, per il nostro livello di istruzione e per i valori che condividiamo - in particolare il senso della famiglia - l'Italia dovrebbe incoraggiare e accogliere gli italiani all'estero, offrendo loro l'opportunità di lavorare e crescere nella nostra amata Patria. Ci dite che all'estero parliamo un italiano antico solo perché diciamo “negozio” e non “”: ma non è antico, è italiano autentico.
Non avete idea di cosa significhi vivere l'italianità all'estero né sapete che ogni 2 giugno, nella mia terra natale, l'Argentina, i monumenti più importanti si vestono del Tricolore. Noi siamo l'altra Italia, quella che continua a custodire e a mantenere vive le tradizioni e mi rattrista constatare che, nella stessa Italia, spesso questo non accade. E, come se non bastasse, dalle parole del Ministro degli Affari esteri è arrivata una ferita ancora più profonda: “(…) Diventare cittadino italiano è una cosa seria. Ottenere un passaporto italiano non può essere frutto di un commercio o di una compravendita. Non abbiamo voluto cancellare lo : vogliamo limitare abusi e assurdità che invece il vecchio regime permetteva. (…) Le nuove norme puntano soprattutto a limitare i casi di vere e proprie truffe. Servono a tutelare coloro che vogliono essere cittadini italiani per davvero, non solo per avere un passaporto o per godere del Servizio sanitario nazionale (…)”.
Così sono stati offesi milioni di discendenti che ancora oggi, con orgoglio, parlano dei loro nonni, delle loro origini e della loro Italia.
Io porto le lacrime sul viso di mio padre e di mio nonno, nati in Italia, emigrati in Argentina. Quelle lacrime oggi sono di rabbia e di vergogna, perché la Patria che amavano, la Patria, che avevano sempre difeso nel loro cuore, li ha traditi.
Con questo decreto-legge abbiamo introdotto un vincolo che costituiva una parte viva della nostra identità nazionale. Abbiamo voltato le spalle a chi, pur vivendo lontano, ha continuato a rappresentare con dignità e amore l'Italia nel mondo. Abbiamo smarrito la memoria di ciò che siamo stati e di ciò che dovremmo continuare ad essere.
Un tempo, chi emigrava inviava il salario alla propria madre in Italia, costruendo con il sudore e il sacrificio il futuro di questa Nazione. E ora come li ripaghiamo? Chiudendo loro le porte. Come ha ricordato un deputato della Lega: “Più della metà della popolazione veneta dovette partire per non morire di fame. Erano i nostri nonni, i nostri zii, i nostri fratelli. Negare ora la cittadinanza ai loro discendenti è un gesto che va oltre la legge: è un colpo alla fratellanza umana”. Affermando, inoltre, che il presente decreto: “attacca milioni di cittadini sulla base di sospetti generalizzati”, colpisce senza distinzione.
E se oggi la Lega cede su questo, come già ammonito da uno dei suoi stessi rappresentanti, se davvero dimentica le proprie radici identitarie, allora viene a meno a se stessa.
Oggi abbiamo ancora la possibilità di scegliere. Il Governo può ancora intervenire. Possiamo restituire dignità e speranza a milioni di nostri fratelli e sorelle. L'Italia deve tornare a essere quella “casa che il cuore non lascia mai”.
Il nuovo decreto rappresenta una frattura senza precedenti nel rapporto tra l'Italia e i suoi figli nel mondo. Un provvedimento che, con l'obiettivo dichiarato di contrastare le frodi sulla cittadinanza, arriva a compromettere i diritti legittimi e costituzionali di milioni di italo-discendenti. Ciò che dovrebbe essere un'azione specifica e mirata contro le frodi si sta trasformando in un attacco diretto ai diritti costituzionali di centinaia di migliaia di persone.
Innanzitutto, è importante ricordare che la cittadinanza italiana non si concede, si riconosce. Il principio dello non è una concessione di benevolenza statale, ma il riconoscimento di un legame di sangue, identità e appartenenza, storicamente e giuridicamente fondato. E allora ci chiediamo: che ne sarà del “turismo delle radici”? Che ne sarà della fiducia delle collettività italiane nel mondo, da sempre ambasciatrici spontanee della nostra cultura? Che ne sarà del ?
Onorevoli colleghi, il passaggio inserito all'articolo 9 della legge n. 91 del 1992, con l'introduzione della lettera , rappresenta una pagina nera per il nostro ordinamento giuridico. Un autentico schiaffo in faccia ai milioni di discendenti italiani che, in virtù del legame di sangue sacrosanto, dovrebbero essere considerati cittadini italiani. E invece no. A questi discendenti si chiudono le porte della cittadinanza con un tratto di penna e un termine capestro fissato al 27 marzo 2025.
Ma non basta. Mentre ai discendenti italiani si nega ciò che è loro di diritto, si spalancano le porte a un sistema di mascherato, consentendo agli stranieri nati sul territorio italiano di ottenere la cittadinanza dopo appena tre anni di residenza legale. Tre anni! Meno del tempo che impiega un discendente di italiani a raccogliere la documentazione necessaria per vedersi riconosciuto un diritto che esiste dalla nascita! E dov'è la coerenza? Dov'è il rispetto del principio di eguaglianza sancito dall'articolo 3 della Costituzione? Si crea una frattura insanabile tra chi ha un legame di sangue con l'Italia e chi, pur non avendo alcun vincolo con il nostro Paese, vede premiata la sola circostanza della nascita sul territorio italiano. È un ribaltamento totale della nostra tradizione giuridica e dei principi fondanti della legge n. 91 del 1992, che era - e deve rimanere - basata sullo .
Onorevoli colleghi, non possiamo avallare questa aberrazione giuridica, non possiamo ignorare l'evidente violazione dei principi di ragionevolezza e proporzionalità che la Corte costituzionale non potrà che sanzionare. Non possiamo voltare le spalle ai nostri discendenti, negando loro il diritto a essere cittadino, per aprire le porte a chi italiano non è e non lo è mai stato!
Questo decreto non è una riforma. È una resa. Una resa ai principi di giustizia e alla nostra stessa identità. Si tratta di una chiara apertura allo Signor Presidente, i miei colleghi di Fratelli d'Italia e della Lega voteranno questo? Così non solo si rompe un legame storico, ma si crea un danno strategico alla sicurezza nazionale, alla diplomazia culturale e alla reputazione internazionale dell'Italia.
Nel votare contro questo decreto, auspico quindi che nell'immediato futuro si possa rivedere il provvedimento che giudico molto negativamente. Io continuerò a battermi nella Camera in questa direzione e lo farà anche il Movimento politico che qui rappresento, che ha nel suo DNA la tutela degli italiani all'estero. Per tali ragioni, confermo convintamente che il mio voto, come Movimento associativo italiani all'estero, sarà contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi deputati, era l'agosto del 2024, le Olimpiadi di Parigi. L'Italia saliva sul tetto del mondo anche grazie a figli e a figlie di immigrati nati e cresciuti in Italia. L'Italia celebrava in quel momento il talento di atleti e di atlete nati da genitori stranieri, ma cresciuti nelle nostre città, istruiti nelle nostre scuole, allenati nelle nostre palestre, padroni della lingua italiana, dei nostri valori, della nostra cultura. Improvvisamente, la politica scoprì che dietro storie di sacrifici, di successi, di vittorie ci sono storie sospese, invisibili, dimenticate. Ragazzi e ragazze che vivono come italiani, ma che non sono italiani. Improvvisamente la politica capì che bisognava metter mano alla legge sulla cittadinanza, una legge del 1992 che non risponde più alle esigenze di un mondo che è cambiato profondamente.
Si aprì un intenso dibattito pubblico che si sforzò di conciliare le regole sulla cittadinanza con la necessaria integrazione nel tessuto culturale e democratico italiano. Non serve una medaglia per diventare, per essere riconosciuti cittadini italiani. Servirebbe invece una legge che finalmente riconosca che essere italiani non è solo sangue, ma è anche scuola , è anche lingua, cultura, valori. E in tal senso si muove la proposta di legge del MoVimento 5 Stelle dello , che riconosce la cittadinanza a coloro che sono arrivati in Italia in età inferiore a 12 anni ed abbiano frequentato, superandolo con profitto, un percorso scolastico di 5 anni.
Dopo tutto questo ci saremmo aspettati, il Paese si sarebbe aspettato una riforma organica dei modi di acquisto della cittadinanza italiana, che desse davvero risposta alle mutate necessità. Ma invece no, ci troviamo qui a discutere un decreto-legge che tradisce tutte le aspettative e non fornisce un quadro organico della cittadinanza in Italia, frutto di un dibattito parlamentare compresso ad una liturgia formale e non sostanziale. Viene da dire che la montagna ha partorito un topolino.
Questo provvedimento, questo topolino, appunto, introduce significative restrizioni al riconoscimento della cittadinanza italiana per discendenza, cioè ; stabilisce una preclusione all'acquisto automatico della cittadinanza per i nati all'estero in possesso di altra cittadinanza e stabilisce che debba considerarsi non avere mai conseguito la cittadinanza italiana colui che sia nato all'estero e sia in possesso di altra cittadinanza, anche prima dell'entrata in vigore del decreto-legge stesso.
Si introducono alcune eccezioni: che lo stato di cittadino sia riconosciuto e accertato in seguito a domanda presentata alle ore 23,59 del 27 marzo 2025, oppure anche successiva, ma solo a seguito di appuntamento preso e confermato entro la detta data e la detta ora del detto giorno. La seconda eccezione è che uno dei genitori o degli adottanti o dei nonni possieda o possedesse, al momento della morte, esclusivamente la cittadinanza italiana. E la terza è che uno dei genitori o degli adottanti sia stato residente in Italia per almeno 2 anni continuativi dopo l'acquisto della cittadinanza italiana, ma prima della data di nascita o di adozione del figlio. Capite? Una complessità incredibile.
Il decreto ha suscitato forti reazioni, in particolare tra le comunità italiane all'estero. Il Consiglio generale degli italiani all'estero ha espresso preoccupazione per l'impatto del provvedimento sui legami tra l'Italia e gli italo-discendenti nel mondo, chiedendo al Governo di considerare emendamenti che mantengano tali concessioni. Organizzazioni come “Natitaliani” hanno definito il decreto ingiusto e dannoso, sottolineando come esso possa rompere il legame tra l'Italia e i suoi figli all'estero. Il dibattito pubblico ha evidenziato una forte polarizzazione politica e culturale tra le forze politiche.
Ciò nonostante, l'esame parlamentare è risultato fortemente compresso qui alla Camera. Il Senato ha licenziato il testo il 15 maggio, e già oggi, 20 maggio, l'Aula della Camera si accinge a votarlo. Non ci è stato concesso il tempo per affrontare una riforma che riguarda il cuore stesso della nostra comunità nazionale . Chi è cittadino italiano? Su quali basi? Su quali criteri? Manca una visione complessiva di riforma della legge del 1992, la n. 91, sulla cittadinanza.
Ci sono molti disegni di legge in materia e non capiamo perché non si sia voluto fare un dibattito approfondito e articolato sulla complessiva riforma della cittadinanza, che affermasse una visione organica e strategica della materia, che è complessa. Desta particolare disapprovazione la natura retroattiva mascherata della norma, che incide su diritti già maturati. A noi questo provvedimento appare ingiusto e discriminatorio, sottolineando come i legami affettivi, identitari e familiari con l'Italia non si possano misurare con un appuntamento consolare fissato alle ore 23,59 del 27 marzo 2025.
Si introduce, in questo modo, una distinzione tra cittadini in base ad elementi formali e temporali che non riflettono alcun criterio sostanziale legato all'effettivo legame e contatto con la Repubblica italiana. Con una modifica introdotta al Senato, si fa salva la domanda presentata all'ufficio consolare o al sindaco in tempo successivo alla detta fatidica data, purché dietro appuntamento del quale sia stata data comunicazione all'interessato entro il detto termine. Capite? Non c'è alcuna razionalità in questo sistema.
Ora, noi pensiamo che il diritto alla cittadinanza non possa essere condizionato da eventi fortuiti o contingenti, come la possibilità o meno di ottenere un appuntamento consolare. La giurisprudenza costituzionale ha più volte ribadito che, in materia di diritti fondamentali, ogni differenziazione deve rispondere a un criterio di ragionevolezza e di proporzionalità, e questo decreto-legge contrasta con il principio dell'affidamento nella stabilità dell'ordinamento giuridico, tutelato dalla Corte costituzionale come espressione del principio di legalità.
La cittadinanza è un diritto-, non è un atto discrezionale, non può essere rinegoziato a posteriori sulla base di valutazioni retrospettive. L'assenza di una clausola transitoria esplicita che tuteli le situazioni pendenti o le pratiche avviate è indice di una volontà punitiva e selettiva, che è estranea a uno Stato di diritto. Il provvedimento contiene una contraddizione scientifica e amministrativa insita nell'imposizione di barriere documentali a soggetti che da anni aspettano un riconoscimento sulla base di norme precedenti, rilevando la sproporzione tra l'obiettivo e i mezzi impiegati.
Ebbene, durante la conferenza stampa di inizio anno, la Meloni, rispondendo a un giornalista che le chiedeva se non fosse arrivato il momento di introdurre lo o lo , rispose con un secco “no” e disse che la legge attuale sarebbe stata addirittura ottima, ed invece con questo provvedimento si modifica proprio quella legge. È l'ennesima giravolta di Giorgia Meloni . Un decreto-legge, questo, che rischia di produrre effetti irreversibili su migliaia di persone che si considerano parte della comunità nazionale.
Lo Stato non è una macchina fredda, ma è una comunità di appartenenza, e il diritto deve rispettare la dimensione umana.
PRESIDENTE. Concluda.
ALFONSO COLUCCI(M5S). In Italia serve una legge che riconosca finalmente che l'Italia non è solo sangue, ma anche scuola, lingua, cultura, futuro condiviso. Questo decreto non è solo una pessima normativa, è una scelta politica che esclude, che divide e dimentica senza ragionevolezza e senza alcuna visione strategica, e noi oggi lo diciamo con chiarezza: noi non ci stiamo, noi diciamo “no” !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Emilio Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO EMILIO RUSSO(FI-PPE). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, con questo decreto apriamo il cantiere per la riforma della cittadinanza, ovvero dei meccanismi attraverso i quali lo Stato italiano la riconosce a chi ne fa richiesta. Questo primo intervento allinea leggi e regole scritte più di 30 anni fa con i nuovi fenomeni sociali. Il sistema dello inteso senza limiti e correttivi ha prodotto non soltanto una eccessiva generosità, che va, inevitabilmente, a discapito di altre tipologie di aspiranti italiani, delle ragazze e dei ragazzi, delle donne e degli uomini che hanno legittime aspettative di norme più moderne e processi più veloci, ma, soprattutto, ha prodotto storture gravi.
Ha consentito a persone nate e vissute lontano dall'Italia, senza conoscere la lingua, né avere alcun legame con il nostro tessuto sociale, di acquisire un passaporto solo grazie a un avo vissuto, magari, nel 1865, negli anni appena successivi all'Unità d'Italia. Sono state accertate truffe e il mercato cinico, terribile, accertato da ripetute inchieste della magistratura, della cittadinanza con chi voleva non dare un contributo alla vita del nostro Paese, ma un lasciapassare per andare a vivere in un altro Paese europeo. Mi spiace, devo dire, a questo proposito, che non tutti i colleghi dell'opposizione abbiano detto parole e abbiano censurato nettamente questo comportamento.
Piccolo spazio all'orgoglio nazionale: questo è accaduto perché il passaporto italiano è il secondo più forte e, dunque, accettato e desiderato al mondo, e ciò la dice lunga sulla considerazione di cui godiamo nei 5 continenti. Come ha detto il Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani, la cittadinanza è però un valore, non un prodotto da ottenere con la furbizia.
Ecco perché questo decreto fa ordine, ma non alza muri; solleva comuni, ambasciate e tribunali da una valanga di pratiche che ne minacciano oggi il normale funzionamento, ma senza essere punitiva. Chi sceglie l'Italia, vuole vivere e lavorare in Italia, contribuire alla crescita e al benessere sociale, culturale ed economico del nostro Paese troverà sempre le porte aperte, spalancate, ma chi cerca scorciatoie troverà, finalmente, regole chiare e verifiche puntuali.
Che questo decreto non sia soltanto restrittivo o, peggio, punitivo, lo dimostra l'approvazione, attesa da molto tempo, di un'altra norma: è quella che prevede il riacquisto della cittadinanza italiana da parte di coloro che, per varie ragioni, l'hanno perduta, spesso in tempi e contesti in cui le scelte erano dettate più dalla necessità che dalla volontà. È un impegno che questo gruppo parlamentare aveva già preso nelle precedenti legislature e che porta oggi a compimento. E poi, per gli stranieri discendenti da italiani, abbassiamo da tre a due anni il periodo di residenza legale in Italia prescritto per la concessione della cittadinanza e per loro non esistono e non esisteranno mai quote o numeri che possano impedirlo.
La politica deve avere visione e coraggio. In queste settimane, ciascuno di noi ha ricevuto centinaia di di protesta di persone che meritano e hanno il nostro rispetto e ci chiedevano di ritornare sui nostri passi, lasciando le cose così come sono state fino ad oggi. Non è detto, però, che una decisione popolare sia una decisione giusta e così, al contrario, queste non ci hanno intimorito né convinto che stiamo sbagliando, anzi noi siamo certi di essere nel giusto. Ecco perché andiamo avanti con coraggio.
Questo decreto Cittadinanza è solo un primo passo, non deve restare un episodio isolato, ma, come abbiamo scritto nel testo, è l'inizio di una riforma più ampia, più moderna, che deve creare un nuovo modello di crescita e di integrazione, mettendo al centro chi nasce, cresce e studia in Italia. Un tema che riguarda non solo il passato dunque, ma, soprattutto, il nostro futuro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bof. Ne ha facoltà.
GIANANGELO BOF(LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, oggi siamo qui a discutere di cittadinanza, di chi noi riconosciamo come cittadino italiano. Ma facciamo un passo indietro e cominciamo a capire cos'è l'Italia. L'Italia nasce nel 1861. Il Veneto vi arriva solo nel 1866; Roma e il Lazio nel 1870; il Sud Tirolo, il Trentino e il Friuli-Venezia Giulia nel 1918. L'Istria, per secoli sotto la Serenissima Repubblica veneta, dal 1920 al 1947 è Italia. Questo per dire cosa? Questo per dire che l'Italia è un Paese giovane. È un Paese che non poteva usare il proprio suolo come criterio per identificare chi era italiano o chi non lo era, ma doveva legare un sistema che fosse legato agli usi, alle tradizioni, alle abitudini e ai costumi, perché, se noi oggi dovessimo dire che la cittadinanza italiana si basa sul suolo, dovremmo dire che i cittadini istriani nati in Istria dal 1920 al 1945 sono italiani, perché sono nati su suolo italiano, ma così non è . Oppure dovremmo dire che i cittadini nati in Sud Tirolo prima del 1918 non sono italiani perché non sono nati sul suolo italiano.
Quindi, la seconda domanda è: chi sono gli italiani? Perché dobbiamo capire chi sono gli italiani. Quindi, per citarvi qualche nome e porre una domanda a lei, Presidente e, per suo tramite, ai colleghi: ma, secondo voi, Giotto era italiano? Ma, secondo voi, Leonardo da Vinci era italiano? Ma, secondo voi, Michelangelo era italiano? Ma, secondo voi, Raffaello, Donatello, Caravaggio, Dante, Petrarca, Boccaccio, Machiavelli, Vivaldi e Galileo Galilei erano italiani? La risposta è no, non erano italiani, perché l'Italia allora non esisteva, non c'era l'Italia e, quindi, non potevano essere italiani, perché non c'era l'Italia. Ma arrivo a dire di più: noi qui, in molti dei nostri corridoi, in molti dei nostri interventi, citiamo una persona che ha fatto grande questo Paese, tra i Padri costituenti, che si chiama Alcide De Gasperi. Vorrei ricordare a tutti che Alcide De Gasperi fu parlamentare austriaco nel 1911, ancor prima che parlamentare italiano. Quindi Alcide De Gasperi, Padre costituente italiano, prima di essere italiano era austriaco, perché i territori in cui lui viveva non facevano parte dell'Italia.
Quindi, essere cittadino italiano non può voler dire solo poter usufruire dei vantaggi di quel Paese o avere dei lasciapassare o per convenienza, come ho sentito dire in maniera molto spudorata in quest'Aula, perché conviene avere una cittadinanza piuttosto che un'altra. Non conviene avere una cittadinanza italiana: o ci si identifica o si crede nei valori di quel Paese, nei principi fondanti, nella sua storia e in quello che quel Paese è o non lo si è cittadini . Vorrei ricordare che in altri tempi, che non sono quelli dei vantaggi, chi era cittadino italiano riceveva la lettera di precetto e veniva chiamato al fronte per combattere e per difendere il nostro Paese. Allora, probabilmente, non c'erano tante richieste di cittadinanza, perché si andava al fronte per combattere se eri italiano e volevi difendere il tuo Paese. Questo è essere italiani e riconoscersi nell'italianità.
Ma vorrei dire un'altra cosa. Parlavamo prima di . L'identità, ossia il fatto che io mi identifichi in un popolo, in una storia, in una tradizione, in alcuni usi e consuetudini, non è matematica, geometria, storia o algebra, cioè non riguarda materie che si imparano a scuola. Io le materie posso impararle a scuola pur mantenendo la mia identità, i miei usi, i miei costumi e le mie tradizioni. La scuola non ha nulla a che fare con l'identità di una persona e con cosa una persona si identifica. Perché enfatizzo quelli che sono i valori fondanti di una comunità, l'identificazione di una comunità? Perché ci ricordiamo che a Lepanto, molti secoli or sono, la Serenissima Repubblica e molti altri alleati europei combatterono per quell'identità che oggi è quella del popolo europeo. I valori fondanti dell'Europa e del popolo europeo furono difesi a Lepanto proprio per difendere dei valori e dei principi. Essere italiani è riconoscersi anche in quei valori, in quel modo di essere, in quel modo di vivere.
Voi direte: parla perché non ha cognizione di causa. Parlo anche da emigrante e figlio di emigranti. Io emigrante lo sono stato e sono stato figlio di emigranti. Io ricordo i sacrifici che fecero i miei genitori per conservare l'identità e l'appartenenza. Io mi ricordo che, tutti gli anni, come facevano molti dei colleghi di mio papà che avevano attività all'estero, lasciavano i figli - lasciavano me - da zii, parenti e cugini purché noi potessimo frequentare le scuole in Italia perché lui voleva rientrare in Italia finita la propria carriera all'estero e voleva che i figli avessero la cultura italiana, la cultura del suo Paese, la cultura del Paese da cui era partito. Quindi, ha dato la disponibilità a fare dei sacrifici importanti, anche in termini personali, per mantenere l'identità. Quindi, questo sta a dimostrare che se l'identità italiana, se la nazionalità italiana la si vuole mantenere, si fanno dei sacrifici e c'è la possibilità di rimanere italiani ovunque si sia, in qualsiasi parte del mondo. Lo dice uno che è stato emigrante.
Il senso di appartenenza è lo spirito che ci anima, è ciò che ci fa essere parte di un qualcosa, è ciò che ci fa combattere per gli ideali di quel popolo, ci fa difendere quel popolo. E questi sono valori che non sono all'interno di un documento o di un pezzo di carta, sono all'interno dello spirito di una persona. E lo dico dai banchi di un movimento che della difesa dei popoli della Padania ha fatto il proprio credo . Ancora noi ci crediamo e crediamo che il compito di un Paese come l'Italia, come ho raccontato in premessa, che è formato da tante realtà e di epoca recente, non è di contrastare le diversità, ma è quello di unire le diversità, è quello di dare l'autonomia, è quello di dare l'autogoverno ai nostri territori e, poi, tenerli tutti quanti assieme all'interno di uno Stato . Questo è quello che deve fare l'Italia.
Tutte le identità del nostro Paese messe insieme sono l'italianità perché - come vi ho detto prima - vi ho citato gli artisti per farvi capire che se noi, oggi, dovessimo dire cos'è l'italianità, l'italianità è tutto quell'insieme che si è unito e si è messo insieme. L'insieme di diversità che si è messo insieme ha fatto l'Italia e l'italianità.
Comprendo però - anche perché sono un politico e un amministratore - che, a volte, i sentimenti e le emozioni vanno tradotti in commi e articoli. Tradurre sentimenti ed emozioni in commi e articoli non è così facile, non è così semplice. Parlo anche da amministratore e conosco bene il problema. Sentivo prima parlare dei piccoli comuni; il mio comune ha 4.200 abitanti e ne sono sindaco. Solo nel 2024 sono arrivate 330 richieste, 330 richieste di persone che non verranno mai e nessuna di queste è venuta a vivere nel mio comune. Quindi, recuperare i borghi attraverso questa fattispecie non funziona. Perché nessuno di questi si è mai visto nel mio paese e nessuno di questi è mai venuto e verrà mai ad abitare nel mio paese. Quindi, lo scopo non è quello di raggiungere la Patria, ma lo scopo è altro.
Quindi, detto questo, bisognava trovare una formula che riuscisse ad ottemperare quelle che sono le esigenze amministrative di un Paese, di comuni e di una Nazione con quelle che sono le esigenze legittime di chi si identifica nella cittadinanza italiana.
Questo decreto inizialmente nasce dal fatto che avrebbe scardinato completamente lo , cosa in cui, invece, noi crediamo per i motivi anzidetti. In realtà, con una modifica, proprio con un emendamento della Lega; prima si prevedeva che l'avo, a cui ci riferivamo per l'ottenimento della cittadinanza, fosse nato in Italia. Noi, invece, abbiamo modificato, dicendo che l'importante è che l'avo, a cui si fa riferimento per l'ottenimento della cittadinanza, sia italiano, a prescindere da dove sia nato, ma sia un italiano.
Quindi, oggi, le deroghe al famoso tanto vituperato, ma inserito nella Costituzione dai padri costituenti, proprio per i motivi prima detti, ci sono già: i figli di stranieri, a 18 anni, che vivono e risiedono in Italia, possono chiedere la cittadinanza italiana; i coniugi di un cittadino italiano, dopo un determinato periodo, possono chiedere la cittadinanza italiana; ci sono le naturalizzazioni per residenza e per meriti.
Qui, da sindaco, apro una parentesi, perché io, spesso, mi vedo decreti del Presidente della Repubblica arrivare…
PRESIDENTE. Concluda. È finito il suo tempo.
GIANANGELO BOF(LEGA). ...con cittadini che sarebbero cittadini italiani e dovrebbero giurare sulla Costituzione, ma non riescono nemmeno a pronunciare le parole del giuramento in italiano. Quindi, penso che, men che meno, riescano a leggere e a comprendere la Costituzione sulla quale stanno giurando fedeltà al nostro Paese.
PRESIDENTE. La ringrazio.
GIANANGELO BOF(LEGA). Quindi, anche qui, vorrei dire che deve essere italiano chi veramente è italiano e, quantomeno, parla italiano.
Quindi, concludo, annunciando il nostro voto favorevole a questo provvedimento. Sicuramente, ogni provvedimento non è perfetto, ma perfettibile. Di più si poteva fare, ma, secondo me, questo è un primo passo, è un primo passo importante per risolvere un problema. Ringrazio i colleghi e annuncio il voto favorevole della Lega Salvini Premier a questo provvedimento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Sottosegretario, onorevoli colleghe e colleghi, io non so da dove iniziare, Presidente. Ho sentito prima parlare di visione, di coraggio e d'imperfezione. Ma se dovessi definire questo giorno, per come entrerà nei libri di storia, questo è il giorno della vergogna. C'è una parola che abbiamo sentito in tutte queste settimane e si chiama: italianità. Che cos'è l'italianità? Noi potremmo discutere per ore e probabilmente non troveremo una sintesi. Probabilmente, quando discuteremo di italianità, finiremo a parlare di cibo, di come vestiamo bene, di quanto è bella la nostra architettura e del genio italico. Che cos'è? Dove la troviamo? L'italianità, quella rievocata anche dagli interventi che mi hanno preceduto, sa dove la troviamo? Nelle comunità all'estero. Sa dove troviamo l'idioma territoriale della Padania? In Argentina e in Brasile con il . E sa dove mangiamo i piatti tipici di una volta del territorio? Nelle comunità all'estero, in quelle che prima venivano etichettate come e dopo Marcinelle furono privilegiate e viste con occhi diverse - e in quelle dove venivamo chiamati mangiatori di spaghetti. Perché noi immaginiamo che nel mondo oggi si apprezzi la pasta, perché noi siamo bravi a fare la pasta. No, perché ci sono milioni e milioni di italiani, da fine Ottocento a e in giro per tutto il mondo, che richiedevano i prodotti italiani, che li hanno diffusi e li hanno fatti conoscere.
E c'è un altro termine, Presidente, che è molto usato: identità. Che cos'è l'identità? Che cos'è l'identità italiana? Qual è un momento della storia che possa accomunare le vallate della Val d'Aosta fino al più minuscolo borgo dell'isola di Lampedusa? E sa qual è? Sa quale esperienza collettiva, Presidente? L'emigrazione.
In queste settimane, abbiamo sentito anche oggi dire: eh, ma si corre il rischio di avere più italiani al di fuori dell'Italia che in Italia. E ve ne accorgete solo adesso? Ma siete mai andati in un piccolo paesino dell'Appennino alle pendici delle Alpi? Lo sapete che sono trent'anni che ci sono comuni che hanno più iscritti all'AIRE che ? Lo sapete che le campagne elettorali si fanno prima all'estero e poi Sa come si chiama questo? Spopolamento, Presidente, spopolamento! E non sono richieste di cittadinanza.
E sa perché si chiama spopolamento, Presidente? Perché dal 1876 - anno di prima rilevazione statistica - al 1975 sono partiti 27 milioni di italiane e italiani per il mondo, quanti ne contava questo Paese il giorno dell'Unità.
E nel 1973 quando si immaginò che questo Paese si fosse trasformato improvvisamente in un Paese di immigrazione, perché il saldo migratorio fu per la prima volta positivo, fu un'illusione, Presidente. Perché si continuava a partire. Oggi abbiamo sfondato il muro delle 35 milioni di partenze e voi state qui a chiedervi perché corriamo il rischio di avere più italiani al di fuori dell'Italia.
E guardate, altro aspetto della vicenda, ma cosa chiedono, cosa vogliono? Ma perché? Sono più un fastidio che altro.
L'emigrazione è stata una leva economica per questo Paese, per decenni. Nel 1901 fu costituito il Commissariato generale dell'emigrazione con la prima legge organica e sa chi era definito emigrante? Colui che viaggiava oltre il canale di Suez e lo stretto di Gibilterra e viaggiava in terza classe: Leonardo DiCaprio, nel film di “, quello era l'emigrante definito dalla legge italiana dell'epoca.
E per capire la portata dell'importanza per la politica italiana del fenomeno migratorio, dal 1868 al 1955 l'Italia liberale, fascista e repubblicana siglò 184 intese con i soli Paesi europei e una cinquantina con i Paesi extraeuropei, sa per fare cosa, Presidente? Per far emigrare italiane e italiani.
E tanto fu pregnante che noi siamo uno degli unici Paesi al mondo che ha la libertà di emigrazione, sancita nella Carta costituzionale , articolo 35 (Rapporti economici), che vi dà la dimensione di quanto sia stata pregnante e fondamentale.
E ancora, Presidente, si cercò di farli ripartire nell'immediato dopoguerra e nelle organizzazioni internazionali, l'Italia dell'epoca chiese il programma CIME di ricongiungimento familiare: tra il 1949 e il 1954 milioni di italiani andarono verso l'America latina. I venezuelani che stanno lì oggi sono figli di quel progetto migratorio perché avevamo la necessità di esportare braccia.
E ancora: ma cosa vogliono gli italiani che non contribuiscono alla fiscalità? Falso.
Nel 1949 Alcide De Gasperi, citato poc'anzi, al terzo congresso della Democrazia Cristiana, sa cosa disse? Ho detto agli americani che siamo disposti a rinunciare al Piano Marshall, purché ci diano immediatamente la libertà di poter fare emigrare i nostri, perché i soldi del Piano Marshall non si sa quando arrivano, i soldi delle rimesse arrivano subito. Sa quanti furono questi soldi, Presidente? In una stima di Banca d'Italia, dal 1947 al 1979, 20 miliardi di dollari, e furono solo le cifre tracciabili .
Perché non so quanti di voi, colleghe e colleghi, hanno mai viaggiato sul Napoli-Stoccarda e hanno mai visto un emigrante cucirsi nelle canottiere le cartucce con i soldi, perché all'epoca non esistevano i Bancomat, perché all'epoca quelle persone utilizzavano quei soldi per costruirsi la casa che oggi voi continuate ancora a tassare. Negli anni Sessanta, Presidente, lo stipendio più ambito dal popolo sa quale era? Era quello dell'operaio della FIAT: 30.000 lire al mese. Nello stesso anno, 10.000 lire al mese entravano dalle rimesse degli italiani all'estero.
Per completarle il quadro, nel primo decennio del Duemila, Banca d'Italia ha sancito e misurato in 4 miliardi di euro le rimesse delle italiane e degli italiani all'estero. Poi, nella relazione che affianca questo provvedimento, voi denunciate: in 10 anni gli italiani all'estero sono aumentati di 2.200.000 unità. E grazie, abbiamo una media di partenza di 100-150.000 ragazzi e ragazze all'anno; solo nel 2024 sono state certificate 190.000 partenze, e voi mi venite a parlare del fatto che l'emergenza è quella della richiesta di acquisizione di cittadinanza?
Nonostante questo, l'atto più grave che avete compiuto sapete qual è? È quello di avere richiesto e immaginato l'urgenza di questo provvedimento per una questione di sicurezza nazionale. Gli italiani e le italiane all'estero sono un problema di sicurezza nazionale. Qualche mese fa avete concesso la cittadinanza a Milei e alla sorella, e oggi, in questo preciso istante, state negando la cittadinanza a nipoti e pronipoti di questo Paese ?
Allora, andatelo a spiegare ai bellunesi, che hanno esportato il gelato italiano in tutto il mondo, che sono morti a Mattmark, che i loro nipoti e loro pronipoti non saranno più italiani. Andatelo a spiegare ai veneti, quando il Veneto, fino agli anni Sessanta, era la prima regione dell'emigrazione italiana. Andatelo a spiegare ai bergamaschi, che hanno insegnato al mondo come si fa la muratura. Andatelo a spiegare agli umbri, ai lucchesi, ai marchigiani e agli abruzzesi, che questo Paese e questa Repubblica ha venduto e ha scambiato a Marcinelle, in cambio di 200 chili di carbone a testa.
Allora spiegatelo a queste persone qui. Spiegatelo ai laziali, che in Scozia ancora oggi gestiscono i , perché li hanno inventati loro in quel Paese. Spiegatelo ai cilentani, che hanno reso nota la pizza nel mondo. Spiegatelo ai salentini, ai calabresi e ai pugliesi. Spiegatelo a chiunque di questi. Però - e chiudo, Presidente - ci dovete dare una risposta e ci dovete dire, in questa sede, se questa accelerazione è figlia di una ragione politica interna, per mascherare l'incapacità della gestione delle difficoltà della rete consolare che viviamo nel mondo, o perché ve lo ha chiesto qualcuno, o perché, forse, gli Stati Uniti minacciano di introdurre i visti per i cittadini italiani che si recano negli Stati Uniti.
Allora ditecelo che state operando per conto e per nome di qualcun altro. Chiudo, Presidente: questa battaglia noi la continueremo oggi e la continueremo al di fuori di quest'Aula per una semplice ragione, Presidente. Esattamente tra qualche minuto, qualcuno in quest'Aula deciderà che un mio possibile futuro nipote non sarà più italiano; io, che sono un umile deputato della Repubblica e, come me, i tanti e le tante che vivono in Europa, che vivono in Germania, che vivono in Svizzera, che vivono in Francia, che vivono in Belgio.
Allora, Presidente, voi oggi potete, con una norma folle, tagliare un diritto sancito dalla Costituzione, ma non potrete mai spegnere il sentimento di italianità che vive e vivrà in queste persone. E per questa ragione, con profondo disprezzo, dichiaro il voto fortemente e chiaramente contrario del gruppo del Partito Democratico .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Di Giuseppe. Ne ha facoltà.
ANDREA DI GIUSEPPE(FDI). Signor Presidente, colleghi, Sottosegretario Silli, oggi ho sentito veramente la qualunque, quindi cerchiamo di mettere un pochino di ordine nelle cose. Negli ultimi mesi il tema della cittadinanza ha occupato uno spazio centrale nel dibattito politico, spingendo molti, diciamo pure molti di quelli che da 30 anni hanno fatto finta di nulla, a confrontarsi improvvisamente sui limiti e le opportunità di un decreto-legge che, per la prima volta dopo decenni di immobilismo, affronta in modo chiaro e deciso la questione della cittadinanza italiana per gli italo-discendenti che vivono all'estero.
Per comprendere a fondo le radici valoriali di questo decreto dobbiamo partire da un concetto che, forse, per molti colleghi suonerà quasi provocatorio: essere cittadini italiani non è un favore, non è un diritto automatico da cliccare , ma è un onore. È un onore, sì, e non una scorciatoia da ottenere con 2 certificati falsificati, una al comune sbagliato e qualche consulente creativo. Questa parola “onore” non è scelta a caso.
Quando ho deciso di intraprendere la mia attività politica nella circoscrizione Estero mi sono confrontato con realtà di migliaia di persone la cui cittadinanza è qualcosa di vero, di profondo, vissuto, non un'etichetta da applicare a convenienza o da sbandierare nei consolati con avvocati pronti a vendere pacchetti di sangue italiano garantito. La cultura, l'identità, non sono o per beneficiare di sanità, lavoro o pensioni. Essere italiani significa appartenere a una civiltà, una storia, una Nazione, che ha saputo unire le sue mille diversità.
Ma, evidentemente, per chi ha preferito per anni non legiferare era più semplice lasciar perdere. Meglio non toccar nulla, dicevano, così non si sa mai, si perdono i voti nei collegi. Ecco perché oggi, mentre noi affrontiamo la realtà con serietà, da alcune parti dell'opposizione arrivano lezioni di etica o inclusione, da parte degli stessi che per 30 anni hanno lasciato il tema della cittadinanza a marcire nei cassetti del Viminale . Per molti italiani nel mondo il legame con l'Italia non è solo burocratico, ma identitario. Sì, identitario.
Ci sono gli emigranti storici che hanno portato con sé il Tricolore come parte della famiglia, e poi c'è una nuova emigrazione, quella più recente, più qualificata, più esigente. Oggi, colleghi, questa emigrazione, tanto per darvi dei numeri, è la maggior parte. La prima ondata di emigrazione oggi è la minoranza. Oggi la maggioranza sono persone come il sottoscritto, che negli ultimi 20 anni sono emigrati, ma non per fame, non si emigra più per fame, fortunatamente, ma si è emigrati per esigenze. Due mondi, due realtà, due di emigrazione che nessuno prima ha voluto o ha saputo rappresentare veramente.
Guardate, basta guardare il successo della . Non è un evento, non è stato un evento da per politici annoiati, ma un modello di sistema Italia funzionante, che ha mostrato cosa succede alla promozione del se si affianca la credibilità politica . Ecco, questa credibilità oggi ha un nome e un cognome: Giorgia Meloni
Un Presidente del Consiglio che non si accontenta di sedersi ai tavoli, ma li fa aprire, li impone, li guida, come ha dimostrato nei rapporti transatlantici tra Europa e Stati Uniti, e meno male che eravamo isolati ! Roma è diventata il centro geopolitico del mondo, questo, che vi piaccia o no, è la verità . Certo, immagino, guardi, fa effetto per chi, per decenni, ha pensato che bastasse un all'ambasciata per rappresentare l'Italia.
Vedete la credibilità, signori colleghi, fa bene a tutti, fa bene alle nostre imprese, fa bene ai nostri cittadini italiani all'estero, fa sì che le nostre imprese possano avere più successo. La credibilità è un fattore determinante per chi vive e per chi lavora all'estero. Vi garantisco che, negli ultimi vent'anni, non c'è stata una credibilità più forte di quella che oggi ha l'Italia nel mondo. Oggi, la promozione delle nostre eccellenze è accompagnata da un Governo che ha messo in ordine il caos ereditato, sì, un caos devastante. E non possiamo parlare di cittadinanza senza denunciare l'assurdo mercato parallelo dei passaporti, una degenerazione nata, cresciuta e prosperata nell'indifferenza di chi ci ha preceduto. Parliamo di milioni di cittadinanze rilasciate in pochi anni, senza controllo, senza verifica.
In alcune zone, il modello Italia si è ridotto a un del tipo: portatemi due nonni e vi do un passaporto, con lo sconto, se viene in gruppo . Si facevano ricostruzioni genealogiche false con documenti fabbricati ad arte, come i pacchetti vacanze. In certi casi, la cittadinanza italiana è finita più scontata di una pizza e, mentre il delle false discendenze prosperava, le istituzioni, quelle di allora, fingevano di non vedere, forse troppo occupate a inaugurare panchine in Sud America o a scrivere del tutto retorici. Il risultato? Cittadinanze concesse a pioggia, irregolarità ovunque e nessuno, dico nessuno, che avesse il coraggio di intervenire fino ad oggi.
Con questo decreto si chiude una vergogna. Guardate, sentivo parlare prima di questo decreto come la fine. No, no, spero che sia l'inizio, perché questo decreto deve essere solo l'inizio di una riforma ben più ampia, che inserisca anche, ad esempio, il CGIE, che non rappresenta più nessuno, se non quelle poche centinaia di persone che lo votano, l'1,5 per cento se non ricordo male. Nel 2021, nelle ultime elezioni Comites, non ha votato più dell'1,55 per cento. Quindi, capite bene l'altissima rappresentanza. I Comites, non ne parliamo.
E poi ovviamente dobbiamo mettere a posto il voto degli italiani all'estero, che è uno stampificio . Guardate, prima sentivo dire dall'onorevole Porta - tramite lei, Presidente - di quanti diplomatici si siano lamentati per questo decreto. Mah, oddio, forse quelli legati alla CGIL ? Non lo so, ma certamente non i diplomatici che ho ascoltato io.
L'onorevole Ciani - sempre per suo tramite, Presidente - dice che ha avuto la sensazione che siamo contrari a ogni tipo di migrante. Sì, a quelli illegali, certo, che siano esteri o che siano italiani, assolutamente sì! Siamo coerenti, siamo contrari a ogni tipo di immigrante illegale ! Ancora, l'onorevole Porta: mancati introiti. Io non capisco di quali mancati introiti parli, ma certamente ci saranno i mancati introiti su tutti gli affari che sono stati fatti per le vendite dei passaporti e dei visti. Questo sicuramente, da patronati, da tutto quello che gira intorno al mondo all'estero .
Onorevole Zaratti, non solo il collega Zaratti … per suo tramite, Presidente, . Egli diceva che sono andate via 100.000, 150.000 persone negli ultimi anni. No, ragazzi, bisogna che ci diciamo le cose come stanno: negli ultimi anni, non sono andate via 100.000, 150.000 persone, ma si sono iscritte all'AIRE, erano già fuori, perché, negli ultimi dieci anni, i Governi che hanno preceduto questo, ci hanno lasciato un disastro: le persone sono fuggite! Solo oggi si stanno iscrivendo all'AIRE, ma stavano già fuori - Non è così! Studia! Studia!!
PRESIDENTE. Deputato Ricciardi!
ANDREA DI GIUSEPPE(FDI). Eh, lo so, non sono professore universitario, sono un semplice imprenditore.
PRESIDENTE. Concluda.
ANDREA DI GIUSEPPE(FDI). Allo stesso tempo, però, si aprono i termini del riacquisto della cittadinanza da parte di chi l'ha persa per costrizione, obbligo, necessità, non per comodo. Chi è nato in Italia o ci ha vissuto per almeno due anni, potrà ottenere la cittadinanza: di questo, signori, sono trent'anni che ne parlate, trent'anni, e non è mai stato fatto.
PRESIDENTE. Deve concludere.
ANDREA DI GIUSEPPE(FDI). Sì. Volevo leggervi velocemente una nota di una lettera che mi è arrivata due anni fa: Sono il tenente di vascello Attilio Mario Russo, residente in Daytona Beach, in Florida. Mi sono imbarcato sui sommergibili dal 2 settembre 1937 fino al 1946. Successivamente sono stato insignito di 14 onorificenze, fra cui la medaglia d'argento. Dopo l'armistizio, ho comandato il sommergibile “Marea” in missione negli Stati Uniti fino al 1945, operando con la Marina americana. Congedandomi, nel 1950, ho raggiunto la Florida, dove tuttora vivo con mia moglie. Per totale mancanza di pubblicità della legge della doppia cittadinanza da parte delle autorità consolari italiane, non ho provveduto in tempo a fare domanda ed ora mi viene negato il diritto, a mio parere, di riottenere la cittadinanza della patria per la quale ho combattuto, tenendo alto l'onore della Marina. Ho quasi 88 anni e, seppure in buona salute, non mi posso illudere di vivere ancora molti anni nell'attesa che qualcuno si faccia carico del mio problema e di altri nelle mie stesse condizioni…
PRESIDENTE. Deve chiudere, la ringrazio.
ANDREA DI GIUSEPPE(FDI). Questa lettera... Un secondo solo.
PRESIDENTE. Deve chiudere.
ANDREA DI GIUSEPPE(FDI). Bene, allora, con molta commozione, orgoglio e lucidità, annuncio il voto favorevole di Fratelli d'Italia su questo decreto, convintamente
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2402:
S. 1432 - “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza” .
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Avverto che, come già comunicato ai gruppi, la seduta di interpellanze urgenti prevista per venerdì 23 maggio avrà inizio alle ore 10,30.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare la deputata Michela Di Biase. Ne ha facoltà.
MICHELA DI BIASE(PD-IDP). Grazie, Presidente. Domenico Cecchini, per tutti Mimmo, è stato un urbanista illuminato, visionario, autorevole. Negli anni Settanta fu protagonista della stagione delle lotte per il diritto alla casa.
Dirigente di Lotta Continua, sempre dalla parte di chi rivendicava una città più giusta. Professore di urbanistica…
PRESIDENTE. Deputata Di Biase, le consiglio di attendere un attimino, perché non ci sono le condizioni per ascoltarla. Quindi, aspettiamo che i colleghi deputati o escano dall'Aula o decidano di fare silenzio, che sarebbe anche preferibile. Colleghi! Prego, a lei la parola.
MICHELA DI BIASE(PD-IDP). Domenico Cecchini, per tutti Mimmo, è stato un urbanista illuminato, visionario, autorevole. Negli anni Settanta fu protagonista delle stagioni delle lotte per il diritto alla casa, dirigente di Lotta continua, sempre dalla parte di chi rivendicava una città più giusta. Professore di urbanistica presso la facoltà di ingegneria dell'università La Sapienza, direttore di ricerca presso lo Svimez, presidente dell'Istituto nazionale di urbanistica del Lazio, Mimmo ha unito con rigore il pensiero, l'azione e l'istituzione.
Dal 1993 al 2001 è stato assessore all'urbanistica della giunta Rutelli. In quella stagione innovativa e dirompente, Mimmo fu molto più di un assessore: ne fu l'autentico interprete. Nel campo della pianificazione urbanistica è stato padre di strumenti fondamentali: la variante di salvaguardia, la variante a verde e servizi, il Piano delle certezze e, infine, il nuovo piano regolatore, approvato dalla giunta e proposto al consiglio alla fine della consiliatura Rutelli.
Immaginava e progettava la città attorno a spazi pubblici di qualità, convinto che la regia pubblica dovesse essere al centro della trasformazione urbana. Alla sua visione risposero architetti di fama mondiale - Meier, Renzo Piano, Zaha Hadid - che condividevano con lui quell'idea di città aperta e solidale. A lui dobbiamo la salvaguardia del verde e la realizzazione di molti dei parchi che oggi rendono vivibili le nostre periferie urbane: parco di Centocelle, parco di Veio e parco della Caffarella, per citarne solo alcuni.
Non era incline ai compromessi, soprattutto quando si trattava di difendere ciò che riteneva giusto, ma faceva dell'ascolto un tratto fondamentale e distintivo della sua azione di governo. A molti di noi ha detto: fate bene anche una cosa piccola, perché anche quella contribuisce a fare cose grandi. A Stella e Silvia giunga il mio cordoglio e quello di quest'Aula. Ti ricorderemo, Mimmo. I romani ti ricorderanno con affetto e con riconoscenza, perché Roma, anche grazie a te, è diventata un po' più giusta, un po' più bella, un po' più nostra
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Nicole Matteoni. Ne ha facoltà.
NICOLE MATTEONI(FDI). Grazie, Presidente. Oggi lo sport italiano è in lutto: è venuto a mancare Nino Benvenuti, uno dei più grandi pugili di tutti i tempi, simbolo di un'Italia fiera e coraggiosa, citando le parole del Presidente Meloni, ma simbolo anche del riscatto del popolo istriano. Orgoglioso di esserlo, decise qualche anno fa di raccontare la sua storia attraverso un fumetto: dall'infanzia a Isola d'Istria, alla violenza subita dai titini che lo portò a diventare figlio di Trieste, città dove iniziò il suo percorso sportivo a livello professionale, al dramma dell'esodo giuliano-dalmata, ai sacrifici che lo hanno portato a raggiungere i più alti riconoscimenti sportivi a livello internazionale; campione olimpico dei pesi nel 1960, campione mondiale dei pesi tra il 1965 e il 1966, campione europeo dei pesi medi tra il 1965 e il 1967, campione mondiale dei pesi medi tra il 1967 e il 1970. Nel 1992 fu inserito nella primo italiano ad ottenerlo.
Alla storia è consegnata la rivalità - poi divenuta amicizia - con Griffith, che ci regalò una trilogia indimenticabile di . Tanti primati raggiunti, che sarà nostro compito ricordare. Rendiamo omaggio non solo al campione olimpico e mondiale, ma all'uomo che non dimenticò mai la sua terra, l'Istria, e la tragedia delle Foibe e dell'esodo, di cui fu essenziale narratore. Alla famiglia le più sentite condoglianze della comunità di Fratelli d'Italia, certi che la sua storia umana e sportiva non verrà mai dimenticata .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Rossi. Ne ha facoltà.
ANDREA ROSSI(PD-IDP). Presidente, ore 4 e minuti 4: la terra trema, succede in pochi secondi, ma quei secondi si portano via anni di vita. È quello che accadde in Emilia la notte del 20 maggio del 2012. Un boato, il silenzio spezzato e le sirene che iniziano a risuonare nel buio; capannoni, chiese, scuole, case, crollano certezze e poi il dolore, lo smarrimento. Nel giorno del suo tredicesimo anniversario dalla prima scossa, colgo l'occasione per ricordare le vittime di quel terremoto, uomini e donne che hanno perso la vita nel posto in cui lavoravano, nei luoghi dove si sentivano al sicuro, e con loro il dolore di famiglie spezzate e comunità segnate per sempre. Ma l'Emilia non si è arresa, l'Emilia ha reagito con dignità e con ostinazione: i cittadini, la Protezione civile, le associazioni, le istituzioni, i volontari, tutti insieme da subito a scavare tra le macerie, ma anche a costruire speranza, a tenere insieme il tessuto sociale anche quando tutto sembrava perso. È questo il tratto distintivo di una terra operosa e solidale: la capacità di trasformare una tragedia in una sfida collettiva.
A 13 anni di distanza la ferita non è scomparsa, ma si è trasformata in ricostruzione, una ricostruzione esemplare, per usare le parole del Presidente Mattarella: oltre 8 miliardi di euro investiti e dietro ogni cifra una storia. Circa 20.000 abitazioni sono state ripristinate, 28.000 persone sono rientrate, 570 scuole ripristinate o ricostruite , senza che mai sia stata persa un'ora di lezione, oltre 6.800 piccole attività commerciali, artigianali e dei servizi sono state rese di nuovo agibili, 3.359 aziende industriali e agricole ristrutturate e altre 2.155 imprese sono state messe in sicurezza, con i propri stabilimenti o spazi di produzione. Sono stati quasi realizzati 10.000 interventi per circa 3,2 miliardi di euro, per un ammontare di contributi concessi, appunto, per la loro realizzazione. Tutto questo è avvenuto speditamente, anche grazie all'impegno e alla collaborazione tra Governo nazionale, regioni ed enti locali: la capacità di fare sistema.
La ricostruzione in Emilia non è stata solo edilizia, però, perché è stata una ricostruzione di fiducia, di comunità, di futuro, e oggi possiamo dire che quella notte tremenda non ha piegato l'Emilia, l'ha rafforzata e, come ha detto oggi il nostro presidente della regione De Pascale, dalla tragedia a un'occasione di rinascita. Questa è l'Emilia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato La Salandra. Ne ha facoltà.
GIANDONATO LA SALANDRA(FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, tre giorni fa, sabato 17, il calcio Foggia e i suoi tifosi hanno conquistato sul campo la salvezza. Il giorno dopo - questa settimana - si è aperto con una maxi operazione portata avanti dalla DDA di Bari, dalla intera squadra Stato, che ha segnato un nuovo ed ulteriore colpo alla criminalità organizzata foggiana che, questa volta, ha colpito il sentimento di una città che si lega fortemente alla sua squadra di calcio.
Quattro arresti, 52 Daspo: sono numeri particolarmente significativi perché, ancora una volta, evidenziano la capacità della criminalità organizzata foggiana di infiltrarsi nel tessuto economico e, questa volta, di colpire il sentimento più sincero della città di Foggia, che alla sua squadra di calcio ha sempre legato grande passione e grande sentimento.
Ci tenevo ad intervenire perché? Non semplicemente per ricordare l'importante lavoro che la squadra Stato ogni giorno svolge nella provincia di Foggia, ma per ricordare, ancora una volta, quanto può essere importante non abbassare la guardia dinanzi al tema delle infiltrazioni. Diceva Giovanni Falcone che “la mafia è un fenomeno umano e, come tutti i fenomeni umani, ha un principio, una sua evoluzione e avrà, quindi, anche una fine”.
Voglio ripetere questa frase, perché? Perché la parte lesa della criminalità organizzata sono proprio i tifosi, che oggi sono quelli maggiormente colpiti. Un sentito grazie ancora allo Stato, che ha dimostrato la sua capacità di intervenire e di restituire lo stadio ai foggiani, ai tifosi del Foggia Calcio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ruspandini. Ne ha facoltà.
MASSIMO RUSPANDINI(FDI). Grazie, Presidente. Intervengo per raccontare di una storia molto triste e, purtroppo, poco conosciuta. Mi riferisco ai fatti, che lei conosce, del maggio del 1944: Linea Gustav, fronte di Cassino, l'Esercito francese schierato a sinistra della 5a Armata americana. Nell'Esercito francese 130.000 uomini, di cui molti del CEF, il Corpo di spedizione francese, fatto da algerini, tunisini e, soprattutto, marocchini di origine berbera provenienti dalle montagne dell'Atlante, particolarmente abili nel confronto soprattutto nelle zone montane: furono molto importanti per sfondare il fronte di Cassino. Gli storici non sono concordi sulle parole del generale Juin, che promise loro 50 ore di totale libertà di depredare, di fare tutto quello che volevano rispetto a quello che avrebbero incontrato nel loro percorso. L'impatto con la cittadinanza, che aspettava la liberazione e che pregava per la fine dei bombardamenti, fu devastante. Soltanto in Ciociaria si contano quasi 20.000 casi di stupri, altre migliaia di atti di violenza sessuale. Se contiamo quello che accadde dallo sbarco in Sicilia fino alle porte di Firenze, 60.000 donne italiane sono state stuprate e contiamo quasi 180.000 atti di violenza sessuale su tutto il territorio nazionale, quasi tutto il territorio nazionale.
C'è stato l'appello del Papa, che si rivolse a De Gaulle, che chiese ed ottenne da Eisenhower l'allontanamento delle truppe nordafricane. C'è stato un film che ha vinto anche un di Vittorio De Sica, , appunto. E anche un appello va riconosciuto e va ricordato, nel 1953, in quest'Aula, di una deputata comunista, l'onorevole Rossi, che per prima portò all'attenzione nazionale questa incredibile tragedia.
Noi siamo qui a ricordare il sacrificio di queste donne, che non hanno avuto la fortuna di essere organiche al circuito dell'industria del politicamente corretto. Non c'è stata per loro nessuna crociata femminista, non vengono ricordate adeguatamente nei libri di scuola. Speriamo insieme all'Associazione nazionale vittime delle marocchinate e a tanti volenterosi del nostro partito e non solo di poter, un giorno, dedicare alla memoria di queste donne il giusto tributo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Urzi'. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO URZI'(FDI). Grazie, Presidente. Non riusciranno sicuramente a distoglierci dall'obiettivo di portare l'Alto Adige fuori dal pantano delle contrapposizioni, quelle etniche, italiani, tedeschi ne abbiamo sentite tante. Ieri abbiamo avuto un'idea, attraverso i gesti del neoeletto sindaco di Merano, Zeller, quell'atto di scostare con fastidio la fascia tricolore, allontanandola da sé, che si volesse tentare di rialimentare artificiosamente quel fastidioso tormentone di atteggiamenti simbolici di rifiuto della cultura del rispetto. Poi le scuse, accettate.
Noi andiamo, però, Presidente, in una direzione completamente, diametralmente opposta, che è quella del futuro, e diciamocelo: abbiamo vinto le elezioni a Bolzano , facendo eleggere per la prima volta in ottant'anni un sindaco del centrodestra, destinato a rimanere e proposto alla coalizione da Fratelli d'Italia. Ma abbiamo vinto anche grazie alle migliaia di elettori di lingua tedesca: abbiamo anche il dovere della riconoscenza, di ammetterlo e ci hanno sostenuto al ballottaggio, hanno respinto l'appello interessato a votare in blocco a sinistra, come la sinistra si era abituata accadesse meccanicamente in virtù di una pregiudiziale ideologica negli ultimi decenni. Abbiamo stabilito, sostanzialmente, con questi elettori una personale intesa, pragmatica, sui temi, sulla sicurezza, sulla difesa delle nostre identità - nostre identità, Presidente -, sulla tutela dell'ambiente, sull'agricoltura.
Ma c'è di più: abbiamo scritto anche una pagina del nostro futuro con la riscrittura dello statuto di autonomia, una promessa di Giorgia Meloni. Lo abbiamo fatto. Siccome è una riforma che riconosce per la prima volta un equilibrio perfetto fra misure a favore dei concittadini di lingua tedesca, così come quelli di lingua italiana, è stata salutata come la pietra miliare su cui saldare la fiducia verso un'autonomia di tutti, di cui siamo, come Fratelli d'Italia, i principali garanti. Non un'autonomia solo di alcuni.
A proposito di tricolore, Presidente. Da lì siamo partiti. Ho ricordato oggi: è un simbolo della Repubblica, che è fondata sulla Costituzione, la stessa che tutela, all'articolo 6 e attraverso lo statuto speciale, le minoranze linguistiche, di una delle quali - quella tedesca - fa parte proprio il sindaco Zeller, che ha rispetto del tricolore, ha rispetto dell'autonomia e della tutela delle minoranze linguistiche e viceversa. Ma lo sia, Presidente, davvero per tutti. Caso chiuso in ogni caso. Quel gesto ci ha ferito, ma il caso è chiuso. Abbiamo preso atto delle scuse del neo-sindaco di Merano, Katharina Zeller, e devo dire che ci devono bastare. Zeller ha chiarito di avere sbagliato e che indosserà la fascia con dignità e rispetto in tutte le occasioni in cui è d'obbligo e ne prendiamo atto anche con soddisfazione.
C'è una sacca, però - va detto -, sempre più ridotta nei numeri, che tenta di ostacolare questo percorso di pacificazione e di unità anche in Alto Adige e che ci vorrebbe fermi agli anni Ottanta. Il sindaco Katharina Zeller d'altronde propone una maggioranza con il Partito Democratico e la sinistra, non certo con Fratelli d'Italia. Quindi, Presidente, voltiamo pagina e guardiamo al futuro. Il caso - l'ho detto - è chiuso, ma quello che dovevamo dire l'abbiamo detto .
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
2.
3.