PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
BENEDETTO DELLA VEDOVA, legge il processo verbale della seduta del 3 giugno 2025.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 86, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta in corso .
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 5 giugno 2025, la deputata Naike Gruppioni, già iscritta al gruppo parlamentare Italia Viva-il Centro-Renew Europe, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Fratelli d'Italia.
La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato che il comitato direttivo del gruppo medesimo ha accolto la richiesta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Per chiedere un'informativa urgente alla Presidente Meloni e al Sottosegretario Mantovano. Io credo che abbiate letto attentamente, nelle ultime ore, cosa è successo sulla nota vicenda chiamata “caso Paragon”. Paragon stessa, cioè l'azienda di israeliana, ha dichiarato ufficialmente ad qualcosa che, secondo noi, ha qualcosa di clamoroso, cioè di aver offerto al Governo e al Parlamento italiano aiuto per determinare se il suo sistema sia stato utilizzato impropriamente dalle agenzie dei servizi italiani ovvero contro per esempio il giornalista Cancellato, in violazione delle leggi italiane e dei termini contrattuali stessi.
Ci siamo avvalsi di questo aiuto? Lo chiedo alla Presidente Meloni. E se davvero l'offerta è stata fatta, a questo punto pare di no. Secondo Paragon le autorità hanno scelto di non procedere, cioè di non attivare quelle clausole che sono attive nella , ecco perché la società israeliana avrebbe rescisso unilateralmente - si scrive - i suoi contratti in Italia, cioè il Governo Meloni insomma avrebbe scelto di non collaborare, di non chiarire né spiegare chi abbia usato Graphite e contro chi. Peccato che la relazione del Copasir di venti pagine, per cinque mesi di lavoro, non faccia menzione di tutto ciò.
Anzi, lo dico solo così, a beneficio di chi ci ascolta: l'8 febbraio, quando è stato siglato l'accordo per l'utilizzo di Paragon, proprio in quei giorni arrivavano a don Mattia Ferrari e a Casarini i primi avvisi proprio dalla Apple - anzi, da Meta - per la violazione, appunto, dei loro cellulari. Mantovano e il DIS smentiscono la versione, però, di Paragon. Ritorno al punto: dal 14 febbraio l'uso del Graphite sarebbe stato sospeso di comune accordo. La relazione con Paragon si è conclusa il 12 aprile, per questo le agenzie non hanno voluto ulteriori verifiche e quelle indagini avrebbero danneggiato la reputazione dell' italiana.
Il Copasir sostiene di aver controllato a fondo i database dell'AISI e dell'AISE, ma qual è la verità? E chi ce lo può dire, se non il Sottosegretario Mantovano e la Presidente Meloni? E soprattutto: ma possiamo accettare che non si vada a fondo in una vicenda così grave? Se sono stati i servizi a spiare Cancellato, don Mattia Ferrari, Ciro Pellegrino e gli attivisti, allora se non sono loro chi è stato?
Lo chiedo così, Presidente: un'agenzia straniera? Qualcuno che ha agito all'oscuro dei nostri apparati di sicurezza? E chi ha trasmesso le intercettazioni degli attivisti di Mediterranea alle milizie libiche? Perché ci sono evidenze che queste intercettazioni siano nelle mani di quei tagliagole. Ma è normale - lo chiedo così, a lei - che ci siano attivisti che, per cinque anni, vengono intercettati, attivisti che si occupano dei diritti umani, dei migranti? Ci aspettiamo che le procure verifichino le affermazioni di Paragon. Il grado di opacità della vicenda ha raggiunto livelli insostenibili. Tutte e tutti hanno il diritto di sapere se siamo di fronte a spionaggio e a dossieraggio di Stato. Pretendiamo che il Governo riferisca in Aula e se - ho concluso Presidente -, con tutti i limiti, le reticenze, veri e propri buchi neri, comunque, il Copasir ha concluso i suoi lavori, non è arrivato il momento che il Parlamento italiano affronti, in una seduta pubblica, una delle più gravi violazioni dei nostri diritti, delle libertà costituzionali verificatesi negli ultimi anni?
È possibile che questo passi sotto silenzio, come se sia una vicenda diciamo giornalistica di serie B, quando, invece, riguarda i diritti di quei giornali, di quegli attivisti, ma anche i nostri, le nostre prerogative? Ecco, credo che Giorgia Meloni non possa nascondersi per sempre, non possa farlo il Sottosegretario Mantovano e non è una vicenda che riguarda solo il Copasir, riguarda tutti noi, riguarda la democrazia.
PRESIDENTE. Riferirò al Presidente della richiesta di informativa appena giunta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2397: Conversione in legge del decreto-legge 22 aprile 2025, n. 54, recante disposizioni urgenti ai fini dell'organizzazione e della gestione delle esequie del Santo Padre Francesco e della cerimonia per l'inizio del ministero del nuovo Pontefice.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
La I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, presidente della Commissione affari costituzionali, deputato Nazario Pagano.
NAZARIO PAGANO, Grazie, Presidente. Gentili onorevoli colleghi, l'Assemblea è chiamata oggi ad esaminare il disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 22 aprile 2025, n. 54, recante disposizioni urgenti ai fini dell'organizzazione e della gestione delle esequie del Santo Padre Francesco e della cerimonia per l'inizio del ministero del nuovo Pontefice, approvato all'unanimità dal Senato lo scorso 13 maggio. Posso affermare di aver partecipato all'inizio di questo nuovo pontificato proprio con la Presidente che è qui oggi a presiedere; è stato un momento di grande commozione e mi sento di poterlo riferire anche oggi.
Ricordo che la Commissione affari costituzionali, nella seduta del 27 maggio, ha avviato l'esame del provvedimento, nel corso del quale non è stata presentata alcuna proposta emendativa, e che si è poi concluso nella seduta del 3 giugno, con la deliberazione del mandato al relatore a riferire favorevolmente in Assemblea.
Passando a illustrare i contenuti del provvedimento, faccio presente che il decreto-legge è composto da tre articoli.
L'articolo 1, suddiviso in tre commi, attribuisce al capo del Dipartimento di protezione civile un potere di coordinamento e di ordinanza (con facoltà di deroga rispetto all'ordinamento vigente), al fine di assicurare una ordinata partecipazione dei convenuti alle esequie del Pontefice e alla cerimonia di avvio del pontificato del successore. In particolare, il comma 1 prevede che il capo del Dipartimento di protezione civile, nell'esercizio di tale potere di coordinamento, individui, definisca ed attui le misure organizzative relative alla mobilità, all'accoglienza e all'assistenza, anche sanitaria, della popolazione e a quant'altro occorra a garantire il funzionale svolgimento dei suddetti eventi, nonché individui, definisca e attui le iniziative dirette al conseguimento urgente della disponibilità di beni, di forniture e servizi comunque necessari e strumentali per la funzionale organizzazione dei predetti eventi.
Il comma 2 dispone che il capo del Dipartimento di protezione civile operi in stretto raccordo con le altre autorità pubbliche - il prefetto di Roma, il commissario di Governo per il Giubileo della Chiesa cattolica per l'anno 2025, il presidente della regione Lazio e il sindaco di Roma capitale -, garantendo il costante coordinamento anche con le altre amministrazioni, gli enti pubblici e privati e le società di servizi.
Il capo del Dipartimento di protezione civile si avvale, inoltre, delle strutture dello stesso Dipartimento, assicurando il concorso delle componenti e delle strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile. Può individuare, sulla base di convenzioni anche onerose, nei limiti delle risorse disponibili, soggetti attuatori per il compimento di specifiche azioni o interventi, ivi comprese società o partecipate dallo Stato o dagli enti territoriali interessati. Il comma 3, infine, stabilisce che, nello svolgimento delle attività regolate dal provvedimento, il capo del Dipartimento della Protezione civile provveda con i poteri e mediante le ordinanze di protezione civile, ai sensi dell'articolo 25 del codice della protezione civile, di cui al decreto legislativo n. 1 del 2018. Tali ordinanze sono, quindi, abilitate alla deroga di ogni disposizione vigente, nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico e delle norme dell'Unione europea e, per altro verso, possono essere assunte in deroga all'articolo 24, comma 1, del predetto codice, dal momento che non è richiesta, nel caso disciplinato dal decreto-legge in esame, la deliberazione dello stato di emergenza.
Segnalo poi che il capo del Dipartimento della Protezione civile può anche provvedere, previa intesa con il Ministero dell'Interno, in deroga agli “atti di indirizzo che disciplinano l'organizzazione di manifestazioni pubbliche ad alto impatto” e può provvedere, in applicazione dell'articolo 140 del codice dei contratti pubblici, di cui al decreto legislativo n. 36 del 2023, che modula le procedure in caso di somma urgenza e di protezione civile.
Evidenzio che, ferma l'esigenza di raccordo e di coordinamento summenzionata, sono fatte salve le attribuzioni comunque del prefetto di Roma, nell'ambito della circoscrizione territoriale di competenza, con riguardo al coordinamento delle Forze di Polizia, delle Forze armate e del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e alla definizione delle relative pianificazioni in materia di ordine e sicurezza pubblica e soccorso pubblico inerenti alle finalità del provvedimento in esame.
L'articolo 2 reca le disposizioni finanziarie e stabilisce, in particolare, che, all'attuazione del decreto-legge in esame, si provvede a valere sulle risorse iscritte sul bilancio della Presidenza del Consiglio dei ministri e assegnate al Dipartimento della Protezione civile, ai sensi del decreto-legge n. 90 del 2005 (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 152 del 2005), che reca “Disposizioni urgenti in materia di protezione civile”.
Infine, l'articolo 3 dispone che il decreto-legge entri in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione in . Ricordo, dunque, che il decreto-legge è vigente dallo scorso 22 aprile 2025.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo. Si intende che si riservi di farlo in seguito.
È iscritto a parlare il deputato Marco Padovani. Ne ha facoltà.
MARCO PADOVANI(FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, onorevoli colleghi, come ha già evidenziato il relatore, il disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 22 aprile 2025, n. 54, recante disposizioni urgenti ai fini dell'organizzazione e della gestione delle esequie del Santo Padre…
PRESIDENTE. Scusi, onorevole, mi perdoni, non me ne ero resa conto all'inizio: il suo microfono ha un piccolo ritorno. Se potesse cambiare posto, in modo da avere un audio migliore…
MARCO PADOVANI(FDI). Bene.
PRESIDENTE. Prego, scusi.
MARCO PADOVANI(FDI). Grazie, Presidente. Come anche evidenziato dal relatore, il disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 22 aprile 2025, n. 54, recante disposizioni urgenti ai fini dell'organizzazione e della gestione delle esequie del Santo Padre Francesco e della cerimonia per l'inizio del ministero del nuovo Pontefice, componendosi di tre articoli, persegue il fine di fronteggiare il prevedibile ed eccezionale afflusso di pellegrini nella città di Roma per tali eventi.
In particolare, l'articolo 1 attribuisce al capo del Dipartimento di Protezione civile un potere di coordinamento e di ordinanza, con facoltà di deroga rispetto all'ordinamento vigente, al fine di assicurare un'ordinata partecipazione dei convenuti alle esequie del Pontefice e alla cerimonia di avvio del pontificato del successore.
In tale contesto, il comma 3 dell'articolo 1 stabilisce che siano fatte salve, in ogni caso, le attribuzioni del prefetto di Roma, nell'ambito della circoscrizione territoriale di competenza, con riguardo al coordinamento delle Forze di Polizia, delle Forze armate e del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e alla definizione delle relative pianificazioni in materia di ordine e sicurezza pubblica e soccorso pubblico inerenti alle finalità di cui al decreto-legge.
Al fine quindi di assicurare la massima efficienza, efficacia e tempestività, nonché la gestione unitaria delle attività, il capo del Dipartimento della Protezione civile opera in stretto raccordo con il prefetto di Roma, il commissario di Governo per il Giubileo della Chiesa cattolica 2025, il presidente della regione Lazio e il sindaco di Roma Capitale, garantendo il costante coordinamento anche con le altre amministrazioni, gli enti pubblici e privati e le società di servizi, anche attraverso l'interscambio delle informazioni utili, in un contesto di sinergie operative.
Il capo del Dipartimento della Protezione civile si avvale delle strutture del dipartimento medesimo, assicurando il concorso delle componenti e delle strutture operative del servizio nazionale della Protezione civile e può individuare, sulla base di convenzioni anche onerose e nei limiti delle risorse disponibili ai sensi dell'articolo 2, soggetti attuatori per il compimento delle specificazioni o interventi, ivi comprese società o partecipate dello Stato o degli enti territoriali interessati.
Considerato che, conseguentemente alla scomparsa del Santo Padre, vi sarà la celebrazione per l'inizio del ministero del nuovo Pontefice, per cui si impone la definizione e l'attuazione di straordinarie misure organizzative efficaci sotto il profilo della mobilità, dell'accoglienza e dell'assistenza, anche sanitaria, e di quant'altro occorra ad assicurare un'ordinata partecipazione dei fedeli; considerata la necessità di garantire misure urgenti adeguate alle straordinarietà dei citati eventi, da assumere con l'esercizio di poteri in deroga alle vigenti normative, è stato emanato tale decreto-legge.
È opportuno ricordare, quindi, che la cooperazione tra Stato e Chiesa è una costante, soprattutto negli ambiti come la cultura, l'assistenza sociale e la sanità. In particolare, il 2025 è un anno di grande rilevanza per la Chiesa cattolica, essendo in essere il Giubileo. Questo evento sta richiamando milioni di pellegrini a Roma, creando una grande mobilità e un'occasione di riflessione spirituale e culturale. L'evento è anche occasione per la Santa Sede di rafforzare la sua influenza internazionale e di promuovere la pace e il dialogo interreligioso. In questo contesto, il Giubileo si configura come un momento di intensi rapporti tra Stato e Chiesa, con una maggiore visibilità della Chiesa cattolica e un'attenzione particolare da parte dello Stato per garantire un'adeguata accoglienza ai pellegrini.
Secondo le stime di un recente studio del Centro studi sulle nuove religioni, il 74,5 per cento degli italiani e degli stranieri residenti in Italia è cattolico. Sono numeri importanti, che vanno a ribadire l'importanza della collaborazione con la Chiesa nelle sue ampie sfaccettature, quindi anche attraverso questo provvedimento.
Del resto, è opportuno ricordare che i Patti Lateranensi regolano ancora oggi i rapporti tra Italia e Santa Sede. Per tutti questi motivi e non solo, il gruppo di Fratelli d'Italia ribadisce l'importanza di una sempre maggiore e proficua collaborazione con la Chiesa cattolica.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, il presidente della Commissione affari costituzionali, deputato Nazario Pagano. S'intende che vi abbia rinunciato.
Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo. Si intende che vi abbia rinunciato.
Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Bignami, Molinari, Barelli, Lupi ed altri n. 1-00447 concernente il rapporto della Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza (ECRI) sul fenomeno di profilazione razziale da parte delle Forze dell'ordine in Italia .
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori
Avverto che in data odierna sono state presentate le mozioni Fassino ed altri n. 1-00449 e Bonetti ed altri n. 1-00451, che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente . I relativi testi sono in distribuzione.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
È iscritto a parlare il deputato Francesco Michelotti, che illustrerà anche la mozione n. 1-00447, che ha sottoscritto in data odierna. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MICHELOTTI(FDI). Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Temo che sia sempre il microfono problematico: proviamone un altro. Forse è la fila che oggi ci dà qualche problema. Proviamo, onorevole, scusi.
FRANCESCO MICHELOTTI(FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, la mozione presentata dal presidente, onorevole Galeazzo Bignami, e sottoscritta da tutto il centrodestra, non è soltanto un atto di indirizzo parlamentare ma è una doverosa risposta ad un attacco politico che proviene dall'Europa, dalla Commissione europea del Consiglio d'Europa; un attacco vergognoso, un'accusa indegna, un'offesa assolutamente infondata nei confronti delle nostre Forze dell'ordine che noi respingiamo con forza al mittente.
L'Italia onesta respinge con forza e con fermezza quello che abbiamo appreso, come recita la nostra mozione, nel sesto rapporto sull'Italia della Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza del Consiglio d'Europa, quando riferiva di numerose presunte testimonianze di profilazioni razziali da parte delle Forze dell'ordine italiane che prenderebbero - uso il condizionale perché è d'obbligo, perché non possiamo certo abbeverarci a questo rapporto da parte della Commissione europea -, che prenderebbero di mira rom e persone di origine africana.
È un'accusa, come ho detto, assolutamente vergognosa, quella della profilazione razziale, che viene delineata dal Consiglio d'Europa, non soltanto perché infondata, non soltanto perché non si fonda su elementi certi ma perché costituisce un oltraggio vero e proprio all'abnegazione, al sacrificio, all'onestà di tante donne e uomini in divisa che tutti i giorni lavorano sul territorio per garantire la nostra legalità e la nostra sicurezza. Noi riteniamo che il sesto rapporto ECRI, che abbiamo scritto e riportato nella nostra mozione, quando va a parlare di questa profilazione razziale, non si basi su alcun elemento certo, su alcun dato verificato, su alcun riscontro probatorio fatto, ma addirittura chiede all'Italia di avviare al più presto uno studio indipendente per capire se questo tipo di fenomeni sono in qualche modo in estensione.
Non soltanto chiediamo al Governo di non avviare un bel niente, ma chiediamo al Governo di intraprendere tutte le azioni possibili per tutelare ancora una volta e ancora di più - perché questo Governo, il Governo Meloni lo ha fatto e lo fa quotidianamente dall'inizio del mandato - tutte quelle azioni a difesa e a tutela delle nostre Forze dell'ordine, perché l'Italia è un modello di accoglienza, di integrazione, di rispetto della legalità.
E possiamo dirlo, Presidente, tutti i Governi di destra, di sinistra, che si sono susseguiti nel corso degli anni nella nostra storia repubblicana, hanno tutti trasversalmente potuto apprezzare la professionalità, l'onestà, la competenza, l'abnegazione, il senso del dovere di tutte le Forze dell'ordine. Questo è un tema assolutamente italiano e nazionale che mette tutti d'accordo. E su questo noi auspichiamo una larghissima e unanime condivisione alla nostra mozione, perché da questo Parlamento, da quest'Aula, Fratelli d'Italia e tutto il centrodestra oggi vogliono dare un messaggio molto chiaro, molto lineare e netto con la nostra mozione, ossia che le Forze dell'ordine italiane non si toccano , si rispettano per tutto quello che fanno.
E su questo dobbiamo anche dire grazie al Presidente Mattarella che è intervenuto con immediatezza e autorevolezza per ribadire stima e fiducia alle nostre Forze dell'ordine. Perché Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia penitenziaria sono servitori dello Stato e hanno pagato un prezzo altissimo per questo servizio; alcuni rimanendo feriti, altri hanno pagato con la vita, altri, anche nelle cronache recenti, con aggressioni mentre facevano il proprio dovere. E mentre fanno il proprio dovere, purtroppo, a volte finiscono anche, loro malgrado, sotto processo penale soltanto perché hanno assolto al proprio compito. E allora ci chiediamo: chi sono le vittime? Coloro che tutti i giorni, facendo il proprio dovere, combattono per arginare la criminalità, o coloro che, invece, stando su un comodo divanetto, in un alto ufficio dell'Europa, puntano il dito contro le nostre Forze dell'ordine senza mai sporcarsi le mani e senza capire per davvero come stanno le cose? Noi crediamo che non ci sia dubbio nel rispondere a questa domanda e ci schieriamo, in maniera inequivocabile, senza ambiguità, come siamo soliti fare, peraltro, dalla parte delle nostre divise.
Anche perché, cari burocrati dell'Europa, quando si parla di profilazione e quando si fanno accuse così gravi, quindi quando si accusano i nostri i nostri agenti di aver fatto una profilazione razziale nei confronti di rom o di persone di origine africana, non soltanto si dice il falso e si mente sapendo di mentire senza avere prove, ma si accusa un'intera Nazione. L'unica profilazione che viene fatta è quella sui comportamenti e sulle condotte da parte delle nostre Forze dell'ordine.
Cosa vuol dire? Vuol dire che si arginano i criminali, si combattono i delinquenti e si tutelano i cittadini onesti. Questa è l'unica vera profilazione che le nostre Forze dell'ordine mettono in essere. Quindi - e concludo, signor Presidente - con questa mozione vogliamo respingere al mittente queste vergognose accuse, questo rapporto sull'Italia che non ha niente di fondato, di certo e di provato, e, come ha detto il Presidente Meloni, ribadire la nostra assoluta fiducia nei confronti delle Forze dell'ordine.
Giù le mani dai nostri agenti di Polizia, dai nostri Carabinieri, dalla Guardia di finanza, dalla Polizia penitenziaria e piena solidarietà ai nostri agenti. Fratelli d'Italia manda un messaggio chiaro, netto e inequivocabile: noi siamo, saremo, siamo sempre stati, siamo e saremo dalla vostra parte, dalla parte delle Forze dell'ordine, dalla parte di chi tutti i giorni lotta e lavora per tutelare la nostra legalità e la nostra sicurezza.
Per questo chiediamo un impegno serio e chiaro al Governo: quello di continuare, come sta facendo il Governo Meloni, a schierarsi dalla parte delle nostre Forze dell'ordine a cui tributiamo anche oggi, anche in questa sede, un sincero e sentito ringraziamento .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato De Maria, che illustrerà anche la mozione Fassino ed altri n. 1-00449, di cui è cofirmatario.
ANDREA DE MARIA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Il 28 maggio 2025 la Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza del Consiglio d'Europa ha presentato il rapporto annuale 2024, confermando la richiesta rivolta all'Italia di effettuare uno studio indipendente sulla profilazione razziale nelle Forze di polizia. L'ECRI evidenza numerose segnalazioni di pratiche discriminatorie, in particolare contro rom e persone di origine africana. Il rapporto invita le autorità italiane a intraprendere con urgenza un'indagine approfondita per rilevare e affrontare tali pratiche, riconoscendo però anche iniziative positive già avviate come norme che vietano esplicitamente la profilazione razziale e sistemi di monitoraggio sulle persone fermate.
È improprio ed evidentemente fuorviante interpretare il documento come un atto d'accusa nei confronti delle Forze dell'ordine del nostro Paese. Piuttosto viene raccomandata una verifica attenta, analoga a quella richiesta ad altri Stati, volta ad accertare che non vi siano comportamenti o pratiche che possano anche indirettamente essere riconducibili a forme di pregiudizio razziale.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto il capo della Polizia Pisani per riconfermare la stima e la fiducia dello Stato nelle Forze dell'ordine la cui azione si ispira allo spirito democratico e ai valori della Costituzione: parole in cui ci riconosciamo pienamente. La nostra riconoscenza va alle donne e agli uomini in divisa che ogni giorno operano con straordinaria dedizione, abnegazione e senso del dovere, mettendo spesso a rischio la propria incolumità personale per garantire la sicurezza e la salvaguardia di diritti fondamentali di tutti i cittadini senza alcuna distinzione di sesso, razza, lingua, religione o qualsiasi altra condizione.
Le Forze dell'ordine rappresentano un pilastro irrinunciabile per la sicurezza pubblica e la coesione sociale del Paese. Si trovano - dobbiamo dircelo - a operare in condizioni sempre più critiche segnate da gravi carenze di organico dovute all'insufficienza delle risorse stanziate per nuove assunzioni.
A questo si aggiungono le insufficienti risorse previste anche per il riconoscimento economico e contrattuale del lavoro svolto. L'ultimo rinnovo contrattuale ha previsto un aumento salariale largamente inferiore rispetto al tasso di inflazione registrato negli ultimi anni. Persistono, inoltre, forti criticità nelle politiche abitative, soprattutto per gli agenti impiegati nei grandi centri urbani, e nella mancanza di strumenti efficaci di previdenza integrativa. I numeri reali delle assunzioni, al netto dei pensionamenti, mostrano un saldo negativo che contraddice le dichiarazioni di rafforzamento dell'organico.
In questo quadro, si rende necessario un intervento urgente del Governo per incrementare le risorse destinate alle assunzioni, accelerare le procedure concorsuali e rafforzare in modo strutturale i presìdi di sicurezza su tutto il territorio nazionale, per garantire dignità, stabilità e sostenibilità al servizio quotidianamente prestato dalle donne e dagli uomini in divisa. Concretamente, senza la pura propaganda degli ultimi 2 anni.
Dopo la presentazione del rapporto ECRI, la Presidente Meloni ha definito vergognose le sue indicazioni, il Ministro Salvini ha chiesto di sciogliere il Consiglio d'Europa e la mozione di maggioranza si muove sulla stessa linea.
Queste dichiarazioni rappresentano un grave attacco alle istituzioni democratiche e ai meccanismi internazionali per la tutela dei diritti umani. Sembrano far parte di una strategia sistematica per delegittimare tali organismi, come dimostrato anche dalla recente lettera indirizzata alla Corte europea dei diritti dell'uomo, sottoscritta dall'Italia insieme ad altri Paesi membri, che sembra mirare a una limitazione dell'indipendenza della Corte stessa.
Il Consiglio d'Europa è nato dopo la Seconda guerra mondiale per ricostruire un'Europa fondata su democrazia, Stato di diritto e diritti umani. Non dobbiamo dimenticarlo. L'Italia, in quanto Paese fondatore, ha contribuito alla definizione degli standard internazionali oggi considerati essenziali per il funzionamento di uno Stato democratico. L'adesione a questi principi non è facoltativa e nemmeno simbolica, ma vincolante e sostanziale. Per questo motivo le osservazioni e le raccomandazioni dell'ECRI, così come di altri organismi del Consiglio d'Europa, non vanno intese come accuse o ingerenze, bensì come parte di un processo condiviso di garanzie e miglioramento continuo della qualità democratica nei diversi Stati membri.
In uno Stato di diritto maturo la legittimità e la fiducia nelle istituzioni di sicurezza si basano sul controllo democratico e sulla verifica indipendente della loro attività. Questo è fondamentale per assicurare il rispetto dei diritti e mantenere la fiducia fra cittadini e istituzioni. La trasparenza è la forza e la credibilità di chi opera con rigore e professionalità, la grande maggioranza degli operatori delle Forze dell'ordine, permettendo di distinguere comportamenti corretti da pratiche discriminatorie e arbitrarie, evitando che eventuali abusi danneggino l'intera istituzione.
Estremamente grave è che la maggioranza voglia strumentalizzare le Forze dell'ordine ai fini della propaganda politica, come è dannoso per la stessa sicurezza dei cittadini fomentare paure e intolleranze. Il degrado e la criminalità si contrastano con l'unità di tutte le forze politiche, unendo controllo del territorio e repressione dei reati ad azioni di integrazione e coesione sociale, sapendo che l'indipendenza dalla politica di chi garantisce la sicurezza di tutti è fondamentale per la democrazia.
Contrariamente alle strumentalizzazioni registrate nell'ultimo periodo, il rapporto non accusa le Forze dell'ordine italiane di razzismo, ma invita a verificare con attenzione possibili pratiche discriminatorie, anche non intenzionali, nei controlli e nelle attività quotidiane.
La raccomandazione principale si basa sul principio di prevenzione. L'ECRI chiede all'Italia di adottare strumenti di monitoraggio, come la raccolta di dati dettagliati e linee guida chiare per garantire equità e rispetto dei diritti umani. Questo rafforza la fiducia tra cittadini e istituzioni senza mettere in discussione in alcun modo il ruolo delle Forze dell'ordine.
Negare il problema o rifiutare il confronto con organismi internazionali rischia di danneggiare l'immagine del nostro Paese e la stessa democrazia italiana. Accogliere responsabilmente le raccomandazioni significa riaffermare l'impegno a promuovere uguaglianza, trasparenza e giustizia, valori fondamentali per essere parte credibile della comunità europea dei diritti.
Nel caso italiano quel rapporto è stato trasmesso ufficialmente al Ministero dell'Interno, come avviene per ogni Stato oggetto di valutazione, e il Governo ha avuto la possibilità di replicare e fornire osservazioni in un processo di dialogo istituzionale fondato sulla trasparenza e sulla cooperazione. Questo fatto dovrebbe essere sufficiente a ricondurre il dibattito entro i confini della razionalità e della responsabilità istituzionale. È pertanto eccessivo e improduttivo sollevare polemiche sproporzionate.
Siamo di fronte a una situazione che non giustifica allarmismi, ma che richiede attenzione, trasparenza e dialogo.
Invece, quello che stiamo osservando oggi appare un attacco sistematico da parte del Governo italiano verso le principali istituzioni internazionali incaricate della tutela dei diritti umani, come l'ECRI, come la Corte europea dei diritti dell'uomo, la Corte penale internazionale e vari organismi dell'Unione europea. Questo rappresenta - lo ribadisco - un grave rischio per la democrazia del Paese. Non si tratta infatti di episodi isolati, ma di una strategia intenzionale per delegittimare questi organismi e ridurre i controlli esterni sui diritti fondamentali.
In questo quadro, rigettare le osservazioni dell'ECRI o delegittimare l'intero Consiglio d'Europa non significa soltanto mettere in discussione l'autorità di un organismo internazionale, ma anche demolire il ruolo che l'Italia ha storicamente ricoperto come promotrice e garante dei diritti umani nel nostro continente .
PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
Il Governo intende intervenire o si riserva di farlo successivamente? Si riserva.
Il seguito della discussione è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Morassut ed altri n. 1-00440 in materia di pianificazione delle infrastrutture di trasporto .
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori
Avverto che sono state presentate le mozioni Iaria ed altri n. 1-00448 e Furgiuele, Deidda, Caroppo, Semenzato ed altri n. 1-00450 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione .
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
È iscritto a parlare il deputato Barbagallo, che illustrerà la mozione Morassut ed altri n. 1-00440, di cui è cofirmatario.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la mozione che arriva in Aula oggi nasce su iniziativa del Partito Democratico e, in particolare, del collega Roberto Morassut. L'obiettivo è quello di stimolare e alimentare il dibattito politico e fare assumere al Governo impegni chiari, precisi e perentori davanti al Paese rispetto al tema delle infrastrutture, su cui è evidente un primo punto: sul tema delle infrastrutture manca una visione, che certamente in questi anni il Governo non ha contribuito ad alimentare, a partire dal fatto che sono scomparsi e sono stati indeboliti una serie di atti amministrativi che erano dei punti di riferimento per operatori, cittadini e imprese.
Mi riferisco, signora Presidente, all'eliminazione del Piano generale dei trasporti dal codice degli appalti, così come alla genericità con cui l'allegato infrastrutture accompagna il Documento di finanza pubblica, il DFP; eravamo abituati a un elenco categorico di opere, di infrastrutture prioritarie e, invece, ogni anno che passa è sempre più generico. La stessa cosa per quanto riguarda il Documento strategico della mobilità ferroviaria: il PNRR prevedeva che ogni 6 mesi ci doveva essere un rapporto al Parlamento per fare lo stato dell'arte delle infrastrutture ferroviarie e questo Governo non si è degnato neanche di avviare questo tipo di interlocuzione.
Così come per il Documento strategico della mobilità stradale, pubblicato per l'ultima volta dal Ministero delle Infrastrutture nel lontano 2022. È stato sacrificato pure il ruolo dell'Autorità di regolazione dei trasporti. In questo quadro, quindi, la pianificazione e gli obiettivi che dovrebbero stare a cuore al Governo - quello di ridurre sempre di più il fra la parte più infrastrutturata del Paese, il Nord, e il Sud, quello di ridurre il fra le aree metropolitane e le aree interne, quello di migliorare sempre di più la qualità dei trasporti e delle infrastrutture nel Paese - sono affidati invece all'estemporaneità; all'estemporaneità dei e dei comunicati stampa del Ministro Salvini che decide, spesso per accompagnare le campagne elettorali, quali opere vanno finanziate, quali annunci vanno fatti e quali territori vanno rassicurati. Insomma, signora Presidente, non è questo il modello di Governo che ci convince.
In questo quadro c'è il ponte sullo Stretto, che è lo specchietto per le allodole che utilizza il Governo per assicurare alcune fette di elettorato; un'opera che continua a essere sostanzialmente ferma tra mille problemi e, nel frattempo, vengono pagate e continuate a pagare consulenze, indennità e prebende agli amici del Governo. Se da un lato c'è quindi una carenza di pianificazione delle infrastrutture, dall'altro c'è il grande della gestione delle infrastrutture esistenti. Le nostre perplessità le abbiamo più volte manifestate nel corso di questa legislatura, a partire dalle criticità che riguardano gli interporti. La legge sugli interporti ancora è ferma al Senato. Abbiamo più volte ostentato le nostre preoccupazioni rispetto a questa privatizzazione diffusa dei porti, ci preoccupa il silenzio del Governo rispetto a una riforma più volte annunciata, che non arriva mai in Aula e su cui pende, anche in questo caso, l'ombra lunghissima della privatizzazione di infrastrutture strategiche determinanti, infrastrutture di interesse nazionale che, a nostro giudizio, non possono non restare sotto la proprietà pubblica e il controllo deciso della parte pubblica.
Dicevamo di porti e interporti, il cui tema non è soltanto quello del controllo, ma anche del percorso di intermodalità, dei collegamenti dell'ultimo miglio e del rapporto con la mobilità sostenibile e con gli operatori della logistica. In questi mesi grava sugli operatori della logistica e sui consumatori finali il costo degli ETS, che ai nastri di partenza dovevano servire per incentivare la decarbonizzazione dei trasporti e che invece questo Governo non sta riuscendo a gestire e che in alcune zone del Paese sta determinando costi sui consumatori finali e su beni di prima necessità - come latte, uova e acqua minerale - persino del 30-35 per cento.
Il punto sulle infrastrutture non può non affrontare il tema degli aeroporti. Dall'inizio della legislatura aspettiamo il Piano nazionale degli aeroporti. Il Ministro Salvini, nei primi mesi di questa legislatura, aveva annunciato la presentazione del Piano nazionale degli aeroporti. Abbiamo oltrepassato la metà della legislatura e ancora non è arrivata una sola pagina di questo Piano nazionale degli aeroporti, né in Commissione, né in Aula. Signora Presidente, la consideriamo una grave mancanza del Governo non soltanto nei confronti del Parlamento e delle forze parlamentari, ma una mancanza di un atto di trasparenza fondamentale nei confronti dei tanti aeroporti italiani e dei tanti operatori del settore, anche rispetto alle società che si occupano di trasporti. Uno strumento indispensabile, che sta privando il Paese di un confronto fondamentale in un tempo in cui i problemi degli aeroporti e dei collegamenti aerei italiani continuano ad aumentare. L'estate è alle porte e impazza nuovamente il “caro voli”, che il Governo non è riuscito a lenire neanche di un grammo. Con l'approvazione del decreto , nel primo anno di legislatura, i parlamentari della maggioranza e il Governo dicevano che il “caro voli” era finito. Invece, ogni anno, sotto le feste di Natale e Pasqua e durante il periodo estivo, aumenta sempre di più il tema del “caro voli” di fronte ad un'inadeguatezza complessiva delle misure messe in campo dal Governo; addirittura alcune regioni contribuiscono con proprie risorse - quindi, con risorse pubbliche - a pagare e a sostenere l'eccessivo costo dei voli.
In questo quadro scontiamo le difficoltà degli aeroporti italiani, che pagano la circostanza che il PNRR non prevede strumenti di sostegno specifico per gli aeroporti italiani e pagano, in alcuni casi, privatizzazioni scellerate. Gli aeroporti fra di loro dovrebbero esercitare una sana concorrenza, invece abbiamo casi nel nostro Paese in cui le società di gestione aeroportuale hanno acquisito l'aeroporto più vicino non per alimentare la concorrenza, ma per garantire monopoli, ed è una situazione che ci preoccupa. In questo quadro, un dibattito e un confronto andrebbero fatti, perché maggiore concorrenza significa abbattimento dei costi e significa anche una maggiore qualità dei servizi, che in questo momento in tanti aeroporti italiani è lontana anni luce: continuano ad aumentare le file agli imbarchi e continuano ad aumentare i costi dei beni di prima necessità.
Signora Presidente, il nostro è uno dei pochi Paesi in Europa in cui le bottigliette d'acqua costano 3 euro negli aeroporti italiani e i panini sono arrivati a 8-10 euro; così come il costo, che aumenta sempre di più, di alcuni servizi, come quello del parcheggio. Per questo, sotto questo profilo, la mano pubblica, il controllo pubblico, evitando la deriva della privatizzazione, garantirebbero, sia sul costo dei parcheggi sia sulla qualità dei servizi, un assetto rassicurante.
Chiudo, signora Presidente, sul punto relativo alle infrastrutture più doloroso per noi del Partito Democratico, ed è quello che riguarda il trasporto pubblico locale. Voglio rassegnare all'Aula e al Governo, che ci ascolta, alcuni dati: nel 2023 l'utilizzo dell'auto è stato pari al 65 per cento; nelle famiglie con reddito inferiore a 15.000 euro - quindi, più si abbassa il livello di reddito - l'utilizzo dell'auto sale al 72 per cento. Inoltre, nelle zone periferiche e ultra periferiche il peso delle auto e delle moto sale addirittura al 75 per cento. Insomma, la quota attiva di mobilità scende sotto il 20 per cento nelle aree interne e nelle zone ultra periferiche.
Non è possibile che un Paese moderno ed evoluto come il nostro abbia una quota così bassa di trasporto pubblico locale. Vi sono alcuni dati - per cui non servono ulteriori commenti - nella mia regione, la Sicilia, signora Presidente, sul trasporto pubblico locale: l'assenza di trasporto pubblico locale è la causa principale di dispersione scolastica, cioè noi abbiamo una terra in cui i ragazzi non riescono ad andare a scuola. Secondo i dati dell'Ufficio scolastico regionale, province come Catania e Siracusa hanno una quantità e una percentuale così alta di dispersione scolastica perché il servizio di trasporto pubblico locale non è in grado di garantire che i ragazzi arrivino puntuali a scuola
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Santillo, che illustrerà la mozione Iaria ed altri n. 1-00448, di cui è cofirmatario.
AGOSTINO SANTILLO(M5S). Presidente, grazie. Oggi ci aspettavamo di parlare di qualcosa di più interessante in questo momento perché dobbiamo noi indicare quali sono le priorità a un Governo che ha completamente dimenticato le priorità del nostro Paese; lo voglio ricordare con forza perché, in questi giorni, stiamo esaminando un decreto-legge che è tutto tranne che urgente; tutto tranne che straordinario. L'unica motivazione del carattere straordinario dei decreti-legge, emanati nel nostro Paese, è la frequenza, perché nei fatti hanno veramente poco e niente. In particolare, mi sto riferendo a questo decreto-legge Infrastrutture. Ed è per questo motivo che, nascondendosi dietro a un vero e proprio fallimento politico, ormai, il Governo dà sulle infrastrutture un messaggio sostanziale, anzi esistenziale, da . Noi dell'opposizione dobbiamo, invece, assumerci la responsabilità - questa volta sì - di dire quali sono le priorità del nostro Paese e, quindi, di tracciare una strada affinché il Governo la possa seguire. Per questo motivo adesso stiamo discutendo di queste mozioni che riguardano impegni sacrosanti nei confronti dei cittadini italiani con riferimento alle infrastrutture, quelle vaste e non soltanto quelle inutili o quelle degli elettorali a cui questo Governo ci ha abituato.
Iniziamo, però, da una canzone famosissima, che direbbe: “Lui chi è?”. È il monumento alla vostra megalomania, ovvero il ponte sullo Stretto di Messina. Mentre tagliate fondi nel nostro Paese alla manutenzione ordinaria, anche delle strade che gli italiani usano tutti i giorni - avete tagliato i fondi, infatti, anche alle città metropolitane e alle province - però, poi, per il ponte incrementate i fondi di 2 miliardi di euro.
La cosa drammatica è che a questo costo complessivo, orientativo di 13,5 miliardi, ci si arriverebbe, però, tagliando di 1,6 miliardi i Fondi di sviluppo e coesione della Sicilia e della Calabria. Questo non è soltanto un insulto al Mezzogiorno, caro Governo, ma è un tradimento verso chi vi ha votato, credendo, però, nelle vostre promesse.
Tuttavia, mi piacerebbe andare nel dettaglio proprio sul ponte sullo Stretto perché ieri, in audizione, il presidente dell'Anac ci ha detto una cosa sacrosanta, l'ennesima doccia fredda sul ponte sullo Stretto, su cui vi siete intestarditi, perché dovete fare il ponte sullo Stretto. Ha detto tre cose: innanzitutto che c'è un problema di progetto; in secondo luogo, che c'è un problema di costo; in terzo luogo, che c'è un problema di trasparenza.
Allora, che ci sia un problema di progetto ci fa piacere sia stato ribadito ma è evidente; qui tutti sanno che del ponte sullo Stretto non esiste alcun tipo di progetto. Ricordiamoci che non è nemmeno approvato un progetto definitivo - nemmeno a parlarne di un progetto esecutivo - perché, grazie al vostro “decreto-legge spezzatino”, si potrebbero iniziare i lavori sul ponte sullo Stretto senza progetto.
E allora, che cosa ci diceva ieri l'Anac? Guardate che senza un progetto non esiste un costo. Io guardo anche altri colleghi tecnici che sono presenti in Aula: come si può, senza progetto, stabilire un costo? Allora l'Anac solleva un problema e solleva il problema interpretativo rilevante sull'applicazione della direttiva europea che limita l'aumento dei costi oltre il 50 per cento. Voi che fate per superare, per questo problema? Fate riferimento a un valore che è quello del 2012 e noi siamo al 2025. Quindi, l'Anac avverte il legislatore nazionale: non può derogare alle disposizioni europee. Questo non lo sta dicendo una forza politica, ma l'Autorità nazionale anticorruzione. Quindi, state tentando acrobazie contabili che nemmeno i più creativi evasori fiscali oserebbero immaginare.
Ma andiamo alla trasparenza: addirittura qui ci troviamo che state portando avanti la costruzione - diciamo, l'invenzione - del ponte sullo Stretto in una maniera completamente controcorrente rispetto a quella indicata dall'Anac perché andrebbe alzata l'asticella, non abbassata e allentata come stava facendo Salvini.
Il vostro ponte, infatti, rischia di diventare praticamente un per la corruzione e il malaffare nel nostro Paese. Onorevoli colleghi della maggioranza, con i rilievi dell'Anac emerge la dura verità: sarà un monumento all'incompetenza, costruito tra slogan, bugie e uno sperpero irresponsabile del denaro degli italiani perché voi, per questo Paese, siete una disgrazia! E invece di spendere cifre folli per un'opera che economicamente è già stabilito sia inutile, perché non concentrate le vostre risorse sull'efficientamento della rete infrastrutturale al Sud? Perché non andate a finanziare un vero e proprio piano infrastrutturale per il Sud? Perché non andate a realizzare e ad accelerate la realizzazione di linee veloci come la Salerno-Reggio Calabria o, ancora, la Palermo-Catania-Messina? Ecco, dovreste fare questo e non alimentare in maniera spropositata il vostro ego.
La scena a cui abbiamo assistito in questi ultimi giorni ha del surreale; è patetica. Prima con la legge 2025 e, poi, con il Milleproroghe, questo Governo ha tagliato drasticamente i fondi essenziali per la manutenzione delle strade provinciali e della città metropolitana. Parliamo di un taglio di 1 miliardo e 700 milioni di euro. Salvini e Meloni hanno letteralmente sabotato le infrastrutture nel nostro Paese.
L'Unione delle province italiane ci dice che solo nel biennio 2025-2026 sono stati tagliati 385 milioni di euro rispetto ai 550 milioni assegnati. Questo sapete cosa significa? Significa bloccare le opere in corso; significa fermare gli interventi programmati; significa mettere a rischio la sicurezza degli italiani.
Poi, dopo le proteste che sono arrivate giustificate in tutti gli angoli d'Italia - perché anche i bambini sanno che i tagli significano una cosa negativa - che cosa avete fatto? Avete rimesso parzialmente i soldi, però limitandoli soltanto all'anno 2025.
La cosa più vergognosa e politicamente disonesta, secondo me, è che Meloni e Salvini pretendono pure di essere osannati come salvatori della Patria. Guardate è un po' come se un piromane, dopo aver appiccato un incendio, voglia una medaglia perché ha chiamato i pompieri, oppure, come dire, si voglia un riconoscimento al valore della Repubblica perché questo Governo ha riportato a casa, via aerea, uno stupratore che era stato condannato all'arresto dalla Corte penale internazionale. Questo siete voi.
Poi, c'è una mancanza chiara di programmazione nel nostro Paese e il vostro marchio di fabbrica è, ovviamente, l'incapacità. Anche il mercato dei lavori pubblici ne sta risentendo. Ovviamente fa capo sempre al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Allora c'è un dato allarmante: tra il gennaio e il giugno del 2024 l'importo delle gare è crollato del 57,4 per cento e quello dei lavori aggiudicati del 60,5 per cento rispetto al periodo precedente, dell'anno precedente.
In assenza di un adeguato strumento di pianificazione, una volta che sarà finito il Piano nazionale di ripresa e resilienza - che grazie al Governo Conte abbiamo fatto avere all'Italia - il settore, ovviamente, crollerà e crollerà in modo peggiore rispetto ai livelli che si erano raggiunti dal periodo di crisi 2009-2020. Questo è risultato della vostra gestione fallimentare.
Parlando poi proprio del PNRR, l'occasione ovviamente la state perdendo; è un'occasione irripetibile per modernizzare e colmare i delle nostre infrastrutture. Allora, che cosa dirvi? Innanzitutto che, grazie alla vostra guida, abbiamo avuto una pianificazione pessima degli interventi ferroviari, roba da creare il record dei disservizi ferroviari nel nostro Paese. Poi, con l'avvicinarsi della stagione estiva, caro Governo, che vuole che le dica se non che speriamo che adesso Dio ce la mandi buona, perché che cosa accadrà con questi treni? Chi lo sa!
E poi, c'è la proposta di revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, trasmessa a maggio 2025, che incide negativamente sul raggiungimento dei traguardi. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti guidato da Salvini, quindi, è uno dei dicasteri maggiormente interessati dalle modifiche del Piano nazionale di ripresa e resilienza. I numeri parlano chiaro e vi condannano senza appello: una percentuale di spesa del 13 per cento e un livello di realizzazione medio del 33 per cento su tutti i progetti PNRR di competenza del MIT. Davanti a questi numeri, chiaramente, si ha la pagella di Salvini, che è bocciato senza alcun tipo di recupero o possibilità di essere rimandato a settembre.
Questa inerzia e questa incapacità cronica di mettere a terra le risorse non solo rischiano di farci perdere i finanziamenti cruciali, ma anche di ampliare ulteriormente i infrastrutturali esistenti, anziché colmarli. Siete riusciti addirittura nell'impresa di peggiorare una situazione che per l'Italia era già molto difficile.
Il settore dei trasporti, poi, tutti lo sanno, incide tantissimo sull'inquinamento ambientale; infatti produce circa il 28 per cento di CO2 in Italia, quindi bisogna agire.
Per fare questo dobbiamo svecchiare il nostro parco auto, che è tra i più vecchi in Europa, assieme a quello degli autobus; bisogna finirla con gli slogan; bisogna concepire e realizzare in Italia un modello infrastrutturale interconnesso e intermodale; bisogna agire sul trasporto pubblico locale, sul sistema di trasporto universale e servizio Intercity; avere il coraggio di aggiornare un Piano nazionale degli aeroporti, chiudendo quelli che non servono e non andando soltanto ad alimentare delle folli idee di alcuni amici che vogliono aperti degli aeroporti solo perché serve per tornare a casa loro, e rivedere anche il Piano portuale. Tutto questo è compreso negli impegni che il mio partito politico ha presentato nella mozione che oggi stiamo illustrando .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Milani, che illustrerà la mozione Furgiuele, Deidda, Caroppo, Semenzato ed altri n. 1-00450, di cui è cofirmatario.
MASSIMO MILANI(FDI). Presidente, colleghi, oggi discutiamo una mozione, in questo caso di maggioranza, che si colloca al cuore delle sfide e delle opportunità del nostro Paese. Parliamo di infrastrutture, mobilità e logistica, e, più in profondità, di coesione territoriale, competitività economica e dignità dei territori. L'Italia, lo sappiamo, ha una posizione geograficamente privilegiata: siamo un ponte naturale fra Nord e Sud Europa, fra Europa e Africa, al centro del Mediterraneo. Eppure sembra che per anni ce ne siamo dimenticati, non valorizzando questa centralità, lasciando che la nostra rete logistica e infrastrutturale invecchiasse, si frammentasse o, peggio, restasse incompiuta.
Oggi, con questa mozione, si chiede di invertire la rotta e consolidare una strategia nazionale di lungo respiro, una strategia che rafforzi le connessioni materiali all'interno del Paese, ma anche quelle sociali, produttive e culturali. In un contesto globale segnato da forti incertezze, crisi energetiche, transizione digitale ed ecologica e mutamenti geopolitici, l'infrastruttura diventa uno strumento fondamentale di resilienza e di crescita.
Il nostro sistema infrastrutturale deve diventare moderno, sostenibile, digitale e integrato; un sistema che non solo consenta di muovere merci e persone in modo rapido ed efficiente, ma che supporti la competitività delle nostre imprese, l'occupazione nei territori e l'attrattività dei nostri poli produttivi e turistici. In questi anni il Governo ha avviato oltre 1.200 cantieri, di cui circa 700 per nuove opere e oltre 500 per attività di manutenzione. Gli investimenti in nuove infrastrutture sono raddoppiati rispetto al 2022, quando ci insediammo, passando da 2,8 a 5,6 miliardi di euro, mentre le risorse per la manutenzione straordinaria hanno superato i 3,3 miliardi.
Ma questo sforzo deve diventare strutturale, non emergenziale. Serve un quadro normativo, tecnico e finanziario che dia continuità e visione. Uno dei punti centrali della mozione è la riduzione del divario infrastrutturale fra le diverse aree del Paese. Le aree interne, montane e il Mezzogiorno vivono ancora oggi in una condizione di oggettiva debolezza: strade carenti, ferrovie obsolete, trasporti pubblici scarsi o inefficienti. Questa situazione penalizza fortemente lo sviluppo economico e sociale e compromette il principio di uguaglianza sancito dalla nostra Costituzione. In tal senso, la continuità territoriale non è un dettaglio tecnico, ma una questione di equità nazionale.
Garantire collegamenti accessibili ed efficienti per le regioni insulari, ad esempio - penso, ovviamente, alla Sicilia e alla Sardegna - significa tutelare il diritto alla mobilità, all'inclusione sociale, alla crescita economica. Oggi i cittadini sardi e siciliani si trovano a dover affrontare prezzi esorbitanti per i collegamenti aerei e marittimi e una drammatica riduzione delle tratte disponibili. Non possiamo tollerare che il costo dell'insularità venga pagato da chi è nato sulle isole e ci vive. Serve un riequilibrio normativo nazionale ed europeo.
La mozione pone, poi, grande attenzione anche sul completamento delle grandi opere e alla connessione europea. Penso alla linea Torino-Lione, al Terzo Valico dei Giovi, al passante di Firenze, al collegamento di alta velocità tra Salerno e Reggio Calabria, alla Linea Adriatica, che rappresenta l'asse portante del Corridoio Scandinavo-Mediterraneo, e, naturalmente, al progetto del ponte sullo Stretto di Messina. Perché non possiamo parlare di carenza di collegamento fra il continente e le isole e non pensare, ovviamente, al ponte sullo Stretto di Messina.
Un'infrastruttura che, quando realizzata, potrà finalmente unire in modo stabile Sicilia e Calabria, potenziando l'intero sistema logistico nazionale ed europeo, contribuendo al completamento della rete TEN-T e ponendo fine ad una necessità di coesione espressa da questo Parlamento da ben oltre 50 anni e più volte ribadita con varie procedure. Il potenziamento del trasporto ferroviario, poi, rappresenta un altro asse centrale della mozione, non solo per l'alta velocità, ma anche per il trasporto regionale, che riguarda milioni di pendolari ogni giorno.
Nel biennio tra il 2022 e il 2024 abbiamo assistito a un incremento del 20 per cento dei treni in circolazione, con un aumento del 12 per cento nei servizi ad alta velocità e del 3,5 per cento sui trasporti regionali, ma è necessario fare di più: migliorare l'affidabilità, la puntualità, la sicurezza dei convogli e delle stazioni. Anche lo sviluppo dei treni storici e turistici, soprattutto nelle aree interne, può essere una leva importante per la valorizzazione del territorio e la destagionalizzazione del turismo.
E poi l'intermodalità, la mobilità deve essere pensata in chiave intermodale, dove porti, ferrovie, strade e aeroporti non sono compartimenti stagni, ma nodi integrati in un'unica rete fluida e intelligente. Un altro tema cruciale, poi, che tocchiamo con la nostra mozione è il settore dell'autotrasporto di merci, che movimenta oltre il 70 per cento delle merci italiane e costituisce un comparto fondamentale per la nostra economia. La distribuzione delle merci su gomma è dovuta soprattutto alla particolarità del territorio italiano.
Oggi il settore soffre la carenza di autisti, l'aumento dei costi operativi e la concorrenza sleale. Serve un piano nazionale per sostenere l'accesso alla professione, il rinnovo del parco mezzi, la digitalizzazione delle operazioni di carico e scarico e la gestione programmata dei flussi ai varchi portuali. Va ripensato anche il ruolo delle piattaforme logistiche, degli interporti e dei porti; il nostro sistema logistico deve diventare più efficiente, intermodale e sostenibile.
Le grandi compagnie di navigazione oggi scelgono spesso, ahimè, i porti del Nord Europa, quando non anche, addirittura, dell'Africa o della Turchia. Dobbiamo chiederci il perché, e la risposta è nei collegamenti terrestri, nei costi e nei tempi di sdoganamento. Il decreto-legge Infrastrutture, in conversione proprio in questi giorni, dà molte risposte importanti a queste tematiche. Un altro punto qualificante della mozione è poi l'impegno per la transizione sostenibile dei porti.
Serve investire con decisione nel , l'elettrificazione delle banchine, e nei carburanti alternativi, come l'idrogeno e il metanolo. I nostri porti devono essere anche loro, appunto, intermodali nella modalità di approvvigionamento dei combustibili, soprattutto quelli innovativi e . Ma dobbiamo anche correggere le distorsioni del sistema ETS europeo, che rischia di penalizzare in modo gravissimo i nostri porti - penso al caso del porto di Gioia Tauro - a vantaggio di extra-UE, come appunto, dicevo in precedenza, il caso Nordafrica. È urgente agire in sede europea per rivedere queste regole e usare i proventi delle aste ETS per finanziare la decarbonizzazione del settore marittimo.
Non dimentichiamo, infine, la nautica da diporto, la portualità turistica, il trasporto aereo, che ha un impatto economico molto più ampio di quanto sembri. I collegamenti intermodali fra aeroporti e ferrovie previsti dal PNRR, come nel caso di Brindisi, Bergamo, Olbia e Salerno, sono progetti fondamentali per connettere territori e promuovere lo sviluppo. Anche qui servono semplificazione normativa e investimenti mirati a una visione di lungo periodo.
In conclusione, signor Presidente, colleghi, questa mozione non è un libro dei sogni, è un'agenda concreta per un'Italia che vuole muoversi, connettersi e crescere. Un'Italia che non accetta più che le sue eccellenze restino isolate o irraggiungibili, un'Italia che punta sull'integrazione tra infrastrutture, territori e innovazione. Le sfide sono complesse, ma la direzione è chiara: dobbiamo accompagnare la transizione con competenza, ascolto, capacità progettuale e capacità realizzativa.
Questa maggioranza e questo Governo lo stanno facendo .
PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
Il Governo intende intervenire o si riserva di farlo successivamente? Si riserva. Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 1387: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Costa Rica, fatto a Roma il 27 maggio 2016.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea .
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
La III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Dimitri Coin.
DIMITRI COIN, Grazie, Presidente. L'Accordo, approvato in prima lettura dal Senato il 6 settembre 2023, istituisce una cornice giuridica di riferimento per lo sviluppo dei rapporti tra i due Paesi nei settori culturale, scientifico e tecnologico, al fine di rinsaldare e intensificare i legami già esistenti e di migliorare ulteriormente il quadro delle relazioni bilaterali.
L'intesa si compone di 21 articoli. In particolare, gli articoli da 1 a 3 definiscono l'impegno delle parti a promuovere la cooperazione nei settori indicati, a migliorare la conoscenza e la diffusione delle rispettive lingue e culture, e a favorire la collaborazione tra le rispettive istituzioni accademiche, amministrative, archivistiche, biblioteche e musei.
L'articolo 4 prevede la possibilità per le parti di chiedere la partecipazione di organismi internazionali al finanziamento dei programmi promossi nell'ambito delle forme di cooperazione individuate dall'Accordo. L'articolo 5 disciplina la possibilità reciproca di istituire attività di istituzioni culturali e scolastiche nei due Paesi. Gli articoli da 6 a 8 hanno lo scopo di rafforzare la collaborazione nel campo dell'istruzione, mediante lo scambio di esperti, di informazioni e di documentazione, anche al fine di sottoscrivere accordi per il riconoscimento e l'equiparazione dei titoli universitari e l'offerta di borse di studio.
Gli articoli da 9 a 12 impegnano le parti alla collaborazione nei settori editoriale, radiotelevisivo, della musica, della danza, del teatro, del cinema e delle arti visive, nonché ad impedire e reprimere l'importazione, l'esportazione e il traffico illegale di opere d'arte. L'articolo 13 prevede ulteriori ambiti di collaborazione e di scambio di esperienze nei settori dello sport e della gioventù. L'articolo 14 riguarda lo scambio di esperienze per la promozione dei diritti umani, delle libertà civili e politiche, delle pari opportunità e della tutela delle minoranze. L'articolo 15 riguarda, specificatamente, la promozione della cooperazione scientifica e tecnologica tra i due Paesi. Gli articoli da 16 a 18 definiscono, invece, la collaborazione delle parti nei settori dell'archeologia, dell'antropologia e delle scienze affini, e della valorizzazione del patrimonio culturale. L'articolo 19 affida ad una Commissione mista, da convocarsi alternativamente nelle rispettive capitali, lo sviluppo della cooperazione culturale, la redazione di programmi esecutivi pluriennali e la valutazione dello stato di attuazione dell'Accordo. L'articolo 20 riguarda l'applicazione e l'interpretazione del testo. L'articolo 21, infine, disciplina la durata (che è illimitata), la denuncia e le modalità di modifica dell'Accordo.
Passando alla proposta di legge di ratifica, essa consta di 5 articoli. In particolare, l'articolo 3 reca la copertura degli oneri economici derivanti dall'attuazione del provvedimento, mentre l'articolo 4 dispone una clausola di invarianza finanziaria per oneri diversi da quelli indicati nell'articolo precedente. In conclusione, auspico una rapida approvazione del provvedimento in oggetto, su cui, nel corso dell'esame in Commissione, è stata registrata un'ampia convergenza di tutte le forze politiche.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo: s'intende che si riservi di farlo in un altro momento.
Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 39, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Presidente, chiediamo che Giorgia Meloni e Tajani vengano in quest'Aula. Oggi, come gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, vogliamo portare il nostro saluto a: Yasemin Acar, Thiago Avila, Pascal Maurieras, Sergio Toribio, Reva Viard, Mark van Rennes, Baptiste André, Yanis Mhamdi, Suayb Ordu, Omar Faiad, Rima Hassan e Greta Thunberg. In questo momento, alcuni di loro sono in volo, sono stati costretti al rimpatrio, se non vogliono finire davanti a un tribunale israeliano. Deportati sarebbe la parola giusta. Per cosa, Presidente? Per essere partiti da un porto - ero lì con loro, a Catania - ed essere arrivati, pacifici e disarmati, a 185 chilometri da Gaza (185 chilometri!) e per aver tentato di portare cibo, medicine e latte in polvere a una popolazione - come sapete - stremata, affamata e sterminata impunemente. Otto di loro hanno rifiutato il rimpatrio. Siamo al loro fianco, come siamo al fianco di chi non se l'è sentita di compiere questa scelta terribile.
Ieri, il veliero umanitario della Freedom Flotilla è stato circondato in acque internazionali da cinque navi militari israeliane. Dopo meno di un'ora, è stato avvicinato e attaccato da droni, che hanno lanciato - non so se ha visto le immagini, Presidente - una sostanza chimica di colore bianco. Quella sostanza ha provocato ai passeggeri bruciore agli occhi e difficoltà a respirare. L'equipaggio della nave è stato arrestato dall'Esercito israeliano - che ha confiscato tutti gli aiuti umanitari - e assaltato, mentre erano seduti e con le mani alzate. Ma il Ministro Katz dice che hanno dato loro panini e acqua. Che gentile! Lo dice il Ministro che, a marzo, dopo 50.000 morti e la carestia alle porte, disse ai residenti di Gaza che il peggio doveva ancora venire.
Intanto, i membri della Freedom Flotilla sono stati costretti a guardare un video di 43 minuti che mostrava le atrocità commesse il 7 ottobre 2023, come se, tra l'altro, quelle persone lo approvassero. Non vi ricorda qualcosa? A me ricorda . Ecco, siamo da quelle parti lì: filmati non censurati di corpi mutilati, trasmessi in sedute private. Lo diciamo a Benjamin Netanyahu: quando sarà arrestato e sarà in carcere per crimini di guerra, nessun Paese civile lo sottoporrà a questa tortura ! Perché noi, quei massacri in diretta, li abbiamo visti in diretta , arrivano ogni giorno da Gaza!
Fino a ieri sera, ai membri dell'equipaggio è stato negato qualsiasi contatto con il mondo esterno. Gli attivisti, una volta fatti sbarcare, sono stati detenuti in isolamento in una prigione a Ramla. Ora vengono rimpatriati con un ordine di espulsione valido circa 10 anni, ma Trump suggerisce a Greta Thunberg di seguire corsi per gestire la rabbia. Ecco, Israele gestisce la custodia dei 12, come se fossero entrati illegalmente nel loro Paese. Rifletteteci: siamo davanti a scene di terrorismo di Stato ! Siamo, di fatto, davanti a un atto di pirateria!
Israele ha ignorato gli appelli dell'Alto Commissariato dell'ONU a far passare la nave e, come violenti predoni, le forze militari israeliane hanno rapito cittadini stranieri in mare aperto! Li hanno presi dalle acque internazionali, se ci pensate, e li hanno portati, loro sì, illegalmente in Israele perché non ci volevano andare in Israele, ed è questo il punto, cioè è avvenuta in un'implicita grave violazione del diritto internazionale, del diritto marittimo e del diritto umanitario.
Ecco, a Gaza, Israele è una potenza occupante illegittima - lo dice l'ONU - e, nel 2024, la Corte internazionale ha dichiarato illegittima l'occupazione israeliana di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est. Ho finito. Addirittura il controllo della nave è stato preso in acque internazionali, una nave battente bandiera inglese. Che cosa dicono i Governi? Nessun Paese ha tentato di fermare Israele. L'Europa è ancora muta. C'era un tema di sicurezza? No, perché stavano portando aiuti umanitari. A Gaza devono tornare l'ONU e il diritto internazionale! Fuori devono restare i criminali di guerra . Per questo, vi chiediamo di dire qualcosa. Per questo vi chiediamo di agire .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, ma su un altro argomento, la deputata Boschi. Ne ha facoltà.
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Per chiedere l'informativa urgente della Presidente del Consiglio sul caso Paragon, perché, da mesi, si inseguono le notizie sugli organi di stampa e si inseguono le veline che Palazzo Chigi manda ai giornali amici, ma l'unico luogo in cui non si riesce ad avere un'informativa del Governo che possa finalmente dire la verità è proprio quest'Aula .
Allora noi continuiamo a chiedere che sul caso Paragon sia fatta chiarezza, perché non è normale che ci sia un giornalista, il direttore di - Cancellato -, che è stato intercettato illegalmente attraverso un dispositivo ad alta tecnologia della società Paragon che noi sappiamo essere dato in gestione, in utilizzo soltanto ai Governi, peraltro, ad alcuni Governi che possono essere considerati alleati e democratici. Allora, di fronte alle intercettazioni del direttore Cancellato, il Governo ha sostenuto che non ci fosse stato alcun intervento da parte delle agenzie di italiane. Anzi, sempre il Governo ha sostenuto che i contratti con Paragon siano stati rescissi, proprio a seguito della vicenda relativa al direttore Cancellato, dallo stesso Governo italiano. Peccato che la società israeliana Paragon pubblicamente abbia smentito il Governo italiano, precisando che non soltanto i contratti sono stati rescissi per volontà unilaterale di Paragon, ma che il Governo italiano si è rifiutato di verificare chi avesse illegalmente intercettato Cancellato, nonostante la disponibilità di Paragon di fornire elementi, chiarimenti e informazioni al riguardo. Quindi, si è scelto, da parte del Governo italiano, di non sapere.
Il fatto che un giornalista sia intercettato - sappiamo - è contrario alla legge del nostro Paese, non soltanto ai termini contrattuali con Paragon, ma soprattutto è contrario a qualsiasi principio democratico. Il fatto che ad essere intercettato sia il direttore di una testata - che, guarda caso, ha fatto un'inchiesta all'interno del Movimento giovanile del partito di maggioranza relativa, il partito di Governo, Fratelli d'Italia - assume elementi ancora più inquietanti. Il fatto che, a fronte di una situazione così grave, il Governo non senta il dovere di fornire chiarimenti in quest'Aula, secondo me, è veramente oltre quello che ci si può aspettare in uno Stato democratico.
Allora, a costo di rimanere gli ultimi, continueremo a insistere, perché il Governo faccia chiarezza e continueremo a pensare che non sia normale intercettare giornalisti nel nostro Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, ma su un altro argomento, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Per chiedere un'informativa del Ministro della Giustizia a proposito di quello che è accaduto il 4 giugno nel carcere di Marassi, dove c'è stata una protesta consistente con detenuti che sono andati anche sui tetti.
All'inizio sembrava una semplice rivolta e poi si è man mano venuto a capire, anche sulla base delle informazioni che sono state date dalle edizioni locali di alcuni giornali, che un detenuto diciottenne sarebbe stato seviziato per tre giorni da alcuni compagni di cella senza che - pare - gli agenti facessero qualcosa per impedirlo, o volontariamente o perché non se ne sarebbero accorti, pur facendo ronde davanti alla cella. La procura di Genova - non chi parla - ha parlato di un atto di solidarietà tra i detenuti e di un regolamento dei conti fatto in assenza di istituzioni in grado di accorgersi di quello che stava accadendo e di gestirlo - è la procura di Genova che parla - e non si sa con precisione cosa abbia subito. Il sindacato UILPA ha detto di aver raccolto delle testimonianze su presunte violenze sessuali, mentre i medici del pronto soccorso che l'hanno visitato hanno parlato di torture.
Ora, questa rivolta che c'è stata - lo pongo semplicemente ai colleghi che, qualche giorno fa, hanno votato il decreto Sicurezza - come la intendiamo? La rivolta in difesa di un ragazzo che è stato torturato in una cella salendo sui tetti diventerà ovviamente un penale; saranno condannati. Vedete quando fate le norme, poi, dove si va a cadere? Voglio chiudere, signor Presidente, ricordando che il detenuto è stato picchiato e colpito con vari oggetti sia alle gambe che alla schiena e poi nascosto in bagno e costretto, con minacce e intimidazioni, a non parlare di quanto stava subendo, e i responsabili degli abusi sarebbero tre: due egiziani e un detenuto italiano. Le violenze contro il detenuto diciottenne sarebbero andate avanti per ben tre giorni, da domenica a martedì, e sembra che nessun agente penitenziario se ne sia accorto, nonostante i controlli di fatti tre volte al giorno all'interno della sezione.
Chiudo veramente dicendo che diverse persone che sono state ascoltate sulla vicenda, tra cui la stessa Polizia penitenziaria e il Garante regionale detenuti, ritengono che quello che è accaduto sia diretta conseguenza - pensi un po', Presidente - delle condizioni critiche delle carceri e in particolare del Marassi che, come altri istituti, è sovraffollato, con quasi 700 detenuti per una capienza di 500, e in passato e anche di recente ha avuto diversi problemi, tra cui episodi di violenza: nell'ultimo anno ci sono stati un omicidio e il suicidio di un detenuto.
Ecco, semplicemente forse è il caso che il Ministro Nordio venga a raccontarci quello che è possibile sapere, anche attraverso il DAP, di questa drammatica situazione all'interno di un carcere, che è una situazione drammatica nel dramma del sovraffollamento che va avanti - ormai lo sappiamo - da parecchio tempo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sul medesimo argomento, l'onorevole Pandolfo. Ne ha facoltà.
ALBERTO PANDOLFO(PD-IDP). Sì, grazie, Presidente. Per unirmi alla richiesta del collega Giachetti, alla luce anche della visita ispettiva che abbiamo condotto nella giornata di ieri con la collega Ghio e il collega Pastorino per chiedere l'intervento in Aula e l'informativa del Ministro Nordio rispetto ad una vicenda drammatica che ha ben descritto il collega Giachetti e che, oggettivamente, fa rabbrividire rispetto ai racconti e a ciò che non può avvenire all'interno delle carceri italiane. La situazione della Casa circondariale di Marassi è di sovraffollamento veramente fuori controllo, e quindi credo che l'informativa del Ministro Nordio sia necessaria .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, ma su un altro tema, l'onorevole Donno. Ne ha facoltà.
LEONARDO DONNO(M5S). Grazie, Presidente. Per chiedere un'informativa urgente del Governo al Ministro per gli Affari europei, il sud, le politiche di coesione e il PNRR Foti affinché venga a chiarire davanti al Parlamento alcuni aspetti opachi sulla gestione dei fondi europei per la politica di coesione dell'attuale ciclo di programmazione 2021-2027. Sarebbe emersa, infatti, da parte del Governo e del predecessore del Ministro Foti (l'attuale commissario e Vicepresidente del Parlamento europeo Fitto) una gestione poco trasparente, per non dire clientelare, dei fondi di coesione in alcuni territori pugliesi che avrebbe avvantaggiato alcuni comuni amici piuttosto che altri. Stiamo parlando di progetti che sono stati inclusi negli accordi di coesione e poi finanziati seguendo dinamiche di vicinanza politica con l'ex Ministro tramite una presunta negoziazione diretta tra il Ministro e alcune municipalità per la destinazione dei finanziamenti, in barba a qualsiasi confronto pubblico.
A sottolineare i dubbi sulla gestione di questi fondi anche un servizio televisivo andato in onda pochi giorni fa in una nota trasmissione su , firmato dal giornalista Danilo Lupo, in cui viene evidenziata la scarsa trasparenza nella gestione delle risorse e progetti finanziati con dinamiche di vicinanza politica. Fitto, da quanto affermato nel servizio di da una fonte vicinissima a lui, avrebbe presentato una lista di interventi da inserire, una sua lista di interventi da inserire, e avrebbe detto, riferendosi ai progetti, cito testualmente: “Questi devono stare dentro, per il resto togliete chi cazzo volete di quelli che avete messo”. Se fosse vero sarebbe gravissimo, Presidente. E, tra i diversi comuni citati e vicini politicamente a Fitto destinatari di finanziamento, spicca l'esempio di Maglie, in provincia di Lecce, città di Fitto, che ha ricevuto ingenti risorse con progetti e stime approssimative di spesa.
Nel servizio emerge, inoltre, un particolare: la Procura di Lecce ritiene che il sindaco di Maglie si sarebbe fatto pagare la ristrutturazione della casa e l'arredo floreale del matrimonio da una ditta che ha vinto un appalto. Il sindaco e il vicesindaco agli arresti domiciliari di area centrodestra e vicinissimi a Fitto non si sono ancora dimessi e a guidare il comune è l'assessore più anziano, zio di Raffaele Fitto, ma su questo ci ritorneremo.
Tornando al punto, a dicembre 2024, esattamente il 6 dicembre, il sottoscritto ha presentato un'interpellanza in merito all'assegnazione di queste risorse, in cui si evidenziava che diversi amministratori pugliesi lamentavano l'esclusione dalle scelte relative all'utilizzo di questi fondi, denunciando appunto grosse perplessità. Sulla gestione di questi soldi c'è stata una successiva interrogazione degli europarlamentari del MoVimento 5 Stelle ma la risposta della Commissione europea proprio di Fitto è stata: “sono decisioni dello Stato membro”.
Presidente, noi abbiamo chiesto al Governo. Sono passati sette mesi, ma non abbiamo ancora ricevuto una risposta e, allora, chiediamo chiarezza! Subito! Perché, secondo molti amministratori pugliesi, non c'è stata una visione strategica , né c'è stata l'intenzione di ridurre le differenze riguardanti i territori, principio alla base dei fondi di coesione territoriale, ma solo l'interesse ad avvantaggiare amministrazioni amiche.
Per questo, Presidente - e concludo -, siamo preoccupati anche in vista della definizione del nuovo ciclo di programmazione dei fondi di coesione 2027, di cui si sta discutendo proprio in questi mesi in Europa. Chiediamo, quindi, che il Ministro Foti venga a riferire su questa vicenda per scongiurare qualsiasi opacità politica e istituzionale e preservare allo stesso tempo le finalità proprie dei fondi di sviluppo e coesione in termini di riduzione dei divari socioeconomici e territoriali tra le diverse aree del Paese. Parliamo, Presidente, di soldi di tutti i cittadini, non di Fitto e non della Presidente Meloni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori, su altro argomento, l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.
GAETANO AMATO(M5S). Grazie, Presidente. Il mio intervento è a nome di tutti i partiti di opposizione. Chiediamo un'informativa urgente del Ministro Giuli in quanto la settimana scorsa su un articolo a firma di Thomas Mackinson chiarisce che fondi del Ministero, soldi del Ministero vengono usati per la compravendita di giornalisti per evitare attacchi ad alcune persone legate al Governo. Ora, noi ci auguriamo che anche la maggioranza voglia aderire a questa nostra richiesta in quanto la Presidente Meloni ci aveva detto che non intende buttare i soldi pubblici per film che nessuno vede.
Noi speriamo che la Presidente Meloni non li voglia buttare per comprare i giornalisti , anche perché questi soldi passano da un Ministero, una consulente del Ministero, Chiara Sbarigia, che è anche presidente di Cinecittà ed è anche presidente di APA. Quindi, questi soldi, facendo questo percorso, poi andavano nella disponibilità del signor Fabio Longo, che era consulente del Ministero ed è la stessa persona citata nell'articolo da Thomas Mackinson, perché gli ha offerto 3.000 euro per non parlare male della Sottosegretaria, né della Sbarigia, né dell'amministratore delegato Cacciamani di Cinecittà. Per cui chiediamo un'informativa urgente al Ministro Giuli e - ripeto - ci auguriamo che questo lato non oscuro, ma proprio torbido, possa essere chiarito anche con la volontà della maggioranza di quest'Aula
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2397: Conversione in legge del decreto-legge 22 aprile 2025, n. 54, recante disposizioni urgenti ai fini dell'organizzazione e della gestione delle esequie del Santo Padre Francesco e della cerimonia per l'inizio del ministero del nuovo Pontefice.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione generale e il relatore e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione, al quale non sono stati presentati né emendamenti né ordini del giorno, e che sottoporrò, pertanto, direttamente alla votazione finale.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Boschi. Ne ha facoltà.
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Questo è un decreto-legge già passato dall'esame del Senato, votato all'unanimità, in questa sede, come Italia Viva, ci limitiamo a ribadire il nostro voto favorevole. Colgo e sfrutto questa occasione, pochi secondi a disposizione, per ringraziare, a nome mio personale, ma di tutto il gruppo di Italia Viva, tutti coloro che hanno reso possibile una organizzazione efficiente sia delle esequie del Santo Padre, Papa Francesco, che la celebrazione della messa che in qualche modo ha aperto al nuovo pontificato di Papa Leone XIV. Il ringraziamento va alla Protezione civile nel suo insieme, a cominciare dal capo dipartimento, e va a tutti gli uomini e le donne delle Forze armate, delle Forze dell'ordine, che hanno garantito la sicurezza anche di molte delegazioni estere, che hanno partecipato a queste due importanti celebrazioni, i moltissimi volontari che si sono spesi in quei giorni e tutto il personale che ha operato, compreso quello sanitario.
Un ringraziamento, però, è doveroso anche nei confronti della regione, della città metropolitana, ma soprattutto di Roma Capitale, che con il sindaco Gualtieri e tutta l'amministrazione capitolina, compresi i dipendenti, che con i diversi ruoli svolgono - non soltanto in occasione di quelle due celebrazioni, ma ogni giorno, in un anno sicuramente particolare per i grandi eventi e soprattutto per il Giubileo - un lavoro molto impegnativo, che mette sotto pressione anche l'organizzazione della città, che sottopone a turni complicati i dipendenti dell'amministrazione capitolina. Devo dire che finora la città ha reagito a questo impegno prontamente, in modo efficiente, dando dimostrazione di una buona capacità organizzativa. E, pur sedendo nei banchi dell'opposizione, sia rispetto al Governo nazionale, che rispetto all'amministrazione capitolina, io credo che sia giusto e doveroso, quando le cose funzionano, riconoscerlo e apprezzare il lavoro dei diversi livelli istituzionali.
L'ultimo plauso va ai cittadini romani - e lo dico da cittadina romana -, perché stanno dimostrando anche una capacità di accoglienza e di pazienza, perché comunque vedono la loro città che sicuramente ha un rilievo internazionale importante, che offre sicuramente anche delle opportunità in termini economici e turistici, ma una città sotto stress, in cui i cittadini, comunque, dei disagi in qualche modo li avvertono e, invece, Roma ha dimostrato, anche in questo caso, di saper essere accogliente e di essere davvero una capitale
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo AVS
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Nell'unirmi e nel rappresentare il voto favorevole del gruppo di Azione a questa conversione di decreto, colgo anche io l'occasione per ringraziare per tutto il lavoro svolto in quelle giornate intense, commoventi, dense, che ci hanno visto protagonisti con le istituzioni. Non neghiamo una qualche emozione e privilegio nel sedere nel Parlamento italiano, di avere anche l'opportunità della vicinanza della Città del Vaticano, della sede del papato, del cattolicesimo mondiale. Questo ci dà anche un ruolo di protagonismo nell'organizzazione delle vicende legate alla morte di Papa Francesco e all'avvio del pontificato di Papa Leone XIV. Sono state giornate importantissime dal punto di vista della presenza istituzionale: in poche ore tutti i Capi di Stato del mondo si sono recati a Roma. Sono state giornate molto importanti anche dal punto di vista della spiritualità, del silenzio, dell'attenzione, del ricordo e della riflessione.
Non possiamo che unirci e sottoscrivere il ringraziamento a tutti quelli che si sono dati da fare con urgenza: sicuramente il Dipartimento della Protezione civile, la regione, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, tutti gli uffici del comune di Roma e della regione Lazio che si sono occupati di questa vicenda speciale e che si stanno occupando del Giubileo in un anno così importante. Ovviamente ci uniamo anche alle parole di soddisfazione per come stanno andando le cose. Azione nelle occasioni in cui ha potuto sottolinearlo, quando abbiamo parlato del Giubileo in quest'Aula, ha chiesto che maggiori e più significativi interventi si facessero per l'abbattimento delle barriere architettoniche per la fruizione dell'area del Vaticano da parte dei cittadini con disabilità. Purtroppo a tutt'oggi questo non è ancora vero. Confidiamo però che questo avvenga nelle righe di questo mandato. Ci teniamo a ricordarlo. Per il resto siamo davvero contenti e ci uniamo ai ringraziamenti. Voteremo favorevolmente come abbiamo fatto al Senato .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cavo. Ne ha facoltà.
ILARIA CAVO(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello all'esame dell'Aula è nella forma un decreto-legge tecnico limitato a misure organizzative e logistiche per un evento già avvenuto, ma nella sostanza ci troviamo davanti a un provvedimento che ha consentito di realizzare un evento di portata storica, culturale e spirituale che caratterizza profondamente l'identità del nostro Paese. Per l'Italia tutto questo - la presenza del Vaticano, la figura del Papa, il rito della successione - non è un peso da custodire dietro il vetro della storia, è una responsabilità viva. È il dovere delicato e complesso di gestire ogni giorno il rapporto tra lo Stato e la spiritualità, tra ciò che è sacro e ciò che laico, tra la forza del potere e il senso del significato.
Il Vaticano non è semplicemente un Paese confinante: è un cuore pulsante, una voce che parla all'umanità. E anche quando quella voce è dura, perché ci ricorda la pace quando il mondo grida la guerra o ci richiama alla dignità quando altri pensano al profitto, è una voce che ci aiuta a restare umani. Le esequie di Papa Francesco e l'inizio del ministero di Papa Leone XIV non sono stati semplicemente un rito religioso o un evento protocollare. Sono stati un momento di convergenza tra sacro e istituzioni, tra spiritualità e civiltà che ha riportato l'Italia al centro dell'attenzione mondiale non per forza, ma per significato. Posso dirlo - credo - con cognizione di causa avendo partecipato - ringrazio il gruppo di Noi Moderati, l'ho fatto ovviamente delegata dal gruppo - alle esequie di Papa Francesco e avendone vissuto ogni minuto e ogni emozione di quei minuti.
Il nostro Paese, sede della Città del Vaticano, ha saputo dimostrare di non essere solo un ospite passivo della Santa Sede, ma un protagonista responsabile e capace in grado di garantire sicurezza, accoglienza e decoro a un avvenimento dalla risonanza mondiale. La complessità logistica e la sensibilità politica dell'evento hanno messo alla prova un sistema, quello italiano, che ha risposto con efficienza, dignità e umanità. Viviamo in un mondo che si misura in cifre, in reti, in algoritmi. Eppure proprio noi, che ospitiamo nel cuore della nostra capitale un piccolo Stato dalla voce universale, abbiamo il privilegio e la responsabilità di esercitare un'influenza che non nasce dalla forza, ma dal senso e dal significato intrinseco.
In questo contesto, si inserisce il decreto-legge in esame. Questo provvedimento, composto da 3 articoli e 5 commi, è stato approvato senza modifiche al Senato e si muove in un contesto normativo diverso rispetto a quello del 2005, quando non si ricorse alla decretazione d'urgenza per le esequie di Giovanni Paolo II.
Il primo articolo del testo conferisce al capo del Dipartimento della Protezione civile il compito di coordinare e attuare le misure necessarie per la mobilità, l'accoglienza e l'assistenza, compresa quella sanitaria, durante questi eventi di grande importanza. Inoltre, il capo del Dipartimento è incaricato di garantire la disponibilità di beni e forniture dei servizi essenziali per l'organizzazione.
Il secondo articolo sottolinea l'importanza di una gestione unitaria e coordinata, prevedendo una stretta collaborazione tra il capo del Dipartimento, il prefetto di Roma, il commissario di Governo per il Giubileo 2025, il presidente della regione Lazio e il sindaco di Roma Capitale. Questo coordinamento si estende anche ad altre amministrazioni e società di servizi, garantendo uno scambio di informazioni efficace per ottimizzare le operazioni.
Infine, il terzo articolo attribuisce al capo del Dipartimento i poteri necessari per emettere ordinanze di Protezione civile e atti di indirizzo, anche in deroga ad alcune normative, per garantire l'organizzazione di manifestazioni pubbliche ad alto impatto. Restano salve le competenze del prefetto di Roma in materia di ordine e sicurezza pubblica.
Il decreto-legge in esame nella sua urgenza ha saputo rispondere con prontezza alle necessità di organizzare un evento straordinario. La Protezione civile ha avuto un ruolo centrale per garantire un approccio coordinato, rispettoso e all'altezza della circostanza. È stato giusto, è stato doveroso.
Spesso ci si accorge dell'importanza dell'organizzazione solo quando qualcosa non funziona. Invece, in questo caso è doveroso sottolineare come tutto abbia funzionato con equilibrio ed efficacia. È un merito collettivo che va riconosciuto alle Forze dell'ordine e alla Protezione civile, ma anche ai volontari, alle istituzioni e a tutti coloro che con sobrietà e rigore hanno reso possibile uno svolgimento ordinato di questi eventi. Tuttavia, sarebbe riduttivo leggere questo passaggio solo in chiave gestionale. Il nostro è un Paese che si trova ogni giorno a gestire un rapporto unico al mondo tra Stato e spiritualità.
Il Vaticano non è per noi un residuo del passato o una mera attrazione turistica, ma è un cuore vivo e pulsante che ci interpella quotidianamente sul senso profondo della nostra civiltà. Nel tempo della geopolitica delle armi l'Italia ospita la geopolitica del significato. Non è un'espressione retorica, ma un dato reale che si è manifestato con forza nei giorni della transizione tra i due Pontefici. Roma è diventata crocevia di popoli, lingue, fede e istituzioni che si sono incontrati non per contrapporsi, ma per condividere dolore, rispetto e speranza. In un tempo dominato dalla velocità e dalla superficialità, il nostro Paese ha mostrato di saper ancora riconoscere il valore del rito, del silenzio, dello sguardo. La politica italiana ha mostrato che può ancora prendersi cura di ciò che non si misura in cifre, ma in simboli. Il Vaticano è anche un contrappeso spirituale in un mondo che rischia di diventare sempre più pragmatico. È una voce necessaria, una voce che ricorda la centralità della persona, la dignità umana, la necessità del perdono, della fraternità e della cura.
Papa Francesco ci ha lasciato un'eredità di testimonianza umile e coraggiosa. La sua capacità di parlare a tutti, credenti e non, di farsi ponte e non muro ci ha interrogati profondamente. Papa Leone XIV ha già fatto intuire che il suo pontificato sarà segnato da una forte sensibilità sociale, da una spiritualità aperta al dialogo e da un'attenzione alle grandi trasformazioni del nostro tempo. La stessa scelta del nome richiama l'enciclica , quel passaggio epocale in cui la Chiesa seppe affrontare con coraggio le sfide della modernità industriale.
Oggi ci troviamo in un altro nodo storico, critico, segnato da transizioni tecnologiche, ambientali e culturali. Il nostro Paese, che ospita il cuore simbolico e morale del cattolicesimo, ha una responsabilità diversa: quella di offrire al mondo non un modello di forza, ma appunto una bussola di senso.
La Chiesa custodisce in sé la profondità di riti perpetrati identici nel corso dei secoli e la grande lungimiranza di individuare i punti nodali del futuro. Penso a Papa Francesco, che ha coniato il termine “algoretica”, in riferimento allo sviluppo delle nuove tecnologie di intelligenza artificiale, e a Papa Leone XIV, che, nella scia del predecessore, ha inteso caratterizzare il suo papato con una forte attenzione al sociale, nell'ambito della prima grande rivoluzione economica e tecnologica della prima industrializzazione.
Durante i funerali di Papa Francesco e nei primi giorni del pontificato di Leone XIV abbiamo vissuto giorni sospesi, in cui il tempo sembrava rallentare. Il mondo ha guardato Roma con rispetto, con attenzione, con un senso di attesa e quella fumata bianca, quell'abbraccio tra la folla e la nuova guida spirituale della Chiesa hanno ricordato a tutti noi che ci sono ancora eventi capaci di unire e non dividere. Un'elezione rapida, quella di Papa Leone XIV, e un grande segnale di una Chiesa unita per tutti noi, in un momento in cui abbiamo bisogno di guide sicure e di unità; un'emozione avere seguito l'attesa della sua proclamazione e le parole di pace, amore, dialogo, unità.
Roma, nei giorni delle esequie, non è stata soltanto un teatro, è stata uno scenario consapevole; ha saputo farsi luogo di incontro, di mediazione e di spiritualità e ha dimostrato che l'Italia, proprio per questa sua unicità, può avere un ruolo determinante anche nella pacificazione di conflitti internazionali. Di ciò che è stato non possiamo solo costruire la memoria, ma onorare il significato. La geopolitica mondiale in quei frangenti ha trovato in Roma un polo più forte di ogni altro; nostro compito è preservare quel significato. Non è un caso che, nei giorni di cordoglio, i riflettori si sono spostati dalle tensioni globali. Per un attimo, tutto è sembrato possibile, anche la pace: è quel sedimento che dobbiamo custodire. Non si tratta solo di memoria, ma di impegno.
Signor Presidente, colgo l'occasione per esprimere, a nome del gruppo di Noi Moderati, un sentito ringraziamento al Governo, alla Protezione civile, alle Forze dell'ordine, agli enti locali e a tutti coloro che hanno lavorato in silenzio e con dedizione. Esprimiamo, a poco più di un mese dall'inizio del suo pontificato, i nostri migliori auguri di buon lavoro a Papa Leone XIV. Le sue prime parole da pontefice ci hanno ricordato il valore delle radici giudaico-cristiane della nostra civiltà, la centralità della dignità umana e le urgenze di costruire un mondo di pace, cominciando dal linguaggio e dalla scelta delle parole. Voteremo convintamente a favore di questo provvedimento, non solo per onorare quanto è stato, ma per continuare a credere, anche nella politica, in ciò che ha senso, prima ancora di ciò che ha potere. Ringraziamo Papa Francesco per l'eredità di servizio e di unità che ci lascia. Rinnoviamo i nostri auguri a Papa Leone XIV per il cammino che ha davanti. Ringraziamo il Governo e tutti gli enti coinvolti per il lavoro svolto.
Con convinzione, dichiaro il voto favorevole su questo provvedimento da parte del gruppo di Noi Moderati .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Alifano. Ne ha facoltà.
ENRICA ALIFANO(M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per dichiarare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle su questo provvedimento, in linea con quanto già fatto dal mio gruppo politico al Senato. Ovviamente, il ringraziamento da parte del MoVimento 5 Stelle va alle Forze dell'ordine e alla Polizia municipale, che si sono adoperate perché riuscisse tutto al meglio. È un evento di portata straordinaria, quello al quale abbiamo assistito, sia i funerali del pontefice, sia, ovviamente, l'intronizzazione del nuovo Papa. Quindi, non possiamo che tenere a mente che l'organizzazione si è svolta in modo perfetto. Un ringraziamento, infine, va ai cittadini romani tutti
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nazario Pagano. Ne ha facoltà.
NAZARIO PAGANO(FI-PPE). Onorevoli colleghi, gentile Presidente, la dichiarazione di voto sul decreto-legge che ci apprestiamo ad approvare ha un carattere atipico e unico nei nostri lavori d'Aula, per la natura straordinaria e la portata storica degli eventi cui esso si riferisce. Non siamo di fronte a un provvedimento solo tecnico; piuttosto siamo stati chiamati a valutare come l'intervento normativo abbia contribuito a garantire con efficacia, ordine e, soprattutto, piena efficienza, l'organizzazione e la gestione delle esequie del Santo Padre Francesco, il 26 aprile scorso, e della cerimonia di inizio del pontificato di Papa Leone XIV, il 18 maggio.
In questo senso, la conversione del decreto-legge è innanzitutto l'occasione per rivolgere un ringraziamento sentito a tutte le strutture dello Stato che hanno reso possibile questi eventi con uno sforzo corale, discreto e soprattutto impeccabile.
Penso al Ministero dell'Interno, al Dipartimento della Protezione civile, alla prefettura, alla questura di Roma, alle Forze dell'ordine, ai Vigili del fuoco, alle Forze armate, al Ministero degli Affari esteri e, non ultimi, anche alla regione Lazio e al comune di Roma Capitale, con il suo sindaco. È grazie alla professionalità di donne e di uomini di queste amministrazioni se afflussi e deflussi di fedeli e delegazioni internazionali si sono svolti in piena sicurezza, senza criticità, con tempi contenuti e con perfetta coordinazione.
Ho avuto modo, personalmente, di partecipare alla commovente cerimonia di intronizzazione di Papa Leone XIV e di recarmi in forma privata, come è accaduto a molti altri colleghi qui oggi alla Camera dei deputati, a rendere omaggio alla salma del Santo Padre Francesco. Ebbene, in entrambi i casi ho potuto toccare con mano l'efficienza e l'ordine garantiti dal nostro sistema. Ricordo solo alcuni dati: alle esequie del 26 aprile scorso hanno partecipato almeno 200.000 persone in piazza San Pietro, oltre 200.000 nelle aree circostanti; si è parlato di 249 delegazioni internazionali e, più o meno, la stessa presenza si è avuta in occasione dell'intronizzazione di Papa Leone XIV.
Doveroso in questa sede è riconoscere anche il ruolo essenziale di coordinamento svolto dal Ministro dell'Interno, Piantedosi, a cui va il nostro ringraziamento, e dal capo della Protezione civile, Ciciliano, a cui va la nostra piena gratitudine. Credo che sia motivo di orgoglio nazionale sapere che la Chiesa universale può contare, proprio qui in Italia, su una struttura come quella della Protezione civile: un modello che non nasce dall'improvvisazione, ma da una lunga esperienza, e che molti Paesi - lo dico con certezza - ci invidiano. In un Giubileo già avviato, che vede Roma e l'Italia al centro dell'attenzione mondiale, la capacità organizzativa dimostrata in queste settimane rappresenta un punto di forza su cui fare affidamento. Le strutture dello Stato hanno saputo dare prova di maturità ma anche di visione, all'altezza di un appuntamento che continuerà a richiamare milioni di persone da tutto il mondo.
Quale presidente della I Commissione (Affari costituzionali) e quale presidente del gruppo di amicizia parlamentare - insieme ad altri colleghi che sono anche qui, intorno a me - Italia-Santa Sede, sento di esprimere un pensiero di affetto e di riconoscenza per Papa Francesco, che ha rappresentato con coerenza, umanità e coraggio la dimensione più alta del servizio spirituale, sociale e civile. Allo stesso tempo, rinnovo le felicitazioni a Papa Leone XIV, che ha scelto sin da subito di porre l'accento sulle grandi questioni del nostro tempo, mostrando una volontà di dialogo e di discernimento che - sono certo - lascerà il segno.
Con la conversione di questo decreto-legge il Parlamento ha dato il proprio contributo all'impegno collettivo delle istituzioni, nel segno dell'efficienza, della sobrietà e della responsabilità; un impegno che ha reso onore all'Italia e che, al di là delle appartenenze politiche o religiose, deve essere riconosciuto e condiviso. Per tutte queste ragioni, a nome del gruppo di Forza Italia, esprimo il voto favorevole al disegno di legge di conversione del decreto-legge Grazie, Presidente, e grazie ai colleghi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iezzi. Ne ha facoltà.
IGOR IEZZI(LEGA). Grazie, Presidente. Sebbene suoni un po' paradossale approvare un provvedimento relativo all'organizzazione di un evento che oramai è già passato da più di un mese, credo che invece questo posticipo nella discussione ci permetta di fare alcune riflessioni: innanzitutto sottolineare, come è stato detto prima, quanto sia un simbolo di orgoglio nazionale la modalità con cui abbiamo affrontato quelle giornate, che sono state giornate molto difficili e molto complicate, perché hanno riguardato la presenza di centinaia di migliaia di persone nella città di Roma e hanno coinvolto centinaia di delegazioni di Stati stranieri. Quindi è stata un'organizzazione molto complicata, per un evento emotivamente significativo, perché siamo passati, in quelle giornate, da una prima fase, ovviamente segnata dal profondo dolore che ci ha visti tutti toccati, a una fase di attesa e di speranza, fino a sfociare poi in una fase di estrema gioia, con l'elezione del nuovo Pontefice.
Quindi, elementi che hanno coinvolto tutti personalmente e che hanno permesso al nostro Paese di fare davvero una figura eccezionale in tutto il mondo. Una figura eccezionale, un orgoglio nazionale, come è stato detto prima, di cui dobbiamo rendere grazie, però, a determinate organizzazioni del nostro Paese. Mi riferisco, innanzitutto, alla Protezione civile, che è oggetto di questo provvedimento, che ha organizzato, ha tenuto i rapporti con tutte le altre organizzazioni, ma ovviamente mi riferisco anche alle Forze dell'ordine, alle Forze militari, ai Vigili del fuoco e ai tanti volontari che si sono impegnati in quei giorni. Ecco, io credo che, come Parlamento, con questa breve discussione che stiamo facendo, dire grazie a tutte queste organizzazioni sia fondamentale ed è anche motivo per cui come Lega noi esprimiamo un convinto via libera e un convinto “sì” a questo provvedimento
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bonafe'. Ne ha facoltà.
SIMONA BONAFE'(PD-IDP). Grazie, Presidente. Poche parole, ma intervengo per esprimere, come già è successo al Senato con il voto all'unanimità, il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico. Colgo l'occasione anche io per esprimere il profondo apprezzamento per il lavoro che è stato fatto in quei giorni difficili con grande professionalità, quindi un ringraziamento al Dipartimento della protezione civile, alle Forze dell'ordine, alla prefettura, in particolare al prefetto di Roma, all'amministrazione capitolina e, come ha detto il sindaco Gualtieri, alla collaborazione interistituzionale che si è manifestata sia durante il funerale di Papa Francesco, ma anche durante l'elezione di Leone XIV. Una cooperazione, una collaborazione che sta anche continuando per tutta la fase giubilare, che deve sicuramente diventare un modello a sistema, visto il ruolo della capitale nei grandi eventi e vista la presenza del Vaticano. Voglio anche ringraziare il lavoro importante che hanno fatto le tante associazioni di volontariato che si sono dedicate con abnegazione ad offrire assistenza a tutte le persone che si sono recate in piazza e nella città in quei giorni. Quindi, anche per noi il voto è favorevole con un grande ringraziamento a tutti quelli che si sono attivati per la riuscita di queste giornate
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MURA(FDI). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, il provvedimento che discutiamo oggi non è solo un atto tecnico e necessario per l'organizzazione delle esequie del Santo Padre Francesco, è anche un segno tangibile del ritorno alla serietà istituzionale, all'efficienza operativa e al prestigio internazionale dell'Italia. Il Governo Meloni ha restituito al nostro Paese, anche in questa occasione, una credibilità che, per troppo tempo, era stata oscurata. Oggi abbiamo visto un'Italia protagonista, un'Italia che organizza in poche ore una macchina di sicurezza, accoglienza e comunicazione senza precedenti. Un'Italia che si presenta al mondo non come terra di caos e approssimazione, ma come Paese ordinato, sicuro, capace e degno della sua storia millenaria.
Le esequie di Papa Francesco sono state un evento planetario e Roma è tornata con fierezza capitale morale dell'Occidente. Più di 400.000 persone presenti; 249 tra Capi di Stato, religiosi e delegazioni internazionali; 4.000 giornalisti da tutto il mondo. Un impegno organizzativo immenso, che lo Stato italiano ha saputo onorare con disciplina e dignità. Un evento che ha messo Roma e, con essa, l'Italia al centro dell'attenzione del mondo. L'Italia ha risposto, ha saputo dimostrare efficienza, dignità, senso dell'ordine, spirito di servizio, con uno sforzo organizzativo imponente, messo in atto da Protezione civile, Forze dell'ordine, volontari, autorità civili e militari, a cui va tutto il nostro più sentito ringraziamento: 3.000 volontari della Protezione civile, 4.000 agenti, 2.000 vigili urbani, 55 squadre sanitarie, sistemi anti-drone, Eurofighter in volo, un cacciatorpediniere al largo di Fiumicino .
Non è stato solo un funerale, è stato un test della tenuta istituzionale del nostro Paese e lo abbiamo abbondantemente superato. Ma questo decreto non è solo la fotografia dell'efficienza amministrativa, è un atto politico perché riafferma il principio che la Repubblica italiana, pur nel rispetto della laicità dello Stato, riconosce il valore della sua identità, delle sue radici, della sua civiltà. Mi permetto di dirlo con forza, come rappresentante di Fratelli d'Italia: l'Italia non è solo un territorio, è una comunità, è una Nazione forgiata nei secoli dalla cultura classica della fede cristiana.
Non è un caso se eventi di tale portata accadono a Roma. Roma non è una città come le altre, Roma è la , è la culla della civiltà giuridica romana, è la casa del papato, è la capitale della cristianità e il cuore pulsante dell'identità europea. In nessun'altra città al mondo le esequie di un Papa avrebbero potuto assumere un simile valore spirituale e diplomatico ed è proprio in questi momenti che si misura la statura di una classe dirigente. Il Governo Meloni non solo ha saputo affrontare con concretezza e prontezza un'emergenza organizzativa senza precedenti. Ha fatto di più: ha dimostrato al mondo che l'Italia ha ritrovato una guida solida, autorevole e credibile.
La del Presidente Giorgia Meloni anche in questo passaggio si è rafforzata ulteriormente, non con annunci roboanti o gesti propagandistici, ma con l'autorevolezza silenziosa delle cose fatte bene. È grazie a questa che l'Italia non è più spettatrice, ma interlocutrice, anche quando si muove la grande diplomazia globale. Lo abbiamo visto in occasione del G7 e lo vediamo oggi in un evento spirituale, ma anche geopolitico, dove l'Italia ha avuto il compito e l'onore di accogliere il mondo in un momento delicato della storia.
Onorevoli colleghi, non possiamo non vedere tutto questo nella giusta prospettiva. Il nostro è un Paese che ha tutto: cultura, bellezza, fede, istituzioni, ma che per troppi anni è stato guidato da Governi che non hanno saputo difenderli, che si vergognavano delle nostre radici, che parlavano più volentieri di diritti astratti che di identità concreta e così facendo ci hanno isolato, marginalizzato e reso irrilevanti. Oggi la musica è cambiata: l'Italia c'è, l'Italia è tornata e lo fa con stile, con compostezza e con responsabilità, con un Governo che sa decidere, sa farsi valere, sa parlare al mondo senza complessi.
Questo decreto ne è la dimostrazione. Il capo della Protezione civile ha potuto agire in deroga alle norme ordinarie, coordinando in tempi strettissimi l'accoglienza dei pellegrini, l'assistenza sanitaria, i protocolli di sicurezza e gli interventi logistici: un dispositivo operativo perfetto, fondato su una visione unitaria dello Stato e su un rapporto virtuoso tra Governo, comune, regione, Vaticano e Forze dell'ordine.
Anche questo è un messaggio politico forte; le istituzioni, quando vogliono, sanno lavorare insieme, quando c'è una guida autorevole si può essere efficienti e autorevoli. In questi mesi ci prepariamo anche al Giubileo 2025, sarà un altro banco di prova, ma se questo è l'inizio possiamo affrontarlo con fiducia. Roma, ancora una volta, sarà al centro del mondo e l'Italia, grazie a questo Governo, potrà mostrarne il volto migliore, non solo come terra di ospitalità, ma come custode di valori eterni, difensore della fede, della cultura, esempio di equilibrio tra modernità e tradizione. Questo non è solo un decreto su un evento passato, è un messaggio, è un'affermazione di dignità nazionale, di consapevolezza storica e di visione culturale e oggi, votandolo, diamo voce a tutto questo
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2397:
S. 1466 - "Conversione in legge del decreto-legge 22 aprile 2025, n. 54, recante disposizioni urgenti ai fini dell'organizzazione e della gestione delle esequie del Santo Padre Francesco e della cerimonia per l'inizio del ministero del nuovo Pontefice" .
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Bignami, Molinari, Barelli, Lupi ed altri n.1-00447, Fassino ed altri n.1-00449 e Bonetti ed altri n. 1-00451, concernenti il rapporto della Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza (ECRI) sul fenomeno di profilazione razziale da parte delle Forze dell'ordine in Italia .
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è svolta la discussione sulle linee generali.
Avverto che in data odierna è stata presentata la mozione Boschi ed altri n. 1-00452 . Il relativo testo è in distribuzione.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.
EMANUELE PRISCO,. Sì, grazie, Presidente. Ci rimettiamo all'Aula su tutte.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Ricapitoliamo brevissimamente le ragioni che ci hanno portato a discutere di queste mozioni di cui, a mio avviso, nessuno sentiva l'urgenza. Nell'ottobre scorso, la Commissione sul razzismo del Consiglio d'Europa (ECRI) ha presentato il suo rapporto periodico sull'Italia, nel quale si denunciavano episodi…
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia… prego, onorevole Della Vedova.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). …In solidarietà con il collega Marattin che non riesce a sentirmi, lui che è a 50 centimetri, così non gli diamo possibilità di dissentire.
In questo rapporto vengono segnalati episodi di xenofobia nei confronti di diverse categorie, dal mondo LGBT ai migranti, in particolare africani, e, secondo le testimonianze raccolte, si segnalano alcune pratiche di profilazione razziale da parte delle nostre Forze dell'ordine. È una cosa che è stata riferita anche ad altri Paesi; peraltro - lo dico ai colleghi di maggioranza che poi hanno cominciato a inveire contro l'ECRI - questo rapporto è stato depositato nel luglio scorso. Quindi, il Governo, da luglio scorso, dal 2 luglio 2024, aveva tutta la possibilità di leggerlo, possibilmente, e di formulare eventuali risposte, obiezioni, integrazioni di informazione. A dir la verità, siccome nessuno, nemmeno il rapporto ECRI, ha mai messo in discussione l'operato delle Forze dell'ordine italiane, è una ; qualcuno probabilmente si è sentito tirato in ballo.
E quindi, da questo punto di vista, si arriva a una mozione in cui si riafferma, tra l'altro, l'ovvio, cioè la fiducia da parte del Parlamento nei confronti delle Forze dell'ordine e l'impegno del Governo a difendere l'onorabilità delle Forze dell'ordine. Ma questo non era minimamente in discussione. Tra l'altro, il rapporto ECRI, per chi lo ha letto, rispetto al precedente rapporto, mette in risalto tutti i passi avanti che in Italia sono stati fatti in termini di razzismo e discriminazione. Quindi, non si capisce il perché siamo chiamati, ripeto, da una parte, a ribadire l'ovvio e, dall'altra, invece, a dire, come dice la mozione di maggioranza, che la missione del Consiglio d'Europa andrebbe in qualche modo rivista.
Quindi, le mozioni delle forze di opposizione mi sembrano più equilibrate, se non altro, sono di risposta alla mozione della maggioranza. Credo che bisognerebbe affrontare queste cose, senza rischiare di perdere il senso della misura, magari, sfiorando il senso del ridicolo.
Vorrei che le istituzioni italiane, al di là della maggioranza e dell'opposizione, avessero nei confronti degli organismi internazionali, di cui l'Italia fa parte, un atteggiamento molto più positivo e propositivo. Ad esempio - lo ribadisco, perché altrimenti non ci capiamo -, se un rapporto, prima di essere diffuso, viene presentato alle autorità italiane (a luglio scorso), c'è tutto il tempo per presentare obiezioni, se le obiezioni ci sono, anziché saltare sulla sedia, quando qualche giornale o qualche organo di stampa riprende specificamente un punto.
In conclusione, signor Presidente, credo ci siano alcune cose che utilmente l'Italia potrebbe fare. L'UNAR, che è l'ente preposto all'antidiscriminazione, non è un ente indipendente, perché ha un'affiliazione governativa anche nelle nomine. Noi siamo l'unico Paese, credo, in questo caso, dell'Unione europea a non avere una commissione indipendente sui diritti umani, l'unico Paese europeo. Credo che ce l'abbiano tutti ormai, anche l'Ungheria. Ecco, facciamo uno sforzo, da questo punto di vista, per avere all'interno…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, un po' di silenzio.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). …del Paese organismi che dovrebbero evitare che, quando un organismo internazionale arriva, vede che non ci sono gli organismi nazionali preposti e raccoglie testimonianze… Nella mozione c'è lo scandalo che le testimonianze vengono da coloro che dicono di essere discriminati: è ovvio, perché chi ritiene di aver avuto una profilazione razziale da parte della Polizia lo segnala. Non c'è un organismo italiano a cui segnalarlo? Arriva l'ECRI e, quindi, raccoglie queste testimonianze.
Ma, anziché prendersela, con questo tono sciovinista - del tutto inutile rispetto alla questione -, sulle obiezioni che, da questo rapporto, vengono fatte, con molta tranquillità, visto che siamo tutti tranquilli su come operano le nostre Forze dell'ordine, si prendono le obiezioni che sono state fatte e si smentiscono, come viene richiesto, sulla base - chiudo - di un'indagine indipendente, e il tema finisce lì.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Quindi, per quello che ci riguarda, voteremo a favore di tutte le mozioni dell'opposizione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Io non desidero fare troppi giri di parole. Confido che queste mozioni presentate abbiano l'obiettivo di ribadire quelle stesse parole che, con grande fermezza e pacatezza, ha pronunciato il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Capo della Polizia, Pisani, che ha confermato la stima e la fiducia nello Stato, nelle Forze dell'ordine - leggo testuali - “la cui azione si ispira allo spirito democratico e i valori della Costituzione”.
Tuttavia, come è stato ricordato anche dal collega Della Vedova, non vorrei che l'intendimento, tra le righe, dei presentatori di maggioranza di questa mozione abbia due obiettivi: da un lato, far intendere che il supporto, la stima e, soprattutto, il nostro lavoro quotidiano nei confronti delle Forze dell'ordine siano soltanto di una parte politica e, dall'altro lato, che vi sia la volontà, neanche troppo mal celata, di screditare organizzazioni internazionali di cui l'Italia da sempre fa parte e con cui ha collaborato in modo costruttivo.
Credo che dobbiamo utilizzare questa occasione di dibattito per ribadire che l'Italia partecipa al Consiglio d'Europa, ma anche alla Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza, così come alle altre Commissioni - cito, a titolo esemplificativo, anche la CEDU -, perché partecipare a questi organismi internazionali significa progredire come Paese, ma anche come forze democratiche, dando il nostro contributo all'interno dell'Unione europea, perché così è stato in questi anni. Il dialogo costruttivo che il nostro Paese - indipendentemente dai Governi che si sono succeduti - non ha mai fatto mancare, ha dato un contributo positivo all'evoluzione del nostro Paese.
Per quanto riguarda le Forze dell'ordine - colgo l'occasione per ribadirlo in quest'Aula -, esse giurano sulla Costituzione. Quindi stiamo ribadendo quello che è ovvio, perché le nostre Forze dell'ordine, i nostri agenti, a rischio della propria incolumità, garantiscono la salvaguardia e la sicurezza di tutti i cittadini, come cita la nostra Costituzione all'articolo 3, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche e di condizioni personali e sociali.
Semmai, dobbiamo chiederci, in questo momento storico, di fronte alle sfide che ci pone innanzi la società, una società che ha tanti squilibri e tante problematiche, come si attiva una leale collaborazione tra poteri dello Stato, tra le forze politiche, tra il Parlamento e il potere esecutivo, tra la magistratura e le Forze dell'ordine. Infatti, lo dico guardando il Governo, le Forze dell'ordine eseguono, molte volte, anche norme contraddittorie, che si trovano dinnanzi. Nella loro quotidianità, si trovano a confrontarsi con i problemi della nostra società: il disagio minorile, il disagio mentale, le dipendenze, le violenze che avvengono all'interno delle mura domestiche, e i tanti problemi legati alla mancata gestione, ad esempio, del fenomeno migratorio, che avete pensato di risolvere investendo risorse in Albania o in un Piano Africa, di cui al momento non si vedono gli effetti. Quindi, non vorrei che questa fosse un'occasione per scaricare sulle Forze dell'ordine responsabilità politiche che, invece, sono vostre, relative alla mancata interpretazione di come la nostra società debba affrontare le tante problematiche che ci sono. Ribadendo la vicinanza, il sostegno e la stima alle nostre Forze dell'ordine, noi, nella nostra azione quotidiana, dobbiamo lavorare trasversalmente, con i partiti, anche con il Governo, per far sì che vengano mantenute le tante promesse che in questi anni sono state fatte alle Forze dell'ordine rispetto ai salari, alle carenze di organico e ai numeri reali delle assunzioni. Questi sono impegni che dobbiamo porre in quest'Aula.
Allo stesso tempo, ribadisco la necessità di partecipare attivamente a questi organismi internazionali, mettendo da parte alcune dichiarazioni aberranti che alcuni membri illustri del vostro Governo hanno fatto, interpretando in modo molto scorretto questa relazione. E lo dico anche guardando la mozione di maggioranza. Chiaramente, attivarsi presso le sedi competenti istituzionali europee per riaffermare la professionalità delle Forze dell'ordine è vostro dovere - lo avreste dovuto già fare - visto che, comunque, questa relazione è arrivata al Ministero dell'Interno, in un'ottica di collaborazione e di partecipazione del nostro Paese agli organismi internazionali.
Credo che ciò sia un dovere, che vada fatto senza polemiche, e anch'io, a nome del gruppo di Italia Viva, ribadisco il voto favorevole su tutte le mozioni presentate dalle opposizioni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Grazie, signor Presidente. Colleghe e colleghi, voglio ricordare che l'ultima relazione della Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza (ECRI), prima di quella attuale, è stata realizzata nel 2016.
Ora, la relazione attuale della Commissione prima di tutto rileva che, dal 2016 ad oggi, nel nostro Paese sono stati fatti passi in avanti significativi, sono stati fatti molti progressi, e cita alcuni esempi di questi progressi. Per esempio, sono stati compiuti sforzi significativi per mettere in guardia i giovani dai pericoli dell'incitamento all'odio , in particolare con campagne di sensibilizzazione e con attività condotte dalla Polizia postale, con comunicazioni nelle scuole e in altri luoghi frequentati dai giovani. Questa relazione rileva che sono state adottate misure importanti per aumentare la capacità degli agenti delle Forze dell'ordine di contrastare i crimini dell'odio, tra cui una serie di corsi di formazione e pubblicazioni su questo tema.
Quindi, la relazione della Commissione non è stata una relazione tesa a dire qualcosa che, secondo le affermazioni di alcuni esponenti della maggioranza, suonerebbe come offensiva nei confronti del nostro Paese. Nessuno ha detto che le Forze dell'ordine in Italia sono razziste. Io lo vorrei chiarire in modo inequivocabile, viste le dichiarazioni fatte dalla Presidente Meloni, che dice che le indicazioni dell'ECRI sono vergognose. Così come le parole del Ministro Salvini, che chiede di sciogliere il Consiglio d'Europa - Ministro Salvini, lei vuole sciogliere tutto, ma credo che non rientri nelle competenze del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, in Italia, questa possibilità … - perché, secondo lui, il Consiglio d'Europa è un ente inutile che produce c… puntini, puntini. Francamente pretenderei, da cittadino italiano, un linguaggio più consono da parte del Ministro Salvini.
Ecco, non è così. Nella relazione non si dice che le Forze dell'ordine sono razziste, si dice che ci sono episodi di razzismo. Anzi, si dice ancora di più. Si dice che è necessario che in Italia si faccia un approfondimento, uno studio, per verificare quanti sono e di che genere sono questi episodi. E voi fate di tale questione un caso nazionale. È come se, di fronte agli stadi italiani, quando ci sono i cori razzisti, invece di indignarci per i cori razzisti, ci indignassimo con quelli che hanno messo gli striscioni “No al razzismo”.
Voi state trasponendo la realtà rispetto a questa relazione, utilizzandola in modo strumentale, ancor di più per fare una campagna d'odio e creare sempre più un clima di paura, di sciovinismo e di nazionalismo inteso nel peggiore dei modi, becero, trasformando una realtà che è evidente. Basta leggere i documenti: che, nelle Forze dell'ordine, in Italia come in altri Paesi, ci possano essere episodi di razzismo credo che sia un elemento, per certi versi, inevitabile, che dobbiamo conoscere per combatterlo e per migliorare.
E poi, sul fatto che per le Forze dell'ordine non abbiamo rispetto: noi vogliamo che ci sia una grande collaborazione nei confronti delle Forze dell'ordine e anche degli sforzi che stanno facendo - come giustamente rileva la relazione - in positivo per migliorare tante manchevolezze che ci sono nel nostro Paese. Una collaborazione da parte della politica, da parte delle cittadine e dei cittadini.
Ma è evidente che, laddove ci siano delle questioni da correggere, vanno corrette. Questo dice la relazione, ma non è che lo dice solo all'Italia, perché ci vogliono male.
Voi la dovete fare finita con quest'idea dell'assedio, di tutti che ci vogliono male, con questa sindrome di Calimero che la Presidente del Consiglio continua ad avere: tutti ce l'hanno con l'Italia, ce l'hanno con noi. No, non è così, e non è così in questo caso. Si chiede di fare un approfondimento per verificare quali sono e come correggere questi episodi di razzismo. E credo che sia una cosa giusta, una cosa sacrosanta, perché purtroppo episodi di questo genere ci sono, così come ci sono nel Paese e in tanti altri ambiti; così come ci sono in altri Paesi europei, i quali, pur essendo citati nella stessa relazione, non hanno fatto la cagnara che abbiamo fatto noi, o meglio che ha fatto il Governo. Non abbiamo ascoltato in altri Paesi europei il Presidente del Consiglio, i Ministri - Ministri autorevoli - che definivano “vergognose” le relazioni dell'ECRI, addirittura offensive a tal punto da dover sciogliere il Consiglio d'Europa.
Tutto questo si inserisce in un clima che il vostro Governo - lo voglio dire - e la maggioranza stanno creando ed è una questione molto pericolosa: mi riferisco al fatto di attaccare costantemente le organizzazioni internazionali, di screditarle. Guardate che la nostra democrazia - così come le altre democrazie d'Europa - si basa anche sulle organizzazioni internazionali e sugli accordi che liberamente abbiamo contratto da questo punto di vista, e voi volete scalfire quella credibilità, per esempio, con l'attacco permanente che fate alla CEDU, alla Corte penale internazionale, agli organismi dell'Unione europea: quello che succede non è mai colpa vostra, è sempre colpa dell'Unione europea, è colpa della CEDU, è colpa della Corte penale internazionale. Quando non riuscite a dare la colpa agli altri, la date alla magistratura, non è mai colpa vostra quello che accade; le vostre manchevolezze, i vostri difetti, i vostri problemi riguardano sempre quelli che ci sono stati prima (e sono due anni e mezzo che governate) e riguardano le organizzazioni internazionali.
Anche in questo caso, invece di mettere in campo un lavoro di indagine per verificare quanti e quali sono i casi di razzismo - anche per tutelare la stragrandissima maggioranza dei componenti, degli uomini e delle donne, delle Forze dell'ordine che, da questo punto di vista, non hanno niente da nascondere - invece di fare questo, voi ancora una volta alzate gli scudi contro l'Europa, contro gli organismi internazionali, contro il Consiglio d'Europa, contro la Corte penale.
Questa non è la strada che ci permetterà di migliorare, perché - guardate - forse non ve l'hanno insegnato a scuola, ma ve lo voglio ricordare: è riconoscendo i propri errori e sapendoli vedere che possiamo migliorare ed evitare di commettere questi errori. Quando la maestra sottolineava in rosso e in blu i vostri errori sui compiti, non lo faceva per farvi un'offesa ma per farveli vedere, in modo tale da poterli correggere.
Ecco, correggere i nostri errori non è un'offesa all'orgoglio nazionale , ma un tentativo di cercare di migliorare il nostro Paese. E noi vi chiediamo di farlo insieme a noi con il massimo rispetto per le Forze dell'ordine e per la collaborazione che, verso quegli uomini e quelle donne che garantiscono la sicurezza del nostro Paese, dobbiamo avere sempre.
Per questo noi voteremo le mozioni presentate dalle opposizioni e voteremo “no” invece rispetto alla maggioranza che presenta una mozione inaccettabile .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Dagli interventi che mi hanno preceduto è apparso evidente come oggi si stia falsamente discutendo di Forze dell'ordine e di relazione dell'ECRI e come la vera questione sullo sfondo sia un'altra. Stiamo davvero parlando di fiducia e stima alle Forze dell'ordine? Davvero pensiamo che c'è una parte di questo Parlamento che non sostiene le Forze dell'ordine o che tutte le istituzioni italiane non stiano dalla parte giusta, che è quella della legalità, come è stato ben citato dal Presidente Mattarella? No, non è questo l'oggetto della discussione, e neanche stiamo parlando della relazione dell'ECRI - relazione che è stata richiamata -, che è dello scorso ottobre. Non c'è niente di nuovo negli ultimi giorni. La discussione in realtà è diversa: noi dovremmo parlare di un'altra cosa e oggi vogliamo avere una risposta su un'altra cosa.
Qualche settimana fa il Vice Presidente del Consiglio, Matteo Salvini, non un Ministro qualunque ma il numero due del Governo della Repubblica italiana, ha dichiarato pubblicamente - mi scuso in anticipo con i colleghi e con l'Aula, perché userò un linguaggio che non è consono, ma l'ha usato il Vice Presidente del Consiglio - che “il Consiglio d'Europa è un altro ente inutile che costa ai cittadini italiani ed europei per produrre in cambio cazzate”. Io mi scuso della volgarità, la usa la massima istituzione della nostra Nazione. Sono parole gravi, irrispettose e delegittimanti.
E allora colleghi della maggioranza e Sottosegretario Prisco, noi questo vogliamo sapere: è questa l'opinione del Governo italiano? È questa l'opinione della maggioranza? Davvero oggi noi ci stiamo dividendo su cosa pensiamo delle Forze dell'ordine italiane o ci dobbiamo chiedere in che modo vogliamo stare nelle istituzioni internazionali? Quando abbiamo dovuto sostenere questo Governo nella sua presenza internazionale, lo abbiamo sempre fatto con serietà e coerenza. Ma voi pensate questo? Pensate che le istituzioni internazionali facciano … - non ripeto l'offesa -, lo ritenete?
Ebbene, io ricordo qual è il ruolo del Consiglio d'Europa e qual è il ruolo che l'Italia svolge dentro al Consiglio d'Europa; c'è una ricca delegazione di colleghi di maggioranza e di opposizione con cui lavoriamo: è un organismo fondato nel 1949 a cui aderiscono tutti e 46 gli Stati dell'Europa geografica per risolvere questioni fondamentali della vita degli individui.
Si occupa di protezione dei minori, di libertà dei , di conflitti, di guerre, di violenza contro le donne, di lotta alla corruzione, di garanzie per i giornalisti, di accesso all'istruzione per bambini nei contesti di guerra, di migrazione, di inclusione sociale delle minoranze, di diritti delle persone con disabilità e di diritto alla salute e parità di genere.
Allora, il Governo italiano pensa che queste siano c… puntini, puntini? Pensa che siano cavolate - come dice il Ministro Salvini - o pensa che siano cose serie? Gli italiani, i tantissimi italiani che onorano con la loro presenza e il loro lavoro … l'Italia ha una delle delegazioni più importanti nel Consiglio d'Europa, più corpose. Vi ricordo che è una delle poche istituzioni internazionali dove si parla ancora l'italiano per la grande forza che l'Italia ha svolto dentro quella istituzione; parliamo di più di 100 funzionari che lavorano ogni giorno per risolvere conflitti, sciogliere nodi.
Qual è la vostra opinione su quella delegazione? Perché vedete, anche l'ECRI (la Commissione europea, di cui parliamo oggi, contro il razzismo e l'intolleranza) fa parte del Consiglio d'Europa, esprime un'opinione, elabora dei pareri. Abbiamo citato il fatto che stiamo parlando, in realtà, di un documento di ottobre (quello che fa riferimento all'Italia), quindi anche il richiamo di attualità è totalmente infondato, ma comunque sia le istituzioni del Consiglio d'Europa possono anche fare delle valutazioni che poi si rivelano non del tutto fondate e, pertanto, non partiamo pregiudizialmente nel dire… e poi gli Stati hanno facoltà di rispondere, replicare, approfondire, investigare e chiarire le sollecitazioni che arrivano da quell'istituzione. Altro è invece dire che si ritiene che non abbia senso che l'Italia svolga la sua funzione negli organismi internazionali. Ci sembra, ci è sembrato che le parole che ha portato in quest'Aula la Presidente del Consiglio siano state, invece, di raccontare un'Italia che cerca di svolgere un ruolo importante nel Consiglio d'Europa, nell'Unione europea, nella NATO, nell'ONU, nell'OSCE, nell'OCSE, al G7, al G20, è così o no? Con quale maggioranza ci dobbiamo rapportare, con quella che cerca di dialogare o con quella che insulta le istituzioni internazionali?
Perché è questa la vera questione e mi farebbe piacere che quando intervengono i colleghi - specialmente quelli che sono presenti in queste delegazioni internazionali - ci raccontassero se la pensano come Salvini, se pensano di essere in un'epoca in cui, invece, ci riempiamo la bocca della necessità di organismi sovranazionali quando guardiamo con diffidenza e pericolo il rinascere di rapporti bilaterali fra Stati che sovrastano l'ordine globale che riescono a dare questi organismi, se davvero pensano che questa debba essere la posizione.
Noi abbiamo presentato una nostra mozione, l'abbiamo fatto perché riteniamo che non fosse giusto poi cadere nella trappola che voleva questa polarizzazione della discussione. Ovviamente, sosterremo le mozioni che ribadiscono la fiducia alle Forze dell'ordine e che chiedono, però, soprattutto una presenza forte e importante dell'Italia e del nostro Governo nelle istituzioni internazionali. Naturalmente, non potremmo sostenere, invece, quelle parole che delegittimano questa presenza, perché siamo profondamente colpiti che l'Italia è sempre più piccola, se non si sente parte di un progetto grande, globale, internazionale, e non continua ad avere quel protagonismo che, dal dopoguerra in poi, si merita di avere .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.
CALOGERO PISANO(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Noi voteremo a favore della mozione di maggioranza, però volevo dire due paroline prima di depositare il discorso. Ogni giorno donne e uomini in divisa affrontano sfide complesse con professionalità, dedizione e un profondo senso del dovere, operando con equilibrio e rispetto per la dignità di ogni individuo. È grazie a loro se possiamo vivere in una società dove la sicurezza si coniuga con il rispetto dei diritti fondamentali. Rifiutiamo, dunque, con fermezza ogni tentativo di delegittimare il loro impegno attraverso accuse infondate, che rischiano di minare la fiducia tra i cittadini e le istituzioni. L'Italia, forte dei suoi principi democratici, continuerà a sostenere le proprie Forze dell'ordine, difendendo la verità e la giustizia in ogni sede. Con questa consapevolezza, riteniamo sia utile ribadire e valorizzare il lavoro straordinario che ogni giorno veglia sulla nostra sicurezza .
PRESIDENTE. Onorevole Pisano, ovviamente è autorizzato a depositare il suo intervento. Ha chiesto di parlare la deputata Auriemma. Ne ha facoltà.
CARMELA AURIEMMA(M5S). Grazie, Presidente. Chiariamo una cosa: siamo certi che in quest'Aula nessuno abbia un solo dubbio sul fatto che le Forze dell'ordine, con i suoi uomini e le sue donne, siano un pilastro irrinunciabile per la sicurezza pubblica e la coesione del nostro Paese Italia. Ma, proprio per questo, siamo consapevoli del loro valore e, proprio per questo, non vi permettiamo di trascinarci in un antagonismo con i nostri agenti, ai quali rinnoviamo sempre un profondo rispetto e sostegno. Ed è soprattutto per il massimo rispetto, che abbiamo e nutriamo, che non consentiremo neanche che le loro esigenze e i bisogni di un intero comparto, fondamentale e strategico per il nostro Paese, diventino oggetto di un teatrino politico, messo in scena da questa maggioranza capeggiata dalla Premier.
Noi vogliamo stare al fianco degli uomini e delle donne delle Forze dell'ordine concretamente. Per questo, in quest'Aula abbiamo più volte denunciato le condizioni critiche in cui lavorano e i loro diritti negati, mentre voi, da un lato, vi battete il petto, però, poi, dinanzi ai problemi e alle criticità girate la faccia dall'altro lato, votando “no” ai nostri emendamenti che prevedevano, per esempio, nuove e straordinarie assunzioni e dimenticando completamente che questo comparto è formato prima di tutto da lavoratori e lavoratrici.
Ci dite: staremo sempre dalla parte delle Forze dell'ordine. Bene, vi sfidiamo su questo, accettiamo la sfida: schieratevi con noi, a fianco delle donne e degli uomini delle Forze dell'ordine, per risolvere almeno in parte le gravi carenze di organico, dovute all'insufficienza delle risorse stanziate per le nuove assunzioni. Votiamo subito, ora, un piano di assunzioni straordinarie. Rendiamo i loro turni meno estenuanti e, soprattutto, le loro condizioni di lavoro più sicure. Nel solo 2024, nella sola Polizia di Stato, i pensionamenti per limiti di età preventivati e poi realizzati sono stati circa 4.200; una cifra analoga al 2023 ed un che verrà a caratterizzare anche i prossimi anni. Quindi, in totale, tra il 2023 e il 2024, 8.000 poliziotti sono stati destinati alla quiescenza. I carabinieri hanno numeri simili. A questi si aggiungono anche i numeri della Guardia di finanza: in sostanza, ci mancano oltre 20.000 uomini e donne che sono andati in pensione tra il 2023 e il 2024. A tutto questo il Ministero dell'Interno come risponde? Con sole 4.800 nuove assunzioni. In sostanza, questo Governo ha dato il via soltanto ad implementi di organico ordinari, già previsti nelle programmazioni concorsuali degli anni passati, che assolutamente non hanno risolto i problemi delle Forze dell'ordine. La soluzione richiesta da tempo dai sindacati di settore è quella di avere assunzioni straordinarie, in linea con i pensionamenti, per compensare il , anche perché è sempre lo stesso Dipartimento della pubblica sicurezza a scrivere nero su bianco che, a fine 2023, nell'organico della Polizia di Stato, mancano oltre 10.000 unità. Numeri che si aggiungono a quelli delle altre forze del comparto, con una mancanza di organico di oltre 30.000 unità.
I numeri reali delle assunzioni, al netto del pensionamento, mostrano un saldo negativo che contraddice le dichiarazioni di questo Governo e soprattutto le dichiarazioni fatte anche in quest'Aula, durante il decreto Sicurezza. Vi vogliamo sfidare: sì, siamo al fianco delle Forze dell'ordine concretamente; votiamo ora, subito, un aumento reale del loro stipendio, che gli permetta di recuperare almeno in parte il carovita che stanno vivendo.
Noi ci siamo, siamo pronti! E invece voi? L'ultimo rinnovo contrattuale ha previsto un aumento salariale largamente inferiore rispetto al tasso di inflazione registrato negli ultimi anni, generando un progressivo impoverimento della categoria. L'inflazione è aumentata del 16,5 per cento, causando una perdita di potere d'acquisto significativa. Si parla di oltre 290 euro lordi, circa 230 euro netti su uno stipendio. E per quanto riguarda i fondi stanziati da questo Governo per il nuovo contratto, si prevede un aumento che recupera solo un 5 per cento. Cosa significa stare al fianco di donne e uomini del comparto sicurezza ? Significa dare la possibilità di avere uno stipendio adeguato all'inflazione.
Sì, schieratevi con noi, al fianco dei nostri uomini e donne del comparto sicurezza e mettiamo in campo, ora, politiche abitative vere a loro supporto. Da tempo i sindacati denunciano le difficoltà che hanno i nostri agenti nel dover affrontare canoni di affitto con stipendi che diventano vere e proprie gabbie salariali, in città caratterizzate da un caro affitto insostenibile.
Presidente, gli uomini e le donne che lavorano nel comparto sicurezza sono prima di tutto lavoratori e lavoratrici e, solo lavorando per i loro diritti, possiamo dire realmente che siamo al loro fianco.
Ora, siamo in una sorta di sagra dell'ipocrisia: ci troviamo a votare su una mozione che denuncia cosa? Una dichiarazione che ha un contenuto vecchio, un contenuto che risale a luglio 2024 e addirittura anche a una dichiarazione precedente del 2023. La notizia, in pratica, non esiste. Non c'era nulla di nuovo! Ma a prescindere da qualsiasi dato di realtà, la maggioranza è partita all'attacco, seguendo un ordine di scuderia, tutti insieme contro la Commissione: è bastata una frase per trascinare le nostre Forze dell'ordine in un teatrino politico.
La vera posta in gioco, Presidente, è un'altra ed emerge chiaramente dalle dichiarazioni della Meloni e della Lega: ormai, da parte di questa maggioranza, è in atto un tentativo subdolo di delegittimare le istituzioni internazionali - è successo anche con la CEDU -, che sono a difesa dei diritti umani e dei principi di democrazia, conquistati dall'umanità nel corso di secoli, caratterizzati da guerre, genocidi e massacri di ogni sorte. Anche in questo caso la Commissione, che nasce nel 1949, di cui l'Italia è uno dei dieci Stati fondatori, ha questa funzione.
Per tali ragioni, ma soprattutto per l'ipocrisia di questo Governo e di questa maggioranza, che nelle occasioni che hanno avuto negli anni di poter stare concretamente al fianco di lavoratori e lavoratrici del comparto della sicurezza, si sono voltati dall'altro lato, non partecipiamo alle sagre dell'ipocrisia, e per questo voteremo contro la mozione di maggioranza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gentile. Ne ha facoltà.
ANDREA GENTILE(FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi, ci troviamo di fronte a un tema davvero delicato, che chiama in causa il senso stesso di appartenenza alle nostre istituzioni e che nasce da quanto contenuto nell'ultimo rapporto sull'Italia della Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza del Consiglio d'Europa, laddove si riferisce di numerosi episodi di presunte profilazioni razziali che sarebbero stati commessi da parte delle Forze dell'ordine italiane, episodi che prenderebbero di mira soprattutto i rom e le persone di origine africana.
Ebbene, tali giudizi, che ci lasciano davvero increduli e stupiti, risultano vergognosi e inqualificabili, anche perché - è bene ricordarlo - non incentrandosi su rilevazioni di carattere oggettivo, appaiono oltremodo offensivi dell'onore e della reputazione di uomini e donne che, con orgoglio, indossano la divisa; servitori dello Stato che si impegnano, senza distinzioni e senza riserve, spesso in condizioni difficili, talvolta anche a rischio della propria vita, per garantire la salvaguardia e l'incolumità pubblica di tutti noi cittadini, per difendere la legalità, per tutelare le nostre comunità.
La loro presenza e la loro abnegazione, Presidente, rappresentano per tutti noi un fondamentale presidio di sicurezza e un insostituibile presidio di libertà a tutela della Repubblica. Viviamo in uno Stato di diritto, fondato sul rispetto della persona umana e, in questo senso, non può esserci sicurezza vera se non è accompagnata da criteri di giustizia e di equità. Non può esserci ordine se non è fondato sul rispetto dei diritti fondamentali di ogni cittadino, indipendentemente dal colore della pelle, dalla religione o dall'origine etnica di quest'ultimo. Proprio per questo è essenziale che ogni eventuale episodio di discriminazione o di abuso venga isolato, condannato e affrontato con chiara determinazione.
Ma, come ha dichiarato recentemente il Ministro degli Esteri Antonio Tajani - voglio ribadirlo -, chi indossa una divisa serve lo Stato e i cittadini, non un'ideologia. Gli episodi di razzismo vanno condannati senza ambiguità, ma non si può generalizzare, mettendo sotto accusa un intero Corpo che ogni giorno - è bene ricordarlo - rischia la vita per ciascuno di noi. Sono parole che ci richiamano a un profondo senso di responsabilità collettiva: difendere l'ordine e la professionalità delle Forze dell'ordine senza chiudere gli occhi di fronte a comportamenti che di per sé vanno certamente perseguiti, poiché nulla hanno a che vedere con i principi democratici che informano il nostro ordinamento.
Le Forze dell'ordine italiane operano nel pieno rispetto delle leggi, dei principi democratici e dei valori europei. Sono riconosciute e apprezzate proprio per questo a livello internazionale per la professionalità e la dedizione nel contrasto a ogni forma di violenza e di discriminazione. Ecco perché riteniamo che disquisire di profilazione razziale in assenza di elementi privi di riscontri concreti trasformi un tema assai delicato in una pregiudiziale ideologica, che getta un'ombra oscura, quanto ingiusta, sulla reputazione di chi opera in prima linea contro criminalità e illegalità e ciò costituisce di per sé un fatto inaccettabile.
La tematica relativa alla sicurezza rappresenta al contrario una priorità di questo Governo, che ha da subito inteso sostenere, tutelare e valorizzare il ruolo svolto dalle nostre Forze dell'ordine. Il Governo lo ha fatto con scelte concrete.
Tra le misure maggiormente significative, messe in campo nell'ultimo periodo, voglio ricordare: l'aumento delle risorse per il comparto sicurezza, attraverso un incremento dei fondi destinati al personale, all'aggiornamento tecnologico, alla dotazione di mezzi, divise e strumenti operativi, così come l'introduzione di norme a tutela dell'incolumità degli agenti e disposizioni maggiormente severe contro chi aggredisce i pubblici ufficiali in servizio, prevedendo per loro una specifica tutela legale.
La sfida che ci attende è, dunque, duplice: rafforzare la sicurezza, senza alimentare discriminazioni, promuovere l'inclusione sociale senza rinunciare a perseguire indifferibili esigenze di legalità diffusa. Solo così potremmo costruire una società aperta, ove il senso dello Stato convive con il rispetto fondamentale della persona umana nell'imprescindibile convinzione che le Forze dell'ordine rappresentano un valore fondante di garanzia, di sicurezza pubblica e di tenuta democratica delle istituzioni e che a loro va il nostro più sincero e incondizionato rispetto. A loro va il nostro più sincero e incondizionato sostegno per quanto fanno ogni giorno.
Per tali ragioni, Presidente, preannuncio il voto favorevole di Forza Italia sulla mozione posta in quest'Aula oggi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Billi. Ne ha facoltà.
SIMONE BILLI(LEGA). Grazie, Presidente Costa. Sottosegretario Prisco, voglio dirlo subito con chiarezza: è una vergogna, è inaccettabile! Respingiamo con fermezza ogni attacco pregiudiziale contro le nostre Forze di Polizia, che ogni giorno rischiano la vita per garantire sicurezza, legalità e coesione sociale per tutti gli italiani.
Presidente, è inaccettabile che siano messe sotto accusa tutte le nostre Forze dell'ordine sulla base di percezioni soggettive o testimonianze parziali, senza riscontri oggettivi e giudiziari. In questo rapporto del Consiglio d'Europa, si afferma che vi sarebbero numerose testimonianze di profilazione razziale, in particolare ai danni di rom e persone di origine africana.
Ma, Presidente, Sottosegretario, io mi chiedo: ma chi decide quali testimonianze considerare e come pesarle in questi rapporti del Consiglio d'Europa? Le Forze dell'ordine italiane non agiscono mai sulla base del colore della pelle ma sulla base di indizi, comportamenti e contesti operativi . Chi insinua il contrario, Presidente, Sottosegretario, insinua il dubbio su ogni controllo di sicurezza nel nostro Paese, minando la fiducia fra cittadini e Stato. Ribadisco, Presidente: non possiamo permettere che la narrativa della discriminazione venga utilizzata come scudo per delegittimare chi tutela l'ordine pubblico, soprattutto in un periodo in cui le nostre città affrontano sfide legate all'immigrazione irregolare, al degrado urbano e all'aumento della microcriminalità.
Presidente, Sottosegretario, va ricordato che lo stesso rapporto del Consiglio d'Europa riconosce, seppure marginalmente, i grandi sforzi formativi compiuti dalla Polizia e dai Carabinieri per prevenire episodi di odio e migliorare il dialogo con i cittadini. Eppure, caro Presidente, invece di valorizzare questi risultati si insiste in questo su una inaccettabile generalizzazione colpevolizzante. Se errori individuali si verificano, come in ogni categoria, ci sono già gli strumenti disciplinari e giudiziari idonei per affrontarli nel nostro Paese. Ma criminalizzare in blocco la nostra Polizia è irresponsabile e anche pericoloso .
È vergognoso, Presidente, che in alcune mozioni dell'opposizione si possano trovare anche frasi come queste: “queste raccomandazioni del Consiglio d'Europa sono delle opportunità per monitorare”. Ma, Presidente, opportunità ? Inoltre “bisognerebbe contribuire in maniera costruttiva all'attuazione delle raccomandazioni del Consiglio d'Europa”. Ma quale contributo, Presidente! Non ci dovrebbe essere bisogno di nessuna smentita, perché questo genere di affermazioni non dovrebbe essere mai fatto da un organismo internazionale che lavora per i diritti dell'uomo.
Infine, Presidente, a chi parla di profilazione razziale ricordiamo che l'Italia è uno dei Paesi più generosi d'Europa in termini di accoglienza, di cure mediche gratuite e progetti di inclusione. Ma l'integrazione, Presidente, Sottosegretario, non si realizza accusando le istituzioni, bensì promuovendo il rispetto reciproco delle regole e soprattutto delle nostre Forze dell'ordine. Sempre al fianco delle nostre Forze dell'ordine
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.
PIERO FASSINO(PD-IDP). Signor Presidente, colleghi, credo che bisognerebbe cercare di fare una discussione più pacata. Dico chiaramente, per esempio, al collega Billi, con cui ho condiviso molti anni in Commissione esteri, che nel rapporto dell'ECRI non c'è scritto nulla di quello che lui ha detto perché nel rapporto dell'ECRI non c'è alcuna accusa di razzismo alle Forze dell'ordine e alla Polizia.
Non c'è neanche alcuna accusa nei confronti delle istituzioni del nostro Paese. C'è un'altra cosa. Che cosa è l'ECRI? L'ECRI è un gruppo di lavoro, istituito dal Consiglio d'Europa, che ha un compito preciso: quello di monitorare periodicamente in ogni Paese quello che può avvenire o avviene in termini di rischi di antisemitismo, di intolleranza, di xenofobia, di razzismo e di segnalare ai Governi dei Paesi, che sono membri del Consiglio d'Europa, i rischi potenziali che vengono evocati, proponendo misure e facendo le raccomandazioni. Raccomandazioni che poi i Governi sono liberi di accogliere o non accogliere, ma che hanno la finalità di garantire che quei principi fondamentali che sono scritti nella carta costitutiva del Consiglio d'Europa e che l'Italia, come Paese fondatore, ha sottoscritto siano ottemperati puntualmente. Questo è: un'azione di monitoraggio di cui dovremmo essere grati a questo organismo, come a qualsiasi organo di controllo. Perché dire che evocare un rischio, per esempio, di profilazione razziale significa un'accusa alla Polizia di essere razzista - il che non è - sarebbe come dire che, quando la Corte dei conti solleva qualche obiezione sui bilanci dello Stato, di un Ministero o di un Governo, ha una politica di ostilità nei confronti delle istituzioni locali. Non è così . Gli organi di controllo sono effettivamente istituiti per esercitare un monitoraggio e per consentire alle istituzioni di garantire che si ottemperi pienamente al riconoscimento e all'attuazione della legalità dello Stato di diritto e degli standard democratici. Quindi questo è.
Quello che si dice in questo dibattito è francamente non corrispondente a quello che è avvenuto; peraltro il rapporto ECRI di 48 pagine - pregherei di leggerlo - si dilunga abbondantemente, per 10 pagine nella parte iniziale, nel riconoscimento all'Italia di aver compiuto una serie di passi tra il 2016 e il 2024; rileva anche alcune criticità e affronta queste criticità con delle raccomandazioni: per esempio, chiedendo che l'UNAR sia effettivamente indipendente, come oggi invece non è ancora; chiedendo che venga superata una serie di difficoltà nell'esercizio dei diritti da parte degli LGBT e chiedendo che si combattano discorsi di odio.
Visto che qui si vuole far riferimento al testo, guardate che, mentre non c'è nessun rilievo alla Polizia, si dice, invece, chiaramente - questo sì - che c'è il rischio in Italia di un'incitazione all'odio che viene dai discorsi di uomini politici che usano temi, un discorso e un linguaggio di rancore e di incitamento all'odio; così come si evoca la criticità della gestione delle minoranze rom e si affrontano questi problemi con delle raccomandazioni. Insomma è uno strumento che dovrebbe essere assunto per migliorare la piena ottemperanza allo Stato di diritto per le persone e per le comunità; tanto è vero che - qui nessuno l'ha ricordato - il rapporto contiene anche, alla fine, come è doveroso, la risposta del Governo e la risposta del Governo non ha la veemenza del dibattito di quest'Aula. La risposta del Governo è di un pacato assoluto e dice: pigliamo atto di quello che è stato…prima la risposta del Governo evoca tutte le misure assunte e poi, quanto al tema della profilazione razziale, dice che non considera questo rilievo un rilievo fondato e che, tuttavia, naturalmente, si metteranno in essere le verifiche necessarie. Una risposta pacata, di buon senso che non ha nulla a che vedere con la veemenza di questo dibattito e il polverone che è stato sollevato.
Allora però forse è bene dirsi la verità su un punto più di sostanza, perché questa ultima vicenda in realtà si riconnette anche ad altre vicende. Richiamo l'iniziativa che l'Italia ha assunto con altri Governi per mettere in causa l'autonomia, l'indipendenza e l'autorità della Corte europea dei diritti dell'uomo, che siede a Strasburgo, la CEDU; ricordo la polemica veemente che questo Governo e questa maggioranza hanno fatto contro la Corte penale internazionale e contro la Corte internazionale di giustizia.
Più in generale, c'è un problema: affrontiamolo. A voi tutto ciò che è sovranazionale dà fastidio; ogni istituzione che esercita un ruolo sovranazionale viene da voi interpretato come un peso, come un impaccio, come qualcosa che mette in discussione la sovranità nazionale. Richiamo il fatto che il Presidente del Consiglio, ogni volta che viene qui a dare l'informazione su come andrà ai lavori del Consiglio europeo, trova sempre il modo per usare questa frase: sì, però bisogna che l'Europa faccia meno cose e lasci fare agli Stati.
Allora, io vorrei sapere quali sono queste tante cose che l'Unione europea dovrebbe lasciare agli Stati. Perché questo Governo, come i Governi precedenti, sulla migrazione chiede una strategia europea; perché, sul cambiamento climatico, siamo tutti consapevoli che, se non c'è una strategia europea, non è che ogni Paese lo affronta da solo; perché, per quanto riguarda l'approvvigionamento energetico e la riconversione energetica dei sistemi energetici per la riduzione delle emissioni e contro la polluzione, tutti avvertiamo che serve una strategia europea; e, nel momento in cui la guerra ucraina e il Medio Oriente ci portano le guerre alle porte di casa, stiamo discutendo di una difesa europea.
Allora, quali sono queste tante cose che l'Europa non dovrebbe più fare per lasciarle agli Stati nazionali? Non ce ne sono. Perché guardate che viviamo in un mondo globale, in cui la dimensione nazionale da sola non è sufficiente. Certo che ci vuole, certo che ogni Paese ha degli interessi nazionali da difendere, ma li difende se sta dentro una dimensione più grande. Guardate che credere, in un mondo globale, che farsi più piccolo sia il modo per difendersi meglio non è vero; se in un mondo grande ti fai piccolo, sei solo più piccolo e sarai meno capace di affermare i tuoi interessi
Allora, questa è la questione. La polemica contro il Consiglio d'Europa sta dentro questo modo che voi avete di leggere il ruolo e le funzioni delle istituzioni sovranazionali. Non sono un impaccio, non sono un peso, sono la condizione necessaria per gestire sfide globali che la sola dimensione nazionale non è in grado di affrontare in modo autosufficiente e autarchico. Questo è il tema, e vale anche per il tema dei diritti. Quindi, penso che il fatto che noi, come Paese fondatore del Consiglio d'Europa, abbiamo sottoscritto la Carta dei diritti che lì vengono tutelati e garantiti ci impone di essere coerenti.
Il rapporto ECRI non è ragione di scandalo. Il rapporto ECRI è uno strumento che il Governo deve assumere. Poi il Governo valuterà, nella sua assoluta discrezionalità, quali di quelle raccomandazioni ritiene di dover assumere e quali no - e se ne assume, naturalmente, la responsabilità - e tutto finisce lì.
Quindi, è stata scatenata, secondo me, una tempesta in un bicchier d'acqua, che però è rivelatrice di un problema: è rivelatrice del fatto che avete in testa l'idea che l'Italia tutela meglio i suoi interessi se si estranea dalle istituzioni internazionali e se si indeboliscono le istituzioni internazionali.
Salvini, d'altra parte, l'ha detto chiaramente, no? Commentando la vicenda che stiamo discutendo, ha detto che il Consiglio d'Europa è un carrozzone inutile che tanto va sciolto; così come pensate che andrebbe fortemente ridimensionato il ruolo dell'Unione europea, così come pensate che la Corte penale internazionale non serva, che la Corte europea di giustizia non serva; così come avete ritenuto che le raccomandazioni dell'OMS nella lotta al COVID e alle grandi epidemie non andassero ottemperate. Avete questo pensiero. Naturalmente è legittimo che ce l'abbiate. Vi segnalo soltanto che in questo modo non è vero che si difendono gli interessi del Paese. Si rende l'Italia più debole e la si mette ai margini della concertazione internazionale per affrontare quelle sfide che comunque il nostro Paese deve affrontare. Se pensa di affrontarle da solo, sarà meno capace di affrontarle di quanto sarà capace di farlo se lo farà insieme alle istituzioni internazionali
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Montaruli. Ne ha facoltà.
AUGUSTA MONTARULI(FDI). Grazie, Presidente. Grazie ai membri del Governo presenti in Aula, grazie ai colleghi. L'unico dettaglio che osservo dal dibattito che si è appena svolto è che l'opposizione ha perso, ancora una volta, l'occasione di schierarsi a favore dell'Italia e dei suoi uomini migliori . Perché, vedete, dire che non c'è un'accusa all'Italia e soprattutto alle Forze dell'ordine è francamente paradossale.
Il 28 maggio 2025 Bertil Cottier, che è presidente della Commissione contro il razzismo e l'intolleranza nel Consiglio d'Europa, ha affermato - testuali parole - che vi sarebbe un problema di profilazione razziale nell'apparato delle Forze dell'ordine che si riscontrerebbe frequentemente in Italia, chiedendo al nostro Governo, chiedendo all'Italia, chiedendo a questo Parlamento di mettere sotto accusa le Forze dell'ordine.
Allora, la risposta di Fratelli d'Italia è “no” , noi non mettiamo sotto accusa gli uomini in divisa, noi non mettiamo sotto accusa chi tutti i giorni difende e rappresenta lo Stato, lo difende e difende le libertà di tutti. Noi non mettiamo sotto accusa chi sacrifica la propria incolumità ogni giorno, rischiando anche la vita spesso accerchiato da quegli immigrati che oggi vengono presi come unica fonte per gettare delle accuse infondate verso i nostri uomini migliori, aggrediti anche da quegli stessi immigrati, accerchiati. Noi ce le abbiamo davanti agli occhi le macchine della Polizia accerchiate dagli spacciatori immigrati nelle nostre periferie; ce le abbiamo negli occhi ed è innegabile che esista una correlazione anche in questi episodi, dove però le Forze dell'ordine sono vittime, non sono carnefici; sono vittime !
L'unica fonte del , l'unica fonte del citato sono state proprio le dichiarazioni di persone sottoposte ad azioni di fermo da parte della Polizia e voi, nel dare credibilità a queste fonti, mettete sullo stesso piano chi i criminali li perseguita e quel criminale che, per trovare una scusa rispetto alla propria azione, punta il dito contro la divisa, contro gli uomini in divisa italiani.
Ecco, noi diciamo “no” in maniera chiara. Questo “no” altrettanto chiaro da voi non l'ho sentito. Ho sentito degli attestati generici di stima, ho sentito davvero delle difese arrampicate sui muri, come se fosse un vostro dovere - ed è vostro dovere, ovviamente, farlo -, ma senza una vera convinzione e soprattutto dicendo sempre: ma l'indagine va fatta.
No, questa indagine, secondo noi, non va fatta perché non c'è nessuna indagine da fare nei confronti delle Forze dell'ordine. Hanno la nostra piena fiducia e questa è documentata non solo dai fatti, non solo dal nostro spirito, ma dagli atti, dagli atti che tutti i giorni compiono sul nostro territorio. Ipocrisia quindi, ipocrisia da chi ammette delle ombre e lascia spazio ad ombre nei confronti delle nostre Forze dell'ordine, affermando e dando seguito a quelle parole circa la profilazione razziale.
Ma queste stesse persone che danno seguito a quelle parole - l'opposizione, ricordiamocelo perché lo dobbiamo ricordare bene agli italiani - l'unica profilazione che ammettono è quella nei confronti delle Forze dell'ordine quando gli chiedono il numero identificativo ; allora lì la profilazione degli agenti la vogliono, perché vogliono il numero identificativo. Invece, ammettono, diversamente, che dovrebbe esserci un'indagine nei loro confronti.
Ma la cosa peggiore delle mozioni che ho letto e che sono al vaglio di questo Parlamento è che, per nascondere questa idea che ormai è dentro di voi, insita dentro di voi, per cui ci sarebbe sempre una presunzione di colpevolezza nei confronti dei nostri agenti, voi non andate nel merito della questione. Voi nei vostri impegni non dite e non affrontate chiaramente la questione dell'accusa nei confronti dei nostri agenti: no, la sorvolate magicamente, andando a richiamare l'Italia nell'adesione del Consiglio d'Europa.
Ora, francamente, lo sa benissimo anche chi mi ha preceduto perché ne fa parte: il Consiglio d'Europa è un organo di diritto internazionale che non emette risoluzioni vincolanti per i Paesi che ne sono membri e che, di conseguenza, non può imporre all'Italia un di quel tipo.
Con altrettanta chiarezza, dico però che alcuni organismi del Consiglio d'Europa sono finanziati con i soldi di tutti gli italiani, oltre che di altri Paesi che ne fanno parte, non per gettare dei pregiudizi nei confronti dell'Italia e della nostra Nazione e, soprattutto, non per dare vento a delle calunnie - perché di questo si tratta - nei confronti dell'apparato del nostro Stato. Accusare qualcuno di un qualcosa di illecito sapendo che è innocente, così come avviene nei confronti dei nostri agenti, altro non è che una calunnia, una calunnia che noi rimettiamo al mittente Quindi, da parte nostra c'è una netta condanna di quelle parole proferite dal presidente della Commissione in seno al Consiglio d'Europa, che riteniamo vergognose, ed è per questo che nella nostra mozione andiamo, invece, nel merito del problema e diciamo che vogliamo che il Governo - e sicuramente questo Governo l'ha anche ampiamente già fatto - vada presso le competenti sedi, anche internazionali, come è il Consiglio d'Europa, oltre che europee, a difendere i nostri uomini, a difendere chi difende il nostro Stato, a difendere gli agenti della Polizia di Stato, a difendere le nostre divise. Questo è quello che noi chiediamo e per questo abbiamo redatto questa mozione che era non necessaria, era essenziale in un clima in cui l'opposizione fa difficoltà a dire parole nette su che parte sta. Noi siamo dalla parte degli uomini in divisa
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bignami, Molinari, Barelli, Lupi ed altri n. 1-00447. Il Governo si rimette all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fassino ed altri n. 1-00449. Il Governo si rimette all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bonetti ed altri n. 1-00451. Il Governo si rimette all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boschi ed altri n. 1-00452. Il Governo si rimette all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse fra i gruppi, il seguito dell'esame degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno della seduta odierna è rinviato alla seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico che, nelle rispettive sedute di martedì 10 giugno 2025, le seguenti Commissioni permanenti hanno proceduto, ai sensi dell'articolo 20 del Regolamento, al rinnovo della propria costituzione, che è risultata la seguente: Commissione affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I), presidente: Nazario Pagano; vice presidenti: Riccardo De Corato e Matteo Mauri; segretari: Simona Bordonali e Pasqualino Penza. Commissione giustizia (II), presidente: Ciro Maschio; vice presidenti: Enrico Costa e Federico Cafiero De Raho; segretari: Jacopo Morrone e Michela Di Biase. Commissione affari esteri e comunitari (III), presidente: Giulio Tremonti; vice presidenti: Paolo Formentini e Lia Quartapelle Procopio; segretari: Emanuele Loperfido e Federica Onori. Commissione difesa (IV), presidente: Antonino Minardo; vice presidenti: Monica Ciaburro e Piero Fassino; segretari: Marta Antonia Fascina e Arnaldo Lomuti. Commissione bilancio, tesoro e programmazione (V), presidente: Giuseppe Tommaso Vincenzo Mangialavori; vice presidenti: Giovanni Luca Cannata e Gianmauro Dell'Olio, segretari: Nicola Ottaviani e Silvia Roggiani. Commissione finanze (VI), presidente: Marco Osnato, vice presidenti: Stefano Candiani e Michele Gubitosa; segretari: Guerino Testa e Mauro Del Barba. Commissione cultura, scienza e istruzione (VII), presidente: Federico Mollicone; vice presidenti: Giorgia Latini e Valentina Grippo; segretari: Marco Perissa e Mauro Berruto. Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII), presidente: Mauro Rotelli; vice presidenti: Piergiorgio Cortelazzo e Agostino Santillo; segretari: Massimo Milani e Angelo Bonelli. Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni (IX), presidente: Salvatore Deidda, vice presidenti: Andrea Caroppo e Andrea Casu; segretari: Domenico Furgiuele e Giorgio Fede. Commissione attività produttive, commercio e turismo (X), presidente: Alberto Luigi Gusmeroli; vice presidenti: Ilaria Cavo e Vinicio Giuseppe Guido Peluffo, segretari: Luca Squeri e Francesca Ghirra. Commissione lavoro pubblico e privato (XI), presidente: Walter Rizzetto; vicepresidenti: Tiziana Nisini e Marco Sarracino; segretari: Lorenzo Malagola e Davide Aiello. Commissione affari sociali (XII), presidente: Ugo Cappellacci; vice presidenti: Luciano Ciocchetti e Luana Zanella; segretari: Carlo Maccari e Paolo Ciani. Commissione agricoltura (XIII), presidente: Mirco Carloni; vice presidenti: Maria Cristina Caretta e Maria Chiara Gadda; segretari: Raffaele Nevi e Andrea Rossi. Commissione politiche dell'Unione europea (XIV), presidente: Alessandro Giglio Vigna; vice presidenti: Gianfranco Rotondi e Maria Anna Madia; segretario: Calogero Pisano.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Lacarra. Ne ha facoltà.
MARCO LACARRA(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Desidero intervenire oggi per portare all'attenzione di quest'Aula e del Governo la gravissima situazione che si sta registrando presso lo stabilimento barese della multinazionale Dana Graziano. Da mesi, i rappresentanti dei lavoratori denunciano pratiche aziendali non solo discutibili, sotto il profilo gestionale, ma fortemente lesive della dignità dei lavoratori e contrarie ai principi delle corrette relazioni industriali. Si tratta di un quadro allarmante, fatto di discriminazioni sindacali, turnazioni imposte senza confronto, carenze strutturali nei reparti, violazioni delle normative sul lavoro e una gestione delle risorse umane che si fonda su criteri arbitrari e spesso punitivi. Una gestione che avviene con due pesi e due misure, con il sapore amaro della discriminazione politica e sindacale.
La FIOM-CGIL, unica sigla ad aver proclamato sciopero per denunciare le scorrettezze aziendali, ha messo giustamente in discussione l'intero impianto delle relazioni sindacali nello stabilimento: convocazioni con preavvisi insufficienti, comunicazioni notturne di tagli ai turni produttivi, decisioni unilaterali sull'organizzazione del lavoro. Il tutto mentre i lavoratori sono in regime di contratto di solidarietà e subiscono tagli reali al salario. È inaccettabile che, in questa condizione, l'azienda scelga di esternalizzare attività fondamentali come il controllo di qualità, ricorrendo a forza lavoro esterna, nonostante la presenza di personale interno certificato e competente.
Ma la situazione diventa ancora più grave se consideriamo le condizioni operative dei reparti: macchinari fermi da mesi, strumentazioni obsolete, richieste di manutenzione inevase e produttivi irrealistici. A tutto questo si aggiunge la preoccupazione per il futuro dello stabilimento. La preannunciata cessione del comparto desta forti timori di delocalizzazione, esternalizzazione e ulteriori tagli occupazionali. I lavoratori hanno proclamato uno sciopero per chiedere un incontro ministeriale urgente che coinvolga tutti i 12 siti italiani del gruppo Dana. Mi unisco a loro in questa richiesta.
Il Governo non può restare in silenzio di fronte a strategie industriali che scaricano esclusivamente sui lavoratori il peso della crisi e dell'inefficienza gestionale.
Signor Presidente, non si può continuare a tollerare che, in nome dell'ottimizzazione dei costi, si calpestino i diritti, la professionalità e la dignità dei lavoratori. Se al Parlamento spetta il compito di vigilare, il Governo ha il dovere di intervenire. Chiedo che sia attivato con urgenza un tavolo di confronto presso il Ministero delle Imprese, con la presenza dell'azienda, dei sindacati e delle istituzioni locali per ristabilire corrette relazioni industriali, garantire investimenti strutturali e difendere i livelli occupazionali in uno stabilimento che rappresenta una risorsa strategica per il territorio di Bari e per tutto il Mezzogiorno .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caramiello. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO CARAMIELLO(M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, anzitutto volevo esprimere solidarietà e vicinanza a Ciro e alla sua famiglia. Ciro, un ragazzo di appena 16 anni, è stato vittima di un'aggressione brutale a Portici, la mia città. La sua colpa: aver salutato una ragazza, gesto che l'ha condannato ad un'aggressione brutale da parte dell'ex fidanzato geloso, il quale lo ha colpito con violenza inaudita e bestiale, riducendolo in condizioni critiche.
Questo non è solo un episodio isolato, ma un chiaro sintomo del degrado e della mancanza di presidi di sicurezza che permeano alcune zone del mio territorio. Già lo scorso 13 maggio avevo depositato l'ennesima interrogazione parlamentare per denunciare la mancanza di Forze dell'ordine e il grave stato di abbandono che attanaglia il mio territorio. Oggi, purtroppo, mi trovo a ripetere che la situazione è diventata insostenibile e francamente vergognosa. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un' allarmante delle attività criminali.
Non possiamo più parlare di episodi sporadici di microcriminalità. Siamo di fronte a una vera e propria guerra al nostro senso di sicurezza. La situazione è diventata insostenibile e io ho chiesto più volte che siano aumentate le Forze dell'ordine sul territorio. Le città di Portici ed Ercolano, quasi 100.000 abitanti, condividono lo stesso commissariato di Polizia e di sera abbiamo soltanto una volante che presidia e monitora il territorio. Ho incontrato il questore e il prefetto e ho chiesto più Forze dell'ordine. Bisogna intervenire perché quello che è successo a Ciro non è un caso isolato. Purtroppo, oggi, i giovani scendono per strada con coltelli e tirapugni: sta diventando una situazione insostenibile. Quindi chiedo nuovamente che si intervenga e che finalmente più Forze dell'ordine vengano inviate in quel territorio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Furgiuele. Ne ha facoltà.
DOMENICO FURGIUELE(LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo per condividere con quest'Aula l'importante risultato ottenuto alle amministrative di Lamezia Terme dal centrodestra. La città della piana lametina consegna al centrodestra una vittoria chiara e netta e interrompe una serie di sconfitte che hanno caratterizzato i capoluoghi e i grandi centri calabresi. L'elezione di Mario Murone, sindaco della città di Lamezia Terme, ha confermato ancora una volta come la città di Lamezia Terme era e rimane laboratorio politico imprescindibile per il centrodestra, calabrese e non solo.
In un contesto complicato, segnato da delusioni e ritardi, Lamezia ha resistito e lo ha fatto grazie ad un centrodestra unito e soprattutto grazie al risultato storico ottenuto dalla Lega che si è candidata con il suo simbolo, si è candidata con i suoi uomini, con le sue donne, con la sua lista. Un 9 per cento per 3.000 elettori che hanno scelto Alberto da Giussano a quelle latitudini ; un risultato che ha dato un contributo fondamentale per respingere le sinistre.
E allora, a nome mio, a nome di tutti coloro che hanno combattuto in questa campagna elettorale, voglio dire: grazie agli elettori, grazie a coloro che hanno messo la loro faccia per le candidature, grazie ai militanti, grazie anche ai militanti e agli elettori del centrosinistra che a quelle latitudini sono riusciti a mantenere alto il livello dello scontro pacifico e rispettoso.
Questa non è soltanto una vittoria, signor Presidente, è l'inizio di un percorso, è la dimostrazione che, se il centrodestra rimane unito, può vincere in tutte e a tutte le latitudini. E da Lamezia Terme parte una sfida per rilanciare una nuova classe dirigente, per guardare con fiducia alle prossime elezioni regionali perché da qui si riparte a testa alta con convinzione, più forti, più determinati, perché Lamezia Terme non si piega, Lamezia Terme vince .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. Tramite la sua persona, volevo chiedere al Ministro dell'Interno quali e quanti uomini - perché non abbiamo dati ufficiali, se non tramite i sindacati di Polizia o quelli dei Carabinieri - in più sono destinati all'area metropolitana di Napoli, in particolare alla zona vesuviana. L'altra sera un ragazzo di 16 anni, Ciro, è stato picchiato selvaggiamente - 16 anni - da un altro ragazzino di 14 anni con un tirapugni per aver, sembra, guardato o parlato con una ragazzina con cui non doveva parlare. È stato malmenato al punto tale che a 16 anni (il ragazzo è già oggetto di un'assistenza con la legge n. 104, quindi questo ragazzino di 14 anni si è accanito contro una persona più fragile) deve fare un mega intervento maxillo-facciale per ricostruire tutto il lobo frontale e un occhio. A 14 anni ha fatto questo ma quello che è emerso dagli interventi di pubblica sicurezza è che nell'area vesuviana, cioè nei due comuni di Portici ed Ercolano, c'è - dalle 24,00 di sera alle 6,00 del mattino - una volante per 110.000 persone.
Il Ministro Piantedosi sta continuando ad annunciare che sono aumentati gli agenti e allora la questione è: o il Ministro non sta raccontando la verità o questi agenti non vanno per strada, oppure, peggio ancora, si fanno delle assunzioni ma, come dicono i sindacati di Polizia e dei Carabinieri, in realtà, rispetto al numero che dice il Ministro, c'è un numero molto superiore di agenti che vanno in pensione.
Allora, noi dobbiamo fare chiarezza perché sulla sicurezza non si scherza e noi riteniamo che proprio un uomo come il Ministro che viene dalla prefettura non possa dare messaggi ambigui.
Vogliamo sapere se per lui è normale che per un territorio di 110.000 persone ci sia una sola volante con due agenti, da come è stato segnalato pubblicamente.
Vogliamo sapere, infine, come sia possibile che, nonostante tutti questi annunci, tutti questi decreti, la criminalità aumenta. Perché il dato vero è che, poiché si investe zero nella prevenzione, zero negli assistenti sociali, zero nella scuola e purtroppo anche zero nella pubblica sicurezza, questo massacro sta continuando. E il povero Ciro è vivo per miracolo, perché la stessa sorte non è toccata a Santo Romano.
Voglio ricordare che, da poche settimane, avevano chiuso una delle caserme dei Carabinieri a Torre del Greco. Fra Torre del Greco e San Sebastiano al Vesuvio, quindi, hanno ridotto i carabinieri. La volante che doveva andare sul luogo dove Santo Romano è stato ucciso era andata a fare un altro intervento, sempre nel comprensorio, a Sant'Anastasia. Io credo che il Ministro debba darsi una mossa, perché ad oggi sui nostri territori la criminalità aumenta e le Forze dell'ordine diminuiscono.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manes. Ne ha facoltà.
FRANCO MANES(MISTO-MIN.LING.). Grazie, signor Presidente. Quarantacinque anni fa, all'età di 38 anni, Bruno Salvadori perdeva la vita in un tragico incidente stradale. Un giovane che ha lasciato un segno indelebile nella storia della Valle d'Aosta. Un uomo le cui idee e teorie politiche hanno rappresentato e rappresentano, soprattutto oggi, non solo parole e concetti scritti nei numerosi libri, ma ideali insiti nel popolo valdostano. Giornalista e divulgatore culturale riuscì, in un momento storico ben preciso, a fare dell'autonomia e del federalismo argomento di discussione anche a livello nazionale, partendo dai valori e dai principi e dalle idee di Émile Chanoux.
Possiamo dire un ideologo della gente, del suo tempo e del suo territorio. Politico lungimirante e attento dell'Union Valdôtaine, il movimento politico che compie, quest'anno, 80 anni dalla sua fondazione.
Mi ha colpito molto, però, un pensiero di suo figlio: mio padre - ha scritto - ha scelto di essere valdostano. Ha riportato un concetto espresso dallo stesso Salvadori: l'appartenenza a un popolo si basa su criteri culturali e non di sangue. L'etnia è una scelta perché non può mai essere un atto passivo, ma richiede una lotta costante con i mezzi a disposizione di ciascuno di noi, per garantire la difesa e soprattutto la proiezione nel futuro.
Salvadori apparteneva, infatti, a quella generazione di valdostani d'adozione che aveva raggiunto una totale integrazione. Immaginava una Valle d'Aosta rinnovata, costituita da persone rispettose della storia e della tradizione valdostana. Uomo intelligente e ambizioso politicamente, che immaginava un'Europa dei popoli, uno Stato federale nel rispetto delle minoranze linguistiche, culturali ed economiche. E, come ha sottolineato il politico valdostano François Stevenin, una visione politica basata sul concetto di unità nella diversità .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Attis. Ne ha facoltà.
MAURO D'ATTIS(FI-PPE). Presidente, voglio ricordare un collega, l'onorevole Giovanni Carbonella, mio conterraneo, un mio concittadino. È stato parlamentare in precedenti legislature. Non mi sono preparato l'intervento proprio perché a lui non sarebbe piaciuto vedere un intervento preparato per ricordarlo, perché era esattamente una persona vicina alle istanze della gente, un sindacalista di primo piano e uno che ha lavorato tantissimo per la terra di Brindisi, soprattutto nella fase delle grandi vertenze industriali. Oggi parliamo di decarbonizzazione, ma eravamo nella piena fase del carbone.
A lui si ascrivono diverse iniziative legislative. Però, in questo minuto, voglio ricordare la persona, l'uomo, la facilità con la quale permetteva di incontrarlo e la sua profonda conoscenza anche degli enti locali, delle relazioni sindacali e delle relazioni istituzionali.
A lui il ricordo e alla sua famiglia il mio cordoglio e il cordoglio più sentito di tanti colleghi che lo hanno conosciuto, ma anche di molti funzionari della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Attis. Ovviamente anche il sottoscritto e tutta la Presidenza si associano alla sua commemorazione e siamo vicini alla famiglia.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
S. 1258 - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2024 (Approvato dal Senato) (C. 2280)
: MANTOVANI e CANDIANI.
2.
3.
S. 1319 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica Italiana e la Repubblica di Moldova in materia di sicurezza sociale, fatto a Roma il 31 ottobre 2024 (Approvato dal Senato). (C. 2291)
: CAIATA.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica d'India sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 9 ottobre 2023. (C. 1915-A)
: FORMENTINI.
S. 1228 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica Araba d'Egitto sul trasporto internazionale di merci per mezzo di veicoli trainati (rimorchi e semirimorchi) con l'uso di servizi di traghettamento marittimo, fatto a Il Cairo il 22 gennaio 2024 (Approvato dal Senato). (C. 2101)
: CALOVINI.
S. 684 - LA MARCA ed altri: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Costa Rica, fatto a Roma il 27 maggio 2016 (Approvato dal Senato). (C. 1387)
: COIN.
4.