PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
STEFANO VACCARI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 94, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta in corso .
PRESIDENTE. Comunico che sono pervenute alla Presidenza petizioni, il sunto e l'assegnazione delle quali, ai sensi della deliberazione della Giunta per il Regolamento del 19 febbraio 2025, saranno pubblicati nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Per chiedere urgentemente un'informativa al Ministro Tajani, ma soprattutto per chiedere al Ministro, alla Farnesina e all'ambasciatore italiano a Il Cairo di dare una risposta a questo Paese, perché nella notte gli attivisti giunti a Il Cairo per la sono rimasti svegli con i loro avvocati. Alcuni sono stati fermati, i loro passaporti ritirati. Altri sono stati rimpatriati, o meglio, deportati. Non avevano fatto nulla - lo dico in premessa - se non essersi avvicinati a una città, che è l'inizio, la partenza di una marcia pacifica.
Sto parlando di attivisti, di medici, di artisti, cittadini provenienti da 54 Paesi. Molti, appunto, sono europei. Hanno intrapreso quel viaggio verso Il Cairo per marciare pacificamente fino al valico di Rafah, come abbiamo fatto noi qualche settimana fa, per contestare in forma non violenta - lo ripeto - il blocco totale imposto da Israele su tutti gli aiuti umanitari. Perché da oltre 3 mesi migliaia di camion dell'ONU, europei, delle nostre donazioni, pieni di beni di prima necessità per i palestinesi, sono bloccati, come lei sa, alla frontiera.
Ministro, se ci sta ascoltando, ci sono italiani che si sono imbarcati e stanno viaggiando in questo momento. Un gruppo di sette persone partito da Venezia, con scalo a Vienna, a cui è stato intimato di tornare indietro; sette italiani provenienti da Milano bloccati in una stanza senza bagno, fermati questa mattina insieme ad altri europei, con ritiro di telefoni e passaporti per diverse ore: i loro bagagli sono stati aperti, controllati, non sappiamo nulla di loro.
Due torinesi fermati, un cittadino italiano di origine palestinese è partito dalla Campania e rimandato a Roma, appunto, da Il Cairo. Un ragazzo partito da Bergamo è stato messo su un pullman a scopo di rimpatrio. Mohamed Salah, Abd El Hai S Abou Sarah, Enrico Solieri, Isabella Villa, Sara Barausse, Caterina Tono, Marco Baino, Alberto Tamanini, Marzia Pin, Noris Nervosi, Lucia Calza', Arianna Campagna, Valeria Volpe, Andrea Usala, Vittoria Ardonioli Arduin sono i nomi che ci sono stati comunicati. Chiediamo alle autorità italiane di aiutarli. Sono i nomi che girano, ma ce ne sono tanti altri, alcuni sono addirittura fermi nei bar e altri sono passati ai controlli e adesso non sanno più che fare.
I controlli all'aeroporto internazionale de Il Cairo, da oggi, sono raddoppiati. Decine di militari armati delimitano le file degli europei che cercano di accedere al Paese, facendo sedere tutti per terra. I controlli sono indiscriminati, anche turisti che non hanno collegamenti con l'iniziativa subiscono lo stesso trattamento. Militari con telecamere riprendono i volti di tutti quelli che escono dallo scalo. È in atto una mossa pesantissima di dissuasione da parte delle autorità egiziane e di avere diverse persone in situazione appunto simili.
Intanto, il Ministro della Difesa israeliano Katz ha chiarito che se l'Egitto non riuscirà a fermare il gruppo filopalestinese - così li ha identificati - le IDF adotteranno le misure necessarie per impedirgli di entrare a Gaza. Io lo dico così: i nostri concittadini hanno già detto che non intendono sfondare i blocchi, non intendono entrare a Gaza, stanno facendo tutto questo pacificamente. Il Ministro Tajani faccia rimangiare queste parole del Ministro Katz! Nessuno sta sfidando Israele! Vogliono sfidare la comunità internazionale, dicendo a tutti di alzare la voce.
Proprio perché questo silenzio, il nostro silenzio, ci rende complici, loro ci dicono semplicemente che vogliono sentirsi responsabili di questa situazione, ma non si sentono complici. Deve esserci appunto un'assunzione di responsabilità collettiva in merito a quanto sta accadendo a Gaza, ma deve esserci anche per quanto sta accadendo a tutti coloro che cercano di fare luce sulla situazione di Gaza. Prima la , poi la : le continue violazioni del diritto internazionale e dei diritti degli attivisti sono per noi inaccettabili.
Io credo che, a prescindere dai nomi che abbiamo detto, a prescindere dalle parole “genocidio”, “pulizia etnica”, “occupazione”, anche se non siamo tutti d'accordo su quello che sta succedendo, non potete e non possiamo accettare che degli attivisti pacifici vengano trattati come dei terroristi
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sul medesimo argomento, il deputato Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO(PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Anche io mi unisco alla richiesta di un'informativa urgente, ma, prima ancora dell'informativa urgente, chiediamo un'iniziativa urgente da parte del Ministro Tajani, da parte del Governo. Qui c'è un'autorevole esponente del Governo, che interverrà dopo su altri argomenti, ma sappiamo molto bene cosa sta accadendo ora in Egitto.
E sappiamo che i rischi molto concreti per l'incolumità dei nostri concittadini, e non soltanto i nostri concittadini, che si sono recati a Il Cairo per poter attraversare il Sinai e andare a manifestare, in maniera pacifica e non violenta, davanti al valico di Rafah, è una questione che dovrebbe interrogare le coscienze di tutti e che dovrebbe spingere la comunità internazionale a moltiplicare gli sforzi perché quei cittadini arrivino lì e non vengano, invece, fermati alla frontiera, fermati per ore, perquisiti, in una condizione in cui non sanno quando avranno la possibilità di riacquistare la libertà, o espulsi e rispediti via da quel Paese.
Noi conosciamo molto bene la sensibilità della nostra ambasciata a Il Cairo, che ha lavorato in maniera sempre molto seria per la tutela dei cittadini italiani, ha aiutato anche la nostra missione, qualche settimana fa, quando ci siamo recati al valico, e sappiamo che sicuramente ci sarà e c'è un'attenzione molto forte, ma quell'attenzione deve essere corroborata da un'iniziativa politica, che non c'è. E l'iniziativa politica deve dire al Governo egiziano, innanzitutto, che quella marcia, quella marcia per Gaza, è una marcia che parla all'umanità intera e che racconta un'emergenza che non è più sostenibile. L'abbiamo vista con i nostri occhi: 160.000 tonnellate di cibo, di medicinali, di beni di prima necessità, spiaggiati nei due della Mezzaluna Rossa egiziana. Sono beni che sono stati acquistati dalla comunità internazionale, ci sono i beni che sono stati acquistati dal nostro Paese, sono beni di prima necessità che sono stati acquistati anche grazie al contributo dei cittadini italiani. È uno scandalo internazionale che non vengano fatti passare, nel silenzio anche del Governo italiano
E allora, se ci sono cittadini pacifici che dicono al mondo “aprite quel valico, fate entrare quei beni, fate entrare il cibo, fate entrare i medicinali, fate entrare i beni salvavita”, non stanno facendo nulla di male. Stanno assolvendo a un dovere, che è il dovere dell'umanità, il dovere di restare umani di fronte a una tragedia senza precedenti, di fronte a un assedio di carattere medievale, che utilizza la fame come arma di guerra.
Per queste ragioni, signora Presidente, signora Ministra, chiediamo un intervento tempestivo della Farnesina, chiediamo che quei cittadini italiani che sono lì vengano messi in sicurezza e assistiti, chiediamo che quella marcia possa proseguire e che ci sia una pressione della comunità internazionale presso le autorità egiziane .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sul medesimo argomento, la deputata Orrico. Ne ha facoltà.
ANNA LAURA ORRICO(M5S). Grazie, Presidente. Per unirci, come MoVimento 5 Stelle, alla richiesta dei colleghi Grimaldi e Scotto di un'informativa urgente del Ministro Tajani rispetto a questo gruppo di attivisti, tra i quali ci sono anche cittadini italiani, che si trovano in questo momento a Il Cairo e che stanno subendo un rimpatrio forzato semplicemente perché hanno deciso di partecipare a questa marcia globale per chiedere la pacificazione, per chiedere lo stop ai crimini che si stanno commettendo nella Striscia di Gaza.
E, guardate, caro Ministro Tajani, cari Ministri del Governo Meloni, cari parlamentari di questa maggioranza di Governo, che, quando si prova in tutti i modi a nascondere qualcosa, significa che quel qualcosa è di una gravità inaudita.
E non fa onore a Paesi come Israele o l'Egitto quello che sta accadendo in questo momento a cittadini che, da 35 Paesi del mondo, hanno deciso pacificamente di mobilitarsi per chiedere la fine del massacro di bambini, di donne e di anziani che sta avvenendo nella Striscia di Gaza, dove la fame viene utilizzata come un'arma letale, come un'arma di sterminio.
Quindi, la richiesta è non solo di capire perché questi cittadini italiani stanno subendo questo rimpatrio rinforzato e come sta avvenendo questo rimpatrio, ma la richiesta ovviamente è molto più ampia e, cioè, di assumerci finalmente, come Paese, la responsabilità per quello che sta accadendo a Gaza e di fermare questo sterminio, questo genocidio, dando la possibilità alle organizzazioni umanitarie di entrare a Gaza e dando la possibilità a tutti quei cittadini e quelle cittadine, che chiedono di fermare questo sterminio, di esprimersi liberamente .
PRESIDENTE. Ovviamente riferirò al Presidente delle richieste di informativa appena giunte.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali sulla sicurezza sul lavoro, ai sensi dell'articolo 14- del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81.
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea .
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone.
MARINA ELVIRA CALDERONE,. Grazie, Presidente. Onorevoli, grazie per questa opportunità di rendere le comunicazioni. Quando la nostra Costituzione proclama che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, ci consegna anche il dovere di fare in modo che ogni posto di lavoro sia sicuro e dignitoso. Un dovere che, al di là dei rispettivi ruoli, degli specifici ruoli dei soggetti coinvolti, può essere assolto efficacemente solo se tutta la società avverte questo dovere come proprio e come prioritario.
Gli obiettivi della sicurezza possono essere efficacemente raggiunti solo se i lavoratori, le imprese e i soggetti pubblici e privati, ognuno per la sua parte, collaborano e interagiscono nell'intento comune di rendere il lavoro sempre più sicuro. Quello che il Governo si è proposto è, prima di tutto, di promuovere la cultura della salute e della sicurezza sul lavoro, sostenendo la consapevolezza che tutelare la sicurezza è una responsabilità di ciascuno e comporta avere cura della vita e della salute di tutti. Ma sicurezza significa certamente anche azionare una leva di sviluppo economico e sociale, creare occasioni di sviluppo, di rinnovamento delle imprese, di crescita del benessere dei lavoratori. Il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali ha elaborato una strategia chiara e ambiziosa, che si snoda lungo quattro direttrici che sono complementari tra di loro: la sensibilizzazione e la formazione di giovani e lavoratori, il sostegno alle imprese nell'implementazione di procedure di sicurezza sempre più incisive, il rafforzamento delle tutele in ambito lavorativo, l'attuazione di controlli mirati e coordinati.
Questa strategia è stata formalizzata con il decreto ministeriale del 17 dicembre del 2024, n. 195, nel quale abbiamo adottato il Piano integrato per la salute e la sicurezza 2025. Quali sono gli obiettivi di questo Piano? Coordinare le azioni dei soggetti coinvolti, individuando degli obiettivi chiari e misurabili e monitorando costantemente gli impatti delle azioni che abbiamo intrapreso. I risultati di questo monitoraggio, in modo trasparente, sono pubblicati mensilmente sul sito del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali.
Quindi, noi cerchiamo di imprimere un cambio di passo, in cui le misure strutturali, le nuove norme, gli strumenti innovativi che abbiamo introdotto siano inseriti all'interno di un disegno strategico chiaro che continueremo a perseguire con determinazione ed efficacia e - lasciatemi dire - anche con la piena e totale disponibilità al confronto con il Parlamento, con le Commissioni parlamentari preposte e con le Commissioni di vigilanza che il Parlamento ha istituito sul tema della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Per venire a quelle che sono le iniziative che abbiamo intrapreso, quelle che andremo anche a delineare nel corso del 2025, dicevo prima che per noi è importante ciò che attiene al tema della sensibilizzazione e della formazione di giovani e di lavoratori. Il Ministero ha promosso campagne di comunicazione pubblica e un'attività di formazione trasversale. Si è puntato alla sensibilizzazione delle persone, con l'obiettivo di trasformare le norme e le misure di sicurezza da un obbligo percepito a un valore condiviso. Sono state avviate molte iniziative nell'ambito anche delle scuole e delle università. Abbiamo promosso un concorso nazionale «Salute e sicurezza... insieme!», coinvolgendo attivamente gli studenti e gli insegnanti. Abbiamo sostenuto, come Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, ma come Governo, l'introduzione dell'educazione alla sicurezza nei programmi di educazione civica, in attuazione della legge n. 21 del 2025 a prima firma dell'onorevole Rizzetto.
In prospettiva, però, riteniamo che sia importante fare di più e affiancare questa importante scelta del Parlamento di valorizzare l'insegnamento della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, in senso molto ampio, introducendo in ambito scolastico e affiancando a questa previsione anche laboratori strategici scolastici, in cui sarà possibile anche confrontarsi con i docenti e con i discenti su quelli che sono i temi fondamentali del rispetto della vita e della cultura della salute e della sicurezza, anche con la testimonianza e l'apporto di chi, poi, si occupa di sicurezza e si occupa anche, certamente, di controlli. Su questo, insieme a INAIL, stiamo progettando un intervento importante in cui saranno messe a disposizione risorse; l'abbiamo già comunicato alle parti sociali nell'incontro che si è tenuto a Palazzo Chigi; lo definiremo ancora meglio nel ciclo di incontri che partiranno da domani 13 giugno. Ho convocato le parti sociali proprio per avviare anche un percorso congiunto di riflessione su quelli che sono gli strumenti che noi abbiamo proposto e le modalità di finanziamento. Su questo tema specifico intendiamo porre una linea di finanziamento importante di 100 milioni di euro.
C'è l'impegno da parte del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, congiuntamente con il Ministero dell'Istruzione e del merito e il Ministero dell'Università, a rendere strutturale l'assicurazione INAIL per tutto il personale docente e non docente delle scuole e per gli studenti. Sapete che è un intervento che abbiamo fortemente voluto, che abbiamo inserito nel decreto-legge n. 48 del 2023, l'abbiamo finanziato per questi due anni scolastici. Lasciatemi dire che ce n'era proprio tanto bisogno, perché i dati che osserviamo, i numeri che leggiamo, ma, soprattutto, i fenomeni che studiamo ci dicono che ci sono da fare molti investimenti e molti interventi per sostenere le scuole, ma, soprattutto, per sostenere il fatto che nell'ambito delle scuole si possa lavorare e studiare in modo sicuro, mentre i dati ci dicono che sono in aumento gli infortuni in questo ambito, anche perché, ovviamente, è da due anni che noi finanziamo l'assicurazione ed è da due anni che, quindi, abbiamo un monitoraggio attento anche dei numeri e del fenomeno.
Per quanto riguarda invece gli interventi fatti nell'ambito del sostegno più ampio alle imprese - sostegno anche nella fase di accompagnamento e di valorizzazione di tutti quegli interventi che devono non solo rendere strutturale l'osservanza delle norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro del decreto legislativo n. 81 del 2008, ma ancora di più investire in quel “di più”, che vuol dire anche applicare e integrare dei modelli organizzativi che abbiano la sicurezza come valore ed effetto moltiplicatore - abbiamo introdotto la patente a crediti in edilizia.
Era una norma contenuta già in origine nel testo unico sulla sicurezza sul lavoro, quindi era legge dal 2008: noi l'abbiamo attuata consapevolmente, perché riteniamo importante questo strumento per sostenere le aziende e anche differenziare tra chi investe in sicurezza e chi ancora ha molto da fare per rispettare quelli che sono i dettami di legge.
Dal 1° ottobre 2024, data in cui la patente a crediti in edilizia è entrata in vigore, ad oggi, sono più di 454.000 le imprese che si sono registrate, hanno iniziato il percorso, hanno avuto la patente. Sono, anzi, esattamente, al 3 giugno, 454.447; di queste, il 99,5 per cento è stato rilasciato ad attività registrate in Italia e costituite sotto forma di imprese. Non è un documento simbolico, qualcuno ha detto anche questo. Invece, voglio dire che si tratta di una strategia importante, che ovviamente il Governo ha come obiettivo di estendere ad altri settori produttivi, dove c'è anche una particolare condizione di alto rischio. Mi riferisco, ma solo a titolo esemplificativo, a settori come la logistica, come l'agricoltura, settori in cui l'incidenza del rischio è anche, ovviamente, testimoniata dalla entità dei tassi di premio che la tariffa INAIL assegna. Per noi - dicevo - rappresenta un cruscotto dinamico che registra comportamenti virtuosi e violazioni.
Nel solo settore edilizio, nel corso del 2024, sono state effettuate 41.106 ispezioni, il 73 per cento in più rispetto al 2023, anche per effetto dell'entrata in servizio del primo contingente di ispettori tecnici. Il tasso di irregolarità riscontrato è significativo, ma questo è dato anche dal fatto - poi ve lo dirò più avanti - che tutta l'attività ispettiva che stiamo sviluppando sul territorio è preceduta da un'analisi attenta e puntuale delle informazioni che ci vengono dalle banche dati, che sono in condivisione in tempo reale per tutto il personale ispettivo, e, quindi, degli indici di pericolosità e di rischiosità che ci portano ad andare, in taluni casi, in una situazione in cui il controllo è mirato e l'ipotesi di rischio, quindi, poi si verifica.
Per quanto riguarda sempre il sistema delle imprese, un'importante azione che nel corso degli anni, comunque, si è sviluppata è quella di gestire, attraverso i bandi ISI, gli incentivi alla sicurezza e all'innovazione. Bandi ISI, promossi da INAIL, che - ve lo ribadisco - si confermano uno degli strumenti più efficaci per incentivare gli investimenti delle imprese in materia di sicurezza. Cosa abbiamo fatto? Abbiamo aumentato la dotazione, l'investimento su questa linea specifica: nel 2022 erano 333 milioni i fondi destinati ai bandi ISI; nel 2024 invece sono stati destinati a questa misura 600 milioni.
Il nostro impegno, anche per il 2025 e gli anni seguenti, è quello di sostenere questa linea di interventi; linea di interventi che è destinata anche a settori in cui l'incidenza del rischio è data anche dalla pericolosità legata all'obsolescenza dei mezzi d'opera. Mi riferisco, per esempio, al settore dell'agricoltura primaria. Nei bandi ISI, 90 milioni sono destinati proprio alle aziende agricole. Questo per dare anche la dimensione del fatto che coordiniamo gli interventi, perché, per quanto riguarda per esempio l'agricoltura, il bando ISI-INAIL si affianca al macchine agricole e al Piano Transizione 5.0. Quando si dice “sinergia” si vuole dire utilizzare e valorizzare un circuito virtuoso di interventi.
Un'altra misura, che ha prodotto risultati tangibili, è quella della riduzione dei premi INAIL, ovviamente riservata alle imprese che adottano pratiche virtuose in materia di prevenzione. Nel 2023, oltre 28.000 imprese avevano beneficiato di questa agevolazione. Grazie a che cosa? Grazie a comportamenti documentati e a miglioramenti strutturali nelle condizioni di lavoro. È uno strumento premiale, che ha incentivato investimenti in sicurezza, anche attraverso l'introduzione di sistemi di gestione certificati e l'adozione di modelli organizzativi di prevenzione.
Nell'incontro che abbiamo tenuto a Chigi con le parti sociali, abbiamo detto che siamo pronti a investire ancora di più su queste linee, ma, soprattutto, sulla consapevolezza di valorizzare i percorsi virtuosi che le aziende fanno per valorizzare la sicurezza e, soprattutto, anche sulla condivisione delle scelte in materia di sicurezza, che possono venire anche da una norma recentemente approvata e sostenuta dal Governo: la legge sulla partecipazione dei lavoratori, che serve anche per portare una maggiore condivisione e consapevolezza di quelli che devono essere i processi comuni.
Le parti sociali, le associazioni sindacali dei lavoratori ci hanno chiesto di valorizzare ancora di più il ruolo delle figure addette alla sicurezza: il responsabile dei lavoratori per la sicurezza, il responsabile dei lavoratori a livello territoriale, gli RSPP, gli SPP. Questo è quanto faremo, anche individuando procedure per valorizzare la figura del coordinatore per la sicurezza di sito, che, soprattutto laddove si tratta di lavori di appalti che hanno una natura complessa, è certamente una figura necessaria.
Valorizzeremo anche la revisione del modello OT23: è una sigla, ma, dietro questo, c'è l'oscillazione del rischio, sempre legandola ovviamente alla promozione della prevenzione e della cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro. Anche questo è un tema che sarà in discussione, da domani, nel tavolo con le parti sociali.
Tra le innovazioni di maggiore rilievo, in un'ottica di sostegno alle imprese, INAIL ha sviluppato il nuovo sicurezza e prevenzione: consentirà alle aziende di misurare il proprio livello di sicurezza, sulla base dell'andamento infortunistico e dell'adozione di pratiche di prevenzione, secondo, però, criteri oggettivi, trasparenti e indipendenti. È un modo per confrontarsi con un tema complesso, importante e strategico, valutando prima di tutto l'indice di sinistrosità, ma anche l'indice di prevenzione, che è definito sia sui dati storici degli infortuni, ma anche sull'adozione di buone pratiche.
Credo che questo possa veramente, poi, essere uno strumento di accompagnamento alla creazione di un sistema sinergico di misure volte a valorizzare il tema della sicurezza, non considerarlo solo un obbligo di legge, ma, invece, un'esigenza di vita, perché poi questo è il messaggio che noi vogliamo trasferire. Parliamo anche certamente di vigilanza: sono qui anche a darvi conto di quelli che sono i risultati dell'azione ispettiva, delle azioni che abbiamo posto in essere per strutturare una moderna vigilanza, che, ovviamente, parta da un presupposto importante, ossia che noi non abbiamo un ispettore del lavoro per ogni impresa italiana in attività, ma non è neanche questa la finalità che noi vogliamo raggiungere.
Noi vogliamo, invece, valorizzare l'azione ispettiva, che è un'azione che deve poi avere un significato importante anche in termini di prevenzione. Per noi, infatti, è una leva strategica per accompagnare le imprese e i territori nel percorso verso la legalità e la sicurezza. Abbiamo, lo ricorderete, approvato in diverse norme l'incremento del contingente degli ispettori tecnici destinati proprio alla verifica del rispetto delle norme in materia di salute e di sicurezza nei luoghi di lavoro: 750 ispettori, più 250, che sono stati previsti dalla legge di bilancio del 2025.
Abbiamo bandito i concorsi, che sono adesso in fase di conclusione e si stanno definendo anche le prime assunzioni. Viste le difficoltà che erano sorte con i bandi precedenti, abbiamo valorizzato anche la distribuzione territoriale degli ispettori, in modo da caratterizzare ancora di più, in modo incisivo, anche il collegamento e la valutazione di quelli che sono i nuovi ingressi rispetto anche al numero di aziende presenti sul territorio. Cioè, laddove abbiamo bisogno di incrementare il numero degli ispettori, abbiamo anche messo a disposizione dei contingenti più importanti .
Abbiamo fatto anche un'altra operazione: in una logica di convenzione e soprattutto anche di sinergia con le regioni, per quanto riguarda la regione Sicilia abbiamo promosso una convenzione con l'amministrazione regionale per cui diamo e abbiamo dato, rispetto al contingente nazionale, alla regione Sicilia, in regime di convenzione, quasi 70 ispettori, in modo da poter coprire e sostenere anche l'azione dell'amministrazione regionale in termini di salute, di sicurezza e di presidio della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, anche se, ovviamente, quelle sono delle competenze specifiche dell'amministrazione siciliana.
La buona sinergia porta anche a gestire in questo modo tutte quelle che sono le azioni che facciamo. Vi parlavo del fatto che noi abbiamo messo in relazione tutti i corpi ispettivi, in modo che ognuno possa contribuire alle analisi che si fanno in materia di vigilanza. Quindi non solo l'Ispettorato nazionale del lavoro, l'INAIL, l'INPS e i Carabinieri, ma anche certamente la Guardia di finanza, e poi le convenzioni territoriali, di cui vi parlavo, che ci consentono anche di poter avere dei confronti importanti con le regioni.
Abbiamo fatto anche un'altra cosa: abbiamo sbloccato - scusate il termine poco tecnico - le assunzioni del personale ispettivo di INPS e INAIL. Ricorderà quest'Aula che, per effetto della nascita dell'agenzia dell'Ispettorato nazionale del lavoro, i corpi ispettivi di INPS e INAIL erano rimasti confermati in cifra numerica, perché non era più possibile assumere personale con quelle qualifiche per effetto della nascita dell'agenzia, che avrebbe dovuto accorpare tutte le figure ispettive.
Ma sappiamo che, anche per effetto delle scelte fatte sulla normativa costituzionale, delle conferme, non ha prodotto invece l'assorbimento in un unico corpo di tutto il personale ispettivo, creando una situazione di difficoltà, soprattutto laddove è invece importante avvalersi di quelle forme di vigilanza specialistica che servono nelle analisi predittive e, soprattutto, nella valutazione degli interventi da fare successivamente. Mi riferisco al personale ispettivo di INAIL, che ha una competenza specifica soprattutto nella definizione dei tassi di tariffa e soprattutto nel collegamento dei tassi di tariffa con le attività svolte e che devono essere sottoposte a vigilanza.
Nel corso del 2024, le ispezioni specifiche dell'Ispettorato, per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro, sono salite a 47.000 rispetto alle 17.000 del 2022; abbiamo registrato un incremento del 126 per cento rispetto alle 20.000 ispezioni dell'anno precedente. Però abbiamo l'obiettivo di un ulteriore incremento del 30 per cento, anche se sappiamo che il potenziale che abbiamo oggi a disposizione ci consentirà di realizzare numeri più importanti.
Per contrastare in modo sistemico il lavoro irregolare e sommerso, è stato realizzato il Portale nazionale del sommerso, uno strumento tecnologicamente avanzato, che consente l'interoperabilità in tempo reale tra le banche dati dei vari soggetti che vi citavo prima, e rappresenta una svolta importante nella condivisione di informazioni che ci consentono di aumentare la capacità di preventiva e anche la tempestività degli interventi.
Per fare un riferimento a situazioni che certamente necessitano della massima attenzione da parte del Governo, da parte di tutti quanti noi, per quanto riguarda la lotta al caporalato e al caporalato in agricoltura, siamo intervenuti anche in questo caso con tutta una serie di azioni che devono essere considerate sinergiche, perché integrate. Sapete perfettamente che siamo intervenuti nel momento in cui abbiamo individuato anche una forma ulteriore di protezione per le vittime di caporalato e di sfruttamento lavorativo che denunciano questi comportamenti da parte dei datori di lavoro.
Li mettiamo in protezione dando loro l'assegno di inclusione, ma abbiamo fatto anche di più perché, nella riprogrammazione della modalità con cui gestiamo i flussi di manodopera non solo come primo intervento, e in questo senso abbiamo previsto una programmazione triennale dei flussi, con il decreto-legge n. 145 del 2024 abbiamo anche consentito che per coloro i quali concludono un contratto di lavoro stagionale o a tempo determinato in un settore come l'agricoltura ci sia la possibilità, entro 60 giorni, di poter avere un altro rapporto di lavoro senza che il datore di lavoro abbia bisogno di chiedere un'ulteriore quota.
Questo ci consente di evitare che le persone possano essere attratte da circuiti irregolari. Su questo abbiamo creato una specifica partizione della nostra piattaforma tecnologica SIISL e le associazioni di categoria del mondo agricolo la stanno già sperimentando: fare incrocio tra domanda e offerta di lavoro in questo settore specifico ci dà la possibilità anche di intervenire a sostegno e a contrasto di un fenomeno, come quello del caporalato in agricoltura, che ovviamente non attiene alle aziende agricole regolari, le tante, tantissime, la stragrande maggioranza di aziende che lavorano regolarmente, ma a chi, invece, sfrutta la manodopera.
Nel 2024 è stato istituito, presso il Ministero del Lavoro, il Sistema informativo per la lotta al caporalato in agricoltura, che consente la mappatura in tempo reale delle aziende agricole attraverso lo scambio di dati georeferenziati, integrando le informazioni del fascicolo Agea.
Siamo anche in fase di ultimazione dello sviluppo della banca dati degli appalti in agricoltura, che è finalizzata a monitorare anche questa specifica condizione, anche con un'attenzione specifica alle imprese senza terra.
Per quanto riguarda il tema degli appalti e dei subappalti, mi rifaccio anche alle dichiarazioni rese dalla Presidente Meloni nel corso dell'incontro che abbiamo avuto con le parti sociali a Palazzo Chigi, anche d'intesa con il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Metteremo in discussione e ragioneremo insieme alle parti sociali su interventi che possano, nell'ambito della filiera degli appalti, dare maggiori garanzie anche sul rispetto, non solo delle norme in materia di gestione dei rapporti di lavoro, ma delle norme in materia di sicurezza sul lavoro.
L'impatto di queste politiche, di queste azioni, si potrebbe vedere nei numeri, ma su questo credo che ci sia anche da fare una considerazione comune. Siamo ormai abituati a commentare ogni giorno numeri che vengono da fonti diverse e soprattutto che vengono anche analizzati con sensibilità diverse. Quando si parla di denunce di infortunio, di denunce di malattia professionale e di denunce di infortunio mortale, io credo che tutti quanti insieme abbiamo la stessa sensibilità nel dire che anche un solo morto sul lavoro è una sconfitta importante. A me è capitato, purtroppo, di dover anche parlare con i familiari delle vittime sul lavoro di stragi importanti e quelli sono veramente momenti in cui ti senti impegnato a fare del tuo meglio affinché queste condizioni non si verifichino più . Io sono abituata a chiedermi sempre se ho fatto abbastanza, se posso fare di più, sono certa, anche con il supporto del Parlamento, di poter fare di più e meglio, però il mio invito - non vi citerò i numeri delle denunce sul lavoro o il fatto che l'INAIL registra una riduzione dei numeri, perché comunque quello è un approccio che è legato a trasformare le persone in numeri e non è certamente quello che io in questo modo voglio fare - … io voglio assumere invece un impegno: quello di utilizzare tutte le risorse che abbiamo a disposizione per migliorare l'incisività della nostra azione di vigilanza, per destinare le risorse che riusciamo a mettere a disposizione per migliorare la presa anche su fenomeni distorsivi del mercato del lavoro e per indirizzare anche le azioni di tutela e di salvaguardia delle persone.
L'articolo 14-del decreto legislativo n. 81 del 2008, che prevede le comunicazioni del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali sul tema della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, è un'occasione importante. Indica anche, ma non avrebbe potuto fare diversamente, che bisogna individuare quali sono le strategie che si possono fare a invarianza di bilancio. Il mio obiettivo, invece, così come quello del Governo è, nei prossimi tempi e in tempi molto brevi, di liberare altri 700 milioni di euro, 650 più 50, da mettere a disposizione delle politiche che vi ho illustrato
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni della Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. È iscritta a parlare la deputata Gribaudo. Ne ha facoltà.
CHIARA GRIBAUDO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Buongiorno Ministra, intanto chiedo a lei, a me stessa e a tutti noi di non parlare più di “morti bianche”, se possibile, perché allude all'assenza di causa specifica, di intenzionalità e di responsabilità. Posso dirle che, invece, in tutte le inchieste della Commissione che presiedo è ravvisabile sia una causa specifica, una responsabilità e spesso un'intenzionalità che, magari, se non era diretta a un infortunio mortale, era diretta a crearne tutte le condizioni. Allora Ministra, effettivamente, non sono morti bianche, sono morti ingiuste .
Dobbiamo anche dirci che spesso nascono da una visione distorta del lavoro che mette prima il profitto e dopo la sicurezza, mentre noi sappiamo che le due cose devono camminare insieme. Insieme perché la sicurezza non può essere un pezzo di carta fatto bene, ma deve essere una sicurezza sostanziale, deve permeare non solo i lavoratori e le lavoratrici, ma anche i datori di lavoro; deve essere un patrimonio condiviso e non un onere, un diritto soggettivo e collettivo, esigibile e reale.
La sua relazione, Ministra, sostiene che mai come oggi risulta fondamentale promuovere la cultura della prevenzione nei luoghi di lavoro, a tutti i livelli e in tutti i contesti sociali, e su questo siamo d'accordo, ma vorrei provare a spiegare cosa si intende per cultura della sicurezza. Nella relazione sull'incidente ferroviario di Brandizzo l'abbiamo definita: insieme di atteggiamenti e valori dell'organizzazione e personali, che guida e indirizza le azioni dei lavoratori nella gestione dei rischi e dei pericoli lavorativi. Siamo tutti d'accordo che serve la formazione e il rispetto delle norme, ma dobbiamo chiederci: quale cultura della sicurezza hanno dei lavoratori sottoinquadrati? Quale cultura della sicurezza hanno coloro che, magari, non parlano neanche la nostra lingua? Quale cultura della sicurezza hanno i lavoratori a cui vengono affidati dei compiti da svolgere in meno tempo di quello che servirebbe? Lavoratori che sono mandati, dobbiamo dircelo, allo sbaraglio, chiamati poco prima dell'inizio del cantiere. Per non parlare, poi, dei lavoratori irregolari che certamente sono fuori dai numeri che noi abbiamo e ci sono e lo sappiamo. Serve quindi una cultura della sicurezza, sì, fatta bene, soprattutto a scuola, però glielo voglio dire con molta franchezza: non serve aggiungere altri impegni ad un calendario scolastico che è ancora fermo alla raccolta del grano. Abbiamo bisogno di aggiungere delle ore in più pagate per i docenti, deve essere chiarissimo il percorso di formazione, perché non servono accavallamenti. Viviamo in un paradosso, Ministra: nel Paese in cui abbiamo pochi giovani, i più preparati fuggono da questo Paese per costruirsi un vero lavoro, soprattutto un salario dignitoso e una vita più dignitosa; chi rimane qui invece vive di, di precariato che non aiuta a crearsi una vita vera e propria.
Allora questo è un tema che dobbiamo utilizzare proprio perché emerge anche nella sua relazione. Certo, c'è l'assicurazione a tutela di chi è venuto a cadere, purtroppo, durante uno , ma non è sufficiente e lo dico perché penso a Patrizio Spasiano, 19 anni, il primo morto di quest'anno. Siamo stati a Caserta con la Commissione di inchiesta a incontrare anche i familiari e a vedere: quel ragazzo era lì a fare un lavoro che non doveva fare, che non sapeva fare e non doveva essere lì in quel momento Allora sì, Ministra, serve più attenzione; più attenzione e più controlli, soprattutto tra i più giovani - mi verrebbe da dire sempre, ma a maggior ragione per i più giovani -, noi dobbiamo essere più attenti, altrimenti ci sono delle strumentalizzazioni inaccettabili.
Mi permetto di suggerire anche questo, Ministra, sarà una piccola cosa, ma glielo dico qui: forse, potrebbe essere utile nell'era della comunicazione, tra le tante campagne, avviare una vera campagna informativa - magari un po' meglio di come avete fatto sui referendum - in cui spieghiamo ai cittadini tutti quanto è importante la sicurezza sui luoghi di lavoro. Facciamolo, è una proposta concreta, non ci vuole molto. Facciamo questa opera culturale complessiva in questo Paese.
Poi, c'è il capitolo appalti e subappalti: su questo, mi dispiace Ministra, ma lei non ha detto nulla, non avete fatto nulla, solo annunci e, invece, è lì, nella catena dei subappalti e degli appalti che sappiamo si annida maggiore precarietà, maggiore insicurezza, minore formazione alla sicurezza sui luoghi di lavoro ed è lì che dovete intervenire. Vanno bene i tavoli, ma lo sapete già, lo sappiamo già. Peraltro, ne approfitto per dirle che avevamo chiesto di avere i numeri sugli appalti e su quanto la situazione precipiti, quando ci sono gli appalti, in termini di infortuni, purtroppo anche di infortuni mortali. Aspettiamo ancora questo dato, deve essere pubblico e lo chiediamo pubblicamente.
Registriamo invece il dato positivo, quello, appunto, della relazione dell'INL, con l'aumento degli accessi ispettivi. Benissimo. Era un lavoro frutto del Governo Draghi e del Ministro Orlando, frutto anche del decreto n. 146 del 2021, che ha aumentato le sanzioni in materia di salute e sicurezza. Bene proseguire in questa direzione.
Sempre dalla relazione rileviamo che, già nel corso del 2024, si sono dimessi, però, 50 ispettori tecnici vincitori di concorso. Al nuovo concorso si sono presentati solo 1.228 candidati per 1.000 posti. Se consideriamo che i posti sono suddivisi per regioni, è probabile che molte parti del Paese rimarranno scoperte di ispettori. Allora, Ministra, credo potrebbe essere utile conoscere lo stato del personale ispettivo nelle diverse regioni, e non solo per direzione interregionale, e rendere pubblico questo dato che oggi, di nuovo, non abbiamo.
C'è un tema di rinuncia alla presa di servizio, dopo la vittoria del concorso, a causa della sperequazione tra retribuzioni e responsabilità. Se non colmiamo questo , Ministra, l'emorragia continuerà. Non basta il reclutamento di personale, ma si deve finanziare la contrattazione di secondo livello e non fare come nel decreto PA, dove avete fatto un pasticcio, avendo escluso l'Ispettorato e il Ministero del Lavoro dai 190 milioni che sono stati stanziati . Il personale che si occupa di queste materie deve avere una giusta retribuzione e ne approfitto per ringraziare tutti i Corpi dello Stato che, ogni giorno, nonostante tutto, lavorano nel bene e nell'interesse dei posti di lavoro, dei lavoratori e delle lavoratrici .
Sulla patente a crediti – Ministra, non ho tempo - serviva? Sì, bisognava farla meglio, che è quello che noi chiediamo. Lei ha dato dei numeri, ma non ha detto una cosa importante, non ha detto che non è stata tolta neanche una patente a punti. Eppure gli infortuni, anche mortali, sono proseguiti. Questo perché? Perché si va troppo lunghi e perché diventa l'ennesimo onere burocratico e l'autocertificazione non è sufficiente.
Poi, su questo, potremmo parlarne, ma ho bisogno di dirle ancora una cosa: gli spazi confinanti. Bene se si fa la norma, si faccia la concertazione con le parti sociali e chiediamo agibilità anche per gli RLS di sito. È fondamentale questo passaggio. Bene se si va in questa direzione. Però, Ministra, dopo questa esperienza da presidente di Commissione - e poi chiudo -, mi faccia dire, lei lo sa, che abbiamo incontrato molti familiari delle vittime. E, allora, se è una vergogna che si esce al mattino e non si torna dopo che si è andati a lavorare, è ancora più vergognoso che i familiari delle vittime non vengano riconosciuti e non abbiano una giustizia in tempi certi . Su questo, Ministra, io mi sono convinta che serva il gratuito patrocinio per i familiari delle vittime e che serva una procura speciale. In altre epoche storiche della Repubblica, quando ci sono stati dei morti per fenomeni, ovviamente, che non voglio accostare, ma comunque preoccupanti - penso al fenomeno della mafia -, è stata istituita una procura speciale. Allora, attenzione, credo che sia arrivato il momento di dirci che, a maggior ragione, con il cambiamento e le trasformazioni nel mercato del lavoro, abbiamo bisogno di competenze specifiche, di personale qualificato e pagato e abbiamo bisogno di non lasciare sole le piccole procure che sono invase anche dagli incidenti sul lavoro, perché, altrimenti, noi rischiamo di non dare giustizia ai familiari delle vittime e vuol dire che lo Stato perde due volte. Non possiamo permettercelo, Ministra. Abbiamo invitato i familiari delle vittime…
CHIARA GRIBAUDO(PD-IDP). … agli stati generali su salute e sicurezza che abbiamo fatto alla Camera. Qui, c'è l'atto del convegno dove anche lei, Ministra, è intervenuta, dove abbiamo fatto un lavoro corale tra le parti. Cerchiamo, per favore, di non svilire questo Parlamento. Lei ha dato disponibilità all'ascolto, si passi alla pratica. La proposta della procura, la proposta di legge, c'è, così come ce ne sono altre.
PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.
CHIARA GRIBAUDO(PD-IDP). Discutiamole qui, non con decreti-legge d'urgenza e le fiducie . Fateci lavorare e lavoriamo nell'interesse del Paese. Noi ci siamo, Ministra, perché dobbiamo difendere il lavoro…
CHIARA GRIBAUDO(PD-IDP). …i lavoratori e le lavoratrici di questo Paese .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Tassinari. Ne ha facoltà.
ROSARIA TASSINARI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, colleghi, intervengo in quest'Aula per esprimere, a nome di Forza Italia, il pieno sostegno alle comunicazioni del Ministro del Lavoro sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro. La sicurezza sul lavoro rappresenta una frontiera non più rinviabile della dignità della persona, della tutela della vita umana, della legalità e della giustizia sociale. Ogni infortunio, ogni vita stroncata, nel tentativo quotidiano di guadagnarsi da vivere, costituisce una ferita al cuore dello Stato, un fallimento collettivo delle istituzioni.
È compito della Repubblica - come recita l'articolo 3 della Costituzione - rimuovere gli ostacoli che limitano l'uguaglianza sostanziale dei cittadini. Ebbene, non esiste ostacolo più inaccettabile della paura di morire lavorando. Non possiamo limitarci a commemorare le vittime del lavoro solo dopo che l'ennesima tragedia si è consumata. Non possiamo considerare la politica come una politica con la “P” minuscola, ma deve avere la “P” maiuscola e il fine sostanziale è quello di prevenire, non di inseguire l'emergenza né, tantomeno, di cavalcarla per fini elettorali. Prevenire significa avere una visione, una responsabilità, una capacità di leggere il presente e di agire per il futuro. In tal senso - purtroppo, devo dirlo - stupisce e delude l'atteggiamento ambiguo e, a tratti, silenzioso di ampie aree dell'opposizione di centrosinistra rispetto ai referendum dell'8 giugno scorso. Temi cruciali come la sicurezza sul lavoro, la tutela della dignità dei lavoratori e la responsabilità delle imprese meritano una presa di posizione chiara e non meri tatticismi .
La politica vera non si tira indietro quando c'è da difendere i diritti fondamentali: interviene, costruisce, assume la guida. E, oggi, di fronte a una costante tragedia nei luoghi di lavoro, è tempo di scegliere da che parte stare. Ogni giorno, in Italia, lavoratori e lavoratrici operano in contesti dove la sicurezza è ancora troppo spesso una variabile, non un presupposto. Questo è inaccettabile.
In questo quadro, riconosciamo con senso di responsabilità, il lavoro già avviato da questa maggioranza: un lavoro volto a promuovere una nuova cultura della sicurezza, del lavoro, un cambio di passo. In tal senso, è stato adottato, nel dicembre 2024, un Piano triennale integrato per la sicurezza sul lavoro per gli anni 2025-2027. Il bilancio di previsione 2024 dell'INAIL prevede investimenti in prevenzione per 1,5 miliardi di euro, il doppio rispetto al 2023. Un impegno concreto che si declina in strumenti rilevanti: l'aumento delle risorse per la formazione, il raddoppio del bando ISI-INAIL, oggi finanziato complessivamente fino a 600 milioni di euro e il rafforzamento dei meccanismi di sostegno alle imprese, come la patente a crediti, che costituisce uno strumento di premialità per le piccole imprese che investono in sicurezza.
Ma questi dati, per quanto positivi, non ci consentono alcun compiacimento. Il fenomeno infortunistico e tecnopatico resta una piaga drammatica, strutturale, che attraversa trasversalmente i settori produttivi, soprattutto quelli più fragili e ad alta intensità di rischio. Per questo, Forza Italia, con il suo segretario Antonio Tajani, da sempre sensibile a questo tema, ha posto l'attenzione su tre priorità: la trasparenza lungo la catena dei subappalti, il rafforzamento dell'attività ispettiva e il sostegno alle imprese che scelgono la prevenzione come valore strategico. La filiera degli appalti, infatti, continua a rappresentare un'area critica, dove proliferano zone d'ombra e catene di responsabilità opache. È doveroso intervenire per assicurare che il principio di sicurezza sia garantito in ogni anello della produzione. Al contempo, va incrementata l'attività degli enti di vigilanza che, con gli interventi di questo Governo, sono già stati potenziati in termini sia di aumento di controlli che di aumento del personale. Si può fare sempre di più, soprattutto in quei settori fortemente a rischio, quali l'edilizia e l'agricoltura. Occorre potenziare l'organico degli ispettori INAIL e garantire una presenza capillare sul territorio, rendendo i controlli più efficaci e tempestivi.
Ma prevenzione significa anche incentivare le buone pratiche. Riteniamo strategico sostenere ulteriormente il sistema premiale, come il meccanismo dell'oscillazione per prevenzione OT23, e rendere strutturale il principio del , premiando le imprese virtuose e, al contempo, scoraggiando comportamenti negligenti.
Formazione e cultura della sicurezza devono essere il perno di ogni strategia. Occorre intervenire con decisione nei settori ad alta incidenza infortunistica, dall'edilizia alla logistica, dai trasporti all'agricoltura, sostenendo la formazione continua dei lavoratori e dei datori di lavoro, anche attraverso il sistema dei fondi interprofessionali finanziati dall'INAIL. La formazione non può essere vista come un mero obbligo normativo, ma come uno strumento strategico per una nuova cultura del lavoro sicuro.
Ugualmente centrale è la valorizzazione delle figure preposte alla sicurezza, i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, i responsabili e gli addetti dei servizi di prevenzione e protezione. Questi attori svolgono una funzione di presidio e sensibilizzazione quotidiana nei luoghi di lavoro e meritano maggiore riconoscimento e sostegno. Un'attenzione particolare va riservata al comparto agricolo, dove chiediamo una revisione delle tariffe assicurative e una riduzione aggiuntiva dei premi per le imprese aderenti alla rete agricola di qualità che adottano misure specifiche di prevenzione. Anche qui, sicurezza e merito devono andare di pari passo.
Parlare oggi di sicurezza sul lavoro significa anche affrontare con determinazione fenomeni gravi, come il caporalato, il lavoro sommerso e le forme di sfruttamento che si annidano soprattutto nei settori meno tutelati, ma significa anche governare con lucidità le grandi trasformazioni in atto. L'impatto dell'intelligenza artificiale, l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione cambieranno radicalmente le modalità di lavoro, ma non possono farci arretrare sul fronte della sicurezza.
Come già sottolineato, l'approccio da adottare deve essere sinergico ed integrato. Le cause degli infortuni sono, infatti, purtroppo molteplici - ambientali, organizzative, gestionali, comportamentali - e richiedono un ventaglio di strumenti combinati. Nessuna misura, per quanto efficace, può bastare da sola. È attraverso il dialogo con le parti sociali, sindacati e associazioni datoriali che possiamo costruire soluzioni condivise, sostenibili e durevoli.
In conclusione, la sicurezza sul lavoro non è solo una questione normativa, ma un dovere morale e civile. Forza Italia è pronta a collaborare con tutte le forze politiche per garantire un ambiente di lavoro sicuro e dignitoso per tutti .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Carotenuto. Ne ha facoltà.
DARIO CAROTENUTO(M5S). Presidente, gentile Ministra, lei in questi due anni e mezzo ha dato prova e, oggi, la riprova di essere una incrollabile ottimista. Ma, vede, quando tutto crolla - e i dati che le citerò lo dimostrano ampiamente - allora quell'ottimismo è scollegato dalla realtà e va considerato semmai sorridente irresponsabilità.
Se non bastasse questo ottimismo tossico, a preoccuparci sono anche i tratti di una deprecabile cialtroneria. La vicenda della laurea parla chiaro, ma poi i conflitti di interesse, l'ordine dei consulenti del lavoro usato come poltronificio dalle porte girevoli - prima lei, poi suo marito - forse perché dovete coprire le spese pazze dell'ordine su cui è aperta un'istruttoria della Corte dei conti. Ma poi ci hanno anche molto preoccupato delle dichiarazioni come quella secondo cui l'intelligenza artificiale non tradurrà alcun effetto negativo sull'occupazione: l'abbiamo sentito dire così. In Commissione siamo rimasti sbigottiti, ecco l'ottimismo pericoloso di cui parlavo.
Questo suo viaggio tra ottimismo e cialtroneria, purtroppo, ha degli effetti drammatici nel nostro Paese , quindi non sono perdonabili. Non possiamo perdonarle tutti i record negativi che sta collezionando e penso ai NEET, ad esempio, coloro che non studiano, non lavorano, né cercano lavoro: hanno perso fiducia nel Paese, merito suo. Penso al tasso di , ai record di povertà, fieri di aver deciso di cancellare il reddito di cittadinanza per sostituirlo con misure largamente insufficienti e cialtrone, glielo ribadisco Stai zitto!. Avete tolto la stampella…
PRESIDENTE. Collega, collega, collega Carotenuto! Colleghi! Presidente Deidda, “stai zitto” non lo può dire!
DARIO CAROTENUTO(M5S). È un giudizio politico.
PRESIDENTE. Collega Carotenuto … No, presidente, però io purtroppo - lei era qui sotto - l'ho sentita, non può dirlo.
Collega, qui dentro è necessario che ci si rivolga con rispetto sia ai colleghi, che al Governo. Lei ha il diritto di esprimere tutte le opinioni che ritiene, senza utilizzare certi termini che sono oggettivamente offensivi . Ovviamente, lei può andare avanti col suo intervento, tenendo conto dell'ordine del giorno, dopodiché io devo richiamarla perché ho sentito cose che sono, diciamo, ritenute offensive per le persone a cui sono rivolte.
Lei vada pure avanti, esprimendo tutte le opinioni che ha il pieno diritto di esprimere. Colleghi, vi prego di farglielo fare nel silenzio totale dell'Aula. Prego collega, continui.
DARIO CAROTENUTO(M5S). Se cialtrone non va bene, diciamo inadeguate.
PRESIDENTE. Questo va bene. Prego.
DARIO CAROTENUTO(M5S). Va bene, se per voi va bene così. D'altra parte è un giudizio politico, il mio, non sulla persona Vai via!.
PRESIDENTE. Onorevole Deidda, la richiamo all'ordine. Mi spiace, ma è la seconda volta. Prego collega, continui Vai via tu, se ti dà fastidio!… Collega Donno, la richiamo all'ordine.
Prego collega Carotenuto, continui.
DARIO CAROTENUTO(M5S). Quindi non sono perdonabili, non possiamo perdonarle tutti i record negativi che sta collezionando, penso ai NEET, coloro che hanno perso speranza nel futuro - lo dicevo, provavo a dirlo prima di essere interrotto -, penso al tasso di i lavoratori che non raggiungono la soglia di povertà, e penso proprio ai record di povertà che insomma sono figli dell'aver voluto cancellare il reddito di cittadinanza con misure largamente insufficienti.
Glielo ribadisco, avete tolto la stampella a chi zoppica e ora gli chiedete di correre, se vogliono mangiare.
E poi, per venire all'ordine dei lavori, parliamo di incidenti sul lavoro. I dati INAIL parlano chiaro: +0,7 per cento rispetto al 2023, +4,7 per cento gli infortuni mortali, +17 per cento i morti .
Parliamo poi degli studenti dell'ex alternanza scuola lavoro: segniamo un +11 per cento degli infortuni e 5 morti nel primo trimestre del 2025, giovanissimi; segniamo anche un +21,6 per cento nel 2024, rispetto al 2023, di malattie professionali e 138 infortuni mortali denunciati nel primo bimestre di quest'anno.
Ecco, Ministra, la verità è che le misure che finora avete adottato e che intendete adottare in futuro per evitare infortuni sono, sembrano, palliativi nel migliore dei casi, mi autocensuro. È evidente che per voi il nostro non è un Paese per lavoratori, questa è la verità. Infatti, viviamo in un Paese nel quale, se spingo una persona e quella malauguratamente cade sbattendo male la testa e muore, vengo giustamente processato per omicidio colposo o preterintenzionale e rischio diversi anni di galera; mentre se un imprenditore elimina un qualche congegno di sicurezza per ottenere un profitto dal lavoro di Luana D'Orazio - e Luana D'Orazio purtroppo per questo rimane uccisa sul lavoro - ebbene quell'imprenditore rischia una multa , e lei questo non lo vuole cambiare.
Viviamo in un Paese dove aziende madri partoriscono micro-aziende per subappaltare quanto prima il ramo d'azienda per risparmiare su stipendi, diritti e sicurezza sul lavoro e anche questo lei non lo vuole cambiare, in un Paese dove un può guadagnare migliaia di volte più di un operaio che lavora nella sua azienda. E anche qui per voi va tutto bene, nonostante magari poi lo Stato paghi la cassa integrazione a quegli operai o, peggio, paga loro i funerali.
Parlavamo prima di Luana D'Orazio, ma evidentemente possiamo parlare delle morti di Brandizzo e di una a me molto cara, la citava la collega prima: quella di Patrizio Spasiano, che è morto per una fuga di ammoniaca. Lui che, appena diciannovenne, non aveva mai lavorato ed era alla Frigocaserta per imparare a lavorare, ma invece di fare pratica in luogo sicuro si è ritrovato in un ambiente pericolosissimo dove infatti ha perso la vita.
E queste morti lasciano dei dolori atroci. Penso al figlio di Luana, oltre che alla madre, penso ai genitori e alla sorella di Patrizio Spasiano. Vede, loro li conosco, sono una famiglia davvero perbene, persone meravigliose che oggi magari si pentono, si pentono per aver voluto che il figlio in terra di camorra imparasse un mestiere, non pensando che sarebbe rimasto ucciso dalla camorra di Stato, di un Governo che non si cura dei lavoratori. Pensate, si svegliava alle 6 di mattina, tornava alla sera per 500 euro al mese, adesso è in un'urna a forma di cuore nella sua stanza che è rimasta così com'era, perché la sua anima in quella casa ci sarà per sempre.
E allora, di fronte ai dolori così profondi…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
DARIO CAROTENUTO(M5S). …che lasciano questi morti sul lavoro, le sue soluzioni, Ministra, sono mortificanti. Di fronte al record di NEET, dei delle morti sul lavoro, oltre che per le vicende oscure che la riguardano, lei in un Paese normale sarebbe costretta alle dimissioni, dall'opinione pubblica e dai ma dalle nostre parti i cialtroni sono idoli di TV e stampa .
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
DARIO CAROTENUTO(M5S). Abbiamo come Ministro la Santanche' che ha truffato l'INPS durante il COVID, una che si arricchisce spolpando le aziende che amministra e poi si vanta della sua ricchezza, imputando la colpa della povertà…
PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.
DARIO CAROTENUTO(M5S). …a coloro che magari hanno la sola colpa di voler essere e voler condurre una vita onesta. Ecco, lei siede degnamente al fianco della Santanche' in Consiglio dei ministri e ho detto tutto…
PRESIDENTE. Onorevole, è un minuto e venti oltre il suo tempo…
DARIO CAROTENUTO(M5S). Sono stato interrotto, credo per più tempo…
PRESIDENTE. No, abbiamo fermato il tempo, funziona sempre così.
DARIO CAROTENUTO(M5S). E allora mi consenta di concludere.
PRESIDENTE. Sì, concluda.
DARIO CAROTENUTO(M5S). Noi le soluzioni le abbiamo presentate più volte e continueremo, ma quello che serve più di tutto è una legge sacrosanta, quella di omicidio colposo sul lavoro, perché non possiamo più ammettere che questa nostra amata Repubblica fondata sul lavoro non tuteli la vita dei lavoratori .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Semenzato. Ne ha facoltà.
MARTINA SEMENZATO(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente, gentile Ministra, gentili colleghi. Mi permetta, Presidente, solo una riflessione: ritengo veramente biechi, offensivi e meschini i riferimenti a questioni che riguardano la vita personale e, soprattutto, la vita personale di una donna . Esiste anche la cultura del rispetto e giusta è la cultura del rispetto dal punto di vista linguistico, e penso che come onorevoli, come parlamentari, siamo chiamati a dare l'esempio perché è inutile che la chiediamo nelle nostre scuole e nella società civile, e noi, come primi esempi, offendiamo all'interno di quest'Aula .
Anche perché forse sfugge che oggi parliamo di sicurezza sul lavoro e questo deve portare rispetto a quelle famiglie che hanno effettivamente avuto dei morti sul lavoro, senza spostare l'attenzione sulla solita polemica sterile e strumentale. Oggi siamo chiamati a confrontarci su un argomento che va ben oltre i numeri e le norme. Parliamo di sicurezza sul lavoro, un tema che riguarda la vita concreta delle persone, la tenuta della nostra società, il senso stesso delle istituzioni. Io ringrazio personalmente la Ministra Calderone per la competenza che ha mostrato nel tratteggiare il Piano integrato per la sicurezza 2025-2027.
Le sue comunicazioni puntuali e articolate dimostrano, ancora una volta, che il Governo sta affrontando questa sfida con serietà e visione sistemica. Sicurezza e lavoro non possono e non devono mai essere in contrapposizione, è anzi proprio la sicurezza a dare pieno significato al valore del lavoro, così come concepito dalla nostra Costituzione: fondamento della Repubblica, leva di emancipazione individuale, pilastro della crescita collettiva.
Oggi occorre, però, fare un passo ulteriore, promuovere una nuova cultura della sicurezza che non sia solo un adempimento normativo o una sanzione, ma si fondi su un principio alto e civile che è la cultura del rispetto, base del mio lavoro prima da imprenditrice e poi da presidente di Confindustria. Rispetto di sé, rispetto dell'altro e rispetto della vita, perché dietro a ogni elmetto, a ogni tuta, a ogni divisa da lavoro, c'è una persona, c'è una storia e c'è una famiglia. Ed è proprio lì che si gioca la sfida del nostro tempo, costruire un'alleanza etica tra istituzioni, impresa, scuola e società civile, affinché nessun lavoratore, giovane o anziano che sia, debba più temere di tornare a casa la sera.
Colleghi, il Governo ha dimostrato di prendere sul serio questa sfida, e noi, come rappresentanti della maggioranza, lo riconosciamo e lo sosteniamo convintamente. Il rafforzamento del contingente ispettivo, il potenziamento dei bandi ISI-INAIL, l'estensione della copertura assicurativa per studenti e personale scolastico, la creazione di banche dati integrate e strumenti digitali avanzati sono interventi concreti e strutturali; non slogan, ma azioni, non proclami, ma misure che puntano a valorizzare il merito, a premiare le imprese virtuose e a sanzionare chi aggira le regole, perché la legalità è il primo strumento di giustizia sociale.
Il lavoro, lo sappiamo, evolve: cambiano le tecnologie, si modificano le filiere, emergono nuove vulnerabilità. Ma una cosa deve restare salda, la dignità del lavoratore, che passa innanzitutto per la sua sicurezza. Ecco perché questo Governo ha avuto il coraggio di non fermarsi alla logica emergenziale e di rincorrere le tragedie, ma ha impostato una strategia triennale misurabile, trasparente e accessibile ai cittadini e al Parlamento, monitorata periodicamente. Ma consentitemi di soffermarmi su un punto che ritengo centrale: la scuola.
Educare alla sicurezza fin da giovani significa costruire una cittadinanza consapevole. L'introduzione dell'educazione alla sicurezza nel dell'educazione civica, la promozione di concorsi nazionali e la diffusione capillare di materiali formativi attraverso l'INAIL e il Ministero del Lavoro sono semi che daranno i loro frutti, perché se la cultura della sicurezza, come quella del rispetto, la si impara presto, poi la si porta dentro per tutta la vita.
E ancora, dobbiamo saper comunicare, specie ai più giovani e anche ai lavoratori stranieri, che la sicurezza non è solo una norma da applicare, ma è un valore da interiorizzare. Serve una formazione accessibile, inclusiva, linguistica, comprensibile, e serve un coinvolgimento responsabile anche dei datori di lavoro, che devono essere primi alleati e non ultimi ostacoli nel cambiamento della cultura in atto. Sì, colleghi, siamo di fronte a una battaglia culturale, perché è nella testa e nel cuore delle persone che si combatte la guerra contro l'indifferenza, la superficialità e il cinismo.
Dobbiamo far capire che rispettare le regole non è un vincolo, ma è una libertà; che investire nella prevenzione non è un costo, ma è un'opportunità; che la sicurezza non è un favore concesso, ma è un diritto imprescindibile. Il nostro compito, come legislatori, è allora duplice: sostenere e rafforzare le misure adottate dal Governo e, al contempo, trasformare la sicurezza in una nuova grammatica civile, una grammatica che coniughi lavoro, dignità, impresa e responsabilità, progresso e giustizia.
Mi avvio alla conclusione, Presidente. Vogliamo un'Italia in cui la sicurezza sia parte integrante dell'identità della Nazione, come lo è il ; un'Italia che si innova, che forma, che previene e in cui sia riconosciuto, premiato e incentivato il lavoro; un'Italia in cui chi sbaglia paga, ma chi investe nei propri lavoratori cresce, compete e attrae, perché tante sono le aziende virtuose del nostro Paese e dobbiamo dargli luce.
La sfida è epocale, ma la direzione è tracciata: rispetto per le morti sul lavoro, ma mai strumentalizzarle. Serve costruire ogni giorno una cultura della vita, una cultura del rispetto. È questa…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
MARTINA SEMENZATO(NM(N-C-U-I)M-CP). …una battaglia civile, etica e politica. Sì, anche politica, nel senso più alto del termine, Presidente, e la maggioranza c'è con convinzione, con coerenza e con responsabilità. Grazie, Ministra .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Onori. Ne ha facoltà.
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministra, colleghi e colleghe, oggi è la Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile. Nella giornata di oggi è stato pubblicato il terzo dell'UNICEF, che ci dice che in Italia sono 80.000 i minorenni che lavorano. Ma forse il dato più preoccupante e che merita maggiore attenzione è il numero di denunce di infortunio di lavoratori tra i 15 e i 17 anni, e il fatto che questo sia aumentato in maniera allarmante dal 2020 al 2023. Sono dati che immagino lei conosca, Ministra: nel 2020 le denunce di infortunio di lavoratori tra i 15 e i 17 anni erano 5.800 circa, mentre nel 2023, 3 anni dopo, crescono a 18.800. Moltiplicate per 3 e non arriviamo ancora a quel numero.
Queste sono le materie anche del suo Ministero, Ministra. Ad aprile il Governo ha annunciato uno stanziamento di 650 milioni di euro per rafforzare la sicurezza dei luoghi di lavoro. Da dove vengono queste risorse? Si tratta, con tutta evidenza, con tutta probabilità, di fondi provenienti dall'avanzo dell'INAIL, che, nel 2024, ha registrato un di 2,7 miliardi di euro, portando l'avanzo di cassa a ben 44 miliardi. Un dato in merito al quale, seppure possa sembrare positivo in un primo momento, il Consiglio di indirizzo e vigilanza (CIV) dell'INAIL ci ricorda che, invece, si tratta di una strana incongruenza, perché non dovrebbe essere un valore avere un avanzo di bilancio lì dove le risorse non dovrebbero essere mai abbastanza per portare avanti iniziative che riguardano la prevenzione, la tutela e il contrasto agli infortuni di lavoro.
Ora, non è ancora chiaro su cosa verteranno concretamente le misure annunciate. Viene ipotizzato che parte di esse possa essere destinata all'Ispettorato nazionale del lavoro per aumentare gli organici e intensificare i controlli. Sarebbe quantomeno opportuno, se non necessario e urgente, perché oggi, lo vogliamo ricordare, il personale ispettivo in Italia, chi va a fare controlli, è fortemente carente: a fine 2024 erano in servizio solo 4.585 unità; 4.500, siamo ben lontani dall'obiettivo di 7.800 previsto dal Piano assunzioni. Se non ne servono altrettante, poche ne mancano. Particolarmente critica, in particolare, è la situazione dei tecnici della prevenzione: c'è appena un ispettore ogni 1.500 aziende. Se facciamo il riferimento ai lavoratori, abbiamo un ispettore ogni 11.800 lavoratori.
Se facessimo una stima di quanti anni occorrerebbero affinché ogni azienda fosse ispezionata almeno una volta, con l'organico attuale occorrerebbero 15 anni per verificare se, per ogni azienda, sia tutto in ordine e completare i controlli. E non è che non ci sia bisogno di fare questi controlli, perché non è che quando questi controlli vengono fatti non vengono riscontrate irregolarità, tutt'altro, vengono riscontrate tante irregolarità. Nel 2024, le ispezioni in materia di salute e sicurezza hanno riscontrato irregolarità nell'84 per cento dei casi. Le violazioni erano più di 83.000, e parliamo di un incremento del 127 per cento rispetto all'anno precedente. Niente ci lascia pensare che le cose stiano migliorando. Niente, Ministra.
Ma parliamo anche di ambiti che forse sono stati meno attenzionati nel tempo, perché sono nuovi o stanno emergendo con maggiore forza, anche attraverso i mezzi di comunicazione negli ultimi anni. Parliamo del caporalato e di tutte quelle professioni che sono intimamente legate al funzionamento delle piattaforme digitali. Le ho elencate insieme, ovviamente parliamo di casi in realtà molto lontani.
Comincerò dal primo, il caporalato. La storia di Satnam Singh ha colpito tutti, sembrerebbe anche alcuni membri del Governo, come la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che in quest'Aula ha menzionato il nome e il cognome di quest'uomo, che ha perso la vita, come lavoratore irregolare, per la disumanità del suo datore di lavoro, che l'ha lasciato davanti a un pronto soccorso sanguinante. Questo, purtroppo, non è stato un caso isolato. Abbiamo altre storie simili che, puntualmente, raggiungono i nostri giornali. Ricordo l'ultima, ad esempio, presso la Piana del Fucino, in Abruzzo, a San Benedetto dei Marsi. Questo caporalato non è presente soltanto in agricoltura (questa cosa è importante da aggiungere, e poi mi avvio alla conclusione): è presente anche nella logistica, nella moda, nella grande distribuzione. E non avviene soltanto nelle zone rurali del Sud, avviene anche nei grandi centri urbani del Centro-Nord sviluppato. Ci sono indagini e inchieste in corso, ovviamente non entrerò nel merito.
Per quanto riguarda il lavoro digitale, voglio aggiungere che anche in questo caso c'è un normativo, una mancanza di cooperazione e coordinamento con gli attori che dovrebbero capire cosa e come va aggiunto, migliorato e modificato, affinché questi lavoratori abbiano tutte le tutele del caso. E mi riferisco, ad esempio - e sto davvero chiudendo, Presidente, mi perdoni -, ai casi meteorologici estremi, quando le strade diventano alluvioni: chi consegna la pizza, che cosa deve fare? Deve accettare una proposta di consegna? Questa proposta di consegna può arrivare? Questo va chiarito, anche per permettere alle piattaforme digitali di lavorare al meglio e fare in modo che anche il loro nome non venga inquinato e sporcato da casi che, magari, non dipendono esclusivamente dalla loro responsabilità, ma magari è un della norma.
Abbiamo diverse proposte, le leggerà nella nostra risoluzione e il mio collega D'Alessio più tardi le illustrerà
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giagoni. Ne ha facoltà.
DARIO GIAGONI(LEGA). Grazie, signor Presidente. Prendo oggi la parola per trattare un tema che ha un certo peso e una certa urgenza, un tema che si tratta nella nostra società quando c'è l'ennesima vittima, l'ennesima morte sul lavoro: la sicurezza sul lavoro. Il lavoro è il fondamento della nostra società - lo cita anche l'articolo 1 della nostra Costituzione -, ma non solo, è uno strumento economico, ma è anche il cardine attorno a cui gira la dignità dell'essere umano, dell'individuo. Questa dignità, però, per esistere ed essere garantita ha bisogno di un ambiente sicuro e rispettoso della vita di chi, ogni giorno, si alza la mattina presto, alle 2 o alle 3, o addirittura fa il turno di notte, tutto ciò, non solo per portare a casa un pezzo di pane, ma anche per la crescita del nostro Paese.
Ma la realtà sulla sicurezza e un'altra, purtroppo. Ho alcuni dati che mi arrivano da parte dell'Ispettorato del lavoro, che ha constatato che la maggior parte degli infortuni e di negligenza nei luoghi di lavoro è dovuta al mancato uso di dispositivi di protezione individuale, di protezioni attive, come i parapetti contro le cadute dall'alto, di protezioni per i contatti elettrici di reti, cavi scoperti o apparecchiature elettriche manomesse, ma non solo. La manomissione delle protezioni di apparecchi e utensili spesso è fatta per consentire un uso più comodo e veloce, ma, purtroppo, spesso causa amputazioni, menomazioni e infortuni anche mortali.
Nel 2023, le morti erano 1.041. Purtroppo, nel 2024 sono aumentate. Ci sono circa 1.000 famiglie che hanno perso un papà, una mamma, un figlio, un nipote, o anche un una nonna o un nonno, perché alcuni di loro continuano a lavorare. Una morte ogni 8 ore. Una strage silenziosa, una ferita collettiva, ma non solo. La definirei una vergogna nazionale.
Fino ad oggi, abbiamo parlato, giustamente, di prevenzione - ripeto, prevenzione: è fondamentale -, come un insieme di regole, controlli e norme da far rispettare. Oggi vi dico che è il momento di parlare anche del buon senso nella prevenzione. Cito il buon senso, perché, in un cantiere dove tutto è in regola - ci sono i bagni chimici, i dipendenti usano i dispositivi di protezione individuale (DPI), la cartellonistica è ben evidente, dove la segnaletica è ben visibile, c'è pulizia, ci sono i segnalatori acustici sui mezzi e non solo - poi, però, arriva l'ispettore - chi deve controllare -, e, pur di fare una sanzione, fa una sanzione perché ci sono due chiodi in terra. Va bene la sicurezza, ma questo non è più un controllo, questo è un accanimento e, in alcuni casi, persecuzione.
Dobbiamo saper distinguere tra chi sbaglia e chi continua a delinquere, tra chi mette davvero in pericolo la vita dei lavoratori e chi, pur tra mille difficoltà e complessità per fare impresa, ci prova, creando anche posti di lavoro, indubbiamente nel rispetto delle regole. Dobbiamo colpire anche duramente chi sfrutta e mette a rischio la vita degli operai, ma dobbiamo anche sostenere e premiare - questo Governo lo sta facendo, il centrodestra lo sta facendo, il mio gruppo lo sta facendo, la Lega lo sta facendo - chi fa le cose per bene.
La sicurezza non si tutela con la paura. Un controllo da parte dell'ispettore in cantiere non deve diventare uno stato d'ansia, né per l'imprenditore, né per il lavoratore stesso. Si tutela la sicurezza con la formazione, con la cultura, con la prevenzione, ma anche partendo dalla scuola, che è fondamentale, perché non possiamo pensare che il rispetto e la conoscenza delle regole inizino con il primo giorno di lavoro. Servono quelle basi che sono fondamentali. Dobbiamo educare i nostri ragazzi, fin da giovani, a riconoscere i pericoli, a conoscere i diritti e i doveri in ambito lavorativo, l'etica della responsabilità. Solo così potremo davvero formare cittadini responsabili e un futuro volto alla prevenzione e non alla cura.
Ripeto: il Governo di centrodestra - devo riconoscerlo - ha fatto passi importanti come l'introduzione della patente a crediti nel settore edile, prevista dal 1° ottobre 2024, uno strumento a cui 450.000 aziende hanno aderito; vuol dire che stiamo facendo cose giuste, regole giuste.
La linea del centrodestra non premia i furbetti, ma i meritevoli, seppur qualcuno dall'opposizione - per suo tramite, Presidente - dica il contrario e mistifichi la realtà. Un aumento di ispezioni: dal 2022 ad oggi, erano 100.000 le ispezioni nel 2022; nel 2024 le ispezioni erano 160.000. Vuol dire che abbiamo una perfetta e attenta visione di come sono le cose, di come e dove vogliamo andare. La presenza dello Stato significa più prevenzione, più guida e, oltretutto, è un salto culturale.
La risoluzione che stiamo discutendo quest'oggi dimostra chiaramente di voler proseguire su una linea coerente e lungimirante, aumentando, come ha detto lei, Ministra, i premi INAIL, rafforzando la formazione, portando la cultura nelle scuole, introducendo, quindi, quei sistemi premianti. Aggiungo che con l'imminente arrivo - perché vivo, viviamo in Italia, zona centrale del Mediterraneo - della stagione estiva, purtroppo, gli effetti del clima caldo sono devastanti non solo per la natura, ma anche per il singolo operatore che interviene per qualsiasi lavoro sulle strade, e non solo, ed è, quindi, necessario proteggere i nostri lavoratori esposti a questi rischi. Anche questa è prevenzione, non è una questione secondaria.
Mi rivolgo di nuovo a lei, Presidente, Ministra, cari colleghe e colleghi onorevoli, quella delle morti sul lavoro è una vera e propria piaga sociale, non possiamo arrenderci. Ogni croce in un cantiere, ogni funerale pagato con l'indifferenza della burocrazia, è una sconfitta per tutti, per quest'Aula soprattutto. Un Paese sano e libero è quello dove chi va al lavoro non deve temere per la propria vita, e chi fa impresa va sostenuto, non perseguitato.
Un'ultima cosa - e concludo - che mi chiedono soprattutto i lavoratori, ma anche le imprese: è fondamentale - mi rivolgo a lei, Ministro - che enti di formazione, come la Cassa edile, riconosciuta dal Ministero del Lavoro, collaborino in modo stretto ed efficace e forniscano informazioni alle imprese che operano nei cantieri e in altre attività, e ai loro operai; siano, inoltre, in comunicazione e diano adeguata informazione sui rischi, su come prevenire gli infortuni, su come salvaguardare la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Concludo. Il lavoro è dignità. Facciamo in modo che nessuno debba più scegliere o la vita o il salario. No ai funerali, no alle commemorazioni, ma verso un equilibrio tra vita, dignità e lavoro. E, poi, rivolgo una preghiera per il carabiniere morto oggi nel brindisino e un abbraccio alla famiglia da parte del mio gruppo, da parte della maggioranza e, credo, da parte di tutta l'Aula .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mari. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARI(AVS). Grazie, Presidente. Ministra, lei avrebbe potuto dire che fa tutto il possibile, ma non basta; che fa tutto il possibile a legislazione vigente, quindi aprendo a modifiche del decreto legislativo n. 81 del 2008; che, soprattutto, è colpa di quelli che sono venuti prima di lei: sarebbe stato esagerato, ma qui si usa molto. Un po' di tutto. Insomma, avrebbe potuto cavarsela meglio di quanto ha fatto in vari modi, fuorché nel modo che ha scelto, cioè dicendo che va tutto nella direzione giusta e i risultati del lavoro del Governo si vedono. Salvo poi, ovviamente, alla fine, aprire, com'è doveroso, a un'interlocuzione su una materia come questa. Ma il dato drammatico - perché noi dobbiamo qui valutare anche l'azione del Governo - è che gli incidenti crescono e crescono gli infortuni mortali, e le cause profonde sono sempre le stesse: gli orari, i ritmi, l'età dei lavoratori, le mansioni senza formazione .
Io non voglio dare i numeri - dopo lo farò, dopo ne parleremo -, ma voglio solo dire una cosa: che il nostro dato relativo agli incidenti sul lavoro è senza dubbio alterato, anche nel confronto con i Paesi europei, perché in nessun Paese europeo è presente il fenomeno del lavoro nero come in Italia. Questo avremmo dovuto dirlo , perché i dati non ci dicono la realtà degli incidenti, perché una parte degli incidenti non emerge.
Ma c'è un errore più grande, Ministra, è quello di ordine culturale. Circoscrivere di fatto, nella relazione, il tema della sicurezza e del nostro impegno alle misure specifiche è un fatto sbagliato. Non sarebbe stato giusto neanche se lei fosse la Ministra della sicurezza sul lavoro, ma lei, invece, è la Ministra del Lavoro. Ma, a proposito di cultura della sicurezza, non dite mai che bisogna lavorare sulla cultura della sicurezza o bisogna investire sulla cultura della sicurezza, riferendosi anche ai lavoratori. I lavoratori sono le vittime, e così dicendo sembra che abbiano anche una colpa. I lavoratori hanno la cultura della sicurezza, purtroppo sono costretti a metterla da parte per i motivi di cui parlavo prima: per i ritmi, per gli orari a cui sono sottoposti, per lo sfruttamento, per l'età a cui sono costretti a lavorare. La cultura della sicurezza, Ministra, dobbiamo averla noi, deve averla il Governo, noi che facciamo le leggi, che facciamo i provvedimenti che devono servire a garantire a loro la sicurezza nei luoghi di lavoro.
E, a questo proposito, vengo a un fatto: nella fabbrica Stellantis di Cassino, in questo momento, i lavoratori stanno scioperando per il caldo insopportabile. Non è stato neanche attivato il sistema di raffrescamento. Lo chiedono i sindacati dei metalmeccanici, lo chiedono in queste ore anche i sindacati degli edili, ma potremmo andare tranquillamente oltre, per tutti i lavoratori della logistica. È il terzo anno che lo diciamo, lo abbiamo detto anche con atti parlamentari di sindacato ispettivo nel 2023, nel 2024 e, oggi, lo ripetiamo: sono i cambiamenti climatici che peggiorano la situazione di anno in anno, ed è colpevole non adottare provvedimenti in tempo utile , perché ogni anno fa più caldo e il caldo arriva prima. Alcune regioni intervengono, ci mancherebbe altro, ma sempre in ritardo, sempre con ordinanze circoscritte, specifiche. Serve, signora Ministra, un intervento specifico, un intervento legislativo per coprire l'indennizzo attraverso la cassa integrazione guadagni, fuori - come lei sa meglio di me - dal limite massimo di durata dei trattamenti, che è fissato in 52 settimane nel biennio.
Poi parleremo, nel seguito della nostra discussione, del merito, ma auguriamoci almeno una cosa: che da questa giornata di confronto tra il Governo e il Parlamento esca un impegno specifico, immediato, cogente, per intervenire in materia di prevenzione degli incidenti in difesa della salute dei lavoratori a proposito del caldo nei luoghi di lavoro, che non è più sopportabile .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Malagola. Ne ha facoltà.
LORENZO MALAGOLA(FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, innanzitutto permettetemi di esprimere il mio più vivo ringraziamento, anche a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, alla Ministra Calderone per la relazione che ci ha poc'anzi offerto .
Una relazione chiara, esaustiva, ricca di contenuti e, soprattutto, ricca delle molte iniziative che questo Governo ha messo in campo in questa prima metà di legislatura. Una relazione ricca delle cose fatte, ma anche piena di progetti, iniziative, da mettere in campo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. La lotta alle morti bianche e agli infortuni sui luoghi di lavoro ha, nella Ministra Calderone, una guida sicura. È chiara la strategia, il piano che è stato messo in campo è ambizioso e contiamo di portarlo a termine nei tempi e nei modi previsti. Quindi, ancora una volta, grazie Ministra Calderone.
Oggi siamo qui, in quest'Aula, a parlare di un'emergenza nazionale: la lotta alle morti bianche, la lotta per un lavoro più sicuro.
È un impegno che deve coinvolgere tutte le forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, in una unità di intenti che non deve mai mancare. È per questo che, signora Presidente, sono rimasto sorpreso dall'ascoltare alcuni interventi dell'opposizione. Interventi sguaiati, inopportuni, volgari, che hanno attaccato la Ministra Calderone sul piano personale e che hanno buttato nell'agone politico una questione che dovrebbe invece vederci tutti uniti . Mi permetta di stigmatizzare questi interventi perché non sono degni di quest'Aula.
Il testo unico sulla salute e sicurezza del 2008 fu promosso da un Governo sostenuto dalla stessa maggioranza che sostiene il Governo Meloni. Sono passati tanti anni ma è un testo unico ancora attuale. Un testo unico che ha portato dentro il dibattito pubblico parole come prevenzione, formazione e cultura del lavoro. Ricordo che quel testo unico nacque all'indomani di un terribile fatto che riguardò la ThyssenKrupp. Sette operai morirono pochi mesi prima e l'allora Governo decise di istituire per la prima volta un testo unico su questa materia.
Oggi possiamo dire che quel provvedimento ha portato a ottimi risultati: il dimezzamento degli infortuni sul lavoro e un calo del 30 per cento delle morti bianche. Ma giustamente, come veniva ricordato anche dalla Ministra Calderone, noi non ci fermeremo. Anche solo un morto, anche solo un infortunio grave per noi rappresenta lo sprone di un maggiore impegno.
Il Piano strategico, che ci è stato presentato in quest'Aula, è nel solco di quel testo unico. Vorrei ricordare, tra le molte azioni che sono state presentate, alcune che più ritengo siano significative e attuali. Ne prendo una per ciascun capitolo del Piano. Innanzitutto partirei dal tema della formazione, uno dei grandi pilastri di questo Piano. Questo Governo ha voluto introdurre dentro i piani formativi scolastici l'educazione alla sicurezza nelle scuole, perché è proprio lì, quando siamo studenti, quando siamo vasi da riempire e siamo spugne, che possiamo veramente anche iniziare ad acquisire quella piena consapevolezza o quella iniziale consapevolezza riguardo la salute e la sicurezza che poi ci porteremo dietro quando entreremo nel mercato del lavoro. Quindi, un'iniziativa concreta che guarda alle future generazioni.
Il secondo pilastro è quello riguardante i controlli. Anche qui qualcosa di concreto abbiamo fatto: 1.700 nuove assunzioni per quanto riguarda gli ispettori, 1.700 nuove persone che possono andare a indagare lo stato dell'arte, nelle aziende italiane, della sicurezza sui luoghi di lavoro, ma non solo per reprimere e per sanzionare, com'è giusto, laddove la legge non venga seguita, ma anche per accompagnare le imprese ad allinearsi alla normativa e a far crescere, all'interno delle fabbriche e degli uffici, la cultura del lavoro. Gli ispettori servono anche a questo.
Un terzo importante provvedimento riguarda gli investimenti. Seicento nuovi milioni, risorse fresche pensate per progetti soprattutto rivolti alle piccole e medie imprese, perché è lì che noi dobbiamo far crescere la cultura del lavoro sicuro. Seicento milioni che abbiamo deciso di spendere dentro una concertazione con le parti sociali. E qui desidero sottolineare una questione di metodo: il metodo sussidiario. Il Governo e le istituzioni stanno facendo la propria parte, immettendo finanziamenti nuovi, ma sul come spendere questi soldi lo decideremo insieme alle parti sociali: rappresentanti del mondo dell'impresa e rappresentanti del mondo dei lavoratori. Anche questa è innovazione e anche questo fa capire come il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro sia responsabilità di tutti e la vogliamo condividere veramente con tutti.
E da ultimo la patente a crediti: una grande innovazione, una grande riforma. Qui uso questa parola e mi permetterete di sottolineare come capisco che l'opposizione faccia il suo lavoro, ma attenzione perché il benaltrismo è il vero nemico del riformismo . Le riforme necessitano coraggio, necessitano scelte chiare, necessitano compromessi. Tutto è perfettibile. Siamo qui per farlo insieme, però chiediamo veramente anche che la critica sia leale. La patente a crediti è una grande riforma che questo Paese aspettava da tanti anni. Porterà grandi miglioramenti, ne siamo sicuri, perché anche qui tiene insieme la parte repressiva, ma anche la parte premiale. È giusto che quegli imprenditori, che sono leali nei confronti dei propri collaboratori e lavoratori e che creano le migliori condizioni per un lavoro sicuro, siano premiati, perché c'è il bastone, ma c'è anche la carota. C'è la repressione, ma c'è anche il premio. Questo fa crescere una cultura del lavoro giusta in Italia.
Siamo alla vigilia della quinta rivoluzione industriale. Non ho ancora sentito parlare di intelligenza artificiale, ma io credo che si debba fare. Nel Piano viene citata, ed è giusto, perché l'intelligenza artificiale rappresenterà per tutti noi una grande opportunità, ma anche un grande rischio. Sicuramente ci aiuterà a robotizzare mansioni pericolose da un lato, ma dall'altro introdurrà nelle nostre organizzazioni del lavoro nuovi pericoli soprattutto legati al rapporto con la tecnologia e all'alienazione. Quindi, dovremo essere bravi, flessibili e veloci nell'individuare e nell'aggiornare i nostri elenchi e i nostri prontuari dei pericoli legati alla quinta rivoluzione industriale. Entriamo in una fase totalmente nuova e inedita e siamo responsabili di governare questa rivoluzione.
Io rimango davvero sorpreso quando da alcune forze dell'opposizione sento questo insopprimibile desiderio a doverci insegnare che cosa dobbiamo fare. Ricordo soprattutto all'opposizione che lunedì scorso gli italiani si sono espressi e ci hanno detto che sul lavoro si fidano del Governo Meloni . I risultati del referendum confermano che questo Governo in tematiche di lavoro, come in tutto il resto, non ha nulla da imparare. Ora vorrei chiudere ricordando, come è stato fatto anche da chi mi ha preceduto, un fatto di cronaca. Oggi Carlo Legrottaglie, brigadiere dell'Arma dei carabinieri, nel suo ultimo giorno di lavoro, ha perso la vita servendo lo Stato e la nostra sicurezza Ringrazio l'Aula per questo tributo che diamo a lui, esprimendo anche le condoglianze alla moglie e alle figlie. L'Italia non dimentica i suoi eroi .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Laus. Ne ha facoltà.
MAURO ANTONIO DONATO LAUS(PD-IDP). Grazie, Presidente. Grazie, Governo. Grazie a lei, Ministra, però non me ne voglia, lei oggi non è qui in Aula per un atto di cortesia nei confronti di questo ramo del Parlamento, ma per una precisa prescrizione normativa figlia di un emendamento del gruppo del Partito Democratico, a prima firma del capogruppo Arturo Scotto. Doverosa comunque questa premessa.
Sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro le parole non bastano più. I numeri parlano da soli: oltre 1.000 morti sul lavoro nel 2024, le malattie professionali sono in aumento e gli infortuni tra gli studenti sono in crescita. Oggi, però, vorrei che ci ponessimo alcune domande semplici, Ministra.
Domande non retoriche, ma domande che ci vengono poste dai cittadini, dalle famiglie, dai lavoratori. Allora, cosa rispondiamo a chi ci chiede come è possibile che in un Paese avanzato i morti sul lavoro siano ancora in crescita, mentre ci viene detto che il sistema economico è in ripresa? Cosa rispondiamo a chi ci chiede se il Piano integrato per la sicurezza sia stato davvero concertato con regioni e parti sociali o calato dall'alto senza un vero confronto? Cosa rispondiamo a chi ci chiede perché la patente a punti in edilizia venga presentata come grande innovazione, quando la sua efficacia è già stata ridimensionata dalle stesse norme attuative ?
Una misura depotenziata, con deroghe e percorsi di recupero punti troppo facili, limitata solo ai cantieri edili, senza copertura di altri settori a rischio e senza un sistema premiale reale, né un rafforzamento adeguato dei controlli, rischia di diventare solo ed esclusivamente un adempimento formale, e non uno strumento reale di sicurezza. Cosa rispondiamo a chi ci chiede come possiamo tollerare un mercato del lavoro basato su forme sempre più precarie? Ministra, nel suo intervento, nella sua relazione, non ha fatto un solo riferimento al precariato quando sappiamo che la precarietà espone maggiormente i lavoratori agli infortuni.
Su questo permettetemi di dire una cosa molto chiara. Ho una certezza, Presidente: quando un operaio sale su un'impalcatura, quando un'infermiera affronta un turno di notte, quando un giovane lavoratore entra in un magazzino, se sa che non ha un contratto stabile, se sa che, nonostante il suo impegno, il suo stipendio non basta a garantire il futuro della sua famiglia, se torna a casa e trova un familiare che aspetta da mesi una visita o un'assistenza che non arriva, se ogni giorno è costretto a vivere con l'angoscia della prossima scadenza, del prossimo rinnovo, della prossima incertezza, chi può pensare che, in quelle condizioni, una persona possa lavorare con la mente libera, concentrata, capace di percepire ogni rischio e di evitarlo?
Chi può pensare che precarietà e sicurezza possano convivere? Non è così . La precarietà non è solo un problema di diritti, è un fattore che mette a rischio la vita stessa dei lavoratori. Perché un lavoro precario genera ansia, un lavoro precario genera paura, un lavoro precario genera fretta, un lavoro precario genera solitudine anche nel mondo del lavoro , e tutto questo, in un cantiere, in un laboratorio, su una strada, può costare una distrazione fatale, può costare ed è costata non una vita, ma tante vite.
Allora, sì, combattere la precarietà significa anche fare prevenzione, significa anche salvare vite, e questo chi siede al Governo non può continuare a far finta di non saperlo. Cosa rispondiamo a chi ci chiede perché nel disegno di legge sull'intelligenza artificiale - ci sono qui, collega Malagola - non sia previsto alcun investimento - la citiamo l'intelligenza artificiale: non è previsto alcun investimento - per applicare le nuove tecnologie alla prevenzione della sicurezza sul lavoro? Cosa rispondiamo a chi ci chiede come pensiamo di combattere seriamente il caporalato, se, nei provvedimenti recenti, non è stato stanziato un euro per rafforzare i controlli?
Cosa rispondiamo a chi ci chiede come mai il sistema ispettivo resta sottodimensionato, con centinaia di procedimenti che rischiano la prescrizione per mancanza di personale? Qui, Ministra, mi permetto, se c'è stato un aumento, a mio avviso, a nostro avviso, sempre modesto, degli ispettori del lavoro, è sempre per un emendamento a firma, credo, del collega Scotto del gruppo del Partito Democratico ne avevamo chiesti 1.000, ne sono arrivati 500.
Cosa rispondiamo a chi ci chiede se sia accettabile che un ragazzo in alternanza scuola-lavoro o una studentessa in un laboratorio possano essere esposti a rischi gravi, come purtroppo dimostrano anche gli ultimi dati? Cosa rispondiamo a chi ci chiede perché il diritto alla disconnessione, già realtà consolidata in altri Paesi europei, in Italia stenti ancora ad affermarsi, lasciando i lavoratori esposti agli effetti più dannosi di iperconnessione e stress tecnologico? Cosa rispondiamo a chi ci chiede perché la responsabilità solidale negli appalti, essenziale per prevenire il ribasso sui costi della sicurezza, venga ancora affrontata in modo timido e parziale?
Sono le domande che stanno fuori da quest'Aula, non sono le mie domande; le domande delle famiglie che hanno perso un padre, una madre, un figlio; le domande dei lavoratori che ogni mattina salgono su un ponteggio, scendono in una cava, lavorano in una corsia di ospedale o, come ho già detto, in un magazzino. Credo che su queste domande nessuno possa permettersi di tacere, né di rispondere con frasi fatte, né di rifugiarsi in slogan, perché, quando si parla della vita e della salute delle persone, ogni parola conta, ogni omissione pesa. Mi avvio alla conclusione, Presidente, e mi scuso.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
MAURO ANTONIO DONATO LAUS(PD-IDP). Allora, chiedo qui, ora, al Governo: siete pronti a dare risposte vere, concrete, ma soprattutto verificabili, a queste domande che vengono dal Paese reale? Perché su questo, lo dico con chiarezza, si misura la civiltà di una democrazia e la sua capacità di onorare la dignità del lavoro, e - lasciatemelo dire con forza - non ci servono “leggi vetrina” e non ci servono titoli di giornale. Perché un Paese che non protegge chi lavora è un Paese che non ha futuro
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tucci. Ne ha facoltà.
RICCARDO TUCCI(M5S). Grazie, Presidente. Ministra, i numeri parlano chiaro e sono inaccettabili: oltre mille morti sul lavoro nel 2024, un dato anche in aumento rispetto al 2023, con l'aggravante che, a inizio 2025, addirittura 5 studenti impegnati nei PCTO, cioè gli ex corsi di alternanza scuola-lavoro, sono morti anche loro. Purtroppo, non è di certo un qualcosa che qualcuno avrebbe voluto, ma è sicuramente quello che ci deve dare la chiave di lettura della gravità della situazione. Questa è la realtà, Ministra, di un sistema che ha smarrito la propria umanità, di un sistema dove il lavoro, invece di essere uno strumento di realizzazione personale, è diventato purtroppo uno strumento di morte.
La nostra Repubblica, Ministra, è fondata sul lavoro, così recita l'articolo 1, ma il lavoro non può essere precario, non può essere sfruttato, non può essere pagato meno di 9 euro all'ora e, soprattutto, non può essere uno strumento di morte . Ministra, noi chiediamo un piano straordinario: non possiamo accettare , non possiamo accettare più cartelle ministeriali calate dall'alto, ma abbiamo necessità di un progetto condiviso, un progetto che venga condiviso con le regioni, con i lavoratori, con le parti sociali. Serve un piano, Ministra, che investa, quindi spenda dei soldi, nella prevenzione, nei controlli.
Non si può tollerare più, Ministra, che il profitto venga prima della vita. Ogni giorno 3 nostri concittadini escono di casa per andare a lavorare e portare un pezzo di pane a casa e non tornano più indietro. Questa è la piaga del nostro mondo oggi, del nostro Paese oggi. Dobbiamo investire, Ministra, dobbiamo investire per rafforzare quello che chiediamo nella nostra risoluzione, il ruolo dei rappresentanti per la sicurezza nei luoghi di lavoro. Dobbiamo introdurre il reato di omicidio sul lavoro, dobbiamo costruire una vera procura nazionale per gli infortuni.
Dobbiamo riformare il sistema degli appalti, impedendo che venga meno la sicurezza e la manodopera, che non siano oggetto di ribasso; dobbiamo fermare la precarizzazione; dobbiamo limitare, se non eliminare completamente, i e contrastare i contratti a tempo determinato abusivi. Inoltre, dobbiamo rivedere l'uso dello strumento dell'intelligenza artificiale, che non sia un ulteriore rischio, ma deve essere di supporto.
RICCARDO TUCCI(M5S). Vede, lei, Ministra, nel suo intervento, ha giustamente detto che ogni singola morte sul lavoro è un fallimento dello Stato e su questo siamo d'accordo, non si discute.
Quello su cui non siamo d'accordo è il vostro approccio politico a quella che, come dicevo prima, è la piaga del nostro Paese. Infatti, Ministra, per fare tutto questo, per realizzare l'elenco che le ho fatto prima, a parte la volontà politica, è necessario l'investimento economico: banalmente, servono i soldi.
E mi permetta anche un poco di ragionarci su, perché trovo veramente assurdo che, per tre anni, ci avete detto che i soldi non ci sono per colpa del superbonus e per colpa dei banchi a rotelle . Questa cosa, l'avete ripetuta così tanto, come un mantra, che avete convinto i vostri , che sui lo ripetono costantemente, come se fosse il problema di tutto! Ogni giorno: “eh il superbonus, eh i banchi a rotelle”.
Bene, nello stesso momento in cui dite che non ci sono i soldi per la sicurezza, per la sanità e per la salute - questo lo trovo ipocrita, come minimo - state accettando supinamente il Piano di riarmo e state accettando di portare le spese, il PIL italiano al 5 per cento, che tradotto in soldi, Ministra, sono 100 miliardi di euro, che spalmati su 10 anni sono 10 miliardi di euro all'anno!
RICCARDO TUCCI(M5S). E, allora, Ministra, fra qualche giorno il nostro Governo andrà a L'Aja e dovrà decidere se accettare le richieste dei padroni. Le chiedo: siamo d'accordo ad aumentare le spese militari fino al 5 per cento? Cosa direte lì? Direte che non lo possiamo fare, perché si sono spesi i soldi sul superbonus e sui banchi a rotelle? O direte “sissignore”, come avete sempre fatto fino a oggi? E se doveste dire “sissignore”, una volta tornati qui, cosa direte ai vostri elettori? “Cari elettori, vi abbiamo raccontato per anni la scusa del superbonus e dei banchi a rotelle, e, alla fine, abbiamo scoperto che i soldi li avevamo, ma per le armi. Tranquilli, non investiremo in sanità, non limiteremo le liste d'attesa, voi fateveli 10, 12, 14 mesi d'attesa per avere una TAC, noi nel frattempo spenderemo 10 miliardi per le armi, su questo state tranquilli”: avrete il coraggio di dire questo ai vostri elettori?
Allora, Ministra - e vado a concludere -, per una volta, andate all'Aja, alzate la testa e dite “no” ai padroni, e mettete davvero davanti prima gli italiani, per una sola volta, perché in questo Paese si muore di lavoro, e questo non è accettabile .
PRESIDENTE. È così conclusa la discussione.
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Schifone, Giaccone, Tenerini, Alessandro Colucci ed altri n. 6-00185, Barzotti, Scotto, Mari ed altri n. 6-00186, D'Alessio ed altri n. 6-00187 e Boschi ed altri n. 6-00188. I relativi testi sono in distribuzione .
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, che esprimerà altresì il parere sulle risoluzioni presentate.
MARINA ELVIRA CALDERONE,. Grazie, Presidente. Una breve replica. Innanzitutto, grazie per la solidarietà espressa. Io non sono membro di questo Parlamento - è noto a tutti che sono un Ministro tecnico -, però ho chiesto quali fossero anche le modalità con cui rapportarsi a quest'Aula. E, al di là delle prerogative dei signori deputati di potersi esprimere liberamente - questo è il senso anche di questa presenza in Aula -, certamente, per quel che mi riguarda, ho sempre cercato di adottare il massimo del rispetto e dell'attenzione anche alle modalità e al linguaggio che cerco di avere nel momento in cui vengo a parlarvi. Per cui, non farò alcun riferimento a quelle che possono essere questioni e attacchi personali che non hanno nulla a che vedere con il tema importante di cui noi stiamo discutendo. È evidente che, se identiche affermazioni saranno pronunciate in altre sedi, allora ci incontreremo in un altro contesto, dove potremo anche certamente dirci questo . Però...
ARTURO SCOTTO(PD-IDP). Presidente, questa cosa il Ministro non la può dire in quest'Aula!
PRESIDENTE. Onorevole Scotto, onorevole Scotto, onorevole Scotto! Prego, Ministra.
ARTURO SCOTTO(PD-IDP). Presidente )…
PRESIDENTE. Onorevole Scotto! Colleghi! Colleghi! Colleghi! Colleghi! Mi occupo io di dire all'onorevole Scotto che, quando il gruppo del Partito Democratico interverrà successivamente, avrà il diritto di esprimere le opinioni che ritiene…
ARTURO SCOTTO(PD-IDP). Presidente, non può dire che querela i deputati !
PRESIDENTE. … per il momento è la Ministra che ha la parola, è la Ministra che sta replicando…
ARTURO SCOTTO(PD-IDP). Presidente, ma che modo è!
PRESIDENTE. Collega Scotto, la richiamo all'ordine.
ARTURO SCOTTO(PD-IDP). Minaccia i deputati!
PRESIDENTE. Collega Scotto, la richiamo all'ordine.
Ministra, prego, prosegua la sua replica ). Colleghi, vi chiedo di continuare nel silenzio.
MARINA ELVIRA CALDERONE,. Ho inteso dire che io rispetto quello che è stato detto qui e - ovviamente - non replico, ma invece intenderei replicare sui temi che sono in discussione oggi, laddove credo che si siano toccati punti molto significativi.
Sono assolutamente d'accordo sul fatto che non si debbano definire le morti di lavoro e sul lavoro come morti bianche: non l'ho fatto nella mia relazione, perché, invece, sono assolutamente d'accordo su questo invito. Così come sono assolutamente d'accordo sul fatto che ci debba essere un investimento - che è quello che stiamo facendo, che abbiamo progettato, che abbiamo già fatto, ma che dobbiamo intensificare - sul fronte della formazione, perché credo che anche tematiche, come quella della comprensione delle prescrizioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro, l'abbattimento delle barriere linguistiche, siano assolutamente necessarie, così come lo è quella di intensificare la nostra azione anche nell'ambito delle campagne informative.
Si è fatto riferimento agli ispettori del lavoro, all'Ispettorato nazionale del lavoro: anche io devo ringraziare tutto il personale ispettivo per la convinta attività, per la qualità dell'attività e del lavoro svolto, per la sinergia che si sta creando tra forze ispettive che mettono a sistema le conoscenze e le competenze. Il ragionamento intorno al tema degli stipendi degli ispettori è un ragionamento antico; ricorderete che, quando il Governo si è insediato, gli ispettori del lavoro, per effetto della creazione del l'Ispettorato nazionale del lavoro e per il fatto che c'era un difetto nella norma di costituzione dell'Ispettorato, da anni non avevano la stessa perequazione e la parificazione retributiva degli stipendi rispetto ai dipendenti ministeriali. Abbiamo provveduto e abbiamo rettificato. Così come certamente c'è il mio impegno anche a fronte delle misure che invece devono incentivare l'attività degli ispettori: sono consapevole che ci sia una necessità di investire risorse economiche anche sul fronte del miglioramento del trattamento economico non solo del personale ispettivo, ma del personale ministeriale in generale.
Per quanto riguarda il tema del caldo - giustamente segnalato -, dicevo prima che il 13 giugno abbiamo convocato le parti sociali: uno dei temi è esattamente questo. Ricorderete che avevamo già lavorato su un “Protocollo caldo”, su cui le parti sociali non hanno trovato, due anni fa, l'accordo per la sigla, però ho detto loro che non solo interveniamo immediatamente, ma, nel caso, adottiamo anche le misure attraverso un provvedimento legislativo.
Si è detto che questo non è un Paese per lavoratori. Mi permetto di dire che in questo momento abbiamo un milione di persone al lavoro in più, siamo a oltre 24 milioni, abbiamo un incremento di rapporti di lavoro a tempo indeterminato e a tempo pieno, quindi di , questa è la caratterizzazione. C'è una riduzione progressiva del numero dei giovani che non lavorano, non studiano e non si formano, i cosiddetti NEET, però non sono qui a dire che tutte le soluzioni sono state trovate e, soprattutto, che i nostri numeri non debbano essere migliorati.
Certamente abbiamo un tasso di disoccupazione che è in media europea, però abbiamo da lavorare e, soprattutto, da sostenere l'ingresso al lavoro dei giovani, delle donne e soprattutto anche le condizioni di lavoro, affinché ci siano interventi ancora più efficaci, anche sul fronte del contrasto allo sfruttamento lavorativo, e, quindi, anche sull'utilizzo improprio delle forme di lavoro, che di per sé, dal punto di vista contrattuale, non sono precarizzanti nel momento in cui sono norme che identificano delle condizioni ben precise.
Invece, è l'abuso di alcuni strumenti quello che va certamente anche contrastato, ed è quello che il personale ispettivo sta facendo. Nella relazione che vi ho trasmesso al 30 aprile avete anche l'indicazione di quelle che sono le fattispecie di reato e le situazioni in cui ci sono delle non conformità rispetto ai contratti di lavoro. Sulla misurabilità delle azioni sono assolutamente d'accordo, ecco perché vi ho detto che abbiamo adottato il Piano integrato e abbiamo creato anche una modalità per gestire in tempo reale una comunicazione degli indicatori relativi alla sicurezza sul lavoro, agli interventi fatti e soprattutto alle risultanze ispettive.
Si parlava dell'avanzo di amministrazione INAIL. Ecco, credo che possiate guardare ai dati del bilancio di previsione 2024 e anche a ciò che viene definito per il 2025 come segnale positivo del fatto che ci sono degli investimenti che progressivamente aumentano proprio sul fronte del potenziamento di tutti quegli strumenti che vanno a tutela della salute e della sicurezza, della prevenzione di quelli che sono gli infortuni nei luoghi di lavoro. Ecco, l'utilizzo dell'avanzo di amministrazione, delle somme che nel bilancio corrente dell'INAIL sono destinate a queste misure è sempre più ampio, e, quindi, in questo avremo un avanzo di amministrazione che si ridurrà progressivamente.
Credo che questo sia un modo anche sapiente di utilizzare le risorse correnti dell'istituto che devono essere destinate alla valorizzazione e all'intensificazione degli interventi per la salute e la sicurezza, anche valorizzando certamente tutti quegli ausili che in questo senso possono venirci dall'intelligenza artificiale. In questo caso, credo che l'impegno ad adottare delle misure che possano anche essere riscontrabili e, soprattutto, ad avere un confronto continuo e costante con il Parlamento e con le Commissioni parlamentari, che è quello che ho detto nell'ambito del mio intervento, sia un impegno reale, che voglio riconfermare.
Non è stata mia volontà, ovviamente, disconoscere chi ha prodotto l'emendamento e ha presentato l'emendamento per l'articolo 14- del decreto n. 81 del 2008, così come ho dato conto anche dell'incremento del potenziale del contingente ispettivo. Credo che si debba prendere il meglio di tutto quello che ognuno di noi può mettere in campo e metterlo al servizio del valore che stiamo difendendo, che è quello della vita umana e, soprattutto, della vita delle lavoratrici e dei lavoratori italiani .
PRESIDENTE. Ministra, dovrebbe esprimere il parere sulle risoluzioni presentate.
MARINA ELVIRA CALDERONE,. Chiedo scusa, Presidente.
PRESIDENTE. Prego, non c'è problema.
MARINA ELVIRA CALDERONE,. Si esprime parere favorevole sulla risoluzione Schifone, Giaccone, Tenerini, Alessandro Colucci ed altri n. 6-00185. Sulla risoluzione Barzotti, Scotto, Mari ed altri n. 6-00186 il parere è contrario alle premesse. Il parere è favorevole all'impegno 1) con riformulazione che sostituisce le parole: “l'azzeramento” con le seguenti: “la progressiva riduzione”. Il parere è favorevole all'impegno 2). Il parere è favorevole all'impegno 8) con riformulazione nel senso di espungere le parole da: “garantendo” fino alla fine dell'impegno.
Il parere è favorevole all'impegno 14) con riformulazione nel senso di espungere le parole da: “finanziando” fino alla fine dell'impegno. Il parere è favorevole all'impegno 15) con riformulazione nel senso di espungere le parole da: “in quest'ottica” fino alla fine dell'impegno. Il parere è favorevole all'impegno 22) con riformulazione nel senso di espungere le parole da: “delle classi docenti” fino alla fine.
Il parere è favorevole all'impegno 23). Il parere è favorevole all'impegno 25) con riformulazione nel senso di espungere le parole da: “anche in tale prospettiva” fino alla fine. Il parere è contrario ai restanti impegni.
Sulla risoluzione D'Alessio e altri n. 6-00187 il parere è contrario alle premesse e all'impegno 4). Il parere è favorevole agli impegni 1), 2), 3), complessivamente riformulati come segue: “a valutare il potenziamento dell'attuale piano di assunzioni di ispettori del lavoro al fine di colmare il relativo fabbisogno e di incrementare ulteriormente il numero di ispezioni, individuando le occorrenti risorse finanziarie”.
Il parere è favorevole all'impegno 5) con riformulazione nel senso di espungere le parole da: “e ad adottare le linee guida” fino alla fine dell'impegno. Sulla risoluzione Boschi ed altri n. 6-00188 il parere è contrario alle premesse. Il parere è favorevole all'impegno 1) con riformulazione che espunge la parola: “urgenti”. Il parere è favorevole all'impegno 3). Il parere è favorevole all'impegno 6) con la seguente riformulazione: “a proseguire e rafforzare le attività finalizzate al contrasto del lavoro irregolare, in particolare nel settore dell'agricoltura, anche attraverso la rete lavoro agricolo di qualità.” Il parere è contrario ai restanti impegni.
PRESIDENTE. Grazie, Ministra. Distribuiremo ai delegati di ogni gruppo - lo stanno già facendo - i pareri così come sono stati appena formulati dalla Ministra.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Barba. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BARBA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signora Ministra, oggi quest'Aula è chiamata a parlare di una vera e propria emergenza nazionale, le morti sul lavoro. Parliamo, lo sappiamo, di vite spezzate, di tragedie che sono entrate nelle famiglie, nelle comunità di lavoro, parliamo di nomi, di persone. Abbiamo ricordato in quest'Aula, poco fa, l'ennesima tragedia quotidiana.
È con questa consapevolezza personale, umana, che ciascuno di noi può presentarsi in quest'Aula e limitarsi - uso volutamente questo verbo - a parlare del fenomeno, a parlare dei numeri, sapendo quello che, dietro, le famiglie devono subire. Duecentosette morti sul lavoro nel primo quadrimestre del 2025 significa un aumento rispetto al 2024 e, se consideriamo le morti , arriviamo vicino ai 300 morti sul lavoro. Un aumento anche degli infortuni tra gli studenti e delle malattie professionali. Una vera e propria lesione di quello che la nostra Costituzione prevede.
Questo è un elemento che, per noi, si affianca alla valutazione umana che ricordavo all'inizio; è un elemento che deve orientare tutto il nostro dibattito. Il lavoro, su cui è fondata la Costituzione, è sempre più un lavoro povero, un lavoro che costringe i lavoratori a scegliere molto spesso tra lavoro e salute, un lavoro che, a volte, può costare la vita.
Allora, è con questo sentimento che richiamiamo le parole del Presidente Mattarella che accenna a una piaga che non riesce ad arrestarsi e ci richiama al fatto che non sono tollerabili né indifferenza né rassegnazione.
Ecco, allora, Ministra, vede, io credo alle sue parole, quando ci ha riferito dei suoi scrupoli, non mi permetterei mai di metterle in discussione. Ma, proprio per questo motivo, mi permetto e ci permettiamo di dirle che la sua relazione, dal nostro punto di vista, non è sufficiente per rispondere ai suoi stessi scrupoli, non può essere sufficiente di fronte a questi numeri. Anche perché noi, con la nostra risoluzione, facciamo appello a che ci siano misure concrete, più concrete. Non è abbastanza chiaro e trasparente quello che si sta facendo per aumentare la qualità e la quantità degli ispettori.
Le chiediamo di continuare sull'interoperabilità delle banche dati, ma soprattutto non si fa abbastanza affinché ci sia una formazione continua. Noi chiediamo che ci sia una cultura della sicurezza, come investimento sociale ed economico, una formazione obbligatoria nei posti di lavoro e nelle scuole. Ma, per fare questo, non facciamo appello a chissà quale studio, a chissà quale innovazione; guardi, è la concretezza che deve ispirarci di fronte a questo fenomeno.
Le faccio un esempio di quello che vedo sotto casa: io vengo dalla Valtellina, le parlo della CISL di Sondrio, perché il fenomeno della sicurezza intercetta, interseca, quello dell'immigrazione. Ebbene, alla CISL di Sondrio - non dico il CNEL - di fronte alla concretezza del fatto che spesso gli immigrati (parlo di quelli regolari, decreto Flussi) arrivavano nei posti di lavoro non conoscendo ancora la lingua - quindi, può immaginare, di fronte ai corsi per la sicurezza, in che modo potessero averli recepiti - che cosa si sono inventati? Anzi, dico, che cosa si sono dovuti inventare? Si sono dovuti inventare - per fortuna lo stanno facendo - di andare là. Hanno cominciato dal Senegal, mentre queste persone stavano aspettando di ottenere il visto per entrare in Italia (spesso, serve anche più di un anno), a fare lì la formazione professionale, a insegnare la lingua. Ecco, questa è una misura concreta - ripeto: non c'è bisogno del CNEL - fatta constatando quello che accade sui territori. L'Italia è grande, ben più grande della provincia di Sondrio.
Allora, con questo tipo di atteggiamento - che io ho ritrovato nella sua replica, non nella sua relazione, ma nella sua replica ho trovato questa volontà di ascolto, e gliene rendo atto - proprio per questo motivo, mi consenta di proseguire, invece, nella critica alla sua relazione, soprattutto alla sua maggioranza.
Infatti, su un tema di questo tipo è intollerabile che si faccia la politica degli annunci, che si utilizzi la festa del 1° maggio per far pensare che si sta cambiando tutto, quando i numeri ci dicono che, purtroppo, non sta cambiando niente rispetto a questa responsabilità collettiva. Voglio essere molto chiaro. È, allora, per questo motivo che il suo Piano triennale ci appare debole, perché ha dimostrato e ci pare continui a dimostrare di non essere in grado di sovvertire questa realtà dei numeri. E, soprattutto, ci appare deprecabile il fatto che la sua maggioranza, se non lei personalmente, voglia anche lucrare su questo fenomeno, lucrare politicamente.
Siamo a un anno dalla tragedia di Satnam Singh che è il simbolo di quello che si poteva evitare per quanto riguarda il fenomeno del caporalato, della sicurezza agricola e della inumana crudeltà che sta attorno a questo tema. Ecco, con la legge n. 199 del 2016, il Governo Renzi ha messo a disposizione dei successivi Governi uno strumento per far fronte a questo fenomeno; uno strumento che, però, va attuato, uno strumento che va integrato nelle strategie del vostro Governo. Noi vi chiediamo una piena applicazione e un rilancio della rete del lavoro agricolo di qualità.
Quello che cerchiamo di dirle è che bisogna coniugare strategia e concretezza per creare questa cultura della sicurezza. Ecco, non basta un mero riepilogo di cose fatte, quando siamo di fronte a numeri che portano, di nuovo, in aumento questo fenomeno. La formazione costante dei datori di lavoro e dei lavoratori, la premialità, la premialità per le imprese con tasso di infortuni bassi. Se, da una parte, le chiediamo di agire con le misure sugli ispettori del lavoro, sulla repressione, sul controllo, anche la premialità è uno strumento fondamentale. Perché gli imprenditori hanno bisogno di essere sensibilizzati su un tema che, però, a loro sta molto a cuore; sta molto a cuore. Lo sappiamo, alle cronache passano tutti i giorni gli episodi più deprecabili, ma la maggior parte delle imprese mette la sicurezza sul lavoro come baluardo del proprio modo di agire.
Per questo motivo, la premialità potrebbe avere anche un senso e un'efficacia addirittura superiore a quella del necessario controllo che va aumentato.
La trasparenza, la qualità negli appalti è un tema rispetto al quale non si può più sfuggire. Il nuovo codice degli appalti non è stato in grado di far fronte a questo fenomeno; occorre intervenire sugli appalti e subappalti con le misure appropriate, da studiare in Parlamento, perché ci sia sicurezza anche laddove ci sono subappalti.
Ma questa strategia deve passare anche attraverso un'osservazione, come state facendo - e, del resto, ci sono agenzie, istituti, deputati a farlo - che però sia attiva e proattiva.
Noi chiediamo di passare dai tavoli alle . Una con il Governo, con i sindacati, con le parti sociali e anche con una rappresentanza del Parlamento, magari, anche tenendo conto delle indicazioni arrivate dall'ottimo lavoro della Commissione d'inchiesta, che ha prodotto anche un decalogo molto concreto che, penso, avrebbe dovuto trovare più spazio nella sua relazione.
Allora, Ministra, in conclusione, noi non ci rassegniamo - per tornare alle parole del Presidente Mattarella - non ci rassegniamo, non facciamo demagogia su questo tema. Riteniamo che, di fronte a queste vere e proprie tragedie, che meritano il nostro rispetto, siamo, però, anche di fronte a un fallimento dello Stato. Perché queste famiglie si interrogheranno, ogni giorno, se ciò che ha portato via il loro caro sia dovuto a una fatalità, sia dovuto a un errore. Ma, molto spesso - noi lo sappiamo, lo hanno dimostrato le indagini - molto spesso, ciò è dovuto al mancato rispetto della legge o, come le ricordavo nel caso della CISL, a leggi sbagliate, non efficaci o non attuate. Questo, sì, porta lo Stato ad avere una gravissima responsabilità nel caso delle morti sul lavoro.
Chiudo, allora, dicendo che, per salvaguardare questo diritto che la Costituzione pone a baluardo del nostro essere cittadini, il lavoro deve essere libero, dignitoso e sicuro. La sicurezza non è un lusso, è un dovere dello Stato. Non bisogna mai più scegliere tra lavoro, salute e vita. Per questo motivo, la nostra risoluzione, sebbene abbia trovato un parziale accoglimento, credo che contenesse tutte quelle indicazioni che le potevano servire per svolgere meglio questo compito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mari. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARI(AVS). Grazie, Presidente. Signora Ministra, ha dato i suoi numeri e credo che sia importante e doveroso nel corpo di una relazione al Parlamento.
Qualcosa l'ha dimenticata, per esempio che siamo il Paese con più stragi sul lavoro, con uno scandalo: si tratta, nella maggior parte dei casi, di appalti pubblici. Vi abbiamo detto qualcosa, nella nostra risoluzione, a proposito dei limiti del codice degli appalti. Ma, soprattutto, io credo che lei avrebbe potuto e dovuto fornire a questa discussione i fattori di rischio, perché gli incidenti quello sono. Poi, ci possiamo dividere sui fattori di rischio ma, appunto, quello avrebbe dovuto segnare la nostra discussione, e lei non l'ha fatto.
Glielo dico io qualcuno dei fattori di rischio: l'età media dei lavoratori attivi in Europa è 44,7 anni; l'Italia ha registrato, nel 2024, la media più alta: 48,4 anni, 4 anni di media in più tra i lavoratori attivi.
Seconda questione: nel 2024, l'orario medio di lavoro settimanale in Europa è sceso a circa 36 ore (36 ore e pochi decimi); l'Italia registra oggi circa 37,5 ore. Le dico - ma lei lo sa meglio di me - che gli orari rilevati negli altri Paesi sono molto più aderenti alla realtà, perché in tutti i Paesi d'Europa - sia quelli con un sistema produttivo più avanzato del nostro, sia quelli con un sistema produttivo imprenditoriale più arretrato del nostro - sono meno presenti i falsi (cioè i che, oltre una certa ora, in realtà, diventano lavoro a tempo pieno) e gli straordinari non pagati; quindi, abbiamo una quota di lavoro che non emerge, non è registrata.
Le retribuzioni, signora Ministra: il fattore decisivo per la ricattabilità del lavoro. Ognuno la può pensare come vuole, ma per noi la ricattabilità è un fattore di rischio e lei credo che lo sappia quanto me. La media dello stipendio lordo in Europa è di 3.158 euro, mentre lo stipendio lordo medio in Italia è di 2.729 euro al mese. Se poi valutiamo questo in relazione al potere d'acquisto, andiamo a finire in fondo, assolutamente, a tutte le classifiche.
Abbiamo le imprese più piccole d'Europa, e questo è un fattore di rischio, come dice l'Anac, anche in relazione al sistema dei subappalti. A proposito - perché ne ho sentito parlare, quindi ho il dovere di rispondere su questa cosa - 12 milioni di elettori (precisamente 11.948) hanno votato per abrogare la norma che consente i subappalti a cascata.
Vi comunico che il fatto che non si sia raggiunto il non significa che gli altri siano d'accordo con i subappalti a cascata. Quelli che preferiscono la norma così com'è l'hanno detto, e sono 1.739.009 che sono andati a votare e hanno detto “no”. Ora, che tra i 33.958.933 ci saranno sicuramente quelli come lei, come la Presidente del Consiglio e come il Presidente La Russa, che sono contrari all'abrogazione della norma e, quindi, favorevoli ai subappalti a cascata è presumibile, ma noi non sapremo mai quanti siamo; sappiamo solo quelli che sono contrari ai subappalti a cascata.
Ancora, lei ha accennato - ma non ha fornito informazioni dettagliate che andassero in profondità - al tema degli incidenti avvenuti durante le attività di alternanza scuola-lavoro. Non c'è nella relazione un'indicazione di soluzioni concrete per migliorare la sicurezza dei giovani. Sì, è vero, è stata annunciata la misura che riguarda l'estensione dell'assicurazione INAIL ai docenti - che, poi, non so, ma credo che i docenti siano già in copertura, ma mi posso sbagliare - e, in ogni caso, l'estensione dell'assicurazione INAIL agli studenti è una risposta, signora Ministra, che non affronta il problema alla radice.
È la nostra preoccupazione. Anche a fronte addirittura degli incidenti mortali che sono una cosa inaccettabile - un morto sul lavoro, anche uno solo, è inaccettabile -, pensare che muore sul lavoro, perché si tratta di lavoro, un ragazzo, uno studente, è una cosa che davvero grida vendetta. E la decisione di anticipare l'alternanza scuola-lavoro al secondo anno delle scuole superiori significa coinvolgere ragazzi di 15 anni e, a questa età, gli studenti non dispongono, non possono disporre in nessun caso degli strumenti necessari per proteggersi adeguatamente dai rischi.
Veniamo alla patente a punti. Sembrerebbe, da una risposta a un'interrogazione, che dal 1° ottobre 2024 al 30 aprile 2025 le circostanze - i casi, diciamo così - comportabili la possibile sospensione della patente a punti siano state 21. Ad oggi sembrerebbe - siamo in attesa dei dati definitivi - che nessuna sospensione sia stata adottata a seguito della perdita di un numero tale di punti, diciamo così, o di crediti da comportare la sospensione dell'attività lavorativa. Quindi, o tutto bene o malissimo. La patente a punti, da questo punto di vista, è evidentemente un fallimento, perché la misura deterrente per eccellenza, signora Ministra, è la sospensione dell'attività imprenditoriale.
Le sospensioni dell'attività imprenditoriale - io lo riconosco perché il dato segue, diciamo così, quello del numero degli ispettori - sono state in crescita nel 2023 e nel 2024. Non sappiamo fino a quando nel 2024: non abbiamo i dati dell'ultimo trimestre 2024 né del 2025. Io, da questo punto di vista, le faccio una richiesta - che poi le rivolgerò formalmente - che è quella di ripristinare il mensile , che non c'è dalla fine del 2022, sulle sospensioni delle attività imprenditoriali a seguito di attività ispettiva. Noi dobbiamo capire perché e avremmo dovuto capirlo nel vivo di questa discussione. Cresce il contributo delle tecnologie, ma non sappiamo dalla sua relazione come cresce; cresce l'attività ispettiva; cresce la consapevolezza - ma cresce da molto tempo, almeno, diciamo così, nella politica, nel sindacato, nel Parlamento e nel Governo -, è una questione che viene discussa ma, signora Ministra, crescono gli infortuni e crescono i caduti sul lavoro.
C'è qualcos'altro che cresce e, probabilmente, è la precarietà, probabilmente è lo sfruttamento del lavoro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Partirei, purtroppo, dai dati dei morti sui luoghi di lavoro. Non è una pagina felice ma ciò per rispetto ai 1.000 morti all'anno (quasi 3 al giorno). Ovviamente, senza speculazioni politiche, senza fare retorica, senza accollare la colpa a nessuno, ma per l'imbarazzo che reca alla nostra coscienza un tipo di numeri di questo genere, una comparazione con il livello europeo che ci vede, ovviamente, penalizzati in questo come in altri settori del mondo del lavoro, non soltanto sulla sicurezza.
Dal 2023 al 2024 si registra un aumento delle denunce con riferimento agli incidenti sul lavoro. Il Presidente della Repubblica Mattarella ha cristallizzato, con una frase, un po' quella che è la fotografia, cioè che ogni morte è una ferita per la società e per la coscienza di ognuno di noi, un oltraggio al valore della convivenza. E, allora, il numero degli ispettori del lavoro è totalmente insufficiente: l'obiettivo di arrivare a 7.800 unità ci vede, invece, fermi sulle 4.585 unità.
Noi stiamo valutando se accogliere la sua riformulazione, signor Ministro, su una serie di punti dove, però, c'è sempre - me lo faccia dire - quel braccino corto “a valutare l'opportunità di”. Ma che cosa bisogna valutare? Allora accettare può significare fare un passo verso una collaborazione che noi troviamo troppo tiepida, da parte del Ministero, verso il Parlamento, verso la Camera, ma ovviamente non c'è da valutare nulla, c'è da operare nei margini della agibilità.
Per carità, qui nessuno ha le bacchette magiche, ma se noi ci fermiamo “a valutare l'opportunità di”, ovviamente significa che la spinta non la vogliamo avere con una grande determinazione, che, invece, ci è richiesta dal tema.
I tecnici della prevenzione ci parlano di numeri allarmanti, ancor più che del numero degli ispettori del lavoro. Il presidente della Commissione di albo nazionale dei tecnici della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro afferma che occorrono circa 15 anni, andando di questo passo, per andare a regime. Se non si cambia passo, quindi noi non possiamo assolutamente immaginare di “valutare l'opportunità di”, ma dobbiamo, invece, procedere convinti, con forza e determinazione, nel cambio di passo. Nel 74 per cento delle ispezioni si rilevano illeciti. Questo significa che c'è necessità enorme di ispezione. Se non voltiamo pagina, non andiamo ad aggiustare, a far deragliare, a far incanalare nella giusta direzione i numeri, che, purtroppo, non sono delle aride valutazioni di tipo numerico, ma sono valutazioni sullo stato dei fatti.
E ancora, signor Ministro, il caporalato: lo vogliamo affrontare con la giusta determinazione? Il lavoro sommerso: prima la collega Onori parlava dello sfruttamento del lavoro minorile, dei . Sono degli argomenti che vanno affrontati prendendo il toro per le corna, non con una tiepida valutazione, con il garbo che la contraddistingue, ma c'è bisogno di un'energia in più, signor Ministro. Questo - lo dirò e lo ribadirò nel corso anche del mio intervento, che continua - è un fatto di valutazione anche del peso del Ministero del Lavoro all'interno del Governo . Emerge una debolezza del Ministero del Lavoro. Non è un problema suo, è un problema dell'equilibrio globale del Governo, della voglia di investire con forza, con determinazione, con peso specifico, che significa appostare risorse su questi temi.
Poi c'è il problema del salario minimo. Signor Ministro, non siamo affatto contenti - lo diremo in ogni salsa e in ogni circostanza - di come il Governo ha affrontato un tema così sentito, non rispetto alle forze di opposizione, più morbide o più agguerrite, ma rispetto alla richiesta che fa il Paese sul salario minimo. E quel giochino di rispedirlo in Commissione, poi dare la delega e non prendersi la responsabilità di esercitare la forza dei numeri della maggioranza che dice “no” al salario minimo, quello è un sotterfugio che ci vede veramente penalizzati come autorevolezza e come prestigio del Parlamento stesso. È un tema che va affrontato: o avete il coraggio di dire che non lo volete fare, o sentirete sempre, sotto questo profilo, le forze di opposizione che diranno che in Italia manca il salario minimo, manca una discussione seria, manca una valutazione, manca l'adozione di provvedimenti reali sul discorso del salario minimo.
Con riferimento agli impegni: lo potenziamo o no, questo piano di assunzione, per colmare il fabbisogno di ispettori, o andiamo a valutare l'opportunità di vedere se va potenziato, signor Ministro? Costituiamo o no dei nuclei ispettivi interforze INAIL-INPS-Ministero del Lavoro, che operino nei settori ad alto rischio, quello dell'edilizia, quello della logistica, quello dell'agricoltura, così penalizzato e così necessitato di attenzioni da parte delle forze ispettive? Lo variamo o non lo variamo un piano straordinario di ispezione, specifico e concreto, per ogni settore? Lei ha fatto una relazione, signor Ministro, anche condivisibile su molti temi, ma così tiepida. Noi vogliamo un cambio di passo, vogliamo da parte sua uno sbattere i pugni - da un punto di vista, ovviamente, della valutazione - all'interno della forza di Governo. Lei sembra emarginata, con riferimento a quelle che sono la forza e la determinazione nel gestire gli impegni e le risorse da parte del Governo, dove, quando c'è un Ministro che ha la forza e la voglia di farsi sentire, riesce a recuperare risorse su temi che sono molto, molto meno importanti di quello della sicurezza sul lavoro, che non è una spesa, ma è un investimento sulla salute e sulle persone.
E ancora, utilizziamo o no la cassa dell'INAIL per finalizzare le misure necessarie, senza maggiori oneri e spese a carico dello Stato per raggiungere gli obiettivi? È un'idea questa o no? Possiamo o non possiamo - e invece lei, sotto questo profilo, ce lo boccia ed esprime parere contrario -, a questo punto, pensare a un intervento legislativo, nel rispetto delle normative europee, sul sistema di appalti e subappalti, con criteri di valutazione dei punteggi premianti per le aziende che fanno formazione reale - e lo dobbiamo andare a verificare - e che hanno un basso indice infortunistico? Possiamo o non possiamo valorizzare, con efficienza e determinazione, il ricorso all'intelligenza artificiale nelle politiche della sicurezza sul lavoro, in linea con il decalogo stilato in comune accordo con la Commissione parlamentare d'inchiesta, che noi abbiamo votato all'unanimità, sulle condizioni del lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro?
E, allora, intanto - e questa è la considerazione finale, lo hanno detto anche alcuni colleghi che mi hanno preceduto, e arrivo alle conclusioni, Presidente - occorre riequilibrare il rapporto profitto-sicurezza. La sicurezza va di pari passo con il profitto. Non possiamo avere una società basata sul profitto, che trascura o che prende in considerazione solo in maniera marginale e residuale la sicurezza.
E poi, quando lei dice che vuole il supporto del Parlamento, signor Ministro, noi siamo veramente a disposizione. Lo abbiamo dimostrato e, in alcuni tratti, il Governo - non lei, il Governo - ha chiuso, la maggioranza ha chiuso. Mi riporto, ancora una volta, al discorso dei salari minimi: non il merito, ma la modalità con la quale è stato marginalizzato il Parlamento non trova riscontro con il suo atteggiamento di apertura e di richiesta di aiuto e di supporto del Parlamento. Noi stiamo qua, ma lei deve farsi sentire. La sicurezza sul lavoro è un tema che non può essere declinato, che non può essere derubricato a fascia B
PRESIDENTE. Prima di dare la parola al deputato Alessandro Colucci, la Ministra ha chiesto di parlare per una precisazione sul parere. Prego, Ministra.
MARINA ELVIRA CALDERONE,. Grazie, Presidente. Intervengo per una precisazione sul parere relativo alla risoluzione n. 6-00186. In particolare, l'impegno 22) va riformulato come segue: sostituire le parole da: “altresì il coinvolgimento” fino alla fine dell'impegno, con le seguenti: “apposite attività formative”.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO COLUCCI(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, ho ascoltato con attenzione le comunicazioni con cui abbiamo iniziato la seduta di oggi e devo dire che, con grande attenzione, con grande precisione e anche con grande coinvolgimento, sono stato piacevolmente colpito dal contenuto del lavoro del Governo, che da qualche anno sta andando avanti.
Infatti, dobbiamo dirci con chiarezza in quest'Aula che non c'è un gruppo parlamentare, se non mi sbaglio, che non abbia avuto responsabilità di Governo nel passato. Quindi, su questo tema - su cui tanti dati e tanti numeri sono stati forniti anche da alcuni colleghi - bisogna evitare strumentalizzazioni, entrare nel merito e capire che tipo di contributo ciascuno possa dare, dai diversi angoli del Parlamento, rispetto alla costruzione di un modello, quello che lei ha descritto rispetto al Piano integrato triennale 2024-2027, che ha cambiato impostazione nel modo di approccio, che ha cambiato il punto di vista.
Quello che ho registrato, non solo dalle sue parole, ma dal lavoro di questi anni, è che la sicurezza non vuole essere vista come un mero obbligo normativo, una burocrazia, qualcosa che le aziende devono percepire come pesante, soffocante o asfissiante, perché sbaglieremmo strada ed è la strada che il Governo e questa maggioranza non hanno voluto assumere. La strada è creare un modello di investimento strategico per imprese e lavoratori, un modello di comportamento per tutti in azienda, che implica un vero e proprio coinvolgimento culturale ed educativo; un cambio di vista, dove si può avere rispetto per sé stessi, per gli altri e per il lavoro; un modello che si possa basare sulla prevenzione (e questo è un punto fermo del Ministro e della maggioranza), sulla semplificazione normativa (perché questo dovrebbe essere uno dei compiti principali che dovrebbe svolgere il Parlamento, oltre a legiferare, ossia abrogare ciò che appesantisce), e un coordinamento tra gli organi di controllo (perché chi ha commesso gravi violazioni e mancanze, cercando di raggirare la norma per la tutela dei lavoratori, possa pagare e risponderne), ma, soprattutto, la creazione - ed è qui il tema culturale importante - di una responsabilità condivisa, ovviamente, senza sacrificare i cardini, i pilastri dell'impresa, che sono la produttività, il profitto e la crescita, ma, certamente, puntando sulla responsabilità che ciascuno deve avere per sé stesso e nei confronti degli altri.
Allora, ci sono aspetti importanti che desidero sottolineare e che ci portano a votare favorevolmente sulla risoluzione che ha formulato la maggioranza (poi seguiremo le indicazioni del Governo per quanto riguarda le altre risoluzioni). Ma gli aspetti che ci interessano particolarmente sono: valorizzare le imprese virtuose che seguono programmi che prestano particolare attenzione alla sicurezza sul lavoro; capire quali strumenti vengono da queste aziende utilizzati per diffondere la cultura della sicurezza sul lavoro, quindi, le premialità, i , gli incentivi che il Governo ha previsto e prevederà per valorizzare le .
Bisogna entrare nel merito e, superando le strumentalizzazioni, capire perché in alcune realtà, invece, le regole non vengano rispettate, perché si cerchino scorciatoie e cosa ci renda così tanto fragili. E su questo c'è un lavoro serio e concentrato del Governo che ha già previsto e prevederà interventi mirati, prima di tutto la formazione. La formazione è un elemento importantissimo per creare la consapevolezza a cui facevo riferimento, che deve iniziare certamente dalla scuola, dai primi luoghi dove si impara il rispetto delle regole e delle persone, ma la formazione è il momento in cui, realmente, si riesce a fare quel cambio di orientamento che il Governo sta impostando e su cui insiste senza sosta, tenuto conto che il nostro Paese è fatto da lavoratori anche stranieri, che magari sono arrivati da poco.
L'attenzione verso questo aspetto, il Governo l'ha dimostrato attraverso il decreto Flussi, perché sappiamo bene le richieste di manodopera, anche straniera. Allora, è importante prevedere, per quel terzo di lavoratori stranieri del mondo agricolo e per quel 20-25 per cento di lavoratori stranieri nel settore manufatturiero, modi più semplici e facili di comunicare anche all'interno dell'azienda, attraverso immagini e traduzioni in lingue straniere.
Mi sembra che sull'attenzione nella comunicazione e nella formazione ci sia una forte volontà da parte del Governo, già esercitata e che andrà avanti in prospettiva. E tutto questo sfuma, si avvicina al tema della prevenzione che è molto importante, perché non avvengano incidenti sul luogo del lavoro e perché i dati che abbiamo ascoltato possano diminuire. Ho notato che c'è stato un leggero miglioramento rispetto ai dati negativi e anche rispetto al rapporto con altri Paesi europei, ma dobbiamo raggiungere o avvicinarci il più possibile al numero zero di incidenti sul lavoro e, soprattutto, di morti sul lavoro, perché non è possibile che ci si svegli la mattina, si esca frettolosamente di casa e si rischi poi di non fare ritorno la sera.
Allora, è importante il coinvolgimento dei datori di lavoro; anche qui, mi sembra che il Governo sia molto attento nell'insistere su tutti i soggetti che operano in un'azienda, nel mondo produttivo: i datori di lavoro, i lavoratori, le rappresentanze sociali. È un modo di porsi che, col tempo (magari non darà risultati immediati, non li darà domani, anche se qualche dato interessante c'è), in prospettiva, è l'unico che si può attuare.
Allora, credo che gli spunti utili e interessanti da parte dei colleghi dell'Aula, quelli che possono dare un vero contributo, sono preziosi, e mi sembra che anche l'attenzione del Governo - il Ministro, durante tutti i nostri interventi è stato attento alle sollecitazioni e agli spunti - sia la dimostrazione esatta che quest'Aula è il luogo dove si può dare il contributo necessario come parlamentari. Perché è un tema che sta realmente a cuore a tutti.
Credo che sia un errore, invece, strumentalizzare, trasformare slogan, utilizzare i nostri interventi semplicemente per fare pillole utili ai perché non è il nostro modo di dare un contributo da parlamentari al lavoro che il Governo deve svolgere.
Penso che i pilastri sui quali l'Esecutivo sta basando il lavoro sulla sicurezza negli ambiti aziendali, sul luogo di lavoro, che sono la prevenzione, la formazione, i controlli, con un approccio sanzionatorio proporzionale, e le buone prassi siano esattamente una strada che deve essere percorsa.
Si è determinato certamente un cambio di passo sul tema della sicurezza sul lavoro. Da una logica sanzionatoria si è passati a una logica della cultura della sicurezza. La risoluzione ci convince, perché va esattamente in questa direzione, che è l'unico modo, perché il lavoro non sia più un rischio. Mi sembra che la strada che abbiamo intrapreso sia quella giusta.
Il gruppo di Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare) è a sostegno di questa politica di sicurezza seria e convinta, nell'interesse di un mondo economico e produttivo, che è quello italiano, che è un'eccellenza sotto tanti punti di vista e credo che lo possa diventare anche sul tema della sicurezza sul lavoro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Barzotti. Ne ha facoltà.
VALENTINA BARZOTTI(M5S). Grazie, Presidente. Ministra, lei oggi è venuta qui a raccontarci che cosa avete fatto, che cosa avete detto, quali sono i vostri progetti. Quaranta minuti in cui abbiamo ascoltato un elenco della spesa, come ormai da tempo siamo abituati a sentire. Mi permetta però, Ministra, di farle un paragone molto semplice, così almeno ci capiamo, sicuramente. Quando lei vuole fare un dolce, penso che gli ingredienti li scelga con cura; non ci mette nella ricetta tutto quello che trova nel frigorifero, e così è la stessa cosa in questa materia.
Salute e sicurezza sul lavoro sono un obiettivo che si raggiunge soltanto scegliendo gli ingredienti con molta cura, altrimenti i risultati che arrivano sono quelli che stiamo vedendo: il dolce non esce, perché la fotografia che abbiamo in questo momento è molto chiara e parla di un mercato del lavoro in caduta libera e, in particolare, abbiamo dati veramente sconfortanti in materia di malattie professionali, di infortuni , infortuni con esiti mortali. È questo un po' l'obiettivo che uno si dà e sceglie. Quindi, se lei viene qui, in questo Parlamento, a raccontarci tutte queste cose bellissime che avete fatto, ma che poi non portano ad alcun tipo di risultato, lei ha già le sue risposte.
Noi qui possiamo dire: “guardate questa direzione è quella scorretta”; ma niente è più crudo e reale dei risultati che lei non sta raggiungendo, Ministra Più salario, più stabilità del lavoro, la dignità sul lavoro e, purtroppo, non le vediamo, Ministra non le vediamo mai riconosciute.
Pensiamo, noi del MoVimento 5 Stelle, che la salute e la sicurezza siano la strada maestra per l'esercizio del diritto al lavoro, diritto fondamentale della nostra Costituzione, della sua tutela e del suo esercizio pieno per una vita libera e dignitosa per i nostri cittadini. Ma lei lo sa benissimo, Ministra, che non è così. In questo Paese ci sono sei milioni di lavoratori che non guadagnano neanche mille euro al mese. Ma come possiamo parlare di lavoro dignitoso, lavoro in salute, lavoro sicuro, quando c'è un dramma di questo tipo, una precarietà di questo tipo?
Non si può parlare di questo, non si può parlare di salute e sicurezza e basta: bisogna farla, Ministra, la salute e sicurezza. Lei da una parte ci sbrodola tutte queste belle parole. Però, Ministra, in questa Camera, in questo Parlamento, i venditori di fumo vengono sempre smascherati . Lei, da una parte, poi mi lascia veramente perplessa, perché usa anche delle parole totalmente a sproposito. Lei utilizza la parola "tutela" del lavoro: io non riesco a capire se lei o non ne capisce il senso, oppure dice una cosa per un'altra. Perché, quando parliamo di tutele, lei le tutele dei lavoratori le ha smantellate progressivamente da quando si è insediata . Ha liberalizzato i contratti a termine, ha liberalizzato gli appalti a cascata. Di cosa stiamo parlando, Ministra? Ma come facciamo a parlare di sicurezza sul lavoro in questo modo?
Colleghi e colleghe, non si tratta di mondi separati. La sicurezza sul lavoro non è un mondo separato rispetto alla centralità della persona umana, della dignità umana, della dimensione umana del lavoro, della sua sostenibilità sociale e ambientale. Diversamente non andiamo da nessuna parte. Le morti continueranno a esserci, le malattie professionali aumenteranno, i dati saranno sempre quelli che vediamo, se non peggio .
E mi dispiace sentire il collega Malagola, sentire da lui l'arroganza di dire di non avere niente da imparare in questo Parlamento. Perché, mi dispiace, ma i dati sono impietosi. Forse qualcosina da imparare ce l'avreste, colleghi. E anche la Ministra, probabilmente, ha qualcosa da imparare, perché l'obiettivo del quadro strategico europeo 2021-2027 parla di azzeramento delle morti sul lavoro come obiettivo. E lei qui, nei suoi pareri, ci ha cambiato l'obiettivo, che non è più l'azzeramento, ma la progressiva diminuzione. Ma di cosa stiamo parlando? Allora, vogliamo dire che non stiamo neanche perseguendo l'obiettivo europeo, non solo non lo centriamo, ma neanche lo stiamo inseguendo . E, allora, noi non le possiamo accettare le vostre riformulazioni. Ci atterriscono, francamente, ci dispiacciono tantissimo per l'importanza e l'altezza dell'argomento che stiamo trattando oggi, che riguarda vite, vite umane, vite delle persone, non le teorie e il diritto in generale: le vite, prima di tutto. Noi vi parliamo da due anni di Piano straordinario di prevenzione e contrasto contro gli infortuni e le morti sul lavoro. Lei, però, invece, ci parla del suo Piano integrato: si è svegliata una mattina e ha fatto il Piano integrato, senza i principi direttivi, i criteri direttivi. Dove sono? Dove sono le leggi sovraordinate che hanno indirizzato quel tipo di decreto? Dove sono? Con chi si è confrontata, Ministra, che ci viene a dire che si confronta col Parlamento se affronta la questione della salute e della sicurezza col Piano strategico auto-emanato dal Governo? Ma di cosa stiamo parlando ?
Basta con gli impegni, Ministra. Basta con gli impegni: ci servono i risultati. Arresti questa progressiva erosione di tutele e di diritti dei lavoratori, così farà la salute e sicurezza sul lavoro: con la stabilità del lavoro, con l'introduzione di salari dignitosi e, in particolare, del salario minimo. La stiamo ancora aspettando, Ministra, questa legge sul salario minimo. Quando ci parlerà dei nuovi rischi sia dell'intelligenza artificiale, ma anche da iper-connessione, per esempio? La maggiore crescita degli infortuni sul lavoro l'abbiamo avuta negli infortuni , colleghi. E allora, perché non parliamo un pochino di lavoro da remoto? Silenzio totale. Per questo noi le parliamo di un piano straordinario, Ministra. Perché tutti questi sono i tasselli che le servono per fare salute e sicurezza sul lavoro per davvero: la prevenzione della violenza sui luoghi di lavoro, i limiti agli appalti a cascata, l'istituzione di una procura per dare un po' di giustizia alle vittime di queste stragi sul lavoro. Ministra, l'introduzione di un omicidio sul lavoro, di una fattispecie specifica: l'omicidio sul lavoro Ma perché non lo state facendo? Avete fatto l'omicidio nautico, ma perché non fate questa fattispecie? Daremmo un messaggio importante al nostro Paese, all'idea di Paese che vogliamo, alle censure delle condotte che non accettiamo.
Ministra, educazione, formazione e sensibilizzazione, noi dobbiamo pretendere che un lavoro pieno, un lavoro ricco, un lavoro giusto, non sia riconosciuto come un privilegio, ma come un diritto inviolabile. Quello che le posso dire, in chiusura di questo mio intervento, con questa risoluzione che noi andremo a votare come opposizioni unite in questo momento su questa tematica così complessa e difficile, è che stiamo veramente aspettando quel piano straordinario di prevenzione. E lei non ci sta credendo in questa cosa, ma invece è importante, perché ci sono tanti diritti già vigenti nel testo unico, il decreto legislativo n. 81 del 2008, che prevedono, per esempio, l'autodifesa del lavoratore nel momento in cui si trova in una condizione di pericolo urgente ed immediato. Il lavoratore può già, colleghi, fermarsi, smettere, interrompere il suo lavoro. Ma non lo può fare, Ministra, perché non c'è un regolamento, non ci sono delle politiche industriali che permettano anche di incentivare questo tipo di tutele dei lavoratori. I lavoratori, spesso e volentieri, sono sotto ricatto, sono in condizioni di precarietà, sono in una condizione di fragilità. E voi li dovete difendere, solo così arriverete, forse, alla salute e alla sicurezza sul lavoro. Non con la patente a crediti solo per il settore edile, che è un'operazione di pura burocrazia, come tutti gli altri interventi che state facendo. Io qui le chiedo, veramente, di arrivare a dei risultati concreti, di ascoltarci, se veramente le interessa quello che dice questo Parlamento, come lei ci è venuta a dire oggi, e io penso di no. Lei deve assolutamente mettere in piedi un piano concertato con il Parlamento e con questo Paese, sulla salute e sicurezza sul lavoro, che attui misure reali, non la fantasia, non quello che avete in testa, ma quello che serve per davvero a questo Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Tenerini. Ne ha facoltà.
CHIARA TENERINI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Ministro, Sottosegretari, colleghi, oggi, prima ancora di entrare nel merito della risoluzione che ci accingiamo a votare, sento il dovere, umano e istituzionale, di rivolgere, a nome mio personale e del gruppo Forza Italia, un pensiero solenne al brigadiere capo, Carlo Legrottaglie caduto tragicamente proprio in queste ore durante un servizio operativo. Un servitore dello Stato, un uomo che ha onorato la divisa con il silenzio operoso di chi sceglie, ogni giorno, di difendere la legalità e la sicurezza degli italiani. Il suo sacrificio ci ricorda, con forza e dolore, che dietro ogni uniforme ci sono volti, famiglie, vite interamente dedicate agli altri. In quest'Aula, luogo della democrazia e della rappresentanza, desideriamo stringerci attorno alla sua famiglia, all'Arma dei carabinieri, al Comandante generale e a tutti i suoi colleghi. L'Italia che non dimentica, oggi si inchina davanti a un eroe silenzioso. E il nostro lavoro, qui dentro, deve essere ogni giorno all'altezza di questo sacrificio .
Ministro, io voglio ringraziarla per le parole, per la relazione esaustiva che lei ha fatto. L'ha fatta con un piglio di responsabilità, di concretezza, che questo tema impone. Perché parlare di sicurezza, di diritto alla sicurezza sul lavoro, è un'assunzione di responsabilità, meglio un'assunzione di corresponsabilità a cui tutti siamo chiamati: le istituzioni, il Governo, le parti sociali, le parti datoriali, le aziende e gli imprenditori, la parte formativa, le scuole, i lavoratori e le imprese, i cittadini tutti.
E mi dispiace: non so dove arriverà lo svilimento di questa istituzione, di quest'Aula quando sento un collega insinuare che un Ministro non ha compreso il termine e il significato di una parola. Io non so dove si vuole arrivare nello svilire questa istituzione
Oggi, colleghi, quest'Aula non approva soltanto una risoluzione, oggi quest'Aula riafferma un principio fondativo della nostra Repubblica: la sacralità della vita umana nel lavoro. La vita di chi lavora non è un costo da comprimere, non è una variabile da sacrificare sull'altare della produttività. È il cuore stesso della nostra civiltà democratica. Non ci può essere crescita economica, non ci può essere progresso, non ci può essere giustizia sociale se ogni giorno qualcuno rischia di non tornare a casa. Per troppo tempo il tema della sicurezza sul lavoro è stato relegato al piano delle retoriche commemorative, delle promesse postume, delle lacrime a favore di telecamera. Oggi diciamo basta. Oggi è il tempo del coraggio e della responsabilità .
Il Governo Meloni ha scelto di cambiare passo, di imprimere una svolta netta, di trasformare la sicurezza da capitolo accessorio a pilastro centrale dell'agenda politica. Lo ha fatto con atti concreti, riforme strutturali, stanziamenti mai visti prima, con una visione che metta al centro il valore della persona, la dignità del lavoro, la prevenzione come investimento. Abbiamo avviato la revisione del testo unico n. 81 del 2008, rafforzando prevenzione e sanzioni. Per il solo anno 2025 sono stati messi in campo oltre 1 miliardo e 250 milioni di euro: 600 milioni attraverso i bandi ISI dell'INAIL che incentivano le imprese ad adottare misure per la salute e la sicurezza; altri 650 milioni recentemente stanziati per potenziare i controlli, rafforzare la vigilanza, sostenere la formazione, intervenire nei settori più a rischio, aggiornare strumenti e strutture.
Nessun Governo negli ultimi 10 anni ha dimostrato tanta determinazione e concretezza in così poco tempo. Non sono parole, sono numeri. Non sono impegni, sono fatti. Accanto a questo abbiamo potenziato, in modo senza precedenti, l'attività ispettiva. Siamo passati da circa 100.000 controlli del 2022 a quasi 160.000 previsti nel 2024 grazie al rafforzamento del personale dell'Ispettorato nazionale del lavoro dell'INPS e dell'INAIL.
Abbiamo rafforzato gli strumenti per i preposti, i dirigenti e i datori di lavoro, rendendo obbligatori percorsi formativi specifici. Abbiamo inasprito le sanzioni per chi viola le norme, reintroducendo la sanzione penale per la somministrazione illecita di manodopera. E poi abbiamo fatto qualcosa di più: abbiamo introdotto un modello virtuoso basato sulla premialità delle imprese.
Con l'istituzione della patente a crediti nel settore edile dal 1° ottobre 2024, già adottata da oltre 450.000 imprese, abbiamo costruito un sistema che riconosce, valorizza e sostiene chi rispetta la legge e protegge i lavoratori. Chi investe in sicurezza non deve essere trattato come un soggetto da sorvegliare, ma come un alleato strategico dello Stato. E a proposito della patente a crediti, mi permetta, per suo tramite, Presidente, di ricordare al collega Laus che hanno avuto 10 anni per introdurla quando hanno governato, ma non lo hanno fatto. Ecco, colleghi di opposizione, non lo avete fatto!
Per noi la sicurezza non è un vincolo, è una leva di competitività. Non è una tassa sulla libertà, è il presupposto della vera libertà. Chi investe nella vita delle persone deve trovare nello stato un , non un burocrate. Ma la sicurezza non si costruisce solo con i controlli o con i fondi, si costruisce, prima di tutto, nella testa e nel cuore delle persone. Si costruisce con l'educazione. Per questo abbiamo esteso la tutela assicurativa INAIL a tutti gli studenti impegnati in percorsi scolastici, formativi, tecnici e professionali. È un passo di civiltà, ma non basta. Noi vogliamo fare di più. Vogliamo che la cultura della sicurezza diventi parte dell'identità formativa dei nostri giovani. La sicurezza deve entrare nella scuola come materia di cittadinanza, non un'ora teorica, ma un percorso concreto di consapevolezza, di rispetto e di responsabilità. I ragazzi devono imparare presto che indossare un casco, usare un dispositivo di protezione individuale, rispettare un protocollo non sono gesti imposti: sono atti di amore verso sé stessi e verso gli altri . La sicurezza non è burocrazia, è civiltà.
Accanto alla formazione c'è il grande compito dell'innovazione. Abbiamo messo al centro dell'azione di Governo l'impiego dell'intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie per la prevenzione: monitoraggio in tempo reale dei dispositivi di protezione, analisi predittiva dei fattori di rischio, incrocio delle banche dati per localizzare le aree più critiche, allerta automatizzata in caso di pericolo imminente. Ma tutto questo lo stiamo facendo con una linea chiara, etica prima di tutto. L'intelligenza artificiale non può sostituire mai il giudizio umano, ma può diventare una risorsa per proteggere meglio le vite. Non controllo cieco, ma protezione intelligente. La tecnologia deve servire la persona, non dominarla.
E, colleghi, permettetemi ora una riflessione necessaria. È gravissimo e inaccettabile che le opposizioni continuino a piegare il tema della sicurezza del lavoro alla propaganda. Lo fanno da settimane, da mesi e lo hanno fatto anche oggi in quest'Aula. Il MoVimento 5 Stelle, in particolare, ha scelto di trasformare questa occasione, che dovrebbe essere di unità e responsabilità, in un palcoscenico per una propaganda brutale, offensiva, spicciola. Una propaganda fatta di accuse strumentali, toni feroci, affermazioni che offendono la memoria delle vittime e il lavoro silenzioso di chi ogni giorno lotta davvero per la sicurezza. Questo non è servire i cittadini, questo è usare i cittadini ed è profondamente sbagliato .
Chi anche oggi ha provato a strumentalizzare il dolore delle famiglie o a insinuare che lo Stato non fa abbastanza dovrebbe invece guardare ai numeri, ai fatti e alle riforme. Chi ha governato e non ha fatto oggi accusa chi sta finalmente facendo. Chi ha tagliato oggi grida, chi ha ignorato oggi pretende. Ma i cittadini sanno riconoscere la differenza tra chi costruisce e chi cavalca il dolore altrui.
La sicurezza non è un tema da , non si fa campagna elettorale con le vite umane. La sicurezza è un tema sacro e come tale va trattato. Noi siamo qui per agire, non per agitare. Per cambiare, non per accusare. Per servire la Repubblica, non per usarla come megafono. Voglio dirlo con chiarezza: noi stiamo dalla parte dei lavoratori, non dei titoli di giornali, con la concretezza dei numeri, con il coraggio delle scelte, con l'umiltà di chi sa che la strada è lunga, ma l'ha finalmente imboccata.
Oggi votiamo un atto, che non solo è un atto e ha un peso politico, ma ha anche un peso etico, perché ogni vita salvata, grazie ad una norma ben scritta, ad una sanzione giusta, a una formazione efficace, è una vita restituita alle famiglie, alla società, al futuro .
Noi siamo figli di una cultura politica che ha messo la persona al centro. Una cultura che ha saputo dire che imprese e diritti possono convivere, che libertà economica e giustizia sociale non sono opposte, ma complementari. Una cultura che ci è stata indicata da chi ha creduto profondamente nella dignità del lavoro come fondamento di una società moderna.
E oggi, due anni dopo la scomparsa di chi quella visione l'ha incarnata con forza, coraggio e amore per l'Italia, continuiamo a camminare sulla sua strada, sulla strada del nostro Presidente Silvio Berlusconi , non per ripeterne le parole ma per proseguirne il cammino perché le grandi idee non muoiono mai, se chi resta ha la forza di tenerle vive nelle scelte quotidiane.
Per tutto questo Forza Italia vota convintamente a favore della risoluzione di maggioranza perché chi lavora non può morire, perché la sicurezza è la prima regola del lavoro e perché la Repubblica, che vogliamo costruire libera, forte e giusta, comincia da qui: dal diritto profondo della vita umana .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Nisini. Ne ha facoltà.
TIZIANA NISINI(LEGA). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro Calderone. Anch'io mi unisco al pensiero al brigadiere ucciso questa mattina a Brindisi, che è anche centrale nel tema di questa mattina sulla sicurezza, perché il brigadiere nel suo ultimo giorno di servizio era un lavoratore, un servitore dello Stato . Ed è per questo che questo Governo, questo Ministero, il Ministero del Lavoro, in sinergia anche con altri Ministeri, il Ministero dell'Interno, il Ministero dell'Istruzione, sta portando avanti e sta percorrendo una strada per mettere in sicurezza il Paese. Il tanto discusso e anche il tanto criticato decreto Sicurezza, che è stato etichettato dal Partito Democratico come un decreto di sola repressione e solo carcere, no!
Il decreto Sicurezza, voluto fortemente dalla Lega e da tutta la maggioranza, mette nelle mani dei servitori dello Stato e di tutte le Forze dell'ordine strumenti per la propria sicurezza personale e per la sicurezza di tutta la comunità nazionale. Questa è la linea che ha intrapreso questo Governo. Io ringrazio il Ministro, che è stata accusata di aver fatto la lista della spesa, ma queste sono comunicazioni. Non so cos'altro avrebbe potuto dire il Ministro, se non fare una sintesi, un elenco di tutte le misure e di tutti gli strumenti messi a disposizione, condivisi anche con le Aule parlamentari, in tema di salute e sicurezza nel mondo del lavoro.
Questo doveva fare, una sintesi dei due anni e mezzo di Governo. Io la ringrazio perché ha fatto un elenco preciso e in questo elenco ha delineato la cornice dell'obiettivo che ha questo Governo: uscire dai vecchi paradigmi su cui sono incatenati i partiti delle opposizioni, paradigmi che non funzionano più proprio perché si parla di mercato del lavoro, si parla di mondo del lavoro: un mercato che è in continua evoluzione, in continuo cambiamento. Bene ha detto il Ministro Calderone che le norme vanno cambiate in continuazione, perché noi non possiamo rimanere fermi, come volevano i referendum della CGIL, appoggiati dal PD e dal MoVimento 5 Stelle, per ritornare allo statuto dei lavoratori del 1970
Oggi parliamo di intelligenza artificiale, di come governare l'intelligenza artificiale, di come innovare il nostro Paese, di come utilizzare l'intelligenza artificiale per ridurre le insicurezze nel mondo del lavoro e per mettere al riparo i nostri lavoratori in determinati processi e qualcuno vorrebbe ritornare al 1970. Ecco, noi questo non lo vogliamo. La scelta degli italiani - come è stato detto prima da qualche collega che mi ha preceduto - è stata una scelta consapevole, ma non hanno la consapevolezza che il Governo di maggioranza attuale ha azzerato i problemi; hanno la consapevolezza che questo Governo e questa maggioranza hanno una programmazione ben precisa, che arriva dall'ascolto, dalla presenza e dalle concertazioni fatti dal Ministro del Lavoro e fatti da tutti gli altri Ministeri.
Trovo inaccettabile che in quest'Aula, quando si parla di un tema così delicato e così complesso, ci siano esponenti che insultino il Ministro su questioni personali, che usino parole vergognose e inascoltabili proprio in quest'Aula, proprio quando si tratta di un tema così delicato. Non è irrispettoso solamente per il Ministro e per i componenti di questa maggioranza; è irrispettoso nei confronti delle famiglie che hanno perso un caro, che la mattina è andato nel posto di lavoro e non ha più fatto ritorno a casa
Allora, questo tema, complesso e delicato, va trattato con delicatezza. Tutto quello che noi stiamo facendo e quello che sta facendo il Governo tocca dei temi importanti e dalla risoluzione di maggioranza non traspare un grandissimo ottimismo. La risoluzione di maggioranza mette in evidenza tutto quello che è stato fatto, anche temi che erano stati messi da parte dai Governi precedenti, e vuole essere da sprone al Governo e alla stessa maggioranza per rendere strutturali misure importanti, che sono state inserite in questi due anni e mezzo e che sono andate a tutela e a supporto dei lavoratori; vuole essere uno sprone per renderle strutturali e per potenziarle.
È vero che ho sentito parlare anche di precariato con riferimento a questo Governo, però questa è la solita tiritera che va avanti in tutti i provvedimenti utili che riguardano il lavoro. È vero: noi abbiamo dato benzina e flessibilità al mercato, ma non abbiamo aumentato il precariato, perché è vero che sono dati certificati, ma l'Istat l'ha certificato proprio nel mese di aprile 2025: c'è stato un aumento, su base annua, di 345.000 contratti a tempo indeterminato, a scapito dei contratti a tempo determinato, che risultano essere diminuiti di 173.000 unità.
Quindi, cosa vuole dire? Che, pur avendo reso il mercato più flessibile, i contratti a tempo determinato sono diminuiti rispetto a quando c'eravate voi al Governo. Allora, questo significa che bisogna uscire, sì, dai vecchi paradigmi e bisogna ascoltare le esigenze del mercato proprio per farlo crescere e farlo migliorare. Non abbiamo la bacchetta magica, non abbiamo la sfera di cristallo. Sappiamo che le morti sul lavoro e gli infortuni sul lavoro sono tanti, sono ancora troppi, ma siamo intervenuti su tutti gli ambiti. A noi sarebbe piaciuto imparare qualcosa dai tanti dell'opposizione che hanno fatto il loro intervento, sia in discussione generale sia in dichiarazione di voto, ma finché arrivano critiche, nemmeno costruttive, ma critiche e basta sull'operato del Governo, solamente per il gioco delle parti, noi abbiamo poco da imparare e non perché siamo i più bravi ma perché ascoltiamo.
Abbiamo preso anche la patente a crediti, che arriva dal testo unico sulla sicurezza nel mondo del lavoro, che era stato ideato non dalla Lega e non da partiti di centrodestra, ma era una cosa positiva che, però, è rimasta nel cassetto per anni, perché c'erano solamente, all'articolo 27, delle linee generali. Noi l'abbiamo messa in campo. È un provvedimento che arriva da lontano, ma è stato attuato oggi. Ebbene, noi accettiamo critiche costruttive per poterlo migliorare, perché tutte le misure e gli strumenti nuovi e innovativi hanno bisogno di un collaudo, hanno bisogno di essere misurati in termini di efficienza ed efficacia, ma sono idee condivise, perché noi non buttiamo nel cestino le idee che arrivano dalle opposizioni: teniamo conto di quelle buone, di quelle che possono avere valore e, ovviamente, come ho detto prima, abbiamo una visione diversa del mercato del lavoro.
Noi abbiamo una visione diversa. Noi non siamo per il reddito di cittadinanza, perché vogliamo portare la gente a lavorare, perché il lavoro è dignità. I salari sono bassi e sono bassi da oltre 20 anni. Stiamo cercando di attivarci anche in questo, ma sono problemi che arrivano da lontano. Tutti gli interventi che ho sentito stamattina sono interventi che parlano di problemi che sembrano nati nel settembre del 2022; sono problemi che nessun Governo è riuscito a risolvere. Noi non abbiamo la presunzione di averli risolti, ma stiamo percorrendo una strada per cercare di aumentare i salari e magari se qualche sindacato, come la CGIL, non firma contratti collettivi nazionali per i ministeriali, con degli aumenti importanti, o quelli per i sanitari, che sono ancora in attesa e che portano a un aumento di stipendio, ma firma contratti collettivi nazionali sotto i 5 euro o intorno ai 5 euro orari, allora c'è qualche corto circuito, c'è qualcosa che non funziona. Stiamo cercando di supportare la contrattazione collettiva nazionale, che non è perfetta, però quella è la soluzione, perché all'interno di una contrattazione collettiva di primo e di secondo grado ci sono dei per i lavoratori. Il salario minimo porterebbe a una fuoriuscita dalla contrattazione collettiva, recando danno agli stessi lavoratori.
Quando si parlava di conti pubblici noi dobbiamo tenerne conto in ogni misura e in ogni decreto che viene messo in campo, cosa che, purtroppo, qualcuno non ha fatto, come il Superbonus 110, che ha cubato 140 miliardi alle casse dello Stato (- vabbè miliardo più, miliardo meno, anche fossero stati solo 100 sarebbero stati troppi -, o il reddito di cittadinanza, che ha cubato intorno ai 34 miliardi, ma che ha allontanato le persone dal mondo del lavoro. I nostri interventi mirano a dare dignità al lavoro, a riportare la gente al lavoro, a riportare i giovani al lavoro, anche con un provvedimento depositato dalla Lega, che va proprio a incentivare l'occupazione giovanile e a far sì che i giovani non vadano all'estero.
È un percorso lungo, ci vorrà ancora tempo, ma la strada è quella giusta, con i vari ostacoli e con le varie difficoltà, ma l'obiettivo è chiaro. Quindi, rinnovo i ringraziamenti al Ministro Calderone e a tutto il Governo e dichiaro il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sarracino. Ne ha facoltà.
MARCO SARRACINO(PD-IDP). La ringrazio, signora Presidente. Anche noi, come Partito Democratico, ovviamente ci uniamo al cordoglio per la scomparsa di Carlo Legrottaglie morto mentre svolgeva proprio il suo lavoro nel suo ultimo giorno di lavoro, tra l'altro. La nostra vicinanza va alla famiglia e alla comunità.
Dopodiché, Presidente, faremo, lavoreremo, stanzieremo.
Ministra, sto citando i tempi verbali che lei ha usato nel suo intervento, come se in questi due anni e mezzo lei fosse stata altrove , la Ministra del Lavoro di un altro Paese.
Invece, Ministra, sono anche di ieri, purtroppo, le ultime due vittime sui luoghi di lavoro, le ultime due di una lunga lista, che ci pone dinanzi a un dramma, che per noi va affrontato come una vera e propria emergenza nazionale, perché la sicurezza sul lavoro è il metro della civiltà di un Paese e oggi dobbiamo dircelo con sincerità: l'Italia su questo non è all'altezza.
Ministra, lei non è qui per farci una cortesia, come ha detto anche il collega Laus, ma perché, grazie a una proposta del Partito Democratico, oggi il Governo è tenuto a riferire ogni anno al Parlamento sui dati e sulle proposte in materia di sicurezza . Eppure è venuta a esporci una traccia su quattro punti, evadendo una questione che per noi è fondamentale: perché succede tutto questo? Ministra, ha mai pensato che il modello di sviluppo che avete immaginato per l'Italia, che si basa sulla svalutazione del lavoro da un lato e sulla compressione dei diritti dall'altro, possa aggravare le condizioni materiali in cui vivono migliaia di lavoratori nel nostro Paese ?
La mia, ovviamente, è una domanda retorica, perché proprio Giorgia Meloni, Ministra, nel suo primo intervento da Presidente del Consiglio in quest'Aula, dichiarò che il suo sarebbe stato il Governo di chi lascia fare chi vuol fare. Una frase pericolosissima, perché lo Stato deve lasciar libero di fare chi vuole fare bene, non altro; e da lì in poi si è sdoganato tutto, non solo l'idea che le tasse potessero essere viste come un pizzo di Stato, ma anche il lavoro senza tutele, anche l'impresa senza regole, anche chi considera la vita umana come un costo da tagliare.
E allora, Presidente, la risoluzione che oggi noi presentiamo - insieme al Movimento 5 Stelle e AVS - nasce dalla consapevolezza che così non si può più andare avanti, perché la sicurezza sul lavoro non può essere un tema isolato, anzi è lo specchio di una condizione generale del lavoro che c'è in Italia, che oggi è profondamente in crisi. Viviamo, infatti, in un Paese dove si lavora tanto ma, come hanno ammesso anche i colleghi della maggioranza, si guadagna troppo poco, dove i salari sono fermi da troppi anni, dove una generazione intera sopravvive tra precarietà, partite IVA e turni massacranti, dove ogni anno, Ministra, centinaia di migliaia di giovani vanno via non solo per lo stipendio basso , ma perché non si sentono rispettati, perché vivono in una condizione di precarietà, una parola assente nella sua relazione.
Il lavoro che dovrebbe dare dignità e che oggi, invece, troppe volte toglie la speranza. E, in questo contesto, anche la sicurezza sul lavoro rischia di diventare un lusso, perché per noi è inaccettabile l'idea che una persona la mattina vada a lavorare e non torni più a casa.
E allora, Presidente, serve un cambio netto. Per questo proponiamo trenta impegni concreti con questa risoluzione: trenta azioni per costruire un sistema che prevenga e non che intervenga solo dopo l'incidente. Avete parlato della patente a crediti, ma i dati sono impietosi, Ministra: su circa 800 mila imprese, appena il 50 per cento ha aderito; i controlli sono stati del 2,7 per cento e le patenti sospese appena 21. Nel Paese in cui muoiono tre operai al giorno questi numeri sono ridicoli e avete trasformato uno strumento potenzialmente utile in una gigantesca autocertificazione.
E poi c'è il tema delle risorse, Ministra. Risorse vere, però. Risorse vere. Perché, quando dite di aver stanziato il più grande investimento della storia sulla sicurezza sul lavoro, non dite la verità e provo subito a dimostrarvelo rispetto a quello che state dicendo: degli 1,2 miliardi che avete annunciato, 600 milioni sono già raccontati al momento della presentazione del bando ISI attualmente aperto, e quindi erano già visibili nel bilancio INAIL del 2025, approvato lo scorso anno; gli altri 600 milioni per sostenere le aziende virtuose sono uno strumento di INAIL in vigore da sempre, e nel bilancio 2025 ne sono previsti meno della metà.
La sua, dunque, Ministra, è una dichiarazione che prospetta come straordinario un intervento assolutamente ordinario posto in essere dall'Istituto assicurativo. Voi risorse aggiuntive non ne avete aggiunte, state provando a vendere ancora una volta all'Italia la Fontana di Trevi , ma ormai non ci crede più nessuno. Anzi, se lei davvero avesse voluto promuovere gli investimenti delle aziende per innovazione, digitalizzazione e, di conseguenza, anche sicurezza sul lavoro, avrebbe dovuto usare i 6 miliardi di Industria 5.0 programmati nel PNRR; e, invece, lei sa quanto è stato speso? Il 10 per cento.
Quindi, non possiamo venire qua e prenderci tutti quanti in giro, perché la cosa più incredibile è che, ad un certo punto della sua relazione, lei ha incredibilmente usato un tempo al passato prossimo, dicendo: “abbiamo stanziato risorse per l'assunzione di nuovi ispettori”. Ministra, ma noi chi? Ma con che coraggio? È stato un emendamento del Partito Democratico alla legge di bilancio a sbloccare quelle assunzioni , mentre voi ancora bloccate le graduatorie di tutta Italia.
È stato il PD a mettere tutte le risorse sulla sicurezza sul lavoro in quella legge di bilancio, mentre altri si dividevano la torta della legge “mancia”. Questa è la differenza tra noi e voi, e lo ripetiamo: serve anche una procura nazionale del lavoro, per dare giustizia e tempi certi a quei parenti delle vittime che aspettano per troppo tempo una risposta da parte dello Stato.
E, poi, servono scelte politiche coerenti, e invece voi avete fatto il contrario. Penso al subappalto a cascata, una scelta vostra che rende i controlli nei cantieri praticamente impossibili. Ma un segnale su questo - e chiudo, Presidente - arriva anche dai referendum: 12 milioni di italiani vi hanno detto chiaramente da che parte stanno, a differenza di una Presidente del Consiglio che si è recata al seggio, ma non ha votato, perché non sa scegliere con chi schierarsi: se dalla parte di più sicurezza sul lavoro o dalla parte di un'Italia più precaria .
Noi invece abbiamo scelto. Abbiamo scelto anche con questa risoluzione, di stare con chi lavora, con chi non si rassegna, con chi tiene in piedi questo Paese e chiede più rispetto e più tutele. Perché vogliamo un'Italia in cui la sicurezza sul lavoro non sia un costo, ma un diritto garantito .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Schifone. Ne ha facoltà.
MARTA SCHIFONE(FDI). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per queste parole chiare e nette, espresse sia nella relazione depositata alle Camere, sia oggi, in questo suo intervento, nella replica. Soprattutto Ministro, attraverso la sua persona, ringrazio il Governo nel complesso perché questo Esecutivo ci ha finalmente regalato una visione, una visione sul tema del lavoro, una visione sul tema della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Un tema che naturalmente deve essere affrontato con serietà, un tema complesso, la cui attuazione richiede molto, molto tempo, ma soprattutto richiede una direzione particolarmente chiara. Richiede - e questa è la cosa che noi riteniamo essere maggiormente rilevante dopo tanti anni di incertezza - una direzione chiara su queste materie, una direzione che in parte è già stata tracciata, è già stata attuata in questi mesi. Penso alla direttrice primaria, al cosiddetto approccio delle “tre C”, ribattezzato così: controllo, contrasto, .
Sul controllo il Governo ha iniziato con un massiccio rafforzamento del contingente ispettivo: penso ai 1.700 ispettori dell'INL, penso agli ispettori INPS, a quelli INAIL, che saranno sbloccati e sono stati sbloccati e agli altri che saranno sbloccati nell'imminente, al Comando dei Carabinieri per la tutela del lavoro. Questo, inevitabilmente, ha assolutamente implementato l'attività di vigilanza in questi anni: negli ultimi tre anni, l'incremento complessivo è stato di oltre il 60 per cento; quando facciamo sulla salute e sulla sicurezza, passiamo dai 17.000 ai 47.000 accertamenti al 2024.
Penso, poi, al contrasto e mi viene naturalmente subito in mente il caporalato: il Governo Meloni ha dichiarato guerra sin da subito al caporalato. Uno dei primi atti normativi del Ministro Lollobrigida è stata la firma del decreto interministeriale della condizionalità sociale. E poi, naturalmente, la reintroduzione del reato di somministrazione illecita che - ricorderemo tutti - era stato fortemente depenalizzato e aveva, quindi, portato a un incremento record della fattispecie di reato.
La : come non citare l'istituzione della patente a crediti. È stata una richiesta storica delle parti sociali, è stata finalmente l'attuazione di una legge di diversi lustri fa e hanno già aderito 450.000 aziende. Ministro, questo a sottolineare la particolare condivisione del settore produttivo e del settore dell'edilizia in modo particolare.
Non più tardi di qualche settimana fa, Giorgia Meloni ha convocato a Palazzo Chigi il tavolo della concertazione, è stato celebrato il 1° maggio ed è stato dedicato giustamente a questo tema. Il Presidente, dopo il tavolo delle parti sociali, dopo il tavolo delle parti datoriali, ha annunciato, fra gli altri interventi, quello particolarmente imponente di cui tanto si è parlato: oltre ai 600 milioni dei bandi ISI-INAIL, ulteriori 600 milioni che portano alla cifra record di un miliardo e 200 milioni stanziati per la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro. Questi, naturalmente, sono stati splittati sui due grossi pilastri: da un lato, i datori di lavoro e le imprese, dall'altro i lavoratori; i lavoratori che hanno incentivi sulla informazione prima di tutto, sulla formazione, sulla formazione continua, sulla sensibilizzazione.
Poi, naturalmente, ci sono le imprese, incentivi e disincentivi importanti alle imprese. Bisogna portare avanti delle premialità, come è stato detto, per le aziende che sono virtuose, per quelle che applicano le linee guida, per quelle che non si disallineano; e, invece, bisogna scoraggiare le condotte scorrette, con numerosi disincentivi.
Poi, il tema più importante per noi: i giovani, la resa strutturale dei fondi INAIL, delle coperture, delle polizze per tutti gli studenti italiani e per tutti i loro docenti . Allora, Ministro, ci sono due livelli di intervento. C'è questo, che è il primo livello di azione, quello immediato, che ha visto coinvolto naturalmente il suo Ministero - la ringraziamo per l'impegno - e che ha saputo fornire delle risposte capaci anche di rafforzare la credibilità delle nostre istituzioni. L'azione dell'oggi, quindi penso alla vigilanza, all'assistenza, alla repressione, alla all'incentivazione delle . Poi, però, c'è un'azione di prospettiva che è quella che siamo chiamati tutti a mettere in campo e parla di cultura, parla di cultura della prevenzione, parla di cultura della sicurezza perché non bastano solo le azioni di contrasto, ma c'è bisogno di un ulteriore salto di qualità: il cambiamento culturale, a cui spesso facciamo riferimento, che deve investire tutti quanti gli attori della filiera in maniera trasversale e, quindi sicuramente le istituzioni…
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi. Scusi, collega Schifone, ho fatto di tutto per non interromperla, ma a questo punto io non riesco a sentirla. Colleghi dovete stare in silenzio quando un collega sta parlando, non è possibile. Prego, mi scusi.
MARTA SCHIFONE(FDI). Dicevo, quindi investire tutti gli attori della filiera e, quindi, naturalmente le istituzioni che devono promuovere queste azioni, ma anche le associazioni, penso ai corpi intermedi, penso ai sindacati, alla società tutta, perché attiene alla nostra coscienza personale e collettiva. Quindi, dobbiamo portare avanti la prevenzione e non c'è prevenzione senza consapevolezza, non c'è prevenzione senza conoscenza. Quando si parla di conoscenza ci viene subito da pensare ai nostri giovani e alla nostra scuola. Allora mi piace ricordare anche la legge Rizzetto della quale siamo particolarmente orgogliosi che ha permesso l'istituzione dell'insegnamento del diritto del lavoro, delle materie di salute, di sicurezza in tutte le scuole di ogni ordine e grado.
Signor Presidente, oggi potrei stare qui a snocciolare una serie di dati, una serie di dati rilevanti, di numeri rilevanti che sottendono anche delle azioni altrettanto rilevanti e importanti. Diciamo, potrei anche dire, senza paura di essere smentita, che queste azioni provengono da efficaci interventi governativi. Penso, per esempio, alla riduzione drastica delle denunce di infortunio, nonostante - e mi piace sottolinearlo - ci sia stata una grandissima espansione del mercato del lavoro, ottenuta grazie ai record occupazionali che stiamo vivendo e vedendo da quando il Governo Meloni è in carica. Tuttavia, Presidente non lo farò, non lo faremo, perché noi riteniamo profondamente sbagliato utilizzare temi così delicati, così sensibili, che attengono alla coscienza di ciascuno come strumento di confronto e come strumento di conflitto politico. Noi crediamo che ogni infortunio, ogni malattia professionale, ogni danno fino alle estreme conseguenze debba significare un fallimento collettivo e dovrebbe unire nell'impegno e non dovrebbe mai dividere. Mi rammarica, invece, constatare che talvolta il dibattito politico, anche in quest'Aula, purtroppo, oggi, sia scivolato verso un uso strumentale di quei numeri, di quei dati, di quelle storie, di quelle vite spezzate. La sicurezza dei lavoratori deve rimanere al di sopra della dinamica delle parti, perché quando si parla di vite umane e quando si parla di salute il rispetto deve sempre prevalere su qualsiasi considerazione, anche e soprattutto di carattere politico
E allora Ministro, vada avanti così, avanti con lo stesso impegno. Siamo certi che continuerà con fatti concreti, molti dei quali abbiamo riportato nella nostra risoluzione di maggioranza, che oggi presentiamo: investimenti di prevenzione e, quindi, formazione e, quindi, controlli. Perché questo per noi è il modello giusto, perché questo è il modo di onorare chi non c'è più e di proteggere chi lavora .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Soumahoro. Ne ha facoltà, per due minuti. Colleghi, per favore.
ABOUBAKAR SOUMAHORO(MISTO). Grazie, Presidente. Parlare di sicurezza sul lavoro dovrebbe essere un fattore di unità nazionale nel nostro Paese, mai come oggi. Parlare di sicurezza sul lavoro è un tema che dovrebbe unire tutto questo Parlamento, tutta la politica, indipendentemente dalla bandiera e dal colore politico. Perché, quando muore una lavoratrice, è sempre una vita umana che viene spezzata ; quando muore un lavoratore, è sempre una vita umana che viene portata via. Presidente, aggiungo: quando muore un datore di lavoro, è sempre una vita umana che viene spezzata via. Per tale motivo, essendo la vita sacra, mai come oggi, vi è la necessità, l'urgenza, il bisogno, di fare tre cose: la prima, innanzitutto, è investire nella formazione; la seconda è sostenere le aziende, anche attraverso incentivi per la formazione, la formazione continua; la terza è investire nella riqualificazione professionale del lavoro, a maggior ragione in un contesto dove assistiamo a una metamorfosi del lavoro. Presidente, concludo, tra qui al 2028 il lavoro cambierà e intere figure professionali andranno perse nel nostro Paese per motivi legati alla pensione: 600 figure nel 2028. E chi andrà a sostituirli? Sono lavori tradizionali che non possono essere dematerializzati e sono lavori che non possono essere…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ABOUBAKAR SOUMAHORO(MISTO). …delocalizzati. Per questo motivo, concludo, invitando ad un'unità nazionale per salvare le vite umane che sono il polmone del lavoro, il polmone del nostro Paese.
PRESIDENTE. Sono così concluse le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Comunico che il collega Edoardo Ziello è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.
La Presidenza della Camera ha già formulato ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Schifone, Giaccone, Tenerini, Alessandro Colucci ed altri n. 6-00185. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo alla votazione della risoluzione Barzotti, Scotto, Mari ed altri n. 6-00186.
Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo.
Non essendo state avanzate richieste di votazione per parti separate, il parere deve intendersi contrario alla risoluzione nella sua interezza.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Barzotti, Scotto, Mari ed altri n. 6-00186. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della risoluzione D'Alessio ed altri n. 6-00187.
Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il parere è favorevole distintamente dalle parti su cui il parere è contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 1°, 2° e 3° del dispositivo, così come riformulati in un unico capoverso, nonché sul 5° capoverso del dispositivo, sempre come riformulato, della risoluzione D'Alessio ed altri n. 6-00187. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa e sul 4° capoverso del dispositivo della risoluzione D'Alessio ed altri n. 6-00187. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della risoluzione Boschi ed altri n. 6-00188.
Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il parere è favorevole distintamente dalle parti su cui il parere è contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 1°, come riformulato, 3° e 6°, quest'ultimo come riformulato, del dispositivo della risoluzione Boschi ed altri n. 6-00188. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa e sui capoversi 2°, 4° e 5° del dispositivo della risoluzione Boschi ed altri n. 6-00188. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Sono così esaurite le comunicazioni del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali sulla sicurezza sul lavoro, ai sensi dell'articolo 14- del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81.
PRESIDENTE. Avverto che, con lettera in data odierna, il presidente della Commissione affari sociali ha rappresentato l'esigenza - sulla quale ha convenuto all'unanimità l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della Commissione medesima - di posticipare a lunedì 23 giugno l'avvio della discussione in Assemblea, attualmente previsto dal vigente calendario dei lavori a partire da lunedì 16 giugno, della proposta di legge n. 1298 in materia di finanziamento, organizzazione e funzionamento del Servizio sanitario nazionale.
Conseguentemente, secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame di tale proposta di legge non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute previste per la prossima settimana e la relativa discussione generale sarà collocata quale primo argomento all'ordine del giorno della seduta di lunedì 23 giugno, mentre il seguito dell'esame sarà iscritto a partire dalla seduta di martedì 24 giugno, dopo l'eventuale seguito degli argomenti previsti nella settimana 16-18 giugno e non conclusi.
Colleghi, chi vuole restare in Aula lo faccia in silenzio, per cortesia.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare il deputato Barelli. Ne ha facoltà.
PAOLO BARELLI(FI-PPE). Grazie, signor Presidente. La ringrazio anticipatamente se sarà indulgente per qualche mio sforamento di tempo. Il motivo per cui ho chiesto di intervenire è motivo per noi di Forza Italia, per il mio partito, per i miei colleghi che sono uniti vicino a me, perché oggi è la ricorrenza del secondo anno dalla perdita del nostro Presidente Silvio Berlusconi .
PAOLO BARELLI(FI-PPE). Io veramente ringrazio tutti voi per questo applauso, ma, d'altra parte, credo che il tributo a un personaggio, un politico, un uomo, una persona, che, per oltre trent'anni, ha dato impulso alla vita e alla scena politica del Paese, sia doveroso. È una persona che rimane non soltanto nei nostri cuori, nella nostra vita, nelle nostre prospettive e nel nostro futuro di Forza Italia, ma appartiene alla storia del Paese. È stato Primo Ministro di quattro Governi, è stato Primo Ministro per 3.339 giorni. Anche qui, è un uomo dei record in tutti i sensi. Per tre volte ha presieduto i vertici G7 e G8. Il 28 maggio 2002 - le foto simbolo della stretta di mano, durante il vertice dei Paesi NATO, a Pratica di Mare - rimane nella storia, anche qui, delle relazioni tra i grandi del pianeta.
Una vita in cui ci sono altri record. Silvio Berlusconi non è soltanto uomo di politica, è uomo di sport: ha vinto decine di coppe internazionali con il suo Milan. Indipendentemente da quelli che sono i sentimenti calcistici e sportivi di ognuno di noi, ha lasciato il segno con cinque Coppe , Coppe dei campioni, due Coppe intercontinentali.
Ed è un uomo dei record anche perché ha inventato un modo di fare la televisione e la comunicazione, che poi è stato anche un elemento fondante della maniera di fare politica negli ultimi trent'anni, di fare comunicazione politica. È una persona, il nostro presidente, che ha dato vita al bipolarismo politico moderno, del quale anche oggi vediamo i risultati, con la composizione di questo Parlamento, della Camera e del Senato. Ha elevato il profilo internazionale del nostro Paese, della nostra Italia. Un impegno nei confronti della lotta alla mafia, riforme economiche coraggiose, la politica del fare e delle grandi opere, la legge obiettivo una su tutte, ancora stiamo parlando di grandi opere. Una persona e un politico che lascia il segno.
Io non posso in pochi minuti avere la pretesa di narrare, raccontare e sottolineare la grandezza di questo uomo. Voglio soltanto ricordare le ultime parole, gli ultimi scritti che, con i suoi cari e con la sua famiglia, lui ha scritto di suo pugno. E qui vorrei unire a Forza Italia il termine “Italia”, perché lui, fondamentalmente, era un amante della sua città, del suo popolo, della sua regione, della sua Nazione, di tutto il mondo. “Forza Italia è il partito del cuore” - scriveva - “Forza Italia è il partito dell'amore, per i propri figli, per i propri nipoti, per tutti. Forza Italia è il partito che crede in Dio e nel suo amore per tutti noi. Forza Italia è il partito che aiuta chi ha bisogno. È il partito che dà a chi non ha. Forza Italia è il partito della casa che dovremmo avere tutti. Forza Italia è il partito del mondo senza frontiere, del mondo che si ama, del mondo unito e rispettoso di tutti gli Stati. Forza Italia è il partito del mondo che ama la pace, del mondo che considera la guerra la follia delle follie, dove si uccidono degli altri che nemmeno si conoscono, Forza Italia è il partito del mondo senza frontiere, degli Stati che si aiutano l'un l'altro. Forza Italia è il partito della libertà, della democrazia, del cristianesimo, è il partito della dignità, del rispetto di tutte le persone, è il partito del garantismo della giustizia giusta. Ripeto, Forza Italia è il partito della libertà. Forza Italia è il partito per me, per te, per tutti noi”. Queste sono le parole che Silvio Berlusconi ha scritto di suo pugno, poche ore prima di salire in cielo.
E credo che queste parole siano non soltanto la direttrice che Forza Italia vuole prendere, ma anche ciò che, oggi, è quanto mai attuale in termini di una giustizia giusta, in termini di pace, in termini di sviluppo, in termini della necessità che il nostro Paese e l'Europa sappiano essere protagonisti anche per il futuro.
Per questo, oggi, per noi, è un momento, sì, di dolore, ma anche un momento per riconoscere la grandezza del nostro Presidente, che ci dà uno spunto e una determinazione ad andare avanti nel solco dei suoi insegnamenti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sul medesimo argomento, il deputato Francesco Saverio Romano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, a due anni dalla scomparsa del Presidente Silvio Berlusconi, anch'io, a nome di Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare), intendo ricordare l'uomo, il politico, l'imprenditore, l'uomo delle istituzioni.
Il ricordo dell'uomo. L'uomo, come amava dire lui, “con il sole in tasca”, non ridanciano, ma perché regalava un sorriso ad ogni suo interlocutore, perché era capace di ammaliare ogni suo momento di incontro attraverso le sue parole, le sue opere e i suoi fatti, che ricordava sempre agli interlocutori, quasi in una ossessiva ripetizione, non perché amasse parlare di sé, ma perché voleva dare l'esempio di come si porta il sole in tasca agli altri.
E lo ricordo come politico: il politico che ha cambiato il paradigma nel nostro Paese; il politico del bipolarismo; il politico rivoluzionario; il politico che è riuscito a dare una svolta alla politica nel nostro Paese, che usciva da un momento veramente triste e drammatico; il politico che è riuscito a mettere insieme quelle energie moderate che c'erano nel Paese, ma che non avevano, in quel momento, rappresentanza politica; il costruttore del centrodestra, quel centrodestra che, insieme a lui, ha governato per anni e che ha fatto le cose migliori in questo ultimo ventennio nel Paese, il centrodestra che con lui ha sempre governato vincendo le elezioni, e non attraverso scorciatoie; quel centrodestra che ancora oggi, a guida Meloni, governa quel Paese che, nel suo programma, ha ancora le stimmate degli insegnamenti di Silvio Berlusconi. E lo ricordo come imprenditore vincente, diceva il collega Barelli, così come uomo dello sport, perché, tra le mille intraprese di Silvio Berlusconi, era ricordato sempre dagli italiani come colui che, nel momento in cui iniziava un'opera, la portava a termine. E, quindi, non c'è nulla di diverso dell'uomo che, seppure non si riteneva un politico, nel momento in cui è entrato in politica, è riuscito ad essere il migliore dei politici che io abbia conosciuto. Proprio perché l'atteggiamento di Silvio Berlusconi nel fare le cose - scusate il bisticcio di parole - era proprio “il fare”, riuscire a rendere tangibile ciò che pensava e ciò che diceva attraverso le opere.
E poi da uomo delle istituzioni: l'uomo, che qualcuno, con una battuta, voleva definire la diplomazia degli abbracci, riuscì, invece, a fare in modo che Est e Ovest si incontrassero, si abbracciassero, chiudessero un'epoca triste, quella della guerra fredda. E se vediamo quello che accade oggi, devo dire e ricordare a tutti noi che, al tempo di Berlusconi, il mondo era migliore. È sotto gli occhi di tutti. Anche grazie alla sua diplomazia, anche grazie al suo modo di incontrare, di trattare, di parlare con i internazionali, che lo rimpiangono e lo hanno riconosciuto più di quanto non abbiano fatto tanti italiani.
E così quest'uomo, a cui ho voluto bene e voglio bene da amico, e non soltanto perché sono stato Ministro del suo Governo, è un personaggio che è già nel dei migliori italiani, è già nella storia. Mentre, onorevoli colleghi, molti dei suoi detrattori sono già dimenticati in vita. Così voglio ricordare Silvio Berlusconi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ottaviani. Ne ha facoltà.
NICOLA OTTAVIANI(LEGA). Sì, grazie, Presidente. Un saluto, un ricordo che è quello del Presidente Berlusconi, che, da parte del gruppo della Lega, non è soltanto doveroso, ma è soprattutto di ricordo, di condivisione di un percorso. È un percorso che inizia nel lontano 2000, quando l'allora segretario Bossi, insieme al Presidente Berlusconi, individuò quello che poteva essere un momento, un punto di svolta per l'Italia, con l'archiviazione delle ideologie che, fino a quel momento, sembrava fossero imperanti e soprattutto dogmatiche.
Silvio Berlusconi ha dimostrato - nel corso dei suoi mandati e soprattutto nel 2011, in un momento topico del nostro Paese - come il politico non pensa esclusivamente al profilo dell'interesse della gente del proprio tempo, ma il politico, lo statista, pensa all'interesse di chi verrà dopo di lui. E nel 2011 non ha avuto un certificato medico, non ha avuto una prescrizione del medico per dimettersi: ha dovuto recedere rispetto a quello che, invece, era un mandato elettorale, un mandato conferito a lui dal popolo, rispetto a quello che poteva, in quel momento, incarnare, interpretare ed essere l'interesse superiore della Nazione.
Ecco perché, per chi lo ha conosciuto e ha avuto l'onore di stargli vicino, sotto il punto di vista anche umano, per tanti anni, Silvio Berlusconi insegnava a chi gli stava accanto soprattutto un principio, che è quello di immedesimarsi, condividere, non soltanto le aspirazioni, ma prima le sofferenze dell'altro, per riuscire a interpretarle e renderle interesse di una collettività. Ecco perché la storia ha dovuto ridisegnarsi, ha dovuto rileggersi e, soprattutto, reinterpretarsi rispetto alle vere e proprie violenze intellettuali - e vogliamo essere edulcoranti ed edulcorati -, perché laddove si è infilzato Silvio Berlusconi, laddove è stato accoltellato e a grondato sangue Silvio Berlusconi, sotto il punto di vista umano, lo ha fatto la democrazia del nostro Paese.
Inviare un avviso di garanzia a Napoli, nel corso di quello che era il più importante consesso internazionale, e poi rendersi conto, a distanza di anni, che quell'avviso di garanzia era un avviso non contro Silvio Berlusconi, ma contro il Paese, ebbene il Presidente Silvio Berlusconi lascia a noi la testimonianza del suo sacrificio, che ancora oggi intendiamo onorare, come gruppo della Lega all'interno del Palazzo di Montecitorio, e, soprattutto, come gruppo che aderisce ai principi costituzionali di democrazia e di rispetto del nostro Paese e .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rotondi. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO ROTONDI(FDI). Signor Presidente, sono due anni che Silvio Berlusconi c'è diversamente nella vita di questo Paese. Non è retorica commemorativa, ma credo sia incontestabile che la presenza attiva di Silvio Berlusconi nella vita politica del Paese non si sia interrotta con la scomparsa fisica, come poi accade ai grandi della politica, del pensiero: continua in modo diverso. C'è una forza politica - abbiamo ascoltato il toccante intervento del presidente Barelli - che porta nel suo simbolo il nome di Berlusconi.
Ma in tutto il centrodestra c'è una traccia - e non potrebbe essere diversamente - della presenza del fondatore del centrodestra italiano e anche del centrosinistra italiano perché la Seconda Repubblica nasce con Silvio Berlusconi e la coalizione che gli si contrappone diviene centrosinistra in funzione dell'antagonismo con lui. Pertanto, lui è stato il fondatore di entrambe le coalizioni che hanno segnato la cosiddetta Seconda Repubblica.
Un gigante della politica, una personalità straordinaria ma soprattutto una figura da un tratto umano incommensurabile. I suoi Ministri sono ancora presenti in parte nella vita politica. Io, Tremonti, La Russa sediamo orgogliosamente nei gruppi parlamentari di Fratelli d'Italia, che è una forza politica che “berlusconianamente” riunisce storie diverse in un carisma rinnovato, che è quello di Giorgia Meloni, che ha una storia molto diversa. Ma c'è una continuità naturale tra il centrodestra di Berlusconi e quello di Giorgia Meloni, tra queste forze politiche e quelle che hanno affiancato Silvio Berlusconi nella straordinaria avventura iniziata nel 1994.
Il collega della Lega ha ricordato le dimissioni del nostro Governo e, siccome le commemorazioni devono essere storicamente attive, altrimenti diventano retoriche, vorrei appena cordialmente correggere la veduta per cui quel gesto di responsabilità non fu per certificato medico - forse medico, no - ma ci furono enormi pressioni sul presidente Berlusconi che nobilmente passò la mano perché non volle trasmettere l'idea che una sua ostinazione nel rimanere alla guida del Governo venisse messa in conflitto con quell'interesse italiano, che si presumeva leso sull'onda di una narrazione giornalistica incalzante. Dopo tanti anni è tempo di dire una parola di verità su quelle dimissioni.
Nell'agosto l'Italia vara il famoso decreto Salva banche che metteva in sicurezza il sistema bancario italiano, dando quelle garanzie ai risparmiatori per cui si disse che era un rischio per il Paese e una rassicurazione per i mercati e i risparmiatori. Altro Paese importante, allora facente parte dell'Unione europea, chiese la possibilità di utilizzare quello stesso decreto, praticamente in fotocopia, ma cronologicamente prima perché non apparisse a ruota dell'Italia. Altro Paese guida allora, la Germania, adottò il medesimo decreto con il nervosismo di chi sapeva che il sistema bancario italiano era in sicurezza e quello tedesco no.
Onorevoli colleghi, quando si farà la storia della caduta di Silvio Berlusconi bisognerà raccontare queste cose. Silvio Berlusconi è stato un che non solo ha amato l'Italia, ma l'ha servita con i passi avanti e i passi indietro che sono necessari perché tutti noi oggi con serenità possiamo ricordarlo, ringraziarlo e assumere sulle nostre spalle la presuntuosa velleità di poterne essere continuatori e
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Donno. Ne ha facoltà.
LEONARDO DONNO(M5S). Grazie, Presidente. Questa mattina abbiamo appreso una notizia molto dolorosa, che ci colpisce profondamente: la morte di un carabiniere, il brigadiere capo Carlo Legrottaglie, 59 anni . È stato ucciso a Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi, mentre svolgeva il suo lavoro. È stato ucciso all'alba in uno scontro a fuoco con dei criminali in fuga. Una tragedia che ci lascia sgomenti, che colpisce il nostro Paese, le istituzioni. Una tragedia che ha fermato il tempo. A nome di tutto il MoVimento 5 Stelle esprimo profondo cordoglio e vicinanza all'Arma dei carabinieri e alla famiglia del militare che tra pochi giorni sarebbe andato in pensione.
La moglie e le due figlie, infatti, lo aspettavano a casa per festeggiare l'ultimo giorno di lavoro. Invece Carlo non tornerà a casa, è morto servendo lo Stato, onorando la divisa. Allora, il nostro pensiero e la nostra solidarietà, in questo doloroso momento, vanno anche a tutti gli uomini e le donne che ogni giorno, con coraggio, sacrificio, dedizione, indossano la divisa e rischiano la propria vita per tutelare le comunità, per difendere la legalità, tutti i cittadini, le istituzioni. La criminalità e la violenza oggi hanno colpito l'intero Stato, i nostri valori, i principi, la giustizia. Uno Stato che oggi è in lutto, ma che non deve abbassare la testa, ma anzi deve rispondere con coraggio, ogni giorno, facendo tutto il possibile affinché tragedie come questa non si verifichino mai più. Ciao Carlo
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Saverio Congedo. Ne ha facoltà.
SAVERIO CONGEDO(FDI). Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, questa mattina, Carlo Legrottaglie, brigadiere capo di sessant'anni, in servizio al nucleo radiomobile di Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi, è stato vilmente ucciso a colpi di arma da fuoco mentre svolgeva il suo dovere di carabiniere. Dalle prime ricostruzioni il militare sarebbe stato colpito al termine dell'inseguimento di un'auto sulla strada che collega Francavilla Fontana a Grottaglie, a seguito della segnalazione di una rapina. I malviventi, a bordo del veicolo in fuga, scesi dall'auto hanno fatto fuoco contro i militari.
Sul terreno è rimasto esanime il brigadiere Legrottaglie proprio nell'ultimo giorno di servizio. Apprendiamo dalle agenzie che i colpevoli sarebbero stati catturati e che, purtroppo, uno di essi, a seguito di uno scontro a fuoco con gli agenti della Polizia di Stato, sarebbe rimasto ucciso.
Siamo certi che la giustizia farà il suo corso e che lo farà con il necessario rigore ma questo non lenisce il dolore e lo sdegno per l'uccisione di un servitore dello Stato che, nell'onorare il giuramento prestato, ha sacrificato il bene più prezioso che è la vita.
Alla moglie, alle figlie, alla famiglia, alle donne e agli uomini dell'Arma dei carabinieri vanno il profondo cordoglio e la commossa vicinanza del gruppo di Fratelli d'Italia; a tutte le donne e agli uomini di tutte le Forze di Polizia che, con coraggio, anche a rischio della propria vita, sono al servizio, con dedizione, del bene prezioso dell'ordine pubblico, della sicurezza, vanno la vicinanza di Fratelli d'Italia, il sostegno e la nostra profonda gratitudine .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.
UBALDO PAGANO(PD-IDP). Dolore, profondo dolore per la scomparsa di un servitore dello Stato, il brigadiere Carlo Legrottaglie, caduto mentre era impegnato a garantire legalità e a tutelare la sicurezza dei cittadini e delle cittadine. A nome di tutto il gruppo parlamentare del Partito Democratico, esprimo il più profondo cordoglio e ci stringiamo, con commozione e rispetto, alla famiglia del militare caduto, alla moglie, alle due figlie, ma anche alla comunità dell'Arma dei carabinieri, a cui vanno tutta la nostra solidarietà e gratitudine per l'impegno quotidiano che garantiscono a tutela della sicurezza e della legalità del nostro Paese. A quanto si apprende, i rapinatori sarebbero stati già assicurati alla giustizia ma penso che non ce la si possa cavare così facilmente.
Occorre che venga, con fermezza, fatta piena luce sulla dinamica di quanto accaduto, perché è un dovere verso la vittima, verso la sua famiglia e verso tutti coloro che indossano una divisa al servizio dello Stato. Non possono essere messi dinanzi al probabile sacrificio perché, evidentemente, chiamati a pianificare il controllo di un territorio eccessivamente vasto. Lo esige il rispetto verso il sacrificio di questo servitore dello Stato, che merita giustizia. Lo esige la logica umana di un uomo che sperava, tra qualche ora, di poter coronare definitivamente la sua funzione attiva al servizio del Paese e che, invece, oggi sarà commemorato da tutti quelli che gli volevano bene
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Penza. Ne ha facoltà.
PASQUALINO PENZA(M5S). Grazie, Presidente. Ecco, vorrei fare una precisazione, se me lo consente; purtroppo, mi è doveroso. Gli interventi di fine seduta erano già iniziati prima che lo annunciasse lei, sono stati annunciati dalla Presidente Ascani. Ecco, perché dico questo? Io ho assistito a interventi di fine seduta convertiti in una commemorazione. Fermo restando che non voglio entrare nel merito dell'oggetto della commemorazione “convertita” - se me lo consente -, però la cosa che forse più fa male è che nessuno ha speso una parola per i fatti gravi successi ad Afragola e a Cardito: omicidi di camorra. Nessuno ha avuto il coraggio di prendere la parola e fare un accenno a questi fatti che sono successi nelle ore scorse.
Ecco, Presidente, gli omicidi che sono avvenuti, di nuovo con stampo camorristico, sono avvenuti in comuni che sono limitrofi a Caivano; Caivano, che è diventato il palcoscenico di questo Governo. E adesso la camorra alza la testa e il Governo è assente .
Allora mi consenta, tramite la sua persona, di lanciare un messaggio al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Ecco, adesso ha l'opportunità, ha l'occasione di testare quel fantomatico “modello Caivano” - quello che loro vedono e il popolo no -, e lo possiamo testare, per esempio, su Afragola, dove il Sottosegretario Castiello è anche vicesindaco.
Allora, possiamo esportare quel modello, se un modello esiste, e dare la prova concreta di un modello che loro paventano, e che potremo finalmente vedere all'azione per esempio sul comune di Afragola, dove ci sono stati atti camorristici. L'omicidio è solo uno degli ultimi, e forse il più grave. Ricordiamo che a Caivano non sono avvenuti omicidi, ma comunque cose assolutamente gravissime, da condannare, ma ad Afragola adesso tornano i morti per camorra, ad Afragola e Cardito.
Quindi, vogliamo che il Presidente del Consiglio, insieme al Sottosegretario, visto che è anche vicesindaco, prendano immediatamente posizione su questa vicenda e adottino gli opportuni provvedimenti. Ma soprattutto, vediamo se esiste veramente un modello Caivano e se sia veramente esportabile, come dicono. Personalmente, noi crediamo che il modello Caivano non esiste assolutamente.
E quando parliamo di Parco Verde - poi, andremo a vedere anche cosa c'è da riqualificare in strutture fatiscenti ma, soprattutto, prefabbricate e vedremo cosa farà - ci sono palazzine analoghe…
PASQUALINO PENZA(M5S). Mi consenta, Presidente, hanno parlato per molto più tempo i colleghi che hanno fatto la commemorazione come fine Aula, quindi lei non mi può togliere la parola, Presidente, sto ancora nei tempi, così come è stato con i colleghi…
PRESIDENTE. Guardi, io l'ho fatta parlare, anche se lei impropriamente ha trattato altro argomento, quindi la invito a concludere perché sta fuori di due minuti e trenta…
PASQUALINO PENZA(M5S). Assolutamente, io sto parlando di omicidi di camorra. Non è fuori argomento, Presidente.
PRESIDENTE. … dal tempo a lei assegnato, sta fuori di due minuti e trenta; quindi, sono io che dico a lei: non mi costringa a toglierle la parola; non è il contrario.
PASQUALINO PENZA(M5S). Assolutamente, Presidente, aveva altre occasioni e non l'ha fatto.
PRESIDENTE. Prego, concluda.
PASQUALINO PENZA(M5S). Assolutamente, Presidente. Sono perfettamente in tema e, quindi, ho la piena possibilità di dire quel che penso in quest'Aula. Lei me lo vuole impedire, ma io non glielo consento, Presidente. Se lei vuole togliermi la parola è una sua scelta. Le ricordo che non l'ha tolta a chi prima di me ha fatto una commemorazione fuori luogo. Qui stiamo parlando di omicidi di camorra! Omicidi di camorra!
PRESIDENTE. Lei deve svolgere il suo intervento di fine seduta…
PASQUALINO PENZA(M5S). …e lo sto facendo…
PRESIDENTE. …e, quindi, deve stare all'argomento che ha chiesto di poter trattare…
PASQUALINO PENZA(M5S). Lei non mi deve interrompere, Presidente. Non glielo consento, Presidente.
PRESIDENTE. …e deve chiudere, perché sta tre minuti fuori dal tempo che le è stato assegnato.
PASQUALINO PENZA(M5S). I colleghi hanno fatto interventi di cinque minuti, Presidente.
PRESIDENTE. Bene, le tolgo la parola. Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Emilio Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. Questo intervento non è solo da parte mia, ma anche della collega Prestipino e del collega Caramiello che, con me, hanno condiviso da sempre le battaglie in difesa degli animali. Cosa è successo? Recentemente, in più puntate, la trasmissione si è occupata di una nostra collega in Parlamento. Non entriamo nel merito di quello che è stato detto dalla trasmissione perché non è compito nostro, però è successo qualcosa che ci è sembrato estremamente grave e anomalo: un attivista animalista, Enrico Rizzi, che ha condiviso i contenuti della trasmissione con sovrascritto “vergogna e assenteista”, riferiti alla collega parlamentare, ha ricevuto una denuncia. Fino a qua ci può anche stare, ma leggiamo che ha addirittura avuto una perquisizione a casa e il sequestro del cellulare per aver condiviso sui questi contenuti.
Ebbene, Presidente, ogni giorno sui , su non ne parliamo, arrivano minacce di morte, arrivano le peggiori cose e non c'è nessun intervento. Oggi, per una legittima critica fatta su un , condividendo una trasmissione sulla rete nazionale pubblica - Rai 3 - un animalista viene trattato come il peggiore dei delinquenti con un'azione che è abnorme rispetto anche all'ipotesi di diffamazione che è prevista.
Noi siamo molto preoccupati perché se è giusto che un parlamentare o qualsiasi cittadino si possa difendere in tutte le forme necessarie se si ritiene lesa la propria dignità e la propria persona, è altrettanto chiaro che non si può trasformare un intervento giudiziario in una sorta di azione repressiva che non ha nulla a che vedere con la giustizia. Quindi, esprimiamo pubblicamente solidarietà a e a Enrico Rizzi .
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
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