PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
BENEDETTO DELLA VEDOVA, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 90, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta in corso .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Galeazzo Bignami. Ne ha facoltà.
GALEAZZO BIGNAMI(FDI). Grazie, Presidente. La richiesta è sull'ordine dei lavori per richiedere un'informativa da parte del Ministro degli Affari esteri Tajani, o chi del Governo si riterrà più consono, rispetto a una notizia che noi - credo almeno tutta la maggioranza, sicuramente Fratelli d'Italia - attendevamo e che è pervenuta stanotte, con cui si annuncia, per le ore 11 di oggi, e confidiamo che si sostanzi, il raggiungimento di un accordo sulla vicenda tragica del conflitto tra Israele e Hamas.
È una notizia che credo tutti coloro armati di buona volontà e di volontà di pace attendevano e che segna il primo importante passo per l'applicazione di quel piano di pace Trump che, confidiamo, apra definitivamente la strada non solo ad un cessate il fuoco, ma anche ad una stabilizzazione di quel contesto. È una notizia che aspettavamo e giunge all'indomani del ricorrere dell'anniversario dei due anni da quella tragica strage di civili che segnò l'apertura di una reazione che coinvolse, in maniera altrettanto tragica, la popolazione civile di Gaza e che si confida possa, appunto, oggi conoscere il primo passo.
Però, nelle giuste e severe critiche che devono sempre accompagnare chiunque fa politica e chi si impegna nella gestione della cosa pubblica, credo anche che questa maggioranza e il Governo - che vedo oggi ampiamente e autorevolmente rappresentato - possano rivendicare il merito, in questi anni, di aver tenuto la barra dritta e i nervi saldi , con concretezza, senza cedere a facili demagogie e contribuendo quotidianamente - e anche questo è il motivo per il quale crediamo che sia importante che il Ministro Tajani riferisca - con aiuti nei confronti della popolazione civile di Gaza. Li voglio rapidamente ricordare, fin dalla prima applicazione della nave ospedale in quello scenario, con cui venne data assistenza ai civili gazawi per ribadire l'invio di oltre 2.000 tonnellate di generi alimentari e 200 generi trasportati mediante i nostri aerei dell'Aeronautica militare.
Così come anche alle nostre Forze armate dobbiamo rivolgere un ringraziamento e un applauso per quello che hanno fatto, spendendosi e garantendo - nel mantenimento di quelle relazioni diplomatiche che altri, mi dispiace dirlo, volevano risolvere - il sostegno alla popolazione.
Credo che noi dobbiamo un ringraziamento al Presidente Trump per quello che ha fatto e all'amministrazione statunitense.
Un ringraziamento che crediamo di dover estendere anche ai mediatori di Egitto, Qatar e Turchia , che hanno saputo svolgere un ruolo di ricostruzione di una pace che confidiamo normalizzi definitivamente quello scenario e che noi, nel nostro piccolo, ma credo in maniera istituzionale importante, abbiamo saputo dare come Parlamento italiano a maggioranza - dispiace - e non all'unanimità. Questa è, forse, l'unica cosa che mi permetto di evidenziare, ovviamente con tutta la modestia che deve accompagnare quel voto - su cui, chiaramente, abbiamo preso una posizione come Parlamento italiano, in rappresentanza del popolo italiano - in sostegno all'amministrazione Trump. Non voglio, evidentemente, indugiare in polemiche che non ispirano, come credo sia stato chiaro, questo intervento. Dispiace che non ci sia stata l'unanimità, ma siamo comunque orgogliosi che, su quel piano Trump, una settimana fa il Parlamento italiano si sia espresso a larghissima maggioranza a favore, anche con il coinvolgimento di forze delle opposizioni, a cui va la nostra gratitudine e il nostro riconoscimento, e che, vogliamo pensare, ha costituito un piccolo tassello per la costruzione di quel percorso che, anche grazie al Governo Meloni, si sta sostanziando in queste ore.
Grazie. Credo sia importante riconoscere questo passaggio fondamentale
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente. Se ho capito bene, da parte dell'onorevole Bignami, c'è una richiesta al Governo di riferire rispetto all'evoluzione in corso, in queste ore. Io voglio condividere l'ottimismo del collega Bignami. Sappiamo perfettamente che, forse, siamo a una svolta importantissima e decisiva, usiamo ancora il condizionale, perché tutto potrebbe ancora accadere. Io sono d'accordissimo. Avevo obiettato al Ministro Tajani, la settimana scorsa, che forse troppo poco della sua relazione era stato dedicato a questo piano, che conserva un difetto, che è quello di arrivare troppo tardi… troppo… di arrivare tardi; per quel che mi riguarda, il momento giusto sarebbe stato dopo la prima tregua di gennaio-febbraio e prima dell'operazione “Carri di Gedeone”, che ha inutilmente causato ulteriori disastri e uccisioni di civili nella Striscia di Gaza. È naturalmente un momento prezioso questo. Se effettivamente, nelle prossime giornate, si arriverà alla liberazione degli ostaggi e - come sembra confermato, signor Presidente - al ritiro delle Forze israeliane dall'occupazione di Gaza è un momento importante, che noi abbiamo sempre chiesto e sostenuto da tempo, ossia l'accordo per una tregua. Trump ha deciso di imporre questa cosa a Netanyahu, anche perché ha capito che perfino gli umori negli Stati Uniti cambiavano in modo molto netto tra tutte le parti della popolazione, compresa la popolazione statunitense di religione ebraica, storicamente, naturalmente, vicino a Israele. È quello che chiedevano da tempo le opposizioni israeliane, ossia che Netanyahu scegliesse la via del negoziato, della non occupazione di Gaza, dell'arrivo a un negoziato che portasse al rilascio degli ostaggi. Fino ad oggi, quel percorso di pace e di negoziato è stato negato, innanzitutto, dalle forze della destra messianica presenti nel Governo Netanyahu, di cui Netanyahu non ha mai voluto fare a meno nel suo Esecutivo, compiendo un gravissimo errore che pesa su Israele, oltre che naturalmente sulla Palestina e sui civili palestinesi.
Ci auguriamo tutti che sia così e se il Governo vorrà venire il prima possibile a riferire rispetto all'Italia soprattutto - insisto - in sede europea. L'Europa non è riuscita a prendere una posizione su Gaza per il diritto di veto e le posizioni diverse. È stato imbarazzante il silenzio dell'Europa, dovuto ai meccanismi istituzionali, sia chiaro. Oggi, c'è la possibilità di recuperare, accelerando, con l'unità europea, un ruolo al confine mediterraneo dell'Europa stessa.
Quindi, ben venga - e appoggio - la richiesta del collega Bignami a che il Governo venga il prima possibile a relazionare su quanto - speriamo, finalmente, dopo due anni di tragedie - di positivo sta accadendo nella guerra tra Israele e Hamas e di tragico è accaduto fino ad oggi a Gaza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, quindi sempre nella fase dell'ordine dei lavori, l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Sicuramente, anche noi ci uniamo alla richiesta al Governo di riferire sull'evoluzione delle notizie che accogliamo con favore in queste ore, che ci auguriamo portino a un avanzamento di quello spiraglio di pace che si è aperto in Medio Oriente.
Devo dire che ci fa anche piacere sentire, per la prima volta in quest'Aula, le parole del capogruppo del principale partito di maggioranza, dopo il massacro di due anni, che si è svolto in quelle terre, a Gaza. Abbiamo chiesto ripetutamente al Governo italiano di venire qui e confrontarsi con il Parlamento, alla Presidente del Consiglio, che probabilmente sceglie altri momenti per essere presente in quest'Aula. Ma quello che rimane è la fiducia che questo primo passo, seppure importante per ridare speranza e fiducia a un popolo martoriato, alla richiesta di pace e di cessate il fuoco, che è venuta anche da una parte importante della società civile di Israele, possa vedere lo sforzo di tutte le istituzioni, dei Paesi e delle diplomazie, perché questo primo passo di pace possa essere accompagnato da un lavoro paziente, importante, che faccia propria quella voce che si è alzata in queste settimane. Non tutti sono stati silenti, si è cercato anche di strumentalizzare. Invece, quella spinta alla pace ha finalmente prodotto uno sbocco, che ci auguriamo possa portare fino in fondo a una soluzione positiva, sapendo che da qui passa un immediato cessate il fuoco, la liberazione degli ostaggi, l'ingresso continuo e sistematico di aiuti umanitari a una popolazione stremata, il riconoscimento dello Stato di Palestina e la fine delle violenze perpetrate dal Governo di Netanyahu, non solo a Gaza, ma anche in Cisgiordania.
Certo, rimane anche il rammarico per il fatto e il pensiero di essere arrivati tardi, troppo tardi, a questa iniziativa: 64.000 minori uccisi o mutilati nella Striscia di Gaza, lo ha detto ieri l'UNICEF; migliaia e migliaia di persone che hanno perso la vita; odio seminato in due anni di un'aggressione che ha portato soltanto a rendere più difficile la costruzione di un processo di pace. Noi però ci appelliamo e ci attacchiamo a questa speranza che oggi si apre. Ci auguriamo che il Governo italiano voglia venire qui a confrontarsi con il Parlamento, da cui una settimana fa è arrivata, anche da parte delle opposizioni, una posizione di responsabilità, e ci auguriamo che questo non sia il tentativo di appropriarsi di un risultato, oppure di strumentalizzare un passaggio importante, storico, a cui noi guardiamo con grande fiducia, nel rispetto però anche del lavoro che è stato compiuto, delle voci che, in questi 2 anni, si sono alzate, non in maniera eguale, in tutte le parti di questo Parlamento e di questo Paese.
Credo che vada ricordato e speriamo che ci sia un avanzamento nelle prossime ore, ma che ci sia anche uno scatto di iniziativa e di responsabilità politica da parte del Governo italiano, che, per troppo tempo, è stato silente, e da parte dell'Europa, che deve mettere in campo tutto il suo peso politico per accompagnare e gestire tutte le fasi di questo complesso e articolato processo di pace
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Nevi. Ne ha facoltà.
RAFFAELE NEVI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Certamente anche Forza Italia si associa alla richiesta del collega Bignami, perché riteniamo importante quello che è successo nella notte: finalmente, c'è una buona notizia che arriva da quelle martoriate zone. Dobbiamo essere necessariamente molto, molto prudenti, ma dobbiamo anche fare in modo che il Parlamento continui ad essere protagonista al momento opportuno. L'altro giorno siamo stati sul pezzo, come si dice: abbiamo votato una risoluzione, purtroppo non all'unanimità, di appoggio all'opzione del piano predisposto dal Presidente Trump. Avevamo sempre detto che quella via era l'unica via per arrivare a un cessate il fuoco. Abbiamo da sempre sostenuto, con il nostro Ministro degli Affari esteri e con la Presidente Meloni, la necessità di un coinvolgimento pieno dei Paesi arabi moderati, degli Stati Uniti e dell'Europa per arrivare a trovare una soluzione. In questo momento, c'è più di uno spiraglio, e, quindi, dobbiamo necessariamente essere molto prudenti.
Noi pensiamo sia opportuno che con il Governo si possa finalmente, in questa Aula, fare una discussione, forse anche un pochino meno tesa rispetto ad altre volte, per guardare al futuro con maggiore ottimismo, per fare in modo che l'Italia continui ad essere protagonista per quanto riguarda gli aiuti a quella martoriata popolazione, nella prospettiva - che noi abbiamo da sempre coltivato e che continuiamo a coltivare - di arrivare a “due popoli e due Stati”.
Sappiamo benissimo che il percorso è ancora molto lungo, ma penso che oggi tutti quelli che vogliono vedere con occhi lontani dalla contrapposizione politica possano capire bene che l'Italia è stata dentro un processo diplomatico molto importante e vorremmo, come Forza Italia, che continuassimo ad essere dentro questo processo diplomatico anche per il futuro. Certamente, Presidente, anche noi ci associamo alla richiesta che il Governo - il Ministro Tajani - possa venire in Parlamento e discutere serenamente con tutte le forze politiche sul futuro di Gaza e del Medio Oriente per rafforzare una prospettiva di pace in quella zona .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori e sullo stesso argomento, l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ci associamo a questa richiesta di informativa fatta dal collega Bignami e lo facciamo con tutta la prudenza di un accordo che ancora non è stato firmato e con la scaramanzia della speranza che tutto vada bene. Lo facciamo anche rivendicando, come opposizione responsabile, di aver cercato l'unità in un documento che chiedeva un sostegno al Governo verso questo piano di pace che l'amministrazione americana ha proposto e rivendichiamo una responsabilità che è quella di aver cercato questa unità, un'unità che oggi si vede nei risultati: finalmente questo piano porterà a fermare quelle immagini atroci che abbiamo visto a Gaza. È un piano che sicuramente avrà tante cose che da qui in avanti andranno viste, tanti punti deboli, ma che porta alla fine quantomeno momentanea di quelle immagini che non avremmo mai voluto vedere.
Chiediamo, quindi, al Governo di venire a riferire, anche perché da oggi in poi ci sarà un coinvolgimento internazionale per il mantenimento di questa tregua e per un percorso che porti, nei prossimi mesi e nei prossimi anni, a “due popoli e due Stati” .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI(M5S). Grazie, Presidente. Anche noi ci associamo alla richiesta che venga la Presidente Meloni con delle comunicazioni su Gaza, anche perché sarebbe la prima volta, in due anni e dopo 70.000 morti, che la Presidente del Consiglio viene in Parlamento e si confronta su delle comunicazioni. Quindi, direi che, sì, è veramente il caso che venga.
È evidente che leggere che finalmente non ci sono più bombe e non ci sono più morti - anche ieri ce ne sono stati 63 nel dimenticatoio - chiaramente è una notizia che ci fa respirare, che ci fa respirare e che fa respirare tutti quanti.
Per la dignità dell'Italia, dico: attenzione alle dichiarazioni, però, di maggioranza, perché fate sfigurare l'Italia se vi attribuite un merito in questo processo di pace. Fate davvero sfigurare l'Italia. Sembrate il Ministro degli Esteri Tajani che, due giorni prima che Iran e Israele si attaccassero, ha detto: no, non succederà niente, state tranquilli e dopo due giorni si sono attaccati. Poi la Meloni che, di fronte alla , dice che la è un'operazione per far male al Governo italiano, come se a persone che vengono dalla Colombia, dalle Filippine o dalla Nuova Zelanda interessasse qualcosa del Governo italiano. Basta, fermatevi, perché il contributo che avete dato a questo piano di pace è nullo. Purtroppo, il contributo che avete dato al genocidio è tanto, continuando a fare affari con Israele e continuando ad essere complici e silenti rispetto ad Israele .
Fermatevi, quindi, per il buon nome dell'Italia e, sì, che la Meloni venga in Aula dopo due anni è davvero cosa buona e giusta .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine lavori sullo stesso argomento, l'onorevole Formentini. Ne ha facoltà.
PAOLO FORMENTINI(LEGA). Grazie, Presidente. A nome di tutta la Lega voglio ringraziare di cuore, ancora una volta, il Presidente Trump nel quale noi abbiamo sempre creduto e che, invece, in quest'Aula è stato vilipeso, schernito. È solo grazie a lui che adesso si torna a parlare di pace.
È stato raggiunto un primo accordo. Sì, è una prima fase, ma noi, a differenza di altri che sono cauti, vogliamo credere in questa pace, perché sappiamo che non è qualcosa di estemporaneo, ma è frutto di una visione del Presidente Trump, degli Stati Uniti, una visione che Hamas ha voluto interrompere il 7 ottobre del 2023, fermando gli Accordi di Abramo e fermando quel grande corridoio commerciale dall'India al Golfo, con Israele, la Giordania e il porto di Trieste. Quel grande corridoio è il futuro di stabilità, pace e prosperità per il Medio Oriente. In questo noi crediamo, perché davvero vogliamo la pace per tutti quei popoli. Sono state immani le sofferenze, ma oggi, grazie a Trump, possiamo tornare a sperare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori sullo stesso argomento, l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA(AVS). Grazie, Presidente. Anche il nostro gruppo si unisce alla richiesta di comunicazione da parte del Governo. Dobbiamo ricordare che è da due anni che chiediamo, imploriamo, urliamo, perché il Governo assuma una posizione netta e che rispetti quella Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio sottoscritta - e che ci responsabilizza - nel 1948. Credo, quindi, che questa comunicazione debba dare conto dell'assenza dell'iniziativa politica nostra, di cui purtroppo - e dico “purtroppo” - ci vergogniamo. Dico purtroppo, Presidente, perché il Governo non rappresenta solo una parte, rappresenta lo Stato. Lo dite sempre voi: la Nazione e la Nazione si è rispecchiata di più in una iniziativa come quella della che è arrivata fino al margine del luogo del crimine dell'umanità più grave degli ultimi decenni, e ha rappresentato e si è connessa con l'opinione pubblica e con la maggior parte del popolo italiano.
Ebbene, credo che il processo di pace sarà lungo e tortuoso. Non è detto che vada a buon fine e, a questo punto, solo con l'impegno dell'Europa, con il possibile coinvolgimento di tutti gli Stati e di tutti i Parlamenti, potremmo forse - forse - venirne fuori. È l'ora - lo dico senza retorica - di voltare pagina, perché finora di errori drammatici e tragici ne sono stati fatti fin troppi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori sullo stesso argomento, l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Presidente, la ringrazio e ringrazio anche i colleghi che hanno deciso di intervenire per celebrare una giornata che reputerei storica, anche se siamo soltanto all'avvio del processo di pace. Naturalmente, quindi, bisognerà avere un ruolo attivo costantemente.
Mi sarei risparmiato, sinceramente, il tentativo di paternità di un processo che credo sia stato messo in campo grazie a un complesso di attori che, per fortuna, in questo tempo si sono impegnati affinché non si desse per scontato che Israele mettesse in discussione quello che è sempre stato il nostro obiettivo - Israele nella seconda parte, Hamas nella prima parte - e cioè due popoli in due Stati. Io credo che, da questo punto di vista, le forze politiche dovrebbero dimostrare maturità anziché intestarsi partite che credo dovrebbero vedere il Paese unito nel sostenere tutti quelli che hanno deciso di chiedere la pace andando in piazza pacificamente, i Paesi che hanno deciso, in un momento anche abbastanza problematico, di riconoscere lo Stato palestinese, i Paesi arabi moderati che hanno deciso di sostenere il processo di pace e, non da ultimo, l'Amministrazione Trump che, su questa partita, alla fine ha deciso di non assecondare Netanyahu.
Qui dentro ci sta tanta roba, Presidente, e non è catalogabile politicamente e credo non sia opportuno che le forze politiche decidano di mettere un'etichetta a questo processo che ha comportato di fatto un isolamento di Netanyahu e l'ha sostanzialmente obbligato ad accettare un processo, così come ha isolato Hamas e l'ha obbligata ad accettare un processo di pace. Questo credo sia un bene e speriamo che la stessa azione si possa svolgere per altri territori di guerra, a cominciare dall'Ucraina, ma anche per tutti quegli altri, molto meno citati, in cui si compiono crimini tutti i santi giorni, senza che abbiano una rilevanza mediatica, e penso che l'Europa possa avere un ruolo decisivo e noi, in questo processo, dobbiamo essere protagonisti .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione a procedere in giudizio ai sensi dell'articolo 96 della Costituzione nei confronti del deputato Carlo Nordio nella sua qualità di Ministro della Giustizia, di Matteo Piantedosi nella sua qualità di Ministro dell'Interno e di Alfredo Mantovano, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri (Doc. IV-n. 1-A).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il dibattito è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea .
La Giunta propone che l'autorizzazione a procedere in giudizio ai sensi dell'articolo 96 della Costituzione sia negata, reputando che gli inquisiti abbiano agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante e per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di governo.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, deputato Pietro Pittalis. Prego, onorevole Pittalis.
PIETRO PITTALIS, . Grazie, Presidente. Il tempo a mia disposizione è ovviamente troppo esiguo per illustrare compiutamente una vicenda così complessa qual è quella che ha impegnato intensamente la Giunta per le autorizzazioni negli ultimi due mesi. Perciò per comprendere a fondo i motivi in virtù dei quali la Giunta medesima propone all'Assemblea di negare l'autorizzazione a procedere nei confronti dei Ministri della Giustizia e dell'Interno e del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, invito i colleghi a leggere l'approfondita relazione di maggioranza che è stata depositata alla Presidenza il 7 ottobre scorso, anche perché la vicenda al nostro esame, concernente l'espulsione del generale Osama Almasri è ben nota, ragion per cui in questa sede mi limiterò solo a evidenziarne alcuni aspetti essenziali, non senza in premessa ricordare che la Camera è chiamata a valutare solo e soltanto se le condotte dei Ministri siano state poste in essere al fine di tutelare interessi dello Stato costituzionalmente rilevanti e/o di perseguire preminenti interessi pubblici. Si tratta delle condotte scriminanti parlamentari previste dall'articolo 9, comma 3, della legge costituzionale n. 1 del 1989, la cui funzione principale è quella di garantire la salvaguardia dell'azione di Governo, evitando che atti politicamente necessari, ma giuridicamente problematici, siano automaticamente ricondotti alla responsabilità penale, laddove possano essere giustificati da finalità pubbliche di grande rilevanza. La Camera non può entrare nel merito delle valutazioni giuridiche compiute dal Tribunale dei ministri e così è stato durante il lavoro istruttorio svolto in Giunta.
Però, mi sia consentito solo di accennare, in questa sede, come i vizi procedurali e le contraddizioni nelle argomentazioni giuridiche contenute nella relazione del Tribunale dei ministri siano state tali e tante da aver indotto taluni membri della Giunta a ipotizzare addirittura l'inammissibilità della domanda di autorizzazione a procedere. D'altra parte, che si sia in presenza di una evidente forzatura giuridica è dimostrato dal fatto che lo stesso procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma, nel parere reso ai sensi dell'articolo 8 della legge n. 1 del 1989, aveva sostenuto, ad esempio, che il Ministro Piantedosi avesse correttamente esercitato i propri poteri nel disporre l'espulsione di Almasri per i motivi di sicurezza pubblica a seguito della sua scarcerazione da parte dell'autorità giudiziaria e sottolineato come l'utilizzo del volo di Stato, disposto dal Sottosegretario Mantovano, costituisse il necessario e appropriato completamento delle misure di sicurezza rese indispensabili dalla scarcerazione stessa.
La Giunta non ha, tuttavia, giudicato opportuno coltivare l'ipotesi di inammissibilità della richiesta del Tribunale, in quanto ha ritenuto assolutamente palese che ricorrano nella fattispecie le predette esimenti parlamentari, che quindi i Ministri e il Sottosegretario abbiano agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante e per perseguire un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di governo.
Per valutare la sussistenza di tali interessi pubblici superiori occorre tenere concretamente presente quale fosse lo scenario operativo in cui i Ministri si sono trovati a operare tra il 19 e il 21 gennaio 2025, dal momento dell'arresto di Almasri a quello del suo rimpatrio in Libia. Alla luce della relazione del Tribunale dei ministri e della documentazione allegata, emerge che l'AISE aveva accertato come il trattenimento in Italia di Almasri potesse generare gravissime criticità per la sicurezza e per gli interessi diplomatici e commerciali italiani in Libia. Le riunioni convocate d'urgenza tra il 19 e il 21 gennaio evidenziavano un rischio di ritorsioni concreto, immediato e altamente plausibile, con specifica esposizione a pericolo del personale della rappresentanza italiana a Tripoli, dei civili presenti nella capitale e dei cittadini italiani in transito presso l'aeroporto di Mitiga. In tale contesto le minacce di atti ostili in caso di mancato rimpatrio di Almasri non apparivano ipotetiche o vaghe, ma concrete, pur se non interamente prevedibili nella loro modalità. Si tratta - si badi bene - di timori che erano pienamente condivisi da tutti i massimi vertici istituzionali preposti alla tutela della sicurezza nazionale e internazionale dell'Italia, vale a dire dai direttori dell'AISE, dell'AISI, del DIS, dal capo della Polizia e dal Ministro dell'Interno, cui occorre tributare la massima fiducia e rispetto quando essi gestiscono situazioni così delicate che possono avere un impatto reale e concreto sulla vita e sulla incolumità delle persone. Permettetemi, quindi, di esprimere la mia sorpresa quando sento il relatore di minoranza e lo stesso Tribunale dei ministri affermare, a mio avviso con una certa superficialità, che i rischi per i nostri connazionali in Libia, paventati dai massimi esperti in materia di sicurezza, fossero generici, indeterminati, ingiustificati e inesistenti. E, allora, sulla base di quali competenze, conoscenze ed esperienza si possono formulare tali affermazioni? In forza di quali altre contro-informazioni si può sostenere che non c'era motivo di preoccuparsi?
Dunque, in una situazione così complessa in Libia come quella descritta dei servizi, che cosa avrebbe potuto e dovuto fare di diverso il Governo, se non intervenire in via precauzionale per tutelare la vita e l'incolumità dei numerosi italiani residenti in Libia? Non è forse questo il primo dovere di uno Stato, sancito anche dall'ordinamento costituzionale, cioè proteggere la vita e l'incolumità dei propri cittadini ovunque si trovino ? Si può discutere di tutto, ma non del fine legittimo perseguito, che coincide con la stessa ragion d'essere, l'di uno Stato: garantire sicurezza, assicurare protezione effettiva ai connazionali e ridurre l'esposizione a pericoli prevedibili. Un Governo che si rispetti doveva forse attendere che un proprio concittadino venisse effettivamente rapito o minacciato per intervenire o che, addirittura, ci scappasse il morto?
Pertanto, alla luce di tutte le argomentazioni esposte nella relazione presentata, siamo fermamente convinti che quello in esame costituisca il vero e proprio caso di scuola di come un Ministro - nella specie, due Ministri e un Sottosegretario - abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante e per perseguire un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di governo.
Inoltre, mi sia consentito svolgere alcune riflessioni su due questioni emerse durante il dibattito in Giunta: quella secondo cui, nell'informativa tenutasi alla Camera il 5 febbraio 2025, i Ministri Nordio e Piantedosi avrebbero mentito al Parlamento e quella secondo cui il Governo avrebbe ceduto ai condizionamenti, se non addirittura al ricatto, di un Governo straniero. Sotto il primo profilo, osservo che il Governo è tenuto a comunicare ciò che può essere divulgato senza compromettere interessi pubblici primari.
In tale prospettiva, l'esposizione in Aula delle sole motivazioni giuridiche non configura menzogna, ma rappresenta un atto di prudenza, imposto dalla necessità di preservare informazioni di non divulgabili in seduta pubblica. Quanto invece al presunto ricatto esterno, la decisione di rimpatriare Almasri non rappresenta una resa a poteri stranieri, bensì una misura precauzionale per preservare vite umane e interessi nazionali in un contesto eccezionale. Agire con cautela in presenza di rischi concreti non costituisce cedimento, ma applicazione del principio di proporzionalità e ragionevolezza di cui all'articolo 3 della Costituzione.
La non ricattabilità di uno Stato non si misura sulla temerarietà, ma sulla capacità di salvaguardare contemporaneamente la sicurezza e la sovranità. Questa è propriamente la cifra della sovranità costituzionale: fermezza nei fini e responsabilità nei mezzi. Un'ultima riflessione, Presidente: a seguito delle interlocuzioni intrattenute dalla Giunta con la procura di Roma e con il Tribunale dei ministri è emersa una possibile connessione teleologica tra le contestazioni mosse ai Ministri e al Sottosegretario e l'ipotesi di reato di false informazioni al pubblico ministero ravvisata nei confronti del Capo di Gabinetto del Ministro della Giustizia Giusi Bartolozzi, che potrebbe rivestire, nell'ambito della vicenda in esame, la posizione di coindagato laico, con conseguente attrazione alla disciplina di cui all'articolo 96 della Costituzione, e dunque la necessità di richiedere, anche per il predetto Capo di Gabinetto, l'autorizzazione a procedere della Camera.
Per concludere, Presidente e colleghi, in modo sereno, ma convinto, la maggioranza della Giunta propone all'Assemblea di negare l'autorizzazione a procedere chiesta dal Tribunale dei ministri di Roma. La Camera è chiamata oggi a difendere il corretto equilibrio tra responsabilità penale individuale e tutela dell'azione di Governo quando questa è rivolta alla protezione della vita dei nostri concittadini e degli interessi vitali della Repubblica. È questo oggi il compito che la Costituzione affida a noi e a questo compito intendo adempiere responsabilmente fino in fondo .
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, deputato Federico Gianassi.
FEDERICO GIANASSI, . Grazie Presidente. La vicenda del caso Almasri ha gettato discredito sulle nostre istituzioni repubblicane e ha umiliato il Governo italiano, che è apparso debole nella gestione di situazioni complesse nello scenario internazionale. È bastata la presenza di un “tagliagole” libico sul territorio nazionale per demolire la narrazione autocelebrativa di un Governo che si dichiara forte e con la schiena dritta in ogni scenario globale.
Questo lo avevamo già detto quando i fatti non erano chiari e obiettivi; oggi, a distanza di 9 mesi da allora, i fatti sono diventati chiari e obiettivi, non per una scelta del Governo, che ha deciso di renderli noti, ma perché c'è stata un'indagine del Tribunale dei ministri, che ha consentito di conoscere fatti che i Ministri non vollero dire in questa sede solenne, a febbraio, quando si presentarono e furono omissivi. Quei fatti rafforzano il nostro convincimento.
Allora, il Governo è stato gravemente omissivo perché le dichiarazioni che oggi ha reso in quest'Aula il relatore di maggioranza dicono che il Governo è intervenuto per determinare la liberazione di Almasri e la sua riconduzione immediata in Libia perché temeva una reazione da parte della milizia islamista radicale Rada, di cui Almasri è uno dei capi. Dunque, il Governo ha subìto la pressione e la minaccia di un gruppo armato libico.
Questa era la verità e questo è stato nascosto al Parlamento per mesi, e solo oggi è noto perché c'è stata un'indagine del Tribunale dei ministri . Il Ministro Piantedosi ci disse che l'espulsione di Almasri dal territorio nazionale era dovuta a pericolosità per la presenza in Italia di Almasri; non era pericoloso in Italia Almasri, ma era pericoloso in Libia, ed era pericoloso in Libia per gli interessi italiani, se lo avessimo consegnato alla Corte penale internazionale .
Questo era il motivo dell'espulsione, consentirgli di tornare in Libia. Il Ministro Nordio in quest'Aula disse che le valutazioni erano squisitamente tecnico-giuridiche, che non ci fu il tempo di analizzare bene il mandato di arresto e che lo riteneva viziato. Non ci disse che il 19 e il 20 gennaio il Ministero della Giustizia, con i suoi massimi rappresentanti, si era riunito con gli altri membri del Governo per stabilire insieme agli altri la strategia sul caso. E quella strategia imponeva al Ministero della Giustizia di essere omissivo per 48 ore, per determinare la liberazione di Almasri per scadenza dei termini di arresto da parte della corte di appello.
Questo fu deciso e, contestualmente, il Ministero dell'Interno avrebbe lavorato per espellerlo immediatamente e il Sottosegretario avrebbe lavorato per mettere a disposizione il volo di Stato. Perché non bastava la liberazione di Almasri; doveva fuggire dall'Italia perché, se, liberato, fosse rimasto sul territorio nazionale, il Governo avrebbe dovuto arrestarlo nuovamente e consegnarlo, nel rispetto degli obblighi di cooperazione, alla Corte penale internazionale (.
Questi fatti oggi sono chiari, non li ha smentiti nessuno, lo riconosce anche la maggioranza, ma non furono detti in quest'Aula, non per proteggere notizie riservate, era una questione politica, ma per proteggere un Governo che si dichiarava forte e invece era debole anche di fronte a una banda di tagliagole che, arrivati nel territorio nazionale e arrestati prontamente dalla DIGOS, il Governo non poteva trattenere in arresto e consegnare alla Corte, questi sono i fatti.
Allora, veniamo al tema della sicurezza, che avete nascosto per 9 mesi e che oggi diventa il tema. Anche su questo io credo che sia sbagliato, profondamente sbagliato, tentare di scaricare sugli apparati della sicurezza del nostro Paese, che lavorano con maestria e professionalità in scenari complessi, decisioni che sono state esclusivamente politiche. I nostri apparati hanno messo a disposizione informazioni circostanziate per una valutazione politica che fu del Governo. Il Governo decise di procedere in questo modo, il Governo decise di non valutare alternative che consentissero di tutelare la sicurezza degli interessi italiani in Libia e, al contempo, gli obblighi in relazione ai quali il Governo è tenuto al rispetto, come quello della giustizia penale internazionale e anche il principio di buonsenso, senza il quale non esiste uno Stato di diritto.
Un criminale così incallito deve stare in carcere e non libero, nel territorio dove commette quei reati, di commetterli nuovamente, questo era il tema. Sul tema della sicurezza, il Governo non ci ha spiegato - lo dico per suo tramite, Presidente, anche al collega Pittalis - quali fossero i rischi immediati e concreti, e perché non ha valutato strategie alternative, questo non ce lo ha spiegato. Anche il riferimento ad altri casi che è avvenuto in Giunta è improprio: Cecilia Sala era già agli arresti, e dunque di fronte a un pericolo imminente. Questo non è avvenuto perché il tema della sicurezza è un tema che invece è oggetto di analisi in quest'Aula, non il tema delle responsabilità penali; noi non entriamo nel merito di questo, non ci siamo permessi di accusare i Ministri di avere commesso reati, non è una competenza nostra.
Non ho concluso chiedendo l'autorizzazione a procedere perché ritengo che i Ministri debbano essere condannati in sede penale, ma perché ritengo che non debbano avvalersi dell'immunità di fronte a un caso così grave . Vadano davanti ai giudici a spiegare le ragioni: se le ragioni sono tecniche, come ha detto il Ministro Nordio, le spieghi! Se ritengono di avere rispettato gli obblighi internazionali, lo spieghino davanti al giudice.
Il Ministro Nordio dirà che non è rinunciabile l'immunità. No, certo, però con la memoria a sua firma, depositata in Giunta, lei chiede alla Camera di esprimersi contro l'autorizzazione a procedere; non si è limitato a dire che decide la Camera, signor Ministro. Allora, il tema della sicurezza non è stato declinato in modo efficace e preciso. Lo stesso Ministro Piantedosi parla di un giudizio prognostico, cioè rimesso a valutazioni ipotetiche, probabili e possibili sul futuro, non a un rischio immediato e concreto, lo ha detto più volte anche in quest'Aula.
E poi ci sono altri obblighi costituzionali che invece sono stati chiaramente violati: gli articoli 10 e 117 della Costituzione, che impongono all'Italia di rispettare gli obblighi internazionali, quelli pattizi e quelli del diritto internazionale generale, che valgono ; gli obblighi, che valgono verso tutti gli Stati, di prevenire la commissione di reati internazionali; quelli di perseguire, arrestare e condannare in sede giudiziaria gli autori di crimini così gravi. Qui non c'è incertezza, è certo, noi dobbiamo valutare se il Governo ha agito per rispettare un obbligo costituzionale. Ha agito per violarlo, per violare gli obblighi degli articoli 10 e 117 della Costituzione.
E aggiungo, non è - l'ho detto prima - un principio fondamentale del nostro ordinamento quello di assicurare alla giustizia un pericoloso criminale internazionale? Almasri è accusato di 34 omicidi nel carcere di Mitiga, di 34 omicidi, 22 stupri, anche a carico di bambini, e di avere torturato detenuti, lui che è un islamista radicale, perché erano di religione cristiana. Ma voi non siete il Governo che dice che vuole combattere contro l'islamismo radicale ? E poi vi capita un islamista arrestato dalla DIGOS e lo rimettete in libertà, così può tornare a Mitiga a torturare i prigionieri perché sono cristiani?
Com'è possibile? Siete il Governo che ha introdotto 50 o 60 nuovi reati, che apre le porte del carcere alle donne incinte e ai bambini che hanno meno di un anno, e poi un torturatore, un assassino, uno stupratore, può essere liberato dalle carceri italiane per tornare in Libia ?
Ma vi sembra che abbia raziocinio tutto questo? È possibile che sia considerata accettabile? La Presidente del Consiglio aveva detto: “inseguiremo gli scafisti per tutto il globo terracqueo”. Non avete inseguito nessuno, ve ne è capitato uno in Italia, arrestato dalla DIGOS, e lo abbiamo liberato e fatto tornare lì. Questi sono o non sono beni fondamentali di un ordinamento? Io credo di sì e aggiungo: se la Camera deciderà di votare a favore dell'autorizzazione a procedere - come faranno, non credo che la maggioranza manderà segnali, non l'ha mai fatto in 2-3 anni, di distinzione rispetto alle pretese del Governo - noi affermiamo un pericolosissimo precedente; andiamo ad affermare che i Ministri, che sono accusati di aver violato la legge penale, rispetto a una valutazione che spetta ad altri e non a noi, perché hanno subito la pressione e la minaccia di un gruppo paramilitare, ottengono l'impunità dal processo. Questo è un pericoloso precedente, soprattutto oggi in uno scenario globale così complesso dove la violazione dei diritti umani avviene su scala larga, estesa e sistematica dove i crimini internazionali vengono commessi continuamente.
Qual è il messaggio che noi mandiamo? Che siamo pronti a salvare da un processo penale nel quale si difenderebbero i Ministri deboli di un Governo debole che ha subito il ricatto di un gruppo paramilitare libico , guidato da Almasri che, nel frattempo, è stato estromesso dal ruolo di capo della polizia giudiziaria libica dalla Libia stessa che ha agito più prontamente del Governo italiano.
Non è questo un pericoloso precedente forse? Non lo valutate come pericoloso precedente? Io credo sia un errore grave. Per queste motivazioni ritengo opportuno ribadire, anche in questa sede, che la Camera dei deputati dovrebbe esprimere un voto a favore dell'autorizzazione a procedere per consentire la celebrazione del processo e consentire nel processo ai Ministri di usare quelle argomentazioni tecniche, che non hanno rilievo in quest'Aula e che, se ritengono fondate, gli consentiranno di difendersi adeguatamente in quel processo. Ma ritengo estremamente pericoloso dire, oggi, che il Governo italiano, che ha subito il ricatto di una milizia paramilitare libica e che con i suoi Ministri è accusato di aver violato la legge penale per consentirne la liberazione e il rimpatrio immediato in Libia, possa fuggire dalla responsabilità di presentarsi di fronte a un giudice e difendersi. Per queste ragioni ribadisco ancora una volta che, a mio giudizio, la Camera debba esprimersi disponendo un voto favorevole all'autorizzazione a procedere .
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Gianassi. Udite le relazioni di maggioranza e di minoranza, passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi. È iscritta a parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.
ENRICA ALIFANO(M5S). Grazie, Presidente. Il titolo di questa imbarazzante vicenda potrebbe essere “quel pasticciaccio brutto di via Arenula”. Eh sì, penso che forse questo compendierebbe tutta questa parentesi veramente imbarazzante del Governo italiano. Protagonista è Osama Almasri Njeem, gravato di un mandato di arresto internazionale della Corte penale internazionale per l'appunto per crimini di guerra e contro l'umanità, di oltraggio alla dignità personale, di stupro e di omicidio.
Presidente, non posso continuare perché esaurirei i minuti a mia disposizione, se volessi elencare tutte le fattispecie di reato delle quali è gravato questo soggetto. Altri protagonisti di questa imbarazzante vicenda, come dicevo prima, sono il Ministro Nordio, il Ministro Piantedosi e il Sottosegretario di Stato Mantovano, con le loro dichiarazioni che hanno reso dinanzi a questa Camera a più riprese, devo dire al limite del risibile, se non dell'offensivo per chi vi siede; come quella - rammento - resa dal Ministro della Giustizia, che è venuto qui a dirci che c'era stata un'inazione da parte del Ministero perché la documentazione trasmessa dalla Corte penale internazionale era in inglese e c'erano difficoltà a tradurre dall'inglese questa documentazione; o come la dichiarazione resa dal Ministro Piantedosi secondo la quale bisognava prontamente espellere dal territorio dello Stato italiano il predetto criminale in quanto pericoloso, ma era pericoloso in Libia, dove è stato riportato con volo di Stato, con un Falcon subito pronto; non era pericoloso in Italia dove veniva solo a vedere le partite della Juve. Sono esternazioni del Governo che si sono succedute in quest'Aula, ma anche fuori. Rammento quella della Presidente del Consiglio, la quale da Gedda tuonava: la decisione è stata dei giudici, non del Governo. E poi l'evolversi della vicenda ha dimostrato che non è così; non è stato così.
Quindi, al netto delle omissioni, delle contraddizioni e devo dire anche, in fondo, delle menzogne - perché, Presidente, una mezza verità è una bugia bella e buona, recita un proverbio - e, dunque, anche al netto delle ipotesi criminose contestate dalla procura e poi fatte proprie dal tribunale dei Ministri nella domanda di autorizzazione a procedere, qui, quest'Aula che cosa deve vedere? Cosa deve analizzare? Se risulta esistente una ragione di Stato - lo dicevano i relatori prima di me - che ha spinto i Ministri a violare un trattato internazionale e, dunque, a porre anche l'Italia fuori dallo scenario internazionale e a commettere illeciti penali che vanno dal rifiuto di atti di ufficio al favoreggiamento personale, al peculato.
Quindi, noi dobbiamo analizzare in questa sede - ed è stato precisato prima di me - se vi fosse nel caso di specie un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante oppure un preminente interesse pubblico nell'azione di Governo, come recita la legge costituzionale n. 1 del 1989.
Ebbene, in questo caso, Presidente, penso - ma la relazione del collega Gianassi lo ha ben dimostrato, come del resto anche quanto scritto dal tribunale dei Ministri - che tutto ciò non esista. La risposta è no. È no perché il pericolo per l'incolumità dei 500 italiani residenti in Libia era assolutamente fumoso ed eventuale; non era stata tra l'altro prospettata una via alternativa per risolvere questo problema e, nello stesso tempo, nessuna azione di Governo era stata intrapresa contro di loro; in Libia non c'era alcun tipo di provvedimento contro di loro, quindi il pericolo era del tutto astratto e meramente eventuale. Invece, - concludo, Presidente, perché il tempo è tiranno - consegnare Almasri alla Corte penale internazionale, quello sì, avrebbe ribadito che l'Italia aderisce a un sistema di valori che non tollera l'impunità di un criminale di quella fatta, assolutamente , e che pone l'essere umano al centro dell'azione politica. Tutto ciò, Presidente, rappresenta - io penso - quello che resta dell'Occidente europeo .
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Alifano. È iscritta a parlare l'onorevole Dondi. Ne ha facoltà.
DANIELA DONDI(FDI). Grazie, Presidente. Intervengo oggi in questa discussione generale rispetto alla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, del Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, e del Sottosegretario di Stato, Alfredo Mantovano, nella vicenda nota come caso Almasri, richiesta dal tribunale dei Ministri in data 1° agosto 2025.
La nostra Costituzione, all'articolo 96, attribuisce nel caso di specie a questa Camera il delicato compito di fungere da filtro e garante delle prerogative parlamentari, bilanciando la necessità dell'azione giudiziaria con la salvaguardia dell'autonomia degli organi di governo.
Vorrei iniziare proprio dai vizi preliminari della richiesta, una domanda irricevibile e viziata. Le note difensive depositate dai membri del Governo interessati eccepiscono l'irricevibilità della domanda del tribunale dei Ministri per gravi violazioni procedurali: superamento non giustificato dei termini massimi per le indagini; compressione del diritto di difesa e del contraddittorio, garantito dall'articolo 111 della Costituzione; diniego di audizione del Sottosegretario Mantovano, che si era offerto di chiarire l'intera vicenda.
Sono profili che in un procedimento ordinario comporterebbero nullità; qui, incidono sul valore stesso della domanda da considerarsi , come se non esistesse. Si aggiunge un ulteriore : il Tribunale dei ministri ha utilizzato come versioni difensive dichiarazioni rese dal Ministro Nordio e dal Ministro Piantedosi in Parlamento, in sede di informativa del 5 febbraio 2025, pur non essendo state rese con assistenza difensiva. Un impiego probatorio del genere contrasta con regole basilari del processo e con le garanzie costituzionali.
Passiamo, ora, ai capi di imputazione e del perché non reggono il vaglio tecnico: omissione e/o rifiuto di atti d'ufficio, articolo 328 del codice penale, a carico del Ministro della Giustizia Carlo Nordio. La tesi accusatoria presuppone che il Ministro Nordio disponesse tempestivamente della documentazione ufficiale della Corte penale internazionale, ma la sequenza fattuale è diversa. L'arresto avviene domenica 19 gennaio, gli atti completi arrivano lunedì 20 gennaio, tramite canale riservato, e solo allora vengono formalizzati. Prima vi erano comunicazioni informali e incomplete. In tale cornice difetta la consapevolezza piena di un obbligo immediato e univoco. Quindi, manca il presupposto soggettivo del dolo, richiesto dall'articolo 328 del codice penale. Pretendere, come si vorrebbe pretendere, che il Ministro convalidi un arresto nato da un'assimilazione indebita alla disciplina dell'estradizione rovescia la logica della legge. Inoltre, l'articolo 90 dello statuto della Corte penale internazionale assegna al Governo uno spazio di discrezionalità nel bilanciamento tra richieste concorrenti. Negarlo equivarrebbe a snaturare la funzione di controllo politico che il legislatore ha voluto in capo al Ministro della Giustizia.
Per quanto concerne la contestazione di favoreggiamento personale in concorso tra tutti e tre gli interessati, il Tribunale dei ministri nella richiesta di autorizzazione a procedere descrive un disegno unitario, ma non specifica l'apporto causale e il dolo individuale di ciascuno. Senza prova di partecipazione consapevole e determinante la figura del concorso scivola in una responsabilità da cornice istituzionale, incompatibile con il principio di legalità.
Per quanto concerne la contestazione di peculato, contestata esclusivamente al Ministro Piantedosi e al Sottosegretario Mantovano, si prospetta il peculato sull'uso del volo di Stato per il rimpatrio, ma il mezzo aereo istituzionale è stato impiegato per finalità connesse alla sicurezza e all'ordine pubblico. Manca una appropriazione in senso penalistico e una quantificazione del danno. Nella prassi, in operazioni di trasferimento coattivo di soggetti ad alta pericolosità, l'uso di voli dedicati è ordinario. Riconoscere qui il peculato paralizzerebbe la cooperazione di polizia internazionale, imponendo all'autorità politica oneri inesigibili.
Permettetemi, poi, di venire al punto Piantedosi-Lo Voi. Perché l'imputazione cambia verso? Resta irrisolta la discrasia tra la richiesta di archiviazione favorevole al Ministro dell'Interno, avanzata dalla procura di Roma sul peculato, e l'odierna impostazione del Tribunale dei ministri che, di fatto, rimette in moto la stessa ipotesi senza addurre elementi nuovi, specifici e decisivi. In mancanza di chiarezza, l'impianto accusatorio rischia di apparire sistematicamente replicativo e arbitrario, più vicino a un richiamo politico che a una valutazione giuridica obiettiva. Alla luce di quanto fin qui esposto, appare infatti evidente che non sussistono ragioni sufficienti per votare a favore dell'autorizzazione a procedere.
Per queste ragioni, mi auguro che quest'Aula, con spirito istituzionale e rigoroso, rispetti il ruolo dell'azione governativa votando contro l'autorizzazione a procedere, avendo il Ministro Carlo Nordio, il Ministro Matteo Piantedosi e il Sottosegretario di Stato Alfredo Mantovano agito per la tutela di un interesse di Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di Governo. L'intervento di questa Camera non è un mero passaggio formale, è un esercizio di responsabilità costituzionale. Se restano superfici di incertezza, discrepanze e valutazioni prive di trasparenza, come nel caso di specie, questo Parlamento ha il dovere di tutelare la dignità dell'azione di Governo .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Forattini. Ne ha facoltà.
ANTONELLA FORATTINI(PD-IDP). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, il caso che oggi discutiamo non è soltanto una questione giudiziaria, ma mette alla prova la credibilità e il senso di responsabilità delle nostre istituzioni. Nell'affrontarlo abbiamo scelto di mantenere un approccio rigorosamente oggettivo e basato sui fatti, fatti su cui l'Aula è chiamata a rispondere sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del Ministro Nordio, del Ministro Piantedosi e del Sottosegretario Mantovano per fatti connessi alla vicenda di Osama Almasri, ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l'umanità e crimini di guerra commessi in Libia. Parliamo di un uomo accusato di torture sistematiche, violenze sessuali, omicidi, detenzioni illegali; un criminale internazionale arrestato dalla DIGOS di Torino su mandato della Corte dell'Aia e poi rimesso in libertà ed espulso in Libia per decisione del Governo italiano, che ne ha così impedito la consegna alla giustizia internazionale.
Nel giro di tre giorni, tra il 19 e il 21 gennaio 2025, si è consumata una scelta grave: non eseguire l'arresto internazionale, non rispondere alla Corte penale internazionale e, infine, organizzare un volo di Stato per ricondurre Almasri proprio nel Paese dove aveva commesso i crimini per cui era ricercato. Non un errore tecnico, ma una decisione politica, maturata consapevolmente ai massimi livelli dell'Esecutivo.
La Costituzione, all'articolo 96 e alla legge costituzionale n. 1 del 1989, affida alla Camera un compito chiaro: verificare se i Ministri abbiano agito per tutelare un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante o per perseguire un preminente interesse pubblico. Non spetta a noi giudicare il reato, ma stabilire se la condotta possa essere giustificata in nome di un bene superiore.
Ebbene, in questa vicenda nessuno dei due presupposti ricorre: non vi era un interesse dello Stato a violare gli obblighi internazionali, non vi era un pericolo attuale, concreto e imminente per cittadini italiani o per la sicurezza nazionale, non vi era alcuna necessità che potesse giustificare la mancata cooperazione con la Corte penale internazionale. Il Governo ha parlato di rischi di ritorsioni in Libia, ma non ha mai fornito prove né documenti che li attestassero. Si è trattato di timori generici, di opportunità politica, non di necessità giuridica o costituzionale.
La verità è che l'Italia, con quella decisione, ha violato i propri obblighi internazionali, minando la credibilità dello Stato di diritto e del nostro impegno nella tutela dei diritti umani. Ancora più grave è stata la reticenza con cui tutto questo è stato presentato al Parlamento e all'opinione pubblica. I Ministri interessati hanno offerto diverse versioni, anche parziali, omettendo di riferire le riunioni e le scelte che avevano portato alla liberazione di Almasri. È mancato un dovere fondamentale, quello della trasparenza verso le Camere. Ancora una volta il Parlamento è stato sfregiato e ci avete raccontato un sacco di falsità. Il Ministro Nordio, in un primo intervento, ha parlato di documenti in inglese non tradotti; una seconda volta ha dichiarato di averli letti ma di avere riscontrato vizi che ne avrebbero impedito l'uso.
Riconoscere l'autorizzazione a procedere, dunque, non significa esprimere un giudizio di colpevolezza, ma significa riaffermare il principio che nessun Ministro può essere sottratto al giudizio della legge, salvo che abbia agito per difendere un bene costituzionale primario e questo non è il caso, perché non può essere considerato un atto di Governo il favorire la fuga di un criminale internazionale, non può essere invocata la sicurezza nazionale per coprire una violazione del diritto internazionale.
Al contrario, ciò che è stato violato in questa vicenda è proprio un interesse costituzionalmente rilevante: la tutela della legalità internazionale, dei diritti umani, la leale cooperazione con la comunità delle nazioni; valori scolpiti negli articoli 10 e 117 della Costituzione, che vincolano l'Italia al rispetto degli obblighi derivanti dai trattati internazionali. Sottrarre Almasri alla giustizia internazionale ha significato negare giustizia alle vittime delle sue torture, delle sue violenze e dei suoi omicidi e ha significato per l'Italia cedere alla logica del ricatto e della paura. Ma uno Stato democratico non si piega alle milizie, non scambia la verità con la convenienza.
Per questo, colleghi, credo che questa Camera debba esprimersi con chiarezza. Non ci sono in gioco le sorti di un Governo o di un partito. C'è in gioco la dignità dello Stato di diritto . Rifiutare l'autorizzazione a procedere significherebbe trasformare la legge costituzionale in uno scudo di impunità per chi viola la legge. Concederla, invece, significa riaffermare il principio che nessuno è al di sopra della legge, che la giustizia internazionale non è un , ma un dovere morale e giuridico.
Per queste ragioni, signor Presidente, ritengo che la Giunta abbia operato correttamente nel proporre di concedere l'autorizzazione a procedere nei confronti dei Ministri Nordio e Piantedosi e del Sottosegretario Mantovano, perché la legalità internazionale, la tutela dei diritti umani e la verità verso il Parlamento non sono materie negoziabili e perché in democrazia la forza dello Stato non sta nella paura, ma nella fedeltà alla legge e alla Costituzione
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bisa. Ne ha facoltà.
INGRID BISA(LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, prendo la parola in quest'Aula con la consapevolezza della delicatezza del tema che siamo chiamati ad affrontare. Non si tratta di un processo, né di un giudizio penale. Siamo, invece, chiamati, come previsto dall'articolo 96 della Costituzione e dalla legge costituzionale n. 1 del 1989, a valutare se sussistano le condizioni che giustificano il diniego dell'autorizzazione a procedere nei confronti di tre membri del Governo: i Ministri Nordio e Piantedosi e il Sottosegretario di Stato Mantovano.
La nostra funzione non è quella di stabilire se il fatto-reato sussista o meno, questo spetta alla magistratura, ma di verificare se le condotte poste in essere dai Ministri rientrino nell'ambito delle esimenti previste dall'articolo 9, comma 3, della legge costituzionale n. 1 del 1989, ossia se i Ministri abbiano agito nella tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante e nel perseguimento di un preminente interesse pubblico, nell'esercizio della funzione di Governo.
La riforma del 1989, come sappiamo, è nata dall'esigenza di superare la stagione della cosiddetta giustizia politica e di restituire equilibrio tra giurisdizione e Parlamento. L'autorizzazione a procedere, dunque, non è un privilegio, ma uno strumento di garanzia istituzionale e la possibilità di negarla, in presenza delle due esimenti, rappresenta la clausola di salvaguardia che il legislatore ha voluto inserire per proteggere l'azione di Governo, quando essa è rivolta a difendere interessi vitali dello Stato e della collettività. Lo ricordo perché è importante: il Parlamento non deve sostituirsi al giudice penale, ma deve esercitare una valutazione politica, solenne e responsabile, che tenga conto del bene superiore della Repubblica.
Ma allora, colleghi, cosa è accaduto nei giorni tra il 19 e il 21 gennaio 2025? L'arresto di Almasri, figura di vertice della cosiddetta Rada Force libica, ha posto il nostro Paese di fronte ad un bivio delicatissimo. In meno di 48 ore, i Ministri e i vertici della sicurezza nazionale si sono trovati a dover decidere in condizioni di eccezionale urgenza. Le informazioni dell'AISE, dei nostri Servizi di sicurezza, erano chiare: il trattenimento in Italia di Almasri avrebbe potuto innescare gravissime ritorsioni, non semplici timori, ma rischi immediati e concreti, minacce al personale diplomatico a Tripoli, pericoli per i nostri connazionali presenti nel Paese, possibili sabotaggi alle infrastrutture energetiche strategiche, quelle stesse che forniscono circa il 9 per cento del fabbisogno nazionale di gas naturale, e ondate migratorie ritorsive.
Signori colleghi, qui non parliamo di ipotesi astratte, parliamo di valutazioni precise, condivise da tutti i massimi vertici della sicurezza nazionale. Di fronte a questo scenario, cosa avrebbe dovuto fare un Governo responsabile? Attendere che il primo connazionale fosse sequestrato e minacciato per convincersi della concretezza del pericolo o, piuttosto, agire tempestivamente, come ha fatto, per prevenire il danno? Io credo che la risposta sia evidente.
La Costituzione stessa, agli articoli 2, 13, 14, 32 e 117, attribuisce allo Stato il dovere primario di garantire la vita, la sicurezza e la dignità dei cittadini, ovunque essi si trovino. La decisione assunta dai Ministri non è stata, dunque, un arbitrio, ma l'adempimento di un obbligo istituzionale.
Il Tribunale dei ministri ci dice, invece, che i rischi paventati erano generici. Ma il Governo, lo Stato, doveva aspettare veramente il verificarsi della minaccia e il sangue dei propri cittadini, prima di agire? La valutazione che siamo chiamati a compiere non può essere meramente giuridica, ma dev'essere politica, nel senso più alto e nobile del termine: una valutazione di responsabilità verso lo Stato e verso la vita dei nostri cittadini.
Alla luce di quanto detto, ritengo che entrambe le esimenti previste dall'articolo 9, comma 3, della legge costituzionale del 1989, trovino piena applicazione: la prima perché proteggere la vita e la sicurezza dei cittadini italiani all'estero significa tutelare un interesse costituzionalmente garantito; la seconda perché prevenire rappresaglie, garantire la sicurezza energetica nazionale e salvaguardare la cooperazione internazionale significa perseguire un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di Governo. Non vi è, dunque, spazio per dubbi: siamo di fronte a un caso di scuola, lo ha detto anche il relatore Pittalis, proprio come il legislatore del 1989 aveva immaginato, quando ha introdotto quella clausola di salvaguardia.
Negare, quindi, l'autorizzazione a procedere non significa sottrarre i Ministri al giudizio della legge, né tantomeno aprire una zona franca di irresponsabilità politica o penale. La legge costituzionale del 1989 ha tracciato un confine netto: i membri del Governo non sono al di sopra della legge, ma la loro responsabilità penale è temperata da una valutazione politica, quando entrano in gioco interessi supremi dello Stato. È questa la logica che ci guida oggi: non negare la giustizia, ma riconoscere che, in circostanze eccezionali, essa si intreccia con la salvaguardia dell'ordine costituzionale e della sicurezza nazionale. Non stiamo, quindi, preannunciando un verdetto di innocenza o colpevolezza, perché questo compito resta fermamente alla magistratura. Stiamo, invece, affermando che, in questo frangente, l'azione dei Ministri non può essere giudicata alla stregua di un atto individuale, ma va letta come l'espressione di una responsabilità collettiva di Governo, esercitata per la protezione della comunità nazionale.
Negare l'autorizzazione non equivale a legittimare condotte arbitrarie. Nessuno in quest'Aula vuole aprire varchi a un'idea distorta di ragion di Stato che copra abusi o soprusi. Significa, piuttosto, riconoscere che il Governo, in quella situazione concreta, ha agito per adempiere ad un dovere superiore: proteggere la vita dei cittadini italiani, salvaguardare gli interessi vitali della Repubblica, difendere il posizionamento internazionale del nostro Paese in un contesto geopolitico fragile e instabile.
Ecco perché, onorevoli colleghi, il voto che siamo chiamati a esprimere oggi non è un voto pro o contro il Ministro Nordio, pro o contro il Ministro Piantedosi, pro o contro il Sottosegretario di Stato Mantovano. Non è un voto che riguarda le persone, ma le istituzioni. È un voto che ci interpella come rappresentanti della Nazione, chiamati a ribadire un principio: quando la sicurezza e l'incolumità dei cittadini sono in pericolo, lo Stato ha il dovere di agire e il Parlamento deve riconoscerlo .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà, per tre minuti.
LUANA ZANELLA(AVS). Grazie, Presidente. È stato un disonore per il nostro Paese il mancato arresto del criminale libico Almasri noto tra l'altro per le sue pratiche di torture e abusi sessuali anche su bambini e bambine, dopo che la Corte penale internazionale aveva emesso un mandato nel gennaio del 2025. Tutto il mondo ha potuto assistere a una triste scena: il capo della Rada, milizia paramilitare armata di orientamento islamico radicale che controlla zone della Libia, tra cui l'aeroporto di Tripoli e la prigione di Mitiga, salire su un aereo di Stato e tornare trionfalmente a casa propria.
Nell'arco di tre giorni, domenica 19, lunedì 20 e martedì 22 gennaio, i vertici del Governo, compresi il Sottosegretario Mantovano, il Ministro Piantedosi e il Ministro Nordio, quest'ultimo personalmente o per il tramite della sua capogabinetto Giusi Bartolozzi, si sono confrontati per valutare le conseguenze di un arresto di Almasri, scegliendo alla fine di non intervenire, facendo decadere il mandato di arresto dell'alta Corte, quindi venendo meno ad un obbligo internazionale allo scopo di mettere così al sicuro interessi che non sono quelli degni di uno Stato di diritto .
La paura di ritorsioni locali, laddove opera con forti investimenti il colosso energetico ENI, ha indotto il Governo a fare un passo indietro e questo non è degno del Paese che voi pretendete di rappresentare . L'azione del Governo, inoltre, si è resa perfino ridicola con le motivazioni ufficiali, portate anche in quest'Aula, come ricordiamo bene. Subito dopo la scoperta del misfatto si disse che il mandato di arresto era scritto male e poco chiaro e, dunque, non si poteva dare seguito. Neanche in quel momento ci fu un'assunzione di responsabilità, come si conviene a chi non ha paura, a chi non mente…
LUANA ZANELLA(AVS). …e a chi non deve coprire nulla, quasi una cialtroneria.
Oggi la Camera - chiudo - è chiamata a verificare la sussistenza dei presupposti di base sui quali possiamo negare l'autorizzazione a procedere. Noi riteniamo convintamente che questa Camera debba concedere l'autorizzazione a procedere e debba chiedere verità e giustizia su un atto che nulla ha a che fare con la sicurezza nazionale .
PRESIDENTE. Prima di andare avanti, colleghi, salutiamo le studentesse, gli studenti e i professori che accompagnano gli studenti di Corciano, della “Direzione Didattica di Corciano”, in provincia di Perugia. Benvenuti alla Camera dei deputati agli amici umbri
È iscritto a parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO(M5S). Grazie, Presidente. Signori parlamentari, signori Ministri, signori del Governo, questa discussione generale tratta innanzitutto un argomento tecnico e, al tempo stesso, le riflessioni che ad esso si accompagnano. È proprio l'articolo 9 che, al terzo comma, fa riferimento, come è già stato detto ripetutamente, al fatto che l'autorizzazione può essere evitata laddove l'inquisito abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di Governo. Ma la liberazione di un criminale - mi domando - può costituire interesse dello Stato costituzionalmente rilevante? La liberazione di un criminale è contraria ai valori e agli interessi della nostra Costituzione agli interessi del nostro Paese, ad un sistema di legalità che impone l'osservanza delle leggi e delle convenzioni. L'Italia è uno Stato di diritto e i Ministri e il Governo devono essere guida nella strada della legalità. Il Governo e i singoli Ministri dovrebbero essere le persone che segnano il percorso luminoso dell'osservanza delle regole, perché esse siano uguali per tutti. Questa è la democrazia. L'uguaglianza di tutti davanti alla legge è un principio cardine. L'Italia non può barattare la liberazione di un criminale con qualunque altro interesse . Quale sarebbe l'interesse che ha indotto il Governo a riaccompagnare Almasri nel suo Paese? La sicurezza dei nostri connazionali in Libia sarebbe stato il motivo prevalente. È soltanto in questa procedura, però, che è emerso il motivo. Nessuno l'ha detto prima al Parlamento, anzi il Ministro della Giustizia ha parlato di una specifica decisione sua: ha parlato di un provvedimento che non stava in piedi dal punto di vista giuridico e da tecnico non poteva darvi esecuzione; non ha mai parlato di sicurezza nazionale - ma nessuno ne ha mai parlato - e nessuno ha mai parlato di una decisione del Governo.
Il nostro Paese ha il dovere di proteggere i nostri connazionali e non occorre richiamare la Costituzione per affermare una verità incontestabile. Ma il Governo non può credere che la sicurezza dei nostri connazionali dipenda da una persona accusata dalla Corte penale internazionale dei più gravi crimini contro l'umanità . Questo è veramente grave. Ma se il nostro Governo ha liberato Almasri per evitare che i nostri connazionali subissero ripercussioni, vendette, rappresaglie, ha ceduto a un'estorsione. Di fronte al pericolo per i nostri connazionali, il Governo avrebbe dovuto immediatamente assumere iniziative di ordine internazionale per proteggere i nostri concittadini, non cedere ad un ricatto, ma, al tempo stesso, avrebbe dovuto osservare il provvedimento della Corte penale internazionale, in conformità ai dettami delle convenzioni internazionali e della Costituzione.
I Ministri hanno liberato Almasri e in Aula hanno negato questioni di sicurezza nazionale. È evidente che quando i Ministri sono venuti in Aula davanti a noi per illustrare la vicenda Almasri non hanno parlato di sicurezza nazionale perché essi stessi erano consapevoli che liberare Almasri non avrebbe avuto una giustificazione sostenibile davanti al Paese: sì, davanti al Paese non avrebbe avuto un significato sostenibile. Liberare Almasri è stato come cedere ad un'estorsione. Ma cosa dobbiamo dire ai nostri cittadini sottoposti a estorsioni dalla mafia, dalla , dalla camorra? Che è giusto cedere a quelle estorsioni per salvare le loro famiglie? Questo è il ragionamento che è stato posto alla base della mancata autorizzazione a procedere nei confronti dei Ministri, sostanzialmente. Ma come faremo un domani a dire ai nostri concittadini: denunciate? Il coraggio che non ha avuto il Governo lo dovrebbero avere tutti coloro che si trovano esposti alle organizzazioni criminali ? Perché è di questo che stiamo parlando. La maggioranza oggi vuole legittimare il comportamento di chi ha ceduto al ricatto di chi è accusato di gravi crimini contro l'umanità. Ma qual è il nostro Paese? Quello disposto a compromessi con i criminali, che non ha il coraggio del rispetto delle regole? Oggi si sta decidendo qualcosa di più, che non sia solo l'autorizzazione: oggi si parla dell'azione dell'autorità di Governo.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO(M5S). Riguarda un tema molto più importante: quello della legalità, signor Presidente. È proprio per questo - che noi crediamo che la legalità sia un principio fondamentale per la nostra Costituzione e per il nostro Paese - che sarebbe gravissimo non dare l'autorizzazione in questa vicenda, perché significherebbe abdicare allo Stato di diritto
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palombi. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PALOMBI(FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi siamo chiamati a esprimerci su una questione che tocca non solo il merito di una vicenda giudiziaria, ma il cuore stesso della responsabilità politica e del ruolo di chi ha l'onere e l'onore di governare.
Ci troviamo a discutere la proposta di negare l'autorizzazione a procedere nei confronti del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, del Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, e del Sottosegretario Alfredo Mantovano, nell'ambito della vicenda relativa all'espulsione del cittadino libico Osama Almasri. Ricordo che la Giunta per le autorizzazioni a procedere ha già respinto, a maggioranza, la proposta del relatore di minoranza di concedere l'autorizzazione. Solo un cenno riguardo all'esito della decisione della Giunta per le autorizzazioni che, nella storia parlamentare, ha visto solo due precedenti nei quali la proposta del deputato relatore non abbia trovato il favore della Giunta stessa.
Stigmatizziamo, quindi, la scelta di una parte del Parlamento di avere voluto politicizzare questa vicenda, che, invece, avrebbe dovuto essere oggetto di una valutazione squisitamente tecnico-giuridica. Oggi, in quest'Aula, abbiamo il compito di valutare, con lucidità e senso dello Stato, la proposta di negare tale autorizzazione. I fatti sono noti: Almasri, funzionario della polizia libica, è stato arrestato a Torino, nel gennaio 2025, in ragione di un mandato di arresto della Corte penale internazionale, dopo avere girato liberamente in Europa nei giorni precedenti.
Pochi giorni dopo l'arresto, però, la corte di appello di Roma, su istanza della difesa del fermato, ha disposto la sua scarcerazione per l'irritualità dell'arresto, con conseguente scarcerazione del sospettato. Da quel momento Almasri è formalmente libero sul territorio italiano. A quel punto, il Governo si è trovato di fronte a una scelta: lasciare sul territorio nazionale un soggetto potenzialmente pericoloso, esponendo il Paese a gravi rischi, oppure adottare uno strumento previsto dalla legge, l'espulsione per motivi di sicurezza.
Il Governo ha scelto, direi ovviamente, la seconda strada, e lo ha fatto non solo nel rispetto della legge, ma, come oggi possiamo affermare con chiarezza alla luce degli atti ufficiali, nell'esercizio delle sue prerogative costituzionali e per la tutela di un interesse pubblico preminente, cioè quello di evitare i rischi per i nostri connazionali in Libia e azioni dimostrative contro i nostri interessi strategici. Il quadro che abbiamo oggi davanti è di lapalissiana evidenza, è ampiamente documentato dalla relazione trasmessa alla Camera dal Tribunale dei ministri il 5 agosto e dalla documentazione a questa allegata, a partire dalle informative dei servizi di sicurezza.
In base a quanto accertato, i Ministri e il Sottosegretario hanno agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante, cioè la sicurezza nazionale e la protezione dei cittadini italiani, nell'esercizio delle funzioni di Governo, così come previsto dall'articolo 9, comma 3, della legge costituzionale n. 1 del 1989. L'Agenzia per le informazioni e la sicurezza esterna, infatti, aveva appurato che il trattenimento in Italia di Almasri avrebbe potuto causare gravissime criticità, sia sul piano diplomatico e commerciale, sia in termini di sicurezza.
Nelle more della decisione, infatti, è emerso, secondo quanto appreso da fonti qualificate, un rischio non solo concreto, ma anche immediato di ritorsioni nei confronti del personale della rappresentanza italiana a Tripoli, dei tecnici e civili italiani presenti in Libia e dei nostri connazionali in transito presso l'aeroporto internazionale di Mitiga. Il pericolo derivava direttamente dal ruolo ricoperto da Almasri all'interno della Rada Force, un'organizzazione paramilitare dotata di poteri di polizia giudiziaria, con pieno controllo sull'aeroporto di Tripoli, sul carcere, sul porto commerciale e sull'area energetica di Mellitah , da cui parte il gasdotto che rifornisce circa il 9 per cento del fabbisogno di gas naturale italiano.
Contrariamente, dunque, a quanto sostenuto dal Tribunale dei ministri e dal relatore, che parlano di un timore generico, la documentazione dimostra come le minacce fossero concrete, gravi e attuali. Non possiamo dimenticare, inoltre, che i Ministri coinvolti si trovavano ad affrontare questa crisi pochi giorni dopo la conclusione del caso di Cecilia Sala, la giornalista italiana arrestata in Iran apparentemente quale ritorsione per l'arresto in Italia dell'iraniano Mohammad Abedini su mandato degli Stati Uniti d'America.
Solo grazie a un faticoso, ma efficace coordinamento diplomatico tra Italia, Stati Uniti e Iran e all'abilità e al prestigio internazionale del nostro Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si è potuti giungere al rilascio di Cecilia Sala dopo soli 21 giorni di detenzione. Anche questo precedente ha pesato nella valutazione del Governo. La minaccia di rappresaglie per l'arresto di un esponente di una milizia libica, dotata di potere effettivo sul territorio, non era affatto astratta, ma parte di un rischio già verificatosi in passato. Le accuse rivolte ai Ministri e al Sottosegretario sono tanto gravi quanto infondate.
Il capo di imputazione indica configurarsi nelle loro condotte i reati di rifiuto di atto d'ufficio, di favoreggiamento, di peculato per l'uso del volo di Stato. L'incolpazione, però, collide con i fatti: Almasri non era detenuto, nessuna misura restrittiva era stata disposta dalla magistratura. L'unico strumento legale per impedirne la permanenza in Italia era l'espulsione, adottata nel rispetto della legge, con provvedimento di rimpatrio del Ministro dell'Interno per urgenti ragioni di sicurezza, essendo il soggetto ritenuto pericoloso.
In tutti i casi di rimpatrio di soggetti ritenuti pericolosi non sono mai stati usati voli di linea, per prassi consolidata; questo per tutelare la sicurezza dei passeggeri, ovviamente, oserei dire. Forse però, lasciatemi dire, per la sinistra italiana l'autorizzazione a procedere si può negare solo se te ne vai in giro per l'Europa a malmenare il prossimo . È bene ribadirlo: non si è trattato di una scelta personale o estemporanea, è stata una decisione collegiale assunta dai Ministri competenti in coordinamento con la Presidenza del Consiglio. Del resto, il Tribunale dei ministri ha archiviato la posizione del Presidente del Consiglio, la quale ha invece rivendicato, con grande senso di giustizia, di avere partecipato a ogni scelta, non seguendo il poco edificante esempio di un suo predecessore, che in un caso analogo, nel recente passato, ha negato ogni suo coinvolgimento.
Presidente, se oggi quest'Assemblea decidesse di autorizzare il procedimento nei confronti di esponenti dell'Esecutivo, darebbe un messaggio devastante, ossia che governare è un rischio penale, che agire nelle emergenze è pericoloso, che non fare nulla è preferibile per evitare di finire sotto processo. È un precedente che non possiamo permetterci, se vogliamo difendere l'autonomia delle istituzioni e la capacità di agire dello Stato in tempi di crisi.
Votare per negare l'autorizzazione a procedere significa, invece, difendere il principio di responsabilità politica, sostenere la legittimità delle decisioni del Governo, riaffermare che la sicurezza nazionale è un bene primario, respingere una deriva giudiziaria che rischia di paralizzare l'azione dello Stato. Concludo, Presidente: oggi non si tratta di coprire qualcuno, l'Aula non si dovrà esprimere per questo. L'Aula dovrà esprimersi per difendere le istituzioni e il principio costituzionale di equilibrio tra i poteri .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Orfini. Ne ha facoltà.
MATTEO ORFINI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Credo che tutti, in quest'Aula, abbiamo chiaro che stiamo parlando di una vicenda grave, seria, gestita in modo pasticciato, che oggettivamente ha messo in difficoltà il nostro Paese, ne ha minato la credibilità. Credo che nessuno di noi, a prescindere da come la pensiamo, dalle legittime differenze politiche, sia felice di come è finita: la liberazione di un criminale non è qualcosa da applaudire, che soddisfi nessuno di noi.
Perché Almasri questo è, un criminale, della Rada Force, milizia paramilitare responsabile di quel cosiddetto carcere di Mitiga; dico cosiddetto perché in realtà è un dove si tortura, si stuprano donne e bambini, dove sono stati censiti almeno 34 omicidi. Almasri fu arrestato dalle nostre Forze dell'ordine, e qui ci tengo a ringraziare quelle Forze dell'ordine , perché in questa vicenda sono le uniche che hanno fatto bene il loro lavoro. Almasri è stato poi liberato e riaccompagnato, invece che consegnato a processo, come da richiesta della Corte penale internazionale.
Oggi i Ministri vengono qui e ci spiegano che fu una scelta dettata dallo stato di necessità, da un interesse superiore. Qui c'è un primo punto, cioè fu una scelta politica, avete ragione, consapevole, condivisa da tutto il Governo, e le riunioni che ci furono nelle ore calde lo dimostrano. Questa vostra affermazione, però, è una prima conseguenza. Su questo passaggio non sono esattamente d'accordo con l'onorevole Gianassi, perché il vostro non è stato un comportamento omissivo, è stato un comportamento menzognero. Voi siete venuti qui, in Parlamento, a dire una cosa diversa.
Il Ministro Nordio venne a dire testualmente, virgolette, che “le sue azioni furono motivate da valutazioni squisitamente giuridiche”. Oggi lo stesso Ministro ci dice che, invece, fu una valutazione politica . Sono due cose completamente diverse, e, tra persone serie, tra rappresentanti delle istituzioni credibili, basterebbe questo per alzarsi dalla sedia del Ministero e andare a dimettersi, perché mentire al Parlamento e al Paese non è tollerabile in una democrazia matura.
Ha mentito la Meloni. Qui non ne abbiamo parlato, ma il famoso video di due minuti della Presidente del Consiglio, in cui si indignava per avere ricevuto una comunicazione giudiziaria, diceva: ha deciso tutto la corte di appello. Oggi la stessa maggioranza e il relatore Pittalis ci spiegano che, invece, fu una decisione politica del Governo , non della corte di appello. Ministro Piantedosi, anche lei non ha detto proprio la verità. Ci ha spiegato che bisognava espellere Almasri perché era socialmente pericoloso.
È vero, è un uomo pericoloso, lo è, come è stato ricordato, in Libia, e lo è in Italia per quello che fa dalla Libia. In Italia andava a vedere le partite di calcio: era andato a Torino a vedere Juventus-Milan e a tifare per la Juve. Ora, sebbene io sia molto milanista, non penso che la responsabilità di aver tifato Juve in una partita sia tale da giustificare un'espulsione immediata . Quindi, c'è una scelta politica; su questo mi pare che siamo d'accordo e siamo d'accordo sul fatto che avete mentito al Parlamento. Qual è la ragione di questa scelta? C'è un preminente interesse pubblico. Noi avevamo capito un'altra cosa, che il preminente interesse pubblico di questo Paese fosse inseguire i trafficanti di esseri umani in tutto il globo terracqueo; appunto, come ha ricordato il collega Gianassi, ve ne era capitato uno, era in galera e voi lo avete riaccompagnato a trafficare esseri umani, quindi mettendo a rischio l'interesse del nostro Paese. Dite: ma avevamo paura di rappresaglie. Da parte di chi? Della milizia Rada. Ora, qui noi dovremmo un po' sviluppare questo ragionamento, perché quella milizia, secondo le carte di questa vicenda che noi abbiamo visionato, letto e studiato, ha rapporti strutturali con i nostri servizi segreti, è in collaborazione, in società con i servizi italiani, tanto che a quella milizia è affidata la sicurezza degli italiani in Libia; non da altri, ma dalle scelte di questo Governo.
Allora, Ministro Piantedosi, mi dica una cosa, giusto per capirci: visto che fra qualche settimana scatta il tacito rinnovo del Italia-Libia e visto che quelli che noi armiamo e addestriamo poi mettono a rischio la sicurezza dei nostri concittadini, quel lo rinnoviamo o ci fermiamo ? Perché questo è un passaggio. È un che fu fatto dal Governo Gentiloni e chi parla era contrario già allora - e lo disse in quest'Aula, quindi figuriamoci -, però oggi siamo di fronte a un ulteriore salto di qualità. Era concreto il rischio per la sicurezza degli italiani? No. Onorevole Pittalis, non scaricate tutto sui servizi, non è serio. I servizi hanno fatto un racconto, una fotografia della situazione, dicendo che ci sarebbero forse potuti essere dei rischi, ma non c'era nulla di concreto; la decisione è stata, quindi, tutta politica.
Ma se fosse vero quello che dite voi - e noi abbiamo comunque il dovere, visto che rappresentate il Paese, di prendervi sul serio - dovremmo discutere di qual è la natura dei nostri rapporti con quel Paese, con la Libia, perché se addirittura è impossibile per noi assicurare alla giustizia un criminale in virtù del rapporto che abbiamo con quel Paese, abbiamo un problema. Vede, quel celebre video della Meloni si concludeva in un modo, con la Meloni che, con la solita enfasi, diceva: “io non sono ricattabile” e forse questo dispiace a qualcuno. Questa vicenda dimostra esattamente l'opposto: voi state ammettendo di essere sotto ricatto delle milizie libiche e questa è una responsabilità grave per il nostro Paese. Voi oggi forse salverete i Ministri dal processo, ma vi state assumendo una responsabilità persino più grande, cioè quella di riconoscere di aver ceduto un pezzo della sovranità del nostro Paese a delle bande criminali, cioè i Ministri che hanno gestito questa pratica e il Governo tutto - perché l'onorevole Meloni ha giustamente detto: sono io responsabile, perché i Ministri agiscono per mio mandato e ha ragione - sono stati condizionati più dalla fedeltà e dalla lealtà a una milizia para-criminale libica che alla Costituzione sulla quale hanno giurato .
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
MATTEO ORFINI(PD-IDP). Ho finito. Questo è esattamente l'opposto di servire il Paese con disciplina e onore .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giaccone. Ne ha facoltà.
ANDREA GIACCONE(LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, questo è un caso importante, un caso di scuola, come è stato giustamente definito dal relatore. La vicenda nasce dall'arresto, in Italia, del comandante della milizia libica Rada, Almasri, ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra. Il 18 gennaio 2025 la camera preliminare ha emesso il mandato d'arresto e il giorno successivo Almasri viene arrestato in un albergo di Torino. Il 21 gennaio viene scarcerato su disposizione della corte d'appello, a causa di un vizio procedurale. Quindi, il Ministro dell'Interno firma un decreto di espulsione urgente, notificato personalmente ad Almasri, e viene eseguito il rimpatrio con aeromobile di Stato.
Dopo una denuncia a carico dei membri del Governo e il parere di competenza del procuratore della Repubblica di Roma, che proponeva, tra l'altro, l'archiviazione per la Presidente del Consiglio Meloni e per il Ministro dell'Interno, nonché l'archiviazione per il reato di peculato per tutti gli indagati, allo stato dell'arte il Tribunale dei ministri ha richiesto alla Camera dei deputati l'autorizzazione a procedere nei confronti del Ministro della Giustizia Nordio per i reati di rifiuto di atti d'ufficio e favoreggiamento personale, nei confronti del Ministro dell'Interno Piantedosi per i reati di favoreggiamento personale e di peculato e nei confronti del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano per i reati di favoreggiamento personale e peculato.
Occorre rilevare che i presupposti su cui l'autorizzazione a procedere può essere negata - articolo 3, comma 9, della legge costituzionale n. 1 del 1989 - sono sostanzialmente due, ovvero se i membri del Governo abbiano agito per tutelare un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante e se i membri del Governo abbiano agito per perseguire un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di Governo.
Ora è chiaro che i membri di Governo, incontratisi più volte tra il 19 e il 21 gennaio, si sono trovati a dover decidere, in tempi ristretti, su una situazione di estrema gravità, anche in forza della documentazione dell'AISE, condivisa anche dagli altri organi di sicurezza, che sosteneva come il trattenimento in Italia del detenuto avrebbe potuto ingenerare gravi rischi per la sicurezza dei cittadini italiani e delle istituzioni italiane in Libia, oltre che ripercussioni sul piano diplomatico e commerciale. La Rada Force esercita un controllo capillare su molte aree di Tripoli, sui flussi migratori, sul gasdotto che veicola il gas naturale verso l'Italia e non si poteva, inoltre, ignorare il rischio plausibile di rappresaglie per il personale diplomatico e civile in Libia. Parliamo quindi, signor Presidente, di minacce che, ben lungi dall'essere astratte, erano ben concrete e plausibili, sulla base della documentazione che era a disposizione dei nostri organi di Governo.
Questo ci dà una chiara misura del fatto che il rimpatrio di Almasri, dopo la scarcerazione, non può non rientrare nelle casistiche citate in precedenza, quelle di tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante e di interesse pubblico nell'esercizio della funzione. Si volevano e si dovevano tutelare la sicurezza dei nostri connazionali in territorio libico, le rappresentanze diplomatiche italiane in Libia, oltre alle infrastrutture e ai flussi energetici verso il nostro Paese .
Riguardo al contestato reato di peculato a carico del Ministro dell'Interno Piantedosi e del Sottosegretario Mantovano, appaiono assolutamente giustificabili e spiegabili sia le scelte di espulsione di un criminale, di un soggetto pericoloso come Almasri, sia l'utilizzo di un volo di Stato per portare a termine velocemente il rimpatrio…
ANDREA GIACCONE(LEGA). …e, ovviamente, possiamo escludere categoricamente che il Ministro Piantedosi e il Sottosegretario abbiano agito per un fine di profitto personale, ma solo per tutela dell'ordine pubblico.
Quindi, concordiamo con le tesi esposte dal relatore Pittalis nella sua relazione, lo ringraziamo e voteremo per non concedere l'autorizzazione a procedere .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pulciani. Ne ha facoltà.
PAOLO PULCIANI(FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, voglio intanto ringraziare l'onorevole Pittalis per la relazione, per la pregevole capacità di sintesi avuta in questa vicenda, che è oltremodo complessa e che vede interessanti aspetti giuridici, ma anche il ruolo di soggetti istituzionali particolarmente importanti che sono coinvolti.
Come già illustrato dai colleghi che mi hanno preceduto, la Giunta per le autorizzazioni ha licenziato a maggioranza il documento che viene posto in data odierna al vaglio dell'Aula. Come ampiamente ricordato, il procedimento nasce - farò brevemente una sintesi della vicenda - da una denuncia presentata dall'avvocato Luigi Li Gotti, nel gennaio 2025, e ha condotto all'iscrizione nel registro degli indagati di tre esponenti di Governo, con atti poi trasmessi al Tribunale dei ministri ai sensi della legge costituzionale n. 1 del 1989.
L'episodio si colloca nel contesto del mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale il 18 gennaio 2025 contro Almasri comandante della milizia libica Rada Force, arrestato a Torino su segnalazione dell'Interpol del 19 gennaio. Almasri fu liberato due giorni dopo dalla corte di appello di Roma, che dichiarò irrituale l'arresto, quindi non certo dalla nostra Presidente del Consiglio, né dal Consiglio dei ministri, ma da un provvedimento di un organo giurisdizionale per mancanza delle condizioni che erano previste, appunto, dalla legge n. 237 del 2012, che disciplina la cooperazione tra l'Italia e la Corte penale internazionale.
Il medesimo giorno il Ministro dell'Interno dispose l'espulsione immediata dell'uomo verso la Libia, attuata con un volo di Stato predisposto dall'AISE. Tale decisione, secondo l'accusa, avrebbe impedito l'attuazione del mandato della Corte penale internazionale, integrando condotte penalmente rilevanti. Il Tribunale dei ministri ha formulato pertanto nei confronti di Nordio le accuse di rifiuto di atti d'ufficio e di favoreggiamento personale e nei confronti di Piantedosi e di Mantovano quelle di favoreggiamento e peculato.
Le imputazioni si fondano, lo abbiamo già detto più volte, sull'asserita omissione da parte del Ministro della Giustizia nell'attivare tempestivamente le procedure di cooperazione con la Corte penale internazionale, sulla decisione del Ministro dell'Interno di espellere Almasri e sulla predisposizione del volo CAI per il rimpatrio da parte del Sottosegretario. Secondo il Tribunale, tali atti avrebbero concorso a sottrarre l'indagato alla giustizia internazionale.
I punti che sono stati affrontati anche dalle difese degli indagati sono stati molteplici, non ho il tempo di dilungarmi, ma sono stati oggetto ovviamente di ampia discussione all'interno della Giunta per le autorizzazioni e anche di una dialettica che si è dilungata abbastanza. Purtroppo, al termine di quest'ampia discussione, non si è riusciti ad arrivare a un'unanimità, ad una sintesi di decisione, e questo è un fatto che purtroppo non ci fa piacere perché ci saremmo augurati quello che è successo spesso, anzi sovente.
È un caso di scuola, ma è anche un caso raro che la Giunta si divida su una mozione di maggioranza e su una mozione di minoranza; ci saremmo aspettati un atteggiamento più laico, vista la funzione tecnica dell'organo della Giunta, dell'organo costituzionale, che avrebbe dovuto assumere decisioni svincolate da posizioni politiche, partitiche o ideologiche. Invece così non è stato: anche nella relazione di minoranza, poi bocciata dalla Giunta, da una parte si citano illustri giuristi e costituzionalisti nel dire che non bisogna entrare nel merito del reato contestato, ovvero nella realizzazione del reato, salvo poi, invece, dilungarsi rispetto al caso Almasri non tanto nel tecnicismo delle azioni poste in essere dal Governo, ma sulla vicenda personale e criminale di Almasri, omettendo però di ricordare che i medesimi reati per i quali viene giudicato sono reati presuntivamente commessi molti anni addietro, quando certamente non c'era questo Governo, quando c'erano altri Governi, quando a Palazzo Chigi non c'era Giorgia Meloni, ma c'erano altri Governi di diverso colore.
Bisognerebbe capire, poi, l'atteggiamento avuto da questi Governi in precedenza rispetto alla Rada Force o rispetto allo stesso Almasri. Tornando alla vicenda, le difese degli indagati hanno contestato una serie di violazioni, e soprattutto, di base, un atteggiamento di pregiudizio del Tribunale, che avrebbe ignorato, come a nostro parere ha ignorato, prove e testimonianze favorevoli, e avrebbe operato una ricostruzione solamente parziale dei fatti. Le difese hanno richiamato l'articolo 9, comma 3, della legge costituzionale n. 1 del 1989, che consente alla Camera di negare l'autorizzazione a procedere se il membro del Governo ha agito per tutelare un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante o un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di Governo.
Ora qui faccio un inciso personale, perché, al di là dell'interesse pubblico, che secondo noi è certamente dimostrato, faccio fatica a immaginare quale possa essere l'interesse privato del Ministro Piantedosi, del Ministro Nordio o del Sottosegretario Mantovano in questa vicenda; non credo avessero un'amicizia personale o un interesse diverso da quello che era l'interesse dello Stato o da quello che può essere un interesse pubblico.
Si procede non certo per reati particolari, non sono andati a picchiare qualcuno da qualche altra parte, non sono andati a rubare soldi per un arricchimento personale, ma hanno certamente commesso atti che possono essere politicamente criticati o meno, giustificati o meno, condivisi o meno, ma non certo nel loro interesse personale, e questo è di tutta evidenza anche per la maggior parte degli italiani che hanno seguito la vicenda . La Giunta per le autorizzazioni, quindi, dopo un ampio dibattito, ha pertanto respinto la proposta del relatore di minoranza, volta a concedere l'autorizzazione a procedere.
La maggioranza dei componenti ha ritenuto che i tre esponenti del Governo abbiano agito in un contesto di emergenza, esercitando le proprie funzioni per la tutela di interessi pubblici essenziali. La Giunta ha osservato che, sebbene le condotte possano essere oggetto di una valutazione critica, ma una critica di carattere politico, non tecnico, non emergono elementi tali da configurare certamente un uso arbitrario del potere politico o del potere pubblico per fini personali.
L'azione di Governo nel suo complesso è apparsa pertanto diretta a preservare la sicurezza dello Stato e a gestire un delicato equilibrio geopolitico e diplomatico con la Libia, che è un Paese tra l'altro strategico sotto molteplici piani, non ultimo quello energetico, ma soprattutto a salvaguardare - è stato ricordato più volte dai relatori che mi hanno preceduto - i connazionali che sono presenti in Libia, come fra l'altro dichiarato e testimoniato dalla relazione dell'AISE sulla possibilità di un pericolo imminente. Ora attendere…
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
PAOLO PULCIANI(FDI). …che fosse formalizzato tale pericolo attraverso una lettera di diffida di qualche gruppo terroristico la vedevo una cosa improbabile. Io ritengo sufficientemente credibile, oltre che accertato dai nostri Servizi, che c'era effettivamente un pericolo, e quindi tutta l'azione compiuta dal Governo non può che rientrare certamente nell'interesse dello Stato, nell'interesse della Nazione, e per tale motivo certamente condividiamo le conclusioni della relazione di Pittalis .
PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione.
Il relatore di minoranza e quello di maggioranza hanno esaurito i tempi. Prendo atto che gli onorevoli Gianassi e Pittalis non intendono comunque effettuare una breve replica.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il deputato Riccardo Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI(MISTO-+EUROPA). La ringrazio, Presidente. Questa mattina abbiamo avuto la conferma che il caso Almasri è una pagina buia per la nostra vita istituzionale e per la nostra democrazia, non solo per quello che è accaduto nei mesi scorsi, ma per quello che implica per il futuro del nostro Paese. È una pagina buia perché il Governo ha agito in modo assolutamente opaco. Ricordiamo in quest'Aula le affermazioni dei due Ministri e della Presidente del Consiglio al Paese, che inizialmente avevano indicato la responsabilità esclusiva della liberazione del comandante Almasri nella magistratura, e oggi rivendicano, invece, di avere agito per tutelare un preminente interesse pubblico.
Non voglio ripetere tutto quello che è stato detto nella discussione generale, la gravità di non avere dato esecuzione a un mandato di cattura internazionale, la gravità e l'efferatezza dei reati di cui è accusato Almasri, gravissimi reati, crimini contro l'umanità, crimini di guerra, crimini terribili contro minori, il discredito sul nostro Paese per non avere dato esecuzione a quel mandato di cattura.
Il nostro è il Paese che ha ospitato la conferenza fondativa della Corte penale internazionale nel 1998, qui, a Roma. Ma c'è una cosa che finora nessuno ha messo in luce: anche scendendo sul terreno della ragione di Stato, su cui voi ci invitate a fare una riflessione come Parlamento, vi dico che avrei votato contro l'autorizzazione a procedere se nei mesi scorsi avessi ascoltato da questo Governo la decisione di rivedere quegli accordi.
Voi oggi, in quest'Aula, Ministri e Sottosegretario Mantovano, ci avete detto che essere sotto ricatto è diventato il preminente interesse pubblico dell'Italia; voi oggi ci avete detto che questa cosa non è solo accaduta, ma può accadere di nuovo; voi, cioè, non intendete minimamente modificare le implicazioni di quell'Accordo Italia-Libia che in quest'Aula, negli anni scorsi, ci siamo trovati in pochissimi a contestare, si contavano sulle dita di una mano, forse di due.
Grazie a quegli accordi, oggi, nel mar Mediterraneo, la Guardia costiera libica apre il fuoco nelle acque internazionali contro navi delle ONG. Personalmente sono stato su una di quelle navi, non quando c'era il Governo Meloni, non quando c'erano altri Governi di destra, ma quando c'era un Governo di centrosinistra, che quegli accordi aveva siglato per primi.
Allora, anche su questo, come sulle altre questioni del Medio Oriente, quando si tratta di politica estera, dovrebbe esserci una riflessione trasversale. Io avrei voluto sentire questo Governo, nei mesi scorsi, dire: quegli accordi hanno avuto delle conseguenze che non erano prevedibili all'inizio. Quando, nel 2017, sono stati siglati, sono stati salutati - ricordo le pagine di importanti editorialisti sui principali quotidiani - come accordi che avrebbero segnato la storia, al pari della lotta contro la schiavitù negli Stati Uniti. È accaduto questo? No, si sono rivelati accordi con poteri mafiosi e para-mafiosi e, quando si fanno accordi con poteri mafiosi e para-mafiosi, si è sotto ricatto.
Ripeto: avrei votato contro queste richieste di autorizzazione a procedere, se il Governo avesse preso una posizione chiara per dire di rivedere quegli accordi e di non andare al rinnovo automatico ancora una volta, e ci sarà nei prossimi mesi. Questo non è avvenuto. Aggiungo che questa maggioranza e queste forze politiche sono quelle che hanno rivendicato, nel Parlamento europeo, di aver votato contro l'immunità per l'onorevole Salis. Mi lega pochissimo, forse niente politicamente, all'onorevole Salis, ma, da garantista, da garantisti, quell'immunità andava confermata, perché non c'erano garanzie in Ungheria di un giusto processo, perché l'Ungheria viola la direttiva sulla presunzione di innocenza. Almasri avrebbe avuto un processo a L'Aia con tutte le garanzie dello Stato di diritto, e questa è un'altra cosa che, da garantisti, non sapete giustificare: aver restituito alla libertà un criminale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Intanto, questa discussione è viziata da una dichiarazione della Presidente del Consiglio: la Meloni ha dichiarato che oggi stiamo votando in questo Parlamento perché la magistratura interverrebbe contro il Governo alla luce della riforma che è in discussione e che presto, probabilmente, ci vedrà votare al referendum, drogando quindi un tema, che doveva essere esclusivamente di valutazione dei fatti, con argomenti politici che non c'entrano un tubo. La Meloni lo ha detto espressamente con il suo atteggiamento che, più che essere un atteggiamento da Frodo - come si sente lei, l'eroina che combatte contro il male -, sembra più un atteggiamento da Calimero che, costantemente, mette in campo il suo vittimismo, da ultimo quando ha raccontato delle minacce di morte che ha subito, su cui noi naturalmente esprimiamo il massimo della solidarietà, ma che vengono utilizzate costantemente per costruire questo personaggio che combatte contro tutti e che vorrebbe governare al meglio il Paese. Se dovessimo elencare tutte le minacce di morte che ognuno di noi che fa politica subisce privatamente sui staremmo qui giornate intere.
Però ci sono modi diversi di contrastare episodi come questi: c'è chi va alla DIGOS e denuncia, e c'è chi va da Vespa con il megafono e lancia allarmi. Lo dico perché questo atteggiamento è lo stesso atteggiamento che ci condiziona nella discussione di oggi, perché, accanto a Frodo, c'è la Compagnia degli anelli, che più che la Compagnia degli anelli sembra la compagnia di , con il conte Mascetti protagonista, perché, con tutto quello che avete detto e combinato su questa vicenda, io credo che la credibilità del Governo sia sotto zero. Lo dico perché io ricordo le dichiarazioni che avete fatto in Aula. In Aula - lo dico al collega Pittalis -, i Ministri, quando vennero a difendersi - secondo me, precipitandosi in Parlamento da perfetti impreparati -, vennero a dire che dovevamo espellere questo pericolo che avevamo in Italia perché poteva nuocere agli italiani, in Italia, e quindi andava mandato rapidamente con un aereo di Stato in un luogo lontano anni luce dagli italiani. Oggi scopriamo, collega Pittalis, che, invece, il pericolo veniva dalla Libia e quindi che, se noi avessimo trattenuto Almasri qui, in Libia potevano succedere attentati.
Io dico: ma siete veramente al dilettantismo e allo sbaraglio, tra l'altro in un'epoca in cui tutto è registrato. Cioè, quello che sto dicendo e raccontando io lo potete andare a guardare sui ; andate a guardare le dichiarazioni di Nordio, che ha mentito a questo Parlamento, ripetutamente ha mentito. Andate a guardare quelle dichiarazioni e, poi, costruite le dichiarazioni di oggi, altrimenti veramente passiamo per una barzelletta agli occhi degli italiani.
Al tempo stesso c'è l'argomento, perdonatemi, della sovranista tutta d'un pezzo, della Frodo , che ci dice che libera Almasri per una minaccia che altrimenti subirebbe il nostro Paese. Cioè, è come se noi avessimo liberato Totò Riina perché la mafia minacciava di fare gli attentati . Ma vi rendete conto di che messaggio lanciamo agli italiani? Che noi non siamo un Paese che garantisce la sicurezza, ma siamo un Paese che garantisce la sicurezza soltanto se riesce a costruire patti con i criminali, perché Almasri l'avete messo in un aereo di Stato sapendo che avevate a che fare con un criminale.
Presidente, credo che il caso Almasri non sia l'unico, perché voi siete il Governo di Cospito: c'è un Sottosegretario che è rinviato a giudizio per aver rivelato segreti che non potevano essere rivelati; l'ha fatto un suo collega, altro scienziato, che immediatamente lo viene a dire in Aula. Ma fate dei corsi accelerati per dire e fare le cose che fate? Perché non ci arriverebbe nessuno così rapidamente e così bene come fate voi.
E dopo il caso Cospito, c'è stato anche il tema dello spionaggio sui giornalisti. Onorevole Mantovano, i servizi segreti non sono una milizia privata a sua disposizione . E, invece, il messaggio che passa costantemente è questo: che lei utilizza i servizi segreti, così nel caso Almasri, così nel caso di spionaggio nei confronti dei giornalisti, per fatti suoi per fatti politici, e per questo lei merita il massimo della nostra sfiducia.
Per cui, Presidente, io credo che siamo di fronte a un Governo che politicamente le ha sbagliate tutte, che ha mentito ripetutamente a questo Parlamento, che ha utilizzato ciò che dovrebbe essere più caro e più utile per questa Nazione per fini privati e di partito e che ha dato un segnale pessimo agli italiani, ma anche all'estero e, cioè, che si mette in discussione la nostra sicurezza, perché avreste potuto, se vi foste comportati correttamente, mettere il segreto di Stato. Onorevole Pittalis, con tutte le cose che lei ci ha raccontato e con tutti i drammi che sarebbero potuti succedere qualora non avessimo liberato Almasri, il Governo poteva benissimo agire diversamente rispetto a come ha agito.
Inoltre, io credo che sia assolutamente inquietante l'azione svolta da colei che è la Ministra della Giustizia, perché non ci sono altre affermazioni da fare, se non quelle che il Ministro Nordio ha consegnato alla Bartolozzi il governo del suo Ministero. E da questa vicenda, emerge ancora più chiaramente: una donna a cui viene assegnato un ufficio di diretta collaborazione con componenti che neanche al Quirinale per Mattarella; una donna che decide cosa comunicare, quanto comunicare e come agire.
E il Ministro Nordio decide di proteggerla a prescindere. Ciò dimostra come quel Ministro si sia piegato ai voleri di una donna che dovrebbe svolgere soltanto esercizi di collaborazione con il Ministro. È ancor più grave che la Bartolozzi e l'onorevole Mantovano siano dei parlamentari, siano dei magistrati, cioè delle figure che dovrebbero svolgere delle funzioni separate dalla politica, così come ci hanno insegnato e continuano a insegnarci costantemente nelle azioni di promozione della riforma della separazione delle carriere. Pertanto, credo che questo Governo si sia dimostrato un Governo piegato ai criminali, che la Premier Meloni, che aveva garantito che avrebbe perseguito in lungo e in largo gli scafisti e i criminali, è stata colei che, invece, gli ha garantito un salvacondotto con i soldi degli italiani, che hanno pagato pure quel volo, il volo con il tricolore, e i Ministri che hanno mentito a questo Parlamento hanno compiuto un gesto gravissimo. Da questo punto di vista, quello che faremo noi col nostro voto sarà distinguere il comportamento di un Ministro e un Sottosegretario che secondo noi hanno compiuto atti gravi, il Ministro Nordio e il Sottosegretario Mantovano, e voteremo invece “no” per il Ministro Piantedosi, in quanto crediamo che abbia invece assolto al meglio la sua funzione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO COLUCCI(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Annuncio in apertura che il mio voto, il voto del gruppo di Noi Moderati, sarà “no” all'autorizzazione a procedere e ringrazio per il lavoro che hanno svolto il collega Pittalis, i componenti della Giunta per le autorizzazioni e, in particolar modo, i componenti di maggioranza che ci hanno particolarmente convinto con la loro relazione.
Il 19 gennaio 2025 viene arrestato a Torino Osama Almasri, capo della milizia libica RADA, accusato dalla Corte penale internazionale di crimini di guerra e contro l'umanità. L'arresto avviene d'iniziativa della Polizia giudiziaria italiana sulla base di un mandato internazionale. Pochi giorni dopo, la corte d'appello di Roma, su conforme parere della Procura generale, dichiara irrituale quell'arresto, ritenendo che la legge n. 237 del 2012 non consenta interventi autonomi della Polizia giudiziaria, ma riservi al Ministro della Giustizia la gestione dei rapporti con la Corte dell'Aja. Nelle stesse ore l' segnalava gravi rischi di destabilizzazione in Libia, minacce contro cittadini italiani, contro l'ambasciata, contro gli impianti energetici di Mellitah, che coprono quasi il 10 per cento del fabbisogno nazionale di gas.
Il Governo, in quelle 48 ore concitate, ha dovuto bilanciare due princìpi costituzionali di pari rango: da un lato, il dovere di cooperare con la giustizia internazionale, dall'altro la tutela della sicurezza nazionale e della vita di centinaia di connazionali. Non si trattava di scegliere tra legalità e arbitrio, ma tra due beni giuridici fondamentali, entrambi meritevoli di tutela. La Giunta per le autorizzazioni, nella relazione approvata a maggioranza, ha riconosciuto che i Ministri hanno agito per tutelare un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante e comunque un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di governo. Una posizione chiara, coerente e fondata sul diritto costituzionale vivente.
Ricordo a tutti i colleghi che la legge costituzionale sulle autorizzazioni del 1989 fu voluta per superare quella che Leopoldo Elia definì “giustizia politica”. Essa stabilì che il Parlamento non dovesse più pronunciarsi sul o sulla colpevolezza, ma solo qualora il Ministro avesse agito per ragioni di Stato. L'articolo 9, comma 3, prevede infatti che la Camera possa negare l'autorizzazione se ravvisa la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante o di un preminente interesse pubblico.
Ecco, quindi, il cuore della questione: qui non si tratta di sottrarre qualcuno alla giustizia, ma di verificare se una decisione, assunta nell'ambito della funzione di Governo, sia coperta da quella speciale responsabilità politica che la Costituzione riconosce come autonoma rispetto alla responsabilità penale. Come ricordava Valerio Onida, insigne costituzionalista, il giudice non può sostituirsi alla politica quando si discute di atti di alta amministrazione, legata a valutazioni di sicurezza e di interesse internazionale. Come ribadì Giuseppe Tesauro, già presidente della Corte costituzionale, il principio di separazione dei poteri impone che la discrezionalità del Governo, quando esercitata nel rispetto della Costituzione, non sia oggetto di sindacato penale.
Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio non ha rifiutato atti d'ufficio, come sostiene il tribunale dei ministri, ha esercitato una discrezionalità prevista dalla legge. La legge n. 237 del 2012 non impone un automatismo nell'esecuzione dei mandati della Corte penale internazionale, richiede una valutazione di compatibilità con l'orientamento interno e con gli obiettivi internazionali concorrenti. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha adottato un decreto di espulsione per motivi di sicurezza nazionale, ai sensi dell'articolo 13 del testo unico sull'immigrazione. È un atto pienamente legittimo e coerente con la prassi amministrativa, non un per escludere un mandato. Il Sottosegretario Mantovano, autorità delegata ai servizi, ha disposto l'impiego di un volo CAI per motivi di sicurezza operativa, un provvedimento ricorrente adottato in decine di casi analoghi. Non vi è appropriazione di beni pubblici, né abuso, né dolo; vi è esercizio di funzioni istituzionali in un contesto d'urgenza. La Camera non deve stabilire se vi sia stata una violazione formale, ma se quella condotta sia politicamente giustificata da un preminente interesse pubblico. È ciò che la relazione di maggioranza afferma con chiarezza: gli esponenti di Governo furono costretti ad assumere decisioni di particolare gravità in un arco temporale di poco inferiore alle 48 ore, in presenza di una disciplina normativa non chiara e di un arresto dichiarato irrituale. Ancora, il Governo agì per disinnescare rischi concreti per la sicurezza nazionale, per i cittadini italiani all'estero e per la stabilità delle aree strategiche.
Questa è la sostanza, non vi è abuso, ma necessità di Stato, verificata e riconosciuta. Se oggi questa Camera concedesse l'autorizzazione a procedere aprirebbe una strada pericolosa: ogni atto politico, ogni scelta diplomatica, ogni decisione in materia di sicurezza potrebbero diventare materia di processo penale. Il confine tra giustizia e politica si assottiglierebbe fino a dissolversi; nessun Governo di qualunque colore potrebbe operare serenamente, sapendo che ogni firma, ogni missione, ogni scelta ponderata, ma impopolare, potrebbe essere interpretata come un reato. È la stessa preoccupazione che hanno espresso i costituenti quando nel dibattito del 1947 respinsero l'idea di un controllo giudiziario diretto sugli atti di Governo, ritenendo che la responsabilità politica appartiene al Parlamento e non ai tribunali. Il garantismo non è di destra né di sinistra, è una cultura della legalità equilibrata, che tutela la persona, le istituzioni e la giustizia stessa; è stato il cuore del pensiero di Piero Calamandrei, di Norberto Bobbio, di Leopoldo Elia.
Essere garantisti oggi significa ricordare che il diritto penale non può sostituirsi alla dialettica politica, che l'errore o l'opportunità di governo non si correggono nelle aule di tribunale, ma attraverso il voto, il dibattito e la trasparenza parlamentare. Il diritto internazionale stesso riconosce il principio di necessità dello Stato, l'articolo 25 dei della Commissione ONU del 2001 stabilisce che uno Stato non è responsabile se l'unico modo per proteggere un interesse essenziale è temporaneamente sospendere l'adempimento di un obbligo internazionale. È un principio di buonsenso, prima ancora che giuridico. Quando è in gioco la vita dei cittadini italiani, la sicurezza nazionale e la stabilità di un'area strategica il Governo non solo può, ma deve intervenire.
Questa logica non giustifica tutto, ma spiega perché la Costituzione prevede una zona di insindacabilità. La responsabilità politica si esercita in Parlamento, non nei tribunali. Ci sono poi casi analoghi. Il caso della del 2019: in quell'anno, il Senato, chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di autorizzazioni nei confronti del Ministro dell'Interno Salvini per il caso della , deliberò che le decisioni in materia di sbarco di migranti rientrassero nell'ambito delle prerogative politiche del Governo. Anche autorevoli esponenti del centrosinistra, da Luciano Violante a Piero Fassino, pur con accenti diversi, allora riconobbero che non si può criminalizzare la funzione politica.
Il caso Minniti del 2017: pochi ricordano che, in quell'anno, durante la gestione dei flussi migratori della Libia, il Ministro dell'Interno, Marco Minniti, adottò protocolli operativi con milizie locali, poi rivelatesi coinvolte in violenze. Ci furono interrogazioni, denunce e persino esposti internazionali, ma nessuno in Parlamento chiese di sottoporre Minniti a processo.
In conclusione, Presidente, non chiedo ai colleghi di rivolgersi sugli aspetti critici dell'operato ministeriale, né di ignorare la legittima esigenza delle azioni giudiziarie, ma votare contro l'autorizzazione non significa negare la giustizia, significa affermare che la giustizia e la politica devono restare autonome e rispettose l'una dell'altra.
Per queste ragioni, il gruppo di Noi Moderati vota contro l'autorizzazione e invita i colleghi a una riflessione e a fare lo stesso
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI(AVS). Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, rappresentanti del Governo, la scelta di liberare il criminale Almasri, stupratore, assassino e trafficante di esseri umani, ha scritto una pagina vergognosa della storia della nostra Repubblica e della nostra democrazia, ma ha anche contribuito a delegittimare il diritto internazionale, ossia quel diritto che la Corte penale internazionale intendeva esercitare contro un criminale che ha realizzato crimini efferati nel proprio territorio libico.
Purtroppo, devo dire che siete venuti in Parlamento, nei mesi scorsi, a costruire una strategia della bugia, della menzogna. Di fronte a questa strategia della bugia, della menzogna, ci saremmo aspettati che, in particolar modo, il Ministro Nordio si alzasse - è ancora in tempo per farlo - per chiedere scusa al Parlamento per le bugie che ha proferito al Parlamento della Repubblica italiana .
Io ritengo inammissibile questo atteggiamento. Signor Ministro Nordio, lei si ricorda quando, proprio mentre parlavo da quest'Aula, lei mi disse: onorevole Bonelli, studi gli atti, lei non conosce gli atti. Noi, gli atti, li conoscevamo, signor Ministro, è inutile che alza il sopracciglio, perché lei ha detto cose che sono incredibili. Ridete, ridete… Non c'è alcun problema! Del resto stiamo parlando di uomini e donne stuprati e torturati ! Ma voi ridete, ridete, perché non avete la decenza di chiedere scusa al Parlamento della Repubblica italiana , perché avete mentito, siete dei bugiardi! È chiaro. Dovete avere rispetto delle istituzioni e non lo avete nemmeno in questo frangente.
E visto che oggi avete riempito il Parlamento di norme, riferimenti e articoli per autoassolvervi, signor Ministro, lei ha mai visto queste immagini? Le ha mai viste ? No! Le guardi, signor Ministro, non volti la testa! Le ha viste queste immagini, signor Ministro? Gliele hanno fatte vedere? Sono allegate al fascicolo della Corte penale! Sono uomini e donne torturati selvaggiamente e uccisi! Voi avete liberato un uomo di questo genere! Vergognatevi! Vergognatevi !
Giorgia Meloni la deve smettere di costruire sempre la sua politica sul complotto e sul vittimismo! Lei, che è andata con un video - ben due video! - a dire: non siamo stati noi a liberare il libico Almasri, è stata la corte di appello. Bugia! Tra l'altro, l'avete anche messa voi nelle note difensive. Quando dovevate sanare la situazione per cui si doveva procedere all'arresto definitivo di Almasri, avete impedito agli uffici del Ministero della Giustizia, con la sua Capo di gabinetto, signor Ministro Nordio, che ha omesso di inviare quelle note agli uffici, li ha bloccati e ha impedito che la giustizia facesse il suo corso. Ma io chiedo: com'è possibile che, in questa Italia, in questo pianeta, ci possa essere giustizia? Come si può determinare giustizia, se noi siamo i primi a determinare l'ingiustizia?
Ci siete venuti a raccontare che c'è un interesse supremo dello Stato, dicendo che le milizie Rada possono determinare problemi di insicurezza per l'incolumità degli italiani che sono in Libia e, in particolar modo, per gli impianti energetici. Allora avete dimostrato quello che Giorgia Meloni, la Presidente Meloni, ha negato fuori da questo Parlamento! Perché la Presidente Meloni, in questo Parlamento, non ci viene, non fa nemmeno più le interviste con i giornalisti, non fa più le conferenze stampa, perché fugge. Come ha detto a Trump, lei non parla con i giornalisti.
Avete negato una cosa così drammaticamente evidente: il motivo per cui avete liberato il libico criminale Almasri è perché teneva la milizia Rada e quindi, ancora oggi, tiene sotto ricatto la Repubblica italiana . Ma com'è possibile che la Repubblica italiana, il nostro Governo e gli interessi del nostro Stato possano essere messi sotto ricatto da una milizia islamica , che mette sotto gioco, in nome di che cosa? In nome di un interesse di una politica energetica? Ma, allora, forse, non sarebbe il caso, probabilmente, di fare, come è stato fatto con la Russia, ossia di dire che vi chiudiamo i rubinetti e che, magari, il gas, lo andiamo a prendere un'altra parte? Oppure, facciamo un altro tipo di politica energetica.
Si è detto che governare diventa un rischio penale. No, cari colleghi, si governa in nome della Costituzione , del rispetto delle leggi e del diritto internazionale! Questo significa governare, perché nessuno è al di sopra delle parti.
Stamattina - e concludo - ho letto un'esilarante dichiarazione del Sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, il quale ha detto che la sottrazione al giudice naturale è quanto di più incostituzionale e violento politicamente possa essere mai stato partorito e pensato dal cervello umano. L'ha dichiarato il Sottosegretario Delmastro nel caso di Ilaria Salis. Ha parlato colui che è stato condannato per rivelazioni del segreto d'ufficio e ancora fa il Vice Ministro della Giustizia !
Siete assolutamente contraddittori e pieni di propaganda! Siete capaci solo a fare le vittime, ma avete riempito di vergogna la democrazia del nostro Paese !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Noi abbiamo, da subito e con grande chiarezza, stigmatizzato l'operato del Governo e abbiamo continuato a farlo anche dopo, ma sul piano politico. Lo abbiamo fatto senza mezzi termini, nella circostanza di tutte le valutazioni di questa vicenda, perché il caso Almasri è una vicenda sulla quale è calata una nebulosità, una palese contraddittorietà, che ha caratterizzato le molteplici esternazioni di molti membri del Governo.
Tuttavia, da subito, abbiamo ritenuto, intanto, che fossero troppo rilevanti gli interessi del nostro Paese su questa vicenda terribile per trasformare quei fatti in un'occasione di speculazione politica, per il momento internazionale, per la drammaticità dei comportamenti di quella persona. Ma abbiamo ritenuto, lo ripeto, che non ci fosse possibilità, che non fosse opportuna una speculazione politica e neanche che tutto ciò potesse avere un risvolto penale.
Ribadisco: è chiaro che noi abbiamo preteso - a volte, urlandolo a gran voce, senza riscontro - che ci fosse un'esposizione chiara, una direzione chiara dell'operato del Governo, perché la responsabilità di chi governa è quella di manifestare chiarezza verso il Paese e verso quest'Aula. Tuttavia, secondo noi, dev'esserci chiarezza anche sul piano delle funzioni. Il controllo della sicurezza, il segreto di Stato… sia chiaro, noi avremmo preso Almasri e l'avremmo consegnato immediatamente.
Questa sarebbe stata la nostra scelta politica e avremmo agito così . Voglio che sia chiaro questo. Però, nonostante la scelta e la gestione di tutta la vicenda secondo noi siano state assolutamente sbagliate, che questo diventi oggetto di un procedimento penale no, perché c'è un campo che è proprio delle scelte politiche, che è pertinente rispetto alla funzione altissima dei vertici delle istituzioni politiche, e lì deve rimanere. Abbiamo avuto un analogo comportamento con la vicenda COVID, per la Commissione COVID: anche lì, abbiamo votato contro scelte che tendevano a tirare fuori dall'ambito politico quello che deve restare in quel campo e che ha le sue linee nette di demarcazione.
Chiudo subito, Presidente. Si può essere d'accordo o non d'accordo rispetto a certe scelte - e noi non lo siamo stati -, ma, se sono proprie del livello più alto delle istituzioni politiche, che restino in quel perimetro .
PRESIDENTE. Salutiamo le studentesse, gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo “Guglielmo Marconi” di Battipaglia, in provincia di Salerno, che assistono ai nostri lavori dalle tribune . Benvenuti alla Camera dei deputati
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.
CARLA GIULIANO(M5S). Grazie, Presidente. Oggi è una delle giornate più umilianti per il Parlamento, per il diritto internazionale, per la giustizia e per i cittadini italiani, perché oggi ritorniamo a parlare del caso Almasri, una vicenda che ha coperto di vergogna l'Italia agli occhi del mondo e della comunità internazionale. Ma riepiloghiamo i fatti, ormai incontrovertibili.
Il 18 gennaio scorso, la Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto contro Almasri per crimini di guerra e contro l'umanità. Nei due giorni successivi, c'è stata un'Italia che ha funzionato, che si è attivata per dare seguito al mandato di arresto di questo criminale: la DIGOS di Torino, l'Interpol, il procuratore generale di Roma, gli uffici del suo Ministero, Ministro Nordio. Purtroppo, però, questa Italia che funziona, che si è prodigata per assicurare alla giustizia un criminale e a cui va tutto il nostro ringraziamento, ha incontrato lei, Ministro Nordio, e ha incontrato questo Governo, che lavorava nel senso opposto: tentava in tutti i modi di sottrarre Almasri alla giustizia. E così, Ministro Nordio, mentre lei faceva finta di valutare il caso, Almasri veniva liberato e veniva ricondotto con un volo di Stato in Libia, a spese dei cittadini italiani.
Per questa vicenda, doverosamente, il Tribunale dei ministri ha contestato a lei, Ministro Nordio, il reato di rifiuto di atti di ufficio e quello di favoreggiamento, al Ministro Piantedosi i reati di favoreggiamento e peculato e al Sottosegretario Mantovano il favoreggiamento e il peculato, per aver consentito ad Almasri, tramite il rimpatrio in Libia con aereo di Stato, di eludere le investigazioni e di sottrarsi alla giurisdizione della Corte penale internazionale.
Oggi dobbiamo valutare se la liberazione del criminale Almasri, effettuata in aperta violazione del diritto internazionale, sia giustificata da un interesse nazionale costituzionalmente rilevante o da un preminente interesse pubblico. Voi, dopo tutta una serie di menzogne, vi siete difesi richiamando la sicurezza nazionale. Ma, se fosse stato realmente così, avreste messo il segreto di Stato. Gli stessi servizi segreti all'estero vi hanno smentito, affermando di non aver ricevuto specifiche minacce di attentati o atti di rappresaglia nei confronti dei cittadini italiani in Libia.
La verità è che non vi è alcun interesse nazionale costituzionalmente rilevante e alcun preminente interesse pubblico che possa scriminare le vostre condotte. La realtà è un'altra: il Governo italiano ha scelto di rendersi complice e protettore di Almasri per paura e per calcolo politico, perché avevate paura che trattenere e consegnare alla Corte penale internazionale Almasri, lui che aveva un ruolo cruciale nel carcere di Mitiga e nella gestione dei migranti, avrebbe potuto impattare sulla gestione dei flussi migratori. Sì, proprio quell'Italia, la vostra Italia sovranista, che doveva diventare autorevole protagonista nello scenario internazionale e nel Mediterraneo, scopriamo, invece, che ha bisogno di uno “scagnozzo” libico per contenere i flussi migratori .
Invece avete anche sbagliato i calcoli, visto che i numeri sull'immigrazione fotografano il vostro fallimento: da quando vi siete insediati ad oggi, avete fatto entrare 300.000 immigrati irregolari e addirittura, nei mesi successivi al rimpatrio di Almasri, gli ingressi di irregolari nel nostro Paese sono aumentati del 16 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Ma, ironia della sorte, apprendiamo che Almasri sarebbe stato rimosso dal suo incarico e licenziato. Quindi, in definitiva, l'Italia ha ceduto ai suoi valori fondanti e ha violato gli obblighi internazionali per salvare uno, un criminale, che ora non conta neanche più nulla Ma che Paese è quello che si accorda con un criminale, con chi, nei libici, uccide, tortura, stupra? Che Governo è quello che rimpatria, con un volo di Stato pagato con i soldi dei cittadini italiani, un criminale internazionale, ma che deride i cittadini italiani impegnati sulla e dichiara di rifiutarsi di pagare il volo a questi concittadini per consentirne il rientro a casa?
Del resto, però, che cosa dobbiamo aspettarci da un Governo che su questa vicenda ha mentito spudoratamente fin dall'inizio? Menzogne su menzogne, omissioni su omissioni, con l'unico intento di depistare gli italiani dalla verità Avete impunemente mentito al Parlamento. Avete fatto passare la liberazione di Almasri come un atto dovuto e determinato da una serie di errori procedurali, giuridici, incolpando, addirittura, prima le nostre Forze dell'ordine, per aver proceduto all'arresto di un pericoloso criminale internazionale senza il preventivo impulso del Ministro, per prendervela poi con la magistratura, con la Corte penale internazionale, e oggi, da ultimo, con il Tribunale dei ministri.
Ma mettiamole in fila tutte le vostre bugie. Uno: lei, Ministro Nordio, il 5 febbraio ha detto a quest'Aula che gli atti su Almasri le sono arrivati il 20 gennaio in tarda mattinata. Falso. Gli atti completi e tradotti li ha ricevuti già nella giornata del 19 gennaio, tant'è vero che i suoi uffici il 20 gennaio, cioè la data in cui lei dice di aver ricevuto gli atti, avevano già predisposto e inviato al gabinetto del Ministero la bozza di provvedimento ministeriale per consentire l'arresto di Almasri. Già dal 19, si sono iniziate a tenere una serie di riunioni di emergenza tra i vertici del Governo, i servizi e le Forze di Polizia. Ma se lei, Ministro Nordio, dice che non aveva ancora gli atti, di che cosa avete parlato in queste riunioni ?
Due: lei, Ministro Nordio, ha rivendicato di avere un potere discrezionale per valutare il caso. Falso. Lo Statuto di Roma, cioè quello che disciplina la Corte penale internazionale, non le dà alcun potere discrezionale. Lei doveva solo dare corso al mandato di arresto, fine Quindi, Ministro Nordio, lei ha mentito su quando ha ricevuto gli atti e sui suoi poteri.
Però, ora veniamo a lei, Ministro Piantedosi. Lei ha emesso un decreto di espulsione perché ha riconosciuto che Almasri è un criminale, e lo ha riconosciuto proprio sulla base del mandato di arresto della Corte penale internazionale. E, allora, che fa? Invece di chiamare il suo collega Nordio e di svegliarlo, cosa fa? Rimanda Almasri in Libia, cioè proprio nel posto in cui Almasri ha commesso quei crimini ? Lei, Ministro Piantedosi, che ora ride, ha rimandato Almasri nell'unico posto in cui non lo avrebbe mai dovuto rimandare. Quindi anche lei, Ministro Piantedosi, ha sbagliato tutto, ma proprio tutto .
Infine, veniamo a lei, Sottosegretario Mantovano. Lei è quello che fa cadere definitivamente tutto il castello delle menzogne costruite dal Governo su questa vicenda. Lei è quello che ha predisposto l'aereo di Stato addirittura prima che Almasri venisse scarcerato a causa dell'inerzia del Ministro della Giustizia. Lei è il vero regista di tutta questa operazione . Ma ormai nulla ci sorprende più, perché voi siete quelli che fuggite dai processi, che salvate la Santanche', ma siete anche quelli che con i vostri avversari politici mettete in piedi tribunali politici, come la Commissione d'inchiesta COVID, quelli che fate leggi per estromettere dalla Commissione antimafia due magistrati come Cafiero De Raho e Scarpinato , che hanno dedicato tutta la loro vita a combattere la mafia.
Ebbene, oggi, in quest'Aula, con questa votazione la maggioranza vuole affermare la prevalenza delle menzogne di comodo sulla verità, la prepotenza della legge del più forte e la prevalenza della politica becera e meschina sulla giustizia e sul diritto internazionale. La mancata autorizzazione ha un solo univoco significato: riconoscere a voi l'immunità e impedire l'accertamento della verità. Per noi tutto questo è ignobile e vergognoso, e per questo voteremo per concedere l'autorizzazione a procedere in giudizio contro i Ministri Nordio e Piantedosi e contro il Sottosegretario Mantovano .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Enrico Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA(FI-PPE). Grazie, Presidente. Il Parlamento oggi deve analizzare una contestazione inoltrata dal Tribunale dei ministri e decidere se ai fatti contestati siano applicabili le esimenti contenute in una norma di rilievo costituzionale. Non è una scelta discrezionale, né politica, né soggettiva. Dovrebbe essere un'istruttoria tecnica e oggettiva, perché la Camera è giudice. Il ruolo del Parlamento va tenuto al riparo, protetto dalle incursioni della politica, dalle logiche di schieramento, dal pregiudizio inteso come giudizio formatosi a prescindere dai fatti.
Ciascun deputato deve porsi innanzitutto una domanda: se Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano abbiano agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di Governo. Per rispondere a questa domanda ciascun deputato dovrebbe svolgere un'analisi simile a quella che per il diritto penale è la cosiddetta prognosi postuma.
La prognosi postuma è un giudizio che si compie dopo il verificarsi di un fatto, ma con la mente posizionata nel momento in cui l'azione è stata compiuta, per valutare quali fossero le opzioni di fronte agli incolpati. Quali eventi e quali scenari erano prevedibili nella prospettiva di chi, in quelle giornate, si è trovato ad istruire la richiesta della Corte penale? Quali gli interessi che hanno fondato le loro azioni? Quale era il contesto in cui le autorità governative italiane si sono trovate a gestire l'arresto di Almasri?
A questi quesiti ha risposto il relatore Pittalis con grande precisione e puntiglio, e ha illustrato la situazione di quelle ore e ha soprattutto delineato il quadro che il Governo, tutto il Governo, aveva di fronte.
Tutti i massimi vertici istituzionali preposti alla tutela della sicurezza nazionale e internazionale dell'Italia avevano delineato i rischi e le criticità per il nostro Paese, sia sul piano diplomatico e commerciale, sia in termini di sicurezza per i cittadini e le istituzioni italiane presenti in Libia. Avevano sottolineato il rischio di rappresaglia nei confronti degli interessi italiani in Libia come non soltanto concreto, ma anche immediato e altamente plausibile. Le minacce di atti ostili non apparivano affatto ipotetiche o vaghe, ma concrete, sebbene non agevolmente prevedibili nelle specifiche modalità di attuazione.
Davanti a un simile scenario, cosa avrebbe potuto o dovuto fare di diverso il Governo, con poche ore a disposizione, di fronte a una normativa che comunque era lacunosa, ad un mandato di arresto contraddittorio, se non intervenire per tutelare la vita e l'incolumità dei cittadini italiani ? Non è forse un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante? Non è forse un preminente interesse pubblico tipico della funzione di Governo proteggere la vita e l'incolumità dei propri cittadini, ovunque si trovino?
Garantire sicurezza, offrire protezione effettiva ai connazionali, ridurre l'esposizione ai pericoli è una tipica funzione di Governo, orientata all'interesse pubblico, ma prima di tutto è un dovere costituzionale del potere esecutivo, perché è innegabile il rilievo costituzionale del bene giuridico “sicurezza”, inteso come presupposto logico, oltreché giuridico, per la effettività e la garanzia dei diritti fondamentali. Se per una sottovalutazione dei pericoli da parte dell'Esecutivo si fossero concretizzati i rischi paventati, oggi pioverebbero le richieste di informativa, vero, onorevole Bonelli?
Fioccherebbero le interpellanze, financo le mozioni di sfiducia. I rischi paventati che oggi voi giudicate generici, vaghi e indeterminati diventerebbero magicamente lampanti, precisi e puntuali. Per fortuna, però, il Governo aveva ben chiari i rischi e non li ha trascurati, e la sicurezza è stata garantita. E il rispetto per la Costituzione ha imposto al Ministro della Giustizia il dovere di svolgere approfondimenti puntuali di fronte a un mandato di cattura. In quest'Aula è stato addirittura contestato a Carlo Nordio di non essersi comportato da passacarte.
Di fronte alle contraddizioni emerse nel mandato di arresto, frutto di correzioni, errori, lacune, il Ministro della Giustizia avrebbe dovuto fare finta di nulla? O invece aveva il dovere di svolgere un'istruttoria puntuale e dettagliata? Il Ministro della Giustizia non è un freddo esecutore, le sue prerogative non gli danno il diritto di studiare le carte, ma glielo impongono, e, di fronte a palesi incongruenze, ha il dovere di sviscerare, di chiedere chiarimenti, di confrontarsi con i colleghi.
Il Ministro Nordio - lo dico all'onorevole Bonelli, che è tornato sull'informativa del Ministro Nordio - ha ricostruito in quest'Aula le contraddizioni presenti nel mandato di arresto e tutti i passaggi che ha svolto dal punto di vista tecnico e istituzionale; passaggi che, se omessi, questo sì, avrebbero potuto rappresentare una violazione dei suoi obblighi funzionali di garantire il perseguimento dell'interesse pubblico. In questa vicenda, riguardando l'interesse nazionale, ci dovrebbe essere un Parlamento unito, perché l'interesse pubblico non è di destra o di sinistra, non è soggettivo, ma è oggettivo .
In un Parlamento maturo su questa vicenda si sarebbe naturalmente manifestata una sospensione della polemica politica, perché questo è un caso di scuola. Vi spiego perché è un caso di scuola. Perché la Giunta per le autorizzazioni, e conseguentemente il Parlamento, nel corso dei decenni, dal 1989 ad oggi, ha esaminato tante situazioni relative a reati contestati a Ministri, e molte di queste richieste di autorizzazione sono state accolte, ma sono state accolte perché palesemente non avevano a che fare con un interesse dello Stato, ma erano fatti commessi per tornaconto personale o per perseguire un interesse privato.
Nel caso che discutiamo oggi la stessa contestazione del Tribunale dei ministri non riguarda la scelta individuale di un singolo Ministro per un singolo atto, ma la scelta condivisa di più membri del Governo per più atti finalizzati, in modo lampante, a perseguire l'interesse pubblico. La contestazione stessa non riguarda neppure lontanamente un interesse personale o privato degli indagati, ma riguarda tutti atti coerenti e conformi ai loro doveri di Governo. Si chiede di mandare sotto giudizio penale la stessa funzione di Governo, con una lettura patologica di azioni fisiologiche.
Con tutto il rispetto, oggi la Camera non è chiamata a decidere il destino personale di Carlo Nordio, Matteo Piantedosi o Alfredo Mantovano, ma il rapporto costituzionale tra poteri dello Stato e il relativo perimetro. Il Parlamento è di fronte a un bivio: affermare e difendere il suo ruolo di controllo sull'Esecutivo o spogliarsene, trasferendolo a un tribunale penale, chiedendo a questo di processare l'azione del Governo. È uno schema noto, colleghi, non un inedito per chi è solito affidarsi alla scorciatoia giudiziaria.
È un percorso solitamente intrapreso, ad ogni livello, da forze politiche senza argomenti, senza idee, per sbarazzarsi dell'avversario . È l'ultima spiaggia per colpire chi non si riesce a sconfiggere diversamente. Chi imbocca la scorciatoia giudiziaria trae conclusioni opposte a seconda che si tratti del vicino di banco o di un avversario politico; difende a spada tratta il compagno di partito anche quando ha subito una condanna definitiva; rivendica l'immunità quando conviene, onorevole Bonelli , ma manifesta con la bava alla bocca al primo avviso di garanzia verso la controparte.
Ma oggi, colleghi, l'opposizione alza ancora il livello: non si tratta più di invocare le dimissioni di un indagato, ma addirittura di sostituire il Parlamento con il giudice penale. L'opposizione vorrebbe oggi mettere sotto accusa il Governo, trascinandolo in tribunale, travolgendo la separazione dei poteri con un salto di qualità che stravolge i confini disegnati dall'architettura costituzionale. È molto più facile affidarsi alle procure per colpire l'avversario che batterlo alle elezioni, più comodo trasformare l'accusa in sentenze che presentare proposte condivise o scrivere un programma comune.
E pazienza se la tanto declamata autonomia e indipendenza della giurisdizione va a farsi benedire e pazienza se la politica è sempre più debole .
Colleghi, vi ricordo che non siamo di fronte ad una scelta, ma a un preciso dovere: quello di tutelare il ruolo del potere legislativo ed evitare che, ancora una volta, il Parlamento - e lo dico ai colleghi dei 5 Stelle - diventi il peggior nemico di se stesso. Abbiamo il dovere di non strumentalizzare la magistratura: non c'è modo migliore per indebolire il potere giudiziario e la credibilità della giustizia che tirarlo in ballo a sproposito, chiamarlo a svolgere un ruolo che non è il proprio. Nel corso di questi anni è stata questa una grande responsabilità della politica.
Affrontiamo il dibattito odierno non certamente in chiave di conflitto tra organo parlamentare e giurisdizione, bensì nel rispetto dei ruoli e dei confini assegnati dalla Costituzione. Riteniamo che trasferire alla magistratura un controllo tipico parlamentare costituirebbe una norma ingiusta in radice, perché anche se il giudice penale pronunciasse una sentenza di assoluzione il suo giudizio verterebbe inevitabilmente sull'azione di Governo e non è questo il ruolo del giudice penale.
Sono convinto che in cuor loro, se potessero, i Ministri e il Sottosegretario rinuncerebbero a questa prerogativa, ma non lo possono fare perché non è una tutela della persona, ma è una tutela dell'azione di Governo.
Negare l'autorizzazione oggi è un dovere della Camera ed è nell'interesse delle istituzioni, per sottolineare la distinzione tra il compito del giudice nel giudicare la legge penale e quello del Parlamento sulla responsabilità politica. Per questo annuncio il voto favorevole del gruppo di Forza Italia alla proposta del deputato Pittalis .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavandoli. Ne ha facoltà.
LAURA CAVANDOLI(LEGA). Grazie, Presidente. Quest'Aula oggi deve dare un voto consapevole, ai sensi dell'articolo 96 della Costituzione, e deve, quindi, dire se i Ministri Nordio e Piantedosi e il Sottosegretario Mantovano nella vicenda Almasri abbiano agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante, ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di Governo. Questo ci dice l'articolo 96 della Costituzione e questo ci dice la legge costituzionale n. 1 del 1989.
La vicenda è stata illustrata bene dalla relazione della maggioranza e dal relatore Pittalis, che ringrazio, perché ha correttamente proposto di negare l'autorizzazione a procedere in giudizio all'esito di un esame oggettivo e approfondito di tutto il materiale prodotto e di un ampio - bello, devo dire - dibattito, che ci ha impegnato, di fatto, per tutto il mese di settembre, fatto nella sede della Giunta.
Devo, però, stigmatizzare subito un po' quello che è l' di questa vicenda, almeno dal punto di vista parlamentare, il triste e meschino atteggiamento dell'opposizione nel concordare la scelta, poi recepita dal precedente della Giunta, di un relatore appartenente alla minoranza. È noto che se, per prassi, la presidenza della Giunta viene assegnata all'opposizione, ciò avviene sul presupposto che in un organo che tratta fattispecie così delicate ci si debba astrarre dall'agone del confronto politico, dovendo convergere su valutazioni obiettive. Invece, vi è stata la nomina del relatore appartenente al PD, peraltro un deputato che già aveva espresso pubblicamente la sua visione - indipendentemente da quello che poi è successo nello studio del fascicolo - e l'ha poi confermata. Quindi, già questo fa capire che c'era una presunzione di conoscenza e di una ideologia che aveva già informato la sua relazione. È la prima volta che succede che venga nominato un relatore di opposizione nell'ambito di un procedimento relativo a membri di un Governo in carica. Non è mai successo; lo poteva fare il presidente, forse, che aveva la legittimazione di tutta la Giunta, ma ha scelto di obbedire a un accordo politico .
Sulla scorta di questo presupposto si può meglio comprendere l'atteggiamento delle opposizioni, perché in questa vicenda sono tante le particolarità e possiamo chiamarle così. Per la prima volta si è data applicazione alla legge n. 237 del 2012, sull'adeguamento allo statuto istitutivo della Corte penale internazionale. Si è poi data poca importanza al fatto che il mandato di arresto di Almasri, dopo la sua emissione datata 18 gennaio, è stato oggetto di revisione da parte della stessa Corte alcuni giorni dopo, con la correzione di errori concernenti il , cioè la stessa ricostruzione temporale dei reati attribuiti, la qualificazione degli stessi e si è anche provveduto al suo completamento con la pubblicazione della di uno dei giudici.
Formalmente quindi, durante i giorni tra il 19 e il 21 gennaio in cui si è svolta la vicenda, si era in presenza di un mandato incompleto, errato e comunque non definitivo, e già questo è un elemento che sarebbe determinante per rendere giustizia all'operato del Governo e questo lo dico perché ho sentito altri giudizi prognostici effettuati .
Ma sullo sfondo della vicenda Almasri c'è la situazione della Libia, una situazione instabile, con una guerra civile e con lotte fra bande che, dal 2011 in poi, ha influito moltissimo anche sui rapporti con il nostro Paese. Tutti i Governi se ne sono dovuti occupare, dal contrasto all'immigrazione ai rapporti commerciali e, non ultima, la fornitura di gas naturale, che sopperisce per oltre il 9 per cento al nostro fabbisogno nazionale. Infatti, nel 2017 fu sottoscritto da Gentiloni, ovviamente del Partito Democratico, il Italia-Libia e l'ex Ministro del Governo Gentiloni Minniti si è soffermato più volte, in dichiarazioni pubbliche, sostenendo la correttezza dell'operato del Governo Meloni nella gestione del caso Almasri e lo ha fatto anche sottolineando situazioni simili che si sono verificate in altri Paesi europei.
LAURA CAVANDOLI(LEGA). E poi ricordo una situazione abbastanza recente, quando, nel settembre 2020, il Ministro Bonafede e il Premier Conte hanno deciso per il rimpatrio del signor Korshunov, manager russo accusato di spionaggio negli Stati Uniti, che fu rimpatriato in Russia, invece che estradato oltreoceano. Qualcuno se l'è dimenticato, noi no .
Torniamo ai fatti. Almasri è stato arrestato dalla DIGOS il 19 gennaio 2025, quindi il giorno dopo l'emissione del mandato e nel periodo in cui questo mandato doveva essere completato. Dopodiché, sulla sua pericolosità - è stato scarcerato dalla corte d'appello di Roma - ho sentito dire di tutto e tutti concordiamo sulla sua pericolosità, però alcuni sostengono, come la relazione di minoranza, che si debba restringere al solo territorio libico. Invece no, perché questa sarebbe una giustificazione sufficiente affinché potesse essere rimpatriato con un volo di linea, magari aspettando qualche giorno di modo che il volo di linea fosse disponibile dall'aeroporto di Fiumicino. Io ringrazio chi del Governo ha rapidamente utilizzato un volo CAI per l'esecuzione del rimpatrio , motivo per cui il Ministro Piantedosi e il Sottosegretario Mantovano hanno ricevuto un'accusa di peculato, senza però che si potesse configurare un loro profitto personale.
Ma abbiamo anche sentito accusare le informative in Aula dei Ministri Nordio e Piantedosi, come se fossero delle informative giudiziarie rese in sede processuale e questo non è successo, perché sono informative che rispettano il vero, salvo dover tutelare situazioni di sicurezza nazionale che devono essere necessariamente tenute riservate. Quindi, quello che va evidenziato, fra la mole degli atti, è la relazione del direttore dell'AISE, che il 20 gennaio 2025 ha attestato una situazione di forte tensione in Libia, con specifiche e concrete esigenze di sicurezza nazionale connesse alla salvaguardia dei nostri cittadini e delle imprese italiane, nonché della nostra sede diplomatica, con indicatori di possibili manifestazioni o ritorsioni nei confronti, appunto, dei 500 italiani in Tripolitania e degli interessi economici nazionali.
E lo stesso direttore dell'AISE ha risposto alla domanda del Tribunale dei ministri, chiarendo che non erano praticabili soluzioni alternative. Non c'era la possibilità di rimpatriare gli italiani che erano in Libia, non potevamo metterli in sicurezza. Questo lo hanno confermato tutti i vertici delle agenzie. Non si può pensare che si trattasse di timori non verificati e vorrei capire che competenze hanno le opposizioni che fanno riferimento alle agenzie che si occupano di sicurezza nazionale. Come possiamo tutelare gli italiani all'estero? Dobbiamo per forza condannarli a morte? Dobbiamo per forza pensare che ci possano, che ci debbano essere attentati terroristici? Ecco, sicuramente, la scelta fatta ha tutelato l'integrità fisica dei cittadini italiani, anche se in territorio libico e qui mi richiamo agli articoli 2, 3, 13, 32, 41 e 117 della Costituzione, che sarebbero stati violati dal Governo.
Riteniamo, quindi, presenti le cause di giustificazione che ho indicato, quindi la tutela dell'interesse legittimo dello Stato costituzionalmente rilevante, però registriamo anche un triste e squallido tentativo dell'opposizione di voler indebolire questo Governo, un Governo che sta andando bene per le imprese, per le famiglie, contro la disoccupazione femminile e giovanile , che ha un posizionamento internazionale valido, che tiene sotto controllo i conti pubblici e raccoglie investimenti. E questo tentativo di indebolire il nostro Governo lo si vuole fare in barba ai cittadini italiani che avrebbero rischiato la propria vita in Libia e questo volete fare voi dell'opposizione…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
LAURA CAVANDOLI(LEGA). …come è stato fatto per l'attività - parlo suo tramite, Presidente - del Ministro Salvini . Il Ministro Salvini fu mandato a processo per due volte da chi, al Senato, ha votato contro di lui e sosteneva la sua azione di Governo. Ecco, adesso, l'opposizione vuole andare avanti, facendo lo stesso, con i membri e con gli esponenti di Governo. Noi …
PRESIDENTE. La ringrazio.
Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo “Giovanni XXIII” di Isernia, che assistono ai nostri lavori dalle tribune . Benvenuti!
Colleghi, abbiamo ancora due interventi, quindi, chiedo il silenzio in Aula e a tutti di sedersi ai propri posti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA(PD-IDP). Grazie Presidente. Quello che si sta per votare oggi è l'assoluzione del Governo. Siamo passati da un Parlamento passacarte di decreti a un Parlamento passacarte di impunità. Dopo il lavoro accurato della Giunta delle autorizzazioni, di cui voglio ringraziare, in primo luogo, il relatore di minoranza, il collega Gianassi, che ha svolto il suo compito con professionalità e imparzialità, nonostante le accuse e le offese, che anche oggi abbiamo sentito in Aula avete scelto l'Aula come luogo per ripulire le vostre coscienze e assolvere Ministri chiaramente non all'altezza del mandato costituzionale.
Partiamo dai fatti. Il Governo italiano si è trovato tra le mani, grazie al lavoro delle Forze di Polizia, un vero criminale, uno di quelli che avevate promesso di ricercare per tutto il globo terracqueo, un uomo che rappresenta il male assoluto, un trafficane libico macchiatosi di crimini indicibili verso i più fragili, donne, bambini, violenze, stupri e omicidi. Avevate l'occasione di assicurarlo alla giustizia e invece avete scelto di rilasciarlo e di riaccompagnarlo a casa, con un volo di Stato, adducendo fumose ragioni di pericolosità sociale di Almasri in Italia, ma non in Libia, dove, secondo voi, poteva tornare in piena tranquillità a compiere crimini orrendi.
Avete violato principi e diritto, prima di tutto il rispetto del mandato di arresto della Corte penale internazionale; persino la Libia è stata più celere di voi, emettendo un ordine di comparizione per Almasri, come criminale di guerra e rimuovendolo dal capo della Rada. E, così, prima liberate Almasri poi assolvete i vostri Ministri, che hanno mentito al Parlamento e, dunque, tecnicamente hanno mentito al Paese, coprendosi di ridicolo con versioni contraddittorie, ma ugualmente inverosimili, di quello che è accaduto . Ma la cosa più grave è che la liberazione di Almasri ha gettato discredito e disonore sul nostro Paese, un imbarazzo profondo per l'umiliazione a cui sono state sottoposte le istituzioni democratiche.
Quello che emerge chiaramente da questa vicenda è che il Governo italiano è sotto ricatto politico delle milizie libiche , le stesse con cui, negli ultimi anni, avete rafforzato i legami, nella convinzione di poter controllare i flussi migratori. Per sottostare a questo ricatto, i più alti vertici del Governo hanno partecipato nottetempo a molte riunioni per cercare di non disturbare quelle milizie libiche, temendo che potesse venir meno la collaborazione o produrre ritorsioni. Ecco, siamo davanti a un comportamento gravissimo che denota, non solo debolezza politica, ma una vera e propria sudditanza pericolosa per il nostro Paese. La verità è che il Governo dei patrioti si è piegato a bande e truppe armate, che violano sistematicamente i diritti umani e che commettono crimini internazionali. Questo è un comportamento inaccettabile, che fa venire a galla anche tutta la vostra propaganda in materia di politiche migratorie con tutti i vostri fallimenti.
Ma, guardate, negare l'evidenza e impedire l'accertamento della verità fa parte della vostra cultura politica. La Presidente del Consiglio chissà se ci raggiungerà tra qualche minuto, ma chi era con lei allora dovrebbe ricordare bene che il 5 aprile 2011, sempre in quest'Aula, arrivò a sostenere che Ruby Rubacuori era la nipote di Mubarak , una falsità senza precedenti, che allora faceva comodo a Berlusconi e che avete votato a testa bassa, anche allora, incuranti del discredito che gettò su questo Parlamento e sul nostro Paese. Ecco, mi auguro che la Presidente Meloni, adesso, si vergogni almeno un po' di quel suo voto, come si dovrebbe vergognare oggi di avere liberato un pluriomicida : 34 omicidi per la Corte penale internazionale, un violentatore seriale, 22 stupri accertati, un torturatore e un trafficante di esseri umani. E intanto ovviamente ne approfittate per sferrare un altro attacco senza precedenti alla magistratura, usando la teoria del complotto, quella che vi viene meglio, con cui attaccate ogni forma di dissenso e coprite ogni problema reale, rifugiandovi nella vostra realtà alternativa, quella del paese dei balocchi, dove tutto va bene e i problemi sono le scritte sui muri dei centri sociali o i .
Usate il Parlamento per costruire una giustizia alternativa e intanto lavorate a una riforma che la rende meno autonoma, sottomessa all'Esecutivo e facilmente influenzabile . Siete l'esempio peggiore di una politica incompetente e irresponsabile, che usa le riforme come manganelli per piegare la testa al potere giudiziario, una politica che non vuole farsi giudicare, che fugge il processo, mentre non si difende nel processo. Ecco, oggi, finalmente, abbiamo preso atto che è stata detta una menzogna al Parlamento e agli italiani e il motivo è che i componenti di quella milizia libica fanno tanta paura al Governo da spingerlo a non consegnare Almasri alla Corte penale internazionale. Non esiste alcun interesse costituzionalmente rilevante, alcun preminente interesse pubblico! È solo opportunismo politico ! Ma quella di oggi è anche l'autodistruzione della narrazione falsa di un Governo forte che non è sotto il ricatto di nessuno. Chissà. Ma ve le ricordate le parole di tre anni fa della Presidente Meloni, “io non sono ricattabile”, con cui rispose a Berlusconi? Quanto tempo è passato? Quanta acqua è passata sotto i ponti? Oggi, votate un salvacondotto politico per i Ministri Piantedosi e Nordio e per il Sottosegretario Mantovano. Ecco la politica che rappresentate, una politica pronta a mentire senza vergogna di fronte al Parlamento e al Paese, che vuole giudicarsi da sola, che non accetta l'idea di un giudice terzo .
Ma vale per voi il monito del Presidente Lincoln: “Potete ingannare tutti per qualche tempo e qualcuno per sempre, ma non potete ingannare tutti per sempre”. Non ve lo consentiremo e, per questo, voteremo convintamente per concedere l'autorizzazione a procedere e a favore di un processo giusto nelle aule di un tribunale .
PRESIDENTE. Desidero informare l'Assemblea che la nostra collega Augusta Montaruli è diventata mamma del piccolo Zeno Thiago . Esprimo alla mamma e al papà gli auguri più sinceri della Presidenza e di tutta l'Aula. Complimenti per il nome !
Ha chiesto di parlare il deputato Iaia. Ne ha facoltà.
DARIO IAIA(FDI). Grazie, Presidente. Signori del Governo, colleghi, eravamo convinti ed ero convinto che l'Italia fosse la culla del diritto prima di aver ascoltato alcuni interventi in quest'Aula durante i quali abbiamo preso atto che in questo dibattito avremmo riempito come componenti della maggioranza l'Aula di norme e di leggi. Noi siamo convinti che le norme e le leggi abbiano un loro valore e debbano essere assolutamente seguite e rispettate; quindi, questo atteggiamento superficiale nei confronti del diritto assolutamente non è condivisibile per quanto ci riguarda .
Ma veniamo al tema che ci interessa, al tema oggetto della discussione odierna. Intanto voglio rappresentare come noi veniamo dalla cultura della responsabilità, come noi non rifuggiamo le responsabilità e mi piace, come rappresentante di Fratelli d'Italia e della maggioranza, in questa occasione, ricordare come il nostro Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si sia assunta appieno la responsabilità nel momento in cui le è stato notificato il decreto di archiviazione riguardo questo procedimento : non ha lasciato da soli i Ministri e il Sottosegretario, ma si è assunta appieno le sue responsabilità. Poi tengo anche a sottolineare e ad evidenziare la nostra solidarietà nei confronti del Premier, Giorgia Meloni, dei Ministri Tajani e Crosetto e del presidente Cingolani in ordine alla vergognosa denuncia che è stata sporta nei loro confronti dinanzi alla Corte penale internazionale addirittura per concorso in genocidio. Si tratta dei soliti strumenti che la sinistra utilizza per attaccare il Governo e per attaccare il centrodestra; come abbiamo visto assolutamente non funzionano e non sortiscono l'effetto sperato.
Anche questo caso, il caso che ci troviamo ad affrontare, è un caso di strumento giudiziario che viene utilizzato per colpire il Governo: le decisioni del Governo non vengono sindacate dal punto di vista politico, ma vengono sindacate dal punto di vista giudiziario e la storia ha insegnato come questo modo di fare assolutamente non paga.
Ricordiamo ed evidenziamo un altro aspetto: siamo uomini di legge, siamo uomini di diritto e dobbiamo prendere atto di come per il tribunale dei Ministri i termini di legge siano un questa è una cosa grave, nel momento in cui la legge costituzionale n. 1 del 1989 prevede che la relazione al tribunale dei Ministri debba essere depositata entro 90 giorni e il deposito invece ha avuto luogo dopo oltre sei mesi. È un caso, quello che ci occupa, da manuale universitario: i Ministri Nordio e Piantedosi e il Sottosegretario Mantovano hanno agito - e questo è chiaro - nell'esclusivo interesse dello Stato e dei cittadini italiani.
Devo dire che dobbiamo prendere atto del fatto che il centrosinistra utilizzi sempre due pesi e due misure: da una parte, voti contro il comportamento, l'atteggiamento e le decisioni assunti dal Governo, dal Ministro Nordio, dal Ministro Piantedosi e dal Sottosegretario Mantovano nell'interesse dello Stato e dei cittadini italiani e a favore dell'autorizzazione a procedere; dall'altra parte, invece, come tre giorni fa, nell'Europarlamento, voti contro l'autorizzazione a procedere per difendere una deputata della sinistra che non ha agito in difesa dell'interesse degli italiani e delle imprese italiane e dell'ambasciata - così come è accaduto per i rappresentanti del Governo -, ma è accusata di gravi reati, di lesioni, di percosse e di far parte anche di una organizzazione tesa ad aggredire cittadini inermi.
Allora è chiaro e di tutta evidenza come i Ministri Nordio e Piantedosi e il Sottosegretario Mantovano abbiano agito al fine di evitare che minacce e ritorsioni gravi e concrete nei confronti dei cittadini italiani trovassero attuazione in Libia e su questo è importante soffermarsi un attimo. Questa convinzione e queste decisioni trovano la loro base e il loro fondamento non in convinzioni astratte dei rappresentanti del Governo, ma sulla base di una relazione dei servizi esterni prodotta il 20 gennaio, che è agli atti della relazione al tribunale dei Ministri, relazione nella quale si evidenziano la concretezza e l'attualità dei pericoli che avrebbero corso i nostri connazionali, la nostra ambasciata e le nostre imprese in Libia nel momento in cui fossero state assunte decisioni differenti.
Se i colleghi della minoranza avessero letto con attenzione la relazione al tribunale dei Ministri avrebbero preso atto anche delle dichiarazioni del prefetto Caravelli rese in data 31 marzo del 2025, sentito a sit appunto dal tribunale dei Ministri. Con queste dichiarazioni il prefetto Caravelli, direttore dell'AISE, chiarisce come il pericolo per i nostri connazionali fosse concreto in quanto Almasri era un esponente di spicco della Rada Force, di questa milizia armata che controllava l'aeroporto di Tripoli-Mitiga e svolgeva attività di polizia e di polizia giudiziaria.
Un altro aspetto è importante evidenziare, ossia al prefetto Caravelli i giudici del tribunale dei Ministri chiedono: ma c'era una soluzione alternativa rispetto a quella di non procedere nei confronti dell'Almasri? C'era una strada alternativa? Il prefetto Caravelli risponde in maniera assolutamente chiara: quanto alla natura delle ritorsioni - spiega Caravelli - ricorda il precedente di Cecilia Sala arrestata in Iran e che la Rada Force avrebbe potuto effettuare dei fermi nei confronti di nostri concittadini e poi precisa come non vi erano strade e vie percorribili e alternative in quanto non c'era il tempo per espatriare 500 cittadini italiani presenti in Libia. Quindi è facile oggi venire in quest'Aula e fare dei ragionamenti astratti, ma governare vuol dire assumersi le proprie responsabilità e vuol dire tutelare soprattutto i diritti costituzionali dei cittadini: la vita e l'incolumità dei cittadini italiani sono la priorità per questo Governo e lo dovrebbero essere per tutti i Governi qualunque colore politico essi abbiano.
E ancora, il Governo non ha ceduto a nessun ricatto. Anche questa è un'argomentazione di basso livello che non trova alcun riscontro, questo per una semplice ragione: in quanto il Governo ha ponderato i valori primari del nostro ordinamento. Che cosa ha ritenuto primario il Governo? Ha ritenuto primario proteggere e difendere la vita e l'incolumità dei nostri connazionali e questo era fondamentale ed è fondamentale in quel momento storico ed in ogni momento storico. Pertanto, non è accettabile che da una parte politica venga chiesto al Governo giustamente di intervenire per difendere i nostri connazionali - e non solo - che hanno deciso volontariamente di imbarcarsi sulla per raggiungere le coste israeliane - ed è giusto che vengano protetti - e poi, dall'altro lato, dimenticarsi o far finta di non comprendere che vi era un'esigenza ulteriore di difesa dei nostri connazionali in Libia; e quella situazione rappresentata dall'AISE e dal Prefetto Caravelli è stata alla base della decisione assunta dai Ministri e assunta dal Sottosegretario Mantovano.
Ancora, colpisce, dal punto di vista giuridico, la profonda discrasia tra le decisioni assunte dalla procura della Repubblica di Roma e le decisioni del tribunale dei Ministri: da una parte, la procura della Repubblica di Roma per quanto riguarda, per esempio, il Ministro Piantedosi, ha chiesto l'archiviazione per tutti i capi di imputazione; il tribunale dei Ministri si muove in tutt'altra direzione, lo poteva fare ma sicuramente colpisce… ma la vicenda sulla quale voglio chiudere è quella che riguarda il reato di peculato contestato nei confronti del Ministro Piantedosi e del Sottosegretario Mantovano: colpiscono le parole, l'atteggiamento assunto dal procuratore Lo Voi, il quale…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
DARIO IAIA(FDI). …chiede l'archiviazione perché era inconcepibile che, in una situazione del genere, potesse essere usato un volo civile: voi immaginate Almasri con poliziotti armati su un volo civile. Questa è la posizione di Lo Voi, il tribunale dei Ministri si atteggia in posizione assolutamente difforme rispetto a questo. Ci sarebbe, Presidente, tanto da dire riguardo questa vicenda, ma oramai è chiaro …
PRESIDENTE. Grazie… Sono così esaurite le dichiarazioni di voto. Ha chiesto di intervenire per un breve ringraziamento l'onorevole Pittalis.
PIETRO PITTALIS, . Grazie, Presidente. Trattandosi di una vicenda particolarmente complessa, che ha visto gli uffici della Giunta per le autorizzazioni impegnati anche in periodo estivo, desidero esprimere - penso di poterlo fare a nome di tutti i componenti la Giunta per le autorizzazioni - un ringraziamento davvero sentito ai dirigenti, ai funzionari e a tutto il personale della Giunta per lo straordinario lavoro svolto per il supporto che non è mai mancato a tutti i componenti della Giunta e per la qualità, davvero, del lavoro anche sotto il profilo tecnico-giuridico. Grazie davvero a nome di tutti quanti i componenti la Giunta per le autorizzazioni a procedere.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che l'Assemblea delibererà separatamente su ciascuno dei soggetti nei confronti dei quali è stata richiesta l'autorizzazione a procedere ai sensi del comma 9 dell'articolo 18- del Regolamento.
Ricordo altresì che per ciascuna deliberazione occorre la maggioranza assoluta dei componenti. Le votazioni saranno effettuate a scrutinio segreto, in quanto concernenti persone, ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del Regolamento.
Chi vuole negare l'autorizzazione a procedere deve votare “sì”; chi vuole invece concedere l'autorizzazione a procedere deve votare “no”. Ove la proposta di diniego non consegua il voto favorevole della maggioranza assoluta dei componenti l'Assemblea, essa si intenderà respinta e intesa come deliberazione di concessione dell'autorizzazione ai sensi dell'articolo 9, comma 3, della legge costituzionale 16 gennaio 1989, n. 1, e dell'articolo 18-, comma 7, del Regolamento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di negare l'autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di negare l'autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti del Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di negare l'autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Alfredo Mantovano.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Colleghi, cortesemente… dobbiamo proseguire i lavori. Chi non desidera ascoltare, può uscire, altrimenti resti in silenzio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.
Colleghi, cortesemente, chi non è interessato esca dall'Aula o rimanga qui in silenzio. Grazie.
RICCARDO RICCIARDI(M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere alla Meloni, alla Presidente Meloni, di tornare in Aula non solo per salvare i suoi Ministri da un processo per aver rimpatriato con i soldi pubblici uno stupratore ma venire in Aula…
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi! Silenzio, silenzio! Onorevole Mollicone…
RICCARDO RICCIARDI(M5S). …visto che l'abbiamo chiamata per parlare di un genocidio, non è venuta, per parlare del trattamento subito dai nostri concittadini italiani sulla per la situazione dei dazi che sta mettendo in ginocchio famiglie e imprese non è venuta mai; è venuta per salvare i Ministri dal processo. Torni in Aula a parlare di cose vere, cose importanti che servono al Paese .
PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14 per l'esame del Documento programmatico di finanza pubblica 2025. Preciso che sono previste votazioni.
La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 91, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta in corso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il deputato Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Siamo a richiedere un'ennesima informativa urgente ai Ministri Urso e Calderone. Io glielo chiedo, perché più volte ci ha sentito fare questa richiesta, Presidente Mule', e quante ne dovremo ancora richiedere perché avvenga qualcosa? Adesso le faccio un elenco, così si ricorderà: Alviero Martini, Armani Operations, Manifactures Dior, Valentino Bags Lab, Loro Piana e Louis Vuitton. Ora, Presidente tocca a Tod's, un altro re della moda. Siamo alla sesta - mi faccia dire - inchiesta sullo sfruttamento negli appalti nel . Però, questa volta la procura di Milano ha chiesto l'amministrazione giudiziaria per l'azienda famosissima di Della Valle: già, quel colosso marchigiano di scarpe, pelletteria e abbigliamento. Nel suo ci sono colossi, colossi nel senso proprio di monumenti dell'imprenditoria italiana come Luca Cordero di Montezemolo. Oltre 1,1 miliardi di fatturato, a proposito di “in Italia siamo tutti uguali, le crisi sono per tutti…”. Lo sa perché hanno chiesto l'amministrazione giudiziaria? Perché è la casa madre, pur non essendo indagata, ad agevolare colposamente un pesante sfruttamento lavorativo lungo tutta la filiera degli appalti e dei subappalti, filiera fatta da soggetti gravemente in odore e indiziati di caporalato. Attenzione, Presidente, perché qui siamo a un nuovo record: 2,75 euro l'ora; altro che salario minimo a 9 euro ! Ma si rende conto di cosa parliamo? Due euro e settantacinque centesimi! Operai, come li ho descritti, in Toscana, a Prato; qui siamo in Lombardia, in situazione schiavistica. Si dice, nelle parole della procura, “condizioni di lavoro ottocentesche”.
Allora, davanti al lavoro notturno e festivo, davanti a luoghi fatiscenti dove, oltre a lavorare, come si diceva e come ho visto coi miei occhi, si mangia e si dorme, davanti agli ennesimi macchinari sequestrati privi di qualsiasi sicurezza, sa cosa c'è di nuovo? Un altro record. Sapete che su quelle etichette - lo dico a Urso - non c'è mica scritto . No, sono più furbi: c'è scritto . Cioè, le facciamo in Lombardia, ma teniamo i costi così bassi da voler far credere al mercato che le facciamo nell'Est Europa. Ma qualcuno vuole alzare la schiena in questo Parlamento? Io lo dico: guardate che qui siamo davanti a un giudizio storico, anche a una sentenza storica di un giudice che richiama Tod's a delle responsabilità sociali. Ma mi faccia dire che qui c'è un problema di tutta la filiera e finalmente non c'è distinzione fra quei prodotti destinati alla vendita e i prodotti a uso interno.
Allora, io lo dico così: quante volte ve l'abbiamo raccontato? Noi vorremmo raccontare, oltre a questo mondo marcio della moda, oltre a quelle passerelle grondanti sangue e sudore, che questo Governo fa qualcosa. Venga a dirci qualcosa, prenda parte in questa contesa. Ma vogliamo davvero lasciare di nuovo ai giudici tutto? Io credo di no. Ho assistito alla discussione in cui si diceva: togliamo alla magistratura il compito di fare politica. Ecco, facciamo politica, assumiamoci le nostre responsabilità .
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, sull'ordine dei lavori e su un altro argomento, il deputato Gaetano Amato. Ne ha facoltà.
GAETANO AMATO(M5S). Grazie, Presidente. Vede, quest'Aula - adesso mi rivolgo veramente a lei e a chiedere considerazione per quello che sto per dire - le ha viste tutte, da Ruby, nipote di Mubarak, alla negazione del luogo a procedere verso Ministri che hanno palesemente mentito, però quello per cui sto per chiedere un'informativa urgente credo che sia davvero oltre, proprio da da spettacolo di .
Noi chiediamo un'informativa urgente al Ministro Giuli riguardo alla direttrice d'orchestra Beatrice Venezi. La direttrice Venezi è stata nominata a La Fenice. Non è stata accettata perché non ha i titoli per essere direttore musicale de La Fenice e noi apprendiamo oggi dai giornali che il Ministro Giuli vuole nominare un direttore parallelo, come se fosse un insegnante di sostegno, per la direttrice Venezi. A noi sembra ridicolo tutto questo . Cioè, io non ho i titoli e mi metto uno a fianco che ce l'ha per giustificare la mia nomina. Ma veramente siamo a . Sembra l'alunno a scuola poco dotato che ha bisogno dell'assistente alla comunicazione o che ha bisogno dell'insegnante di sostegno.
Lei è uomo anche di spettacolo, perché se n'è occupato ampiamente: ma non le sembra ridicola una cosa del genere? Guardi, lei non è inquadrato, quindi mi può fare anche solo cenno con la testa e, dunque, non si saprà quello che lei dice, ma io la trovo davvero una cosa ridicola. Se davvero il Ministro Giuli dovesse fare un'azione di questo tipo saremmo alle comiche finali .
PRESIDENTE. Ho un'altra richiesta di intervento sull'ordine dei lavori da parte dell'onorevole Deidda. Onorevole Deidda, se ci può dire, per favore, l'oggetto, non essendo stato preannunciato.
SALVATORE DEIDDA(FDI). Presidente, sabato scorso la mia sede politica a Cagliari, che è anche una sede di Fratelli d'Italia, è stata assaltata da facinorosi dichiaratisi “comitato antifascista pro-Palestina”. Sono stati lanciati sulla facciata gavettoni di vernice con insulti del tipo: “complici al genocidio”, “assassini”, “questa è la fine che farà Fratelli d'Italia”. La mia collaboratrice per fortuna non c'era e il portone era chiuso, altrimenti sarebbero entrati. Dopo ho presentato denuncia in procura, con il video di rivendicazione dove si vedevano benissimo, vestiti anche da sedicenti estremisti islamici, con le che coprivano tutto il volto e con gli occhiali per non farsi riconoscere, però poi mettono i video per rivendicare e si vede benissimo chi sono. Non contenti, hanno rivendicato nelle loro pagine che questo sarebbe stato il minimo per Fratelli d'Italia.
Questo è il clima che viene generato da chi ci accusa di un crimine odioso, come essere complici del genocidio, e nei confronti di chi passa ai fatti non ho sentito condanne. Viene attaccata la sede di un parlamentare della Repubblica e questo penso che sia molto grave, non perché sono di Fratelli d'Italia ma è grave per tutti, perché si crea un precedente se viene assaltata la sede di un parlamentare della Repubblica che semplicemente appartiene a una forza politica o che semplicemente esprime una posizione difforme dall'estremismo, perché io ho sempre parteggiato per la causa palestinese, ho aiutato i palestinesi e sono andato alle feste di fine Ramadan della comunità musulmana di Cagliari.
Mentre questi non sapevano niente, hanno assaltato la mia sede mettendo in pericolo la mia collaboratrice, mettendo in pericolo le attività che c'erano sotto e trovo grave che ancora adesso qui, in questo Parlamento - e chiedo per questo anche alla Presidenza di ricontrollare tutti i verbali -, qualcuno ci chiama “complici del genocidio”. Questa è una condotta passibile penalmente. Rinuncino anche all'immunità e la Presidenza emani una direttiva, perché, accusando un parlamentare, poi vengono aizzate le folle, che vengono davanti alla mia sede o alla sede di qualunque parlamentare, e questo è un fatto grave, è un fatto molto grave . Qualcuno poi mi dice: e perché l'assalto di Forza Nuova?
Io specifico: non ho mai avuto a che fare con Forza Nuova. Ho sempre condannato gli attacchi di Forza Nuova, quindi nessuno di noi può essere accomunato a quell'assalto. Dico che è un fatto molto grave e che, in quest'Aula, quando qualcuno parla, non dovrebbe pensare che le parole rimangano solo parole ed espressioni politiche; qualcuno le tramuta in fatti molto gravi. Infatti, adesso, se la mia sede verrà di nuovo assaltata o se qualcuno dei miei verrà messo in pericolo di aggressioni, tornerò qui e veramente denuncerò, anche penalmente, nelle sedi opportune, chiunque non si dissoci da determinate terminologie infamanti per quest'Aula e per tutti i parlamentari .
PRESIDENTE. Dunque, onorevole Deidda, anche ai fini del nostro verbale, il fatto che lei ha denunciato non richiede un'informativa del Ministro dell'Interno. Quindi, il suo è un appello alla Presidenza della Camera, mi par di capire, affinché si faccia carico di ciò che lei ha lamentato per eventualmente intervenire ed emanare qualcosa. Perfetto. Chiaro, così anche ai fini del verbale siamo chiari.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del Documento programmatico di finanza pubblica (Doc. CCXLIV, n. 1)
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea.
Ricordo che, come comunicato nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 30 settembre scorso, ai fini della deliberazione dell'Assemblea sul Documento programmatico di finanza pubblica 2025, trovano applicazione le procedure previste dall'articolo 118- del Regolamento della Camera dei deputati per l'esame del Documento di economia e finanza.
Conseguentemente, ai sensi degli articoli 118 e 118-, comma 2, del Regolamento, le risoluzioni riferite al Documento programmatico di finanza pubblica 2025 dovranno essere presentate entro un'ora dall'inizio della discussione e sarà posta in votazione per prima la risoluzione accettata dal Governo; in caso di approvazione di quest'ultima, le altre saranno dichiarate precluse.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
A questo punto, ha facoltà di intervenire la relatrice, la deputata Ylenja Lucaselli.
YLENJA LUCASELLI(FDI). Grazie, Presidente. Ho ricevuto mandato a conferire all'Aula in modo positivo rispetto al Documento programmatico di finanza pubblica. Io depositerò la relazione, ma vorrei aggiungere qualche brevissima riflessione.
In primo luogo, un ringraziamento al Governo Meloni e al Ministro Giorgetti, che, ancora una volta, hanno dato prova di essere chiaramente non solo coerenti, ma anche estremamente responsabili nella redazione di atti che hanno indubbiamente un effetto sulla vita della nostra Nazione e, soprattutto, sulle prospettive della nostra Nazione. Questo lo dico perché il Documento che è stato presentato alle Camere è un documento che conferma la riduzione del rapporto deficit-PIL, migliorando il saldo primario; è un documento che racconta tutto quello che è stato fatto, ma, soprattutto, dove porterà quello che è stato fatto dal Governo sino a questo momento. Questo accade nonostante un quadro macroeconomico indubbiamente influenzato dagli eventi geopolitici, che vengono sempre considerati e valutati con estrema prudenza; questo lo abbiamo visto nei documenti precedenti e lo ritroviamo anche in quello su cui discutiamo oggi. Quindi, nonostante un quadro all'interno del quale l'Italia si muove, che è quello europeo, che è estremamente rigido, nonostante gli influssi economici, diretti e indiretti, degli avvenimenti mondiali, l'Italia riesce a mantenere dati di crescita stabili e, soprattutto, riesce a mantenere previsioni che sono sempre estremamente realistiche e rapportate alla situazione che viviamo.
Credo che in questo Documento importantissima sia la visione che il Governo e il Ministro Giorgetti rilasciano alle Camere, non soltanto nella parte in cui si mette in evidenza la necessità di attenuare la pressione fiscale a favore dei redditi da lavoro del ceto medio; vi è moltissima attenzione nei confronti della sanità, alla quale vengono nuovamente riconosciuti finanziamenti che sono particolarmente corposi, e una particolarissima e importantissima attenzione alla crescita del nostro tessuto industriale.
Mi rimetto, per tutte le altre considerazioni, alla relazione, che deposito.
PRESIDENTE. Lei è autorizzata, ovviamente, a depositare ciò che crede. Sottosegretario Freni, ha intenzione di parlare? No, si riserva di farlo dopo. Aspetteremo.
È iscritto a parlare il deputato Gianmauro Dell'Olio. Ne ha facoltà, per 10 minuti.
GIANMAURO DELL'OLIO(M5S). Grazie, Presidente. Governo, colleghe e colleghi, il DPFP 2025 ci dà il perimetro all'interno del quale si svilupperà la legge di bilancio. Quindi oggi ci ritroviamo a parlare degli assetti macroeconomici, dei limiti, delle direttive di sviluppo e degli importi di quella che sarà la legge che occuperà questo Parlamento per i prossimi due mesi, fino all'approvazione.
Ed è proprio dagli importi che voglio partire. Sedici miliardi di euro: è una “manovrina”, più che una manovra, una “leggina” di bilancio, più che una legge di bilancio e tutto questo perché avete firmato quel folle Patto di stabilità che ci costerà fra i 12 e i 13 miliardi l'anno. Sarà una legge di bilancio piatta, come hanno confermato l'Ufficio parlamentare di bilancio e la Banca d'Italia e come voi stessi avete scritto, di fatto, nel Documento. Lo avete fatto per inseguire l'avanzo primario, come avete già fatto e scritto nella legge di bilancio del 2022; l'avete fatto per rientrare nei parametri di Maastricht del 3 per cento, per poi però investire in armi, confidando - come ci ha confermato ieri il Ministro in audizione - nell'autorizzazione di Bruxelles per togliere la spesa militare dal conteggio delle spese che concorrono a raggiungere il limite del 3 per cento.
Voi avete deciso di spendere fra i 20 e i 22 miliardi di euro fino al 2028. In merito a questo, il Ministro ieri in audizione ha detto che preferisce dare i soldi alle imprese italiane della difesa che staccare un assegno per l'Ucraina. Ora, signor Sottosegretario, visto che il Ministro purtroppo non c'è, noi tutti sappiamo che Leonardo non ha bisogno di altri soldi dello Stato italiano: è una società che, negli ultimi due anni, ha visto il valore della propria azione passare da 10 euro a 53 euro, la capitalizzazione di borsa passare da circa 6 miliardi di euro a oltre 30 miliardi di euro. Non ce n'è proprio bisogno. E quei circa 20 miliardi di euro aggiuntivi, che voi intendete spendere fino al 2028, dovranno poi essere trovati a debito e, quindi, dovrete fare aumentare la spesa per gli interessi.
Infine, sapete benissimo che l'Ufficio parlamentare di bilancio, non più tardi di 3-4 mesi fa, per il DFP, ha detto in audizione che il moltiplicatore della spesa per le armi, per la Difesa, nel migliore dei casi, arriva allo 0,5. Quindi fareste bene a mettere quei soldi in altri settori, con un moltiplicatore maggiore, in maniera tale da facilitare la ripresa del Paese.
Il Ministro, poi, in audizione, ha anche detto che quello che avete fatto non sarà sufficiente per correggere la traiettoria di discesa del debito. Quindi, andare in questa direzione non ha molto senso.
Quello che voi dite di fare, cioè cercare di mantenere i conti in ordine, è questo vostro approccio orientato alla ricerca spasmodica di un avanzo primario, che però si conferma essere un cerino acceso nelle mani del prossimo Governo che arriverà, perché chiunque arriverà dovrà, da un lato, ridurre i servizi e, dall'altro, incrementare la pressione fiscale, come, peraltro, state facendo, zitti, zitti, in mezzo alla piazza, come dicono in alcune parti d'Italia.
In merito ai servizi, proprio ieri la Fondazione Gimbe ha presentato il suo resoconto sulla sanità in Italia. Ora, sappiamo bene che si tratta non solo di mettere più soldi - e voi, in questo documento di programmazione di finanza pubblica, di fatto, definanziate la sanità, perché il rapporto spesa-sanità-PIL si riduce -, ma anche di fare riforme adeguate, che pongano fine a quell'enorme differenza che c'è fra nascere a Reggio Calabria e nascere a Trento.
Non avete rispettato i patti con le opposizioni e non lo diciamo noi; lo diciamo anche noi, ma lo dice anche la Banca d'Italia, perché, nella risoluzione, era scritto chiaramente che avreste dovuto includere l'articolazione delle misure di prossima adozione nell'ambito della manovra di finanza pubblica e dei relativi effetti finanziari. Invece si fa riferimento solo ad alcune misure, fra cui la riduzione del carico fiscale e il citato rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale. Non si fa riferimento a specifici interventi di copertura, con il risultato che questo Documento non fornisce le informazioni che servono. La stessa Banca d'Italia, ieri, su mia richiesta, in audizione, per sapere qual è l'impatto del PNRR sulla crescita del PIL, ha detto, in maniera molto diplomatica, che noi siamo d'accordo con i dati prospettati nel Documento del Governo.
Ma vediamoli questi dati, anzi ascoltiamoli, nel senso che faccio una sintesi estrema per non tediare chi ci segue e per evitare di dare numeri che potrebbero difficilmente essere seguiti in un discorso. Senza il PNRR, questo Paese sarebbe in recessione: meno 0,5 per cento nel 2025 e meno 0,7 per cento nel 2026 . E non dovete credere a me, ma dovete credere al Governo, perché lo ha scritto, nero su bianco, nella tabella a pagina 119 del Documento programmatico di finanza pubblica. Basta fare due semplici calcoli e vengono fuori questi dati.
Quindi, voi avete fatto tutto questo per mantenere i conti in ordine, per ottenere il positivo, prima, di Fitch e, poi, di Standard & Poor's, quelle società di che fino a quando la Presidente Meloni era all'opposizione additava come soggetti da cui tenersi alla larga, soggetti collusi con il potere finanziario, e ora, invece, vanno bene. Di certo, la coerenza non alloggia dalle parti del Governo.
L'Istat, l'altro giorno, ha detto che una famiglia su tre dovrà ridurre gli acquisti e, in particolare, i consumi alimentari. È in questo modo che pensate di far sviluppare il Paese? I vari soggetti auditi e persino il Ministro Giorgetti hanno detto che il Documento si basa sulla ripresa della domanda interna. Ma mi chiedo e, soprattutto, vi chiedo, anche se so che non avrò risposta: quali azioni state pensando per far crescere la domanda interna? I salari reali sono ancora a meno 9 per cento rispetto al 2021: pensate che con la riduzione di 2 punti percentuali gli italiani - quelli che avranno le riduzioni - riusciranno a recuperare? Sono al massimo 440 euro all'anno cioè 1,2 euro al giorno : in alcune città non riusciranno neanche a prendersi il caffè le persone.
Il rapporto debito pubblico-PIL è in aumento: l'UPB va oltre le previsioni di 1,5 punti nel 2026 e di 2,5 punti in più nel 2028, e arriva fino al 139,2 per cento, andando a conteggiare le spese militari. Una cifra vicina a quel 140 per cento che non si vedeva da anni. Come fate a continuare a dire che c'è sostenibilità del debito pubblico? Certo, per allora la legislatura sarà finita, voi inventerete altre fandonie per dire e convincere gli elettori che la colpa è dell'opposizione e della situazione geopolitica.
Gli stessi soldi che pensate di mettere in difesa, potreste metterli in altre attività - come ho detto - a più alto moltiplicatore, cosa che avrebbe solo il rischio positivo di far crescere il Paese. Voi però, fedeli alla linea dell'avanzo primario - buon pomeriggio signor Ministro -, ve ne guardate bene e, quindi, preferite far soffocare un Paese e tenere i conti in ordine, per chissà quanto tempo, invece di farlo crescere.
Presidente, ieri, in audizione, abbiamo richiesto di agire con maggior coraggio, abbiamo richiesto un taglio vero delle tasse, non la riduzione di 1,2 euro al giorno che approverete con la legge di bilancio: un taglio che dia sostegno a molti più italiani, che si possa tradurre in un vero aumento della domanda interna. Noi proporremo un deciso incremento della no tax area e delle detrazioni fiscali, per combattere quel a cui voi state condannando gli italiani con le vostre azioni, in modo da poter contrastare l'inflazione e la citata riduzione degli acquisti alimentari.
Chiederemo anche di aumentare l'assegno unico per i figli: i mamma non servono a far figli. Sappiamo tutti quanto, in questo Paese, abbiamo un disperato bisogno di invertire quel tasso di fecondità di sostituzione che oggi ci posiziona al secondo posto al mondo come Paese più anziano dopo il Giappone.
Vi chiediamo di ripensare alla reintroduzione della misura Transizione 4.0, che ha funzionato e molto bene, al contrario di Transizione 5.0, che ha visto prenotati 2 miliardi sui 6,3, lasciando fuori 4 miliardi. Ieri il Ministro ci ha detto che non è possibile reintrodurla , ma siete voi che avete lo scettro in mano: quindi agite per introdurre uno strumento efficace, invece di trincerarvi dietro il “non si può fare”. Cambiatela, rivedetela, fatevela approvare dall'Unione europea.
I soldi per fare queste cose ci potrebbero essere, ci sarebbero stati già da tempo: la tassazione degli extraprofitti, avrebbe potuto risolvere molti di questi problemi, ma voi, dopo aver finalmente annunciato la tassazione, guarda caso, dopo una telefonata, avete virato su una forma di tassazione che ha fatto entrare zero euro nelle casse dello Stato. L'anno scorso avete promesso che anche le banche avrebbero dovuto fare sacrifici - se non ricordo male, è stato questo il termine -, e cosa è successo? Avete solo imposto lo spostamento in avanti delle DTA, le attività per imposte anticipate, per 3 anni: ma questo è semplicemente un anticipo, non una copertura.
Lei, Ministro, ieri sera, ha confermato di nuovo che, secondo lei, le banche dovrebbero contribuire. Vedremo se rimarrà da solo nel Governo a spingere su questa linea o se si adeguerà al della Presidente del Consiglio, che è fare il forte con i deboli e il debole con i forti. Ricordiamo tutti che, quando la Presidente del Consiglio era all'opposizione, urlava per far applicare una adeguata, ma adesso va alla Casa Bianca e cambia idea. E se proprio non volete andare a toccare i poteri forti in “case” oltreoceano, definanziate il ponte sullo Stretto, che non serve a nulla, costerà ben oltre i 14 miliardi, non risolverà il problema del collegamento con la Sicilia. Questo voi lo sapete bene, ma, in ossequio al grande dio dei voti, potreste riversare tutto sulla sanità, perché per una persona il diritto alla mobilità viene sicuramente dopo il diritto a vivere e a curarsi.
Modificando il vostro approccio al percorso di riduzione del rapporto deficit-PIL, anche rimanendo sotto il 3 per cento, potreste liberare circa 15 miliardi in più nel prossimo biennio, utili ad alimentare consumi, domanda interna e PIL e così arrivare alla riduzione del debito...
GIANMAURO DELL'OLIO(M5S). ...così come è stato fatto dopo il 2020, quando il rapporto è calato di 20 punti. Concludo, Presidente. Ora, se voi volete continuare a mantenere i conti in ordine, vi state approcciando alla questione in maniera miope, senza pensare davvero al futuro di questo Paese .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Cattoi. Ne ha facoltà.
VANESSA CATTOI(LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, Governo, onorevoli colleghi, oggi ci troviamo qui a discutere il Documento programmatico di finanza pubblica, che è, di fatto, l'atto preparatorio alla manovra di bilancio 2026-2028.
Vede, Presidente, io vorrei partire soprattutto verificando la cornice all'interno della quale questo Governo può effettivamente sviluppare la manovra di bilancio. E perché dico questo? Anche durante le audizioni, è stato rilevato e sottolineato come il nostro Paese sia altamente vulnerabile: sicuramente, non per le scelte portate avanti da questo Governo, perché la vulnerabilità è determinata dal fatto che questo Paese è gravato da un altissimo debito pubblico; un debito pubblico che sicuramente questo Governo non ha contribuito ad incrementare, ma, anzi, abbiamo cercato di risanare quella che è stata una grande “sòla” , che è quella del superbonus. Un dazio che, di fatto, grava fortemente e impedisce a questo Governo di poter finalmente attuare quelle politiche che voi dell'opposizione ci chiedete: maggiori investimenti sulla sanità, maggiori investimenti a sostegno delle imprese. Facile, dopo che voi avete condizionato l'attuale manovra di bilancio. E vado avanti: i vincoli europei, passiamo ai vincoli europei...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, lasciamo intervenire la collega Cattoi senza inutili disturbi. Prego.
VANESSA CATTOI(LEGA). Passiamo ai vincoli europei. So che dispiace la dura realtà, ma questi sono i dati.
Torniamo ai vincoli europei. Un altro motivo per cui abbiamo un perimetro ristretto risiede nel fatto che abbiamo tantissimi vincoli europei. Vorrei riportare dei dati. Il , tanto compiaciuto e soprattutto sostenuto dalla parte di centrosinistra anche di questo Parlamento: vorrei darvi dei dati. Sapete la Commissione europea quanto ha quantificato il ? Pari a 1.285 miliardi di euro, l'8 per cento del PIL. Sapete quanto incidono, invece, i dazi di Trump? Tra lo 0,4 e lo 0,7 per cento di PIL. Quindi il incide 10 volte di più rispetto ai dazi di Trump. Di questo stiamo parlando. E chi sostiene le politiche euro-folli dell'Europa e della von der Leyen sul tema ambientale? Voi sicuramente, non noi della Lega.
C'è, poi, un altro tema molto importante, che è quello legato, soprattutto, alla burocrazia. Anche qua, Mario Draghi è intervenuto, dicendo come la burocrazia uccide la nostra economia e, soprattutto, ha quantificato in modo puntuale quanto la burocrazia sia più pesante rispetto ai dazi. Ecco, quindi, che Mario Draghi - e non la Lega e non Vanessa Cattoi - ha detto che la burocrazia incide sul settore manifatturiero come i dazi al 45 per cento e la burocrazia incide sui servizi come i dazi al 110 per cento. Bene, se l'Europa emana più di 13.000 atti, a fronte di 3.500 atti normativi che produce l'America, forse una certa riflessione si dovrebbe fare. Soprattutto, fate una chiamata agli europarlamentari dei vostri partiti e ditegli, invece di sostenere le folli politiche europeiste, di iniziare a fare gli interessi degli italiani, che questo ci permetterebbe di avere maggiori margini anche per questa manovra di bilancio.
Presidente, all'interno di questa aleatorietà e incertezza e all'interno di un quadro ristretto anche da vincoli soprattutto esterni, comunque grazie al lavoro portato avanti da questo Governo e, soprattutto, grazie al lavoro di rigore e di controllo dei conti del nostro Ministro Giancarlo Giorgetti, noi siamo riusciti finalmente ad avere dei livelli di credibilità che per questo Paese erano anni che non si riscontravano. E, nonostante tutto, all'interno di questo Documento, sono stati inseriti degli specifici impegni che vedono, comunque, portare degli investimenti per sostenere lo sviluppo delle imprese, per cercare di andare avanti con il taglio del cuneo fiscale. Vorrei ricordare che Landini stesso aveva detto che, se questo Governo fosse stato in grado di portare avanti il cuneo fiscale, sarebbe stata una cosa positiva. Peccato che adesso questo Governo sta portando avanti il taglio del cuneo fiscale e Landini ci propone, invece, una bella patrimoniale.
Ricordiamo che questo Governo assolutamente non andrà avanti sul percorso della patrimoniale, ma continueremo invece a portare avanti le politiche per ridurre la pressione fiscale, soprattutto del ceto medio. E poi gli incentivi alla natalità: sono esplicitati anche all'interno di questo documento. E da ultimo, ma non ultimo in termini di importanza, il continuo rifinanziamento della spesa sanitaria per cercare di sostenere gli investimenti all'interno della sanità. Il Ministro Giancarlo Giorgetti lo ha detto anche in audizione: cercheremo soprattutto di impegnarci per ridurre le liste d'attesa, soprattutto per incentivare all'interno della sanità il reclutamento delle figure che si fanno fatica a reclutare e soprattutto si cercherà di intervenire nuovamente sul .
Vede, Presidente, noi dovevamo essere il Governo che avrebbe distrutto i conti di questo Paese, invece siamo il Governo che, grazie al lavoro del Ministro Giorgetti, ha una credibilità e questa è certificata da uno ai minimi storici, dalle agenzie di che danno credibilità e affidabilità a questo nostro Paese, e, soprattutto, siamo in grado di mantenere bassa la disoccupazione, a livelli storici mai registrati in Italia, e di tenere alta l'occupazione. Infatti, se vogliamo portare avanti questo Paese e andare sulla via dello sviluppo, dobbiamo soprattutto lavorare sull'occupazione. Su questo, ci impegneremo e, su questo, si impegnerà il Ministro Giancarlo Giorgetti, perché è definito all'interno di questo documento.
Quindi - concludo Presidente -, ringrazio il Ministro, perché, grazie a politiche degasperiane, permette di tenere alta la dignità e soprattutto la reputazione di questo nostro Paese, però sempre con un occhio di attenzione alle future generazioni .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Lai. Ne ha facoltà.
SILVIO LAI(PD-IDP). Grazie Presidente. Colleghe e colleghi, quello che oggi discutiamo, che, pomposamente, si chiama Documento programmatico di finanza pubblica, avrebbe dovuto essere un piano strategico economico, ma, in realtà, non è un piano economico, è solo una dichiarazione di sopravvivenza di un bilancio costruito sull'inflazione e non sulla crescita. È un testo che certifica un Paese immobile e un Governo che naviga a vista.
Il Governo parla di ripresa, ma sono i suoi stessi numeri che lo smentiscono, pagina per pagina, nel documento. A pagina 18 del Documento, nel quadro programmatico, leggiamo che la crescita reale del PIL sarà dello 0,9 per cento nel 2025 e dell'1,1 nel 2026. Siamo, di fatto, di fronte a due anni di stagnazione, mascherata da quello che si sente sui giornali e nelle televisioni, ormai pienamente occupate soltanto dal centrodestra: mascherata da ottimismo contabile. E senza il PNRR - ormai il dato è chiaro -, saremmo chiaramente in recessione, due dei vostri tre anni noi saremmo in recessione. L'aggiustamento dei conti pubblici non deriva da produttività o riforme, ma dal semplice effetto ottico dei pezzi: lo Stato incassa di più con IVA e Irpef, mentre le famiglie perdono potere di acquisto. È un equilibrio nominale che tiene in piedi i conti, ma impoverisce i cittadini, perché questi dati, di cui vi vantate, sono soltanto l'effetto dell'impoverimento dei cittadini. Voi la chiamate stabilità, ma, in realtà, è conservazione di interessi e ve lo dimostro. Oggi vi vantate dei conti in ordine, dello in discesa, del giudizio positivo delle agenzie di , come se fossero loro a dover certificare la giustizia sociale del Paese, però non era questo il tono delle vostre promesse elettorali. Allora, gridavate contro l'austerità, contro i vincoli, contro la prudenza. Oggi, quella prudenza, la esibite come una virtù, ma, in realtà, è assenza di coraggio, paura di scegliere, paura di cambiare. La chiamate stabilità, ma, in realtà, è conservazione di interessi consolidati e difesa di chi ha già vinto. Voi non toccate le rendite, non toccate chi ha di più senza merito, non toccate chi si è arricchito nelle crisi, durante la pandemia e con la guerra. Vi siete presentati come il Governo della discontinuità, siete diventati il Governo dell'immobilismo. I conti vi tornano, ma il Paese arretra.
E ancora. A pagina 26, il Documento mostra che la spesa netta crescerà, nel 2026 - il nuovo parametro del modello di europea -, dell'1,7, con un limite europeo dell'1,6, quindi, un decimo di punto che obbliga, già oggi, a una correzione e, a pagina 59, si legge che la manovra complessiva vale lo 0,7 per cento del PIL, poco più di quei 14 miliardi di euro, ma che lo 0,5 di questo 0,7, cioè 10 miliardi, serve solo a rifinanziare spese obbligatorie già impegnate dallo scorso anno. Alla fine, restano quattro miliardi effettivi, lo 0,2 per cento del PIL, una cifra che non sposta nulla.
È la fotografia chiara, netta ed evidente di una manovra che è di pura amministrazione, tant'è vero che, per la prima volta a nostra memoria, il quadro tendenziale e quello programmatico corrispondono, a significare che la manovra non sposta nulla; che ci sia o non ci sia è esattamente lo stesso per il Paese. Ecco, dentro quei 10 miliardi obbligatori, troviamo il taglio del cuneo contributivo, i rinnovi contrattuali del pubblico impiego, anche un pezzo di indicizzazione parziale delle pensioni - ma la manovra non recupera niente di quelli che erano i vostri impegni e di quelli che sarebbe necessario assumere - e gli oneri sul debito, tutte misure già approvate che devono essere rifinanziate. Nessuna nuova scelta politica, nessuna certezza, nessun obiettivo su sanità, scuola, ricerca, TPL. Tutto il resto è vago. Istat in audizione ha ricordato che la manovra non avrà alcun effetto sul PIL del 2026 e che l'impatto positivo arriverà forse di un decimo di punto nel 2027 e nel 2028, un decimo di punto che è lo zero economico. Eppure, io ricordo con chiarezza le vostre ironie sulla crescita da zero virgola per tanti anni. Istat ha anche segnalato un dato preoccupante: il carrello della spesa cresce del 3 o del 4 per cento a fronte di un'inflazione generale dell'1,7, segno che i prezzi dei beni essenziali continuano a colpire le famiglie, mentre il potere d'acquisto resta inchiodato e anche qui nessun segnale.
Istat ha ancora aggiunto un richiamo che dovremmo ascoltare: i giovani sono risorse scarse in questo Paese e vanno trattati con i guanti bianchi. Un Paese che non aumenta i salari e i salari dei giovani e che non investe sulla loro formazione è un Paese che rinuncia al futuro. Dov'è il consenso di tutte le istituzioni nei confronti della vostra manovra? Io non lo vedo. Su questo punto, anche la Banca d'Italia è stata chiarissima: ha chiesto coperture certe, ha invitato il Governo a limitare le misure temporanee, perché danno effetti solo transitori sulla domanda e aumentano il debito; ha chiesto di riallocare le risorse, aumentando gli investimenti in ricerca, istruzione e produttività, riducendo le spese fiscali improduttive, cioè e agevolazioni che vi piacciono tanto e che drenano miliardi senza creare crescita, esattamente l'opposto di ciò che questo Governo ha fatto in questi tre anni e che ancora adesso pensa di proseguire, prorogando misure temporanee e tagliando la spesa buona. E anche sul fronte della difesa, persino Banca Italia ha confermato che la spesa, che salirà di 0,5 punti in tre anni sino al 2028, non ha copertura in questo momento. È vero che con le nuove regole europee la spesa militare può essere parzialmente esclusa dai vincoli, ma ogni miliardo destinato alla difesa - lo dice Banca d'Italia - riduce lo spazio reale per le altre attività e, in qualche modo, non prevederla in maniera precisa dentro questo documento implica che anche le previsioni che voi fate sono assolutamente incerte. Poi c'è una questione di priorità, naturalmente, non solo di compatibilità contabile.
L'Ufficio parlamentare di bilancio ha validato le stime del Governo, ma dice “entro i margini di accettabilità”, cioè ha riconosciuto che i numeri sono formalmente coerenti, ma che i rischi sono orientati al ribasso - tensioni internazionali, fragilità degli investimenti, rischio climatico sono tutti imprevisti o meglio “non previsti” - e ha chiesto più trasparenza, più dati e più riforme, confermando margini di manovra minimi, in tutto 11 miliardi netti in tre anni, contro i 16 miliardi l'anno annunciati come manovra lorda, insomma niente.
La crescita economica nei prossimi tre anni sarà inferiore alle previsioni del Governo e addirittura il rischio che la manovra abbia un impatto negativo sul PIL per effetto del rallentamento degli investimenti, della debolezza strutturale della domanda interna è altissimo. Senza il PNRR, che il Governo Meloni utilizza come rendita - vale 30 volte quest'anno la manovra reale che voi ci proponete -, spesso per riparare pasticci come nel comparto agricolo con i contratti di filiera, l'Italia sarebbe già in recessione. Lo segnala persino Confindustria, che, nel suo ultimo rapporto, sottolinea come la dinamica economica italiana resti insufficiente a colmare il divario con la zona euro e che il PNRR, destinato a terminare nel 2026, rappresenta l'unico motore residuo della crescita. E la domanda è: cosa farete nel 2027? Come vi preparate al 2027 senza PNRR? Poi già quest'anno - lo dice ancora Confindustra - spariranno gli strumenti di sostegno agli investimenti privati, lasciando così il sistema produttivo senza un piano di continuità. Quindi, come si rilancia la domanda interna? Come si rilancia il potere di acquisto delle famiglie? Come si rilancia la qualità del lavoro? Come si rilancia l'industria italiana, senza un vero piano industriale, ma solo con i pasticci del vostro Ministro? E, infatti, nel frattempo, l'è in crisi profonda, l'ex Ilva è ferma, la chimica verde arretra. Persino il soffre i dazi americani che colpiscono settori strategici, anche se sentiamo tentativi, contorsioni per giustificare addirittura i dazi americani rispetto a conti che non si capisce come vengano sviluppati rispetto al costo presunto del .
Questi dati dicono che una politica industriale in questo Paese non c'è e che la manovra economica si limita ad inseguire i problemi senza prevenirli. Insomma, i numeri servono solo a fare qualche titolo, non a fare politica o, meglio, politiche. L'UPB ha anche chiarito che la revisione del PNRR riguarda 34 misure per 48 miliardi di euro, con 14 miliardi tagliati e riallocati su 18 interventi, spesso già esistenti: si tolgono fondi alla transizione verde, alla mobilità sostenibile, per spostarli su opere più semplici da gestire. Non è una revisione - lo dice l'UPB -, è un ridimensionamento, e su questo noi chiediamo trasparenza e rendicontazione puntuale e non quei dati generali che non consentono a nessuno di vedere se i pilastri del PNRR sono mantenuti, se le differenze di investimenti tra Nord e Sud, tra giovani e meno giovani, tra donne e uomini, sono mantenute come parametri di crescita di questo Paese, che noi temiamo, invece, essere stati totalmente dimenticati.
Poi date la colpa all'Europa, e io, su questo, lo dico molto rapidamente: se si fossero applicate le precedenti leggi, noi avremmo dovuto fare una manovra, voi avreste dovuto fare una manovra che tagliava 25 miliardi. Siete persino fortunati in questo.
Signor Presidente, questo Documento non parla del futuro, ma del passato prossimo. È un Governo che scrive cifre corrette per Bruxelles, ma, in realtà, questa vostra Italia vive in inflazione e non di crescita. Servirebbe una politica economica vera, che usi il bilancio per creare sviluppo e non per sopravvivere ai numeri. Serve governare e non - come fate voi - galleggiare .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cannata. Ne ha facoltà.
GIOVANNI LUCA CANNATA(FDI). Grazie, Presidente. Ministro, signori colleghi, oggi presentiamo il Documento programmatico di finanza pubblica, che va a consolidare un percorso di crescita, di responsabilità, di stabilità che l'Italia ha intrapreso. Poc'anzi, l'onorevole Lai parlava di un'Italia incapace di vedere al futuro, di guardare con visione i dati. I dati sono oggettivi, sono in questo senso inconfutabili, e lo certificano l'Istat, la BCE, la Banca d'Italia, gli organi autorevoli a livello internazionale.
L'Italia oggi è un Paese credibile, è un Paese che, con rigore, ha saputo fare bene i compiti a casa - in bella calligrafia, come diceva ieri il Ministro -, che dimostra di essere capace non solo di fare bene i conti e, quindi, di mettere rigore, ma anche di intraprendere un percorso di crescita, un percorso che guarda al sostegno alle famiglie, alle imprese, ai territori, e lo fa garantendo credibilità e fiducia dei mercati, che ha acquisito attraverso anche le autorevoli agenzie, che oggi vedono un giudizio in crescita. Guardiamo anche i dati: un aumento dello 0,5 per cento, con una previsione di crescita stabile, per il biennio successivo. Guardiamo al mercato del lavoro, vi sono livelli storici mai visti: dal 2007 non si vedevano tali livelli di disoccupazione. Cresce anche in modo significativo l'occupazione femminile e giovanile. Guardiamo anche ai conti: il deficit scende verso il 3 per cento, e questo significa che anche il debito tornerà in un sentiero di riduzione del 2027, aiutando il percorso d'uscita dalla procedura per disavanzi eccessivi e, quindi, rafforzando la propria posizione in Europa.
Il dato importante è anche cosa significa il rigore che abbiamo messo in campo, cosa stiamo facendo con le risorse e come le stiamo orientando. Guardiamo alla priorità: riduzione del carico fiscale. Cosa abbiamo fatto? Abbiamo previsto una riduzione, in questi due anni e mezzo, un taglio del cuneo fiscale. E, con questo Documento programmatico di finanza pubblica guardiamo anche al ceto medio, per il quale sono previste misure che cercheranno di supportare quella che sarà una riduzione, un taglio dell'Irpef, dal 35 per cento al 33 per cento. Cercheremo di guardare anche ai nuovi parametri del calcolo dell'ISEE, alle agevolazioni e ai , per fare in modo che il ceto medio possa trovare veramente riscontro e possa essere, ancora una volta, l'ossatura portante del nostro Paese Italia.
Sosterremo gli investimenti produttivi, in continuità con quello che stiamo facendo con il PNRR, con le politiche di rilancio dell'industria e guardando a quella coesione nazionale che vede il Mezzogiorno, oggi, essere locomotiva del Paese Italia. Guardiamo anche con grande rilevanza a quello che è stata la ZES unica: un risultato straordinario che vede semplificazione e investimenti sul territorio come mai si erano visti. Ancora una volta, oggi la pubblica amministrazione vede un percorso di riforme strutturali, di opere, di accelerazioni e di un controllo rigoroso della spesa.
Signor Presidente, il Documento programmatico non è un semplice elenco, ma è una proiezione politica e di fiducia di un Paese stabile, credibile, che affronta la realtà senza illusioni. Con determinazione migliorano i conti, con determinazione andiamo, allo stesso tempo, a sostenere chi lavora, chi investe, chi innova, chi tiene in piedi il Paese ogni giorno. È la dimostrazione che si può essere rigorosi, senza essere recessivi, ma responsabili. Questo è quello che noi stiamo facendo e questo quello che noi stiamo mettendo in campo insieme al Governo Meloni e al Ministro Giorgetti .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Del Barba. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BARBA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi. Ministro Giorgetti, io la saluto come ho fatto ieri sera durante la sua audizione, la saluto ringraziandola. La ringrazio perché, mentre la sua maggioranza non sapendo guidare la macchina, decelerando, la parcheggiava, la metteva in un'autorimessa, lei ha avuto il buonsenso di spegnere il motore. In questo modo non ha fatto consumare benzina inutilmente: il rigore sui conti pubblici ha consentito di risparmiare soldi per interesse e, quindi, di questo la voglio ringraziare. Però questo lavoro non l'ha fatto fino in fondo, perché è riuscito a fermare chi aveva idee strane sulla Fornero, ma c'è ancora la tentazione di mettere mani alle pensioni. D'altra parte, le voglio anche addebitare il fatto che, mentre eravate fermi al parcheggio, per pagare la sosta avete messo un po' le mani in tasca degli italiani, facendo Robin Hood alla rovescia: lo avete fatto ignorando gli effetti del del drenaggio fiscale; gliel'ho già detto tante volte, lo avete fatto con gli esodati del superbonus. Pur essendo noi sempre stati d'accordo sulla necessità di fermare la misura, il modo in cui lo avete fatto, caricando sulle spalle di famiglie e imprese gli oneri di questo arresto, non ci è piaciuto, come non ci sono piaciute le tasse ulteriori che avete caricato su chi è intervenuto, come a dire: vi siete fidati dello Stato e del Governo precedente? Ora pagate più degli altri.
Lo avete fatto con la pressione fiscale, che è salita al 42 5 per cento lo scorso anno e che, proprio nel documento di programmazione finanziaria che vediamo oggi, salirà al 42,8 nel 2025; lo avete fatto con prestiti occulti, chiesti alle banche attraverso la misura delle DTA lo scorso anno; lo farete a breve con la questione della clausola di salvaguardia, su cui tornerò durante l'intervento; e lo avete fatto con una impostazione pluriennale della spesa netta che - per vostra scelta - sospinge tutti i sacrifici al di là del termine di questa legislatura. Quindi, grazie per avere anestetizzato quello che di peggio potevate fare, ma vanno anche rimarcate queste azioni che cercate di compiere nottetempo.
Lei ha detto che tenere i conti in ordine è condizione necessaria, ma non sufficiente, e questo le fa onore perché è un'affermazione di grande onestà intellettuale. Allora le posso dire che ha fatto ciò che era necessario, ma siamo ancora a un livello di insufficienza. Perché? Perché manca la crescita, manca anche solo l'idea di una manovra espansiva, manca un'idea di Paese, manca un progetto e il fatto che la vostra crescita programmatica non si discosti dal tendenziale ne è la conferma matematica, statistica, la conferma della sua scelta di rigore di fronte alla mancanza di idee di questa maggioranza.
Però da questa macchina parcheggiata lì, al buio, in un parcheggio, promana un bagliore: è il bagliore di qualcuno che dentro quella macchina si diverte con il telefonino, fa , , , , che arrivano forse tutti da Palazzo Chigi. Sembra quasi di essere all'interno del carosello delle pastiglie Falqui “basta la parola”. Ecco, al Paese non basta la parola, al Paese non bastano queste parole, possono bastare al consenso per un po', ma al Paese, all'economia reale serve la crescita.
E, allora, se abbiamo parlato del passato, del presente…anzi, parliamo ancora un po' del passato: l'Italia negli ultimi 20 anni è tra i Paesi al mondo che cresce di meno e questo non è certo colpa sua, però è un fatto che ci dovrebbe spingere in questo momento storico a badare alla crescita.
Guardi, le leggo un dato che prendo dal sito dell'università Cattolica. Negli ultimi 25 anni il PIL italiano, al netto dell'inflazione, è cresciuto a un tasso medio dello 0,5 contro l'1,4 del resto dell'Eurozona. Quindi, non capisco nemmeno questo entusiasmo che alcuni esponenti della maggioranza hanno manifestato nel sottolineare che stiamo andando meglio della Francia. Capisco, mal comune mezzo gaudio, ma forse bisogna dire che più di 20 Paesi europei stanno andando molto meglio di noi e che noi avremmo più bisogno di loro di andare meglio, visto che siamo stati il fanalino di coda negli ultimi 20 anni e lei lo sa bene.
Per questo ha fatto metà del suo lavoro, la metà che lei da solo poteva fare: tenere i conti in ordine. Sa benissimo, però, che anche quella leggera crescita del PIL che oggi abbiamo è sostenuta dal lavoro fatto da altri - peraltro era anche lei in quei Governi - ed è sostenuta dal PNRR e per fortuna che è così, per fortuna che possiamo essere con il segno più grazie al PNRR, ma non possiamo non sapere che l'anno prossimo questa spinta cesserà. Così come non possiamo non sapere che abbiamo davanti la minaccia che deriva dai dazi, non possiamo non sapere che abbiamo davanti la minaccia che arriva dalle instabilità, dalle turbolenze, dalle nuove alleanze, non solo economiche, che si stanno definendo nel mondo. Come Paese esportatore dobbiamo preoccuparci oggi di quello che ci aspetta e che sta innanzi a noi. Dunque, questa è la situazione.
Che cosa dovremmo fare, allora, per preoccuparci? Di cosa avremmo bisogno? Avremmo bisogno di vedere dentro l'azione del Governo interventi per l'innovazione, per le , per i giovani, che sappiano valorizzare l'immigrazione. Tutti temi su cui siete fortissimi, vero? Abbiamo un enorme problema di produttività e, quindi, questi sono i momenti di programmazione economica in cui ci aspettiamo di vedere affrontati questi problemi, di vederli almeno instradati.
Noi non ritroviamo nulla di tutto ciò. Come evidenziato nel DPFP, la produttività del lavoro resta pressoché ferma. Nel 2024 l'Istat ha registrato una variazione nulla per ora lavorata. Noi possiamo anche essere contenti del fatto che ci sia più occupazione, ma non possiamo non registrare, accanto a questo dato, che la produttività resta nulla. Noi restiamo al palo e, se cresciamo leggermente, lo facciamo grazie a una misura che sta per terminare, altrimenti saremmo in recessione.
Questo è il motivo per cui, allora, io le sottolineo la seconda parte della sua affermazione, necessaria ma non sufficiente, insufficiente. In ordine al tema del lavoro, la questione del lavoro povero sta diventando un fenomeno sotto gli occhi di tutti. Famiglie che, nonostante abbiano uno o addirittura due genitori che lavorano, non sono in grado di arrivare alla fine del mese, scivolando verso livelli di povertà. Il ceto medio è il grande tappo dentro cui costringiamo il Paese a non crescere. Sotto il ceto medio si scivola nella povertà, ma il ceto medio continuiamo a perseguitarlo. Vi avremmo chiesto misure, allora, per quanto riguarda il ceto medio: da sempre chiediamo di defiscalizzare gli straordinari o almeno il premio di produttività, di valorizzare la contrattazione decentrata. Sono tutte cose - soprattutto l'ultima - che si potrebbero fare anche con poco costo, che ci aspettiamo e ci saremmo aspettati di vedere nell'azione - nella proposta, almeno - di questo Governo.
Sulla sanità decidete di non toccare nulla e ci lasciate ingessati. Diciamo che ci mettete tutti in ortopedia; speriamo che funzioni ancora. Ci sarebbero tante cose da dire.
Sulle politiche industriali manca una strategia, quella vecchia l'avete affossata. Transizione 5.0 è finita nelle nebbie della burocrazia e non si vede una proposta. Mi fa piacere che lei però, ieri sera, nella replica, abbia evidenziato, nonostante le affermazioni del passato, di volersene occupare.
Poi la spesa per la difesa e veniamo al punto. La spesa per la difesa non è presente tra le spese che esaminiamo nel Documento e forse perché non metterla ci consente di scendere al 3 per cento, uscire dalla procedura di infrazione e quindi, come lei ha detto finalmente e onestamente ieri sera, andare poi a richiedere la clausola di salvaguardia. Bene, se allora ci prospetta del nuovo debito per pagare la difesa, quantomeno che sia una spesa efficiente. Io penso che almeno l'azione politica di promuovere la difesa comune europea questo Governo dovrebbe farla. In questo Parlamento c'è una proposta di legge per ratificare la proposta del 1952; manchiamo solo noi e la Francia.
Concludo allora, Presidente. Lei è consapevole - e ne sono sicuro - di quello che va fatto, non fosse altro perché è stato eletto nel collegio di Ezio Vanoni. Non sembra esserne consapevole la sua maggioranza che aspettiamo al varco della legge di bilancio, già sapendo che da questi numeri non sarà in grado di offrire una prospettiva al Paese .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Palma. Ne ha facoltà.
VITO DE PALMA(FI-PPE). Grazie, Presidente. Ministro Giorgetti, Sottosegretario Freni, il Documento programmatico di finanza pubblica che oggi esaminiamo è la bussola che orienta la prossima manovra del Governo Meloni. Un Documento di serietà e di responsabilità, che conferma la linea che Forza Italia ha sempre sostenuto: tenere i conti in ordine, sostenere chi produce, aiutare chi lavora. Viviamo un tempo di grandi incertezze tra guerre, crisi internazionali e instabilità dei mercati, eppure, nonostante tutto, l'Italia resiste e cresce, il PIL avanza, l'occupazione è ai massimi storici, il tasso di disoccupazione è ai minimi da due anni. Segni concreti di una politica economica che funziona.
Il Governo ha scelto una via equilibrata: prudenza nei conti, ma coraggio nelle scelte. Riduzione delle tasse sul lavoro, sostegno al ceto medio, investimenti nella sanità pubblica e nel sistema produttivo; questa per noi è la strada giusta. La prossima manovra continuerà su questo percorso: meno tasse, più investimenti, più fiducia. Particolarmente significativa è la conferma della riduzione del prelievo fiscale sul ceto medio, cuore pulsante del Paese. È un obiettivo che Forza Italia ha voluto con forza, perché parliamo di milioni di lavoratori, professionisti, artigiani e famiglie, che reggono la nostra economia e che troppo a lungo hanno pagato per tutti.
Ridurre la pressione fiscale su chi produce ricchezza significa restituire dignità al lavoro, incentivare i consumi e sostenere la domanda interna. È una misura non solo giusta, ma profondamente liberale. Il deficit scenderà sotto il 3 per cento già dal 2026 e il debito tornerà a calare dal 2027 e ciò non con tagli ciechi o sacrifici imposti, ma con riforme, efficienza e crescita. E questo che cosa significa? Significa una sola cosa: credibilità; credibilità verso i cittadini e verso l'Europa. Forza Italia condivide pienamente questa impostazione, perché rappresenta la nostra cultura di Governo: realismo, responsabilità e attenzione alla persona. Abbiamo voluto e sostenuto la riduzione del cuneo fiscale e il rafforzamento del Fondo sanitario nazionale, le misure per la natalità, la conciliazione vita-lavoro. Sono scelte che parlano alle famiglie, ai giovani, alle imprese.
Il Documento ribadisce anche l'impegno sulle riforme del Piano strutturale e del PNRR. Giustizia, pubblica amministrazione, competitività e servizi per l'infanzia sono riforme che migliorano il Paese e che guardano al futuro, non al consenso del giorno dopo. In un contesto globale incerto, l'Italia dimostra di avere una direzione chiara e una guida solida.
Forza Italia sosterrà con convinzione questo Documento, perché dentro c'è la nostra visione: un Paese moderno, un Paese europeo, un Paese liberale. È un'Italia che premia il merito, che difende chi lavora, che crede nella crescita e nella libertà economica.
Ed è proprio questa l'eredità più autentica del pensiero di Silvio Berlusconi: una politica che libera per far crescere, una politica che mette al centro il cittadino e non lo Stato, una politica che crede nella forza del ceto medio, perché lì si costruisce la vera libertà economica e sociale. È questa l'Italia che noi vogliamo continuare a servire, seria nei conti, giusta nelle scelte e fiduciosa nel futuro .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, signor Ministro, signor Sottosegretario, il Documento programmatico di finanza pubblica per il 2025 certifica una volta di più il fallimento di una politica economica miope, inerte e profondamente sbagliata.
A tre anni dall'insediamento del Governo Meloni, l'Italia è un Paese più debole, più povero e più ingiusto. Il Documento programmatico non delinea alcuna visione di sviluppo, non offre un progetto di crescita, non individua strategie per sostenere le imprese, le lavoratrici, i lavoratori e le famiglie. È, in sostanza, un documento senza anima, privo di orizzonte politico e incapace di rispondere alle urgenze reali del Paese; è un documento privo di visione, che fotografa un Paese fermo e un Governo che non mette in campo nulla di quello che sarebbe necessario per contrastare veramente questa deriva.
I dati sono impietosi: la crescita prevista per quest'anno si ferma allo 0,5 per cento, una cifra che parla da sola e che ci colloca ben al di sotto della media europea; è un Paese che cresce poco, che investe meno e che consuma sempre meno. L'economia italiana rallenta, i numeri sono sotto gli occhi di tutti: crescita quasi nulla, produttività in caduta verticale per 26 mesi consecutivi, investimenti fermi. Nel secondo trimestre dell'anno, abbiamo visto un calo del PIL dello 0,1 punti percentuali e adesso dovremmo crescere di soli 0,5 punti su base annua, un ritmo al di sotto delle previsioni di crescita stimata dallo stesso Governo. Senza l'apporto determinante del PNRR, il Paese sarebbe in una situazione di recessione.
In tutto questo, ancora non sappiamo gli effetti della scellerata politica dei dazi del vostro amico Trump, che ora si rivolge anche al nostro settore alimentare. Le stime ci dicono che settori come la meccanica, la chimica, il farmaceutico, l'abbigliamento, l'agroalimentare, il vitivinicolo, i trasporti e la moda rischiano di perdere oltre 10 miliardi di euro all'anno in conseguenza dei dazi e, davanti a questo, cosa fate? Niente. Nel vostro Documento non c'è nulla che sia in grado di indicare una via per invertire questa rotta. La produzione industriale, dopo 26 mesi consecutivi di flessione, continua a scendere. L'industria manufatturiera italiana, da sempre motore della nostra economia, è in continuo affanno. L', il tessile, la carta, la siderurgia e la meccanica vivono crisi strutturali, mentre il Governo resta immobile. La produttività per ogni ora lavorata è in caduta libera e la produttività totale dei fattori si è ridotta dell'1,9 per cento nel 2023, proseguendo la discesa nel 2024 e nei primi mesi del 2025. E mentre la produzione crolla, i salari restano fermi, anzi, arretrano. Le retribuzioni reali degli italiani sono ancora inferiori dell'8 per cento rispetto al 2021. È una condanna per milioni di lavoratrici e lavoratori che vedono il proprio potere d'acquisto eroso dall'inflazione e da un sistema fiscale profondamente ingiusto.
Ancora una volta, la narrazione trionfalistica dell'Esecutivo Meloni si scontra con i dati reali. L'unica magra consolazione è la conferma di un contenimento del debito pubblico, che, tuttavia, non produce effetti immediati sulla vita delle persone e rimane comunque su livelli eccessivamente elevati. Senza una strategia credibile di crescita, che cosa accadrà quando si esauriranno gli effetti del PNRR? Non vediamo preoccupazione per il rallentamento in atto, né per il fatto che gli stipendi non crescano in proporzione al costo della vita. Al netto della solita propaganda, cosa fanno la Presidente del Consiglio e il suo Governo per migliorare concretamente la qualità della vita delle cittadine e dei cittadini? Noi non vediamo alcuna azione in questo senso. Penso alla mia terra, ad esempio, che, più di altri territori, sta facendo le spese della totale immobilità del Governo. Il Sulcis è l'emblema della crisi industriale italiana: desertificazione produttiva, disoccupazione giovanile altissima, imprese senza certezze su energia, infrastrutture, credito e tempi autorizzativi. In questo territorio, la disoccupazione giovanile tocca punte drammatiche. Il reddito medio è tra i più bassi del Paese e il tessuto produttivo è ormai ridotto all'osso. Eppure, nel Documento programmatico non c'è una sola riga che riconosca questa crisi, non una misura straordinaria per sostenere il rilancio industriale di quest'area o per salvaguardare i posti di lavoro a rischio. La realtà è che, chiacchiere a parte, non esiste un vero piano straordinario per reindustrializzare il territorio, sostenere filiere e salvaguardare l'occupazione. È il segno di una politica industriale completamente assente, dove pensate addirittura di mettere una pezza con la riconversione bellica: una cosa assurda su cui noi siamo completamente contrari .
È inaccettabile che un Governo, che si proclama patriottico, abbandoni intere comunità alla desertificazione economica. Il Sulcis merita un piano straordinario di reindustrializzazione, di innovazione tecnologica, di sostegno all'occupazione e alla riconversione verde delle produzioni, non certo bellica.
Ancora. Il Governo si riempie la bocca di parole come merito e lavoro, ma dimentica che in Italia si lavora tanto e si guadagna molto poco. I salari medi italiani sono inferiori del 25 per cento rispetto alla media europea. In questi tre anni, non è stata varata alcuna misura efficace per aumentare le retribuzioni o per introdurre un vero salario minimo legale. Al contrario, si è proseguito, aumentando la precarizzazione con tagli, agevolazioni selettive, regimi fiscali di favore che hanno favorito solo pochi, a scapito di molti. Quello che sceglie questo Governo è un modello economico che alimenta le diseguaglianze. Oggi, il 5 per cento delle famiglie più benestanti detiene quasi la metà della ricchezza nazionale, mentre oltre 5 milioni di cittadini vivono in povertà assoluta e più di 4 milioni rinunciano alle cure sanitarie.
Il Documento programmatico è la fotografia di un Governo che non sa dove andare. Mentre si tagliano risorse a sanità, scuola, enti locali e , si aumenta la spesa militare di 23 miliardi in tre anni, si riducono gli investimenti pubblici produttivi, si rinvia ogni riforma fiscale equa, si aumenta la pressione fiscale, piuttosto, che ha ormai superato il 42,8 per cento del PIL. Avete umiliato la contrattazione, rifiutato una discussione seria sul salario minimo, nessuna riforma fiscale equa o intervento sul . Le uniche discussioni che aprite sono su come premiare i contribuenti infedeli con l'ennesima e inutile rottamazione.
Lo ripeto, in questo scenario di tagli e definanziamento del , come se nulla fosse, vi preparate ad aumentare di 12 miliardi in tre anni, 23 miliardi cumulati, la spesa militare. Non lo dite apertamente, ma è scritto nel Documento programmatico di finanza pubblica: più 0,5 punti del PIL nel 2026, più 0,15 nel 2027, più 0,20 nel 2028, per un totale di 23 miliardi di euro; risorse che mancano alla sanità pubblica, sempre più disastrata, risorse che servirebbero per dare risposte all'emergenza abitativa, per cui non fate nulla, al netto dell'annunciato Piano casa, che non è ancora finanziato, ovviamente, mentre 200.000 famiglie sono a rischio sfratto; non un euro per le morosità incolpevoli, briciole per il fondo affitto casa; risorse che servirebbero per un grande piano di edilizia scolastica, per borse di studio e per sostenere famiglie e territori. Ma voi avete scelto di aumentare le spese militari, tra l'altro senza un dibattito parlamentare. Avete scelto di seguire pedissequamente le decisioni prese in sede NATO, senza mai alzare la voce, senza proporre una visione autonoma. Noi pensiamo che la sicurezza non si costruisca con i carri armati e con i droni; la pace non si costruisce preparando la guerra, è una sciocchezza questa .
La sicurezza vera si costruisce con la pace, con la diplomazia, con il commercio, con lo scambio, con la cooperazione, con la giustizia, con la prevenzione dei conflitti, costruendo un rapporto paritario tra le Nazioni. Ogni euro speso per alimentare una nuova corsa agli armamenti è un euro sottratto ai diritti, alla salute, all'istruzione e alla dignità delle persone. Ogni euro speso per gli armamenti è un passo in più verso nuovi conflitti. L'Italia dovrebbe essere protagonista di una politica di pace europea, non un gregario silenzioso nella logica della militarizzazione crescente.
Il Parlamento non può limitarsi a prendere atto dell'ennesimo Documento vuoto; deve riappropriarsi del proprio ruolo di indirizzo, pretendendo dal Governo un piano concreto per la crescita, la dignità del lavoro e la giustizia sociale. L'Italia ha bisogno di un cambio di rotta radicale, Ministro.
Serve un piano industriale nazionale fondato su tre pilastri: rilancio produttivo con incentivi per la transizione ecologica e digitale e per la manifattura sostenibile; politiche salariali coraggiose, con una legge sul salario minimo e una detassazione reale dei redditi da lavoro; coesione territoriale, con investimenti pubblici mirati al Mezzogiorno e alle isole, al potenziamento delle infrastrutture, della sanità e del trasporto pubblico.
Solo così potremo rilanciare la crescita e la competitività del nostro Paese; solo così potreste avere anche il nostro assenso. Fino ad allora il nostro voto sarà sempre convintamente contrario .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Pastorella. Ne ha facoltà.
GIULIA PASTORELLA(AZ-PER-RE). Presidente, colleghe e colleghi vorrei iniziare questo discorso riconoscendo all'Esecutivo alcuni meriti. In questi tre anni il Governo Meloni si è trovato ad affrontare una sfida enorme: mettere una toppa al superbonus voluto dal Governo Conte, una scelta scellerata che nel 2023 ha fatto schizzare il deficit italiano al 7,4 per cento del PIL, zavorrando l'economia del nostro Paese per un lustro; e, anche se da due anni il saldo primario è tornato a essere positivo, purtroppo, il conto del superbonus peserà ancora lungo e bisognerà aspettare il 2028 per scontarne completamente l'effetto. Le responsabilità politiche di quella stagione, MoVimento 5 Stelle in testa, sono evidenti a tutti e tuttavia ciò non basta a giustificare l'immobilismo del Governo Meloni sul fronte delle riforme.
Arrivati alla quarta legge di bilancio, appare evidente che il Governo non ha intenzione di approvare alcuna misura per la crescita, nonostante l'economia italiana sia al palo e la preoccupazione non è solo nostra, ma è largamente condivisa tra varie istituzioni. Banca d'Italia, per esempio, ha indicato la necessità di aumentare le risorse a favore di investimenti, ricerca e istruzione, ambiti in cui la proposta del Governo appare del tutto inconsistente. Ma i malumori si alzano anche dal lato Confindustria e per il terzo anno consecutivo non ci sono interventi efficaci a favore delle imprese e restano irrisolti i nodi che hanno reso sostanzialmente inutilizzabile Transizione 5.0.
Parliamoci chiaro, Transizione 5.0 è stata un disastro, mentre il piano Industria 4.0, istituito da Carlo Calenda, aveva fatto crescere gli investimenti industriali del 10 per cento e la spesa in ricerca e innovazione del 15 per cento, con impatti anche su e occupazione. Al contrario, Transizione 5.0 si è rivelato uno strumento completamente inutilizzabile e inefficace; speriamo, a questo punto, che le revisioni che il Governo metterà in campo il prossimo anno possano servire a recuperare un po' di terreno, perché oggi l'unica cosa che traina la crescita è il PNRR, ma non è possibile che un Paese come l'Italia abbia come unica strategia di crescita quella di ancorarsi integralmente a fondi; è una scelta davvero modesta e non all'altezza delle ambizioni che dovrebbe avere un Paese del G7 ed è anche, onestamente, una scelta rischiosa.
Cosa faremo, cosa farete dal 2026, quando sarà esaurita la spinta del Piano? Al momento pare che non sia argomento di interesse per il Governo, ma, se il rimane invariato, la decrescita sarà inevitabile. E, allora, visto che di crescita non si può parlare, vediamo cosa si propone in questa legge di bilancio? L'unica cosa significativa appare il tentativo di ridurre la pressione fiscale sul ceto medio, con la rimodulazione della seconda aliquota Irpef, con un costo stimato di 4 miliardi e con un beneficio massimo di 440 euro l'anno per contribuente. Meglio di niente, si dirà. Sì, va bene, però resta un fatto: i cittadini pagano sempre più tasse. Tre anni fa la pressione fiscale era del 41,5 per cento; nel 2025 questo indicatore è salito al 42,8 per cento, ma mi ricordo male io o il Presidente Meloni aveva promesso di riportare la pressione fiscale al di sotto del 40 per cento? Serve una riforma del fisco, perché è inaccettabile che il 10 per cento dei contribuenti paghi il 50 per cento di tutta l'Irpef italiana e - lo so - riformare il fisco chiede tempo, però nell'immediato si poteva comunque dare un po'di ossigeno a queste persone, per esempio alzando a 60.000 euro la soglia tra il secondo e il terzo scaglione e quindi anche i benefici annessi.
C'è un tema di risorse? Certamente, ma le risorse si potevano trovare, per esempio, evitando di sterilizzare l'aumento dell'età pensionabile di tre mesi. Secondo l'INPS, per il rinvio serviranno tra i 2 e i 3 miliardi di euro solo per il biennio 2027-2028; ma vi rendete conto? Io, francamente, non capisco questo accanimento del Governo contro la realtà a cui ha cercato di ancorarci la riforma Fornero, una riforma che è stata coraggiosa, necessaria e che tuttora ci tiene a galla. Se oggi non siamo di fronte a una crisi come quella francese è solo merito suo.
Come me, la gran parte di voi credo sia genitore; ma come fate a guardare i vostri figli quando tornate a casa, sapendo che in questa legge di bilancio per loro non ci sarà neppure una briciolina?
Il Governo italiano, quando pensa al bilancio, dovrebbe pensare ai giovani e al futuro e io apprezzo la vostra clausola di sostenibilità generazionale prevista nel decreto Semplificazioni, che credo presto verrà alla luce, ma questa resterà una presa in giro, se continuiamo a spendere miliardi per evitare che gli 60 debbano lavorare tre mesi - parliamo di tre mesi - in più.
Ricordiamoci, colleghi, che oggi circa il 12 per cento dei giovani 35 vive in povertà assoluta, il 25 per cento in più rispetto agli adulti fino ai 64 anni e il doppio degli 65 e che 2 milioni degli 35 non studiano e non lavorano. Eppure, per loro sconti in questa legge non ce ne sono.
Ecco, in questa situazione è inaccettabile la mancanza di attenzione per la popolazione giovanile e questo avrà gravi effetti anche sulla natalità, tema cui giustamente il Governo tiene e che dice di avere a cuore, almeno a parole.
Infine, tema assolutamente all'ordine del giorno nello scenario geopolitico attuale è l'attenzione per il futuro delle nuove generazioni, che passa anche dalla difesa dell'Europa, uno spazio di libertà sempre più minacciato da chi vuole mettere in crisi i nostri valori democratici. Gli attacchi ibridi che stiamo subendo sul territorio europeo, gli sconfinamenti nei cieli polacchi - che sono anche i nostri cieli, non di qualche distante territorio -, il continuo bombardamento di obiettivi civili in Ucraina. Serve una risposta forte e unitaria e quindi serve un maggiore impegno per la creazione di una difesa comune europea. Il Governo italiano deve impegnarsi affinché l'Italia sia in questo processo. A questo fine vi chiediamo un maggior sforzo sul fronte della difesa usando le risorse per rafforzare seriamente le capacità operative delle nostre Forze armate, lasciando perdere gli artifici contabili, perché persino Banca d'Italia dubita onestamente che si terranno gli impegni fatti in sede NATO; forse ne hanno ben di che, visto che il ponte e altri artifici di questo genere sono stati utilizzati per quantificare e aumentare, almeno sulla carta, le spese della difesa. Io credo che su questo tema ci voglia un po' di serietà, veramente, perché da questo dipende il futuro del nostro mondo .
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Braga, Riccardo Ricciardi, Zanella e Boschi n. 6-00204, Lucaselli, Comaroli, Pella e Romano n. 6-00205 e Bonetti, Marattin ed altri n. 6-00206. I relativi testi sono in distribuzione .
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che invito anche a dichiarare quale risoluzione intenda accettare.
FEDERICO FRENI,. Grazie. Il Governo rinuncia alla replica ed esprime parere favorevole sulla risoluzione Lucaselli, Comaroli, Pella e Romano n. 6-00205.
PRESIDENTE. Quindi sulle risoluzioni Braga, Riccardo Ricciardi, Zanella e Boschi n. 6-00204 e Bonetti, Marattin ed altri n. 6-00206 il parere è contrario. Lo dico giusto per il verbale.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il deputato Steger. Prego, onorevole.
DIETER STEGER(MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor Ministro, oggi discutiamo un Documento che, più di ogni altro, racchiude il senso della responsabilità di un Paese verso se stesso e anche verso l'Europa. Il Documento programmatico è la cornice entro cui si disegnerà la manovra finanziaria per il triennio 2026-2028; è un testo che parla di equilibrio e di metodo, ma anche di scelte politiche e, dietro ogni tabella e ogni previsione macroeconomica, vi è una visione del futuro del Paese, del ruolo dello Stato, del peso della spesa pubblica e della fiducia che intendiamo trasmettere ai mercati, ai cittadini e all'Unione europea.
Il DPFP 2025 si colloca nella nuova economica europea, che sostituisce la vecchia logica del rapporto deficit/PIL con quella del tasso di crescita della spesa netta, vincolo più dinamico, ma anche più stringente; è un cambio di paradigma, non più solo un limite numerico, ma un percorso di medio periodo legato al Piano strutturale di bilancio che ogni Stato deve concordare e rispettare.
Questo nuovo sistema premia la credibilità, la continuità, la coerenza delle politiche nazionali ed è in questo contesto che il documento del Governo si muove con un'impostazione in fondo corretta: prudenza, responsabilità e rispetto degli impegni presi.
L'Italia oggi è fuori dalla logica emergenziale ed è chiamata non a rincorrere i conti, ma a consolidarli e questo è un punto di maturità politica che va riconosciuto.
Il Documento prevede per il 2025 una crescita reale dello 0,5 per cento e per il triennio successivo tassi compresi tra lo 0,7 e lo 0,9 per cento. Sono numeri coerenti, validati dall'Ufficio parlamentare di bilancio, ma rilevano un problema strutturale: la bassa crescita potenziale dell'economia nazionale. Possiamo avere conti in ordine, possiamo ridurre il deficit al 3 per cento, possiamo persino invertire la rotta del debito dopo il 2027, ma se non aumentiamo la produttività e la capacità di innovare e di investire il rigore da solo non basterà.
Una politica economica moderna non può limitarsi a contenere la spesa, deve saper scegliere la spesa, deve distinguere tra spesa improduttiva e investimento strategico. Solo così il bilancio pubblico diventa strumento di crescita e non un vincolo di sopravvivenza. Il Governo indica come priorità la ricomposizione del prelievo fiscale, alleggerendo il carico sui redditi di lavoro. È una direzione giusta, liberale, coerente con la necessità di stimolare l'occupazione e la competitività, ma resta da capire come si finanzierà questo alleggerimento: con maggiore efficienza della spesa o con un semplice spostamento del carico su altri fronti?
Una riforma fiscale credibile deve essere accompagnata da una profonda revisione della spesa pubblica e da una riduzione delle rendite, non da nuove imposte occulte. In questa prospettiva, il tema della revisione della spesa, la , e del controllo delle società pubbliche locali assume un ruolo cruciale. Altrettanto importante è la previsione di un ulteriore rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale: un impegno doveroso, ma che dovrà tradursi in efficienza, non in mera spesa aggiuntiva.
Il Documento riconosce esplicitamente che gli investimenti delle imprese e il pieno utilizzo delle risorse del PNRR sono i veri motori della crescita. Su questo punto, però, serve una svolta di metodo. Troppa parte del PNRR è ancora imbrigliata in procedure, controlli e norme ridondanti. L'Italia deve passare dalla logica del bando a quella del progetto, dal finanziamento alla valutazione dell'impatto. Solo se riusciremo a trasformare i fondi europei in infrastrutture reali, in ricerca, in digitalizzazione, in capitale umano, il PNRR potrà diventare il motore strutturale della produttività italiana. È qui che si gioca la vera sfida: non nella quantità della spesa, ma nella sua qualità.
Il Documento prevede un debito pubblico in lieve calo dal 2027, dopo l'esaurimento degli effetti dei crediti di imposta edilizi. È una traiettoria credibile ma fragile, perché la vera sostenibilità del debito non si misura nel tasso di interesse o nel differenziale, ma nella fiducia dei mercati, nella capacità del Paese a crescere. Oggi abbiamo un'occasione rara: le agenzie di migliorano la nostra posizione, i tassi di interesse sui titoli pubblici si riducono e la fiducia internazionale sta crescendo. È un capitale politico ed economico che non va disperso, ma per mantenerlo serve coerenza. Ogni deviazione, ogni misura improvvisata o populista avrebbe un costo immediato in termini di credibilità e di . Viviamo in un momento in cui l'Europa sta ridefinendo se stessa: politiche di difesa comune e strumenti finanziari per la competitività, revisione del Patto di stabilità. In questo scenario l'Italia deve saper negoziare e non subire. La politica economica europea deve spingersi…
DIETER STEGER(MISTO-MIN.LING.). …verso una politica industriale comune, che garantisca parità di condizioni tra imprese europee e globali. Il nostro Paese, con la sua base manifatturiera e il suo capitale umano, può e deve essere protagonista di questa stagione.
Signor Presidente, il Documento non è solo un atto contabile, è la rappresentazione della fiducia che un Paese ha in se stesso e la fiducia nasce da due elementi: la disciplina e la prospettiva. È la prospettiva adesso che serve. Le prospettive sono chiare: un taglio stabile del cuneo fiscale e della burocrazia per favorire lavoro e impresa, un investimento sistematico in capitale umano nella formazione tecnica e nella ricerca universitaria, affinché il sapere torni ad essere un fattore di competitività. Infine …
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Steger. Ha già superato di oltre 40 secondi. Io ho provato ad avvisarla. Comunque, dichiara il voto favorevole alla risoluzione di maggioranza, anche per il verbale.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi stiamo esaminando - e poi voteremo - il Documento programmatico di finanza pubblica, soltanto che di programmatico ha soltanto il titolo, perché su 146 pagine che ci avete propinato non c'è una visione economica, non c'è una visione del Paese e, soprattutto, non c'è un'idea per il futuro, il che è particolarmente preoccupante in vista del prossimo anno, quando verranno meno anche le risorse del PNRR che sono quelle che vi hanno consentito di tenere in piedi il Paese. Infatti, è vero che ci sono state valutazioni positive da parte delle agenzie di e noi ne siamo contenti, perché facciamo sempre il tifo per il nostro Paese e perché non pensiamo che le agenzie di siano dei pagliacci, come sosteneva Giorgia Meloni quando era all'opposizione, però ci verrebbe da dire che queste valutazioni positive sul Paese ci sono non grazie al Governo, ma nonostante il Governo Meloni. Voi siete a Palazzo Chigi ormai da tre anni e non c'è una riforma, non c'è un'idea in politica industriale che in questi tre anni abbiate messo in campo. È vero, il Paese per fortuna ha un PIL positivo, ma, se guardiamo i dati, è un PIL positivo che è sotto la media europea: meno della metà della media europea e sicuramente inferiore ad altri Paesi che hanno fatto in questi anni scelte più coraggiose, come, per esempio, la Spagna.
Quello che si legge nel vostro Documento programmatico - tra le righe, perché non avete il coraggio di scriverlo in modo esplicito, ma Confindustria la scorsa settimana è stata molto più netta e molto più chiara nell'analizzare i dati - è che questo PIL è timidamente positivo - Confindustria ha parlato di crescita anemica - solo grazie ai fondi del PNRR; senza i fondi del PNRR noi saremmo in recessione. Sono i fondi del PNRR, 200 miliardi di euro dell'Unione europea, che il partito di Giorgia Meloni nemmeno voleva; nemmeno ha votato a favore di queste risorse, che sono quelle che oggi vi tengono in piedi. Siamo molto preoccupati per quello che accadrà dall'anno prossimo anche sulla finanza locale, per quello che accadrà alle regioni, agli enti locali, quando non potranno più fare affidamento su quelle risorse e voi non avete un piano B da proporre al Paese.
Allora, Ministro, vi chiediamo conto - perché l'abbiamo fatto tante volte in quest'Aula a lei, al suo collega Urso, alla Presidente del Consiglio - delle promesse che voi avete fatto agli italiani. La Presidente del Consiglio, il 18 aprile di quest'anno, ha promesso alle imprese italiane 25 miliardi di euro con un fondo straordinario per sostenere le imprese di fronte ai dazi americani messi da Trump. Da aprile ad oggi si è persa completamente traccia di questi 25 miliardi di euro e nel Documento programmatico, che dovrebbe essere la base per la legge di bilancio che presenterete a breve, non ci sono questi 25 miliardi di euro o, se ci sono, li avete nascosti bene, Ministro, perché da nessuna parte siete riusciti a prendervi l'impegno di metterli almeno in legge di bilancio.
Lo stesso vale per i 15 miliardi di euro che il suo segretario di partito, il Ministro Salvini, ha promesso sul Piano casa, perché la Presidente del Consiglio è andata a Rimini e ha detto che farete un grande Piano casa per il Paese. Il Ministro Salvini l'ha quantificato e ha detto che servono 15 miliardi di euro - in legge di bilancio c'erano 600 milioni e, quindi, ci sono quasi 15 miliardi di euro da trovare - e anche di questi non c'è traccia nel Documento programmatico e non c'è traccia in nessun impegno suo, Ministro, che questi 15 miliardi di euro ci siano e ce n'è un disperato bisogno, perché noi abbiamo visto che cosa può accadere anche riducendo quello che è il Fondo per la morosità incolpevole. Voi avete tagliato i fondi per la morosità incolpevole, per il sostegno a chi non riesce a pagare l'affitto, e abbiamo visto, purtroppo, il dramma di persone che non riescono a pagare l'affitto, che si ritrovano senza casa magari a 70 anni, con l'umiliazione e la preoccupazione per il futuro. Ieri una persona si è tolta la vita a Sesto San Giovanni. Noi abbiamo bisogno di dare risposte a quelle persone e abbiamo bisogno di dare risposte alle giovani coppie, agli studenti fuori sede, agli insegnanti, che magari vanno a lavorare in una grande città e non riescono a pagarsi l'affitto. Anche su questo non c'è nessuna risposta da parte del vostro Governo.
E non c'è nessuna risposta al mondo delle imprese. Le imprese vi hanno chiesto almeno un sostegno per far fronte ai costi dell'energia, che restano tra i più alti in Europa, e per sostenere con incentivi gli investimenti che saranno necessari, soprattutto dopo la fine del PNRR, per poter far crescere di più il Paese, perché veniamo da 30 mesi di produzione industriale negativa. Otto miliardi di euro che vi hanno chiesto le imprese: anche di questo non c'è traccia, Ministro, nel Documento programmatico. Ci saranno o non ci saranno in legge di bilancio? E, soprattutto, ci saranno misure in grado di farli arrivare davvero alle imprese o resteranno sulla carta, come i soldi di Transizione 5.0? Quei soldi c'erano ma non sono arrivati alle imprese, non sono stati erogati, perché avete creato un meccanismo complicatissimo, anziché seguire il modello di Industria 4.0, che ha funzionato benissimo e che è stata l'ultima politica industriale realizzata in questo Paese.
Guardiamo allora cosa avete messo nel Documento programmatico. Ministro, voi vi siete impegnati a intervenire nuovamente sull'Irpef; non si sa bene come, perché è tutto fumoso. Non so se è una promessa o una minaccia, perché l'ultima volta che avete rimesso mano agli 80 euro, l'avete fatto in modo talmente tanto sgangherato che, alla fine, siete riusciti a far pagare più tasse proprio a quelli che hanno meno, alle famiglie più povere, a quelli che hanno un reddito inferiore ai 10.000 euro l'anno.
Guardate, sulle tasse, Ministro, avete perso ogni credibilità. Ogni volta annunciate una riduzione delle tasse - la riforma fiscale - e ogni volta Istat, Banca d'Italia, ma voi stessi, anche nel Documento programmatico, siete costretti ad ammettere che con voi la pressione fiscale aumenta. Ogni anno è aumentata la pressione fiscale - quest'anno siamo arrivati al 42,8 per cento - e la Presidente del Consiglio, in quest'Aula, rispondendo al mio , ha mentito ancora una volta agli italiani, dicendo che con voi le tasse si sono ridotte, che voi le tasse le avete diminuite. I dati, invece, dicono esattamente il contrario: con voi, la pressione fiscale aumenta.
Abbiamo allora deciso di fare nostra quella che era una proposta della Presidente del Consiglio, Meloni, quando era all'opposizione. Mettiamo in Costituzione il tetto al 40 per cento di pressione fiscale, come voleva fare la Meloni quando urlava fuori da Palazzo Chigi perché al Governo c'eravamo noi. Noi la pressione fiscale l'abbiamo sempre ridotta, non abbiamo mai raggiunto i vostri record e voi, ancora una volta, state promettendo agli italiani di tagliare le tasse, e non lo farete nemmeno quest'anno.
Ministro, con voi però è aumentato il debito pubblico in questi anni. È aumentato anche quest'anno. Vi chiediamo, anche su questo, un'inversione di tendenza, perché aumenta la pressione fiscale, aumenta il debito pubblico, aumenta il costo della vita e aumentano gli nei Ministeri. Quello che non aumenta sono stipendi e pensioni, perché anche quest'anno su stipendi e pensioni non verrà fatto sostanzialmente niente in grado di invertire quella che è la diminuzione reale degli stipendi nel nostro Paese che, negli ultimi cinque anni, ha mangiato quasi il 10 per cento del potere di ogni salario. È vero, Ministro, che usciremo dalla procedura di infrazione per eccessivo - e questo sicuramente è un dato positivo -, però ogni volta si dimentica di dire, Ministro, che ci siamo finiti un anno fa in questa procedura di infrazione grazie al vostro Governo.
Nel vostro Documento programmatico prendete un altro impegno: aumentare le risorse in sanità, ma anche qui non si sa bene come. Sulla sanità, Ministro, mi auguro che queste risorse in più ci siano e vedremo in legge di bilancio. Mi permetta, però, di dubitarne perché il Ministro Schillaci - e lo voglio dire in questo mese, perché è il mese di sensibilizzazione per la prevenzione del tumore al seno - ha preso un impegno con noi, che era quello di estendere l'età per lo mammografico per la prevenzione del tumore al seno. Siamo andati a fare delle proposte concrete: abbiamo chiesto di mettere, in via sperimentale, non i 100-120 milioni che servirebbero per l'estensione dello , ma 6 milioni, in via sperimentale, per ampliare lo al seno delle donne e ci avete bocciato anche quella proposta, anche quell'emendamento, nonostante l'impegno del Ministro. Sono, allora, molto preoccupata che queste risorse che voi annunciate sulla sanità non arriveranno, anche stavolta, come non sono arrivate nei mesi scorsi.
Le dico allora, Ministro, concludendo, alcune proposte che noi presenteremo, come Italia Viva, che spero potranno essere discusse quest'anno in legge di bilancio, visto che ogni anno la legge di bilancio è sostanzialmente chiusa. O non ci sono emendamenti o arriva un maxiemendamento del Governo che la modifica completamente.
La prima: far pagare meno tasse ai giovani sotto i trent'anni che scelgono di restare in questo Paese. L'anno scorso abbiamo perso 191.000 italiani che sono andati all'estero. Noi formiamo ragazzi e ragazze nelle scuole e nelle università che sono eccellenze e che poi vanno all'estero, perché ovviamente sono pagati meglio e possono avere offerte di lavoro migliori. Noi chiediamo, con la , che vengano ridotte le tasse sotto i trent'anni per incentivare i giovani a restare nel nostro Paese.
La seconda: le chiediamo, Ministro - e chiudo -, un impegno serio per il Terzo settore e l'associazionismo, che spesso hanno un ruolo sussidiario rispetto allo Stato: arriva dove non arriva lo Stato e, a volte, ci arriva anche meglio dello Stato. Il 5 per mille consente agli italiani di scegliere di destinare risorse al mondo del Terzo settore e dell'associazionismo. L'anno scorso gli italiani hanno scelto di donare delle risorse e lo Stato si è trattenuto 80 milioni di quelle risorse che non sono arrivate al Terzo settore e all'associazionismo. Vi chiediamo non solo di dare tutti quei soldi, ma di far diventare il 5 per mille l'8 per mille: gli italiani scelgono a chi destinare le loro risorse e scelgono soggetti che, da anni, si impegnano per i cittadini e che offrono veramente l'eccellenza, con il volontariato e anche con la professionalità che è dentro il mondo del Terzo settore.
Chiudo davvero, Ministro, dicendo che voi spesso ricordate di essere uno dei Governi più longevi della storia repubblicana - da oltre tre anni siete a Palazzo Chigi - e che avete una maggioranza con numeri amplissimi. Non si ricorda niente che questo Governo abbia fatto per far vivere meglio gli italiani, per portare un euro in più alle famiglie che non arrivano a fine mese, per far pagare un euro in meno alle imprese del nostro Paese.
Speriamo che non siate ricordati - lo dico nell'interesse degli italiani - semplicemente come il Governo che aumenta le tasse a ogni legge di bilancio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Francesco Saverio Romano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Signori del Governo, onorevoli colleghi, cerco di rappresentare, con delle parole chiave e non con i numeri, il contenuto di questo documento: realismo, serietà e fiducia.
L'Ufficio parlamentare di bilancio ha, del resto, validato le previsioni macroeconomiche del Governo, riconoscendone la coerenza e prudenza, pur in un contesto globale ancora incerto. È un segnale di fiducia verso l'Italia, è un segnale di fiducia verso la politica economica dell'Esecutivo. Peraltro, il 50 per cento degli italiani preferisce un Governo che tenga i conti pubblici in ordine, piuttosto che un Governo spregiudicato - e ne abbiamo conosciuti in passato -, disposto a far debito pur di investire.
Il Governo Meloni ha scelto questa strada, quella della serietà. Lo ha fatto riducendo il deficit, contenendo la spesa improduttiva, ma anche sostenendo le famiglie e le imprese con misure mirate. I dati macroeconomici allora ci consegnano un quadro di realismo e stabilità che discende anche dai numeri. Lo dirò brevemente: nonostante le tensioni internazionali, il PIL cresce dello 0,5 per cento dal 2025 e continuerà a salire fino all'8 per cento nel 2028; il tasso di disoccupazione è previsto al 6 per cento, ai minimi da oltre 15 anni; e l'inflazione scende all'1,8 per cento, dopo due anni di pressioni sui prezzi.
In un contesto contesto europeo di crescita debole - abbiamo osservato ciò che sta accadendo in Francia - e di instabilità geopolitica, l'Italia, invece, dimostra di essere affidabile, di rispettare gli impegni e di mantenere una linea di serietà nei conti pubblici. Questo non lo diciamo noi: sarebbe facile ritenere che la maggioranza, ovviamente, difenda l'operato del Governo. Lo dicono tutte le principali agenzie di che, nelle ultime settimane, hanno confermato e migliorato la valutazione del nostro debito. Lo dicono i mercati, che riconoscono la nostra credibilità. Lo dicono gli italiani stessi che, in maggioranza, chiedono che il Governo tenga i conti in ordine e non faccia nuovo debito per inseguire promesse facili.
Sa, la prudenza è un dovere ed è un dovere la responsabilità politica che ci impone di guardare oltre. La legge di bilancio che stiamo preparando dovrà essere una manovra di sostanza, capace di consolidare la stabilità e di dare nuova energia all'economia reale. Noi come abbiamo tre temi che ci stanno molto a cuore: la sanità, i giovani e la competitività delle imprese.
Il Governo ha già avviato un processo di rafforzamento del Fondo sanitario nazionale, che sarà ulteriormente incrementato nella legge di bilancio. La sfida è duplice: garantire l'universalità del Servizio e, allo stesso tempo, ridurre le disuguaglianze tra le regioni. È tempo di una nuova stagione di investimenti, ma di investimenti sul capitale umano, sulle risorse, sui medici, sugli infermieri, sul personale tecnico. Chi lavora in ospedale, in un presidio territoriale, deve poter operare in condizioni dignitose, con retribuzioni e turni adeguati. È questo lo spirito che ha portato Noi Moderati, nella scorsa legge di bilancio, a fare delle proposte che andavano in questa direzione. Voglio ricordare la per gli straordinari degli infermieri, così come l' per i medici specializzandi, che così hanno potuto arrotondare i loro stipendi e dare la possibilità a tanti cittadini di essere curati.
Serve un Piano nazionale di digitalizzazione sanitaria che permetta finalmente di connettere banche dati, fascicoli elettronici e servizi di prenotazione. So bene che, senza l'ausilio e l'accordo con le regioni, tutto questo potrà non realizzarsi, nonostante la spinta del Governo, ma anche a questo è chiamato un Governo, ossia fare in modo che ci sia quella sinergia tra Governo centrale e i governi locali, per dare una risposta ad uno dei pilastri della coesione sociale del nostro Paese, la salute, che, oltre che efficace e efficiente, deve essere raggiungibile, abbattendo quelle odiate liste d'attesa che fanno sì che questa sanità, seppure bella e pubblica, alcune volte sia irraggiungibile. Ecco perché lavoreremo affinché la prossima legge di bilancio destini risorse vincolate proprio alla riduzione delle liste d'attesa.
E poi è fondamentale che si intervenga sui giovani. Ho sentito la collega Boschi e ho apprezzato l'intento di lavorare, affinché i giovani rientrino in Italia, ma dico di più: dobbiamo garantire che non vadano fuori dall'Italia. Un intervento mirato a tenere i giovani in Italia significa la possibilità di dare un reddito vero di ingresso, di primo lavoro a coloro che dovranno essere il motore produttore di questo nostro Paese. Capisco che ci sono le esigenze, ma questa diventa una priorità anche rispetto al tema ormai drammatico della denatalità nel nostro Paese. Se non aiutiamo i giovani a lavorare con dignità e a costruirsi un futuro, con nessun provvedimento potremo mai lottare contro questo fenomeno, che impoverisce la nostra società, impoverisce il nostro Paese e non ci dà alcuna prospettiva per il futuro.
Noi sosterremo le misure che riguardano le piccole e medie imprese. Riteniamo - e abbiamo sempre ritenuto - che le piccole e medie imprese siano la dorsale economica del nostro Paese. Il Paese è fatto soprattutto di piccole e medie imprese; il 94 per cento delle imprese è composto da piccole e medie imprese e noi invitiamo il Ministro ad andare nella direzione del sostegno alle piccole e medie imprese e del sostegno alle famiglie, perché, di questo 94 per cento, il 90 per cento è composto da imprese familiari. Aiutando le piccole e medie imprese, indirettamente, sosteniamo le famiglie e, indirettamente, lottiamo contro la denatalità.
Noi ci batteremo, affinché chi ha preso tanto dai cittadini, arricchendosi in maniera spropositata, restituisca al Paese. Qui voglio essere chiaro: non si tratta di interventi punitivi - lo dico anche a colleghi della maggioranza - nei confronti delle banche, ma è inimmaginabile che, in un contesto dove le banche possono realizzare gli utili che hanno realizzato, perché questo sistema politico glielo consente, poi non debbano essere chiamate a rispondere a questo sistema politico, che è il nostro Paese e che richiede di intervenire, perché ne ha necessità. Non è una punizione, è la possibilità di dire con chiarezza alcune cose: chi ha di più deve dare di più! E se è vero questo principio, è inimmaginabile pensare che, ancora oggi, nonostante sia passato tanto tempo dall'abbassamento dei tassi, ci siano ancora, nello stesso conto corrente, tassi passivi elevatissimi a fronte di tassi attivi a zero. E noi incoraggeremo il Governo ad andare in questa direzione; un contributo importante per la nostra economia servirà anche a loro, perché, non impoverendo la nostra popolazione, potranno continuare a fare giustamente la loro impresa e i loro utili. Ed infine, signor Ministro, la vera riforma economica nel nostro Paese è la semplificazione: non se ne può più di burocrazia! È un grido che sale dalla nostra società, dalle imprese e dai cittadini. Non se ne può più, anche perché la burocrazia costa tantissimo, anche perché la burocrazia è un peso, anche perché la burocrazia, nonostante i nostri interventi, non ci fa volare, come invece dovremmo. E lo abbiamo visto anche durante le audizioni che ho avuto il piacere di condurre in Commissione bicamerale per la semplificazione: la burocrazia è una tassa occulta sulla produttività di questo Governo.
L'Italia ha dimostrato che può crescere anche in un contesto difficile, se c'è stabilità e fiducia. Ora il compito è di dare continuità a questa impostazione. Essere europei, del resto, per noi significa, non soltanto accettare le regole che vengono imposte, ma partecipare a costruirle, con la credibilità che stiamo dimostrando in questi anni. Il Paese, del resto, ha bisogno di concretezza, tempi certi, scelte coerenti risultati misurabili. Questo documento include un passo in quella direzione: non è un traguardo, ma un punto di partenza ed è per questo che annunciamo il voto favorevole di Noi Moderati .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Quello che discutiamo è il primo Documento di finanza pubblica che segue la riforma. Ancora una volta, emerge la totale mancanza di politiche economiche di questo Governo, come diceva la collega Ghirra. Pochissime ambizioni, se non quella di mantenere il deficit sotto controllo - come ci dicevamo ieri, Ministro - e, per carità, chiudere la procedura europea per disavanzo eccessivo. Insomma, avete voluto mostrare di avere i numeri in regola, su questo nessuno vi dà torto.
Certo, i dati programmatici di finanza pubblica mostrano però il rispetto degli obiettivi di spesa netta fissati nel piano strutturale di bilancio. Ma sapevamo che cosa avrebbe significato tutto questo: tagli alla spesa pubblica e innalzamento della pressione fiscale. Il risultato è quasi interamente frutto dell'aumento della pressione fiscale sui lavoratori dipendenti e intanto i dati macroeconomici ci parlano di una crisi che perdura, secondo noi, nella totale inefficacia delle politiche economiche, fiscali e industriali dell'Esecutivo. Lei dirà che le politiche industriali non le facciamo noi - l'aveva detto l'altro anno e, di fatto, l'ha ribadito ieri -, però il calo del PIL dello 0,1 fa prevedere una crescita economica di soli 0,5 punti all'anno; lei dirà che magari sarà lo 0,6 o lo 0,7, comunque un ritmo inferiore alle previsioni stimate nel bilancio di settembre 2024 e nel Documento di finanza pubblica di aprile. Gliel'hanno detto in tanti: senza il PNRR saremmo in piena recessione.
Per gli anni 2026 e 2027, il Documento stima una crescita di 0,7 punti percentuali, di 0,8 punti nel 2028, valori molto al di sotto della media europea. La crescita programmatica non si discosta - o si discosta pochissimo - dal tendenziale. Significa, Ministro, che le misure della prossima manovra di bilancio non produrranno crescita; tutto questo in una situazione preoccupante. Il declino della capacità competitiva del nostro sistema economico è lì, a portata di tutti. La crisi dei settori trainanti della nostra economia dovrebbe farci paura, così come le politiche dei dazi di Trump, il contesto geopolitico attraversato da guerre e dalla corsa agli armamenti. L'abbiamo sentita con voce leggera, ieri, garbata, ma preoccupata - possiamo dire così - Ministro. Ci faccia dire che però la preoccupazione è nostra davanti a una produzione industriale che ha subìto un crollo verticale - parliamo di 26 mesi consecutivi -, poi una timida ripresa e poi di nuovo ha continuato a calare. I principali settori della manifattura sono in profonda difficoltà: parlo ovviamente del nostro , parlo del tessile, della moda, del mobile, della carta. Mi faccia anche dire che oggi in quest'Aula abbiamo parlato dello scandalo Tod's. Lei, Ministro, conosce bene la Procura di Milano: siamo alla sesta inchiesta sul . Allora, guardi che quei gruppi non stanno mica male! Parlo di Armani, di Dior, di Valentino, oggi di Tod's. Allora, ci sarà un problema di tutto il che accetta forme di caporalato e di sfruttamento e non comprende che quella occupazione fa male, fa male all'economia, fa male alla ricattabilità di altri lavoratori, non solo di quelli sfruttati? Per continuare sulla guerra commerciale, la guerra commerciale di Trump impatterà sulla meccanica strumentale, sui macchinari industriali, sulla chimica, sul farmaceutico, sull'abbigliamento, sull'agroalimentare, sul vitivinicolo, sulla moda.
Ad agosto, come le dicevo ieri, l' si è ridotto del 7 per cento; per non parlare di quello verso gli Stati Uniti; parliamo del 21,2 per cento in meno. Insomma, declinano tutti gli indicatori di produttività e cresce anche il divario tra l'Italia e i Paesi più sviluppati. Non sono numeri astratti, hanno effetti molto materiali: la richiesta di cassa integrazione negli ultimi due anni è aumentata di oltre il 30 per cento; nel primo semestre del 2025 le ore autorizzate sono moltiplicate; a fine anno potrebbero superare la soglia di 600 milioni. Insomma il quadro è questo, ma nel Documento del Governo non si intravede alcuna inversione di rotta sulle politiche industriali, non c'è traccia di misure in grado di rilanciare la produzione nei settori più esposti.
Sconcerta anche l'assenza totale di un piano per rilanciare lo sviluppo di idee da finanziare negli investimenti pubblici o stimolare quelli privati. Non una riga - come le dicevo - su come ridurre drasticamente i costi dell'energia oppure sostenere l'innovazione e la qualità del lavoro. Insomma i tagli pesanti come quelli al Fondo non vengono riassorbiti da niente e rimpiazzati da nulla. Preoccupano enormemente i dati sulla pressione fiscale - glielo dicevano anche ieri -, passata dal 41 per cento al 42. Questo è il fallimento secondo me delle politiche fiscali del Governo, ma lo sappiamo: sono misure che crescono di fatto solo di distanza; la diversità fra rottamazioni e fisco amico aumenta quell'evasione. Dopo tre anni di Governo Meloni il Paese è più debole e impoverito di prima, l'inflazione ha ulteriormente ridotto i salari reali già bassissimi e le retribuzioni reali sono ancora inferiori circa dell'8 per cento rispetto al 2021 e il , di cui lei non vuole davvero parlare, ha eroso i redditi per oltre 25 miliardi, altro che nuova occupazione come ci diceva ieri.
I più colpiti sono proprio i lavoratori dipendenti e, in particolare, operai e impiegati e così come abbiamo detto tante volte e denunciato cresce la disuguaglianza economica e sociale, aumenta il rischio di povertà ed esclusione sociale di tante famiglie e si allarga la forbice della distribuzione della ricchezza: il 5 per cento delle famiglie più ricche possiede circa il 48 per cento della ricchezza e sono più di 4 milioni e mezzo le persone che rinunciano a cure sanitarie. Eppure, come le dicevamo, la spesa sanitaria prevista nel Documento è ancora drammaticamente al di sotto della media europea: nel 2024 l'Italia per spesa sanitaria pubblica era al quattordicesimo posto tra i 27 Paesi dell'area OCSE, ultima tra quelli del G7 con il 6,3 per cento del PIL. In generale per l'Esecutivo quella del 2026 sarà una manovra di rigore e infatti il DPFP parla di investimenti di politica economica nell'ordine dello 0,7 per cento del PIL all'anno, una base di 16 miliardi di euro e margini di spesa molto limitati, le scarse risorse concentrate su pochi interventi prioritari: il taglio dell'Irpef per il ceto medio, le misure per la natalità e il sostegno alle imprese; quasi tutti finanziati da tagli di spesa, un'impostazione che di espansivo - glielo abbiamo detto ieri - non ha proprio nulla. Il Documento resta vuoto e rimanda i contenuti al prossimo Documento programmatico di bilancio. Quando si parla di ricomposizione di spese ed entrate, la preoccupazione si fa forte: che ne sarà di sanità e previdenza sociale, enti territoriali e spesa per il sociale? Il Documento parla genericamente di una ricomposizione del prelievo fiscale riducendo l'incidenza del carico sui redditi da lavoro. Altrettanto fumoso è l'accenno a un ulteriore rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale e a quello a preservare gli investimenti pubblici finanziati con risorse nazionali. Insomma, nessun dettaglio, nessuna idea degli interventi e delle coperture, nulla viene detto sulle pensioni e in particolare sul tema dell'innalzamento di tre mesi per l'accesso alla pensione, nulla sull'inclusione sociale e nulla sulle misure di contrasto alla povertà.
Per le persone con disabilità non c'è traccia di una politica organica, come non si parla di e anziani, le indicazioni sulle politiche energetiche climatiche sono generiche e prive di obiettivi chiari. Insomma saremmo di fronte a un vuoto pneumatico se invece non l'aveste riempito di polvere da sparo, polvere da sparo diciamoci la verità. Da segnalare solo un aumento senza precedenti delle spese per la Difesa, un incremento dello 0,5 per cento del PIL, quasi 23 miliardi in più nel triennio. Noi glielo abbiamo detto ieri, è l'effetto perverso del Piano del e degli impegni assunti in sede NATO che lei ieri ha confermato, uno tsunami per gli equilibri di bilancio, la spesa pubblica e il nostro modello industriale, sociale e di sviluppo.
Se dal 2029 al 2035 la crescita annua sarà del 2,6 per cento e le spese per la Difesa arriveranno al 5 per cento entro il decennio, l'Italia destinerà alla spesa militare dai 45 miliardi del 2025 a oltre 146 miliardi nel 2035. Ieri ci ha dato ragione e ha detto: così non ce la facciamo, forse dovremmo derogare. Diciamolo: siamo pronti a fare patti con voi, patti chiari per il disarmo e per dire che quella spesa fa male a tutti noi . Non vogliamo riarmarci fino ai denti e siamo pronti a dire che vogliamo derogare quei patti, quei patti che però avete fatto voi senza coinvolgere il Parlamento italiano. Vuol dire, se non facciamo questo, oltre 10 miliardi all'anno, una mole immensa di risorse sottratte allo Stato sociale, ai salari, alla scuola, alle politiche industriali e alla transizione ecologica e su tutto questo non c'è mai stato un vero dibattito. Ecco perché non possiamo approvare questo Documento, ecco perché testardamente continueremo a dirvi “no”, non nel nostro nome
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.
ELENA BONETTI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, Sottosegretario, colleghe e colleghi. Questo Documento programmatico di finanza pubblica è stato definito, non solo in quest'Aula e non solo da lei, ma anche da alti commentatori e dagli auditi in Commissione, un piano che si basa sulla virtù della prudenza. Una prudenza alla quale noi guardiamo con uno sguardo positivo di riconoscimento del valore dell'azione sua, del Ministero che guida, del Governo che effettivamente ha risanato i conti pubblici, ha un risultato positivo rispetto ai saldi, ha rispettato i vincoli europei, che noi chiamiamo vincoli e non come nel linguaggio da campagna elettorale molti - anche del suo partito - amavano definire.
Qualcuno potrebbe cantare - non lei Ministro, ma rispetto alla sua maggioranza - come si cambia, io oggi direi: meno male che siete cambiati. Dopodiché siccome però non ci vogliamo iscrivere nel dibattito e nel chiacchiericcio di rivendicazioni e contro-rivendicazioni a cui in qualche modo ossessivamente quest'Aula continua a legarsi, vorrei nel mio intervento stare nel merito dell'oggetto del Documento che stiamo dibattendo.
Le domande di fondo sono: i conti li state risanando? Sì. Questo Documento dà una stabilità al Paese? Sì. È riconosciuta a livello internazionale, anche dal miglioramento del che bene fa al Paese? Sì. Avete aumentato anche le entrate, avete un margine di aumento delle entrate tributarie, cioè delle tasse, maggiore? Sì. Avete in qualche modo controbilanciato alcune scelte negative di finanza pubblica? Sì. Bene, però adesso su questo apro una parentesi e poi passo ai “no”, perché altrimenti non si capirebbe molto il prosieguo del mio intervento.
Apro una parentesi sulla questione del superbonus. Ministro, l'anno scorso ho fatto un analogo discorso e lo rifaccio adesso. Siccome io e lei eravamo seduti dalla stessa parte quando, con il Governo Draghi, abbiamo deciso di interrompere il superbonus per evitare lo scellerato effetto che oggi ha sulla finanza pubblica, tutti i partiti di quest'Aula parlamentare, tutti i segretari, anche il suo segretario, hanno detto “no”, bisogna andare avanti con il superbonus, tutti. Oggi che rivendichiamo il fatto che il superbonus è stata una scelta sbagliata, in particolare nel suo prolungamento, diciamoci che abbiamo trovato un punto di unificazione del Parlamento, dopodiché però un po' di sana coscienza personale bisognerebbe tirarla fuori, non per dire di chi era la colpa, ma per dire mai più. Così come c'è un'altra cosa che vorrei far presente alle colleghe e ai colleghi della maggioranza: io sento dire “abbiamo ereditato vent'anni di Governo della sinistra e gli scempi”; io sono in un partito di centro, quindi non difendo la sinistra, non sono stata al Governo per gli ultimi vent'anni, sono stata al Governo per tre anni; quello che però so è che se uno guarda agli anni di Governo nel nostro Paese, dal 2000 al 2025, tolto il Conte I, dove, Ministro, lei e il suo Governo siete stati e tolto il Governo Draghi, la destra ha governato più della sinistra, per cui quello che avete ricevuto maggiormente in eredità lo avete ricevuto dalle vostre scelte personali. Dopodiché torno nell'alveo dell'oggetto puntuale di cui stiamo parlando e, quindi, su un passaggio di questo elemento della prudenza.
La prudenza spesso, nella narrativa di oggi - Ministro, penso che lei faccia bene a rivendicarla, invece, come scelta di indirizzo anche delle politiche di gestione della finanza pubblica -, è considerata una sorta di freno a mano tirato. In realtà, la prudenza nell'antichità era una delle virtù più alte. San Tommaso la collocava nella capacità di saper prevedere e vedere in avanti, di individuare un obiettivo e saperlo perseguire. E, quindi, chiediamoci cosa c'è, nella capacità dell'obiettivo, del dopo, del domani che sta arrivando, all'interno di questo Documento; e guardiamolo nei numeri, non in altro, nei numeri che ci sono e nei numeri che non ci sono.
Del positivo di quello che ci sarà, ossia della stabilità, ho già detto. Arrivo alla parte che, invece, manca o che dice, in qualche modo, di un certo inattivismo, di un certo grave inattivismo. Quello che certifica questo Documento è che non si prevede, nemmeno nel quadro programmatico, un impulso significativo alla crescita. Noi pensiamo che questo sia un problema grande - grande - per il fatto che non solo finirà il PNRR, ma noi ci troviamo in un tale stato di incertezza geopolitica internazionale che, accanto alla tenuta dei conti pubblici, dobbiamo iniziare ad avere politiche che siano in grado di investire e rilanciare la crescita del Paese per avere quello spazio potenziale di resilienza laddove, invece, una crisi possa arrivare nel nostro Paese. Come farlo? Bisogna attivare politiche industriali efficaci. Non basta l'aumento dei consumi interni, serve rilanciare la competitività del nostro Paese.
Noi abbiamo proposto con chiarezza di togliere Transizione 5.0; Transizione 4.0, lo ha detto oggi il nostro segretario, non va bene perché avrebbe un costo, come credito d'imposta, troppo alto. Ritorniamo all'iperammortamento e al superammortamento di Industria 4.0; ve lo abbiamo proposto, lo stiamo costruendo, stiamo dialogando dall'opposizione. Speriamo che una proposta che, in qualche modo, prende avvio dall'opposizione la si possa accogliere. Abbiamo poche risorse in questa legge di bilancio, la manovra netta è di 10-11 miliardi, quella lorda è di 16 miliardi.
Quando si hanno poche risorse, bisogna utilizzarle al meglio. Allora, faccio un passaggio rispetto alla prossima legge di bilancio: mi auguro che la manovra di bilancio, che, come lei più volte ha detto, non è scritta sui giornali, ma nelle carte al Ministero - e noi di questo siamo particolarmente rasserenati - non diventi, invece, come dire… l'ingresso di titoli di giornale, come rivendicazione dei singoli partiti, in emendamenti e articoli che andrete a scrivere e poi porterete qui, in quest'Aula. Perché, se stiamo alla legge di bilancio, che è scritta dai titoli di giornali, a partire dalle pensioni alla quantificazione data sulle varie misure, dalla rottamazione delle cartelle alle altre misure che arrivano dai banchi della maggioranza, non ci si sta in quei 16 miliardi, Ministro. Non ci si sta.
E allora, le chiediamo: si faccia carico a questo punto di un contenimento degli appetiti sia nei grandi capitoli, ma anche in quella parcellizzazione di investimenti piccoli, inutili, clientelari, che rischiano invece di andare a rovinare completamente una manovra che deve mantenere una linea retta, pulita e nitida. Quindi, crescita, sanità, investimenti sul fisco seri, che sappiano però dare qualità di vita al ceto medio, ma sappiano rilanciare la parte che oggi è più fragile della nostra popolazione, che sono i giovani. Noi lo abbiamo detto dalla prima legge di bilancio, Azione lo porta avanti come proposta dall'inizio di questa legislatura: si lavori per azzerare le tasse sui giovani . Questo penso che oggi possa essere finalmente un primo punto di incontro nell'ambito anche della revisione fiscale.
Quello che, invece, manca nel quadro programmatico - e per noi è grave che manchi - è la questione del capitolo della difesa. Non è che ci preoccupa il fatto che manchi il capitolo della difesa perché siamo affezionati all'investimento nelle armi. Noi vogliamo che le nostre cittadine e i nostri cittadini si sentano sicuri. Io voglio che i miei figli abbiano un futuro che sia riconoscibile in termini di pace e di sicurezza per loro, per i loro figli, per i loro amici, per la nostra popolazione.
Allora, se ci sta a cuore la vita e la morte delle persone oggi noi sappiamo che le nostre scelte in tema di difesa saranno un discrimine. Se, oggi, l'Italia non si attrezza con l'Europa per difendersi dall'attacco russo che adesso c'è - dal cyberattacco all'attacco nei cieli da parte della Russia -, ci troveremo del tutto inermi e incapaci nella reazione. Non c'è nel Documento programmatico…Vi chiediamo - al di là delle alchimie di quello che si può intuire - come, quando, cosa intendete fare per difendere il nostro Paese. Ministro, la prudenza è una virtù, come ho detto prima, che è molto vicina al coraggio; e va riconosciuto il coraggio che ha avuto nel dire di no alla volontà di sfasciare i conti pubblici.
Noi speriamo che lei mantenga questo coraggio perché, quando i suoi colleghi dicono: “ma no, magari per le pensioni oggi non lo abbiamo fatto, ma, prima della fine della legislatura, una bella misura sulle pensioni per abbassare l'età o per congelare l'età del pensionamento la mettiamo”, non li ascolti! Non li ascolti perché lo sfascio dei conti pubblici non ce lo possiamo permettere.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ELENA BONETTI(AZ-PER-RE). E soprattutto, Ministro, se tutto questo non verrà attuato, il nostro Paese non avrà la capacità di guardare dove arrivare nell'avvenire per costruirlo e la sua prudenza si trasformerà, ahimè, in ignavia, cosa che lei credo non voglia e nemmeno noi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Torto. Ne ha facoltà.
DANIELA TORTO(M5S). Grazie, Presidente. Abbiamo letto questo Documento programmatico di finanza pubblica. Ministro, a dire la verità, pensavamo di trovare in queste pagine finalmente risposte puntuali, gli obiettivi dei Ministeri, i settori in cui si vuole crescere, le strategie per iniettare benessere nel Paese; e invece no, invece ci siamo ritrovati davanti all'ennesima montagna di parole e di numeri, messi lì solo per dirci una cosa: cari italiani, vi piegheremo ancora una volta alla politica dei tagli e delle tasse. Sì, perché così poi potremo andare fieri in Europa a dire che abbiamo ridotto il debito pubblico, cosa che peraltro non state facendo; e non lo diciamo noi, anzi, ve lo dice lo stesso Ufficio parlamentare di bilancio che state facendo tutt'altro. Bravi, andatevene intanto in giro a raccontare che ridurrete il debito per i giovani. Allora, Ministro, lei ci deve dire di quali giovani sta parlando; forse di quelli che scappano all'estero perché qui non trovano futuro, non trovano sogni, non trovano più speranze .
E guardi che, se continuiamo così, tra 10 anni non resterà nessuno ad ereditare i vostri conticini che tornano e che quadrano, perché, di fatto, state realizzando quello che è lo Stato dei ragionieri e soffocando lo Stato dei cittadini . Questa non è prudenza, Ministro, è miopia; e la miopia in economia si sa che è il declino, il preludio del declino.
Veniamo alla sua narrazione, la narrazione “giorgettiana” dell'economia: la prudenza non è mai troppa. Certo, certo, Ministro, purtroppo la vostra prudenza va a tagliare lì dove non si dovrebbe tagliare: nelle scuole, negli ospedali, nei servizi essenziali per i cittadini . E questo non è risparmio, il suo è un abbandono.
Voi sacrificate il popolo italiano per altri interessi e oggi ce lo dite nero su bianco. Eppure, è facile capirlo, glielo spiego, Ministro. Prendiamo un cittadino qualunque, un cittadino al quale oggi state negando la prevenzione sanitaria. Quel cittadino, tra qualche anno, sarà un malato cronico e costerà alla collettività molto di più di quanto non avrebbe pesato sullo Stato e sulla sanità pubblica, se aveste investito prima sulla prevenzione.
C'era una pubblicità che diceva, Ministro, che prevenire è meglio che curare, se la ricorda? Allora metta questo concetto tra le sue tabelline e i suoi numeri, che tanto le piacciono, e vedrà che capirà che la salute non si misura sui bilanci, ma si misura sui volti delle persone che riescono a curarsi prima che sia troppo tardi . Voi potevate praticare una prudenza, quella sociale, tagliare gli sprechi, le consulenze d'oro, i propagandistici e investire con risorse vere sui presidi sanitari e sulla fragilità delle persone.
La vera prudenza, Ministro, non è non spendere; è spendere bene e spendere per tutti .
E voglio arrivare alla favola della crescita. Avete scritto che nel 2025 prevedete una crescita di appena lo 0,5 per cento; nel 2026 e nel 2027 di appena lo 0,7 per cento.
A parte che questi numeri, detti così, vi dovrebbero far solo piangere, oltre il danno vi è la beffa, perché con l'inflazione sui prodotti alimentari che corre, mentre gli stipendi non bastano per poter fare la spesa, questa non è crescita, questo è arretramento per i cittadini italiani e lo dice il vostro Documento, non lo diciamo noi . L'impatto del PNRR pesa per un più 1 per cento nel 2025; ciò vuol dire che senza il PNRR saremmo stati già in recessione, e non lo diciamo noi, ve lo dice Confindustria e ve lo ribadisce Bankitalia; nel 2026, pensate un po', nonostante voi, nonostante i vostri ritardi, il PNRR continuerà a tenere in piedi il Paese, e sapete perché? Perché quella fu un'intuizione geniale e coraggiosa del Presidente Conte e del MoVimento 5 Stelle . Il PNRR è stata la prova provata che quando la spesa è buona diventa crescita e futuro, e quando si investe con criterio, Ministro, cresce il benessere dei cittadini. Questo lei lo sa e lo sa, Ministro, perché lei era Ministro anche allora, era il Ministro che più ha gestito il superbonus , misura che il suo partito, qualche minuto fa, le rinfacciava, Ministro! È vergognoso, glielo spieghi ai suoi colleghi . E questo lo sapeva anche Giorgia Meloni, che a scatti di onestà purtroppo non è la “numero uno” e per ben cinque volte ha costretto il suo partito a votare contro il PNRR, quello che oggi usa per far sopravvivere il Paese e per fare la splendida, altro che salvatrice della Patria ! Senza PNRR, non avreste dato nulla all'Italia, non avreste nulla da offrire.
Poi, c'è la sanità. Annunciate il rifinanziamento del Fondo sanitario, sì, però di piani e programmazioni noi non vediamo l'ombra, tra l'altro in rapporto al PIL ci avete messo in coda - lo ripeto, in coda -, alla fine della media europea. Noi vediamo solo pronto soccorso al collasso, medici che fuggono, più medici che infermieri, per non parlare delle aree interne, che vengono abbandonate a se stesse. Vi abbiamo proposto qualcosa, perché non siamo solo quelli che fanno lo scontro politico, noi vi abbiamo proposto un piano straordinario per il personale sanitario, assunzioni stabili, stipendi dignitosi, valorizzazione del merito vero e una rete sanitaria di prossimità per alleggerire i pronto soccorso e le liste d'attesa. Vi abbiamo chiesto semplicemente di aiutare il Paese e voi ci avete risposto “no”, dove non ci avete risposto il nulla. Mi chiedo se in questo Governo c'è malafede oppure c'è incompetenza diabolica tra le vostre file. Questo voi lo sapete e ce lo direte, il tempo ce lo dirà .
E il lavoro, Ministro? Le imprese, a lei tanto care? Perché parlate di stimolare gli investimenti e ridurre il carico fiscale. Sì, io vorrei sapere di che cosa parlate, perché addirittura le grandi imprese non vi sopportano più, figuriamoci le piccole. Voi continuate a lavorare per portare la ricchezza sempre più in alto. Non potevate certo tagliare il cuneo fiscale sui redditi, bilanciandolo con il drenaggio fiscale; non potevate incentivare le assunzioni giovanili , non potevate sostenere le piccole e medie imprese con la riattivazione di un processo come quello della Transizione 4.0 che, guarda un po', funzionava, Ministro.
E, poi, smettetela di dare la colpa sempre a chi vi ha preceduto, perché cari colleghi, ve lo diciamo, grazie a Dio, noi non siamo Giorgia Meloni , noi il nostro tempo lo impieghiamo per scrivere proposte giorno dopo giorno, che voi ci bocciate. Certo, avete una Premier troppo concentrata a puntare il dito un giorno sull'uno, un giorno sull'altro, oggi, per questo, domani, per quello e, poi, mettete su tutto questo giochino di vittimismo e di comunicazione soltanto per nascondere il vostro continuo fallimento . Intanto, dopo tre anni, non avete cambiato una virgola in questo Paese, solo a lamentarvi siete bravi e tornate, per l'ennesima volta dopo tre anni, a raccontarci di prudenza, voi, voi che trovate miliardi di euro da spendere in armi e poi ci venite a dire che ci sono zero euro per salute e lavoro. Ecco, la vostra prudenza . Questa, Ministro, glielo dico chiaramente, è una contraddizione morale, prima ancora che politica e questa è una grave colpa per il Ministero dell'Economia e delle finanze del nostro Paese. Vede, la vera sicurezza voi non la garantirete con le caserme, le armi, i missili; no, perché quella sicurezza si costruisce con gli ospedali, con le scuole, con la Protezione civile, con la prevenzione ambientale. Curare i propri figli fa sentire le famiglie al sicuro, non i droni o i missili . Sottosegretari, Totò diceva “ma mi faccia il piacere”, ecco, fateci il piacere, fateci il piacere ogni volta che venite qui a parlare di successo economico, occupazione che cresce, fateci il piacere, quando parlate di un'Europa della guerra come sacrificio necessario, quando criticate chi vi ha lasciato 209 miliardi per far ripartire l'Italia, fateci il piacere, quando vi girate dall'altra parte mentre milioni di italiani non sanno se fare la spesa, se accendere il riscaldamento, se pagare la bolletta …
DANIELA TORTO(M5S). La vera prudenza è un'altra e si chiama coraggio, il coraggio di investire nel capitale umano, di scegliere la paura… di scegliere la pace e non la paura, ce l'avete talmente messa addosso che ora esce come prima parola…
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole, prima che il microfono si spenga…
DANIELA TORTO(M5S). Ho finito, Presidente. Noi vogliamo un'Italia che non ha paura di spendere se spende per il bene comune e al vostro minestrone di tasse e tagli, al vostro disegno che toglie ai deboli per dare ai forti, il MoVimento 5 Stelle dirà sempre, con orgoglio e con forza, “no”, perché noi vogliamo un'Italia che sappia dare vita a un piano di maxi tagli delle tasse …
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Torto. Ho provato ad avvertirla in tutti i modi, lei non mi è stata a sentire e, alla fine, il tempo è quello che è.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pella. Ne ha facoltà.
ROBERTO PELLA(FI-PPE). Grazie, Presidente Mule'. Naturalmente, ringrazio il Ministro Giorgetti, oltre che i Sottosegretari Freni e Siracusano e tutti i colleghi qui presenti. Poche settimane fa, in quest'Aula, abbiamo esaminato e approvato i disegni di legge relativi al consuntivo 2024 e all'assestamento di bilancio 2025 e si è svolto un dibattito ampio e interessante sulla politica economica, ma la natura di questo Documento che esaminiamo oggi è ovviamente molto diversa, perché si tratta di un Documento programmatico che ha la funzione di tracciare un perimetro macroeconomico all'interno del quale verrà collocata la legge di bilancio.
Il quadro che emerge dal Documento programmatico di finanza pubblica che il Governo ha presentato alle Camere, nella sostanza, è quello di un Paese i cui conti sono in ordine, che in questi anni ha rispettato i parametri di finanza pubblica imposti dalla economica comunitaria e che il Ministro Giorgetti, dobbiamo riconoscerglielo, grazie alla sua serietà, alla sua affidabilità, alla sua concretezza, ma soprattutto alla capacità di mediare in quello che è un quadro economico difficile, sia a livello nazionale sia di contrattazione con la Commissione europea, ha prodotto. Fino ad ora ho sentito, da tanti colleghi dell'opposizione raccontare delle non verità al Paese, rispetto invece a quelli che sono i dati, perché la matematica non è un'opinione, ma è un dato di fatto ed è un dato che comunque bisogna rispettare.
Allo stesso tempo, questo Governo non si è limitato alla mera contabilità di bilancio per far quadrare i conti, ma ha introdotto importanti misure in diversi settori e continuerà a farlo anche per la prossima legge di bilancio. La ringrazio, signor Ministro, perché ieri, proprio lei, in audizione ha voluto racchiudere in quello che ha definito un contenitore quelle che possono essere misure importanti che oggi non si sa ancora, ma potrebbero essere utili e indispensabili a sostenere l'economia, in un quadro complesso e difficile, soprattutto quell'economia che fa dell'Italia e del non solo un importante traino a livello nazionale, ma a livello mondiale.
Partiamo dai principali dati macroeconomici, che sono la traiettoria pluriennale della spesa netta, il rapporto deficit-PIL e il rapporto debito-PIL.
Per quanto riguarda il tetto della spesa primaria netta, per il quale la Commissione europea ha previsto per l'Italia un limite medio dell'1,5 per cento annuo, tale parametro, come specifica il Documento di programmazione, sarà agevolmente rispettato. E noi, cari colleghi, non siamo più il fanalino di coda di questa Europa, ma siamo il Paese che, in questo momento, sta dimostrando di più di avere i numeri per essere una potenza industriale seria.
Un Paese che è stato uno dei fondatori di questa Europa, un Paese che oggi sicuramente supera Germania e Francia, che sono sempre stati blasonati come i Paesi che potevano dare l'indicazione dell'Europa Questo è stato fatto grazie alla serietà e all'impegno di chi lavora ogni giorno in quella che è la programmazione. Per quanto riguarda poi il rapporto deficit/PIL già alla fine di quest'anno raggiungeremo la soglia limite del 3 per cento, per scendere al 2,8 per cento nel 2026, un risultato che consentirà di chiudere la procedura di infrazione aperta nei confronti dell'Italia per deficit eccessivo e sicuramente questa misura non è merito di questo Governo, è merito di questo Governo e del Ministro Giorgetti, invece, di aver fatto sì che questa situazione si potesse sanare in economia di spesa, soprattutto rispetto a quegli anni in cui hanno governato altre forze politiche e non quelle di centrodestra. Quindi, direi un risultato di grande rilievo che già il Governo aveva preventivato di raggiungere in sede di predisposizione del Piano strutturale di bilancio e che l'attuale Documento ribadisce di raggiungerne nei termini già stabiliti.
Per quanto poi riguarda la traiettoria del rapporto debito/PIL, seppur con dati migliori rispetto alle stime di aprile, questo continuerà a salire, seppur di poco, anche nel 2026, a seguito degli effetti di cassa che continuano a produrre le ultime quote di crediti previsti dai edilizi, edilizi che avete fatto voi per tutti, non considerando che voi non gestivate soldi vostri, ma soldi dei cittadini e dello Stato. Quindi, noi oggi ci troviamo a dover recuperare quello che voi avete sperperato in questi anni, e questa traiettoria grazie a questo Governo, grazie a questo Ministro, sta rientrando.
Per quanto riguarda poi la prossima legge di bilancio, che a breve prenderà forma nei dettagli, il Documento programmatico di finanza pubblica ci dice che il suo valore medio annuo sarà di circa 16 miliardi, ripeto, 16 miliardi. E uno degli interventi principali, non solo per un importo economico, ma per rilevanza politica, riguarderà ancora una volta il fisco e, nello specifico, l'incidenza dell'Irpef sui redditi di lavoro.
Come noto, la scorsa manovra ha avuto come obiettivo quello di alleggerire l'Irpef sui redditi più bassi e in questo senso vi è stata la riforma strutturale delle prime due aliquote dell'Irpef e il taglio del cuneo fiscale, questa volta toccherà ai redditi mediani, con una riduzione dell'attuale seconda aliquota Irpef, attualmente fissata al 35 per cento, e questa, cari colleghi, e mi rivolgo tutti, è una misura importante, che Forza Italia-Berlusconi Presidente, aveva già chiesto di inserire nella scorsa legge di bilancio, ma in quell'occasione ci fu, come è normale, un confronto sia politico sia alla luce delle risorse effettivamente disponibili e si raggiunge un'intesa volta a prevedere nella manovra di quest'anno questo intervento, obiettivo quindi che era e sarà finalmente centrato e per il quale Forza Italia ha costantemente lavorato; non solo perché da sempre Forza Italia ritiene che il prelievo fiscale debba essere limitato al minimo necessario per far funzionare la macchina dello Stato, ma perché l'intervento sui redditi mediani è una misura oggettivamente dovuta e, come è stato appunto recentemente dimostrato da un interessante e approfondito studio, realizzato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali presieduto dal professor Alberto Brambilla, su quelli che sono gli itinerari previdenziali, chi percepisce oggi i redditi al di sopra dei 35.000 euro si trova a dover sostenere l'80 per cento del totale del gettito Irpef, una sproporzione eccessiva, sulla quale, nei limiti del possibile, si deve intervenire appunto con una rimodulazione al ribasso dell'aliquota di riferimento.
Altro caposaldo della prossima manovra sarà l'adozione di specifiche misure volte a incentivare l'impresa e soprattutto a investire nello stesso tempo, per garantire la competitività e su questo, signor Ministro, la ringrazio perché anche ieri ha voluto enunciare, nell'ambito dell'audizione nelle Commissioni bilancio riunite Camera e Senato, quello che sarà un punto importante sulla produttività, su quelli che saranno gli straordinari, su quelli che sono i che noi come Forza Italia abbiamo sempre voluto, perché il aziendale rappresenta un punto importante in quelle che sono le politiche che ci ha sempre insegnato il nostro Presidente Silvio Berlusconi.
Altro caposaldo della prossima manovra sarà sicuramente l'adozione di specifiche misure volte a incentivare le imprese, ma anche la situazione della politica commerciale a livello internazionale risentendo di quelli che sono fattori di incertezza. Noi su questo stiamo lavorando proprio per dare quella sostenibilità, quella produttività importante e significativa in quello che è il suo ciclo economico.
Ma, alla luce di questo scenario, è dunque fondamentale anche mettere quelle risorse a disposizione della prossima manovra, soprattutto alla luce del fatto che si sono visti quegli importanti segnali di ripresa. E, lo voglio dire, oggi noi abbiamo lo tra i più bassi d'Europa, noi oggi abbiamo la Borsa italiana ai massimi storici, noi abbiamo tutte le agenzie di che confermano l'Italia che sta crescendo ed è un Paese che sta dando ottimi risultati. Questi sono i dati veri, dati che non vengono censiti da parte di autorità nazionali, ma, niente meno, di autorità mondiali e quando i mercati reagiscono nel portare su la Borsa vuol dire che c'è la massima credibilità di chi conosce l'economia molto meglio di tante persone che sono sedute oggi qui ad ascoltare e non ricordare e non riconoscere il vero valore che viene e che stiamo portando. In più, le imprese italiane sono il motore della nostra Nazione ed è quindi necessario fare tutto il possibile per consentire a questo motore di dispiegare tutti i cavalli che ha a disposizione.
Il terzo obiettivo della manovra è dedicato alla famiglia. Ebbene, il Governo, fin dal suo insediamento, si è caratterizzato per le politiche a sostegno della famiglia e della natalità ed è dunque giusto che prosegua su questa strada anche con le prossime manovre a disposizione. Va detto, però, che anche il contesto reale in cui tutti ci troviamo oggettivamente è un contesto difficile, ma noi stiamo lavorando per dare sostegno e aiuto a tutte le popolazioni e a tutti i territori.
Cari colleghi, se poi questi documenti non solo vengono condivisi da parte della maggioranza, ma trovano piena attuazione e condivisione nelle sedi di concertazione, come la Conferenza unificata o come la Conferenza Stato-regioni, dove ci sono tutti i rappresentanti delle regioni italiane, anche quelle dove non governa il centrodestra, così come anche quelle dei comuni, dove non ci sono solo sindaci del centrodestra, ciò è la dimostrazione importante…
PRESIDENTE. Deve concludere.
ROBERTO PELLA(FI-PPE). Concludo, signor Presidente, dicendo che anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che rappresenta il principale strumento della politica economica 2026, sta proseguendo nella sua attuazione e sicuramente le comunicazioni che ci ha dato il Ministro Foti vanno in quella direzione, e lo ringraziamo molto.
Concludendo, cari colleghi, Forza Italia giudica positivamente la politica economica portata avanti dal Governo in questi anni e, allo stesso tempo, apprezza le previsioni contenute in questo Documento, nel quale si annuncia che tra i principali interventi vi sarà una misura chiesta proprio dal nostro partito sulla riduzione dell'Irpef anche per i redditi al di sopra dei 35.000 euro. Dichiaro quindi il voto favorevole di Forza Italia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frassini. Ne ha facoltà.
REBECCA FRASSINI(LEGA). Grazie, Presidente. Presidente, Ministro Giorgetti, Sottosegretari, colleghi, oggi in quest'Aula dibattiamo del Documento programmatico di finanza pubblica che altro non è se non la cornice entro la quale poi si presenterà la manovra di bilancio del prossimo triennio, ma prima di entrare nel merito di questo così importante Documento, Presidente, una premessa dobbiamo farla, anche sul contesto geopolitico delicato, su un contesto internazionale che, è inutile nascondersi, purtroppo ovviamente limita molto anche gli spazi di manovra. Però, Presidente, anche un altro accento vogliamo mettere sul dibattito odierno, che riguarda anche il tema dei dazi americani, perché ne abbiamo sentite veramente di ogni sorta, non solo in quest'Aula, ma anche nei dibattiti televisivi, anche sui giornali. Sembrava quasi, da parte dell'opposizione, che fosse colpa di questo Governo se sono stati introdotti i dazi americani. Beh, ecco, ricordo a tutti in quest'Aula che sono il frutto di una contrattazione tra Ursula von der Leyen e il Presidente degli Stati Uniti d'America giusto per essere molto chiari, peraltro come richiesto ampiamente dall'opposizione, ossia che fosse direttamente l'Europa a trattare.
Parlando ancora del tema dei dazi, Presidente, noi lo diciamo e lo denunciamo veramente da tempo: è vero e non nascondiamo che i dazi americani sono un problema, perché questo è evidente a tutti, ma noi possiamo intervenire già da domani mattina. Se fossimo tutti onesti intellettualmente, il primo vero dazio che da tempo la Lega denuncia, non solo nel Parlamento italiano, ma anche in sede europea, è quello del , che, come ha già detto qualcuno in quest'Aula, oggi pesa più di 1.200 miliardi di euro , pari all'8 per cento del PIL e, Presidente, se lo rapportiamo alle previsioni dell'impatto dei dazi americani, che sono stimate tra lo 0,4 e lo 0,7 per cento, capite bene che è dieci volte tanto! E, quindi, forse se c'è una battaglia da intraprendere davvero se veramente si vuole il bene delle imprese, dovrebbe essere questa, già domani mattina, in sede europea.
Poi, Presidente, vede, ci sono anche altri dazi, ma non lo dice la Lega, lo dice uno che leghista non è, cioè Mario Draghi. Nel suo Rapporto sulla competitività dice e, soprattutto, sottolinea un tema molto importante, che riguarda l'eccesso di burocrazia, ma anche le tante, troppe, norme - stiamo parlando di 13.000 norme in 5 anni in Unione europea -, che vanno a bloccare quella che è la forza motrice delle nostre imprese. Questo è un altro dazio, se vogliamo parlare di dazi, perché sui servizi è equiparabile al 110 per cento, che non è ovviamente il superbonus, e sul tema del settore manifatturiero al 45 per cento.
Presidente, entrando ora un po' più nello specifico di quanto contenuto nel Documento - ovviamente, per ragioni di tempo, mi soffermerò su quelli che sono i dati più importanti -, di certo un passaggio non possiamo non farlo sul debito pubblico, perché, anche qua, noi non ci nascondiamo. L'onestà intellettuale, che dovrebbero avere tutti in quest'Aula, ci impone di dire le cose come stanno anche sul debito pubblico, perché, vede, non è imputabile a questo o a quel Governo: è un problema atavico. Il problema del debito pubblico, ovviamente, ce lo portiamo dietro da tanti anni. Quello che però è certo - certificato da dati ENEA - è che il superbonus è pesato 126 miliardi di euro e, peraltro, è un provvedimento, Presidente, che è servito a sistemare un parco veramente ridicolo di 500.000 immobili, a fronte di 35 milioni di abitazioni presenti su questo Paese.
Quindi, in realtà, stiamo parlando di una misura che non è servita, e qui rispondo alla collega che in precedenza diceva che era aumentata la crescita. Questa del superbonus si chiama in un solo modo: una bolla, una bolla pericolosa – ... un provvedimento che ha drogato il mercato del lavoro, Presidente, perché bisogna chiamarli con le terminologie giuste.
PRESIDENTE. Colleghi, non urlate.
REBECCA FRASSINI(LEGA). Poi, Presidente, ci sono anche altri dati, che dal nostro punto di vista sono meritevoli di attenzione….
REBECCA FRASSINI(LEGA). …ad esempio, l'avanzo statale primario, perché il nostro Paese chiude l'anno con circa 10 miliardi di euro, quindi, ovviamente, un risultato importante. Un altro dato che è degno di nota è che il nostro Paese, di fatto, è l'unico del G7 ad essere riuscito, dopo il COVID, a riportare in attivo i conti pubblici prima del pagamento degli interessi: un altro risultato importante. Ma anche in tema di disavanzo, ne abbiamo parlato anche oggi in quest'Aula. Per il 2024 c'è stata la più forte correzione del disavanzo nella storia della Repubblica . Questi sono dati incontrovertibili, Presidente. Tra l'altro, anche già quest'anno, in luogo del 2026, ci sarà, come abbiamo già detto in precedenza, il deficit sotto il 3 per cento: anche questo è un grande risultato. È un grande risultato perché ci potrà permettere di uscire con un anno di anticipo rispetto al cronoprogramma, rispetto alla procedura UE per disavanzi eccessivi: un altro grande risultato.
Poi, Presidente, un altro dato importante che è uscito nel dibattito - è uscito anche nel dibattito in Commissione, anche nei giorni scorsi - è il grande tema della pressione fiscale. Tanti colleghi hanno detto che la pressione fiscale è in rialzo, però bisogna anche vedere il perché. Noi, con questo Governo l'abbiamo detto chiaro fin da subito: non c'entrano le tasse. La pressione fiscale è il rapporto entrate sul PIL e bisogna vedere le entrate a che cosa si riferiscono, perché se i fattori sono virtuosi… e virtuosi lo sono, perché stiamo parlando di entrate che riguardano l'aumento a 4 miliardi per quanto riguarda la volontaria o la lotta all'evasione fiscale, con il dato record di 26 miliardi di euro incassati, o, ancora, l'aumento dell'occupazione. Stiamo parlando di una cifra record del 63 per cento. Questi sono dati che ha raggiunto questo Governo e nessun altro: dati storici, dati che, ovviamente, ci riempiono di orgoglio, se pensiamo anche che nel dato del 63 per cento dell'occupazione ci sta anche il dato dell'aumento dell'occupazione delle donne, perché siamo arrivati alla cifra record di 10 milioni di donne che oggi lavorano . E poi, soprattutto, Presidente, sono aumentati anche i lavoratori con contratto a tempo indeterminato, che è importantissimo. Questo è un altro fattore che abbiamo portato avanti con grande orgoglio. Chiudendo questo tema della pressione fiscale, non lo diciamo solo noi, peraltro l'ha certificato anche la Corte dei conti: tutti gli incassi in più dell'Irpef sono dovuti a maggiori entrate riferibili all'aumento dell'occupazione.
Presidente, mi avvio alla conclusione con una serie di riflessioni, perché noi abbiamo affrontato con molta serietà il Documento di oggi. È evidente - lo diciamo senza alcun problema - che continua a permanere il grande problema del PIL, della crescita, lo sappiamo bene. Questo deve essere l'obiettivo che deve avere questo Governo, ma che dovrebbero avere tutti i Governi. C'è, però, una differenza, e qui rispondo ancora alla collega che è intervenuta prima. Quando si parla di crescita, si deve parlare anche di crescita sul lungo periodo. E io credo che tenere in ordine i conti - come ha fatto magistralmente il Ministro Giorgetti già a partire dalla scorsa legge di bilancio, ma sarà così anche in questa - ci darà la possibilità di avere credibilità internazionale, che significa anche investimenti fuori Paese che possono tornare ad investire finalmente in Italia . Questa, Presidente, è la crescita che vogliamo, perché, se avessimo una crescita troppo veloce, significherebbe che staremmo facendo misure che vengono chiamate con il termine “bolle”, come abbiamo visto con il superbonus.
Mi avvio alla conclusione, Presidente, ovviamente ringraziando il Ministro Giorgetti, perché io credo che grazie a questo Governo, che sta agendo veramente molto bene, a dispetto dei profeti di sventura che si auguravano un fallimento, noi oggi possiamo vantare di avere una credibilità internazionale, di avere i conti in ordine, ma, soprattutto, di avere le idee chiare su dove vogliamo andare . Lo abbiamo dimostrato tagliando strutturalmente il cuneo fiscale; lo abbiamo dimostrato cominciando ad affrontare il grande tema della denatalità, che sarà presente anche in questa legge di bilancio. Ed è per questo che, con orgoglio, dichiaro il voto favorevole della Lega-Salvini Premier a questo Documento programmatico di finanza pubblica
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.
MARIA CECILIA GUERRA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Il Documento cosiddetto programmatico di finanza pubblica, che oggi discutiamo, è un documento reticente. Reticente significa che non dice ciò che potrebbe e dovrebbe dire, tace. Le Commissioni bilancio e persino l'Aula del Senato avevano votato una risoluzione all'unanimità che chiedeva al Governo informazioni adeguate al Parlamento, perché il Parlamento possa svolgere non solo una funzione di monitoraggio e controllo, ma anche di indirizzo, di programmazione, appunto. Ma la parte programmatica di questo Documento è oscura, allusiva, in definitiva incomprensibile. Certo, veniamo a conoscenza di alcune cose curiose, quanto preoccupanti.
La manovra misteriosa, che darà sostanza alla parte programmatica del Documento, sarà così efficace da determinare un incremento del PIL, nel 2026, pari a zero - ripeto, zero - e, nel 2027-2028, di 0,1 punti percentuali. E questo, a fronte di investimenti del PNRR che, secondo il Documento, da soli, porterebbero invece a un aumento del PIL nel 2026 dell'1,5 per cento. Sono, quindi, solo gli investimenti del PNRR, ereditati dai Governi precedenti, che permettono al nostro Paese di galleggiare. Le politiche introdotte autonomamente da questo Governo producono, invece, un risultato negativo.
La risoluzione del Parlamento approvata all'unanimità, che dicevo prima, richiedeva anche che il Documento indicasse l'articolazione delle misure di prossima adozione nell'ambito della manovra di finanza pubblica e dei relativi effetti finanziari. Niente di tutto ciò si trova nel Documento reticente, solo poche righe, con qualche titolo non declinato. Eppure i giornali sono pieni di indiscrezioni e, fra una settimana, i dati dovranno essere inviati alla Commissione europea. Ma il Parlamento viene ignorato, sbeffeggiato.
Facciamo alcuni esempi. Dal 2027 l'età pensionabile aumenterà di 3 mesi: un aumento indifferenziato e generalizzato, dovuto a una norma voluta dal Governo Berlusconi - vi ricordate? Quello dove era Ministra Giorgia Meloni, nel 2010 -, un aumento che, fra l'altro, peggiora ancora una volta i canali di uscita anticipata…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, silenzio.
MARIA CECILIA GUERRA(PD-IDP). ...canali di uscita anticipata, inariditi sistematicamente da questo Governo, un Governo imbroglione che, proprio sull'anticipo dell'età pensionabile, aveva costruito la sua campagna elettorale contro la Fornero e che, invece, con finestre di tutti i tipi, criteri restrittivi, ha ottenuto un risultato evidente: il calo del 17 per cento delle pensioni anticipate nei primi sei mesi del 2025. Quando, a gennaio, l'INPS ha aggiornato gli applicativi senza attendere il decreto del Ministro, si sono alzate alte grida e le rassicurazioni del Sottosegretario Durigon che questo aumento sarebbe stato fermato. Sono poi seguiti dieci mesi di sparate sui giornali, un intenso incrociarsi di supposizioni e ipotesi, che si sono intensificate in questi giorni: non un giorno di incontro e confronto con le parti sociali, il silenzio assoluto, pneumatico della Ministra Calderone.
E il Documento sottoposto al Parlamento cosa dice? Niente, è reticente, tace. Ed è reticente anche il Ministro Giorgetti che, ieri in audizione, ha parlato di sterilizzazione selettiva. Niente blocco, caro Durigon; niente blocco, cara Lega: non parlate più di legge Fornero, per favore, quando non siete neppure in grado di rivedere la legge Berlusconi .
Niente di programmatico nel Documento reticente, neppure sulla spesa degli enti decentrati. Eppure, i dati sulla loro spesa tendenziale fanno preoccupare. La spesa corrente di comuni, province e regioni, al netto della spesa sanitaria, non tiene il passo dell'inflazione, cala in termini reali, fino ad arrivare, nel 2028, a calare perfino in livelli assoluti. Come faranno gli enti decentrati a fornire servizi adeguati ai cittadini? Servizi sociali: abbandonati dalle politiche nazionali. Trasporto pubblico locale: boccheggiante. Servizi culturali, eccetera. Il Governo è reticente. Il Documento tace.
Sulla sanità, a fronte di milioni di cittadini che rinunciano alle cure, manca la risposta delle risposte. C'è una differenza fondamentale fra la stima dell'andamento della spesa sanitaria e quella del suo finanziamento: la spesa è quella che le regioni sostengono per soddisfare i bisogni sanitari delle persone a legislazione vigente; il suo finanziamento si divarica sempre di più, fino ad arrivare a 13 miliardi mancanti nel 2028, secondo la Corte dei conti. Cosa pensa di fare il Governo? Non si sa. Si vuole scaricare tutto sulle regioni, che poi dovranno aumentare le addizionali e scaricare l'onere sui cittadini? Il Documento tace.
Il Governo è reticente, ma le addizionali le pagano solo una parte dei cittadini, non tutti. Le pagano solo quelli che sono in Irpef, cioè percettori di redditi di lavoro dipendente e pensioni, la parte più alta di quelli di lavoro autonomo: tutti gli altri niente, non un euro, per sostenere sanità e servizi. Giusto quindi intervenire sull'Irpef, non con una distribuzione di qualche euro con nuove alchimie di aliquote e detrazioni, ma restituendo il maltolto.
La pressione fiscale cresce con questo Governo, che aveva fatto del taglio delle tasse il punto principale del suo programma di Governo. Cresce principalmente per il , il fenomeno per cui il sistema fiscale considera più ricco e tassa di più lavoratori che hanno aumenti contrattuali che li difendono appena - solo in parte, anzi - dall'inflazione o pensioni che crescono perché indicizzate. Restituite il maltolto: più di 25 miliardi sottratti e solo 15 dati indietro con l'intervento sul cuneo. Restituite il , che non colpisce i redditi dei più fortunati, che hanno imposte e regimi speciali. La parola , nel Documento, non c'è. Il Governo, anche su questo, tace. Il Documento è reticente.
Il grande interesse del Governo nei confronti dei lavoratori si vede anche dall'atteggiamento che ha nei confronti dei suoi dipendenti. Un contributo fondamentale ai conti in ordine del Governo - tanto declamati in quest'Aula - viene infatti proprio dalla compressione delle retribuzioni dei dipendenti pubblici che, non solo secondo il CNEL, hanno recuperato solo 9 dei 19 punti persi con l'inflazione, ma che, come ci ricorda Banca d'Italia, nelle stime del Governo, nel triennio 2026-2028, cresceranno in media dell'1,5 per cento, a fronte di un'inflazione dell'1,8 per cento. Continueranno, cioè, a perdere potere d'acquisto. Il datore di lavoro pubblico non dà un buon esempio ai datori privati: si vuole invertire questa tendenza? Qui il Governo parla e la risposta è un bel “no”.
Infine, la difesa: è dal 29 luglio che il Governo ha prenotato 14,9 miliardi sul programma europeo SAFE per finanziare aumenti della spesa per difesa. Entro il 30 novembre, dovrà presentare un piano dettagliato, con l'indicazione precisa dei programmi da finanziare, con commesse condivise con altri Stati membri o Paesi terzi. Su quali linee programmatiche si intende lavorare non si sa. Il Documento tace, è reticente. Eppure, il Documento ci dice che l'impegno sulla difesa potrà essere di 23 miliardi complessivi nel triennio 2026-2028. Per avere un ordine di grandezza, ricordo che l'intera manovra è di 15,6 miliardi annui.
Quando il Governo parlerà? Quando il Governo ci farà la cortesia di dirci cosa intende fare? Solo quando sarà costretto a farlo e cioè quando, per poter effettivamente procedere a queste spese, dovrà decidere di attivare le clausole di salvaguardia e dovrà avere il via libera del Parlamento. Nessuna trasparenza, nessuna informazione. Il Governo è reticente. Il Governo tace nei confronti del Parlamento e del Paese.
In conclusione, sono tante le ragioni per dire “no”, come il Partito Democratico dirà, a questo Documento, così come per dire “no” alla risoluzione di maggioranza che, sugli impegni chiesti dal Governo, è anch'essa reticente. Si limita, infatti, a ripetere i titoli già contenuti nel Documento, salvo premurarsi di aggiungere, in fondo, la richiesta di un nuovo condono fiscale. Che pena, Presidente, che pena .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tremaglia. Ne ha facoltà.
ANDREA TREMAGLIA(FDI). La ringrazio, Presidente, così come ringrazio volentieri la relatrice, onorevole Lucaselli, di questo provvedimento. Ringrazio ovviamente, per averci seguito e per averci illustrato, in Commissione, il Documento oggi in esame, il Ministro Giorgetti. Saluto tutti i membri del Governo oggi presenti.Levo subito un po' di subito, annunciando evidentemente il voto favorevole di Fratelli d'Italia alla mozione di maggioranza, perché, molto semplicemente, la direzione intrapresa è la direzione auspicata, voluta, proposta da Fratelli d'Italia all'interno della nostra coalizione, all'interno del nostro Governo, in accordo con gli amici del centrodestra. È una direzione che oggi, 9 ottobre 2025, sembra quasi scontata, ma che, se pensiamo a qual era la situazione al 23 settembre 2022, alla vigilia del voto delle politiche, non è una condizione precisamente scontata, in retrospettiva.
Vedete, noi venivamo da settimane, mesi, in cui ci veniva spiegato che l'avvento del centrodestra e, in particolare, della destra di Giorgia Meloni al Governo avrebbe comportato la fine della credibilità internazionale, la fine dei conti in ordine. All'epoca, erano importanti i conti in ordine; oggi abbiamo scoperto, dagli interventi dell'opposizione, che i conti in ordine non sono più così importanti. All'epoca, per l'opposizione attuale, i conti in ordine erano importanti e, con il Governo di centrodestra e con il Governo di Giorgia Meloni, sarebbero finiti; le Borse sarebbero crollate, lo si sarebbe imbizzarrito e avrebbe - forse negli auspici di qualcuno, come già in passato - comportato il termine dell'esperienza di Governo del centrodestra e, via dicendo, tutta un'altra serie di sciagure bibliche che si sarebbero accompagnate all'arrivo della destra al Governo dell'Italia.
Due anni e mezzo dopo, caro Ministro, cari amici del centrodestra, ci rendiamo conto che la critica principale che le opposizioni muovono a questi documenti è che rispettano i patti che abbiamo preso con l'Europa, rispettano la volontà di tenere i conti in ordine. E, attenzione: non rispettano questa volontà perché abbiamo da far felice qualche amico dell'agenzia di o qualche amico della finanza internazionale, ma rispettano queste precise indicazioni perché abbiamo intenzione, come in politica estera, come nelle relazioni internazionali, così anche per quel che riguarda i conti pubblici, di trasmettere la rinnovata voglia di essere una Nazione credibile .
Essere nuovamente una Nazione credibile significa che cosa, al di là dell'orgoglio nazionale? Significa che, ad esempio, al 23 settembre 2022 lo dei BTP decennali con il tedesco stava a 220 punti, mentre ieri sera lo ha chiuso a 82 punti, che è meno della metà. Questa non è una medaglietta, questa è la concretezza di avere, per un Paese indebitato come il nostro, più di 10 miliardi di euro all'anno da poter utilizzare per tutte quelle cose che i cittadini ci hanno eletto per fare.
Allora, un Documento come quello che stiamo esaminando oggi non comporta semplicemente fare il compitino, ma trasmettere a questo Parlamento, che lo va ad approvare, e agli italiani fuori da quest'Aula, che ci stanno ad ascoltare, una visione del nostro futuro, significa trasmettere una visione programmatica di quello che abbiamo davanti e significa, soprattutto, continuare per quel percorso che abbiamo intrapreso e che ci sembra che gli italiani stiano premiando, perché io non voglio girare il coltello nella piaga…
ANDREA TREMAGLIA(FDI). …agli amici del Campo largo e dell'opposizione, ma se pochi giorni fa in una regione, la Calabria, dove il Campo largo si è presentato con un candidato il cui programma forse era stato scritto dagli autori di Cetto La Qualunque ed è tornato a promettere ai cittadini calabresi - umiliandoli, dal nostro punto di vista - il reddito di cittadinanza, assunzioni e spesa pubblica, quel Campo largo, che oggi ci spiega che i conti in ordine non sono importanti, prende meno voti di quelli che ha preso alle politiche e, al netto dell'astensionismo, il centrodestra prende una volta e mezzo i voti che aveva preso due anni e mezzo fa significa che evidentemente il nostro messaggio è passato.
ANDREA TREMAGLIA(FDI). Quindi, io ringrazio di nuovo il Governo per l'attenzione e per i conti in ordine. Continuiamo così, continuiamo a rendere l'Italia una Nazione più seria, responsabile e, quindi, rispettata sullo scenario internazionale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà per tre minuti.
LUIGI MARATTIN(MISTO). Grazie, Presidente. Questo è un Documento di finanza pubblica improntato al taglio della spesa corrente e alla prudenza dei conti. Io non posso votare contro un Documento improntato alla prudenza dei conti pubblici. La domanda, Ministro, è come facciate lei e il Sottosegretario Freni a non votare contro, visto che la prudenza dei conti pubblici è esattamente l'opposto di quello che il partito a cui appartenete ha predicato negli ultimi dieci anni: cambiare la legge Fornero, deficit senza limiti, spesa senza limiti. Grazie a Dio state facendo l'opposto ed è per questo che io non posso votare contro questo Documento. Solo nella politica italiana c'è questa distanza fra il modo in cui si prendono i voti e il modo in cui si utilizzano i voti. Vedremo cosa farete in legge di bilancio.
Noi ci limitiamo come Partito liberaldemocratico - e forse non solo - a fare un paio di suggerimenti: Ministro, non si fermi a 50.000 euro sul taglio dell'Irpef, perché se vi fermate a 50.000 euro, come altre forze di maggioranza stanno dicendo, il beneficio è di poco meno di un caffè al giorno; se voi riuscite ad arrivare a 60.000 euro date una mano ai muli da soma di questo Paese, che è il ceto medio, quelli che guadagnano 2.500-2.700 euro al mese, che non hanno diritto ad agevolazioni ISEE, soprattutto se hanno una casa intestata, che non hanno diritto alle detrazioni per tipologia di reddito e hanno un'aliquota fiscale, il 43 per cento, che negli altri Paesi europei scatta quando guadagni 8.000 o 9.000 euro al mese. Arrivate fino a 60.000 euro e prendete i soldi evitando di fare interventi di controriforma sulle pensioni, perché siamo il Paese con la spesa pensionistica più alta del mondo e se c'è un euro disponibile non lo dobbiamo dare agli anziani, lo dobbiamo dare ai giovani e al ceto medio di questo Paese.
L'altra cosa che proponiamo, Ministro, è di fare qualche intervento selettivo sulla produttività. Non ha senso avere il limite di 3.000 euro per i premi di produttività detassati, non ha senso. Laddove imprese e lavoratori si mettono d'accordo per fare di più e per fare meglio, lo Stato si tolga dai piedi. Lo Stato deve fare bene le cose a cui è preposto: giustizia, difesa, scuola, eccetera.
LUIGI MARATTIN(MISTO). Seconda cosa, Ministro: la contrattazione di secondo livello cerchiamo di detassarla; laddove gli aumenti di stipendio arrivano dalla contrattazione territoriale, lo Stato si tolga dai piedi. Vi giudicheremo in legge di bilancio e, nel frattempo, su questo documento di prudenza dei conti pubblici io non voto contro, mi astengo. Ministro, non so come faccia lei a non votare contro, visto il partito da cui proviene.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lucaselli, Comaroli, Pella e Romano n. 6-00205, accettata dal Governo.
Ricordo che, in caso di approvazione di tale risoluzione, ai sensi dell'articolo 118-, comma 2, del Regolamento, risulteranno precluse le altre risoluzioni presentate.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Sono così precluse le altre risoluzioni presentate.
PRESIDENTE. Avverto che, nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della proposta di legge n. 1521-A recante modifiche al codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e altre disposizioni concernenti la valorizzazione sussidiaria dei beni culturali e istituzione del circuito “Italia in scena” .
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerino Testa. Ne ha facoltà. Peraltro, parlerà di un argomento che pretende il rispetto dell'Aula. Colleghi, vi prego di fare silenzio.
GUERINO TESTA(FDI). Grazie, Presidente. Voglio ricordare in questi brevi istanti la scomparsa di un noto imprenditore italiano, avvenuta la scorsa settimana, sette giorni fa. Parlo di Giuseppe Adolfo De Cecco, un imprenditore abruzzese, un imprenditore pescarese fondatore di uno dei pastifici più importanti del mondo. Era sicuramente - e non lo dico per maniera o per ingraziarmi la benevolenza e l'amicizia della famiglia - un imprenditore illuminato, con un grande spirito intraprendente, una visione lungimirante e di successo e tutto questo ha fatto sì che il pastificio De Cecco diventasse - ed è - uno dei pastifici più importanti al mondo, conquistando sicuramente un posto privilegiato nell'olimpo dell'enogastronomia e, quindi, del .
Era anche un uomo di grande passione, un grande gentiluomo di spiccata simpatia, che lo ha portato anche ad avere altri ruoli di grande responsabilità e a fare tante cose utili per il sociale della sua regione. Inoltre, era profondamente innamorato della sua terra, dell'Abruzzo, di Pescara, dello sport, ed è stato anche presidente del Pescara calcio ed è tuttora ricordato - e vado alla conclusione - perché nel 2011-2012 ha fatto tornare la città in serie A.
Io nella conclusione voglio salutare la famiglia, la moglie Maria Franca, il figlio Adolfo e voglio chiudere con una frase a me molto cara della celebre scrittrice francese Valérie Perrin: “C'è qualcosa di più forte della morte, ed è la presenza degli assenti nella memoria dei vivi” .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pizzimenti. Ne ha facoltà.
GRAZIANO PIZZIMENTI(LEGA). Grazie, Presidente. Il 9 ottobre 1963, una data tragica: una colossale frana precipitò nel bacino artificiale della diga sul Vajont, generando un'ondata disastrosa che travolse interi paesi sia in Friuli-Venezia Giulia sia in Veneto, causando 2.000 morti, di cui 487 bambini. Fu un disastro incontrollato, la somma tragica di errori umani, negligenze, sottovalutazioni e omissioni, ma nello stesso tempo ci ha insegnato che non basta reagire al disastro, ma bisogna prevenirlo con la valutazione rigorosa dei progetti, con la conoscenza dei rischi e con il monitoraggio dei territori.
Il mio intervento oggi spero serva affinché la memoria non si consumi e diventi oblio, lontano nel tempo. Solo così onoreremo veramente chi non c'è più, rendendo giustizia morale a chi è rimasto. Concludo, Presidente, con l'auspicio che la proposta di legge di modifica della legge n. 101 del 2011, fortemente caldeggiata anche dal Presidente della Repubblica Mattarella, in cui si istituiva il 9 ottobre come la Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall'incuria dell'uomo, venga approvata dalla Camera al più presto, dopo un anno dalla votazione all'unanimità del Senato. Lo dobbiamo alle vittime, lo dobbiamo ai sopravvissuti e alle famiglie colpite da tragici eventi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Loperfido. Ne ha facoltà.
EMANUELE LOPERFIDO(FDI). Grazie, Presidente. Il 9 ottobre, probabilmente, come tutti speriamo, verrà ricordato nel mondo come il giorno in cui ci sarà la pace in Medio Oriente, ma certamente il 9 ottobre per l'Italia è il giorno del Vajont. Il giorno in cui, alle ore 22,39, il Monte Toc frana e precipita nella diga del Vajont, travolge Longarone, i paesi limitrofi, tra cui Erto e Casso, noto per essere il luogo in cui vive l'autore e lo scrittore Mauro Corona, che sempre ricorda la tragedia. Alle ore 22,39 questa tragedia, e, all'improvviso, luci, energia elettrica, telefono, strade, ferrovie, tutto venne messo fuori uso e tutto cadde in un baratro.
I giornalisti che arrivarono la mattina dopo videro un paesaggio lunare, con persone menomate, straziate, che urlavano per cercare aiuto; aiuti che non arrivavano perché il paese era isolato. Cosa successe? Dino Buzzati lo spiegò molto bene: un sasso è caduto in un bicchiere colmo d'acqua e l'acqua è traboccata sulla tovaglia; solo che il bicchiere era alto centinaia di metri e il sasso era come una montagna. Non solo in qualità di deputato friulano, ma in quanto italiano, si deve ricordare la tragedia del Vajont…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
EMANUELE LOPERFIDO(FDI). …perché non fu malasorte, non fu disgrazia, non fu sfortuna. Fu l'uomo che sfidò gli equilibri delicati che regolano il mondo. Quest'anno è stato ricordato anche dal Parlamento europeo, dalla Presidente Metsola, ed è un ricordo che deve imporre all'uomo che lo sviluppo è un percorso che dobbiamo fare rispettando sempre gli equilibri della natura .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.
PIERO FASSINO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Per unirmi nel ricordo di questa gigantesca tragedia, che provocò, come è stato ricordato, la morte di 1.917 cittadini, la distruzione di un'intera vallata, con paesi interi, in primo luogo Longarone e tanti altri nello stesso comprensorio, che furono sconvolti e travolti dalle acque. L'accertamento della verità e delle responsabilità è durato anni e anni, ed è alla fine risultato insoddisfacente per molte delle famiglie che hanno subìto i danni e i drammi di quel disastro e per le comunità locali intere che hanno dovuto ricostruire la propria vita.
La gente di quella vallata è gente tenace, è gente forte, è gente coraggiosa e orgogliosa, e ha ricostruito i paesi e ha ricostruito le condizioni di una vita dignitosa. Credo che dobbiamo tutti rendere omaggio e onore a quelle popolazioni, guidate dai loro sindaci, che hanno avuto la capacità di restituire speranza, laddove, invece, un disastro drammatico aveva portato soltanto morte e disperazione. Per questo io credo che sia giusto oggi che il nostro Parlamento ricordi quella tragedia, renda onore alle vittime e, soprattutto, assuma l'impegno di operare sempre perché altri disastri naturali e calamitosi come questo non possano più avvenire .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. Non smetterò mai di ricordare in quest'Aula le varie vittime della strada che stanno aumentando di giorno in giorno, di settimana in settimana.
Voglio ricordare questo ragazzo, Giuseppe Sanfelice. Aveva 17 anni, è stato buttato per aria da un SUV e indaga su questa vicenda la procura di Santa Maria Capua Vetere. Io voglio far presente che, da quando abbiamo approvato la nuova norma sul codice della strada, abbiamo permesso ai neopatentati… in questo caso come è successo qualche settimana fa al Corso Umberto, a Napoli: un altro ragazzo, con una targa di prova, con un SUV, ha investito sulle strisce pedonali una ragazza che partecipava al progetto Erasmus a Napoli. In questo caso un diciassettenne, investito anche lui, questa volta a un incrocio, sempre davanti alle strisce pedonali, investito e buttato per aria.
Io non smetterò di dire che dobbiamo rimodificare la norma perché abbiamo messo dei missili in mano a ragazzini. Targhe di prova, macchine potentissime in mano a giovanissimi che le utilizzano male, anche perché - purtroppo lo devo dire - molto spesso hanno un'educazione sbagliata, fondata su o su genitori incoscienti, che gli mettono in mano questi siluri. E se poi glielo diciamo pure noi, dal Governo o dal Ministero, la cosa peggiora. Intanto a questo ragazzo e alla famiglia, ovviamente, di questa ennesima vittima della strada vanno le nostre più sentite condoglianze .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.
PAOLO CIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Oggi è accaduta una cosa grave nella capitale d'Italia, la mia città, qui, a Roma: è caduto un soffitto del carcere di Regina Coeli, la torretta della seconda rotonda, per chi conosce quel carcere, e solo per un azzardo positivo di questa giornata non ci sono stati morti a seguito di questo evento. Presidente, questo carcere è un carcere molto significativo, è un carcere antico, ma è un carcere che è testimonianza della sofferenza di quel mondo.
Oltre mille detenuti, carenza di personale. Questa struttura oggi è il simbolo, con il suo buco nel soffitto e con quei calcinacci per terra, della sofferenza dello Stato, della sofferenza delle carceri italiane . Credo, Presidente, che noi non possiamo dimenticare che il carcere è un pezzo di Stato. Ci sono dei detenuti, c'è del personale, la Polizia penitenziaria, personale civile.
Il nostro Parlamento deve rispondere alla Costituzione e noi dobbiamo prenderci carico di quel pezzo di Stato, forse anche con una seduta straordinaria dei nostri lavori, sicuramente unendoci nel rispondere a un drammatico appello che questo squarcio nel soffitto oggi rappresenta con molta chiarezza .
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
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