PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ROBERTO GIACHETTI, legge il processo verbale della seduta del 31 ottobre 2025.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 84, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta in corso .
PRESIDENTE. Comunico all'Assemblea che i deputati Galeazzo Bignami, Riccardo Molinari, Paolo Barelli e Maurizio Lupi hanno presentato, in data 31 ottobre 2025, una richiesta al fine di dare corso alla procedura per la richiesta di referendum da parte di un quinto dei componenti della Camera dei deputati - prevista dall'articolo 138, secondo comma, della Costituzione e disciplinata dagli articoli 4 e 6 della legge 25 maggio 1970, n. 352 - sul testo di legge costituzionale recante “Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare”, approvato dalla Camera dei deputati, in seconda deliberazione - a maggioranza assoluta, inferiore ai due terzi dei suoi componenti - il 18 settembre 2025 e dal Senato della Repubblica, in seconda deliberazione - a maggioranza assoluta, inferiore ai due terzi dei suoi componenti -, il 30 ottobre 2025, pubblicato nella n. 253 del 30 ottobre 2025, ai sensi dell'articolo 3 della legge 25 maggio 1970, n. 352.
Nella richiesta sono indicati, ai sensi dell'articolo 6, secondo comma, della citata legge n. 352 del 1970, i deputati Sara Kelany, Enrico Costa e Simonetta Matone come delegati a cura dei quali la richiesta di referendum sarà depositata presso la cancelleria della Corte di cassazione.
Come già reso noto a tutti i gruppi parlamentari, ai fini degli adempimenti previsti dall'articolo 6, primo comma, della legge n. 352 del 1970, è possibile recarsi presso l'Aula delle Giunte (Servizio Prerogative e Immunità, II piano, Palazzo dei gruppi), dal lunedì al venerdì, dalle ore 9,30 alle ore 19, per sottoscrivere la richiesta di referendum.
Comunico altresì che i deputati Simona Bonafe', Carmela Auriemma e Marco Grimaldi hanno presentato, in data 31 ottobre 2025, una richiesta al fine di dare corso alla procedura per la richiesta di referendum da parte di un quinto dei componenti della Camera dei deputati - prevista all'articolo 138, secondo comma, della Costituzione e disciplinata dagli articoli 4 e 6 della legge 25 maggio 1970, n. 352 - sul testo di legge costituzionale recante “Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare”, approvato dalla Camera dei deputati, in seconda deliberazione - a maggioranza assoluta, inferiore ai due terzi dei suoi componenti -, il 18 settembre 2025 e dal Senato della Repubblica, in seconda deliberazione - a maggioranza assoluta, inferiore ai due terzi dei suoi componenti -, il 30 ottobre 2025, pubblicato nella n. 253 del 30 ottobre 2025, ai sensi dell'articolo 3 della legge 25 maggio 1970 n. 352.
Nella richiesta sono indicati, ai sensi dell'articolo 6, secondo comma, della citata legge n. 352 del 1970, i deputati Chiara Braga, Riccardo Ricciardi e Luana Zanella come delegati a cura dei quali la richiesta di referendum sarà depositata presso la cancelleria della Corte di cassazione.
Come già reso noto a tutti i gruppi parlamentari, ai fini degli adempimenti previsti dall'articolo 6, primo comma, della legge n. 352 del 1970, è possibile recarsi presso l'Aula delle Giunte (Servizio Prerogative e Immunità, II piano, Palazzo dei gruppi), dal lunedì al venerdì, dalle ore 9,30 alle ore 19, per sottoscrivere la richiesta di referendum.
Una volta raggiunto il costituzionale di un quinto dei componenti della Camera, i fogli recanti le firme saranno consegnati ai deputati delegati, su richiesta degli stessi, ai fini dei successivi adempimenti previsti dalla citata legge, n. 352 del 1970.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2642-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 ottobre 2025, n. 145, recante misure urgenti per assicurare la continuità delle funzioni dell'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (ARERA).
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Le Commissioni VIII (Ambiente) e X (Attività produttive) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice per la Commissione ambiente, la deputata Martina Semenzato.
MARTINA SEMENZATO, . Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge all'esame dell'Assemblea reca misure urgenti per assicurare la continuità delle funzioni dell'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (ARERA).
Il provvedimento, modificato nel corso dell'esame in sede referente presso le Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive), si compone di due articoli e risponde all'esigenza di assicurare lo svolgimento delle funzioni dell'Autorità nelle more del procedimento di nomina dei suoi componenti.
Ricordo, infatti, che gli attuali componenti di ARERA sono stati nominati, con il decreto del Presidente della Repubblica, il 9 agosto 2018 e che, in prossimità della scadenza del mandato settennale, con deliberazione 402/2025/A del 5 agosto 2025, in conformità al parere del Consiglio di Stato del 7 dicembre 2010, n. 5388, è stato consentito all'attuale collegio di operare a far data dal 10 agosto 2025 in regime di per una durata massima di 60 giorni, decorrenti dal giorno successivo a quello di scadenza naturale del mandato - quindi, fino al 10 ottobre 2025 -, esercitando le proprie funzioni limitatamente agli atti di ordinaria amministrazione e a quelli indifferibili e urgenti.
In considerazione della scadenza anche di tale periodo di , l'articolo 1 del decreto-legge in esame, al comma 1, prevede che i suddetti componenti di ARERA continuino ad esercitare le proprie funzioni fino alla nomina dei nuovi componenti e comunque non oltre il 31 dicembre 2025. È espressamente stabilito che i poteri siano limitati agli atti di ordinaria amministrazione e a quelli indifferibili e urgenti.
Il comma 1- introdotto nel corso dell'esame in sede referente, quale risultante dalla riformulazione di due emendamenti presentati dai gruppi di opposizione, prevede che ARERA, al termine del mandato dei suoi componenti, nominati con il decreto del Presidente della Repubblica del 9 agosto 2018, trasmetta alle Camere una relazione sugli atti di ordinaria amministrazione e su quelli indifferibili e urgenti adottati ai sensi del comma 1, nel periodo di cui al medesimo comma 1.
L'articolo 2 dispone che il decreto in esame entri in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella della Repubblica italiana, pubblicazione avvenuta il 3 ottobre 2025.
In conclusione, Presidente, segnalo che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso parere favorevole, mentre il Comitato per la legislazione ha espresso parere senza condizioni né osservazioni.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.
CLAUDIO BARBARO,. Presidente, intervengo sostanzialmente per rifarmi a quello che ha già detto la relatrice. Quindi, il mio parere ricalca essenzialmente le motivazioni espresse durante l'intervento della relatrice, per cui non ho altro da aggiungere. Si tratta soltanto di una proroga.
PRESIDENTE. Eventualmente in sede di replica.
È iscritto a parlare il deputato Andrea Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, relatrice, rappresentante del Governo, oggi discutiamo la conversione del decreto-legge 3 ottobre 2025, n. 145, che proroga l'attuale collegio di ARERA fino alla nomina dei nuovi componenti e in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2025. Il provvedimento circoscrive l'operatività dell'Autorità agli atti di ordinaria amministrazione e a quelli indifferibili e urgenti per evitare un vuoto decisionale in settori essenziali, come energia, reti e ambiente. È una misura di continuità necessaria, ma non sufficiente.
In Commissione è stato confermato l'impianto del decreto e il Governo ha riformulato e accolto un emendamento delle opposizioni - è stato ricordato anche dalla relatrice - che introduce un obbligo di rendicontazione al Parlamento a fine mandato sugli atti adottati nel periodo di proroga. Tuttavia, avremmo preferito sul punto la previsione della presentazione di una relazione alle Camere con cadenza quindicinale, così come prevedeva il nostro emendamento respinto, quale presidio di che il Partito Democratico ha sollecitato con coerenza. Tale disposizione è di particolare rilievo, infatti, se si considera che ARERA ha in corso di finalizzazione alcuni rilevanti provvedimenti e alla continuità deve accompagnarsi la massima cautela regolatoria. Nel periodo di proroga ARERA non deve adottare decisioni di impatto strutturale pluriennale che esulino dall'ordinaria amministrazione, salvo comprovata indifferibilità con adeguata motivazione e successiva informativa al Parlamento. Pensiamo, ad esempio, a cornici tariffarie e parametri regolatori di lungo periodo, ambiti sui quali la stessa Autorità ha in consultazione profili sensibili che sconsigliano scelte non pienamente presidiate da un collegio nel pieno del mandato. È una tutela della neutralità regolatoria e della certezza per operatori e utenti finali. Siamo favorevoli all'emendamento approvato in Commissione che impone ad ARERA una relazione finale sugli atti compiuti durante la proroga. Trasparenza e controllo democratico sono la miglior garanzia dell'indipendenza delle autorità.
Questo Parlamento non può, quindi, limitarsi a traghettare sino a fine anno. Nei mesi scorsi abbiamo segnalato, con atti politici e iniziative pubbliche, criticità nei mercati energetici e la necessità di piena trasparenza da parte del Governo e dell'Autorità. Il PD ha chiesto che si rendessero pubblici esiti e criteri delle analisi sul funzionamento dei mercati dell'elettricità, perché la fiducia dei cittadini si costruisce con dati e responsabilità, non con rinvii. Continueremo a farlo, perché la lotta al caro energia e la tutela di famiglie e imprese passano anche da regolazione indipendente e controlli efficaci.
In conclusione, il gruppo del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista non si opporrà alla conversione del decreto, perché evita un'interruzione dannosa delle funzioni regolatorie. Lo facciamo, però, accompagnando il nostro voto con un impegno politico chiaro: immediata apertura del cantiere per le nomine sulla base del merito, piena trasparenza sugli atti assunti in proroga, rigorosa delimitazione dell'ordinaria amministrazione. È così che si tutelano i consumatori, si dà certezza agli operatori e si rafforza l'autorevolezza di ARERA come Autorità indipendente al servizio dell'interesse generale.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fabio Pietrella. Ne ha facoltà.
FABIO PIETRELLA(FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, rappresentante del Governo, volevo ringraziare la relatrice Semenzato per l'ottimo lavoro svolto. Ovviamente il provvedimento che discutiamo oggi tocca un punto essenziale per la stabilità del Paese: la continuità delle funzioni dell'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, un organismo indipendente che ogni giorno vigila sul corretto funzionamento dei mercati, regola le tariffe e tutela famiglie e imprese.
Può sembrare un decreto tecnico, come diceva il collega Casu, ma in realtà ha un valore politico e istituzionale senza dubbio profondo. Serve a garantire, infatti, che l'Autorità non resti neanche un solo giorno senza guida, evitando interruzioni che avrebbero ripercussioni immediate sulla vita dei cittadini, sui costi dell'energia e sulla fiducia del mercato. Il Governo Meloni - non lo si può negare - è intervenuto con urgenza proprio per scongiurare questo rischio e per assicurare continuità e certezza istituzionale in un momento in cui la sicurezza energetica e la stabilità regolatoria sono fattori strategici per l'Italia e per l'Europa. So bene che qualcuno ha già provato e continuerà a dire e a leggere questa proroga come una difficoltà politica della maggioranza o come un ritardo nelle nomine, ma la verità, colleghi, è certamente un'altra: la scelta del Governo nasce da una riflessione di merito, non da logiche di spartizione. ARERA è un organismo strategico per la regolazione dell'energia e delle reti in un momento in cui l'Europa sta ridisegnando, con la nuova normativa UE sul mercato elettrico n. 1711 del 2024, il ruolo stesso delle autorità nazionali. Sarebbe stato irresponsabile procedere con nomine definitive senza un quadro chiaro delle nuove competenze, delle interazioni con le altre autorità e con il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Il Governo ha scelto la via della responsabilità e della coerenza istituzionale, garantendo continuità operativa fino al completamento di questa riflessione, per assicurare che la nuova Autorità sia all'altezza delle sfide che l'Italia dovrà affrontare nei prossimi anni. Altro che poltrone: questa è serietà, competenza e rispetto proprio delle istituzioni.
È bene ricordare, inoltre, che la procedura di nomina dei componenti di ARERA - lo ha detto prima la relatrice - non è un atto unilaterale del Governo, ma è un atto complesso fondato sulla collaborazione tra Esecutivo e Parlamento. Il parere delle Commissioni competenti deve essere espresso con la maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti, una soglia molto alta che impone condivisione e garantisce indipendenza. Questo meccanismo è previsto dalla legge n. 481 del 1995 e ribadito dal Consiglio di Stato con il parere del 2010. Non è, quindi, un ostacolo e rispettarlo non è un segno di debolezza, ma di forza istituzionale.
Il Governo non ha scelto la via della fretta e del compromesso, ma quello della serietà. Ha preferito assicurare la continuità dell'Autorità attraverso una proroga limitata agli atti di ordinaria amministrazione e a quelli indifferibili e urgenti fino alla nomina dei nuovi componenti e comunque non oltre il 31 dicembre 2025. Una misura accompagnata, ancor più, da una clausola di piena trasparenza: ogni 45 giorni ARERA dovrà relazionare al Parlamento sull'attività svolta e questo significa ancora responsabilità e non certo inerzia.
Non possiamo di certo dimenticare il contesto in cui questo decreto nasce. In tre anni del Governo Meloni l'Italia ha affrontato una delle fasi energetiche più difficili degli ultimi decenni - tra crisi internazionali, aumento dei costi e sfide della transizione ecologica - e i risultati ottenuti dal Governo Meloni sono sotto gli occhi di tutti. Cito qualcosa: abbiamo rafforzato la sicurezza energetica nazionale e l'Italia ha messo in sicurezza il proprio fabbisogno energetico; abbiamo sostenuto la transizione energetica in chiave realistica, senza ideologie ma con una visione industriale; abbiamo semplificato le procedure per l'installazione di impianti fotovoltaici ed eolici, sbloccato decine di progetti fermi da anni e reso finalmente operative le comunità energetiche rinnovabili, uno degli strumenti più concreti per ridurre i costi e favorire l'autonomia dei territori, e molti sindaci, cittadini e imprese ci ringraziano per questo; abbiamo, inoltre, garantito la tutela dei clienti vulnerabili, prorogando il servizio di maggior tutela per anziani, famiglie a basso reddito e persone con disabilità, assicurando che la liberalizzazione del mercato avvenga in modo ordinato e non traumatico. Parallelamente, abbiamo rafforzato la trasparenza e la conoscibilità del mercato, permettendo ai nostri cittadini di comprendere con chiarezza la composizione della bolletta e le differenze tra mercato libero e mercato tutelato. Infine, abbiamo rilanciato il ruolo dell'Italia come energetico nel Mediterraneo, un obiettivo che fino a pochi anni fa sembrava impossibile, ma che oggi è nei fatti.
L'interconnessione con il Nord Africa, il trasporto di idrogeno verde: il nostro Paese sta diventando il punto di snodo tra l'energia prodotta nel Sud e i consumi del Nord Europa.
Non è, quindi, solo una questione di numeri o di decreti, è la dimostrazione di una visione coerente che tiene insieme crescita, sostenibilità e competitività industriale.
Il decreto che discutiamo oggi, quindi, non è un atto di irresponsabilità. Evita un vuoto amministrativo e tutela il corretto funzionamento del presidio fondamentale per l'interesse nazionale. Nessuna spartizione, nessuna inerzia, nessuna confusione, soltanto la volontà di assicurare che l'autorità continui a operare in piena regolarità, legalità e nel rispetto del principio di continuità amministrativa e, comunque, sotto la vigilanza costante del Parlamento.
Concludo, Presidente. Questo decreto non è un atto burocratico ma una scelta di responsabilità verso i cittadini e verso l'Italia. Serve a garantire che il lavoro dell'Autorità non si interrompa, che i mercati restino stabili e che le famiglie e le imprese continuino a essere tutelate da un sistema regolatorio serio, trasparente e credibile. Ed è proprio questa la cifra del Governo Meloni. Governare significa garantire continuità, certezza e credibilità, e questo decreto lo dimostra ancora una volta con i fatti.
PRESIDENTE. Saluto le studentesse, gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore “Marzotto-Luzzatti” di Valdagno, in provincia di Vicenza, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Grazie per essere oggi alla Camera dei deputati .
Non c'è il prolungamento della domenica: è che oggi sono previste discussioni generali e, dunque, sono presenti soltanto i deputati impegnati negli interventi. Viceversa, da domani vedrete che ci sarà il pienone.
Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, onorevole Semenzato, che non ritiene di replicare. Anche il rappresentante del Governo non ritiene di replicare.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2590: Ratifica ed esecuzione del Trattato sul trasferimento delle persone condannate a pene privative della libertà personale tra la Repubblica italiana e lo Stato della Libia, fatto a Palermo il 29 settembre 2023.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea .
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Emanuele Loperfido.
EMANUELE LOPERFIDO, . Grazie, Presidente. Colleghi, rappresentanti del Governo, il provvedimento in esame, approvato dal Senato l'11 settembre scorso, è finalizzato a consentire il trasferimento nel proprio territorio dei cittadini o residenti che siano detenuti nel territorio dell'altro Stato, per consentire loro di scontare la pena in un contesto che possa favorirne il reinserimento sociale.
La stipula dell'Accordo è necessaria per la mancanza di altri strumenti giuridici applicabili al caso, non avendo la Libia aderito alla Convenzione del marzo 1983 sul trasferimento delle persone condannate che rappresenta lo strumento di più ampia applicazione in materia di trasferimenti internazionali di detenuti, al fine di eseguire condanne definitive.
Va ricordato, a questo proposito, che la Camera negli scorsi mesi ha approvato un analogo Accordo con gli Emirati Arabi Uniti, che è divenuto la legge n. 32 dell'11 marzo 2025.
L'Intesa è composta da 25 articoli. Dopo aver delineato le definizioni utilizzate e aver fissato il principio generale della cooperazione tra gli Stati parte, il testo disciplina le modalità di trasmissione delle richieste, le condizioni per disporre il trasferimento, le informazioni da fornire alla persona condannata, i soggetti titolati a formulare la richiesta di trasferimento e lo scambio di documentazione.
Per procedere al trasferimento è necessario che il detenuto presti il proprio consenso. La decisione sul trasferimento potrà essere condizionata all'adempimento di eventuali pene pecuniarie, spese processuali, disposizioni risarcitorie o di altre prescrizioni poste a carico della persona condannata. Ulteriori disposizioni riguardano le modalità di consegna della persona condannata, l'esecuzione della condanna, l'eventuale revisione della sentenza e i termini per la cessazione dell'esecuzione della condanna.
L'Accordo disciplina altresì le modalità di informazione riguardo all'esecuzione della condanna, l'ipotesi di fuga della persona condannata, il trasferimento di persone destinatarie di provvedimenti di espulsione, il principio di specialità in base al quale la persona trasferita non può essere sottoposta a procedimento penale, detenzione o altre misure restrittive della libertà personale per un reato diverso da quello per cui è stata trasferita, e le modalità per la suddivisione delle spese tra le parti.
Il testo reca, infine, disposizioni sulla protezione dei dati personali, sui rapporti con altri accordi internazionali, sulla sua applicazione temporale, sulle eventuali controversie applicative o interpretative nonché su entrata in vigore, modifica, durata e cessazione del Trattato.
Quanto al disegno di legge di ratifica, esso si compone di quattro articoli. In particolare, l'articolo 3 valuta gli oneri economici in 14.162 euro annui a decorrere dal 2025, derivanti dalle spese di trasferimento delle persone condannate.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che non ritiene di intervenire.
È iscritto a parlare il deputato Porta. Ne ha facoltà.
FABIO PORTA(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Signor Sottosegretario, collega relatore, colleghi e colleghe, ciò che discutiamo oggi non è un adempimento tecnico ma una scelta che tocca la coscienza giuridica dello Stato: la ratifica di un Trattato di trasferimento dei detenuti con un Paese che non può essere considerato sicuro per i diritti fondamentali (stiamo parlando della Libia). E tutto questo è attestato da atti, da rapporti, da una giurisprudenza che vengono richiamati in questa stessa sede.
Per questo, già preannuncio, ma lo faremo anche in dichiarazione di voto e nel prosieguo dell'esame di questo provvedimento, la nostra ferma contrarietà, come gruppo parlamentare del Partito Democratico, alla ratifica di questo Trattato, il Trattato sul trasferimento delle persone condannate a pene privative della libertà personale, tra la Repubblica italiana e lo Stato della Libia, fatto a Palermo il 29 settembre 2023.
Il testo del Trattato riprende in astratto - e sottolineo questo termine: in astratto - finalità, che potrebbero essere condivisibili, di cooperazione e di reinserimento, ma la validità delle clausole dipende dal contesto di garanzie effettive nello Stato di esecuzione. E, se quel contesto è carente, le stesse clausole diventano, addirittura, un moltiplicatore di rischio per la persona e per lo stesso Stato che trasferisce.
La documentazione parlamentare e internazionale acquisita certifica, infatti, un quadro di detenzioni arbitrarie, di torture, di tratta di persone, di violenze sessuali e di collusioni tra apparati e milizie. Tutto ciò esclude la Libia dal novero dei Paesi sicuri ai fini di protezione e custodia della libertà personale. E la recente giurisprudenza ha ribadito che la Libia non è un porto sicuro, e che le riconsegne collettive sono illegittime.
La stessa Corte di cassazione, con sentenza n. 4557 del 2024 sul caso Asso28, ha qualificato come illegittimo lo sbarco in Libia di persone soccorse in acque internazionali, mentre la Corte europea dei diritti dell'uomo, pur dichiarando irricevibile il ricorso, ha richiamato l'inidoneità della Libia quale luogo di sbarco e protezione.
Lo stesso principio di “non respingimento” di rango convenzionale viene richiamato come inderogabile, mentre i dati dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni attestano, da anni ormai, l'altissimo tasso di morti, di dispersi, nonché le intercettazioni con ritorno forzato in Libia della cosiddetta guardia costiera anche con supporti europei.
Andando al merito di questo Trattato, vediamo che lo stesso presenta delle criticità strutturali.
L'articolo 4 elenca condizioni solo apparentemente garantistiche (cittadinanza, sentenza definitiva, doppia incriminazione, consenso) ma la loro effettività svanisce se lo Stato di Esecuzione non assicura quegli standard minimi verificabili e rimedi effettivi. Ancora più delicati gli articoli 16 e 17 che consentono trasferimenti senza il consenso dei diretti interessati, rispettivamente per fuga dallo Stato di Condanna ed espulsione o misure equivalenti, senza un filtro terzo e indipendente sulla condizione detentiva o sul rischio di trattamenti inumani o degradanti.
Anche la disciplina dell'esecuzione, all'articolo 12, lascia ampi margini allo Stato di Esecuzione, ivi compreso l'adeguamento della pena con il solo consenso dell'altro Stato, in assenza di meccanismi esterni di monitoraggio che garantiscono che natura e durata non si traducano in regimi contrari ai diritti fondamentali.
Le clausole su riservatezza e dati personali, agli articoli 20 e 21, non integrati da trasparenza e , rischiano di opacizzare ulteriormente le informazioni su trattamento e custodia dopo il trasferimento, proprio dove massima dovrebbe invece essere la tracciabilità.
Non è irrilevante, inoltre, che il Trattato abbia durata illimitata, con un recesso efficace solo dopo 180 giorni, quello di cui all'articolo 25, vincolando il nostro Paese, l'Italia, nel lungo periodo, con un sistema istituzionale frammentato e penetrato dalle milizie ed evidenti asimmetrie di affidabilità e di . Non è chiaro con chi stiamo facendo questo accordo, con quale Libia. E qui non pesa il costo di bilancio indicato nella relazione tecnica, ma il costo giuridico, il costo umano, reputazionale, derivante dall'assumere obblighi operativi che non si riescono a governare nel rispetto della Costituzione, della Corte europea dei diritti dell'uomo e del diritto internazionale.
Guardate, la coerenza politica ci impone di ricordare che lo stesso del 2017, all'articolo 5, subordina l'applicazione e l'interpretazione al rispetto dei diritti umani, condizione che la documentazione parlamentare e i rapporti delle Nazioni Unite hanno ritenuto insussistente, invocando la cessazione di ogni supporto che continui ad alimentare violazioni sistemiche. Se quel presupposto è venuto meno, non è accettabile rafforzare canali che, con trasferimenti senza consenso e opacità informativa, espongono persone a rischi non controllabili, in violazione del principio di non-respingimento e della dignità umana.
A questo punto credo che valga ricordare la lezione di Cesare Beccaria: “È meglio prevenire i delitti che punirli,” ammoniva nel capitolo , indicando nella razionalità delle istituzioni il vero fondamento della sicurezza comune, non nella severità cieca della pena.
Se il fine dichiarato è il reinserimento sociale - lo diceva il mio collega relatore -, allora la via non può essere quella di affidare persone a sistemi che i rischi li moltiplicano perché questo tradisce proprio l'obiettivo preventivo e rieducativo dello che, secondo Beccaria, deve restare ancorato a ragione, proporzione e umanità.
Il primato della persona non è quindi solo un assioma morale, ma un criterio giuridico. La formula dell'umanità di Kant, - “Agisci in modo da trattare l'umanità, così nella tua persona come nella persona di ogni altro, sempre come un fine e mai come un mezzo” - richiama il dovere dello Stato di non utilizzare la persona come strumento di obiettivi di controllo o deterrenza, specialmente quando il contesto di destinazione è lesivo della dignità. E un trasferimento privo di consenso o di garanzie effettive riduce la persona a mezzo, violando quel canone che ispira la stessa architettura dei diritti fondamentali delle carte europee e della nostra Costituzione, come ampiamente richiamato negli atti parlamentari in tema di Libia.
Alla politica, invece, spetterebbe misurarsi con l'etica della responsabilità, di cui parlava Max Weber, che valuta gli atti per le loro conseguenze reali e non per la sola purezza delle intenzioni, senza mai contrapporla all'etica della convinzione, ma cercandone una difficile composizione nell'azione pubblica. E se le conseguenze prevedibili sono l'esposizione a trattamenti inumani e l'impossibilità di controlli indipendenti, l'etica della responsabilità impone di fermarsi, perché “il raggiungimento di fini buoni è accompagnato il più delle volte dall'uso di mezzi sospetti” e, in politica, chi ignora questo - diceva Max Weber - è un fanciullo.
Dal punto di vista strettamente giuridico, e mi avvio alla conclusione di questo mio intervento, il consenso del condannato è cruciale, ma non sufficiente. L'articolo 9 demanda la verifica allo Stato di Condanna, con l'eventuale verifica da parte di un funzionario dello Stato di Esecuzione, senza un terzo indipendente, senza presidi contro le pressioni, dirette o indirette, tipiche di contesti permeati dalle milizie, com'è il caso della Libia. Laddove poi il consenso manca, gli articoli 16 e 17 consentono comunque il trasferimento per fuga o per espulsione, aggravando il rischio di trattamenti contrari all'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, in assenza di garanzie effettive di monitoraggio e di rimedi giurisdizionali praticabili.
Poi ricordiamo che c'è anche un profilo di sicurezza e di sovranità. La vicenda Almasri, di cui ampiamente abbiamo trattato in quest'Aula - una vicenda che definirei imbarazzante, grottesca, se non inquietante o, addirittura, raccapricciante -, ha mostrato l'opacità e la fragilità dei circuiti decisionali con le autorità libiche, segnalando come la cooperazione possa tradursi in condizionamento reciproco e in perdita di controllo pubblico sull'esito ultimo delle persone coinvolte.
Legarsi oggi a un Trattato percepibile come semplice consegna di persone a sistemi assolutamente inaffidabili significherebbe cedere porzioni di sovranità giurisdizionale a poteri non responsabili, anzi irresponsabili, e indebolire la fiducia dei cittadini nella capacità dello Stato di coniugare giustizia e diritti. Allora, la nostra - del nostro gruppo parlamentare - assoluta e motivata contrarietà a questo Trattato si fonda su tre pilastri: le violazioni sistemiche dei diritti umani accertate in Libia, le lacune del Trattato nelle garanzie, specie per i trasferimenti senza consenso, e l'incoerenza con gli obblighi costituzionali e convenzionali, che non possono essere mai superati in via bilaterale.
Cooperare in materia penale è giusto solo se sussistono standard comparabili, verificabili e giustiziabili di tutela, e qui queste condizioni mancano del tutto; lo stesso Trattato, per come è scritto, né le crea e né le prevede.
Signor Presidente, signor Sottosegretario, e concludo davvero, sono convinto che dobbiamo avere il coraggio di fare scelte realistiche e solide sul piano del diritto, che restituiscano alla politica la responsabilità dei risultati, senza mai sacrificare la dignità umana e la legalità internazionale.
Voglio ricordare, in conclusione, che la cooperazione giudiziaria internazionale è uno strumento prezioso quando presuppone Stati affidabili e garanzie effettive, ma diventa rischioso quando sostituisce le garanzie con la fiducia cieca e la trasparenza con la riservatezza non controllata, come gli stessi articoli 20 e 21 del Trattato suggeriscono.
Per questi motivi, chiederemo a quest'Aula di respingere con decisione la ratifica e al Governo di reindirizzare la cooperazione con la Libia alla sola tutela dei diritti umani, al superamento dei centri di detenzione e - aggiungo - di tortura e all'evacuazione delle persone vulnerabili, perché il Mediterraneo possa finalmente smettere di essere un cimitero e la giustizia italiana non diventi mai più un ponte verso l'abuso .
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare, pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Chiedo al relatore, l'onorevole Loperfido, se intenda replicare: no. Ugualmente non intende replicare il rappresentante del Governo. Dunque, il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Borrelli, Alifano ed altri n. 1-00512 concernente iniziative di competenza volte a ristabilire condizioni di equilibrio tariffario nel mercato delle assicurazioni per la responsabilità civile della auto, nonché a garantire la trasparenza dei prezzi e delle condizioni contrattuali
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori .
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali. È iscritto a parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, su questo tema si porta avanti un lavoro che ha già impegnato il Parlamento in questa legislatura. Come Partito Democratico, in più occasioni, abbiamo presentato proposte e raccolto il testimone di un lavoro che affonda le radici nelle precedenti legislature, il lavoro dell'onorevole Leonardo Impegno, che ringrazio per avere sempre dedicato, con grande attenzione, il suo impegno politico e istituzionale all'approfondimento di questo tema che interroga una profonda ingiustizia, che si verifica ogni giorno e che divide in due il Paese; l'ennesima situazione che divide non solo l'Italia, tra Nord e Sud, ma anche regione da regione, provincia da provincia, cittadino da cittadino.
Alla luce di quello che sta avvenendo, a oltre vent'anni dalla liberalizzazione delle tariffe, dopo numerosi interventi legislativi, il sistema assicurativo continua, infatti, a presentare gravi squilibri, con differenziazioni territoriali eccessive e discriminazioni economiche a danno, in particolare, di una serie di automobilisti residenti in gran parte nelle regioni del Mezzogiorno.
La Legge annuale per il mercato e la concorrenza del 2017 ha introdotto, nel codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, importanti disposizioni volte alla progressiva riduzione delle differenze tariffarie sul territorio nazionale, a parità di rischio, nei confronti degli assicurati virtuosi residenti nelle province a maggior tasso di sinistrosità che installano dispositivi telematici per il monitoraggio dei comportamenti di guida e la prevenzione delle frodi assicurative. Nonostante tali interventi, la situazione di disparità rimane persistente: la diffusione della scatola nera, installata nel 45,5 per cento delle autovetture assicurate nella provincia di Napoli e nel 56,7 per cento a Caserta, contro il 13,7 per cento a Milano, dimostra come gli automobilisti meridionali, per lo più tracciati e virtuosi, continuino a sopportare premi mediamente superiori del 60 per cento rispetto ad altri.
Secondo la pubblicazione statistica Ivass del settembre 2025 sull'andamento dei prezzi effettivi per la garanzia RC auto, nel secondo trimestre 2025, il prezzo medio della garanzia è pari a 415 euro, in aumento, su base annua, del 3,7 per cento in termini nominali e del 2 per cento in termini reali, tenendo conto dell'inflazione. Il mostra una ripresa della crescita dalla metà del 2022, dopo un calo costante iniziato nel 2014.
Nel secondo trimestre del 2022, il prezzo medio era pari a 353 euro, con un incremento nominale complessivo del 17,5 per cento. A livello territoriale, la metà delle province italiane registra premi superiori a 389 euro, e nelle province più costose si superano i 418 euro. Permane un forte divario: a Napoli si pagano, in media, 264 euro in più rispetto ad Aosta.
Per i ciclomotori, nelle province del Sud, i premi sono mediamente più elevati: 411 euro a Napoli, 352 euro a Caserta; per i motocicli, il premio raggiunge gli 855 euro a Napoli e 489 euro a Salerno. Le tavole, allegate alle pubblicazioni Ivass, evidenziano una mancata differenziazione territoriale nei premi delle garanzie delle RC auto e ciclomotori, anche a parità di classi di merito.
Ecco, vedete, abbiamo cominciato a dare questi dati, che sicuramente anche il Governo conosce - potremo continuare e approfondiremo ulteriormente questi dati nella mozione che, come Partito Democratico, segnaleremo su questo tema - per dire che è indispensabile un'assunzione di responsabilità su questo tema e prendere atto, in Parlamento, che tutti gli strumenti messi in campo per cercare di garantire, nell'attuale quadro di regole, una correzione rispetto allo squilibrio in atto non sono stati sufficienti.
Ora, ci possono essere diversi atteggiamenti, tra cui quello di negare il problema, di fare finta che il problema non ci sia, che il problema non stia generando tutta una serie di azioni e reazioni da parte di persone che cercano di trovare il modo, comunque, di muoversi. Tale problema si inserisce, tra l'altro, in una cornice più generale di crisi del trasporto pubblico locale, di difficoltà per le aree interne, di difficoltà per le periferie: spesso, per molte persone, purtroppo, il mezzo privato diventa uno strumento indispensabile per andare al lavoro, per portare i figli a scuola o per tornare all'università, magari nel comune dove l'unica fermata del trasporto pubblico locale è stata soppressa o dove l'ultimo treno è stato tagliato. Ecco, da questo punto di vista, è indispensabile che ci sia un'assunzione di responsabilità.
Abbiamo messo in campo una serie di iniziative e di proposte. Abbiamo provato a farlo in termini normativi, continuiamo a farlo e lo facciamo, rilanciando un'idea che avevamo più volte presentato in quest'Aula, che era quella di inserire un intervento legislativo organico volto a ristabilire il principio di equità tariffaria nel mercato RC auto, prevedendo e monitorando un percorso stabile di riduzione di tariffe per i conducenti e contraenti che, negli ultimi cinque anni, non abbiano provocato sinistri con responsabilità prevalente, al fine di giungere a un allineamento tariffario sul territorio nazionale per la classe di merito ai soggetti virtuosi, eliminando differenziazioni territoriali non giustificate dal rischio reale e contrastando la diffusione del fenomeno delle auto con targhe estere.
Da questo punto di vista, con questa mozione, ribadiamo il nostro impegno e diciamo al Governo: troviamo insieme quale possa essere l'intervento legislativo organico più efficace per raggiungere questo obiettivo. Ma mettere nelle condizioni… Chi? Stiamo parlando solo delle persone che non hanno fatto alcun tipo di sinistro, non degli altri. Chi non ha fatto alcun tipo di sinistro non può essere condannato a una così grande disparità solo per il codice di avviamento postale o per il comune di residenza. Chi non ha fatto alcun tipo di sinistro, chi ha garantito una condotta efficace ed equa deve essere tutelato nello stesso modo su tutto il territorio nazionale, altrimenti il senso dell'uguaglianza, che è un principio cardine della nostra Costituzione, viene meno nel momento in cui facciamo la nostra prima richiesta di RC auto. E non solo. Chiediamo: di promuovere iniziative affinché le imprese di assicurazioni riconoscano a tutti gli assicurati, che non abbiano denunciato sinistri negli ultimi cinque anni, l'applicazione del premio medio previsto per il territorio nazionale della corrispondente classe universale di assegnazione; di prevedere una verifica trimestrale, da parte dell'Ivass, dei dati relativi ai sinistri che le imprese di assicurazione sono tenute a inserire nella banca dati dei sinistri, al fine di assicurare criteri omogenei e oggettivi per il trattamento dei dati stessi; di rafforzare, in collaborazione con l'Istituto di vigilanza delle assicurazioni, l'Automobile Club d'Italia e le Forze di Polizia, l'interoperabilità tra le banche dati pubbliche e private, concernenti la copertura assicurativa obbligatoria dei veicoli e l'integrazione dei sistemi di controllo, al fine di consentire controlli automatizzati in tempo reale sull'effettiva validità della copertura assicurativa durante la circolazione dei veicoli, garantendo il pieno e tempestivo accesso alla banca dati dei veicoli assicurati, al pubblico registro automobilistico e agli archivi della motorizzazione civile, nonché il coordinato coinvolgimento delle amministrazioni competenti e delle Forze dell'ordine, attraverso l'utilizzo di sistemi di rilevamento presenti sul territorio, assicurandone la necessaria omologazione e interoperabilità; di potenziare i sistemi informativi a disposizione delle Forze di Polizia e delle amministrazioni locali per il rilevamento dei veicoli non assicurati; promuovere, anche attraverso campagne informative coordinate, una maggiore consapevolezza dell'obbligo assicurativo e dei rischi connessi alla sua violazione; di sostenere la transizione verso un modello europeo di assicurazione responsabile e accessibile, in cui la tutela dei cittadini, la concorrenza leale e la sostenibilità sociale del sistema assicurativo costituiscano obiettivi complementari e non un'alternativa.
Vedete, è un pericolo per tutti noi il fatto che ci siano persone che girano senza avere nemmeno l'assicurazione dell'auto o della moto, e questo deve essere contrastato, facendo comunicare fra loro tutti i sistemi di rilevazione, tutti i sistemi di intervento. C'è una tecnologia, nelle nostre strade, che è straordinaria, ma questa tecnologia non può essere orientata solo a multare determinati comportamenti; deve essere orientata a garantire la sicurezza di tutti e a intervenire su un monitoraggio più attento e una condivisione maggiore.
Sono state avviate sperimentazioni, azioni, in questi anni, ma, evidentemente, non sono sufficienti, perché il dato dei mezzi che si muovono senza assicurazione sulle nostre strade è un dato ancora di milioni. Noi dobbiamo essere in grado di intervenire, da questo punto di vista, però tenendo conto che, intrecciata a questa questione di legalità, c'è anche una gravissima questione sociale che non possiamo far finta di non affrontare.
Questo attuale sistema genera ineguaglianze, diseguaglianze e squilibri territoriali, spacca in due il Paese e le comunità e colpisce anche quelle persone che non lo meritano, perché sono persone che hanno sempre guidato con grandissima attenzione, hanno fatto del loro meglio per poter contribuire in sicurezza alla mobilità collettiva attraverso la propria azione e non è possibile che vengano punite solamente sulla base della residenza. Per questo noi chiediamo questo doppio intervento al Governo e lo facciamo con una mozione, dopo averlo fatto con emendamenti e proposte di legge, nella speranza che possa finalmente cambiare direzione e assumere la consapevolezza di questo tema .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pietrella. Ne ha facoltà.
FABIO PIETRELLA(FDI). Ancora grazie, Presidente. Colleghi, rappresentante del Governo, oggi affrontiamo una tematica di importanza per il Paese, il settore assicurativo. Non parliamo solo di un comparto economico, ma di un vero pilastro della stabilità sociale, economica e finanziaria: la possibilità per le famiglie di sentirsi protette, per le imprese di poter programmare investimenti e innovazioni senza temere rischi devastanti e per i cittadini avere fiducia nelle istituzioni passa anche attraverso un mercato assicurativo efficiente, trasparente e moderno.
Vede, per troppo tempo, purtroppo, questo settore è stato caratterizzato da frammentazione, autoregolazione, disparità di trattamento. Le regole non erano uniformi sul territorio nazionale, le controversie si risolvevano spesso in lunghi contenziosi giudiziari e cittadini e imprese faticavano a orientarsi tra premi, polizze e servizi. Tutto questo generava incertezza, ritardi e costi aggiuntivi, a discapito della competitività e della sicurezza del Paese.
Vede, io apprezzo moltissimo il e il coinvolgimento del collega Casu e poi assisteremo al dell'altro amico e collega Ricciardi su questo tema. Diciamo che nei Governi diretti da loro non c'è stato questo per risolvere tale problema, che indubbiamente era un problema importante, mentre il Governo Meloni ha adottato una visione strutturale e pragmatica sin dai primi anni, introducendo strumenti concreti per tutelare i consumatori, aumentare la trasparenza, ridurre il contenzioso e promuovere una concorrenza reale.
Alcuni esempi chiave dimostrano l'efficacia di questo approccio. Il primo è l'adozione del regolamento recante la tabella unica del valore pecuniario del danno biologico, che ha finalmente uniformato i criteri di risarcimento su tutto il territorio nazionale e questo significa che le vittime di sinistri possono contare su un giusto risarcimento, senza disparità tra regioni o tribunali, e che le imprese possono pianificare meglio i costi e le gestioni dei premi, con più equità per i cittadini, più stabilita per le imprese e più omogeneità per il sistema; il secondo punto è l'istituzione dell'arbitro assicurativo, che, operativo dal 15 gennaio 2026, rappresenterà un passo avanti fondamentale per i cittadini, offrendo una soluzione stragiudiziale semplice, rapida ed economica, riducendo drasticamente il contenzioso e aumentando la fiducia nel sistema, perché un cittadino che sa di poter risolvere una controversia in tempi certi e senza costi eccessivi è un cittadino più sereno e più propenso a rispettare le regole e a investire nel futuro.
C'è poi un'altra cosa importante, di cui sono stato anche relatore con la legge annuale per il mercato e la concorrenza del 2023: il Governo ha introdotto misure concrete - ne parlava il collega Casu prima - per rendere il mercato più competitivo e trasparente. L'articolo 20, che disciplina le scatole nere, vieta alle compagnie di imporre vincoli o penali alla loro disinstallazione e garantisce la portabilità dei dati e la compensazione economica. È un passo di civiltà che restituisce libertà al consumatore e al mercato e promuove una concorrenza reale, evitando posizioni dominanti e pratiche scorrette. Nell'articolo 21 rafforziamo la lotta alle frodi assicurative, includendo anche polizze non obbligatorie come quelle sulla vita; ciò tutela gli assicurati onesti e riduce i costi complessivi del sistema, aumentando la trasparenza. Infine, l'obbligo per le imprese di assicurarsi contro i rischi catastrofali - questo è molto importante per le imprese -, introdotto con la legge di bilancio del 2024, è una misura di grande lungimiranza, perché eventi come alluvioni, terremoti e frane non sono più emergenze imprevedibili, ma fenomeni da affrontare con strumenti moderni, condividendo il rischio tra pubblico e privato.
L'Italia si posiziona così tra i Paesi più avanzati in Europa con un approccio pragmatico, equilibrato e sostenibile. Tutto ciò dimostra che l'Italia può essere all'avanguardia nella gestione dei rischi, proteggendo le famiglie, le imprese e le micro e piccole imprese, che sono l'ossatura del nostro sistema produttivo, come diciamo sempre. È un percorso di prevenzione e responsabilità che premia chi opera correttamente, che riduce i costi e aumenta la competitività.
Adesso mi concentro sui quattro punti della nostra mozione di maggioranza, Presidente. Il primo è rafforzare il contrasto alle frodi nel settore assicurativo e la mozione impegna il Governo a rafforzare il contrasto alle frodi. Questo è un obiettivo essenziale, perché le frodi assicurative aumentano i costi per l'intero sistema, gravando sugli assicurati onesti e generando iniquità. Interventi più incisivi, strumenti informativi integrati e un controllo puntuale riducono questi fenomeni, assicurando una concorrenza leale e premi più equi. In questo modo i cittadini possono avere fiducia nel sistema e le imprese possono pianificare senza il timore di comportamenti illeciti, che aumentano i costi operativi.
La tutela dei consumatori è il secondo punto, la trasparenza del mercato. La mozione richiede di tutelare i consumatori e garantire piena trasparenza e concorrenza anche attraverso il potenziamento dello strumento di preventivazione pubblica “Preventivass”. Questo strumento consente ai cittadini di confrontare le polizze, conoscere i prezzi, scegliere liberamente senza subire pratiche scorrette o vincoli nascosti. La trasparenza è la base della fiducia dei cittadini e del buon funzionamento del mercato; senza chiarezza non c'è libertà di scelta né competizione reale tra le compagnie.
Il terzo punto è il monitoraggio dell'andamento dei premi assicurativi. La mozione impegna il Governo a monitorare l'andamento dei premi, valutando gli effetti delle recenti riforme sul sistema dei prezzi. Monitorare, infatti, significa assicurarsi che le riforme stiano realmente portando benefici a cittadini e imprese, che i premi siano sostenibili, che il mercato rimanga competitivo. I dati IVASS - li citava prima il collega Casu - mostrano già effetti positivi: nel 2025 il prezzo medio dell'RC auto è aumentato solo del 3,7 per cento, quasi il 18 per cento in meno rispetto agli aumenti tendenziali del 2014, con un aumento reale contenuto anche grazie all'inflazione. Questo dimostra che le misure introdotte funzionano, ma il monitoraggio continuo serve per consolidare questi risultati e intervenire in tempo reale, se necessario.
Vi è poi l'ultimo impegno della mozione: le polizze per i rischi catastrofali e la deducibilità dei premi. La mozione richiama la necessità di dare seguito all'ordine del giorno G1.200 del provvedimento S. 1484, maggiorando i limiti di deducibilità dei premi assicurativi in funzione della dimensione aziendale - questo è importante - secondo i parametri europei. Si tratta di un principio di equità: non possiamo chiedere gli stessi oneri a grandi imprese strutturate e a microimprese piccole familiari. Garantire soglie di deducibilità adeguate significa favorire la prevenzione, ridurre i costi futuri e sostenere la competitività delle MPMI, che rappresentano il cuore produttivo e artigianale dell'Italia.
Concludo. Presidente, colleghi, questa mozione rappresenta un percorso sicuramente concreto per rafforzare un settore strategico, per proteggere i cittadini, per favorire la prevenzione dei rischi e per sostenere le imprese italiane. Fratelli d'Italia sostiene pienamente questi obiettivi e invita il Parlamento a dare seguito agli impegni richiamati per un sistema assicurativo più moderno, equo, trasparente e competitivo .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Sottosegretaria, colleghe e colleghi, io voglio rassicurare - lei lo consentirà, Presidente - il collega Pietrella: non ci sarà c'è la fotografia dell'esistente e del persistente. Mi meraviglia, conoscendo nell'età avanzata un processo di moderazione del collega Pietrella, come possa egli ancora appellarsi dicendo: chi c'era prima non aveva fatto.
Detto questo, intanto - lo ricordava già il collega Casu - Leonardo Impegno nelle scorse legislature aveva fatto una grande battaglia e il punto nodale di partenza, Presidente, qual è? È che noi siamo un Paese che qualche decennio fa aveva abbandonato le gabbie salariali, che un alleato significativo di questo Governo - il collega Pietrella - invece vorrebbe ripristinare nel nome del vessillo della Padania libera. Le gabbie salariali non ci sono, ma persistono le gabbie assicurative e questo è un fatto e i dati che il collega Casu, nel presentare la mozione del Partito Democratico, ha elencato sono sintomatici e significativi.
Mi consentirà, ma io credo che ci sia un errore di fondo. Consiglio se posso - Presidente, suo tramite - al collega Pietrella una lettura: Norbert Elias, - delle masse - che credo sia un processo avvenuto anche in questo Paese. Tanto è avvenuto anche in questo Paese che non riesco a capire, a cogliere il senso della mozione di maggioranza.
Mi spiego: voi siete il Governo che ha, in poco più di tre anni, prodotto 400 nuovi reati - un altro po', siete andati a costruire reati anche sul masticamento della gomma da masticare da parte del cittadino, se la butta a terra o non la butta a terra e quant'altro - e non ci riusciamo a spiegare come un Governo, una maggioranza così attenta, così verbalmente pronta a rivendicare la giustizia, l'ordine, la disciplina, non sia stata in grado di disciplinare un'ingiustizia.
Ora potrei avere gioco facile, Presidente, chiamando in ballo la Sottosegretaria - che notoriamente non è una convinta settentrionale, ma è meridionale anche lei - che potrebbe testimoniare spontaneamente come quello che noi stiamo purtroppo sottolineando sia un'emergenza e un fatto vero. Ovvero, in questo Paese continuano a persistere differenziazioni o, se vuole, Presidente, discriminazioni in base al luogo dove cresci, dove nasci, dove vivi. Questo vale nell'ambito sanitario, questo vale nell'ambito dei servizi, questo vale anche nel libero mercato assicurativo.
Allora, dando per scontato che lo Stato non si deve sostituire al mercato, seconda lettura per il collega Pietrella, così gli impegno il fine settimana: Polanyi lo spiega tranquillamente ne . Qual è la funzione dello Stato? Lo Stato ha la funzione di far funzionare il mercato, e di intervenire nel momento in cui il mercato crea delle disfunzioni o, come ricordava il collega Casu poc'anzi, non rispetta i dettami costituzionali della pari dignità, del pari trattamento. D'altronde, la nostra Repubblica dovrebbe funzionalmente abbattere le discriminazioni per censo, appartenenza, luogo geografico e - se volete - idioma dialettale.
Allora, la cosa che non riesco a capire - però, probabilmente, avremo modo di approfondirla e di ricevere anche delle risposte - è come sia possibile la discrepanza nell'utilizzo della cosiddetta scatola nera, che non è che viene utilizzata semplicemente perché è intervenuto un innamoramento del processo tecnologico, ma perché è l'unica soluzione che molte compagnie assicurative ti propongono per non sottoporti all'ennesimo salasso rispetto all'RCA.
Non è un caso se il 45,5 per cento di questi strumenti sia installato nella provincia di Napoli. Delle due, l'una: o c'è una sorta di abnegazione alla tecnologia che sta arrivando o, probabilmente, è l'unica soluzione che i cittadini onesti, rispettosi del codice della strada, che non hanno mai fatto sinistri, che non truffano lo Stato, trovano per vedersi ridurre la propria polizza.
Se ci spostiamo leggermente più a Nord, a Caserta, superiamo il 56 per cento, però a Milano siamo fermi al 13. Poi, nella vita reale - mi permetto di ricordarvi, questa è l'RCA Auto - quando il cittadino di Milano acquista un'autovettura e chiede l'assicurazione su incendio, furto e danni per atti vandalici, lì scopre che, invece, Milano è meno sicura di altre realtà del Mezzogiorno e paga il doppio o il triplo.
Allora, qua ci dobbiamo capire. La politica serve a migliorare o tentare di migliorare le esigenze delle persone nella loro quotidianità o serve a garantire interessi precostituiti. Allora mi sia consentito, la domanda non è nell'incapacità di chi vi ha preceduto nella non risoluzione del problema, che è un fatto; la vera domanda è come mai persista una certa timidezza nei confronti di determinati mondi.
Perché lei, giustamente, decantava l'attenzione e la sensibilità verso il mondo dell'artigianato e delle piccole imprese che non possono avere un carico e degli oneri come le grandi industrie sulle flotte aziendali e quant'altro. È vero. Allora, però, questa discriminazione territoriale e questi squilibri continuano a persistere.
E, ancora: è mai possibile, stando ai dati Ivass, che il conduttore di un autoveicolo classificato nella cosiddetta CU1, cioè classe 1… Per farci capire da chi ci ascolta, quando vai da un assicuratore: “In che classe stai? Sono nella classe 1”. Allora è un risparmio. La classe 1 ti viene conferita per anzianità. Ho una macchina anch'io e pago l'assicurazione anch'io, come qualsiasi essere umano e cittadino in questo Paese.
Allora, perché la classe 1 ti viene data? Per anzianità di guida - ricordo a me stesso e al collega Pietrella che siamo diventati vecchi anche noi -, ma soprattutto ti viene data, riconosciuta e conferita per come hai guidato. Se sei stato un'automobilista serio, non hai avuto un eccesso di multe e non hai avuto sinistri, allora la classe decresce e arrivi alla 1.
La mia domanda è semplice. La domanda che noi ci poniamo con questa mozione è: come è possibile che, se un conducente è di classe 1 a Napoli, paga il 50, il 60, il 70 per cento o, a volte, il doppio rispetto al conducente di classe 1 che ha avuto lo stesso comportamento automobilistico in un altro luogo geografico? Perché? Mi meraviglio.
Noi ormai viviamo in un tempo dove la profilazione del comportamento individuale è mercato. Cioè, noi ci siamo spostati ormai da decenni verso quelle che erano le categorie dell'economia di scala, ovvero io creo il bisogno del consumatore, lo massifico, abbatto i costi e lo diffondo. Noi siamo sempre più da decenni in un mondo nel quale arriva l'individualizzazione del prodotto. Ormai tu riesci addirittura a comprare lo stesso prodotto personalizzandolo.
Allora, non riesco a capire come noi riusciamo a garantire - e giustamente dico che lo facciamo - nel libero mercato la profilazione sulle piattaforme e tutto il resto, che prevedono non il comportamento collettivo, ma le esigenze…
PRESIDENTE. Non è in grado di concludere perché ha finito il tempo.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Non me lo ha nemmeno segnalato!
PRESIDENTE. Ha ragione, metteremo una nota sul registro. Trenta secondi, ma non avrei dovuto segnalarlo perché, come sa, con le nuove regole … Onorevole Ricciardi, io le do 30 secondi, se lei non fa polemica. Prego. Io non faccio il vigile.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Lei non fa il vigile…
PRESIDENTE. Lei ha un tempo assegnato e deve concludere entro il tempo. Come sa, sono molto fiscali. Le do 30 secondi.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). La ringrazio per i 30 secondi, che voglio utilizzare per ricordarle che abbiamo speso un bel po' di milioncini per i nuovi microfoni, ma questi sono inaffidabili. Lei, Presidente, giustamente, facendo il Presidente, non se ne può rendere conto, ma noi, umili braccianti dei seggi parlamentari, non riusciamo a vedere quando lampeggia. La ringrazio.
PRESIDENTE. Grazie a lei. È iscritto a parlare l'onorevole Borrelli, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00512 . Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. Ovviamente, le chiedo se può scampanellare un minuto o 30 secondi prima della fine dell'intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Borrelli, vediamo, intanto, se il suo microfono si mette a lampeggiare. In caso, quando manca un minuto…
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). La ringrazio. Gliel'ho chiesto come cortesia.
PRESIDENTE. Nel frattempo, saluto i ragazzi e i docenti dell'Istituto di istruzione secondaria “Giuseppe Colasanti” di Civita Castellana (Viterbo) e i ragazzi, le ragazze e i professori che li accompagnano dell'Istituto comprensivo “Piero Terracina” di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Benvenuti alla Camera dei deputati . Prego, deputato Borrelli.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. Come ben sanno i colleghi dell'Aula questa è la seconda volta che io, in quanto deputato campano, e Alleanza Verdi e Sinistra, in quanto forza politica, con il sostegno delle opposizioni (ovviamente, in particolare, del Partito Democratico e del MoVimento 5 Stelle), abbiamo ripresentato il tema della RC auto. Voglio specificare che, in un dibattito avvenuto oltre un anno fa, fu bocciata la prima norma, che noi avevamo presentato dopo le audizioni in VI Commissione (Finanze) e dopo un dibattito parlamentare, sulla proposta sostanziale che viene riproposta - scusate il bisticcio di parole - in questa mozione: mi riferisco al fatto che un cittadino non può pagare di più di assicurazione perché abita o nasce in un posto anziché in un altro. Ancor di più, non può pagare di più se non ha commesso mai sinistri. Quindi ci domandiamo: per quale ragione un cittadino che nasce a Milano, solo perché nato a Milano, a Torino o a Venezia, deve pagare molto di meno l'assicurazione rispetto a un cittadino che nasce a Napoli o a Caserta? E non cito a caso Napoli o Caserta perché Napoli e Caserta sono al primo e al terzo posto con l'RC auto più alta d'Italia.
Le compagnie di assicurazione in questi anni hanno resistito ad ogni nostra proposta con l'avallo, purtroppo, della maggioranza e di buona parte dell'ex Terzo Polo, rispondendo sul fatto che si fanno più sinistri su quel territorio, ci sono più imbrogli, c'è un indice di pericolosità maggiore.
Ma la nostra proposta riguarda, in questa fase specifica, esclusivamente le persone e i guidatori virtuosi; cioè parla di una norma uguale per tutti, di un premio che devono pagare in modo uguale tutti i cittadini che non hanno commesso sinistri negli ultimi dieci anni. E mi dovete spiegare perché un cittadino virtuoso napoletano sia peggio di un cittadino virtuoso milanese o torinese o veneto! Non c'è una spiegazione. Qualcuno dirà: va bene, ma siamo nel libero mercato e le assicurazioni potranno fare quello che gli pare! E no, cari miei, non possono fare quello che gli pare! E ciò per un motivo molto semplice: i cittadini sono obbligati, se vogliono utilizzare una macchina o uno scooter, a fare l'assicurazione e, in alcuni casi, il costo delle assicurazioni in alcuni territori, come quello del napoletano e del casertano, è superiore al valore stesso del mezzo. Cioè uno paga un mezzo usato 2.000 euro, uno scooter, e gli chiedono 5.000 o 6.000 euro di assicurazione; e questo non è corretto, non è equo!
Mi hanno risposto alcune assicurazioni… noi abbiamo un cartello immenso di assicurazioni che incredibilmente su alcuni territori riescono a trovare un equilibrio perfetto: i prezzi schizzano alle stelle se sei nato a Napoli o a Caserta, per fare l'esempio della prima e della terza città con il più alto costo RC auto per assicurarsi il proprio mezzo. Dicono che salterebbe il sistema, che sono in difficoltà, povere assicurazioni, povere anime belle e pure… Guardate veramente mi commuovo certe volte quando leggo le dichiarazioni perché sembra veramente che loro facciano questa cosa per spirito di servizio e che il loro amore patrio sia quello di aiutarci a superare i problemi.
Allora, leggo soltanto l'ultimo anno in cui le assicurazioni, le società che si occupano di assicurazioni, hanno avuto un aumento di utili del 32 per cento, pari a 10,5 miliardi di euro. Le povere anime belle e pure hanno fatto il record dal 2014 ad oggi! Ma questo record è sulla pelle anche di gente che si è comportata in modo corretto nel nostro Paese; non è detto che fare un sinistro significhi essere scorretti, sia chiaro, ma mettiamo che sono stati talmente attenti e precisi che le loro autovetture o i loro mezzi a due ruote non hanno commesso neanche un sinistro; eppure, poiché sono nati in un determinato territorio, la loro colpa è essere nati lì.
Il Governo e la maggioranza, nella precedente norma, che è stata bocciata, avevano preso un impegno e mi sembra che, dopo che ho presentato assieme al gruppo AVS questa mozione, sottoscritta dalle opposizioni, pressando ancora una volta il Parlamento, che sembra molto disinteressato a questo tema, purtroppo, sia stata presentata anche una mozione di maggioranza; la leggeremo e capiremo se c'è un punto di contatto, ma era stato un impegno preso dalla maggioranza e dal Governo. In quest'Aula mi fu detto: bocciamo la norma che ha proposto Borrelli, perché noi ne presenteremo una migliore. E io dissi: sono pronto a confrontarmi su ogni proposta che porti giustizia e uguaglianza perché parliamo di questo: di giustizia e uguaglianza.
I cittadini hanno i diritti e i doveri: hanno il dovere di rispettare le regole, hanno il dovere di rispettare il codice stradale, hanno il dovere di assicurare la loro macchina e i loro scooter, hanno il diritto di pagare il giusto. Il giusto significa che, per chi non commette sinistri, almeno per chi non commette sinistri - non è detto che chi li commetta è automaticamente un pirata della strada, ma almeno partiamo da questo - ci saremmo aspettati una maggiore attenzione.
Quando abbiamo svolto il dibattito in Aula abbiamo scoperto che tantissimi deputati si sono rivelati assicuratori, lavorano per le assicurazioni, conoscono il sistema e ci hanno spiegato tecnicamente perché non si può o non si vuole fare. Ritengo che il Parlamento sia libero, che sia corretto anche da parte delle grandi compagnie di assicurazione, ovviamente, interloquire e fare le loro proposte, ma noi rispondiamo non alle assicurazioni, ma al popolo e rispondere al popolo significa fare un atto di uguaglianza e giustizia.
Questo ci aiuterebbe pure molto nel contrastare il fenomeno delle targhe straniere che, soprattutto nelle aree più colpite - non lo giustifico, sia chiaro, io lo combatto quel fenomeno -, è diventato un alibi, che non si sta neanche contrastando: è più facile aumentare i premi assicurativi ai virtuosi che combattere imbroglioni o cialtroni.
Ma, scusatemi, se, come giustamente è stato detto, ci sono persone che fanno finti sinistri, imbroglioni, finti testimoni, colpiamoli senza alcuna remora: troverete il nostro pieno sostegno; ma sono loro che devono pagare, non i cittadini virtuosi. Sento costantemente persone che addirittura per 40 anni non hanno commesso un sinistro e che si trovano la loro assicurazione aumentata.
Ecco, Presidente, quello che stiamo facendo è un atto di giustizia che - mi auguro - questo Parlamento sia disposto a portare avanti, anche arrivando a legare l'assicurazione alla patente.
Infine, mi permetta di concludere questo intervento ricordando, sempre a proposito di cialtroni alla guida, il poliziotto che l'altro giorno è stato investito da un farabutto della strada, con delle persone a bordo che hanno fatto finta di non accorgersi di niente e sono fuggite; lui è morto e il collega è in pericolo di vita. A lui va il mio pensiero . Equità e colpiamo i pirati della strada, non i cittadini virtuosi.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borrelli, anche per aver ricordato la vittima di questo terribile episodio. Tra l'altro, facciamo gli auguri anche al collega affinché, speriamo, si possa rimettere.
Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
Il Governo non intende intervenire e si riserva di farlo successivamente.
Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dalla Camera e modificata dal Senato, n. 703-B: Legge quadro in materia di interporti.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea .
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
La IX Commissione (Trasporti) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire, in sostituzione del relatore, il deputato Salvatore Deidda, presidente della Commissione.
SALVATORE DEIDDA(FDI). Grazie, Presidente. Gentilissimi colleghi, Sottosegretario, chiedo l'autorizzazione a consegnare il testo completo. Questo provvedimento, all'esame dalla scorsa legislatura, è stato presentato dal gruppo Fratelli d'Italia, firmatario il presidente Rotelli - oggi in Commissione ambiente - e sottoscritto dal sottoscritto e da tutto il gruppo Fratelli d'Italia; riguarda l'esigenza di dotare l'Italia di una nuova normativa sugli interporti, che sono infrastrutture logistiche preziosissime e strategiche per l'Italia, tanto che questa legge è stata molto richiesta da tutti gli della logistica, tra cui l'Unione interporti, che ringrazio per la collaborazione che ha avuto, sempre molto fattivamente, con la Commissione.
Qui siamo arrivati alla terza lettura del provvedimento; lo abbiamo già esaminato molto bene alla Camera, con tante audizioni che sono state richiamate più volte. È stato modificato al Senato, anche con una lunga analisi del testo. Abbiamo fatto tanti convegni con tutti gli proprio per esaminarlo, perché è dal 1994, comunque, che si aspettava l'aggiornamento di questa normativa e siamo sicuri che questo è un passo in avanti molto importante per il nostro Paese. Lo sentiremo, durante il dibattito, ma confido che ci siano tempi brevi per l'approvazione visto che, ripeto, l'abbiamo esaminato alla Camera e al Senato. Quindi, cerchiamo di approvarlo rapidamente, perché il mondo produttivo, il mondo delle imprese l'aspetta.
Quindi, ringrazio tutta la Commissione, gli uffici e anche, per la collaborazione, maggioranza e opposizione, che hanno dato un proprio contributo fattivo. Dico solo che, in questa legislatura, come Commissione trasporti, ma anche come Governo, stiamo dando una risposta al mondo della logistica, un passo dopo l'altro. Non avremo fatto rivoluzioni epocali, ma sono molto felice che tutti gli ci riconoscano la capacità di ascolto, la capacità di tutto il Parlamento di dare risposte al mondo produttivo, una capacità che non si riscontrava nelle passate legislature. In questa, dicono: finalmente ci ascoltate; le porte del Parlamento sono aperte per il mondo delle imprese, finalmente. Lo ripeto: provvedimento dopo provvedimento, si sta facendo un passo in avanti per modernizzare il Paese. Quindi, grazie a tutti i colleghi che animeranno questo dibattito. Ci riserviamo, poi, di intervenire prossimamente
PRESIDENTE. Prossimamente su questi schermi.
Ha facoltà di intervenire, se lo ritiene, il rappresentante del Governo, Sottosegretario Iannone. Non lo ritiene.
È iscritta a parlare la deputata Gaetana Russo. Ne ha facoltà.
GAETANA RUSSO(FDI). Grazie, signor Presidente. Governo, onorevoli colleghi, la legge quadro in materia di interporti - lo abbiamo sentito anche poco fa -, a prima firma del presidente Rotelli, sottoscritta da tutto il gruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, ha già interessato quest'Aula durante la discussione, è passata al Senato, dove è stata modificata, motivo per cui oggi torna in terza lettura per l'approvazione definitiva. Vengono definiti i principi fondamentali concernenti gli interporti e la loro rete, ai sensi dell'articolo 117, terzo comma, della Costituzione, segnando un momento - secondo noi - di svolta per il settore della logistica e del trasporto intermodale in Italia e andando ad aggiornare finalmente la legge n. 240 del 1990, ormai non più adeguata alle esigenze attuali, introducendo finalmente un quadro moderno, ordinato, coerente con gli obiettivi di sostenibilità e competitività a livello europeo.
Questa proposta di legge, fortemente voluta da Fratelli d'Italia già dalla scorsa legislatura, ha sicuramente il merito di porre al centro una riforma infrastrutturale strategica. Non si tratta solo di costruire nuove strutture, si tratta di ripensare il modo in cui muoviamo le merci in Italia e in Europa, di ridurre il trasporto su gomma, di promuovere le ferrovie e l'intermodalità, di integrare i porti con i retroporti e le città con i corridoi europei della rete TEN-T. È una riforma che parla di connessioni fisiche, ma anche di connessione digitale e culturale tra ambiente, economia e territorio ed è un testo, infine, che dialoga strettamente con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ricordando a noi tutti che la componente 2 della Missione 3 del PNRR ha stanziato 630 milioni per l'intermodalità e la logistica integrata, di cui 360 sono sovvenzioni a fondo perduto.
Questo impianto legislativo, dunque, si integra in un disegno strategico europeo e nazionale in cui sostenibilità, innovazione, sostegno alle imprese e sviluppo si muovono insieme. Un elemento importante è sicuramente l'istituzione del Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica, disciplinato dall'articolo 4, che assume anche funzioni di coordinamento per la promozione della sostenibilità delle reti logistiche.
È quindi un modello, Presidente, quello tratteggiato da questa legge quadro che punta sulla concertazione, sul dialogo, sulla orizzontale, punto cardine di uno sviluppo innovativo che sa sicuramente guardare al futuro con una panoramica a 360 gradi.
Tra i punti salienti - li evidenzio così in modo sintetico -, vi è sicuramente il riconoscimento degli interporti come infrastrutture strategiche nazionali, fondamentali per la catena logistica e di preminente interesse nazionale; si dà finalmente una definizione normativa univoca di interporto utile a evitare ambiguità e a garantire omogeneità a livello nazionale e con finalità chiare dettagliatamente previste dal comma 2 dell'articolo 1; vi è una ricognizione dettagliata degli interporti esistenti, oggi dai dati che ci fornisce il MIT sono 25, ma con una previsione massima di arrivare sino a 30, per il tramite del Piano generale dell'intermodalità; vengono quindi introdotti criteri oggettivi per l'individuazione di eventuali nuovi interporti concepiti come sostenibili dotati di impianti per energie rinnovabili e sistemi certificati di efficienza energetica; infine, si prevedono norme per la semplificazione delle procedure amministrative e autorizzative con l'obiettivo di favorire investimenti e operatività e viene ovviamente dettagliata la loro gestione svolta in un'attività di prestazione di servizi in ambito concorrenziale.
Veniamo quindi senza dilungarci troppo sul testo alle modifiche apportate dal Senato, perché quest'Aula ha già visto questo corpo di legge: viene modificato il comma 2 dell'articolo 1, per il riferimento normativo nella parte del regolamento europeo; vengono modificate disposizioni previste al comma 4 dell'articolo 1, vengono definiti cioè i soggetti gestori degli interporti; al comma 7 dell'articolo 1, viene previsto che il MIT istituisca un elenco dei soggetti gestori degli interporti, ma non sono più previsti requisiti per l'iscrizione e cause di cancellazione previsti direttamente dal MIT; all'articolo 4 sono state apportate alcune modifiche delle funzioni assegnate al Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica, nello specifico con funzioni consultive, di programmazione e di coordinamento, mentre la precedente formulazione assegnava direttamente al Comitato i compiti di indirizzo e programmazione; al comma 2 dell'articolo 6, vengono previste nuove disposizione finanziarie pari a 10 milioni per il 2027, così come per il 2026, confermati i 5 invece per il 2025; al comma 4 dell'articolo 6, si prevede la possibilità di prorogare fino a 2 mesi il termine previsto per l'approvazione dell'accordo di programma. Quindi, in conclusione, Presidente, ritengo che sia auspicabile oramai che l' legislativo vada spedito, perché l'obiettivo del Governo è - l'abbiamo sentito dire anche dal presidente Deidda - lo sviluppo di un sistema logistico nazionale in chiave efficiente e integrata su tutto il territorio che sia competitivo. Secondo noi, l'approvazione di questa legge fornirà un utile e significativo contributo per lo sviluppo di un più moderno sistema logistico nazionale, capace di superare gli squilibri territoriali ancora esistenti, di attrarre investimenti e di generare occupazione sempre più qualificata, contribuendo così alla valorizzazione e alla competitività del sistema logistico nazionale mediante la creazione di logistici sempre più sostenibili e tecnologici, come da tempo auspicato dagli operatori del settore. La nuova legge definisce con chiarezza gli obiettivi e i criteri per riconoscimento degli interporti, superando ambiguità e frammentazione normativa, rafforzando il ruolo della pianificazione infrastrutturale nazionale e rendendo quindi il sistema interportuale un pilastro per lo sviluppo per il Paese, promuovendo l'integrazione con i corridoi europei della rete TEN-T e con i piani logistici regionali, affinché quindi anche gli interporti diventino un punto di connessione strategico a livello nazionale.
Siamo vicini a quello che riteniamo essere un traguardo importante: una legge finalmente aggiornata, moderna e coerente con le reali esigenze del settore; un quadro normativo che non solo riconosce il ruolo strategico della filiera logistica, ma fornisce anche gli strumenti necessari per affrontare le sfide del futuro tra cui la sostenibilità, la digitalizzazione, la resilienza ai mutati e mutandi scenari geopolitici e un'opportunità per rafforzare l'Italia come logistico europeo e globale.
In questi 3 anni, il Governo è intervenuto ascoltando il mondo imprenditoriale - mi sia consentito, Presidente -, consapevoli che occorre sostenere e accompagnare le imprese in queste sfide e trasformazioni, che richiedono impegno, lungimiranza, propensione all'innovazione e naturalmente investimenti adeguati. In questi 3 anni, abbiamo dimostrato di essere accanto a chi ha scelto di investire, assumere e creare ricchezza nei territori, dimostrando, con fatti e risorse stanziate, in una strategia che ogni anno si è arricchita di uno aggiuntivo, che possono contare su questo Governo.
E in che modo lo abbiamo fatto? Lo abbiamo fatto con gli Accordi di coesione e sviluppo con tutte le regioni, con il Piano di Transizione 4.0 che abbiamo portato avanti, con il Piano di Transizione 5.0, con l'Ires premiale per le imprese che investono, con il rifinanziamento pluriennale della misura Beni strumentali, la cosiddetta nuova Sabatini, in modo da realizzare un programma di investimento per le imprese, per macchinari, strutture, impianti e investire nell'innovazione.
Lo abbiamo fatto soprattutto con la ZES unica, che ha rappresentato un pilastro della strategia del Governo per rilanciare in modo duraturo il Paese, in particolar modo il Mezzogiorno, favorendo nuovi investimenti, occupazione e competitività. Anche quest'anno è stato confermato, peraltro, il credito d'imposta in finanziaria, con uno stanziamento di oltre 2,3 miliardi di euro nel 2026 e la garanzia di continuità per il triennio successivo. Condividiamo, quindi, le parole di qualche giorno fa del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al Sud, Luigi Sbarra, che ha sottolineato come la misura ZES per il Sud sia stata quella che ha prodotto risultati più concreti, con uno stanziamento di risorse pubbliche di 5,4 miliardi in soli tre anni.
L'impatto economico complessivo è stato pari a 30 miliardi circa, per quasi 40.000 nuovi posti di lavoro, con effetti significativi sul PIL nazionale, rafforzando il ruolo del Mezzogiorno come motore di crescita e competitività per l'intera Nazione. Il Governo e Fratelli d'Italia hanno creduto e continueranno a credere nel protagonista del nostro sistema produttivo, lavorando per costruire le condizioni affinché quel protagonismo possa sprigionarsi al meglio. Anche oggi con il provvedimento in esame certifichiamo la volontà del Governo di dare una cornice chiara e stabile, che guardi al futuro, anche a livello normativo. Molto si è fatto, ma tanto ancora rimane da fare. Lo faremo insieme alle imprese, insieme a chi non ha mai smesso di credere nella solidità delle capacità del tessuto produttivo italiano e nella grandezza di questo Paese
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Intende replicare il presidente Deidda? No. Intende replicare il rappresentante del Governo, non mi pare.
Il seguito del dibattito è pertanto rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. Volevo ricordare - non l'ho detto prima, nell'enfasi - che il poliziotto morto sul colpo a Torre del Greco, investito da un pirata della strada, farabutto della strada, assieme ad altre persone che non si sono fermate neanche a prestare soccorso, si chiamava Aniello Scarpati, 47 anni, lascia una moglie e tre figli, e il collega lotta tra la vita e la morte all'Ospedale del Mare.
Volevo chiedere un altro minuto per ricordare il sostegno e l'interessamento che noi abbiamo chiesto al Governo sulla vicenda dei dipendenti di di Napoli, cacciati all'improvviso, dopo 28 anni, con stipendi medi . Donne, mamme, stanno lottando per mantenere uno stipendio , tra i 700 e i 900 euro. Voglio stigmatizzare pubblicamente, in quest'Aula, che alla richiesta del prefetto di incontrare i vertici di Trenitalia e di Grandi Stazioni - in particolare, ovviamente, di Grandi Stazioni -, questi non si sono presentati dal prefetto, che rappresenta in modo neutro il Governo e il nostro Paese. Stigmatizzo questo comportamento e chiedo che la Presidenza di quest'Aula inviti questi super manager a partecipare agli incontri, per rispetto del ruolo e, in questo caso, anche dei lavoratori.
PRESIDENTE. Onorevole Borrelli, lo strumento potrebbe essere casomai un'informativa, piuttosto che un intervento della Presidenza.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
2.
3.
S. 507 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: VERDUCCI ed altri: Disposizioni sulla redazione della Mappa della memoria per la conoscenza dei campi di prigionia, di internamento e di concentramento in Italia, nonché sulla promozione dei viaggi nella storia e nella memoria presso i campi medesimi (Approvata dal Senato). (C. 2313)
: ROSCANI.
4.
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 ottobre 2025, n. 145, recante misure urgenti per assicurare la continuità delle funzioni dell'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (ARERA). (C. 2642-A)
: SEMENZATO, per l'VIII Commissione; GIOVINE, per la X Commissione.
5.
S. 1447 - Ratifica ed esecuzione del Trattato sul trasferimento delle persone condannate a pene privative della libertà personale tra la Repubblica italiana e lo Stato della Libia, fatto a Palermo il 29 settembre 2023 (Approvato dal Senato) (C. 2590)
: LOPERFIDO.
6.
7.
ROTELLI ed altri: Legge quadro in materia di interporti (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato). (C. 703-B)
: CAROPPO.