Contenuto
Giovedì 12 Dicembre 2013 ore 11:00
AULA, Seduta 137 - Informativa del Governo sulle manifestazioni a Torino
Resoconto stenografico
Download video della Seduta
Seleziona la parte delle seduta da scaricare:
Se il download non si avvia con un semplice click, potrebbe essere necessario cliccare con il tasto destro del mouse e selezionare "salva destinazione con nome", "salva oggetto con nome" o dicitura simile a seconda del browser utilizzato. Si ricorda che l'utilizzo dei contenuti del sito della Camera dei deputati è autorizzato alle condizioni stabilite nell' avviso legale ed in particolare esclusivamente nei limiti in cui avvenga nel rispetto dell'interesse pubblico all'informazione, per finalità non commerciali, garantendo l'integrità degli elementi riprodotti e mediante indicazione della fonte. LINK DIRETTO AL VIDEO
Una volta effettuata la selezione, copia e incolla il codice riportato sopra.
Alle ore 11 il Ministro dell’interno, Angelino Alfano, ha svolto una informativa urgente del Governo sulle manifestazioni di protesta che hanno avuto luogo a Torino e in altre città italiane e sul comportamento di esponenti delle Forze dell’ordine. E' seguito un dibattito al quale ha partecipato un oratore per gruppo.
La Camera è convocata per:
Venerdì 13 dicembre 2013 alle ore 9.
La Camera è convocata per:
Venerdì 13 dicembre 2013 alle ore 9.
XVII LEGISLATURA
137^ SEDUTA PUBBLICA
Giovedì 12 dicembre 2013 - Ore 11
Informativa urgente del Governo sulle manifestazioni di protesta che hanno avuto luogo a Torino e in altre città italiane e sul comportamento di esponenti delle Forze dell'ordine.
Download video della Seduta
Seleziona la parte della seduta da scaricare:
Se il download non si avvia con un semplice click, potrebbe essere necessario cliccare con il tasto destro del mouse e selezionare "salva destinazione con nome", "salva oggetto con nome" o dicitura simile a seconda del browser utilizzato. Si ricorda che l'utilizzo dei contenuti del sito della Camera dei deputati è autorizzato alle condizioni stabilite nell' avviso legale ed in particolare esclusivamente nei limiti in cui avvenga nel rispetto dell'interesse pubblico all'informazione, per finalità non commerciali, garantendo l'integrità degli elementi riprodotti e mediante indicazione della fonte. LINK DIRETTO AL VIDEO
Una volta effettuata la selezione, copia e incolla il codice riportato sopra.
Download video della Seduta
Seleziona la parte della seduta da scaricare:
Se il download non si avvia con un semplice click, potrebbe essere necessario cliccare con il tasto destro del mouse e selezionare "salva destinazione con nome", "salva oggetto con nome" o dicitura simile a seconda del browser utilizzato. Si ricorda che l'utilizzo dei contenuti del sito della Camera dei deputati è autorizzato alle condizioni stabilite nell' avviso legale ed in particolare esclusivamente nei limiti in cui avvenga nel rispetto dell'interesse pubblico all'informazione, per finalità non commerciali, garantendo l'integrità degli elementi riprodotti e mediante indicazione della fonte. LINK DIRETTO AL VIDEO
Una volta effettuata la selezione, copia e incolla il codice riportato sopra.
- Lettura Verbale
- Missioni
- Informativa urgente del Governo sulle manifestazioni di protesta che hanno avuto luogo a Torino e in altre città italiane e sul comportamento di esponenti delle Forze dell'ordine
- Svolgimento
- Introduzione
- Intervento del Ministro dell'interno
- Interventi
- Presidente BOLDRINI Laura
- Deputato FIANO Emanuele (PD)
- Deputato D'AMBROSIO Giuseppe (M5S)
- Deputato VITO Elio (FI-PdL)
- Deputato SCOTTO Arturo (SEL)
- Deputato COSTA Enrico (NCD)
- Deputato MAZZIOTTI DI CELSO Andrea (SCpI)
- Deputato FEDRIGA Massimiliano (LNA)
- Deputato CERA Angelo (PI)
- Deputato LA RUSSA Ignazio (FdI)
- Deputato CAPELLI Roberto (Misto-CD)
- Deputato OTTOBRE Mauro (Misto-Min.Ling.)
- Deputato DI GIOIA Lello (Misto-PSI-PLI)
- Svolgimento
- Sull'ordine dei lavori
- Ordine del giorno della seduta di domani
ANNALISA PANNARALE, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Caparini, Fraccaro, Gasbarra, Giancarlo Giorgetti, Antonio Martino, Picchi, Pisicchio, Sani e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una informativa urgente del Governo sulle manifestazioni di protesta che hanno avuto luogo a Torino e in altre città italiane e sul comportamento di esponenti delle Forze dell'ordine.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo misto.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'interno, Angelino Alfano.
ANGELINO ALFANO, . Signor Presidente, onorevoli deputati, riferisco sugli episodi verificatisi durante la manifestazione organizzata dal Movimento 9 dicembre in segno di protesta contro la crisi economica e con l'intento di evidenziare il disagio sociale sofferto da alcune categorie produttive, in particolare da quella degli autotrasportatori, anche in conseguenza delle politiche di e dei processi di globalizzazione, così come da loro specificato in termini motivazionali.
La protesta, asseritamente apolitica e apartitica, ha poi assunto un profilo di contestazione più ampio e genericamente rivendicativo, che ha visto coinvolte frange eterogenee apparentemente prive di ogni collegamento. Innanzitutto, illustro i fatti, dovendo premettere che la manifestazione tuttora prosegue e che ne viene preannunziato un seguito nei prossimi giorni.
Il coordinamento nazionale di gruppi e movimenti, costituito il 2 novembre scorso per dare voce al malcontento provocato dalla crisi economica e occupazionale, ha indetto, a partire dall'8 dicembre fino alla successiva giornata del 13, una mobilitazione a carattere nazionale. Tra le associazioni che hanno aderito all'iniziativa figurano la LIFE, cioè Liberi imprenditori federalisti europei, vicina all'indipendentismo veneto, il Movimento dei forconi, che già nel gennaio del 2012 ha dato vita a prolungate contestazioni e blocchi del trasporto merci, i COBAS latte del Veneto e varie associazioni del settore dell'autotrasporto.
Gli organizzatori hanno avviato, a partire dagli inizi di novembre, un'intensa attività di propaganda sulle ragioni della protesta, ampiamente pubblicizzata in rete e volta a sollecitare l'aggregazione anche di altre fasce sociali. Sono state anche indette numerose riunioni di coordinamento per concordare le linee strategiche da seguire, lasciando tuttavia ai comitati sorti in ambito provinciale la pianificazione delle iniziative in sede locale, che hanno di fatto seguito un andamento spontaneo.
Già nella fase preparatoria, formazioni di estrema destra hanno manifestato l'intenzione di appoggiare la protesta, partecipando poi, effettivamente, ai presidi e alle iniziative di piazza svoltesi nei giorni seguenti. Fin da questa fase sono stati sensibilizzati prefetti e questori, i quali hanno immediatamente avviato una mirata attività informativa allo scopo di scongiurare l'attuazione di azioni illegali e per garantire al contempo il diritto di manifestare pacificamente le ragioni del dissenso, senza che ne soffrissero i diritti fondamentali dei cittadini.
In questa ottica, che postulava la necessità che la protesta rimanesse incanalata nella legalità, particolare attenzione è stata rivolta ai servizi essenziali per assicurarne la continuità. Non è stata trascurata, in chiave di prevenzione e di mediazione, la ricerca di una interlocuzione con gli organizzatori delle manifestazioni di protesta. I prefetti sono stati invitati ad attivare tavoli di confronto, anche se la stessa connotazione eterogenea del fronte del dissenso non ha certo agevolato l'individuazione di adeguati interlocutori.
Nella tarda serata dell'8 dicembre sono stati organizzati i primi presidi in varie città, tra cui Torino, Treviso, Frosinone, Latina, Catania e Caltanissetta. Un presidio fisso è stato organizzato anche a Roma, nei pressi dello scalo ferroviario di Ostiense, per il quale non vengono, tuttavia, segnalate situazioni significative sul piano della sicurezza. Fatta eccezione per le criticità che si sono registrate a Torino e anche a Genova e, in misura minore, anche a Milano, la maggior parte delle iniziative si è svolta in modo sostanzialmente pacifico.
Obiettivi privilegiati della protesta, talvolta effettuata con l'ausilio di autoarticolati e mezzi agricoli, sono stati i caselli autostradali e le strade statali o provinciali a grande scorrimento, con allestimento di presidi fissi. Altri presidi sono stati effettuati nei pressi di interporti e di siti produttivi, anche nel tentativo di coinvolgere le maestranze. Quasi ovunque tali iniziative hanno provocato rallentamenti al traffico e, in taluni casi, anche il blocco temporaneo della circolazione con conseguenti disagi all'utenza, ma senza ripercussioni significative sulla movimentazione delle merci.
Carattere particolare hanno assunto i cortei organizzati nei centri urbani, ai quali hanno preso parte persone appartenenti alle più svariate categorie: agricoltori, autotrasportatori, singoli imprenditori, casalinghe, studenti e giovani disoccupati. Qui la presenza di gruppi più oltranzisti è riuscita, in alcuni casi, ad imprimere alle proteste toni maggiormente accesi, indirizzando il malcontento dei dimostranti verso sedi istituzionali e, in particolare, quelle di Equitalia, stazioni ferroviarie e mercati ortofrutticoli.
In varie località, non solo a Torino e a Genova, sono stati segnalati episodi di intimidazione e minaccia nei confronti di coloro che non hanno partecipato alla protesta e verso gestori di pubblici esercizi che si sono rifiutati di chiudere l'attività commerciale in segno di solidarietà ai manifestanti. A dare appoggio alle iniziative di contestazione si sono aggiunte anche, in alcune città, frange di delle tifoserie calcistiche e gruppi studenteschi. Più limitato è risultato, invece, il coinvolgimento dei gruppi antagonisti, fatta eccezione per alcuni sporadici episodi.
Come ho anticipato, le situazioni più critiche si sono registrate a Genova e a Torino. Il centro cittadino di Genova è stato teatro per l'intera giornata del 9 dicembre di estemporanee proteste da parte di cinquecento dimostranti, che hanno improvvisato cortei e blocchi stradali. La fase più critica è stata raggiunta intorno alle 14, quando un gruppo di circa duecento dimostranti ha invaso la stazione ferroviaria di Genova-Brignole occupando i binari per circa tre ore. Il prefetto di Genova ha immediatamente convocato un'apposita riunione di coordinamento delle forze di polizia, con la partecipazione dei rappresentanti delle ferrovie e con l'effetto che analoghe iniziative non si sono ripetute successivamente.
A Torino, la saldatura tra le istanze degli organizzatori e quelle degli operatori mercatali di Porta Palazzo ha innescato forti tensioni con le forze dell'ordine. La protesta, iniziata già nella notte con un innanzi ad un centro agroalimentare di Orbassano, ha seguito un sostenuto crescendo, alimentato da blocchi stradali e presidi fissi e culminato nella concentrazione di circa duecento persone nella centrale Piazza Castello, contrassegnata dall'esplosione di petardi e dal lancio di sassi all'indirizzo delle forze di polizia. Durante gli scontri, sono stati feriti quattordici operatori di polizia e danneggiate tre autovetture di servizio. Inoltre, sempre nel pomeriggio del 9, un folto gruppo di dimostranti, a cui si sono aggiunti anche esponenti del centro sociale «Askatasuna», ha raggiunto la sede del comune tentando – invano – di forzare lo sbarramento di polizia posto a presidio del municipio.
Anche diversi comuni della provincia sono stati interessati dalla contestazione: presidi di manifestanti sono stati, infatti, attuati a Pinerolo, a Villar Perosa e a Nichelino, dove la sala consiliare è stata occupata per circa un'ora da cento aderenti al movimento dei «Forconi».
La protesta è proseguita in varie città italiane nella giornata del 10 e in quella di ieri, con il compimento di ulteriori illegalità, che hanno dato luogo a nuove denunce di dimostranti.
A Milano, un presidio fisso istituito a Piazzale Loreto dal «Comitato 9 dicembre», a cui hanno partecipato circa un centinaio di persone, ha determinato serie difficoltà nella circolazione stradale ed è stato all'origine di scontri con alcuni tifosi olandesi che si trovavano a bordo di un organizzato per la trasferta della squadra dell'Ajax. Ne sono seguiti momenti di concitazione dovuti alla colluttazione tra alcuni olandesi e i manifestanti. La polizia scientifica dispone, comunque, delle immagini dei tafferugli e, pertanto, i reperti filmati potranno essere utilizzati anche per l'accertamento delle responsabilità penali.
Complessivamente, l'attività di contrasto posta in essere nell'intero territorio nazionale ha portato all'arresto di cinque persone, mentre altre cinquantacinque, allo stato, risultano denunciate per vari reati, tra i quali quelli di saccheggio e di interruzione di pubblico servizio, e molti altri manifestanti sono stati identificati e segnalati all'autorità giudiziaria per i provvedimenti di competenza ove si ravvisino elementi di responsabilità.
Le manifestazioni di protesta sono apparse connotate da un «effetto contagio», nel senso che, alle originarie motivazioni, come era negli auspici dei promotori, se ne sono, via via, aggiunte altre di segno del tutto diverso.
L'elemento di preoccupazione, oggetto anche di analisi e di riflessione nel corso di un vertice che ho tenuto al Viminale, consiste nell'eventualità che l'insieme di queste diverse cause di disagio possa alimentare una deriva ribellistica genericamente indirizzata contro le istituzioni nazionali ed europee a cui non farebbero mancare il loro sostegno componenti dell'antagonismo, interessate ad intercettare qualunque forma di malessere sociale. Al di là della connotazione evidentemente demagogica e anche velleitaria che le manifestazioni di protesta hanno assunto, il Governo non intende per nulla trascurare questi segnali di inquietudine. La convocazione da parte del Ministro Lupi di un tavolo nazionale, che a breve avvierà il confronto con le categorie più interessate, si muove proprio in questa direzione e fa seguito all'accordo raggiunto con la maggior parte delle associazioni di categoria che interessano i trasporti. Sono state per tutti giornate di grande impegno e in primo luogo sono state giornate di grande impegno per le forze dell'ordine.
È stato necessario rafforzare significativamente il dispositivo di sicurezza nelle città più interessate dalla protesta, in particolare a Torino. L'eloquenza dei numeri, cioè in media 4.500 uomini di rinforzo al giorno provenienti dai reparti mobili che si aggiungono comunque alla forza territoriale, dimostra la straordinarietà dello sforzo. A ciascuno va il mio caloroso ringraziamento – lo ha già fatto ieri il Presidente Letta, in occasione del dibattito sulla fiducia – e non posso esimermi di ripeterlo anch'io questo ringraziamento nei confronti delle forze dell'ordine, che ogni giorno con abnegazione, con spirito di servizio e con grande devozione alla causa italiana svolgono il proprio dovere.
Consentitemi proprio per questo di esprimere la mia ferma disapprovazione per il tentativo di strumentalizzare il comportamento di alcuni agenti. Il gesto di togliere il casco che indossano in servizio di ordine pubblico è avvenuto quando ormai era scemata la tensione. È un fatto che è accaduto anche in altre circostanze e leggerlo ora come un segno di solidarietà verso i manifestanti non è arbitrario ma è anche irrispettoso nei confronti degli stessi agenti che ogni giorno combattono in trincea. Non bisogna dimenticare che sono uomini e donne che con la loro abnegazione e il loro spirito di servizio e con il loro spirito di sacrificio rappresentano un presidio per la difesa della legalità dei valori repubblicani e delle istituzioni rappresentative. Il Governo ha ben colto che vi sono stati due ambiti della protesta: un ambito prevalente, assolutamente prevalente, che esprimeva pacificamente un disagio sociale, un disagio che noi intendiamo non solo comprendere, ma anche fronteggiare con le azioni di politica economica che metteremo in campo nell'anno seguente a cominciare dalla legge di stabilità per il 2014; ma vi è stato anche un fronte violento che ha violato le regole, che ha violato le leggi, che ha violato l'ordinamento del nostro Paese e della nostra Repubblica. Per cui, noi comprendiamo il disagio sociale, sentiamo addosso, sentiamo sulla pelle la sofferenza della povera gente, ma al tempo stesso non abbiamo alcuna esitazione nel dire che come si difende la libertà di manifestare dei manifestanti pacifici al tempo stesso noi intendiamo difendere la libertà dei cittadini italiani di vivere in sicurezza nella loro città, dei commercianti di aprire le proprie botteghe, le proprie saracinesche . Difendiamo la libertà dei cittadini che vogliono circolare liberamente; difendiamo la libertà degli autotrasportatori, che hanno raggiunto un accordo con il Governo e hanno il diritto di far transitare liberamente le proprie merci; difendiamo la libertà di tutti cittadini italiani.
Nel dire tutto questo – e concludo – noi sappiamo esattamente, il Governo sa esattamente da che parte stare: noi stiamo dalla parte delle donne e degli uomini in divisa, che intendiamo valorizzare e rafforzare nelle loro funzioni, e stiamo dalla parte di tutti i cittadini onesti che, anche se soffrono, incanalano la loro sofferenza in manifestazioni pacifiche, senza farsi tentare dalla violazione delle regole. Crediamo che questa loro compostezza, la compostezza dei cittadini che manifestano pacificamente, dovrebbe essere un grande esempio per la politica e per le istituzioni, che mai e poi mai dovrebbero cavalcare la protesta dei violenti e dovrebbero invece impegnarsi nelle istituzioni, per risolvere i problemi di disagio sociale che stanno alla base della protesta .
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi. Ha facoltà di parlare il deputato Emanuele Fiano.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, se siamo qui oggi a commentare i fatti occorsi nei giorni scorsi in relazione alle manifestazioni organizzate dal coordinamento 9 dicembre è perché raramente, per fortuna, il nostro Paese in tempi recenti aveva collezionato una tale sequela di atti violenti, intimidatori, illegittimi e destabilizzanti come quelli che in varie parti del Paese si sono succeduti nelle piazze e purtroppo anche da qualche tribuna d'Italia.
In alcune città, sicuramente a Torino, a Savona, in Puglia, a Milano come lei ha già ricordato e in molti altri casi, centinaia di negozianti sono stati oggetto nei giorni scorsi di visite più o meno minacciose da parte di non meglio identificate squadre o squadracce, si potrebbe dire, di chiara marca, con atteggiamento tra il violento e il fascistoide, le quali hanno preteso e quasi sempre ottenuto la chiusura obbligata degli esercizi commerciali; in altri casi documentati, cittadini che si trovavano all'interno di esercizi commerciali più o meno grandi sono stati fatti uscire a forza dalle medesime sconosciute squadracce o addirittura fatti scendere dagli autobus.
Molte città hanno subito blocchi del traffico, delle stazioni, delle vie d'accesso, dei mercati generali prolungati per giorni e, in alcuni casi, con gravissimi danni per l'intera cittadinanza.
Sempre in particolare a Torino, ci sono stati veri e propri assalti ai palazzi delle istituzioni e in altre città anche tentativi di assalto e di intrusione nelle sedi del Partito Democratico e della CGIL.
A tutti coloro che in questi giorni hanno subito angherie, minacce e violenze va la nostra totale solidarietà. Anche a coloro tra le forze dell'ordine che sono rimasti feriti in questi scontri va la nostra solidarietà
In molti cittadini tutto questo ha risvegliato pessimi ricordi ed un sentimento di vera paura per una possibile deriva incontrollabile e timore per la sensazione di isolamento. Lo dico sulla base di testimonianze dirette e pubblicate. La paura per esempio di trovarsi, nel 2013, in una grande metropoli del nostro Paese dove per tre giorni di seguito i negozi mantengono la chiusura contro la loro volontà.
Ha detto ieri in questa Aula il Presidente del Consiglio: «Il malessere sociale esiste, ma non scambiamo le proteste di queste ore degli autotrasportatori per una cosa che è un'altra. Se il Governo individua forme di accordo che tengono insieme più del 90 per cento delle categorie, venire a dire che ciò che sta accadendo rappresenta l'intero Paese non è vero. Lisciare il pelo all'idea che chi rappresenta una piccola minoranza di una categoria economica possa parlare a nome di tutti è uno stravolgimento delle regole della democrazia economica che noi non intendiamo seguire». Noi vogliamo sottoscrivere queste parole di Enrico Letta.
Tutto questo è stato condito in questi giorni anche da dichiarazioni, secondo noi gravi, fatte da alcuni leader politici, con un uso cinico di quelle parole. Mi riferisco alle parole di Beppe Grillo, secondo noi passibili anche di reato, che ha invitato all'insubordinazione delle forze dell'ordine o a quelle di ieri del neosegretario della Lega che ha sostanzialmente invitato i manifestanti ad occupare il Parlamento. Io penso anche che sarebbe stato sbagliato organizzare incontri politici con questa piccola rappresentanza aldilà delle iniziative di incontro che la stessa oggi ha annunciato qui.
Tutto questo obbliga a risposte. Lei, signor Ministro, già nei giorni scorsi ha annunciato che il Governo non tollererà che le manifestazioni dei «forconi» violino la legalità e paralizzino le città con violenze e blocchi. Noi siamo totalmente d'accordo. Facciamolo però con determinazione, con efficienza inequivocabile, ce lo chiede la stragrande maggioranza degli italiani
Le forze dell'ordine sono e restano fedeli alla Costituzione, ne siamo certi, e su di loro questa crisi pesa due volte: la prima come cittadini che vivono la crisi economica e la seconda perché essi stessi sono chiamati, come in queste ore, da un lato a difendere il diritto costituzionale a manifestare e dall'altro a difendere la libertà dei cittadini e delle istituzioni.
Noi chiediamo al Governo di usare tolleranza zero verso chi si è reso o si renderà responsabile degli atti violenti di cui abbiamo parlato, di identificare e denunciare coloro i quali hanno minacciato i cittadini nei giorni scorsi, e ancora in questi. Di togliere, senza più porre tempo e mezzi, i blocchi stradali che sono ancora operanti, di identificare e denunciare chi si sia reso responsabile dell'organizzazione materiale e logistica di una così vasta rete di eventi contemporanei in tutto il Paese.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
EMANUELE FIANO. Ho concluso. Chiediamo anche un contributo di conoscenza: noi vogliamo conoscere i nomi e le organizzazioni che sono state dietro questi inaccettabili eventi.
Certo, la politica – e ho finito, Presidente – deve dare risposte puntuali, rapide, significative; ma nessun lassismo, nessun attendismo rispetto ai violenti cambierà di un millimetro la drammatica crisi sociale che attraversiamo. La soluzione di questi problemi si trova qui dentro il Parlamento o non si trova. Conosciamo già le scorciatoie violente della storia e non siamo disponibili a ripeterne gli errori.
PRESIDENTE. Concluda.
EMANUELE FIANO. È l'ultima riga. Nessun ritardo, dunque, per le risposte politiche, ma nessuna tolleranza per la violenza, i ricatti e le squadracce che hanno messo a soqquadro le nostre città .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giuseppe D'Ambrosio. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, Ministro, siamo qui oggi a dare un nome ed un cognome a quanto abbiamo visto negli ultimi tre giorni. Molti deputati e senatori della maggioranza, ancora adesso, hanno scelto di attribuire la responsabilità politica di quello che è accaduto al MoVimento 5 Stelle. Qualcuno, qui ieri, ha riscontrato tendenze simili al protofascismo in chi è stato eletto democraticamente a rappresentare 9 milioni di italiani.
Ma se siamo responsabili, se abbiamo giudizio, se abbiamo coscienza, dobbiamo chiederci se non stiamo abusando del significato della parola «fascista» per marchiare a fuoco ogni genere di rivendicazione, protesta o dissenso che sia alternativa, contraria a questo Governo, a questo sistema politico, a questa impostazione del continuo scaricabarile. Chi si prende la responsabilità civile, culturale e politica di quanto è accaduto negli ultimi anni ?
Qualcuno ieri ha detto una frase importante, sul fatto che ogni regime totalitario comincia sempre con qualcuno che sostiene di essere la parte sana della società. Dunque sospetto che chiunque punti il dito contro «l'untore a 5 Stelle» della democrazia sia forse colui che accende la miccia della protesta, colui che sta dando il segnale, che sta per proclamarsi parte sana prima che sia addirittura parte lesa.
La protesta di un pensionato, di un imprenditore in difficoltà, di un giovane che non trova lavoro, di una famiglia che non riesce a dare una mano ai propri figli e che addirittura è costretta a raccontare che anche Babbo Natale è in crisi, di chi va a mangiare alla mensa dei poveri, è una protesta giusta ? È una protesta accettabile ? È una protesta sopportabile ? Ve lo chiedo, e vi chiedo, a lei chiedo, Ministro Alfano: voi, qui dentro, conoscete qualcuno che in questo momento sta soffrendo ?
Non tutte le proteste nascono con scopi eversivi; alcune proteste, in alcuni casi ve ne sono, invece hanno basi pericolose e pericolose rivendicazioni: ce ne sono, e c’è uno spartiacque netto – ripeto, netto – fra le proteste che noi possiamo condividere e quelle che dobbiamo condannare. Questo spartiacque netto è quello della violenza: chi oltrepassa il Rubicone della violenza e attacca vigliaccamente le istituzioni democratiche, strumentalizzando la sofferenza della gente comune e i tanti drammi dei nostri giorni, di questi giorni, non fa il bene del popolo italiano .
Credo che dobbiamo renderci conto che la vita che facciamo qui è molto diversa dalla vita che si fa fuori, di chi vive fuori da questi palazzi. Il Paese reale impone di aprire gli occhi, di muoverci in fretta e di dare un segnale ! Quello che è certo è che noi non prendiamo le distanze dai cittadini, dai loro bisogni e dalle loro richieste, perché il disfacimento politico ed economico di questo Paese anche noi lo vediamo; e lo vediamo ancora meglio da quando siamo qui dentro !
Prendiamo atto con piacere che davanti ad una protesta però così diffusa vi è stato un comportamento ineccepibile e di grande dignità delle forze dell'ordine.
A tal proposito, Ministro, chiedo se corrisponda al vero la notizia di una riunione, indetta in fretta e furia, volta a sbloccare il pagamento degli straordinari arretrati alle forze di Polizia. Qui ci chiediamo, ancora una volta, chi sarà il nostro interlocutore ? Chi sarà a farsi carico delle necessità dei cittadini in Parlamento ? Sarà lei, Ministro Alfano ? Lei che non sapeva di ciò che succedeva nei suoi uffici riguardo a una mamma e una figlia lontane da casa e riportate ai propri aguzzini ? Lei che ha condiviso più di un'esperienza politica, più di una cena elettorale, con Cosentino, Dell'Utri, Berlusconi ? Lei vuole parlarci e vuole parlare ai cittadini di legalità ? Forse lei, nell'assenza di legalità, ha maturato una consapevolezza del suo esatto contrario. Lei, Ministro, è il triangolo delle Bermuda della legalità, noi prendiamo atto di quello che oggi ci ha detto, ma noi le diciamo che faremo la nostra informativa qui fuori, come abbiamo fatto ieri e come facciamo ogni giorno, in ogni piazza, in ogni città, fra la gente .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vito. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signora Presidente, voglio innanzitutto ringraziare il Ministro Alfano per la pronta disponibilità a riferire alla Camera sulle manifestazioni di questi giorni e sul comportamento delle forze dell'ordine, io direi sulla strumentalizzazione del comportamento delle forze dell'ordine. Mi consenta – signora Presidente – anche di esprimergli la personale solidarietà, mia e del mio gruppo, per le gravi strumentalizzazioni alle quali è stato fatto oggetto poco fa: le diverse posizioni politiche, naturalmente, non ci possono impedire di testimoniare questo al Ministro Alfano.
Sono state toccate due grandi questioni democratiche in questi giorni, una invero abbastanza consueta per il nostro Paese, l'altra, a nostro giudizio, più preoccupante perché del tutto nuova. La prima grande questione democratica è la forza di uno Stato, di una democrazia, a sostenere anche il peso del diritto a manifestare, anche con forza, anche con vigore, ma sempre all'interno del solco della legalità, contro lo Stato e contro le scelte che quello Stato assume, soprattutto in periodi di grandi crisi economiche che comportano un disagio sociale.
Non c’è dubbio che ci sia stata una componente prevalente di disagio sociale alla base delle manifestazioni di questi giorni; è dovere quindi delle forze politiche e del Governo affrontare le ragioni del disagio sociale, le ragioni della protesta e delle manifestazioni, confrontarsi con queste e rappresentare nel confronto le proprie soluzioni. Ma lo Stato è forte se consente che il diritto a manifestare anche contro le scelte politiche, economiche e sociali dello Stato, avvenga nel rispetto dei diritti di tutti i cittadini.
Questa grande questione democratica, come il Ministro Alfano sa, noi l'abbiamo già posta a inizio della legislatura con un'iniziativa del nostro presidente Brunetta quando ci siamo trovati ad essere vittima, come parte politica, del nostro libero diritto a manifestare e le nostre manifestazioni venivano costantemente e scientificamente contestate da provocatori che volevano ostacolare la nostra libertà di pensiero e di manifestazione. È una grande questione democratica che naturalmente dovrà trovare modo in Parlamento di essere definitivamente sciolta, perché le manifestazioni sono uguali per tutti, quando provengono da partiti, da forze politiche di maggioranza, di opposizione, dai sindacati, dai grandi sindacati, da movimenti spontanei. Tutti abbiamo diritto a manifestare e ad avere il presidio democratico su quella nostra manifestazione, a farlo naturalmente senza turbare l'ordine pubblico ma anche difesi dalla possibilità che le nostre manifestazioni vengano disturbate.
Ma quello che è accaduto in questi giorni – noi ci associamo naturalmente ai ringraziamenti alle forze dell'ordine per l'opera importante di presidio che hanno fatto della legalità, della democrazia, delle istituzioni, in condizione di grave disagio economico che stanno affrontando anche loro, come tutti i lavoratori del nostro Paese, e su questo poi mi permetterò, signora Presidente, con la sua attenzione, di formulare anche una piccola, non nuova e non originale proposta di riorganizzazione dei nostri lavori, per essere più vicini a queste esigenze –, la novità, la seconda grande questione democratica che si è posta è quella della strumentalizzazione, da parte di forze politiche e di ambienti sociali, che si è verificata nonostante le smentite e le precisazioni ufficiali che dal Viminale e delle varie questure si sono recate, sul comportamento delle forze dell'ordine.
Come il Ministro ha ufficialmente qui precisato e confermato, è un comportamento del tutto ordinario, che è stato assunto più volte e ripetutamente, in condizioni nelle quali naturalmente l'andamento delle manifestazioni consente alle forze dell'ordine di assistere allo svolgimento ordinato delle manifestazioni in quelle condizioni.
Nonostante queste precisazioni, ci sono state forze politiche che, in questo modo, volendo, sì, rappresentare i cittadini, ma volendo anche mettere il cappello su libere manifestazioni di cittadini e volendo addirittura assumersi come rappresentanti di forze dell'ordine che non hanno bisogno di essere rappresentate da altri, se non dallo Stato, sono state rappresentate per un'intera giornata dai mezzi di comunicazione di massa, dalla rete e dai giornali del giorno successivo come delle manifestazioni di solidarietà da parte di esponenti delle forze dell'ordine con le ragioni della protesta.
Ha fatto bene il Ministro qui a precisare che questa è una strumentalizzazione inammissibile delle forze dell'ordine perché le forze dell'ordine appartengono allo Stato, rappresentano la tutela che lo Stato ha delle nostre istituzioni, del nostro diritto a manifestare e della nostra democrazia; un tentativo così grave, oserei dire, così volgare, così immorale, di sciacallaggio delle forze dell'ordine, io personalmente non ricordo che si fosse mai verificato.
Oggi, è stata ristabilita ufficialmente la verità che, invero, era stata già detta immediatamente dalle fonti ufficiali del Ministero dell'interno. Questo suoni anche come monito per il futuro: è una minaccia molto grave per la nostra democrazia, per il nostro dibattito politico e sociale che si cerchi di strumentalizzare le forze dell'ordine e di portarle dalla parte opposta rispetto a quella dalla quale stanno.
Concludo, Presidente, dicendo che la piccola e non nuova proposta che le sottopongo è di fare in modo che ci possa essere una migliore organizzazione dei nostri lavori, anche delle nostre Commissioni, affinché ci possa essere uno strumento di confronto permanente più vicino alle esigenze e ai problemi delle forze dell'ordine. Una proposta non nuova, che credo, però, nell'ambito della riforma che lei sta esaminando, possa essere ripresa e testimoniare quindi anche la volontà del nostro Parlamento, in questo modo, di comprendere le esigenze di questo settore dello Stato, che naturalmente sta a tutti a cuore .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, signor Ministro, non è l'ora della propaganda, ma della preoccupazione, dell'analisi scientifica dei fatti e degli episodi e anche delle scelte.
Tanti di noi vengono da una storia nella quale il conflitto sociale e il conflitto democratico, che non va mai compresso o ridotto ad una mera questione di ordine pubblico, ha sempre avuto una natura pacifica e non violenta.
Lo vediamo in questi giorni, lo vediamo in queste ore, nelle quali migliaia di lavoratori metalmeccanici sfilano per Roma chiedendo investimenti al Governo nelle politiche industriali, nella salvezza del posto di lavoro, nella capacità di rimettere al centro l'impresa e i diritti.
Ma lo vediamo, però, anche in queste stesse ore, per questo credo che non sia l'ora della retorica ma della responsabilità, nelle quali gli studenti de «La Sapienza», che stanno manifestando per il diritto allo studio, vengono caricati dalla Polizia dentro le Aule dell'università e lì nessuno si è tolto il casco .
Allora, proviamo ad indagare cosa sta accadendo in questo Paese in ginocchio, bloccato da una protesta eterogenea, la cui trama eversiva non va sottovalutata. Lo dico agli amici del MoVimento 5 Stelle. Utilizzare il termine «fascista» può essere un po’ forte, ma che cosa sono quelli di CasaPound o di Forza Nuova che provano a mettere il cappello sulla protesta di queste ore e, spesso attraverso gesti e parole gravissime, inneggiano alla marcia su Roma o addirittura giustificano l'invasione di una libreria a Savona, dove è stato impedito il lavoro dei commercianti ?
Io vorrei dirlo con una frase molto bella – perché qui c’è il rischio democratico, signor Ministro – di François Truffaut: il vero orrore è quello di un mondo in cui è proibito leggere, dunque è proibito conoscere, amare e ricordare. Questa frase ci dice che si è andati oltre il limite di guardia. E che cos’è se non il prodromo di un tentativo di forzatura autoritaria l'invasione delle camere del lavoro di Barletta, Andria, Cerignola, Biella e Savona ? Avremmo voluto sentire qualche parola anche su questo.
E che cos’è quello cui abbiamo assistito a Torino, a Genova, a Savona, anche con l'impossibilità da parte degli amministratori pubblici di potersi recare all'interno dei municipi e fare il proprio mestiere ? C’è qualcosa che non ha funzionato e bisogna essere molto netti su questo terreno. Occorre separare, da un lato, una sofferenza sociale enorme, che in questo Paese non è affrontata adeguatamente. Dall'inizio dell'anno, diecimila società, da gennaio a settembre, hanno dichiarato fallimento. E ci sono tre milioni di poveri in questo Paese a cui nessuno riesce ad offrire una risposta e l'Europa delle mezze misure rischia di essere la cornice nella quale crescono e si alimentano i populismi e gli autoritarismi.
Dobbiamo dunque provare a intervenire su questo terreno, isolando coloro che fanno i blocchi illegali, producono le devastazioni, il saccheggio e istigano a delinquere. Bisogna allo stesso tempo – e chiudo – fermare questa ondata di luoghi comuni, queste minacce, che rischiano di produrre un corto circuito anche della memoria.
Sentire le parole «marcia su Roma» mi ha fatto venire i brividi. E nel giorno in cui si celebra il quarantaquattresimo anniversario della strage di piazza Fontana non vorremmo che chi ha in testa progetti eversivi producesse una forma di infiltrazione nei confronti di chi invece prova a battersi per dignità e per progresso
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA. Signor Presidente, grazie Ministro Alfano per il quadro chiaro che ha offerto a quest'Aula, per la fermezza della reazione dello Stato, per l'equilibrio nell'analisi. Oggi il Ministro ci ha fornito un quadro puntuale, ma soprattutto – e lo ha fatto con molto garbo, ma con molta puntualità – ha evidenziato i rischi che potrebbero derivare dai fatti oggettivi che sono stati elencati: il rischio dell'effetto contagio, il rischio dell'allargamento a macchia d'olio di quello che si è verificato in questi giorni, il rischio del trasferimento nel nostro Paese di quel pendolarismo di eversione internazionale. Da motivazioni di denunzia di queste iniziative – li hanno chiamati presidi – si sono trasformati in disordini, con un totale, continuo e progressivo sviamento rispetto ai presupposti. L'onorevole D'Ambrosio ha parlato della parte sana della società e noi pensiamo che la parte sana della società sia quella che soffre in un periodo di crisi, che evidenzia questa sofferenza, che sottolinea questa sofferenza, che urla questa sua sofferenza, ma lo fa nel rispetto della legge, e tutti costoro trovano sponda e trovano supporto in quell'altra parte sana della società che sono le forze dell'ordine.
E la parte sana della società è quell'Italia che produce, quell'Italia fatta di imprenditori, di artigiani, di commercianti, di agricoltori, che sono stati bloccati nella loro attività: con sofferenza, con sacrificio, in un momento di difficoltà, ma continuano a tenere alzata la saracinesca.
Ebbene, la parte sana della società sono costoro, non sono certo coloro che hanno ferito quattordici agenti, coloro che hanno costretto taluni a non portare le proprie merci per il blocco dei caselli autostradali. Non sono certo la parte sana della società coloro che si sono messi di traverso a un'economia che sta procedendo lentamente, ma che sta procedendo. Ebbene, quale deve essere la reazione dello Stato in questo momento ? Interroghiamoci tutti. Attenzione a non giocare con il fuoco, attenzione a legittimare certi comportamenti, attenzione a tentare di dare, attraverso questi comportamenti, la «spallata sociale» al Governo.
Dobbiamo pensare che questa sia un'azione – quella, chiaramente, della parte non sana di questa protesta – contro l'Italia che produce. Questo è un rischio forte: attenzione a legittimarli, attenzione a offrire dei messaggi di adesione, anche quelli con le migliori intenzioni. Vi sono dei soggetti che si sono comportati in modo assolutamente legittimo, che si sono interfacciati con il Governo, che hanno ottenuto delle risposte da parte del Governo e che hanno continuato a lavorare. Ve ne sono altri che sono più interessati al disordine che al presidio, che sono interessati al disordine più che alla protesta, che soffrono, ma che non intendono affiancarsi, in questo loro percorso, allo Stato.
Noi siamo, tutti, in questo Parlamento, uomini di Stato. Dobbiamo dare una risposta: lo devono fare gli uomini di impresa, lo devono fare gli uomini di Stato. Non legittimiamo chi rappresenta la parte meno sana della nostra società ! .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, come Scelta Civica, naturalmente ribadiamo sia l'apprezzamento per il lavoro che hanno fatto le forze dell'ordine in questi giorni sia, naturalmente il sostegno a qualsiasi forma di manifestazione pacifica, anche di protesta forte e di contestazione dura dell'operato del Governo, perché è un diritto che la Costituzione riconosce.
Devo dire, però, che, se è vero che non si può tacciare di fascismo chi esercita questi diritti, è altrettanto vero che non si può confondere con il libero diritto di manifestare il diritto di prevaricare. È facile condannare soltanto la violenza o la minaccia o chi dice «chiudi il negozio, perché, altrimenti, lo bruciamo». È evidente, tutti noi condanniamo quello. Sarebbe, però, bello sentire condannare, da parte di chi insegue i movimenti che hanno portato avanti la protesta in questi giorni anche chi crea disagi che vanno oltre la normalità.
Infatti, chi ha sempre in bocca i ceti produttivi, i piccoli commercianti, i negozianti e le persone normali sa benissimo che quello che è avvenuto in questi giorni non è stata soltanto una pacifica protesta di persone; è stato anche un blocco che ha creato e sta creando gravissimi danni a persone che dell'economia rappresentano una parte importantissima, ma debole, e che oggi sono in una crisi drammatica.
Quando si parla di chiusura delle frontiere, il problema non è di chi sta qui in Parlamento. Il problema è di chi non riceve le merci per mandare avanti le sue aziende, chi non riceve quello che deve vendere nei suoi negozi. Quindi, ridurre il tutto alla distinzione tra violenza e non violenza è sbagliato, così com’è sbagliato, da parte di chi è stato al Governo fino a pochissimo tempo fa, parlare di Equitalia e prendersela con essa.
Infatti, il problema sono le tasse alte e la spesa alta. Poi vi sono dei problemi sulla riscossione, noi stessi abbiamo presentato emendamenti per correggerli, ma che chi riscuote le tasse diventi il problema è paradossale.
Il problema è quanto sono alte e sono così alte perché si spendono soldi male, e si sono spesi soldi male per colpa di chi ha governato in questi decenni. Quindi, credo che sia sbagliato sia limitarsi a condannare la pura violenza, sia trasformare questa protesta in una protesta contro chi è un esecutore. Qui il problema è quello di rilanciare l'economia e dare benessere a chi oggi benessere non ha e a chi non riesce a pagarle, le tasse, a chi legittimamente chiede di essere aiutato, e per questo servono le riforme strutturali di questo Paese, di cui tutti parlano, ma che ad oggi ancora non si sono viste. Noi, come Scelta Civica, abbiamo posto come condizione per la nostra partecipazione e permanenza in questo Governo che un programma di riforme, di riduzione della spesa, di tagli, di semplificazione fiscale, sia attuato entro dei tempi precisi, certi e documentati, in un vero contratto di coalizione. Facendo questo, si può pensare di risolvere i problemi; attaccando Equitalia e dicendo che il problema è la struttura dell'organizzazione fiscale di questo Paese, non si fa altro che andare dietro a una protesta che nasce da una difficoltà economica di fondo. Se non ci saranno queste riforme, in crisi non andrà il Governo, ma tutto il sistema istituzionale, perché il numero di persone che si troverà in queste condizioni sarà sempre maggiore.
Per cui, io credo che sia responsabilità di questo Parlamento, da un lato, non sostenere in nessun caso atteggiamenti che bloccano proprio quei ceti produttivi che tutti hanno sempre in bocca, bloccando l'economia e non consentendo alle persone di lavorare, ma, dall'altro lato, di fare quelle riforme che possano consentire a tutti di raggiungere un diverso livello di benessere, di avere uno Stato che funziona, che fornisce i servizi e che non giustifica questo tipo di proteste
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Massimiliano Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per essere venuto qui, oggi. Anche noi come gruppo condanniamo – e lo voglio dire all'inizio dell'intervento – gli atti violenti e gli atti intimidatori, soprattutto verso quegli imprenditori, verso quegli esercizi, verso quei negozianti che hanno voluto e vogliono giustamente tenere aperte le loro attività e portare avanti l'economia nei nostri territori e nelle nostre città. Il dibattito, però, Ministro, non può essere se le forze dell'ordine tengono o non tengono il casco, ma il dibattito doveva essere se i nostri cittadini riescono ad arrivare a fine mese. E le dico altrettanto, Ministro, che a noi, a differenza di altri gruppi parlamentari, non interessa con chi lei va a cena. A noi interessa se i nostri cittadini hanno i soldi per fare la spesa e poter avere una cena. Penso che dobbiamo superare il semplice attacco dell'avversario, ma dobbiamo invece fare un attacco alla crisi che sta invadendo il nostro Paese.
Ho sentito quest'oggi tutte le buone intenzioni dei diversi colleghi, con cui da parte dei diversi gruppi parlamentari, in modo uniforme, è arrivato l'appello ad affrontare in modo deciso la crisi economica, la crisi delle imprese, la crisi che investe l'occupazione nel nostro Paese. Purtroppo però, non ho sentito in modo chiaro e netto dove bisogna intervenire. Perché in questo momento, di buone intenzioni tutti ne parlano, però per affrontare la protesta che nel Paese si sta sviluppando – e devo dire che quella non violenta giustamente si sta sviluppando – io credo che sia arrivato il momento di dare risposte concrete. Sono convinto che nessuno abbia la bacchetta magica – e le parlo in questo momento nella sua veste di Vicepresidente del Consiglio –, però dei segnali importanti si possono dare. Io, ad esempio, Vicepresidente del Consiglio Alfano, la invito a destinare i 99 milioni di euro per l'LSU di Napoli e Palermo, o i 110 milioni di euro per l'LSU della Calabria, a quei disoccupati che non arrivano a fine mese, e non in questo modo per garantirsi semplicemente un bacino elettorale. Questi sono segnali concreti che, magari, non saranno la bacchetta magica, non saranno ovviamente per la quantità delle risorse la panacea a tutti i mali, però forse si andrebbe ad imboccare la via della giustizia e non la via dei privilegi.
La invito, per esempio, signor Vicepresidente del Consiglio, a togliere la norma nella finanziaria che permette all'imprenditore De Benedetti di non pagare, per milioni di euro, gli oneri di urbanizzazione di un comune del lodigiano, una norma inserita dalla maggioranza del PD per difendere un imprenditore schierato da quella parte politica. È chiaro che la gente va a protestare, se gli imprenditori devono pagare Tares ed IMU, e De Benedetti non deve pagare gli oneri di urbanizzazione, malgrado ci sia una sentenza del TAR ! La maggioranza lo sa questo ?
Presidente, la invito ad intervenire per andare a salvaguardare gli esodati e non fare le promesse, come ha fatto il Presidente del Consiglio Letta nel giorno del suo primo insediamento ed anche qui ieri. Ma «risoluzioni definitive», come aveva detto il Presidente Letta nel suo discorso di insediamento, non ce ne sono state.
Vicepresidente del Consiglio, io le faccio presente che la protesta nasce da un disagio sociale molto forte. Guardi, le porto il piccolo esempio della mia città, Trieste. Ieri, il pagamento della Tares, che non è dovuto ai precedenti Governi, ma è dovuto al Governo Monti, ha fatto sì che i nostri pubblici esercenti e i nostri negoziati dichiarino che, se verrà confermata questa pressione fiscale, dovranno chiudere i loro esercizi, dovranno lasciare per strada persone e loro stessi saranno nuovi disoccupati.
Presidente del Consiglio Letta, anzi, Vicepresidente del Consiglio Alfano – guardi, l'ho promossa ! – la invito per esempio a togliere i 210 milioni di euro che avete voluto destinare all'immigrazione e rimetterli per esempio alle vittime della mafia e dell'usura, a cui voi avete tolto risorse proprio per destinarle a questo tipo di interventi.
Concludo, Presidente. Ripeto: sono interventi che non porteranno i miliardi di euro necessari per risolvere le sorti dello Stato e le gravi situazioni che vivono i cittadini – quelli si avrebbero soltanto se voi aveste il coraggio di attuare il federalismo fiscale con i costi standard: 30 miliardi di risparmio l'anno – però sono interventi di giustizia sociale e senza di questi le proteste non saranno solo quelle che vediamo oggi, ma aumenteranno a dismisura e a quel punto la colpa non potremmo darla a qualcuno che sta fuori da questo Parlamento, ma potremmo darla soltanto a questo Parlamento e a questo Governo
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Angelo Cera. Ne ha facoltà.
ANGELO CERA. Signor Presidente, signor Ministro, grazie per l'esauriente informativa.
Noi crediamo, Ministro, che il disagio e le difficoltà che il settore sta incontrando, cioè quello dei forconi, non va stigmatizzato: è una cosa seria, è un qualche cosa che il Governo ha l'obbligo di comprendere, capire e risolvere.
Al tempo stesso, rileviamo che le minacce e le vie di fatto dimostrano come dietro la protesta, anche giusta se vogliamo, si nascondano altri obiettivi. Non è un caso che in questi giorni di protesta accanto alle sigle di lavoratori si siano distinte anche alcune sigle di estrema destra. La componente principale, quella degli autotrasportatori, sta diventando una componente quasi accessoria, in quanto al movimento si sono aggiunti altri gruppi portatori di altri interessi: partiti di estrema destra, come detto, e perfino di tifoserie di calcio. A Torino alla protesta si sono aggiunti anche studenti delle scuole superiori e delle università, alcune organizzazioni sindacali e militanti della sinistra antagonista.
Cambiano i termini e i motivi della protesta, ma non le modalità. Non è con l'intimidazione e la violenza che si risolvono le vertenze. Paradossalmente queste proteste si sono rivelate come dei veri e propri perché hanno provocato sdegno e paura tra commercianti ed operatori economici, che hanno ricevuto intimidazioni e minacce da chi protesta per fare in modo che chiudessero i loro negozi, ma anche la rabbia di chi ha dovuto subire ritardi per il blocco nelle stazioni, per finire con i presidi spontanei di cittadini che non hanno voluto lasciare le strade in mano ai forconi, come è successo a Torino.
Bene, è giusto il diritto a manifestare, ma che venga tutelata allo stesso modo la libertà di chi avrebbe voluto e non ha potuto lavorare e non ha potuto recarsi a lavoro. E tra i soggetti più penalizzati dai blocchi imposti dal movimento vorrei citare le piccole aziende agricole: vedete quello che sta succedendo a Cerignola, ad Orta Nova, a Carapelle in Puglia.
Poche centinaia di persone non possono impunemente bloccare intere città. Questo è intollerabile in uno Stato di diritto. Non sono cose che devono accadere in un Paese che vuole tornare ad essere competitivo.
Al tempo stesso, condanniamo chi, per biechi motivi elettorali, sta cavalcando la tigre convocando i capi «forconisti» e che si spinge anche oltre, chiedendo ai capi delle forze dell'ordine di cogliere l'occasione per protestare e smetterla di proteggere i politici. È paradossale come ciò venga dal novello Masaniello della politica italiana, dopo che ha vilipeso le forze dell'ordine quando difendevano il cantiere della TAV, che vuole tagli lineari alle forze dell'ordine, anzi vuole addirittura farle scomparire. A questi due signori vietiamo di parlare, di interloquire in quei termini con le forze dell'ordine. A questi due signori dico: «Attenzione ! Non sempre si può cavalcare una tigre arrabbiata». Le rivoluzioni hanno anche le controrivoluzioni e solitamente i ghigliottinati sono quelli che creano le rivoluzioni.
Alle forze dell'ordine va il nostro ringraziamento per l'impegno profuso e per non aver ceduto alle provocazioni, anche dopo aver svolto turni massacranti di diciotto ore. Signor Ministro, io non so se l'essersi tolti il casco da parte di alcuni poliziotti è servito a diluire la tensione con chi protestava, così come ci avete fatto credere, ma, nel stare nel dubbio, non possiamo far altro che dare ragione alle forze dell'ordine.
Il personale della Polizia di Stato è al collasso e le loro rivendicazioni ne costituiscono un chiaro segnale. Gli operatori di polizia hanno necessità di recuperare energie e stimoli, che non possono che giungere dalle istituzioni, con il riconoscimento della fondamentale funzione di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, che sono chiamati a svolgere, soprattutto mediante il riconoscimento delle difficoltà con le quali si trovano ad operare. E a loro, signor Ministro, noi diamo un sentito ringraziamento come gruppo Per l'Italia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ignazio La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, chiedo scusa al Ministro se intervengo senza avere potuto ascoltare per intero il suo intervento, perché originariamente...
PRESIDENTE. Ha un problema con il microfono ?
IGNAZIO LA RUSSA. No, è il microfono che ha un problema con me !
Non era previsto che fossi io a intervenire per il mio gruppo, Presidente, ma credo di avere potuto ascoltare a sufficienza per poter esprimere alcune facili considerazioni.
La prima, quella che anche personalmente sento di dover fare in maniera assoluta, è la solidarietà e la vicinanza agli agenti delle forze dell'ordine, che, ancora una volta, pagano in prima persona i contrasti, le manchevolezze: i contrasti con i violenti e le manchevolezze della politica e delle istituzioni. A loro va la mia vicinanza, la mia assoluta e totale solidarietà.
La seconda considerazione, onorevole Presidente, onorevole Ministro, è che, anche questa volta, noto che in quest'Aula, ma in genere anche nei i due pesi e le due misure sono la regola, la regola.
Le manifestazioni, cosiddette spontanee – e forse lo sono state –, organizzate, come si dice, dai forconi, hanno visto vari affluenti confluire in questa iniziativa che ha coinvolto commercianti, agricoltori, trasportatori, cittadini stanchi delle vessazioni fiscali.
Il peso della presenza di tali manifestazioni è stato avvertito dalle istituzioni e, come ripeto, dai in maniera assai diversa da come normalmente vengono trattate manifestazioni che hanno provocato guai assai più gravi alle città italiane e a Roma in particolare. Certo, non c'erano bandiere rosse alla testa di queste manifestazioni. Certo, c'era scritto che alcuni italiani si ribellano e c'erano solo bandiere tricolori. Questo ha giustificato l'intervento del Ministro che ha detto che c'erano anche gruppi di estrema destra. E non è mica un danno enorme, il problema è cosa fanno, signor Ministro.
Non c'erano gruppi di estrema destra riconducibili in maniera organica al mio partito che non è di estrema destra, ma ciò non impedisce di dire che, se in una manifestazione c’è gente di destra, non c’è bisogno di sottolinearlo perché non ho mai sentito dire in quest'Aula: «queste violenze sono gravi perché c'erano gruppi di sinistra che vi partecipavano», che poi è la regola in quelle altre manifestazioni.
Io, quindi, credo che le manifestazioni di questi giorni vadano condannate senza remore per gli eccessi che ci sono stati. Se eccessi e violenze si sono verificati, bene ha fatto la polizia a intervenire, bene fanno le autorità. Farebbero altrettanto bene se questa fosse la regola per le manifestazioni. Io ricordo San Giovanni, quando bruciò addirittura un blindato. Io ricordo la recente manifestazione della casa senza neanche un arresto e sono arrivati qui vicino. Per carità, non voglio fare quello che invoca gli arresti, ma non scandalizziamoci e non gridiamo «al lupo, al lupo» se una manifestazione, che non ha il conformismo della bandiera rossa alla testa, ha creato dei dissensi. Reprimiamo le violenze, ma ascoltiamo cosa c’è dietro quelle manifestazioni. L'ho sentito dire cento volte quando c'erano violenze inaudite: «ma c'era anche gente perbene», «ma c'era una giusta ragione per la casa». E che non c'era forse una giusta ragione, Presidente, dietro queste vicende ?
E, allora, assieme alla solidarietà alle forze dell'ordine, va la mia totale solidarietà a quelle categorie e a quei cittadini pacifici che hanno voluto protestare. Ricordo che, se ci sono stati episodi di violenza, ci sono stati anche momenti di solidarietà con le forze dell'ordine che testimoniano che la gran parte di quei cittadini era pacifica tanto da indurre, signor Ministro, non un atto di solidarietà togliendosi il casco, ma un atto di tranquillità di quegli agenti...
PRESIDENTE. Concluda.
IGNAZIO LA RUSSA. ...che testimonia che la manifestazione poi così violenta, almeno in quel momento, non era .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Capelli. Ne ha facoltà.
ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, la ringrazio della sua relazione e la ringrazio soprattutto per aver dedicato all'illustrazione dei fatti un terzo del suo intervento e aver in modo particolare accentrato la sua attenzione sul perché di quelle manifestazioni e che cosa si sta e si dovrebbe fare per dare una risposta a quel 50 per cento di manifestanti che sono in piazza per rappresentare le loro ragioni, il loro disagio, i loro problemi.
Io credo che sia, da parte del Centro Democratico, non d'obbligo, ma doveroso esprimere solidarietà alle forze dell'ordine, un ringraziamento e la piena fiducia in loro e in chi deve garantire la libertà e la difesa della libertà.
Stessa fiducia dovremmo cercare di riconquistare noi da parte delle forze dell'ordine e, forse, in questo, in qualche modo, siamo mancati. Ricordo che questa legislatura si è aperta ringraziando le forze dell'ordine. Troppo spesso siamo chiamati ad esprimere solidarietà alle forze dell'ordine fin dai primi giorni di insediamento di questa legislatura.
E anch'io vorrei centrare la mia attenzione su quelli che hanno manifestato e tutti quelli che non possono, non riescono più a manifestare il disagio nell'andare avanti, nella conduzione della loro attività, nel pagare gli studi ai propri figli, nel mettere insieme il pranzo con la cena, che non riescono ad arrivare alla seconda settimana del mese.
PRESIDENTE. Deputato Capelli, concluda.
ROBERTO CAPELLI. E dovremmo pensare a loro parlando più di futuro e meno di passato. C’è uno sport nazionale che è fare politica parlando male della politica e chi non ha proposte e non ha progetti utilizza questo metodo per poter attirare l'attenzione della gente.
Un ultimo suggerimento a noi, a noi stessi. Ci vuole pazienza e saggezza e molta fermezza nel non fare cassa di risonanza al populismo e alle provocazioni. Troppo spesso in quest'Aula non siamo di buon esempio, possiamo far finta di niente rispetto a chi provoca, a chi non propone, e non facciamo cassa di risonanza a questi ambienti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mauro Ottobre. Ne ha facoltà.
MAURO OTTOBRE. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, credo che la violenza vada condannata e la protesta no. Il rischio, cari colleghi, è che la politica e il popolo viaggino su due binari ben diversi. Credo che se la politica non diventa territoriale, credo, come dice il Santo Padre, che se anche noi non puzziamo di pecora, saranno sempre più distanti questo binario e questo modo di fare politica. Infatti, la politica non può essere la causa, ma la politica deve essere la soluzione dei problemi per il Paese e per l'Italia.
Credo che, rispetto a questi manifestanti, quelli onesti, quei cittadini che non hanno lavoro, quegli artigiani che hanno problemi, il Governo debba fare un atto diverso. Debba, attraverso i suoi ministri, incontrare i rappresentanti di queste associazioni. Incontrarli immediatamente perché anche loro sono il nostro popolo. Invece, questo Parlamento sta diventando ultimamente un'arena di chi urla di più, di chi fa più scandalo, di chi più si accusa. Questo Parlamento, invece, dovrebbe essere la vera espressione popolare del popolo.
Quindi, anche nei confronti di questi nostri cittadini che oggi contestano anche noi, le istituzioni si devono calare al loro livello, andare a parlare, andare a confrontarsi e portare la speranza di dire che c’è la politica, quella politica che vuole cambiare, con un voto di fiducia proprio fatto ieri in quest'Aula. Non possiamo continuamente, un giorno sì e un giorno no, pretendere di creare crisi di Governo, di venire qua e fare la fiducia.
Il popolo ha bisogno di concordia e la concordia è uno strumento che deve essere esercitato dalla politica; altrimenti non è pensabile... anche rispetto ai nostri anziani, ai nostri reduci – conosco un reduce che è tornato a piedi dalla guerra di Russia, che ancora vive e che va nelle scuole a dire cos’è lo Stato, cos’è il Paese, cos’è la democrazia – a queste persone che hanno provato sulla propria pelle che cosa voleva dire non avere la democrazia. Quindi, noi che abbiamo questo strumento, è importante doverlo esercitare al massimo per il servizio della nostra gente, per il nostro popolo e per il nostro Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signora Presidente, grazie al signor Ministro e, da parte del gruppo Socialista, va a lei e anche al suo gruppo un ringraziamento particolare non soltanto per la sua persona e per la sua storia passata, ma anche per il coraggio che ha avuto in questi mesi. Un coraggio importante perché questo sta a dimostrare che la stabilità di un Governo, la stabilità di un Paese può affrontare i problemi che abbiamo di fronte.
Problemi che non sono di oggi e che credo non possano essere addebitati esclusivamente a questo Governo, ma che vengono da lontano. Conosciamo bene il disagio, conosciamo bene le difficoltà, conosciamo bene l'aumento della povertà che c’è stato in quest'ultimo periodo e abbiamo proposto, e vogliamo, insieme a voi e insieme a questo Governo, fare in modo che si possano superare e rilanciare le condizioni di crescita, di sviluppo, per poter pensare che vi è un futuro anche per questo Paese.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LELLO DI GIOIA. Ma come è possibile – e mi avvio alle conclusioni, signora Presidente – poter parlare di questo, quando giorno dopo giorno, in questa Aula, si è sistematicamente delegittimati, quando sistematicamente sul sulla rete, si è delegittimati, quando si mette in discussione, giorno dopo giorno, questo Parlamento, che rappresenta la democrazia, che dovrebbe rappresentare, appunto, la libertà, la democrazia, un modo di essere di questo Paese ?
Vede, se siamo già noi coloro i quali mettono in discussione questo, con atteggiamenti, con frasi, con insulti sistematici, come possiamo pensare che i cittadini italiani, che coloro i quali oggi soffrono, possano guardare, non soltanto con interesse, ma con ammirazione, questa Aula, questo Parlamento ?
PRESIDENTE. Deve concludere.
LELLO DI GIOIA. Facciamo, prima di ogni cosa, una riflessione tra di noi e diamo rispetto a questa istituzione, per avere rispetto e per creare quelle condizioni per la crescita, per lo sviluppo e, quindi, costruire realmente un processo di rispetto e di sviluppo di questo Paese
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
PRESIDENTE. Ho un intervento di fine seduta sull'ordine dei lavori da parte del deputato... pardon, della deputata Carinelli, deputata ! Io ci tengo a specificare il genere, anche se spesso non mi viene restituito .
Prego, ne ha facoltà.
PAOLA CARINELLI. La ringrazio, Presidente. Io volevo solo fare un intervento sull'ordine dei lavori della settimana prossima, perché, secondo la legge n. 234 del 2012, il Presidente del Consiglio (o il Ministro competente) deve «passare» dal Parlamento prima di andare in Consiglio europeo, e quest'ultimo si terrà la settimana prossima. Ad ora non è previsto in calendario e mi sembra che nella Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri non se ne sia parlato, per cui volevamo chiedere notizie riguardo a questa cosa, cioè se fosse possibile inserire un passaggio in Aula. Anche se sappiamo che ci sono i lavori della Commissione bilancio, non dovrebbe portare via molto tempo, per cui volevamo chiedere che fosse calendarizzato, inserito in calendario, il passaggio in Aula del Governo prima del Consiglio europeo.
PRESIDENTE. La ringrazio, ma ieri se ne è parlato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo prevedendo, appunto, un passaggio nelle Commissioni congiunte di Camera e Senato.
ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, ricevo nella giornata di oggi una lettera da un amico, un importante filosofo polacco, Volodymyr Turchynovsky... no, scusate, non polacco, ucraino. Vorrei leggervene alcuni passi: la situazione è serissima, e credo che nessuno oggi possa dire o predire in che direzione essa è destinata a svilupparsi. È il momento in cui la più giovane generazione dell'Ucraina, con grande confidenza in se stessa, entra all'interno della scena pubblica.
È la generazione degli ucraini che sono cresciuti e sono nati nell'Ucraina indipendente e non sono stati infettati dal del totalitarismo sovietico. Questa generazione è di gran lunga la risorsa nazionale più importante, è la nostra speranza per il futuro, non possiamo permettere che sia rovinata e perduta. La situazione sarebbe meno complicata e ci sarebbe un po’ più di speranza se non fosse per la costante pressione della Russia e di Putin. Questo è qualcosa di cui voi certamente siete consapevoli.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, quello che sta accadendo in Ucraina è qualcosa che interpella la nostra coscienza e la nostra responsabilità di europei. Io credo che il Governo dovrebbe venire a riferire sulle iniziative che intende prendere, o che sta prendendo, insieme con gli altri Paesi europei, all'interno del quadro della politica estera dell'Unione, per venire in aiuto del popolo ucraino. Molto del nostro futuro potrebbe dipendere da questo.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.