PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
GIOVANNI SANGA, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Michele Bordo, Bratti, Capelli, D'Ambrosio, Dambruoso, Dellai, De Menech, De Micheli, Di Gioia, Di Lello, Fava, Ferrara, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Manciulli, Marazziti, Marotta, Antonio Martino, Migliore, Piccoli Nardelli, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Realacci, Rosato, Speranza, Tabacci, Turco, Valeria Valente e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente centoquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’
al resoconto della seduta odierna allegato A .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle ore 10,30.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3340-A: Conversione in legge del decreto-legge 1o ottobre 2015, n. 154, recante disposizioni urgenti in materia economico-sociale.
Ricordo che nella seduta del 3 novembre 2015 si è concluso l'esame degli ordini del giorno.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Constato l'assenza dell'onorevole Di Gioia che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: si intende che vi abbia rinunciato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà.
IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie, Presidente. Siamo oggi in sede di conversione di un decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia economico-sociale. La prima considerazione che viene sempre fatta in questi casi è capire se un decreto-legge contiene i requisiti di urgenza e necessità che la nostra Costituzione prevede ai sensi dell'articolo 77. Ebbene quali sono gli argomenti su cui questo decreto-legge si basa ? L'articolato è composto da tre articoli di cui il primo riguarda l'intervento per il ripristino del decoro e della funzionalità delle scuole, il secondo è tecnico sull'amministrazione straordinaria e il terzo invece è sul Patto di stabilità relativo alle zone colpite da disastri legati alla meteorologia. Ebbene, anche soltanto l'oggetto di cui si occupa questo decreto fa capire che ci sia urgenza e necessità di intervenire in questa materia. Semmai – lo diremo dopo – si è intervenuti in maniera un po’ troppo leggera rispetto alle necessità del Paese relative a queste problematiche. Pertanto sicuramente ritengo che il Governo abbia fatto bene a intervenire con questo decreto-legge, criticando semmai l'esiguità delle risorse messe a disposizione per risolvere i problemi di cui si parla.
L'articolo 1 del decreto-legge è quello relativo alle scuole. Parla di ripristino del decoro e della funzionalità, assegnando circa 110 milioni che, ripeto, sono una somma sicuramente esigua soprattutto per il fatto di prevedere 100 milioni per il 2015 e 10 milioni per l'anno 2016. Pertanto, possiamo considerarlo un inizio ma c’è sicuramente bisogno di molto di più per recuperare la funzionalità e il decoro delle nostre scuole che hanno una serie di problemi strutturali sia a livello di strutture portanti delle scuole che oggi in Italia riguardano i nostri figli e i nostri studenti e anche in ordine alla funzionalità delle stesse. Il livello di funzionalità può essere percepito nell'immagine di queste scuole che spesso hanno intonaci scrostati per non parlare di altre problematiche ma si comprende anche attraverso la quotidiana notizia per cui i genitori devono supplire ai bisogni della scuola e portare generi di prima necessità, generi utili per portare avanti le lezioni singolarmente e con la loro volontà. Queste sono notizie sulle nostre scuole che non vorremmo più sentire. Vorremmo che la funzionalità e il decoro venissero garantiti per la scuola pubblica da parte dello Stato e non fossero legati alla volontarietà dei singoli genitori. Proprio per questo riteniamo che bene ha fatto il Governo ad intervenire su questo punto, anche se – ripeto – pur essendo favorevoli a qualsiasi somma venga erogata per la nostra scuola, riteniamo che per adesso i 110 milioni debbano essere considerati come inizio di un percorso che ci auguriamo sia molto più lungo e molto più utile alle nostre scuole. Le scuole sono la base: da poco abbiamo approvato una riforma per alcuni versi utile, per altri più contestabile ma che sta a significare che, se c’è un interesse del Governo a far funzionare meglio la nostra scuola, anche la parte estetica, anche il decoro, anche la parte strutturale, anche la parte di funzionalità deve avere il suo giusto interesse. Pertanto, ben vengano i 100 milioni per il 2015, che sicuramente non bastano nel complesso ma significano l'interesse del Governo, ma ci auguriamo che altrettanti siano previsti per il 2016.
Per cui la valutazione complessiva su questo articolo è positiva anche se, lo ripeto, c’è stata la richiesta di voler fare di più per quanto riguarda le somme erogate.
L'articolo 2 più che altro è una norma di natura tecnica, riguarda le amministrazioni straordinarie. Ossia, proroga di 12 mesi l'esecuzione del programma di cessione, per quello che riguarda le cessioni aziendali in caso di amministrazione straordinaria che sono in parte già decise dall'articolo 66 del decreto legislativo in materia che proroga il programma di tre mesi per una volta sola. È una norma tecnica, ma che ha un significato, invece, di natura procedurale molto importante. Noi sappiamo che le norme sull'amministrazione straordinaria servono a cercare di salvare posti di lavoro e aziende, quindi, quelle grandi imprese che sono andate, magari, in crisi di liquidità a causa della crisi mondiale degli ultimi tempi, ma che, in ogni caso, hanno, magari, delle prospettive positive di crescita e di salvaguardia dei posti di lavoro ma hanno, lo ripeto, delle crisi di liquidità. In quel caso interviene la procedura per cercare di tenerle in piedi, per salvaguardare i posti di lavoro. Ma è una procedura che ha troppe rigidità, prevede l'esecuzione del programma, prevede una serie di iniziative temporali che se il commissario – e sappiamo che non sempre ci riesce – non riesce a eseguire nei tempi dovrebbe convertire tale procedura in fallimento con tutto quello che ne segue, come la perdita dei posti di lavoro per queste aziende.
Per cui bene ha fatto il Governo a intervenire su questo aspetto che proroga questa possibilità di cessione. Infatti, un commissario che sta vendendo l'azienda per salvaguardare i posti di lavoro, scadendo i termini, dovrebbe essere costretto a convertire; in questo modo, invece, ha ulteriori 12 mesi. Ma noi riteniamo che bisognerebbe intervenire molto di più su questa materia che è così utile nell'ambito delle imprese, per cercare di salvare le aziende, per alleggerire, velocizzare e rendere più moderna la procedura in materia. Noi, oggi, abbiamo una miriade di aziende che sono in amministrazione, vi sono anche una miriade di norme, la Prodi, la Marzano quella relativa all'Alitalia; ebbene noi riteniamo che, invece, riunificare in un unico progetto questa normativa sia una cosa molto sensata. Cito, solo perché è l'unica proposta in questo momento incardinata alla Camera, proprio una mia proposta di legge, la n. 862, che tratta la materia dell'amministrazione straordinaria proprio come riduzione a un testo unico di queste norme, semplificando, liberalizzando molto di più di quello che il Governo ha fatto con questo articolo 2 quelle che sono le norme in materia. Per cui ci auguriamo che questa normativa vada anche avanti.
Poi c’è l'articolo 3, molto importante, che introduce le modifiche alle condizioni con cui operano gli enti locali per colpa del cosiddetto Patto di stabilità. Si era parlato inizialmente, nel decreto-legge, solo di Parma e di Piacenza, per 15 milioni; successivamente, con l'introduzione di un comma 1- all'articolo 3, questa norma è stata estesa per tutte quelle città, per tutti quegli enti locali, per cui il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di calamità. D'altronde, non possiamo non prendere atto che nel nostro Paese il dissesto idrogeologico è una priorità, non possiamo non prendere atto che, ormai, la meteorologia non è più quella di una volta, ormai assistiamo a veri e propri tifoni che arrivano sul nostro Paese. Sono di questi giorni, purtroppo, le immagini televisive di una Calabria distrutta, in alcune parti, per colpa del maltempo e, allora, bisogna fare una riflessione su questo. È vero, oggi noi, sul Patto di stabilità, stiamo dando un piccolo aiuto a Parma, a Piacenza e alle altre città, permettendo agli enti locali di utilizzare quegli spazi della cosiddetta premialità a differenza di questo Patto di stabilità che, spesso e volentieri, strangola enti locali virtuosi e sul quale andrebbe fatto un ragionamento molto più ampio, anche se non è questa la sede per farlo. Qui è invece la sede per dire che lo Stato deve intervenire non con questi provvedimenti nei quali da una parte e dall'altra si continuano a dare soldi per un costo di circa tre miliardi e mezzo di euro all'anno, ma dovrebbe intervenire con un piano di recupero del nostro dissesto idrogeologico in maniera molto più intensa, molto più completa e molto più preventiva, dovrebbe studiare delle forme, come fanno in Francia, dove viene preso un 9 per cento dal Fondo dei premi sulle assicurazioni per le calamità che viene destinato a un Fondo nazionale unico che poi lo Stato utilizza, ossia dobbiamo smettere di intervenire, a mio parere, con piccole toppe locali, ma intervenire in maniera più forte con un piano nazionale contro il dissesto idrogeologico.
Insomma, si prenda spunto da questo decreto per un vero piano di recupero della situazione, nel nostro Paese, del dissesto idrogeologico. Non vorremmo più vedere situazioni in cui le nostre regioni vengono flagellate dal maltempo, con i cittadini che hanno danni enormi e lo Stato che interviene successivamente. Ripeto: lo prendiamo come uno spunto e un inizio. Ritengo comunque positivo l'intento del Governo e quanto fatto con questo decreto, a cui il gruppo ALA, Alleanza Liberlpopolare Autonomie, darà pertanto il suo voto favorevole.
PRESIDENTE. Pregherei di liberare i banchi del Governo, grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nastri. Ne ha facoltà.
GAETANO NASTRI. Grazie, Presidente. Oggi siamo alle prese con la conversione dell'ennesimo provvedimento d'urgenza varato da questo Governo. L'ennesimo, e, come quasi tutti i precedenti, anche questo incappa nei soliti vizi attinenti ai criteri di omogeneità, straordinarietà e urgenza cui dovrebbe essere improntata l'attività normativa dell'Esecutivo. Questo decreto-legge affronta i temi più diversi e ciascuno di questi rappresenta una buona intenzione finita male. Ma cominciamo dal principio. Il primo articolo prevede il finanziamento di 110 milioni di euro in favore del cosiddetto piano «scuole belle», per il quale, nel complesso, dovrebbero essere spesi 450 milioni di euro tra il 1o luglio 2014 e il 1o aprile 2016. Il problema, però, è che le risorse vengono pescate dal Fondo per lo sviluppo e la coesione, quello che una volta era il Fondo per le aree sottoutilizzate. Da questi fondi si prelevano risorse spesso e volentieri per destinarle a tutt'altra finalità, mentre a parole il nostro Presidente del Consiglio si batte il petto dicendo che rilancerà le aree svantaggiate. Poi, non contento di questo, un'altra quota di fondi da destinare alle «scuole belle» la prendete dal Fondo per l'occupazione, altro settore rispetto al quale esiste in Italia una drammatica emergenza e per il quale dovrebbe essere speso ogni singolo centesimo originariamente previsto. Per non parlare delle contraddizioni che hanno sin qui segnato l'iter autorizzatorio dell'utilizzo dei fondi, che hanno spinto la Commissione cultura, nel proprio parere, a raccomandare al Governo una più chiara e coerente procedura decisionale sul finanziamento degli interventi e una più lineare conduzione dei relativi e conseguenti procedimenti amministrativi. Ma non è solo la provenienza delle risorse a destare sconcerto, c’è infatti, ad esempio, il tema della selezione dei destinatari degli interventi, quello dell'entità dei singoli importi destinati e quello della congruità degli interventi scelti. L'anagrafe dell'edilizia scolastica varata ad agosto è ancora incompleta e non aggiornata e non offre certo quella visione complessiva degli interventi necessari rispetto alle varie strutture destinate all'edilizia scolastica. E allora si interviene a secondo il criterio, piuttosto, del maggior numero di lavoratori socialmente utili da mantenere. Già, onorevoli colleghi, perché il vincolo tra «scuole belle» e LSU, che prevede il reimpiego del personale precedentemente impegnato nell'attività di pulizia delle scuole in interventi di ripristino del decoro e della funzionalità degli immobili adibiti a edifici scolastici, pone proprio il rischio che la quota maggioritaria di fondi sia indirizzata laddove sia maggiore il numero degli LSU impiegati. Senza nulla togliere a questi lavoratori, sembra evidente, anzi lapalissiano, il fatto che non possa essere questo un criterio per la ripartizione dei fondi. E se già togliamo risorse a capitoli di spesa pure importanti, non sarebbe meglio, banalmente, destinarli al Fondo unico per l'edilizia scolastica per interventi strutturali di prevenzione, di adeguamenti antisismici, di messa in sicurezza degli edifici, magari secondo un programma organico predisposto sulla base del censimento effettuato con l'anagrafe dell'edilizia scolastica ? Noi pensiamo di sì.
Il secondo articolo di questo provvedimento, in perfetta disomogeneità rispetto al primo, riguarda la disciplina dell'amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza e proroga il termine temporale per la cessione di rami aziendali. Stando alla relazione illustrativa, l'obiettivo perseguito è quello di evitare alle grandi imprese commerciali che versano in stato di insolvenza e che non hanno ancora concluso nei previsti limiti temporali l'attuazione programmi per l'amministrazione straordinaria, l'automatica conversione della procedura conservativa in fallimento.
La possibilità di disporre di 12 mesi ulteriori dovrebbe quindi aiutare le aziende in crisi, ma a quanto pare quelle che ne trarranno un beneficio effettivo, trovandosi nelle condizioni previste, saranno pochissime, per non dire, ad oggi, una soltanto.
Infine, il terzo e ultimo articolo stabilisce una riduzione degli obiettivi del Patto di stabilità per il 2015 in favore dei comuni della provincia di Parma e Piacenza colpiti dall'alluvione degli scorsi 13 e 14 settembre e per i quali il Governo ha già dichiarato lo stato di emergenza: un altro lodevole intento finito male ! Allo stato, per i territori interessati da questa calamità, risultano quindi disponibili complessivamente 30 milioni di euro: quasi 15 che derivano dallo sforamento del Patto, vale a dire la solita pratica di spendere soldi senza metterci soldi; 10 milioni già stanziati con l'ordinanza che dichiarava lo stato di emergenza; 5 milioni stanziati autonomamente dalla regione Emilia-Romagna. Peccato che i danni siano stimati in quasi 90 milioni: per l'esattezza, 88 milioni di euro !
Peccato anche che notiamo almeno due clamorose assenze rispetto al tema dei disastri ambientali. La prima grande assenza che registriamo è quella di molte altre zone recentemente colpite da eventi atmosferici eccezionali, che non meritano evidentemente la stessa attenzione da parte del Governo. Pensiamo alla Sardegna, dove, nei primi giorni dello scorso mese di settembre, una tromba d'aria e forti grandinate hanno provocato rilevanti danni in diverse aree dell'isola, soprattutto rispetto alle produzioni agricole. Pensiamo alla Calabria, devastata proprio in questi giorni da un'eccezionale ondata di maltempo che ha provocato distruzioni e frane, ha isolato alcune località e rispetto alla quale i danni sono ingentissimi. Pensiamo a Messina, dove da due settimane è in corso una drammatica emergenza idrica, a causa di una frana che ha interrotto l'acquedotto e rispetto alla quale il Governo non sta facendo assolutamente nulla.
La seconda grande assenza che registriamo è quella del Piano nazionale contro il dissesto idrogeologico: ma dove sarà mai finito ? Nessuno ne parla, nessuno si preoccupa di metterlo in atto, ma soprattutto di finanziarlo; e questo avviene mentre in Italia ormai ogni pioggia crea danni, quando non autentiche tragedie.
Ed è proprio questo che contestiamo e di cui dicevamo anche all'inizio di questo mio intervento, rispetto alla disomogeneità ed estemporaneità dell'azione di questo Governo. Si va per emergenze, e neanche, perché ci sono emergenze più emergenze di altre, ma sicuramente non c’è mai una visione, un approccio sistemico e strategico. Non c’è mai un approccio di lunga durata, un approccio che, al di là dei facili proclami, degli interventi tampone per farsi belli, affronti in modo serio i problemi del nostro malandato Paese.
Fratelli d'Italia su questo provvedimento si asterrà, per i motivi che abbiamo sin qui detto: si asterrà perché, se pure apprezziamo le intenzioni, non condividiamo né i mezzi né, tanto meno, i risultati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, nell'esprimere il voto favorevole del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico, desidero svolgere alcune brevissime osservazioni.
La prima riguarda le attività socialmente utili, che dovrebbero essere svolte da soggetti titolari di ammortizzatori sociali, con il coordinamento di amministrazioni pubbliche nei comuni di residenza, e che hanno bisogno che siano attivati dei controlli necessari, perché queste attività siano svolte con decoro e con impegno. Di fronte agli esempi di superficialità e disinteresse di dipendenti pubblici che hanno determinato un grande allarme sociale, come dimostra il caso che è assurto alle cronache in questi giorni del comune di Sanremo, il tema dei controlli dei lavori socialmente utili è una questione di serietà, per evitare che queste forme di intervento sociale siano chiamate con un nome che è assolutamente improprio. Quindi, l'invito al Governo è di utilizzare dei meccanismi di controllo adeguati, facendone carico agli enti locali di pertinenza.
Positiva appare la proroga del termine di esecuzione del programma di cessione dei complessi aziendali.
Sulle misure finanziarie per interventi nelle alluvioni del 13 e 14 settembre di Parma e Piacenza, che richiamano la premialità agli enti locali con una riduzione degli obiettivi del Patto di stabilità, vorrei osservare una cosa molto semplice: poiché nel nostro Paese questi eventi si ripetono con allarmante precisione, credo che il Parlamento debba farsi carico di un intervento legislativo complessivo che distingua i diversi eventi e la loro portata, anche con riguardo ai meccanismi di dichiarazione di pubblica calamità, e che leghi la fase emergenziale di competenza della Protezione civile alla fase di ricostruzione dei beni pubblici e privati e delle attività produttive nei diversi settori, con delle procedure che siano testate e che siano standardizzate, ma che siano certe.
Noi stiamo conducendo – parlo come presidente della Commissione bicamerale per la semplificazione – un'indagine conoscitiva, che è in corso, che nasce dalla constatazione che nella fase della ricostruzione si frappongono tali e tanti ostacoli, spesso non giustificati e legati all'incertezza dell'attività della pubblica amministrazione, che richiedono un intervento legislativo di carattere complessivo. Senza questo, le regioni vanno in confusione e gli enti locali interessati sono privi della necessaria guida.
Quindi, vorrei che il sottosegretario che mi ascolta prendesse buona nota di queste cose, poiché, diversamente, noi ci troviamo a rincorrere sempre gli eventi e non siamo in condizione di dare una parola di stabilità al lavoro, che, peraltro, in previsione sarà ampiamente in crescita, in quanto, se le ragioni dei mutamenti climatici incidono sugli eventi calamitosi, va da sé che dovremo stare con gli occhi aperti, ma avere anche delle procedure che, consolidate nel tempo e ben strutturate, siano in grado di evitare che, ai diluvi che vengono dal cielo, aggiungiamo anche le calamità per mano nostra .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.
GUIDO GUIDESI. Grazie, Presidente. Noi ci troviamo a discutere l'ennesimo decreto, che è un decreto snello, nel senso che è composto solo da tre articoli, ma che mette insieme tre argomenti estremamente diversi l'uno dall'altro.
Nei tre articoli ci sono un po’ di questioni sulle quali abbiamo discusso e sulle quali abbiamo anche presentato tanti emendamenti...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Guidesi. Il Governo deve ascoltare chi parla, per favore.
Prego, onorevole Guidesi.
GUIDO GUIDESI. ...emendamenti che non sono stati accettati, né dalla maggioranza né dal Governo, ma che tentavano di risolvere alcune questioni che questo decreto non risolve.
Questo decreto affronta, per esempio, l'amministrazione straordinaria e controllata dei commissari di alcune aziende con delle proroghe. Giustamente, innanzitutto, la prima questione che abbiamo affrontato è il fatto che ci sia in discussione, presso la Commissione in sede referente, un progetto di legge che riguarda proprio l'attività dei commissari nelle aziende e, giustamente, si è chiesto, all'interno della discussione che riguarda questo articolo e questa tematica, obiettivi di trasparenza anche sulla gestione economica dei commissari, che, ad oggi, non ci sono. Per cui, il dato di fatto è che oggi si fa una decretazione d'urgenza per un argomento che si sta affrontando e si sta cercando di risolvere dal punto di vista legislativo nella Commissione referente, ma con riferimento al quale, soprattutto, alla fine dei fatti, non sappiamo effettivamente per quale motivo ci sia un'urgenza di affrontare questo argomento, cioè a chi serve e a quali aziende serve questa norma.
L'altra questione riguarda il programma «Scuole belle», dove il decreto interviene in maniera sostanziale, praticamente stanziando i fondi del CIPE che servivano rispetto all'accordo stipulato a suo tempo (marzo 2014) e poi ribadito in un ulteriore accordo con le regioni.
Il provvedimento sulle «Scuole belle» è stato dibattuto ampiamente, soprattutto riguardo all'edilizia scolastica. Ma è giusto dire che questo provvedimento non riguarda l'edilizia scolastica, ma altresì riguarda la questione dei lavoratori e degli ex lavoratori socialmente utili, visto che è stato oggetto di una trattativa Stato-regioni e di un accordo, poi stipulato. Stiamo parlando non di pochi soldi, ma di tanti soldi, che arrivano anche dal CIPE e che vengono, da un lato, portati, invece, all'edilizia scolastica. Qui stiamo discutendo sostanzialmente di 150 milioni di euro per il 2014, di 130 per il 2015 e di 170 milioni per il periodo che va dal secondo semestre 2015 fino al primo trimestre 2016.
Di cosa stiamo discutendo ? Stiamo discutendo degli ex lavoratori socialmente utili. Allora, se questo fa parte del programma «Scuole belle», ovvero di tutta l'iniziativa sulla scuola, tanto paventata dal Governo Renzi, allora è stato interessante capire come vengono gestiti questi fondi. Nella gestione di questi fondi, la cosa che ci ha lasciati estremamente perplessi, tanto da presentare una proposta di correzione per un modello di riequilibrio dello stanziamento dei fondi, è stato lo stanziamento della prima rata. Lo stanziamento della prima rata, le assegnazioni della prima rata del programma «Scuole belle» contano 130 milioni di euro e trovano immense disparità tra i vari territori nazionali. Ci sono assegnazioni che vengono fatte da regioni a regioni e ci sono delle province del nord totalmente escluse da queste assegnazioni.
Ma la cosa che ci lascia più perplessi è che, rispetto a queste assegnazioni, abbiamo scoperto l'esistenza di molte più scuole in alcune regioni, probabilmente di scuole più belle e più pulite, visto che il programma dovrebbe servire a quello, e praticamente dell'inesistenza o della quasi inesistenza di scuole in altre regioni. Un esempio su tutti: dei 130 milioni, vengono assegnati circa 12,5 milioni alla regione Calabria; 50 milioni – per cui circa la metà dei fondi stanziati dalla prima assegnazione – alla regione Calabria per 1.087 scuole e alla povera Lombardia vengono lasciati circa 2 milioni e 900 mila euro.
Per cui, noi pensiamo che, se il programma riguarda tutto il settore scolastico, come è stato poi paventato più volte dal Presidente del Consiglio, ci debba essere un riequilibrio di questi fondi nella seconda assegnazione, cosa che verificheremo e controlleremo, perché i furbi non possono continuamente essere sostenuti a scapito di qualcun altro.
E, poi, c’è questa bellissima iniziativa di intervento emergenziale del Governo rispetto agli eventi di calamità naturale e, dunque, in ordine alle alluvioni e alle frane che ci sono state in Emilia, precisamente nella provincia di Parma e nella provincia di Piacenza, il 13 e il 14 settembre scorsi. Una stima dei danni, più o meno, conta 90 milioni di euro solo nella provincia di Piacenza, ma il Governo cosa fa ? Il Governo stanzia 14 milioni di euro, di cui 10 sono già degli enti locali, perché 10 vengono praticamente liberati dai vincoli del Patto di stabilità e possono essere spesi (4 dalla provincia di Parma e 6,5 dalla provincia di Piacenza). Poi, c’è una ripartizione tra comuni. Su 90 milioni di danni, il Governo Renzi decide di stanziare 3 milioni 679 mila euro da ripartire tra i vari comuni che hanno subito i danni.
Allora, al di là del fatto che noi auspichiamo una discussione di questo tipo sulla prevenzione di questi eventi calamitosi e sullo della legislazione esistente, soprattutto in ordine alla pulizia dei fiumi, bloccata da un fondamentalismo ambientale di cui oggi stiamo pagando notevoli conseguenze, il dato di fatto è che noi siamo di fronte ad una situazione dove 90 milioni di danni vengono compensati con una decina di milioni, di cui un pezzo, una gran parte è già di proprietà degli enti locali che hanno subito questi danni e la risposta del Governo è questa.
La risposta del Governo è stata quella di abbandonare quelle popolazioni. Alcuni privati oggi sono ancora completamente isolati, alcune aziende non possono riattivarsi, alcune infrastrutture sono bloccate, vi è il rischio di frane. Tutte le nostre proposte, che riguardavano sospensione dei contributi, zone franche, riattivazione rispetto alle attività aziendali e quant'altro sono state completamente bocciate.
Allora, noi oggi possiamo contare solo ed esclusivamente su due condizioni. La prima, per questi territori, è stata una bellissima e fantastica visita del Presidente del Consiglio, che ha fatto un giro di mezz'ora su un elicottero. L'altra condizione, sulla quale veramente possiamo contare, sono questi soldi trovati rispetto alle esigenze che ci sono, che sono la ciliegina sulla torta del giro in elicottero del Presidente del Consiglio, della presa in giro del giro in elicottero del Presidente del Consiglio.
Chi conosce quelle vallate sa che sono tanto belle, ma ancor più bella e fantastica è la dignità di quelle popolazioni, che potranno contare solo ed esclusivamente sulla loro dignità, sul loro orgoglio...
GUIDO GUIDESI. ...sulla loro laboriosità, aiutate, magari, da qualche volontario, che, ancora una volta, ha dimostrato di essere molto più vicino a quelle popolazioni rispetto al Governo, che, magari, è venuto dalla Lombardia con qualche pala e ha aiutato queste popolazioni, completamente lasciate sole.
Oggi abbiamo 3 milioni e 670 mila euro per le popolazioni alluvionate del piacentino e del parmigiano e in bilancio si contano 3 miliardi e 300 milioni per il sistema di accoglienza dei migranti, a cui questo Paese continua a far fronte, incentivando il dell'immigrazione. Invito a riflettere su questi dati, perché questo non è il Paese che noi vogliamo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Librandi. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO LIBRANDI. Grazie, signor Presidente. Signora sottosegretario, onorevoli colleghi, il decreto-legge n. 154, la cui conversione è all'esame dell'Aula, reca alcune disposizioni urgenti in due settori strategici per il Paese, la scuola e l'impresa, oltre che alcune norme volte a sostenere, da un punto di vista finanziario, i territori colpiti da eventi meteorologici di eccezionale gravità nel 2015.
Il primo articolo del decreto intende favorire la prosecuzione degli interventi del piano straordinario per il ripristino del decoro e della funzionalità degli edifici scolastici. Il tema della scuola e dell'istruzione è da sempre prioritario nell'ambito dell'azione di questo Governo. A luglio è stato approvato il disegno di legge di riforma della scuola, che abbiamo voluto chiamare «La buona scuola», che incide in maniera sostanziale sull'offerta formativa del nostro Paese.
Ma «La buona scuola» risulterebbe un progetto incompleto, se non fosse accompagnato da una forte azione finalizzata a ripristinare e migliorare la sicurezza, la funzionalità e il decoro degli edifici scolastici; una necessità urgente e indifferibile per il nostro Paese, come già il Presidente Renzi ebbe modo di sottolineare nel suo discorso di insediamento alle Camere nel febbraio del 2014.
Proprio in quest'ottica, è stato presentato, nel luglio dello scorso anno, un piano complessivo di edilizia scolastica, che si muove lungo tre direttrici fondamentali: la costruzione e la manutenzione straordinaria, la messa in sicurezza e gli interventi di piccola manutenzione, oggetto del già citato progetto «Scuole belle». Un progetto che prevede un finanziamento complessivo di 450 milioni di euro per il periodo intercorrente tra il luglio 2014 e il marzo 2016 e che ad oggi ha già visto uno stanziamento di complessivi 280 milioni, di cui 150 per il 2014 e 130 per il 2015.
Tali stanziamenti hanno già prodotto risultati tangibili: 7.235 interventi effettuati nel 2014, quasi 5.300 nel primo semestre del 2015 ed altrettanti previsti entro il primo trimestre del 2016. Proprio per raggiungere questo ambizioso obiettivo, vengono stanziati, con questo decreto-legge, ulteriori 110 milioni di euro.
Un'azione che Scelta Civica condivide e che accoglie con grande favore nella convinzione che gli oltre 40 mila ambienti di apprendimento, dove studiano e lavorano circa 9 milioni di persone, fra studenti e personale, non possono non essere sicuri ed adeguati alla funzione didattica che in quei luoghi quotidianamente si svolge.
Nel corso dell'esame in Commissione è stato poi inserito nel decreto l'articolo 1- che detta disposizioni al fine di garantire, con grande buonsenso, la continuità dell'attività di titolari di ammortizzatori sociali in lavori socialmente utili presso le amministrazioni pubbliche. La possibilità di utilizzare tali lavoratori, infatti, continuerà ad applicarsi ai progetti iniziati prima dell'adozione della convenzione quadro.
Il dispositivo di cui all'articolo 2 incide, invece, su un altro settore strategico per il Paese, il settore dell'impresa e in particolare sulle norme che riguardano l'amministrazione straordinaria di impresa, di cui al decreto legislativo n. 270 del 1999. Come è noto, la procedura di amministrazione straordinaria, a cui vengono ammesse grandi imprese che, se pur dichiarate insolventi, presentano concrete prospettive di recupero dell'equilibrio economico-finanziario, prevede due procedure alternative che presuppongono tempi diversi di attuazione: un anno se la procedura prevede la cessione di complessi aziendali, due anni in caso di azioni finalizzate alla ristrutturazione economico-finanziaria.
Nel caso in cui al termine dei suddetti periodi il programma risulti non concluso, il tribunale dispone la trasformazione della procedura in fallimento, consentendo però, in caso di previsione della cessione di beni aziendali, una proroga di tre mesi, previo nulla osta del Mise, quando risultino in corso iniziative di imminente definizione.
Sulla base di quanto previsto dall'articolo 2 del decreto in fase di conversione, il programma di cessione dei complessi aziendali può essere ulteriormente prorogato per una sola volta, per un periodo non superiore a dodici mesi, nel caso in cui venga accertato, sulla base di una specifica relazione predisposta dal commissario liquidatore, ed approvata dal comitato di sorveglianza, che l'attuazione del programma richiede la continuazione dell'attività dell'impresa e che tale fatto non arreca pregiudizio ai creditori.
Una norma che condividiamo e sosteniamo, partendo dalla considerazione di base che in una fase economica difficile e particolare, come quella che stiamo vivendo, un programma di cessione di complessi aziendali strutturati e dalle molteplici sfaccettature, possa ragionevolmente richiedere tempi superiori ai dodici mesi. Si evita perciò, in questo modo, l'automatica conversione di una procedura di amministrazione controllata in fallimento, andando perciò ad enfatizzare la natura della stessa procedura, cioè la conservazione del patrimonio produttivo attraverso la prosecuzione, la riattivazione o la riconversione delle attività imprenditoriali la cui rilevanza risulta sostanziale sia sotto il profilo della produzione che della conservazione dei livelli occupazionali. È una norma che riteniamo possa, alla fine, favorire non solo l'interesse pubblico legato al salvataggio di un complesso aziendale ed al mantenimento dell'occupazione, ma anche i creditori, considerato che la proroga risulta preclusa nel momento in cui la prosecuzione del programma di cessione del complesso aziendale possa risultare pregiudizievole per gli stessi.
Da ultimo, ma non certo per importanza, l'articolo 3 del decreto in esame prevede una serie di misure finanziarie in favore dei territori delle province di Parma e Piacenza colpite da eventi meteorologici di eccezionale gravità nelle giornate del 13 e 14 settembre 2015. In particolare, viene approvata, a favore dei comuni per i quali il 25 settembre il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza, una riduzione dell'obiettivo del Patto di stabilità interno per l'anno 2015 di complessivi 14,2 milioni di euro, da ripartirsi per un importo massimo di 4 milioni di euro a favore della provincia di Parma, di 6,5 milioni di euro per la provincia di Piacenza e di 3,7 milioni di euro per i comuni colpiti dall'evento. Nel corso dell'esame in Commissione è stato poi ampliato il principio del sostegno ai comuni colpiti nel 2015 da calamità naturali che possono ora escludere dal Patto le relative spese se sostenute con utilizzo dell'avanzo di amministrazione e con ricorso al debito. La riduzione degli obiettivi è posta a valere sugli spazi messi a disposizione dalla cosiddetta premialità a favore degli enti locali che rispettano i vincoli imposti dal Patto di stabilità e i tempi di pagamento dei debiti commerciali nei limiti degli spazi residuali a disposizione alla data del 24 settembre 2015.
Anche in questo caso concordiamo con la proposta del Governo. Si tratta di un aiuto concreto, per quanto quantitativamente modesto e meritevole di essere integrato anche in altre forme, ai territori delle province di Parma e Piacenza duramente colpite, come già i comuni di Dolo, Pianiga e Mira qualche mese prima da violenti eventi meteorologici.
Per concludere, è un decreto-legge che detta disposizioni rilevanti nei settori strategici della scuola, finanziando un'ulteriore del programma «scuole belle», e delle grandi aziende in crisi, sostenendo i processi di mantenimento dell'attività produttiva e dei livelli occupazionali. Si prevedono, inoltre, doverose misure di sostegno finanziario per i territori colpiti da calamità naturali. Scelta Civica esprimerà, pertanto, voto favorevole alla conversione del decreto-legge.
PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti del Liceo scientifico paritario «De Nicola» di Roma e gli alunni e i docenti dell'Istituto magistrale «Regina Margherita» e della scuola elementare «Gabelli» di Palermo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune .
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA. Signor Presidente, questo decreto-legge affronta questioni non omogenee. Si articola su tre grandi questioni e questo, di per sé, è censurabile, secondo quanto più volte ha detto il Presidente della Repubblica, soprattutto il passato Presidente della Repubblica, che invitava, in ordine ai decreti-legge emanati dal Governo, a trattare materie assolutamente omogenee.
Naturalmente siamo favorevoli a stanziare con urgenza fondi a favore delle popolazioni delle province di Parma e di Piacenza, colpite dall'alluvione del 13 e 14 settembre di quest'anno, tramite la riduzione dei saldi relativi al Patto di stabilità interno.
I deputati di Sinistra Ecologia Libertà si asterranno, perché questo decreto-legge non prevede la stabilizzazione dei lavoratori delle ditte esterne che fanno le pulizie in quasi la metà – per la precisione nel 43 per cento – delle scuole italiane. Dal mese di aprile 2016 non ci sarà nessuna certezza né di risorse né di soluzioni alla problematica occupazionale per queste lavoratrici e lavoratori, cosiddetti LSU della scuola, precari dall'anno 2000, quindi da quindici anni, una vita intera.
Vi è un'altra criticità per Sinistra Ecologia Libertà in questo decreto-legge. Infatti, non sono state inserite le misure «salva regioni», per quelle regioni in particolare, come il Piemonte, che hanno utilizzato i trasferimenti destinati a pagare i fornitori per coprire le loro spese correnti o i debiti fuori bilancio. E questa è una realtà enorme, che interessa non solo il Piemonte ma anche altre regioni. Né sono state previste altre modifiche per definire correttivi per i comuni per una sanatoria delle delibere comunali su IMU, Tasi, Tari e addizionale Irpef approvate in ritardo.
Il Governo intende, quindi, rifinanziare il cosiddetto Piano straordinario per il ripristino del decoro e della funzionalità degli edifici scolastici, ampiamente strombazzato ai quattro venti con il nome di «scuole belle», mediante un ulteriore stanziamento di 110 milioni di euro a favore del Miur. In realtà, nonostante la propaganda MinCulPop di Renzi, si tratta di un'altra parte degli interventi calcolati e poi annunciati per 450 milioni di euro, a seguito dell'accordo siglato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali il 28 marzo 2014, che ha posticipato il problema e la soluzione all'esternalizzazione dei servizi di pulizia nelle scuole soltanto fino a marzo 2016, una scadenza ormai prossima a venire.
Si tratta di un ennesimo e costoso provvedimento tampone, con lo scopo, almeno dichiarato nelle intenzioni, di avviare la definitiva soluzione della problematica occupazionale per i 24 mila lavoratori ex LSU, conseguente alle riduzioni degli affidamenti dalle espletate gare Consip e per ripristinare le condizioni economiche e contrattuali delle lavoratrici e dei lavoratori vigenti al 31 dicembre del 2013.
In seguito c’è stato un susseguirsi di interventi estemporanei, tutti a seguito – questo va detto – della mobilitazione costante delle lavoratrici e dei lavoratori in cassa integrazione, senza certezza di un futuro lavorativo. Le scuole sono state lasciate sole e in seria difficoltà.
Ricapitolo i vari e scoordinati interventi portati avanti dal Governo. Il primo, 150 milioni di euro nel 2014; il secondo, altri 130 milioni di euro stanziati dalla legge di stabilità del 2015, per finanziare gli interventi dal 1o gennaio al 30 giugno del 2015; dal 1o luglio al 31 dicembre del 2015, un altro stanziamento urgente per complessivi 100 milioni di euro, in aggiunta ai 10 milioni di euro che il Miur aveva trovato all'interno del proprio bilancio; altri 10 milioni di euro per il 2016 derivano anch'essi dal Fondo per lo sviluppo e la coesione (programmazione 2014-2020). Per il periodo dal 1o gennaio al 31 marzo del 2016 serviranno ancora ulteriori 60 milioni di euro. Poi, dal mese di aprile del 2016 non si ha nessuna certezza, né di risorse, né di soluzioni, per queste lavoratrici e lavoratori, a cui va la nostra umana solidarietà. Si tratta non di bestie o di burattini ma di persone che da anni, da decenni, garantiscono il decoro e la pulizia alle scuole dove studiano i nostri figli. È immorale, dal punto di vista politico, che queste persone non possano avere un futuro garantito, che non possano avere stabilizzato il proprio posto di lavoro, dopo, in alcuni casi, più di quindici anni di lavoro precario !
L'articolo 2 di questo decreto allunga i tempi previsti della legge Prodi-: spunta un nuovo ritocco alle procedure relative alle crisi di impresa. Stavolta la norma nasce con un obiettivo non scritto ma molto preciso: si tratta di una norma serve cioè ad evitare il fallimento della compagnia aerea Blu Panorama.
La norma in questione infatti, modificando l'articolo 57 della legge n. 270 del 1999 sull'amministrazione straordinaria, la cosiddetta legge Prodi-, punta ad evitare che al termine della scadenza del programma approvato dal Ministero dello sviluppo economico – dodici mesi se indirizzato alla cessione o ventiquattro mesi se finalizzato alla ristrutturazione economico-finanziaria – si arrivi all'automatico fallimento dell'azienda nel caso in cui il programma non sia stato realizzato in tutto o in parte.
La norma sulla prorogabilità del programma legato all'amministrazione straordinaria è ovviamente e non si può escludere che in futuro venga applicata in altre situazioni, ma è comunque una facoltà nelle mani del Ministero e non un meccanismo automatico.
Nel caso di Blu Panorama, la terza compagnia italiana per numero di passeggeri, specializzata in voli per destinazioni turistiche nel Mediterraneo e nel lungo raggio, tra cui Cuba, Caraibi, Messico, dopo il primo di manifestazione di interesse, che si era chiuso lo scorso 30 aprile, la procedura di cessione sembra essersi complicata, richiedendo quindi il ricorso ai tempi supplementari e ciò chiama in causa anche la scarsa serietà con cui il Governo ha seguito questa delicatissima vertenza, che riguarda tantissimi lavoratori.
In questo decreto, infine, non sono previste misure «salva regioni», né si prevedono interventi per i comuni a partire dalla sanatoria delle delibere comunali su IMU, Tasi, Tari, addizionale Irpef, approvate in ritardo dopo che erano scaduti i termini per varare i bilanci preventivi locali. A far inciampare, almeno per ora, il provvedimento è il peso specifico dell'intervento sulle regioni e il lungo elenco di interventi aggiuntivi che formerebbero un decreto di enti locali dopo quello approvato appena prima della pausa estiva. Si evidenzia, anche in questo caso, l'assoluta improvvisazione con cui il Governo tratta la finanza pubblica locale e lo stato finanziario delle regioni e dei comuni.
Per queste ragioni i deputati di Sinistra Ecologia Libertà, pur naturalmente condividendo gli interventi a favore delle popolazioni alluvionate, si asterranno, perché ritengono assolutamente sbagliato, immorale non dare una sistemazione definitiva alle lavoratrici e ai lavoratori ex LSU, che garantiscono, a prezzo di duri sacrifici, la pulizia e il decoro di quasi la metà delle scuole italiane in cui sono i nostri figli .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.
PAOLO TANCREDI. Grazie, Presidente. Come è stato ampiamente detto, si tratta di un decreto di contenuto abbastanza eterogeneo. Si tratta di tre misure, divise in tre articoli, che rispondono a delle esigenze particolari e straordinarie e a delle emergenze.
In particolare, il primo articolo, che riguarda il decoro degli edifici scolastici, risponde all'esigenza di reinvestire sulla scuola secondo un piano, di cui all'accordo tra il Ministero e le autonomie scolastiche. Questo provvedimento mette a disposizione ulteriori 110 milioni di euro dei 480 stanziati nel 2014.
Io credo che quando parliamo di investimenti nella scuola, che è forse il comparto più importante, ma in generale di investimenti nella pubblica amministrazione, dobbiamo ricordare che negli ultimi otto anni, in particolare dal 2009 ad oggi, se andiamo a guardare le cifre che la pubblica amministrazione spende per la spesa in conto capitale, tali cifre sono ridotte di quasi il 40 per cento. Nel 2009 la pubblica amministrazione italiana, in conto capitale, spendeva circa 80 miliardi di euro, oggi, nel 2014, a consuntivo, essa spende 50 miliardi di euro, cioè, più o meno, 30 miliardi di euro in meno.
Nello stesso periodo, Presidente, giustamente si sono alzati i livelli di tutela sulle norme che riguardano la sicurezza degli edifici, soprattutto degli edifici scolastici. Questo ha portato a questa situazione difficile, che vede parecchie scuole inadeguate e nell'impossibilità di avere collaudi e anche un patrimonio scolastico italiano che è assolutamente non all'altezza della domanda educativa che c’è nel Paese. Da questo punto di vista, il piano «scuola bella» ricomincia a spendere risorse importanti, anche se assolutamente non sufficienti. Sono risorse pronte, che andranno ai comuni, alle province e alle autonomie scolastiche per gli investimenti sulla scuola.
Con un articolo aggiuntivo, l'articolo 1-, nel corso dei lavori in Commissione, si è cercato di dare una risposta, seppur provvisoria, ma pur sempre di una risposta e di un'attenzione si tratta – io non sono d'accordo con il catastrofismo del collega di SEL, che mi ha preceduto –, al problema dei lavoratori socialmente utili e delle attività socialmente utili nelle scuole, che si sono viste superate dall'abbassamento dei livelli di retribuzione dovuti all'introduzione della normativa Consip anche nei servizi per le scuole. Anche in questo caso, c’è la necessità di conciliare il risparmio con l'efficienza dei servizi e la tutela dei posti di lavoro.
All'articolo 2 si tratta, secondo noi, un provvedimento che – è vero – può essere individuato per un caso specifico, ma che ha una valenza e una validità – e noi lo approviamo – anche nella genericità. Infatti, l'istituto dell'amministrazione straordinaria, che è in vigore, Presidente, dal 1999, ha risposto in maniera abbastanza efficace all'esigenza dello stato di insolvenza di grandi aziende che, però, non si trovavano nella condizione di andare verso il fallimento e verso la chiusura.
L'amministrazione straordinaria ha cercato di tutelare gli interessi pubblici, gli interessi dei creditori, gli interessi della continuità aziendale, gli interessi delle quote di mercato da mantenere e anche e soprattutto l'interesse del mantenimento del livello occupazionale. Sono tutte caratteristiche che, come capirete, hanno bisogno di un certo tempo, della possibilità di un lavoro che sia libero da condizionamenti. Perciò, la proroga, secondo noi, va ad incidere su queste caratteristiche ed è, a nostro modo di vedere, anch'essa un provvedimento opportuno e che risponde alle esigenze per cui l'amministrazione straordinaria in molti casi è nata, ossia evitare, in tutti i modi, lo stato di fallimento che non è utile a nessuno e cercare di mantenere la continuità aziendale.
All'articolo 3, invece, si tratta appunto un argomento del tutto diverso che, però, un po’ risponde anche a quello che dicevo all'inizio per quanto riguarda gli investimenti nella pubblica amministrazione. Infatti, come molti colleghi hanno detto, la prevenzione sarebbe necessaria con un piano mirato di interventi sul territorio e sul rischio idrogeologico, tant’è che questo provvedimento risponde ad un'urgenza, che è quella degli eventi eccezionali e dei danni causati agli enti locali dagli eventi meteorologici del 13 e 14 settembre 2015 a Piacenza e a Parma. Si tratta di spazi di riduzione del Patto di stabilità di circa 15 milioni di euro che vengono distribuiti a queste amministrazioni. Si è aperta, con il comma 1-, che è stato introdotto durante l'esame in Commissione, anche la possibilità di allargare ad altre amministrazioni la possibilità di spendere, nell'ambito degli avanzi di amministrazione, in deroga al Patto di stabilità. Naturalmente, come ha spiegato molto bene e molto in dettaglio ieri il sottosegretario De Micheli, non è possibile estendere questo ad una qualunque amministrazione, ma è necessario lo stato di emergenza proclamato dal Consiglio dei ministri. Mi sembra assolutamente opportuno. Così come ha ricordato bene il sottosegretario De Micheli, nella legge di stabilità sono contenute delle misure importanti su questo tema. Sono 100 milioni di euro in più rispetto allo stanziamento dello scorso anno per il Fondo per le emergenze nazionali, che va, quindi, da 150 a 250 milioni di euro. E, come si è chiarito bene anche nel corso del dibattito, esso risponde alle esigenze della prima fase, della risposta immediata alle emergenze. Così come, invece, un'importante e forte novità, che giustamente è stata enfatizzata dal Governo ieri, è lo stanziamento di un miliardo e mezzo di euro per quanto riguarda i privati, il ristoro alle imprese e alle attività produttive per tutti gli stati di emergenza dal 2013 ad oggi, per tutti gli eventi che sono ricaduti, appunto, nella proclamazione dello stato di emergenza. Un intervento molto innovativo perché, come si è detto, non si era mai disposto un intervento finanziario per privati al di fuori degli eventi grandi degli ultimi terremoti disastrosi che sono capitati a L'Aquila e in Lombardia, Veneto ed Emilia.
Per tutte queste ragioni, Presidente, io dichiaro convintamente il voto favorevole di Area Popolare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie signor Presidente, questo decreto-legge ha un difetto di base, ossia quello che affronta, in maniera disomogenea, tre argomenti importanti e fondamentali, soprattutto per il territorio, su cui certamente il Governo centrale ha l'obbligo e il dovere, in base alle leggi e in base anche agli interventi e alle risorse, di intervenire e di intervenire in maniera efficace.
Ma siccome si tratta di tre argomenti abbastanza delicati, avrebbero meritato una trattazione distinta e approfondimenti molto analitici rispetto a quelle che sono le situazioni in campo perché tutte e tre le soluzioni che sono state date sono solamente misure tampone. Per fortuna, in Commissione bilancio c’è stata una correzione sull'articolo 3, riguardante il problema degli interventi per le avversità atmosferiche, che ci consente di astenerci da questo provvedimento perché, su nostra proposta, è stata accettata questa modifica importante.
Capisco che c’è necessità e urgenza soprattutto per gli interventi nei comuni colpiti da avversità atmosferiche come in Veneto così come in Calabria così come in Puglia così come in Campania solo per stare alle ultime vicende. Ma l'argomento principale rimane rispetto a quelle che sono le motivazioni in campo: si interviene sul problema del piano delle scuole con l'articolo 1, cioè su due argomenti sui quali a varie riprese, quando abbiamo avuto la possibilità in Parlamento e in Commissione di discutere su altri precedenti interventi legislativi proposti dal Governo e dalla maggioranza, avevamo sostenuto la necessità delle norme, delle precisazioni che il Governo ha proposto con questo decreto-legge. Riteniamo che così non si possa andare avanti. Noi avevamo proposto una soluzione organica sia sul problema delle prime norme, sull'ammodernamento, ristrutturazione e messa in sicurezza degli edifici scolastici nel nostro Paese e avevamo dato anche delle proposte più estensive rispetto a quanto è stato fatto, perché quello che è stato fatto – ad onor del vero questo discorso lo abbiamo proposto quando ancora era in carica il Governo Letta – sarebbe stato determinante nel senso che, invece di correre il rischio di perdere fondi strutturali comunitari sul 2007-2013 – la cifra non sarà inferiore ai 4 miliardi e mezzo di euro – la nostra proposta all'epoca fu che queste risorse fossero utilizzate per la ristrutturazione e la messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici del nostro Paese, che sono tanti, e di limitare il provvedimento, come primo intervento, rispetto alle ordinanze di inagibilità che i sindaci erano stati costretti a fare di quelle strutture che sono tante, sulle quali si poteva intervenire addirittura in situazioni di urgenza e anche rispetto al Patto di stabilità interno perché l'Unione europea non lo avrebbe consentito così come l'ha consentito successivamente. Invece, si è intervenuti in parte e non si è ottenuto alcun tipo di risultato: si è voluti intervenire con risorse diverse da quelle dei fondi strutturali per intitolare il programma «scuole belle» e poi alla fine non si è realizzato niente. Quindi, è stato un intervento totalmente disorganico così come anche le proposte che sono venute dopo sul problema dei lavori socialmente utili. Ormai non esiste più alcun provvedimento di carattere finanziario, vuoi la legge di stabilità vuoi altri decreti che comunque nel corso dell'anno arrivano qui in Aula, rispetto alla situazione delle scuole o anche altri provvedimenti dai quali non emerga questa situazione di grande difficoltà dei lavori socialmente utili che sono diretta emanazione a suo tempo di provvedimenti ministeriali. Quindi parliamo di tutto questo. Anche qui sarebbe forse arrivato il momento, sarebbe ora di mettere ordine, un punto fermo su quelli che sono gli interventi da fare perché le proposte che emergono sono moltissime ma non c’è ancora a tutt'oggi una ricognizione precisa né tanto meno c’è una ricognizione di controllo rispetto alle risorse che vengono erogate e come vengono spese. Il controllo deve e può essere fatto in riferimento a tutto ciò.
Anche nell'articolo 2 sarebbe stato utile recepire qualche suggerimento, qualche emendamento che è stato oggetto di discussione anche ieri quando c’è stato l'esame di questo provvedimento in riferimento a quelle che sono le incompatibilità dei commissari che vengono nominati nelle strutture in amministrazione straordinaria perché versano in difficoltà finanziarie cioè in fallimento.
Anche qui c’è il problema delle incompatibilità, cioè gli stessi commissari non possono stare dappertutto in diverse situazioni, sono nominati sempre gli stessi in diverse aziende, rispetto alla legge Prodi che è stata emanata in riferimento a queste difficoltà, a suo tempo, nel contesto della programmazione e della ristrutturazione occorre un controllo più efficace. Anche qui, a tanti anni di distanza, sappiamo bene che sta emergendo una grande difficoltà, con tante notizie vere e non vere, ma la difficoltà c’è, il problema esiste, per l'utilizzo e la gestione dei beni confiscati alla mafia, rispetto all'attuazione della legge Violante del 1993, anche in riferimento alla legge Prodi, forse sarebbe il caso e sarebbe stata questa l'occasione non di fare solo questa norma tampone, ma di fare una ricognizione per capire come poi vengono gestite, quali risultati stanno dando, a tanti anni di distanza, queste aziende e questa misura.
Sono questi i provvedimenti, sostanzialmente, che noi avremmo voluto ci fossero stati. Certo, non possiamo esimerci dal condividere l'intervento finanziario a favore dei comuni colpiti da avversità atmosferiche, dove noi siamo d'accordo per la nettizzazione del Patto di stabilità interno che è stato ulteriormente affinato da questa norma, ma soprattutto noi condividiamo, avendoli anche proposti con la collega De Girolamo, ma anche con il collega Occhiuto e con la collega Jole Santelli, i provvedimenti che riguardano le ulteriori aree del Paese che sono state colpite da avversità atmosferiche. Ieri il sottosegretario, signor Presidente, ha spiegato per filo e per segno la procedura ineccepibile che esiste da tanti anni: nel momento in cui si verifica un'avversità atmosferica, c’è l'intervento della Protezione civile, del Genio civile, delle strutture regionali e anche delle prefetture e poi, in seguito, la richiesta di risarcimento dei danni per avversità atmosferiche e della dichiarazione dello stato di emergenza da parte delle giunte regionali arriva qui al Ministero e si vedrà poi quel che accade. Il fatto di aver consentito la possibilità, proposta da noi, dell'apertura rispetto ai comuni che qui sono inseriti in questo decreto-legge e che hanno la possibilità, una volta che l'iter procedimentale sarà concluso, di accedere sia alle risorse residue e a quelle stanziate sull'esercizio finanziario 2015 del Fondo unico nazionale per gli interventi per avversità atmosferiche nei vari territori, ma anche sull'esercizio finanziario del 2016, con la possibilità, anche, di intervento di ristoro sui privati.
Questa è una norma, ovviamente, che noi condividiamo in riferimento a quello che è stato fatto, proprio perché c’è stato questo completamento. Per questo motivo, pur non condividendo il modo con cui procede il Governo, pur non condividendo le modalità con cui vengono affrontati parzialmente e con norme tampone tutti e tre questi argomenti che sono abbastanza importanti e decisivi, noi riteniamo, però, che l'interesse supremo sia quello delle popolazioni colpite da avversità atmosferiche con tanti danni e tante difficoltà. Per cui, avendo assunto tale possibilità non solo per i fatti occorsi nella regione Emilia Romagna, nella città di Piacenza e nella sua provincia, ma anche per quelli nella regione Campania, nella Regione Calabria e nella regione Puglia, soprattutto nel tarantino, tutto ciò ci consente di astenerci su questo provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castelli. Ne ha facoltà.
LAURA CASTELLI. Grazie Presidente, questo è uno di quei decreti-legge che passa così nel silenzio, a cui viene anche dato un nome stupido, per il quale non sono state neanche fatte le . E dire che si parla di temi importantissimi: scuola e messa in sicurezza, ricostruzione dei Paesi messi in ginocchio da calamità naturali e la solita marchetta per un'azienda amica. L'avete chiamato «scuole belle», ma per noi il bello è tutt'altro. Per la scuola e la sicurezza abbiamo chiesto, trovando adeguate coperture per il 2015, di mettere 50 milioni di euro su interventi per la messa in sicurezza delle scuole. In particolare, ci riferiamo a opere di prevenzione contro il rischio idrogeologico e per l'adeguamento antisismico degli edifici costruiti, per la gran parte, in un periodo in cui la cultura antisismica non esisteva. Riteniamo, infatti, che la sicurezza sia una priorità e venga prima di tutto il resto, specialmente nelle scuole che presentano maggiori problemi strutturali e manutentivi.
Per affrontare in maniera seria il problema, si dovrebbe agire secondo un piano di interventi che garantisca finanziamenti strutturali e considerevoli ogni anno, così come previsto in una nostra proposta di legge, presentata alla Camera, che voi continuate a non prendere in considerazione.
Al contrario, il decreto-legge non può essere uno strumento adeguato a legiferare in questa materia. Così, il Governo dimostra, ancora una volta, di intervenire sempre e soltanto in emergenza. Noi cittadini continuiamo a pagare con le nostre tasse i danni creati dal vostro pessimo e criminale modo di lavorare. Sì, Presidente, criminale, perché gli studenti ci muoiono nelle scuole. E pensare che ogni miliardo investito in dissesto idrogeologico produce 7 mila posti di lavoro, ma voi usate questo decreto per creare lavoro a modo vostro, cioè male e per nulla strutturale a una visione d'insieme.
Avete scritto questo decreto perché vi siete accorti che le scuole erano state tinteggiate a metà o che sono state tinteggiate scuole che ancora non sono state ristrutturate e dunque toccherà farlo di nuovo, sprecando soldi preziosi di noi cittadini. Tutto questo, con il concetto di ristrutturazione e messa in sicurezza degli edifici, non ha nulla a che vedere. Ma ciò che è più grave è che non ci permettete di reinternalizzare servizi che costerebbero molto meno se svolti direttamente dallo Stato. Invece, per voi, ciò che è più importante è dare appalti alle vostre amiche cooperative rosse. Non cambierete mai.
Passiamo all'articolo 2, recante misure urgenti per l'esecuzione dei programmi di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza. Questo articolo risulta essere nel concreto una proroga di piani di cessione aziendale, di cui, però, approfitterebbe la sola Blu Panorama, una piccola compagnia aerea, una società che, negli ultimi 5 anni, ha accumulato 160 milioni di debiti. Con una flotta aerea decisamente vecchiotta, ci chiediamo: quale sarà il «capitano coraggioso» che avrà voglia di prendere in mano questa patata bollente ? Perché Blu Panorama non è certo Alitalia. Noi abbiamo provato a sopprimerlo, ma per voi aiutare gli amici è davvero un bisogno irrefrenabile.
E poi l'ultimo, ma direi decisamente in primo piano, a causa delle tristi storie di cronaca, l'articolo 3, recante misure finanziarie per interventi nei territori colpiti dagli eccezionali eventi meteorologici dei giorni 13 e 14 settembre 2015.
La nostra posizione è decisamente diversa dalla vostra. Le emergenze in Italia ci sono ogni giorno e non sono purtroppo più cose eccezionali. Il disastro in Calabria è notizia di questi giorni: ponti e strade che crollano; il territorio tra le Province di Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio Calabria è letteralmente devastato e la regione chiede lo stato di calamità: è un continuo rincorrersi drammatico di disastri dovuti al dissesto del territorio, da nord a sud.
Ricordiamo al Governo anche la gravissima situazione di Messina, senz'acqua per oltre una settimana, dove uno smottamento ha spaccato l'acquedotto, la condotta che, dalle pendici dell'Etna, dovrebbe portare 500 metri cubi d'acqua al giorno a Messina. La popolazione di Messina, già tristemente vittima di un'altra gravissima alluvione nel 2009, non merita tanto disinteresse e trascuratezza da parte vostra.
In Liguria, a settembre, la storia si ripete come un incubo: sommersa dal fango, prima la pioggia, poi i fulmini, le strade che si allagano, gli smottamenti e i morti.
A Benevento, a metà ottobre, straripa il fiume Calore, l'acqua invade alcuni quartieri.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Castelli, le faccio recuperare il tempo. Colleghi, se possibile, abbassiamo un po’ il tono della voce, gentilmente ? Grazie. Prego, onorevole.
LAURA CASTELLI. Anche a Benevento morti, due morti; arriva l'Esercito, le scuole chiudono e la regione chiede lo stato di calamità.
Uno studio sui disastri naturali in Italia pubblicato dal Centro Euro-Mediterraneo di documentazione rivela che negli ultimi 50 anni le vittime per frane e alluvioni sono raddoppiate. Le cause sono diverse: dall'abusivismo, alla mancanza di manutenzione del territorio, alle norme disattese. Questi disastri evidenziano che il nostro territorio ha bisogno di cure, quindi, dal nostro punto di vista, non ha senso che il Governo autorizzi lo svincolo dal Patto di stabilità solo per chi ha dichiarato lo stato di emergenza nel 2015. Deve concederlo indistintamente, soprattutto a quegli enti che hanno avanzo di amministrazione e possono investire con progetti pronti per la cura del territorio, oltre a prevedere per il meridione, già a partire dalla legge di stabilità, un programma di verifica dei suoli e messa in sicurezza.
Ma non basta, non dobbiamo agire sempre e solo in funzione dell'emergenza. Lo si ripete da sempre, ma nulla viene attuato. Un buon Governo dovrebbe fare la pianificazione pluriennale e la madre di tutte le programmazioni è la pianificazione urbanistica e la pianificazione paesaggistica. Invece il Governo che fa ? Cancella i 9 miliardi promessi per mettere in sicurezza il territorio.
Purtroppo la notizia è stata confermata dal sottosegretario per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, in risposta all'interrogazione urgente del MoVimento 5 Stelle: non ci saranno quei 9 miliardi promessi per mettere in sicurezza il territorio. Evidentemente Renzi dava i numeri quando parlava di «mille cantieri l'anno per sette anni».
Serve subito una legge sul suolo e ancora di più serve una direttiva europea che lo salvaguardi, cosa che possiamo ottenere tramite la cooperazione rafforzata che abbiamo richiesto al Governo con una risoluzione del MoVimento 5 Stelle a voto unanime in Commissione ambiente, ma ad oggi ancora non è stato fatto nulla, solo chiacchiere e .
Ribadiamo, non basta un intervento parziale ed emergenziale: per il territorio serve una programmazione seria e a medio-lungo termine, ma ci viene da pensare che non ne siate capaci. Aspettando di essere al Governo per mettere a posto i vostri danni, il MoVimento 5 Stelle su questo decreto-legge si astiene e alza le braccia davanti a tanta ignoranza e incapacità di far bene a questo Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rubinato. Ne ha facoltà.
SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, il provvedimento in esame è stato emanato in considerazione della necessità e dell'urgenza di dettare delle norme immediatamente operative in materia economico-sociale, concernenti decoro e funzionalità degli edifici scolastici, programmi di ristrutturazione delle grandi imprese in stato di insolvenza e interventi finanziari in zone colpite da eventi calamitosi. A conferma di tali necessità ed urgenza – lo dico ai colleghi che ne hanno lamentato l'incostituzionalità nelle dichiarazioni di voto –, rilevo che non è stata presentata per questo provvedimento – caso forse più unico che raro – alcuna questione pregiudiziale di costituzionalità.
È un decreto-legge che si è concentrato quindi su pochissime tematiche e questo ha limitato, anche sul piano dell'ammissibilità formale, la possibilità di trovare soluzioni, che pure sarebbero auspicabili e urgenti, ad una serie di problematiche evidenziate dall'ANCI per consentire agli enti locali una chiusura finanziariamente ordinata e sostenibile dell'esercizio in corso.
Su questo – come già abbiamo auspicato in Commissione, l'ha auspicato lo stesso relatore – chiediamo al Governo di valutare l'opportunità di un intervento quanto mai necessario. Peraltro, veniamo da anni in cui sulla finanza locale sono stati fatti provvedimenti emergenziali disorganici, molto pesanti sul fronte dei tagli e dei vincoli, ma il disegno di legge di stabilità per il 2016 presentato dal Governo cambia verso e il Parlamento potrà provare a migliorarlo ulteriormente.
Quanto all'articolo 1, per inquadrarlo, vorrei ricordare che il 4 luglio 2014 il Governo si è impegnato nella realizzazione di un piano di edilizia scolastica articolato in tre linee di intervento: le «scuole nuove», che prevedono la costruzione di nuovi edifici scolastici o di rilevanti manutenzioni, che ad oggi hanno avuto il via libera grazie alla liberazione di risorse dei comuni dai vincoli del Patto di stabilità per circa di 244 milioni; le «scuole sicure», con un finanziamento per 510 milioni per interventi di messa in sicurezza; le «scuole belle», per il decoro e la piccola manutenzione, per le quali il piano indica un investimento complessivo a regime, all'esito di tutti gli stanziamenti, di 450 milioni.
L'articolo 1 di questo provvedimento, liberando risorse immediatamente disponibili e utilizzabili dagli enti locali per 110 milioni di euro, che si aggiungono ai 150 milioni per il 2014 e ai 130 milioni per il 2015, già stanziati, consente di procedere nell'attuazione del piano.
Ricordo che il 30 luglio scorso un ulteriore accordo, sottoscritto presso la Presidenza del Consiglio, ha confermato l'impegno del Governo a garantire queste risorse finanziarie per completare l'intero programma «scuole belle», dunque lo stanziamento di ulteriori 170 milioni necessari alla copertura del periodo dal 1o luglio 2015 al 31 marzo 2016.
Con l'articolo 1 di questo provvedimento rendiamo immediatamente disponibili 110 di questi 170 milioni; per la prosecuzione del programma rimangono da reperire ancora, entro la metà del 2016, 60 milioni. Mi pare che ad impegni presi stiano seguendo provvedimenti che, via via, danno attuazione al piano sull'edilizia scolastica: particolarmente ambizioso – non ho qui il tempo per scendere ulteriormente nel dettaglio – se consideriamo che muoverà nell'arco di tempo di tre anni, dal 2013 al 2015, 3,3 miliardi di euro, contro i 5,2 miliardi di risorse investiti in 16 anni tra il 1996 e il 2012.
Stiamo parlando di una cifra che, per proporzioni e considerata la crisi intervenuta dal 2008, è davvero rilevante. Certo, si può fare sempre di più, però credo che stiamo misurando dei passi in avanti che da anni non si vedevano, anzi forse da decenni, considerata la rilevanza dell'investimento.
Nel corso dell'esame in Commissione è stato inserito l'articolo 1-, con un emendamento parlamentare, grazie alla collaborazione con relatore e Governo, recependo anche un'osservazione della XI Commissione, per introdurre una correzione all'articolo 26, in particolare l'ultimo comma, del decreto legislativo n. 150 del 2015, attuativo del .
Per cui, in tema di attività socialmente utili, si potranno continuare ad applicare gli articoli 7 e 8 della normativa previgente – il decreto legislativo n. 468 del 1997, abrogato dal decreto legislativo n. 150 del 2015 – a tutti i progetti di lavori socialmente utili iniziati prima della data di adozione della convenzione quadro, con cui si disporrà l'utilizzo dei suddetti lavoratori per le menzionate attività; convenzione quadro che deve essere, ovviamente, ancora redatta dalla istituenda Agenzia per le politiche attive del lavoro.
Questo consentirà, quindi, non solo la conclusione dei progetti in corso alla data del 24 settembre scorso, data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 150 del 2015, ma anche il rinnovo e l'attivazione di nuovi progetti, fino a quando non sarà adottato il nuovo schema di convenzione previsto dalla nuova normativa, evitando il blocco dei servizi di pubblica utilità che oggi comuni, scuole e IPAB, per fare alcuni esempi, riescono a garantire attingendo ai lavori socialmente utili.
Rimane da attuare, rispetto all'accordo – che prima ho ricordato – del 30 luglio 2015, un ulteriore impegno della Presidenza del Consiglio dei ministri: quello di convocare entro l'anno un tavolo di verifica per esaminare le problematiche sociali e occupazionali più generali concernenti i lavoratori già impegnati in attività socialmente utili e di pulizia delle scuole e quelli rientranti nei cosiddetti appalti storici. Su questo punto, non abbiamo motivi di dubitare, come anche sollecitato nel parere della XI Commissione, che il Governo si impegnerà per trovare una soluzione di carattere strutturale.
L'articolo 2, che non è una norma ma è una norma generale, persegue l'obiettivo di evitare alle grandi imprese commerciali che versano in stato di insolvenza e che non hanno concluso, nei termini vigenti, l'attuazione dei programmi previsti per l'amministrazione straordinaria, l'automatica conversione della procedura conservativa in fallimento, prevedendo una proroga, che realizza, a nostro parere e anche a parere della Commissione competente, un bilanciamento tra l'interesse pubblico a preservare il patrimonio aziendale e il mantenimento dei livelli occupazionali e l'interesse dei creditori a non vedere ulteriormente peggiorata la propria esposizione creditoria.
Infine, l'articolo 3: la norma stabilisce una riduzione degli obiettivi finanziari del Patto di stabilità interno per l'anno 2015 in favore degli enti locali interessati dagli eccezionali eventi meteorologici del 13 e 14 settembre 2015, che hanno colpito i territori delle province di Piacenza e Parma, per un importo di poco più di 14 milioni di euro, che seguono alla riduzione degli obiettivi del Patto di stabilità per l'anno 2015 in favore dei comuni di Dolo, Pianiga e Mira, colpiti dalla tromba d'aria dell'8 luglio 2015, per complessivi 7,5 milioni di euro.
Si tratta di un intervento che può apparire minimale, ma non lo è, considerato che la scelta del Governo ha tenuto conto di due fattori: quello di approntare spazi di possibilità concrete di utilizzo di risorse – questo decreto sarà convertito entro la fine di questo mese e l'esercizio si chiude, ovviamente a dicembre 2015 – e ha altresì considerato, come già sappiamo, che il Patto di stabilità ha senso fino al 31 dicembre 2015, perché nel disegno di legge di stabilità si cambia regime in termini di contabilità, si va a pareggio di bilancio e, quindi, ci sarà una nuova normativa.
Peraltro, in sede referente, è stato inserito il comma 1-, che esclude le spese sostenute dagli enti locali – quindi è stata fatta una modifica espansiva della norma – per fare fronte ai danni causati da eventi calamitosi verificatisi quest'anno, per i quali sia stato deliberato dal Consiglio dei ministri lo stato di emergenza, dal saldo valido per l'anno 2015 ai fini del rispetto del Patto di stabilità interno.
Voglio anche ricordare che, in sede referente, il rappresentante del Governo ha manifestato l'impegno a provvedere al tempestivo finanziamento degli interventi necessari per fronteggiare gli eventi alluvionali che il 14 e 15 ottobre scorso hanno colpito anche numerosi comuni della provincia di Benevento.
Sottolineo, infine, che nel disegno di legge di stabilità per il 2016 sul fronte delle emergenze sono attribuiti ulteriori 100 milioni di euro al Fondo per le emergenze nazionali, che arriverà, quindi, per il 2016 a 250 milioni, e si prevede, per la prima volta, uno stanziamento di un miliardo e mezzo di euro per indennizzare privati, cittadini e imprese il cui patrimonio sia stato danneggiato da eventi calamitosi.
Ripeto: questo sul fronte – solo un minuto, Presidente – dell'emergenza, ma, sul piano strutturale, vorrei dire che proprio questa mattina, a Palazzo Chigi, si stanno firmando gli accordi di programma con le regioni per l'avvio di 33 importanti cantieri dei 132 previsti dal Piano aree metropolitane, un piano che vale 1,3 miliardi di euro e che, questa mattina, vede la firma delle regioni e del Governo sui primi 650 milioni.
SIMONETTA RUBINATO. Il Governo punta ad aggiungere a questo miliardo e 300 milioni, già stanziati, altri 7 miliardi per i prossimi 5 anni. In tutto saranno 8,3 miliardi...
PRESIDENTE. Concluda. Deve concludere, onorevole Rubinato !
SIMONETTA RUBINATO. ...che rappresentano quello che in 15 anni altri Governi hanno investito sul dissesto idrogeologico...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rubinato. Purtroppo, abbiamo superato abbondantemente il tempo.
SIMONETTA RUBINATO. ...annuncio quindi il voto favorevole del gruppo Partito Democratico .
PRESIDENTE. Solo così concluse le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3340-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposte di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa delle seguenti proposte di legge, delle quali la sottoindicata Commissione ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di collaborazione culturale, scientifica, tecnologica e nel campo dell'istruzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Cipro, con Allegato, fatto a Nicosia il 6 giugno 2005, e dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Cipro sul reciproco riconoscimento dei titoli attestanti studi universitari o di livello universitario rilasciati in Italia e a Cipro, con Allegati, fatto a Roma il 9 gennaio 2009.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 28 ottobre 2015.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri e comunitari) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Alli.
PAOLO ALLI, . Grazie, Presidente. Il disegno di legge in esame provvede alla ratifica di due Accordi con la Repubblica di Cipro, entrambi finalizzati al rafforzamento della cooperazione bilaterale negli ambiti culturale, scientifico, tecnologico, dell'istruzione e dell'università. Faccio presente che Cipro rappresenta oggi, più che in passato, un Paese chiave per la stabilità della regione mediorientale, tanto più alla luce dei progressi registrati nel rapporto con la Turchia a partire dalla ripresa dei negoziati tra Ankara e Nicosia nel 2013, sui quali il risultato delle elezioni turche potrà forse incidere ulteriormente, e delle evoluzioni sul piano degli equilibri energetici regionali, a seguito del ritrovamento del grande giacimento denominato ma anche sul piano della gestione dei profughi siro-iracheni.
Un Accordo in campo culturale assume, inoltre, un forte valore simbolico in tempi di un terrorismo fondamentalista che in Medio Oriente prende di mira il patrimonio culturale e lo trasforma in fattore di divisione. Il primo Accordo in esame sulla collaborazione culturale, scientifica e tecnologica e nel campo dell'istruzione è stato firmato a Nicosia il 6 giugno 2005 e sostituisce un precedente Accordo del 1973. L'obiettivo è l'intensificazione delle relazioni bilaterali nei settori in esso individuati e il riscontro alla forte domanda di lingua e cultura italiana proveniente dalla controparte cipriota.
Con riferimento al contenuto dell'Accordo, si prevede la realizzazione di programmi ed attività comuni anche nell'ambito dell'Unione europea. I settori sono arte e cultura, tutela e restauro del patrimonio culturale, archivi, musei e biblioteche, istruzione professionale secondaria e universitaria, cooperazione cinematografica e radiotelevisiva, scambi giovanili, ricerca scientifica, tecnologica ed ambientale.
L'Accordo promuove lo scambio anche nel settore degli archivi, delle biblioteche e dei musei, oltre che delle istituzioni scolastiche. Nel settore artistico-culturale viene favorita l'organizzazione di manifestazioni e di esposizioni, nonché la reciproca partecipazione a festival e a eventi culturali e artistici. La collaborazione scientifica e tecnologica viene promossa sviluppando i rapporti congiunti tra gli organismi, le università e i centri di ricerca in Italia e a Cipro, coinvolgendo anche istituzioni a carattere privato.
Per quanto riguarda il settore dell'archeologia e del patrimonio culturale, le parti si impegnano a favorire la collaborazione sia con riguardo alle attività di ricerca e di scavo, sia rispetto alla conservazione e restauro, attraverso lo scambio di informazioni e di esperti. Inoltre, la collaborazione è estesa nel contrasto ai traffici illeciti di opere d'arte, beni culturali, reperti archeologici, anche attraverso iniziative per la formazione del personale addetto.
La reciproca collaborazione verrà incoraggiata anche nel campo dello sport e fra enti territoriali e regioni dei rispettivi Paesi. L'Annesso I, che fa parte integrante dell'Accordo, prevede disposizioni in materia di protezione della proprietà intellettuale. L'Accordo istituisce una commissione mista, mediante la quale le parti procederanno a esaminare i progressi della cooperazione bilaterale.
Il secondo atto pattizio è l'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Cipro sul reciproco riconoscimento dei titoli attestanti studi universitari o di livello universitario rilasciati in Italia e a Cipro, Accordo firmato a Roma nel 2009, che intende promuovere lo scambio e la cooperazione bilaterale nel campo dell'istruzione di livello secondario, al fine di agevolare gli studenti di ciascuna delle parti a continuare gli studi nell'altro Paese.
L'Accordo intende sostenere l'internazionalizzazione dei nostri atenei e diffondere, dall'altra parte, ulteriormente la lingua italiana a Cipro, dove già il numero degli studenti di italiano ammonta a circa 14 mila; quindi, un dato rilevante.
L'Accordo definisce le modalità di accesso dei singoli studenti alle istituzioni universitarie dei due Paesi, nonché i requisiti necessari in relazione alla conoscenza della lingua locale e le procedure di selezione previste per l'accesso ai corsi di laurea a numero chiuso e disciplina, conseguentemente, le corrispondenze dei titoli accademici. Anche in questo caso è prevista una commissione permanente di esperti.
Gli oneri sono pari a 170.900 euro per l'anno 2015, a 169.460 euro per l'anno 2016 e a 174.860 euro dal 2017.
Auspico una rapida approvazione del provvedimento, anche alla luce del tempo già trascorso rispetto alla sottoscrizione da parte dei due Paesi.
PRESIDENTE. Prendo atto che la rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo.
Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica nel testo della Commissione.
La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere
, che è in distribuzione.
Passiamo all'esame dell'articolo 1
, al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi abbiamo al nostro esame due provvedimenti riguardanti i rapporti culturali tra l'Italia e Cipro che sono di fondamentale importanza, visto che Cipro è ormai un Paese dell'Unione europea sin dal 2004. Infatti, si ravvisa l'esigenza di aggiornare e rafforzare il precedente Accordo bilaterale di cooperazione culturale del 1973, ormai superato dalla comune appartenenza all'Unione europea, con il nuovo accordo firmato a Nicosia il 6 giugno 2005, in cui si tiene anche conto della richiesta di apprendimento della lingua italiana a Cipro. Sono circa 14 mila, secondo alcune stime, che possono aumentare, anche grazie alla ratifica dell'altro provvedimento al nostro esame, concernente il riconoscimento dei titoli di studio.
Si tratta di uno strumento importante per l'internazionalizzazione del nostro sistema formativo ed un passo essenziale sulla strada della formazione dell'uomo europeo. Ne siamo veramente convinti, come siamo convinti che la cooperazione culturale tra i due Paesi nei settori della tutela del patrimonio culturale, in un'area mediterranea che ha bisogno di riscoprire le sue radici, può essere prodromica alla costruzione di un Mediterraneo dei popoli, che vivano in armonia e protesi verso un futuro di pace e prosperità.
La cooperazione scientifica, tecnologica e culturale, del resto, è foriera di sviluppo e dialogo, cose di cui abbiamo fortemente bisogno affinché il Mediterraneo torni a fiorire. Pertanto, riteniamo positivo un investimento in questa direzione e, quindi, dichiaro il voto favorevole del mio gruppo parlamentare
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Grazie Presidente. Il disegno di legge al nostro esame autorizza la ratifica e l'esecuzione non di uno, ma di due distinti Accordi internazionali stretti dal nostro Paese con la Repubblica di Cipro.
Il primo dei due concerne la cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra Italia e Cipro. È stato fatto nel 2005 e, una volta in vigore, rimpiazzerà un precedente atto risalente al lontano 1973, adottando la nuova realtà di una Cipro greca, saldamente inserita nell'Unione europea. Contiene 18 articoli ed un annesso, che avrebbe dovuto e, a certe condizioni, potrebbe ancora rilanciare gli scambi tra il nostro Paese e la parte greca dell'isola di Cipro.
Cipro è stato un miracolo economico per quasi tutto il decennio che ha preceduto la recente crisi finanziaria, il momento storico in cui entrambe le intese al nostro esame vennero siglate. Poi ha subito ingerenze dalle autorità internazionali, che hanno imposto al Governo locale addirittura di intervenire sui conti correnti delle banche locali.
È nostra opinione che Cipro meriti attualmente ogni sostegno, anche in ragione della sua natura di Stato frontaliero dell'Unione europea, che fronteggia le ambizioni della Turchia, di un Erdogan che sarà uscito dalle elezioni della scorsa domenica più imbaldanzito che mai.
Il secondo atto è più recente, essendo stato firmato nel 2009. Concerne il reciproco riconoscimento dei titoli di studio universitari o di livello equipollente. Dalla sua approvazione dipende la possibilità di integrare al meglio, sfruttando e valorizzando appieno le potenzialità, i ciprioti espatriati in Italia in possesso di istruzione e qualifica.
Se qualche perplessità questi accordi la suscitano, in rapporto agli elevati oneri connessi alla loro gestione, si tratta, infatti, di intese molto impegnative, che contemplano, tra le altre cose, la fornitura di libri e materiale didattico a Cipro, lo scambio di docenti, l'istituzione di premi, di contributi e spese di missione ed altre voci, per un totale complessivo valutabile intorno ai 180 mila euro all'anno. Non poco, soprattutto in relazione alle esigue dimensioni dello Stato cipriota. Ad ogni modo, onorevoli colleghi, la Lega Nord-Noi con Salvini, voterà a favore del provvedimento, soprattutto come sostegno alla Repubblica di Cipro, in cui vediamo un confine vulnerabile del nostro continente, la nostra prima linea di difesa rispetto al caos che monta dal Medio Oriente verso di noi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Vezzali. Ne ha facoltà.
MARIA VALENTINA VEZZALI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci apprestiamo a votare ha percorso una strada in salita: infatti, già nel corso della XV legislatura venne approvato dal Senato con modificazioni e trasmesso alla Camera, ma non riuscì ad essere definitivamente approvato a seguito della conclusione anticipata della legislatura. Questa circostanza rappresenta pertanto un ulteriore motivo per procedere velocemente alla sua approvazione, senza ulteriori ritardi.
L'atto in votazione si compone di due accordi, entrambi finalizzati all'intensificazione delle relazioni bilaterali e alla cooperazione tra l'Italia e Cipro negli ambiti culturale, scientifico, tecnologico, dell'istruzione e dell'università.
Il primo accordo è stato firmato a Nicosia il 6 giugno del 2005 e sostituisce un precedente accordo del 1973. Riguarda la collaborazione sul piano culturale, scientifico-tecnologico e dell'istruzione tra i due Paesi ed in particolare risponde alla forte domanda di lingua e cultura italiana proveniente dalla controparte cipriota. Desidero soffermarmi sull'importanza di alcuni passaggi dei contenuti dell'Accordo e al merito che esso ha nel dare una visione bilaterale di lungo termine alle azioni strategiche in campo culturale.
Gli articoli 1 e 2 si rivolgono alla definizione di programmi e attività comuni ed indicano i settori di collaborazione, prevedendo che le due parti favoriscano anche forme di cooperazione nell'ambito dei programmi dell'Unione europea. L'articolo 3 afferisce alla collaborazione delle istituzioni scolastiche e universitarie delle due parti sia per ciò che attiene le metodiche, i materiali ed i programmi didattici, sia per quanto attiene i docenti, gli esperti ed i ricercatori.
Un'attenzione particolare riveste poi l'articolo 12, che concerne la collaborazione fra le rispettive istituzioni e organizzazioni sportive. In questo articolo viene specificamente stimolata la delle due parti nel campo dello sport, attesta la condivisa centralità della sua funzione educativa e sociale nella crescita e nella formazione della personalità degli allievi, a cominciare dalle giovanissime generazioni.
Questo passaggio si sovrappone perfettamente con l'obiettivo della Strategia europea 2020, vale a dire, a configurare, in materia di sport, un'agenda efficace, pragmatica, condivisa in grado di garantire l'accesso allo sport a tutti gli studenti. Ricordo che Cipro dal 2004 è Paese membro dell'Unione europea, pertanto, spero che la ratifica di questo accordo possa costituire un ulteriore impulso alla realizzazione di quelli che sono i valori portanti della Strategia europea, ovvero la promozione dell'attività fisica non solo come vantaggio della salute, ma quale modello di inclusione sociale, di tolleranza, di sana competitività e contro ogni forma di violenza e razzismo.
Per quanto riguarda invece il secondo atto pattizio all'esame, l'Accordo è stato firmato a Roma il 9 gennaio del 2009 ed introduce il reciproco riconoscimento dei titoli attestanti gli studi universitari rilasciati in Italia e a Cipro. Il contenuto dell'accordo intende sostanzialmente agevolare gli studenti di ciascuna delle parti a continuare gli studi nell'altro Paese, favorendo l'inserimento degli studenti ciprioti nel sistema accademico e sostenendo lo studio delle lingua italiana a Cipro, attualmente approfondita da circa 14 mila studenti.
Su quest'ultimo aspetto, credo che il Governo dovrebbe farsi promotore di nuove iniziative di partenariato bilaterale volte ad incoraggiare l'insegnamento della nostra lingua all'estero che, dati alla mano, risulta essere la quarta più studiata nel mondo: un vero record, se consideriamo che siamo un Paese piccolo per estensione geografica e popolazione (appena 60 milioni di abitanti), ma «ponderoso» per peso specifico culturale.
Mi riferisco al fatto che l'italiano è la lingua franca per la Chiesa cattolica, l'idioma ufficiale del melodramma e della musica lirica, dell'arte, della moda, della cucina e spesso anche dello sport e alla circostanza che l'Italia è una delle principali mete turistiche al mondo. Quindi, ben vengano accordi di partenariato culturale come quello che ci apprestiamo a votare, per il quale il gruppo Scelta Civica voterà convintamente a favore .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alli. Ne ha facoltà.
PAOLO ALLI. Grazie, Presidente. Intervengo solo per dichiarare il voto favorevole di Area Popolare per le ragioni espresse nel mio intervento precedente, in particolare alla luce dell'aumentato interesse per il posizionamento geopolitico di Cipro nel quadro mediorientale, che ho già sottolineato. Ragione per la quale ritengo particolarmente importante mettere in atto tutte le iniziative possibili per rafforzare il rapporto con questa realtà cipriota.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. Intervengo per preannunciare il voto a favore del gruppo di Forza Italia su questo provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grande. Ne ha facoltà.
MARTA GRANDE. Grazie, Presidente. L'Accordo tra Italia e Cipro sulla collaborazione culturale, scientifica e tecnologica, nonché nel campo dell'istruzione, firmato a Nicosia il 6 giugno 2005, come già sottolineato da altri colleghi, sostituisce il precedente Accordo bilaterale di cooperazione culturale, nel quadro della comune appartenenza all'Unione europea. Obiettivo dell'Accordo è sia l'intensificazione delle relazioni bilaterali nei settori in esso individuati, sia il riscontro alla forte domanda di lingua e cultura italiana proveniente dalla controparte cipriota.
Le finalità dell'Accordo, che consiste nella realizzazione di programmi ed attività comuni, indicano i settori di collaborazione, prevedendo, inoltre, che le due parti favoriscano anche forme di collaborazione nell'ambito dei programmi dell'Unione europea e sono valutate positivamente da parte del nostro gruppo parlamentare. I principali settori di collaborazione sono arte e cultura, tutela e restauro del patrimonio culturale, archivi, musei e biblioteche; istruzione a tutti i livelli, professionale, secondaria e universitaria; cooperazione cinematografica e radiotelevisiva e scambi giovanili; ricerca scientifica, tecnologica ed ambientale: tutti settori chiave nella politica nazionale ed internazionale di un Paese e che, anzi, andrebbero ulteriormente tutelati e sviluppati.
La cooperazione nel settore dell'istruzione, nello scambio interuniversitario, nel settore artistico-culturale, la tutela del patrimonio artistico permetterà ad entrambi i Paesi di dare un forte impulso all'organizzazione di manifestazioni e di esposizioni, nonché la reciproca partecipazione a festival ed eventi culturali e artistici, quindi anche all'organizzazione di spettacoli e di compagnie teatrali.
Anche per quanto riguarda l'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Cipro sul reciproco riconoscimento dei titoli attestanti studi universitari o di livello universitario rilasciati in Italia e a Cipro, firmato a Roma il 9 gennaio 2009, il nostro gruppo si è espresso in Commissione favorevolmente, poiché intende promuovere lo scambio e la cooperazione bilaterale nel campo dell'istruzione a livello universitario, al fine di agevolare gli studenti di ciascuna delle parti a continuare gli studi nell'altro Paese. Il riconoscimento dei periodi e dei titoli di studio e le corrispondenze dei titoli accademici rilasciati dalle università dei due Paesi sono settori che vanno sempre rafforzati al fine di promuovere lo scambio proficuo di studenti e conoscenza tra questi due Paesi.
Pertanto, appunto, il MoVimento 5 Stelle voterà favorevolmente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Censore. Ne ha facoltà.
BRUNO CENSORE. Grazie, Presidente. Il disegno di legge al nostro esame autorizza la ratifica di due Accordi tra l'Italia e la Repubblica di Cipro. Il primo Accordo è finalizzato alla collaborazione culturale, scientifica, tecnologica e nel campo dell'istruzione tra i due Paesi. Il secondo Accordo regola, invece, il riconoscimento reciproco dei titoli relativi a studi universitari o di livello universitario rilasciati in Italia e a Cipro. Entrambi i provvedimenti hanno come obiettivo di rafforzare la cooperazione tra i due Paesi in ambito culturale, scientifico, tecnologico, dell'istruzione e dell'università.
In particolare, l'Accordo tra Italia e Cipro che intende rafforzare la cooperazione tra Italia e Cipro in ambito culturale, scientifico e tecnologico, nonché nel campo dell'istruzione è una risposta adeguata al grande interesse dei ciprioti verso la lingua e la cultura italiana. Basti pensare che nelle scuole di Cipro ci sono circa 14 mila studenti di lingua italiana. L'Accordo contribuisce alla diffusione e alla promozione della nostra lingua e della nostra cultura, favorisce gli scambi culturali tra i due Paesi, l'inserimento di studenti ciprioti nel sistema accademico italiano e l'internazionalizzazione delle nostre università.
Con l'autorizzazione alla ratifica di questo Accordo viene abrogato il precedente Accordo di cooperazione culturale firmato a Nicosia il 29 giugno 1973. In questi quarant'anni sono accaduti eventi molto significativi: nel maggio del 2004 Cipro ha aderito all'Unione Europea; l'intera isola è quindi territorio dell'Unione Europea – pur essendo Cipro, divisa, – i turco-ciprioti sono cittadini dell'UE in quanto cittadini di un paese dell'Unione Europea (la Repubblica di Cipro) anche se vivono in una parte di Cipro che non è sotto il controllo del Governo cipriota.
Sia l'Italia che Cipro, inoltre, sono paesi membri di organizzazioni europee e internazionali che operano nel campo dell'educazione e della cultura a sostegno dello sviluppo della conoscenza, della comprensione e della cooperazione fra i popoli. L'Accordo tra i due Paesi favorisce lo scambio fruttuoso di competenze e di esperienze in ambito scientifico e tecnologico, e offre l'occasione di consolidare e sviluppare le relazioni bilaterali attraverso iniziative di collaborazione e cooperazione nella conservazione, nel restauro, nella tutela e nella valorizzazione del patrimonio artistico e archeologico. La collaborazione tra il nostro Paese e Cipro, sancita dall'Accordo, ha lo scopo, tra l'altro, di contrastare i traffici illeciti di opere d'arte, di beni culturali, di reperti archeologici e di ogni altro oggetto di interesse storico, artistico o antropologico, anche mediante iniziative congiunte di formazione del personale.
L'Accordo rafforza i rapporti di amicizia tra i due Paesi e sviluppa la collaborazione in materia di cultura, scienza e istruzione, sia in ambito scolastico che universitario; rafforza la cooperazione scientifica e tecnica, nonché quella culturale ed educativa, anche nei settori delle arti visive, figurative e dello spettacolo.
Gli strumenti attivati dall'Accordo per sviluppare i rapporti tra il nostro Paese e Cipro in ambito culturale e dell'istruzione, anche con il sostegno dei programmi dell'Unione europea, sono molteplici: tra gli altri, la collaborazione tra archivi, biblioteche e musei; gli scambi e le borse di studio per gli studenti; l'organizzazione di spettacoli e tournée di compagnie teatrali; la cooperazione tra gli enti teatrali e lirici e le rispettive istituzioni musicali; i programmi culturali e cinematografici coprodotti e scambiati dagli enti radio-televisivi e cinematografici dei due Paesi. Nel settore dell'istruzione le istituzioni scolastiche e universitarie delle due Parti collaboreranno per favorire lo scambio di docenti, ricercatori ed esperti nonché di metodiche, di materiali didattici, di programmi e di progetti di ricerca. Nel quadro della realizzazione dello Spazio euromediterraneo dell'istruzione superiore sarà dato ulteriore impulso alla cooperazione interuniversitaria. L'Accordo ha durata illimitata.
Il secondo Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Cipro sul reciproco riconoscimento dei titoli attestanti studi universitari o di livello universitario rilasciati in Italia e a Cipro, oltre a promuovere rapporti di scambio e di cooperazione nel campo dell'istruzione a livello universitario, consente agli studenti di entrambi i Paesi l'accesso, la continuazione e il perfezionamento degli studi nell'altro Paese, individuando i titoli accademici equipollenti e le modalità e i requisiti per l'accesso alle istituzioni universitarie dei due Paesi.
Si prevede l'istituzione di una Commissione permanente di esperti, per l'attuazione dell'Accordo, il monitoraggio di eventuali modifiche del sistema d'istruzione superiore nei due Paesi contraenti e delle eventuali conseguenti modifiche del testo dell'Accordo.
L'Accordo ha durata illimitata ed entra in vigore il sessantesimo giorno successivo allo scambio delle notifiche sull'avvenuto espletamento degli adempimenti interni.
A nome del Partito Democratico esprimo parere favorevole, grazie.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2711-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3242: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo quadro tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America per la cooperazione nell'esplorazione ed utilizzazione dello spazio extra-atmosferico per scopi pacifici, fatto a Washington il 19 marzo 2013.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 28 ottobre 2015.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente. Ha facoltà di intervenire la relatrice, onorevole Carrozza.
MARIA CHIARA CARROZZA, . Illustre Presidente, cari colleghi, l'Accordo al nostro esame è stato già approvato dall'altro ramo del Parlamento ed è finalizzato a consolidare lo scambio scientifico e tecnologico fra l'Italia e gli Stati Uniti, nonché ad offrire ulteriori opportunità alla ricerca italiana, alle industrie nazionali, all'Agenzia spaziale italiana e alla NASA. L'Accordo è composto di diciannove articoli e indica le aree di cooperazione e di interesse: l'esplorazione umana dello spazio, l'osservazione dell'universo e della Terra e le modalità attraverso cui realizzarle (satelliti, strumenti scientifici, piattaforme satellitari ed aeree, missioni ed esplorazioni umane). L'Accordo disciplina le modalità per la registrazione di oggetti spaziali, il trasferimento di dati tecnici e beni e il regime di proprietà intellettuale e stabilisce le modalità per la diffusione al pubblico di informazioni relative alle cooperazioni di settore e per lo scambio di personale e per il reciproco accesso alle strutture.
L'intesa è sottoscritta in occasione del cinquantenario della cooperazione italo-statunitense in campo spaziale e costituisce uno strumento efficace per cooperare meglio, offrire nuove opportunità alle nostre industrie del settore e alle due agenzie spaziali. Ciò nella diffusa consapevolezza che lo spazio è un settore privilegiato di politica estera nazionale, come attestato in molti programmi intergovernativi e risulta tra le aree prioritarie della collaborazione tra l'Italia e altri Paesi, tra i quali gli Stati Uniti, l'Australia, l'Argentina, la Corea del Sud, la Cina, il Giappone e la Federazione Russa.
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia al suo intervento.
Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere
, che è in distribuzione.
Passiamo all'esame dell'articolo 1
al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Accordo in esame si inserisce in una proficua cooperazione già esistente tra l'Italia e gli Stati Uniti d'America nel volo spaziale umano, nelle scienze spaziali ed astronomiche, nell'uso dello spazio per la ricerca nelle scienze della terra e nell'esplorazione e cooperazione bilaterale che l'Accordo si propone di potenziare nell'interesse delle parti contraenti e nell'ottica di potenziali benefici per tutte le nazioni.
Sono noti i progetti e le forme di cooperazione tra la degli USA (NASA) e l'Agenzia spaziale italiana (ASI), nonché le forme di cooperazione multilaterale nell'ambito della stazione spaziale internazionale del Gruppo per l'osservazione della terra (GEO) e della Commissione sull'osservazione satellitare della terra (CEOS).
In questa prospettiva l'Accordo stabilisce un quadro giuridico di riferimento per la cooperazione tra le parti nell'esplorazione e utilizzazione dello spazio extra-atmosferico per scopi pacifici nei settori di comune interesse.
Sulla base delle norme dell'Accordo le parti potranno concludere accordi attuativi avvalendosi delle rispettive agenzie attuative nei settori di reciproco interesse indicati a titolo esemplificativo e non esaustivo all'articolo 3, comma 2, dell'Accordo.
La varietà e molteplicità degli strumenti individuati all'articolo 3, comma 3, per l'attuazione dei programmi che va dall'utilizzo di satelliti a piattaforme di ricerca spaziale o di strutture di terra per la ricerca, allo scambio di personale scientifico, nonché all'organizzazione di o all'attività di formazione e di divulgazione, consentirà di realizzare un'ampia gamma di programmi rispondenti ad esigenze comuni.
L'attività di ricerca scientifica sarà inoltre l'occasione per lo sviluppo di nuove tecnologie e l'esplorazione o utilizzo dello spazio extra-atmosferico.
A tale riguardo, l'Accordo prevede una specifica regolamentazione relativa all'attribuzione dei diritti di proprietà intellettuale sulle invenzioni congiunte, sui brevetti e le eventuali licenze. Al fine di facilitare l'attuazione dell'Accordo le parti rinunciano reciprocamente ad avviare eventuali azioni di responsabilità per danni a enti o persone derivanti da oggetti coinvolti in attività spaziali rientranti nell'oggetto dell'Accordo.
Un particolare rilievo deve essere rivolto all'articolo 12, comma 1, dell'Accordo, che pone a carico dell'Agenzia spaziale italiana gli oneri derivanti da eventuali imposte doganali o tasse di qualsiasi tipo nel quadro della libera circolazione di beni rientranti nell'oggetto dell'Accordo. L'Accordo risponde pienamente al principio della libertà di cooperazione, soprattutto bilaterale, tra Governi. La portata strategica dell'Accordo è tanto più rilevante in quanto le attività spaziali o cosmiche si avviano ad assumere un'importanza sempre maggiore a misura che il numero dei mezzi spaziali in navigazione nel cosmo va aumentando e a seguito della progressiva commercializzazione dello spazio cosmico, che vede intervenire nel settore dell'attività spaziale, oltre agli Stati, anche gli operatori privati. Si pensi al settore delle telecomunicazioni, ai satelliti per l'osservazione scientifica o al recente interesse rivolto al cosiddetto turismo spaziale.
Signor Presidente, mi sembra che con questa visione non possa che concludere annunciando il voto convintamente favorevole del mio gruppo parlamentare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra Italia e Stati Uniti per la cooperazione nelle attività di esplorazione ed utilizzazione dello spazio extra-atmosferico per scopi pacifici ha l'obiettivo di consolidare lo scambio scientifico e tecnologico fra i nostri due Paesi. Potrebbe, in teoria, offrire ulteriori opportunità alla ricerca delle industrie nazionali del settore spaziale e, in particolare, rafforzare la cooperazione dell'Agenzia spaziale italiana con le analoghe agenzie statunitensi, come la leggendaria NASA.
L'intesa ha una durata prevista limitata a dieci anni, con possibilità di rinnovo. Tra le aree di collaborazione menzionate vi è anche l'esplorazione umana dello spazio, anche se, dopo la fine del programma il nostro Paese fa volare i suoi astronauti soprattutto su vettori russi. È rimessa all'iniziativa delle agenzie spaziali delle due parti l'iniziativa di stringere accordi ulteriori su progetti scientifici. È interessante che previsioni specifiche siano dedicate ad aspetti come la responsabilità civile in caso di danni, le modalità di registrazione degli oggetti spaziali e quelle per la divulgazione al pubblico di informazioni relative alla cooperazione di settore. Sembra evidente che si pensa a un'attività che è insieme scientifica, ma, eventualmente, orientata anche alla produzione di un profitto e concernente, comunque, un dominio delicato dell'azione umana, al punto di doverne sottoporre la descrizione pubblica a procedure concordate.
Non va dimenticato come il diritto internazionale vincoli gli Stati a non utilizzare lo spazio extra-atmosferico che per finalità pacifiche e come, ciò nondimeno, lo spazio extra-atmosferico sia stato militarizzato in misura significativa. Gli stessi Stati Uniti hanno ufficialmente abbracciato una dottrina della propria politica spaziale, che rivendica esplicitamente all'America il monopolio della capacità militare spaziale. È logico, quindi, che si adottino cautele. Lo spazio è, però, una delle frontiere della tecnologia e rimanere agganciati al Paese leader nel campo è un investimento.
Da questo Accordo non derivano maggiori oneri per la finanza pubblica e, così come giunge in quest'Aula, pare inoltre in linea con tutte le intese internazionali vigenti in materia e con gli obiettivi della politica spaziale adottata dall'Unione europea.
Sulla base degli argomenti appena richiamati, la Lega Nord-Noi con Salvini voterà a favore della ratifica dell'Accordo di cooperazione spaziale con gli Stati Uniti, nella speranza che lo spazio extra-atmosferico diventi davvero terreno di collaborazione internazionale, pace e progresso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rabino. Ne ha facoltà.
MARIANO RABINO. Grazie, Presidente. Io chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna il testo integrale della mia dichiarazione di voto . Voglio solo sottolineare che complessivamente Italia e Stati Uniti possono vantare in campo spaziale cinquant'anni di cooperazione. Questo Accordo mira quindi a disciplinare meglio e a consolidare, anche in vista delle sfide future, sinergie tecnologiche e scientifiche tra le parti. Scelta Civica vota convintamente a favore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alli. Ne ha facoltà.
PAOLO ALLI. Grazie, Presidente. Intervengo solo per sottolineare rapidamente l'importanza crescente che il settore spaziale rappresenta per la vita normale di ciascuno di noi. Non sta a me ricordare l'importanza nel settore delle telecomunicazioni, nel settore dell'ambiente, della protezione del suolo e della sicurezza che le osservazioni spaziali oggi rappresentano.
Ovviamente, anche le esplorazioni stesse che ci sono state nella storia sono un modo per mettere a punto tecnologie e materiali sempre più innovativi. Per cui, la crescente importanza del settore spaziale e il rapporto strategico con gli Stati Uniti d'America fanno considerare questo Accordo come uno strumento molto importante di consolidamento e ampliamento della collaborazione, in un quadro di riferimento sempre più chiaro sotto il profilo normativo e delle responsabilità reciproche. Mi riferisco alle previsioni sulla proprietà intellettuale, sul trasferimento di beni e informazioni, ma, più in generale, sul quadro complessivo che questo Accordo disegna.
Certamente la collaborazione tra la NASA e l'Agenzia spaziale italiana è sempre stata e costituirà anche in futuro una grande opportunità di collaborazione e di arricchimento scientifico anche per la nostra comunità nazionale, quindi il gruppo di Area Popolare voterà favorevolmente a questo provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare il voto favorevole rispetto a questo provvedimento che è in corso d'esame in Aula.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Io vorrei un po’ uscire da questa banalità di dichiarazioni favorevoli a queste ratifiche. Chiaramente, come possiamo essere noi contrari ? Il MoVimento 5 Stelle non è contrario alla ratifica di un Accordo per la cooperazione tra il Governo italiano e quello statunitense per l'esplorazione e l'utilizzazione dello spazio extra-atmosferico per scopi pacifici. Ci si scrive anche «per scopi pacifici», quindi quale dovrebbe essere il motivo per essere contrari ? Anche se poi, andando a vedere il merito dell'Accordo, il merito della ratifica, che è già è stata firmata e quindi da noi non è modificabile, ma semplicemente, essendo appunto una mera ratifica, o votiamo a favore o votiamo contro o ci asteniamo...
PRESIDENTE. Colleghi, possiamo abbassare un po’ tono della voce, per favore ?
CARLO SIBILIA. ...possiamo solo segnalare la vacuità di questi Accordi. Io segnalo, ad esempio, l'articolo 9, comma 4, che enuncia quanto segue: «Per qualsiasi opera creata congiuntamente dalle parti – quindi Governo degli Stati Uniti e Governo italiano –, qualora le Parti decideranno di registrare il per tale opera, le Parti, in buona fede, si consulteranno e si accorderanno in ordine a responsabilità, costi e azioni da intraprendere per registrare il e mantenere la protezione del (in qualsiasi Paese)». Un accordo scritto così non vuol dire niente, perché semplicemente varranno i giochi di pesi internazionali e molto probabilmente l'Italia soccomberà. Ma non è questa la riflessione che voglio fare nel merito.
Più che altro, la riflessione è un'altra: vorrei sottolineare l'ambiguità e la contraddizione di questo tipo di accordi. In che modo ? Sappiamo che l'Unione europea è stata costretta dagli Stati Uniti a imporre delle sanzioni commerciali alla Russia. Dal 2014 l'Italia ha perso 5,3 miliardi di euro di interscambio commerciale, una contrazione dell’ dell'11,6 per cento. Il 10 luglio 2015, il MoVimento 5 Stelle organizza un evento, un confronto, un convegno sulle opportunità che oggi ci prospettano nuove organizzazioni internazionali, come quella dei BRICS, perché il MoVimento 5 Stelle non ha paura di uscire da alcune gabbie, come quella della NATO, e rivalutare alcuni accordi internazionali.
In questa occasione, il vicepresidente della Commissione russa affari esteri della Duma, Andrey Klimov, ci dà l'informazione che l'interscambio tra le aziende aerospaziali italo-russe è calato del 20 per cento da quando ci sono le sanzioni imposte dall'Unione europea alla Russia.
Sapete questo spazio del 20 per cento di fetta di mercato chi l'ha coperto ? Proprio gli Stati Uniti, che in questo periodo hanno incrementato del 15 per cento il loro peso nel mercato con le aziende aerospaziali tra gli Stati Uniti e la Russia.
Voi capite bene allora che, oggi, firmare un accordo ci può anche stare bene, però vogliamo capire qual è la scelta economica e politica di questo Governo, perché, se da un lato irroghiamo le sanzioni alla Russia, e quindi oggi abbiamo imprenditori di eccellenza italiani... Perché gli italiani hanno tanti prodotti di qualità, fanno dell'ottima industria manifatturiera: una di queste industrie di eccellenza è proprio il settore aerospaziale, che è stato colpito con un gravissimo danno del 20 per cento di interscambio con la Russia grazie alle sanzioni imposte dall'Unione europea alla Russia.
Il punto è questo: da un lato, noi facciamo gli accordi e, quindi, distruggiamo un mercato interno; dall'altro lato, se lo prendono gli Stati Uniti e oggi questo Accordo aumenta il potere degli Stati Uniti nel mercato aerospaziale. Secondo noi, è assolutamente contraddittorio ed è assurdo, perché danneggia quello che è un tessuto produttivo di eccellenza del nostro Paese, per quanto possa incrementare e migliorare la ricerca. Dopo, negli interventi della legge di stabilità, con i quali si finanziano con milioni di euro l'Istituto del commercio estero, dovete dare anche le armi all'Istituto del commercio estero per promuove le nostre aziende in tutto il mondo. Con questo Accordo, e in generale con questa politica contraddittoria del Governo, che, da un lato, dà un colpo alla Russia e, dall'altro, si fa rubare il mercato dagli Stati Uniti – forse evidentemente per qualche accordo che noi non conosciamo, e che nel Parlamento non c’è –, succede che oggi le nostre aziende nell'aerospaziale perdono il 20 per cento della fetta di mercato.
Questo semplicemente per sollevare una riflessione e perché noi ogni tanto dovremmo capire che è possibile non essere necessariamente filoatlantici, ma qualche volta pensare un po’ agli affari e alla crescita, alla prosperità e allo sviluppo delle aziende italiane, cosa che questo Governo non sta facendo o sta facendo molto male .
PRESIDENTE. Salutiamo gli alunni e gli studenti dell'Istituto comprensivo «Terzo Cestelli» di San Giuseppe Vesuviano, in provincia di Napoli, che seguono i nostri lavori dalle tribune . Grazie, ragazzi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Marca. Ne ha facoltà.
FRANCESCA LA MARCA. Signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore della ratifica e dell'esecuzione dell'Accordo quadro tra l'Italia e gli Stati Uniti per la cooperazione nell'esplorazione e utilizzazione dello spazio extra-atmosferico per scopi pacifici.
Il provvedimento, che con il nostro pronunciamento conclude il suo iter parlamentare, merita il voto favorevole della Camera per queste essenziali ragioni: rafforza e consolida lo scambio scientifico e tecnologico tra l'Italia e uno dei Paesi guida nel campo della ricerca aerospaziale e dell'esplorazione dello spazio, come gli USA; offre nuove e più solide opportunità di sviluppo alla ricerca italiana e all'industria nazionale in un settore strategico e di grande futuro; sostiene e fa progredire la cooperazione della nostra agenzia spaziale con quelle aventi analoghe funzioni operanti in USA, ad iniziare dalla NASA.
Tra le aree di cooperazione tra i due Paesi vi sono l'esplorazione umana dello spazio e l'osservazione dell'universo, nonché la realizzazione degli strumenti scientifici e tecnologici atti a realizzarle. Si tratta di prospettive di vitale importanza per il nostro Paese e per l'intera umanità.
Il provvedimento, inoltre, rispetta pienamente gli indirizzi in materia dell'Unione europea e il Trattato sull'esplorazione spaziale del 1967. Queste sono le ragioni chiare e condivisibili che sono alla base del voto favorevole del gruppo del Partito Democratico .
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3242, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Care colleghe e cari colleghi, come è a tutti voi noto, oggi ricorre il ventesimo anniversario dell'omicidio di Yitzhak Rabin. Nato a Gerusalemme nel 1922, militò attivamente, fin dalla sua giovinezza, nelle organizzazioni che miravano alla costituzione dello Stato d'Israele. A partire dal 1948 intraprese la carriera militare e fu Capo di stato maggiore delle Forze armate israeliane, dirigendo le operazioni militari nella «guerra dei sei giorni» nel 1967, per poi essere nominato ambasciatore negli Stati Uniti.
Rientrato in Israele, cominciò il suo impegno politico, fino a ricoprire per due volte l'incarico di Primo ministro del suo Paese. In tale veste, ritenne che lo Stato di Israele non potesse ottenere autentica sicurezza se non attraverso l'individuazione di una formula di convivenza con il popolo palestinese e con gli Stati vicini del Medio Oriente e si trasformò così in lungimirante uomo del dialogo, agevolando il raggiungimento degli accordi con l'OLP del 1993 e del Trattato di pace con la Giordania del 1994. Quest'opera gli valse, nel 1994, il riconoscimento, insieme a Shimon Peres e Yasser Arafat, del premio Nobel per la pace.
Nel 1995 fu ucciso, durante un comizio per la pace, in un barbaro attentato, che rese più arduo e irto di difficoltà il processo di dialogo da lui avviato.
È doveroso, quindi, rivolgere oggi un commosso omaggio alla sua memoria e invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio .
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà, per due minuti. Prima, però, vorrei ricordare ai colleghi che dopo abbiamo altre votazioni.
Prego, onorevole Fiano.
EMANUELE FIANO. Ho un ricordo personale che mi lega all'immagine di Yitzhak Rabin, di cui celebriamo oggi il ventesimo anniversario dell'assassinio per mano di un estremista ebreo appartenente all'estrema destra israeliana.
È l'immagine di Rabin che senza sorriso, con una leggera incertezza, con titubanza, con uno sforzo tangibile e storico, sotto gli occhi orgogliosi di Bill Clinton nel giardino della Casa Bianca, stringe la mano del nemico di sempre, Yasser Arafat, leader dell'OLP. Quel non sorriso diceva che la pace si fa con il nemico, che la pace la fanno due soldati che si sono combattuti, che la pace la fa la politica che individua il bene supremo, il bene che supera l'odio, la pace.
Amos Oz, scrittore israeliano che condivideva le medesime idee sul compromesso e sulla pace con Rabin, a proposito del rapporto tra amore e pace diceva che due uomini, che amano la stessa donna, non possono arrivare ad un compromesso; invece, due popoli che amano la stessa terra sono come due uomini che hanno una stessa casa, ma che possono dividerla in due piccoli appartamenti, arrivando ad un compromesso. E, ancora, Amos Oz dice che dove c’è vita ci sono compromessi e che il contrario di compromesso non è integrità, nemmeno idealismo e nemmeno determinazione o devozione; il contrario di compromesso, come credeva anche Yitzhak Rabin, è fanatismo, morte.
A questo magari pensava Yitzhak Rabin, mentre stringeva la mano del nemico di sempre, Arafat. A questo magari pensava la sera che fu ucciso, poco prima aveva arringato la folla della sinistra israeliana per convincerla che lo sforzo di pace di Oslo fosse l'unica strada possibile per garantire il diritto all'esistenza di Israele e dello Stato palestinese, nonché la pace e la sicurezza per i due popoli.
Non so dire se questa speranza sia morta per sempre con lui e se l'idealismo dovrà sempre cedere il passo alla . Ma so che per mantenere viva la fiammella della speranza serve, per ricordare per sempre Yitzhak Rabin, il suo non sorriso, il suo coraggio del compromesso, per quelli che ancora hanno speranza, per chi teme di averla perduta, per chi ancora, ai giorni nostri, muore di fanatismo e per chi la combatterà sempre .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.
MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Ogni anno ci raccontiamo questa storia, commemorando la scomparsa di un uomo assassinato e con il quale svanì anche la speranza di un solido processo di pace in Medio Oriente. Un premio Nobel per la pace, ucciso per avere provato a percorrere una strada opposta a quella che ancora oggi Israele persegue. Un Nobel ucciso per aver creduto che Israele e Palestina potessero convivere pacificamente uno accanto all'altro, senza più estremismi, da una e dall'altra parte.
Però, l'autocommiserazione non basta, Presidente. Vent'anni dopo l'assassinio di Rabin, siamo nel pieno di una nuova ondata di tensioni tra Israele e Palestina. La prima iniziava con il lancio di sassi e accoltellamenti proprio durante gli accordi di Oslo, e oggi siamo in un momento in cui gli stessi fenomeni stanno andando avanti proprio, a differenza di quella con cui Rabin stava avendo a che fare, ovvero con la violenza, non soltanto quella fisica ma anche quella psicologica, di persone costrette a vivere in condizioni non umane.
L'assassinio di Rabin, nel 1995, segnò un punto di svolta e nel ventesimo anniversario del suo omicidio gli israeliani moderati, che per fortuna sono tanti, continuano a sperare in un nuovo e coraggioso leader, che riesca a riempire il grande vuoto lasciato da lui. Netanyahu non è mai stato all'altezza – e questo, ormai, è all'opinione pubblica, anche per chi ha un'opinione diversa da quella di Rabin –, ma qualcuno ha detto essere l'espressione del popolo. Questo è vero e ne siamo convinti, ma è l'espressione non del popolo ma della paura che il suo stesso Governo ha incentivato ed ha accresciuto in quel popolo.
La soluzione dei due popoli e due Stati è la sola via percorribile, ma passa dall'eliminazione delle colonie. I muri dividono sempre e la riconciliazione riparte sempre dal dialogo e non dai soprusi dei coloni. Israele, nel giorno della commemorazione di Rabin, rispetti gli appelli dell'ONU e della Comunità europea: chiuda gli insediamenti illegali e revochi l'embargo a Gaza. Questa è la migliore commemorazione di Rabin .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Signor Presidente, il ventesimo anniversario dell'assassinio di Rabin, Nobel per la pace e Primo Ministro di Israele, è un richiamo potente a far memoria di un uomo che ha dedicato completamente la sua vita alla pace.
Non ha lavorato ad un concetto astratto di pace, una pace come resa, una pace come «meglio rossi che morti». Ha scelto una pace concreta, piena di promesse e di rischi, come tutte le opere degli uomini, ma voluta nella consapevolezza che con la guerra tutto è perduto. Rabin ha inteso la pace come incontro con l'altro, rinunciando a considerarlo nemico per sempre, anzi, considerandolo parte del proprio futuro, accogliendo i bisogni altrui e rispondendo con realismo alle esigenze del proprio popolo.
Un uomo così è stato ucciso, ovviamente. I nemici della pace non se la prendono con gli idealisti, con chi lancia proclami, ma contro chi opera in concreto e accetta il rischio del compromesso, rinunciando anche a quello che agli occhi degli estremisti era molto, era troppo. Ma ha rinunciato a una porzione di diritti del proprio popolo per qualcosa di più importante ancora di quello che si perdeva, ed era la pace e ciò che con la pace si conquista.
Con la pace, infatti, si guadagna l'essenziale, che è il diritto alla vita per sé e per gli altri popoli, e questo consente di recuperare in prosperità il centuplo di quello a cui, inizialmente, si aveva rinunziato. Un estremista israeliano, un oltranzista, un terrorista sorto dalle fila del suo stesso popolo lo ha, perciò, colpito. È chiaro che, in questo momento, il nostro sguardo va all'attuale situazione in Israele. La nuova costituisce un attacco chiarissimo al diritto di Israele all'esistenza ed è condotta in un momento in cui l'attenzione pubblica è concentrata altrove, sulla Siria, sulla Libia.
Sappiamo che il bene e il male non si separano con il coltello e non sono mancati episodi e parole discutibili da parte israeliana. Noi, però, non dimentichiamo che Israele è una roccia di democrazia e di libertà in quelle terre e, se, finora, in tutti questi anni, il terrorismo islamista non ha avuto partita vinta, è stato grazie alla presenza e al sacrificio di Israele. Per questo, ci inchiniamo a Rabin e al popolo di Israele. Signor Presidente, certamente Rabin è stato una grande pagina di storia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.
FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, è stato ricordato poco fa che Rabin era contemporaneamente un militare e un e un uomo anche della mediazione, ma la mediazione è possibile quando anche la controparte la rende possibile. Noi vediamo che, da una parte, Rabin fu ucciso dall'estremismo della destra israeliana, ma, dall'altra parte poi, Arafat è stato sopravanzato e Al-Fatah, è stata emarginata da una linea quelle di Hamas, che rimesse in questione l'esistenza di Israele.
Ora, noi possiamo fare tutte le critiche possibili ad Israele; tra l'altro, le critiche se le fanno gli israeliani stessi, che, magari, conducono contemporaneamente la battaglia e discutono e litigano sulla politica, perché, come ricordava poco fa l'onorevole Palese, quello è un Paese nel quale, comunque, vi è una profonda libertà e democrazia, cosa che noi non possiamo mai dimenticare.
Quindi, nel ricordo di Rabin, dobbiamo anche dire che da un lato c’è l'eccesso costituito dagli insediamenti e, certamente, le manifestazioni sono sempre legittime, ma le manifestazioni e le contestazioni non si fanno con il coltello, perché esso non porta da nessuna parte. In questa logica, che è una logica di riconoscimento di una grande figura nella storia di Israele, noi ricordiamo oggi Rabin .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, Presidente. Le idee di uomini che sono stati uccisi spesso camminano sulle gambe di altri uomini e oggi, che il Presidente successore di Yitzhak Rabin, Netanyahu, arriva a scaricare la responsabilità di una delle tragedie più grandi dell'umanità, l'olocausto, sui palestinesi, mi chiedo quanto valgano queste parole e quanto, allo stesso tempo, si senta la mancanza, in questo tempo, di uomini come Yitzhak Rabin.
Rabin non era un pacifista: era un grande leader politico, era uno statista che aveva capito prima di altri che il prezzo che Israele avrebbe pagato e avrebbe dovuto sopportare per la guerra era insopportabile, appunto, per il suo popolo. Aveva capito che una condizione di guerra permanente, una spirale di violenza, una condizione di assedio permanente avrebbe determinato uno scivolamento culturale insostenibile per una società realmente libera e democratica.
Ed è esattamente l'avveramento di questo profezia di Rabin che ci dice quanto sia stato alto il prezzo che l'umanità intera abbia dovuto pagare per la sua morte.
Ci sono guerre che spesso nella storia sono state fatte per mancanza di scelta, Rabin aveva capito che c'era anche una pace che bisognava fare per mancanza di scelta. Il popolo palestinese e il popolo israeliano oggi non hanno altra scelta se non quella della pace e la lezione che tutti noi dobbiamo imparare oggi, a vent'anni dall'omicidio di Rabin, è che quella è una scelta obbligata e che la pace si costruisce con il nemico, con il rispetto reciproco e con il riconoscimento dell'altro. Riconoscimento che ancora manca nei confronti del popolo palestinese e che era stato il grande gesto rivoluzionario di un grande uomo come Yitzhak Rabin .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rabino. Ne ha facoltà.
MARIANO RABINO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il 4 novembre 1995, Yitzhak Rabin, promotore assieme a Yasser Arafat degli Accordi di Oslo, che sancivano un processo di pace (gettando le basi per la costituzione di uno Stato palestinese) tra lo Stato ebraico e l'Organizzazione per la liberazione della Palestina, veniva ucciso con due colpi di pistola. A premere il grilletto fu Yigal Amir, un estremista di destra di religione ebraica, fermamente contrario alla fine del conflitto con gli arabi.
Quel giorno, la storia del Medio Oriente, e con essa quella del mondo intero, è cambiata profondamente e, ancora oggi, a vent'anni da quell'episodio, i popoli dei due Paesi subiscono le conseguenze di quel gesto efferato.
Lo scorso 31 ottobre, decine di migliaia di persone si sono riunite sul luogo dell'assassinio, a Tel Aviv, nella piazza che oggi porta il nome del leader laburista israeliano, per commemorarne la morte, ma anche per lanciare un grido di speranza; «Mai come oggi sentiamo Rabin così lontano, e per questo è rassicurante vedere così tante persone in piazza», hanno raccontato diversi manifestanti. Da mesi, infatti, i dirigenti delle due parti non hanno contatti. E la domanda che molti si pongono è: come sarebbero, oggi, Israele e la Palestina se Rabin non fosse stato ucciso ?
«Con soltanto un altro mandato di Governo, forse saremmo riusciti a firmare un accordo permanente con i palestinesi. E magari anche una pace duratura con la Siria», ha dichiarato Uri Savir, all'epoca capo-negoziatore degli Accordi di Oslo. Al contrario, dopo l'omicidio la sinistra perse le elezioni, e Benjamin Netanyahu, l'attuale Primo ministro, prese il potere per la prima volta, ahimè, «impegnandosi a smantellare minuziosamente il lavoro di Rabin», ha aggiunto Savir.
MARIANO RABINO. Vado alla conclusione. Lo stesso Rabin ebbe modo di dire, nel suo ultimo discorso pubblico: sono stato un soldato per ventisette anni. Ho fatto la guerra fintantoché non c'era un'opportunità per la pace. Ma oggi io credo che ci sia un'occasione di pace, una grande occasione, e che dobbiamo coglierla. La violenza corrode le basi della democrazia israeliana, e dovrebbe essere condannata, stigmatizzata e isolata
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.
CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, Presidente. Ci uniamo all'omaggio nei confronti di Yitzhak Rabin, uomo di pace, ma anche di una pace nella sicurezza, che seppe garantire a Israele frontiere sicure e impostò una politica di riconciliazione il cui fallimento, che ci auguriamo solo temporaneo, stiamo ancora tutti pagando. Rabin comprese che la pace può richiedere sacrifici, ma ebbe sempre in mente la necessità di non compromettere la sicurezza del suo Paese da perseguire con lo stabilimento di frontiere difendibili, il ritiro, la separazione e la successiva collaborazione tra i popoli ove le circostanze lo avessero permesso, senza perdere però la capacità di rispondere alle minacce qualora se ne fossero manifestate. Queste erano le sue stelle polari. Rabin rimane così un luminoso esempio di idealismo coniugato al realistico apprezzamento delle situazioni di fatto, elemento che della sua politica viene troppo spesso trascurato e che invece lo connota. Persino il controverso Sharon, ne seguì in fondo l'esempio, ritirandosi da Gaza.
Ci auguriamo che il sentiero della pace, precocemente interrotto, possa essere riaperto al più presto
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baradello. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BARADELLO. Grazie Presidente. Chi percorre vie di pace lascia il segno nella storia dell'umanità. Chi percorre vie di pace in Medio Oriente lascia un grande segno nella storia dell'umanità. Il clima politico e sociale che si viveva nei giorni dell'assassinio lasciava sperare in un futuro di buona coesistenza. Quel clima è finito, sono passati vent'anni, ora respiriamo un clima di sfiducia generalizzata, assistiamo ad una sospensione di prospettiva pacifica risolutiva della questione medio-orientale. Siamo preoccupati per i continui episodi bellici nella zona. La pace non è soltanto un obiettivo difficile da raggiungere, è anche un luogo difficilissimo da difendere anche per le persone di buona volontà e per le persone con una visione decisiva per il futuro di uomini e donne di oggi e di domani.
Vogliamo ricordare Rabin per ricordare soprattutto alle nuove generazioni che ci sarà un futuro di pace, se qualcuno, anzi tanti, raccoglieranno l'eredità di Rabin e continueranno quella strada. Rabin aveva capito che era una strada con più ragioni, per questo faticosa da percorrere e in continuo e difficile equilibrio. Vittima dell'assassinio fu Rabin, vittime delle conseguenze di quell'assassinio sono stati i popoli israeliano e dei territori palestinesi, che continuano ancora oggi ad essere ostaggi degli egoismi di chi non cerca soluzioni, ma pretende ragione a qualunque costo, anche dove ragione non c’è. Oggi vogliamo ribadire che con quel gesto non è stata assassinata la speranza che il percorso di pace possa continuare: senza uomini come Rabin è più difficile, ma deve continuare
PRESIDENTE. Colleghi, torniamo all'ordine del giorno e passiamo alla discussione...
PIA ELDA LOCATELLI. Presidente, avevo chiesto di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Locatelli, però, ci si iscrive prima ! Prego, onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Presidente, mi scusi ma l'avevo fatto già da ieri.
PRESIDENTE. Non ci risulta, però, prego.
PIA ELDA LOCATELLI. L'ho fatto di persona, quindi, ne sono sicura.
Presidente, sono numerosissime le cerimonie di questi giorni per la commemorazione di Yitzhak Rabin, ma è oggi il giorno in cui, vent'anni fa, nel parcheggio del municipio di Tel Aviv, un estremista religioso uccise l'uomo coraggioso, capace di sfidare non solo i suoi nemici, gli avversari politici dentro e fuori il Paese, ma soprattutto i suoi amici, quelli della sua parte e del suo popolo, tanto era convinto del dovere di costruire la pace in Israele e nel Medio Oriente.
Per anni leader del partito laburista, partito membro dell'Internazionale socialista, cui aderì nel 1973, venne subito nello stesso anno eletto alla Knesset e fu capogruppo subito della delegazione laburista, Ministro del lavoro nel breve Governo formato da Golda Meir, alla quale successe nel 1974.
Durante i successivi vent'anni rimase membro della Knesset, fu Ministro della difesa e da Ministro della difesa diresse le operazioni di sicurezza sui confini israeliano-libanesi, che permetteranno il ritiro delle truppe israeliane in una stretta zona di sicurezza, avviando la sua politica, quella che seppe coniugare la sicurezza con l'impegno per la costruzione della pace.
Nel giugno del 1992, dopo la vittoria elettorale, diviene per la seconda volta Primo Ministro e insieme Ministro della difesa. Fu durante questo secondo mandato alla guida del Governo in cui furono fatti passi fondamentali nel processo di pace con il popolo palestinese. Dopo gli incontri segreti di Oslo con il leader dell'OLP, il 13 settembre 1993 sigla con Yasser Arafat, alla presenza del Ministro degli esteri Shimon Peres, la Dichiarazione dei principi, che gli varrà il Premio Nobel.
Consapevole che la pace va costruita con determinazione e soprattutto con coraggio, superando ostacoli, muri fisici e mentali, andò dritto all'obiettivo e per questo fu ucciso. Non sono molti i grandi in questa nostra epoca difficile. Lui certo lo è, come lo fu Willy Brandt, un altro grande uomo della storia recente che perseguì lo stesso obiettivo di Rabin: far cadere i muri tra i popoli, cambiando il mondo verso la pace.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Locatelli.
PIA ELDA LOCATELLI. Willy Brandt – mi avvio alla conclusione – è riuscito nel suo intento e la cortina di ferro è caduta. Rabin è stato fermato da una mano e da una cultura omicide. La pace che Rabin ha tentato di costruire è, purtroppo, ancora lontana
PRESIDENTE. Onorevole Locatelli, le devo dire che ha ragione lei e, quindi, le chiedo scusa, perché ha sbagliato il Presidente: era iscritta e le chiedo scusa.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 3238: Ratifica ed esecuzione del Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo che stabilisce una procedura di presentazione di comunicazioni, adottato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 19 dicembre 2011.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 30 ottobre 2015.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri e comunitari) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, onorevole Locatelli.