PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
DAVIDE CAPARINI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amendola, Amici, Basilio, Bindi, Michele Bordo, Chaouki, Cominelli, D'Alia, Dambruoso, De Menech, Dellai, Di Lello, Fava, Ferrara, Fico, Fontanelli, Grande, Guerra, La Russa, Losacco, Manciulli, Martella, Mazziotti Di Celso, Migliore, Nicoletti, Pes, Picchi, Piccoli Nardelli, Piras, Pisicchio, Quartapelle Procopio, Rampelli, Rosato, Rossomando, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scotto, Tofalo, Valeria Valente, Villecco Calipari e Zampa sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente centotredici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna allegato A .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Governo in vista della XXI Conferenza delle Parti (COP 21) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta del 20 novembre 2015.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti. Prego, Ministro.
GIAN LUCA GALLETTI, Grazie, signora Presidente. Ringrazio anche gli onorevoli deputati. Desidero, innanzitutto, formulare il mio vivo ringraziamento per avermi dato la possibilità, oggi, di venire qui a illustrare lo stato dell'arte della Conferenza di Parigi. Due premesse: la Conferenza di Parigi si terrà in una città che è stata oggetto di durissimi attacchi terroristici proprio nei giorni scorsi. Noi abbiamo apprezzato molto la posizione del Presidente Hollande e del Ministro Fabius, che hanno voluto, immediatamente dopo poche ore dal tragico attentato, ribadire con forza che la Conferenza si sarebbe comunque tenuta a Parigi.
Quell'attacco terroristico, quell'attacco delinquente è un attacco ai valori costituenti dell'Occidente e dell'Europa. All'interno di quei valori, trova posto anche la difesa del globo e la difesa dell'ambiente, e noi andremo a Parigi per esprimere solidarietà al popolo francese e per ribadire che, comunque, ai valori che tutelano il pianeta e che tutelano le nostre nazioni e i nostri territori non rinunceremo e non rinunceremo mai; e lo faremo nei giorni che avevamo stabilito, con le modalità che abbiamo stabilito.
Penso che questo sia un grandissimo segnale di civiltà che l'Europa, in un momento di difficoltà oggettivo che sta vivendo, dà a tutto il pianeta. Seconda cosa, ancora una volta il tema ambientale è un tema che unisce. Al mondo ci sono tanti temi che dividono le nazioni: quello dell'ambiente è un tema che unisce tutte le coscienze del pianeta. Credo che questo sia un elemento su cui noi dobbiamo sempre di più riflettere.
Lunedì prossimo, giorno di apertura della COP 21, saranno presenti più di 160 Capi di Stato, che insieme discuteranno di come combattere i cambiamenti climatici. Fra quei 160 Capi di Stato, ci sono Presidenti che rappresentano Stati che sono in guerra fra di loro; eppure, si ritrovano insieme per discutere insieme della risoluzione di un problema globale. Ritengo che questo sia il giusto approccio per affrontare tutti i temi che oggi sono globali e che rischiano di degenerare in guerra, in povertà, in illegalità. Quindi, anche sotto l'aspetto valoriale, morale ed etico, la Conferenza di Parigi, in questo momento, assume una priorità e un simbolismo molto più forte che nelle COP che l'hanno preceduta.
Che cosa andiamo a discutere a Parigi dal 30 novembre all'11 dicembre 2015 ? Andiamo a discutere di come raggiungere l'obiettivo che noi ci eravamo dati a Cancun nel 2010, che tutti i Paesi si erano dati a Cancun nel 2010, cioè come adottare politiche globali per fare in modo che il surriscaldamento del pianeta, da qui al 2100, resti sotto la temperatura dei due gradi, cioè non aumenti più di due gradi, anzi, auspicabilmente, che aumenti meno di due gradi.
Questa è ritenuta dagli scienziati la soglia minima perché il pianeta possa sopravvivere, stiamo parlando di questo. La scienza ci ha indicato quali sono i gas che più di tutti contribuiscono al surriscaldamento del pianeta: questi sono i gas serra. Quindi, tutti i Paesi andranno a Parigi portando propri piani nazionali per riuscire a mantenere il surriscaldamento del pianeta nell'obiettivo di Cancun 2010; quindi, politiche di riduzione di gas serra.
Tecnicamente, nel periodo della Conferenza di Parigi, si prevede l'ultima sessione della ADP, Ad Hoc Working Group on the Durban Platform, cioè il gruppo negoziale a cui è affidato il compito di preparare proprio l'Accordo di Parigi. Ha lavorato molto in questi anni: lì sarà la sessione finale, dove dovremmo riuscire ad adottare il testo finale.
La Conferenza di Parigi rappresenta, quindi, è chiaro, un'opportunità storica per adottare quell'accordo internazionale che già da anni la comunità internazionale sta perseguendo. Nell'ambito del negoziato, l'Unione europea si è sempre espressa e continuerà ad esprimersi con un'unica voce, e in essa, nella posizione dell'Europa, si riflettono la posizione e gli obiettivi del nostro Paese. Il mandato negoziale dell'Unione europea per la Conferenza di Parigi è stato concordato proprio sotto la Presidenza italiana, sotto la Presidenza del nostro Presidente Matteo Renzi, nell'ottobre dell'anno scorso, ed è una posizione ambiziosa, a cui l'Italia ha contribuito in maniera decisiva.
I Capi di Stato e i Governi europei hanno assunto tre impegni: tagliare entro il 2030 di almeno il 40 per cento le emissioni di gas serra rispetto al 1990. Tengo a precisare la data di partenza, la data base a cui noi ci riferiamo, il 1990, perché questo rende ancora più ambizioso il nostro obiettivo. Molti dei contributi nazionali misurano il proprio taglio di emissioni a partire dal 2005; noi abbiamo scelto come base il 1990. Questo rende ancora più performante il nostro ; questo lo ricordo, è vincolante dal punto di vista giuridico con .
Quindi, l'obiettivo del 40 per cento verrà considerato in tutti i Paesi nazionali, ognuno avrà il proprio obiettivo – non è europeo, l'Italia avrà un proprio obiettivo nazionale – e sarà vincolante dal punto di vista giuridico, cioè soggetto al sistema di sanzioni europee. Ci siamo, ancora, impegnati a elevare fino al 27 per cento la produzione di energia da fonti rinnovabili e ad incrementare del 27 per cento l'efficienza energetica. Poi, nel Consiglio ambiente del 18 di settembre, abbiamo votato all'unanimità, come Consiglio ambiente europeo, il mandato negoziale, che abbiamo dato alla Presidenza lussemburghese, con gli aspetti tecnici per l'accordo in ciascuna tematica del documento della piattaforma che dovremmo votare a Parigi.
Nell'ambito del lungo negoziato preparatorio alla Conferenza, l'Italia è sempre stata presente, e noi continuiamo, fino ad oggi, a lavorare, attraverso gli esperti del Ministero, che voglio ringraziare per la loro professionalità, in tutti i gruppi tecnici negoziali europei, contribuendo in maniera costruttiva, e anche con proposte molto concrete, alla definizione della posizione europea in tutti i suoi dettagli. Nei numerosi contesti internazionali, anche a livello informale, a cui abbiamo partecipato, l'Italia ha, in particolare, spinto l'Unione europea a costruire le proprie posizioni negoziali per un accordo che sia fondato su basi che consentano la più ampia partecipazione possibile, superando le limitazioni del protocollo di Kyoto, che, ricordo, oggi pesa, in termini di emissioni, solo per il 12 per cento. Noi siamo stati promotori di una proposta, che troverà spazio, probabilmente, nella versione definitiva che approveremo a Parigi, sulla cosiddetta insomma di un meccanismo che aiuta i Paesi che non sono in grado da soli di fare il piano di contenimento delle emissioni, che non sono in grado di attuarlo, di monitorarlo e di renderlo trasparente. Quindi, un meccanismo efficace per aiutare questi Paesi a essere integrati nel Protocollo di Parigi proprio perché non succeda quello che è successo a Kyoto, dove alcuni Paesi non hanno potuto partecipare perché non avevano le conoscenze tecniche e scientifiche per poter identificare le proprie azioni e portarle avanti e monitorarle. Noi abbiamo lavorato molto in questi mesi anche per aiutare i piccoli Paesi, soprattutto le piccole isole e le parti più povere del Paese, a preparare i propri contributi nazionali. Abbiamo studiato un meccanismo molto funzionale che ha permesso anche ad altri Paesi di poter fare quello che noi abbiamo fatto. E questo ha dato ottimi risultati ed è diventata una strategia che sarà proprio inserita nel Protocollo di Kyoto. Che cosa vogliamo ? Come vogliamo che sia questo accordo ? Vogliamo che sia un accordo inclusivo, dinamico e allargato. Inclusivo, dinamico e allargato. Queste sono tre caratteristiche essenziali per il Protocollo di Parigi dove tutti i Paesi possano partecipare, tutti i Paesi del mondo, e si assumano le proprie responsabilità, che saranno comuni. La responsabilità di Parigi sarà una responsabilità comune, non sarà una responsabilità individuale di ogni singolo Paese. Poi, certamente, le responsabilità saranno differenziate e basate sulle circostanze nazionali. È impensabile che ogni Paese possa fare e avere lo stesso obiettivo di un Paese che sta dall'altra parte del globo e ha posizione completamente diversa, sia economica, che sociale. Quindi, saranno responsabilità sicuramente comuni e differenziate.
L'accordo deve avere un sistema di robusta e chiara. La sarà una parte fondamentale di questo accordo. Lo sarà quanto sono indispensabili gli obiettivi. Io do la stessa importanza alla e agli obiettivi che saranno definiti. E questa ripeto, deve essere robusta e chiara e soprattutto che non consenta passi indietro, ma che, al contrario, ci obblighi ad una revisione ciclica solo al rialzo. Noi sappiamo che i contributi nazionali, così come sono stati presentati oggi, cioè le azioni che i Paesi hanno dichiarato di fare, non sono ancora sufficienti per raggiungere i 2 gradi. Noi chiederemo ai Paesi a Parigi di essere più virtuosi ancora e di arrivare a quell'obiettivo che ci siamo dati. Ma sappiamo anche che Parigi non finisce a Parigi. Parigi inizia a Parigi per continuare sempre, almeno fino al 2100 e, poi, forse anche oltre. Quindi, abbiamo bisogno di un meccanismo di che ci permetta ciclicamente di poter misurare dove siamo, che cosa abbiamo fatto e anche di rivedere in modo più ambizioso gli obiettivi che ci siamo dati, proprio perché dobbiamo restare ai 2 gradi, ma, grazie allo sviluppo della tecnologia e grazie allo sviluppo di Paesi che oggi sono in via di industrializzazione e che domani saranno industrializzati, sarà possibile anche migliorare quell'obiettivo dei 2 gradi che ad oggi ci siamo dati.
Mi preme sottolineare che, anche grazie all'Italia, l'Europa si presenta forte degli impegni assunti al suo interno, che sono i più elevati del mondo. I nostri contributi nazionali sono quelli più performanti che sono stati presentati a Parigi, non paragonabili con quelli delle altre grandi economie. E abbiamo dimostrato ancora una volta una in un tema tanto delicato quanto strategico per il futuro della nostra società, proprio perché io credo, e lo ribadisco ancora, che la difesa dell'ambiente per l'Europa sia diventato uno dei temi costituenti della propria identità. Abbiamo ancora molte questioni da risolvere a Parigi. Abbiamo dei nodi aperti ancora importanti. Ad esempio, come inserire l'obiettivo di lungo termine. Come ho già detto, a Cancun nel 2010 abbiamo deciso di mantenere la temperatura al di sotto dei 2 gradi nell'anno 2100 rispetto ai livelli preindustriali. Allora, a Parigi dovremmo decidere come arriviamo a questi 2 gradi, con quale traiettoria, con quale tempistica.
Ci limitiamo a dire semplicemente che l'obiettivo è quello e ci arriveremo nel 2100 o ci diamo degli obiettivi temporali ? Al 2025 dovremmo essere a un punto della traiettoria; al 2050 a un altro punto. In altre parole, identificheremo già una traiettoria precisa del taglio delle emissioni oppure ci limiteremo a un'enunciazione di risultato finale ? L'Italia e l'Europa hanno già espresso la propria posizione, che è quella di identificare una traiettoria precisa di taglio delle emissioni, da concordare certamente con gli altri Paesi, ma il principio è quello della traiettoria e noi lo andremo a dire con forza a Parigi. Come indicare gli aspetti di mitigazione ovvero che tipo di impegni ? Quali politiche, quali misure, quali strategie nazionali ? E queste diventeranno vincolanti ? Poi vi è la presentazione ciclica di nuovi e più ambiziosi impegni, come dicevo prima. Ogni quanto ci misuriamo ? Ci misuriamo, prima di tutto ? E ogni quanto ci misuriamo ? Ogni tre, ogni cinque anni ? Parigi si riunisce una volta ogni tre anni o ogni cinque per vedere a che punto siamo e se ognuno dei Paesi che ha preso gli impegni li sta portando a termine in maniera virtuosa ? E quali sono i criteri con i quali noi ci andiamo a misurare ? In altre parole, le regole di trasparenza, quali sono ? Come intendiamo riuscire a misurare i risultati che ogni Paese ha adottato ?
Poi, un altro tema aperto è come esprimere la differenziazione. Voi sapete che questo è un tema che può dividere e sul quale il Protocollo di Parigi può anche fallire. Gli obblighi dei Paesi che aderiranno al nuovo regime, come debbono essere formulati, tenendo proprio conto delle diversità delle realtà ambientali ed economiche e dell'evolversi delle mutate circostanze nazionali presenti e future ? In altre parole, come facciamo a misurare queste differenziazioni ? Come facciamo a stabilire la differenza che c’è fra un Paese in via di sviluppo e un Paese già sviluppato ? Qual è il metodo e il peso che diamo alla differenziazione ? Questo è molto importante, sia in termini – e ne parleremo dopo – di risorse da mobilitare, sia in termini di percentuale di taglio di emissioni. E, soprattutto, quand’è che un Paese da Paese in via di sviluppo diventa Paese sviluppato ? Come facciamo ad aiutare di più i Paesi che invece non hanno neanche incominciato il periodo di industrializzazione ? Ecco, il tema della differenziazione, sul quale abbiamo già fatto molti passi in avanti, l'ultimo a Bonn il mese scorso, è un tema ancora aperto, che andrà definito in maniera chiara e precisa proprio a Parigi. Io credo che noi dovremmo favorire su questo tema un approccio equo, dinamico e sufficientemente ambizioso.
E, poi, dicevo, c’è il tema della finanza per il clima. Questo è un altro tema aperto sul quale sono già stati fatti moltissimi passi avanti, ma che ha ancora bisogno di una definizione definitiva. In altre parole, il bilanciamento tra gli impegni richiesti e il supporto finanziario garantito a favore dei Paesi in via di sviluppo. È chiaro che i Paesi che noi abbiamo aiutato a fare le politiche di contenimento delle proprie emissioni di CO2, i Paesi a cui abbiamo dato gli strumenti per poterle monitorare, oggi hanno bisogno anche delle risorse per mettere in pratica quelle misure che si sono impegnati a fare. E sono i Paesi in via di sviluppo e i Paesi che ancora devono incominciare il percorso di sviluppo. Allora, noi diciamo che questo tema è un tema globale che tutti insieme dobbiamo risolvere e introduciamo il principio della differenziazione delle responsabilità fra i Paesi già industrializzati che hanno contribuito di più all'emissione di gas serra e i Paesi che devono ancora industrializzarsi e, quindi, nel tempo e nella storia hanno contribuito meno alle emissioni di CO2. Noi dobbiamo essere disposti a una grande mobilitazione di risorse finanziarie verso i Paesi in via di sviluppo e che oggi sono i Paesi più poveri. Questo è uno dei temi fondamentali che affronteremo a Parigi. E, guardate, questo è il vero tema etico-morale. Su questo si misureranno le parole dai fatti, quanti Paesi sono pronti a passare dalle parole ai fatti e se l'Europa sarà disponibile a passare dalle parole ai fatti, perché noi ci riempiamo la bocca degli effetti dei cambiamenti climatici.
Noi sappiamo quali sono i disastri che i cambiamenti climatici possono apportare al globo in termini di nuove guerre, in termini di carestie, in termini di nuove povertà, in termini di illegalità, in termini di emigrazioni fortissime da un Paese all'altro, da una zona del globo all'altra. Gli immigranti ambientali sono stimati, nei prossimi anni, in 250 milioni. Quindi, tutti sappiamo gli sconvolgimenti del pianeta. Però, su questi temi, che ho elencato adesso, cioè differenziazione, equità e solidarietà, Parigi sarà il momento in cui ognuno dovrà dimostrare di passare dalle parole ai fatti. Devo anche dire che grandi passi sono stati fatti: è stato certificato che fino ad oggi c’è stata una mobilitazione, in campo ambientale, di oltre 62 miliardi dai Paesi in via di sviluppo ai Paesi sviluppati in tema ambientale. Tuttavia, molto abbiamo ancora da fare, in termini di risorse pubbliche e in termini di risorse private.
Durante l'ultima sessione negoziale della ADP a Bonn, in ottobre, i Paesi si sono trovati d'accordo sulla necessità di accelerare i lavori in vista di Parigi – lo ricordavo prima – e hanno avviato una vera e propria redazione, riga per riga, di un testo di accordo, affrontando tutte le tematiche che vi ho sopra elencato. In quel documento c’è già un'ipotesi di risoluzione con più versioni, cioè con più possibilità, di tutti i temi che io vi ho posto. Questo per dire che il lavoro è stato avanzatissimo e di questo bisogna riconoscere il merito sia alla presidenza francese sia alla presidenza peruviana, che in questi ultimi due anni, cioè nell'anno precedente a Lima e nell'anno precedente a Parigi, hanno lavorato intensamente, insieme a tutti i Paesi e con una grande collaborazione da parte europea e anche italiana, per arrivare alla redazione di questo accordo. Al termine della sessione negoziale di Bonn, i Paesi hanno concordato che il testo finalizzato riflette i contributi espressi da tutti i Paesi e costituirà, quindi, la base per il successivo negoziato che avverrà proprio a Parigi.
A fronte dell'impegnativo lavoro che ci aspetta a Parigi, esistono anche molti aspetti positivi che dobbiamo considerare e che costituiscono chiare premesse per un possibile successo a Parigi. Il primo è rappresentato dai Paesi che si sono impegnati nella politica di taglio di emissioni. Io vi porto due termini di confronto: a Kyoto, nel 1997, i Paesi dell'Annesso I, cioè i Paesi che si erano impegnati allora a tagliare le proprie emissioni – non quelli che hanno partecipato all'accordo, ma quelli che si erano impegnati a tagliare le proprie emissioni – oggi rappresenterebbero il 12 per cento delle emissioni globali (il 12 per cento: pochissimo).
Allora, voi capite che, oltre che non centrare l'obiettivo, se solo il 12 per cento dei Paesi si impegnano a ridurre le proprie emissioni e, quindi, non c’è un vero vantaggio ambientale, questo ha dato modo a molti di poter cavalcare la teoria che l'ambiente è contro lo sviluppo, rovina la concorrenza e incide negativamente sulla concorrenza. Qualche ragione ce la potevano anche avere. Io non la condividevo ma qualche ragione ce la potevano anche avere. In un momento in cui solo una parte dei Paesi del pianeta si impongono e si vincolano al taglio delle emissioni, questo può diventare un problema, dal punto di vista economico. Questo è Kyoto.
Oggi noi apriamo Parigi. A Parigi oggi hanno presentato i propri NDC, le proprie politiche nazionali di taglio delle emissioni, 160 Paesi su 193 e io credo che cresceranno ancora da qui a domenica. Credo che da qui a domenica – quindi, per l'apertura di lunedì – la quasi totalità dei Paesi, salvo i Paesi che sono in guerra e che non hanno potuto materialmente farli, presenteranno la propria piattaforma per la riduzione delle emissioni di CO2. Ad oggi questi Paesi rappresentano il 93 per cento delle emissioni totali. I 160 Paesi rappresento il 93 per cento delle emissioni totali. Quindi, 93 contro 12 per cento (93 contro 12 !). Questi sono due numeri chiave, perché nel momento in cui io mi impegno nella globalità e, cioè, tutti i Paesi del mondo si impegnano a tagliare le emissioni, allora il vantaggio economico ce l'ho; il vantaggio ambientale ce l'ho; il vantaggio ambientale ce l'ho eccome, perché allora riesco davvero a diminuire le emissioni e a provare a centrare quell'obiettivo che mi ero dato a Cancun nel 2010.
Ma non solo. Questa diventa una grandissima opportunità economica e, quindi, la mobilitazione delle risorse diventerà più facile perché questo non è più un fattore di vincolo; diventa un fattore di competitività internazionale. I Paesi che sono più avanti, i Paesi che hanno investito di più in tecnologia verde, in riduzione delle emissioni, oggi hanno una potenzialità economica più forte degli altri e noi siamo fra quelli, perché noi abbiamo aderito a Kyoto e non solo ma abbiamo anche rispettato gli obiettivi di Kyoto. Il mese scorso è stato certificato sul sito dell'ONU il raggiungimento del primo obiettivo di Kyoto da parte dell'Italia e la scorsa settimana è stato certificato il cioè che siamo nella direzione giusta anche per cogliere il secondo obiettivo di Kyoto, quello al 2020. Stiamo facendo e abbiamo fatto i compiti a casa e questo ci mette in una condizione di competitività maggiore degli altri, ma mette tutti i Paesi nella direzione giusta per potere fare politiche economiche e ambientali per il raggiungimento di quell'obiettivo. Io credo che dopo Parigi l'economia sarà diversa e i tipi di produzione saranno diversi, perché abbiamo un obiettivo chiaro e preciso, che tutti i Paesi insieme si sono dati, con una sensibilità ambientale che è aumentata negli ultimi anni.
Dicevo prima che do molta importanza all'aspetto dei meccanismi di e quindi, a questo riguardo, è senza dubbio fondamentale che il raccordo che si sta costruendo preveda meccanismi di in grado di rafforzare periodicamente gli impegni assunti dai Paesi secondo cicli di comunicazione di tali impegni ogni 5 o 10 anni e di valutarne regolarmente, possibilmente con cadenza triennale o quinquennale, la portata collettiva, alla luce proprio dell'obiettivo di rimanere sotto i 2 gradi.
Al di là dei numeri, la dimensione del successo di questo accordo dovrà essere misurata dalla sua capacità di porre in essere un regime duraturo – lo ricordavo prima – e realmente ambizioso. Parigi deve durare per sempre e, soprattutto, deve essere in grado di affrontare le sfide che ci sono poste davanti, cioè l'abilità dei Paesi di adattarsi alla realtà che sarà nei prossimi anni in continua trasformazione. È questa la sfida che abbiamo davanti: la capacità di adattarsi a un territorio che cambierà molto rapidamente. Dobbiamo tagliare le emissioni e dobbiamo adattarci alle nuove sfide che abbiamo davanti.
Per quanto riguarda il nostro impegno a livello nazionale ed europeo, come sapete – l'ho già ricordato prima – l'Italia ha già raggiunto l'obiettivo previsto dal protocollo d'impegno che, lo ricordo, era la riduzione del 6,5 per cento di emissioni nel periodo 2008-2012. Siamo sulla strada giusta, certificata dall'ONU, per arrivare anche al secondo obiettivo, cioè la riduzione di emissioni del 20 per cento al 2020.
L'adozione dei nuovi obiettivi al 2030, quindi, apre una nuova fase di sviluppo e di definizione delle politiche ambientali a livello europeo. Dobbiamo passare dalla riduzione del 20 per cento, prevista al 2020, al 2020 e, quindi, cogliere l'obiettivo che ci stiamo dando di ridurre le emissioni di almeno il 40 per cento entro il 2030.
Lo scorso 15 luglio, fra l'altro, la Commissione ha presentato la nuova proposta per la modifica del sistema di scambio di emissioni, il sistema ETS delle sul quale l'Italia sta lavorando. Partecipa ai tavoli tecnici e penso che verrà definito nel nuovo anno. Colgo l'occasione anche per informarvi che stiamo predisponendo un apposito capitolo di spesa che tenga conto di questi nuovi impegni e individui degli strumenti adeguati per raggiungerli.
In molti – lo dicevo prima – hanno collegato la scelta del luogo e del tempo della COP. Io ribadisco fortemente che l'Italia sarà in prima linea nel negoziato di Parigi. Noi ci andiamo con una grande spinta etico-morale che, voglio ricordare, ci viene da un anno straordinario per l'ambiente, con grandissimi messaggi. Ne voglio ricordare uno, in particolare, che è quello che ci viene dall'enciclica del Papa che ci ha indicato bene la strada morale ed etica per combattere i cambiamenti climatici.
Io ricordo una sola cosa di quell'enciclica, e con questa voglio chiudere il mio intervento, il Papa in un passaggio ci dice «non dite che lo fate per i vostri figli, ma voi lo dovete fare per voi, perché è responsabilità vostra». Questa frase è fortissima. Noi spesso diciamo «lo facciamo per i nostri figli», «dobbiamo fare delle azioni anche politiche per i nostri figli», il Papa su questo tema ci ricorda e ci riporta alla realtà. La responsabilità è una responsabilità individuale di ognuno di noi. Io andrò a rappresentare, con molto orgoglio, la responsabilità di ognuno di voi all'interno di questo Parlamento .
PRESIDENTE. Grazie, Ministro Galletti. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Governo.
È iscritta a parlare la deputata Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA. Grazie, signora Presidente. Voglio ringraziarla, signor Ministro, e attraverso di lei il Governo, per aver fornito all'Aula un aggiornamento sullo stato dei negoziati per la conclusione dell'Accordo sui cambiamenti climatici e sulle prospettive della prossima Conferenza di Parigi. Fino a qualche anno fa c'era nel Parlamento qualcuno che negava la dimensione e gli effetti del cambiamento climatico, anche se non era certo tra le fila del Partito Democratico. Oggi si può dire che anche in questo senso il verso è cambiato. Affrontare i problemi e le opportunità legate ai cambiamenti climatici e, più in generale, all'ambiente, alla sostenibilità, alla gestione corretta delle risorse naturali del Paese, alle potenzialità di un modello di sviluppo che faccia della sostenibilità ambientale non un ostacolo, ma un fattore di competitività economica, è tema sempre più strategico ed assume una crescente centralità nel dibattito politico e nell'opinione pubblica del Paese. È in questo contesto che si colloca questa nostra importante discussione sull'appuntamento che tra meno di una settimana avrà inizio a Parigi. È grazie anche ad una nuova e più diffusa consapevolezza della centralità di questi temi, che qualche settimana fa la Presidenza della Camera ha organizzato un momento di discussione e di riflessione di grande rilevanza sul tema dei cambiamenti climatici e sulla prossima Conferenza delle Parti. Lo ha ricordato lei, gli scienziati dell'ONU e dell'IPCC nel 2014 hanno riconosciuto in maniera unanime che c’è una stretta interdipendenza tra i cambiamenti climatici e l'azione dell'uomo. È in particolare l'uso dei combustibili fossili a determinare fenomeni di riscaldamento globale che hanno effetti dannosi sulla qualità della vita delle popolazioni, sui sistemi economici e sulla sopravvivenza stessa degli ecosistemi naturali. Alla luce dell'innalzamento della temperatura media globale, dal 1880 al 2012, di 0,85 gradi, in assenza di politiche correttive, entro la fine del secolo si stima un aumento compreso tra i 3,8 e i 4,5 gradi, più del doppio della soglia limite del 2 per cento rispetto ai livelli preindustriali oltre la quale si avrebbero effetti non più stimabili, né controllabili. Esiste anche una relazione importante tra cambiamenti climatici e sicurezza globale dell'umanità. Questo è un tema molto sensibile in questo momento, ma è bene ricordare che di questo tema se ne è discusso già in occasione dei lavori del G7 di Lubecca, affermando nel documento finale che il cambiamento climatico è una potenziale minaccia non solo per l'ambiente, ma anche per la sicurezza globale. In assenza di sforzi adeguati i cambiamenti climatici porteranno ad un aumento preoccupante del rischio di conflitto e di stabilità e non faranno che accrescere il senso di precarietà di popolazioni, spingendole a cercare soluzioni violente o a emigrare. Molti dei conflitti che infiammano varie parti del globo, lo vediamo anche in questi giorni, hanno una qualche relazione con emergenze climatiche, ne sono aggravate o addirittura contribuiscono, a seguito dell'abbandono dei territori, a processi di deterioramento e di desertificazione. Le migrazioni per fuggire da guerre e povertà sono sempre più frequentemente legate anche ragioni ambientali.
A Parigi dal 30 novembre all'11 dicembre si terrà la XXI sessione della Conferenza delle Parti. Il principale obiettivo della Conferenza è la definizione di un accordo per un protocollo vincolante a livello globale che sia, come lei ha ricordato, ambizioso, dinamico, trasparente, per affrontare la sfida posta dei cambiamenti climatici. I temi del negoziato si rivolgono alla riduzione dell'emissione di CO2, ma anche alle azioni di adattamento, agli obiettivi di indennizzo dei danni subiti dai cambiamenti climatici, a un sistema di monitoraggio di analisi dei dati e di valutazione, alla finanza per i Paesi in via di sviluppo, per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici.
Dopo le Conferenze delle Parti di Copenaghen e di Durban, vissute come parziali fallimenti rispetto alle grandi aspettative che già avevano generato, la natura stessa dei negoziati ha subito una trasformazione. Si è scelto di adottare una procedura diversa, basata essenzialmente su tre punti. Si è aperta una nuova fase di negoziati per sviluppare un regime vincolante entro l'autunno di quest'anno attraverso il lavoro di un gruppo creato sulla piattaforma di azione rafforzata di Durban. Le Parti sono state chiamate a fornire contributi volontari nazionali, anziché impegni vincolanti calati dall'alto e si è definito un processo articolato in due fasi: entro il 31 marzo del 2015 vari Stati avrebbero chiarito l'entità dei propri contributi per poi lasciare il tempo ad una valutazione scientifica sulla congruità dei contributi stessi forniti. Attualmente i Paesi che hanno inviato delle proprie proposte sono 160 e rappresentano, come lei ha ricordato, il 96 per cento della produzione mondiale di gas serra. Gli impegni che sono finora assunti non arrivano ancora a centrare l'obiettivo che la Conferenza si pone, ma va rilevato che, sulla base di questi contributi, si arriverebbe comunque a stimare un aumento della temperatura media globale pari a 2,7 gradi inferiore rispetto alla stima in aumento prevista in assenza di politiche correttive. Soprattutto occorre sottolineare come l'attuale punto di partenza, se paragonato al Protocollo di Kyoto del 1997, pesa in termini di emissioni per il 96 per cento rispetto al 12 per cento del solo Protocollo di Kyoto. Ci sono allora delle condizioni nuove, inedite, nonostante le molte difficoltà che ancora permangono, e che spingono nella direzione di un risultato positivo raggiungibile a Parigi: lo storico Accordo per la riduzione di emissioni di gas serra raggiunto a novembre del 2014 tra Stati Uniti e Cina, che da solo rappresentano il 45 per cento delle emissioni globali; il forte impegno assunto dalla Presidenza Obama per contrastare i cambiamenti climatici; le conclusioni del vertice G7 di Elmau, in Germania, del giugno scorso, in cui gli Stati hanno ribadito la loro compattezza in vista di Parigi 2015, per un impegno volto a raggiungere una riduzione delle emissioni fino al 70 per cento al 2050 rispetto al 2010; l'obiettivo della decarbonizzazione a fine secolo; il contributo straordinario al dibattito democratico mondiale sul clima che viene dall'enciclica «» e il ruolo di riconosciuto all'Europa su questo fronte specie in questo momento; la consapevolezza che una posizione unitaria ed autorevole europea, frutto anche dell'impegno del nostro Governo durante il periodo di presidenza dell'Unione, può contribuire a determinare un risultato positivo alla prossima Conferenza di Parigi. L'Unione Europea, fermo restando i propri obiettivi del Pacchetto al 2020 si è impegnata a ridurre, in vista di Parigi, di almeno il 40 per cento le proprie emissioni di CO2 al 2030, a raggiungere un vincolante a livello europeo del 27 per cento per la produzione di energia da fonti rinnovabili e l'obiettivo del 27 per cento di efficientamento energetico. Questi impegni sono stati assunti nel Pacchetto clima-energia al 2030 che è stato adottato dal Consiglio europeo dei Capi di Stato durante l'ottobre del 2014 e sono poi stati tradotti negli impegni che gli Stati membri in termini collettivi europei hanno trasmesso al Segretariato della Convenzione quadro lo scorso 6 marzo.
Ma c’è anche l'impegno dell'Europa sul fronte del finanziamento a sostegno dei Paesi poveri e vulnerabili, il cui contributo di gas serra è poco rilevante, ma che purtroppo subiscono conseguenze disastrose degli stessi cambiamenti proprio per consentire la loro transizione verso economie resilienti a basse emissioni di gas a effetto serra. L'Europa, gli Stati membri, si sono impegnati ad aumentare gradualmente i finanziamenti per il clima attraverso il loro contributo al Fondo verde per il clima, attingendo anche a un'ampia varietà di fonti non solo pubbliche, ma anche private, bilaterali e multilaterali. Ad oggi le risorse effettive del Fondo sono pari a 10 miliardi di dollari, quindi va ancora rafforzata rispetto all'obiettivo dei 100 miliardi l'incremento e l'azione sulle politiche di . C’è infine l'obiettivo che l'Unione europea più volte ha ribadito nelle conclusioni del Consiglio del 18 settembre 2015 con cui è stata definita la posizione negoziale che l'Europa porterà alla Conferenza di Parigi: fissare un obiettivo globale di mitigazione a lungo termine per mantenere l'aumento della temperatura sotto i due gradi e un Protocollo che sia giuridicamente vincolante, applicabile a tutte le parti che applichi, che indichi, impegni ambiziosi per tutti i Paesi e che contenga un meccanismo di monitoraggio dei risultati raggiunti e di revisione quinquennale in base alla quale le Parti sono tenute a presentare nuovi impegni, o aggiornati, che non siano inferiori ai precedenti livelli di impegno.
Abbiamo assistito a varie fasi nel dibattito internazionale sui cambiamenti climatici in questi anni; siamo passati da una fase in cui ci si scontrava sull'esistenza stessa del problema, ad una in cui la possibilità di arrivare ad un accordo si è arenata di fronte a una diversa lettura del grado di responsabilità dei Paesi. Oggi siamo in una fase in cui ci si rende conto che il problema tocca e riguarda tutti e che la possibilità di arrivare ad una soluzione richiede uno sforzo certamente differenziato, ma comune e di ciascuno. Quando parliamo di affrontare i cambiamenti climatici ci misuriamo certamente con un problema che comporta obblighi e cambiamenti profondi anche nel nostro stile di vita, ma parliamo anche di un'occasione importante con cui misurarci per costruire una stagione di sviluppo nuova per il nostro Paese e per il futuro del mondo, perché un'efficace politica di contrasto passa attraverso politiche di mitigazione e di adattamento, ma anche attraverso politiche industriali che puntino sempre più ad un uso efficiente delle risorse naturali e dell'energia secondo i principi dell'economia circolare che saranno contenuti nella direttiva europea di prossima emanazione.
Abbiamo davanti a noi una sfida contro il tempo – concludo, Presidente – che richiede capacità di visione ideale e insieme di concretezza politica. Per questo motivo le chiediamo di rappresentare, signor Ministro, nel prossimo vertice di Parigi, una posizione come Paese all'interno dell'Unione europea, che favorisca l'approvazione di un accordo globale vincolante ed inclusivo e che tenga conto del principio dell'equità intergenerazionale tra i principi fondanti del nuovo accordo.
Qualche mese fa, in occasione degli stati generali sui cambiamenti climatici organizzati qui alla Camera dal nostro Governo, la Ministra dell'ambiente della Francia, Ségolène Royal, chiuse il proprio intervento con queste parole, che oggi assumono un significato più profondo: «ogni essere umano ha due patrie: la propria e il pianeta». Oggi ci si rende conto che essere al servizio della patria nazionale, ossia impegnare Paesi nella transizione energetica-ecologica, rende possibile al contempo servire gli interessi dell'intero pianeta. Ecco, noi le chiediamo, signor Ministro, che, all'appuntamento di Parigi, questa sia anche la posizione del nostro Paese e ancor più di quell'Europa che continuiamo a vedere oggi più che mai come soggetto promotore di pace e di speranza per il futuro del pianeta.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mirko Busto. Ne ha facoltà.
MIRKO BUSTO. Grazie, Presidente, Ministro Galletti, grazie per il suo intervento, grazie per quello che lei va a fare a Parigi che è importante, lei va a portare una posizione interessante, una posizione che, ad onor del vero, è anche una posizione avanzata rispetto a molti Paesi, soprattutto quelli dell'est Europa, però ci sono alcune criticità che io vorrei evidenziarle. lei prima ha parlato di temperatura, ha parlato di due gradi e ha parlato di meno di due gradi. Io so che lei faceva riferimento al grado e mezzo, e so che faceva riferimento al fatto che la letteratura scientifica...
PRESIDENTE. Scusate colleghi, è possibile abbassare il tono della voce ?
MIRKO BUSTO. ... la letteratura scientifica, specialmente quella degli ultimi anni, ci sta dicendo che due gradi sono un obiettivo azzardato, sono un obiettivo azzardato perché, come dice il climatologo Anderson del Tyndall Centre, due gradi rappresentano il confine tra danno climatico pericoloso e molto pericoloso. Quindi noi dobbiamo lavorare per proporre un grado e mezzo. Un grado e mezzo rappresenta la salvezza per le parti di questo pianeta che sono più esposte ai danni del cambiamento climatico. Parliamo di zone lontane da noi, parliamo di Stati insulari del Pacifico, parliamo della zona subsahariana, parliamo di aree che già oggi vedono nell'innalzamento dei mari, oppure nell'innalzamento anche di poche frazioni di grado, un grave rischio per la loro sussistenza, per la loro sopravvivenza. Però non parliamo solo di questo, Ministro, non parliamo solo di questo, parliamo anche di quelli che si chiamano il fatto che ci possano essere, come è stato dimostrato, degli effetti di cui noi perdiamo il controllo, degli effetti che vanno naturalmente ad alimentare il riscaldamento globale, lei lo sa; parliamo per esempio dell'acidificazione degli oceani parliamo per esempio degli incendi boschivi causati dall'aumento della temperatura.
Parliamo, inoltre, dello scioglimento del permafrost dell'Artico, parliamo di una serie di di anelli di retroazione che oggi stanno agendo, rallentando il cambiamento climatico, rallentando l'aumento della temperatura, che potrebbero superare dei limiti di soglia e iniziare a non più rallentarlo ma alimentarlo; quindi noi dobbiamo essere molto attenti e andare con una visione chiara. Un grado e mezzo è un obiettivo difficile politicamente, ma un grado e mezzo è un obiettivo tecnologicamente possibile, ce lo dice una pubblicazione di maggio 2015 su è tecnologicamente possibile, è politicamente ed economicamente difficile. Quindi le due parole chiave sono: politica ed economia.
Ora, lei sa, oggi siamo a 400 parti per milione di CO2 nell'atmosfera terrestre. Due gradi significherà arrivare a 450 parti per milione. Lei sa anche che gli scenari dell'IPCC si fermano al 2100. Tutti quei bei grafici che spaventano, che ci dicono che la temperatura a fine secolo rischia di arrivare a quattro, cinque, anche sei gradi in certi casi, si fermano al 2100, ma lei sa che il tempo e il sistema climatico non si fermano al 2100. C’è una cosa che si chiama «forzante antropica», che vuol dire mantenere una concentrazione di CO2 in atmosfera elevata anche solo a 450 parti per milione che continuerà a far innalzare la temperatura dopo il 2100. Quindi la nostra sfida è ancora più grande, noi dobbiamo arrivare a zero in tempi rapidissimi e dobbiamo fare il miracolo di andare sotto zero, dobbiamo cominciare a sequestrare la CO2, ora. Nel 2013 l'IPCC ha pubblicato il rapporto sul «carbon budget», ovvero ci dicono quant’è il nostro margine di manovra per cambiare questo sistema climatico, per ridurre le nostre emissioni, lei sa anche questo ? Mille gigatonnellate dal 2012, mille gigatonnellate è un numero che dice poco, è un numero che va rapportato agli anni che noi impiegheremmo a consumarlo; quanti anni ci vogliono per consumare questo Budget ? Venti-venticinque anni ai ritmi attuali emissivi, noi supereremo i due gradi in venti-venticinque anni.
E allora, andiamo alla COP 21. L'approccio degli NDC è un approccio politicamente strategico e interessante, pratico, è un appoggio che si scontra con il fatto che non esiste un sistema globale che possa aiutarci a far ridurre le emissioni in maniera globale senza un accordo ovviamente volontario, però l'avete ricordato già qui dentro, oggi i risultati non sono sufficienti. Avete ricordato 2,7 gradi; il JRC stima da 2.7 a tre gradi, il World Resources Institute stima da 2.7 a 3,7 gradi, anche qualora applicassimo tutte le riduzioni che promettiamo, e non è per niente scontato che questo avvenga. Ora, al 2030 rischiamo di arrivare lunghi, rischiamo di arrivare con un'emissione globale che è stata di 1,56 gigatonnellate all'anno, vale a dire molto lontano dallo scenario che propone sempre l'IPCC e che ci dice di arrivare dalle 30-40, all'incirca 40 gigatonnellate. Dovremmo arrivare molto più bassi per avere una buona possibilità di stare sotto i due gradi. Arrivare lunghi, ricordiamocelo, arrivare lunghi se tutto andrà bene, è pericoloso. Prima di tutto ci mette fuori dal gioco l'opzione un grado e mezzo, ce la fa diventare un sogno irraggiungibile.
Secondariamente mette a rischio, rende difficile anche l'opzione due gradi.
Gli scenari che si aprono secondo l'IPCC sono di nuovo un aumento che va sopra i 2-3 gradi e, allora, occorre ragionare di questo.
Io lo so: lei va e porta una posizione, quindi, non ha la responsabilità di quello che fanno gli altri Paesi. Lei può fare il meglio, può proporre il meglio per questo Paese, ma la responsabilità è globale. Questo è un problema di metodo. In un sistema globale dove tu conti poco, dove noi contiamo poco, la scelta è congelata dal fatto che, contando poco, è difficile cambiare tanto. Infatti, si dice che in un sistema globale si rischia di pagare troppo le conseguenze. Questi sono i ragionamenti che fa l'Unione europea con il non possiamo tassare troppo, perché altrimenti poi vanno a produrre tutti in Cina. D'altra parte, però, ci vuole coraggio e ci vuole il coraggio di promuovere un modello nuovo, un modello vincente, che sappia vincere la sfida del cambiamento climatico. Questo modello, quest'idea di Paese, io mi chiedo spesso se voi l'abbiate ben chiara
Le parole sono un conto, le azioni pagano di più. Abbiamo visto in questi anni provvedimenti che andavano nella direzione opposta di quello che state dicendo di volere fare. Si investe nelle fonti fossili e si investe nelle perforazioni petrolifere, rischiando di mettere in pericolo il nostro territorio, i nostri mari, il nostro patrimonio vero, che è il turismo, che è il paesaggio. E noi lo mettiamo a rischio per estrarre forse un anno di petrolio di consumo nazionale ? Ma vi sembra una cosa sensata ? Lei spesso parla di economia circolare e noi siamo d'accordo. Siamo d'accordo che occorra un ripensamento di un sistema produttivo. Dobbiamo produrre in maniera diversa, dobbiamo produrre oggetti che durano di più, oggetti che sono riparabili, oggetti che sono fatti con meno materia, con meno energia, che consumano meno e sono riparabili e migliorabili durante la fase di vita e anche smaltibili facilmente, separabili nei loro flussi in maniera da essere riciclati: eco-progettazione si chiama. Dobbiamo fare questo.
Dobbiamo anche andare verso un'economia della condivisione, un'economia che pensi a condividere, per esempio, con il nel campo del trasporto. Dodici inceneritori in questa direzione come c'entrano ? Io me lo chiedo: come c'entrano ? Distruggere la materia è la cosa più sbagliata che si può fare, in primo luogo perché non recuperiamo materiali preziosi, sempre più preziosi. Ricordiamoci i minerali critici, che l'Unione europea sta cercando di difendere, perché siamo in difficoltà e importiamo sempre più materia e la materia diventa sempre più difficile e sempre più costosa da estrarre. Lei ha presente il concetto di indice di ritorno energetico ? Per l'energia significa che, pian piano che noi andiamo avanti, dobbiamo investire più energia per estrarre energia. E allo stesso modo dobbiamo investire più energia e più materia, distruggere più ecosistemi per estrarre lo stesso quantitativo di materia di prima. Sta succedendo questo e noi dobbiamo preservare questo patrimonio. L'incenerimento è una follia perché distrugge le informazioni necessarie per dare un un ritorno al sistema produttivo, perché venga riprogettato.
Lei sa queste cose, però fate diversamente, continuate a fare diversamente. E allora noi le chiediamo di essere coraggioso. Lei dice spesso che il Ministero all'ambiente e della tutela del territorio e del mare conta poco. Ma il Ministero dell'ambiente dovrebbe avere anche il controllo dell'energia, dovrebbe controllare e coordinare anche le politiche energetiche. Ecco, allora, cerchiamo di battere i pugni sul tavolo perché questo avvenga. Infatti, i dati di questi giorni sono drammatici. Riguardano quello che sta succedendo per l'installazione di fotovoltaico e eolico. Le azioni di questi ultimi Governi, tra cui quello di Renzi, che non hanno sovvenzionato le fonti rinnovabili, ma hanno continuato ad aiutare le fonti fossili, sovvenzionandole con 17 miliardi all'anno (alle fossili !) e togliendo i finanziamenti, togliendo gli aiuti alle fonti rinnovabili...
PRESIDENTE. Deputato Busto, concluda per favore.
MIRKO BUSTO. ...ci stanno portando ad un crollo verticale. Quest'anno c’è stato un crollo del 92 per cento delle installazioni. Questo è un dramma, perché la soluzione passa attraverso una transizione energetica.
Dobbiamo passare al 100 per cento delle rinnovabili e lo dobbiamo fare in fretta.
PRESIDENTE. Concluda, deputato Busto.
MIRKO BUSTO. Entro il 2030 possiamo farlo, negli Stati Uniti, come in Italia. Possiamo farlo, ce lo dice la scienza: dobbiamo farlo ora !
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cera. Ne ha facoltà.
ANGELO CERA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, colleghi onorevoli, il 30 novembre 2015 inizieranno a Parigi i lavori della COP 21, la Conferenza delle parti aderenti alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. L'obiettivo di tale Conferenza è quello di sostituire il vecchio protocollo di Kyoto del 1997 sulla riduzione delle emissioni climalteranti con un nuovo accordo internazionale più aggiornato. La Francia è stata ufficialmente nominata Paese ospitante dalla Conferenza COP 21 sul clima, in occasione della diciannovesima conferenza della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico di Varsavia (COP 19).
Nonostante la gravissima situazione interna legata al terrorismo jihadista, il Governo francese non ha voluto rinunziare all'avvenimento, ritenendolo unica e fondamentale occasione per parlare di clima e di riscaldamento della terra. È questo un appuntamento che non dobbiamo perdere. Non c’è più tempo per attese e rinvii, il tema – è il caso di dire – è scottante.
A questo proposito, un gruppo di politici e di associazioni non governative, provenienti da più di 190 Paesi, cercheranno un accordo per ridurre gli oggetti causati dai cambiamenti climatici, che rappresentano una minaccia globale per la società umana. Tutte le parti devono, quindi, affrontare congiuntamente e con urgenza a livello internazionale questa problematica fondamentale per i cittadini del pianeta e soprattutto per le future generazioni. In questo contesto la Francia affronta una doppia sfida. Come Paese ospitante, accoglierà per due settimane migliaia di delegati ed osservatori sotto gli auspici delle Nazioni Unite e, in quanto Paese che presiede la COP, dovrà facilitare il dialogo fra tutti i partecipanti al negoziato, al fine di stabilire un clima di fiducia reciproca, di fare convengere i diversi punti di vista e di permettere l'adozione di un accordo all'unanimità.
Questa Conferenza, pertanto, è di cruciale importanza, poiché deve condurre ad un accordo internazionale sul clima, che limiti il riscaldamento globale sotto i 2 gradi. È probabilmente la riunione più importante degli ultimi anni, proprio perché è necessario decidere come rallentare l'aumento della temperatura a livello globale nei prossimi decenni. È da sottolineare, infatti, come incontri e conferenze sul clima si susseguano oramai da moltissimi anni, con risultati non sempre soddisfacenti ed utili per addivenire ad una riduzione delle emissioni.
Un accordo sul clima, quindi, oggi è urgente e indispensabile. A chiederlo è anche l'ONU, che proprio in vista della Conferenza sul clima di Parigi, ha pubblicato un rapporto, in cui si evidenzia che il 90 per cento delle catastrofi registrate negli ultimi vent'anni hanno causato oltre 600 mila morti. La stragrande maggioranza dei decessi si è verificata in Paesi a basso reddito, come India, Filippine e Indonesia, anche se i Paesi più colpiti sono stati Cina e Stati Uniti.
La Conferenza di Parigi rappresenta un avvenimento fondamentale, per decidere come affrontare il tema del cambiamento climatico nei prossimi quindici anni, e costituisce lo strumento indispensabile per discutere una al fine di evitare le peggiori conseguenze sui cambiamenti climatici. In pratica si cercano delle soluzioni sul piano economico-sociale, che siano in grado di mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi medi rispetto al periodo pre-industriale.
L'aumento delle temperature medie di due gradi è la soglia che ha imposto la ricerca scientifica per scongiurare effetti ambientali catastrofici come siccità, inondazioni e uragani.
Per raggiungere l'obiettivo è necessario l'impegno di tutti gli Stati nel voler raggiungere un accordo, in modo da evitare il ripetersi di promesse poi disattese, attraverso pacchetti di misure non generiche, ma vincolanti. Va sottolineato, comunque, che gli auspici per un accordo, questa volta, appaiono più probabili rispetto alle riunioni che si sono tenute precedentemente. Infatti, Cina e Stati Uniti, i principali Paesi responsabili delle emissioni di carbonio in atmosfera, hanno raggiunto uno storico accordo in cui si impegnano a diversificare la produzione di energia, in modo da allontanarsi dai combustibili fossili, promuovendo l'utilizzo di fonti rinnovabili. Ancora, è da osservare che tra i più forti oppositori agli accordi di decarbonizzazione, perché il carbone è la fonte fossile più a buon mercato e funge da traino per la crescita economica, vi erano Cina e India che oggi si sono impegnate all'uso delle energie rinnovabili. Si tratta di una conferenza, pertanto, che dovrà portare a un accordo per la sfida al cambiamento climatico che si applicherebbe in tutti i Paesi. Il nostro Paese si avvicina alla Conferenza di Parigi con obiettivi ambiziosi, come quello di ridurre il contenimento del riscaldamento globale da due gradi a uno e mezzo; in Italia, infatti, le emissioni di gas serra dal 1990 sono diminuite del 16,1 per cento, in particolare nel 2013 le emissioni totali di gas erano diminuite del 6,6 per cento.
La Conferenza di Parigi sul clima costituisce un avvenimento fondamentale per il futuro del pianeta; avvenimento a cui l'Italia parteciperà con la convinzione di avere, fino ad oggi, rispettato i suoi impegni, ma anche con l'obiettivo di arrivare a una soluzione condivisa su un tema come quello del clima che costituisce uno dei fattori fondamentali per lo sviluppo e la crescita delle nazioni, nel rispetto delle future generazioni .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Sandra Savino. Ne ha facoltà.
SANDRA SAVINO. Grazie Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, questo dibattito si svolge in vista dell'ormai imminente ventunesima Conferenza di Parigi, tra i sottoscrittori della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Tale Conferenza, come è noto, si svolgerà dal prossimo 30 novembre all'11 dicembre e non deve costituire l'ennesima occasione perduta su un tema così importante per il futuro dell'umanità. I fatti sono sotto gli occhi di tutti, il clima in tutto il pianeta si sta deteriorando e sono sempre più evidenti gli effetti delle attività umane, a partire dalla rivoluzione industriale, cioè da quando si sono iniziati ad usare, su larga scala, combustibili fossili inquinanti, come carbone e petrolio, la cui combustione produce ingenti quantità di gas serra. Ormai è innegabile una serie di fenomeni che non possono essere determinati dalla casualità; assistiamo, infatti, all'aumento della temperatura dell'aria e delle acque marine, specie nei mari ristretti come il Mediterraneo; al ripetersi sempre più frequente di fenomeni atmosferici estremi di tipo tropicale, anche in zone temperate; alla riduzione delle calotte polari ed al progressivo scioglimento dei ghiacciai di tipo alpino, con il conseguente lento, ma continuo innalzamento del livello del mare. Tutto questo non può lasciarci indifferenti, anche perché gli effetti negativi di tale evoluzione climatica, anche se non ricadranno su di noi, potrebbero ricadere sui nostri figli e sui nostri nipoti.
È in questo contesto che si inserisce la Conferenza di Parigi che, nell'attuale clima di maggior consapevolezza dei problemi sul tappeto, dovrebbe abbandonare le mere affermazioni di principio e passare a scelte concrete e, soprattutto, vincolanti per tutti. In altre parole, dovranno essere ridefiniti gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra e dovrebbero essere introdotte sanzioni, ma credibili, a carico dei Paesi non in linea con tali obiettivi.
Occorre ricordare che il nostro Paese, sopportando notevoli sacrifici economici, è riuscito a ridurre in misura significativa le emissioni di gas serra. Questo non è stato semplice per noi che siamo tuttora una grande potenza industriale; sono stati effettuati notevoli investimenti, sia privati che pubblici, per migliorare i processi produttivi e, soprattutto, i sistemi di produzione ed utilizzazione dell'energia elettrica che hanno portato a una riduzione dei consumi, purtroppo, favorita dalla stagnazione economica. Inoltre il nostro Paese ha favorito l'impiego su larga scala delle fonti rinnovabili non inquinanti per la produzione di energia elettrica, prevedendo incentivi significativi per i produttori di energia verde, il cui costo, però, ricade sulle bollette elettriche dei cittadini e delle imprese.
Compiendo questi sacrifici, l'Italia è riuscita a rispettare gli impegni nazionali previsti dal protocollo di Kyoto di riduzione delle emissioni del 6,5 per cento, nel periodo 2008-2012, e ricordiamo che questo buon risultato è stato ottenuto, anche, grazie alla sensibilità e all'impegno del Governo Berlusconi. Di conseguenza noi abbiamo le carte in regola per ricordare che la riduzione su scala mondiale delle emissioni di gas serra, in attuazione del protocollo di Kyoto, è insufficiente e, quindi, ha pochi effetti sull'evoluzione del clima se ad effettuare tali azioni virtuose sono solo pochi Paesi, peraltro prevalentemente appartenenti all'Unione europea, mentre tale riduzione non è stata effettuata in misura significativa proprio dai Paesi che sono responsabili dei maggiori volumi di emissione di gas serra, come gli Stati Uniti, la Cina, l'India e il Brasile.
Per tale evidente ragione l'obiettivo principale dell'imminente Conferenza di Parigi deve essere quello di un accordo globale e veramente vincolante per la riduzione dei gas serra, con obiettivi realistici e opportunamente cadenzati che dovranno essere rispettati da tutti i Paesi aderenti. A tal fine dovranno essere introdotte sanzioni credibili a carico dei Paesi aderenti che non rispettino gli impegni assunti per la riduzione delle emissioni, in quanto, in caso contrario, i costosi sforzi dei pochi Paesi virtuosi, tra cui l'Italia, non avrebbero effetti significativi sul piano globale e si tradurrebbero in un danno, in termini di distorsione della concorrenza, a vantaggio dei Paesi non virtuosi come, appunto, Cina e India, il che, per noi, sarebbe intollerabile. Altra questione da tenere nel debito conto, ai fini del mantenimento dell'equilibrio climatico, è la progressiva riduzione delle foreste pluviali e la progressiva riduzione della superficie delle foreste equatoriali e questo per lo sfruttamento eccessivo di quello che è il polmone verde di questo pianeta. Tutto questo sta avvenendo in misura allarmante in Brasile, India, Indonesia, Africa centrale e Sud-est asiatico senza che le comunità internazionali facciano nulla per porvi riparo.
Tutto ciò premesso, auspico che il nostro Paese, nell'ambito della Conferenza di Parigi, favorisca politiche di contenimento delle emissioni di gas serra realistiche, valide, per tutti e non inutilmente dannose per i cittadini e le imprese .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Filiberto Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI. Signora Presidente, nelle immediate ore successive alla drammatica notte del 13 novembre un sentimento atroce di paura ha attraversato il cuore dell'opinione pubblica occidentale con la consapevolezza di trovarsi di fronte, al di là dell'efferato e criminale atto terroristico condotto nelle strade di Parigi, a un attacco alle identità, allo stile di vita, ai valori di democrazia e libertà posti alla base della pacifica convivenza degli ultimi sessant'anni. Al di là delle implicazioni geopolitiche nello scenario mediorientale, la reazione della comunità internazionale è stata ispirata dalla ferma volontà di difendere ad ogni costo i valori e i principi di queste identità. Il nostro modo di convivere, di riconoscere i diritti e le libertà personali, di promuovere e garantire la convivenza pacifica di popoli di diversa razza, credo, cultura e storia sono il nostro modello di pace e di democrazia a cui non possiamo né vogliamo rinunciare, ma sappiamo che questo modello è indissolubilmente connesso con il nostro sistema economico di sviluppo, fatto di produzione e distribuzione di ricchezza, di consumo e sfruttamento delle risorse comuni del pianeta. Se non siamo disposti a rinunciare a quei valori e principi di civiltà e di democrazia, che a fatica e con grande sacrificio abbiamo strappato alla storia, forse dobbiamo essere pronti a mettere in discussione quel modello di sviluppo iniquo che oggi rende precario l'equilibrio della scena internazionale.
La minaccia fondamentalista del terrorismo è una minaccia dalle conseguenze tragiche e terribili, non meno di quanto la crisi dei cambiamenti climatici in atto può esserlo per il futuro del pianeta. Se guardiamo alla storia recente non possiamo che prendere atto della ritrosia e delle disponibilità da parte dei maggiori leader mondiali ad assumere questo tema in tutta la sua drammaticità, lo dimostrano i frequenti fallimenti delle grandi conferenze che avevano al centro la crisi ecologica e le risposte comuni da dare, l'approccio che ha guidato – e purtroppo continua a guidare – l'atteggiamento di fondo dei Governi protagonisti dello scenario internazionale poggia sull'assunto che democrazia, diritti e libertà, valori universali che dovrebbero sostenere l'unione tra popoli e Stati nella difesa dei beni collettivi non possono essere slegati dall'imperativo della crescita economica e dal modello capitalistico.
Un assunto che conduce oggi gli stessi Stati che si apprestano ad intervenire alla COP21, in un momento tanto delicato della storia dell'ultimo secolo, a negoziare nell'ombra la costituzione di un grande mercato transatlantico attraverso il TTIP con l'obiettivo dichiarato di garantire un ambiente economico aperto, trasparente e prevedibile in materia di energia e un accesso illimitato e duraturo alle materie prime, attaccando e svilendo in modo irreparabile i passi compiuti negli ultimi trent'anni dal continente europeo in materia di diritto e tutela ambientale. In questo momento di crisi così grave e profonda la domanda che i Governi occidentali riuniti a Parigi dal 7 novembre dovrebbero porsi è questa innanzitutto: quale identità non siamo disposti a negoziare ? È sempre più chiaro che per mantenere uno stile di vita fondato sulla crescita illimitata e sulla potenza economica dell'Occidente abbiamo per decenni scaricato sull'intero pianeta i danni e le criticità che questo sistema economico e produttivo produce, con un assalto alle risorse del sud del mondo e una produzione di emissione di gas serra incontrollata che rimane ancora oggi di gran lunga superiore a quella della media mondiale, allo stesso modo la totale dipendenza dal petrolio impedisce oggi di contrastare la minaccia dell'Isis nel terreno più importante, quello del flusso di finanziamenti e di armi da parte di Paesi vicini e amici con cui gli Stati occidentali continuano ad intrecciare relazioni commerciali ed economiche. Dunque appare molto difficile, se non impossibile, separare le varie questioni, ignorare che la moltiplicazione di profughi e rifugiati anche di natura climatico-ambientale, la destabilizzazione delle zone più ricche di combustibili fossili, la crescente disparità tra il cosiddetto uno per cento ricco e il resto del mondo, sono processi strettamente legati allo scontro in atto tra crescita e questione ambientale. La drammaticità del momento impone una svolta nell'approccio alla narrazione della modernità che per decenni ha fornito l'illusione di poter liberare il futuro dell'essere umano dal suo legame con la natura. Il rischio di vedere corrotte le democrazie e i diritti umani universalmente riconosciuti, le libertà intese nel senso più largo del termine, è molto alto e questo cancellerebbe l'unica identità negoziabile del continente europeo. Noi riteniamo che sia del tutto inutile qualsiasi tentativo volto a diffondere quella sicurezza che rappresenta oggi il drammatico imperativo delle democrazie occidentali se si continua ad alimentare quei processi che rendono insostenibile la vita di miliardi di persone. I Governi occidentali, purtroppo, si accingono ad approcciare la COP21 in modo impreparato basandosi sulla convinzione che per contenere il cambiamento climatico basti sostituire una risorsa con un'altra, una tecnologia con una più recente ed efficiente. È invece necessario come suggerisce Naomi Klein ricostruire dal basso l'organizzazione sociale, reimmaginare i processi produttivi, la produzione e l'utilizzo delle energie, la produzione e lo smaltimento dei rifiuti, attraverso modalità basate sulla democrazia, la partecipazione, la condivisione delle responsabilità. Tutte questioni che i Governi non sono disposti a considerare, come risulta evidente dalla discussione tutta incentrata sulle percentuali delle emissioni, sui valori di riscaldamento delle temperature. Anche il limite massimo dell'aumento di due gradi come obiettivo da raggiungere entro la fine del secolo, ad oggi impossibile da rispettare, con gli attuali livelli produttivi inquinanti è di per sé una soglia comunque destinata a produrre sconvolgimenti scarsamente prevedibili per tutta la popolazione mondiale. Allo stesso modo chi emette elaborati da gruppetti indipendenti nello studio delle emissioni e delle azioni messe in campo dai vari Paesi, stima gli attuali impegni come il cinque per cento di ciò che sarebbe realmente necessario fare.
In tal senso, è evidente come persino i numeri su cui si è impegnata l'Unione europea, ossia il 40 per cento di riduzione delle emissioni e il 27 per cento di energia prodotta da rinnovabili, non siano sufficienti a cambiare strada. Bisognerebbe, invece, procedere ad un taglio delle emissioni del 55 per cento rispetto al 1990 entro il 2030, in modo da creare una società entro il 2050, con un aumento del 40 per cento in termini di efficienza energetica ed un incremento delle energie rinnovabili che copra il 40 per cento del nostro fabbisogno.
Per fare questo, alla Conferenza di Parigi la discussione dovrebbe essere impostata su un duplice ordine di questioni: la produzione di misure di natura vincolante per tutti gli Stati che garantisca un abbassamento imponente dell'emissione di CO2 e dell'utilizzo dei combustibili fossili attraverso una programmazione economica coerente con tali obiettivi; contemporaneamente, la pianificazione di nuovi modelli produttivi e di consumi che siano in grado di coinvolgere tutti, produttori e utenti, offrendo loro un interesse diretto in tale tipo di operazione.
La risoluzione presentata dal Gruppo di Sinistra italiana impegna il Governo in ambito internazionale e a livello nazionale con le proposte che vanno in questa direzione.
Mi permetta, signor Ministro, di chiedere al suo Governo un po’ di coerenza: non si possono dire le cose che lei ci ha detto qui, alcune anche condivisibili, e poi, come dire, scientemente distruggere il mercato dell'energia rinnovabile, come ha fatto il suo Governo da principale protagonista negli ultimi anni.
Ha ragione la collega di Forza Italia: anche il Governo Berlusconi, da questo punto di vista, è stato migliore del suo. Non si può continuare a fare provvedimenti come lo «sblocca Italia», fare le perforazioni petrolifere, continuare a fare inceneritori, tenere in piedi le centrali a carbone, a cominciare da quella di Civitavecchia, e poi fare un discorso che, come quello che ha fatto lei...
FILIBERTO ZARATTI. ... è pieno di buone intenzioni e buone parole, ma di pochi fatti. Grazie
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Matarrese. Ne ha facoltà.
SALVATORE MATARRESE. Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, innanzitutto la ringraziamo per la relazione che ci ha presentato e per l'impegno che ha dimostrato, per le intenzioni, soprattutto, che ci ha rappresentato.
Il cambiamento climatico e gli effetti soprattutto dell'emissione di gas serra sono una problematica ormai di livello globale. È stato oggetto di molte discussioni in questa Aula parlamentare, di molte mozioni che hanno anche focalizzato alcuni punti della sua relazione. Continuare con questa politica di emissioni significa arrivare ad un innalzamento delle temperature di oltre quattro gradi, con gravi pregiudizi, che noi, per primi, patiamo nel nostro delicato territorio, con tutte le conseguenze che ha, sia dal punto di vista sociale sia dal punto di vista economico.
La riduzione è un fattore ineludibile; si è parlato dei due gradi e condividiamo l'opzione che possa essere anche meno dei due gradi, purché si stabilisca il parametro di riferimento, se è il periodo preindustriale, al quale facciamo riferimento noi in Italia, o se come in altre nazioni che lo riferiscono al 2005. È evidente l'impatto differente che queste azioni hanno con obiettivi che di fatto nei termini numerici sono anche differenti.
È importante che questo parametro sia, come diceva lei, una traiettoria nel tempo che sia monitorata con regole certe e con una di processo che veda anche l'Italia promotrice di iniziative importanti, ma che sia una condivisa con regole obiettive e certe, perché non sfugge a nessuno di noi che dei dieci Paesi emettitori che incidono per il 70 per cento nelle emissioni di gas serra, tra questi c’è anche l'Unione europea, che pesa solo il 10 per cento (esattamente il 9 per cento) e gran parte delle emissioni in atmosfera sono provocate da Paesi che si sono anche tenuti un po’ lontani dal precedente accordo di Kyoto, al quale noi abbiamo aderito con convinzione e compartecipazione, tant’è che, all'interno delle nostre politiche industriali nel nostro Paese e anche a livello europeo, abbiamo raggiunto risultati notevoli, se consideriamo che abbiamo ridotto in Europa del 23 per cento le emissioni e che in Italia le abbiamo ridotte, negli ultimi quattro anni, del 6,5 per cento e tendiamo nel 2020 a raddoppiare questo obiettivo di riduzione.
Quindi è importante che questo patto sia un patto davvero universale, che coinvolga i grandi emettitori che creano le più grandi problematiche, in una visione che sia anche di tipo ambientale ed industriale insieme. Solo coniugare questi due obiettivi in unica politica può garantire di mantenere un equilibrio tra le esigenze di produzione energetica, che è il grande fattore di emissione dei gas serra, e quindi tra le esigenze di carattere economico con quelle di carattere ambientale e sociale.
Ed è indubbio che questa deve essere la base di tutti gli accordi che devono vincolare gli Stati a maggiori emissioni in atmosfera a porre in essere delle azioni radicali, così come le abbiamo poste noi, nel nostro Paese, e verso le quali siamo comunemente orientati. Regole certe in tutti i Paesi, ma anche sistemi di controllo certi e anche equi, che tengano conto delle differenze dei singoli Paesi, delle potenzialità economiche diverse.
Credo ci siano tutti i parametri, dal punto di vista economico-sociale, per individuare quei Paesi che possono dare di più e che hanno l'obbligo di dare di più, perché hanno consumato di più, per dare opportunità a quei Paesi che hanno subito l'inquinamento, ma che si avviano a una produzione industriale, di poter utilizzare fonti alternative, di poter rispettare il pianeta, di poter dare un contributo significativo al miglioramento delle condizioni atmosferiche. Quindi, è importante che il Fondo verde, dai dieci miliardi attuali, arrivi, nel 2020, ai cento miliardi auspicati di dollari, perché, tramite questi, noi diamo anche un segnale di attenzione verso quei Paesi che devono crescere in maniera diversa e che hanno portato sulle loro attività le conseguenze di uno sviluppo industriale anche spesso incontrollato dal punto di vista ambientale delle emissioni.
Quindi, è un criterio di equità richiamato anche dal pontefice, è un criterio al quale noi con forza, come Paese, dobbiamo spingere, affinché quest'Accordo abbia questi parametri fondamentali. È un momento significativo e importante perché, a differenza di Kyoto, dove c'erano 13 Paesi sottoscrittori, qui ce ne sono 196 al tavolo, dei quali 160 portano piani di intervento e piani di azione. Quindi, significa che la tematica è condivisa, significa che c’è alla base una volontà comune di porre rimedio a questo problema, significa che dobbiamo trovare delle regole certe e comuni, e, soprattutto, dobbiamo vedere come queste azioni siano tra loro comparabili, perché è evidente, anche dal punto di vista dell'economia internazionale, che questo problema non può essere caricato nella parte del mondo, che è l'Europa, che più se la sta portando avanti con grande determinazione ed efficienza.
L'Europa non può rimanere isolata in questo suo sforzo, in questo suo passo avanti nel rispetto dell'umanità e dell'ambiente, ma deve avere al suo fianco, con medesime regole e con medesimi contesti, tutto il mondo, e, soprattutto, le parti che più inquinano. È un problema di equità, ma anche di equilibrio, perché rispettare l'ambiente e ridurre le emissioni non può essere solo un problema di pochi o di chi ha più coscienza, ma deve essere un problema di tutti.
E, su questo, soprattutto i grandi emettitori devono essere al tavolo, e devono essere al tavolo per condividere quelle che sono le scelte che noi, come Italia, portiamo avanti. Quindi, un grande plauso anche per l'azione che l'Italia ha fatto per aiutare i Paesi più deboli a portare avanti dei piani di azione che siano comparabili, fattibili e, soprattutto, che possano utilizzare quelle risorse che il mondo più sviluppato deve dare al mondo sviluppato: il mondo è unico, le problematiche maggiori le portiamo noi, noi abbiamo le responsabilità maggiori, noi abbiamo il dovere di trovare una soluzione che sia comune, ma non penalizzante per chi ci mette più passione, più determinazione e più forza.
La presenza a Parigi di una delegazione così folta e numerosa è anche la risposta migliore a chi vuole inibire l'attività democratica, a chi vuole inibire il libero scambio di idee, a chi ci vuole relegare nelle nostre abitazioni e nel nostro silenzio. Quindi, evochiamo anche un significato molto importante e simbolico di questo incontro che si è confermato a Parigi e che si tiene nel bene dell'umanità completa, che non è solo ambientale, ma è anche un segnale forte e un grido forte di ribellione a chi compie atti disumani per togliere la democrazia e togliere libertà individuali.
Noi vogliamo confermare la democrazia, le libertà individuali e, soprattutto, il rispetto dell'ambiente, che passa attraverso tutti i Capi di Stato e tutte le delegazioni, e quindi anche da lei, signor Ministro, che sarà lì a rappresentare la nostra voglia di avere un contesto equilibrato, che non ci penalizzi e che ci porti a fare della sostenibilità ambientale un modello di sviluppo, non solo sociale, ma anche economico e di rispetto per la vita dei cittadini e per il nostro ambiente .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Paolo Grimoldi. Ne ha facoltà.
PAOLO GRIMOLDI. Grazie, Presidente. Nel presentare le risoluzioni, abbiamo cercato, come parte dei colleghi sanno bene, di presentare una risoluzione unica in accordo con la maggioranza, visto che le linee guida sulle questioni di carattere ambientale ci trovano sostanzialmente tutti concordi. Nel merito, però, non è stato così, perché – un esempio per tutti – se l'Unione europea si pone come obiettivo il calo del 50 per cento delle emissioni da qui ai prossimi anni, nella risoluzione presentata dal Partito Democratico si parla di un calo fino al 70 per cento delle emissioni.
Ora, sappiamo tutti benissimo che calo delle emissioni significa risorse economiche, sappiamo benissimo che nel nostro Paese la questione riguarda settori – per sottolineare alcuni dei quali avrebbero non pochi problemi – come la siderurgia, il vetro, la ceramica, la carta. È ovvio che questi sono passaggi che noi dobbiamo fare per ridurre le emissioni, tenendo presente che sono passaggi che dobbiamo fare in termini globali, perché, se siamo solo noi a far diminuire le emissioni, mettendo in difficoltà le nostre aziende e il nostro sistema produttivo, e qualcun altro non lo fa, è ovvio che questo qualcuno si può spostare, soprattutto se sono grandi aziende, a produrre in quei Paesi che hanno meno attenzione alle politiche della tutela dell'ambiente.
Però, dicevo, su questa risoluzione non ci siamo trovati d'accordo sugli obiettivi. Ci è sembrato un po’ eccessivo quello che c'era scritto nella risoluzione di maggioranza, però, effettivamente, vedendo l'azione di Governo, ci viene da pensare che tutto quello che non sono azioni concrete, ma sono propositi, sia un bel libro dei sogni, che, poi, resta tale. Infatti, nelle azioni concrete il Governo ha fatto delle cose un po’ difformi da quelle che lei, Ministro, ha come giusti propositi. Citiamo dei fatti: nello «sblocca Italia» è stato fatto il Piano nazionale dei termovalorizzatori, che è l'esatto contrario dell'andare nella direzione di diminuire le emissioni.
Anzi, noi abbiamo scientemente fatto una scelta politica, anzi, voi avete scientemente fatto una scelta politica che va nella direzione di bruciare i rifiuti, di aumentare il potenziale dei singoli termovalorizzatori per bruciare ancora più rifiuti. Quindi, concretamente, una cosa che è l'esatto contrario di quelli che dovrebbero essere i propositi. E poi, ancora, nel nostro Paese c’è stata una cosa positiva negli ultimi anni, che sono stati gli investimenti sulle energie rinnovabili. Uno per tutti, il fotovoltaico, che ha avuto uno sviluppo particolarmente importante.
Bene, nei provvedimenti del Governo Renzi si è deciso di applicare una rimodulazione degli incentivi al fotovoltaico. Ricordo che anche le rappresentanze diplomatiche straniere – una per tutte, quella inglese, quella del Regno Unito a Roma – hanno fatto presente che questo provvedimento di rimodulazione sulle energie rinnovabili andava nella direzione di disincentivare gli investimenti nel nostro Paese, perché non si possono cambiare le regole a partita in corso.
Abbiamo dato l'idea di essere un Paese inaffidabile una volta di più, ma peggio – i numeri stanno lì a comprovarlo e chi, di altre formazioni politiche, ha parlato prima di me lo ha sottolineato bene – gli investimenti sulle energie rinnovabili sono crollati per colpa del Governo Renzi, perché si è deciso di fare una politica con la quale si sono cambiate le regole. E, nonostante le promesse e le chiacchiere che si sarebbe intervenuti prontamente per metterci una pezza e risistemare quanto fu deciso, al di là delle parole, però, non abbiamo ancora visto provvedimenti che siano andati in questa direzione.
Quindi, da un lato, noi vediamo che, quando ci sono atti parlamentari di indirizzo che riguardano più che altro la sfera della volontà, ma, se vogliamo, anche delle buone intenzioni o anche solo delle parole, siamo particolarmente attenti, forse fin troppo, alle politiche ambientali; quando, invece, entriamo nel merito, cioè nelle leggi e nelle risorse messe a disposizione per riuscire a ridurre le emissioni, è l'esatto contrario. E lo «sblocca Italia» è lì a comprovare un'assoluta incoerenza tra gli atti di indirizzo votati da questo Parlamento, e voluti anche dalla maggioranza, e le leggi, invece, portate avanti dal Governo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Baradello. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BARADELLO. Grazie, Presidente, e grazie al signor Ministro per l'illustrazione che ha fatto del lavoro e di come l'Italia si presenta a questo importante appuntamento. Io faccio un intervento breve riservandomi poi di intervenire nella dichiarazione di voto sul documento che verrà presentato e che accompagna, appunto, questa presenza italiana a Parigi. Da tempo l'VIII Commissione lavora su queste tematiche dell'ambiente, ma anche all'esterno c’è molta attesa per quello che succederà a Parigi. C’è molta speranza che si riescano a definire degli aspetti concreti e precisi. Associazioni, enti, anche persone singole si aspettano molto da questo appuntamento perché c’è volontà di ricerca di equilibrio su questo tema ambientale. C’è il rischio che Parigi diventi l'ennesimo supermercato di idee in cui vengono enunciati principi e dati numeri che sono il rischio reale del fallimento di appuntamenti di questo tipo. È ora, invece, di attuare delle soluzioni concrete e delle soluzioni pratiche. I colleghi hanno illustrato tanti temi e tanti aspetti del tutto condivisibili. Io vorrei solo riprendere due punti che il Ministro ha indicato nel suo intervento quando ha parlato – ed è il primo – che è necessario raffrontare periodicamente gli obiettivi raggiunti ed è necessario avere il controllo di quello che sta succedendo e poter misurare questi effetti dell'andamento climatico e ambientale del nostro pianeta. La misurazione serve perché le persone in qualunque posto del mondo e i giovani in particolare conoscano e siano coscienti di queste dinamiche e di quello che sta succedendo.
Il secondo aspetto che sottolineo dell'intervento del Ministro è che è necessario creare capacità di adattarsi a un territorio che cambia. I numeri che diamo saranno corretti, ma è necessario che ci sia una costante attenzione al cambiamento climatico che si sta avverando. Io credo che sarà decisivo, per la riuscita di Parigi, se il sistema internazionale e nazionale si legheranno ai sistemi territoriali e alle amministrazioni locali con un saldo e solido patto di collaborazione. La crisi ambientale è una crisi antropologica ed è legata ai modelli di sviluppo che ci siamo dati negli anni. Modelli disordinati e squilibrati spesso che credo possano trovare davvero un efficace aiuto nell'attuare qualche strumento per attenuare la visione distorta che nella quotidianità esclude il tema ambientale. Infatti, nella frenesia delle cose che facciamo, spesso ci dimentichiamo o veniamo portati a dimenticare questi aspetti ambientali. Importante la decisione di affrontare il tema partendo dai sistemi territoriali, da ciò che succede nel piccolo comune italiano o europeo o del nord del mondo, dove c’è un'amministrazione, ci sono associazioni, ci sono enti, ci sono realtà vive sul territorio, ci sono le scuole, ci sono le università. È la stessa cosa che succede, con le dovute economie di scala, nei Paesi del sud del mondo, in Africa, piuttosto che in Asia, dove il villaggio, con il suo sistema di gestione dell'amministrazione del villaggio, i saggi, i gruppi che si occupano della manutenzione e della ricerca del cibo, vivono le stesse dinamiche nei confronti dell'ambiente. Ecco, è il sistema che deve tornare ad essere centrale in questa valutazione e in questo lavoro che deve essere fatto a Parigi. Dobbiamo fare in modo che ci sia una sintonia fra ciò che è vicino alle persone sul territorio, nella necessità appunto di creare un ambiente sostenibile intorno, con quelle che sono le politiche a livello nazionale e internazionale.
E chiudo ringraziando il Ministro per la citazione che ha fatto in chiusura del suo intervento quando ha citato l'intervento del Papa e ha detto che dobbiamo agire noi. Agire noi vuol dire che agiamo subito .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Segoni. Ne ha facoltà.
SAMUELE SEGONI. Grazie, Presidente; signor Ministro, lei nel suo discorso ha espresso dei concetti che sono anche nostri. Li abbiamo espressi anche in sede di passate mozioni sui cambiamenti climatici.
Si parla di necessità di riconversione energetica ed economica, di sfide per andare a prendersi una in campo internazionale su questo tema, di attenzione per le isole minori, del concetto di resilienza, di economia circolare. Termini che fino a qualche anno fa erano appannaggio dei visionari. Noi, però, non dobbiamo giudicare le parole, ma dobbiamo giudicare i fatti e i fatti inchiodano alle proprie responsabilità il suo Governo, il suo Ministero e questa maggioranza. Sul tema dei cambiamenti climatici, non si può tenere il piede in due staffe, ma si deve fare una scelta di parte. E i fatti dell'ultimo anno sono molto chiari. Parlerò soltanto dei fatti dell'ultimo anno. Avete investito in fonti fossili; avete ammazzato il settore del fotovoltaico; avete ostacolato il pellet, con l'aumento dell'IVA perché era diventato troppo competitivo rispetto al gas; siete in ritardo sulle linee guida per una geotermia ecosostenibile; in legge di stabilità non c’è traccia di un finanziamento ad un piano organico di contrasto ai cambiamenti climatici. Questa è la verità. Noi nella nostra risoluzione suggeriamo alcune proposte per riconvertire la nostra Italia e per farla entrare a testa alta nel terzo millennio. È un'occasione, una vera e propria occasione per generare più occupazione, più salute, più ambiente, più sovranità energetica e più benessere diffuso. Non lasciamocela sfuggire .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pastorelli. Ne ha facoltà.
ORESTE PASTORELLI. Grazie, signora Presidente; signor Ministro, onorevoli colleghi, la Conferenza internazionale che si terrà a Parigi dal 30 novembre all'11 dicembre rappresenta un momento di cooperazione internazionale estremamente importante e significativo. Certamente, i tragici eventi di Parigi hanno spostato i riflettori su problemi diversi da quelli ambientali, ma ciò non ci deve far dimenticare la loro importanza. È necessario, quindi, che il Governo, tanto in quella sede, che nella sua azione quotidiana, sostenga precise politiche di riduzione delle emissioni di CO2. Le sfide poste dal cambiamento climatico possono, infatti, essere vinte solo attraverso la riduzione dell'uso di combustibili fossili e la promozione dell'energia prodotta da fonti rinnovabili. La Commissione europea ha ritenuto centrali questo tipo di politiche nelle quali la componente socialista ha sempre creduto. Non è un caso, infatti, che le nostre iniziative legislative abbiano al centro l'ambiente e lo sviluppo sostenibile. E voglio ricordare a proposito il disegno di legge da me presentato e sottoscritto da molti colleghi parlamentari per incentivare l'acquisto e l'uso delle vetture a zero emissioni. La sfida del cambiamento climatico è fondamentale anche perché connessa a molte altre sfide cruciali per il nostro Paese. Penso allo sviluppo della e alla diversa gestione del territorio e dell'agricoltura. Sotto questo aspetto, quindi, non avendo la possibilità di partecipare alle dichiarazioni di voto finale, esprimo il voto favorevole della componente socialista alla risoluzione di maggioranza da me sottoscritta e alle altre risoluzioni sulle quali il Governo esprime parere favorevole .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Becattini. Ne ha facoltà.
LORENZO BECATTINI. Grazie, Presidente; ringrazio il Ministro perché con la sua comunicazione ha descritto con chiarezza l'importanza di questo appuntamento mondiale che si terrà a Parigi dal prossimo 30 novembre. Ma lo ringrazio in particolare perché ha illustrato la posizione del nostro Governo, gli impegni fin qui assunti e quelli che porteremo in quella sede, ma soprattutto ha fatto un riferimento molto importante al tema della mutualità del nostro Paese nei confronti di quegli Stati che sono ancora indietro, sia per mancanza di risorse economiche, sia per altri motivi, per affrontare questi temi del cambiamento climatico. Fa bene l'Italia a dare un aiuto a queste economie.
I cambiamenti che abbiamo davanti sono cambiamenti epocali: sta cambiando l'equilibrio ambientale, sociale, economico e ciò dipende essenzialmente dall'azione dell'uomo. Lo abbiamo davanti: un consumo eccessivo di energia fossile, un uso scriteriato del suolo, la devastazione delle foreste, un'elevata urbanizzazione. È un rischio grande e prima se ne avrà consapevolezza meglio sarà per tutti.
Per questo la ventunesima sessione della Conferenza delle parti acquista un'importanza cruciale. La prima si tenne a Rio de Janeiro nel 1992; la più famosa, come tutti sanno, è quella di Kyoto, che, però, non fu impegnativa all'inizio per Stati che inquinavano, come la Cina e la Corea, e poi gli accordi non furono ratificati dagli Stati Uniti e dalla Russia. Quella più disastrosa è stata quella di Copenhagen, nel 2009, che si concluse con un nulla di fatto.
Parigi 2015 è carica di grandi aspettative, non soltanto per la presenza di tanti capi di Stato e di tante nazioni partecipanti. Anzitutto è un bene che questo programma sia stato mantenuto all'indomani dei fatti che hanno colpito Parigi e la Francia il 13 novembre. Molte vicende, nel corso del 2015, hanno anticipato la preparazione di questa conferenza, molte di segno positivo. Una è stata l'esposizione universale, che per sei mesi ha acceso i riflettori sul tema del cibo, sul tema dell'acqua e sul tema dell'aria a Milano, nei sei mesi in cui è durata l'Expo. Di recente è maturata – e questo è un fatto molto concreto – un'intesa tra gli Stati Uniti e la Cina sul tema dei cambiamenti climatici e non potrà che avere effetti positivi – lo speriamo – nel corso delle giornate della Conferenza.
Infine, molti colleghi hanno ricordato l'enciclica del Papa . Io la prendo sotto questo profilo: mi sembra che il richiamo più importante sia quello a un cambiamento di stili di vita, di produzione e di consumo, per far sì che, anche attraverso queste nuove modalità che implicano le responsabilità degli Stati ma anche le responsabilità individuali di ciascuno di noi, si possa raggiungere un livello più basso di emissioni.
I rischi che abbiamo davanti sono noti: una crescita della temperatura media, eventi estremi sempre più frequenti che colpiscono anche il nostro Paese, una perdita di superficie dei ghiacciai artici. Le emissioni a effetto serra sono cresciute di più nel decennio 2010 di quanto non siano cresciute precedente. Vi è stato, in questo decennio, un tasso di crescita del 2,2 per cento rispetto all'1,7 che aveva caratterizzato il periodo 1970-2000.
Quello, però, che è successo negli ultimi 150 anni è nuovo. Si dice che il clima è sempre cambiato, ma le trasformazioni degli ultimi 150 anni sono molto pesanti: la temperatura media terrestre è già cresciuta di un grado nell'ultimo secolo e l'obiettivo della politica economica e ambientale europea è quello di limitare l'aumento della temperatura media globale a 2 gradi centigradi rispetto al periodo preindustriale. Da qui l'importanza del comparto dell'economia e non soltanto per i temi ambientali e dal punto di vista ambientale. Quelle aziende che si sono incamminate verso la pratica di nuovi stili di produzione, stando attente alle emissioni e a tutte quelle pratiche che si possono portare in un'azienda, hanno migliorato le proprie hanno creato posti di lavoro, hanno dato una redditività al capitale investito. Quindi, vi è uno spazio molto forte se praticheremo questa strada e, forse, anche a livello di Stato per noi, che siamo abituati ogni anno a fare la legge di stabilità, che prima si chiamava «legge finanziaria», non sarà lontano il tempo in cui dovremo fare una legge o un provvedimento sulla sostenibilità annuale, per misurare quello che avremo apportato in più di miglioramenti nelle nostre attività.
Infine, l'Italia va alla Conferenza naturalmente con alcuni problemi ma anche con alcuni risultati importanti, che sono stati sottolineati recentemente da alcuni analisi fatte da istituti di ricerca.
L'Italia è il primo Paese al mondo per il contributo del fotovoltaico nel elettrico nazionale; è il secondo Paese in Europa per l'efficienza nei consumi energetici. Insomma, abbiamo anche noi camminato e camminato molto bene.
Infine, voglio sottolineare, perché alcuni colleghi lo hanno fatto, questo tema del fotovoltaico. Certo, vi deve essere una riconsiderazione di questo tema dal punto di vista dell'autoproduzione e dell'autoconsumo; però, occorre ricordare che fino al 2010 i rendimenti per chi investiva in fotovoltaico erano eccessivi, erano fuori da ogni criterio. Non solo: molto spesso si è utilizzato il terreno per poter fare questi tipi di investimenti e oggi abbiamo capito che i rendimenti vanno modulati in maniera diversa e che non si può fare il fotovoltaico a terra. Ci sono tante cose da coprire e, quindi, sarà bene incamminarsi in questa direzione.
I cambiamenti che dobbiamo apportare implicano anche una revisione della nostra normativa. Noi lo abbiamo già fatto con la legge relativa all'aggravamento delle pene sui reati ambientali, la legge n. 68 del 22 maggio 2015, approvata recentemente dal Parlamento, e lo faremo a breve con la modifica della direttiva europea, all'esame dell'VIII e della X Commissione, sullo scambio di quote gas ad effetto serra, soprattutto per superare alcuni vincoli che hanno disincentivato gli investimenti privati in nuove tecnologie che ancora mancano e che, invece, sarebbero molto importanti.
Concludo, Presidente. La sfida sui cambiamenti climatici necessita di una presa di coscienza che i problemi dipendono dall'uomo, ma che siamo ancora in grado di intervenire. Va cambiata la domanda e, quindi, le abitudini di consumo, l'offerta e il modo di produrre verso una nuova politica economica. Inoltre, occorre una collaborazione internazionale a favore soprattutto dei Paesi in via di sviluppo ed è necessario sostenere la ricerca e gli investimenti, perché si può produrre energia pulita, conservarla e anche utilizzare i sistemi per rimuovere i gas serra dall'aria. Io credo che potremmo farcela .
PRESIDENTE. È così conclusa la discussione.
Colleghi e colleghe, poiché sono pervenute alcune risoluzioni, il Governo ha necessità di una piccola pausa per prenderne visione. Quindi, sospendo la seduta per non più di cinque minuti e ci ritroviamo qui alle 11,35.
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Rosato, Lupi, Monchiero, Dellai Pisicchio, Pastorelli ed altri, n. 6-00174, Grimoldi ed altri n. 6-00175, De Rosa ed altri n. 6-00176, Segoni ed altri n. 6-00177, Zaratti ed altri n. 6-00178, Pili ed altri n. 6-00179, Prestigiacomo e Occhiuto n. 6-00180 e Rampelli ed altri n. 6-00181 che sono in distribuzione.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gianluca Galletti.
GIAN LUCA GALLETTI, Grazie, signora Presidente. Onorevoli deputati, io vorrei enfatizzare del dibattito di oggi le cose che più ci uniscono, lasciando il dibattito sulle azioni nazionali, sulle questioni energetiche, sulla questione dei rifiuti, e su altre questioni, ad altri dibattiti che avremo in quest'Aula, nelle Commissioni competenti, nei dibattiti che giornalmente svolgiamo. Perché questo ? Perché io ho bisogno di andare a Parigi con un mandato chiaro, il più unitario possibile, da parte di questo Parlamento. Credo, e l'avete ricordato voi, nei vostri interventi, che l'occasione che abbiamo davanti sia storica. Abbiamo, e l'ho sentito forte questo nel dibattito, una veduta comune sugli obiettivi di Parigi 2015, anche sulla strategia che abbiamo adottato finora e sulle cose che dobbiamo chiedere con forza a Parigi che riassumo molto brevemente. Ho capito nel dibattito che voi chiedete più ambizione e io su questo sono d'accordo. Molti di voi hanno chiesto non solo di tenere buono l'obiettivo che tutti i Paesi si sono dati a Cancun nel 2010, cioè di avere azioni comuni per mantenere la temperatura sotto i due gradi, ma di essere ancora più ambiziosi. Allora noi porteremo a Parigi una proposta (pur rimanendo quello l'obiettivo di Parigi, perché quello è concordato a livello globale) che preveda che almeno nel testo sia inserito anche un riferimento a un grado e mezzo. Io credo che questo sia importante. Lo porteremo come Italia. Come Italia faremo presente l'importanza che all'interno del testo ci sia almeno un riferimento al fatto che pur rimanendo l'obiettivo quello di almeno dei due gradi ci sia un riferimento a un grado e mezzo, che secondo la scienza, concorde su questo, è l'obiettivo minimo per dare più solidità alla sicurezza del pianeta nei prossimi anni. Questo credo che sia venuto forte dal Parlamento io lo recepisco come indicazione forte del Parlamento italiano.
L'altra cosa sulla quale si sono soffermati molti interventi è l'aspetto cruciale della . Credo che anche questo debba essere una richiesta forte del nostro Paese, una chiara, duratura, dei contributi nazionali, misurabili e trasparenti. Questa sarà una forte richiesta che noi porteremo in sede della COP 21, perché credo che questo sia il cuore dell'Accordo tanto quanto il che decidiamo come obiettivo finale.
L'altro punto forte che mi pare di cogliere dai vostri interventi è la spinta verso l'individuazione di una traiettoria. Quindi non solo di un obiettivo finale, ma anche degli obiettivi quantificati, qualificabili, intermedi che possono dare forza al processo che stiamo portando avanti. Raccolgo questo come sfida, oltre a quello che sarà contenuto nelle risoluzioni che voi andrete a votare. Vi chiedo di essere il più uniti possibile in questo sforzo. So che ci sono molte risoluzioni, questo non è un dato che ci deve dividere, ma è un dato che ci deve unire in maniera ancora più forte. Quelle risoluzioni contengono dei suggerimenti importanti che io porterò fortemente a Parigi 2015.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la sottosegretaria per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, per l'espressione dei pareri sulle risoluzioni che sono state presentate.
SILVIA VELO, Il Governo esprime parere favorevole, sia sulle premesse, che sugli impegni, della risoluzione n. 6-00174, a prima firma Rosato.
Il Governo esprime parere favorevole sulla risoluzione n. 6-00175, a prima firma Grimoldi, a condizione che il primo impegno sia così riformulato: «a promuovere nell'ambito della Conferenza di Parigi COP 21, tra i Paesi aderenti alla Convenzione quadro della Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, un Accordo vincolante, un Protocollo, un altro strumento giuridico o un risultato concordato con forza legale, per la riduzione dell'emissione con obiettivi realistici che dovranno essere rispettati da tutti i Paesi aderenti».
Il Governo esprime parere favorevole sulla risoluzione De Rosa ed altri n. 6-00176, a condizione che gli impegni siano riformulati nel seguente modo: al primo capoverso, numero sostituire le parole «breve periodo» con le seguenti «medio e lungo periodo» ed «entro il limite di 1,5» con le seguenti «ben al di sotto dei 2 gradi», togliere la parola «totale» e sostituire «2050» con «2100»; al numero togliere le parole «nel medio e lungo periodo» e sostituire le parole «al fine di azzerare» con le seguenti «al fine di limitare»; successivamente, nel secondo capoverso, dopo la parola «prevedendo», l'impegno risulta così riformulato «un'ulteriore riduzione di emissioni di gas serra europeo (...) un ulteriore incremento di quota di energie rinnovabili sul totale dei consumi energetici, nonché un aumento dell'efficienza energetica»; il quinto capoverso sia così riformulato «a promuovere una riforma di miglioramento del sistema europeo di scambio dei titoli di emissione di gas serra (EU-ETS) (...)»; il sesto capoverso sia così riformulato «a farsi promotore tra Paesi dell'Unione europea per avviare una riflessione sui potenziali impatti ambientali dell'estrazione di idrocarburi non convenzionali (quali metano da carbone, idrati di metano) e di un'adeguata tassazione sulle importazioni di idrocarburi basata sugli impianti ambientali prodotti durante l'intero ciclo di vita»; l'ottavo capoverso sia così riformulato «considerare di sottoscrivere il documento del denominato Geneva Pledge (...)»; il nono capoverso sia così riformulato «ad avviare un dibattito a livello europeo ed internazionale sulle conseguenze ambientali economiche e sociali derivanti dall'uso della geoingegneria»; Il decimo capoverso sia così riformulato «a valutare la possibilità di assumere iniziative» e così via.
Il Governo per quanto riguarda le premesse della risoluzione Segoni ed altri n. 6-00177, chiede una correzione al secondo paragrafo della seconda pagina in questo senso «l'Italia ad oggi ha raggiunto l'impegno di riduzione previsto dal Protocollo di Kyoto (6,5 delle emissioni (...)); la riduzione delle emissioni osservate in questo periodo è stata dovuta sia all'attuazione di politiche e misure di riduzione che all'effetto della crisi economica in corso che ha ridotto consumi e produzione».
Poi tutto bene. Inoltre, dove si dice: «ha avviato i negoziati per giungere a un nuovo accordo giuridicamente vincolante», aggiungiamo le seguenti parole: «un Protocollo, un altro strumento giuridico o un risultato concordato con forza legale».
Sostituiamo il ventunesimo capoverso con il seguente: «l'impegno che si potrebbe valutare a livello europeo è quello di una maggiore riduzione delle emissioni mondiali» e poi eliminiamo la parte successiva.
Laddove si dice che «la riduzione delle emissioni di CO2 sembrava essere una priorità del Governo in carica», il Governo propone la seguente riformulazione: «la riduzione delle emissioni di CO2 è una priorità del Governo in carica» e ci fermiamo lì.
Per quanto riguarda il dispositivo, il Governo al primo capoverso, dopo le parole: «a farsi promotore di accordi sul clima vincolanti», propone di aggiungere le seguenti: «un Protocollo o un altro strumento giuridico concordato o con forma legale»; e sostituiamo il limite di 1,5oC con 2oC.
Il Governo esprime parere favorevole sul secondo, sul terzo e sul quarto capoverso. Il Governo propone la seguente riformulazione del quinto capoverso: «a farsi promotore affinché l'Unione Europea riveda al rialzo nei prossimi anni gli obiettivi del “Quadro al 2030 per le politiche climatiche ed energetiche”, prevedendo una ulteriore riduzione delle emissioni di gas serra dell'Unione europea rispetto al 1990, ad accrescere la quota di energie rinnovabili sul totale dei consumi energetici, nonché un aumento dell'efficienza energetica».
Il Governo esprime parere favorevole sugli impegni successivi. Poi, alla lettera del decimo capoverso, il Governo propone la seguente riformulazione: «a favorire l'impiego di tutti i proventi derivanti dalla vendita delle aste in favore di interventi di mitigazione». Anche con riguardo al capoverso successivo proponiamo una riformulazione nel senso di favorire l'avvio di immediate iniziative di rimozione e così via.
Sulla risoluzione 6-00178, a prima firma Zaratti, il Governo esprime parere favorevole sulle premesse ad eccezione del capoverso in cui si dice «l'Italia ha tuttavia un atteggiamento discontinuo» fino a «combustibili fossili», che chiediamo di espungere. Chiediamo inoltre di riformulare il capoverso successivo nel seguente modo: «Sono in via di approvazione in Parlamento la legge sul consumo di suolo e il collegato alla legge di stabilità 2014 (Collegato ambientale) che necessitano di approvazione immediata».
Il Governo chiede di riformulare l'ultimo capoverso delle premesse nel seguente modo: «un ulteriore elemento da rafforzare nel corso delle discussioni internazionali (...)» e via dicendo.
Per quanto riguarda il dispositivo, al primo capoverso proponiamo la solita riformulazione, cioè, quando si parla di «accordo vincolante», aggiungiamo le parole: «un Protocollo, un altro strumento giuridico o un risultato concordato con forza legale, che imponga la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra». Sul capoverso successivo, il Governo esprime parere favorevole.
Il Governo propone la seguente riformulazione del terzo capoverso: «ad adoperarsi per la riduzione delle fonti di energia fossile». Parere favorevole sul quarto capoverso.
Sul capoverso successivo si propone la seguente riformulazione: «a favorire il raggiungimento dell'obiettivo di 100 miliardi di dollari al 2020, per la finanza per il clima, compreso il Fondo verde per il clima», eccetera; al capoverso successivo espungere le parole: «nel nuovo accordo», perché l'economia circolare non fa parte dell'accordo della COP 21, anche se condividiamo l'obiettivo; il capoverso successivo va bene; anche quello successivo relativo alla va bene; quello successivo ancora, va riformulato nel modo seguente: «ad adoperarsi per vincolare ad obiettivi di consumo di suolo nel contesto di un progressivo arresto dello stesso, da realizzare nell'immediato nei Paesi industrializzati»; anche in questo caso si tratta di un obiettivo che non è alla Conferenza delle parti; il capoverso successivo va riformulato nel modo seguente: «a favorire il riconoscimento della figura di rifugiato climatico (...)» e per il resto va bene; sul capoverso successivo il parere è favorevole; quello successivo ancora va riformulato nel modo seguente: «ad assumere iniziative per considerare gli impatti della cosiddetta geoingegneria o ingegneria climatica (...)», e poi i successivi vanno bene.
Ripartiamo, quindi, dalla parte recante impegni «in ambito nazionale», ove il secondo capoverso va riformulato nel modo seguente: «a introdurre ulteriori misure di fiscalità ambientale che predispongano la progressiva riduzione di qualsiasi tipo di facilitazione (...)» e per il resto va tutto bene.
Passiamo all'ultima risoluzione, la n. 6-00181 a firma Rampelli: le premesse vanno bene, nella parte dispositiva proponiamo la riformulazione del primo capoverso nel modo seguente: «impegna il Governo per l'approvazione a Parigi di un accordo globale vincolante, un protocollo, un altro strumento giuridico o un risultato concordato con forza legale» e poi espungiamo la parte restante del primo capoverso; per il resto, il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Credo, sottosegretaria, che ci siano anche le altre due risoluzioni su cui bisogna esprimere i pareri: la risoluzione Pili n. 6-00179 e la risoluzione Prestigiacomo e Occhiuto n. 6-00180.
SILVIA VELO, Mi scuso, ma non ci erano state consegnate.
PRESIDENTE. Va bene, quindi ha bisogno di cinque minuti per dare i pareri.
SILVIA VELO, Sì, cinque minuti.
PRESIDENTE. Sospendo, dunque, la seduta per cinque minuti. Le risoluzioni non sono state consegnate in tempo, va bene, sottosegretaria. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 12,05.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
Sottosegretaria Velo, le do la parola per completare i pareri, quindi sulle risoluzioni Pili n. 6-00179 e Prestigiacomo e Occhiuto n. 6-00180.
SILVIA VELO, Grazie Presidente. Intanto mi scuso un attimo, ma la quantità di pareri mi ha fatto commettere un errore o meglio un'omissione. Per quanto riguarda la risoluzione Zaratti ed altri...
PRESIDENTE. La risoluzione Zaratti ed altri n. 6-00178 ?
SILVIA VELO, Sì, Presidente. Al secondo capoverso del dispositivo c’è da correggere le parole: «la soglia di 1,5 gradi», con le parole: «la soglia di 2», che è l'accordo internazionale, ovvero non oltre i 2 gradi, in omogeneità anche con le altre risoluzioni. Anche se, come diceva il Ministro, l'Italia, comunque, proporrà un riferimento a un grado e mezzo.
Per quanto riguarda la risoluzione Pili n. 6-00179, il parere è favorevole.
Per quanto riguarda la risoluzione Prestigiacomo e Occhiuto n. 6-00180 nelle premesse correggiamo all'ultimo capoverso della prima pagina: «l'Italia, grazie anche alla sensibilità ed all'impegno dei vari Governi, è riuscita a ridurre...» e via dicendo. Nel dispositivo, al primo capoverso, vi è una riformulazione, dove ricorrono le parole «di arrivare ad un accordo globale», nel senso di inserire la formula che abbiamo usato negli altri casi: un protocollo o un altro strumento giuridico o un risultato condiviso con forza legale. Nel secondo capoverso sostituiamo la parola «sanzioni» con le parole «sistemi sanzionatori» credibili. Per il resto il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Faenzi Ne ha facoltà.
MONICA FAENZI. Grazie Presidente. Non vi è dubbio, signor Ministro, che la Conferenza delle parti COP 21 della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si terrà a Parigi dal prossimo 30 novembre all'11 dicembre di quest'anno, testimonia ancora una volta l'attenzione, peraltro urgente e necessaria, dei Governi del pianeta sulle linee politiche da adottare e le misure da intraprendere per rafforzare il contrasto degli effetti dei cambiamenti climatici, al fine di un radicale cambiamento del modello economico energetico e di sviluppo.
Ciò nonostante, gli impegni degli Stati per ridurre le emissioni di gas a effetto serra, sebbene non abbiano precedenti, sono ancora ben lungi dall'essere sufficienti per contenere entro i 2 gradi l'innalzamento delle temperature. Sono noti a tutti, infatti, gli effetti deleteri e pericolosi che il nostro pianeta ha subito negli ultimi decenni a causa dei cambiamenti climatici, che hanno fatto aumentare la temperatura della superficie terrestre e dei mari ed alterato la quantità e l'andamento delle precipitazioni. Tutto ciò ha comportato un innalzamento del livello medio dei mari, il rischio di erosione delle coste e il probabile acuirsi delle catastrofi naturali di origine meteorologica. I cambiamenti di livelli delle acque e delle loro temperature e i flussi hanno avuto a loro volta ripercussioni anche sull'approvvigionamento alimentare, sulla salute, sull'industria e sull'integrità dei trasporti e degli ecosistemi.
Pertanto, signor Ministro, il riscaldamento climatico, come evidenzia un'indagine svolta in quaranta Paesi nel mondo, mette paura alla maggioranza degli abitanti del pianeta. La lotta ai cambiamenti climatici impone due tipi di risposta. La prima e più importante consiste nel ridurre le nostre emissioni di gas serra e la seconda nell'intervenire in termini di adattamento per affrontare gli impatti inevitabili. Aggiungo come la normativa in materia, nonostante abbia messo in atto misure concrete per adempiere all'impegno di abbattere entro il 2020 le emissioni di gas serra del 20 per cento rispetto ai valori del 1990, spesso e volentieri risulta disattesa. La via tracciata dal protocollo di Kyoto ne è un esempio, non solo perché la mancata ratifica di USA, India e Cina ha limitato la sua rilevanza politica globale, ma anche soprattutto a causa della crescita complessiva della CO2.
Nonostante gli impegni, certamente non facili, assunti dai Paesi a livello globale nel definire un quadro finalizzato a rendere più stringenti e rigorose le misure per contrastare l'inquinamento ambientale – e io aggiungo industriale –, l'impatto sul territorio nel corso di questi anni, sia a causa del sovraffollamento di norme e di conflitti fra legislazioni concorrenti sia dei continui scontri tra la difesa del livello produttivo e il diritto alla salute e alla tutela dell'ambiente, è stato francamente fortemente negativo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Signora Presidente, non c’è dubbio che l'iniziativa delle Nazioni Unite e gli incontri che si sono convocati per Parigi sono di grande importanza a livello mondiale e riguardano il presente e il futuro del pianeta. Trattasi di iniziative serie e c’è stata una discussione ampia all'interno dell'Aula su problemi così importanti.
Ma le determinazioni delle risoluzioni tutte – che sono da considerare con grande attenzione e che vedranno il voto favorevole su alcune e l'astensione su altre – determinano qualche considerazione interna, visto, signor Presidente, che c’è la rappresentanza del Governo e siamo sotto legge di stabilità.
Ora gli auspici si sostanzieranno, anche al nostro interno, come contributo e come conoscenza di come vediamo il mondo – non c’è dubbio – ovvero il pianeta con tutti gli effetti che incidono. Ma noi abbiamo anche la grande necessità di sostanziarli con interventi di natura finanziaria rispetto al problema nazionale che abbiamo. Per questo motivo abbiamo presentato anche alcuni emendamenti alla legge di stabilità, in riferimento al rifinanziamento del Centro euro-mediterraneo per i cambiamenti climatici. Necessitano cioè di essere ancora una volta confermati i finanziamenti che già erano stati concessi nell'anno precedente per tirare fuori il monitoraggio e non solo, anche i modelli del sistema climatico italiano e delle sue interazioni con la società e l'ambiente, attraverso le attività di ricerca, svolte da questa grande infrastruttura universitaria col CNR. Per questo motivo, l'auspicio delle risoluzioni a livello mondiale va anche tutto sommato confermato – e mi auguro che questo accada – da iniziative e da interventi di natura favorevole rispetto a quanto proposto di natura finanziaria con emendamenti che noi già abbiamo pronunciato e già formalizzato
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, Ministro, la discussione che si è sviluppata nel corso della mattinata intorno alla Conferenza internazionale di Parigi è una discussione certamente istruttiva così come sono decisamente positivi gli obiettivi che ci siamo dati e che si sta per dare – ci auguriamo con l'approvazione di un ulteriore accordo e di un ulteriore protocollo – la comunità internazionale.
Il problema, ovviamente, è quello di cercare di capire meglio, fatte salve le petizioni di principio, che tipo di ricaduta ci potrà essere sul pianeta, che tipo di conseguenze di carattere economico sui Paesi cosiddetti in via di sviluppo, quanto sarà efficace l'applicazione di questo protocollo e quanto saranno vincolanti gli accordi sottoscritti. Quindi pensiamo in buona sostanza che il nostro Governo possa e debba farlo e che lo avrebbe potuto fare in maniera ancora più incisiva, se il Parlamento italiano avesse potuto conferirgli un mandato tondo da parte di tutto il Parlamento, al di là delle proprie distinzioni – magari in questo il Partito Democratico ha delle responsabilità – cercando di mettere in rilievo ed evidenziare il minimo comune denominatore della nostra sensibilità. Invece, si è deciso di andare in ordine sparso, ognuno con la propria risoluzione e questo a mio giudizio è già un piccolo fallimento.
Come dicevo, un conto è convergere sulle petizioni di principio e sulle astrazioni; altro conto è tentare di essere seri, perché la materia che stiamo trattando è seria, è serissima. Sappiamo tutti perfettamente che l'incubo dell'aumento indiscriminato delle temperature sul pianeta è dietro l'angolo.
Lo abbiamo già potuto constatare con l'aumento di quasi un grado in Europa e di 0,6 più o meno nel mondo dal 1861 a oggi. Sappiamo che le proiezioni per il futuro sono addirittura devastanti, perché il arriva a oltrepassare nelle previsioni, se questo processo non sarà arrestato, l'incremento di 5 gradi, anche se gli obiettivi di Parigi sono di contenerli entro i 2 gradi. Sappiamo che in alcune zone del pianeta c’è un aumento esponenziale delle precipitazioni atmosferiche e una diminuzione altrettanto inquietante in altrettante zone del pianeta delle stesse precipitazioni. Sappiamo che c’è un aumento di frequenza e di intensità degli eventi climatici estremi, che c’è un aumento del rischio di desertificazione, che c’è il problema della diminuzione dei ghiacciai ma anche delle nevi perenni, c’è una crescita del livello del mare, c’è la perdita, poco citata anche in questo dibattito, della biodiversità, che significa che alcune specie animali e non solo avranno difficoltà ad acclimatarsi con l'aumento della temperatura a cui abbiamo fatto fin qui riferimento. Abbiamo il rischio della diffusione di malattie, in modo particolare le malattie tropicali e subtropicali che comunque andranno a occupare un ampio fronte del pianeta che fino a oggi era collocato in zone distanti comunque dai Tropici. Abbiamo il problema della produzione alimentare. I problemi quindi sono tutti abbastanza chiari, un protocollo – qualunque esso sia – per essere efficace non può prescindere dai vincoli e i vincoli per essere efficaci non possono prescindere dalle sanzioni. L'impressione, parlando ovviamente anche di geopolitica, è che non ci sia da parte della comunità internazionale, da Kyoto in poi e quindi forse anche a Parigi, la forza o la consapevolezza o la determinazione per intervenire in maniera prescrittiva su coloro i quali sono e restano i maggiori inquinatori del pianeta. Ricordo che il protocollo di Kyoto nel 1997 fallì non già a causa dell'Europa, che ce la mise tutta e che comunque incide per il 10 per cento sull'emissioni di gas serra a livello planetario, ma a causa della posizione di diniego degli Stati Uniti d'America, a causa della Cina e voglio ricordare che tuttora Stati Uniti d'America e Cina rappresentano quasi la metà dei gas serra che vengono immensi nell'atmosfera. Quindi la maggiore quantità di anidride carbonica dipende dalla produzione industriale o dai costi dello sviluppo in termini ambientali della Cina, come Paese emergente o ex emergente, e degli Stati Uniti d'America come Paese che evidentemente ha sviluppato ancora oggi una scarsa sensibilità. Anche gli impegni che lei, Ministro, ci ha riferito da parte di questi due grandi Stati, sono del tutto insufficienti, questo dobbiamo saperlo, ma non dobbiamo saperlo per piangerci addosso, dobbiamo saperlo per calibrare anche le nostre relazioni, perché è possibile, dico, in epoca di modello di sviluppo economico liberista e comunista, guardando agli Stati Uniti d'America da una parte e alla Cina dall'altra, nascondere la testa sotto la sabbia, voltarsi dall'altra parte quando comunque la Cina ogni settimana inaugura una centrale elettrica a carbone ? È possibile continuare ad avere relazioni commerciali come se nulla fosse, addirittura ospitando la Cina comunista all'interno dell'organizzazione internazionale WTO ? È possibile far finta di niente quando questa produzione oltretutto mette in ginocchio alcuni principi fondamentali conquistati dall'Occidente, mi riferisco ai diritti dell'infanzia dei bambini, mi riferisco ai diritti delle donne, mi riferisco ai diritti sindacali e mi riferisco ovviamente anche più recentemente ai diritti ambientali ? È possibile che la comunità internazionale, l'Occidente, l'Europa e l'Italia, da un lato soffra per l'incremento dei costi di produzione e dall'altro faccia entrare candidamente all'interno dei propri confini merci che vengono realizzate esattamente secondo i sistemi che fin qui sono stati enucleati ? È possibile accontentarsi rispetto all'impegno americano di una riduzione entro il 2030 dell'emissione di anidride carbonica misurata al 2005 del 26/28 per cento ? Mi pare un risultato un po’ modesto e ancora più modesto è il risultato della Cina, che ci dice in maniera brillante che continuerà a incrementare l'emissione di gas serra, dopo aver riprodotto il buco nell'ozonosfera, che a lei si deve in maniera sostanziale; ci dice che nel 2030 toccherà il massimo di queste emissioni e che solo nel 2017 si inizierà a preoccupare del problema.
Quindi io non vorrei guastare la festa, diciamo così, però penso che bisogna anche essere seri e dire le cose come stanno, perché se siamo qui nel Parlamento italiano a raccontarci che domani a Parigi tutto all'interno dell'ecosistema acquisirà un nuovo ordine e un nuovo equilibrio siamo a prendere in giro noi stessi, le nostre generazioni e le generazioni che verranno su questo pianeta. Penso che noi abbiamo, se solo potessimo e volessimo, degli strumenti per tentare di accelerare questa opera di sensibilizzazione da parte della comunità internazionale sulla Cina e sugli Stati Uniti, e quindi non ci si può incontrare solo per parlare appunto dell'incremento delle temperature e di tutte le conseguenze ad esso connesse, ma ci si deve incontrare anche per capire quali strumenti blandire per indurre i riottosi ad essere efficaci in questo percorso. Altra considerazione, mi pare ovvio che noi sosterremo tutte le risoluzioni compatibili con questi impegni perché comunque il meglio è nemico del bene, ovviamente a cominciare dalla nostra risoluzione, e dichiariamo la disponibilità a recepire la riformulazione del primo comma degli impegni della risoluzione di Fratelli d'Italia, però non capiamo perché nelle risoluzioni della maggioranza non sia chiaro un altro principio fondamentale che è quello del risparmio energetico. Si parla dell'efficientamento, si parla di tante misure importanti, si trascura il dato del risparmio come se non si volesse contrastare questa sorta di mania energivora che comunque contraddistingue l'Europa e il mondo occidentale. Concludo dicendo, proprio perché abbiamo voluto tentare con la nostra risoluzione di essere estremamente pragmatici, che ci sono degli indirizzi e delle linee guida che possono uscire fuori dai principi ordinatori; ci sono, per esempio le politiche sui rifiuti, lei, Ministro, ci ha invitati a tenerle da parte, a non farle entrare in questo dibattito, ma gli inceneritori entrano dalla porta principale in questo dibattito, non soltanto in Italia ma nel dibattito planetario, così come appunto l'uso e il consumo di combustibili fossili. Noi ancora oggi abbiamo degli impianti di energia elettrica – di nuova generazione, per carità – che comunque si approvvigionano di combustibili fossili, quindi noi abbiamo il dovere, anche sull'uso del territorio e sul suo consumo, di provare a dare dei vincoli che siano significativi non solo per la nostra comunità nazionale – concludo davvero – ma anche per la comunità internazionale, perché fortunatamente in Italia non esistono ancora megalopoli, ma ci sono Il Cairo, Istanbul, Shanghai, Città del Messico, città che consumano territorio...
PRESIDENTE. Concluda, deputato.
FABIO RAMPELLI. ...e che indirettamente contribuiscono all'incremento dell'effetto serra. Per queste ragioni noi coerentemente sosterremo ogni politica che andrà a contrastare l'aumento delle temperature ma invitiamo il Governo a essere efficace nel suo rapporto con i Paesi inquinanti -.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baradello. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BARADELLO. Signora Presidente, l'evento di Parigi fa seguito ad altri importanti eventi di questi ultimi mesi e di questi ultimi anni, voglio citare in particolare un evento che è successo a Torino qualche settimana fa, il III Forum mondiale sullo sviluppo economico locale, organizzato sempre delle Nazioni Unite con i sistemi delle reti dei comuni e i sistemi delle reti delle regioni, un evento internazionale in cui i temi erano quelli ovviamente dello sviluppo economico, partendo dal basso, partendo dal locale, ma focalizzato su due temi, quello dell'ambiente e quello dell'energia, riconoscendo in questo degli strumenti per mettere in moto dei meccanismi virtuosi a livello locale, come si diceva, nel piccolo. Un evento importante quello di Torino, che ha lasciato il segno per le risoluzioni, per le presenze importanti, il Segretario Generale Ban Ki Moon, il Presidente del Senato hanno partecipato, Ministri, sindaci da tutto il mondo. Questo per dire che vanno coniugati, su questi percorsi legati all'ambiente, anche i temi dell'economia e della economia sostenibile sul territorio, le buone prassi – come si dice – sul territorio per creare davvero delle attività innovative. Dobbiamo riconoscere l'importanza che risiede anche nelle connessioni – questo è venuto fuori molto pesantemente a Torino – fra l'ambiente urbano e l'ambiente rurale, promuovendo delle forme di partecipazione e di progettualità che rafforzino i legami fra il territorio prossimo e che accrescano l'attenzione proprio alle dinamiche ambientali e ai livelli di guardia che bisogna mantenere, nell'attenzione su quello che succede sul territorio nella natura e nell'ambiente. È un processo che si basa anche su innovazione tecnologica, anche proprio in campo ambientale, un processo che si basa sul concetto di inclusività sociale, anche proprio nel campo ambientale, che pone cioè attenzione alla persona, ai diritti e alla dignità di ciascuno, perché l'ambiente non sia vissuto solo come un fatto fisico o geografico, ma come un elemento complementare alla persona dovunque nel mondo.
Il Papa dice che sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l'impegno nella società e la pace interiore. Possiamo anche parlare di una vera democrazia solidale se i Governi aiutano le persone a prendere coscienza che è necessario un cambiamento di stile di vita, di produzione e soprattutto di consumo. È necessario rendere vivibili le città, è necessario rivalorizzare il concetto di comunità nel territorio, che è il concetto di porre attenzione a chi e a cosa abbiamo vicino.
A noi del gruppo per l'Italia – Centro Democratico sta molto a cuore questa attenzione al territorio, perché ci sentiamo legati a quelle tante realtà civiche di impegno politico e sociale che amministrano realtà, anche piccole, anche piccolissime, con l'unico obiettivo di amministrare il bene comune: persone comunità e territorio. Per anni abbiamo assistito a lente e sporadiche iniziative che cercavano di risolvere il disordine nel comprendere il problema, il disordine nell'affrontarlo o nel non affrontarlo. Nell'enciclica «Laudato si’» si evidenzia come si rende necessario creare un sistema normativo che includa limiti inviolabili e assicuri la protezione degli ecosistemi prima che le nuove forme di potere, derivate dal paradigma tecno-economico, finiscano per distruggere non solo la politica, ma anche la libertà e la giustizia.
I fatti di questi giorni, anche il blocco di ieri del gas russo, ci fanno dire che è tempo di accelerare con delle scelte concrete e chiare. Cito il caso, fra tutti, del biometano. La produzione del biometano, oltre che dare autonomia energetica, offre opportunità imprenditoriali, territoriali, locali molto efficaci, garantisce un controllo anche locale e produce benessere. Si crea un ciclo che va nella direzione dell'autosostegno e che può permettere lo sviluppo di iniziative imprenditoriali delle imprese classiche, quelle che tutti conosciamo, ma anche delle reti di economia solidale, dove il tema dell'economia si coniuga già con il tema ambientale, del territorio, degli aspetti di partecipazione e inclusione sociale.
Nella proposta che è stata presentata e che voteremo è indicato un impegno anche per la cooperazione internazionale, in cui chiediamo che sia previsto e sostenuto proprio l'impegno degli enti territoriali e delle reti degli enti territoriali in questi percorsi di diffusione del tema ambientale anche in territori lontani. Mi riferisco a quelle nostre realtà locali virtuose che sono in grado di condividere l'esperienza costruita in anni di amministrazione del territorio, delle realtà territoriali con le realtà dei Paesi in via di sviluppo o emergenti.
Ripeto un concetto e concludo: i Governi, i Ministeri individuano e definiscono; gli enti territoriali, che vivono ogni santo giorno i problemi, risolvono. Aiutiamoli, dunque, perché sono il bene comune più vicino alle persone. Sosteniamo, con scelte di alto profilo, ma di facile e continua attuazione e monitoraggio, questo percorso verso il benessere, non determinato dal PIL, ma misurato dall'equilibrio fra risorse naturali e necessità quotidiane delle persone. Per questo annuncio il voto favorevole del gruppo al provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Grimoldi. Ne ha facoltà.
PAOLO GRIMOLDI. Grazie, Presidente. Noi consegniamo il testo, fa fede quella che è la nostra risoluzione e quello che abbiamo già detto in discussione generale. Facciamo presente che concordiamo, in buona parte, anche con le risoluzioni presentate in quest'Aula.
Ribadisco che, sulla risoluzione presentata dalla maggioranza, un conto sono questi atti di indirizzo che noi consegniamo, poi, al Ministro e un conto è l'azione del Governo. Infatti, non si può pensare di mettere nero su bianco – evidentemente il retro pensiero è che, poi, sono chiacchiere che stanno a zero – che riduciamo le emissioni del 70 per cento e diamo mandato al Ministro di andare a Parigi con questi obiettivi, quando la stessa Unione europea parla del 50 per cento e quando sappiamo benissimo che, dal punto di vista economico, non possiamo disastrare le nostre aziende sul settore del vetro, della ceramica, della carta, della siderurgia e quant'altro.
Parimenti, denunciamo che, invece, l'azione concreta dei provvedimenti del Governo che finora abbiamo visto in quest'Aula va nell'esatto contrario di quello che noi in quest'Aula continuiamo a votare come atti di indirizzo, che la maggioranza ci porta come atti di indirizzo, vedi lo «sblocca Italia» con il piano nazionale sui termovalorizzatori, in cui abbiamo deciso, anzi avete deciso di bruciare tutti i rifiuti possibili e immaginabili aumentando le emissioni e in cui avete deciso di rimodulare gli incentivi sulle energie rinnovabili, portando a un calo degli investimenti sulle rinnovabili del 90 per cento in quest'anno. È una scelta politica che ha fatto il Governo Renzi. Da un lato, questa maggioranza dice di avere a cuore le tematiche sull'ambiente, a livello di libro dei sogni assolutamente inattuabili, e, dall'altro invece, concretamente fa ridurre gli investimenti del 90 per cento sulle energie rinnovabili e facendoci addirittura richiamare dal corpo diplomatico inglese. Se si cambiano le regole in corso, evidentemente non facciamo bella figura come sistema Paese, visto che ci dimostriamo assolutamente inaffidabili.
Chiudo ricordando che il nostro Paese, comunque, ha un'economia e un sistema produttivo basati, come tutti sappiamo e come ci ripetiamo sempre, sulle piccole e medie imprese. Chiacchierare sulla riduzione del 70 per cento vuol dire anche non avere minimamente conoscenza di chi dà posti di lavoro, di chi dà occupazione, di chi tiene in piedi il sistema economico e produttivo del nostro Paese. Infatti, se a questa sinistra stanno a cuore, evidentemente, più i Montezemolo, a noi, invece, sta più a cuore quello che è il tessuto produttivo reale, fatto di piccole e medie imprese che non possono chiudere baracca e burattini qui e trasferirsi magari in Paesi che delle politiche internazionali e della tutela dell'ambiente se ne fregano e che, quindi, diventano, sotto un profilo produttivo, più appetibili. Questo può farlo il Montezemolo di turno, come continua a farlo, chiudendo le aziende qua da noi e aprendole in altri Paesi, ma non può farlo il 90 per cento del nostro sistema produttivo fatto di piccole e medie imprese . Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative della mia dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Salvatore Matarrese. Ne ha facoltà.
SALVATORE MATARRESE. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Ministro, Scelta Civica dichiara voto favorevole alla risoluzione che ha presentato, insieme ai partiti di maggioranza, e lo fa con la convinzione e la determinazione di conferire un indirizzo importante per un ruolo importante che l'Italia avrà in questa riunione di Parigi, dove si segneranno le sorti, anche industriali, del nostro Paese e dove si definirà l'importanza di ridurre le emissioni in atmosfera, per ridurre l'innalzamento della temperatura – speriamo e auspichiamo – al di sotto dei due gradi. Sottolineammo gli atti importanti di questa risoluzione, che sono, appunto, quelli finalizzati ad arrivare ad un accordo che sia globale, un accordo che sia inclusivo, che comprenda i grandi emettitori e, quindi, le grandi superpotenze (la Cina, l'India, gli Stati Uniti), che da sole sono i maggiori contribuenti di questo problema, che poi impatta, con maggiore gravità, sulle economie più deboli, come quella italiana con i disastri a cui noi stiamo costantemente costretti a far fronte, con i dissesti idrogeologici che molto spesso diventano parti significative dei cambiamenti climatici che interessano il nostro territorio.
Quindi, è importante che sia un accordo che riguardi questi Paesi, che metta in equilibrio quelle economie con le nostre economie. Infatti, è vero che noi abbiamo fatto un grande sforzo come Europa e un grande sforzo come Italia per ridurre le emissioni in atmosfera, anche con dei cambiamenti dei processi industriali. Quindi è importante che anche le politiche conseguenti del Governo e di questo Parlamento siano finalizzate a garantire che le nostre industrie possono riconvertire l'utilizzo delle risorse. Infatti, noi sappiamo quanto questo Paese soffra l'alto costo dell'energia, perché gran parte la importa. Quindi, è importante che si accompagnino le imprese con incentivi, con interventi economici e che queste produzioni di energia si possano trasformare in qualcosa che sia compatibile con l'ambiente e che sia rispettoso dei parametri e degli ambiziosi limiti che noi ci poniamo.
L'attenzione va alle imprese; l'attenzione va al sistema economico; l'attenzione va affinché questi Paesi che hanno abbracciato questa politica e si sono posti questi obiettivi non vengano ad essere penalizzati nel contesto economico internazionale. E questo vale soprattutto per l'Italia e questo vale soprattutto per l'Europa, che incide solo per il 10 per cento delle emissioni, quindi un valore basso, ma ha un impegno molto forte. Quindi, questo disequilibrio crediamo e vogliamo che sia annullato e sia tra gli obiettivi che l'Italia porti in questo importante incontro, fondamentale per il futuro dell'umanità e per il futuro anche della nostra economia.
Chiediamo anche che ci sia, successivamente a Parigi, un sistema di oggettivamente accettato, che permetta a tutti i Paesi di valutare le proprie e soprattutto con parametri che siano obiettivi, perché noi stiamo sposando un obiettivo di riduzione dell'innalzamento della temperatura riferito al periodo preindustriale e altri Paesi fanno riferimento al 2005. Quindi, capiamo come diverso è l'impegno economico, come diversa è la competitività che deriva da queste scelte che i singoli Paesi vanno a fare. Quindi, nell'ottica di tenerci in un equilibrio economico, ma anche nell'ottica di un impegno ambientale, è importante che questi parametri di e di valutazione siano oggettivi e siano soprattutto progressivi nel tempo e facilmente monitorabili. È un impegno gravoso, un impegno difficile, che vede coinvolti anche Paesi che non hanno le risorse e non hanno le possibilità. Un impegno, quindi, importante nella risoluzione è quello di favorire l'incremento del Fondo verde per agevolare l'intervento con la cooperazione in quei Paesi che possono avviare un processo di industrializzazione secondo i criteri della sostenibilità ambientale e secondo i criteri del rispetto delle emissioni e, quindi, per risolvere a monte una problematica che noi viviamo a valle in tutto il contesto industriale europeo e non solo europeo, ma diciamo delle parti più evolute del continente. Quindi, è importante anche l'aiuto che l'Italia offre a questi Paesi, che lei ci ha comunicato nella relazione precedente. È importante aiutarli a creare questi piani d'azione, ma è anche importante poi che l'applicazione di questi piani di azione, soprattutto nel nostro Paese, avvenga nel massimo equilibrio tra la politica industriale e la politica ambientale del nostro Paese e soprattutto che le regole ambientali di ispirazione europea che noi portiamo nel nostro Paese e nel nostro sistema produttivo siano coerenti ed allineate e non siano, come spesso accade, penalizzanti per il sistema produttivo, tant’è che di fatto hanno un effetto completamente opposto a quello auspicato: diventano irrealizzabili, ingestibili, difficilmente coordinabili con un contesto europeo e di fatto non producono l'effetto auspicato, ossia quello di semplificare l'approccio e la partecipazione del mondo industriale a quello che è un beneficio comune che è la riduzione delle emissioni nell'atmosfera. Quindi, questo è un impegno che noi prendiamo al di là di Parigi ed è un impegno che è determinante perché poi queste politiche industriali possano avere seguito nel nostro Paese, dove dobbiamo dire qualcosa abbiamo fatto con l'ecobonus e qualcosa facciamo con la fiscalità ambientale e dove stiamo facendo dei passi che però riscontriamo essere passi piccoli rispetto a quelli di altri Paesi, quelli soprattutto del nord Europa, come la Svezia, che già dal 1990 hanno stabilito sedici obiettivi che hanno già raggiunto e fino al 2050 hanno impostato una politica industriale che vede la riconversione di gran parte delle aziende con energie alternative sostenibili, il trasporto quasi tutto in maniera elettrica e quindi alternativo al carbon fossile. Sono azioni che derivano da una programmazione di Paese che viene dal passato, una programmazione di Paese che ha necessità di tempo e, quindi, noi dobbiamo cominciare a mettere in fila quei punti che nel tempo porteranno il nostro Paese ad essere sempre più in linea con i parametri che noi auspichiamo.
Quindi, noi ribadiamo che dichiariamo voto favorevole a questa risoluzione che impegna il Governo a fare un'azione di equilibrio, ma anche di determinazione, perché non si lascino soli quei Paesi che come l'Italia si sono fatti carico di un costo nell'interesse globale di tutta l'umanità e di tutta la comunità. E, quindi, non è utile, né necessario, andare avanti e guardarsi indietro e non trovare altri Paesi più determinanti di noi che non siano allo stesso tavolo. L'occasione è importante, ci sono 195 Paesi, ci sono 160 programmi di azione. Quindi, io auspico che l'Italia possa essere determinante e che l'impegno di questo Parlamento, che si traduce nelle tante iniziative parlamentari che hanno avuto a tema l'emissione di gas nell'atmosfera – ricordo le tante mozioni che poi sono alla base della risoluzione che hanno presentato le forze di Governo –, sia poi portato a termine con il ruolo che l'Italia, attraverso di lei Ministro, riuscirà ad avere in questo importante incontro dove avrà tutto l'appoggio nostro attraverso le parole, i pensieri e gli iscritti che noi le trasferiamo e attraverso le idee che lei ci ha diligentemente e anche con grande passione trasferito nella sua relazione iniziale. Quindi, ribadiamo il voto favorevole e un grande augurio perché l'Italia possa avere il ruolo che merita per quello che ha fatto e per quello che andrà a fare nell'interesse globale di migliorare le emissioni in atmosfera e di contribuire determinatamente alla riduzione della temperatura del nostro pianeta
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pellegrino. Ne ha facoltà.
SERENA PELLEGRINO. Grazie Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, tra pochi giorni le nazioni negozieranno a Parigi un nuovo accordo globale sul clima. È l'ultima per accordarsi su un percorso sicuro verso un futuro che non metta in pericolo il benessere umano e la nostra Madre Terra. Le decisioni che verranno prese saranno l'eredità della nostra generazione alle generazioni future perché, se continua la nostra inerzia, i nostri figli, nipoti e pronipoti non potranno adattarsi alla rovina climatica che stiamo per consegnargli. Con la nostra risoluzione impegniamo il Governo a favorire l'approvazione di un accordo globale e vincolante in grado di far rispettare le indicazioni del Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici, il cosiddetto IPCC, e, nel contempo, chiediamo di avviare da subito nel nostro Paese adeguate strategie nazionali di mitigazione e adattamento. La nostra civiltà non ha mai affrontato rischi concreti per la sua esistenza come quelli associati al riscaldamento globale, all'erosione della biodiversità e all'esaurimento delle risorse. Possiamo ancora evitare il disastro; dobbiamo scegliere se intraprendere finalmente la strada della sostenibilità o continuare con il nostro attuale distruttivo percorso . Vogliamo una netta linea di discontinuità con quanto fatto da questo Governo dall'inizio del suo mandato. Così diventano credibili tutti i suoi impegni, Ministro. Non più «sblocca Italia», non più trivelle, non più rigassificatori. Insomma, non più fossili.
Sappiamo con certezza che le emissioni costanti di gas serra provocheranno un ulteriore riscaldamento e delle alterazioni di lunga durata di tutti gli elementi del sistema climatico, aumentando così il rischio di conseguenze vaste e profonde che colpiranno tutti gli strati della società e l'ambiente naturale. Per evitare questi scenari catastrofici, la comunità scientifica indica come obiettivi minimi di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 2 gradi centigradi e di raggiungere le zero emissioni di CO2 entro il 2050, non il 2100. In questi anni gli scienziati dell'IPCC ci hanno fornito dati e scenari che confermano che il cambiamento climatico è reale ed è causato dalle azioni umane e sta già causando danni sostanziali a noi e al nostro ambiente. Questi rapporti ribadiscono che non dobbiamo perdere altro tempo e che dobbiamo agire subito anche perché i cambiamenti catastrofici del clima non potranno essere annullati per centinaia e centinaia di anni. Con un innalzamento del livello del mare e un clima molto diverso, comprese ondate di calore, siccità devastanti e persistenti e inondazioni senza precedenti, le fondamenta della nostra società, tra cui la sicurezza alimentare, le infrastrutture, l'integrità degli ecosistemi e la salute umana, sarebbero in pericolo, con un impatto più immediato sui Paesi più poveri e sugli ecosistemi più vulnerabili. A noi la grande responsabilità nei loro confronti. Siamo sulla traiettoria di un riscaldamento che, superando di gran lunga la soglia dei 2 gradi centigradi, lascerà il nostro mondo irrimediabilmente e irrevocabilmente cambiato. Se il mondo continuerà ad emettere gas serra a questo ritmo accelerato è probabile che entro la metà del secolo le temperature aumenteranno di circa altri 2 gradi rispetto alle temperature dal 1986 al 2005. Per la fine di questo secolo lo scenario prevede temperature che saranno più calde di 3,7 gradi centigradi. In questo contesto in Italia si sta già registrando un di aumento di temperatura pari a più del doppio di quello globale, con un aumento di 1,4 gradi centigradi rispetto al trentennio 1971-2000 e di 2,4 gradi centigradi rispetto alla media dal 1880 al 1909.
Oggi il mondo è profondamente cambiato rispetto a quello di qualche decina di anni fa e siamo consapevoli che tanti cambiamenti stanno avvenendo molto in fretta. In solo due generazioni le attività umane hanno oltrepassato la capacità della Terra di sostenere le nostre società in modo stabile. C’è da essere preoccupati, Ministro, molto, molto preoccupati. Purtroppo, il testo negoziale da cui si parte a Parigi, prevalentemente a causa della mancanza di volontà politica da parte degli attori chiave, non consente di assumere impegni concreti e vincolanti di riduzione delle emissioni climalteranti. Al sul clima del 2013, per superare lo stallo nel negoziato sul clima, fu scelto di lasciare alle nazioni la facoltà di decidere in che misura si volevano impegnare per contenere l'effetto serra.
Questo è positivo, Ministro, perché ognuno si senta protagonista della svolta. Centosessanta Paesi, che rappresentano il 93 per cento delle emissioni globali, hanno comunicato ufficialmente i loro obiettivi, gli impegni e le azioni che intendono adottare. Però, adesso che sono stati resi noti, possiamo affermare che gli impegni volontari manifestati dai Paesi non saranno sufficienti a contenere il riscaldamento al di sotto dei due gradi centigradi della temperatura media globale rispetto ai livelli preindustriali e, cioè, entro i limiti indicati dall'IPCC per evitare pericolose interferenze con il sistema climatico.
Se infatti, da un lato, si registrano investimenti importanti nel settore delle energie rinnovabili, considerate come la più importante opzione in grado di coniugare l'abbattimento delle emissioni con ritmi di crescita soddisfacenti, gli impegni sinora assunti non sono assolutamente in grado di rispondere alla drammaticità dell'attuale situazione.
Per questo con la risoluzione presentata da Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà noi, come gruppo parlamentare, ci rendiamo disponibili, nei confronti del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nei fatti, con azioni di governo efficaci, qualora anch'esso si impegni a sostenere ciò che proponiamo e che porteremo a Parigi alla Conferenza delle parti proprio perché questo appuntamento non fallisca.
Ministro, dobbiamo impegnarci affinché l'accordo sia vincolante e globale, con obiettivi determinati monitorabili e aggiornati e che imponga la riduzione e il progressivo azzeramento delle emissioni di gas a effetto serra e l'attivazione di misure che pongano, come limite massimo di innalzamento delle temperature, la soglia di due gradi centigradi. Proponiamo, come stanno facendo altri Paesi industrializzati, il progressivo abbandono delle fonti di energia fossile e il contestuale raggiungimento del 100 per cento di energia proveniente da fonti rinnovabili entro il 2050.
Potevamo essere i primi, Ministro. Siamo partiti molto, molto in anticipo sugli altri. Ma, Ministro, con forza chiediamo che lei si opponga sia alla cosiddetta geo-ingegneria o ingegneria climatica, una vera e propria manipolazione del clima di cui sono ignoti gli effetti su larga scala, sia allo stoccaggio geologico di biossido di carbonio, che sono proposti, non a caso, dai responsabili del riscaldamento globale per non ridurre le emissioni inquinanti. Il rimedio sarebbe peggiore della causa e genererebbe ulteriori e conseguenze non governabili.
Ministro, vogliamo che lei sostenga l'economia circolare. Un approccio completamente diverso alla crescita e allo sviluppo, come l'abbiamo conosciuta e sostenuto in questi decenni, ha prodotto una ricchezza effimera. Lo sviluppo era stato realizzato a scapito della sopravvivenza di tutti noi sulla terra. Il consumo delle risorse in modo indiscriminato non può continuare. Proponiamo un progressivo arresto del consumo di suolo, la rigenerazione e la riqualificazione dei centri abitati, l'ammodernamento delle reti energetiche, il sostegno alle fonti rinnovabili – non ci stancheremo di dirlo –, la manutenzione del territorio nel contrasto al dissesto idrogeologico e la manutenzione delle reti idriche. Non vogliamo più soluzioni a danno avvenuto.
Vogliamo che lei appoggi le misure di fiscalità ambientale, quali la e l'istituzione di forme di controllo popolare e pianificazione partecipata degli interventi in grado di incidere sulle politiche ambientali. Inoltre, la pianificazione del territorio non può più perseguire le linee fin qui adottate: troppi immobili sono stati edificati in norma agli strumenti urbanistici ma completamente fuori dalle leggi ambientali, e così ci troviamo, ad ogni pioggia, a piangere i nostri morti.
Ministro, le chiediamo di proporre l'elaborazione di una definizione giuridica universale di ecocidio e la costituzione di una Corte internazionale sui crimini ambientali. Ma, soprattutto, vogliamo che si impegni per l'introduzione del riconoscimento della figura di rifugiato climatico o ambientale, in modo da garantire tutela giuridica a decine di milioni di individui per i quali è impossibile la permanenza sul territorio di provenienza. Una delle conseguenze più devastanti della crisi climatica e della desertificazione è proprio l'espansione dei profughi e dei rifugiati di natura ambientale e climatica. Non a caso, uno studio pubblicato dal National Academy of Science dimostra come la reiterata siccità in Siria è causata dai cambiamenti climatici e sia all'origine del conflitto scoppiato nel Paese e delle migrazioni di parte di quel popolo.
Siamo tutti sulla stessa barca. L'enciclica è la prima dedicata all'ambiente e mi fa piacere che tanti la citino, perché affronta temi che noi, inascoltati, portiamo avanti da decenni. È ancora possibile fermare il peggio: disponiamo, ancora per poco tempo, di opzioni utili a mitigare e ad adattarsi ai cambiamenti climatici e abbiamo tutte le conoscenze per farlo. L'essere umano è passato dall'essere una piccola presenza su un grande pianeta a una presenza devastante sul pianeta, che scopriamo sempre più piccolo è interconnesso. Si tratta di un cambiamento radicale, che necessita di una nuova completa consapevolezza.
Ci asterremo sulla mozione della maggioranza, proprio perché il nostro futuro dipende da cosa saremo in grado di fare. Ministro, ricordiamoci che abbiamo, una volta per tutte, la possibilità di ammettere che siamo custodi di questo pianeta e non padroni .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vincenzo Garofalo. Ne ha facoltà.
VINCENZO GAROFALO. Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, cari colleghi, è in un quadro di sgomento, di paura e di incertezza che Parigi si prepara ad accogliere la ventunesima Conferenza delle parti aderenti alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Sono sentimenti che ciascuno di noi prova dopo l'orrore degli attentati terroristici delle scorse settimane, che ci hanno colpiti e segnati nel profondo. Ma quanto avvenuto non deve distoglierci dai nostri programmi, dai piani e dai progetti, perché questo significherebbe che l'obiettivo di coloro che hanno agito così barbaramente è stato raggiunto. Allora, occorre andare avanti, rispettare gli impegni presi e, oggi più che mai, collaborare per rendere il mondo nel quale viviamo un mondo migliore.
Con questo spirito dobbiamo guardare alla Conferenza di Parigi, alla COP21, come un evento che chiama ciascuno dei Paesi partecipanti ad informare la pubblica opinione e a convincerla dell'importanza di formalizzare, dopo venti anni di estenuanti confronti, un accordo condiviso per assicurare un futuro al nostro pianeta.
Non dobbiamo piegarci alla paura. Dobbiamo continuare a vivere e dobbiamo farlo procedendo sulla via di riforme, di impegni e di progetti che migliorino il mondo in cui viviamo. In quest'ottica il tema dei cambiamenti climatici assume un ruolo di primo piano. Se non si interverrà, infatti, presto e bene sul tema della politica ambientale, il surriscaldamento del pianeta continuerà a svilupparsi con conseguenze devastanti. L'incremento della temperatura globale aumenterà, più o meno, di 3 o 4 gradi. Un vero disastro, se si pensa che già oggi – e questo tramite la fonte ONU – il cambiamento climatico ha fatto scappare dai propri Paesi oltre 25 milioni di persone.
Per tale motivo è indispensabile un impegno serio, convinto e globale di tutti perché – e questa, secondo gli esperti, è una stima limitata – continuando con l'attuale tendenza nel 2050 le migrazioni potrebbero ammontare a 100 milioni di individui. D'altronde, non è più possibile tacere sul fatto che i cambiamenti climatici e le dinamiche che guidano l'economia mondiale hanno drammaticamente incrementato il fenomeno delle migrazioni. Un tema di fondamentale importanza per l'umanità, dunque. Non è un caso che Papa Francesco abbia avvertito la necessità di intervenire sull'argomento con l'enciclica : non solo un richiamo etico di altissimo valore, ma anche una riflessione equilibrata e completa sui problemi da risolvere.
È un documento attraversato da molti richiami, tra i quali spicca quello sulla necessità di una svolta, decisiva ed immediata, sul clima in difesa del pianeta o, meglio, di quella che lui ha definito «la casa comune». È un documento che parla della terra come di un immenso deposito di rifiuti, di cambiamenti climatici significativi nell'ambito dei quali è sbagliato mascherare i problemi o nasconderne i sintomi, dello scarso accesso a un bene essenziale come l'acqua che, addirittura, in alcuni luoghi viene privatizzata, della tecnologia come paradigma unidimensionale, delle politiche sul clima nazionali e locali. È un'elaborazione intellettuale attraversata, dalla prima all'ultima riga, dal cuore del Santo Padre e basata su uno studio rigoroso ed approfondito di un tema che risulta essenziale per il futuro dell'uomo.
L'Italia, in questo contesto, appare tra i Paesi con maggiore sensibilità e con sicura disponibilità ad adattarsi alle indicazioni che sono state già definite o che verranno stabilite dalla Conferenza, sebbene, secondo dati recenti, solo il 29 per cento dei nostri concittadini sia a conoscenza dell'importanza di tale tematica, tanto da fare ritenere auspicabile ed utile un'adeguata campagna di sensibilizzazione.
L'Europa continua a rivestire il ruolo di protagonista e continua a farlo con caparbietà, fissando obiettivi sempre più innovativi e progrediti. È chiaro, comunque, che sarà possibile raggiungere gli obiettivi fissati solo con una partecipazione globale dei Paesi principali emettitori di gas serra, come ha sottolineato molto bene lei, signor Ministro. In questo senso abbiamo preso atto con piacere della nuova politica ambientale voluta al Presidente Obama e dalla Cina con il suo impegno a ridurre le emissioni di CO2, ma dobbiamo anche sottolineare con maggiore soddisfazione che su 196 Paesi che partecipano alla COP21 di Parigi, già 160 sino ad oggi hanno presentato documenti che testimoniano i loro impegni circa la lotta ai cambiamenti climatici e 160 Paesi vuol dire il 96 per cento di rappresentanza delle emissioni globali di CO2.
Nella risoluzione di maggioranza, la n. 6-00174, sottoscritta quindi anche dal nostro gruppo, tramite il capogruppo, onorevole Lupi, sono stati indicati molto bene gli obiettivi che si porranno all'attenzione dei lavori della Conferenza di Parigi per tutti i 196 Paesi. Ed altrettanto tanto bene sono indicati gli impegni che il Parlamento affida, oggi, alla nostra rappresentanza da sottoporre all'attenzione dell'Assemblea dei Paesi partecipanti. L'Italia per il lavoro fatto, per gli obiettivi già raggiunti, e per le competenze specifiche già espresse, deve e può esercitare fino in fondo un ruolo importante, come è stato pure messo in evidenza nell'intervento di oggi del Governo qui in Aula. Sappiamo benissimo che il nostro sistema industriale, che il sistema industriale europeo, dovranno confrontarsi anche con tale problema in uno dei momenti forse più delicati per l'economia mondiale, ma è proprio questa la sfida, quella che siamo chiamati ad affrontare tutti insieme, nessuno escluso. In definitiva, come ha giustamente sostenuto il presidente della Commissione ambiente dell'Europarlamento, l'onorevole Giovanni La Via, e come anche il Ministro Galletti ha ribadito, dobbiamo puntare di più su un'economia circolare e sullo stesso riutilizzo dei rifiuti.
Il punto centrale è costituito comunque dalla necessità di pervenire ad una riduzione del 50 per cento delle emissioni di gas serra entro il 2050, per poi azzerarle del tutto entro il 2100, sulla base di un pacchetto di misure non generico e giuridicamente vincolante. Per quanto ci riguarda, l'Unione europea e gli Stati membri operano attraverso specifici impegni ed azioni per ridurre l'emissione nazionale di gas serra del 40 per cento entro il 2030. In questo ambito e nell'occasione della Conferenza COP21, i Ministri all'ambiente ritengono essenziale che il mondo della finanza recepisca la sollecitazione di sostenere i Paesi più fragili e più poveri, facilitando la loro transizione verso modelli di società che privilegino economie a basse emissioni. Proprio in relazione all'emissione, la risoluzione del 14 ottobre, tenutasi in previsione del vertice di Parigi, osserva come la deforestazione e il degrado forestale siano responsabili del 20 per cento delle emissioni globali di gas serra, evidenziando, quindi, il ruolo fondamentale delle foreste nel mitigare cambiamenti climatici. Si sottolinea, quindi, la necessità di accentuare le capacità adattative per le foreste nei confronti di tali cambiamenti e di impegnarsi a fondo per dimezzare il processo di deforestazione tropicale entro il 2020. Il rispetto di questi impegni, congiuntamente al ripristino di 350 milioni di ettari di foreste richiesto nella dichiarazione di New York, potrebbero portare entro il 2030 ad una riduzione tra i 4,5 e gli 8,8 miliardi di tonnellate di CO2 all'anno. Gli obiettivi generali in materia di clima saranno comunque impossibili da raggiungere se non si presterà maggiore attenzione alla riduzione delle emissioni nel campo dei trasporti, dal momento che quest'ultimo è l'unico settore nel quale l'emissione di gas ad effetto serra sono continuate ad aumentare del 30 per cento negli ultimi venticinque anni. Soltanto una piena integrazione delle energie rinnovabili nel mercato, insieme al rispetto degli accordi fin qui rappresentati dallo sfruttamento di tecnologie più moderne ed avanzate, potrà acconsentire il raggiungimento della diminuzione delle emissioni entro i parametri stabiliti.
La risoluzione, infine, esorta i Paesi europei ed il resto della comunità internazionale a preparare un pacchetto finanziario credibile che copra sia il periodo pre-2020, sia quello post-2020, al fine di sostenere sforzi maggiori in materia di riduzione dell'emissione di gas ad effetto serra, protezione delle foreste ed adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici. Al di là di quanto è stato scritto e detto, restano chiari e confermati gli impegni del nostro Paese e dell'Europa spingere al rialzo i sul clima. Ormai tutti gli indicatori, infatti, rendono palese la necessità di ridurre le emissioni di gas effetto serra, pena cambiamenti climatici su cui effetti rispetto al nostro pianeta non intendiamo per ora soffermarci, ma che di sicuro risulterebbero drammatici.
Noi intendiamo, signor Ministro, fornire il massimo contributo al raggiungimento di obiettivi che ci siamo dati ed è per questo che sosterremo con forza l'azione del Governo in questo impegno, come espresso tramite la risoluzione anche a nostra firma.
Concludo con una citazione: il grande scrittore argentino Jorge Luis Borges ha scritto «la terra è un paradiso, l'inferno è non accorgersene». Il minimo è essere d'accordo, il massimo avere questa consapevolezza ed agire di conseguenza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Prestigiacomo. Ne ha facoltà.
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Signora Presidente, signor Ministro, io credo che non vi sia una deputata o un deputato che non si auguri che la Conferenza di Parigi si concluda con un accordo in grado di affrontare efficacemente la lotta ai cambiamenti climatici. Il tema è ormai uscito dalle stanze degli addetti ai lavori e, per fortuna, anche dalle stanze degli allarmisti di mestiere che, prevedendo cataclismi che non si sono mai verificati, hanno fatto molto male alla causa dei cambiamenti climatici. È stata superata, anche il Ministro lo ha lasciato intendere nel suo intervento, l'impostazione di Kyoto, che è la stessa che ha portato al fallimento della Conferenza di Copenaghen. Il protocollo di Kyoto sarà ricordato come l'operazione mediatica più efficace nella storia in materia ambientale, ma anche, purtroppo, come il tentativo più velleitario ed ideologico che potesse farsi per affrontare l'effetto serra. Infatti, negli anni, da Kyoto ad oggi, le emissioni mondiali sono drammaticamente aumentate e si è finalmente capito che la lotta al surriscaldamento globale si fa dal basso, partendo dagli impegni nazionali e non al contrario, pensando di imporre al mondo pensati da un'intellighenzia ideologizzata e da una burocrazia internazionale di anime belle e arroganti. Kyoto probabilmente ci ha fatto perdere vent'anni. Oggi non abbiamo altri vent'anni da perdere e andiamo a Parigi con la consapevolezza che qualsiasi accordo che non sia solo retorica deve partire dal coinvolgimento di Cina, India e Stati Uniti, che per fortuna sembrano intenzionati a non frapporre ostacoli ad un accordo. Io sono convinta che non dobbiamo lasciarci sfuggire l'occasione di Parigi. Esistono probabilmente circostanze irripetibili per un accordo storico che in questi anni è stato sempre reso complicato da egoismi nazionali, da estremismi ideologici e da ambientalisti a parole, antiambientalisti nei fatti. Oggi siamo tutti sotto un duplice attacco, quello dei cambiamenti climatici che colpiscono ovunque, non mandando sott'acqua le grandi città costiere come da decenni ci preannunciano i catastrofisti, ma con eventi purtroppo tipo alluvioni, uragani, frane, che causano centinaia di morti e di danni incalcolabili in tutti i Paesi del mondo. Siamo sotto attacco anche da parte del terrorismo. C’è una parte di umanità che di umano non ha niente, che ha dichiarato guerra alla civiltà. Lo fa spargendo la morte in Medioriente, in Africa, in Europa. Lo fa distruggendo la storia della civiltà a colpi di piccone e con le ruspe. L'accordo di Parigi può è deve essere una risposta di civiltà. L'Accordo di Parigi può essere una risposta positiva e forte all'invocazione di Papa Francesco che nella sua enciclica ci ha invitato a un'ecologia integrale che tenga conto non solo delle ragioni dell'ambiente, ma le fonda con quelle sociali dei popoli e con quelle dell'economia dello sviluppo a cui l'umanità ha diritto, tutta l'umanità ha diritto ! Un paio di giorni fa, il indiano ha detto che l'India non si opporrà alla firma di un accordo globale sul clima a Parigi, ma ha aggiunto anche che spera di raggiungere entro il 2022, a settantacinque anni dalla nascita della Repubblica Indiana, il traguardo di fare arrivare l'elettricità in tutti i villaggi del Paese. Questo è l'accordo che a Parigi si deve raggiungere, un'intesa che consenta di tagliare le emissioni di gas serra senza impedire lo sviluppo, senza impedire a tutti gli indiani di avere la luce elettrica in ogni casa. Un accordo, quindi, che deve incentivare lo sviluppo e le tecnologie.
Tecnologie che consentano uno sviluppo sostenibile, la produzione di energia pulita nei villaggi di cui parla il Premier indiano, ma anche in quelli dell'Africa subsahariana, da cui partono le prime ondate di quei migranti ambientali. Tecnologie che noi italiani siamo e dovremo essere sempre più in grado di produrre e mettere sul mercato globale, perché lo sviluppo di domani è legato a queste filiere produttive, perché la domanda di energia nei prossimi trenta, quarant'anni crescerà e verrà in gran parte dall'est del mondo e noi dovremmo essere capaci di stare in quel mercato da protagonisti.
Ministro, io le auguro buon lavoro a Parigi e sinceramente esprimo un rammarico per il fatto che non si sia riuscito a trovare in Parlamento un accordo su un unico testo politico che le desse la forza di sostenere quegli impegni che hanno riguardato anche i precedenti Governi e che, anzi, sono proprio partiti dal famoso 20-20-20. Lei poteva andare con un voto unanime del Parlamento se la maggioranza avesse accettato di presentare una risoluzione che potesse contenere le opinioni di tutti i gruppi politici che il dibattito in quest'Aula ha dimostrato essere tutti convergenti e tutti favorevoli ad un accordo che si possa realmente raggiungere a Parigi. Questo purtroppo non è stato possibile, la maggioranza evidentemente non era interessata a far sì che il suo Ministro potesse andare forte a Parigi con un voto unanime di tutto il Parlamento.
Io ho presentato, a nome del gruppo di Forza Italia, una mozione. Il Governo ha chiesto delle piccole modifiche che non ho nessun problema ad accettare e, ancora una volta, rinnovo l'invito alla maggioranza a voler accettare le richieste di modifica sul loro testo, un testo lunghissimo, un testo che non riguarda soltanto il mandato col quale lei va a Parigi, ma che parla di politica nazionale sull'ambiente, che parla del ruolo che il Governo italiano deve avere in altre sedi, in sede di Consiglio europeo e che quindi comportano sensibilità diverse da parte dei gruppi parlamentari.
Se la maggioranza vorrà accettare di far votare per parti separate questo testo, impegnandosi a votare a favore delle nostre mozioni, non abbiamo nessun problema a votare a favore anche della mozione della maggioranza, però francamente sarebbe stato forse più utile un lavoro parlamentare, perché in un momento del genere far arrivare un Ministro dell'ambiente alla Conferenza di Parigi, proprio a Parigi, senza avere un chiaro mandato unitario del Parlamento è, dal mio punto di vista, una grande occasione perduta .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mirko Busto. Ne ha facoltà.
MIRKO BUSTO. Grazie, Presidente. L'Aula oggi è quasi in una giornata di festa. Si vede che il tema del cambiamento climatico appassiona poco questo Paese, appassiona poco i nostri appassiona poco perché appassiona poco ciò che non ci riguarda direttamente, o meglio ciò che noi non pagheremo direttamente – lo pagheranno le prossime generazioni maggiormente -, appassiona poco ciò che sta lontano da noi, perché noi qualcosina per adattarci lo potremmo fare, soprattutto nel breve e nel medio periodo; altri non potranno farlo e ne pagheranno i danni economici e di vite umane, i grandi danni li pagheranno prima di tutto i Paesi che non possono adattarsi, i Paesi in via di sviluppo.
Oggi l'umanità, l'uomo, noi, tutti quanti noi siamo a un bivio. Per la prima volta nella storia della nostra civiltà noi possiamo sapere dove stiamo andando, abbiamo la conoscenza scientifica per sapere qual è la strada che abbiamo intrapreso e quello che ci dice la scienza è che la strada è quella sbagliata.
La relazione tra l'uomo, tra noi e la nostra casa, il pianeta terra, è profondamente patologica. Nel 2009, Johan Rockström ha presentato uno studio che parla di nove limiti planetari, nove limiti individuati per misurare i segni vitali, il polso di questo pianeta; nove indicatori di salute, nove confini che non avremmo dovuto superare. Di questi nove, quattro li abbiamo già superati. Il primo, il più urgente, è il cambiamento climatico. C’è il consumo di suolo e questo Parlamento si ostina a non voler affrontare il problema. Il consumo di suolo oggi si deve principalmente alla deforestazione. C’è la modificazione dei cicli dell'azoto e del fosforo; c’è la perdita di biodiversità. I dati sono mostruosi: abbiamo perso il 50 per cento di biodiversità dagli anni Settanta ad oggi; stiamo assistendo alla sesta estinzione di massa avvenuta su questo pianeta, quella che rischia di coinvolgerci.
E allora i sintomi di questa patologia li vediamo, li vediamo tutti i giorni, li sentiamo parlare in televisione, li leggiamo sui giornali; leggiamo di allusioni, leggiamo di danni all'agricoltura per le siccità eccessive, per colpi di calore, per gelate e per grandinate fuori dall'ordinario, eppure quello che non riusciamo a fare è mettere insieme i pezzi per farci un'idea compiuta di che cosa sta succedendo e di che cosa dovremmo fare per far sì che non avvenga.
Noi sappiamo che la temperatura sale. Quella che è appena passata è l'estate più calda da oltre due secoli. Sappiamo che l'Italia è un Paese vulnerabile, sappiamo che, a fronte di un innalzamento medio di temperatura di meno di un grado, dello 0,8, abbiamo avuto l'innalzamento di un grado e mezzo, sappiamo che entro fine secolo – e questo ce lo dice proprio il Centro euro-mediterraneo per i cambiamenti climatici – la temperatura italiana rischia di arrivare a più 7,5 gradi in alcune aree del Sud. Con 7,5 gradi salutiamo ogni possibilità di fare agricoltura, salutiamo la possibilità di avere i ghiacciai alpini sotto la quota di 3.500 metri, con tutte le conseguenze sulla disponibilità di acqua. Nei prossimi trent'anni rischiamo di vedere un'agricoltura subire un taglio delle rese del 50 per cento nelle coltivazioni di riso, grano e mais, un aumento di consumi di acqua, un aumento degli attacchi parassitari e anche le nostre foreste, che coprono il 34 per cento della superficie nazionale sono in pericolo e noi non abbiamo uno straccio di ufficio di coordinamento forestale nazionale .
Oltre ai dati economici e ai posti di lavoro, rischiamo di perdere qualcosa di strano, di cui si parla poco, una cosa che sembra fuori dal tempo: la sovranità alimentare. Sovranità alimentare significa produrre il cibo che consumiamo come italiani nel territorio italiano. E, allora, questo oggi è importante; è importante perché la crisi climatica colpirà la capacità di produrre cibo globale e quindi, nel prossimo futuro, mangerà chi produrrà il proprio cibo.
L'altro aspetto è quello degli eventi climatici estremi. Più temperatura vuol dire più calore, più calore vuol dire più eventi climatici estremi. Noi stiamo immettendo una quantità di calore che è equiparabile a quattro bombe atomiche di Hiroshima al secondo. Già oggi abbiamo visto degli effetti notevoli: la sfilza e la lista di alluvioni italiane che hanno toccato Genova, il Levante ligure, il Veneto, l'Appennino emiliano, la Maremma, il Gargano, il messinese, la Sardegna; danni economici per oltre 10 miliardi di euro, centoventisei morti in sette anni e, ai morti, si aggiungono gli sprechi per una gestione emergenziale, dove la sicurezza dei cittadini è sempre messa dopo gli interessi di qualcun altro, dopo gli interessi lobbistici e clientelari.
Dove sono i nove miliardi di euro promessi sul dissesto idrogeologico che ci sentiamo citare da due anni a questa parte ? Il quadro clinico che minaccia la sopravvivenza stessa della nostra civiltà, questo quadro clinico minaccia la sopravvivenza dell'uomo e la possibilità dell'uomo di continuare ad abitare questo pianeta.
E allora bisogna dirlo chiaramente: una buona diagnosi – che è una comprensione profonda di ciò che stiamo affrontando e libera dal filtro perverso degli interessi particolari – è il prerequisito necessario per arrivare ad una cura che renda possibile una via d'uscita dalla crisi climatica. L'obiettivo dei 2 gradi appare politicamente ambizioso e difficile da raggiungere, però dobbiamo ricordare una cosa: il sistema climatico terrestre, se ne fotte del nostro «politicamente difficile» ! Il sistema climatico terrestre ci dice che 2 gradi sono troppi e noi con questo dobbiamo fare i conti. La terra è una questione fisica, non possiamo parlare di numeri e di economia, quando il sistema climatico ci sta affossando la possibilità di vivere su questo pianeta.
Noi stiamo dicendo di puntare ad un innalzamento massimo di un grado e mezzo. Politicamente è difficile, tecnicamente è possibile, abbiamo tutte le risorse tecnologiche per farlo – lo ripeto – ce lo dice uno studio pubblicato quest'anno a maggio sulla rivista . Ciò che lo rende difficile è il contesto economico e politico. Un grado e mezzo, se volessimo raggiungerlo e noi vogliamo raggiungerlo – o meglio vogliamo raggiungerlo come limite massimo –, ci impone di agire ora e agire con decisione. Parigi in questo è fondamentale e in questo noi le chiediamo di andare con le idee chiare e decise, affinché quest'accordo sia un accordo vincolante, che porti a drastiche riduzioni e guidi le nazioni a un processo di riduzione trasparente, verificabile e soprattutto migliorabile. Infatti, come abbiamo detto tutti quanti, attualmente noi andiamo ben sopra i 2 gradi, ovvero tra i 2,7 e i 3,7. Questa è probabilmente l'ultima occasione. Ogni ritardo consuma il nostro margine di manovra, il margine di manovra di un treno che sta finendo in un precipizio. Non ridurre le emissioni a sufficienza ci mette in una condizione difficile e rende difficile la stabilizzazione della temperatura massimo a un grado e mezzo.
Noi abbiamo un un che dobbiamo far bastare per noi, per fare una transizione verso il nuovo modello, e per i Paesi in via di sviluppo, perché non ripetano gli stessi errori che abbiamo fatto noi e si muovano e transitino verso un modello nuovo, un modello che vinca la sfida che il clima pone alla specie umana. Qui sta al punto: il modello nuovo è un modello che va oltre la prigionia che ci pone un sistema economico insensato, che crede di vivere in un con risorse infinite. E, allora, Renzi la smetta di giocare alla e faccia un giro nella realtà fisica di questo mondo e di questo Paese. Il sacro mito della crescita economica infinita, in un pianeta con risorse limitate, e la crescita del PIL, un indicatore che il suo stesso creatore ha definito incapace e inadatto a misurare il benessere di una nazione: questo modello va superato. Lo sforzo è grande, ma dobbiamo avere le idee chiare: questo modello non ci porta da nessuna parte. Il modello economico fa il palo con un modello politico, che troppo spesso è complice di una politica per l'interesse di pochi e di poche di chi controlla il denaro, di chi controlla il potere, di una politica che ha perso di vista il bene comune e la visione di un futuro migliore per tutti. Un mondo dove l'1 per cento della popolazione controlla il 49 per cento delle ricchezze è un mondo dove la parola democrazia perde ogni significato
PRESIDENTE. Concluda, per favore, deputato Busto.
MIRKO BUSTO. Concludo dicendo che la resistenza al cambiamento la mettiamo anche noi. C’è un grosso problema culturale, dobbiamo investire nella cultura di questo Paese. Io sono stato a Cochabamba in Bolivia, in un forum internazionale.
PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Busto, è oltre il suo tempo.
MIRKO BUSTO. Concludo solo dicendo che è stato fatto un tentativo di coinvolgere la popolazione in una discussione, una discussione su stili di vita e su sistemi sostenibili.
MIRKO BUSTO. Questa cosa in Italia non l'abbiamo ancora fatta e dobbiamo assolutamente farla
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, come ultimo intervento, la deputata Stella Bianchi. Ne ha facoltà.
STELLA BIANCHI. Grazie. Presidente. Ministro, colleghi, devo dire che oggi abbiamo fatto un dibattito molto importante su un appuntamento che sta per aprirsi lunedì prossimo a Parigi.
A Parigi dobbiamo segnare un nuovo inizio. Finalmente abbiamo sentito in Aula toni da tutte le forze politiche che hanno espresso preoccupazione per i cambiamenti climatici in atto e per gli impatti che si stanno già producendo. Voglio dire subito, a nome della maggioranza, che ci avrebbe fatto molto piacere avere oggi una posizione unanime, per dare al Ministro un mandato forte che comunque avrà. Sono sicura che ci sarà un passo in avanti in futuro, perché siamo passati da risoluzioni negazioniste di Forza Italia a sentire oggi, invece, accenti comunque preoccupati sull'esistenza dei cambiamenti climatici. Di certo, ci sarà in futuro un impegno anche da parte di Forza Italia a definire tappe concrete di decarbonizzazione, perché questo è quello che andiamo a cercare e a definire a Parigi.
Quando diciamo che a Parigi dobbiamo raggiungere un accordo globale vincolante di riduzione delle emissioni, che ci consenta di restare al di sotto dei 2 gradi di aumento della temperatura media globale, significa che vogliamo impegnarci tutti, Paesi occidentali in testa, Italia e Unione europea in testa, a definire il percorso di decarbonizzazione e di riduzione delle emissioni di gas serra, che per essere credibile deve avere tempi certi, tappe definite e impegni precisi, in modo da riuscire a garantire che non si superi quella soglia terribile, oltre la quale gli scienziati non riescono più a prevedere gli impatti che ci sarebbero sulla nostra vita sul pianeta terra. Non si tratta dell'esistenza del pianeta terra, naturalmente, ma degli impatti sulla nostra vita.
Che non ci sia più un minuto da perdere, Presidente, ce lo dice ancora una volta la scienza. È di ieri un dato dell'Organizzazione meteorologica mondiale, che ha segnalato come il 2015 si avvia ad essere di nuovo l'anno più caldo dall'inizio delle rilevazioni. È il quattordicesimo anno in fila ad essere l'anno più caldo dal 1880 e segnala che siamo già arrivati ad un aumento...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, si può abbassare il tono della voce, perché si fa fatica a seguire l'intervento ? Vi prego, consentite alla deputata di fare il suo intervento. Prego, deputata Stella Bianchi.
STELLA BIANCHI. Come dicevo, Presidente, l'Organizzazione meteorologica mondiale segnala che siamo già arrivati ad un aumento di un grado della temperatura media globale. È questo l'impatto che stiamo sentendo. Non voglio essere catastrofista, perché non è questo, penso, lo spirito con cui dobbiamo affrontare questo tema. Ma se qualche collega si preoccupa o, per così dire, si rallegra del fatto che catastrofi non sono avvenute, lo vorrei informare che catastrofi sono già avvenute. Cito solo il tifone Haiyan nelle Filippine: oltre 4 milioni di sfollati per un solo tifone. Le catastrofi dobbiamo impedirle esattamente noi, perché siamo noi l'unica generazione che potrà farlo, proprio se riusciremo ad avere accordi importanti a Parigi.
Come arriviamo a Parigi ? Ci arriviamo con un metodo innovativo, che il Ministro ha ben descritto: contributi nazionali che arrivano dai singoli Paesi, che hanno già portato a un risultato importante. La stima che si fa, sulla base dei contributi arrivati, è che l'aumento della temperatura media globale arriverebbe a 2,7 gradi, contro i 3,8 o 4,5 stimati dall'IPCC in assenza di politiche correttive. Già questo è un risultato molto importante. Naturalmente è un risultato che non ci soddisfa. Dobbiamo puntare ai 2 gradi e benissimo fa il Ministro a sottolineare questo scenario, questa visione, che deve ispirarci ad arrivare invece ad un aumento di un grado e mezzo. È molto importante l'impegno del Governo a far inserire la menzione di un grado e mezzo negli accordi internazionali che dovremo siglare a Parigi.
L'altro elemento molto importante è che finalmente sono coinvolti i grandi emettitori, come Stati Uniti e Cina. Il 93 per cento delle emissioni globali sono rappresentate dai Paesi che hanno presentato un proprio contributo nazionale contro il 12 per cento di Kyoto. Anche qui, consentitemi, colleghi: Kyoto certo non ha ottenuto i suoi obiettivi, ma senza Kyoto noi non avremmo tenuto accesa la fiamma che ci ha portato fino a qui. Non saremmo riusciti a tenere insieme un sistema di negoziazioni internazionali con un buon risultato. Non avremmo dato gambe alle industrie che già lavorano, già producono e già creano posti di lavoro proprio in questi settori così importanti, nel settore delle rinnovabili innanzitutto. Quindi, davvero vorrei valorizzare l'apporto che quel trattato ha comunque dato e che ci ha consentito di arrivare fin qui. Certo ora la sfida è più alta e finalmente Stati Uniti, Cina, India e tutti gli altri Paesi sono impegnati nel percorso di riduzione delle emissioni. La cosa davvero importante a Parigi – e l'ha sottolineato bene il Ministro – è la questione della della traiettoria. Traiettoria significa quando si raggiunge il momento di picco delle emissioni. E noi auspichiamo che si raggiunga ovviamente il prima possibile, magari già al 2020, al massimo 2030. Prima si raggiunge il momento di picco e minori saranno gli impatti sulla nostra vita e sul pianeta e minori saranno i costi per riuscire a riportarci in rotta. Poi vi è il sistema di monitoraggio e di revisione periodica degli obiettivi, ogni tre o ogni cinque anni.
E una delle qualità principali che dovrà essere garantita dal negoziato è quella della trasparenza, dell'affidabilità; la fiducia reciproca tra i Paesi che sottoscrivono l'impegno è uno degli elementi essenziali per il successo finale che dobbiamo raggiungere. Quindi, i meccanismi di monitoraggio e di revisione periodica sono assolutamente essenziali.
L'Europa arriva, insieme all'Italia, a questa Conferenza di Parigi con un mandato forte che è frutto del pacchetto clima energia al 2030, approvato nell'ottobre 2014, durante il semestre di presidenza italiana del Consiglio dei Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea. C’è quella parola «almeno» di fronte agli obiettivi – almeno 40 per cento in meno di CO2, almeno 27 per cento in più di rinnovabili, almeno 27 per cento in più di efficienza energetica – che ci dà la speranza e la concreta possibilità che l'Europa e l'Italia possano giocare un ruolo da protagoniste nell'aumentare i propri obiettivi di riduzione delle emissioni. Segnalo anche qui ai colleghi che non si tratta di dare un vincolo alle imprese, ma di dare un'opportunità alle imprese; il Ministro ha detto molto bene, quando tutto il mondo si muove in una certa direzione, chi per primo è già in quella direzione ha un vantaggio competitivo e, per fortuna, le nostre imprese sono già molto avanti nell'usare efficienza energetica, nell'usare rinnovabili. Segnalo, ancora, che il percorso dell'Unione europea al 2050 prevede una riduzione dell'80 per cento di emissioni di CO2, quindi, quello è l'obiettivo al quale dobbiamo ispirarci.
Signora Presidente, anch'io faccio mie alcune considerazioni che sono state già presentate nel dibattito, in precedenza; c’è una coincidenza che non sfugge a nessuno di noi: il vertice si apre tra pochi giorni proprio a Parigi, proprio dove ci sono stati episodi terribili che ci hanno addolorato profondamente. Vorrei dire Presidente, attraverso di lei, a chi ha la tentazione di pensare che dovremmo ora concentrarci solo sulla lotta al terrorismo e che se parliamo di clima stiamo parlando di qualcosa che non è così importante per garantire la sicurezza dei cittadini, che dobbiamo, in realtà, avere uno sguardo più largo e riuscire a vederle, davvero, insieme le cose. Vorrei citare due dati, Presidente, due studi; uno, che per fortuna è diventato patrimonio dell'opinione pubblica internazionale, perché lo ha citato di nuovo, pochi giorni fa, il Presidente Obama, è uno studio che è entrato negli atti della National Academy of Sciences americana che dice che la siccità eccezionale che c’è stata in Siria tra il 2006 e il 2009 ha portato a una carestia e ha portato allo spostamento di centinaia di migliaia di persone verso le aree cittadine della Siria, creando una pressione che è stata indicata come una delle concause, uno dei fattori scatenanti della guerra civile in Siria, i cui effetti tragici stiamo vedendo sulla pelle dei poveri siriani e, anche, come impatto, su tutti i Paesi occidentali e come possibile terreno nel quale il terrorismo riesce a svilupparsi con più forza.
Ancora cito, Presidente, uno studio del Center for American Progress, presieduto da John Podesta, che lega l'impatto dei cambiamenti climatici alla riduzione del raccolto di grano; ci potrebbe non interessare, naturalmente, senonché, quando la Russia perde il 32 per cento, quando l'Ucraina perde il 20 per cento, il Canada il 13, l'Australia l'8, quando la Cina ha una caduta di raccolto eccezionale che riesce a bilanciare solo aumentando le importazioni e, quindi, facendo crescere il prezzo del grano e, quindi, creando problemi in Medio Oriente, a partire dall'Egitto, che sono Paesi importatori di grano, ecco, da quel momento, penso che dovrebbe riuscire ad interessare ognuno di noi che vive anche direttamente, anche solo guardando quello che succede nella nostra Italia, l'impatto di ciò che accade in Medio Oriente; l'instabilità di quell'area è per tutti noi un'enorme preoccupazione.
Affrontare i cambiamenti climatici significa affrontare una delle minacce maggiori alla sicurezza globale ed è stato citato un dato sui rifugiati; le stime dell'Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite parlano di 250 milioni di profughi al 2050, ognuno di quei milioni di persone, ovviamente, ha la sua storia e ognuna di quelle scelte è terribilmente drammatica.
STELLA BIANCHI. Concludo, Presidente, con una sola considerazione: ci ritroveremo tra una settimana proprio a Parigi, proprio in Europa, ad affrontare un negoziato internazionale che credo abbia dei tratti di complessità estrema, credo che sia il negoziato più complesso che le Nazioni Unite abbiano mai avviato ed è questo che lo rende straordinariamente bello, perché si ritrovano Paesi che hanno economie diverse, società diverse, culture diverse, religioni diverse, capacità diverse e problemi diversi e, tutti insieme, tutti questi Paesi insieme, dialogando, devono trovare una soluzione che riesca a garantire il benessere nostro e delle future generazioni sul nostro pianeta.
Chiudo, Presidente, con un'ultimissima considerazione; l'ha fatta il Presidente Hollande in una bella intervista che ha rilasciato a un paio di giorni fa, se non sbaglio: la battaglia per il clima, la lotta per il clima è esattamente una battaglia per la pace, per riuscire a mettere il mondo in sicurezza ed affermare i valori della pace e noi non ci stancheremo mai di fare questa battaglia per il clima e per la pace .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Adriano Zaccagnini. Ne ha facoltà.
ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie, Presidente; lo voglio ricordare una volta ancora: è talmente palese la contraddizione fra quello che c’è scritto nella mozione, le belle parole del Ministro e quello che il Governo fa, che non possiamo che astenerci. Basterebbe ricordare all'Aula come il Ministro, colpevolmente, ha bloccato e sta bloccando la proposta di legge sul contenimento del consumo di suolo, senza dover citare le trivellazioni, per esemplificare il perché del nostro voto.
Lei, Ministro, va a Parigi dopo aver fatto poco e nulla, ci andrà senza la nostra legittimazione, nonostante la nostra più ampia disponibilità a elaborare proposte normative immediatamente efficaci per il contrasto al cambiamento climatico, qui, in Italia, e da subito, consumo di suolo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mauro Ottobre. Ne ha facoltà.
MAURO OTTOBRE. Grazie Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, io invece credo che il Ministro possa andare tranquillamente alla Conferenza di Parigi e anche dire, magari, che ci sono territori che hanno già investito con una propria politica di autonomia. Per esempio, cito il mio, il Trentino/Sudtirolo, che ha investito con politiche specifiche dell'ecosistema alpino; per esempio, abbiamo costruito edifici, con nuove ristrutturazioni, addirittura passivi, che non hanno neanche la caldaia a gas o il gasolio o quant'altro, quindi, edifici che sicuramente partecipano alla riduzione dei gas serra o anche delle PM10 e al miglioramento della qualità della vita e dell'ambiente. Ecco che allora noi dobbiamo dare ai territori la possibilità di autogestire queste politiche necessarie; non bisogna bloccare le costruzioni, bisogna dire che le nuove costruzioni devono arrivare a questi standard, a questi modelli. Per esempio, il Governo sta già sostenendo tali politiche, evidentemente, con la detrazione fiscale anche per un semplice cambio di serramenti, sembra una cavolata, ma, in realtà, è una misura che riesce a diminuire un sacco di emissioni di gas negative. Vorrei, anche, però, ricordare al Ministro Galletti che, magari, sarebbe anche importante non aumentare la tassa dell'IVA sul pellet, perché questa sarebbe un'indicazione molto spiacevole, se vogliamo andare incontro a queste politiche.
PRESIDENTE. Colleghi, adesso per un errore materiale di fotocopiatura è stato distribuito un testo della risoluzione De Rosa ed altri n. 6-00176, mancante di alcune pagine, quindi, proprio per la chiarezza delle nostre votazioni, invito la sottosegretaria Velo ad esprimere nuovamente il parere su tale risoluzione. Poi dovrò sospendere cinque minuti, perché la Presidenza possa prendere atto del parere che viene espresso. Prego, sottosegretaria.
SILVIA VELO, Grazie, Presidente. Siccome c’è stato un salto di pagine nelle fotocopie, io esprimo il parere solo sulle pagine che prima mancavano, senza ritornare sul resto.
PRESIDENTE. Sì, sì, certo, su quelle mancanti.
SILVIA VELO, Allora, per la parte delle premesse il parere è favorevole per le parti degli impegni, chiediamo due riformulazioni. Al capoverso che recita: «a sostenere un accordo che copra in modo esaustivo i settori e le emissioni», espungiamo: «e che fissi obiettivi assoluti per tutti i settori dell'economia», e continuiamo con: «unitamente a bilanci di emissioni (...)», fino al punto, quello lo lasciamo. Poi nel capoverso undicesimo proponiamo di inserire le parole «a valutare la possibilità di avviare appropriate e immediate iniziative», poi va tutto bene.
Al ventesimo capoverso, aggiungere le parole: «a valutare iniziative per implementare politiche migratorie». Al trentasettesimo capoverso aggiungere le parole: «a valutare la possibilità di istituire un servizio meteorologico nazionale». Per il resto il parere era già stato dato.
PRESIDENTE. Allora, colleghi, sospendo la seduta che riprenderà alle 13,40.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti. Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate della risoluzione Rosato, Lupi, Monchiero, Dellai, Pisicchio, Pastorelli ed altri n. 6-00174, nel senso di votare il nono e il decimo capoverso del dispositivo separatamente dalla restante parte della risoluzione. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Rosato, Lupi, Monchiero, Dellai, Pisicchio, Pastorelli ed altri n. 6-00174, ad eccezione del nono e del decimo capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
CINZIA MARIA FONTANA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CINZIA MARIA FONTANA. Grazie Presidente, secondo le intese convenute ieri nel corso della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, propongo, ai sensi dell'articolo 27, comma 2, del Regolamento di inserire all'ordine del giorno della seduta odierna l'esame del disegno di legge, A.C. 3449, di ratifica dell'Accordo sul trasferimento dei contributi al Fondo di risoluzione unico europeo, già approvato dal Senato. L'intesa, appunto tra i gruppi, che è stata decisa ieri, ha permesso di raggiungere un accordo che interrompe le votazioni sul DDL di riforma costituzionale, tranne gli interventi sul complesso degli emendamenti, in questa settimana, per poter inserire l'approvazione di questo DDL di ratifica. Un Accordo di cui è urgente l'approvazione perché, appunto, dovrebbe essere approvato entro questo mese perché il possa andare in vigore il 1o gennaio 2016.
PRESIDENTE. Chiede di intervenire la sottosegretaria Amici. Prego.
SESA AMICI, Grazie Presidente, io vorrei, a nome del Governo, ringraziare i gruppi e i presidenti dei gruppi che già nella riunione di ieri della Conferenza dei presidenti di gruppo, nonostante la ristrettezza, così com'era avvenuto al Senato, hanno dato la possibilità di esaminare e approvare la ratifica. Vorrei ricordare a quest'Aula che si tratta di una ratifica molto importante, soprattutto perché la sua mancata approvazione comporterebbe una grave responsabilità da parte dello Stato italiano per mancato adempimento di obblighi internazionali. Si tratta di un trattato che, come già diceva la deputata Fontana, dà la possibilità della costituzione di un fondo. Quasi tutti i Paesi europei (sono oltre dodici) l'hanno approvata. L'assenza dell'approvazione da parte dell'Italia comporterebbe proprio questo mancato adempimento internazionale. Per questo, il Governo ringrazia i gruppi che hanno testimoniato la possibilità concreta di esaminare e ratificare l'Accordo.
PRESIDENTE. Allora, su questa proposta darò la parola, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento a un deputato contro e a uno a favore, per non più di cinque minuti. Vedo che il deputato Crippa ha alzato la mano e, quindi, chiede di parlare contro. Prego.
DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente, noi avevamo già espresso ieri le nostre perplessità sulla necessità di calendarizzare con queste tempistiche questo tipo di provvedimento. Ricordo a tutti che la ratifica e l'Accordo istituiscono il (SRF), il Fondo per il salvataggio o risoluzione delle banche in crisi. È un tema su cui un Parlamento non può permettersi una ratifica in così breve e poco tempo. È un tema che permetterebbe di utilizzare risorse pubbliche per decidere come e quali banche salvare.
Quindi, non mi sembra ci sia una necessità dettata da una scadenza imminente. Inoltre, il Senato ha deliberato soltanto ieri. Quindi, è stato detto «già deliberata dal Senato», ma volevo far presente a tutti che è stato fatto ieri, questo. Il documento all'interno del sito della Camera non figurava nemmeno ieri sera. Questo tipo di attività ci ha quasi portato a dover discutere, all'interno della Commissione di merito, la possibilità di emendare perché, visti i tempi ristretti, qualcuno voleva anche limitare la possibilità dei gruppi di emendare questo tipo di ratifica. Secondo noi, ancora una volta, le tempistiche delle decisioni sono prioritarie. Non si può arrivare un giorno prima di una scadenza a dovere dire: questa è urgente e dobbiamo ratificarla. Il Governo ha il dovere di portare avanti un provvedimento in entrambi i rami del Parlamento, visto che è seduto negli Uffici di Presidenza di Camera e Senato tutte le settimane. Quindi, deve imporre ai propri gruppi che sostengono il Governo la necessità di avanzare quelle ratifiche. Questa per noi è un'ennesima presa in giro da parte di un Governo che ancora una volta crede di dover avere tutti i diritti per forzare qualsiasi atteggiamento, anche soltanto di conoscenza di quel documento di ratifica che verrebbe portato oggi all'interno di un'Aula parlamentare come questa. Capisco che un tema di salvataggio delle banche, visti gli esponenti che ci sono nel Governo, sia una cosa da mettere sotto il tappeto e cercare di far passare sotto silenzio, nello spazio tra una riforma costituzionale ed eventualmente dei decreti successivi. Noi non ci stiamo; noi vogliamo chiedere di parlare dei temi anche se poi la maggioranza andrà avanti spedita. Noi vogliamo poter parlare di questi temi, con dei tempi opportuni. Iniziare e non avere neanche i pareri delle singole Commissioni riferiti a quella ratifica è un errore di fondo. Noi non possiamo permetterci che la Commissione finanze, su un tema del genere, venga convocata e contestualmente al giorno della convocazione ratifichi il parere, cioè mandi il parere alla Commissione referente che in questo caso è la Commissione esteri. Io non credo che la Commissione referente esteri sia così onnisciente su tutti i temi che deve trattare, per cui un parere finanziario, strettamente finanziario, come questo debba passare così liscio. Questa situazione non è tollerabile all'interno di un Parlamento e, pertanto, noi già ieri avevamo espresso le nostre perplessità su questo tipo di tempistiche e oggi ci troviamo, visti gli atteggiamenti anche ricevuti all'interno delle singole Commissioni, a dover dire che questo tipo di provvedimento per noi non deve essere trattato oggi, ma deve essere messo nella prossima occasione, perché sicuramente c’è ancora tempo. La prossima settimana si può ancora fare, quindi, lo facciamo allora. Lasciate il tempo ai parlamentari di sapere cosa vanno a votare. Noi ci teniamo, forse voi no .
PRESIDENTE. Chi parla a favore ? Nessuno parla a favore. Allora, ricordo che, a norma dell'articolo 27, comma 2, del Regolamento, per deliberare su materie non iscritte all'ordine del giorno è necessaria una votazione palese, mediante procedimento elettronico, con registrazione dei nomi e la maggioranza dei tre quarti dei votanti. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di inserire all'ordine del giorno della seduta odierna l'esame del disegno di legge n. 3449 di ratifica ed esecuzione dell'Accordo sul trasferimento e la messa in comune dei contributi al Fondo di risoluzione unico.
Dichiaro aperta la votazione.
ERASMO PALAZZOTTO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, Presidente. Alla luce del voto appena espresso e non volendo entrare nel merito degli accordi intercorsi in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, che rispondono sicuramente ad esigenze di carattere politico, mi corre l'obbligo, però, nella veste di vicepresidente della Commissione affari esteri, nella mia veste istituzionale, di stigmatizzare il modo con cui il Governo ha portato in Aula questo provvedimento, derubricando a un mero atto formale ... derubricando a un mero atto formale : Hai votato sì, buffone !...
PRESIDENTE. Scusi, deputato Palazzotto, però non è sull'ordine dei lavori.
ERASMO PALAZZOTTO. È sull'ordine dei lavori, Presidente. Se mi permette di concludere ...
PRESIDENTE. Colleghi per favore ! Colleghi, per favore ! Posso continuare a gestire la seduta ? Per favore ! Deputato Palazzotto, si limiti, quindi, al punto sull'ordine dei lavori, per favore.
ERASMO PALAZZOTTO. Presidente, è una mia argomentazione per una richiesta che faccio sull'ordine dei lavori, come vicepresidente della Commissione affari esteri. Se i colleghi del MoVimento 5 Stelle rispettassero una funzione istituzionale, perché non intervengo a nome di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà, ma sto intervenendo in qualità di vicepresidente della Commissione affari esteri.
Dicevo che volevo stigmatizzare...
DAVIDE CRIPPA. Lo poteva fare prima !
ERASMO PALAZZOTTO. ...il fatto che il Governo ha portato in Aula questo provvedimento, derubricando a un mero atto formale una ratifica invece così rilevante, come quella sul trasferimento dei contributi al Fondo di risoluzione unico europeo. L'importanza che è stata ricordata qui dalla sottosegretaria Amici di questo provvedimento...
PRESIDENTE. Scusi, deputato Palazzotto: venga al dunque, alla richiesta.
ERASMO PALAZZOTTO. Presidente, c’è un tempo sull'ordine dei lavori ? Benissimo. Dicevo che l'importanza...
PRESIDENTE. Però, deve venire alla richiesta, deputato Palazzotto. Abbia pazienza, la prego.
ERASMO PALAZZOTTO. Mi preme sottolineare, Presidente, che siccome il ritardo non è dovuto al Parlamento, considerando che, nonostante il bicameralismo, questo provvedimento rischia di diventare legge in meno di 20 ore, chiedo che sia data alla Commissione affari esteri un'ora in più, dalla ripresa dei lavori, per poter esaminare gli oltre 60 emendamenti che sono stati presentati.
Questa è la richiesta formale che io faccio sull'ordine dei lavori, cioè che la ripresa dei lavori sia posticipata alle ore 17 .
PRESIDENTE. D'accordo, la ringrazio.
ROBERTO SIMONETTI. Che fai ? Prima voti verde e poi chiedi due ore ?
PRESIDENTE. Deputato Simonetti, per favore senza gridare !
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Mi scusi, ma intervengo per un richiamo al Regolamento. L'intervento in precedenza ha avuto una premessa a dir poco vergognosa, Presidente. Non si può permettere, all'interno di questa Camera, di cercare di giustificare un voto a favore effettuato dal gruppo di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà con una comunicazione vergognosa dove si cercava di giustificare le tempistiche riferite al provvedimento in corso.
La motivazione per cui abbiamo espresso il voto contrario era per le tempistiche. Voi in quella votazione avete deciso di votare a favore ! La vergogna non ha mai limiti per voi.
Poi un'altra questione, Presidente (e ci tengo a questo). Noi ringraziamo la richiesta del collega Palazzotto e chiediamo di mettere in votazione l'inizio dell'esame del provvedimento dopo tre ore di differenza, non un'ora. Pertanto, chiediamo che venga posta in votazione questa richiesta .
ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Presidente, non voglio aprire finestre polemiche.
DAVIDE CRIPPA. Io ho fatto una richiesta !
ARTURO SCOTTO. Capisco... ascoltami, Crippa, visto che eri anche tu in Conferenza dei presidenti di gruppo ieri. Capisco che ci sia una certa passione, da parte del collega Crippa, rispetto ai richiami al Regolamento. Io non devo giustificare il voto di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà oggi a favore dell'inserimento all'ordine del giorno di questa ratifica, su cui voteremo contro ....
MANLIO DI STEFANO. Ma a che titolo parla ?
ALFONSO BONAFEDE. A che titolo parla, Presidente ?
ARTURO SCOTTO... perché ieri sera in Conferenza dei presidenti di gruppo ...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! Può parlare ? Poi parlerete anche voi. Consentite di parlare ! Consentite di parlare : Sono buffoni ! ! Grazie, la ringrazio.
ARTURO SCOTTO. Perché ieri, signora Presidente, in Conferenza dei presidenti di gruppo i colleghi del MoVimento 5 Stelle hanno detto di sì a introdurre la ratifica all'interno dell'ordine del giorno di oggi . Hanno cambiato idea ? Benissimo, sono liberi di farlo, ma non esprimano e non si permettano di esprimere giudizi sugli altri gruppi parlamentari, perché altrimenti apriamo un'altra partita e noi siamo disponibili a discutere di tutto.
PRESIDENTE. Colleghi, è molto chiara la richiesta che è stata fatta.
MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Grazie, Presidente. Si tratta di semplice coerenza: se si era chiesto di differire la discussione ed è stato deciso il contrario, è evidente che le Commissioni avevano svolto il loro compito e la Camera, già convocata, poteva discutere del provvedimento. Che dopo che si sia ottenuto quello che è stato richiesto si venga di nuovo a chiedere un differimento, perché le Commissioni discutano, non è una questione di giudizio sui gruppi o non sui gruppi: è una questione di logica interna e di coerenza.
Se vogliamo fare i servi – non lo so – o i giullari del Governo, possiamo farlo. Altrimenti, manchiamo di un minimo di coerenza e rinunciamo a simili richieste assurde perché queste sono richieste di natura governativa.
Non solo: non penso poi, Presidente, che una richiesta di questo tipo possa essere sottoposta a votazione. È il suo giudizio che decide se il provvedimento sia maturo o no e se la richiesta del differimento, perché una Commissione si riunisca, sia una richiesta che possa essere accolta o meno, visti i precedenti.
Siccome qui si fa tutto al contrario, nulla vieta che venga differita la seduta dell'Assemblea e si becchino l'ora che hanno chiesto. Ma tanto ormai siamo nel paese dei balocchi, dove i carabinieri vanno in galera e i ladri fanno i giudici .
MANLIO DI STEFANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Voglio solo segnalare che esiste un unico modo in cui i parlamentari si possono riprendere la dignità di questo ruolo, che è quello di opporsi a un metodo che è diventato una vergogna .
Questa mattina, Presidente – giacché ci siamo le faccio anche questa denuncia –, siete arrivati in Commissione affari esteri a dire che non c'era il tempo per gli emendamenti in Commissione, perché il Governo, nella Conferenza dei presidenti di gruppo, aveva fatto sapere che, entro oggi pomeriggio, andava approvata questa ratifica.
E allora, cari amici di SEL, se siete contrari a questo provvedimento e a questo metodo allora avreste votato contro, perché, con i vostri 17 voti, dati alla mano, avete permesso a questo provvedimento di essere calendarizzato oggi pomeriggio . Vergognatevi : Vergogna ! !
PRESIDENTE. Colleghi, siccome qui è stato chiesto più tempo – un tempo congruo –, io ritengo che i nostri lavori possano riprendere oggi pomeriggio alle ore 17, così da venire incontro ... a questo punto sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata . Poi riprenderemo alle 17 l'esame del provvedimento...
DAVIDE CRIPPA. Presidente...
PRESIDENTE. Deputato Crippa, su questo è stato già deciso : Chi ha deciso ?. La Presidenza ha già deciso, Crippa ! Lei ha chiesto tre ore ? Io ho detto alle 17. Quindi basta ! Non è che stiamo a mercanteggiare ! Quindi, se chiede di parlare su questo punto, la prego di attenersi a quanto è stato già deciso. Va bene ?
GUIDO GUIDESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO GUIDESI. Presidente, mi scusi, ma vorrei capire una cosa: c’è una richiesta da parte della Commissione affari esteri, se ho ben capito, di posticipare di un'ora l'arrivo in Aula del provvedimento; c’è una richiesta del MoVimento 5 Stelle di posticipare di tre ore l'arrivo in Aula del provvedimento. Le chiedo – e la prego di lasciarmi finire l'intervento – con quale criterio lei ha scelto e lei ha dettato la tempistica rispetto all'arrivo in Aula del provvedimento.
Detto questo, quando la Conferenza dei presidenti di gruppo aveva preso un accordo che non siamo riusciti a rispettare oggi, credo che il problema non sia solo ed esclusivamente dei contenuti della ratifica, ma il problema è altresì il fatto che qui dalla Presidenza non arriva mai la garanzia di un accordo, di una programmazione dell'Aula decisa nella Conferenza dei presidenti di gruppo. Questo è il problema ! Dobbiamo dircela questa cosa, perché oggi si tratta di una ratifica, ieri si trattava di un'altra cosa, e domani si tratterà di un'altra cosa ulteriore, di un provvedimento ulteriore. Vorrei ricordare, inoltre, che non può il Governo venire a dirci domani scade la ratifica, dobbiamo fare tutto alla svelta.
Altresì, ricordo a tutti anche il fatto che il ruolo del parlamentare non è solo quello di partecipare ai lavori della Commissione e dell'Aula, ma è anche quello di fare incontri con chi richiede di incontrarlo sul singolo territorio. Noi le chiediamo di avere garanzia di una programmazione certa e sicura, anche nel rispetto dei cittadini che ci chiedono di incontrarci sui singoli territori. Non mi sembra tanto chiederle questo, ma se oggi siamo in questa situazione non è colpa né del MoVimento 5 Stelle, né di SEL, ma probabilmente una piccola riflessione le chiedo di farla .
PRESIDENTE. Deputato Guidesi, noi ieri abbiamo avuto una Conferenza dei presidenti di gruppo, nel corso della quale non è stata sollevata alcuna questione. Dunque, quando lei pensa di fare il suo bilancio, prima si informi, perché, nel corso della Conferenza dei presidenti di gruppo, non è stata sollevata nessuna questione in merito all'inserimento all'ordine del giorno di questo provvedimento. Allora, correttezza vuole che nella Conferenza dei presidenti di gruppo, se c’è un problema, il problema emerga, e non si arrivi in Aula poi facendo la rimostranza che quello che si è deciso non va bene, perché altrimenti diventa difficile poter programmare i lavori.
GUIDO GUIDESI. Gliel'ho detto !
PRESIDENTE. In ogni caso, noi adesso siamo qui, abbiamo deciso, c’è stato un voto dell'Aula, quindi mi sembra che tutte le procedure siano state rispettate.
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo ?
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Le ricordo, Presidente, e ricordo a tutti i presidenti di gruppo che erano presenti ieri in Conferenza dei presidenti di gruppo, che l'introduzione del mio intervento che ho fatto ieri in Conferenza dei Capigruppo era proprio sul metodo con cui si stava portando in Aula questa ratifica, che secondo l'atto del Senato è stata spedita alla Camera ieri alle 19,18. Ancora prima della Conferenza dei presidenti di gruppo, le Commissioni esteri e bilancio avevano in calendario proprio questo provvedimento, andando contro quella che è la responsabilità della Conferenza dei presidenti di gruppo, di decidere o meno se portare in Aula il provvedimento. Punto primo. Punto secondo, Presidente... sì ho corso, perché quando sento alcune cose dette in televisione anche da altri presidenti di gruppo che ieri erano presenti in Conferenza dei presidenti di gruppo è utile tornare qui e ribadire la verità delle cose. Se ci fosse stato un accordo così palese, probabilmente questa ratifica sarebbe stata messa nell'ordine del giorno di oggi direttamente ieri, visto che è una sua prerogativa. Questo non è stato fatto, e si è proceduto con una votazione ex articolo 27, proprio perché non era nell'ordine del giorno. Quindi, Presidente, per mantenere un minimo di verità, anche se poi qua il Governo e la maggioranza fanno sempre quello che vogliono, ricordiamo benissimo tutto quello che è successo ieri in Conferenza dei presidenti di gruppo, e rispieghiamo il fatto che non è possibile che questa Camera dei deputati sia un'appendice del Governo nel momento in cui deve ratificare delle questioni e che non ha alcun senso nemmeno averla messa ieri come punto all'ordine del giorno nella Conferenza dei presidenti di gruppo da parte della maggioranza, visto che urgenza in realtà su questa ratifica non c’è, se non per soddisfare quelli che sono i vizi e gli stravizi dal Governo
PRESIDENTE. Non le devo ricordare che la seduta era già chiusa e che noi avevamo concordato che avremmo portato la questione in Aula articolo 27. Per cui anche questo era stato detto in Conferenza dei presidenti di gruppo.
Ha chiesto di parlare il deputato Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Presidente, la ringrazio. Io volevo ricollegarmi alle parole del collega Guidesi e alle cose che dicevano prima i colleghi Scotto e Sorial, e lo faccio soprattutto in relazione al mio gruppo, per informare di quello che è accaduto in maniera trasparente. Noi avevamo programmato per la giornata di oggi e per la giornata di domani, due giornate dedicate all'esame del provvedimento sulle riforme costituzionali e questo era previsto in calendario. Dopodiché, prendendo atto anche con soddisfazione, che ho espresso pubblicamente in Conferenza dei presidenti di gruppo, del clima costruttivo che si è venuto a creare sulle riforme e del dibattito di merito che si è sviluppato ieri su tutto l'articolo 1, abbiamo proposto, nel rispetto delle cose che diceva il collega Guidesi, cioè della necessità dei colleghi parlamentari di poter esercitare anche il loro ruolo dopo settimane comunque complicate che ci sono state e settimane complicate che abbiamo davanti (anche con l'approvazione della legge di stabilità), di lasciare liberi questi due giorni e abbiamo altresì chiesto questa cortesia a tutti i gruppi che in quella sede hanno manifestato il loro consenso. Ci sono state le osservazioni del collega Sorial, che ha ribadito e ha spiegato le cose che ha detto oggi, cioè che il provvedimento era già stato annunciato in Commissione. Dopoché il Ministro Boschi ha illustrato che c'era un'esigenza che non era del Governo (guardate io su questo penso sempre che noi dobbiamo imparare a pronunciare le parole giuste), ma del Paese perché ci sono questioni che sono nell'interesse del Paese. È un accordo, una ratifica internazionale su cui ci può essere consenso o meno, ma è una ratifica internazionale che riguarda il nostro Paese e che deve essere ratificata entro la fine di questo mese. Abbiamo proposto altresì di fare una seduta lunedì se questo accordo non c'era, cioè il 30 novembre, ma tutti i gruppi hanno convenuto che si poteva fare oggi.
DAVIDE CRIPPA. Non è vero !
ETTORE ROSATO.Anzi, per la precisione, Presidente, tutti i gruppi hanno convenuto che si poteva fare oggi prima del . Io penso che rispetto alle parole che tra di noi ci diciamo, poi queste parole vadano rispettate. Dopodiché il Gruppo del MoVimento 5 Stelle ha posto una questione su un altro tema, come abitualmente accade: «se voi non mi date un ennesimo provvedimento nel nostro calendario, noi facciamo un'operazione di su qualsiasi cosa c’è in Aula». Questo è un atteggiamento che io rispetto, ma che noi non condividiamo, perché i tempi della maggioranza e delle opposizioni sono attribuiti dal Regolamento e dalla Conferenza dei presidenti di gruppo; non è che chi fa ostruzionismo ha diritto a un premio per l'ostruzionismo e le opposizioni che fanno il loro lavoro non ne hanno diritto. Quindi, questa è la differenza su cui noi oggi ci stiamo scontrando, non è il merito del provvedimento. Allora io penso che noi abbiamo il dovere di esaminare il provvedimento secondo il calendario che ci siamo dati in Conferenza dei presidenti di gruppo e chi ha votato per l'inserimento di questo punto nel calendario non è che ha votato a favore del provvedimento, ha votato a favore della parola che aveva dato in Conferenza dei presidenti di gruppo, la distinzione è molto ampia .
PRESIDENTE. Colleghi, a questo punto, sospendiamo la seduta che riprenderà alle ore 15 con il .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della salute, il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del Governo e con il consenso dei presentatori, lo svolgimento delle interrogazioni Carfagna e Brunetta n. 3-01868 e Rampelli ed altri n. 3-01869 è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. Il deputato Gigli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01870 concernente chiarimenti in merito all'utilizzo del fondo finalizzato a garantire il funzionamento dei consultori familiari ai fini della prevenzione dell'aborto per cause socio-economiche per un minuto.
GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente, signora Ministro, la legge n. 194 del 1978, forse con un po’ di ipocrisia, riconosce il valore sociale della maternità e la tutela della vita umana, fin dal suo inizio. Per la legge n. 194 l'aborto non è un diritto e non è uno strumento per il controllo delle nascite, tant’è che incoraggia la prevenzione e auspica che vengano messi in atto interventi sia dal punto di vista dell'informazione che dal punto di vista anche di interventi diretti volti a risolvere situazioni altrimenti non solubili; situazioni certamente, quindi, di bisogno che sappiamo essere alla base di una grossa fetta dell'abortività del nostro Paese. Come sono stati spesi i 50 miliardi di lire di allora, annui, che la legge n. 194 ha messo a disposizione appunto per quest'opera di prevenzione ? Quanti e quali interventi sono stati fatti appunto per dare alternative all'aborto, a chi lo chiedeva per condizioni socio-economiche difficili ?
PRESIDENTE. La Ministra della salute, Lorenzin, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
BEATRICE LORENZIN, . Presidente, ringrazio l'onorevole interrogante per avere ancora una volta richiamato l'attenzione sull'importanza delle attività volte alla prevenzione dell'interruzione volontaria di gravidanza. L'attività di prevenzione dell'interruzione volontaria di gravidanza si sostanzia in tre diverse forme: l'attuazione di programmi di promozione della procreazione responsabile, nell'ambito del percorso nascita e di programmi di informazione ed educazione sessuale tra gli adolescenti nelle scuole e nei conseguenti spazi giovani presso i consultori; secondo, l'effettuazione di uno o più colloqui con membri di un’ professionalmente qualificata, come quella che opera nei consultori, per valutare le cause che inducono la donna alla richiesta dell'interruzione volontaria di gravidanza e la possibilità di adottare tutte le misure necessarie per il loro superamento, sostenendo le maternità difficili nonché la promozione dell'informazione sul diritto a partorire in anonimato; terzo, lo svolgimento di un approfondimento-colloquio con le donne che hanno deciso di effettuare l'interruzione volontaria di gravidanza, mediante il quale si analizzano le condizioni del fallimento del metodo impiegato per evitare la gravidanza e si promuove una migliore competenza nell'utilizzo dei metodi contraccettivi. Tale colloquio, volto a ridurre il rischio di aborti ripetuti, è bene che si svolga nel consultorio, a cui la donna ed eventualmente la coppia dovrebbe essere sempre indirizzata, in un contesto di continuità di presa in carico, anche per la verifica di eventuali complicanze post-aborto. L'efficacia di tale attività di prevenzione è testimoniata dal fatto che il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza è stato sempre in costante diminuzione in Italia, fin dal 1982. Secondo tutti i parametri l'attuale tasso di abortività del nostro Paese, infatti, è fra i più bassi tra quelli dei Paesi occidentali. Concordo con l'onorevole Gigli sul fatto che i consultori familiari costituiscono i servizi di gran lunga più competenti nell'attivazione di reti di sostegno per la maternità, in collaborazione con i servizi sociali dei comuni e con tutti i soggetti che operano nel sociale. Nella relazione al Parlamento sull'attuazione della legge n. 194, trasmessa lo scorso 26 ottobre, sono riportati i dati riguardanti le attività dei consultori per ciascuna regione. Pur nella difformità territoriale riscontrata, si può rilevare come in tutte le regioni il numero dei colloqui per richiedere l'interruzione volontaria di gravidanza sia superiore al numero di certificati rilasciati, una circostanza, quest'ultima, che sembra pertanto confermare l'efficacia dell'azione svolta dai consultori per aiutare la donna a rimuovere le cause che porterebbero all'interruzione di gravidanza. Da ultimo, per quanto riguarda l'effettiva utilizzazione del fondo al quale l'onorevole interrogante fa riferimento, preciso che le somme stanziate dal legislatore, sia con legge istitutiva dei consultori che con la legge sull'interruzione volontaria di gravidanza, sono ormai confluite in modo indistinto nel vigente finanziamento del Servizio sanitario nazionale.
PRESIDENTE. Il collega Gigli ha facoltà di replicare, per due minuti.
GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, ringrazio la signora Ministro. Io ho letto con attenzione la sua relazione annuale, quella di quest'anno, e le do atto che sono riportati – questo è merito suo – per la prima volta, anzi è la seconda volta che accade – i dati sul rapporto tra numero di colloqui e numero poi di interventi effettivamente fatti, ma non sappiamo nulla, però, di quali siano stati questi interventi, in particolare non sappiamo nulla del sostegno economico che è stato dato appunto alle gestanti, sostegno sul quale le regioni abilmente glissano nel fornire appunto i dati di interesse. Allora credo che qualcosa di più – questo voleva essere il senso del mio invito – dovremmo farlo, perché non è possibile che ancora oggi, per ragioni economiche, una donna debba rinunciare ad avere un bambino. È un dramma comunque l'aborto, per il bambino che muore e per la donna, spesso, che si porta appresso questa cicatrice, questo dramma, soprattutto se a motivarla sono state ragioni di ordine economico, con situazioni di tipo depressivo e con altre lacerazioni interiori che spesso durano tutta la vita.
Allora, sapere che cos’è che possiamo fare e che abbiamo fatto, credo sia un dovere. E dovremmo – in questo la vorrei incoraggiare –, per l'anno prossimo, fare di più perché le regioni questi dati ce li diano, cioè ci dicano, pur all'interno di un fondo indistinto, quanto hanno speso per prevenire l'aborto per ragioni socio-economiche. Saperlo penso sia un diritto di questa società, e la incoraggio davvero a mettere in atto gli strumenti adeguati per saperlo.
PRESIDENTE. Il deputato Giovanni Monchiero ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01871 concernente intendimenti circa la possibilità di derogare alla disciplina in materia di durata massima dell'orario di lavoro e riposo giornaliero al fine di garantire la piena funzionalità dei servizi delle aziende sanitarie per un minuto.
GIOVANNI MONCHIERO. Presidente, signora Ministro, per illustrare la mia interrogazione cito una mozione approvata questa mattina ad Arezzo dall'assemblea dei direttori generali delle aziende sanitarie italiane. Ne cito solo un passo – poi naturalmente le lascio volentieri il documento, che lei magari avrà già anche ricevuto –, che conclude così: richiediamo quindi di inserire nei pronunciati emendamenti alla legge di stabilità lo specifico finanziamento delle nuove assunzioni; nell'immediato, prevedere un meccanismo di deroghe parziali e temporanee alla normativa comunitaria che consenta alle aziende sanitarie di non essere costrette ad interrompere o limitare i servizi nei settori segnati da carenze di organico; speriamo, pena una forte incrinatura del patto fiduciario che ci lega al sistema, in un ascolto indispensabile che ci permetta di non dover scegliere fra chiusure di servizi ed esposizioni alle pesanti sanzioni previste dalle norme.
PRESIDENTE. La Ministra della salute, Lorenzin, ha facoltà di rispondere.
BEATRICE LORENZIN, . Presidente, la questione posta dall'onorevole interrogante, relativa all'orario di lavoro del personale del comparto sanitario, è all'attenzione non solo mia, ma dell'intero Governo. Come è noto, proprio nella giornata di ieri è diventata efficace la norma che ha ripristinato, anche per il personale del comparto sanitario, le norme di derivazione europea che disciplinano la durata massima settimanale dell'orario di lavoro, nonché il riposo giornaliero. Va peraltro evidenziato che il differimento al 25 novembre 2015 della piena applicazione della predetta disciplina, era stato previsto al fine di consentire alle regioni di avviare specifici processi di riorganizzazione e razionalizzazione delle strutture e dei servizi sanitari volti a garantire l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza pur nel rispetto della ripristinata normativa in materia di orario di lavoro. Sono peraltro consapevole delle criticità che il ripristinato assetto normativo può in concreto determinare a livello delle singole strutture sanitarie, anche in considerazione dei vincoli assunzionali che nel corso degli anni sono stati introdotti per gli enti del Servizio sanitario nazionale. Proprio per tale ragione ho dato indicazioni ai miei uffici di elaborare, in stretta collaborazione con le altre amministrazioni statali interessate, cioè la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero dell'economia e delle finanze e il Ministero della funzione pubblica, una proposta normativa in grado di scongiurare le predette criticità e di dare copertura ai previsti aumenti di personale. Chiarisco però, da subito, che tale soluzione non prevede ulteriori deroghe alla disciplina europea in materia di orario di lavoro. È appena il caso di ricordare, infatti, che proprio l'intervento normativo del 2014 ha consentito la chiusura di una procedura di infrazione comunitaria aperta in ragione delle deroghe introdotte a livello nazionale e che era pervenuta alla fase del ricorso davanti alla Corte di giustizia dell'Unione europea. Aggiungo, inoltre, che risultano avviati diversi contenziosi giudiziari da parte del personale sanitario volti ad ottenere dallo Stato il risarcimento dei danni subiti proprio a causa della vigenza delle predette deroghe. Quindi, stiamo prevedendo una procedura concorsuale straordinaria per l'assunzione di personale medico ed infermieristico con una quota dei posti riservati alla stabilizzazione del personale precario, e stiamo proprio in questi giorni lavorando ad un tavolo congiunto, durante appunto questa fase di dibattito per la legge di stabilità, per arrivare ad una soluzione condivisa e che permetta il proseguimento in modo ordinario del lavoro nelle nostre strutture sanitarie.
PRESIDENTE. Il collega Monchiero ha facoltà di replicare.
GIOVANNI MONCHIERO. Presidente, signor Ministro, sono certamente soddisfatto delle intenzioni, però vorrei sottolineare che le intenzioni non seguite da fatti coerenti spesso conducono in direzione opposta a quella desiderata.
Due cose sono assolutamente indispensabili, signor Ministro. Primo: che le procedure di nuove assunzioni siano sostenute da un finanziamento perché il loro numero sarà così rilevante da comportare gravi difficoltà economiche alle aziende. Secondo: il Governo, il Parlamento e chi ha responsabilità di sistema non può lasciare soli i direttori delle aziende, i direttori di struttura e i capi dipartimento ad affrontare le sanzioni che inevitabilmente cadranno sulla loro testa nel caso che non possano, in questa fase transitoria, rispettare le norme attuali.
Io credo che una disciplina transitoria correlata alla durata delle procedure per le assunzioni sia assolutamente indispensabile e le chiedo di adoperarsi affinché venga inserita nella legge finanziaria. Grazie, signor Ministro.
PRESIDENTE. Il deputato Matarrelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01872, concernente chiarimenti in ordine alle prospettive del settore aeronautico civile di Finmeccanica, alla luce dell'annunciato riassetto del gruppo per un minuto.
TONI MATARRELLI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, è trascorso ormai più di un anno da quando l'amministratore delegato di Finmeccanica, dottor Mauro Moretti, annunziò la necessità di una rivoluzione della societaria, che oggi è in dirittura d'arrivo.
Allo stato dei fatti, restano tuttavia ancora sottaciute le prospettive di questa azienda così riformata (oscure per gli stabilimenti con ordini in scadenza e in definitiva per una moltitudine di lavoratori). In buona sostanza, sono tuttora ignoti quindi i programmi e le strategie di sviluppo di Finmeccanica.
La interrogo in questa sede per sapere se resta una priorità la volontà di investire nel Mezzogiorno e particolarmente negli insediamenti industriali del settore civile, se sono considerati nella opportuna importanza gli stabilimenti all'avanguardia nel medesimo settore di Brindisi e di Grottaglie, i quali garantiscono occupazione a migliaia di lavoratori diretti e dell'indotto e quali infine sono le prospettive del settore aeronautico civile, industria strategica per il Paese e che annovera nel Mezzogiorno poli industriali di primaria importanza, oggetto fino alla scorsa decade di cospicui investimenti.
PRESIDENTE. La Ministra dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere.
FEDERICA GUIDI, . Grazie, Presidente. Io volevo prima di tutto rispondere alla questione posta dall'onorevole Matarrelli, confermando l'impegno del Governo per sostenere la competitività del settore aerospaziale italiano e garantire quindi anche la continuità e lo sviluppo degli insediamenti industriali relativi a questo settore nel Mezzogiorno.
Per quanto riguarda, in particolare, Finmeccanica, in continuità con le azioni definite e avviate anche dal piano industriale approvato dal CdA a gennaio 2015, posso confermare che la realizzazione della cosiddetta non modificherà le direttrici strategiche né gli assetti a livello industriale, ivi comprese le individuate per i siti di Finmeccanica nel Mezzogiorno.
In particolare, poi i siti pugliesi beneficiano delle misure adottate dal Governo e dalla regione Puglia anche per dare impulso allo scalo di Taranto-Grottaglie, quale polo di eccellenza e laboratorio per lo sviluppo di tecnologie innovative. Più in generale, comunque, l'industria aeronautica civile e militare ha una rilevanza fondamentale con delle ricadute positive sull'intera economia italiana, quindi è un settore strategico con impatto positivo sull'occupazione qualificata e anche un'importante proiezione sui mercati internazionali e un notevole contributo arriva proprio dal Polo dell'Aerospazio meridionale che assomma i distretti di Campania e Puglia.
Il provvedimento fondamentale a sostegno del comparto è rappresentato – come lei sa – dalla legge n. 808 del 1989 e grazie a questa norma, possiamo finanziare a tasso zero progetti di ricerca e sviluppo del settore, sia da parte di grandi aziende, ma anche e soprattutto a favore di piccole e medie imprese.
L'intervento è stato rifinanziato con due contributi pluriennali, uno a partire dal 2014 e l'altro dal 2015 per complessivi 800 milioni di euro modulati in quindici anni.
Inoltre, il 15 luglio scorso, quarantuno progetti hanno ricevuto parere favorevole alla concessione del finanziamento per investimenti complessivi pari a 1,9 miliardi di euro.
Inoltre, nella legge di stabilità per il 2016, sono stanziate ulteriori risorse per coprire un arco temporale anche più ampio. In particolare, si tratta di 25 milioni per il 2018 e di complessivi 700 milioni nel periodo dal 2019 fino al 2032.
Da ultimo, con un decreto ministeriale del 3 luglio 2015 è stato istituito un nuovo regime di aiuto per le imprese del settore, con alcuni elementi innovativi e anche semplificazioni procedurali. In particolare, per le piccole e medie imprese è previsto proprio un sistema agevolativo più favorevole, oltre a delle maggiorazioni per favorire i processi di aggregazione fra imprese.
PRESIDENTE. Il collega Matarrelli ha facoltà di replicare.
TONI MATARRELLI. Grazie, Ministro. Io sarei soddisfatto della risposta se a queste enunciazioni seguissero fatti concreti.
In realtà, oggi ci sono fatti che vanno esattamente in direzione opposta. Ad esempio, lo stabilimento di AgustaWestland di Brindisi, che aveva sottoscritto anche un contratto di programma con la regione Puglia, così come ci ha riferito anche lei, si impegnava nel 2011, attraverso questo contratto, ad incrementare il numero dei dipendenti sino a raggiungere le 502 unità da impiegare a tempo indeterminato presso la struttura brindisina.
Nel frattempo, nulla di ciò è accaduto; anzi i dipendenti risultano essere 420 più sessanta somministrati di cui non si conosce il destino e, contestualmente, addirittura una parte della produzione viene delocalizzata presso la struttura, il plesso polacco di Lublino.
Altro esempio è quello di Alenia di Grottaglie, dove giustamente il Governo e Finmeccanica hanno investito molte risorse nell'innovazione, ma contestualmente questa struttura non riesce a garantire la produzione e, tanto meno, la qualità prevista dal programma Boeing 787, mettendo veramente a repentaglio uno sviluppo e una commessa in realtà fondamentale per il settore aerospaziale civile italiano.
PRESIDENTE. Il deputato Angelo Cera ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01873, concernente iniziative volte a salvaguardare i livelli produttivi e occupazionali della Sangalli Vetro Manfredonia Spa per un minuto.
ANGELO CERA. Grazie, Presidente. Ministro Guidi, uno strano silenzio è caduto sulla vertenza Sangalli Vetro di Manfredonia. L'importante azienda, che si è insediata nel territorio di Manfredonia grazie allo strumento del contratto d'area, finanziato successivamente abbondantemente con ulteriori protocolli aggiuntivi, ha annunciato la progressiva fermata degli impianti nel novembre del 2014.
Successivamente, il 29 novembre ha spento il forno fusione, di conseguenza lo stop alla produzione del vetro. Sono coinvolte in questa vicenda quasi 350 persone coinvolte, gli operai e l'indotto che stanno soffrendo, privi di qualsiasi stipendio da oltre un anno.
Che intende fare il Governo per riprendere questa iniziativa e per salvare il Sangalli di Manfredonia ?
PRESIDENTE. La Ministra dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere.
FEDERICA GUIDI, . Grazie, Presidente. Io rispondo all'onorevole Cera che non è caduto il silenzio, nel senso che in realtà io vorrei qui confermare che le vicende del gruppo Sangalli sono in realtà seguite con molta attenzione dal Ministero dello sviluppo economico, presso il quale in realtà è attivo già da tempo un tavolo tecnico di confronto fra tutte le parti proprio per esaminare le problematiche degli stabilimenti produttivi del gruppo.
Lei sa che la filiera del vetro è una delle eccellenze della nostra industria, con quasi cinque milioni di tonnellate di produzione vetraia e circa 20.000 occupati in Italia, quindi noi in quest'ottica stiamo ponendo un'attenzione particolare a una realtà che, come lei diceva, riveste un ruolo importante soprattutto per l'economia del territorio che la ospita, ma non solo.
L'azienda, come lei sa, purtroppo, ha presentato ricorso per l'amministrazione al cosiddetto concordato prenotativo presso il tribunale di Treviso per le società Sangalli Vetro Manfredonia, Sangalli Vetro magnetronico e Sangalli Vetro satinato.
Il 24 luglio 2015, l'originaria istanza è stata ammessa alla procedura di concordato liquidatorio. Purtroppo, le manifestazioni di interesse comunicate dall'ufficio commissariale alla proprietà hanno avuto tutte come oggetto ipotesi di acquisizione di singoli beni della Sangalli e non dell'intero complesso produttivo.
Per questo il Mise, anche in accordo con le organizzazioni sindacali, sta lavorando proprio per cercare una soluzione che conduca a una cessione unitaria che eviti naturalmente il più possibile questo frazionamento e in quest'ambito da alcuni mesi il Ministero sta proprio verificando la praticabilità di soluzioni per la cessione degli stabilimenti proprio di Manfredonia nella loro interezza.
Per quanto riguarda poi la questione occupazionale, con il decreto direttoriale dell'11 novembre scorso, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha autorizzato la concessione del trattamento di cassa integrazione guadagni straordinaria per 170 dipendenti per il periodo dal 24 luglio del 2015 al 23 luglio del 2016.
Quindi, il Ministero continua e continuerà a seguire questa vicenda con la massima attenzione, mantenendo naturalmente aperto il tavolo di confronto e, ovviamente, cercando una soluzione che possa garantire la riapertura e la continuità dell'attività nel suo complesso e, naturalmente, il mantenimento dei livelli occupazionali.
PRESIDENTE. Il deputato Angelo Cera ha facoltà di replicare, per due minuti.
ANGELO CERA. Grazie, Presidente; signor Ministro, fa bene a preoccuparsi perché in questa vicenda è in gioco la credibilità dello Stato. Il contratto d'area di Manfredonia, che ha visto su Manfredonia piovere milioni e milioni di euro – e poi oggi c’è il deserto, lo possiamo dire – ha visto proprio nella Sangalli Vetro una di quelle società che più di ogni altra, come si suol dire, è stata aiutata attraverso contratti aggiuntivi.
ANGELO CERA. Lei mi dice che in questo momento c’è un'azione di concordato. La Sangalli Vetro, che al nord tiene in piedi tutte e tre le aziende, deve venire a restituire al sud, a Manfredonia, ciò che ha preso dallo Stato. E in questa vicenda lo Stato deve impegnare il meglio di se stesso, perché è in gioco la sua credibilità, quella credibilità che, a suo tempo, venne su quando, strombazzando, si parlava di quel contratto d'area che doveva servire alle popolazioni del sud.
ANGELO CERA. Quindi, Ministro, c’è da metterci il cuore dentro, gli operai di Manfredonia non possono aspettare l'elemosina di chicchessia e, guardi, Ministro, non vorrei pensare, solo perché sul territorio del nord e della Sangalli Vetro c’è l'interesse di qualche potente, politico di turno, che a pagarne le spese siano i poveri lavoratori del sud, di Manfredonia, in modo particolare. Per cui vi chiediamo una cosa; sappiamo dell'elargizione della cassa integrazione per un anno, ma è poca cosa, perché quella era l'unica azienda su cui si è formato il contratto d'area di Manfredonia. Ogni operaio a Manfredonia, Ministro, è costato un miliardo e duecento milioni di vecchie lire, forse era meglio per lo Stato regalarglieli e, probabilmente, avrebbero ottenuto un deposito a risparmio, piuttosto che finire sotto le grinfie di malcapitati venuti dalle nostre zone.
PRESIDENTE. Il deputato Manlio Di Stefano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01874, concernente iniziative di competenza per interrompere l'esportazione di armi verso l'Arabia Saudita e verso tutti i Paesi che violano i principi della legge n. 185 del 1990 sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento per un minuto.
MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente; recentemente abbiamo appreso, grazie a una giornalista coraggiosa, che il nostro Presidente del Consiglio Renzi non conosce il quantitativo di armi e se l'Italia vende armi a Paesi che direttamente o indirettamente supportano l'ISIS. Ma la verità è che il Governo Renzi e Renzi, in quel momento, stavano mentendo, perché questi dati li sappiamo noi, sappiamo che l'Italia, oggi, va in deroga alla legge n. 185 del 1990 e vende un quantitativo enorme di armi a quei Paesi. Allora, siccome già sappiamo che la nostra domanda non avrà una risposta certa e la risposta, invece, è «sì», noi vi chiediamo: avete il coraggio di fermare questa vendita per il bene dei nostri cittadini, il bene di quei Paesi e per un futuro di pace ? A voi la risposta .
PRESIDENTE. Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Paolo Gentiloni Silveri, ha facoltà di rispondere.
PAOLO GENTILONI SILVERI, . Grazie, Presidente. Sappiamo tutti che la nostra Costituzione assegna alle Forze armate il compito di difendere i confini della patria e di collaborare con altri organismi internazionali al mantenimento della pace.
Abbiamo delle Forze armate, abbiamo un'industria della difesa moderna che ha rapporti, scambi ed esportazioni con molti Paesi nel mondo e lo dico pur rispettando, naturalmente, le posizioni di chi, invece, sostiene un disarmo generalizzato.
È importante ribadire che l'Italia, comunque, rispetta, ovviamente, le leggi del nostro Paese, le regole dell'Unione europea e quelle internazionali, sia per quanto riguarda gli embargo che i sistemi d'arma vietati.
Per quanto riguarda l'Arabia Saudita, che fa parte della coalizione anti Daesh, devo precisare che l'Arabia Saudita non è affatto il primo Paese destinatario delle nostre esportazioni. Nell'ultimo anno per cui abbiamo i dati, il 2014, secondo la relazione al Parlamento, è il sesto Paese e per quanto riguarda, invece, i dati dell'anno precedente, che sono gli ultimi per i quali abbiamo un rapporto con gli altri grandi Paesi europei, l'Italia è preceduta nelle esportazioni verso Riad dal Regno Unito, dalla Francia e della Germania. Cioè, tra i quattro grandi Paesi europei, l'Italia è quella che esporta di meno verso l'Arabia Saudita. Israele, Paese amico dell'Italia, è un Paese nei confronti del quale – secondo l'ultimo dato che abbiamo – abbiamo esportato circa tre milioni di euro a fronte dei 260 della Germania, i 36 della Francia, i 28 della Romania e i 12 della Gran Bretagna. Per quanto riguarda, infine, Paesi come la Siria e la Libia, naturalmente, il Governo italiano rispetta pienamente l'embargo nella fornitura di armi verso questi due Paesi che è stato stabilito, in entrambi i casi, nel 2011 a livello internazionale.
PRESIDENTE. Il deputato Di Stefano ha facoltà di replicare, le ricordo che ha due minuti.
MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente; Ministro, lei non ci ha risposto sul quantitativo di armi che vendiamo, allora glielo dico io: l'Italia, negli ultimi venticinque anni, ha esportato novanta miliardi di armi in giro per il mondo e il degli ultimi dieci anni è questo che le faccio vedere, è un continuamente in crescita che vede – non so dove prenda lei i dati – l'Arabia Saudita, negli ultimi cinque anni, al terzo posto di vendite. Non stiamo parlando della dotazione d'arma dei nostri militari, parliamo di armi che partono dal nostro Paese per andare ad alimentare Paesi che oggi supportano il terrorismo, quindi, se vogliamo sintetizzare questo, noi vendiamo armi a chi usa quelle armi per ammazzare i nostri concittadini. Allora, voi dovete prendervi la responsabilità di fare una battaglia da questo punto di vista.
Noi abbiamo presentato una proposta di legge a nome Carlo Sibilia per rivedere la legge n. 185 del 1990 e riportarla come era qualche anno fa, ovvero il Ministro dell'economia e delle finanze deve poter firmare ogni singolo transito di armi e prendersene la responsabilità, perché, oggi Finmeccanica, Beretta, chi produce armi, semplicemente manda al Ministero una notifica di vendita ed è per questo che abbiamo visto partire carichi di bombe dalla Sardegna che stanno andando oggi in Siria e bombardano il popolo dello Yemen, creando, di conseguenza, immigrazione massiccia in Italia.
Prendetevi la responsabilità di fermare questo massacro, perché uccidiamo con le nostre armi, e di salvare, di conseguenza, anche il nostro Paese. Altrimenti ritenetevi responsabili delle morti a cui stiamo assistendo in questi giorni .
PRESIDENTE. La deputata Laura Garavini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Amendola ed altri n. 3-01875, concernente chiarimenti circa il ruolo dell'Italia, in ambito europeo e internazionale, in ordine alla formazione di una coalizione contro il terrorismo di cui è cofirmataria.
LAURA GARAVINI. Presidente, signor Ministro, i fatti di Parigi di due settimane fa hanno rivelato, in tutta la loro drammaticità, quanto l'intera Europa sia sotto attacco e quanto sia grave e pericolosa la minaccia terroristica rappresentata da Daesh e dal sedicente Stato Islamico. Anche le nuove modalità adottate dai terroristi, volte a colpire normali luoghi di ritrovo, come sale da concerto o caffè, sembrano mirare a mettere in discussione il nostro stile di vita, la nostra libertà, i nostri valori e rendono ciascun Paese vulnerabile rispetto ai rischi degli attacchi terroristici. Mai come oggi, si rende allora necessaria una forte coesione internazionale tra tutti gli attori regionali contraddistinti dall'obiettivo comune di sconfiggere il terrorismo di matrice islamica e garantire la sicurezza dei propri cittadini. È quanto ha ribadito anche il Presidente del Consiglio in queste ore, da Parigi: davanti alla sfida che siamo chiamati ad affrontare dobbiamo agire in modo unito e deciso ed è giusto che l'Italia continui ad esprimere prudenza rispetto a un intervento militare e continui al tempo stesso a ribadire che è necessaria una strategia politica che coinvolga tutti gli attori internazionali.
LAURA GARAVINI. Ecco che in questo complesso e fragile contesto le chiedo, Ministro, quale sia il ruolo che l'Italia sta svolgendo a livello europeo ed internazionale, al fine di contribuire alla costruzione di una coalizione solida, efficace ed ampia contro il terrorismo.
PRESIDENTE. Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Paolo Gentiloni Silveri ha facoltà di rispondere.
PAOLO GENTILONI SILVERI, . Presidente, ringrazio l'onorevole Garavini, ma come è stato ribadito stamattina dall'Italia e dalla Francia, certamente in risposta in particolare agli attentati tragici di Parigi, l'obiettivo è quello di rafforzare, rendere più coesa l'azione della coalizione internazionale.
È un problema militare, naturalmente: l'Italia è impegnata sul piano militare su diversi fronti e in modo particolare in Iraq, dove come sapete siamo il Paese europeo più impegnato sul terreno militare nella coalizione anti-; ma fondamentali sono gli obiettivi politici: la transizione da assicurare in Siria, una capacità più inclusiva nei confronti della comunità sunnita in Iraq, un accordo in Libia. E infine, aggiungo, credo la necessità almeno di cercare di estendere ancora di più la coalizione anti-: noi siamo stati tra quelli che della presenza russa in Siria hanno cercato di vedere non solo i problemi, ma anche le grandi opportunità che si aprono, e abbiamo posto il problema della possibilità di estendere anche alla Russia, di coinvolgere in qualche modo maggiormente la Russia in questa coalizione. Il gravissimo incidente dell'altro ieri sui cieli tra Turchia e Siria rende questo coinvolgimento più problematico, ma su questo obiettivo la diplomazia italiana e il Governo italiano continueranno comunque a lavorare: abbiamo bisogno di una coalizione certamente coesa, ma anche il più estesa possibile, se ci rendiamo conto della pericolosità della minaccia del terrorismo di .
PRESIDENTE. La deputata Lia Quartapelle Procopio, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare. Ha due minuti: chiedo di restare nei tempi, per favore.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Signor Presidente, Ministro, grazie ancora una volta per avere dato conto del ruolo del nostro Governo in una fase così delicata, con l'attenzione dei cittadini dopo gli attacchi di Parigi così alta. Lei ha ancora una volta ribadito che effettivamente l'unica strada possibile in questa situazione in Siria e a livello degli attori regionali è quella politica; e per costruire una via politica alla stabilizzazione dell'area bisogna lavorare per identificare e valorizzare i punti in comune per ricreare un ordine internazionale.
In questo senso tutti gli attori coinvolti a partire appunto dalla Turchia e dalla Russia, protagoniste di un incidente che ci sembra meriti l'attenzione che ha avuto in questi giorni, hanno effettivamente dichiarato in modo chiaro la propria volontà di continuare a combattere contro e contro la minaccia fondamentalista. Bisogna quindi proseguire lungo quanto fatto anche dall'Italia per estendere la coalizione e per renderla più forte. Anche la solidarietà espressa oggi dal Primo Ministro Renzi a Parigi va in questo senso: nel ribadire ancora una volta che il terrore si combatte solo se siamo uniti, sia nell'Unione europea che nel quadro regionale .
PRESIDENTE. Il deputato Gianluca Pini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01876, concernente chiarimenti in merito alla proroga delle sanzioni contro la Federazione russa concordata in occasione del vertice del G20 in Turchia .
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, signor Ministro, illustro molto velocemente: secondo quanto si apprende attraverso la sembra che quattro giorni fa, cioè il 22 novembre, a margine del G20 di Antalya in Turchia si sia deciso in una riunione ristretta alla quale ha partecipato – stranamente, questa volta, perché di solito viene lasciato fuori – anche il Premier Matteo Renzi una proroga delle sanzioni a carico della Russia; e ciò a ridosso di un fatto gravissimo come l'imboscata che la Turchia, Paese che in maniera assolutamente evidente sostiene militarmente, e finanziariamente anche, lo Stato islamico, ha teso nei confronti della Russia in termini di aggressione con l'abbattimento del bombardiere russo e con la morte del pilota.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIANLUCA PINI. Noi chiediamo se avete chiaro chi è il nemico, e chiediamo soprattutto quali siano le motivazioni... Se è vero innanzitutto, ma se è vero, quali sono le motivazioni che hanno portato il Governo italiano, contrariamente a quelle che sono state le indicazioni di questa Camera, ad accettare di prorogare fino al luglio 2016 le sanzioni contro la Russia.
PRESIDENTE. Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Paolo Gentiloni Silveri, ha facoltà di rispondere.
PAOLO GENTILONI SILVERI, . Signor Presidente, voglio rassicurare l'onorevole Pini, che del resto ne è perfettamente consapevole: noi abbiamo chiarissimo quale sia l'avversario, l'avversario oggi è il terrorismo e in modo particolare.
Ho appena finito di dire, rispondendo all'interrogazione precedente, che il Governo italiano si sta adoperando, e come sempre in questo senso abbastanza con un atteggiamento, se volete, pionieristico, per cercare di verificare la possibilità di allargare la coalizione anti- coinvolgendo maggiormente anche la Russia.
Ringrazio l'onorevole Pini, che mi dà anche l'occasione di smentire questa notizia: non c’è stata ovviamente nessuna decisione che riguardi le sanzioni nel G20 di Antalya, anche perché le sanzioni sono state decise dal Consiglio europeo e la loro eventuale proroga deve essere decisa dal Consiglio europeo. Sarà all'ordine del giorno con ogni probabilità del Consiglio europeo del 17-18 dicembre. Ci sarà una discussione molto articolata; voglio dire due cose sulla posizione italiana: la prima è che, anche condividendo le sanzioni, l'Italia si è sempre battuta in questi mesi perché le sanzioni, che riguardano un atto molto grave e specifico in Ucraina, non comportassero una rottura generale con la Russia, perché sarebbe stato un errore, e noi siamo orgogliosi del fatto che la necessità di tenere aperto un canale di dialogo con la Russia sia diventata negli ultimi mesi non più solo la posizione italiana, ma una posizione largamente condivisa.
Che cosa si deciderà sulle sanzioni negli appuntamenti che sono autorizzati a deciderne ? Naturalmente sarà un concerto di 28 Paesi europei, quindi non semplice; e dipenderà integralmente dal motivo per cui le sanzioni sono state messe in campo, e cioè il rispetto o meno degli Accordi di Minsk. Ricordiamoci che il rispetto agli Accordi di Minsk impegna la Russia, ma impegna anche l'Ucraina.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PAOLO GENTILONI SILVERI, . La verifica di questo andamento sarà alla base di una decisione, che non è affatto stata presa fino a questo momento.
PRESIDENTE. Il deputato Pini ha facoltà di replicare.
GIANLUCA PINI. Prendiamo atto delle parole del Ministro, che smentisce in qualche modo le notizie della ; speriamo di non essere ulteriormente smentiti il 17 e 18 dicembre, quando magari queste sanzioni, anziché essere cancellate, verranno in qualche modo prorogate. Però cerchiamo di essere positivi, e guardiamo effettivamente alla capacità del Governo, una volta tanto, di rispettare quello che è il mandato dato dal Parlamento, cioè di rimuovere queste sanzioni.
Anche perché, contrariamente a quello che lei dice, secondo me voi non avete ben chiaro chi è il nemico. Si va ancora a ragionare in termini di sanzioni relativamente allo scenario ucraino, cioè nella difesa di fatto di un regime filo-nazista – perché di questo si tratta parlando di ucraina –, quando alle nostre porte ci sono decine, se non centinaia, di potenziali terroristi, quando alle nostre porte un Paese confinante è stato messo a ferro e fuoco da dei terroristi: sono quattrocento fra morti e feriti, e voi come risposta cosa fate ? Stamattina, quando era anche lei presente all'Eliseo all'incontro con Hollande, dite: diamo qualche uomo in più in Libano, senza sapere evidentemente, voi non leggete neanche i giornali... Libano: anziché andare direttamente a contrastare lo Stato islamico sul territorio, anche solo utilizzando dei bombardieri, andate a rinforzare uno scenario dove ci siamo coperti di ridicolo non più tardi di qualche giorno fa, quando un nostro blindato è stato assaltato da un gruppetto di terroristi, dove vi siete fatti addirittura fregare una mitragliatrice !
È questo il modo di affrontare il terrorismo ? No, non è questo il modo di affrontare il terrorismo. Il modo di affrontare il terrorismo è porre sì delle sanzioni, ma nei confronti della Turchia: un Paese che anche oggi si è segnalato sullo scenario internazionale per aver mandato ottocento fucili a pompa (e sono stati intercettati al porto di Trieste), diretti guarda caso in Olanda, in Belgio e in Germania, proprio attraverso uno spedizioniere turco.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIANLUCA PINI. La Turchia che in qualche modo (lo abbiamo visto e ci sono le prove) finanzia e sostiene militarmente lo Stato islamico; e voi invece non solo volete portarla all'interno dell'Europa, ma gli date anche 3 miliardi di euro. Sa con 3 miliardi quante azioni vere di contrasto al terrorismo si possono fare ? Non regalate 3 miliardi a chi finanzia il terrorismo: dateli a chi il terrorismo veramente lo combatte, dateli ai nostri servizi di sicurezza !
PRESIDENTE. Il deputato Palazzotto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01877, concernente orientamenti del Governo circa possibili iniziative nei confronti della Turchia, in sede europea e in sede NATO, in relazione alla lotta al terrorismo .
ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, l'abbattimento del russo è solo l'ultimo atto irresponsabile di un Governo come quello turco che ha dimostrato non poche ambiguità rispetto al collateralismo con il terrorismo di Daesh, ha favorito il contrabbando di petrolio, di armi, il transito di terroristi da e per la Siria e, da ultimo, quello del carico di armi che veniva appena citato e ha trasformato di fatto la Turchia in una vera e propria base logistica per il terrorismo. Il Governo turco bombarda costantemente e quotidianamente le postazioni curde che sono in questo momento le uniche a difendere sul campo dall'avanzata dell'Isis. Noi ci chiediamo fino a quando noi sopporteremo senza dire niente e quando il Governo italiano deciderà di prendere delle iniziative per richiamare il Governo turco alle proprie responsabilità anche in sede NATO, considerando che la Turchia è un Paese della NATO che mette costantemente in pericolo la sicurezza e la stabilità anche del nostro Paese.
PRESIDENTE. Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Paolo Gentiloni Silveri, ha facoltà di rispondere.
PAOLO GENTILONI SILVERI, Signor Presidente, rispondo all'onorevole Palazzotto che quello che noi stiamo cercando di fare in queste ore – l'ho fatto anch'io qualche ora fa, parlando al telefono con il Ministro degli esteri turco, incontrerò quello russo nei prossimi giorni – è di lavorare per evitare innanzitutto che incidenti di questo genere si ripetano e per lavorare per una di quello che sta succedendo in quella zona, perché siamo tutti consapevoli da un lato della pericolosità di questi incidenti e dall'altro del fatto che questi incidenti possono costituire un ostacolo rispetto alle dinamiche diplomatiche che si sono finalmente avviate per la soluzione della crisi siriana. Confidiamo nei canali bilaterali che possono aprirsi tra Russia e Turchia per raffreddare la tensione ed evitare che episodi del genere così gravi si ripetano. Ne approfitto per aggiungere una considerazione, noi credo che dobbiamo fare la fatica, se siamo convinti della pericolosità della minaccia terroristica, di tenere assieme una coalizione molto vasta. Ho sentito oggi parlare dell'Arabia Saudita, della Turchia, se ci fossero stati altri interventi avremmo sentito critiche feroci nei confronti magari della Russia o dell'Iran, quello che non possiamo immaginare è che sia solo un gruppo di Paesi iperomogenei a costruire le soluzioni della crisi che abbiamo davanti. Per tentare la soluzione diplomatica, che è l'unica vincente della crisi siriana, abbiamo attorno al tavolo gli Stati Uniti e la Russia, l'Arabia Saudita e l'Iran, la Turchia e gli Emirati, l'Italia e l'Egitto e altri quattro o cinque Paesi. È l'unica strada possibile, il che non vuol dire non avere una posizione, non difendere il diritto dei curdi, che sono tra l'altro in prima linea e che noi, come sa bene l'onorevole Palazzotto, armiamo, addestriamo e difendiamo, ma significa essere consapevoli che Paesi come la Turchia e l'Arabia Saudita sono nella coalizione anti-Daesh e ci devono rimanere perché questo è determinante se abbiamo di fronte l'obiettivo della sconfitta del terrorismo .
PRESIDENTE. Il deputato Palazzotto ha facoltà di replicare. Ha due minuti.
ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro e apprezziamo le buone intenzioni, ma a volte la buona volontà non basta e c’è una forte disuguaglianza, noi esercitiamo due pesi e due misure. Venivano qui richiamate le sanzioni alla Russia rispetto agli accordi di Minsk, non c’è la stessa durezza nel condannare atteggiamenti di Paesi, tra virgolette, «nostri alleati» come lei ha riferito – la Turchia, l'Arabia Saudita, ma anche il Qatar e il Kuwait – che hanno in questi anni – cosa che continuano a fare tuttora – rifornito il terrorismo sia dal punto di vista finanziario sia dal punto di vista di armamenti sia dal punto di vista del supporto logistico. Ancora oggi l'atteggiamento del Governo turco ci sembra più improntato a risolvere i suoi problemi e a contrastare il regime di Assad che a contrastare realmente il terrorismo. Da questo punto di vista, considerando che l'Unione europea ha stanziato lo stesso giorno dell'abbattimento di un russo, che mette in difficoltà e in pericolo la sicurezza anche della stessa Europa, 3 miliardi per il Governo turco relativi ai flussi migratori, non capiamo dove sta invece questa condanna con forza di quei Paesi che sono alla base del rafforzamento e della crescita del terrorismo di Daesh.
Per cui ci aspettiamo dal nostro Paese un impegno più concreto e pensiamo che, prima di immaginare qualunque avventura militare, tutti i Paesi europei dovrebbero rompere questo assordante silenzio sulle collateralità di Governi come la Turchia e l'Arabia Saudita, altrimenti rischiamo di stare tutti dentro una grande ipocrisia.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 17 con l'esame del disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 3449, Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sul trasferimento e la messa in comune dei contributi al Fondo di risoluzione unico, con Allegati, fatto a Bruxelles il 21 maggio 2014, con processo verbale di rettifica, fatto a Bruxelles il 22 aprile 2015.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Boccia, Michele Bordo, Capelli, Catania, D'Alia, Dambruoso, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Fedriga, Fico, Fontanelli, Losacco, Lupi, Mazziotti Di Celso, Pes, Piccoli Nardelli, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Sanga, Tabacci, Valeria Valente e Velo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente centotredici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo tenutasi nella giornata di ieri, è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di dicembre 2015:
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 3449: Ratifica ed esecuzione dell'Accodo sul trasferimento e la messa in comune dei contributi al Fondo di risoluzione unico, con Allegati, fatto a Bruxelles il 21 maggio 2014, con processo verbale di rettifica, fatto a Bruxelles il 22 aprile 2015.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è in distribuzione e sarà pubblicato in calce al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto che la Commissione Affari esteri si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice per la maggioranza, deputata Quartapelle Procopio.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, . Presidente, io darei la mia relazione per letta.
PRESIDENTE. Quindi, la consegna ?
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, . Sì. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione .
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, deputato Gianluca Pini.
GIANLUCA PINI, . Intervengo molto brevemente. Noi abbiamo deciso all'ultimo secondo. Purtroppo i tempi sono stati contingentati in maniera troppo rapida, a nostro avviso, per l'esame di un Accordo che andrà ad impattare molto pesantemente, in maniera diretta su quelli che saranno gli impegni che gli istituti di credito italiani avranno nei confronti di questo Fondo unico a livello europeo, ma in maniera indiretta, alla fine, su quello che sarà il rischio, già evidenziatosi in altri casi specifici all'interno del territorio italiano, per i risparmiatori, per chi in qualche modo ha contribuito, anche con azioni, non solo con obbligazioni o con depositi, alla creazione e al mantenimento di piccoli e medi istituti di credito.
Quindi, noi non ci siamo sentiti assolutamente in linea con quella che è stata la relazione della collega Quartapelle, perché, contrariamente a quello che il Governo e la maggioranza stanno cercando di far passare, questo è un ulteriore scippo. Da una parte, è un ulteriore scippo di sovranità, senza che ne sia stato minimamente informato in maniera adeguata il Parlamento. Infatti, veramente i tempi, seppur in qualche modo condivisi all'interno della Conferenza dei capigruppo di ieri, non sono adeguati per la portata del provvedimento, che in maniera singolare, anche un po’ sospetta, viene portato all'esame del Senato e immediatamente, il giorno dopo, all'esame della Camera, quasi in contemporanea con un'altra iniziativa molto discutibile e anche dubbia sul piano della legittimità, cioè quella del «salva banche» fatto dal Governo Renzi per aiutare le banche amiche, in particolare una nota alle cronache perché nel consiglio di amministrazione sedeva un parente stretto di un membro del Governo.
Per tutta questa serie di motivazioni e anche per aver notato un'altra singolarità, cioè che la Banca centrale d'Inghilterra non è all'interno di questo Accordo, nonostante la Banca centrale l'Inghilterra sia in qualche modo...
GIANLUCA PINI, . ..determini una parte importante di posizionamento all'interno della stessa Banca centrale europea. Quindi, si fa fatica a comprendere – il Governo non l'ha spiegato e niente ha spiegato su questo punto anche la stessa relatrice – come mai, da una parte, la Banca centrale inglese partecipi alla BCE e alla nomina anche del governatore della Banca centrale europea, ma, dall'altra parte, non vuole assolutamente far conto di un Fondo unico a livello europeo per la salvaguardia delle banche.
Un altro punto che non ci convince assolutamente è che tanto le grandi banche – concludo, Presidente – quanto le piccolissime banche devono in qualche modo alimentare questo Fondo, che non copre, come dovrebbe essere in maniera perequativa, eventuali casi di all'interno degli Stati, oltre quello che gli Stati stessi versano, come dovrebbe essere anche in logica con il Trattato di Lisbona, ma si ferma al limite di quanto versato.
Per tutti questi motivi, ripeto che noi abbiamo una visione negativa di quello che è la ratifica dell'Accordo.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, ribadendo intanto la velocità dell’ di questo provvedimento, arrivato ieri in Commissione, rispetto al quale non abbiamo avuto neanche il tempo di poter ricorrere sull'inammissibilità, io le chiedo: è possibile iniziare l'esame di un provvedimento del genere senza avere ancora i testi degli emendamenti ?
PRESIDENTE. Sì, perché questa è la discussione sulle linee generali. Il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato alle 17,30, quindi mancano ancora dieci minuti, nel corso dei quali si potrebbero presentare altri emendamenti, dopodiché lei potrà conoscere gli emendamenti.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. La ringrazio, Presidente.
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
A questo punto dobbiamo sospendere la seduta, perché, come ho detto prima, dobbiamo attendere che scada il termine per la presentazione degli emendamenti più i tempi tecnici, e attendere il parere della Commissione bilancio.
Quindi, sospendo la seduta, che riprenderà alle 17,40.
PRESIDENTE. Colleghi, vi informo che la Commissione bilancio chiede altri quindici minuti circa per esprimere i pareri, quindi sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 18.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere che è in distribuzione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire sull'articolo 1, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito i relatori ed il rappresentante del Governo ad esprimere i pareri.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, . Presidente, il parere è contrario su tutti gli emendamenti.
PRESIDENTE. Non ho capito, mi scusi.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, . Parere contrario su tutti gli emendamenti.
IVAN SCALFAROTTO, . Il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice per la maggioranza.
PRESIDENTE. Collega Pini ?
GIANLUCA PINI, . Sull'articolo 2, Presidente ?
PRESIDENTE. Sì, sugli emendamenti riferiti all'articolo 2.
GIANLUCA PINI, . I pareri sono tutti favorevoli.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Pesco 2.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Sul primo emendamento ?
PRESIDENTE. Sì, sul primo emendamento, prego.
ALBERTO GIORGETTI. Presidente, la posizione di Forza Italia è una posizione contraria all'emendamento, così come agli altri emendamenti che verranno posti alla nostra attenzione e alla votazione dell'Aula. Questo, perché riteniamo che l'appuntamento del 26 novembre, come termine ultimo che è stato posto direttamente dalla Commissione europea per il completamento della procedura di ratifica di questo accordo, sia una data che non è derogabile. Non è derogabile nell'interesse complessivo, ovviamente, del sistema del credito nazionale, non è derogabile nell'interesse complessivo dei risparmiatori e degli aspetti che possono, evidentemente, coinvolgere le crisi bancarie rispetto a quella che è la tenuta dei conti correnti, la vita stessa del nostro credito e i problemi connessi a una scelta che è stata fatta in sede europea, da parte dei 26 Paesi che hanno aderito a questo accordo. Tale scelta è quella di immaginare un sistema che dia una protezione più alta, più generale, alla tenuta dei sistemi creditizi nazionali dell'area euro e, ovviamente, alla tutela di tutti i correntisti.
Sappiamo che questa procedura ha avuto degli aspetti indubbiamente molto complicati, dal punto di vista politico, ma è emersa una volontà evidente, da parte di tutti gli Stati, di andare oltre a quello che poteva essere un semplice accordo di natura economica, di natura bancaria, di natura finanziaria e si è voluti sostanzialmente arrivare a stendere un vero e proprio accordo che ha un valore, dal punto di vista politico, di accordo di ratifica internazionale. È un salto di qualità fondamentale; molto spesso abbiamo sostenuto nei nostri dibattiti come fosse importante arrivare a un confronto che vedesse non solo un'unione, diciamo così, monetaria, bancaria, economica dell'area, ovviamente, dell'Europa, dell'Unione europea e, anche e soprattutto, dell'area euro, ma che ci fosse anche in progressione un avvicinamento politico per scegliere le priorità fondamentali.
Sappiamo che, da questo punto di vista, ogni accordo ha dei limiti e immaginiamo che all'interno, ovviamente, di questi emendamenti ci siano delle proposte che possono andare nel senso di poter migliorare questo accordo, secondo quelle che sono le caratteristiche del sistema nazionale italiano del credito, caratteristiche che sappiamo essere diverse rispetto a quelle degli altri Paesi. Tuttavia, riteniamo che il modo tardivo in cui siamo arrivati all'approvazione di questo provvedimento debba prevedere un'attenzione particolare, una priorità assoluta. Cioè quella di riuscire a ratificarlo, di riuscire a votarlo in questa sede, di dare una dimostrazione di serietà, ovviamente, da parte del nostro Paese e di puntare, quindi, a mettere in moto questa progressiva costituzione di quella che è la tenuta complessiva del sistema del credito con i presidi dei fondamenti dell'unione bancaria, i cui paletti, ovviamente, i cui presupposti contano sull'attivazione di questa procedura per la costituzione del Fondo di risoluzione unico. Sarà un fondo che darà garanzie ampie, che sostituirà quelli che sono gli interventi di carattere nazionale e andrà ad esonerare le banche centrali da possibili iniziative di salvaguardia e interventi che vadano a salvare i nostri istituti, temi, cari colleghi, che sappiamo essere assolutamente attinenti alla quotidianità e anche all'attualità, alla luce delle necessità che il nostro Paese e il Governo stanno con difficoltà affrontando, per mantenere in sicurezza problemi che si stanno evidenziando attorno ad alcuni istituti. Quindi, tutti questi argomenti ritrovano, credo, una linea di continuità fondamentale legata al tema dalla ripresa e dello sviluppo.
Per questo motivo, annuncio già adesso, non interverremo dopo, che ci sarà un voto favorevole di Forza Italia agli articoli e al provvedimento nel suo complesso e una contrarietà ai singoli emendamenti.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi sull'emendamento Pesco 2.10, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco 2.10, con il parere contrario di Commissione e Governo, favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
DANIELE PESCO. Presidente, la ratifica che questo Parlamento sta andando ad approvare è una ratifica che va a donare un altro pezzo di sovranità monetaria a un'entità che non è eletta da nessuno . Questa entità sarà un un tavolo dove siederanno le persone; ma quali persone ? Solo i Governatori delle banche nazionali, oltre a pochi altri professionisti che decideranno come e quali banche italiane in crisi salvare ! E questo non è giusto, non è corretto, perché quella piccola dose di sovranità monetaria che ci resta è quella di decidere quali banche vanno salvate.
Attualmente non è così: abbiamo avuto in questi ultimi giorni, proprio domenica, una decisione di questo Governo, che ha detto che i risparmiatori, gli obbligazionisti di quattro banche italiane devono perdere tutti i soldi che hanno investito in quelle banche. E questa è una cosa grave, e questa non è altro che l'anticamera di quello che succederà domani con questo Fondo unico interbancario europeo ! Ed è una cosa veramente vergognosa, Presidente !
Noi non vogliamo ratificare accordi dei quali domani potremo pentirci. Noi non li vogliamo ratificare, e chiediamo veramente a tutta la maggioranza di pensarci, di riflettere, perché troppi accordi sono stati fatti, troppi accordi internazionali che sono andati a ridurre la nostra sovranità monetaria, la nostra indipendenza. Se mettiamo nelle mani di qualcun altro la possibilità di decidere sulle nostre banche, capite che stiamo donando tutto: la nostra autonomia, la nostra indipendenza, la nostra facilità di accedere al credito sarà nelle mani di altre persone. E questo non lo possiamo consentire, Presidente, non possiamo !
In pratica fino ad oggi avevamo la possibilità di aiutare le banche in crisi. Lo abbiamo fatto con i soldi dei contribuenti, a volte è stato fatto; sono stati fatti dei prestiti alle banche, prestiti che in un caso come Monte Paschi sono tornati indietro. Sappiamo benissimo che gli stessi soldi poi ce li hanno rimessi gli azionisti di Banca Monte Paschi, va bene; però comunque era una possibilità che c'era: questa possibilità non ci sarà più.
Non ci sarà più, perché qualcuno deciderà per noi. E noi non siamo d'accordo, Presidente, noi non siamo d'accordo. Non aggiungo altro !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, intervengo solo per esprimere un dubbio. Il collega non vuole che a decidere siano i politici: abbasso Renzi che ha deciso sulle banche ! Non vuole che siano i tecnici. Ma chi diavolo deve decidere ?
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco 2.14, con il parere contrario di Commissione e Governo, favorevole del relatore di minoranza . Colleghi ! No, colleghi, per favore. No, non esiste questa cosa, per favore.
Dichiaro aperta la votazione.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, noi vogliamo che scelga Buttiglione ogni cosa che accade qui in Italia . Perché ogni volta che si parla di cose che riguardano le banche, il sistema bancario, ma soprattutto la tutela dei risparmi, c’è sempre una voce che esce fuori dal coro, che dice qualcosa che però non sta né in cielo e né in terra.
Raccontiamo un po’ chi sono questi leader della nostra Commissione europea. Abbiamo Mario Draghi come Presidente della BCE. Chi è Mario Draghi ? Mario Draghi è lo stesso che, mentre lavorava al Tesoro contrattava i famosi derivati su cui abbiamo perso miliardi e miliardi di euro. Cos’è un derivato ? Semplifichiamo così, Presidente: banca vince se tasso cala .
PRESIDENTE. Collega, per favore ! Noi abbiamo almeno trenta voti da fare e ci sono degli interventi: quindi gradirei un po’ di serenità in questa discussione. E soprattutto che non si lancino offese ! Prego.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie, Presidente.
Il derivato è: banca vince se tasso cala. Il nostro Presidente della Banca centrale europea prima ha contrattato i derivati, poi è diventato Presidente della Banca centrale europea e ha deciso che quei tassi dovevano calare. E quei tassi sono calati: banca vince se tasso cala. E questo è il primo esempio: quindi abbiamo alla BCE un Presidente che prima contrattava i derivati, poi decideva che i tassi dovevano scendere, e le banche hanno vinto e lo Stato italiano ha perso.
Alla Commissione europea chi abbiamo, Presidente ? Abbiamo Juncker ! Juncker è il Presidente della Commissione europea che ha preso la FIAT, ha preso molte aziende italiane, Intesa San Paolo, UniCredit, e ha detto loro: perché non venite in Lussemburgo ? Venite in Lussemburgo che pagate il 3 per cento di tassazione; e questo l'abbiamo scoperto grazie ad un'inchiesta giornalistica.
Noi stiamo approvando, dopo che conosciamo tutti quanti questi dubbi, queste opacità nel sistema sia di BCE che della Commissione europea, un accordo di ratifica, sul quale non si potrà più tornare indietro, in mezza giornata. In mezza giornata !
Da quando abbiamo fatto la riforma di Banca d'Italia, Presidente, i famosi 7 miliardi e mezzo e dovevamo dividere le quote, lo sa di quanto sono aumentati i dividendi della Banca d'Italia ? Da 70 milioni a 380 milioni ! E voi oggi cercate 500 milioni per la sicurezza in Italia, mentre ne date 380 alle banche private che gestiscono la nostra banca centrale.
E allora, Presidente, è una vergogna stare in quest'Aula, e glielo dico con tutta onestà: per me è una vergogna stare in quest'Aula che decide che un provvedimento che cambierà la vita di tutti i cittadini italiani e la tutela dei risparmiatori debba essere affrontato in mezza giornata ! Con la preclusione degli interventi da parte dei membri di questo Parlamento. Presidente, mi vergogno, glielo dico sinceramente !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Presidente, non ho nessun motivo per difendere Mario Draghi; però vorrei far notare che i derivati sono delle scommesse. La Banca d'Italia, il Ministero dell'economia e delle finanze, quando le cose andavano molto male si sono assicurati contro la possibilità che le cose andassero male.
Le cose sono andate meglio, abbiamo vinto la scommessa come Paese e abbiamo pagato sui derivati. Per fortuna che gli sono assicurati, come fanno tutte le banche del mondo, perché il rischio era molto grave; per fortuna che ci è andata bene. Se invece di pagare fossimo stati pagati, voleva dire che eravamo andati in rovina.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco 2.15, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, solo per dichiarare il voto favorevole a questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Alberti. Ne ha facoltà.
FERDINANDO ALBERTI. Signor Presidente, prima di intervenire devo farle presente una cosa, cioè mi è sembrato di capire che sia passato di qua il collega Rosato e ha intimato al collega Buttiglione di non intervenire . Ma voi siete fuori di testa ! Ma come vi permettete di fare una cosa del genere ?
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza. Alberti, si rivolga alla Presidenza prima di tutto e non rivolga offese ad altri colleghi.
FERDINANDO ALBERTI. Guardi, mi scusi. Sfrutto il poco tempo che mi è rimasto per cercare di spiegare perché il MoVimento 5 Stelle è contro questa ratifica e contro questo disegno di legge. Il fondo che si andrà a costituire è inutile che andate in giro dicendo che servirà per tutelare i contribuenti, i piccoli risparmiatori e gli utilizzatori delle banche, perché il fondo interverrà solo dopo che sarà intervenuto il . Il sapete di cosa si tratta ? Si tratta di un intervento, un meccanismo che andrà ad azzerare, ad annientare, a cancellare i risparmi di centinaia di migliaia di piccoli risparmiatori, quello che è successo esattamente con le quattro banche che voi avete finto di voler salvare .
PRESIDENTE. Deve concludere.
FERDINANDO ALBERTI. Concludo, Presidente. Rimane comunque una vergogna quella di Rosato .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco 2.16, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, solo per rassicurare i colleghi che interverrò tutte le volte che lo riterrò opportuno . È un esempio di rispetto verso i colleghi dell'opposizione, che sbagliano, ma hanno anche diritto a che gli si dica che sbagliano, e verso la funzione del Parlamento .
PRESIDENTE. Collega Lattuca ! Collega Lattuca, per favore !
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, . Presidente, i pareri sono tutti contrari, tranne che sull'articolo aggiuntivo Gianluca Pini 3.01, sul quale formulo un invito al ritiro.
IVAN SCALFAROTTO, Signor Presidente, anche il Governo esprime parere contrario su tutte le proposte emendative, tranne che sull'articolo aggiuntivo Gianluca Pini 3.01, sul quale formulo un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
PRESIDENTE. Relatore Pini ?
GIANLUCA PINI, Signor Presidente, esprimo parere contrario sugli emendamenti Pesco 3.2, Sibilia 3.3, Pesco 3.4, Sibilia 3.16 e 3.18, mentre su tutti gli altri il parere è favorevole. In merito all'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo 3.01, se ciò è propedeutico all'approvazione di un ordine del giorno che rechi nel dispositivo l'obiettivo indicato dall'articolo aggiuntivo, accetto l'invito al ritiro, però qui devo capire.
PRESIDENTE. Chiaro, vediamo se il Governo vuole intervenire. Prego.
IVAN SCALFAROTTO, Signor Presidente, sono soltanto in attesa di leggere ovviamente l'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Va bene, tanto abbiamo tempo, abbiamo altre votazioni prima.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pesco 3.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberti. Ne ha facoltà.
FERDINANDO ALBERTI. Signor Presidente, solo per dichiarare il voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, con questo emendamento chiariamo che comunque anche in questo fondo di risoluzione potranno arrivare soldi dei cittadini, lo dice la stessa ratifica. Non solo, con l'articolo 3 si parla di un apposito provvedimento legislativo, almeno parliamo di una legge vera e propria. Quello su cui vorrei far riflettere però è che se lo Stato deve intervenire, perché non interviene con il ? Perché noi con il cosa abbiamo fatto ? Con Monte dei Paschi di Siena ci abbiamo pure guadagnato, abbiamo messo i soldi all'interno di Monte dei Paschi di Siena, abbiamo gestito come Stato e quindi come una controparte forte e non come un singolo risparmiatore che non è una controparte forte e alla fine siamo usciti vincitori. Oggi i correntisti per colpa vostra...
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza. Poi se è colpa mia...
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. È colpa loro, Presidente, gli obbligazionisti che non hanno nessuna voce in capitolo nella gestione di queste banche, che chissà con chi hanno fatto affari e a chi hanno prestato soldi – e lo sappiamo – probabilmente si troveranno l'obbligazione con valore zero, quindi state rubando i soldi ai risparmiatori, ditelo !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco 3.2, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
FERDINANDO ALBERTI. Intervengo per dichiarare il voto favorevole del mio gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pesco. Ne ha facoltà.
DANIELE PESCO. Grazie, Presidente. Con questo emendamento cerchiamo appunto di limitare la portata di questa ratifica per quello che ci è possibile. Una ratifica che non condividiamo solo per il fatto che praticamente per salvare una banca non sarà più lo Stato Italiano ma qualcun altro, ma, soprattutto, bisognerà prima passare attraverso questo famoso ciò significa che prima si andranno a prendere i soldi degli azionisti, poi i soldi degli obbligazionisti, come è successo proprio nelle quattro banche che avete demolito domenica scorsa, e poi si andranno a prendere i soldi dei correntisti sopra i centomila euro, grazie a quella misura che avete accettato in questa Aula pochi mesi fa e quindi, praticamente, si andranno a rubare i soldi ai risparmiatori nel momento in cui una banca è stata gestita male. Ora, noi siamo dell'opinione che se una banca è stata gestita male vanno trovate altre soluzioni, perché non è possibile che possano rimetterci in questo modo obbligazionisti e anche i risparmiatori, pensateci !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sibilia 3.3, parere contrario di Commissione, Governo e relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Intervengo per dichiarare il voto favorevole del mio gruppo.
FERDINANDO ALBERTI. Grazie Presidente. Sempre sul tema che pagheranno anche i cittadini, se voi andate a vedere l'osservazione numero 13 a pagina 12 del fascicolo, si può leggere che si riconosce che si possono verificare situazioni in cui i mezzi disponibili nel fondo non siano sufficienti per una particolare azione di risoluzione e i contributi che si dovrebbero raccogliere per coprire i necessari importi aggiuntivi non siano immediatamente accessibili, quindi le parti contraenti – attenzione, le parti contraenti di questa cosa qua non sono le banche, ma sono gli Stati, e sono elencati all'inizio, sono gli ormai ex Stati sovrani – le parti contraenti interessate da una particolare azione di risoluzione dovranno fornire finanziamenti ponte provenienti da fondi nazionali. La definizione di fondi nazionali quale è ? Per fondi nazionali noi intendiamo soldi pubblici dei cittadini, le tasse in qualsiasi definizione possibile e immaginabile, ma le tasse dei cittadini, quindi i cittadini ora pagano !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco 3.4, parere contrario di Commissione, Governo e relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie Presidente. Come dicevo, purtroppo sarà il mio ultimo intervento, perché questa Aula non mi dà la possibilità di parlare di più per un provvedimento così importante, così come in Commissione. Perché dico questo Presidente ? Perché anche in Commissione abbiamo sollevato una problematica, che poi ho sentito sollevare anche dal collega Pini in Aula, sulla quale avremmo voluto dibattere almeno con la maggioranza, con chi ha presentato questa ratifica.
Tra le parti contraenti di questo accordo, Presidente, vedo quasi tutti gli Stati dell'Unione europea, tranne l'Inghilterra e la Svezia. Ora, l'Inghilterra, anche se non ha l'euro come moneta, possiede il 13,67 per cento della Banca centrale europea, ora è esclusa dai dividendi, quindi la Banca d'Inghilterra non prende i dividendi, ma decide chi sarà il Governatore e la politica monetaria di tutti gli Stati membri. Ora, è mai possibile che uno Stato nel quale questa direttiva non varrà, anzi che la Banca centrale al quale questo Stato aderisce emani una direttiva per altri Stati ? Cioè, noi stiamo permettendo all'Inghilterra e alla Svezia di dire come gli altri Stati europei devono gestire le crisi bancarie, ma vi rendete conto di quello che stiamo facendo ?
Voi mi direte: ma è così per tutti gli Stati che non hanno l'euro ? No ! Perché penso che conoscerete la composizione dei Paesi membri e la Danimarca qua dentro c’è, Presidente ! Quindi l'Inghilterra non c’è, la Svezia non c’è, la Danimarca c’è ! Qual è la scusa ? Possiamo dibattere ! Questo Paese può avere la possibilità di capire il perché di queste stranezze in un sistema assolutamente particolare che vede crisi, arresti continui e morti sospette ? Possiamo avere la possibilità di essere pagati per difendere i nostri cittadini ? Ebbene a me sembra di no !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie. La risposta è molto semplice. La Banca d'Inghilterra è nella Banca centrale europea perché quando abbiamo fatto l'euro l'Inghilterra ha detto che voleva aderire ma non subito. L'abbiamo messa dentro pensando che prima o poi la sterlina sarebbe entrata. Adesso che non vuole entrare, se decide di non entrare, bisognerà che esca e questo è un problema che sarà posto quando faremo la riforma dei trattati. Lo stesso vale per la Danimarca e gli altri Paesi .
PRESIDENTE. Collega Villarosa ! Collega Buttiglione se può rivolgersi alla Presidenza.
ROCCO BUTTIGLIONE. Certamente, mi rivolgerò a lei e a tutti i colleghi naturalmente, in modo particolare a quelli del Partito Democratico. Invece, per quello che riguarda lo strumento che stiamo istituendo adesso, non è una direttiva, ma è un trattato internazionale e la Gran Bretagna non c’è !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Manlio Di Stefeno 3.7, parere contrario di Commissione e Governo, parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
FERDINANDO ALBERTI. Intervengo per dichiarare il voto favorevole del mio gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pesco. Ne ha facoltà.
DANIELE PESCO. Grazie Presidente, colleghi stiamo ratificando un trattato, lo stiamo studiando poco ma non perché non vogliamo studiarlo, ma perché non ci date la possibilità di approfondire la materia. Questo provvedimento è arrivato questa notte alla Camera dei deputati; questa mattina alle 9 eravamo in Commissione esteri a discuterne, abbiamo presentato emendamenti, li stiamo discutendo ora, ma non è possibile che un impegno così importante per la nazione, quale quello di affidare la gestione delle nostre crisi bancarie a qualcuno che non sappiamo bene chi è, venga deciso in così poche ore dal Parlamento italiano e ricordiamo che, solo ieri, è stata decisa al Senato la ratifica di questo accordo.
Noi dobbiamo dare la possibilità ai cittadini, che in questa Aula rappresentiamo, di dire «no» alla ratifica di un accordo di questo genere.
Presidente, veramente io la prego di far capire, nelle sue possibilità, a tutta quest'Aula l'importanza di questa ratifica; noi non possiamo impegnarci in questo modo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, mi hanno sempre insegnato che chi ti risponde a metà, non va ascoltato e io, poco fa, ho ottenuto una risposta a metà.
Abbiamo parlato di Svezia, di Inghilterra, di Danimarca e mi hanno risposto solo sull'Inghilterra, quindi questo mi conferma che ciò che dicevo prima è assolutamente vero e che c’è qualcosa che non torna. Aspetto da Buttiglione una risposta grazie ....
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. La Danimarca e la Svezia non ci sono esattamente per le stesse ragioni per cui non c’è la Gran Bretagna; si poteva capire ...
PRESIDENTE. Collega Villarosa.
ROCCO BUTTIGLIONE. ...per le stesse ragioni della Gran Bretagna; si poteva capire anche senza questo mio breve intervento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Manlio Di Stefano 3.8, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
FERDINANDO ALBERTI. Vorrei dichiarare il voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.
DANIELE PESCO. Presidente, il nostro scopo è quello di cercare di limitare la portata di questa ratifica. Sappiamo benissimo che non possiamo entrare nel merito perché è un accordo internazionale e quanto meno nel metodo di attuazione di questa ratifica cerchiamo di apportare qualche modifica ma, purtroppo, questo Parlamento è sordo; è sordo perché le decisioni prese a livello europeo proprio non possono essere scalfite da questo Parlamento. Questo sembra quasi un dogma ma in realtà «no»; colleghi, «no», non è così; possiamo dire di «no» a una ratifica che ci va ad impegnare in questo modo; possiamo dire di «no» ; stiamo regalando la nostra sovranità, l'ultimo scampolo che ci rimaneva di sovranità monetaria, la stiamo regalando a qualcun altro e sarà sempre peggio, sempre peggio.
GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Presidente, vorrei sottoscrivere gli emendamenti Sibilia 3.9 e Manlio Di Stefano 3.11.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sibilia 3.9, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, per dichiarare voto favorevole a questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Nuti. Ne ha facoltà.
RICCARDO NUTI. Grazie Presidente, volevo fare i complimenti sia al sottosegretario Scalfarotto del Governo, sia al PD della maggioranza, per le spiegazioni precise che stanno dando su questi emendamenti. Complimenti, il vostro silenzio è lo stesso di coloro che...
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.
RICCARDO NUTI. Il loro silenzio è lo stesso di chi davanti ad un furto fa il palo, è lo stesso Stanno muti perché non sanno che dire mentre stanno rubando i soldi dei cittadini per salvare delle banche
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Battelli 3.10, con parere contrario di Commissione e Governo e favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
DANIELE PESCO. Presidente, per annunciare il mio voto favorevole, grazie.
PRESIDENTE. Aspetti, io avevo dato la parola alla collega Ruocco... Adesso do la parola alla collega Ruocco a titolo personale. Ne ha facoltà. Collega Ruocco, che vogliamo fare ?
CARLA RUOCCO. Voto favorevole.
PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Alberti. Ne ha facoltà.
FERDINANDO ALBERTI. Grazie Presidente, allora ci sono mezzi alternativi a quello che stiamo approvando con questo disegno di legge; i mezzi alternativi ci sono già in Italia, ad esempio è il Fondo interbancario che consente di tutelare i risparmiatori e i correntisti, ma interviene perché il proprio statuto gli permette di farlo, di intervenire direttamente nelle crisi bancarie. L'ultimo esempio è quello di Tercas, è intervenuto, ha salvato la banca e ha salvato, guardate caso, anche le obbligazioni secondarie, quelle che invece non sono state tutelate e salvate con il decreto che voi avete fatto, su cui avete scritto la balla, scusi Presidente, in cui dietro la menzogna che dovevate salvare quattro banche, invece le avete spolpate e avete lasciato sul lastrico piccoli risparmiatori...
PRESIDENTE. Deve concludere.
FERDINANDO ALBERTI. ... centinaia di migliaia di piccoli risparmiatori che, se guardate le istituzionali, vi stanno scrivendo in questo momento, noi le riceviamo e le leggiamo, voi ...
PRESIDENTE. La ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Presidente, perché si è fatto quel decreto così cattivo ? Perché il Fondo interbancario non era in grado di intervenire, non aveva capacità sufficiente per intervenire. Il Fondo interbancario italiano è largamente insufficiente, per questo ne facciamo uno europeo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sibilia 3.12, con parere contrario di Commissione e Governo e favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie Presidente. Anche su questo emendamento votiamo in modo favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ruocco. Ne ha facoltà.
CARLA RUOCCO. Vorrei leggere una lettera che mi è arrivata in questo momento. «Mi rivolgo a voi in quanto possessore di azioni ed obbligazioni subordinate della Banca Etruria – vi dice qualcosa questo ? – per un controvalore totale di circa 165 mila euro azzerate con decreto di risoluzione bancaria dal Governo, prima dell'avvento del dal 1o gennaio 2016. Potete capire lo stato d'animo di chi si vede derubato, per decreto, dei risparmi frutto di sudore e sacrifici di due generazioni di onesti lavoratori» ...
PRESIDENTE. La ringrazio.
CARLA RUOCCO. ...non come voi, onesti lavoratori: due generazioni azzerate in cinque minuti...
PRESIDENTE. Collega Ruocco ! Collega Ruocco, concluda.
CARLA RUOCCO. Come me, tantissimi incolpevoli risparmiatori vi chiedono aiuto per bloccare il decreto o modificarlo ...
PRESIDENTE. La ringrazio.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sibilia 3.13, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
FERDINANDO ALBERTI. Intervengo per dichiarare il voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pesco. Ne ha facoltà.
DANIELE PESCO. Grazie, Presidente. Questo emendamento ci serve per riuscire a dire che il decreto, che è stato fatto quattro giorni fa e che probabilmente entrerà nella legge di stabilità, la legge che tutti gli italiani aspettano, ha un nome e un cognome: quel decreto ha il nome del Partito Democratico . Il Partito Democratico ha praticamente azzerato le obbligazioni degli obbligazionisti di quattro banche importanti: Banca Marche, Banca Etruria e altre due molto fondamentali per il tessuto produttivo di molte zone italiane. È veramente una vergogna ! Dovete prendervi tutte le responsabilità...
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.
DANIELE PESCO. Presidente, il Partito Democratico deve assumersi la responsabilità dell'azzeramento delle obbligazioni di queste quattro banche .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, intervengo almeno per dire la verità in quest'Aula. Riguardo al fondo di cui parlava prima il collega Buttiglione, che, secondo lui, non poteva intervenire, guarda caso è venuto in Commissione a dire a noi che è stato il Governo non farlo intervenire. Quindi, che si faccia un po’ di pace con la coscienza .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Manlio Di Stefano 3.14, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
FERDINANDO ALBERTI. Intervengo per dichiarare il voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ruocco. Ne ha facoltà.
CARLA RUOCCO. Volevo fare un attimo il punto della situazione, perché questo Parlamento non si limita a scippare i soldi alle persone che hanno risparmiato una vita o anche da due generazioni.
Questo è il frutto di una serie di lavori che sono stati condotti da questo Parlamento: la mancanza di legge di un conflitto di interessi reale, in modo che oggi possiamo salvare una banca che si chiama Banca Etruria, con la quale il Governo ha forti legami.
L'altra legge è la legge sulla che noi abbiamo portato in Aula e che ancora è affossata, per non dare la possibilità ai cittadini di difendersi da queste schifezze. È tutto un disegno per distruggere i diritti dei cittadini. Complimenti !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sibilia 3.15, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
DANIELE PESCO. Grazie, Presidente. Intervengo solo per dire che voteremo favorevolmente su questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Alberti. Ne ha facoltà.
FERDINANDO ALBERTI. Grazie, Presidente. Forse prima è sfuggita una cosa che ha detto il mio collega Villarosa, cioè che, quando è venuto il presidente del Fondo interbancario in Commissione, alla domanda se avessero avuto la possibilità di intervenire anche per salvare quelle banche, la risposta è stata che non gli è stato concesso. Questa cosa è gravissima ! Questa cosa è pesantissima ! Cioè, un Governo o chi per lui ha avuto ingerenza nell'attività di un istituto fondamentale e basilare che ha il compito di salvare e di tutelare il sistema bancario e le banche ! Non gli è stato concesso di intervenire per fare quello che doveva fare ! Cioè, nessuno è intervenuto, nemmeno della maggioranza, per negare quanto è stato detto. Allora, è avvenuto veramente così ? Abbiamo detto la verità ?
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
FERDINANDO ALBERTI. Presidente, chiedo almeno che la maggioranza intervenga e possa almeno replicare a questa affermazione .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sibilia 3.25, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Presidente, lo ritiro.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Gianluca Pini 3.02, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, . Presidente, i pareri sono tutti contrari.
IVAN SCALFAROTTO, . Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice per la maggioranza.
PRESIDENTE. Il relatore di minoranza, Pini ?
GIANLUCA PINI, . Presidente, i pareri sono tutti favorevoli, ad eccezione dell'emendamento Battelli 4.4, sul quale il parere è contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Battelli 4.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
FERDINANDO ALBERTI. Presidente, annuncio il nostro voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pesco. Ne ha facoltà.
DANIELE PESCO. Grazie, Presidente. Si tratta di un emendamento che sembra provocatorio, ma a che cosa vuole riparare questo emendamento ? Al fatto che in Italia, su certi accordi internazionali, non si fa abbastanza informazione: così come pochissimi cittadini italiani sanno cos’è il pochissimi cittadini italiani sapranno che cosa si sta decidendo oggi in quest'Aula. Quindi, chiediamo che siano i comuni a organizzare incontri pubblici per spiegare che cosa viene deciso in questi accordi internazionali, in questi accordi internazionali che approva il PD ! Il PD sta approvando degli accordi che danno in mano a qualcun altro la risoluzione delle crisi delle nostre banche, che daranno in mano a qualcun altro la possibilità di salvare o no i risparmi degli italiani. Ebbene, Presidente, è giusto che se ne parli, è giusto che i comuni si facciano protagonisti su questo importante provvedimento ed è giusto che i comuni ne parlino .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Battelli 4.4, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
FERDINANDO ALBERTI. Dichiaro voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Villarosa. Ne ha facoltà.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, quasi voterei in dissenso, voterei contro l'emendamento del mio collega Pesco e lo vuole sapere perché ? Perché, con questo emendamento, noi cosa chiediamo ? Chiediamo che ci informino, che informino le Camere, ogni anno. Noi abbiamo lo stesso identico passo all'interno del decreto dei famosi sette miliardi e mezzo di Banca d'Italia; se non sbaglio, all'articolo 4, comma 6-, c’è scritto che Banca d'Italia, dopo un anno dall'approvazione di quel provvedimento, quindi, parliamo di febbraio 2014, sarebbe dovuta venire alle Camere a informarci sulle procedure, sui passi avanti. Ebbene, Banca d'Italia è mai venuta ? Non è mai venuta. Questo è il modo che avete di fare le leggi, prima le scrivete e poi non le fate rispettare .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco 4.8, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
GIAMPAOLO GALLI. Presidente, colleghi, vorrei solo fare due osservazioni di carattere quasi tecnico su questo articolo. La prima è che approvando questo trattato, noi facciamo un passo nella direzione che è stata richiesta da un vastissimo movimento di opinione pubblica in questi anni, cioè di non utilizzare più i soldi dei contribuenti per il salvataggio delle banche. Il è esattamente il contrario, è l'unico contrario possibile del e il vuol dire usare i soldi dei contribuenti, vuol dire usare i nostri soldi. Questo è quello che ci ha insegnato la crisi del 2009, enormi quantità di soldi dei contribuenti sono stati utilizzati per salvare le banche e un vastissimo movimento di opinione pubblica e i Governi hanno detto basta, non dobbiamo più salvare le banche.
Quindi, in caso di crisi, d'ora innanzi, salteranno i manager, poi i proprietari delle banche e, poi, naturalmente, gli obbligazionisti e i grandi depositanti. Verranno, comunque, salvaguardati i piccoli depositanti. Chi è contro questo, non può che essere a favore della logica di usare i soldi dei contribuenti per salvare le banche. Questo è un punto tecnico, ma ho l'impressione che non fosse stato del tutto compreso, nella discussione.
Il secondo passo avanti che stiamo facendo è che rescindiamo, o meglio, ci avviamo a rescindere il legame fra la crisi delle banche e la crisi degli Stati. Un altro insegnamento delle crisi di questi anni è stato proprio questo: saltava una banca, questa veniva salvata o richiedeva, comunque, dei soldi pubblici per evitare effetti sistemici e, in particolare, questo metteva in crisi lo Stato. Noi ci accingiamo a fare ciò che già avviene, per esempio, negli Stati Uniti, dove, se va in crisi la banca di uno Stato membro, interviene in realtà la riserva federale o, comunque, intervengono meccanismi di solidarietà. Ecco, questa forse è la parola chiave, assieme a: non usare più i soldi dei contribuenti o a usarli il meno possibile; l'altra parola chiave di questo provvedimento è: solidarietà europea. La solidarietà europea entra in ballo proprio per evitare che uno Stato membro si possa trovare in difficoltà, perché non riesce a far fronte a una crisi di una propria banca. Tutto ciò, come è esplicitamente detto nelle norme che qui stiamo approvando, è fatto in coerenza con tutto l'acquisito del diritto comunitario e, quindi, con il ruolo delle istituzioni democratiche dell'Unione Europea, quindi il Consiglio europeo, ma anche il Parlamento europeo. Naturalmente uno può non essere d'accordo, pensare che sono meglio gli Stati nazionali come li abbiamo conosciuti dall'Ottocento a oggi, ma non può negare che questo è un passo avanti che va nella direzione di risolvere, in chiave europea, in chiave comunitaria, alcuni dei grandi problemi che abbiamo vissuto in questi anni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Villarosa. Ne ha facoltà.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Intervengo per dichiarare voto favorevole all'emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Ruocco. Ne ha facoltà.
CARLA RUOCCO. Presidente, intervengo giusto per rispondere all'intervento che mi ha preceduto, perché si dà per scontato, in quest'Aula, che le banche debbano truffare qualcuno. Infatti, si chiama passo avanti una manovra attraverso la quale, invece, di fare attingere le banche dal pantalone dello Stato, si fanno attingere le banche dal pantalone della povera gente che ha i conti correnti, e questo si chiama passo avanti ! È inevitabile, perché tanto è inevitabile che le banche, in maniera del tutto incontrollata e ingestibile, distruggano i soldi dell'economia reale.
PRESIDENTE. Collega Bossa...
CARLA RUOCCO. Questo è l'unico dato per certo dal Partito Democratico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente, solo per dire che mi sembra che qualcuno non ha capito che qui non stiamo parlando delle banche, stiamo parlato delle banche fallite. Quando una banca è fallita evidentemente qualcuno paga, o i correntisti a cui non restituiscono i soldi o i contribuenti che ci mettono i soldi o un fondo di garanzia, come quello che stiamo mettendo assieme, alimentato dalle banche. Stiamo parlando delle banche fallite, se uno non capisce questo non ha capito nulla del provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Di Battista. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente, ascoltando l'intervento degli onorevoli del Partito Democratico, appare evidente che il vostro, anzi, il loro unico obiettivo è una democrazia bancaria e una Repubblica fondata sul lavoro dei banchieri. Cioè, ci dicono con soddisfazione che hanno fatto un passo in avanti perché son passati dal salvataggio fatto con le tasse dei cittadini al salvataggio delle banche fallite effettuato con i soldi dei correntisti. Mai, mai che vengano salvate le banche prelevando i quattrini che si sono rubati anche gli amici vostri, i banchieri...
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza !
ALESSANDRO DI BATTISTA. Comprendendo le persone che hanno speculato con le banche e sulle banche. Il MoVimento 5 Stelle prima delle banche salva i cittadini dal dissesto idrogeologico !
Se salva una banca se la prende lo Stato italiano, e la nazionalizza, e manda in galera gli amici vostri, che si sono fottuti l'ira di Dio sulla nostra pelle. Vergognatevi !
PRESIDENTE. Chi sta urlando ? Collega Di Battista, la richiamo all'ordine ! Utilizziamo un linguaggio proprio in quest'Aula, per favore !
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Presidente vorrei solo invitare i colleghi a stare su quello che stiamo votando: stiamo semplicemente votando l'articolo 4, che non dice null'altro che fissare l'entrata in vigore di questa legge. Quindi cortesemente, se vogliamo fare della filosofia va bene tutto, ma almeno le dichiarazioni di voto finale teniamole effettivamente per il voto finale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Pesco. Ne ha facoltà.
DANIELE PESCO. Presidente, intervengo sull'articolo 4, sul fatto che l'articolo 4 sancisce l'entrata in vigore di questo provvedimento, e sul fatto che in quest'Aula ho sentito dire troppe cose che non stanno né in cielo né in terra. Quello che è successo in molte banche italiane, tipo ad esempio Monte Paschi, ci fa capire che c'era un partito, il Partito Democratico, che ha influenzato molto l'attività finanziaria di quella banca; e quella banca ha creato grandissimi problemi ai risparmiatori e agli azionisti.
La stessa cosa è successa in altre banche: Banca Marche, Banca Etruria, in tantissime altre banche ! E quello che è successo negli ultimi giorni ha un nome e un cognome, come dicevo prima: Partito Democratico. Gli obbligazionisti che hanno perso i soldi lo devono solo al Partito Democratico, che poteva tranquillamente usare altri metodi per salvare quelle banche, non infilarle in quel Fondo, che non è altro che l'anticamera del Fondo unico europeo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Alberti. Ne ha facoltà.
FERDINANDO ALBERTI. Presidente, dobbiamo parlarci chiaro, perché le crisi bancarie in Italia sono sempre dovute alla politica, che attraverso le fondazioni interviene all'interno dalle banche. Quindi non sono le stesse crisi bancarie che avvengono negli altri Paesi europei ! Questo provvedimento che noi stiamo per votare è un aiuto, è un meccanismo che salverà forse...
FERDINANDO ALBERTI. ...le banche europee, non quelle italiane ! Noi ci stiamo infilando in una cosa che non ci serve, non è di nostra competenza, perché noi gli strumenti per salvare le banche in difficoltà ce li abbiamo già !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Villarosa. Ne ha facoltà.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, i nostri attacchi riguardano principalmente i passi avanti di cui parla questo Governo. Alle banche, da quando siamo arrivati, abbiamo dato 7 miliardi e mezzo con il decreto-legge cosiddetto Banca d'Italia-IMU; abbiamo dato 2 mila miliardi di euro in Europa tramite il progetto ABS-LTRO-TLTRO--, 2 mila miliardi per salvare le imprese. E noi a chi li diamo ? Alle banche ! E nel frattempo c’è gente che chiede l'elemosina e muore di fame fuori da questo palazzo. Vi dovete vergognare !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati . Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto del tutto estranei all'oggetto del provvedimento in esame, gli ordini del giorno Cariello n. 8 e Villarosa n. 15, che richiedono lo svolgimento di un referendum in materia di processo di integrazione europea riproducendo il contenuto di emendamenti già dichiarati inammissibili in Commissione.
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere. Prego, sottosegretario.
IVAN SCALFAROTTO, Signor Presidente, volevo dire in premessa che quasi tutti gli ordini del giorno, fino al numero 34, contengono la medesima premessa. Quindi quando darò parere favorevole, o con riformulazione, o accolto come raccomandazione, in tutti i casi chiedo che sia rimossa l'ultima parte della premessa, dove dice: gli accordi e i trattati sottoscritti dall'Italia devono per buona norma eccetera. Quindi, procedo. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Grillo n. 9/3449/1, purché riformulato eliminando l'ultima parte della premessa, mentre esprime parere favorevole con riformulazione sull'ordine del giorno Parentela n. 9/3449/2, sempre senza l'ultima parte della premessa. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Benedetti n. 9/3449/3, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Brugnerotto n. 9/3449/4, sempre con la riformulazione di cui abbiamo già parlato. Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Ruocco n. 9/3449/5, Pisano n. 9/3449/6, D'Incà n. 9/3449/7 e Da Villa n. 9/3449/9, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Della Valle n. 9/3449/10 con riformulazione – quella che abbiamo già detto – e poi si aggiunge «impegna il Governo a valutare l'opportunità di relazionare ogni sei mesi». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Dieni n. 9/3449/11, purché riformulato togliendo dalla premessa la parte nota e poi «impegna il Governo a valutare l'opportunità di relazionare ogni sei mesi». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Fantinati n. 9/3449/12, purché riformulando la premessa e poi «impegna il Governo a valutare l'opportunità di presentare anche al Parlamento». Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Nuti n. 9/3449/13, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Vallascas n. 9/3449/14, con la riformulazione della premessa e poi diventa «impegna il Governo a valutare l'opportunità di trasmettere alle competenti Commissioni parlamentari la valutazione prevista dall'articolo 16, comma 2, dell'esperienza di attuazione contenuta nelle relazioni elaborate dal Comitato». Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Silvia Giordano n. 9/3449/16, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Lorefice n. 9/3449/17, sempre con la riformulazione che conosciamo.
PRESIDENTE. Le chiedo una cosa, quando lei cita la riformulazione, ci dica sempre se con quella riformulazione è favorevole, ci aiuta per il verbale.
IVAN SCALFAROTTO, Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno D'Ambrosio n. 9/3449/18 se si accetta la riformulazione, per cui c’è la premessa e poi diventa « a valutare l'opportunità di relazionare al Parlamento». Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Cecconi n. 9/3449/19 e Colonnese n. 9/3449/20, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Mantero n. 9/3449/21, purché riformulando la solita parte della premessa e poi «impegna il Governo a valutare l'opportunità di relazionare in merito...». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Baroni n. 9/3449/22 riformulando la premessa e «impegna il Governo a valutare l'opportunità di relazionare alle Camere».
Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Battelli n. 9/3449/23, Bonafede n. 9/3449/24 e Pesco n. 9/3449/25, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Alberti n. 9/3449/26 sempre con la riformulazione della premessa e poi «impegna il Governo a valutare la possibilità di predisporre misure». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Di Battista n. 9/3449/27 con la riformulazione della premessa e poi nel dispositivo «a valutare l'opportunità di predisporre misure». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Manlio Di Stefano n. 9/3449/28 con la riformulazione della premessa e poi «a valutare l'opportunità di predisporre misure». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Scagliusi n. 9/3449/29 con la riformulazione della premessa e poi nel dispositivo «a valutare l'opportunità di predisporre misure». Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Nesci n. 9/3449/30, Micillo n. 9/3449/31 e Carinelli n. 9/3449/32, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Liuzzi n. 9/3449/33 se si accetta la riformulazione della premessa e poi nel dispositivo «a valutare l'opportunità di predisporre». Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno De Lorenzis n. 9/3449/34, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/3449/35.
PRESIDENTE. Chiedo alla presentatrice se insista per la votazione dell'ordine del giorno Grillo n. 9/3449/1, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, chiedo la votazione per parti separate, premesse e impegno.
PRESIDENTE. Un attimo solo. Come sempre votiamo prima l'impegno e poi, se l'impegno viene respinto, non votiamo la premessa.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Della Valle. Ne ha facoltà.
IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, solo un chiarimento: la premessa è stata modificata, quindi, solo per chiarire, se votiamo prima l'impegno poi non viene più votata la premessa come riformulata o nella parte come presentata dal proponente ?
PRESIDENTE. Noi stiamo votando l'ordine del giorno così com’è, perché questo era stato accolto come raccomandazione dal Governo. Quindi il testo è quello lì, quello che avete presentato, quello che ha presentato la collega Grillo, premessa e impegno. Votiamo l'impegno.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grillo n. 9/3449/1, limitatamente all'impegno, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
SILVIA BENEDETTI. Signor Presidente, vorrei mettere in votazione l'ordine del giorno, volevo anche un attimo spiegarlo, perché appunto questo disegno di legge in esame è stato approvato dal Senato il 25 novembre 2015 e ha come fine quello di ratificare e rendere esecutivo l'accordo sul trasferimento e la messa in comune dei contributi al Fondo unico di risoluzione. Il contenuto essenziale è rappresentato dall'obbligo per gli Stati membri di trasferire le contribuzioni delle banche aventi sede nel proprio territorio al Fondo unico di risoluzione, che diventa quindi lo strumento per intervenire a livello comune sulle eventuali crisi del sistema bancario. Gli accordi e i trattati sottoscritti dall'Italia devono essere visionati chiaramente e approvati dal Parlamento italiano, è quanto stiamo facendo oggi.
Quello per cui appunto ho fatto questo ordine del giorno è perché voglio impegnare il Governo a trasferire al Fondo i contributi raccolti ex articoli 103 e 104 della direttiva BRR, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore dell'accordo, se successiva al 30 giugno 2016. Quindi, voglio spiegare questo ordine del giorno nella speranza che il Governo ravveda la sua decisione, anche per l'assurdità di questa ratifica che andiamo facendo e che toglie sovranità all'Italia .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Benedetti n. 9/3449/3, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Grazie Presidente. Intervengo brevemente per far rendere conto che il parere contrario su questo ordine del giorno è un po’ paradossale nel senso che noi chiediamo semplicemente che in funzione all'articolo 1, comma 1, lettera a), di questa di questa ratifica, ogni qual volta la Commissione in esame trasferisca i contributi raccolti a livello nazionale, possa in un qualche modo relazionare e si possa quindi far capire quello che sta accadendo. Semplicemente per una questione di trasparenza, per una questione di rendere edotti su quello che sta succedendo. Ormai siamo al punto in cui stiamo votando degli ordini del giorno, quindi è chiaro che questo provvedimento per la maggioranza deve essere portato a casa. Quello che stiamo cercando di fare è di mettere dei correttivi, impegnando quindi almeno la conoscenza e l'informazione di quello che succede nel momento in cui vengono trasferiti i fondi secondo il Regolamento SRM al Fondo di Risoluzione Unico, chiedendo per l'appunto che la Commissione competente venga in un qualche modo informata. È molto semplice e lineare e serve per l'appunto per rendere edotti i cittadini su tutto ciò !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Incà n. 9/3449/7, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
MARCO DA VILLA. Grazie Presidente. Il paradosso continua, perché non si capisce il parere negativo a questo ordine del giorno che appunto impegna il Governo a sottoscrivere i futuri accordi, specificando espressamente nelle dichiarazioni di intenti che i processi di ratifica debbano avvenire consentendo tempi congrui per la discussione parlamentare nel pieno rispetto dei Regolamenti parlamentari degli Stati membri. Vede noi siamo ridotti a questo, a chiedere che negli accordi internazionali si inseriscano queste clausole, perché la maggioranza e il Governo non rispettano i regolamenti delle nostre Camere e quindi non ci permettono di avere il tempo congruo per poter analizzare questi provvedimenti. Sappiamo che questo provvedimento è stato assegnato ieri sera e questa notte non era minimamente disponibile il testo per poterlo analizzare, questa mattina si è riunita la Commissione Affari esteri per analizzare il provvedimento, mentre la Commissione Finanze non ha potuto esprimere il proprio parere, visti i tempi così stretti, e invece sarebbe stato necessario che lo esprimesse, visto l'argomento, infatti abbiamo visto anche che i maggiori interventi sono venuti proprio dai nostri componenti della Commissione Affari esteri.
Non ci spieghiamo quindi veramente questo parere negativo su un ordine del giorno che chiede una cosa che non si dovrebbe neanche porre in discussione, cioè che il Parlamento possa avere il tempo necessario per poter analizzare gli atti che gli vengono sottoposti e quindi poter poi giungere a una votazione consapevole e pienamente aggiornata del provvedimento. Questo dal nostro punto di vista non è avvenuto e quindi ci tocca chiedere il voto e di porre in votazione questo ordine del giorno .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Da Villa n. 9/3449/9, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
IVAN DELLA VALLE. Poiché non accettiamo la riformulazione, chiederei di esporre il nostro ordine del giorno. In questo ordine del giorno chiediamo di relazionare ogni sei mesi alle competenti Commissioni parlamentari sullo stato dei rimborsi di indennizzo agli Stati membri non partecipanti, di cui all'articolo 15, comma 2 dell'accordo in oggetto. Chiediamo di relazionare ogni sei mesi e quindi troviamo assurdo che il Governo ci chieda di riformulare con «a valutare l'opportunità». Capiamo che questo Governo non vuole la trasparenza, capiamo che l'esempio di IMU -Banca d'Italia, dove dopo un anno nessuno è venuto a relazionarci fa da esempio, quindi mettete le mani avanti e dite «no, ma figuriamoci se ogni sei mesi possiamo relazionare, non relazioniamo su un decreto del genere dopo un anno». Siamo tutti qua ad aspettare, abbiamo fatto interrogazioni, abbiamo fatto di tutto e nessuno ci dice niente, figuriamoci se accettate di relazionare ogni sei mesi. Oltretutto questa ratifica è arrivata così di fretta, senza dare alcun tempo utile, ebbene io mi chiedo: sapete quali sono le persone che lavorano così, di fretta, senza trasparenza ? I ladri !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Della Valle n. 9/3449/10, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
FEDERICA DIENI. No, signor Presidente. Già questa ratifica è una indecenza, una indecenza perché, per l'ennesima volta, il PD sta regalando dei soldi alle banche e sta speculando sui risparmiatori privati; quindi, si trattava semplicemente di un ordine del giorno e sappiamo tutti che un ordine del giorno purtroppo ha un potere diciamo molto limitato perché non vincola alcunché, in questo caso non accetto la riformulazione ovviamente perché impegnavo semplicemente il Governo a relazionare ogni sei mesi alle competenti Commissioni parlamentari sullo stato dei rimborsi di indennizzo agli Stati membri non partecipanti, di cui all'articolo 15, dell'accordo in oggetto, agli Stati membri non partecipanti. Ho concluso i tempi ?
PRESIDENTE. Tecnicamente sì, poi le spiego perché.
FEDERICA DIENI. Concludo cosi, grazie.
PRESIDENTE. Prendo atto che si insiste per la votazione.
Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha esaurito anche gli ulteriori tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza; come già fatto in precedenti analoghe circostanze, la Presidenza consentirà ai deputati di tali gruppi lo svolgimento di brevi interventi della durata di un minuto da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dieni n. 9/3449/11.
Dichiaro aperta la votazione.
MATTIA FANTINATI. Grazie Presidente, non accolgo la riformulazione; volevo soltanto dire che difficilmente riesco a capire questa riformulazione; capisco che l'espressione: «a valutare l'opportunità di» possa sistemare molte cose ma, a questo punto, togliamoci la maschera e diciamo che noi siamo contrari anche a presentare al Parlamento, come descrive appunto il mio ordine del giorno, una relazione dettagliata; non ci vedo sinceramente nulla di male. Forse a dare qualche informazione in più è meglio proprio per lasciare al Parlamento la facoltà di prendere le decisioni
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fantinati n. 9/3449/12.
Dichiaro aperta la votazione.
RICCARDO NUTI. Si, Presidente chiedo di metterlo in votazione anche perché il parere contrario non ha molto senso in questo caso; intanto ricordiamo che, se questo accordo lo stiamo votando in questo momento, è anche grazie all'appoggio che la maggioranza ha avuto da un partito di finta opposizione quale Sinistra Italiana che aiuta in questo vero scempio, in questo furto che sta avvenendo.
Questo ordine del giorno impegna il Governo a far sì che l'accordo in oggetto sia pubblicato oltre che nella lingua di cui al comma 2 dell'articolo 16 dell'accordo stesso, anche nella lingua dei Paesi che abbiano un accordo di associazione con l'Unione Europea. Non mi sembra che questo ordine del giorno chieda qualcosa di impossibile, ma siccome ormai viene dato parere contrario a prescindere, lo mettiamo in votazione e vediamo se magari qualche collega lo valuta nel merito e dà un voto favorevole, grazie.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nuti n. 9/3449/13.
Dichiaro aperta la votazione.
ANDREA VALLASCAS. Grazie Presidente, non accetto la riformulazione, chiedo brevemente di fare una piccola spiegazione, perché comunque noi riteniamo che la semplice trasmissione dell'atto alle Commissioni non sia sufficiente. Questo deve essere, visto soprattutto il tema molto delicato e importante, portato all'attenzione della Commissione e quindi valutato e quindi anche votato. Un voto che deve essere ovviamente poi preso in considerazione dal Governo. Quindi rifiuto nuovamente la riformulazione e chiedo appunto che venga messo in votazione il mio ordine del giorno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vallascas n. 9/3449/14.
Dichiaro aperta la votazione.
SILVIA GIORDANO. Grazie Presidente, noi con questo ordine del giorno vogliamo impegnare il Governo a relazionare alle competenti Commissioni in merito all'interpretazione dell'accordo conformemente alla normativa dell'Unione sulla risoluzione degli enti. A differenza degli altri ordini del giorno, perché questo non è il primo in cui chiediamo al Governo di relazionare alle Commissioni competenti, qui non mettiamo neanche un limite di tempo, non c’è «entro sei mesi», non mettiamo limiti di tempo. Vorrei chiedere al Governo se può motivare il fatto che non ci debba essere neanche un minimo di relazione e di chiarimento alle Commissioni competenti, visto che comunque dovrebbero avere tutto il diritto di sapere come stanno le cose e qual è il lavoro che si sta svolgendo; se si può avere una risposta dal Governo, grazie Presidente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Bonafede. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presidente, su questo ordine del giorno in particolare, ribadisco quello che ha già detto la collega Giordano sull'importanza di relazionare alle competenti Commissioni in merito all'interpretazione dell'accordo conformemente alla normativa dell'Unione sulla risoluzione degli enti e su questo punto, Presidente, c’è un impegno del Governo rispetto a qualsiasi provvedimento dovrebbe poter prendere perché in particolare, Presidente, ci stiamo riferendo alla capacità, alla possibilità per il Parlamento di intervenire nell'interpretazione di questi accordi che spesso invece rimangono estranei al Parlamento e vengono successivamente calati dall'alto.
Tra l'altro, Presidente, non condivido il fatto che il Governo abbia voluto togliere una parte della premessa che secondo me era assolutamente da condividere.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Silvia Giordano n. 9/3449/16.
Dichiaro aperta la votazione.
MARIALUCIA LOREFICE. Grazie, Presidente. Io non accetto la riformulazione di questo ordine del giorno, con il quale abbiamo chiesto al Governo di valutare la compatibilità delle norme di attuazione dell'Accordo con le competenze dell'Unione, relativamente al mercato interno. Ne approfitto anche per ricordare che gli accordi e i trattati che vengono sottoscritti dall'Italia devono essere visionati e approvati dal Parlamento, che – lo ribadiamo ancora una volta in questa sede – rappresenta il popolo italiano. Quindi, questo deve essere fatto anche con i tempi adeguati e in modo adeguato, cosa che non è assolutamente avvenuta in questo contesto. Infatti, siamo tuttora in un Paese democratico, in un'Europa democratica e, quindi, tutto deve avvenire nel rispetto dei tempi e in modo adeguato .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lorefice n. 9/3449/17.
Dichiaro aperta la votazione.
GIUSEPPE D'AMBROSIO. Grazie, Presidente. Chiaramente rifiuto la riformulazione che il Governo ha proposto per un motivo molto semplice: perché comunque, come stiamo dicendo dall'inizio, questo atto è partito davvero in una maniera indecente. Infatti, come richiederebbe la buona norma, tutti quelli che sono i trattati che dovrebbero essere sottoscritti dall'Italia dovrebbero in qualche modo essere valutati e approvati dal Parlamento con tempo congruo. Invece, ci troviamo, ancora una volta, di fronte a una violenza attuata nei confronti del Parlamento. Quindi, francamente veder trasformato quello che era un impegno nei confronti del Governo in un valutare un impegno alla fine è ridicolo; quindi insisto per la votazione, che lo boccino pure .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Ambrosio n. 9/3449/18.
Dichiaro aperta la votazione.
ANDREA CECCONI. Grazie, Presidente. A parte il fatto che il parere contrario rispetto alle premesse, nel senso di togliere «in tal senso si stigmatizza l'iter procedurale fin qui seguito», già pone alcuni quesiti in merito a quello che è l'operato del Governo. Comunque volevo informare la Presidenza che ritiro l'ordine del giorno, ritiro l'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo alla presentatrice se insista per la votazione dell'ordine del giorno Colonnese n. 9/3449/20, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
VEGA COLONNESE. Grazie, Presidente. Io voglio che sia posto in votazione e voglio illustrarlo. Voglio illustrare l'impegno che abbiamo chiesto al Governo, che è a valutare gli effetti applicatori dell'accordo, al fine di adottare, nelle opportune sedi, le iniziative di competenza per modificare l'accordo, con particolare riferimento alla congruità del termine di trasferimento dei contributi corrispondenti a ciascun anno, fissato al 30 giugno dello stesso anno.
Ritengo che almeno una votazione favorevole di un ordine del giorno ripristini in un po'di correttezza. Almeno riuscirà a farvi dormire un po’ stanotte, visto quello che avete combinato in queste poche ore .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Colonnese n. 9/3449/20.
Dichiaro aperta la votazione.
MATTEO MANTERO. Ci ho pensato bene, ma non accetto alla fine. Questo ordine del giorno è molto semplice: impegna il Governo a relazionare in merito all'applicazione dell'Accordo conformemente ai trattati su cui si fonda l'Unione europea. Sappiamo che gli ordini del giorno hanno già un valore praticamente nullo, se ci aggiungiamo anche che il Governo deve valutare l'opportunità di relazionare, il valore già basso dell'ordine del giorno praticamente si riduce sotto zero.
In realtà, però, questo ordine del giorno ha un valore notevole, cioè quello di farvi stare un minuto ancora dentro quest'Aula. Questo è un impegno che ci prendiamo: tutte le volte che voi farete un regalo alle un regalo alle banche, un regalo alle industrie del farmaco, noi vi terremo dentro quest'Aula il più possibile .
PRESIDENTE. Con l'intervento del deputato Mantero, sono finiti tutti i tempi a disposizione del gruppo MoVimento 5 Stelle – colleghi, per favore ! – anche a titolo personale, è finito tutto. Avverto che io interpellerò a coloro che hanno presentato l'ordine del giorno e mi segnaleranno se sono contrari o a favore, ma semplicemente con un cenno e ci capiremo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mantero n. 9/3449/21.
Dichiaro aperta la votazione.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente, chiedo la votazione per parti separate.
PRESIDENTE. Come sempre metteremo in votazione prima l'impegno e poi, se viene bocciato l'impegno, non viene messa in votazione la premessa.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'impegno dell'ordine del giorno Di Battista n. 9/3449/27, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
MANLIO DI STEFANO. Presidente, chiedo la votazione per parti separate.
PRESIDENTE. Sta bene, quindi mettiamo in votazione l'impegno dell'ordine del giorno Manlio Di Stefano n. 9/3449/28. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'impegno dell'ordine del giorno Manlio Di Stefano n. 9/3449/28, su cui vi è il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
DALILA NESCI. Presidente, intervengo al volo.
Non vorrei che il parere contrario del Governo fosse dovuto al fatto che nell'ultimo rigo dell'impegno ci si riferisce alla direttiva BRR: ovviamente non è così, è la direttiva BRRD, la n. 59 del 2014 .
PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nesci n. 9/3449/30, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. Annuncio il voto favore della componente socialista e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pini Gianluca, che non vedo in Aula, si intende che vi abbia rinunziato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Esprimo il voto favorevole del mio gruppo e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione, che non vedo in Aula, si intende che vi abbia rinunziato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO. Presidente, intervengo solo per dichiarare il voto favorevole, rimettendoci all'intervento fatto in apertura dell'esame degli emendamenti da parte dell'onorevole Giorgetti per il gruppo di Forza Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pesco. Ne ha facoltà.
DANIELE PESCO. Grazie, Presidente. Ci troviamo ormai al voto finale di un accordo che il MoVimento 5 Stelle non condivide in pieno. Non l'ha condiviso al Senato, astenendosi – e sappiamo benissimo che l'astensione è pari a un voto contrario –, non l'ha condiviso nelle Aule del Parlamento europeo e non lo condivide ora, nell'Aula della Camera dei deputati. Presidente, non lo condividiamo perché invece condividiamo una cosa fondamentale, un articolo della nostra Costituzione, l'articolo 47. L'articolo 47 sancisce che la Repubblica tutela e incoraggia il risparmio . Le ultime direttive approvate da questo Parlamento in materia bancaria sanciscono, invece, che la Repubblica non incoraggia e non tutela il risparmio. Non l'ha fatto quando ha provato il e non lo sta facendo ora, quando mette le risorse delle banche italiane nelle mani di un'entità non si sa amministrata da chi e che deciderà quali banche salvare.
E noi siamo timorosi, Presidente, timorosi, perché il Partito Democratico e questa maggioranza hanno sostenuto un Governo che domenica scorsa, lo ripeto, domenica scorsa ha bruciato i risparmi di risparmiatori di quattro banche importanti del territorio, tra cui una, sappiamo benissimo, e sulla quale ci sono già tantissime ombre, riguarda, guarda caso, il Ministro Boschi .
Ebbene Presidente, ci sono quattro banche importanti, Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti, Cari Ferrara, quattro banche i cui risparmiatori hanno visto bruciare le proprie obbligazioni, ma sapete come i direttori di banca vendono le obbligazioni ai propri clienti ? Li convincono, dicendo che sono obbligazioni sicure e, invece, no, perché arriva il Governo, il Governo del PD e dice che quelle obbligazioni non sono più sicure, quelle obbligazioni sono carta straccia e viene buttata via in questo modo ! Ma ci rendiamo conto, Presidente ? Ci rendiamo conto ? Il Governo ha fatto questa cosa e continua su questa strada, continua su questa strada tramite questa ratifica che dice che chi deciderà su come salvare le banche sarà un ente che non conosciamo, sarà una rappresentazione delle banche nazionali più altri cinque personaggi che non sappiamo chi sono, e questo non è possibile, Presidente. Non è possibile.
Troppe ratifiche sono state fatte in questo Parlamento, ratifiche che sono andate contro gli interessi dei cittadini italiani, come ad esempio il che ci sta strangolando, i nostri comuni non possono spendere, e poi il Patto di stabilità ! Ma ci rendiamo conto ? Continuiamo a fare delle cose che vanno contro i nostri interessi. Abbiamo perso la sovranità monetaria e adesso perdiamo l'ultimo scampolo, quello che ci rimaneva: poter decidere su come salvare le banche. Avevamo un Fondo interbancario alimentato dalle banche, quando ce n'era bisogno, che non potrà più funzionare, se non per salvaguardare, quanto meno, i conti correnti sotto i centomila euro, perché sappiamo benissimo che quelli sopra i centomila euro potranno essere tagliati nello stesso modo in cui sono state azzerate le obbligazioni di queste quattro banche, domenica scorsa, con un decreto fatto da questo Governo.
Presidente, veramente, i risparmiatori non sanno cosa fare, sono in pericolo; i risparmiatori, sono in pericolo per colpa vostra, ormai non sanno più come investire i soldi e, forse, è stato fatto tutto a tavolino. Rendiamoci conto: vi sono banche gestite male, come, ad esempio, Monte dei Paschi di Siena, negli ultimi anni, ma anche altre banche sono state gestite male, senza che la vigilanza della Banca d'Italia facesse le cose importanti per riuscire a fermare elargizioni di fidi facili, elargizioni di crediti...
PRESIDENTE. Collega Tancredi, collega Tancredi, per favore...
DANIELE PESCO. Sembra proprio una misura costruita a tavolino, si fanno gestire male le banche, non si governano, non si governa la vigilanza, non si interviene o, se si interviene, si interviene marginalmente e, poi, cosa succede ? Succede il patatrac, le banche sono da salvare, ma non è vero, perché si potevano salvare in altro modo, con il Fondo interbancario; potevano farlo tutte le banche, un po’ come hanno fatto adesso, potevano farlo in modo più serio, non trascurando gli interessi dei risparmiatori e noi chiederemo a tutti i risparmiatori di queste banche di venire in Parlamento, di far sentire le loro ragioni, perché non è giusto quello che è successo, Presidente, non è giusto, assolutamente.
I risparmiatori di Cari Ferrara, di Banca Etruria, di CariChieti sono stati trattati male. Non è giusto, Presidente, non è giusto ! Ed è grazie all'intervento di questo Governo, lo ripeto, è grazie all'intervento di questo Governo ! E tutti i cittadini si devono rendere conto di cosa ha fatto questo Governo che continua imperterrito sulla stessa strada. Presidente, è una cosa vergognosa, lo ripeto, è una cosa vergognosa. Dobbiamo riuscire a tutelare la Costituzione, l'articolo 47; avete preso delle misure che sono contrarie all'articolo 47 della Costituzione. Volevate modificarlo ? Potevate farlo, avete stravolto la Carta costituzionale, facendo quello che avete fatto e che state facendo sul Senato. Già che c'eravate potevate cancellare anche l'articolo 47, una volta per tutte. Eh no, invece, no, non lo avete fatto, perché, come in ogni cosa, cercate di fare le cose e di non metterci la faccia, come è successo, ad esempio, ieri, con l'anatocismo, un'altra pagina bieca della Commissione finanze. Ieri, veramente, il PD ha fatto una risoluzione che sembrava quasi che chiedesse di abolire del tutto l'anatocismo e, invece, no, è andato ad approvare una modifica sulla risoluzione SEL, così che l'anatocismo continuerà ad essere possibile.
Presidente, è molto semplice. Ad esempio, l'anatocismo è l'interesse composto. Sappiamo benissimo che è essere possibile capitalizzare interessi solo in due casi: nel momento in cui lo decide un giudice, oppure nel momento in cui si tratti dopo la scadenza degli interessi. Ebbene nella risoluzione SEL è stata fatta una modifica, grazie a questo Governo e grazie a questi partiti che lo hanno appoggiato, ai partiti di maggioranza, è stato stabilito che grazie a questa risoluzione si chiede al Governo che gli interessi anche scaduti possano essere tranquillamente caricati sul fido; ma sul fido gli interessi produrranno altri interessi: ancora l'anatocismo. Grazie PD, grazie SEL, sempre a dare una mano ai risparmiatori !
Grazie, continuate così ! Ma prima o poi apriranno gli occhi, prima o poi gli italiani apriranno gli giochi e, grazie al MoVimento 5 Stelle, grazie ai cittadini che un pochino si attiveranno, riusciremo a far capire a tutti di che pasta sono fatte queste persone, questo partito, questo Governo, Presidente ! Non aggiungo altro, e ripensateci !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega La Russa che si era iscritto e quindi può parlare, anche se in ritardo rispetto all'ordine di iscrizione. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Grazie Presidente, mi meraviglio che lei parli di ritardo, di fronte a un provvedimento che avevamo tutto il tempo di approvare in un momento migliore e che, invece, approviamo con grande ritardo il 25 novembre, con l'approssimarsi della scadenza del 30 novembre. Io accetto per buono il suo cortese semi rimprovero per essermi iscritto in ritardo, spero che il Governo accetti il rimprovero per farci votare questo provvedimento in queste condizioni, alle 9 meno un quarto del 25 novembre su un tema...
PRESIDENTE. Colleghi per favore, per favore, per favore !
IGNAZIO LA RUSSA. Del 26 ?
PRESIDENTE. 26 novembre. Prego, vada avanti.
IGNAZIO LA RUSSA. 26, vi avevo abbonato un giorno, dovete ringraziarmi. Invece è il 26, neanche il 25...
PRESIDENTE. Collega La Russa, si rivolga alla Presidenza, per favore, la ringrazio. Si rivolga alla Presidenza, così i lavori possono procedere in maniera molto più serena.
IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, non sono polemico e non sto facendo niente di provocatorio.
PRESIDENTE. No, no, infatti, prego.
IGNAZIO LA RUSSA. Mi piace questo dialogo. Vede, Presidente, un provvedimento come questo è la testimonianza certa che, in Italia, i risparmiatori, ormai, non sono minimamente tutelati dal Governo. Mi sono chiesto se sta facendo qualcosa, il Governo, a favore dei risparmiatori; mi sono dato una risposta: siamo ingenerosi, il Governo sta facendo qualcosa, sta eliminando la possibilità di risparmiare, così non ci saranno più risparmiatori e non potranno essere danneggiati; quando il risparmio sarà uguale a zero, nessuno potrà più danneggiare i risparmiatori e, se andiamo avanti così, se chi ha dei titoli obbligazionari se li potrà vedere azzerare nel giro di un minuto, per il fallimento di una banca che doveva essere controllata, e loro tutelati, il momento in cui i risparmiatori saranno veramente pochini, si avvicina drammaticamente. Vede, signor Presidente, mi rivolgo doverosamente a lei...
PRESIDENTE. E la ringrazio.
IGNAZIO LA RUSSA. Ma posso rivolgermi anche al Governo, come lei sa, non solo a lei, noi siamo molto preoccupati. Non per questo singolo provvedimento, per l'intera costruzione che da mesi, da anni, ormai, stiamo vivendo sulla nostra pelle, sulla pelle degli italiani, sulla pelle dei risparmiatori. In un altro momento il Governo regalò pacchi di milioni di euro al Monte dei Paschi di Siena. Quando conviene, una banca la si salva, quando, invece, c’è da salvare i risparmiatori, non si salva nessuno, ci si piega a provvedimenti che vengono da lontano e che non possono, certamente, essere annoverati tra i provvedimenti che sono a tutela dei nostri risparmiatori.
Vede, Presidente : Bravo ! Grazie, chi ha detto bravo ?
PRESIDENTE. Vada avanti, vada avanti, non credo fosse...
IGNAZIO LA RUSSA. Posso andare anche indietro e ricominciare daccapo, se mi piace.
PRESIDENTE. Tanto il tempo è sempre quello.
IGNAZIO LA RUSSA. Il tempo c’è, io resterò qui fino alla fine, non voglio che manchi il numero legale, quindi, voterò, alla fine, con voi, perché voglio votare, forse, poi controllo bene il numero, voglio votare contro questo provvedimento e lo farò a nome di molti, molti, molti più italiani di quelli che lo verranno mai a sapere, perché il modo con cui voi proponente questi provvedimenti, come quello sulla cittadinanza, come la riforma costituzionale, come i provvedimenti che riguardano la sicurezza, è finalizzato a far sì che nessuno ne sappia niente.
Allora il mio piccolo, forse per voi insignificante, voto ci sarà, con tutta la forza della mia piccola passione politica, contro questo provvedimento -.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Carrozza. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA CARROZZA. Presidente, onorevoli colleghi, anch'io consegnerò il testo dell'intervento più dettagliato per la pubblicazione in calce al resoconto . Voglio solo dire due parole.
Anch'io ho una passione politica, e i trattati li leggo. Questa è la ratifica di un trattato internazionale e intergovernativo che rappresenta il terzo passaggio dell'unione bancaria europea; e in questo particolare caso noi stiamo deliberando il conferimento ad un Fondo unico di garanzia, di risoluzione, che dovrà in qualche modo fare fronte alle crisi finanziarie delle banche principali europee. Per saperne di più, quindi, basta leggere il Trattato: è abbastanza trasparente e chiaro nei suoi meccanismi e nel suo funzionamento, ed è già studiato nelle aule universitarie.
Penso che noi come Paese abbiamo sempre sostenuto l'importanza dei meccanismi di integrazione. Certamente quello dell'unione bancaria non dev'essere l'unico meccanismo di integrazione, ma questo è un passaggio importante e va a tutela dei risparmiatori e non contro gli interessi dei risparmiatori, che spero non ascolteranno queste parole confuse: perché se c’è bisogno in questo momento di qualcosa è di chiarezza, di fiducia nelle istituzioni europee, e di coraggio nel procedere nell'integrazione !
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3449, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale, già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione, dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato: n. 2613-B: Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo approvato l'articolo 1.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Non essendovi iscritti a parlare sul complesso degli emendamenti, come stabilito in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, il seguito dell'esame del provvedimento avrà luogo nella seduta di martedì prossimo 1o dicembre, a partire dalle ore 10,30.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 25 novembre, il presidente del gruppo parlamentare Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini ha reso noto che la deputata Barbara Saltamartini è stata eletta vicepresidente del gruppo.
PRESIDENTE. Comunico che con lettera pervenuta in data odierna, la deputata Giovanna Martelli, già iscritta al gruppo parlamentare Partito Democratico, ha dichiarato di avere aderito al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritta.
PRESIDENTE. Comunico che la Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza la deputata Simona Malpezzi, in sostituzione la deputata Chiara Scuvera, dimissionaria.
PRESIDENTE. Comunico che la Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro il deputato Emiliano Minnucci in sostituzione della deputata Flavia Piccoli Nardelli, dimissionaria.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.