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Lunedì 04 Ottobre 2010 ore 16:00
Seduta di assemblea numero 377 della XVI legislatura
Resoconto stenografico
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Seduta di assemblea numero 377 della XVI legislatura del 04/10/2010
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- Lettura Verbale
- Missioni
- Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (Modifica nella composizione)
- Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi (Modifica nella composizione)
- Mozioni Di Pietro ed Evangelisti n. 1-00435, Franceschini ed altri n. 1-00438 e Casini ed altri n. 1-00446: Iniziative di competenza per la cessazione dell'incarico ad interim di Ministro dello sviluppo economico e per l'attivazione delle procedure per la nomina di un nuovo Ministro (Discussione)
- Ordine del giorno della seduta di domani
, legge il processo verbale della seduta del 20 settembre 2010.
. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Barbieri, Berlusconi, Bocchino, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brunetta, Buonfiglio, Burtone, Carfagna, Casero, Cicchitto, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, D'Amico, De Girolamo, Donadi, Renato Farina, Fassino, Fitto, Franceschini, Frattini, Fucci, Fugatti, Galati, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Laganà Fortugno, Leone, Mantovano, Margiotta, Maroni, Martini, Mecacci, Meloni, Miccichè, Migliori, Leoluca Orlando, Polledri, Prestigiacomo, Ravetto, Razzi, Reguzzoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Stefani, Stucchi, Tenaglia, Tremonti, Urso, Vegas, Vitali, Vito, Volontè e Zacchera sono in missione a decorrere dalla seduta odierna. Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna.
. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, il deputato Roberto Speciale, in sostituzione del deputato Marcello Taglialatela, cessato dal mandato parlamentare.
. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi il deputato Flavia Perina, in sostituzione del deputato Francesco Colucci, dimissionario.
. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Di Pietro ed Evangelisti n. 1-00435, Franceschini ed altri n. 1-00438 e Casini ed altri n. 1-00446, concernenti iniziative di competenza per la cessazione dell'incarico di Ministro dello sviluppo economico e per l'attivazione delle procedure per la nomina di un nuovo Ministro . Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea . Avverto che la mozione Di Pietro ed Evangelisti n. 1-00435 è stata sottoscritta anche dall'onorevole Di Stanislao.
. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni. È iscritto a parlare l'onorevole Di Stanislao, che illustrerà anche la mozione Di Pietro ed altri n. 1-00435, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, oggi potrebbe essere un buon giorno, finalmente, perché è il giorno in cui tutti i nodi vengono al pettine. Noi dell'Italia dei Valori siamo, in questa situazione, dalla parte di coloro che hanno spinto e voluto fortemente che si portassero questi nodi al pettine, per rivendicare il merito politico e istituzionale, ma anche etico, di avere portato queste situazioni ad un punto di non ritorno. È evidente che diventa difficile bocciare l' di un Presidente del Consiglio che si ritiene il miglior Ministro dello sviluppo economico che l'Italia abbia mai avuto, ma tant'è! Noi oggi passiamo dalla fase dell'ennesimo teatrino della politica, di cui è protagonista il Presidente del Consiglio, nonché Ministro - Ministro fantasma, peraltro - ad un insuccesso, comunque vada, per il Governo e per lo stesso Primo Ministro. Evidentemente, in questa situazione non ci rallegriamo di quello che sta subendo l'Italia, il mondo economico, il mondo delle imprese, i lavoratori, le organizzazioni sindacali, l'intero sistema Paese, ed è evidente che, su questo tema, ci vogliamo misurare e vogliamo chiamare ad un confronto aspro, serrato, serio, fatto di numeri e non di balle, il Governo e il Primo Ministro, nonché Ministro dello sviluppo economico. Vi è un tema che sembra residuale e quasi accantonato dalla dicitura di questo nuovo e antico Ministero. In poche parole, esso si definisce Ministero dello sviluppo economico e qualcuno pensa che finisca lì: cosa dovrebbe ancora fare? Mi sono dilettato ad andare a verificare, andando sul sito del Governo e cercando di capire qual è la declinazione dell'impegno di un Ministero dello sviluppo economico. Ve lo dico brevemente, perché si tratta, in questi cinque mesi, in questi 150 giorni, di un clamoroso fallimento a trecentosessanta gradi del Ministro fantasma Silvio Berlusconi. Dal sito del Ministero dello sviluppo economico, nell'area competenze del Ministero, si leggono le testuali parole: «Il nuovo Ministero dello sviluppo economico, che comprende attività produttive, commercio internazionale, comunicazioni e politiche di coesione, è l'amministrazione di riferimento per i settori portanti dell'economia italiana, sia in termini di promozione e sviluppo della competitività del sistema produttivo nazionale, che in termini di armonizzazione e monitoraggio del mercato interno. Ha competenza in materia di programmazione, coordinamento, attuazione e verifica degli interventi per lo sviluppo e la coesione economica, sociale e territoriale, con particolare riguardo alle aree sottoutilizzate. Pone in essere politiche di supporto alla competitività delle grandi imprese nei settori strategici, provvede alle politiche dei distretti industriali, allo sviluppo per l'innovazione tecnologica, agli interventi di reindustrializzazione e riconversione dei settori di aree industriali colpite da crisi. Attua politiche di sviluppo industriale per le piccole e medie imprese. Provvede alla elaborazione delle linee di politica energetica di rilievo nazionale e coordina le attività connesse agli interventi di programmazione nazionale e regionale nei settori energetico e minerario. Si occupa inoltre di telecomunicazioni, commercio internazionale, promozione e tutela della proprietà industriale; monitoraggio ed azioni di contrasto al fenomeno della contraffazione e tutela della proprietà intellettuale». Questo Ministero è dunque il cuore e l'amministrazione di riferimento per i settori portanti dell'economia italiana, il punto di riferimento di un Paese, colpito dalla più grande crisi economica mai avvenuta, e che ha pagato, sta pagando e pagherà ancora per molto tempo queste terribili conseguenze. Eppure, il dicastero - ribadisco - più importante in questo momento è da centocinquanta giorni senza un Ministro. Sì, perché dal 5 maggio 2010, il Presidente del Consiglio dei ministri ha assunto l'incarico di Ministro dello sviluppo economico, in seguito alle dimissioni del Ministro Scajola. Tralascio i particolari che hanno spinto l'ex ministro a dimettersi, anche se tali motivazioni avrebbero potuto caricare il Governo di maggior rispetto e dovere verso i cittadini ed accelerare la nomina del nuovo ministro; ma Berlusconi, fin da subito, sembrava avesse chiare le criticità del suo incarico e infatti il 6 maggio disse: sarà un incarico limitato, durerà giorni. Evidentemente i giorni per lui sono anni, saranno decenni, lustri. Il 3 settembre un'agenzia recitava: «Silvio Berlusconi pone fine alle polemiche di queste ultime ore sul Ministro dello sviluppo economico annunciando che la settimana prossima nominerà il Ministro dello sviluppo economico, incarico ricoperto da maggio dallo stesso Berlusconi. Si tratta di un Ministero importante in un periodo di crisi come questo e soprattutto alla luce dell'evoluzione industriale registrata a luglio e ad agosto». Evidentemente «l'evoluzione» sta a significare la recessione, il tornare indietro da parte del sistema economico e industriale per via dell'assenza non solo del Ministero, ma anche e soprattutto del Governo e del suo capo. E tutti pensavamo che fosse la volta buona, visto che il 23 luglio, circa un mese e mezzo prima, nel corso di una conferenza stampa congiunta con il presidente russo Medvedev, il Presidente del Consiglio aveva dichiarato, a quel tempo, che entro la fine della settimana il nuovo Ministro sarebbe stato nominato. Anche allora però i sette giorni passarono senza che la cosa venisse in qualche modo ripresa. In questo momento sono scaduti anche i sette giorni per il Ministro fantasma evidentemente. O per il gran da fare del Presidente del Consiglio o per altri motivi è chiaro che egli non è riuscito a mettere in campo una nuova e diversa opzione. Ricordo che il 2 gennaio 2010 l'allora Ministro dello sviluppo economico ha lanciato un comunicato stampa, che diceva: «Nei momenti di difficoltà, un dialogo franco e responsabile tra Governo e forze sociali può contribuire ad allentare le tensioni, individuare possibili soluzioni e rafforzare l'efficacia delle misure di sviluppo». Questo diceva Scajola, cosa che non ha più ripreso né fatto il nuovo Ministro fantasma. Sono più di 150 i tavoli per gestire crisi aziendali di settori che nel corso dello scorso anno hanno coinvolto oltre 300 mila lavoratori. È il consuntivo dell'attività della che l'ex ministro Scajola ha attivato nel 2009 per contenere gli effetti della crisi economica sul sistema Paese, soprattutto per l'occupazione. A tal proposito chiedo al Governo, che è qui presente, che fine abbia fatto l'istituito osservatorio sulle crisi delle imprese. Poi nella replica ce lo dirà il rappresentante del Governo. Il risultato di tutto questo è senza dubbio una realtà complessa, ancor più critica e forse molto più contraddittoria di quanto pensi il Governo e chi ha retto le sorti nel momento attuale di questo difficile e delicato Ministero. Secondo Movimprese, l'analisi statistica trimestrale della nati-mortalità delle imprese condotta da Infocamere, per conto dell'Unioncamere, sugli archivi di tutte le camere di commercio italiane, nel secondo trimestre del 2010 - e dunque in piena coincidenza con l' del Ministro fantasma - le aziende italiane che hanno portato i libri in tribunale per fallimento sono aumentate e sono passate da 2.897 a 3.505 rispetto allo stesso periodo del 2009. Secondo un diffuso dallo stesso Ministero dello sviluppo economico, a metà agosto del 2010 i tavoli di crisi aziendale aperti presso il Ministero nei primi otto mesi sono passati da 100 a 170. Sono tavoli aperti, il che significa che vi si parla ma non è mai presente il Ministro dello sviluppo fantasma perché non è stato mai presente (so con certezza che è stato sempre presente un dirigente al quale va tutta la stima mia e quella dell'Italia dei Valori, ma non è questo che può risolvere il problema, bisogna mettere in campo una nuova e diversa opzione, il che significa mettere in campo una persona affidabile e capace in quel Ministero). La manovra per il 2011 ha già sottratto 900 milioni di fondi di dotazione, i fondi dell'Unione europea e per le aree sottoutilizzate sono stati trasferiti al Ministero per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, i circa 800 milioni di fondi per il turismo sono passati direttamente sotto la gestione del Ministero per il turismo stesso. Sarà inoltre il Ministro per gli affari regionali a dover varare il piano per il sud, mentre il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Sacconi, ha occupato lo spazio tradizionalmente ad uso esclusivamente del Ministero dello sviluppo economico, gestendo le vertenze industriali Glaxo, Fiat di Pomigliano e Telecom. Sono state invertite le competenze in merito alle nomine dei vertici della Sace e della Sogin che ora spetteranno al Ministro dell'economia e delle finanze, solo di concerto con il Ministro dello sviluppo economico. Al Ministro dello sviluppo economico è demandato il compito di sovraintendere al settore nevralgico delle telecomunicazioni, un comparto industriale che - come ha ricordato il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni - corrisponde al 3 per cento del prodotto interno lordo. All'interno di questo mercato vi è il settore televisivo (la RAI e Mediaset, insieme a tutti gli altri concorrenti) nel quale, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, paradossale ed insostenibile è l'intreccio tra gli interessi aziendali e le responsabilità istituzionali. L'Istituto per la promozione industriale è stato soppresso e il 24 giugno del 2010 centocinquanta imprenditori che avevano vinto il bando per le agevolazioni previste dal programma Industria 2015 non hanno visto un solo euro, tanto da indirizzare una lettera al Presidente del Consiglio dei ministri. Oggi sono quasi 200 i tavoli di vertenza di aziende in crisi, sono oltre 400 mila i lavoratori i cui posti di lavoro sono in bilico e la CGIL, ma non solo essa, denuncia una crisi strutturale profondissima che attraversa tutto il tessuto industriale italiano coinvolgendo soprattutto la piccola e piccolissima impresa. Il responsabile delle politiche industriali e contrattuali della CGIL nazionale in una intervista del mese scorso ha dichiarato che sono infatti oltre 5 mila le aziende in cassa integrazione straordinaria. Distribuite su tutto il territorio nazionale, sono circa 80 le crisi aziendali più gravi. Secondo il Ministero dello sviluppo economico questi sono solo alcuni esempi: al sud tra le vertenze più pesanti vi è quella della Natuzzi, con a rischio 1.500 dipendenti divisi tra gli stabilimenti di Bari e di Matera. A Termini Imerese sono invece 1.350 i lavoratori in attesa di sapere quale sarà il loro futuro nello stabilimento FIAT che ha annunziato la chiusura nel 2011. Al centro Italia la Videocon, con sede ad Anagni in provincia di Frosinone, ha sospeso la produzione di televisori al plasma/led mettendo a rischio il posto di 1.350 dipendenti. La crisi per il gruppo Antonio Merloni con i suoi tre stabilimenti in Umbria (a Gualdo Tadino), nelle Marche (a Fabriano) e in Emilia-Romagna (a Gualtieri) rappresenta un nodo irrisolto per circa 4 mila lavoratori. Al nord le aziende in crisi sono, tra le altre, la Saint-Gobin (450 dipendenti), l'Ideal-Standard (650 dipendenti), l'Indesit (800 dipendenti) nel settore dei prodotti per la casa e l'Electrolux (500) in quello degli elettrodomestici, mentre il gruppo Mariella Burani, Golden Lady ed Omsa costituiscono alcuni esempi della crisi del settore della moda, che continua a subire gli effetti dei tracolli finanziari e dei processi di delocalizzazione. A tutto ciò non si pone rimedio da parte né del Governo né del Ministro fantasma. Tanti, poi, sono i tavoli convocati da mesi che ancora devono trovare soluzione: non basta mandare un bravo e solerte dirigente a rispondere a queste imprese, a questi lavoratori, a migliaia e migliaia di famiglie. Ricordo che quando parlo di 1.350 dipendenti, bisogna moltiplicare tale numero per quattro che corrisponde ad una famiglia media, per tre o per quattro. Vi rendete conto che si tratta di un'ecatombe: non è un problema, è un'ecatombe a livello socio-economico in questa nostra Italia. Vi fornisco un piccolo segnale; parlo di cose che conosco, e questi sono dati oggettivi che vengono dal Ministero e dalle fonti sindacali. Parlo della mia realtà: nella mia realtà esiste un'azienda che si chiama ATR, che si occupa di lavorazione del carbonio, che ha lavorato e lavora per Ferrari, per BMW, per Porsche, per le migliori e più grandi marche di auto a livello mondiale. È aperta una trattativa presso il Governo, nel corso della quale di mese in mese si trascinano incontri e riunioni ai quali partecipa un dirigente che ogni volta alza le mani, non sa che dire e afferma solamente di aspettare che il Ministro dica qualcosa. Nel frattempo sono partiti tre o quattro pullman la settimana scorsa per tenere tali incontri, ai quali evidentemente non si è presentato né il Ministro né tanto meno Berlusconi; e i lavoratori interessati sono migliaia, 3 o 4 mila persone, che fanno parte di un indotto e di una categoria che rappresenta un'eccellenza non solo del mio Paese, della mia città e del mio comune, rappresentano un'eccellenza italiana che dà lustro non solo all'Abruzzo e all'Italia, ma anche e soprattutto a questo Governo, che però non se ne fa assolutamente carico. Evidentemente sono altre le questioni, altri i problemi, altri gli interessi del Ministro che non c'è. Lo stesso presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, chiede e continua a chiedere la nomina del Ministro dello sviluppo economico in un momento complesso, in cui il Governo deve concretamente iniziare ad occuparsi di crescita, posti di lavoro ed occupazione; che sono veramente gli unici temi che interessano al momento questo Paese, che interessano i lavoratori, che interessano gli imprenditori, che interessano le famiglie, e soprattutto investe il futuro di tanti giovani. Voi non state scrivendo il futuro dell'Italia: state scrivendo un passato che ormai non deve più tornare. Chiedo poi al Governo: che fine ha fatto lo la decisione della Commissione europea del 2008 che mira a migliorare l'approccio politico e globale allo spirito imprenditoriale, ad ancorare irreversibilmente il principio «pensare anzitutto in piccolo» nei processi decisionali, dalla formulazione di norme del pubblico servizio a promuovere la crescita delle piccole e medie imprese, aiutandole ad affrontare i problemi che continuano ad ostacolare lo sviluppo? Se non vi era prima un piano programmatico per attuare i dieci punti dello con un Ministro ed un Ministero che si sarebbero dovuti occupare di ciò, ora che non c'è nessuno, che vi è un fantasma in quel Ministero, che sicuramente avrà accumulato tanta di quella polvere su quegli scaffali e anche su quella scrivania, evidentemente non solo stiamo perdendo una grandissima opportunità, ma stiamo facendo perdere una grande opportunità al sistema imprese italiano. Vorrei ricordare che la spina dorsale dell'economia italiana è fatta dalle piccole e piccolissime imprese, alle quali voi non state fornendo alcuna risposta ma delle quali state rinviando l'agonia nel tempo, a giorni, ad ore, direi. Nonostante tutto ciò, nonostante un quadro che è sempre più allarmante, e si chiede a gran voce che vengano fornite delle risposte concrete, noi abbiamo a che fare con un Ministro del lavoro, che in questo caso corrisponde al nome del Ministro Sacconi, che dice: chi se ne «frega» del Ministero. Evidentemente non si rende conto che questa mancanza è nevralgica all'interno di una compagine che si deve far carico di tali problemi. Peraltro non si va a riequilibrare eliminando un Ministero, perché proprio con lui si è fatto qualcosa di diverso: il suo Ministero è stato scomposto e una sua delega è conferita a Fazio; egli è quindi l'unico che non può parlare e che è stato il primo ad essere bocciato proprio dal suo Primo Ministro. Quando egli dice «chi se ne frega della mancanza di un Ministro dello sviluppo economico», evidentemente non solo viene meno all' istituzionale, ma anche alla capacità di leggere le grandi contraddizioni di questo Governo, e soprattutto la complessità nella quale si trova l'intera società italiana, e particolarmente il sistema delle piccole e medie imprese. Credo che su tali motivi dobbiamo impegnare il Governo a definire finalmente questo nuovo e diverso assetto, e cominciare ad offrire risposte. Noi abbiamo fatto qualcosa di più e di diverso, portando in Aula una mozione di sfiducia al Ministro che non c'è, perché noi vogliamo che finalmente qualcuno si assuma le proprie responsabilità, e fare in modo che non vi siano nuovi e diversi titolari di questo Dicastero i cui interessi confliggono ancora con quelli del loro stesso Ministero. Non ho nulla contro il Viceministro Paolo Romani, ma è evidente che una sua nomina andrebbe ancora di più a confliggere con gli interessi che lui porta dentro di sé, dietro di sé e all'interno della sua storia. Non solo per questo e non tanto per questo il Capo dello Stato ha affermato che forse sarebbe «inopportuno» (perché il Presidente della Repubblica è persona sensibile ed educata). Penso che voi dovete dare delle grandi risposte. Vi ricordo anche un altro aspetto. Tra i vari fatti che hanno impedito la nomina del Ministro dello sviluppo economico c'è qualcosa che riguarda direttamente questo Parlamento, e non più e soltanto il Paese. Berlusconi, da mesi, rassicura sul fatto che la nomina sarà imminente, dichiarando che è suo l' di cose fatte (ma mi chiedo come siano state fatte, da chi, per quale motivo, per chi, per quali interessi: degli italiani sicuramente no, tanto meno delle imprese, e il tempo è passato e continua a passare). Tuttavia, in tale situazione un risultato è stato raggiunto e riguarda noi, l'Assemblea, il Parlamento, la maggioranza e l'opposizione, e anche il Governo: il risultato raggiunto è stato quello di impedire al Parlamento di esercitare la sua funzione di indirizzo e controllo (perché quella ci è rimasta, considerato che il confronto con voi non è possibile); il risultato è stato dunque quello di impedire l'esercizio di una funzione di indirizzo e controllo, esautorando questo Parlamento di importanti attività e soprattutto delle sue prerogative. Infatti, cari colleghi, caro Governo, i parlamentari, tanto di maggioranza, quanto di opposizione (si equivalgono per quanto riguarda gli atti di indirizzo), hanno presentato 361 atti di sindacato ispettivo (interrogazioni, interpellanze, ordini del giorno, mozioni) a cui nessuno ha risposto perché il Ministro competente non c'è, o forse perché non sa che cosa dire. L'oggetto di questi atti - per dirla con Sacconi - sono frivolezze. Faccio qualche esempio: le politiche industriali, lo sviluppo sostenibile, l'energia nucleare, le crisi aziendali, gli accordi commerciali con gli altri Paesi, il problema del petrolio e del gas, e tanti altri messi insieme. Ebbene, noi vorremmo che a tali questioni si dessero delle risposte significative, e soprattutto definitive. Vorrei anche dire che noi siamo stati mossi, come Italia dei Valori, da un senso di assoluta responsabilità. Abbiamo aspettato tanto, abbiamo avuto tanta pazienza, ma poi abbiamo detto «basta», perché non siamo noi a non poter aspettare, è l'Italia tutta che non può aspettare, e che deve uscire da questo teatrino della politica - che voi sicuramente fate -, che impedisce al Paese di crescere e di rimanere agganciato alla locomotiva tedesca o a quella francese. Evidentemente noi abbiamo un impegno morale, e abbiamo chiesto finalmente a questo Governo (nel rigoroso rispetto delle procedure giuridiche in tema di revoca e di conferimento di incarichi pubblici, e ferme restando le prerogative del Capo dello Stato), di assumere iniziative di competenza affinché cessi l'incarico di Ministro dello sviluppo economico, nonché che siano attivamente e immediatamente avviate le procedure per la nomina del nuovo Ministro. È evidente che noi lavoriamo su questo aspetto perché la misura ormai è colma. Sappiamo infatti che nessuno può più aspettare, tanto meno il Paese. Voglio ricordare che vi sono dei doveri che riguardano anche una moralità istituzionale e politica che coinvolge direttamente il Governo e chi ne fa parte, tuttavia - in conclusione - forse noi stiamo rivolgendo un discorso ai sordi. È infatti sotto gli occhi di tutti l'inadeguatezza a gestire questo Ministero così importante (che è sempre più fantasma), e il fatto che non vi sia la capacità di guardare in faccia gli elementi di questa grande crisi (che ha sconvolto tutto il mondo, ha ridisegnato gli equilibri del commercio mondiale, ha trasformato le strutture produttive, ha riscritto le regole della competizione). Sono questioni di cui dovrebbe occuparsi anche - se non soprattutto - il Ministro dello sviluppo economico. Evidentemente non vi è sufficiente capacità di leggere dentro tali questioni, non vi è sufficiente consapevolezza da parte di chi in questo momento detiene l' ed è questo Ministro fantasma. Tuttavia, noi in questo modo ci siamo fatti carico delle istanze che si stanno muovendo e che ormai rappresentano problemi insopportabili in tutto il Paese, al fine di richiamare ad un senso di dignità il Governo e soprattutto il Primo Ministro. In conclusione, mi rivolgo al Ministro dello sviluppo economico che non c'è, per richiamarlo alla sobrietà e soprattutto alla serietà (mi rivolgo a lui e al suo Governo). In questo non intendo parafrasare un mio illustre conterraneo che risponde al nome di Ennio Flaiano, dicendo che la situazione è grave ma anche seria. Non ricorro al detto popolare che afferma: «la misura è colma», bensì faccio mie le parole, non di un altro cavaliere, ma di un principe, in questo caso, della risata, Antonio De Curtis, in arte Totò, che osava chiosare i suoi interlocutori tronfi, inaffidabili e risibili con un eloquente: «ma mi faccia il piacere!», che, nel suo sarcasmo e nella nostra abusata pazienza, non ammette repliche. Mi auguro che, finalmente, qualcuno abbia un senso di responsabilità, un sussulto e definisca questo aspetto. E, con tali parole, che non necessitano di ulteriori spiegazioni, la sfiduciamo, questa volta sì nel nome e per conto del popolo italiano.
. È iscritto a parlare l'onorevole Boccia, che illustrerà anche la mozione Franceschini ed altri n. 1-00438, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, la mozione che, probabilmente, nelle prossime ore sarà oggetto di un'ulteriore appendice di discussione politica era, in realtà, una mozione annunciata. Proprio il sottosegretario Saglia, in quest'Aula, ha dovuto rispondere più volte, nelle scorse settimane, ad interrogazioni ed interpellanze del Partito Democratico; in particolar modo, due settimane fa, ancora una volta, abbiamo sottolineato al Governo come vi erano, sul territorio nazionale, vicende aperte che non avevano, nonostante le rassicurazioni del Presidente del Consiglio, l'attenzione del Ministero dello sviluppo economico. Vorrei ricordare a noi stessi che siamo al 4 ottobre, domani è il 5 ottobre e si compie il quinto mese di assenza del Ministro dello sviluppo economico. Cos'è successo in questi cinque mesi? Nulla, nonostante le rassicurazioni del Presidente del Consiglio che, il 6 maggio, dichiarava che l' sarebbe durato qualche giorno e il 23 luglio, dopo le pressioni che arrivavano soprattutto dalle parti sociali, in particolar modo dalle organizzazioni sindacali per alcune crisi che dopo richiamerò, rassicurava il Paese, durante la conferenza stampa per il vertice italo-russo, sostenendo che la settimana successiva ci sarebbe stato il Ministro dello sviluppo economico. Inoltre, il 3 settembre annunciava al Paese che di lì a qualche giorno sarebbe salito dal Capo dello Stato con l'indicazione del Ministro e, stessa vicenda, si ripeteva il 13 settembre. Probabilmente, in queste ore ci siamo, ma la nostra convinzione è che ci siamo non perché il Presidente del Consiglio abbia deciso che quella, in qualche modo, potesse essere la strada migliore per il Paese, bensì semplicemente perché c'è una mozione che domani dovrebbe essere votata. Se non accade nulla, quindi, nelle prossime ore, domani il Parlamento è chiamato a votare e ad esprimersi sulla sfiducia al Ministro ad dello sviluppo economico Silvio Berlusconi. Cosa è successo in questi cinque mesi? Che oltre 300 imprese hanno visto la loro crisi industriale acuirsi. Sono tutte imprese dei settori tradizionali, della chimica, della meccanica, del tessile, delle telecomunicazioni. Abbiamo stimato e dimostrato in quest'Aula che sono oltre 60 mila i prestatori d'opera, la forza lavoro a rischio. Nell'interpellanza urgente presentata dal Partito Democratico e sulla quale non ci fu una risposta adeguata da parte del Governo, abbiamo indicato, impresa per impresa, il numero dei lavoratori a rischio. Vi sono interi settori, soprattutto la chimica, la meccanica e il tessile, che sono senza rotta. È stato smantellato dal Ministro Scajola - e l'abbiamo contestato in quest'Aula - il programma Industria 2015 e non è seguito lo straccio di un progetto di politica industriale. Non lo l'aveva fatto Scajola, ma la cosa peggiore è che, dopo le disavventure dell'ex Ministro medesimo, nessuno del Governo ha trovato il modo di puntellare le esigenze di politica industriale che chiedevano soprattutto alcuni comparti. Nonostante la buona volontà del sottosegretario Saglia, al quale abbiamo riconosciuto, anche in altri contesti, il tentativo di mettere toppe, esse erano troppo piccole per dare risposte a problemi molto seri. Penso ad esempio ai problemi delle risorse sottratte al Ministero dello sviluppo economico: in questi cinque mesi di assenza totale di qualsiasi idea di politica di sviluppo intanto sono anche sparite le risorse, che noi avremmo preferito fossero rimaste nella disponibilità del Ministro che si occupa di sviluppo a tempo pieno e non di ammortizzatori sociali a tempo pieno. Penso alle risorse sottratte per il turismo: oltre 900 milioni sono spariti dal Ministero dello sviluppo economico per essere indirizzati e dirottati verso un dipartimento che non capiamo ancora cosa faccia. Infatti, signor Presidente, sfido qualsiasi italiano di buonsenso a capire cosa faccia il dipartimento per il turismo guidato dal Ministro Brambilla. Penso alle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate: più volte abbiamo chiesto un accordo e un coordinamento - che il Ministro per gli affari regionali, per la verità, non ha mai fatto mancare - sui FAS, ma certamente le modalità di utilizzo di queste risorse e la convinzione che ora la riprogrammazione, soprattutto delle risorse 2007-2013, venga fatta in maniera assolutamente disgiunta rispetto all'idea di politica industriale che il Governo ha, un po' non solo ci preoccupa, ma ci fa rabbrividire, perché significa che le politiche industriali saranno fatte a vista, con una rotta che in realtà è fatta giorno per giorno. Probabilmente è fatta giorno per giorno perché questa è la visione che questo Governo ha rispetto alla continuazione della stessa legislatura. Altrimenti non si capirebbe perché in questi mesi non sono state date risposte ad alcuni settori. Pensiamo alle assicurazioni: avevamo sollecitato, sempre qui in quest'Aula, in un'interpellanza, la necessità di chiarire quali fossero le posizioni del Governo su una profonda trasformazione in corso di quel mercato e anche qui non ci sono state risposte. Lì espressamente ci fu detto che non vi erano risposte perché si stava aspettando il Ministro. Per non parlare dell'aumento indiscriminato di benzina e gas e dell'assenza totale di politiche sugli stoccaggi del gas, che in realtà gli italiani toccano con mano ogni giorno. Concludo, signor Presidente, ribadendo che domani è il quinto mese di assenza del Ministro. Non so se avremo un Ministro, non so quali caratteristiche questo Ministro avrà, certamente resteranno cinque mesi di buco, cinque mesi di danni, cinque mesi di voragini. La sensazione che noi abbiamo è che sia scattata in queste ore la «sindrome Brancher», cioè quella sindrome che porta questa maggioranza, quando è messa con le spalle al muro, quando arriva al momento del voto - un voto che non è più evidentemente così chiaro come ad inizio legislatura - a fermarsi un attimo prima, un minuto prima di finire nel burrone. La sindrome Brancher è quella che ha caratterizzato appunto la vicenda che tutti gli italiani conoscono del Ministro Brancher, che è apparso e scomparso nel giro di qualche settimana. Le dimissioni di Cosentino sono state molto simili. Stessa cosa è successo al Ministro Bossi, che si è scusato con gli italiani quasi a reti unificate per evitare il voto sulla mozione di sfiducia presentata dal Partito Democratico. Questa volta è toccato anche al Presidente del Consiglio, Ministro per lo sviluppo economico. Ci auguriamo domani di prendere atto della vostra consapevolezza degli errori fatti, con la speranza che nei prossimi mesi si riesca almeno a portare in qualche modo in Parlamento una discussione seria su tutti i temi che abbiamo sollevato. Non speriamo di ritrovarci di fronte un Ministro che a tempo pieno possa occuparsi di politiche industriali: probabilmente ci ritroveremo un esperto di telecomunicazioni, l'ossessione del Presidente del Consiglio, dopo la giustizia. Ci auguriamo che chiunque venga chiamato dal Presidente della Repubblica ad interpretare questo ruolo e a svolgere l'attività di Ministro dello sviluppo economico nel nostro Paese abbia l'umiltà di rimettere i cocci in sesto, ché purtroppo, per quanto ci riguarda, riteniamo abbiano fatto un danno irreparabile all'economia del nostro Paese .
. È iscritto a parlare l'onorevole Libè, che illustrerà anche la mozione Casini ed altri n. 1-00446, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, signor sottosegretario rappresentante del Governo, noi stiamo qui discutendo, ancora, di un Ministro che manca. Forse questa sera avremo il Ministro, ce lo auguriamo noi così come tanti italiani, non solo imprenditori ma anche dipendenti e operai che lavorano nelle aziende in una situazione di crisi enorme. Discutiamo aspettando, perché è da tempo che aspettiamo, e nell'attesa, stamattina, aprendo il giornale, vediamo che ci sono Paesi, che consideravamo molto più deboli di noi all'interno dell'Unione europea, che viaggiano a cifre che sono il doppio delle nostre, come la Polonia. L'abbiamo tutti visto stamattina. Stavamo aspettando quindi, mentre il Ministero veniva depauperato; già è stato spiegato negli interventi precedenti cosa è successo, noi dell'Unione di Centro stavamo aspettando che almeno il nucleare avesse realmente una possibilità di realizzazione perché un'iniziativa del genere ha bisogno di molto tempo. Non si fa con gli non si fa con i proclami, non si fa annunciando la prima pietra. Vorrei ricordare che pochi giorni fa il Presidente del Consiglio dei ministri è incespicato ancora una volta sulle date, perché ha ricordato che la Salerno-Reggio Calabria sarà completata nel 2013 mentre l'ANAS precisa che per il 2013 non ci si riuscirà. Succede questo anche per il nucleare, e ritengo che la questione del nucleare sia più delicata perché, essendo convinti che debba essere fatto, siamo altrettanto convinti che debba essere fatto non in uno scontro sociale all'interno del Paese, non in uno scontro politico, non in una situazione di scontro territoriale, ma condividendo e convincendo che questa sia la strada giusta. Ebbene, voi già avete perso tantissimo tempo, che poteva essere bene utilizzato per fare questo, non sono state attuate tutte le iniziative che erano state indicate nella legge e al cui proposito i decreti dovevano provvedere a mettere questo Paese nelle condizioni di avere uno sviluppo per il futuro, di dare a quelle aziende che vogliono lavorare, che non vogliono delocalizzare, la possibilità di lavorare in modo competitivo pagando l'energia, come ci dice sempre il Presidente del Consiglio dei ministri, almeno il 30 per cento in meno rispetto agli altri Paesi, invece ci troviamo, oggi, con quei dati. Il sostegno alle piccole e medie imprese: anche qui annunciato, era pronta una serie di provvedimenti ministeriali, che sono lì fermi; così come succede per il sostegno alle aree in crisi, nel frattempo quei fondi li utilizziamo per altre cose, perché la vicenda Tirrenia è di soli tre giorni fa. Anche per questa vicenda sapete i soldi dove sono stati presi. Senza dimenticare le liberalizzazioni, sulle quali voi, giustamente, avete fatto una campagna elettorale, ma delle quali dopo due anni non si vede ancora nulla. L'unica cosa che riuscite a gestire, e mi auguro che questa sera la scelta non sia dettata solo da questo, è quella parte che riguarda i sistemi radiotelevisivi. Non è però la parte che interessa il Paese, non è la parte che necessita a questo Paese perché qui le aziende chiudono e delocalizzano; la cassa integrazione, come sapete bene, rischia di aumentare e non vi sono le risorse per rifinanziarla. Piuttosto, vorrei ricordarvi che un presidente di Confindustria, che non è mai stato contro questo Governo e che ha sempre argomentato le sue valutazioni, la settimana scorsa ha ricordato a tutti noi i dati, che non sono di Confindustria ma degli istituti più importanti, che dicono che la nostra crescita è pari all'1,2 per cento, che la media europea è tra l'1,7 e l'1,8 per cento e che la Germania e - lo ribadisco - la Polonia viaggiano al 3,4 per cento. Questi dati ci dicono che, se questo Paese non raggiunge un livello di crescita del 2 per cento, è matematicamente impossibile recuperare e riassorbire tutta quella forza lavoro che sta finendo in mezzo a una strada. Questo dovrebbe essere l'obiettivo di un Governo e di un Ministero come questo, che ormai risulta vacante da cinque mesi. Noi abbiamo bisogno di quel Ministro. Parliamo di Governo efficiente e di tutto il resto, ma il Governo è stato efficiente sulle questioni che interessavano qualche partito come la Lega, perché la questione delle quote latte grida ancora vendetta. Sul resto, invece, non è stato fatto assolutamente nulla. Vorrei essere chiaro (parlo per noi, ma quello che dico riguarda la gran parte delle opposizioni): in questo Parlamento non vi è stata un'opposizione pregiudiziale, soprattutto da parte nostra perché, se andate a vedere - e il sottosegretario qui presente lo sa -, le nostre posizioni, proprio in ordine ai provvedimenti di questo Ministero, sono sempre state volte alla costruzione e a spingere il Governo a fare anche di più, spiegando che vi è una parte dell'opposizione che gli avrebbe potuto dare una mano. Tuttavia, siamo ancora qui ad aspettare, perché quello che è successo e che raccontiamo, purtroppo, non è il punto di vista dell'opposizione ma è la presa d'atto di quanto avviene in questo Paese. Vorrei farvi l'elenco, ma è già stato fatto, dei Ministeri che si sono visti attribuire la gran parte dei fondi che sarebbero spettati al Ministero per lo sviluppo economico, al di fuori di una logica di omogeneità nelle decisioni in questo campo e al di là della logica di un Governo che può guardare allo sviluppo delle aziende. Guardo alla mia regione, l'Emilia-Romagna, che è considerata una delle più ricche e dove ci sono tante imprese, ma la situazione è più difficile se ci riferiamo alle regioni che arrancano, che sono prive di infrastrutture, di risorse e di alternative almeno per una piccola parte di quella forza lavoro che viene estromessa. Non sappiamo cosa potrà accadere stasera, perché di annunci ne abbiamo visti troppi. Ci auguriamo domani - e lo diciamo in modo costruttivo - di non dover procedere ulteriormente con queste mozioni perché sarà nominato un Ministro, ma visto l'andazzo di questi cinque mesi lasciateci ancora qualche dubbio. Però, una domanda la dobbiamo fare ugualmente perché, oltretutto, in questi giorni voi, anziché pensare allo sviluppo di questo Paese, continuate a discutere, all'interno della maggioranza, se andare o non andare a votare. La domanda che rivolgo a me stesso e che, purtroppo, si rivolge anche il Paese è: cosa accadrà a tutti questi fondi, che sono stati assegnati ad altri Ministeri, se stasera verrà nominato il Ministro? Vengono recuperati e riassegnati al Ministero per lo sviluppo economico o, purtroppo, questo Ministro, chiunque esso sia, dovrà andare avanti con quello che rimane? Dunque, ci sarà un Ministro, ma se faticava già prima, adesso dovrà faticare sicuramente ancora di più. Abbiamo perso troppo tempo - lo ripeto - mentre gli altri non solo camminano, ma addirittura corrono, seppure in situazione di difficoltà, e vanno avanti più di noi. Il tempo perso non si recupera. Invece, voi rimanete ancora qui, in questi giorni, a discutere sullo spauracchio del voto. L'epilogo sicuramente è ineludibile ma dimostra solo la vostra capacità, nonostante la maggioranza ampia, di non saper governare gli eventi e i cambiamenti.
. È iscritto a parlare l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, il dibattito di quest'oggi potrebbe apparire, tra poche ore o tra pochi minuti, surreale o comunque inutile. Devo anche dire che nei testi delle mozioni presentate - mi riferisco, in particolare, a quella dell'Italia dei Valori ed all'intervento che abbiamo sentito poco fa dall'esponente di questo gruppo - possiamo vedere molti passaggi ideologici e, in alcuni casi, anche solo la vecchia retorica antiberlusconiana, ma di considerazioni vere abbastanza poche. A costo di sembrare noioso, nel mio intervento vorrei parlare dei fatti che sono successi in questi mesi, dai primi di maggio ad oggi, perché non è che in questi mesi non sia successo nulla. Vorrei parlare di fatti - e non di altro, come direbbe un assessore romagnolo noto agli schermi televisivi -, che riguardano ciò che ha fatto il Ministero in questi mesi sotto la guida del Presidente Berlusconi. Tuttavia, prima vorrei anche esprimere - mi sembra doveroso - la mia stima ed il mio apprezzamento, anche a nome di tutto il gruppo, per i viceministri Romani e Urso e per il sottosegretario Saglia, che in questi mesi sono stati di fatto insultati come se fossero stati in vacanza invece che a lavorare non solo al Ministero, ma anche in giro nel Paese. Capisco anche perché - su questo potrei dare loro ragione - i colleghi della sinistra pensino che in questi mesi dell'incarico del Presidente Berlusconi, ma più in generale di questo Governo, sia mancata la politica industriale. Hanno ragione se si riferiscono alla politica industriale come la concepiscono loro, cioè una politica industriale dirigistica, centralistica, che pretende di stabilire quali sono i settori maturi e quali quelli innovativi, su cui investire risorse pubbliche, magari a debito che non ci possiamo permettere, e quelli cosiddetti maturi o che non avrebbero futuro, da accompagnare con una lenta eutanasia. Questa politica non c'è stata in questi mesi, è vero. Su questo hanno perfettamente ragione! Non c'è stata quella politica industriale, c'è stata la nostra. Mi riferisco, innanzitutto, entrando nel merito di ciò che è stato fatto, ad alcuni provvedimenti che sono stati veramente importanti e che sono per noi il primo punto imprescindibile di una vera politica industriale, che in questo Paese significa innanzitutto liberare le imprese. La «legge Berlusconi», contenuta nell'ultima manovra, così chiamata perché da egli fortemente voluta, abolisce per la prima volta in Italia - per fortuna - permessi, autorizzazioni, concessioni, licenze (terminologia da Stato padrone), per andare verso la SCIA, una comunicazione certificata per cui si possa aprire l'attività e ci siano i controlli . Ma non solo. All'interno di quella legge - anche se i giornali non ne hanno parlato perché anche la stampa, purtroppo, è presa troppo spesso dal e dal teatrino e non dai fatti veri - vi è una norma importantissima, ossia una delega al Governo a rivedere entro un anno tutti gli oneri amministrativi per le imprese secondo il principio di proporzionalità, quindi dalla cancellazione di oneri amministrativi per le microimprese, laddove possibile, ad una fortissima riduzione sempre per le micro, piccole e medie imprese. Ciò - lo dico all'esponente dell'Italia dei Valori - è esattamente quello che chiede lo che egli prima invocava. Non solo. Si è finalmente giunti - è stato pubblicato in il 30 settembre, pochi giorni fa - al regolamento per la semplificazione e il riordino della disciplina dello sportello unico delle attività produttive, sempre in termini di semplificazione, e anche ad un altro provvedimento, ossia il regolamento concernente l'Agenzia per le imprese, un CAF per i rapporti tra imprese e pubblica amministrazione sulla semplificazione, che rappresenta un intervento importantissimo in termini di sussidiarietà. Non solo. Vi è stata la conversione del «decreto-legge energia» 8 luglio del 2010, n. 105. Vi è stata l'attuazione di alcune importanti deleghe previste dalla legge n. 99 del 2009, la cosiddetta legge sviluppo, come il codice della proprietà intellettuale e la riforma del mercato del gas. È stato approvato il regolamento per l'istituzione del registro pubblico delle opposizioni ed è stato predisposto lo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante modificazioni dell'articolo 2 del regolamento per l'ordinamento ed esercizio dei magazzini generali. Ancora, va ricordato il provvedimento sull'attuazione della direttiva CE sul rendimento energetico in edilizia ed anche il regolamento sul regime di aiuto destinato a promuovere gli investimenti nel capitale di rischio delle piccole imprese. Non mi trattengo sugli altri provvedimenti . Questo per quanto riguarda la parte normativa, poi c'è stata anche tutta la parte di azione quotidiana del Ministero: i quasi 200 tavoli di crisi non sono stati sospesi in questi mesi. Sono stati seguiti e in molti casi, laddove possibile, anche con soluzioni positive. Per quanto riguarda Telecom, ad esempio, è stato trovato l'accordo sulla mobilità volontaria per 3.900 lavoratori e sulla riconversione e la ricollocazione per altri 1.100. Questi sono fatti. Per quanto riguarda Eurallumina, è stata raggiunta l'intesa per la ripresa delle produzioni. Con riferimento a Itr e Vinyls sono state avviate le procedure per il bando e la cessione. Presso la Indesit è stato raggiunto l'accordo tra imprese e sindacati sul processo di riorganizzazione del gruppo che non avrà conseguenze negative per i lavoratori. Per ciò che concerne Agile ed Eutelia: sono state aperte le procedure di amministrazione straordinaria e nominati i commissari. È stata anche individuata una soluzione per la soluzione della crisi del sito aziendale Alcatel Lucent di Battipaglia. Per quanto riguarda il sostegno alle imprese, sono proseguite le erogazioni del fondo di garanzia e i cofidi per rafforzare il credito alle PMI, che sono giunti in questi due anni di Governo Berlusconi ad un volume complessivo di 5,7 miliardi di euro. È stato riattivato il fondo di salvataggio delle imprese in crisi con una dotazione finanziaria di 70 milioni di euro e sono stati definiti altri quattro contratti di programma per investimenti al sud. Dall'inizio della legislatura - lo ricordo - i contratti di programma definiti sono stati 21 contro i 9 della legislatura precedente. Sono stati previsti dei contratti di innovazione con dotazione di un miliardo di euro. Sono già 84 le domande ammesse. A sostegno dell'attività di ricerca e sviluppo e dell'integrazione delle filiere produttive sono stati rafforzati i progetti di innovazione industriale (i PII). Inoltre, è stato avviato e concluso il bando relativo alle nuove tecnologie per il con 200 milioni di euro. Nel contempo, è stata avviata l'attività di monitoraggio sui due precedenti progetti di innovazione industriale relativi all'efficienza energetica e alla mobilità sostenibile (380 milioni di euro). Su questo è proseguita - giustamente senza cancellarla - la politica impostata con Industria 2015 dallo scorso Governo Prodi e dal Ministro Bersani. Per quanto riguarda il Mezzogiorno, sono stati stanziati con tre nuovi decreti 500 milioni di euro a favore delle imprese di Sicilia, Campania, Puglia e Calabria. Con riferimento alle internazionalizzazioni, sono state diverse le missioni imprenditoriali guidate dall'ICE (Cina, Brasile, Giordania, Libano e Camerun). È in preparazione in questi mesi (infatti, evidentemente non è che si è sospesa l'attività in attesa del nuovo Ministro, ma è stato fatto dal Ministro la missione di sistema nei Paesi del golfo prevista per novembre: un'area molto importante per i nostri scambi commerciali. È stato trasmesso a Bruxelles il piano di azione nazionale per le rinnovabili. Sono state approvate le linee guida per l'autorizzazione degli impianti rinnovabili, l'approvazione del nuovo conto energia per gli incentivi al solare e l'attività per la riforma del settore carburanti. È stato istituito il gruppo di lavoro per il monitoraggio sulla sicurezza delle perforazioni in mare. È stato emanato un bando da 30 milioni di euro per l'efficienza e il risparmio energetico in edifici pubblici al sud. A me francamente non sembra che questi mesi siano stati vuoti di politica industriale. Lo ripeto: è stata la nostra politica industriale. In conclusione, vorrei esprimere un ringraziamento ai due Ministri che fino ad ora hanno condotto questo Ministero: all'onorevole Claudio Scajola, che lo ha guidato per due anni, e al Presidente Berlusconi che lo ha guidato in questi mesi. Vorrei inoltre svolgere anche due considerazioni, visto anche il dibattito di oggi e alcune agenzie che ho avuto modo di leggere: la prima riguarda il nuovo Ministro che sembrerebbe essere - il condizionale è d'obbligo - l'onorevole Romani. Ancora non ha giurato e già si demonizza per un presunto conflitto di interessi, che non esiste, avendo lasciato l'attività televisiva da oltre 15 anni. Se c'è conflitto d'interessi è come dire che un magistrato non può fare il Ministro della giustizia perché anche in quel caso ci sarebbe conflitto d'interessi, come nel caso di avvocato. Non capisco che cosa questo possa significare. Ma non solo: di fatto queste dichiarazioni dimostrano anche poca fiducia nel Presidente della Repubblica che penso abbia vagliato attentamente, come fa sempre, queste situazioni. Anche per quanto riguarda l'onorevole Romani, se diventerà Ministro, mi auguro, come dicevo prima, che si giudichi dai fatti e non sempre da un pregiudizio e stando sempre sul pregiudizio senza mai entrare nel merito. La seconda considerazione è un suggerimento agli amici dell'opposizione. Mi rivolgo in particolare ai colleghi del Partito Democratico: forse conviene ascoltare più Tony Blair e meno Di Pietro, che ieri sera invitava i nostri amici del PD a fare politica e non seguire il perché, lo ripeto, la politica di un Governo la si misura dai fatti, dai fatti e da nient'altro .
. È iscritto a parlare l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, convengo su un aggettivo che ha usato il collega Vignali: il dibattito è «surreale», in effetti è un aggettivo che se la batte con «incredibile», perché in una situazione come quella che vive il nostro Paese non avere un Ministro dello sviluppo economico nel pieno esercizio della sua funzione è un lusso che non dobbiamo e non possiamo permetterci. Mi perdoni il collega Vignali: qui non si tratta del problema di elencare una serie di attività di ordinaria amministrazione, perché ci mancherebbe altro che anche i tavoli di crisi si fermassero, anche se devo dire che ci sono casi che stanno purtroppo a dimostrare che manca proprio l'idea di una politica industriale da parte del Governo Berlusconi. Per esempio, con riferimento ad Eutelia, della quale si è parlato, è grave quello che sta accadendo, è grave che si perda un importante nell'economia del Paese e che, come dire, si metta in discussione il patrimonio più prezioso che poi è quello della professionalità di chi lavora in questi settori molto importanti della vita del Paese. Tuttavia, il fatto più eclatante è quanto avvenuto, nonostante abbiamo sollecitato più volte il Governo a prendere visione della situazione in cui si trova il Ministero dello sviluppo economico, compresa la decurtazione di fondi e di poteri, che rende molto avvilente per gran parte degli operatori del Ministero svolgere il proprio dovere fino in fondo al servizio dello Stato e non di qualsiasi altro obiettivo. Dopo che il 5 maggio, credendo nelle parole del Presidente del Consiglio, pensavamo che di lì a poco ci sarebbe stata la nomina del nuovo Ministro, abbiamo atteso un po' e poi abbiamo chiesto un'audizione presso le Commissioni parlamentari. La presidente Dal Lago per la Camera ci ha risposto, ma dal Governo non è venuta alcuna risposta. Poi il 15 luglio abbiamo scritto al Presidente della Repubblica per segnalare quei problemi che credo sia nell'interesse di tutti che vengano affrontati. Vorrei dire al collega Saglia, che sa che lo stimo, che non è in discussione il lavoro che viene svolto da parte sua e di altri al Ministero dello sviluppo economico, però non possiamo non rilevare come vi siano assenze e ritardi che suonano una campana molto pesante per il futuro della nostra economia. Non voglio citare la Marcegaglia che, bontà sua, dopo due anni si accorge che l'Italia non ha fatto meglio di altri, anzi sta peggio, e se ne sta accorgendo anche Marchionne; il problema è che molti lavoratori, molte lavoratrici, molti artigiani, molti piccoli imprenditori se ne sono accorti, purtroppo, da molto tempo. Seppure molti, infatti, avessero investito nella voglia di rinascita, che era stata comunicata anche dal Presidente Berlusconi e dal centrodestra, le cose non stanno andando in questa direzione. Il collega Vignali ha citato il provvedimento sulla SCIA. Io, umilmente, faccio notare che questo Governo ha approvato numerosi provvedimenti su tale materia, ingarbugliando le normative e creando difficoltà quotidiane decuplicate per gli artigiani, per i piccoli imprenditori e per quei giovani che vogliono mettere su un'iniziativa economica. Alla faccia del Ministro per la semplificazione normativa, onorevole Calderoli (o senatore: non mi ricordo, ma mi perdonerà). Questi sono fatti, tant'è che, come sa bene il collega Vignali, in Commissione attività produttive siamo impegnati in modo sostanzialmente consensuale a lavorare sullo statuto delle imprese che, non a caso, affronta quei temi importanti per la vita economica del nostro Paese. Vogliamo parlare dei ritardi sulla strategia? Non si tratta di essere dirigisti: vorrei ricordare che non si può pensare, di fronte alla crisi della FIAT e dell'auto, di avere un Governo che, attraverso il Ministro Sacconi, sia impegnato a dividere le forze sindacali e non - come invece fanno quasi tutti i Governi europei in questo Paese - a sollecitare o ad indicare una strategia del futuro, magari indirizzando verso la ricerca sull'auto elettrica. Mi auguro che dopodomani sarà incardinata una proposta di legge del Partito Democratico sull'auto elettrica: spero che il Parlamento (come è avvenuto per altri aspetti, come ad esempio la legge n. 99 del 2009), in qualche modo, corregga e aiuti il Governo, magari intervenendo dove il Governo fino ad oggi ha latitato. Vogliamo parlare delle liberalizzazioni? Può darsi che non sia un caso, naturalmente (e può darsi che l' sia vissuto così), ma stiamo aspettando la legge annuale sulla concorrenza, che nel nostro Paese è importante: più volte l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ci ha ricordato i tanti ostacoli e le tante rigidità che mettono fuori gioco risorse umane importanti, soprattutto i giovani più intraprendenti. Non si sa che fine abbia fatto la legge annuale sulla concorrenza: noi la aspettiamo. Può darsi che il Presidente Berlusconi, Presidente del Consiglio e Ministro non sia così sensibile alle liberalizzazioni. Lo sappiamo bene. Forse gli piace di più avere il monopolio, piuttosto che liberalizzare davvero, ma questi sono fatti importanti per il Paese. Non possiamo stare ad assistere ad una situazione che è davvero da teatrino avvilente: mentre il Paese è in difficoltà e la ripresa rischia di tagliare fuori un pezzo importante dell'apparato produttivo, noi siamo qui a dire se arriva o non arriva il Ministro. Credo che ciò sia davvero surreale. È incredibile che uno dei paesi più industrializzati al mondo, la seconda potenza manifatturiera d'Europa, non abbia il Ministro per lo sviluppo economico: questo è il segno del modo in cui si intendono le priorità all'interno di questa maggioranza. Per questo motivo, umilmente, pensiamo che, se stasera arriverà la nomina, in seguito valuteremo se chi verrà indicato sarà al servizio del Paese, seppure certamente seguendo le indicazioni della politica della propria maggioranza (è giusto che sia così), oppure sia curatore di altri interessi. Io voglio sperare che sia la prima di queste ipotesi. Voi non potete pensare che ad un'opposizione che vi ha sempre posto questioni di merito, nell'interesse generale, seppure ovviamente secondo la sua impostazione politica, possiate rispondere in qualche modo dicendo che tutto sommato, anche se il Ministro dello sviluppo economico non c'è, in questi cinque mesi qualcosa avete fatto. Se voi andaste in qualche assemblea di artigiani al nord, ma anche al sud, o in qualche distretto industriale che vede crescere la disoccupazione e vede con preoccupazione quello che sta accadendo, qualche difficoltà la trovereste senz'altro. Parliamoci chiaramente: un altro dei segni dello smarrimento del nostro Paese è l'accordo che sarà firmato tra poco tra l'Unione europea e la Corea del sud. Non si può dire che i nemici sono ad est - come ha sempre pontificato il Ministro dell'economia Tremonti - e poi stare al di sotto della guardia quando si consente ad un Paese come la Corea del sud di veicolare, con il rimborso dei dazi, le merci cinesi verso l'Europa, perché questa è una botta molto seria alla nostra industria manifatturiera! Vorrei capire in cosa sia consistito l'impegno del Governo, del Ministro degli esteri e del Ministro dello sviluppo economico - che è il Presidente del Consiglio - su questo punto. Infatti, i discorsi sono tutti belli, ma i fatti ci dicono che questa cosa, se andrà in porto - come pare -, sarà un ulteriore elemento di difficoltà per centinaia di migliaia di imprese e di lavoratori. Questa responsabilità - bisogna che sia chiaro - è frutto anche evidentemente di un disinteresse o di una sottovalutazione rispetto al Ministero dello sviluppo economico .
. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
, Signor Presidente, intervengo brevemente per svolgere alcune considerazioni. Anche se questo dibattito potrebbe essere superato da avvenimenti successivi, resta comunque il fatto che si tratta di un dibattito rilevante. Siccome il sottosegretario non ha il desiderio di parlare esclusivamente al Presidente e ai colleghi del Partito Democratico...
. Anche a Vignali!
, . ...anche a Vignali, intervengo brevemente per svolgere alcune considerazioni riguardo al dibattito che è stato sicuramente utile anche per affrontare alcune questioni. Sono stati adottati ovviamente molti provvedimenti - che vorrei lasciare all'attenzione della Presidenza - in questi cinque mesi di incarico . Si tratta di più di 300 provvedimenti e non sono di ordinaria amministrazione. Come evidenziato anche nel corso dello svolgimento di atti di sindacato ispettivo nel quale si è evidenziata qualche considerazione su questo punto, si tratta di provvedimenti di altissima rilevanza. Tra questi vi sono quello relativo all'avvio della borsa del gas e quello concernente lo storico superamento del CIP 6, che molto spesso ha animato i dibattiti anche in quest'Aula, ossia provvedimenti attesi da anni nel campo delle fonti rinnovabili. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di un testo recante l'elenco dei provvedimenti assunti dal Ministero e dal Ministro al quale pertanto rimando l'elenco.
. Sottosegretario Saglia, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
, . Vorrei ora intervenire su alcune questioni. Forse questa è la volta buona per smentire una ricostruzione che spesso induce in errore i colleghi dell'opposizione, in virtù della quale vi sarebbe stata una sottrazione di competenze e fondi al Ministero dello sviluppo economico. Che vi possa essere stata una discussione su questo punto credo che sia assolutamente legittimo, ma che abbia raggiunto risultati non è assolutamente vero. Infatti, per quanto riguarda l'energia, nessuna competenza è stata sottratta al Ministero, per quanto riguarda i fondi del turismo nessuna risorsa è stata sottratta al Ministero dello sviluppo economico. Sono stati realizzati i contratti di sviluppo, uno strumento che insieme gestiremo tra i due Ministeri, e non è stata sottratta alcuna competenza in materia di nomine, perché - come sapete - sulle nomine interviene l'azionista, il Ministero dell'economia e delle finanze, d'intesa con il Ministero dello sviluppo economico. Così come le risorse sul ramo Industria 2015 sono state incrementate nell'ordine di 37 milioni di euro per quanto riguarda il bando «». Devo dire che si tratta di un programma utile e necessario, che ha già visto 3 dei 5 programmi andare a segno, e il 6 ottobre prossimo vi sarà una riunione per definire anche l'erogazione concreta di queste risorse, che sono necessarie all'economia. Concludo questo mio breve intervento dicendo anche ai colleghi dell'opposizione che il tema della politica industriale è molto complicato; non deve essere neanche un che evochiamo per risolvere tutti i problemi, perché la politica industriale, in passato, evocava le partecipazioni statali più che altro. A me pare che, dall'osservatorio che abbiamo sulle crisi di azienda, stiano andando in crisi soprattutto i settori maturi e i settori sui quali difficilmente è possibile riuscire a risolvere la contraddizione di un prodotto che difficilmente riesce ancora a reggere il mercato. Molte di queste aziende sono proprio in questi settori maturi. Certamente, vi è bisogno di un piano di riconversione industriale, ma noi innanzitutto abbiamo dato luogo, attraverso l'osservatorio che è tuttora in funzione, a un esame concreto e analitico di tutte le crisi aziendali in corso nel Paese, consapevoli che andranno fatte addirittura alcune operazioni di riconversione industriale di settori produttivi. Non è un'operazione semplice, soprattutto con le risorse scarse a disposizione del bilancio dello Stato, ma nessun lavoratore, nessuna impresa che ha chiesto sostegno e dialogo al Ministero è stata lasciata da sola. Abbiamo risolto molte di queste crisi, anche da un punto di vista politico, ed oggi è attiva una che ha nel Ministero dello sviluppo economico il cardine e nel Ministero dell'economia e delle finanze e nel Ministero del i comprimari per poter risolvere le questioni, che, ovviamente, non sono solo quelle del sostegno al reddito dei lavoratori in difficoltà, ma anche quelle del rilancio industriale. Non vi è da essere ottimisti né pessimisti, vi è semplicemente da lavorare quotidianamente su che sono estremamente delicati, storici, epocali. È in corso una trasformazione del sistema industriale italiano e una parte di questo sistema ha bisogno di essere accompagnato; stiamo pensando di farlo con alcune misure. Sulla questione del disegno di legge in materia di concorrenza, non posso, ovviamente, che auspicare che il nuovo Ministro lo voglia assumere e portare in Consiglio dei ministri, perché il testo è sostanzialmente pronto, è all'attenzione della Presidenza del Consiglio dei ministri e potrà essere, ovviamente, oggetto di confronto in sede parlamentare e nelle Commissioni competenti, in particolare nella Commissione attività produttive, che, anche in passato, ha dato risultati importanti nel dialogo tra maggioranza e opposizione .
. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, ovviamente non potrei e non ho intenzione di replicare al sottosegretario, ma faccio un breve richiamo all'articolo 135- del Regolamento, che mi consente, indirettamente, anche di replicare. È chiaro, signor sottosegretario - e lo dico anche all'onorevole Vignali -, che sembra quasi che in questo Paese tutto vada da solo e per conto suo, quindi, quasi quasi appare inutile la presenza di un Ministro. Se vi è una distinzione tra Ministri, sottosegretari e viceministri, ovviamente, questa non può che avere un valore politico, e ovviamente ce l'ha, e un valore istituzionale, e questo ce l'ha senz'altro, ma la ragione per cui mi richiamo all'articolo 135- del Regolamento è che vorrei, molto umilmente e con semplicità, lasciare agli atti che i cinque mesi di incarico del Presidente del Consiglio hanno determinato anche la sottrazione di un diritto parlamentare non solo per l'opposizione, ma anche per la maggioranza. L'articolo del Regolamento a cui faccio riferimento è quello che richiama al . Signor Presidente, come lei sa, si possono presentare ai membri del Governo delle interrogazioni a risposta immediata, per le quali è prevista la diretta televisiva e il come noto, è riservato esclusivamente al Presidente del Consiglio, che non si è mai visto, ovviamente, ai Vicepresidenti del Consiglio, che nella fattispecie non ci sono, e ai Ministri. Signor Presidente, lei si rende conto che i Ministri danno la loro disponibilità entro ventiquattro ore dal perché i gruppi possano poi presentare i propri quesiti e le proprie domande, alle quali pubblicamente, davanti al pubblico che assiste attraverso la televisione, essi possono dare una risposta. Questo è un caso classico: attraverso l'assunzione dell' per cinque mesi (e non per cinque giorni) da parte del Presidente del Consiglio non solo, come è del tutto evidente nella storia parlamentare di questa legislatura, non abbiamo avuto la possibilità, nonostante ciò sia previsto dal Regolamento, di avere il Presidente del Consiglio a rispondere ai ma l' non ha consentito a nessun parlamentare, né della maggioranza né dell'opposizione, di poter predisporre dei quesiti ed avere la risposta del Governo sulle tematiche relative al ministero guidato dall'ex Ministro Scajola. Tra l'altro mi dicono che alle 19 è previsto che il Presidente del Consiglio si rechi dal Presidente della Repubblica. Possiamo quindi probabilmente dare un anticipo ai telespettatori o agli ascoltatori che ci stanno ascoltando: l'onorevole Romani accompagnerà il Presidente del Consiglio: abbiamo scoperto finalmente chi sarà il Ministro dello sviluppo economico. Vorrei lasciare semplicemente agli atti che tra le tante cose che non vengono considerate ci sono anche queste, che sembrano e possono apparire questioni formali, ma che diventano questioni di sostanza, che ledono direttamente anche quelli che sono i diritti del singolo deputato.
. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.