PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
CATERINA PES, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati D'Incà e Rossomando sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente novantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna A .
PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza, con lettera in data 16 dicembre 2015, il seguente disegno di legge, che è stato assegnato ai sensi dell'articolo 96-, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla V Commissione (Bilancio):
S. 2145 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 novembre 2015, n. 185, recante misure urgenti per interventi nel territorio. Proroga del termine per l'esercizio delle deleghe per la revisione della struttura del bilancio dello Stato, nonché per il riordino della disciplina per la gestione del bilancio e il potenziamento della funzione del bilancio di cassa (3495) – bis, bis,
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2093-B, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato: Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 16 dicembre 2015.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari del MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Bratti.
ALESSANDRO BRATTI, . Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi discutiamo questo provvedimento, a nostro avviso importante, che tra l'altro è sottoposto al nostro esame in un momento particolarmente interessante perché arriva dopo un'approvazione storica che c’è stata negli scorsi giorni alla COP21 a Parigi di un accordo crediamo importante ed epocale, per quanto come tutti gli accordi di questo natura non abbia elementi di cogenza. Tuttavia gli obiettivi che vengono fissati in merito alla difesa del clima sono obiettivi molto sfidanti che comportano modifiche profonde della nostra economia. È un provvedimento che viene esaminato anche quasi in maniera contemporanea – poi ci ritornerò sopra – all'emanazione da parte della Commissione europea di un pacchetto di proposte che riguardano la cosiddetta economia circolare e moltissimi elementi che ritroviamo in questo pacchetto sono presenti anche nelle disposizioni del disegno di legge, che ricordo per la prima volta nel suo titolo introduce due parole importanti che, possiamo dire, rappresentano quasi un elemento di novità storica cioè il termine entra di fatto per la prima volta in una legge dello Stato. Riteniamo che questa sia una novità di grandissima rilevanza. Il provvedimento in esame, inoltre, fa parte di una serie di provvedimenti legislativi che abbiamo affrontato in questa legislatura. Uno di essi, che abbiamo approvato con grande successo, è la legge n. 68 del 2015 sugli ecoreati. Altri che siamo in attesa che vengano approvati dalle Camere: uno per tutti la legge sulle agenzie ambientali. Ma è in discussione proprio in questa Camera la legge sul consumo di suolo cioè un pacchetto di norme che riteniamo fondamentali per avviarci proprio verso l'economia circolare che l'Europa di fatto ci chiede di seguire.
Al Senato sul provvedimento in esame sono state fatte importanti modifiche – infatti in questa sede siamo alla terza lettura – arricchendo sicuramente l'articolato sia nel merito sia nel numero degli articoli. Non è stato stravolto l'impianto su cui noi avevamo lavorato in precedenza, al di là del tema dei cosiddetti consorzi obbligatori, riguardo ai quali il corrispondente pacchetto di norme è stato stralciato e su cui tuttavia c’è un impegno del Governo ad affrontare il tema in un provvedimento più omogeneo e più uniforme;
e al di là della introduzione di alcune questioni molto importanti che forse avrebbero meritato una discussione a parte. Di esse ne ricordo una per tutte: l'introduzione dello statuto dell'ENEA, un istituto di ricerca molto importante per il nostro Paese che qui vede di fatto introdotto lo statuto con un emendamento al Senato e che forse – ripeto – meritava una discussione a parte. Inoltre sono stati introdotti alcuni elementi che riguardano l'attività, consentitemi di dire così, venatoria anche se in realtà non è molto specificamente legata alla caccia ma che comunque riguarda il contenimento delle popolazioni dei cinghiali o altre specie animali. Ripeto tuttavia che si tratta di una serie di modifiche che non hanno stravolto, anzi non hanno assolutamente spostato l'impianto che noi avevamo dato qui alla Camera. E mi sento di dividere in alcuni capitoli i contenuti di questo provvedimento. Tra tutti ne intitolerei uno: il pacchetto di norme che va verso l'economia circolare, che comprende una serie di articoli che riguardano la regolamentazione degli appalti pubblici indirizzandoli verso i cosiddetti appalti verdi (GPP). Si introducono i criteri ambientali minimi per tutta una serie di prodotti e anche di procedure; si introduce la possibilità per le aziende e ditte che possiedono certificazioni ambientali – EMAS su tutti ma anche ISO 14001 – di poter accedere con dei punteggi ulteriori nelle gare pubbliche. Si introducono anche sperimentazioni che riguardano il cosiddetto sempre per quanto riguarda il tema degli appalti.
Ancora nell'ottica dell'economia circolare vi sono una serie di definizioni di criteri e di modalità che vengono indirizzate ai comuni per definire aree e attività collegate al cosiddetto mercato dell'usato. Ne abbiamo discusso molto: è un tema molto importante perché più un bene rimane su un mercato prima di essere, per così dire, catalogato come rifiuto più questo bene ha vita lunga e meno rifiuti si producono. Pertanto lo consideriamo un provvedimento molto importante in termini di prevenzione. Vi sono tutta una serie di incentivi che riguardano l'uso dei sottoprodotti agricoli che possono essere utilizzati anche nella cosiddetta produzione da cui poi deriva in parte la cosiddetta chimica verde: abbiamo introdotto qualche articolo che ha importanza da questo punto di vista. Abbiamo introdotto anche la possibilità di utilizzare questi materiali assorbenti come materiale compostabile. Un elemento importante è costituito dagli accordi di programma tra istituzioni e impresa per favorire il materiale da recupero. C’è un copioso articolato che indica in maniera analitica quelli che sono questi beni e quelle che sono le possibilità di accordo relative. Ci sono aspetti che potrebbero essere considerati magari di nicchia ma che per noi, invece, sono molto importanti perché costituiscono sperimentazioni di grandissimo interesse che potrebbero anche favorire sempre di più il riciclo e il recupero del materiale. Penso alla sperimentazione del vuoto a rendere per vetro, birra e acque minerali che al momento rimane una sperimentazione ma che forse nel futuro potrebbe essere inserita in maniera stabile nel nostro ordinamento legislativo.
Penso anche agli incentivi per i comuni che raggiungono e superano la percentuale di raccolta differenziata stabilita per legge. Anche in questo caso abbiamo voluto avere un approccio più propositivo che punitivo: in realtà esiste anche un articolo, aggiunto al Senato, che prevede un po’ un allungamento dei tempi per i comuni per raggiungere obiettivi di raccolta differenziata e che può sembrare stridere un poco con tutto il resto. In realtà abbiamo introdotto una serie di elementi importanti e propositivi per favorire questi comuni virtuosi: l'introduzione dell'ecotassa per gli impianti di incenerimento senza recupero energetico (consideriamo anche questa una disposizione positiva); il compostaggio aerobico di quartiere e di comunità, che può essere scomputato poi dalla TARI, dalla tariffa puntuale che noi incoraggiamo anche attraverso alcuni elementi di principio; poi c’è un tema che riguarda la lotta all'abbandono dei rifiuti, quello cosiddetto dei «piccoli rifiuti», con particolare riferimento alle cicche di sigarette.
Abbiamo introdotto poi un pacchetto di misure che riteniamo importantissimo perché era da tempo che non se ne parlava e che riguarda la mobilità sostenibile, 35 milioni di euro sono stati confermati per la mobilità dolce e sono stati anche aggiunti finanziamenti importanti per quanto riguarda il tema degli itinerari cicloturistici, così come crediamo anche questo sia un risultato che io ritengo storico che è stato il riconoscimento dell'incidente che era una questione su cui avevamo provato varie volte a chiedere questo riconoscimento per il lavoratore che usa la bicicletta per andare al lavoro e questa volta ci siamo riusciti.
Vi sono poi una serie di provvedimenti molto importanti che riguardano le bonifiche, mi riferisco ai siti contaminati, soprattutto i siti di interesse nazionale, dove si propone uno schema di transazione più semplificato, più snello ma anche più trasparente e che può consentire, se non altro in quei siti dove ci sono attività imprenditoriali in essere o c’è interesse da parte di attività imprenditoriali, di accelerare questi processi di industrializzazione attraverso però la messa in sicurezza e la bonifica del territorio, così come abbiamo definito dei criteri più semplici per l'utilizzo dei materiali dei dragaggi. Sappiamo che questo è un tema molto delicato che riguarda numerosi porti italiani e crediamo sia importante. Abbiamo introdotto inoltre un credito di imposta interessante per le imprese quando la cifra supera i 20 mila euro per sostituire i tetti contenenti amianto, il cosiddetto eternit, e anche questo lo riteniamo importante.
C’è poi un altro capitolo che riguarda il tema delle risorse idriche e la del sistema. È stato introdotto un fondo – è una discussione che avevamo già fatto anche qui alla Camera – di garanzia per gli investimenti; sappiamo che purtroppo abbiamo un sistema di depurazione del Paese che ha delle criticità enormi, che necessita di investimenti importanti, un sistema di depurazione delle acque che ci vede purtroppo in infrazione comunitaria e quindi l'aver costituito un fondo di garanzia, che significa di fatto poi caricare anche sulle bollette una percentuale di questi finanziamenti, però in maniera assolutamente trasparente, crediamo sia una cosa molto importante, così come l'introduzione del contratto di fiume, così come aver introdotto dei criteri che consentano ai clienti morosi una quota minima di acqua da poter utilizzare, ma nello stesso tempo anche di capire come risolvere le questioni della morosità che purtroppo, in una situazione di crisi, sono molto molto forti. Poi c’è il tema importantissimo, che abbiamo discusso molto qui alla Camera e che al Senato è stato di fatto pochissimo ritoccato ma che è importante, che è la dei distretti idrografici, quindi c’è un recepimento finalmente completo delle indicazioni a livello europeo. C’è poi tutta un'altra serie di piccoli ma importanti provvedimenti – piccoli fino a un certo punto perché ci sono circa 800 mila euro – per l'istituzione di nuove aree protette dei parchi marini, si definiscono in maniera più specifica i criteri per le cosiddette «», si parla tutti concetti che avevamo già affrontato nella discussione in precedenza. Insomma, noi riteniamo... mi avvio alla conclusione, poi le chiederei Presidente di allegare, perché il tempo è quello che è, una nota specifica con le variazioni che nella relazione sono riportate e che sono state fatte dal Senato rispetto al provvedimento che noi abbiamo mandato come Camera...
PRESIDENTE. Diciamo che più che una nota specifica, ci consegna la parte restante dell'intervento per la pubblicazione in calce al resoconto stenografico, perché non si possono consegnare allegati.
ALESSANDRO BRATTI, È un errore mio...
PRESIDENTE. Lo dico con chiarezza, affinché non si crei un precedente.
ALESSANDRO BRATTI, Mi sono espresso male, volevo significare appunto un prosieguo della relazione che affrontava in maniera più analitica le variazioni, chiedo scusa, Presidente. Concludo, io credo che questo sia un ulteriore tassello importante – lo diciamo sempre, almeno noi che ci occupiamo di questioni ambientali ma non solo, perché qui il tema travalica molto quello che è il tema ambientale, qui parliamo di economia, di sviluppo di nuovi indirizzi per lo sviluppo del Paese – insieme agli altri che ho citato all'inizio per poter dare davvero quel quadro dal punto di vista legislativo di cui le imprese virtuose e innovative hanno bisogno in questo Paese per affermarsi sempre di più sul mercato .
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo. Prendo atto che si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.
ERMETE REALACCI. Signor Presidente, il collega Bratti che ha seguito assieme al collega Borghi come relatore il provvedimento ha già illustrato per linee generali un provvedimento che è molto esteso, perché stiamo parlando di 79 articoli che affrontano molti temi su cui abbiamo lavorato a lungo trasversalmente in Commissione, introducendo molti miglioramenti. Qualcosa forse si poteva fare di meglio ma, insomma, la perfezione è nemica del bene. Credo che ai cittadini questo provvedimento arriverà, come ha ricordato il collega Bratti, per delle cose che erano sentite fortemente in alcuni mondi, ne ha già nominati alcuni il collega Bratti: l'infortunio le cicche di sigaretta. Insomma, spesso l'informazione si concentrerà sulle cose un po’ più particolari ma ci sono cose anche altrettanto importanti, penso al credito di imposta sulle bonifiche di amianto, al fondo per l'abbattimento dell'abusivismo edilizio, alle misure per contrastare le cosiddette «carrette del mare», cioè l'inquinamento marino prodotto da vecchi vascelli che rischiano di danneggiare le nostre acque, alla norma che finalmente viene introdotta sulla impignorabilità degli animali di affezione. Il cuore del provvedimento – sono di nuovo d'accordo con il collega Bratti – è il tema dell'economia circolare, io aggiungo della che si incrociano in molte misure di questo provvedimento. Ricordo che siamo all'indomani di Parigi, siamo in un momento in cui il Po è in secca, nelle montagne non c’è neve e le nostre città hanno una situazione di sofferenza fortissima dal punto di vista dell'inquinamento. La spinta che viene da Parigi – non solo per l'accordo impensabile qualche anno fa che ovviamente non è risolutivo rispetto al rischio dei mutamenti climatici ma rappresenta una inversione di rotta formidabile per tutto il mondo – è ragionare su una nuova economia. Questa nuova economia sarà basata sull'innovazione, sulla ricerca, sulla conoscenza e, per quanto riguarda il nostro Paese, anche sulla qualità e sulla bellezza, ma richiede la mobilitazione delle istituzioni, della società, delle imprese ma molte delle misure che sono presenti in questo provvedimento (che non è risolutivo, è chiaro che per capirci, per affrontare il tema della dovremmo agire a trecentosessanta gradi, dai meccanismi fiscali alla stessa legge di stabilità; a me piacerebbe che la legge di stabilità l'anno prossimo avesse il segno di una sfida su una nuova economia, un'economia a misura d'uomo; ci sono anche in questa legge di stabilità delle cose ma si può fare di più anche sul campo della riforma fiscale) hanno questo segno: danno un segnale forte sull'economia circolare, ad esempio con il recupero dei materiali. Adesso molte volte siamo in una situazione contraddittoria in cui il recupero del materiale è scoraggiato non solo dal basso prezzo del petrolio per alcuni aspetti ma anche dall'incenerimento perché diventa più conveniente bruciare alcuni materiali anziché recuperarli. Per quanto riguarda lo spazio al protagonismo dei cittadini, il collega Borghi in particolare si è battuto sulla cioè la possibilità per comunità che vivono in montagna e in aree minori di organizzarsi per liberarsi dai fossili e fare politiche ambientali avanzate; vi sono poi i contratti di fiume, i sistemi efficienti di utenza. Nella legge c’è a tal proposito un passaggio importante.
Infatti, si allarga la possibilità per le imprese di autoprodursi l'energia con maggiore efficienza e, quindi, dando una mano all'avanzamento di un sistema elettrico che deve allontanarsi sempre più dallo spreco e dalle energie fossili. Il compostaggio è – da non sottovalutare – una finestra che si apre sullo scambio di beni. Nelle Marche, il collega Carrescia, nella sua vita precedente, ha lavorato a un'esperienza, che io trovo bellissima – il progetto si chiama «» –, ossia il recupero di elettrodomestici che andavano in rottamazione e che adesso vengono rimessi al consumo e addirittura, a volte, con delle innovazioni tecnologiche rispetto a quando erano stati prodotti.
Questo insieme di economia è una grande opportunità per l'Italia, perché abbiamo, nei cromosomi, la capacità di produrre con maggiore efficienza. Siamo un Paese povero di materie prime. Pochi lo sanno, ma, nonostante l'arretratezza di tante parti del nostro Paese, nonostante la Terra dei fuochi, nonostante le raccolte differenziate che non esistono in alcune aree d'Italia, come la Sicilia, noi siamo i primi in Europa nel recupero di materiali. Recuperiamo più materie prime dei tedeschi: 25 milioni di tonnellate all'anno. I tedeschi ne recuperano 23 milioni, nonostante abbiano un'economia più forte della nostra. Questo significa anche un fortissimo risparmio in termini di energia e di emissioni di CO2.
C’è una bellissima frase di Victor Hugo, che dice: «C’è una cosa più forte di tutti gli eserciti del mondo e questa è un'idea il cui momento è giunto». Io penso che sia giunto il momento di una nuova economia, di un'economia in cui l'Italia può affermare, con forza, il suo punto di vista .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, come aveva detto l'allora Ministro Orlando alla fine del 2013, questo provvedimento sarebbe dovuto essere la scommessa sull'ambiente, per il suo rispetto, per la sua tutela e per accrescere la straordinaria potenzialità di sviluppo, di volano economico: una sorta di «agenda verde» del Governo. Secondo il Ministro Orlando, si trattava, dunque, di una sfida decisiva per il nostro Paese, che evidentemente il nuovo Governo Renzi non ha più considerato imprescindibile per il successivo sviluppo della politica ambientale.
Dopo ben due anni di lavoro in questo Parlamento, cosa abbiamo ottenuto ? Un testo profondamente modificato, direi alterato, a seguito di un vero e proprio sconvolgimento iniziato nella Commissione di merito alla Camera dei deputati e proseguito al Senato. Nuovi articoli sono stati aggiunti, altri sono stati radicalmente riscritti, altri ancora sono stati soppressi e stralciati: una sorta di caravanserraglio di norme e codicilli che, nella peggiore tradizione legislativa, genera norme superfetanti. Dovremmo indicare agli studenti di giurisprudenza il modello della formazione dell'atto legislativo. Ebbene, se un modello negativo possiamo offrire come giudizio, come valutazione, come esempio, questa norma, rappresenta plasticamente quel modello negativo. Oggi stiamo esaminando un testo che, dopo un lungo esame in Commissione ambiente, è arrivato a ricomprendere, come ha correttamente riferito il relatore, ben settantanove articoli, che trattano delle più disparate materie allo stesso tempo. Ovviamente, in modo assolutamente inevitabile, in un calderone normativo di questo tipo non è stato possibile raggiungere un adeguato grado di approfondimento delle misure previste. Si tratta di aggiunte tutte prive di sistematicità ed organicità.
Il provvedimento tratta, infatti, di mobilità sostenibile e di trasporti via mare, di aree marine protette e di libri fondiari, di materiali litoidi e di rifiuti urbani, di energia e di cinghiali, di materiali post consumo e di storni, di compostaggio aerobico e pannelli fotovoltaici, di solfati di calcio e immobili abusivi, di fertilizzanti e di bonifiche di amianto, solo per citare alcune delle materie trattate da questo disegno di legge.
E ancora, abbiamo di fronte uno strumento evidentemente non immediatamente operativo, che richiederà numerosi provvedimenti di attuazione, per di più da adottare in tempi evidentemente troppo stretti per potere essere rispettati, e quindi siamo già in ritardo. Ma tanto è il ritardo che questo testo vaga tra i due rami del Parlamento ormai da oltre due anni. Ad ogni modo, era comunque quanto meno necessario e urgente un esame attento delle questioni aperte che attengono al nostro ambiente e che, invece, ancora una volta, sono marginalizzate, trascurate.
Sappiamo bene che il nostro Paese è dotato di grandi risorse naturali e di unicità ambientali da tutelare e da valorizzare; d'altra parte, non possiamo, tuttavia, dimenticare anche l'altro lato della medaglia. Abbiamo un territorio a forte rischio idrogeologico per varie cause, dalla configurazione geologica all'articolato reticolo idrografico, dall'antropizzazione spesso eccessiva del territorio alla mancata prevenzione e manutenzione delle aree potenzialmente pericolose. Abbiamo discusso mozioni per addivenire al contrasto del dissesto idrogeologico, ben consapevoli dei numeri di queste criticità strutturali. Le aree più esposte al rischio idrogeologico rappresentano quasi il 10 per cento della penisola e riguardano circa l'80 per cento dei comuni. Milioni di cittadini italiani sono esposti ai rischi legati ad eventi calamitosi che potrebbero colpire, tra l'altro, centinaia di edifici pubblici e coinvolgere anche scuole ed ospedali. Dal secondo dopoguerra ad oggi, in Italia, abbiamo dovuto registrare oltre 5 mila vittime, a fronte di danni complessivi stimati in più di 60 miliardi di euro. Basti ricordare solo gli ultimi eventi che hanno colpito proprio la mia regione, la Campania, dove si sono verificate piogge torrenziali, alluvioni ed esondazioni di fiumi, causando danni incredibili.
Anche nel contrasto al dissesto idrogeologico l'azione di questo Governo è stata finora timida, blanda, balbettante. Il piano nazionale in materia è già in ritardo di un anno e verosimilmente non potrà vedere la luce prima della fine del prossimo anno. La questione della messa in sicurezza del territorio rappresenta una priorità assoluta di azione per la salute e la sicurezza dei nostri concittadini e costituisce, inoltre, una grande opportunità per il rilancio degli investimenti in settori storicamente in crisi, come quello delle infrastrutture e delle costruzioni. È quasi superfluo ricordare come una valorizzazione delle risorse naturali ed un equilibrato sviluppo del nostro territorio costituiscano la base per la ripartenza di un'economia verde che contribuisca, in modo fondamentale, al rilancio economico del nostro Paese.
Eppure le potenzialità ci sono tutte: secondo i dati più recenti, la è cresciuta anche negli anni della crisi globale; secondo l'Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale, il giro di affari del settore, che nel 2005 ammontava, a livello mondiale, a 990 miliardi di euro, nel 2020 potrebbe aumentare più del doppio, fino a toccare i 2.200 miliardi di euro. La stessa fondazione Enel ha stimato che uno sviluppo del settore dell'efficienza energetica, oltre agli indubbi vantaggi in termini di riduzione delle emissioni nocive nell'atmosfera, potrebbe creare un giro d'affari di 64 miliardi di euro ed oltre 460 mila posti di lavoro. Prospettive di sviluppo di questo genere hanno, però, bisogno di un contesto normativo stabile, chiaro, dove vanno comprese anche risorse pubbliche. Tutti questi ingredienti, purtroppo, sono esclusi dal disegno di legge in esame.
Il dilatarsi dei tempi dell'esame, da una parte, e l'eterogeneità delle misure in esso contenute, dall'altra, sono diretta conseguenza dell'opera di mediazione svolta tra le diverse forze e anime della maggioranza, con trattative e compromessi che hanno riscritto malamente e in larga parte il testo che abbiamo oggi di fronte, per arrivare, infine, ad un risultato fuori tempo, caratterizzato dalla eccessiva complessità, dalla poca chiarezza, dalla limitatissima efficacia e dalle scarse risorse disponibili.
Abbiamo riscontrato quasi settanta modifiche, dico settanta modifiche al Codice dell'ambiente. Non sarebbe forse stato più opportuno procedere ad un aggiornamento sistematico e completo del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, attraverso un intervento specificamente ad esso dedicato, invece di operare in modo così settoriale e scoordinato ? Non siamo certamente noi ad opporci ad una riforma del Codice dell'ambiente, purché, però, venga fatta con metodo, con criterio, con saggezza, attraverso un'azione riflessiva del Parlamento.
Si è, inoltre, ritenuto opportuno dedicare una norma, all'articolo 5, e una dote di 5 milioni di euro alla regione Emilia-Romagna per finanziare la costruzione di una pista ciclo-pedonale. Altro che marchette da legge di stabilità ! Anche in questo testo si rilevano elementi assolutamente inconferenti con la specificità del testo e tesi ad indicare un surrettizio modo di raccogliere risorse, non ponendo tutti gli enti del nostro Paese nella medesima condizione. La mobilità sostenibile è evidente che è oggetto di diversi provvedimenti all'esame della Camera. E, invece, puntualmente qui si ritorna su questo tema che piuttosto dovrebbe essere sviluppato nelle nostre città e nelle nostre regioni. Ma c’è una bella differenza tra la promozione nel Paese di un'iniziativa del genere ed uno specifico finanziamento ad un singolo progetto, ad una sola regione. A quando potremo darci appuntamento per un approccio trasparente e di pari opportunità per tutti gli enti ? Quando ci direte che farete una norma per il Paese, non per qualche amico o per qualche amico in più ?
Un'ulteriore bizzarria riguarda il nuovo sistema di pagamento dei servizi eco-sistemici ed ambientali che il Governo è delegato ad introdurre, ai sensi dell'articolo 70 del disegno di legge, che reca pochi indirizzi, scarsamente approfonditi, per importi di centinaia di milioni di euro l'anno. La delega prevede che tra i beneficiari del sistema siano incluse anche le fondazioni di bacino montano integrato. Ma da dove spuntano queste fondazioni ? Con quale atto normativo sono state create o disciplinate ? Di certo, non sono presenti nel Testo unico degli enti locali. Non vorremmo che, oltre a contraddire il concetto di semplificazione con la creazione, con la superfetazione di nuovi enti, dette fondazioni rappresentassero l'inizio di una qualche non chiara manovra della maggioranza di Governo per sottrarre i benefici connessi all'uso delle acque in territorio montano ai soli che hanno titolo a beneficiarne, cioè i cittadini, attraverso i consorzi di bacino imbrifero montano che raggruppano più di 2.500 comuni. Forza Italia si è battuta per una maggiore semplificazione delle procedure burocratiche e per l'introduzione di idee e premialità per gli esempi virtuosi e per le buone pratiche, che pure ci sono state e vengono portate avanti nel nostro Paese. Non possiamo mortificare le iniziative di centinaia di migliaia di imprenditori che puntano sulla crescita eco-sostenibile della nostra economia. Non possiamo costringerli a cervellotici provvedimenti amministrativi ed imporre loro un livello di tassazione eccezionalmente superiore a tutti i Paesi sviluppati, a tutti i Paesi europei. Nel complesso, ancora una volta assistiamo ad un Governo che punta, sì, verso la giusta direzione, ma la guarda soltanto da lontano e si ferma subito e al primo passo. Una politica ambientale non lineare e non strutturale, come quella che emerge da questo provvedimento, contribuirà solamente a creare ancora più confusione per gli operatori del settore e non apporterà nessun beneficio in termini di tutela ambientale e di crescita economica.
Più abusi e più urlatori ed ambientalisti retrò .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.
DORINA BIANCHI. Grazie Presidente. Il percorso del provvedimento al nostro esame è stato sicuramente complesso. Correzioni ne hanno caratterizzato l'iter parlamentare e condizionato anche i tempi necessari alla sua approvazione. Il testo attuale risente di questi elementi naturalmente, ma, seppure a scapito dell'auspicata organicità, contiene delle disposizioni che rispondono alle principali e più significative esigenze del comparto ambientale. Mi riferisco, ad esempio, alle disposizioni relative alle aree marine protette, all'incentivazione della mobilità sostenibile, come pure agli interventi che riguardano la stessa necessità di conferire maggiore armonia e completezza a diverse materie come, ad esempio, le disposizioni sui prodotti derivanti da materie post-consumo. Sono state escluse dal testo alcune importanti disposizioni rinviandole ad un auspicabile e prossimo . Un rinvio che non ci convince particolarmente dal momento che tale è stato più volte annunciato, ma sul quale ancora non si è iniziato a lavorare, nonostante oggi risulti assolutamente indispensabile intervenire proprio su quei comparti che attendono da anni un aggiornamento della normativa di riferimento. Vanno valutati in questo contesto gli interventi in materia di sottoprodotti utilizzabili negli impianti a biomasse o a biogas. Lo stesso comparto delle rinnovabili attende ancora oggi quelle rettifiche che da sole potrebbero allinearlo alle disposizioni europee, anche al fine magari di evitare penalizzazioni sul mercato nei confronti dei stranieri.
Il disegno di legge contiene, in sostanza, misure in materia della tutela della natura e dello sviluppo sostenibile, valutazioni ambientali, energia, acquisti verdi, gestione di rifiuti e bonifiche, difesa del suolo e risorse idriche; disposizioni che in esso sono contenute e che favoriranno, inoltre, incentivi e sgravi fiscali alle imprese che basano la loro produzione su materiali provenienti dalla raccolta differenziata, dal disassemblaggio di prodotti scartati, completando il percorso avviato dall'approvazione della legge sugli eco-reati. Si definisce, quindi, un percorso in grado di contrastare di fenomeni corruttivi e di danneggiamento del patrimonio ambientale, favorendo in maniera efficace lo sviluppo di imprese di qualità. Penso, ad esempio, nell'affrontare questioni delicate e assai diversificate, alle autorità di bacino dei dissesti idrografici istituite per prevenire esondazioni e gestire i corsi principali dei fiumi italiani. Penso ai comuni che potranno costituire, anche in associazione tra loro, le ; alle incentivazioni della mobilità sostenibile nei percorsi giornalieri casa-lavoro e casa-scuola, sollecitando l'uso delle due ruote; al fatto che le pubbliche amministrazioni potranno fare degli acquisti verdi; all'incentivazione della raccolta differenziata e al riuso di materiali nuovamente utilizzabili attraverso i comuni.
Noi crediamo che sia stato fatto il possibile. Con maggiore coraggio forse si sarebbe potuto intervenire su tutti gli ulteriori aspetti relativi a questa materia che interessano sotto diversi profili il comparto della produzione di energia, in particolare di biomasse e bioliquidi. Ad esempio, nel menzionare i sottoprodotti da usare in questi impianti, non si sono valutati e considerati quelli derivanti da lavorazioni di grassi animali e da produzione di biocombustibili che sono perfettamente individuabili tramite norme e tecniche specifiche. Né si è voluto intervenire per aggiornare l'elenco dei combustibili utilizzabili come sottoprodotti; un aggiornamento atteso da chi opera in questo settore da molto tempo e che poi sarebbe stato anche in linea con quella che era l'evoluzione tecnologica di questo comparto.
Tra le diverse disposizioni contenute nel provvedimento va sottolineata quella relativa all'importante ruolo che è stato assegnato ai consorzi nella gestione delle dinamiche connesse con il recupero e il riciclo di rifiuti, anche alla luce di quelli che sono gli e gli obiettivi comunitari. Il loro ruolo risulta infatti fondamentale nel corso della gestione dei rifiuti e nella stessa gestione di questo comparto. È una problematica che nasce dalla specificità dei singoli ambiti, che in molti casi determina sovrapposizioni di competenze non semplici da gestire, una materia complessa che coinvolge non solo i gestori, i produttori e i soggetti deputati al recupero del riciclo, ma insiste significativamente in termini di impatto economico, soprattutto sui cittadini che, in ultima analisi, poi sono i fruitori finali di questo percorso.
Siamo quindi consapevoli che questo non costituisce un punto di arrivo – come dicevo prima – ma un punto di partenza per la legislazione, che riguarda un settore che è un settore importante, tra l'altro in continua evoluzione, e che ha bisogno di costanti interventi diciamo di modifiche e di manutenzione, tra virgolette.
Nel tempo è maturata però la consapevolezza – e questo non è poco – che una politica economica fondata sulla offra significative opportunità di investimento, offra crescita e occupazione per l'intero sistema produttivo. In tale contesto, appare necessario che le istituzioni, i cittadini e le imprese agiscano in modo coerente verso l'affermazione di una economia verde, che consenta una riduzione del consumo di energia e di quelle che sono le risorse naturali, l'abbattimento delle emissioni di gas serra, la riduzione dell'inquinamento e la promozione di quei modelli di produzione e di consumo, che sono poi modelli sostenibili.
L'obiettivo del nostro Paese, quindi, a nostro avviso, deve essere quello di spostare l'investimento verso settori nuovi che abbiano non solo un maggiore ritorno economico, ma effetti positivi a più livelli: livello economico, livello sociale, ecologico ed occupazionale e, che nello stesso tempo, favoriscano lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione, ricerca e innovazione che sono sicuramente settori che, nel comparto ambientale, possono divenire un valore aggiunto importante per la nostra economia e anche per la nuova occupazione e che possono consentire una crescita complessiva del nostro Paese .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.
ALBERTO ZOLEZZI. Grazie, Presidente. Siamo qui a parlare. Cosa possono fare le parole ? Le parole possono fare tantissimo; sono un po’ il senso dell'esistenza di questo luogo, del Parlamento. Nelle storie antiche, ricordiamo tutti che, quando si diceva, «abracadabra» voleva dire in qualche modo, magicamente, fare apparire qualche cosa; «abracadabra» vuol dire appunto che creo come parlo.
Questo provvedimento è proprio così: ha solo al suo interno delle parole, non degli aspetti ben definiti. Non ci sono delle modifiche normative significative ed importanti, però si portano delle parole che – se saremo bravi a far viaggiare – forse davvero creeranno qualcosa di positivo per l'ambiente. Parlare è importante. Il nostro gruppo politico parla, riesce a parlare con libertà, perché risponde ai cittadini.
Io noto che invece questo Parlamento è sempre più silenzioso: si ha paura di parlare, si ha paura di discutere, perché magari poi vengono fuori le «marchette», come la «maximarchetta» dalla legge di stabilità di Causi, insomma. E allora si tende a non parlare e a tenersi dentro delle notizie che si sa perfettamente che migliorerebbero l'ambiente e la società, però la maggioranza non può parlarne perché risponde a degli interessi ben diversi. Il Parlamento è silenzioso. Io ricordo la di Rachel Carson, quando parlò dei pesticidi per la prima volta, per dire che questi limitavano la biodiversità e adesso c’è stata la Conferenza di Parigi.
Una delle parole importanti che entra nell'atto normativo non è solo la «», ma è anche il «ciclo dell'azoto».
Se ne parla in realtà un po'a sproposito, perché se ne parla quando si vuole in qualche modo regolare l'utilizzo di un materiale, di un rifiuto che è definito «gesso di defecazione».
Ora, nonostante tutti i morti determinati dall'utilizzo di questo rifiuto – in alcuni casi siamo andati in missione con la Commissione ecomafie –, nonostante i decessi, gli incidenti e la riduzione della qualità della vita delle persone vicine agli stabilimenti che trattano questo tipo di rifiuti con questa modalità, si vuole ancora tentare di far utilizzare questi rifiuti tossici, che creano problematiche odorigene pesantissime e che hanno provocato sette decessi negli ultimi due anni, li si vuole pensare di regolamentare, ben sapendo che è impossibile regolamentarli.
Però lì almeno si parla di «ciclo dell'azoto»: è una delle parole che forse potrà viaggiare e realizzare qualcosa. L'Italia ha un rapporto particolare con il clima e con la Conferenza di Parigi, perché i limiti mondiali legati all'ambiente, i tre limiti principali già superati sono appunto il ciclo dell'azoto, il ciclo del fosforo e la riduzione della biodiversità. L'Italia li ha tutti e tre decisamente segnati, anche a livello climatico, nelle regioni del sud che potrebbero vedere un aumento della temperatura di 5 gradi, dovendosi poi spopolare perché sarà poi impossibile sopravvivere. L'Italia ha un eccesso di captazione d'acqua, un sovvertimento nelle regioni costiere del ciclo del fosforo (un eccesso di fosforo sparso sui campi), e soprattutto in Pianura Padana un eccesso di azoto sparso. Quindi, non è possibile spargere i gessi di defecazione sui campi; non è possibile chiedere deroghe alle «direttive nitrati». Il ciclo dell'azoto varia la biodiversità e la riduce. Io leggo tutti i giorni articoli comici, per esempio sulla nei quali i parlamentari del PD dicono che bisogna cacciare le nutrie. Io pure scrivo nei miei comunicati – ma non ho la loro potenza e quindi non vengono ripresi – chiaramente che se il ciclo dell'azoto è sovvertito, vanno avanti alcune specie che vengono in qualche modo favorite, perché sono specie nitrofile: i topi, le nutrie stesse, le zanzare. L'anno scorso c’è stata la «febbre del Nilo»: quando si spargono i liquami, o addirittura il digestato degli impianti a biogas, che tanto piacciono a questo Governo, aumentano di dieci volte le zanzare adulte. Inutile dare solo degli insetticidi. Questi sono dati ormai scientifici, ma forse hanno poca presa mediatica.
Si parla poi, a livello di compostaggio, di ciclo dell'azoto, anche in quell'ambito. Ricordo che si voleva inserire una norma del biogas della porta accanto: in pratica con una normale SCIA, con una dichiarazione di inizio attività, si poteva costruire un impianto a biogas nel proprio giardino. Questa disposizione sono riuscito a farla eliminare io, perché probabilmente non si era capito che cos’è un impianto a biogas e quali danni gravissimi sta provocando all'ambiente, soprattutto in zone già segnate appunto da un ciclo dell'azoto sovvertito. Allora, è rimasta questa dichiarazione semplice, questa SCIA, solo per gli impianti di compostaggio. È una cosa ben diversa il compostaggio aerobico, che deve essere fatto bene e deve essere spiegato. Noi, tutti i giorni, in Italia dismettiamo 3 milioni di cartoni di pizza: questi possono finire in una compostiera, ci può finire il sughero, gli sfalci e le potature. Vi possono essere problemi a gestire sfalci e potature. Per fare bene il compostaggio, ci si mette il 50 per cento di materiale strutturante e il 50 per cento di organico; il compost non è assolutamente un rifiuto. Spendiamo in Italia 4 miliardi di euro per gestire il rifiuto organico ed è una vergogna perché non è un rifiuto. Si potrebbe invece guadagnare, fare del buon compost e, in qualche modo, alimentare con questo e ridurre l'utilizzo di fertilizzanti chimici limitando l'inquinamento. Teniamo conto che utilizzare il compostaggio aerobico con piccoli impianti elettromeccanici non industriali riduce la spesa, riduce tutto quello che è l'esborso per la gestione dei rifiuti e riduce l'inquinamento da percolato. Riducendo i soldi nel ciclo dei rifiuti, si riduce l'appetito dalla mafia. Ricordiamo che comuni virtuosi, come Ponte delle Alpi, hanno ridotto il piano economico finanziario da 950.000 euro a 740.000, come Rodigo, in provincia di Mantova, da 550.000 a 300.000, togliendosi dalle «partecipate vampire». Ricordo Parma, un successo a livello mondiale, perché una città grande di 190.000 abitanti è passata da 77 dipendenti nella gestione degli dei rifiuti a 121 e ha ridotto il piano economico finanziario di mezzo milione. Le persone lavorano perché c’è da lavorare, non perché bisogna poi garantire un bacino elettorale. Ricordo questo problema gravissimo che non viene affrontato da questo provvedimento.
Ricordo il problema della grande italiana che sta venendo avanti, questo fenomeno che ha degli aspetti decisamente mafiosi. A Livorno si sono trovati con 42 milioni di euro di debito creati dalla partecipata precedente, mal gestita perché i debiti venivano ripianati da MPS e adesso stanno lottando per evitare di entrare in Rete Ambiente, che è una società, appunto, che ha un modo di fare che riduce i servizi, aumenta i costi per i cittadini e mette tutti alla canna del gas.
Il compostaggio può favorire la chimica verde. Penso alla crisi di ENI, che vuole andarsene dalla chimica. Il compostaggio può dare materia per la chimica verde. Si possono ridurre i punti di fertilizzanti chimici con un buon ammendante, il compostato verde, e non con un ammendante, il compostato misto, che è quello che viene fuori dal digestato che così piace. Questi posti di lavoro che aumentano nelle realtà virtuose ci riportano ai dati di Altesis di 195.000 posti di lavoro.
Un altro punto favorevole del provvedimento è l'accenno al rame. Il rame recuperato viene pagato 5 mila euro a tonnellata. È per questo che spesso si fermano le Ferrovie, perché è facilissimo andare a rubare il rame e perché non c’è un albo delle persone a cui si possa conferire. Questa cosa probabilmente potrà portare a un miglioramento. Vanno bene poi le riduzioni tariffarie per i comuni che superano il 65 per cento. Teniamo conto che il ciclo dei rifiuti solidi urbani è un ciclo da 10 miliardi di euro all'anno. Vanno male, invece, gli incentivi a qualsiasi cosa per produrre energia. Noi non dobbiamo produrre altra energia; dobbiamo razionalizzare e programmare.
Poi ci sono gli incentivi agli zuccheri vari. Ieri abbiamo audito il GSE nella Commissione sulle ecomafie. Il 64 per cento degli impianti controllati, che sono di produzione di questa biomafia, hanno avuto delle gravi irregolarità, anche finanziarie. Sono stati trovati 70 milioni di euro percepiti e che non dovevano essere percepiti nel solo anno scorso e questo avendo controllato meno del 5 per cento degli impianti. Il GSE gestisce un PIL non dell'1 per cento come dicono loro, che è costituito dai 16 miliardi di incentivi, ma di 50 miliardi, cioè il doppio della manovra finanziaria, perché c’è un indotto legato alla costruzione degli impianti e alla gestione dei rifiuti. Chissà quanto di questo è legato alla mafia.
Va bene per l'amianto, perché finalmente si introduce un credito d'imposta per le imprese che bonificano il loro amianto. L'amianto da solo potrebbe dare 20 mila posti di lavoro, se ben gestito e messo in maggiore sicurezza rispetto ad oggi. Purtroppo, nel disegno di legge di stabilità non è passato un mio emendamento per la defiscalizzazione; però, vediamo se adesso si riuscirà in Aula a fare qualcosa. Il amianto vale 40 miliardi di euro, se messo davvero a posto.
Poi, bisogna intervenire sul turismo dei rifiuti. Abbiamo l'Ilva che è una grandissima agenzia turistica e adesso sta spedendo scorie, magari non trattate, un po’ in tutta Italia, senza neanche fare le prove di radioattività, quando sappiamo che a fianco dell'Ilva, a tre chilometri, a Statte, c’è un deposito con 1.800 fusti di rifiuti radioattivi in parte provenienti dall'Ilva. Quindi, chi si accolla da Milano i rifiuti dell'Ilva dovrebbe fare almeno le prove di radioattività.
Va bene che sia stata introdotta la parola, senza nessuna sostanza, della valutazione di impatto sanitario. Va bene perché, anche se è un'autocertificazione, si inizia a parlare, però, di valutazione di impatto sanitario ambientale, che porta a 48 miliardi di euro di esternalità in Italia.
Per cui, vediamo di migliorare questo provvedimento e di migliorare i provvedimenti successivi e facciamo rete.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.
ORESTE PASTORELLI. Grazie. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge del quale oggi si torna a discutere rappresenta un passaggio decisivo per il nostro Paese, per il suo sviluppo e, al tempo stesso, per la sua modernizzazione. Come è noto, il disegno di legge persegue due obiettivi: la tutela dell'ambiente e la promozione di un'economia sostenibile. Non è da oggi che il PSI sostiene la necessità di legare insieme tutela ambientale e sviluppo economico.
Nel merito, questo disegno di legge presenta molti elementi di novità per partecipare costruttivamente ad una stagione di innovazione del Paese. Vi è una misura, che è quella volta ad individuare porti marittimi dotati di siti idonei in cui poter gestire rifiuti raccolti in mare, anche nel corso di attività di gestione delle aree marine protette.
Rilevo poi con soddisfazione la presenza di misure che dispongono un credito d'imposta per le imprese che effettuano nel 2016 interventi di bonifica dall'amianto su beni e strutture produttive.
Con riguardo al tema della difesa del suolo e della prevenzione dei danni derivanti dal dissesto idrogeologico, sottolineo il Fondo per la progettazione degli interventi contro tale fenomeno, che va ad accelerare così la realizzazione del Piano nazionale contro lo stesso dissesto.
Rilevo, inoltre, volentieri come il Senato abbia sostanzialmente lasciato la misura che prevede l'assimilazione delle acque reflue domestiche, ai fini dello scarico in pubblica fognatura, delle acque reflue di vegetazione dei frantoi oleari e per i soli frantoi che trattano olive provenienti esclusivamente dal territorio regionale. Questa misura rappresenta, infatti, un'importante risposta alle esigenze dei piccoli produttori olivicoli, i quali con il loro lavoro, non sempre adeguatamente sostenuto e difeso dalle istituzioni, riescono a garantire un altissimo livello qualitativo delle loro produzioni. Molto, però, dovrà essere fatto. Perdura, ad esempio, l'esigenza di alleggerire le piccole e medie attività da intralci burocratici che ne impediscono un sano e fiorente sviluppo.
Ciò detto, rilevo come il presente disegno di legge costituisca un primo valido complesso di misure per trasformare finalmente l'Italia in un Paese avanzato sul fronte della e della tutela dell'ambiente .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI. Grazie, Presidente. Opportunamente il relatore ha iniziato la presentazione di questo provvedimento ricordando la conferenza di Parigi, la COP 21, e credo che abbia fatto bene perché è stato un appuntamento importante, un appuntamento storico, un appuntamento che ha permesso alla comunità internazionale di mettere al centro una serie di obiettivi che possono permettere di contenere i cambiamenti climatici.
Detto questo, va anche aggiunto che gli obiettivi ambiziosi che COP 21 si è dato dovranno essere articolati in obiettivi nazionali, che permetteranno davvero di centrare quegli obiettivi, ma su questo io ho qualche dubbio. Ho più di qualche dubbio non soltanto dal punto di vista degli impegni degli altri Paesi – quindi, degli impegni a livello internazionale – ma di quello che effettivamente il nostro Paese potrà mettere in campo da questo punto di vista, anche perché oggi noi ci troviamo ad affrontare questo provvedimento, il collegato ambientale, che è un provvedimento sulla È un provvedimento che arriva da lontano – i colleghi lo hanno detto – e addirittura credo che era il precedente collegato alla legge di stabilità del precedente Governo, del Governo Letta addirittura. Quindi, è un provvedimento che arriva da lontano e la domanda che mi viene è per quale motivo una serie di provvedimenti che invece devastano l'ambiente, come lo «sblocca Italia», vengono fatti per decreto e, invece, un provvedimento che accenna a tutta una serie di iniziative positive per quanto riguarda la tutela dell'ambiente e lo sviluppo della in realtà si trascina in queste Aule ormai da qualche anno.
È un dubbio amaro, è un dubbio amaro, perché io ritengo davvero che sia una delle possibilità concrete che abbia questo Paese di uscire da una crisi che permane e che continua ad essere così devastante e così dannosa per i cittadini di questo Paese. Lo strumento più vero è proprio quello di intervenire, in modo moderno e in modo innovativo, sulle questioni dell'ambiente.
Ma così non accade e anche questo nostro provvedimento, che pure è infarcito di buone intenzioni, è semplicemente – diciamo – l'accenno di quello che si può fare. Basta pensare, per esempio, alle disponibilità finanziarie che vengono messe in campo. Si parlava del Fondo degli investimenti, per esempio, ma questo Fondo è finanziato per 10 milioni di euro.
È una cosa che non ci permette neanche di pensare che possa essere sufficiente per una piccola e media città del nostro territorio; figuriamoci a livello nazionale. Ciò nonostante, è una buona intuizione così come il credito di imposta per la sostituzione dell'amianto, questioni fondamentali e doverose; quindi, una serie di buone intenzioni, una serie di questioni accennate che voglio ricordare perché, secondo me, hanno una certa importanza; anche al di là della copertura finanziaria vi è il fatto che finalmente nel nostro Paese si introducono alcune disposizioni per incentivare la mobilità sostenibile, con particolare riferimento ad un programma sperimentale nazionale per incentivare forme alternative di mobilità, tipo il il il il con l'istituzione della figura del per organizzare gli spostamenti casa-scuola-casa, la previsione di interventi rivolti a favorire il con agevolazioni per le imprese che adottino certificazioni ambientali; sono previste linee guida per l'applicazione di criteri ambientali nell'acquisto di alcuni prodotti e servizi da parte della pubblica amministrazione e la regolamentazione degli accordi di programma rivolti ad incentivare l'acquisto di prodotti derivati dai materiali post consumo o dal recupero degli scarti e dei materiali rinvenienti dal disassemblaggio dei prodotti complessi, introducendo forme di incentivazione all'acquisto; è stato introdotto anche al Senato il compostaggio di comunità. Sono di rilievo le norme che riguardano il Fondo di garanzia per le opere idriche, rivolto a potenziare la realizzazione di infrastrutture in questo settore, con particolare riferimento alla rete di fognatura e degli impianti di depurazione, obiettivo che rimane prioritario per il nostro Paese. Lo diceva il relatore: siamo già oggetto di procedure di infrazione europea; la direttiva 2000/60/CE prevedeva che, entro il 2015, avremmo dovuto portare il livello di qualità delle nostre acque ad un livello buono mentre siamo ancora, diciamo così, non solo indietro ma addirittura abbiamo porzioni fondamentali del territorio nazionale che non hanno neanche la rete di fognatura completata e reti di depurazioni efficienti; in merito a ciò non bastano le buone intenzioni e lo voglio dire ai colleghi della maggioranza, al rappresentante del Governo: per affrontare il problema della depurazione delle acque, delle fognature servono investimenti importanti e significativi; significa compiere una scelta dal punto di vista dell'utilizzo delle risorse dello Stato che sia intelligente e, oltretutto, questo tipo di investimento potrebbe affrontare e risolvere i problemi dell'inquinamento dei nostri mari e delle nostre acque e quindi aiutare anche un rilancio del turismo; se si vuole affittare un appartamento è chiaro che prima di tutto lo si deve pulire e ciò vale anche per l'ambiente; se vogliamo fare in modo che le persone, invece di andare al mare in Croazia o in Spagna o in Grecia, vengano da noi, dobbiamo offrire un mare ed un territorio pulito; quindi, tali investimenti servono a rilanciare altri comparti economici del nostro territorio ed essi stessi diventano veicolo di uno sviluppo diverso, di tutela del territorio, uno sviluppo che può creare occupazione, buona occupazione e di qualità, perché vorrei ricordare che questo tipo di interventi sono, come si dice, nel senso che possono occupare moltissime persone e quindi aiutare a rilanciare la nostra economia.
Quindi ci sono alcune buone ed importanti intuizioni in questo collegato ambientale, ma così rimangono, ahimè; oltretutto non può essere trascurato (lo voglio dire ai colleghi che si sono impegnati molto nelle Commissioni per cercare di costruire un buon provvedimento), non si possono tacere le modifiche apportate al Senato che hanno notevolmente peggiorato questo provvedimento. Dell'allungamento dei tempi, diciamo così, per raggiungere gli obiettivi di raccolta differenziata ne abbiamo discusso molto in Commissione e decidemmo di non adottare questo provvedimento, che pure qualche comune ci chiedeva, perché ritenevamo, in sede di Commissione ambiente della Camera, che centrare gli obiettivi di raccolta differenziata fosse un obbligo dei comuni che stava a significare un indirizzo diverso sulla gestione del ciclo dei rifiuti; ciò anche con riferimento agli emendamenti che sono stati inseriti per quanto riguarda la fauna selvatica, per esempio sulla vicenda degli storni; faccio un esempio per dire che è una delle questioni che fa aprire sempre procedure di infrazione nei confronti delle regioni italiane da parte dell'Europa.
Ora io penso che questa norma non farà nient'altro che permettere ancora di più ulteriori infrazioni da parte del nostro Paese.
Per quanto riguarda lo statuto dell'ENEA, lo ha accennato opportunamente il relatore, come si fa, con un emendamento in aula, al Senato, a riformulare completamente lo Statuto di un ente importante come l'ENEA, senza tener conto di quello che questo stesso istituto elabora, senza tener conto delle proposte che provengono da quel mondo, dal mondo sindacale, dal mondo dei lavoratori, dal mondo dei ricercatori, da coloro che appunto hanno in qualche modo valorizzato e creato un'immagine positiva dell'ENEA nel mondo ? Con un emendamento in aula viene completamente cambiato lo Statuto dell'ENEA.
Io penso che ci siano degli elementi molto negativi tra quelli introdotti al Senato. Poi, collega Realacci, non si può sempre rimandare sempre alla prossima legge di stabilità il cambio di passo, il cambio della visione, diciamo così, che è necessario dare alla nostra economia, perché, «aspettando Godot», si muore; oppure, citando Buzzati dal «Deserto dei Tartari», il tenente Drogo aspetta l'arrivo dei tartari per tutta la sua vita e, finalmente, quando va in pensione da colonnello e se ne va via con la carrozza dalla fortezza nella quale ha prestato servizio per tutta una vita, in lontananza vede arrivare la polvere dei Tartari che sopraggiungono.
Ecco, noi non possiamo fare così, non abbiamo più la possibilità di aspettare una vita che i Tartari arrivino, perché i Tartari nel nostro Paese dal punto di vista ambientale ahimè, non solo nel nostro Paese, sono arrivati; quindi, non possiamo sempre aspettare la prossima legge di stabilità.
Dopodiché rimangono aperte delle grandi questioni: ad esempio, sulle trivelle sono stati approvati degli emendamenti positivi, certamente alcuni nella legge di stabilità; ma anche in quella sede, tuttavia, si fa un emendamento per cercare di evitare il referendum che dieci regioni hanno depositato e poi si lascia di fatto campo libero a coloro che devono trivellare, perché vengono fatti salvi i titoli abilitativi.
Come dicevamo prima, quando si tratta di autorizzare il massacro dell'ambiente, lo si fa attraverso decreti tipo lo «Sblocca Italia»; quando invece si tratta di cercare di tutelare, allora si fa tramite legge ordinaria, specificando bene che tutto ciò che è stato già autorizzato in questo periodo poi si può realizzare.
Rimangono, diciamo così, aperte questioni importanti dicevo come gli insignificanti investimenti in materia di difesa del suolo; questo è un Paese che sta franando e noi ancora siamo cincischiando su piccole cifre.
Insomma, ci sono molte questioni sulle quali noi dissentiamo fortemente, ma il punto di dissenso fondamentale è la politica ambientale del Governo Renzi e su questo voi dovete fare una riflessione, perché è una politica sbagliata, è una politica che non ci porta da nessuna parte, è una politica che va avanti sulle intuizioni del collegato ambientale e sulle devastazioni dello «Sblocca Italia». Io penso che questo Paese abbia bisogno di qualche cosa di più, di un ragionamento più profondo, di iniziative che effettivamente possano cambiare il nostro approccio su questo problema.
Aggiungo una questione per quanto riguarda il collegato: voi sapete bene che gran parte delle questioni, che sono state affrontate dal collegato ambientale, ha un senso se saranno realizzati i regolamenti attuativi; gran parte anche delle buone intuizioni hanno senso se saranno emanati i regolamenti attuativi. Ora questo vostro Governo è un Governo che deve fare ancora credo 250 regolamenti attuativi rispetto ai provvedimenti già approvati, quindi io temo che anche da questo punto di vista ci saranno dei grossi problemi.
In occasione della prima discussione in questo ramo del Parlamento del collegato ambientale e dei provvedimenti sulla il collega, presidente Ermete Realacci, ebbe a fare una citazione, come dire, carina e intelligente di Mahatma Gandhi. La citazione era questa: «La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a danzare sotto la pioggia». Ora, collega Realacci, a parte il fatto che non piove più in questo Paese, come possiamo ben vedere, qui non soltanto dovremmo imparare a danzare sotto la pioggia, ma dovremmo imparare a danzare nel terremoto e dovremmo imparare a danzare nelle frane da cui questo Paese è colpito costantemente.
Io penso che sarebbe doveroso e importante che noi tutelassimo la vita delle persone e tutelassimo la possibilità che i cittadini e le cittadine di questo Paese abbiano un futuro, perché, con le scelte a volte, come dire, devastanti e spesso sbagliate del vostro Governo in campo ambientale, è difficile che questo possa avvenire .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Carrescia. Ne ha facoltà.
PIERGIORGIO CARRESCIA. Signor Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghi, il disegno di legge recante disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di torna all'esame della Camera dopo oltre un anno, a seguito delle modifiche apportate al Senato. È un provvedimento collegato alla legge di stabilità del 2014, che ha avuto una gestazione lunga, dovuta anche al grande rilievo che riveste, ma è positivo che oggi giunga in Aula per l'approvazione finale.
È una legge che, senza timore, possiamo definire storica, perché per la prima volta in una legge dello Stato il titolo riporterà le parole «». È un ulteriore segnale che la stagione delle riforme avviata nel Paese passa anche dall'ambiente e che il cambiamento assume come riferimento anche l'economia circolare. È l'indicazione netta, chiara, che il nostro futuro, il futuro dell'Italia, non potrà che basarsi sulla sostenibilità fra ecosistemi e sviluppo economico.
Il collegato segna un forte cambiamento in questa direzione e lo fa con numerose norme di semplificazione per la vita dei cittadini e delle imprese, con disposizioni che danno alla pubblica amministrazione gli strumenti per organizzare i servizi ambientali più efficienti in modo più economico ed efficace: penso, ad esempio, alla riconduzione ai comuni delle competenze sulla raccolta dei rifiuti in aree portuali.
Abbandonare la logica punitiva a favore della premialità, come ha accennato anche il relatore Bratti relativamente all'ecotassa, è una svolta culturale che deve diventare il anche delle prossime azioni in materia ambientale, perché premiare i comportamenti virtuosi dei cittadini e delle imprese in grado di dare un contributo fattivo allo sviluppo della è la strada del cambiamento, e questa è una legge di cambiamento.
L'enciclica di Papa Francesco, ha posto tutti di fronte alle contraddizioni del nostro tempo, legate a un modello di sviluppo, a una relazione tra uomo e ambiente di vita, tra sistema produttivo ed effetti dei cambiamenti climatici che richiedono, anzi impongono, comportamenti virtuosi e l'assunzione di responsabilità individuali senza «se» e senza «ma». E questo provvedimento dimostra la coerenza del nostro Paese tra il «dire» e il «fare» quando si parla di sviluppo sostenibile: parole che si concretizzano in norme per richiamare, anzi per smentire, l'abracadabra dell'onorevole Zolezzi.
Tra i numerosi temi che affronta, ve ne sono alcuni da valorizzare e da enfatizzare per la loro significatività. Il relatore, il collega Bratti, ha già illustrato con la consueta competenza i profili più significativi della legge; poi il presidente della Commissione ambiente, l'onorevole Realacci, ne ha brillantemente chiarito la filosofia di fondo.
I temi che il collegato affronta in modo incisivo vanno enfatizzati sotto alcuni profili: le misure di prevenzione nella produzione dei rifiuti, la mobilità sostenibile, i dragaggi portuali, la prevenzione del rischio idro geologico, le misure in tema di acqua.
La filosofia di fondo è quella di favorire un'economia circolare per sostituire il modello lineare del «preleva, produci, consuma e getta» con uno più attento al futuro, ad un domani ecosostenibile.
E allora, ecco che sono significative le disposizioni che incentivano l'acquisto dei prodotti derivanti da materiali post-consumo, la stipula di accordi e contratti di programma tra i soggetti pubblici e privati, tra i quali le associazioni di volontariato e di categoria delle imprese che fanno riciclo e riuso, l'estensione delle responsabilità a coloro che producono beni derivanti da materiali post-consumo riciclati, e il caso del settore RAI è già stato citato, penso alle disposizioni relative al compostaggio di comunità, quelle attente alla nuova frontiera di un settore importante.
PIERGIORGIO CARRESCIA. Il testo che ci torna dal Senato è un buon testo, i tempi stretti impongono l'approvazione del disegno di legge quest'anno per poter utilizzare le risorse disponibili; ci sono delle criticità da migliorare, ma questo è un buon lavoro, un lavoro al quale – mi permetto di ricordare all'onorevole Russo, tramite lei, signor Presidente – hanno dato un fattivo contributo di proposte e di idee in Commissione tutti i gruppi di maggioranza e di opposizione, tranne uno, Forza Italia, sempre assente al dibattito: una scomparsa dal dibattito che va in parallelo con un inarrestabile declino, caratterizzato ormai da costanti «no» a prescindere. Il collega Zolezzi ha richiamato diverse volte i cicli: oggi, dall'intervento dell'onorevole Russo, abbiamo conferma che ce n’è uno, politico, sempre poco attento all'ambiente, che volge al tramonto. Ce ne faremo una ragione, ma è ineluttabile.
Oggi avviamo a conclusione un iter lungo, faticoso, quanto mai significativo, in grado di far fare un passo in avanti alla promozione della nel nostro Paese. Con l'approvazione di questo disegno di legge potremo passare dalle parole ai fatti: fatti concreti, per consegnare al Paese, ai cittadini e alle imprese un contesto normativo più semplice, più efficace e più attento ad uno sviluppo ecosostenibile, che significa migliore qualità della vita per le generazioni presenti e per quelle future .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Daga. Ne ha facoltà.
FEDERICA DAGA. La ringrazio, Presidente. Inizierei con una battuta: la gestazione di questo provvedimento è paragonabile a quella di un elefante; ci sono voluti, infatti, ventuno mesi, da febbraio 2014 a dicembre 2015, per depositare questo testo elefantiaco sulle tematiche ambientali più diverse fra loro; ed è collegato, oltretutto, alla legge di stabilità del 2013, insomma ce la raccontiamo da due anni. È formato da 79 articoli: 79 è, come il ’79 dopo Cristo, l'anno in cui è esploso il Vesuvio... ops ! Va beh, adesso ci siamo, finalmente ce l'abbiamo fatta, il testo ovviamente non ci soddisfa anche se, nel lungo ed estenuante lavoro nelle Commissioni tra Camera e Senato, siamo riusciti a strappare qualcosa di positivo.
Come dicevo e come hanno illustrato i relatori del provvedimento, si tratta di un provvedimento che si occupa di numerosissime questioni e che giunge in estremo ritardo per molte di esse, come ad esempio il tema dei rifiuti, del dissesto idro geologico e della pianificazione a livello di bacino e del sistema idrico integrato, solo per citarne alcuni. Ora mi soffermerò su un paio di questi temi.
Per quanto riguarda il dissesto idro geologico – parliamo degli articoli 51 e 55 – sono previste tante buone misure per la conoscenza dell'assetto del territorio, necessarie per pianificare qualsiasi azione, ma non viene detto, come al solito, dove si prenderanno i soldi per farla. Il programma di gestione dei sedimenti, ad esempio, è una buona cosa, ma richiede studi specialistici e il rischio è che senza risorse non sarà attuato.
In realtà, anche per la predisposizione dei piani di gestione occorrerebbero risorse, perché alcuni sono stati redatti con dati vecchi, dato che appunto le risorse per studi aggiornati sono al lumicino. Abbiamo pochi soldini a disposizione, quindi forse occorrerebbe sollecitare questo in sede di attuazione della norma, oltre ovviamente ad emanare decreti attuativi nei tempi previsti, altrimenti ci ritroviamo come nel 2006. E a parte un generico fondo previsto dall'articolo 55, istituito con i soldi della delibera CIPE n. 32 del 2015, c’è sempre lei di mezzo, e tanti altri limiti nei progetti al momento finanziati, le risorse e la pianificazione su questo tema lasciano a desiderare, come abbiamo già detto fuori e dentro quest'Aula più volte.
Una volta approvato questo collegato, occorre anche attuarlo e quindi serve quel Piano nazionale per smetterla con quelle strutture e sovrastrutture e agire per mettere in sicurezza davvero il nostro territorio: bisognava farlo già ventuno mesi fa, però al Governo gli è venuta la «annuncite» acuta e quindi sono un paio d'anni che parla di soldi che in realtà non ci sono.
Seicento milioni di euro sono gli unici destinati in questo momento al piano stralcio delle aree metropolitane e non si vede luce per quanto riguarda gli altri fondi. Si parlava di arrivare addirittura a 9 miliardi di euro per la questione del dissesto idrogeologico, ma non si vede luce nemmeno per i 600 milioni che aveva promesso l'unità di missione, di recuperarli dai piani europei o addirittura in stabilità, ma nulla di questo esiste e quindi vediamo che è venuta la «annuncite» acuta al Governo; speriamo che passi questa malattia invernale.
Ora parliamo del Capo VIII, recante disposizioni per garantire l'accesso universale all'acqua, un titolo romanticissimo avete trovato per questo argomento, ma dietro le parole c’è davvero pochissimo sentimento. Ci siamo dovuti battere per mesi con tanto di sollecitazioni che pervenivano da fuori quest'Aula (i comitati, il movimento per l'acqua) per conservare, prima, e poi reinserire dopo ciò che, con un colpo di spugna, avevate cancellato: l'articolo sulla morosità e i distacchi, un tema che ci parla di come uno Stato degno di questo nome dovrebbe garantire il diritto all'acqua a tutti gli abitanti, non solo ai cittadini, di questo Paese in quanto diritto universale. Questo lo diceva l'ONU nel 2010, lo dice anche una risoluzione che è passata in Parlamento europeo l'8 settembre 2015 e invece che cosa fa lo Stato ? Bene, ha deciso di delegare alle direttive di un’ cosiddetta indipendente, ma in realtà strettamente legata ai gestori privati, la decisione di come affrontare questo tema: i limiti, le modalità, eccetera, insomma la fine dello Stato di diritto.
Ora io ho chiesto all'Authority che cosa intendesse fare nel momento in cui il collegato ambientale andava a dare all'Authority il compito di definire morosità e distacchi. In realtà la soluzione dell'Authority pare essere quella di demandare tutto ai gestori privati; in sostanza il gestore si fa la legge da solo in questo momento, demanda all'Authority di dire un qualche cosa e l'Authority stessa dice: carissimo gestore, fai un po’ come ti pare oppure continua a fare come hai fatto fino adesso.
Quindi deleghiamo all'Authority anche di fare le leggi. In sostanza, per quale motivo dovremmo stare qui ? Gli diamo tutto, fa già tutto lui, non ne parliamo più.
Dare in mano all'Authority questo compito vuol dire non rispettare la volontà popolare e mi ripeto per la duecentesima volta. Il referendum del 2011 diceva una cosa fondamentale: fuori i profitti dall'acqua e fuori l'acqua dal mercato. Fuori l'acqua dal mercato non è stato rispettato perché il Governo dal 2012 dà in mano all'Autorità terza garante del mercato il compito di controllare le gestioni del servizio idrico, quindi anche le privatizzazioni. Quindi, che cosa significa ? Che l'acqua sta nel mercato.
Fuori i profitti dall'acqua: non è stato rispettato neanche questo, perché l'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico è quell'ente che ha fatto rientrare dalla finestra ciò che era uscito dalla porta, abbiamo infatti in bolletta oneri finanziari al posto della remunerazione del capitale investito e per questa cosa c’è un ricorso al TAR, che ha dato una sentenza completamente ideologica e ora siamo nelle mani del Consiglio di Stato, che per il 14 luglio 2016 ha fissato la data per la sentenza definitiva. Ricordo che il 14 luglio è l'anniversario della presa della Bastiglia e spero che sarà una giornata rivoluzionaria.
Ora, mentre noi discutiamo, in tutta Italia da ormai tre anni migliaia di cittadini si vedono portare via il contatore dell'acqua e privare del bene comune acqua, fondamentale per la sopravvivenza. Per cosa poi ? Per far fare cassa al gestore del servizio idrico. Però, dopo tutto, di che cosa ci stupiamo ? Questa è la conseguenza della privatizzazione – chiamatela come vi pare, razionalizzazione, aggregazione, poco importa –, questo è quello che sta facendo il Governo in questo momento, andare completamente contro una volontà popolare.
Adesso, oltre ai gestori, i cittadini sapranno con chi prendersela e immagino andranno anche sotto gli uffici di Milano e di Roma della AEEGSI e noi saremo al loro fianco con i vari super-Mario e i fratelli Luigi, cioè gli idraulici che sono sparsi nel territorio italiano.
Avete poi inserito un fondo di garanzia per le opere idriche da indicare separatamente in bolletta; bellissimo, quindi continuiamo a far pagare sempre e solo i cittadini, che già sono oberati di tasse, che già non arrivano a fine mese perché strozzati dalle banche e dalla precarietà, e ora carichiamo su di loro anche i costi degli investimenti – che non sono mai stati eseguiti dai gestori – e di opere incompiute sulle quali qualcuno ha già speculato, tipo il depuratore e le fognature mai costruiti. E adesso ci arriverà addirittura l'ennesima condanna europea per questo e continuano a far pagare i cittadini, mentre i costruttori e i comuni potranno utilizzare gli oneri di urbanizzazione, invece che per realizzare queste opere, per continuare a consumare suolo, tanto per far cassa.
Questo è quello che succede in un Paese che va completamente al contrario, secondo noi.
Ora, sulle bollette un piccolo appunto: ma non è che per caso ci volete far pagare anche il dissesto idrogeologico ? Perché il signor D'Angelis, che faceva parte dell'unità di missione fino a qualche mese fa e poi ha deciso di riaprire l'unità, di questo ha parlato per molti mesi, cioè il gestore del servizio idrico può anche occuparsi di dissesto idrogeologico.
Si parlava prima del fatto che fondi non ce ne sono contro il dissesto, probabilmente li volete mettere in bolletta anche questi. Ora ricordo che più di 200 parlamentari seduti in quest'Aula fanno parte di un intergruppo per l'acqua bene comune che avrebbe dovuto assumersi la responsabilità di portare in discussione in quest'Aula entro dicembre di quest'anno una legge che arriva dai cittadini per la tutela e la gestione del servizio idrico integrato. Ovviamente la volontà non c’è, la volontà politica da parte di questo Governo non c’è; sono mesi infatti che si fa melina per non portare il testo in Aula, un testo che va in direzione ostinata e contraria alle direttive delle multi- e di questo Governo, ma che va in direzione completamente lineare e coerente con la volontà popolare espressa da 27 milioni di cittadini.
Io a questo proposito vorrei ringraziare a questo punto le città di Napoli e di Saracena, nelle persone del commissario straordinario della ABC Napoli e del sindaco di Saracena, perché risultano essere le uniche città che sono andate nella direzione del rispetto della volontà popolare. Mi sento di dire questo e di ringraziare veramente con tutto il cuore: questo sì che è un gesto romantico e fatto con i fatti e non solo con le parole, quello di rispettare la volontà popolare. Noi siamo chiamati a fare questo in queste Aule. E vi ringrazio per l'ascolto .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Matarrese. Ne ha facoltà.
SALVATORE MATARRESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, torna in Aula questo provvedimento sulla che è un provvedimento che, nella sua idealità, ha una valenza importante perché la è un'opportunità di sviluppo economico, è un'opportunità per dare una risposta alle esigenze di rispetto delle emissioni in atmosfera e mai come in questo momento, a seguito dell'Accordo di Parigi, questo provvedimento, che da tempo abbiamo in discussione tra Camera e Senato, rivela la sua importanza perché entri in attuazione e speriamo di essere arrivati alla fine delle valutazioni.
Dall'analisi delle integrazioni e delle osservazioni fatte dal Senato rileviamo che la sua struttura non viene ad essere modificata. Ci sono interventi migliorativi, ci sono interventi sui quali non abbiamo convergenza, come il rinvio degli obiettivi della raccolta differenziata, che sono una priorità per molte nostre realtà per chiudere il ciclo dei rifiuti. Quindi rinviare significa anche non dare un messaggio consono a quelle amministrazioni che devono attivarsi velocemente ad adempiere agli impegni precisi che l'Italia ha preso anche a livello europeo.
Ma ci sono degli interventi che sono sicuramente importanti, come quelli sul testo unico dell'edilizia, dove si stabilisce il principio che il silenzio-assenso non vale in presenza di interventi che hanno una rilevanza sul rischio idro geologico e questo credo che sia importante; è una forma di rispetto, ma anche una forma di grande attenzione verso la fragilità del nostro territorio; così come la creazione di un fondo per i progetti destinati al dissesto idro geologico presso il Ministero dell'ambiente, e anche questa è un'ulteriore attenzione, perché sappiamo e abbiamo sempre ribadito in quest'Aula l'importanza dell'azione preventiva e progettuale per la difesa del suolo e del nostro territorio; così come gli interventi a favore della rimozione dell'amianto nelle attività produttive, con 5 miliardi messi per gli anni 2016, 2017 e 2018 come credito d'imposta per la rimozione dell'amianto. È un segnale importante che ha avuto anche in questa Camera precedenti interventi anche nella stabilità ben più sostanziali.
Sono delle attenzioni che servono, da una parte, a creare un'economia, ed ecco perché questo testo è molto articolato, in settantanove punti; dall'altra parte, anche a garantire il rispetto dell'ambiente.
Apprezziamo, in particolare – anche se qui è stato oggetto di critica –, l'intervento sull'ENEA, che è un'agenzia importante per la sua attività sullo sviluppo sostenibile, ma anche sulla gestione delle problematiche legate alle energie. E quindi che si dia oggi, seppure con un emendamento, un assetto di corretto, che superi il commissariamento, secondo noi è un punto di partenza importante, perché queste agenzie devono funzionare nella prassi comune di tutte le aziende, quindi con delle logiche di comuni.
Rileviamo interventi importanti anche per la tutela del mare, che è una risorsa importante per il nostro Paese. Lo rileviamo in più punti, con l'inserimento della raccomandazione del Parlamento europeo all'interno del programma di sviluppo sostenibile del nostro Paese, dove viene addirittura inserito un obbligo di adeguamento entro novanta giorni dall'approvazione di questa legge. Riteniamo che sia una cosa importante, perché inserire la crescita blu prevista dalla Commissione europea significa avere attenzione per il mare e per il sistema marittimo, che sono una grande risorsa, anche dal punto di vista turistico; lo dico soprattutto per le regioni del sud del nostro Paese. Quindi, che l'Italia vada avanti e sia tra i primi Paesi a dotarsi di norme all'avanguardia per la sostenibilità della gestione del mare e delle attività connesse credo che sia importante.
Così come è importante il monitoraggio sui porti, perché si individuano quelli capaci di raccogliere i rifiuti che vengono dal mare, per una gestione corretta degli stessi. Credo che sia anche un segnale di attenzione e di importanza l'intervento sui dragaggi, che è un grande paradosso del nostro Paese, dove, con le nostre misure ambientali, che superano anche le prescrizioni europee, di fatto non abbiamo consentito il dragaggio di porti importanti, come quello di Taranto, con grandissimi danni sull'economia locale e con grandissimi danni sulla logistica e la portualità dei nostri territori. Quindi, semplificare le norme sui dragaggi significa garantire competitività al nostro sistema portuale e dare risposte immediate quando l'economia richiede che i porti siano capaci di accogliere navi importanti e significa, quindi, un'attività consona a quelle che sono le proprie potenzialità, cosa che fino ad oggi non è, sinceramente, arrivata.
Interventi importanti del Senato vi sono stati anche nell'integrazione di quella che viene ritenuta la mobilità sostenibile, inserendo il ma anche questa «mobilità accompagnata» dei giovani dagli adulti nel percorso verso la scuola. Quindi, sono interventi che hanno anche un obiettivo di miglioramento degli stili di vita e che, quindi, consentono un'impostazione, anche a livello di indirizzo dei cittadini, di come dovrebbe essere gestita la mobilità all'interno delle città, nel rispetto dell'ambiente e riguardo alle emissioni.
Il decreto, nel suo complesso, già interviene con un programma di mobilità interessante per le comunità al di sopra dei 100 mila abitanti, con dei fondi (35 milioni di euro), proprio perché la mobilità all'interno delle città, che è uno dei componenti importanti riguardo all'emissione dei gas in atmosfera, possa essere una questione effettivamente risolta a livello locale. Quindi, si tratta di una serie di interventi importanti, inseriti in questo articolato, effettivamente alquanto complesso, perché ognuno, per parte sua, mobilita un punto, che può essere un punto di interesse economico o un punto di interesse su un'attività, che è quella della che è l'unica attività al momento che contribuisce moltissimo all'innovazione, alla ricerca, a prospettive nuove di lavoro e di economia e che sta dando segnali di crescita occupazionale anche maggiori, se rapportati in maniera corretta in termini di occupazione, rispetto ad altri settori.
Quindi, la è un'opportunità e, quindi, l'attenzione che questo Governo e questo Parlamento pongono su questo provvedimento e su questa attività credo che sia importante.
Meno accoglibile è il tempo che stiamo impiegando per liberare questo provvedimento. Così come un'osservazione va fatta anche sulle piste ciclabili, che realizziamo solo in Emilia Romagna. Forse, effettivamente, quelle risorse distribuite sul Paese, con una logica che vada a premiare tutte le piste ciclabili, anche nelle realtà più degradate, che sono quelle del sud, avrebbe un impatto e una rilevanza molto più importanti e una percezione di un'Italia che deve essere uguale in tutte le latitudini. Quindi, quando alcune regioni sono preferite rispetto ad altre, la critica è condivisibile e l'amarezza per le altre regioni che sono fuori da questi provvedimenti, per loro incapacità o per la poca sensibilità del Governo verso di loro, va detta e va ribadita, perché il Paese è uguale per tutti e in tutte le latitudini e tutti i cittadini hanno gli stessi diritti ovunque si trovino nel nostro Paese .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Cominelli. Ne ha facoltà.
MIRIAM COMINELLI. Colleghe deputate e colleghi deputati, Presidente, signori del Governo, mai come in quest'ultimo anno l'ambiente è stato al centro del dibattito, non solo italiano, ma internazionale, grazie alla COP21 di Parigi, ed al centro del dibattito non solo politico, ma pubblico, grazie anche all'appello alla cura della «casa comune», fatto dal Papa con la sua ultima enciclica.
La nostra percezione dell'ambiente si è evoluta: dal pensarlo risorsa infinita da usare e gettare, siamo passati attraverso tragedie come quella di Seveso, di cui il prossimo anno ricorre il quarantennale, sviluppando la nostra coscienza ambientale ed arrivando a considerarlo come un bene da tutelare ed oggi qualcosa più di questo.
Per fare un esempio, pensiamo alla nostra gestione del territorio: siamo passati da una fase in cui lo abbiamo riempito di costruzioni ad una in cui non si voleva intaccare nulla dei suoi elementi verdi, fino a quella odierna, in cui un bosco verticale entra nel centro di Milano grazie ad un grattacielo.
Oggi la vera sfida per una politica che non voglia solo inseguire la cronaca, ma che, invece, voglia segnare un percorso per l'oggi e per il futuro è superare quei ragionamenti a comparti stagni, che intendono la tutela dell'ambiente in maniera difensiva, percependola come un intralcio al progresso economico, un aiuto alla salvaguardia delle persone o poco più.
Il legame intrinseco fra ambiente, economia e società ha dovuto aspettare forse troppo tempo per essere riconosciuto ed oggi necessita di passi avanti ulteriori che aiutino ad accentuare l'importanza risolutiva economica e sociale di politiche ambientali virtuose, in particolare in un momento di crisi economica e sociale come quello di oggi. Questa legislatura sta cercando di fare questo: di cambiare passo. Con i provvedimenti approvati o in discussione si sta definendo una ambientale che segue due binari fondamentali. Il primo riguarda il controllo e la tutela del territorio, con norme attese da anni, come quella sugli ecoreati o quella sul riordino delle agenzie ambientali, la cui approvazione colgo l'occasione di sollecitare ai colleghi senatori. Il secondo, invece, riguarda la valorizzazione e la promozione di uno sviluppo che sia non soltanto a parole e che cominci a tracciare un percorso organico in tal senso.
Si tratta di un percorso per un Paese, che ha già segnato delle tappe importanti evidentemente, visto che una su quattro delle imprese italiane dell'industria dei servizi ed una su tre dell'industria manifatturiera hanno deciso di investire in prodotti e tecnologie ricavandone notevoli benefici. Il provvedimento che può cominciare a tracciare questo percorso è proprio il collegato ambientale: una norma articolata, che si è arricchita via via nei passaggi tra Camera e Senato e che si compone di parti che, da un lato, vogliono modificare in meglio quello che c’è già. Penso, ad esempio, per quanto riguarda i rifiuti, alla partita sugli obiettivi di raccolta differenziata, resi più ambiziosi ed appetibili da raggiungere grazie ad incentivi sulla tassazione, od ancora alle disposizioni per favorire la riduzione della produzione dei rifiuti ed a quelle per favorire, ad esempio, la tecnica del compostaggio.
Dall'altro lato, poi, compito del collegato è anche creare nuove vie propositive. Penso, ad esempio, a tutta la parte riguardante il gli acquisti verdi delle amministrazioni pubbliche, alla qualificazione ambientale, poi, dei prodotti e dei sistemi produttivi locali dei distretti industriali e delle filiere che caratterizzano il sistema produttivo nazionale.
E se il tema vero è decidere come agire oggi, avendo ben chiaro un progetto per il domani, fondamentale è, quindi, l'importanza di uno strumento come la strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, che con questo provvedimento si vuole rendere finalmente operativa. Molti e diversi sono i temi affrontati, la maggior parte dei quali è frutto anche del recepimento di direttive o di documenti che ci vengono dall'Europa, in questo caso, finalmente, non dispensatrice di sanzioni, ma, invece, supporto alla nostra crescita verde.
In conclusione, Presidente, per usare una metafora, possiamo dire che se vogliamo chiudere definitivamente la porta della logica dell'emergenza utilizzata per la risoluzione dei problemi, così tristemente frequente nel nostro Paese, soprattutto in ambito ambientale – pensiamo, ad esempio, ai soldi e alle risorse spese nella regione Campania per l'emergenza rifiuti, a causa anche di una inadeguatezza pagata dai cittadini rispetto alla classe dirigente –, e se vogliamo, invece, aprire quella porta della logica della pianificazione per la prevenzione dei problemi, il collegato ambientale è sicuramente la chiave giusta per farlo ed è venuto il momento di usarla .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vignaroli. Ne ha facoltà.
STEFANO VIGNAROLI. Grazie, Presidente. Dovrei essere felice: due proposte di legge a mia prima firma stanno per essere approvate in questo testo, in particolare, un cavallo di battaglia in tema di riduzione dei rifiuti del MoVimento 5 Stelle, il vuoto a rendere. In realtà, felice lo sono a metà e ne spiego i motivi.
La prima proposta di legge è il potere calorifico, con il quale si cancella una pericolosa norma, mai di fatto applicata, perché sempre derogata, che stabilisce il divieto di conferimento in discarica dei rifiuti con potere calorifico maggiore di 130 mila kilojoule. Questo era previsto a partire dal 2013. Intanto, ci sembra assurdo catalogare i rifiuti in base al loro potere calorifico, perché secondo il MoVimento 5 Stelle il destino virtuoso dei rifiuti deve essere determinato da quanto essi siano recuperabili in materia. Apparentemente questa nostra proposta può sembrare un incentivo alle discariche. Di fatto – e i comuni virtuosi che abbiamo interpellato concordano – è un premio a chi gestisce i rifiuti in modo virtuoso.
Mettiamoci nei panni di un comune che fa di tutto per non dotarsi di un inceneritore e, quindi, raccoglie i rifiuti, li separa e cerca di recuperare materia. Ovviamente, rimarranno dei piccoli scarti secchi che, quindi, probabilmente, saranno ad alto potere calorifico, essendo privi soprattutto dell'umido. Perché obbligare questi comuni a bruciare ? Solo per giustificare la costruzione di nuovi inceneritori ?
In realtà e purtroppo, in soccorso alle politiche di incenerimento, è già intervenuto il Ministro Galletti, ahimè, attraverso i calcoli fasulli dei decreti attuativi dello «sblocca Italia». Si calcola che non ci sia la riduzione dei rifiuti e addirittura la raccolta differenziata sopra il 65 per cento è vista quasi come eversiva, mentre qui, in questo provvedimento, viene incentivata. E tutto il resto, quindi, viene considerato necessariamente da bruciare, imponendo alle regioni di costruire degli inceneritori anche senza la valutazione strategica. Questo è molto grave, ma il MoVimento 5 Stelle ha già battagliato contro il Ministro.
Ma veniamo alla sperimentazione del vuoto a rendere. Il progetto di legge depositato a mia prima firma e del MoVimento 5 Stelle era coraggioso e completo e vi assicuro che se un giorno dovessimo andare al Governo lo metteremo in pratica così com’è, con coraggio. La filosofia era semplice: i rifiuti non vanno prodotti. Perché una bottiglia devo buttarla o anche riciclarla quando posso riprogettarla, attivarmi con una filiera che crea anche posti di lavoro per far tornare indietro questa bottiglia, questo imballaggio e riutilizzarlo più volte ? Questa nostra proposta era troppo rivoluzionaria evidentemente per questo Parlamento. Allora, visto che di possibilità ce ne sono molte per metterla in piedi, abbiamo cercato una mediazione, puntando, per iniziare perlomeno, alla cauzione finalizzata al semplice riciclo, cercando di incentivare nel contempo però la riduzione dei rifiuti attraverso incentivi, come i prodotti alla spina per esempio. Ringrazio sicuramente il relatore per la maggioranza, l'onorevole Bratti, che un anno fa raccolse questo nostro impegno, ma nel tempo il testo della sperimentazione è stato via via impoverito, cambiandolo sempre di più a ribasso, restringendone i campi di applicazione, inserendo una parolina piuttosto che un'altra, togliendo una parolina piuttosto che un'altra. È stato, quindi, un iter tormentato e vissuto all'insegna della paura di dar fastidio alle petrolchimiche e ai produttori di imballaggi, che hanno paura di trovare nuove strade e hanno l'interesse di produrre sempre nuovi imballaggi vergini. La paura di ridurre i rifiuti inutili, che alimentano il delle discariche e degli inceneritori. Queste mi hanno perfino cercato e mi hanno anche proposto di rinunciare a questa battaglia, anche in cambio di visibilità. Prontamente rifiutata, ovviamente. Hanno provato a suggerirmi qualche parolina, di mettere qualche parola, di toglierla. Bene, purtroppo io queste paroline, dettate ripeto dalla paura, me le sono ritrovate messe nel testo poi licenziato al Senato. Le riconosco: «sperimentazione (va bene, ok) volontaria» e in più del singolo esercente. Non sia mai che ci sia magari una filiera dietro o che un comune virtuoso decida di imporre questa iniziativa. Sarebbe troppo. Poi si parla di incentivi, ma senza oneri pubblici. Guai se si finanziassero comportamenti virtuosi. Insomma, alla fine è venuta un po’ raffazzonata dalla paura. Di fatto, questa norma è sempre stata una delega al Governo di mettere in piedi il vuoto a rendere. E quelle come so già, saranno lì al Governo pronte a boicottare il vuoto a rendere.
E, allora, io mi rivolgo a tutti i cittadini e politici di buonsenso, alle associazioni ambientaliste, ai comuni virtuosi e ad alcuni produttori e a quelle aziende e a quegli operatori – ce ne sono, ne abbiamo incontrati – che ci hanno incoraggiato; a tutti quelli che credono in questa battaglia e non hanno paura di innovare. Lancio, quindi, una piccola campagna per il vuoto a rendere, soprattutto nei prossimi tre mesi che il Governo dovrà mettere in piedi questa sperimentazione. Questo è un passo significativo che è stato già boicottato nelle scorse legislature. È reso ora possibile anche grazie al nostro impegno.
Facciamo sentire la nostra pressione al Governo affinché si metta in piedi il vuoto a rendere in maniera credibile, seria ed efficace. Magari proporremo anche un ordine del giorno al riguardo. Il MoVimento 5 Stelle, dunque, marcherà stretto il Ministro, potete starne certi, affinché tutto questo venga fatto in maniera seria .
PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'istituto magistrale «Isabella D'Este» di Tivoli, in provincia di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
È iscritto a parlare l'onorevole Zardini. Ne ha facoltà.
DIEGO ZARDINI. Grazie Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario, io intervengo in fondo a questo dibattito e sinceramente condivido molte delle cose che sono state dette dai miei colleghi del Partito Democratico e dal relatore in particolare. Mi viene purtroppo voglia, diciamo, di rispondere ad alcune delle critiche che sono state fatte dai colleghi dei partiti di opposizione, perché credo che alla fine sia profondamente sbagliato non approfittare di un'occasione come questa con un provvedimento che ha un grado di innovazione veramente molto importante. Anche se siamo consapevoli che non tutto è stato fatto rispetto a quanto ancora rimane da fare in tema di sostenibilità ambientale, penso che il passo avanti nella direzione giusta sia assolutamente significativo e fondamentale. Credo che anche sulle ultime critiche che ho ascoltato sia necessario dire che molte delle misure che sono contenute nel collegato vengono anche da proposte a prima firma di onorevoli deputati del Partito Democratico. Questo è innegabile e significa che noi crediamo profondamente in questo testo, in questo provvedimento. Dico anche a qualche collega, che adesso non vedo in Aula, che non lo abbiamo visto neanche così frequentemente nei lavori della Commissione. Magari una presenza più costante li avrebbe sicuramente garantiti di una maggiore organicità rispetto a un testo che io penso comunque sia assolutamente positivo e concernente un tema, come quello della della sostenibilità dell'economia, che ha sicuramente una prospettiva di multidisciplinarietà e che non può, evidentemente, non tener conto di questo aspetto.
Quindi, intervengo in particolare, in realtà, poi, per segnalare una cosa che ritengo comunque importante perché alcune delle misure che sono state introdotte al Senato, che ritengo positive, hanno avuto un ruolo non indifferente di questo ramo del Parlamento, in particolare il pacchetto per la mobilità sostenibile e ancora più specificatamente quello sulla copertura dell'assicurazione INAIL per coloro che si infortunano nel tragitto casa-lavoro utilizzando la bicicletta. È una norma che, appunto, nasceva da una proposta che aveva la mia prima firma, sottoscritta da decine di colleghi parlamentari di diversi gruppi, sostenuta dall'intergruppo parlamentare per la mobilità sostenibile, che ha visto un percorso di approvazione con l'inserimento in questo testo che era stato tentato anche in prima lettura alla Camera. Purtroppo, la Commissione bilancio aveva avuto alcune criticità rispetto alla copertura, ma, grazie alla relazione che è stata fatta dal presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell'INAIL e poi alla disponibilità del relatore al Senato, è stato possibile inserire questa misura che è sicuramente di fondamentale importanza per cercare di incentivare un utilizzo della ciclabilità e della mobilità dolce proprio nella cosa che è più importante per quanto riguarda l'impatto ambientale, ovvero il cioè l'idea di andare a lavorare con una mobilità che consente anche la riduzione dell'impatto ambientale.
Da questo punto di vista, quindi, io ringrazio ovviamente tutti coloro che hanno consentito il raggiungimento di questa importante misura che viene da lontano, ossia viene dall'intervento di tantissime associazioni che tra il 2011 e il 2012 avevano raccolto decine di migliaia di firme a sostegno di questa proposta, che vede finalmente la sua conclusione. Quindi, sostanzialmente, io tengo a dire che spero davvero che adesso si arrivi prontamente all'approvazione del provvedimento per l'entrata in vigore di tutte queste norme così importanti che avranno un grandissimo impatto positivo nella nostra economia, in un'economia che può avere quindi una sostenibilità maggiore.
Sappiamo appunto che non abbiamo fatto tutto ciò che va fatto e dovremmo continuare nella direzione giusta, ma sapendo che questo provvedimento è un grande e positivo passo in avanti .
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Avrebbero ora facoltà di replicare i relatori Bratti e Borghi, che però hanno esaurito il tempo a loro disposizione.
Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo, Silvia Velo.
SILVIA VELO, . Signor Presidente, l'Aula non è affollata come avremmo voluto, però credo sia giusto lasciare qualche commento agli atti dei lavori della Camera.
Molto è stato detto sia sul merito del provvedimento, sia sul contesto nel quale si inserisce e nel quale è maturato. Però su questo tema voglio ritornare, perché credo che sia importante per il nostro lavoro, per rendere più efficace e organico il nostro lavoro, per ricordarci e avere responsabilità e contezza del contesto in cui stiamo operando, con questo e con altri provvedimenti.
È stato detto che siamo all'indomani dell'accordo storico raggiunto a Parigi alla Coop 21, che ci impegna, impegna l'Europa e l'Italia, nella lotta per la riduzione dei cambiamenti climatici, nella lotta per la riduzione dei combustibili fossili. Siamo all'indomani del riavvio della comunicazione europea sull'economia circolare, non una nuova direttiva, purtroppo, ma una comunicazione che al proprio interno però contiene la revisione di quattro direttive, tra cui quella forse più significativa da questo punto di vista che è la «direttiva rifiuti».
Ieri – io ero in sostituzione del Ministro Galletti a Bruxelles al Consiglio dei ministri dell'ambiente – è stata approvata, anche qui grazie a un impegno forte del nostro Paese, la revisione della «direttiva NEC», la direttiva sulla riduzione degli inquinanti in atmosfera e, siccome è stato citato questo tema qui in Aula, ricordo che ieri è stato trovato un accordo importantissimo sui derivati azotati dell'ammoniaca, con una riduzione significativa anche rispetto al valore da cui si era partiti, con un impegno dell'Italia. Quindi, c’è un lavoro che si sta facendo e c’è un lavoro che deve tener conto della ineluttabilità dell'esigenza di cambiare il modello di sviluppo.
Discutiamo tanto di crisi economica e di crescita non ancora adeguata alle nostre aspettative; discutiamo molto, magari non collegando le due cose, che invece a mio avviso sono collegate, della crisi del terrorismo e della crisi dei fenomeni di immigrazione. Noi stiamo vivendo in maniera eclatante – ciascuno di noi in prima persona – la crisi di un modello di sviluppo che non funziona più, che ha fatto dell'uso delle risorse naturali, combustibili fossili, ma ancora di più materie prime detenute in mano a pochi soggetti, poco controllati democraticamente, il suo architrave, un modello di sviluppo che sia basato sul depauperamento delle nostre risorse e sui danni ambientali al pianeta. E questo ha avuto anche come conseguenza la crescita delle ingiustizie sociali e la crescita di conseguenza dell'insicurezza del nostro modo di vivere. Allora, cambiare il modello di sviluppo è una priorità ambientale, ma è anche una priorità economica e sociale.
Noi oggi andiamo a iniziare questo percorso e io mi sarei augurata – lo dico con franchezza – che ci fosse la volontà comune anche di una rapida approvazione – in queste ore si sarebbe potuto fare, a mio avviso – di questo provvedimento in via definitiva nell'Aula della Camera, ma evidentemente questa volontà non c’è stata. È un provvedimento che – è stato detto – contiene per la prima volta, la parola . Io aggiungo che contiene anche la parola », perché il nostro Paese che è così circondato dal mare dovrebbe riconoscere meglio la sua identità anche rispetto all'economia e alle risorse che ci vengono dal mare.
È un provvedimento – è stato detto ed è stato ricordato – che contiene molte misure che toccano argomenti molto diversi fra loro, ma ciò che da alcuni qui è stato definito come disomogeneità e disorganicità, in realtà, è un disegno organico, perché tutte le misure in settori diversi vanno nella stessa direzione: agevolare, semplificare e sostenere l'economia sostenibile, la la il riutilizzo delle risorse, il sostegno a strumenti appunto di mobilità e di attività sostenibile, che riguardano per loro natura tanti e tanti settori diversi della nostra economia e della nostra legislazione, uniti in questo provvedimento in una visione unitaria e organica.
Quindi, esprimo la soddisfazione del Governo per essere arrivati a questo punto, anche se con un percorso piuttosto lungo e mi auguro che prima della pausa, che probabilmente ci sarà, di fine anno, si arrivi ad una definitiva approvazione di quanto oggi abbiamo illustrato .
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 14 per la discussione generale congiunta dei disegni di legge di stabilità e di bilancio. La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente novantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei disegni di legge nn. 3444-A e 3445-A, già approvati dal Senato: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016); Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2016 e bilancio pluriennale per il triennio 2016-2018 (e relativa Nota di variazioni).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea .
Avverto, inoltre, che alla componente politica del gruppo Misto-USEI, costituitasi dopo la pubblicazione del contingentamento, saranno attribuiti tre minuti per la discussione congiunta sulle linee generali, due minuti per il seguito dell'esame del disegno di legge di bilancio, quattro minuti per il seguito dell'esame del disegno di legge di stabilità e due minuti per l'esame della Nota di variazioni.
A seguito della designazione dei relatori di minoranza, è stato ad essi assegnato un tempo complessivo pari a 25 minuti, che è stato ripartito parte in misura uguale e parte in proporzione alla consistenza dei rispettivi gruppi, al fine di consentire a tutti i relatori di minoranza un tempo minimo congruo per l'illustrazione delle proprie posizioni.
Pertanto, per la discussione congiunta sulle linee generali, i tempi a disposizione dei relatori di minoranza risultano i seguenti: deputato Francesco Cariello, 10 minuti; deputata Renata Polverini, 8 minuti; deputato Gianni Melilla, 7 minuti.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle linee generali.
I presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle, Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
La V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza sui disegni di legge di stabilità e di bilancio, deputato Paolo Tancredi.
PAOLO TANCREDI, . Presidente, io inizierò e farò una sintesi della relazione sul bilancio, che è già stata illustrata nel corso della seduta della V Commissione, ma mi sembra opportuno riprendere alcuni titoli e anche, in realtà, dare conto delle piccole modifiche fatte nel lavoro in Commissione. Il lavoro in Commissione non ha modificato sostanzialmente l'assetto di bilancio, se non per alcune questioni tecniche.
È importante guardare il bilancio a norma vigente, a legislazione vigente, perché è testimone degli interventi svolti durante il 2015 che sul bilancio 2016 a legislazione vigente portano degli effetti che danno la concretezza delle misure svolte. Il disegno di legge recante il bilancio di previsione dello Stato per l'anno 2016 e il bilancio pluriennale 2016-2018 è predisposto sulla base, appunto, del criterio a legislazione vigente, ai sensi dell'articolo 21, comma 1, della legge di contabilità pubblica e sulla base delle indicazioni fornite con la circolare del Ministero dell'economia e delle finanze n. 19 del 7 maggio 2015.
Esso è impostato sulla struttura contabile per missioni e programmi. Ricordo che questo non è cambiato: sono 181 programmi di spesa, che afferiscono alle 34 missioni. Come evidenziato nella relazione illustrativa, il disegno di legge di bilancio 2016 è coerente con lo scenario macroeconomico illustrato nella Nota di aggiornamento al DEF 2015, presentata a settembre 2015, scenario che testimonia un contenimento forte e un consolidamento del quadro di finanza pubblica operato negli anni scorsi – si può dire –, con una dinamica che è andata in questo senso negli ultimi sette anni.
Ma nonostante questo, relativamente alle misure adottate nel 2015 con effetti rilevanti sulle previsioni per il triennio 2016-2018, la relazione illustrativa del disegno di legge evidenzia, in particolare, gli interventi a favore dell'istruzione scolastica della «Buona scuola» (lo leggerò, perché è una delle missioni che ha avuto più incremento).
Tale norma ha specificato l'utilizzo del Fondo, già istituito con la legge di stabilità 2015, destinando la quota più rilevante all'assunzione del personale docente e alla sua formazione e valutazione professionale. Si tratta di un inedito nella dinamica degli ultimi anni dell'andamento della spesa.
Veniamo alle misure a sostegno agli enti territoriali. La relazione illustrativa ricorda, in particolare, le risorse stanziate per fronteggiare le spese derivanti da eventi calamitosi, per l'impiego del personale militare appartenente alle Forze armate per fare fronte a fenomeni straordinari nonché per contrastare l'emergenza sanitaria.
Poi, ci sono le misure per l'ottimizzazione dell'amministrazione giudiziaria (il decreto-legge n. 83 del 2015). In particolare, si sottolineano le risorse stanziate per favorire l'organizzazione e il funzionamento dell'amministrazione giudiziaria nonché la revisione del sistema di deducibilità delle perdite e delle svalutazioni degli enti creditizi. In particolare, per il 2016 il termine di competenza, al netto delle regolazioni contabili e dei rimborsi IVA, prevedeva entrate fiscali finali per circa 550 miliardi di euro e spese finali per 561 miliardi di euro. Il saldo netto da finanziare quindi, corrispondente alla differenza tra le due quantità, cioè tra le entrate finali e le spese finali, risultava pari, nel 2016, a circa 11,4 miliardi di euro, in miglioramento rispetto al 2015, sia nella previsione del bilancio 2015 sia rispetto al dato assestato 2015 (meno 52,3 miliardi di euro).
L'avanzo primario – insomma, sto facendo una sintesi delle grandezze più importanti risultanti dal bilancio 2016 – che, come è noto, costituisce un indicatore essenziale e fondamentale ai fini della sostenibilità della dinamica del debito pubblico, presenta valori positivi e crescenti nel triennio, passando dai 72,7 miliardi nel 2016, ai 91 miliardi nel 2017 e ai 101 miliardi nel 2018, in corrispondenza di una spesa per interessi – da cui il saldo primario è notoriamente nettizzato – da 84 miliardi nel 2016 a 87 nel 2018, con un netto miglioramento rispetto all'anno 2015.
In termini di composizione di bilancio, come dicevo poco fa, si evidenzia come poco meno del 75 per cento della spesa complessiva dello Stato, calcolata al netto della missione debito pubblico naturalmente, è allocata su 6 missioni fondamentali. In ordine decrescente vi sono: la missione n. 3, relazioni finanziarie con le autonomie territoriali; la n. 25, politiche previdenziali; la n. 29, politica economica e finanziaria e di bilancio; la n. 22, istruzione scolastica; la n. 24, diritti sociali; la n. 4, l'Italia in Europa e nel mondo. Come abbiamo detto, queste missioni occupano il 75 per cento dell'intero ammontare del bilancio.
Al netto sempre della missione debito pubblico, faccio presenti, rispetto all'assestamento 2015, le missioni di spesa che, a parità di struttura del disegno di legge di bilancio 2016-2018, registrano nel 2016 il maggior incremento in termini assoluti (e questi credo che siano i dati che ci diano conto delle politiche portate in questo anno, in questo esercizio). Al primo posto c’è proprio l'istruzione scolastica, che ha un incremento di 2,8 miliardi di euro, passando da 42 a 44,8 miliardi di euro, pari a un più 6,7 per cento. Credo che non ci siano precedenti, nella storia recente, di un incremento così forte di questa missione.
I fondi da ripartire, che sono più 1,8 miliardi, passano da 7,6 a 9,56 (più 23 per cento). L'Italia in Europa e nel mondo registra più 529 milioni, pari a più 2,1 per cento (da 25,7 a 26,2). Competitività e sviluppo delle imprese registra più 478 milioni e passa da 16,7 a 16,75 miliardi di euro (più 2,9 per cento).
Tra le missioni che, invece, presentano variazioni in diminuzione in valore assoluto, si segnalano le seguenti: politiche previdenziali, a testimonianza di dinamiche che conosciamo alla luce degli interventi legislativi numerosi; politica economica, finanziaria e di bilancio; sviluppo e riequilibrio territoriale; relazioni autonomie territoriali.
Si evidenzia, quindi, che con l'approvazione da parte del Senato del disegno di legge di stabilità il Governo naturalmente ha presentato una Nota di variazione al bilancio con la quale vengono scontati, nel disegno di legge di bilancio, gli effetti contabili determinati dal disegno di legge di stabilità.
Cioè parliamo del bilancio che è arrivato qui a seguito della Nota di variazione che ha tenuto conto degli effetti degli interventi normativi introdotti al Senato. In particolare, in termini di competenza, la Nota di variazione al bilancio evidenzia, rispetto alla legislazione vigente, al netto delle regolazioni contabili e dei rimborsi IVA, un aumento delle spese finali di circa 6 miliardi di euro nel 2016 e una diminuzione delle entrate finali di oltre 14 miliardi. Questo testimonia, naturalmente molto grossolanamente, una politica e un intervento espansivo della Camera rispetto alla lettura che ci ha preceduto. Di conseguenza il saldo netto da finanziare per il 2016, pari a 31,7 miliardi di euro, risulta peggiorato rispetto a quanto previsto a legislazione vigente, come avevo detto all'inizio, di 11,4 miliardi, quindi oltre 20 miliardi. Il peggioramento dei saldi di bilancio rispetto ai valori indicati a legislazione vigente è da mettere in relazione appunto alla natura espansiva del disegno di legge di stabilità 2016, che opera una manovra parzialmente in disavanzo, volta, nel rispetto degli obiettivi di bilancio stabiliti nella Nota di aggiornamento al DEF 2015, al sostegno della crescita operando sia sul versante del contenimento del carico fiscale – abbiamo visto, meno entrate – sia sul lato dell'aumento della domanda aggregata e del miglioramento della competitività del sistema. Questo è quindi quello che volevo sintetizzare sul disegno di legge di bilancio, Presidente, naturalmente rimando alla relazione per una lettura più dettagliata delle grandezze esposte nel disegno di legge di bilancio, che però potranno confermare il che ho appena descritto. Voglio dire qualcosa in anticipo – ma poi lascio al correlatore Melilli la trattazione più ampia del disegno di legge di stabilità – e soffermarmi su un paio di punti che riguardano la lettura alla Camera del disegno di legge di stabilità e il testo che è arrivato dal Senato. Di rilievo, quanto alla riduzione del carico fiscale che ne consegue, è poi l'intervento sulla fiscalità immobiliare, che – è conosciuto, se ne parla da parecchio – è l'esenzione totale dell'IMU sui terreni agricoli e sui cosiddetti macchinari imbullonati e l'esenzione sulla tassa per l'abitazione principale. Nella lettura alla Camera si sono introdotte alcune misure che vado velocemente a elencare per titoli. In merito agli immobili dati in comodato d'uso a figli o a genitori, si introduce una riduzione del 50 per cento della base imponibile IMU in luogo dell'esenzione disposta dal Senato; la riduzione dell'IMU è prevista per la seconda abitazione data in comodato al figlio nel territorio ricompreso all'interno del comune di residenza anche del genitore; si dispone l'applicazione dell'imposta di registro in misura fissa e l'esenzione dalle imposte ipotecarie e catastali per gli atti di trasferimento dalle aree che rientrano negli interventi di edilizia convenzionata; si prevede una detrazione dall'IRPEF del 50 per cento dell'importo corrisposto per il pagamento dell'IVA sull'acquisto effettuato entro il 2016 di abitazioni di classe energetica A e B cedute dalle imprese costruttrici, in questo senso si tende a equiparare la cessione da privati, che ha un'IVA ridotta alla metà, non potendosi intervenire sull'IVA si trasferisce sostanzialmente sull'esenzione IRPEF. Si estende il credito d'imposta per la riqualificazione degli alberghi presente nel 2015, si chiarisce che la misura del canone di locazione dovuto dai conduttori che avevano beneficiato della determinazione di legge per mancata o parziale registrazione del contratto è pari al triplo della rendita catastale. Dico l'ultima misura sulla casa che mi sembra di rilevanza: la norma per favorire la locazione finanziaria degli immobili adibiti a uso abitativo, sostanzialmente la rata è deducibile ai fini IRPEF nella misura del 19 per cento per le giovani coppie sotto i trentacinque anni e invece per la metà per le persone al di sopra dei 35 anni.
Volevo fare una rapida – ma non c’è tempo – relazione sull'intervento sulle banche, lascio per quanto possibile – ma poi magari nella replica interverrò – e non voglio mancare di dire le misure che sono contenute nel disegno di legge di stabilità per le imprese. Sono tante, a partire dal super-ammortamento al 140 per cento per gli acquisti di beni con forte concentrazione appunto sull'incentivazione agli investimenti, ma sono destinati 300 milioni di euro per l'attività di credito all'esportazione e internalizzazione dell'intero sistema produttivo così come ci sono tante altre misure ma in quello che abbiamo chiamato «pacchetto sud» c’è un'ulteriore credito d'imposta per l'acquisto di beni strumentali nuovi, destinati a strutture produttive nelle zone assistite o ubicate nelle regioni del Mezzogiorno. Poi, cosa che io ritengo anche molto importante, diamo certezza fin da oggi, fin dal 1o gennaio, per il 2017 alle imprese del sud di poter beneficiare della decontribuzione, cosa che invece per le imprese di tutto il resto del Paese si fermerà al 31 dicembre 2016. Anche questa ritengo sia una misura importante.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, deputato Melilli.
FABIO MELILLI, Signora Presidente, non è semplicissimo per un intervento normativo di portata così ampia ridurre a un intervento breve le nostre valutazioni, ha iniziato già il collega Tancredi, proverò naturalmente a fare un esercizio di sintesi, non so quanto mi riuscirà e naturalmente sarà il dibattito poi a colmare le lacune della nostra relazione stretta nei dodici minuti. Come è noto a tutti, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza ha costruito un sistema che poi ha dato luogo al disegno di legge di stabilità che opera naturalmente su due versanti: da una parte sul sostegno alla crescita, operando sia sul versante del contenimento del carico fiscale che sull'aumento della domanda aggregata e sul miglioramento della competitività del sistema. È noto a tutti che il Governo nel corso della discussione del disegno di legge di stabilità ha deciso di utilizzare tutte le clausole di salvaguardia con un'operazione che ha consentito margini di intervento più ampi che sono stati destinati, come è noto, agli interventi diversificati che hanno spaziato in ambiti molto vasti e rilevanti del sistema finanziario e delle scelte politiche che sono state operate. È stata fatta un'operazione nota a tutti che ha occupato l'attenzione della stampa in questi giorni che è stata quella relativa al sistema bancario e alle vicende che si sono susseguite, così come un intervento di portata sistemica è stato fatto sul versante dei giochi e sulle politiche fiscali che si legavano ai giochi. Sorvolo naturalmente la parte della sezione immobiliare che il collega Tancredi ha descritto necessariamente in modo molto sommario, ma mi pare che gli elementi più significativi possano essere riassunti nell'operazione di riduzione dell'IMU sia sul versante dei cittadini di abolizione dell'IMU sulla prima casa e di abolizione dell'IMU sul versante dei cittadini e delle imprese, anche nel settore agricolo. Di grande significato mi pare l'intervento sull'IRES che a partire dal 2017 rappresenta l'operazione forse di maggiore rilevanza sul versante del sistema delle imprese: se a questo leghiamo le scelte che abbiamo fatto in relazione alle norme relative al sud del Paese credo che l'intervento in termini di decontribuzione, in termini di credito d'imposta sia uno dei più significativi degli ultimi anni. Si è lavorato, Presidente, con grande attenzione anche da parte della Camera dei deputati, della Commissione bilancio e di tutti i colleghi che hanno partecipato ai lavori di costruzione del disegno di legge di stabilità, si è lavorato su molti fronti. Vorrei avere il tempo, ma non ce l'ho e credo che sia compito anche dei gruppi parlamentari che interverranno in Aula, di descrivere le operazioni che la Commissione bilancio ha compiuto anche per sfatare questo mito per cui il Parlamento si dedicherebbe, secondo qualche interpretazione malevola, soltanto ad operazioni di basso profilo, perché invece gli interventi della Camera di modifica e integrazione del disegno di legge di stabilità sono stati invece di grande significato, toccando comparti importanti che riguardano sia il sistema delle imprese che il sistema degli enti locali, tutto quello che la stabilità aveva messo in campo nei giorni precedenti, dal momento della presentazione da parte del Governo della legge stabilità, alla conseguente approvazione del Senato. Sul sistema degli enti locali in particolare, come voi sapete, siamo partiti da una condizione di grande difficoltà per la presenza, anche dovuta alle leggi di stabilità dei periodi precedenti, di tagli di grande significato nel comparto degli enti locali. Forse i comuni potevano dirsi soddisfatti dell'intervento che per la prima volta riconosce ad essi il ristoro completo dell'abolizione dell'IMU, cosa che non era avvenuta nel passato. E di significato più rilevante è sicuramente l'intervento che è stato compiuto sul versante del Patto di stabilità che ha per anni in qualche modo costretto i comuni ad un'operazione di restrizione della disponibilità delle risorse finanziarie, invertendo una tendenza che lo aveva inasprito negli anni in maniera sempre più significativa e arrivando ad una forma di sostanziale equilibrio di bilancio che credo sia stata apprezzata dal sistema dei comuni e che è la novità di maggiore rilevanza di quest'anno.
Sul versante delle province, abbiamo provato ad attenuare i tagli e ci siamo mi pare riusciti con grande soddisfazione del comparto degli enti di area vasta. Abbiamo attenuato i tagli che erano stati operati nelle precedenti norme con il rischio di impattare sull'erogazione dei servizi sul versante della manutenzione delle scuole e sul versante della manutenzione delle strade. Abbiamo fatto interventi nei confronti delle regioni sostanzialmente in linea con l'accordo che il Governo ha costruito con le stesse regioni. Sapete meglio di me quanto siamo partiti da un intervento di grande rilevanza sul versante della diminuzione delle risorse alle regioni. Su questo credo con gli ultimi interventi, a partire dalla chiusura di un'annosa questione che riguarda la regione Sicilia che si trascinava da anni e da alcuni interventi correttivi che liberano risorse finanziarie di importante rilevanza, anche le regioni possano dirsi soddisfatte. Si tratta di interventi, sia nella legge di stabilità, nella sua versione originaria, sia nelle modifiche che sono state operate, prima dal Senato e poi dalla Commissione bilancio della Camera dei deputati. Un lavoro minuzioso è stato compiuto sul versante della tutela ambientale. Un'operazione rilevante sul tema della bonifica e, quindi, delle operazioni che debbono essere condotte, speriamo con un'accelerazione maggiore rispetto al passato, sui siti di bonifica. Siamo partiti naturalmente dallo stanziamento del Governo alla Terra dei fuochi e siamo arrivati a concentrare le risorse del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare su alcuni luoghi che hanno bisogno di interventi necessari e che compromettono la salubrità, non soltanto degli ambienti, ma anche la salute dei cittadini. E credo che questo possa essere riconosciuto all'impegno della Commissione bilancio e al lavoro molto intenso che abbiamo fatto in questi giorni, forse come non era mai stato fatto nel passato, proprio per la dimensione ampia della legge di stabilità che ha voluto, per scelta del Governo naturalmente, incidere su ambiti di attività molto diversificati e molto significativi.
È noto a tutti il lavoro compiuto sul versante del canone RAI. Il maggior gettito che potrà derivare dall'operazione compiuta sul versante del canone è stato destinato ad alcune importanti politiche del settore, così come quello dei giochi, dove si è inasprita in qualche modo la fiscalità, è stato destinato alla lotta alla ludopatia e ad un intervento che garantisce gli enti di area vasta nella fornitura dei servizi alla disabilità. Quindi, si è posto attenzione al sociale con molta cura da parte delle Commissioni competenti. Sul versante della sanità, sono stati fatti interventi di significato che hanno inciso su un ritorno ad equità sulla norma che consente alle strutture private accreditate di poter investire nel territorio nazionale nella stessa misura, senza più diversificazioni, almeno per l'alta specialità, tra regioni e regioni, a seconda che esse avessero fatto piani di rientro oppure fossero in condizioni di normalità di bilancio.
Interventi che non credo possano essere definiti settoriali o microsettoriali, come si è voluto far credere, ma sono in fondo, se li leggiamo tutti insieme, interventi di sistema, come sono stati fatti sul versante dell'agricoltura, dove si è posto attenzione al settore della pesca; si è posto attenzione al settore delle carni; si è posto attenzione soprattutto alla necessità che ha il nostro Paese di avanzare nella competitività con gli altri Paesi europei sul versante della ricerca tecnologica da applicare all'agricoltura. Quindi, si è fatta un'operazione che grazie alla sensibilità dei deputati è stata costruita con un utilizzo di risorse che sicuramente renderanno quel comparto molto più competitivo.
Norme di un certo significato sono state chiuse, a volte anche con il consenso delle opposizioni, pure sul versante del pubblico impiego, soprattutto sul versante, però, delle politiche sociali e della famiglia. Si è lavorato sul tema della lotta alla povertà, sull'integrazione e sulla specificazione del fondo iniziale che il Governo aveva stanziato di 600 milioni di euro, sul Fondo per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale. E, quindi, andiamo verso l'attuazione di un piano nazionale della lotta alla povertà. Ci sono interventi perché abbiamo istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali un fondo con una dotazione di 90 milioni di euro che decorre dal 2016, che è destinato alla copertura finanziaria di interventi legislativi che recano misure di sostegno di persone con disabilità grave, soprattutto per le persone prive di legami familiari alle quali dobbiamo sicuramente una particolare attenzione. Ed abbiamo incrementato con un impegno serio di 150 milioni di euro a decorrere dal 2016 lo stanziamento del Fondo per le non autosufficienze, anche ai fini del finanziamento degli interventi a sostegno delle persone affette da sclerosi laterale amiotrofica perché la legge di stabilità aveva fissato quel fondo in 250 milioni di euro ed è stato portato con il 2016 a 400 milioni di euro. Abbiamo lavorato per potenziare i progetti riguardanti tutte le misure per rendere effettivamente indipendente la vita delle persone con disabilità grave.
Abbiamo costruito anche altri interventi che riguardano risorse e strumenti per la politica estera, che riguardano il concorso di accesso alla carriera diplomatica; politiche a favore delle collettività italiane all'estero, che non abbiamo dimenticato. Interventi, quindi, per colmare alcune disattenzioni, alcuni limiti che nella normativa nazionale erano costruiti, anche in relazione alla disponibilità scarsa di risorse che abbiamo avuto a disposizione. Abbiamo cercato di fare, ripeto, un intervento di sistema. Il più significativo su iniziativa del Governo è stato quello relativo alla sicurezza e alla cultura. Com’è noto, un intervento di grande significato, che è pari a 2 miliardi di euro, che sul versante della sicurezza – e chiudo, Presidente – ha coperto importanti investimenti sul versante delle dotazioni delle forze di polizia e ha coperto, com’è noto, i 960 euro annui che vengono riconosciuti a chi opera nel comparto della sicurezza. Abbiamo deciso, su iniziativa del Premier, di immaginare che ad esso venisse affiancato un intervento sulla cultura. Su questo si è esercitata la Commissione bilancio e si è esercitata in modo significativo integrando le scelte che il Governo, con la presentazione di un emendamento sistemico, ha compiuto. Abbiamo lavorato sull'incremento di risorse nel comparto della cultura, sulla ristrutturazione necessaria ancora del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, sull'attenzione che abbiamo dato a cose che forse possono essere considerate anche piccole, ma sono di sensibilità, come, ad esempio, su iniziativa parlamentare, il che viene dato ai ragazzi che vogliono studiare e che spesso non hanno la possibilità di acquistare strumenti musicali. Si è fatta un'operazione, nei limiti naturalmente del tempo che ci è stato concesso e dell'intensità della manovra. Con questo naturalmente chiudo, consapevole di aver saltato, Presidente, qualche tema.
PRESIDENTE. Ha finito il tempo.
FABIO MELILLI, . Ma sono convinto che il dibattito parlamentare li riprenderà.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice di minoranza, deputata Polverini.
RENATA POLVERINI, . Grazie Presidente, io leggerò una parte dell'intervento che poi consegnerò nella sua interezza agli uffici d'Aula perché il tempo che abbiamo a disposizione è poco e la manovra è una manovra importante che richiede sicuramente un intervento molto più lungo di quanto non sarò in grado di fare io in questi minuti che mi sono stati dati a disposizione.
Per noi la legge di stabilità di Renzi, nel suo passaggio al Senato, e, più che mai, in quello alla Camera, ha mostrato il vero volto di questo Governo. Una manovra che risponde, secondo la nostra idea, esclusivamente ai del Presidente del Consiglio e della sua maggioranza, che non disegna, come invece avremmo voluto, una prospettiva di rilancio per il Paese e che lascerà purtroppo un conto salatissimo, destinato a gravare sull'Italia del futuro con una remissione totale ai nostri giovani.
Quanto sta accadendo è l'esatta proiezione di quanto abbiamo vissuto un anno e mezzo fa, quando il Governo – lo ricordiamo tutti –, con il degli 80 euro, ha sostanzialmente orientato gli elettori per le elezioni europee del 2014. Anche in questa occasione, il comportamento dell'Esecutivo purtroppo viene confermato: il tentativo è il medesimo, e le amministrative all'orizzonte purtroppo rappresentano un banco di prova per questo Governo non eletto dal popolo.
Qui, vorrei fare un brevissimo passaggio anche rispetto ad alcune questioni che riguardano gli enti locali appena citate dal relatore Melilli che – guarda caso – corrispondono esclusivamente o a enti locali con una maggioranza simile o uguale a quella del Presidente del Consiglio del collegio in carica, oppure in città dove si va, di qui a breve, al voto, come Roma o Milano.
Il giudizio a livello internazionale sulla manovra è inconfutabile, oggettivo e disinteressato: la legge di stabilità del Governo è un pasticcio in che rischia di tramutarsi – come non soltanto noi diciamo – di qui a breve, in una procedura d'infrazione nei confronti del nostro Paese.
Quando non si operano tagli al cattivo debito pubblico, alla spesa pubblica contaminata, quando non si interviene sulle partecipate, bensì si opta per caricare di tasse le nostre generazioni del futuro, investendole dell'ingrato compito di pagare i costi della riduzione fiscale di oggi, si sta sostanzialmente operando in . Si stanno adottando misure – come abbiamo detto in questi giorni e in queste notti nella sala del Mappamondo – in vero stile prima Repubblica e devo dire che in questo il Governo è veramente un esperto.
«Il Governo sottovaluta i rischi che derivano dalle variabili esogene internazionali, che potrebbero incidere sulla crescita dell'economia italiana». Questo non lo diciamo noi: sono parole pesanti che ha espresso l'Ufficio parlamentare di bilancio.
Ci sono elementi che il Governo tende ad ignorare; ad esempio, come riscontrato anche dall'Unione europea, la ripresa avviata nel 2015 si rafforza nel 2016 solo grazie al basso costo del petrolio, che – come sappiamo – non durerà per sempre.
Tutti i dossier hanno evidenziato la necessità per l'Italia di ridurre il debito pubblico, così come Bruxelles si è espressa negativamente sui conti italiani. Non da meno è stata la Corte dei Conti, secondo la quale il Governo «utilizza al massimo gli spazi di flessibilità disponibili riducendo esplicitamente i margini di protezione dei conti pubblici e lascia sulla sfondo nodi irrisolti» (clausole di salvaguardia, contratti pubblici e pensioni) «e questioni importanti» (come, per esempio, il riassetto del sistema di finanziamento delle autonomie territoriali).
Tagliare le tasse in deficit, con conseguente creazione di debito, non ha alcun effetto positivo sull'economia, perché gli operatori, vale a dire famiglie e imprese, non spendono e non investono.
Per uno Stato, l'unica giustificazione economica e morale per fare e di conseguenza debito, sono gli investimenti. È quindi lecito indebitarsi, a condizione, però, che porti a qualcosa di cui potranno beneficiare le generazioni future. Qui, di tutto questo non c’è traccia. Non ci sono più non ci sono più infrastrutture, non c’è più tecnologia, non ci sono più reti, più capitale umano, più sicurezza, più produttività, più competitività. C’è soltanto la vocazione a se stesso da parte del Presidente del Consiglio, che spoglia di poteri enti locali, Ministeri e, a Palazzo Chigi, deciderà tutto e il suo contrario.
Ebbene, questa stabilità fa tutto il contrario di ciò che andava fatto: è una manovra in deficit, e non è accompagnata da alcun investimento serio – come abbiamo detto – per il futuro del Paese.
Basare una legge di stabilità su ipotesi di crescita che non si realizzeranno e impostare sul deficit tutta la politica economica di un Paese come l'Italia è un'azione anche da irresponsabili, e va in direzione diametralmente opposta a quella che sarebbe opportuna nelle condizioni attuali.
Tutto il centrodestra aveva approcciato i lavori in sede di Commissione bilancio, sia alla Camera che al Senato, in uno spirito di collaborazione sano e responsabile, ma la violenza del Governo ha reso il confronto politico sterile ed inutile. Le delegazioni di Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega sono sempre state presenti e hanno partecipato attivamente a tutte le fasi dei lavori della Commissione, ma le mediazioni sono rimaste circoscritte esclusivamente all'interno della maggioranza, impegnata a premiare enti o strutture nell'orbita del Partito Democratico – ci veniva ricordata la Sicilia poco fa –, screditando e bocciando tutte le proposte delle opposizioni che qui ho l'onore di rappresentare. Eppure, i temi sui quali avevamo auspicato delle misure restano tuttora di primaria importanza rispetto ad altre tematiche premiate dal Governo.
Tutte le proposte portate avanti dal centrodestra, come quella di introdurre il quoziente familiare, di portare le pensioni minime a 800 euro, di modificare veramente la «legge Fornero», di implementare i fondi da destinare al comparto della sicurezza e di rafforzare la per tutti e non soltanto per i pensionati hanno quindi trovato la strada sbarrata del Governo.
Su questi temi, il Governo si è sostanzialmente mascherato, pensando di cavarsela con dei oppure, come nel caso del Mezzogiorno, con lo stanziamento di fondi europei che erano già destinati al sud, andando semplicemente a ricollocarli con una destinazione d'uso diversa da quella per la quale erano stati stanziati. Nessun emendamento delle opposizioni che rappresento è stato infatti preso in considerazione. Mai vista una legge di stabilità con questa impronta, in cui il Ministro dell'economia comunica con la stampa piuttosto che venire a riferire in Parlamento in merito alla vicenda del «Salva banche», con questioni – come quella del sud e delle forze dell'ordine – clamorosamente sottovalutate dall'Esecutivo.
Anche le spese in tema di sicurezza, su cui i gruppi di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia hanno presentato una serie di proposte assolutamente convergenti non sono state recepite dal Governo. Il degli 80 euro alle Forze dell'ordine altro non è che la volontà del Governo, ancora una volta, di far fuori i corpi intermedi e non arrivare al contratto che invece aveva indicato la Corte costituzionale come elemento di primaria importanza.
Lo stesso di 500 euro ai neodiciottenni non va nella direzione di dare veri sbocchi occupazionali ai giovani, non valorizza il merito e non garantisce i più meritevoli. Gli enti locali – lo abbiamo già detto – hanno visto premiati soltanto quelli che fanno riferimento in termini politici al Presidente del Consiglio.
PRESIDENTE. Onorevole, dovrebbe concludere.
RENATA POLVERINI, . Concludo. Le province, dopo la disastrosa «riforma Delrio», rimangono paralizzate.
Ecco, noi crediamo che è veramente poco, troppo poco quello che questo Governo ha voluto portare all'attenzione del nostro Paese e consideriamo uno scandalo che abbia voluto introdurre il cosiddetto decreto «Salva banche» nella manovra finanziaria.
Quindi, mi avvio veramente a concludere, dicendo che, ancora una volta, questa manovra è lo specchio di un Esecutivo inadeguato che non garantisce misure di contenimento del deficit ed è totalmente inadempiente nel tentativo di risanamento strutturale della finanza pubblica.
Questo è il triste epilogo di chi fa del populismo la propria bandiera. Tutti contro la legge di stabilità .
Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione .
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza sui disegni di legge di stabilità e di bilancio, deputato Francesco Cariello. Onorevole Palese, non faccia il suggeritore.
Prego, onorevole.
FRANCESCO CARIELLO, . Grazie Presidente, purtroppo dobbiamo constatare anche la riduzione dei tempi e quindi mi toccherà anche fare una sintesi della rappresentazione della nostra relazione, che consegnerò.
Noi ci teniamo a rappresentare intanto quello che è accaduto in Commissione bilancio e relazionare appunto sulla modalità con cui questa legge di stabilità è stata gestita nella discussione parlamentare in seconda lettura.
Facciamo subito riferimento a quella che è la serietà con cui noi riteniamo di aver dimostrato più volte di affrontare questa legge, la più importante legge di bilancio del nostro Paese, ma tanta serietà non è stata altrettanto riconosciuta e vista nella gestione invece da parte della forza di maggioranza e del Governo soprattutto.
Non parlo dei tecnici che hanno gestito con noi tutta la manovra in Commissione, ma, più che altro, mi riferisco all'approccio metodologico. Diciamo subito che questo provvedimento era entrato in Parlamento con una regola basilare che era quella del divieto assoluto di modifica dell'entità dei saldi; questa regola è chiaro che ha determinato fortemente le posizioni e le proposte emendative delle minoranze, anche e soprattutto nella regolamentazione delle ammissibilità, ma poi, nel corso dei lavori, è subito entrato a gamba tesa il Governo con un emendamento che, praticamente, quella stessa regola non la rispettava e, quindi, in questo, noi riteniamo che la legge di stabilità e tutta la discussione della legge di stabilità siano state veramente gestite con scarsa serietà nel rapporto tra Governo e Parlamento.
Non parlo, quindi, solo delle fantasiose coperture ad alcuni emendamenti che sono stati presentati, come l'utilizzo, per esempio, dei fondi di cofinanziamento europeo, già allocati, peraltro, senza avere una contezza delle possibilità in merito all'effettivo utilizzo, ma, appunto, mi riferisco al divieto della modifica dell'entità dei saldi. Con l'emendamento 1.1 del Governo affrontiamo l'argomento del deficit. Tengo a sottolineare la posizione del MoVimento 5 Stelle che è quella, in assoluto, di non considerare il deficit come un qualcosa di negativo. Noi, anzi, abbiamo sempre spinto e promosso una deroga ai vincoli del e questa manovra è stata costruita in deficit. Ma il ricorso al maggiore indebitamento non è per noi un male assoluto, ci trova assolutamente concordi; da quando siamo entrati, abbiamo sempre combattuto con tutte le regole di austerità contenute nel e nel Patto di stabilità e crescita, ma il problema sostanziale è nell'utilizzo di queste risorse. Siamo fortemente contrapposti su quelle che sono le visioni con cui questo Governo ha presentato al Parlamento l'utilizzo delle risorse; è evidente che abbiamo, sostanzialmente, un sistema di valori a cui riferirsi totalmente diverso da quello del Governo. La nostra è una visione di sostenibilità non solo finanziaria, perché a livello europeo ormai si parla di sostenibilità, ma si parla di sostenibilità solo riferendosi alla finanza pubblica, cioè solo un mero ragionamento, una prospettiva puramente finanziaria e puramente ragionieristica; il nostro concetto di sostenibilità, invece, è un concetto di sostenibilità economica, ambientale e sociale, soprattutto. Ecco perché, basandoci su questa differente visione, noi abbiamo proposto un utilizzo delle risorse completamente diverso. La discussione poteva essere molto più ampia e i nostri emendamenti e le nostre proposte emendative avrebbero potuto essere molto più ampie e più decise su alcuni settori se avessimo avuto, anche noi, la possibilità di utilizzare quell'aumento di deficit. E, quindi, siamo sconcertati oltre che dall'approccio anche dalla visione.
Un altro elemento che mi preme sottolineare è che nella nota di aggiornamento al DEF il Governo aveva inserito una misura di politica fiscale attesa da anni: la riduzione della tassazione sui redditi delle imprese già a decorre dal 2016, che dal 27,5 per cento, passava al 24,5 per cento e nel 2017 al 24 per cento, al fine di sostenere la crescita e attirare gli investimenti esteri nel nostro Paese. Si rileva, appunto, che non solo tale misura era comunque correlata all'aleatorietà di sfruttare la cosiddetta clausola migranti, sottoposta comunque all'autorizzazione dell'Unione europea, ma il Governo, con questo emendamento 1.1, che poi è stato approvato, ha soppresso le norme di riduzione dell'IRES per il 2016, rinviando il tutto al 2017, come se il rilancio dell'economia e lo sviluppo di questo Paese potessero aspettare ancora un altro anno e, quindi, ha utilizzato queste risorse a debito, derivanti dall'aumento del saldo netto da finanziare, che è pari a circa 3,4 miliardi di euro nel 2016, per altrettante misure a .
Non vogliamo utilizzare il solito termine che ormai, è risultato evidente, non solo dalla nostra parte, in Commissione bilancio, è stato utilizzato per diversi provvedimenti, c’è una lista che potremmo magari presentare, le cosiddette «marchette», perché togli 10 milioni qua, metti 4 milioni lì, metti 100 milioni lì, ormai queste misure non hanno una visione di insieme. Sono misure di tipo proprio temporaneo, non strutturale e, di certo, non intervengono nel reale sviluppo del Paese.
Parliamo concretamente dell'incremento degli investimenti sulla sicurezza. Se si parla in questi termini, è chiaro, noi siamo i primi a credere che bisogna investire sulla sicurezza, ma come sono stati tradotti questi investimenti ? Proteggere il Paese da una minaccia terroristica non significa estendere 80 euro alle forze di polizia o magari regalare una carta elettronica di 500 euro a chi compirà diciott'anni nel 2016, soprattutto per una questione anche di disequità, di difformità, anche, di utilizzo. I 500 euro li avrà il giovane che compirà diciott'anni che ha e vive in una famiglia con un ISEE notevolmente agiato, e lo avrà anche il figlio di chi non potrà nemmeno permettersi di far studiare il proprio figlio all'università e, quindi, queste disparità, a nostro avviso, vanno ad incidere fortemente in un tema, che è quello della solidarietà sociale, che noi riteniamo fondamentale e che, invece, non è stato rispettato.
Rileviamo anche che il Governo ha peggiorato il saldo netto per il 2016, in assenza, al momento, della definitiva decisione dell'UE sulla possibilità di utilizzare la suddetta clausola e tutto ciò è, oltre che inaccettabile da parte nostra, lo ripeto, poco serio. Si rilevano su alcune misure notevoli criticità; staremo a vedere.
Veniamo, invece, all'aspetto che più abbiamo a cuore, cerco di fare una sintesi anche perché il tempo è scarso. Il nostro modo di utilizzare le risorse rispetto alla visione di questo Governo è proprio incentrato su dei valori e su una visione completamente diversi. Noi ci siamo riferiti, e vogliamo anche relazionare su questo, all'articolo 41 della Costituzione, in cui si dice che la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali. Questo è il tema centrale della nostra azione politica, della nostra proposta all'interno della legge di stabilità, insieme al tema parallelo dello sviluppo sostenibile.
FRANCESCO CARIELLO, . La nostra Costituzione ci indica, quindi, uno dei ruoli che lo Stato ha, uno dei più importanti, e che consiste nell'intervenire nel sistema economico, ma la misura di questo intervento deve avere una finalità ben precisa, una ed una sola: quella del ridurre il disequilibrio sociale che, ormai, in questo Paese è notevole. Anche nei quindici obiettivi mondiali che ci si è posti sulla sostenibilità, come primo punto c’è la povertà. È inutile ribadire che la nostra proposta di legge sul reddito di cittadinanza è stata riproposta, è stata messa in elenco tra gli emendamenti segnalati, ma non è solo quello il nostro obiettivo, quello è il cardine attorno al quale abbiamo anche proposto vari emendamenti di utilità sociale, ma ci duole vedere come, invece, per accontentare il parlamentare di turno o addirittura anche chi siede a Palazzo Chigi, perché, diciamolo, la visione di questa legge di stabilità è stata dettata da una sola persona, il Premier Renzi, e da lui sono seguite tutte le conseguenti richieste dei questuanti parlamentari, non hanno fatto altro che seguire l'esempio del loro Presidente del Consiglio...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Cariello.
FRANCESCO CARIELLO, . E, quindi, alla solita frase: non ci sono i soldi, è seguita una realtà in cui effettivamente quei soldi sono comparsi, ci sono, ma a questo punto sono saltate le priorità, sono solo rimaste in equilibrio le questioni elettorali, le questioni anche di equilibri politici interni alla maggioranza...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cariello.
FRANCESCO CARIELLO, . Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento .
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza sui disegni di legge di stabilità e di bilancio, il deputato Gianni Melilla.
GIANNI MELILLA, . Grazie, signora Presidente. La legge di stabilità per il 2016 è sostanzialmente, sulle grandi linee, una replica di quella dell'anno scorso anche se è stata presentata con grande capacità comunicativa da parte del Presidente del Consiglio e anche con una sincera predisposizione al confronto in Commissione bilancio da parte dei relatori Tancredi e Melilli, del presidente Boccia e del Viceministro Morando, che voglio pubblicamente ringraziare proprio per questa disponibilità al confronto con tesi che sicuramente non condividono, come nel caso di Sinistra Italiana.
Oggi, come un anno fa, l'obiettivo del raggiungimento del pareggio di bilancio e posticipato di un anno, questa volta al 2018. Non è secondo noi una proposta di manovra espansiva. Sinistra italiana ha assunto le proposte alternative di manovra economica della campagna «sbilanciamoci !» che raccoglie economisti che fanno riferimento a tantissime associazioni italiane storiche e nuove. Nella relazione di minoranza che ho presentato per il gruppo di Sinistra Italiana sono indicati in modo completo le proposte alternative del gruppo di Sinistra Italiana. Farò, dunque, solo alcune considerazioni sintetiche che poi consegnerò alla Presidenza. Parto dal cuore del nostro pensiero politico ed economico. Paul Krugman per criticare le misure di austerità adottate in Europa, e per contrastare la crisi, si è riferito ad una nuova teoria economica secondo cui le scelte che deprimono l'economia nel breve termine provocano danni permanenti e non superabili semplicemente con la fatina della fiducia. Questa teoria economica si chiama isteresi e ha come sostenitori autorevoli economisti nell'amministrazione americana di Obama. L'isteresi ci dice che la crisi ha provocato enormi danni a lungo termine e che il ridimensionamento delle prospettive economiche dei Paesi occidentali è fortemente correlato alle misure di austerità imposte ed è la spia che le scelte dell'austerità hanno avuto effetti catastrofici ben oltre il dato drammatico della caduta del reddito, della disoccupazione, e della disapplicazione del sistema pensionistico, in particolare, e del sociale, più in generale. Basti pensare che agli enti locali negli ultimi sette anni sono stati sottratti 19 miliardi con il Patto di stabilità e 12 miliardi di trasferimenti erariali. Le stime sui danni a lungo termine sono gravi anche in termini fiscali. Chi ha tagliato la spesa durante la depressione ha danneggiato l'economia e le entrate fiscali attuali e future al punto tale che il debito pubblico sarà più alto di quanto lo sarebbe stato senza i tagli. Lo stesso Mario Draghi ci ricorda, con la sua nota professionalità, che quest'anno l'Eurozona ha registrato la crescita globale più debole dal 2009 e che ci vorranno 31 trimestri ovvero quasi otto anni per recuperare i livelli ante-crisi. Ma nel caso italiano la valutazione risulta persino ottimistica, il nostro Paese è più indietro e ci vorrebbe un cambiamento radicale. Sull'occupazione, il presenta un villaggio un bilancio fallimentare. La precarietà è sostanzialmente tornata ai livelli del Governo Monti (14,2 per cento), mentre i posti di lavoro, oltre ad essere insicuri nella durata, hanno avuto un costo altissimo grazie alla decontribuzione. Intanto i NEET, cioè i giovani sino a trent'anni fuori dal lavoro, dallo studio e dalla formazione, che erano nel nostro Paese 1,8 milioni nel 2008, sono diventati, sette anni dopo, 2,4 milioni; una generazione senza futuro !
Per raggiungere il tasso medio di occupazione dei Paesi OCSE il nostro Paese dovrebbe produrre ben 7 milioni di posti di lavoro ovvero reintegrare il milione di posti lavoro che è stato perso durante la crisi tra il 2008 e il 2014 e crearne altri sei che già mancavano prima dell'inizio della grande crisi. Ovviamente, si tratta di cifre sulle quali possiamo solo esprimere un benevolo sorriso.
Bisognerebbe avanzare di ben 10 punti nel tasso di occupazione, con le politiche attualmente messe in campo non si vede davvero come. Ma il dei decimali di PIL neanche convince Bruxelles, la bestia europea e sempre più affamata di austerità e non si accontenta di una versione mitigata dell'austerità. Così la legge di stabilità italiana è solo rimandata, non ha ottenuto il bollino blu della Commissione. Questo se da un lato mostra quanto debole fosse il braccio di ferro con gli organi europei, svela tutta l'ipocrisia su cui si fonda la europea. La Francia, che non ha mai rispettato il rapporto tra debito e PIL, ha chiesto nuovamente di poter sforare, questa volta causa le spese per la guerra al terrorismo. Gli alti dirigenti dell'Unione europea hanno chiarito che queste spese vanno considerate extra rispetto al calcolo del deficit. Non solo ai migranti l'Europa ha fatto per anni la guerra, ma poi pretendiamo che da essi ci arrivi la flessibilità sui conti. Ma c’è chi con cinismo, oltretutto privo di senso delle proporzioni, fa paragoni con gli effetti positivi che la Seconda guerra mondiale ebbe sull'economia USA.
GIANNI MELILLA. Aspettarsi dai terroristi jihadisti il miglioramento dalla flessibilità dei bilanci è davvero il colmo. L'ironia imbarazzante di questa storia è che le politiche dell'austerità degli ultimi Governi italiani, in amara continuità istituzionale, sono state assunte in nome della responsabilità a lungo termine, chi dissentiva è stato liquidato come un incosciente. Il pensiero unico non può incantare il fiasco della politica dell'austerità. Imporre sacrifici agli altri non vuol dire essere responsabili, c’è un principio di realtà da cui non si può sfuggire. Per noi non è utile sequestrare la vita dei lavoratori negando la flessibilità dell'età pensionabile. Per noi è giusto tagliare le spese militari e affermare una selettiva ed equa. Per noi è necessario far pagare le tasse a chi ha più o le elude furbescamente come nel caso delle grandi multinazionali del . Voteremo quindi contro questa manovra economica che è falsamente espansiva, che rivendica impaurita dal padrone europeo qualche decimale di PIL da distribuire in modo discutibile. Nella sostanza, concludo, non ha il coraggio di superare la politica vecchia e fallimentare dell'austerità europea a trazione tedesca. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione .
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
È iscritto a parlare il deputato Misiani. Ne ha facoltà.
ANTONIO MISIANI. Signora Presidente, la manovra per il 2016 che ci accingiamo a discutere in quest'Aula è la manovra di politica economica maggiormente espansiva dal 2001. È una scelta di grande forza, una scelta necessaria in una fase in cui l'economia italiana ha imboccato la strada della ripresa, del rilancio, ma la crescita è troppo lenta per recuperare in tempi rapidi, nei tempi che vorremmo, i livelli pre-crisi di reddito e di occupazione.
Uno dei punti più qualificanti su cui mi soffermerò nella manovra economica è sicuramente la parte che riguarda gli enti locali. La galassia dei comuni, delle province, ora delle città metropolitane, tra il 2008 il 2014, ha sopportato una parte rilevantissima dello sforzo di risanamento dei conti pubblici. L'ammontare cumulato al 2015 delle varie manovre che si sono susseguite, dal decreto-legge n. 112 del 2008 in avanti, vale 19,3 miliardi di euro per comuni, province e città metropolitane, pari al 25 per cento della spesa totale di questi enti. Uno sforzo molto rilevante che ha avuto degli affetti particolarmente significativi nel quadro finanziario di questi enti. Ora, la legge di stabilità per il 2016 segna un vero punto di svolta per gli enti locali del nostro Paese: per la prima volta non sono previsti tagli ai trasferimenti, né inasprimenti dei vincoli di finanza pubblica, anzi nel 2016 finisce l'era del Patto interno di stabilità e si passa al principio più razionale dell'equilibrio di bilancio sulla competenza rafforzata. Questo è un vero e proprio cambio di paradigma per i comuni e per gli enti locali che permetterà lo sblocco di oltre 2 miliardi di euro di pagamenti di risorse dei comuni che rimanevano congelate in virtù dei vincoli del Patto di stabilità. La fine del Patto di stabilità permetterà di rilanciare il ciclo degli investimenti a livello locale.
Vorrei ricordare che tra il 2008 e il 2014 i pagamenti in conto capitale degli enti locali erano diminuiti del 51,5 per cento. Cioè, negli anni della crisi, con le regole che sono state via via introdotte e inasprite, abbiamo sostanzialmente dimezzato il volume di investimenti degli enti locali, enti che realizzano quasi i due terzi degli investimenti della pubblica amministrazione: una manovra prociclica che ha finito per aggravare la condizione economica del Paese. L'equilibrio di bilancio che sostituisce il Patto interno varrà anche per i comuni al di sotto di mille abitanti, per quelli istituiti a seguito di fusione; è una regola universale, da questo punto di vista. In Commissione bilancio abbiamo introdotto un minimo di correttivo per mitigare l'impatto dell'equilibrio di bilancio su questi enti, e questo è uno dei positivi interventi che, grazie al confronto costruttivo con il Governo, sono stati introdotti nella legge di stabilità. La legge di stabilità ha quasi completamente eliminato la tassazione sulla prima casa; è una scelta radicale dal punto di vista del quadro fiscale a livello comunale che ha suscitato il dibattito che ben conoscete. I comuni verranno integralmente compensati, questo è sicuramente un elemento di certezza dal punto di vista delle entrate a livello locale, ma l'abolizione della Tasi è indubbiamente un passo indietro, dal punto di vista dell'autonomia fiscale e finanziaria dei comuni. Questo è un punto che ci chiama ad un intervento di natura strutturale che dovremo immaginare e attuare nei prossimi mesi per dare stabilità al quadro finanziario dei comuni e al loro grado di autonomia fiscale e finanziaria. Abbiamo approvato, a dir la verità, un emendamento che ha un elevato valore – non solo simbolico a mio giudizio – e che compensa anche i comuni che avevano a zero o al di sotto dell'1 per mille l'aliquota sulla Tasi prima casa; questo è un modo per dare una risposta ai comuni virtuosi che avevano tenuto molto bassa o addirittura a zero la Tasi sulla prima casa e rischiavano di essere penalizzati da un meccanismo di compensazione che inevitabilmente fa riferimento al dato storico. Rimane aperto, come dicevo, in prospettiva, il nodo dell'assetto della fiscalità comunale: su questo ci dovrà essere necessariamente un nuovo intervento del Parlamento. Rimane aperto il nodo del processo di gestione associata delle funzioni fondamentali. È vero che la legge di stabilità non era probabilmente la sede più opportuna per affrontare una questione di natura ordinamentale, ma la gestione associata e più in generale i processi di aggregazione degli enti locali hanno un impatto finanziario potenzialmente enorme nel nostro Paese. Ci sono delle diseconomie da recuperare a livello locale e un razionale processo di aggregazione può permettere un netto miglioramento, da questo punto di vista. Il problema è che il processo, che è stato deciso sull'onda dell'emergenza finanziaria nel 2010-2011, non ha funzionato; era un processo a tappe forzate imposto dall'alto, stiamo andando in realtà di rinvio in rinvio. Allora diciamo che va reimpostato il processo di aggregazione, dando protagonismo alle città metropolitane e alle province. Anche questo è un tema ordinamentale, ma con riflessi finanziari che dovremo affrontare nell'immediato futuro. La parte del disegno di legge varato dal Governo che era meno convincente, per quanto riguarda il comparto degli enti locali, era senza dubbio quella riguardante le province e le città metropolitane. Io credo che in Commissione, su questo versante, sia stato fatto un grande lavoro, di cui va dato atto ai relatori e alla disponibilità costruttiva del Governo. Noi abbiamo oggettivamente cambiato in meglio la situazione: abbiamo incrementato di 95 milioni, nel 2016, e di 70, tra il 2017 e il 2020, lo stanziamento per le funzioni fondamentali delle province; abbiamo attribuito alle regioni la gestione dei servizi per i disabili sensoriali e fisici, facendo chiarezza su una zona grigia nel riparto di competenze che ha anche un notevole impatto dal punto di vista finanziario; abbiamo riaperto la possibilità di fare accordi con ANAS per la manutenzione di 25 mila chilometri di strade ex statali, che oggi pesano sul bilancio degli enti di area vasta e, come era già accaduto nel 2015, abbiamo permesso a province e città metropolitane di fare il bilancio annuale, sospendere il pagamento dei mutui e applicare a preventivo gli avanzi di amministrazione. È chiaro che le misure strutturali sono solo una parte di queste scelte, che complessivamente valgono quasi 600 milioni di euro di miglioramento della situazione degli enti di area vasta.
Proprio perché una parte di queste misure ha valenza transitoria, questo ci richiama alla responsabilità di reintervenire per ridisegnare il quadro finanziario degli enti di area vasta. È chiaro che il referendum confermativo della riforma costituzionale sarà uno spartiacque, uno snodo, da questo punto di vista, perché, come sapete, il nuovo testo della Costituzione cancella le province, conferma le città metropolitane e introduce il concetto degli enti di area vasta. Superato, auspicabilmente in modo positivo, quel passaggio dovremo ricostruire il quadro finanziario, il meccanismo di finanziamento dei nuovi enti di area vasta tenendo conto del processo di attuazione della «riforma Delrio» e delle sue conseguenze. Questo, signora Presidente, è il quadro complessivo, per quanto riguarda gli enti locali, comparto che indubbiamente ha un peso notevole nella finanza pubblica, che gestisce, comprendendo l'insieme degli enti territoriali, un terzo della spesa primaria e molto più del 50 per cento delle spese in conto capitale. Su questo pezzo significativo della finanza pubblica questa legge di stabilità segna indubbiamente una svolta, ed è una svolta positiva. La stagione del rigore eccessivo e a volte irrazionale è alle nostre spalle. Ci sono le condizioni perché gli enti locali siano i protagonisti di un nuovo ciclo di investimenti, di una nuova ripresa dell'economia, del rilancio del reddito e dell'occupazione nel nostro Paese. Era necessario riconoscere loro questo ruolo; le norme nel disegno di legge di stabilità, a maggior ragione con il lavoro fatto in Commissione, vanno in questa direzione. Facciamo un pezzo importante di strada nella direzione giusta.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Deborah Bergamini. Ne ha facoltà.
DEBORAH BERGAMINI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, siamo qui oggi a discutere di una delle leggi più importanti all'oggetto del nostro Parlamento, la legge di stabilità, che riguardava l'andamento futuro del nostro Stato, il suo bilancio. Una legge che pianifica le spese dello Stato dovrebbe essere esaminata e discussa con tempistiche adeguate e soprattutto sapendo riconoscere alle opposizioni il loro diritto di concorrere a quelle che sono le scelte fondanti dell'attività dello Stato, la sua capacità di spesa, eppure così, lo sappiamo bene, non è stato. Non è questo ciò che è accaduto, ne hanno già parlato i colleghi che mi hanno preceduto e sono certa che altri a seguire lo faranno. Ma all'interno di questa legge di stabilità c’è un emendamento che è un vero e proprio provvedimento, particolarmente importante e particolarmente grave nella sua portata, di cui si è letto e parlato a lungo in questi giorni, il cosiddetto «decreto salva banche». Un provvedimento – è doveroso ricordarlo – con cui il Governo, riunitosi frettolosamente una domenica, nel tardo pomeriggio, ha dato il via libera al cosiddetto salvataggio di quattro istituti di credito, scaricando i costi dell'operazione sugli azionisti e sugli obbligazionisti di questi quattro istituti di credito. Tutto questo è avvenuto un po’ alla chetichella, lo ricordavo poco fa, in un Consiglio dei ministri durato mezz'ora, alle 18 di una domenica sera, il 22 novembre scorso. Credo che sia superfluo – però lo facciamo lo stesso – sottolineare come questa scelta, cioè quella di inserire un intero decreto all'interno di una legge già molto complessa, molto variegata, come quella di stabilità, abbia comportato l'impossibilità di discutere approfonditamente di questo ex decreto – lo possiamo chiamare ex decreto –, che avrebbe richiesto, invece, una discussione molto approfondita, avendo la portata che abbiamo potuto misurare anche semplicemente leggendo i giornali o seguendo i telegiornali in questi giorni. Perché era particolarmente importante affrontare nella sua complessità quello che era appunto nato come un decreto presuntivamente «salva banche» ? Perché, per la prima volta in Italia, si venivano ad applicare le cosiddette nuove regole europee sul -, cioè sul salvataggio che potremmo definire interno delle banche. Grave che sia accaduto in questa forma, perché le ricadute sociali del provvedimento non possono che essere definite esse stesse gravi, se non drammatiche, con le conseguenze che hanno avuto. Noi riteniamo che la condotta del Governo in questo frangente sia stata superficiale, frettolosa e iniqua. Superficiale nel momento in cui non ha previsto, oppure lo ha anche fatto, i reali effetti delle sue decisioni, che hanno lasciato sul lastrico o in gravissima difficoltà decine di migliaia di risparmiatori. Frettolosa perché il decreto, come ricordavo poco fa, è stato adottato alla chetichella in un Consiglio dei Ministri di mezz'ora di domenica sera, e anche perché il provvedimento di conversione del decreto è stato tolto, è stato sottratto al suo normale parlamentare, e dunque alla relativa discussione, per essere inserito in fretta e furia proprio all'interno della legge di stabilità. Non si dovrebbe fare, non si fa così ! All'interno di questa legge di stabilità sono poi stati successivamente inseriti anche i correttivi, largamente insufficienti, posti dal Governo allo stesso decreto.
Infine, la condotta del Governo la giudichiamo iniqua e anche incostituzionale. Ingiusta perché non rispetta un articolo cardine della nostra Costituzione, l'articolo 47, che tutela il risparmio, dunque il risparmiatore, in ogni sua forma. Ma non basta questo, la fretta del Governo e della maggioranza di governo è stata anche scomposta e lo posso testimoniare personalmente, perché i primissimi emendamenti a mia firma che sono stati presentati alla legge di stabilità, finalizzati proprio a modificare in senso positivo quello che era ancora il decreto salva banche, sono stati dichiarati inammissibili per materia. Vi è stato allora di che stupirsi quando, neanche due giorni dopo, l'intero decreto salva banche è diventato un emendamento da inserire in legge di stabilità. Ma allora se erano incompatibili per materia gli emendamenti che avevo proposto, è diventato compatibile in due giorni l'intero decreto, da infilare in forma di emendamento, nella legge di stabilità ? Naturalmente giudicato ammissibilissimo dal Governo ! Facciamo il gioco delle tre carte ? Quello che vale per la maggioranza di governo non vale per il legittimo diritto di svolgere un'opposizione costruttiva, come stiamo cercando di fare in questa Aula, e come abbiamo cercato (ringrazio i colleghi al riguardo) di fare durante i giorni di lavoro in Commissione bilancio ? Ma insomma ! Siamo veramente al limite del campare per espedienti !
Sarebbe anche accettabile tutto questo, sicuramente lo sarebbe, se tutta questa fretta di agire, questa improntitudine fosse stata almeno accompagnata da un po’ di efficacia, se il problema si fosse risolto ! Lo avremmo potuto capire, ma il provvedimento, il decreto poi diventato emendamento è tutt'altro che un testo che ci aiuta a risolvere il problema e dunque pensiamo che dalla discussione parlamentare che si è voluta attentamente evitare e, magari, dalla umile, un aggettivo che non si attaglia tanto a questo Governo, accettazione di qualche provvedimento suggerito dall'opposizione forse si sarebbero potuti trarre dei benefici, e le decine di migliaia di famiglie che sono rimaste fregate forse qualche beneficio lo avrebbero già avuto ! Invece no, questo Governo non ha assolutamente voluto prendere in considerazione le nostre proposte, che poi, lo voglio sottolineare in quest'Aula, non sono state il frutto di elucubrazioni teoriche che abbiamo svolto, ma sono il frutto dell'ascolto dei territori e dell'ascolto diretto delle persone coinvolte, delle famiglie coinvolte, anzi, direi piuttosto, più che coinvolte, truffate in questa vicenda, che ci hanno chiesto di farci latori delle loro istanze, evidentemente trovando ascolto più presso le opposizioni che presso la maggioranza di governo. Queste persone erano state all'inizio ignorate dal Partito Democratico, tanto che alcuni autorevolissimi esponenti del Partito Democratico in questa stessa Aula ci spiegavano, in punta di diritto naturalmente, che azionisti ed obbligazionisti non sono risparmiatori ! Come no ? Magari sono dei pericolosissimi capitalisti ! Ci accusavano dunque di voler strumentalizzare le loro storie: ci succede spesso che quando poniamo questioni serie, che riguardano il Paese e magari non piacciono alla maggioranza, ci accusano di strumentalizzare, forse perché non sanno cosa dire. La verità e che è stata la maggioranza ad ignorare le storie e le vicende di queste persone, ad ignorare la realtà dei fatti, come troppo spesso le accade.
Tanto avevamo, ed abbiamo ragione, infatti, e purtroppo, che il Governo ha dovuto a un certo punto presentare un correttivo al suo stesso provvedimento, sempre, inutile dirlo, come emendamento alla legge di stabilità, ma il correttivo, che un altissimo esponente di questo Esecutivo ha definito assai infelicemente un aiuto umanitario, non è neanche un palliativo, non è assolutamente in grado di porre un rimedio serio alle tante criticità aperte da questo provvedimento.
L'intenzione del Governo, lo spiego rapidissimamente, e della maggioranza, infatti, è quella di dare vita ad un fondo di solidarietà con cui risarcire le vittime, perché di questo si tratta, di vittime, delle quattro banche evidentemente mal gestite. Tuttavia, questo presunto Fondo di solidarietà nelle intenzioni del Governo sarà dotato di soli 100 milioni di euro, quando invece le stime più ottimistiche calcolano in almeno ottocento milioni di euro la cifra bruciata dalle operazioni che ben conosciamo. Denaro che era posseduto da consumatori, da famiglie, da piccole imprese artigiane, che hanno avuto una sola colpa: quella di fidarsi della banca di sempre, della loro banca, quella storica – la Banca Etruria è stata fondata nel 1882, pensate – quella in cui ci si dà del tu con il cassiere o col direttore della filiale, proprio quella che invece li ha raggirati.
Non possono dunque bastare i 100 milioni di euro a sanare le tante ingiustizie e scorrettezze messe in atto da queste banche e dai loro amministratori, certamente responsabili – e abbiamo chiesto una Commissione d'inchiesta apposta perché si arrivi una volta tanto a sancire e ad attribuire le giuste responsabilità a chi ne ha – ma che sono state anche favorite nelle loro cattive pratiche da controlli che, evidentemente, non hanno funzionato, e sancite definitivamente dal provvedimento di questo Governo.
Noi abbiamo proposto fin dall'inizio di questa tragica vicenda che il Fondo di solidarietà fosse alimentato non soltanto dal Fondo interbancario di tutela dei depositi, ma anche dalle plusvalenze derivanti dalla cessione di azioni, partecipazioni, diritti, nonché attività e passività delle quattro banche in risoluzione, ma, tanto per cambiare, la maggioranza non ha voluto minimamente prenderci in considerazione e ha voluto andare dritta per la sua strada. Lo sottolineo e lo ripeto ancora una volta: quei 100 milioni non bastano, non possono bastare. Non bastano neppure a salvaguardare quella fiducia dei consumatori, di tutti i consumatori, che è alla base del corretto funzionamento del sistema bancario e del sistema creditizio nel nostro Paese ! Senza questa fiducia si rompe il sistema bancario di cui tanto ci diciamo e ci annunciamo fieri da italiani. Non vorrei che succedesse nel rapporto tra banche e loro clienti quello che sta succedendo alla politica rispetto ai propri elettori. Si rompe un rapporto di fiducia, poi ricostruirlo è difficile e ci si trova con milioni e milioni di persone che non esercitano il loro diritto-dovere di voto ! Ecco, dobbiamo scongiurare che qualcosa di analogo possa accadere nel rapporto tra i cittadini italiani e le loro banche, soprattutto quelle banche che sicuramente sono in via di estinzione, perché nessuno nasconde di voler accentrare il potere bancario in poche grandi bancarie, ma quelle banche fin quando esistono devono poter rispettare gli impegni che prendono con i loro clienti e con i loro risparmiatori.
Sicuramente non servirà ad aumentare la fiducia nel sistema la scelta del Governo di fare ricorso per le decisioni arbitrali, previste dal provvedimento, a degli arbitri scelti . In un'intervista al Tg5, poco fa, il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ci ha annunciato che sarà Raffaele Cantone a gestire gli arbitrati. Ho pieno rispetto nelle capacità di lavoro di Raffaele Cantone, ma non lo invidio, perché il povero Raffaele Cantone mi sembra talmente oberato da impegni e da incarichi di tutti i tipi che spero che insomma riesca a portarlo avanti con lo stesso impegno con il quale sta portando avanti gli altri incarichi che gli sono stati conferiti da questo Governo. Come dicevamo, dunque, si scelgono degli arbitri anziché utilizzare quelli già presenti proprio nelle camere di commercio.
Poi bisogna anche ricordare un altro piccolo elemento sempre all'interno di questa vicenda: la smemoratezza. Infatti qualche volta un Governo può anche soffrire di amnesia e di smemoratezza. Il Governo ne sta soffrendo, perché non ha previsto la perdita del requisito di onorabilità per gli amministratori delle banche fallite, in modo che almeno si possa evitare che vadano a fare altri danni da qualche altra parte in qualche CDA. Ma anche qui, nell'eterno ritorno dell'eterno, del doppiopesismo di Stato che viene applicato nel nostro Paese, i requisiti di onorabilità, per quello che riguarda le partecipazioni nelle banche, a volte si fanno valere e a volte non si fanno valere, a seconda delle convenienze.
Presidente, potrei continuare ad analizzare nel dettaglio i singoli emendamenti che abbiamo presentato in Commissione bilancio. Abbiamo fatto un lavoro straordinario, di cui il mio gruppo parlamentare deve essere orgoglioso, e sono tutte le proposte che abbiamo fatto e che la maggioranza di Governo non ha voluto prendere in considerazione. Però è inutile ricordarlo, non è forse questo il momento. Oggi qua, in sede di discussione sulle linee generali, vorrei piuttosto esprimere un auspicio che non è l'auspicio di Forza Italia. È l'auspicio dei risparmiatori truffati e delle loro famiglie e cioè che il Governo si ravveda e riapra, o meglio apra, se ne ha il coraggio, il confronto su questo provvedimento iniquo e dannoso, ascoltando con serietà le proposte concrete delle opposizioni, ascoltando almeno per una volta le opposizioni, come un sistema democratico prevede e come questo Governo di giusti, di nuovi e di rottamatori sembra ignorare. Noi i nostri emendamenti li abbiamo presentati tutti per la discussione in Aula e ci auguriamo che ci sia. Non rimane amaramente che registrare l'ennesimo episodio di furto con destrezza di un'altra fettina di prerogative che spettano al Parlamento e cioè, poiché siamo ancora, vivaddio, una Repubblica parlamentare, al popolo. Non è una bella pagina e non lo è per questo Governo .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Vignali. Ne ha facoltà.
RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. Mi permetta innanzitutto di ringraziare chi ha guidato i lavori di questi giorni in Commissione bilancio, in particolare i relatori Tancredi a Melilli, ma anche il Viceministro Morando, che ha seguito con attenzione e devo dire con grande cura tutte le proposte emendative, cercando, laddove possibile, di aiutare a renderle compatibili, come dimostrano anche le numerose riformulazioni che abbiamo approvato. E di questo ringrazio. Ringrazio altrettanto gli uffici che hanno lavorato alacremente in modo continuo, soprattutto nella fase di discussione da domenica 6 dicembre fino ad oggi che siamo arrivati in Aula. E ringrazio anche i tanti colleghi che si sono impegnati, che evidentemente non erano dieci giorni in vacanza, come qualcuno ha detto.
Secondo noi questa legge di stabilità esce molto arricchita dopo il lavoro parlamentare e grazie all'intenso lavoro delle forze politiche, in particolare di maggioranza e del Governo. Vorrei entrare nel merito del provvedimento e non fare polemica politica. Noi di Area Popolare abbiamo espresso fin da subito un giudizio largamente positivo sulla manovra proposta dal Governo, una proposta che aveva alcuni capisaldi, in cui non ci riconosciamo pienamente e che sono nel nostro DNA: attenzione alla crescita, non lasciare indietro i più deboli e abbassare l'imposizione fiscale per le famiglie e le imprese.
Nel corso dell'esame al Senato abbiamo contribuito decisamente ad un ulteriore pacchetto di interventi. Tra questi, gli interventi sulla casa, quelli sulla scuola – ricordo la reintegrazione del fondo delle paritarie –, sul fisco e sulle imprese. In particolare credo sia di particolare rilievo l'estensione ai liberi professionisti della possibilità di accesso a fondi strutturali e FESR della programmazione 2014-2016, equiparandoli alle piccole imprese. Un'altra misura assolutamente importante è quella che è stata denominata «fondo Serenella», cioè un fondo per il credito alle imprese vittime dei mancati pagamenti. Si chiama «Serenella» dal nome di un'imprenditrice del Veneto, la cui storia credo abbia colpito tutti quelli che hanno avuto modo di conoscerla.
Infatti veramente fa capire come in questo Paese tante imprese falliscano, non per il mercato, ma perché non sono pagate dai loro clienti.
Ma rapidamente vorrei venire al lavoro della Camera. Alla Camera abbiamo apprezzato la volontà del Governo di intervenire su problemi rilevanti che si sono manifestati successivamente all'approvazione del testo in Consiglio dei ministri, in particolare la crisi bancaria e l'emergenza terroristica. Abbiamo sentito anche adesso alcuni dati che non corrispondono al vero. Gli amministratori della banca nei giorni scorsi hanno dato i numeri veri. Non sono 800 milioni: sono 450 milioni. E, a una prima ricognizione, sono poco più di mille i risparmiatori obbligazionisti subordinati, per così dire, inconsapevoli o in situazioni di disagio, che comunque non erano in grado di valutare il rischio dell'operazione che stavano facendo. Da questo punto di vista il fondo di 100 milioni che il Governo ha previsto è sufficiente a tutelare i soggetti che hanno sottoscritto, appunto inconsapevolmente o in maniera non trasparente, le obbligazioni subordinate.
Il Governo con il decreto delle banche, poi finito in legge di stabilità, ha evitato una situazione ben peggiore. Ha evitato il fallimento che avrebbe coinvolto non soltanto gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati, ma anche di tutti i dipendenti e anche tutte le imprese affidatarie – sono tantissime – e evidentemente tutti i risparmiatori. Altre strade non c'erano, come ha ben chiarito il Ministro Padoan.
Non è vero nemmeno che non ci sia stato un dibattito su questo. C’è stato, c’è stato eccome ed è stato molto ampio. Abbiamo dedicato tutto il pomeriggio e la sera di domenica 6 dicembre a questo. È venuto il Ministro Padoan e abbiamo trattato gli emendamenti giorni dopo la discussione che c’è stata. Quindi francamente, certe polemiche io credo siano fuori luogo, anche perché più che un'opposizione costruttiva su questo devo dire che tante volte abbiamo sentito purtroppo una propaganda in qualche caso assolutamente irresponsabile, come quando qualcuno, in particolare un ex Ministro, invocava la corsa agli sportelli.
Certamente c’è ancora altro da fare su questo fronte. Noi riteniamo, ad esempio, che per il futuro sia doveroso intervenire normativamente o per vietare le obbligazioni subordinate o quantomeno per cambiarne denominazione. Infatti nella testa dei nostri cittadini è stato chiaro, dai tempi dello scandalo Parmalat e Cirio e compagnia, che l'obbligazione è un prestito e l'azione «no» e che le obbligazioni, in quanto prestito, non hanno rischio. Se si introduce una forma che si chiama «obbligazione subordinata», che in realtà appunto invece presenta profili di non garanzia, come minimo occorre cambiare nome.
L'altro grande fronte su cui è intervenuto il Governo è stato far fronte all'emergenza terroristica dopo gli attentati e l'attacco di Parigi, intervenendo insieme su due settori: sicurezza e cultura, quindi a difesa, ma anche in positivo per costruire. Le ragioni sono state illustrate ieri molto bene dal Presidente del Consiglio in quest'Aula. Io voglio solo sottolineare un aspetto. Si tratta del più ingente finanziamento alle forze dell'ordine e alla cultura degli ultimi vent'anni, settori che, con miopia nel passato, sono stati oggetti di taglio e non sicuramente di valorizzazione e nei quali ora si sono appostate le risorse. Abbiamo apprezzato e apprezziamo tutto questo pacchetto, ma la misura dell'estensione degli 80 euro alle forze di polizia e alle Capitanerie di porto è dovuta: questi soldi sono dovuti e noi l'abbiamo sempre richiesto con forza e lo ha richiesto il Ministro dell'interno Alfano.
Ma nel dibattito su questa legge di stabilità, come Area Popolare, abbiamo posto con forza alcuni temi e abbiamo fatto conseguenti proposte di politiche.
Innanzitutto il capitolo Sud. Sul Sud abbiamo sostenuto con forza la richiesta di un credito di imposta per gli investimenti in beni strumentali realizzati dalle imprese del Mezzogiorno, e siamo particolarmente orgogliosi del fatto che si sia previsto un maggior favore per le piccole imprese, che normalmente invece sono quelle più ignorate quando si fanno tali politiche. Un credito d'imposta del 20 per cento per le piccole, del 15 per le medie e del 10 per le grandi, credo sia finalmente un segnale di attenzione estremamente concreto al mondo delle piccole imprese, che sono la forza del nostro Paese.
E poi l'esonero contributivo per le assunzioni a tempo indeterminato per il 2017, con la riserva del 20 per cento proposta per tutti gli incentivi per le imprese del sud. Sono punti estremamente qualificanti, che dicono l'attenzione della maggioranza e del Governo a quest'area alla quale va dedicata particolare attenzione, perché questo Paese ha davanti la sfida della crescita e alla crescita devono concorrere tutti: questo Paese correrà quanto più correrà il nostro Mezzogiorno.
Per quanto riguarda la parte imprese e turismo, del turismo in particolare, abbiamo proposto il credito di imposta per la ristrutturazione degli alberghi anche con aumento di cubatura, l'estensione della deducibilità IRAP agli stagionali del turismo e la sospensione dei procedimenti relativi ai canoni demaniali marittimi che hanno avuto aumenti abnormi: solo a questi, non a tutti, a quelli che si son visti aumentare in modo assolutamente abnorme tali canoni; aumento peraltro in molti casi riconosciuto anche dai tribunali.
Abbiamo lavorato sulle imprese anche in difesa: c'erano proposte che noi non potevamo condividere, che avrebbero snaturato ad esempio il Fondo centrale di garanzia, avrebbero tolto le risorse alle piccole imprese; un emendamento ritirato che riguardava un finanziamento delle che avrebbe messo una tassa assolutamente incomprensibile su tutte le imprese vigilate dall’ del trasporto, quindi dal piccolo autotrasportatore alle compagnie aeree alle navi eccetera. Abbiamo lavorato per migliorare un emendamento che riguardava l'obbligo del POS, le sanzioni a fronte dell'obbligo del POS, fissando commissioni assolutamente ragionevoli – 0,2 per cento per i bancomat, 0,3 per le carte di credito comprensive di tutti i costi –, e un decreto da fare da parte del Ministero dell'economia e delle finanze per esercitare un'opzione che il regolamento europeo sulle carte di credito consente, per fissare addirittura commissioni ulteriormente più basse, solo migliorative, non peggiorative sia per i che per i clienti.
Sulla casa abbiamo proposto la riduzione del 50 per cento della base imponibile IMU per le case date in comodato ai figli o ai genitori; e abbiamo avanzato proposte per rilanciare il mercato immobiliare, che è la filiera industriale più lunga di questo Paese e che può dare un contributo fondamentale per la ripresa economica, anche per la velocità che ha tutto il sistema casa a muoversi, attraverso la proposta del immobiliare, che peraltro consente ai giovani, che non hanno capacità di merito di credito, quelli a cui le banche negano i mutui o che non hanno un capitale iniziale da mettere poi a fianco di un mutuo, di potersi comprare la casa. Così come una detrazione IRPEF del 50 per cento dei pagamenti IVA sull'acquisto degli immobili di classe A o B esercitato dai costruttori.
Sul sociale abbiamo chiesto un'IVA per le cooperative sociali al 5 per cento: e questo è anche per un riconoscimento del valore economico, oltre che sociale, di queste straordinarie organizzazioni che nascono dalla creatività della società e di cui questo Paese va particolarmente fiero – forse anche per il fatto che è il Paese che ha il più alto numero di questa realtà in tutto il mondo.
Sulla scuola, capitale umano, cultura, abbiamo fatto diverse proposte: dall'opzione per il rientro dei talenti, alla possibilità di optare tra il vecchio e il nuovo regime, al progetto cosiddetto Stradivari del per gli studenti dei conservatori per l'acquisto dello strumento, che dice anche di un segnale di attenzione a quello straordinario settore del che è la musica; e anche di un'attenzione a un mondo che purtroppo troppo spesso è stato dimenticato, che è il mondo dei nostri conservatori, che sono una grandissima eccellenza ma che tante volte purtroppo sono stati dimenticati dalle politiche.
Abbiamo esteso la possibilità degli interventi, i 500 milioni cosiddetti per le periferie anche ad iniziative svolte da soggetti privati oltre che dai servizi pubblici; l'esclusione per Matera dalle norme di contenimento della spesa per 0,5 milioni ogni anno per quattro anni; e anche la priorità – e questa riguarda invece i nostri enti locali – sulla cessione degli spazi finanziari nell'ambito della disciplina della flessibilità ai comuni con meno di mille abitanti e ai comuni istituiti per fusione: anche questo credo che sia una linea intelligente e un modo di incentivare i comuni a mettersi insieme, anche perché abbiamo oggettivamente comuni di dimensione eccessivamente piccola, cosa che poi rende difficile erogare i servizi ai cittadini.
Concludo, Presidente. Noi siamo molto soddisfatti del lavoro svolto e dei risultati conseguiti. Questa legge di stabilità consegna al Paese misure per la crescita e per il sostegno dei più deboli, e noi siamo fieri di partecipare a questo lavoro di riforma e di crescita; la risposta a chi chiede perché stiamo in questo Governo, in questa maggioranza, è qui, è anche qui, ed è nei fatti. Noi abbiamo fatto la scelta di costruire, di guardare il positivo che c’è nel Paese di chi ha energie da mettere in campo e di aiutarlo, di valorizzarlo. Di questa scelta non solo non ci pentiamo, ma siamo assolutamente orgogliosi !
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Saltamartini. Non è presente in Aula: si intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare il deputato Librandi. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO LIBRANDI. Signora Presidente, signor Viceministro Morando, onorevoli colleghi, come ogni anno per poter stabilire con chiarezza quali devono essere gli indirizzi della legge di stabilità dobbiamo partire dall'analisi dell'esercizio in fase di chiusura, verificare se e come sono state attuate le previsioni a suo tempo fatte, quali risultati sono stati raggiunti e quali obiettivi sono stati invece falliti, quante risorse sono servite, ma soprattutto a quali problematiche abbiamo dato una risposta soddisfacente. Il problema vero è quello di percepire dove sta andando il mondo intorno a noi, verificare quali sono le dinamiche geopolitiche che ci coinvolgono, ed approfondire i segnali che ne derivano, le richieste e le esigenze dei nostri cittadini: solo con questa analisi possiamo dare un'impronta forte alla legge di stabilità, un indirizzo chiaro che definisca alcuni obiettivi precisi che dovranno diventare il punto di riferimento del lavoro del Governo e dei parlamentari, e che daranno agli italiani il sollievo di sapere che si sta lavorando per trovare delle soluzioni vere a problemi ben definiti.
Il nostro Presidente del Consiglio insieme al suo Governo questa analisi l'ha fatta, e ha perciò potuto proporre con profonda cognizione di causa la struttura di base della legge di stabilità per il prossimo anno, studiando, cercando di capire ed interpretare, scrivendo di suo pugno i punti caratterizzanti la manovra di bilancio. Non credo siano stati molti i Primi Ministri che hanno svolto in prima persona questo lavoro; e lo dico – badate bene – per convinzione e conoscenza, e non certo per adulare o lusingare: anche perché, per quanto sia un convinto sostenitore del Presidente del Consiglio, sono parecchie le occasioni in cui mi succede di non essere d'accordo con alcune sue scelte, soprattutto sui temi economici.
Considerato che la preventiva esigenza, pienamente soddisfatta, era quella di sterilizzare le clausole di salvaguardia che prevedevano 16,8 miliardi posti sulle spalle dei cittadini sotto forma di aumenti delle aliquote IVA ed accise, quali sono le necessità primarie del Paese che il Governo ci ha segnalato ?
Al primo punto, senza dubbio, la sicurezza. I recenti drammatici fatti di Parigi e la percezione che una forza oscura e malvagia vuole privarci della nostra identità, della nostra cultura e, come accaduto, anche della nostra stessa vita hanno portato a mettere in campo uno sforzo senza precedenti per prevenire, eliminare o limitare l'azione di chi vorrebbe, ma non ci riuscirà, terrorizzarci.
Un pacchetto da 2,6 miliardi, che mette in primo piano il sostegno alle forze dell'ordine, che meritano non solo le nostre belle parole di riconoscenza e ammirazione, ma anche mezzi, dotazioni, equipaggiamenti e riconoscimenti economici e di carriera. E, allora, nella legge di stabilità non solo si investe per la difesa e la sicurezza pubblica, per la strumentazione delle forze dell'ordine, per la ma si assicura ad ognuno dei componenti delle forze dell'ordine un economico di 80 euro mensili, che sicuramente diventerà strutturale, si anticipano, da ottobre a marzo, 2.500 nuove assunzioni e si sbloccano, finalmente, gli adeguamenti economici dei contratti.
Sempre in tema di sicurezza, 500 milioni vengono stanziati per interventi sulle periferie, spesso ridotte a quartieri-dormitorio, lasciate sole, senz'anima, dove sugli antichi problemi di isolamento e di abbandono mai risolti si sono negli ultimi anni innescate nuove tensioni sociali, acuite dalle difficoltà economiche e da carenze di lavoro. Oltre a ciò, vengono favoriti gli investimenti dei privati in sicurezza e vigilanza con rilevanti recuperi fiscali, grazie anche all'azione di Scelta Civica.
Il secondo tema che il Paese chiede di affrontare nella legge di stabilità è quello delle nuove povertà. I dati dell'ISTAT ci dicono che la situazione sta leggermente migliorando, ma il lieve ribasso delle percentuali di chi è in difficoltà non nasconde il dato oggettivo che un italiano su quattro è a rischio povertà ed esclusione sociale e che oltre 6 milioni sono le persone che non riescono ad avere un'alimentazione adeguata.
D'altra parte, basta guardarsi intorno per percepire il disagio, ma spesso anche la disperazione, di chi non ha un lavoro e deve mantenere una famiglia; dei pensionati che vivono con qualche centinaio di euro al mese; di chi non ha casa; di tanti anziani malati; di tante persone sole, che possono contare solo su se stesse. Per loro, la legge di stabilità mette sul tavolo, già nel 2016, oltre un miliardo di euro, una cifra mai stanziata in passato, assegnando al Fondo per la lotta alla povertà 600 milioni, che diventeranno un miliardo nel 2017; al Fondo di sostegno ai disabili soli e in difficoltà economica, il progetto «Dopo di noi», 90 milioni; al Fondo per la non autosufficienza 400 milioni, ben 150 in più rispetto all'anno passato, senza dimenticare l'allargamento della per i pensionati più deboli.
Uno sforzo forte, come la drammaticità della situazione richiede. Terzo tema, anch'esso molto sentito e spesso oggetto dei progetti del nostro Governo, è quello della necessità di ridurre la pressione fiscale per le famiglie e per le imprese, al fine di sostenere i consumi e gli investimenti, soprattutto al sud. Molti sono in questa manovra i provvedimenti che vanno in questa direzione, a cominciare dall'eliminazione della Tasi sulla prima casa, compresa quella dei conduttori che detengono un immobile come abitazione principale, e con un alleggerimento per gli immobili dati in comodato ai figli, per arrivare all'ampliamento dei regimi fiscali forfettari e di favore per le e per i professionisti o all'esenzione dell'IMU per i terreni agricoli montani, semimontani o pianeggianti, chiudendo finalmente una fase di assoluta confusione.
Le imprese, pur penalizzate dal rinvio della riduzione delle aliquote Ires, potranno fruire di maxi ammortamenti attraverso il riconoscimento di una maggiorazione del costo fiscalmente riconosciuto del 40 per cento; provvedimento che, associato ai crediti di imposta assegnati alle imprese del sud, 20 per cento per le piccole imprese, 15 per cento per le medie e 10 per cento per le grandi, potrà incentivare nuovi investimenti in beni strumentali.
Inoltre, i macchinari imbullonati non saranno più considerati nella definizione della rendita catastale degli immobili di categoria D, riducendo, di conseguenza, la base imponibile IMU. Il settore agricolo e della pesca fruirà dell'azzeramento dell'IRAP e nuove semplificazioni fiscali renderanno un po’ più lieve l'asfissiante peso della burocrazia.
Provvedimenti, che valgono oltre 5 miliardi, che non penalizzeranno i comuni, che saranno interamente compensati per la perdita di gettito, e che daranno un sostegno tangibile alla crescita e alla ripresa. Il lavoro è un altro tema che è da considerarsi prioritario. Considerati i positivi risultati raggiunti lo scorso anno, la legge di stabilità ripropone, anche se per importi inferiori, le agevolazioni legate alle assunzioni a tempo indeterminato, con una riduzione del 40 per cento, per due anni, del peso contributivo. Un provvedimento che ammonta ad oltre 800 milioni.
A ciò si aggiunge la tassazione agevolata delle quote di salario di produttività o di aziendale derivante dalla contrattazione interna, l'opzione donna, le nuove regole sul senza dimenticare la settima e speriamo definitiva salvaguardia per gli esodati. E poi tante altre sono state le impronte forti che il nostro Presidente e il suo Governo hanno voluto dare alla legge di stabilità: la valorizzazione del patrimonio culturale, vera ricchezza del nostro Paese, e la creazione di domanda di cultura, con un di 500 euro che i diciottenni potranno spendere in libri, teatri o musei, i contributi alle associazioni culturali e borse di studio per i più meritevoli, sostegno alle università, maggiori risorse per le scuole paritarie e tanto altro.
Un pacchetto di provvedimenti che Scelta Civica sostiene e condivide, che, sommati, arrivano alla importante cifra di 30 miliardi. Una manovra che mette in un angolo il rigore, fortemente espansiva, che potrà consolidare i segnali di ripresa che già da mesi caratterizzano l'economia italiana. Sì, perché, grazie ai provvedimenti presi da questo Governo, il PIL sta aumentando, la produzione industriale e i consumi sono in una fase di ripresa, la disoccupazione scende, ma, soprattutto, cresce – non lo dico io, ma lo certifica l'ISTAT – la fiducia dei cittadini, ai massimi da molti anni a questa parte.
Sono solo pochi decimali, replicano quelli che vedono sempre nero, quelli a cui non va mai bene nulla, quelli che preferiscono distruggere e criticare, invece di collaborare e costruire. Certo, i segnali di ripresa sono ancora fragili e deboli, nessuno lo nega, ma la via della ripresa è ormai consolidata e solo chi vuole negare un'evidente e certificata realtà non lo riconosce. La legge di stabilità mette sul tavolo in totale 30 miliardi per dare una spinta alla nostra economia: una manovra economica che viene finanziata grazie ai margini di flessibilità concessi dall'Europa, dai proventi della dalla revisione della spesa, dalle entrate legate ai giochi, dai diversi ed ulteriori efficientamenti.
Tutto quadra da un punto di vista meramente contabile, ma, nella sostanza, come imprenditore e come politico pratico e non teorico, faccio un po’ fatica a far quadrare i conti in questo modo, che, a mio parere, aumentano pericolosamente il debito pubblico. È vero che in questo momento non possiamo fare altro che strutturare una manovra espansiva con il contributo della flessibilità europea, ma la strada che dovremmo imparare a seguire nel prossimo futuro dovrà essere quella di far crescere il fatturato dell'azienda Italia, di ridurre i costi improduttivi ed efficientare il funzionamento della macchina pubblica. Azioni che portano con sé maggiori entrate tributarie, meno debito, più lavoro e più benessere per i nostri cittadini.
Scommettiamo sui nostri imprenditori, sugli artigiani, sui commercianti, sui professionisti, su tutti quelli, e sono molti, che, fra mille difficoltà, continuano ogni giorno a lavorare nelle nostre aziende, nei negozi, nei laboratori, negli uffici, che creano lavoro, che credono fortemente in questo Paese. Ascoltiamo le loro richieste, ma anche i loro suggerimenti e consigli. Non promettiamogli la riduzione dell'Ires, per poi deluderli; probabilmente, sarebbe bastato un simbolico 0,5. Scommettiamo sull'innovazione e sulle liberalizzazioni, prendiamo atto che il e l’ stanno diventando più importanti dell’. Scommettiamo sulle proposte di Scelta Civica: meno Stato e più privato.
Alleggeriamo veramente la struttura burocratica e, magari, noi deputati, quando scriviamo i nostri emendamenti, mettiamo in primo piano il senso civico e il bene comune, e non gli egoismi personali o territoriali. Più gioco di squadra, più orgoglio italiano, più senso di appartenenza, più fiducia in un Paese che è sempre stato grande e che sta tornando ad esserlo, anche grazie ai provvedimenti di questa manovra economica. La strada è quella giusta: crediamoci fino in fondo e ce la faremo. Scelta Civica approva con convinzione i contenuti della legge di stabilità 2016 .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Daniele Pesco. Ne ha facoltà.
DANIELE PESCO. Grazie, Presidente. Stabilità 2016, potremmo parlare di tante cose, di tutte le marchette che la maggioranza ha inserito in questa legge di stabilità, nelle ultime ore della notte e del mattino in cui questa manovra è stata discussa in Commissione, potremmo parlare, invece, delle marchette che c'erano già prima, potremmo parlare anche dell'abolizione della uno strumento che poteva agevolare una persona onesta nel capire quali erano i Paesi con i quali riuscire a non avere problemi col fisco, invece, questa è stata praticamente cancellata. Potrei parlare delle società di comodo, laddove avete inserito l'estromissione dei beni dell'azienda e, invece, avete dato la possibilità, anche, appunto, alle società di comodo di estromettere beni e farla finita in fretta, in fretta; potrei parlare del leasing immobiliare di cui si è parlato poco fa, certo è un'azione giusta per i giovani, fino al momento in cui non diventerà una misura preferenziale rispetto ai mutui ipotecari, perché sappiamo benissimo che, a breve, le banche sceglieranno il leasing immobiliare al posto dei mutui ipotecari, così avranno più facilità ad accrescere il proprio patrimonio.
Ma non possiamo non parlare della questione più importante che secondo noi riguarda questa stabilità, ossia l'inserimento nella legge di stabilità di un decreto, un decreto fatto dalla sera alla mattina, il 21 novembre 2015 che ha, guarda caso, espropriato quattro banche ai loro azionisti. Ma l'esproprio non è limitato solo agli azionisti, bensì ha avuto ripercussioni anche sugli obbligazionisti subordinati, cioè persone che per anni si sono fidate di queste banche e per anni hanno continuato a investire i loro risparmi – e a me viene da dire: hanno risparmiato per dare questi soldi alle banche – hanno investito in obbligazioni subordinate, obbligazioni che fino a pochi giorni fa sembravano degli strumenti praticamente sicuri e si è scoperto in questi giorni che sicuri non sono. Non sono sicuri perché se il Governo decide, dalla sera alla mattina, che quelle quattro banche sono quattro banche che devono chiudere, allora anche le obbligazioni subordinate diventano carta straccia. Purtroppo, quasi 130 mila famiglie avevano investito in azioni e obbligazioni subordinate e 130 mila famiglie, dalla sera alla mattina, si sono trovate senza soldi, chi più, chi meno, ma molte famiglie sono rimaste prive dei loro risparmi, grazie alla manovra di questo Governo. Governo che ci dice che queste banche avevano bisogno assoluto di questo strumento, di questa misura, perché se no ci avrebbero rimesso i depositanti, i conti correnti. Una balla assurda, la balla delle balle, mi viene da dire, una bugia assurda, perché in Italia, fortunatamente, abbiamo il Fondo interbancario di garanzia dei depositi, il Fondo che avrebbe garantito tutti i conti correnti, tutti. In più, le banche non erano banche da buttar via, da far fallire dalla sera alla mattina, perché queste banche erano anche ricche di crediti, crediti cioè di gente che stava pagando, oltre a questi crediti logicamente, ci sono anche le sofferenze, cioè quei crediti deteriorati, quelli di cui parleremo tra qualche minuto.
Ma ciò su cui mi voglio soffermare, Presidente e colleghi, è il fatto che questa misura è una delle tante misure finalizzate a una sola cosa: l'accentramento del potere finanziario, l'accentramento del potere bancario. E su questa cosa noi dovremmo riflettere, perché, in pochi, si sono soffermati a capire che probabilmente il potere finanziario è il potere più importante, lo ripeto, è il potere più importante.
DANIELE PESCO. Presidente, avevo cinque minuti, mi sembra.
PRESIDENTE. Esatto, manca un minuto, infatti.
DANIELE PESCO. Probabilmente, questo è uno dei tasselli, dopo l'aver inserito nella nostra normativa il concetto del del prelievo forzoso sui conti correnti, questo sulle quattro banche ci dimostra il fatto che questo Governo, oltre che essere asservito ai poteri forti, ai poteri della tecnocrazia europea, della Banca centrale europea, questo Governo tende ad accentrare il potere finanziario nelle mani di pochi, tende ad affermare che le banche piccole non vanno più di moda, che le persone, i cittadini devono aver paura nell'investire nelle banche piccole e devono investire i soldi solo nelle banche grandi, perché il Governo le ha definite banche sicure, ma così non è.
I cittadini devono essere messi in guardia e aver paura anche delle grandi banche, perché con questa normativa qualsiasi banca può fallire dall'oggi al domani e qualsiasi conto corrente superiore ai 100 mila euro può essere privato dell'eccedenza rispetto ai 100 mila euro. Presidente, siamo in una situazione di emergenza; questo Governo sta compiendo dei passi che vanno oltre la Costituzione della Repubblica italiana e sta mettendo veramente in difficoltà tutti i cittadini italiani. Quello che è successo in questi giorni, le proteste che abbiamo visto, che sentiamo, che raccogliamo ogni giorno, riferite agli obbligazionisti e ai risparmiatori che hanno perso un sacco di soldi sono cose di cui dobbiamo tener conto.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Pesco.
DANIELE PESCO. Questo Governo si deve fermare; anzi, deve tornare indietro, deve tornare sui suoi passi .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Paglia. Ne ha facoltà.
GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Io ricordo che abbiamo iniziato la discussione su questa legge di stabilità quando il Governo ha fatto sapere al Paese cosa avesse intenzione di fare, parlando di massima ripresa del secolo e arriviamo verso il finale del dibattito con il Ministro dell'economia e delle finanze che mestamente annuncia di essere all'interno di una stagnazione secolare. Solo questo dovrebbe far capire quanto la politica economica che il Governo ha messo in campo ormai da due anni abbia dei seri problemi, io credo, sia rispetto all'efficacia, sia rispetto agli obiettivi che, in qualche modo, si prefigge.
Noi arriviamo, appunto, con gli ultimi dati, quelli del Centro studi di Confindustria di ieri, che tuttavia possono essere presi per affidabili, di solito sono molto vicini a quelli che poi sono i dati certificati dall'ISTAT, che parlano di una contrazione di quelle che erano le attese in termini di PIL, sia per quest'anno, che per il prossimo anno, ma, soprattutto, parlano, in questo quadro, di una disoccupazione destinata a rimanere stabile – lo avevate scritto anche voi già nel DEF e poi anche nell'aggiornamento – sopra l'11 per cento per il 2016 e sopra l'11 per cento per il 2017. Siamo, quindi, in una classica situazione in cui, anche ammesso che ci fosse crescita, la crescita affidata semplicemente alle forze del mercato non sarebbe sufficiente a produrre occupazione. Voi capite meglio di me che una disoccupazione superiore all'11 per cento, che per di più grava specialmente e pesantemente sulle giovani generazioni, non è compatibile con l'ordinata vita all'interno di un Paese, né economica né sociale, si creano squilibri troppo grandi, si creano disuguaglianze troppo grandi.
Quindi, ancora di più, dovrebbe essere grande la responsabilità che la politica si assume nel momento in cui pensa ad una manovra di bilancio, perché è del tutto evidente che proprio il ruolo dello Stato, proprio il ruolo della politica è decisivo, non solo per avere quel di più di crescita, ma soprattutto per indirizzare quella crescita verso la creazione di nuovi posti di lavoro. Non a caso, la più forte fra le proposte che Sinistra Italiana ha messo in campo all'interno di questa legge di stabilità – ce ne sono molte altre, ma questa la voglio ricordare, perché è quella centrale – è proprio un piano per il lavoro, cioè la possibilità di mobilitare 20 miliardi di euro, progressivamente, negli anni, per creare posti di lavoro direttamente laddove ce ne sia bisogno. Ce n’è bisogno nella manutenzione del territorio, ce n’è bisogno nei servizi pubblici, ce n’è bisogno nella sanità che va sempre indietro, ce n’è bisogno nella scuola, ne abbiamo molto parlato quest'anno. C’è la possibilità di investire denaro pubblico in modo profittevole e utile per il Paese, creando anche molti posti di lavoro. Invece, cosa fa questa legge di stabilità ? Fa una cosa completamente estranea a qualsiasi teoria economica, cioè finanzia in deficit l'abbattimento delle tasse, per di più non l'abbattimento delle tasse sui profitti o l'abbattimento delle tasse sul lavoro, finanzia in deficit l'abbattimento delle tasse sul patrimonio. Io credo che sia un inedito, probabilmente se dovesse funzionare si dovrebbero riaggiornare tutti i libri di economia, il problema è che, purtroppo, tutti i dati che abbiamo a disposizione ci dicono che difficilmente funzionerà, perché noi sappiamo che si possono finanziare in deficit gli investimenti pubblici o, al limite, anche gli investimenti privati – questo è il keynesismo, esiste la teoria del moltiplicatore, oppure la destra, da sempre, propone di tagliare le tasse e di finanziarlo tagliando la spesa pubblica, arrivando al pareggio di bilancio, queste sono in qualche modo due cose che la teoria economica riconosce come produttive – ma l'idea di finanziare il taglio delle tasse aumentando il debito pubblico, cioè di creare denaro con il debito pubblico e di metterlo direttamente nelle tasche dei consumatori questa è una cosa che, ad oggi, non era mai stata teorizzata da nessuno e io credo anche con qualche ragione.
Quindi, questa legge di stabilità ha avuto un percorso anche politicamente abbastanza interessante. In una prima battuta c’è stata la legge di stabilità che cancellava la TASI per tutti, grande errore.
Anche solo lasciandola per il 10 per cento delle persone più abbienti in questo Paese, quindi cancellandola sostanzialmente a tutti, avremmo potuto recuperare 1,5 miliardi di euro che avrebbero potuto essere molto utili negli interventi contro la povertà o almeno avrebbero potuto anche solo evitarci di definanziare ulteriormente il Fondo sanitario nazionale, per esempio, senza dovere, con questo, gravare eccessivamente sulle tasche di nessuno in un Paese che ha grandi patrimoni, ma non ha una patrimoniale.
L'altra cosa per cui si era fatta notare era la decisione, altrettanto stravagante, di portare a 3000 euro il limite di utilizzo del contante. Persino il che è un giornale che io apprezzo relativamente, si è sentito in dovere, la settimana scorsa, di dover far notare che un Paese che ha il record in Europa di evasione fiscale forse non dovrebbe intervenire con misure che danno l'impressione di ulteriore lassismo nei confronti della lotta all'evasione fiscale e che anzi rappresentano vere e proprie strizzate d'occhio verso gli evasori, ma soprattutto verso i riciclatori di qualunque genere, soprattutto verso la piccola criminalità (quella che il Governo a parole dice di voler combattere) che ovviamente ha, invece, bisogno di utilizzare i contanti soprattutto al fine di smaltirli. Questa era la carta d'identità con cui questa legge di stabilità si era presentata al Paese.
Poi c’è stata una seconda battuta che è quella con cui sono stati lanciati i pacchetti sicurezza, città e cultura. Uno ci andava a guardare dentro e si domandava questo pacchetto cultura, nome peraltro interessante, a cosa porta ? Il pacchetto cultura porta a investire la maggior parte delle risorse, 295 milioni, per dare un’ di 500 euro a chi compie diciotto anni nell'arco dell'anno. Questa è l'interpretazione della cultura che ha questo Governo: dare 500 euro a mano, a mano, a uno che compie diciotto anni, in un anno anche elettorale, anzi in un anno in cui ci saranno elezioni decisive sotto molti aspetti e per la tenuta stessa di questa maggioranza, sia le amministrative, che sulle riforme costituzionali. Cinquanta milioni, invece, vengono dati per il diritto allo studio. Queste cose invito sempre a tenerle presenti: 295 milioni per i 500 euro regalati ai neo diciottenni e 50 milioni per permettere a quei neo diciottenni, una volta che decideranno di iscriversi all'università, di poterla frequentare, pur non avendo eventualmente mezzi economici sufficienti a farlo in un Paese che vede l'iscrizione all'università peraltro crollare negli anni della crisi, anno dopo anno e anche questa non è una cosa positiva. Questo è il tipo di equilibrio che avete trovato. Ma la stessa cosa si può dire sul pacchetto sicurezza, perché uno può dire che è un bene aver trovato risorse per la sicurezza, dopo le tragedie di Parigi, dopo la nuova insorgenza terroristica, dopo che è riconosciuto da tutti che ci può essere un problema reale di investire in di investire in prevenzione del terrorismo. Ma anche qui la maggior parte di queste risorse dove vengono messe ? Vengono messe nelle 80 euro per le forze dell'ordine, che è una cosa – per carità – lodevole e se non ci fosse il blocco dei contratti pubblici in questo Paese sarebbe ancora più lodevole. Però anche qui una domanda rimane, perché gli 80 euro originali li avevano presi anche gli esponenti delle forze dell'ordine e i carabinieri. Quindi questi 80 euro a chi vanno ? A chi non aveva avuto il diritto a quelli, cioè sostanzialmente ai graduati, a quelli a più alto reddito fra le forze dell'ordine, presumibilmente non a quelli impegnati nelle pattuglia di strada, perché quelli fortunatamente gli 80 euro li avevano già presi. Quindi questa manovra aggiuntiva serve a dare 80 euro agli ispettori, ai graduati e così via. Questa voi la chiamate sicurezza.
Ma ciò per cui questa legge di stabilità è destinata a rimanere memorabile in questo Paese è perché ci avete voluto inserire a tutti i costi il «decreto banche». Questa sarà una legge di stabilità ricordata non per le misure a favore dello sviluppo, che come ho detto non ci sono, e nemmeno per la riduzione delle tasse. Sarà destinata a rimanere nella storia come una legge di stabilità che contiene una norma finalizzata alla distruzione di miliardi e miliardi di risparmi privati. Questo, vi piaccia o no, è la responsabilità che vi siete presi. Peraltro qualcuno dovrebbe informare il Presidente del Consiglio che il «decreto banche» è stato portato dentro la legge di stabilità, perché, non più tardi di ieri, sfidava il Parlamento a votare contro la conversione del decreto quando arriverà in Aula. Qualcuno gli spieghi che quel momento non arriverà mai, perché è stata fatta la scelta di portarlo dentro la legge di stabilità. Noi la sfida peraltro la raccogliamo: avremmo votato contro, Presidente del Consiglio, se fosse arrivato come decreto, avremmo votato contro, ma non arriverà mai, è inutile che lo aspetti, la sfida viene rilanciata all'indietro.
Portarlo dentro la legge di stabilità non è stato un atto di particolare intelligenza e lungimiranza, per tutti i problemi che sono aperti e sono aperti anche al netto della scelta. Lo vedete anche voi: avete affidato, con l'emendamento che istituisce un fondo assolutamente insufficiente di 100 milioni di euro per gli obbligazionisti truffati, tutto a normativa secondaria, perché non avete assolutamente idea di come gestire queste cose. I tempi del decreto avrebbero potuto permettere un dibattito più trasparente, più nella disponibilità del Parlamento, peraltro condotto nella Commissione competente e di merito, cioè quella finanze, con la possibilità anche di interloquire, sia con chi è stato colpito da questo decreto, sia col sistema bancario, anche per trovare migliori soluzioni. Invece, avete preteso di infilarlo dentro la legge di stabilità, cancellando qualsiasi possibilità di trasparenza all'interno del dibattito, accelerando i tempi e costringendoci a dibattere di notte, a mezzogiorno, a spizzichi e bocconi, rimandando.
GIOVANNI PAGLIA. Questo non è un modo serio di rapportarsi con un problema che ha colpito alcune migliaia di risparmiatori in questo Paese (ad alcuni togliendo praticamente la totalità dei loro risparmi), che ha soprattutto gettato un allarme generalizzato sulla stabilità del sistema bancario. Voi non avete dato nessuna risposta su questo. Avete consentito che si arrivasse in un momento molto delicato per questo Paese (quello in cui si va verso il nuovo regime, quello del a una situazione in cui risparmiatori hanno dubbi sulla solidità del sistema bancario italiano. Questo è assolutamente irresponsabile. Lo avete fatto attraverso il decreto, attraverso le vostre scelte precedenti e anche attraverso la scelta di metterlo nella legge di stabilità. Che collegamento c'era in realtà, e chiudo, tra la legge di stabilità e il decreto banche, ovvero le scelte fatte su questi quattro istituti ? Uno e molto profondo, non mi stancherò mai di dirlo: io continuo ad avere, e avrò sempre, la fondata e forte convinzione che voi abbiate barattato quel po’ delle poche clausole di flessibilità che vi siete portati a casa dall'Europa con il forzoso anticipato su questi quattro istituti. Voi avete venduto all'Europa la stabilità del sistema bancario italiano e i risparmi di migliaia di persone in cambio di uno 0,1 di flessibilità e questa è una cosa imperdonabile
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Galati. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE GALATI. Grazie, Presidente. Ancora una volta nel corso di questa legislatura il Parlamento si è trovato ad esaminare una manovra di finanza pubblica che all'inizio preannunciava decisi cambi di passo e nette inversioni di tendenza, ma che risulta carente e frammentata. Quindi si disperde, in larga misura, il potenziale che poteva avere. Un'opportunità perduta in diversi settori nei quali il passaggio parlamentare nelle Commissioni ha soltanto parzialmente potuto migliorarne l'impianto. Le opportunità perdute sono a cominciare da quella del . Il comparto previdenziale è stato destinatario di una disciplina per temi, per dossier. Si è cominciato dalla prova della cosiddetta opzione donna, una scelta sostenibile, ma non sufficiente a supportare un deciso cambio di marcia strutturale e soprattutto a favorire l'entrata a regime di un meccanismo stabile di flessibilità in uscita che sia in grado di garantire la rispondenza alle prestazioni previdenziali, ai parametri costituzionali di equità e di adeguatezza delle esigenze di vita.
Stessa valutazione per quanto riguarda le norme relative alla settima salvaguardia degli esodati, una soluzione non definitiva che lascia ancora fuori decine, centinaia e migliaia, forse, di casi. In definitiva, non è stato possibile scorgere in questa manovra né una strategia integrata, né un approccio riformatore di tipo strutturale. Ci sono stati degli interventi, io stesso con altri colleghi siamo stati cofirmatari di alcuni emendamenti, che vanno in questa direzione, per esempio per quanto riguarda la categoria dei giovani professionisti nel campo medico, oltre a quella dei giovani esperti contabili. Ma sono risultati parziali, che non bastano a dare un segnale di svolta diversa e strutturale per le giovani generazioni. La riforma del è percepita sempre di più come una condizione fondamentale non soltanto per la progressiva erosione del valore delle prestazioni a fronte del corrispondente incremento del costo della vita, della consistenza insostenibile, che ben sappiamo, della pressione fiscale, e considerati gli effetti negativi che sulle stesse pensioni avranno dal 2016 la rivalutazione automatica e l'adeguamento periodico all'indice dei prezzi. Manca, quindi, una giusta consapevolezza delle opportunità che, invece, potrebbero dare uno sviluppo adeguato della previdenza complementare o integrativa e una valorizzazione anche del forte risparmio previdenziale privato.
Un tema che potrebbe rappresentare una svolta in un processo di revisione e di riforma del sistema previdenziale, aumentandone la sostenibilità e generando nel contempo anche effetti positivi sul PIL. È un tema sul quale il Parlamento dovrà ritornare a sviluppare una sua azione e il Governo ad esserne più attento.
Altro tema cruciale che non è stato trattato all'interno di questa legge di stabilità riguarda le politiche di coesione territoriale e di sviluppo economico. La scorsa estate il Presidente del consiglio annunciava il «Piano Marshall» per il sud: una previsione di un piano da 80 miliardi di euro, un annuncio che ovviamente era accolto e guardato con legittime attese e aspettative, oltre che ovviamente con un certo grado di scetticismo. Da quell'annuncio negli atti, il primo vero riferimento al sud è contenuto nella Nota di aggiornamento al DEF, nel quale si intravedeva la possibilità di usufruire di spazi e margini di flessibilità, ma senza costituire all'interno di questo provvedimento un punto focale, un punto strategico, il tutto nonostante la volontà del Governo, che ha dichiarato di essere autonomo rispetto anche ai condizionamenti dell'Unione europea. La disposizione più importante destinata al Sud è stata presentata in via emendativa dal Governo, ed è arrivata tardivamente, nel corso dell'esame della legge di stabilità, quasi a colmare un'evidente lacuna che c'era all'interno della prima versione, riguardante pochi interventi emergenziali come quelli legati all'Ilva di Taranto o alla terra dei fuochi. Quindi, di fatto una legislazione d'emergenza, non un piano di investimenti mirati, né tanto meno si intravede quell'idea di «Piano Marshall» per il sud.
Sulla pressione fiscale, anche qui, una spinta convinta sul versante della riduzione della pressione fiscale. Il Governo ha più volte dichiarato di voler realizzare, con la presente manovra di finanza pubblica, un alleggerimento della pressione fiscale, che ormai ha ampiamente sorpassato la soglia di tollerabilità: la Corte dei conti, nel 2014, la dichiarava intorno al 43,5 per cento. Le valutazioni dell'impatto economico di questa legge di stabilità per il 2016 ci dicono che le misure non produrranno effetti significativi in tal senso, essendo tale pressione destinata ad attestarsi stabilmente intorno al 43 per cento sino al 2018.
Ancora, vi è la questione grave che riguarda le misure cosiddette «salva banche». Oltre ai pesantissimi danni materiali che ci sono stati sui piccoli risparmiatori, quello che inquieta e che pesa sulla responsabilità delle istituzioni nazionali ed europee è un quadro di confusione, di trasparenza insufficiente in un contesto di inefficace vigilanza, tutti elementi che hanno sfatato una delle poche certezze che riguardavano l'economia italiana, cioè quella sempre declamata solidità del sistema bancario. Un deficit di trasparenza, di possibile controllo che poi si riflette anche sulla previsione di questa procedura di arbitrato per la gestione del fondo di solidarietà. Gli arbitri, secondo l'originaria versione dell'emendamento proposto dal Governo, avrebbero dovuto essere designati esclusivamente per via governativa su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e di concerto con il Ministro dell'economia; la nostra componente rispetto a ciò ha presentato un subemendamento, poi accolto, che introduce quantomeno una forma di controllo parlamentare, proponendo che la procedura di nomina degli arbitri fosse almeno subordinata al parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia. Questo sforzo va quindi in direzione di potere aiutare i risparmiatori, anche se altre misure ben più importanti sarebbero state necessarie, come la soppressione del limite del tetto dei 100 milioni di euro proposto dal Governo per il risarcimento degli investitori interessati (solo il 13 per cento rispetto alla consistenza effettiva). Ma ancora una volta, come avvenuto per il blocco dell'indice di rivalutazione delle pensioni dichiarato incostituzionale dalla Consulta, il Governo ne propone una restituzione parziale, che risulta inaccettabile e soprattutto incomprensibile. Questi elementi, dalle modalità del dibattito e dalle disposizioni contenute all'impianto generale, non consentono alla nostra componente di sostenere questa legge di stabilità.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Latronico. Ne ha facoltà.
COSIMO LATRONICO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, l'attuale disegno di legge di stabilità per il 2016, anche tenuto conto delle diverse modifiche apportate al testo originario, sia nel corso dell'esame in Senato che dell'esame alla Camera, presenta rilevanti criticità.
In particolare: la decisione relativa all'ennesimo differimento del conseguimento del pareggio di bilancio, l'assenza pressoché totale di misure volte a realizzare un'efficace politica di nonché il sistematico ricorso alle clausole di salvaguardia, attraverso le quali si procede, sia pure surrettiziamente, al finanziamento di ulteriori interventi di spesa. Il nostro gruppo dei Conservatori e Riformisti ha presentato una sua proposta di manovra, una proposta di legge di stabilità alternativa. Coerentemente con quell'impostazione, abbiamo presentato i nostri emendamenti generali alla legge di stabilità, tutti dichiarati ammissibili, qualcosa che dimostra che poderosi tagli di tasse abbinati a poderosi tagli di spesa improduttiva sono possibili. Il punto è naturalmente avere o non avere la volontà di procedere secondo questa strada coraggiosa, ma necessaria. Gli emendamenti sono stati anche segnalati dal nostro gruppo – proprio perché le cose si fanno sul serio – per essere messi ai voti in Commissione bilancio. Naturalmente, in Commissione, il Governo e la maggioranza hanno purtroppo detto di no. Colleghi, il Paese ha bisogno di risposte chiare. L'Italia è inchiodata allo «zero virgola» di crescita, nonostante gli auspici. Occorre sfidare il Governo – questo è il nostro punto di vista – con responsabilità; occorre sfidare il Governo in positivo, perché i tagli di tasse ci siano (la pressione fiscale è quella che tutti purtroppo lamentiamo), perché la spesa improduttiva si aggredisca, altro elemento di cui spesso, a parole, ci occupiamo. Il rischio del Governo Renzi è di fare lo stesso errore – per carità, noi lo riconosciamo – che hanno fatto altri Governi precedenti (in questo caso la storia non insegna): fare troppo poco su tasse e su spesa e sciupare l'occasione, anche quella della congiuntura che abbiamo davanti, per una vera, stabile e forte ripresa. Colleghi, il quadro mondiale è incerto, naturalmente, e molto non dipende da noi. La situazione che c’è riguardo l'ordine pubblico e la minaccia terroristica sono elementi che non aiutano ovviamente il quadro economico e non aiutano la ripresa mondiale, europea e nazionale. Noi abbiamo proposto la nostra linea di uno fiscale di 48 miliardi di euro di tasse in meno, 24 già dal primo anno, con tagli alla spesa in eccesso, aggredendo tre fronti di spesa: le municipalizzate, delle quali non sentiamo parlare e che eppure sono all'attenzione della cronaca, purtroppo molte volte sgradevole cronaca; gli acquisti di beni e servizi della pubblica amministrazione, un settore sul quale si può manovrare; la necessità di introdurre dei costi standard (per molto tempo abbiamo ascoltato che stesse spese hanno costi differenti in molte parti d'Italia). Si può fare dunque, solo così potremmo conquistare una crescita poderosa, importante, di due punti percentuali, come abbiamo osato dire. Ecco alcuni degli emendamenti chiave che descrivo velocemente: via tutte le tasse sugli immobili per le imprese, i cosiddetti immobili strumentali (capannoni, negozi, botteghe, studi professionali). È una massa di tassazione insostenibile, che l'ufficio studi della Confcommercio ha stimato nel valore di 7 miliardi all'anno. Giù l'Ires subito. Con il livello di tassazione che grava sull'impresa italiana, un intervento fortissimo di alleggerimento metterebbe il sistema produttivo in condizione di guardare avanti. Rovesciamento delle clausole di salvaguardia: se scatta una clausola, questa deve determinare non aumenti di tasse, ma tagli di spesa. Compensazioni pro-imprese tra crediti vantati verso la pubblica amministrazione e tasse da pagare. Sulle banche abbiamo proposto una linea di responsabilità e di trasparenza, che avesse come preoccupazione dominante la tutela dei risparmiatori e la tenuta del sistema bancario da qui la nostra proposta: ricorrere al Fondo interbancario a tutela dei depositi, quindi non utilizzando le risorse dei contribuenti. Incardinare un negoziato reale, risolutivo, con le autorità europee. Avviare una capillare e tempestiva campagna di informazione a favore dei risparmiatori sui rischi del sistema del credito italiano. Chiarire la catena delle responsabilità, perché gli incresciosi fatti accaduti non si possono cancellare.
Ora, una valutazione su alcuni punti, diciamo sistemici, non abbiamo molto tempo, sulla cultura. Si è detto di volere investire in cultura. Siamo d'accordo, ma segnaliamo delle criticità. La card giovani con circa 300 milioni rischia di alimentare un ciclo di consumi in nome della cultura senza investimenti strutturali che restino nel tempo. Anche qui avremmo bisogno di interventi che abbiano una visione nel settore culturale. Un solo esempio, discusso questa mattina alla Commissione cultura della Camera. Le biblioteche provinciali rischiano lo smantellamento, collega Palese, per mancanza di risorse, milioni di volumi, che sono patrimonio della nazione, rischiano di restare senza tutela e senza valorizzazione.
Matera capitale della Cultura, da vergogna nazionale a frontiera dello sviluppo. Noi abbiamo contribuito affinché vi fosse una presenza di questo grande tema nella legge di stabilità. È stato compiuto, lo ammettiamo, un primo passo, che il Governo ha il dovere però di integrare, se si vuole che le emergenze culturali ed ambientali del Mezzogiorno diventino una leva per lo sviluppo dell'intero Paese.
Sul Mezzogiorno, un tema noto, il collega Capezzone e il collega Palese ne hanno parlato e ne parleranno, restano aperte le questioni del cofinanziamento per rendere effettivo l'impiego delle risorse comunitarie destinate a progetti di coesione, è il tema rilevante della aggiuntività delle risorse finanziarie. Il Governo in questa manovra usa le risorse comunitarie destinate al Sud per finanziare la decontribuzione e il reddito d'imposta; se il Governo vuole mettere al centro, colleghi, il Mezzogiorno, deve trovare risorse aggiuntive. In questo senso, noi abbiamo fatto delle proposte di copertura che attingono dal taglio di risorse ministeriali e dai fondi speciali di sviluppo, proprio per preservare le risorse comunitarie per piani aggiuntivi di sviluppo.
Una manovra, signor Presidente, che sfonda, per un giudizio di sintesi, i saldi e realizza in deficit una serie, anche polverizzata, di micro misure, dai festival ai cori, dai cori alle bande. Spese che aggraveranno le condizioni della finanza pubblica senza una rigorosa programmazione ed una revisione della spesa pubblica. Una manovra, collega Tancredi, in sintesi, a debito, che ammonta a 38 miliardi. Non sappiamo ancora se le clausole di flessibilità otterranno il consenso dalla Commissione europea. Una manovra che ha scelto una traiettoria inseguendo ragioni di consenso, come è stato con gli 80 euro, senza vere finalizzazioni, che rischiano di non aiutare la ripresa economica e strutturale del Paese, ma di spostare il debito sulle generazioni future. Le riforme strutturali restano nell'orbita degli annunci, sconfessati dalla dura realtà della vita delle famiglie e delle imprese italiane.
Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, che ringrazio per la tenace e impegnativa azione che pure avete fatto in Commissione insieme ai relatori, il nostro timore è che ancora una volta, e concludo Presidente, la tattica prevalga sulla strategia, mentre questo Paese, il nostro Paese, mai come ora avrebbe bisogno di visione e di lungimiranza ! Colleghi, il Presidente De Gasperi, in un momento altrettanto drammatico del nostro Paese, usava una frase eloquente, non era la sua, ma di un predicatore statunitense: un politico pensa alle prossime elezioni, uno statista alla prossima generazione, un politico cerca il successo del suo partito, uno statista quello del suo Paese. È la stella polare che dovremmo usare tutti .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giampiero Giulietti. Ne ha facoltà.
GIAMPIERO GIULIETTI. Grazie, Presidente. La legge di stabilità, che oggi approda in Aula, è il frutto di una discussione seria, approfondita e articolata, che ha coinvolto la Commissione bilancio per oltre dieci giorni, migliorando ed arricchendo, in questo modo, il disegno di legge stesso.
Una legge di stabilità che reca in sé un intervento volto a sostegno della crescita, operando sia nel versante del contenimento del carico fiscale, sia sul lato dell'aumento della domanda aggregata e del miglioramento della competitività del sistema. Si tratta di un orientamento di politica fiscale di carattere espansivo secondo quanto esposto nel documento programmatico di bilancio alle istituzioni europee, dove il Governo, nel confermare la revisione al rialzo della crescita del PIL esposta nella nota di aggiornamento al DEF 2015, dichiarava anche la necessità di un ritorno a tassi sostenuti di crescita, avvalendosi a tale scopo del pieno utilizzo dei margini di flessibilità consentiti in sede europea.
Con riguardo all'impatto finanziario delle disposizioni recate nel provvedimento, il Governo disattiva per il 2016 la clausola di salvaguardia, cioè gli aumenti di IVA e accise previste a garanzia del processo di avvicinamento al pareggio di bilancio. Il beneficio, in termini di mancato inasprimento fiscale, è di 16,8 miliardi. Di straordinario rilievo, inoltre, alla riduzione del carico fiscale che ne consegue, pari a 4,5 miliardi annui, è l'intervento sulla fiscalità immobiliare. Vengono eliminate le tasse su tutte le prime case, eccetto ville, castelli e immobili di pregio artistico e storico, la TASI e l'IMU sono dimezzate nel caso di seconde case date in comodato a figli e genitori, come pure per i macchinari fissi, cosiddetti imbullonati, che non saranno più conteggiati per il calcolo delle imposte immobiliari.
È una scelta importante, che voglio sottolineare per l'importanza che riveste per tutti gli italiani. La casa per molti nostri concittadini è il risultato di una vita di sacrifici e lavoro, e detassare la prima casa, oltre che uno sgravio economico notevole, è un profondo segnale di rispetto per chi ha lavorato una vita, per chi è riuscito a costruire una propria tranquillità, per chi spesso ha sacrificato vacanze e viaggi pur di costruire un'abitazione per la propria famiglia. Tutto questo senza che vengano meno le risorse per i comuni, dove anzi si è prevista per i comuni più virtuosi, che non avevano cioè aumentato nel 2015 la TASI, una sorta di fondo di compensazione.
Anche nel versante degli enti locali l'atteggiamento è profondamente mutato, nessun taglio. Ad onor del vero i Governi che si sono succeduti negli ultimi dieci anni non hanno di certo scherzato con gli enti locali, ma anzi l'eliminazione del patto di stabilità, poter utilizzare gli oneri di urbanizzazione per manutenzioni su strade e verdi pubblici, premialità per chi si associa o avvia un processo di aggregazione.
Insomma, si abbassano le tasse senza toccare i servizi, senza che vengano meno i presupposti di garanzia dei servizi, in particolar modo alle fasce più deboli del nostro Paese. In quest'ottica si inserisce l'aumento di un miliardo del Fondo sanitario alle regioni per il 2016. Anche in questo campo tante polemiche abbiamo sentito, spesso a sproposito, il Governo ed il Parlamento mettono risorse, ma è certo necessario che vada avanti un processo di razionalizzazione e di risparmio che premi le regioni virtuose e che garantisca il diritto alla cura e alla salute per tutti. Il miliardo in più per la sanità non fa parte del pacchetto sicurezza, ma è, a mio avviso, un altro tassello importante di una scelta politica di fondo. Si decide di investire 2,6 miliardi su sicurezza e cultura, perché questo Paese ha bisogno di sicurezza e tranquillità delle città, recupero delle periferie, investimento su cultura e sociale. Dopo anni di governo della destra abbiamo ereditato un Paese più povero, più impaurito e di certo più insicuro. Ora si inverte la rotta, prevedendo risorse per le forze dell'ordine, una misura strutturale di 80 euro mensili per gli addetti alla nostra sicurezza, un credito di imposta di 15 milioni per le spese sostenute dai cittadini per l'installazione di impianti di videosorveglianza e allarmi, 150 milioni per il contrasto con mezzi informatici ai crimini di matrice terroristica, 500 milioni per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie.
Ancora, perché sia chiaro che per combattere la paura e le insicurezze si fa una scelta strategica e non uno spot o una misura si investono 500 milioni per l'edilizia scolastica, che si aggiungono a quelli investiti sino ad oggi, 50 milioni per le borse di studio, e a tutti i ragazzi che compiono diciott'anni nel 2016 viene data una carta elettronica del valore di 500 euro per libri, musei, mostre, cinema eccetera. Non una mancia, ma una scelta di politica culturale e della sicurezza. Giovanni Paolo II diceva che non dobbiamo avere paura, per non avere paura un Governo deve investire nella cultura, nel sapere, nelle intelligenze, e a chi specula sui morti la cultura fa paura, un po’ perché è cosa estranea da sé, ma soprattutto perché la cultura aiuta a conoscere meglio e valutare alcune prese di posizioni politiche barbare e incivili.
Ancora altre scelte importanti. Penso alle risorse per il «dopo di noi» e all'aumento del fondo per le non autosufficienze, che è stato rifinanziato dall'anno scorso e che i Governi della destra avevano azzerato, più fondi per il servizio civile, per la prima volta una misura organica contro la povertà. A ciò si aggiunga l'aumento della «no tax area» per i soggetti sopra i 75 anni da 7.750 a 8.000 e il fatto che il regime sperimentale per le donne, la cosiddetta opzione donna, è esteso alle lavoratrici che maturano i requisiti entro il 2015.
Ma mi piace ricordare altri due elementi. Uno sono le risorse per il sud, che non sono soltanto le questioni che riempiono le cronache legate a proroghe dei forestali o dei LSU, ma penso soprattutto ai 450 milioni per la Terra dei fuochi, alle risorse per lo sblocco di Bagnoli, al finanziamento finale per la Salerno-Reggio Calabria, al finanziamento ponte per fare fronte alle esigenze di Ilva. Se chi assumerà nel 2016 potrà a livello nazionale beneficiare di una riduzione dei contributi al 40 per cento per 24 mesi, al sud il beneficio è esteso anche al 2017. Sempre a favore del Mezzogiorno è previsto un credito d'imposta per l'acquisto di beni strumentali, a seconda delle dimensioni aziendali, dal 2016 al 31 dicembre 2019. Anche queste sono scelte che per troppo tempo chi ci ha preceduto ha colpevolmente rimandato.
Il secondo elemento è la discussione inserita in legge di stabilità del cosiddetto decreto banche. Troppe speculazioni politiche, toni incivili e meschine falsificazioni abbiamo sentito in questi giorni, ma resta il fatto che senza l'intervento del Governo quelle banche non ci sarebbero state più, sarebbero stati licenziati 7 mila dipendenti e le imprese e le famiglie titolari di fidi avrebbero ricevuta immediata richiesta di rientro. Avremmo visto sì famiglie e imprese sul lastrico. Oggi, invece, si tutelano i lavoratori correntisti e con il fondo da 100 milioni, introdotto in legge, vengono salvaguardate le situazioni più delicate. Insomma, chi è stato truffato recupererà i soldi e la Commissione d'inchiesta stabilirà le responsabilità. La violenza di questi giorni da parte di alcuni non mi è sembrata di sentirla in altre vicende, dove le responsabilità erano chiare ed accertate e dove i cittadini hanno perso rovinosamente i loro risparmi. Penso a Credieuronord e penso ad altre situazioni analoghe, dove, anziché il fondo di solidarietà, era sufficiente utilizzare gli investimenti in diamanti fatti da qualche partito, il cui leader oggi specula sulle disgrazie con i soldi pubblici. Ma tant’è !
Questa è la nostra legge di stabilità, che genera aiuti alle imprese, aumentando le detrazioni ai fini Ires e Irpef al 140 per cento, investimenti alle famiglie, capacità di potere investire nelle ristrutturazioni edilizie con il 50 per cento di detrazioni e la conferma del 65 per cento di ecobonus. È una legge di stabilità che restituisce a noi parlamentari l'orgoglio del nostro lavoro e la passione per una politica, che è servizio, ma che è capacità di dare risposte al Paese e prospettiva di crescita, una legge di stabilità che si inserisce in un corposo progetto di riforme strutturali e anche costituzionali del Paese. In molti sembrano dimenticarsi dell'Italia solo di cinque anni fa, sfibrata, sfiduciata, lumicino di coda dell'Europa, in preda ad attacchi speculativi, disoccupazione in aumento e alle stelle.
GIAMPIERO GIULIETTI. Oggi la tendenza è invertita. Dobbiamo consolidare la crescita e restituire la fiducia alle famiglie, ma ha ragione il nostro Presidente del Consiglio Renzi: dobbiamo combattere le paure, scommettere su noi stessi e sulla nostra straordinaria capacità di guardare avanti
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Milanato. Ne ha facoltà.
LORENA MILANATO. Grazie, Presidente. Onorevole colleghi e Governo, ai nostri occhi la legge di stabilità per il 2016 del Governo Renzi si presenta così: imprudente, ingannevole, inconsistente, rischiosa, personalistica, assolutamente fuori dalla realtà.
Partiamo da una semplice considerazione: siamo di fronte a una manovra varata tutta in deficit, che poggia su previsioni economiche sconsideratamente ottimistiche, già sconfessata dagli attuali dati economici e completamente ribaltata dalle previsioni future. Un dato su tutti: il debito pubblico italiano, da sempre autentico spauracchio dell'economia italiana, continua a salire e a ottobre è aumentato di 19,8 miliardi, arrivando a toccare 2.211,8 miliardi.
Quest'aspetto, già preoccupante di per sé, lo è ancor di più alla luce dei provvedimenti previsti dal testo di legge, che graveranno in maniera sempre più consistente sulla già precaria salute dei conti pubblici per il presente e per il futuro; un quadro nazionale desolante, che si inserisce in un contesto internazionale tutt'altro che rassicurante.
Il Governo si rende protagonista sempre degli stessi errori, che ricadono poi sulla pelle dei cittadini, annunci e promesse roboanti e risultati scarsi, come nel caso della fondamentale per ridurre la pressione fiscale insostenibile che grava sulle spalle degli italiani e che si limita, in questo dispositivo di legge, solo a 6 miliardi di euro, ritoccando al ribasso le già insufficienti indicazioni del DEF.
Su questo punto ci siamo espressi con decisione, in tempi non sospetti, sposando le direttive della Commissione Cottarelli. Perché il Governo ricalchi gli errori del passato è facile intuirlo: quest'Esecutivo ha a cuore solo la propria sopravvivenza, non i reali interessi e bisogni degli italiani e infila provvedimenti in serie, finalizzati alla mera acquisizione di consenso elettorale, come già fatto col tristemente famoso Irpef di 80 euro dello scorso anno, esteso in questa legge anche alle forze dell'ordine o, ancora, con il cultura per i diciottenni. Sono tutti di nome, che di fatto si trasformeranno in detrazioni nel prossimo futuro. La coperta è corta e il nostro Governo lo sa, ma per accaparrarsi consensi elettorali in vista delle imminenti elezioni amministrative fa questo ed altro.
Questa legge di stabilità era una grande occasione per rialzare il Paese e prendere decisioni vere ed autentiche in soccorso degli italiani e, invece, si rivela un inganno, la classica montagna che ha partorito un topolino che, a quanto pare, il Governo è intenzionato a portare a termine, nonostante la realtà lanci moniti allarmanti. Prendiamo il caso del decreto «salva banche», di cui abbiamo già parlato. Il Ministro Padoan inizialmente ha annunciato una norma che disponeva misure di carattere umanitario per affrontare così casi come quello che ha colpito i 12.500 clienti possessori di subordinati delle banche in questione. Si tratta di un sostanziale riconoscimento di responsabilità del Governo, che ha deciso di percorrere la strada del fondo di risoluzione nazionale, piuttosto che quella del fondo interbancario di tutela dei depositi e di chi doveva vigilare. Tanto più che al fondo interbancario è tornato il Governo per finanziare il fondo di solidarietà di 100 milioni di euro, istituito per il ristoro degli obbligazionisti subordinati delle banche fallite: 100 milioni che, tra l'altro, sono totalmente insufficienti.
Forza Italia in questa direzione ha presentato proposte subemendative, con la previsione del ristoro totale degli obbligazionisti subordinati. A tutela dei risparmiatori aveva proposto anche lo strumento della collettiva o, in alternativa, la possibilità di ricorrere all'acquisto di titoli che diano diritto alla sottoscrizione a prezzo predefinito di azioni degli enti ponte che proseguono l'attività delle vecchie banche. Lo ripetiamo: il Governo procede, non con l'obiettivo di una leale tutela dei diritti e dei bisogni dei cittadini, bensì con la logica delle mance da elargire in previsione di un prossimo ritorno elettorale.
È così anche per le disposizioni contenute nel pacchetto di sicurezza. Il Governo, come accennato, ha previsto per il personale delle forze dell'ordine, delle Forze armate e dei vigili del fuoco un di 80 euro, quindi non strutturale, che non vale nemmeno per il calcolo della pensione, un mero palliativo che schiva ciò che andrebbe realmente messo in pratica, ovvero un rinnovo dignitoso dei contratti, tema centrale dei subemendamenti presentati da Forza Italia.
Nel caso, ancora, degli interventi straordinari previsti in questa legge di stabilità per il Sud, l'emendamento per il Mezzogiorno prevede un credito d'imposta quadriennale, dal 2016 al 2019, relativo agli investimenti sostenuti dalle imprese del Mezzogiorno. Non solo si tratta di un provvedimento risibile in termini economici per gli obiettivi da raggiungere, ma si tratta anche di un semplice ricollocamento di vecchi fondi europei già stanziati per altri tipi di investimento. Niente di nuovo; o meglio, di nuovo c’è solo l'imbroglio, a cui ci opponiamo con le nostre armi migliori: concretezza, chiarezza, coerenza e tutela dei cittadini. Abbiamo infatti presentato i nostri subemendamenti all'emendamento del Governo, che prevedono lo stanziamento di 5 miliardi di euro con coperture certe. Il Sud sta attraversando la crisi più profonda da quindici anni a questa parte. Non è pensabile affrontarla con i pannicelli caldi proposti dall'Esecutivo. Le risorse che intende stanziare il Governo per fronteggiarla sono un insulto al buonsenso.
Servono 5 miliardi per investire realmente sulle imprese del Mezzogiorno, per consentire alle stesse imprese di ripartire, di consolidarsi, di crescere e di creare nuova occupazione. La disoccupazione giovanile al Sud, come in tutto il resto del nostro Paese, registra picchi negativi: il Governo resta a guardare, e si limita a promettere e a non mantenere, in perfetta sintonia con il del Governo Renzi e dei suoi ministri.
Abbiamo tentato di contribuire ad un miglioramento del testo, ma i nostri tentativi sono risultati vani. In tempi non sospetti abbiamo tentato di affrontare in maniera costruttiva il tema delle infrastrutture per il Sud, proponendo lo stanziamento di 4 miliardi per l'alta velocità o l'estensione del credito d'imposta anche per il settore della ricerca e dello sviluppo: misure che avrebbero permesso un ammortamento pressoché totale degli investimenti, facilitato da eventuali provvedimenti fiscali da realizzare in concerto con l'Unione europea, e implementato dalla creazione di zone franche per attirare gli investimenti esteri. Niente di tutto ciò: il Governo continua a giocare sulla pelle dei cittadini !
Altro punto disatteso, la proroga dei contratti dei precari nel settore sanitario, che è stata congelata quando il Governo aveva promesso una soluzione in aiuto alle 15 mila famiglie siciliane, ora sempre più disperate. Ma la Sicilia, purtroppo, è solo un esempio dell'incapacità e dell'assenza del Governo riguardo alle questioni più importanti. Si pensi alla condotta del Governo al Senato – vorrei qui ricordarla –, dove prima ha chiesto all'opposizione di collaborare in direzione costruttiva e migliorativa dell'iter, salvo poi cassare tutti gli emendamenti provenienti dalla minoranza e di interrompere la discussione sui temi principali: investimenti per la sicurezza e per il Sud, la questione delle pensioni eccetera; e avanzare invece diretti nella direzione degli aiuti agli amici del Governo, cincischiando pericolosamente, dilatando in maniera insopportabile i tempi e tentando di nascondere agli occhi del Paese la reale natura di questa manovra: una legge di stampo elettorale, che distribuisce milioni qua e là nella speranza di aumentare il proprio consenso alla prossima chiamata alle urne.
Stia attento però questo Governo a giocare con i numeri: la congiuntura economica ci sta voltando le spalle, e laddove il Governo doveva mettere sul tavolo misure autentiche, decise, strutturali per tutelarci, ci ritroviamo invece con interventi imbarazzanti a favore di associazioni, enti, società, persone amiche del Governo. Citiamo solo un caso, forse il più emblematico: l'indecoroso caso della Fondazione MAXXI gestita da Giovanna Melandri, che è stata espunta dai provvedimenti previsti dalla e che registra il terzo finanziamento straordinario da parte del Governo, in totale disaccordo con i principi di meritocrazia e di osservanza della realtà sociale del Paese, che vede associazioni culturali, teatri, enti completamente abbandonati a loro stessi.
Potremmo elencare per ore e ore le lacune di questa legge, diretta conseguenza di enormi lacune di questo Governo. Abbiamo tentato un approccio costruttivo, come da sempre facciamo, ma ci siamo dovuti arrendere al comportamento imbarazzante di chi ci governa. Non c’è niente di veramente utile per questo Paese in questa legge: nulla per le pensioni, nulla per la sicurezza, nulla per il Sud, nulla per la ripresa economica dei cittadini e delle imprese, nulla per i pensionati. Nulla di nulla: solo ed esclusivamente gestione e spartizione del potere alla faccia della democrazia. Il Governo sta agendo in maniera irresponsabile !
Ora, per finire, signor Presidente, ci risulta da notizie di agenzie e da informazioni avute da alcuni colleghi della maggioranza che il Governo è orientato a non porre la questione di fiducia. Benissimo: ne siamo felici, perché sarà un modo per continuare il dibattito su questa legge di stabilità nei prossimi giorni. Ma noi sorveglieremo, vigileremo, perché ci viene un sospetto: il sospetto è quello che il Governo e la maggioranza intendano in questo modo inserire ulteriori emendamenti strumentali, ulteriori emendamenti volti solo a modificare il testo uscito dalla Commissione, un tentativo maldestro di continuare quell'azione propagandistica ed elettorale già esercitata in Commissione bilancio. Noi vigileremo su questo, e saremo pronti a denunciare se questo avverrà !
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Simonetti. Non è presente in Aula: s'intende che vi abbia rinunziato.
L'onorevole Villarosa, iscritto a parlare, non è presente in Aula.
È iscritta a parlare l'onorevole Gregori. Ne ha facoltà.
MONICA GREGORI. Presidente, il disegno generale che emerge da questa legge di stabilità che ci apprestiamo a votare è un disegno triste per il mondo del lavoro: ancora una volta il Governo e la maggioranza propongono un impianto liberista, con svalutazione competitiva del lavoro e una contrazione dell'intervento pubblico a sostegno dell'economia e dei lavoratori. L'orizzonte del sostegno esclusivo al mondo datoriale – lo ribadiamo con forza – non può essere l'unica soluzione per i cronici problemi della nostra economia. Già con la legge di stabilità del 2015 le diverse misure a favore delle imprese computavano 29 miliardi di euro in tre anni: solo nel 2015, oltre i 5 miliardi di euro già previsti per la deduzione del costo del lavoro dall'imponibile IRAP, nei primi otto mesi dell'anno si contano 1,4 miliardi di euro di mancata contribuzione per effetto degli incentivi legati al .
A fronte di tali incentivi all'occupazione «stabile», i dati ISTAT rilevano una crescita di soli 106.310 occupati permanenti nel periodo gennaio-agosto 2015 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente: appare evidente che l'ulteriore liberalizzazione del contratto a tempo determinato realizzata dal cosiddetto decreto Poletti, dopo la modifica già realizzata dalla legge Fornero nel 2012, ha disincentivato l'impiego di lavoro a tempo indeterminato. Questo spiega perché il Governo, poi, abbia previsto così tante risorse per riparare ai danni fatti con un suo stesso provvedimento e incentivare l'impiego di lavoro stabile.
Il Governo scommette tutto sul mercato, ma non può più funzionare. Le stime di crescita del PIL per il biennio in corso, su cui si basa la sostenibilità delle finanze pubbliche e si costruisce la nuova legge di stabilità, sono state riviste al rialzo per la prima volta dal 2010: questo perché per la prima volta agiscono variabili esogene inedite, tra cui l'alleggerimento monetario della BCE, la riduzione del tasso di cambio e la caduta strutturale del prezzo del petrolio, che si sommano al rimbalzo positivo della produzione industriale e alla temporanea ripresa delle esportazioni e dei consumi del secondo trimestre del 2015. Quanto potrà durare però tutto questo ? Il sostegno di Francoforte prima o poi finirà, e lascerà il re nudo.
Il Governo non affronta il problema della disoccupazione giovanile. Alta disoccupazione e deflazione salariale rappresentano due leve per la svalutazione competitiva del lavoro: nel quadro macroeconomico programmatico del Governo, infatti, si prevede un tasso di disoccupazione sopra il 10 per cento anche al 2019. Ciò significa che, con la legge Fornero e senza cambiamenti dell'assetto previdenziale, si programma un tasso di disoccupazione giovanile attorno al 40 per cento per tutti i prossimi cinque anni. Tale previsione programmatica va letta accanto a quella sul costo del lavoro: nel quadro previsionale del 2015-2018 i salari crescerebbero meno della produttività, e in alcuni anni anche dell'inflazione. In questo modo la quota distributiva del reddito nazionale destinata al lavoro, ridotta pesantemente già prima della crisi, si ridimensionerebbe ulteriormente: una scelta poco sensata anche in riferimento all'inflazione, che si prevede al di sotto del 2 per cento fino al 2020.
Nel provvedimento non vi è traccia di misure capaci di fronteggiare la crisi di domanda e occupazionale, né di qualificare l'offerta e il lavoro. Ciò si potrebbe fronteggiare solo attraverso l'avvio di un ambizioso piano per il lavoro, che Sinistra Italiana ha lanciato con forza per prima: un piano che preveda l'investimento di almeno 10 miliardi di euro nella creazione diretta d'occupazione, per la produzione di beni e servizi utili socialmente, e quindi beni ambientali, pubblici, comuni e beni sociali; e che potrebbe generare in un triennio oltre 700 mila nuovi occupati tra pubblico e privato, per effetto dei nuovi settori e dei nuovi mercati indotti, riportando così il tasso di disoccupazione vicino al livello pre-crisi e aumentando la crescita del PIL di almeno 3 punti percentuali.
Il Governo non si occupa del lavoro nel Mezzogiorno, la legge di stabilità per il 2016 ignora il Mezzogiorno, quando invece dovrebbe costituire proprio l'occasione per definire un primissimo perimetro d'azione possibile. Selettività degli incentivi, fiscalità di vantaggio, credito d'imposta per investimenti, ricerca e innovazione e rafforzamento della dotazione del Fondo sviluppo e coesione, sarebbero piuttosto alcune delle misure da collocare all'interno di una cornice complessiva che metta il sud al centro dell'agenda politica del Governo.
Il Governo abbandona definitivamente il mondo della contrattazione e del lavoro pubblico. Col disegno di legge si ripristinano le misure relative al blocco della retribuzione individuale già presenti nel decreto-legge n. 78 del 2010 e modificate nella legge di stabilità dello scorso anno. Si afferma che l'ammontare complessivo delle risorse annualmente destinate al trattamento accessorio anche a livello dirigenziale non possano superare quelle del 2015 e siano ridotte in relazione al personale che lascia il servizio, una norma che non solo blocca la contrattazione di secondo livello ripristinando quanto la scorsa stabilità aveva cambiato, ma nei fatti rende impossibile il rinnovo del contratto collettivo nazionale; ciò in quanto molte voci definite dalla legislazione nazionale hanno ripercussioni automatiche sui fondi della contrattazione di secondo livello che se il contratto nazionale determina l'aumento delle retribuzioni tabellari, aumenterebbero a loro volta e ciò è impedito dalla misura presente nel decreto.
Dopo il disastro provocato dalla legge di stabilità dello scorso anno ci si aspettavano misure con le quali affrontare i problemi rimasti aperti a partire dalla riduzione sul prelievo delle province. In realtà non è presente nessuna misura che accompagni fattivamente il processo di ricollocazione che è ancora sostanzialmente fermo, anzi si prevede il commissariamento delle regioni che non hanno ancora approvato la legge di riordino e di quelle che pur avendo approvato la legge non hanno ancora concluso la procedura di ricollocazione del personale da concludersi entro la metà del prossimo anno. Le disposizioni di cui ai commi da 87 a 95 dell'articolo 1 che incentivano, per così dire, la contrattazione aziendale anche e soprattutto in tema di aziendale e soprattutto nelle diversità presenti, segnano fortemente una direzione di marcia del Governo verso l'idea di un aziendale privato che rischia di essere antitetico a quello universale pubblico sottoposto ai tagli di spesa.
Il Governo continua poi, ormai da anni, a tagliare risorse ai patronati e ai CAF per i quali prescrive l'obbligo del visto di conformità che aumenta i livelli insostenibili dei premi assicurativi palesando la volontà di voler colpire le rappresentanze sociali e la loro funzione di assistenza senza curarsi del fatto che per raggiungere il suo obiettivo si colpiscono milioni di cittadini che, rinunciando a un servizio gratuito, sarebbero costretti, in assenza di patronati e CAF, a rivolgersi direttamente all'INPS, all'INAIL, alle prefetture e all'Agenzia delle entrate.
Il gruppo di Sinistra Italiana ha presentato una serie di proposte emendative volte a migliorare questo quadro così deprimente per il mondo del lavoro, iniziative volte a stabilizzare il mondo delle partite IVA, a trovare soluzioni per alcuni settori cruciali del mondo del lavoro pubblico, a procedere allo scorrimento delle graduatorie per i vincitori di concorsi, a sbloccare il e a creare nuovi posti di lavoro.
La legge di stabilità del Governo Renzi è un altro attacco verso i più deboli, verso i lavoratori e le lavoratrici italiane, un attacco che Sinistra Italiana respinge con forza al mittente. .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie Presidente, io mi occuperò particolarmente della parte sulle banche, quindi del famoso decreto sulle quattro banche chiamato erroneamente «salva banche» e vorrei cominciare il mio discorso dall'articolo 47. L'articolo 47 della nostra Costituzione, Presidente, parla di tutela del risparmio, dice chiaramente che la Repubblica tutela il risparmio.
Infatti, a parer mio, c’è già un errore di fondo: la legge del 1997, che obbliga il Fondo di garanzia e di tutela per i depositanti a garantire il pieno pagamento per una qualsiasi crisi bancaria dei depositi solo ed esclusivamente fino a 100 mila euro. Ricordiamo, anzi, che era addirittura 103 mila euro, poi da Monti, nel 2011, fu portato a 100 mila euro.
Esiste un limite, Presidente, per la tutela del risparmio ? È questa la domanda fondamentale, secondo me, che dobbiamo farci. Quando si dice in quell'articolo «La Repubblica tutela il risparmio», cosa si intende ? Lo tutela «fino a», c’è un limite per la tutela del risparmio, c’è un importo superato il quale non si chiama più risparmio ma si chiama in un altro modo ?
Cioè, noi già avevamo una norma, a nostro parere, incostituzionale. Qui addirittura, con il nuovo si va ancora oltre, perché addirittura queste crisi bancarie le dovranno pagare non con una procedura di fallimento, quindi con un procedimento che è descritto in una legge, la legge fallimentare, ma bypassando totalmente quelle norme. Nel momento in cui Banca d'Italia infatti – questo è importante – pensa che quella banca sia in crisi (Banca d'Italia con un'influenza di Intesa UniCredit per più del 50 per cento, vorrei ricordarlo), avvia questa procedura di risoluzione bypassando molte norme del nostro ordinamento.
Ma ritorno sul risparmio: perché i nostri costituenti hanno pensato di inserire nei primi articoli la tutela del risparmio e anche il controllo del credito ? Non dimentichiamocelo: non solo la tutela del risparmio, la Repubblica deve controllare anche il credito. Perché sapeva con che lupi aveva a che fare, Presidente. Noi venivamo da una crisi devastante – la crisi del 1929 – che aveva colpito anche l'Europa, anche l'Italia. E l'Italia, nel 1936, decise di dotarsi di una legge che ha retto fino al 1992, secondo me, molto bene; una legge che mettesse al riparo dagli speculatori (che già esistevano negli anni Trenta) che avevano distrutto e avevano creato la crisi mondiale più grande di tutti i tempi, superata forse solo da questa del 2008.
E, guarda caso, quando iniziò questa crisi del 2008 ? Iniziò nel 2000. Iniziò quando Clinton decise proprio di abolire, di cancellare quella legge che avevano fatto per evitare i problemi avvenuti prima dello scoppio della crisi del 1929. Divisione tra banche commerciali e banche d'affari: se vuoi investire in titoli tossici non lo fai con i depositi dei cittadini e non lo fai perché la tutela del risparmio è prevista dall'articolo 47 della Costituzione. E, ripeto, è prevista perché con il risparmio dei cittadini... molti dicono: «no, ma devono spendere, perché tengono i soldi fermi in banca sul conto corrente ?». È importante anche che qualcuno tenga i soldi nel conto corrente perché sennò le banche cosa ci stanno a fare ? Le banche sono un un punto centrale nel quale confluiscono le risorse dei cittadini, il risparmio che deve essere totalmente tutelato anche sopra i 100.000 euro, non deve esserci un limite per la tutela del risparmio. La Repubblica tutela il risparmio. Quindi, il risparmio era importante per quello.
Oggi, invece – anche queste quattro banche ce lo insegnano – con i depositi dei cittadini, con i prestiti fatti alle banche dei cittadini ignari, inconsapevoli, si vuole pagare la crisi delle banche. Vogliamo utilizzare questa norma per pagare la crisi delle banche, vogliamo utilizzare gli obbligazionisti ignari, che non hanno voce in capitolo, nella norma sulle banche.
Presidente, diciamolo: è inutile che il PD ci continui a dire che questa norma è stata richiesta dall'Europa, perché in Europa ci sono pure loro e in Europa loro hanno votato favorevolmente a questa norma; noi no. Grazie .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Michele Pelillo, ma non è in Aula. È iscritto a parlare l'onorevole Guidesi, che non è in Aula. È iscritto a parlare l'onorevole De Lorenzis, però non è in Aula...
È iscritta, quindi, a parlare l'onorevole Nicchi. Ne ha facoltà.
MARISA NICCHI. Grazie, Presidente, noi avremmo voluto una manovra radicalmente diversa rispetto a questa contenuta nella legge di stabilità che stiamo votando e che noi non voteremo. Una manovra che voleva, anzi, secondo noi, doveva infondere un carattere espansivo alla nostra economia e, soprattutto, combattere l'acuirsi delle diseguaglianze sociali nel nostro Paese, un Paese dove ci sono sempre più precari, persone senza potere, senza lavoro, senza reddito e con meno sapere. Per questo pensavamo che l'aumento del deficit dal 2,2 per cento del PIL al 2,4 per cento, attraverso cui l'esecutivo ha potuto usufruire di 3,4 miliardi, fosse finalizzato, come noi abbiamo proposto, a un piano triennale straordinario per il lavoro. Già le colleghe e il collega che mi hanno preceduto hanno indicato le priorità di questo piano sul lavoro: assetto idrogeologico, edilizia scolastica, conversione ecologica del sistema produttivo e, soprattutto, lo sottolineo, un grande incremento del lavoro nel non nei aziendali verso cui stanno andando, privatizzando, le linee di questo Governo, ma un per combattere, in primo luogo, una povertà crescente, inaccettabile, e per affermare il diritto alla salute.
Invece, questa manovra, queste risorse prese dal Governo e dall'Esecutivo sono state usate per agevolare la parte più abbiente della nostra società. Voglio ricordare qui l'intervento che ha fatto l'onorevole Paglia per dimostrare questo carattere di diseguaglianza che persegue questa manovra. In questo senso, al di là delle promesse del cambiare verso, nel nostro Paese si stanno perseguendo le vecchie politiche, quelle dei Governi precedenti, del Governo Monti e del Governo Letta che hanno un unico obiettivo: ubbidire al raggiungimento del pareggio di bilancio che viene perseguito, viene propagandato e imposto dall'Europa. Questa ubbidienza noi la vediamo, al di là delle chiacchiere che vengono fatte ogni tanto a vanvera dal Presidente del Consiglio contro i burocrati dell'Europa. Nel frattempo la spesa sociale nel nostro Paese si è ridotta del 33,8 per cento ed è 4,8 punti in meno della media europea; negli ultimi sette anni agli enti locali sono stati sottratti 19 miliardi grazie al Patto di stabilità, 12 miliardi per mancati trasferimenti erariali; il personale pubblico è diminuito: cifre dietro cui ci sono le vite di tanti cittadini che nelle città hanno meno servizi, hanno meno redditi, mettono in discussione diritti e speranze. Vita che nel prossimo anno potrebbe addirittura peggiorare vista la stringente gabbia del pareggio di bilancio a cui dovremo approdare se non cambia davvero verso questo nostro Governo, questo vostro Governo e la politica che questo persegue. Dopo anni, decenni, di un'ossessione finanziaria, noi poniamo un'altra centralità, poniamo il problema di un pareggio del bilancio sociale, cioè dove al centro ci siano diritti e il superamento di democrazia e affermazione di garanzie sociali nuove, in primo luogo quelle della salute, quelle del diritto alla salute. Non smetteremo mai di richiamare l'attenzione, di suonare un vero e proprio allarme, sulle condizioni del sistema sanitario pubblico e sul grado di garanzia sempre più critico del diritto alla salute nel nostro Paese.
Oggi in questa legge di stabilità dovremo affrontare una delle questioni madre di questo tema: la necessità di un piano di assunzioni per rispettare gli obblighi europei sul giusto orario, a garanzia della sicurezza dei pazienti e della dignità del personale. Obblighi che non sono nuovi, ma che l'Italia, da tempo, ha rimandato; ora il tempo è scaduto, ma su questo tema il Governo, la maggioranza, ed in essa il maggiore partito hanno tergiversato, prima, favoleggiando improbabili chimere di risparmi sulla medicina difensiva, da cui trarre le risorse per le assunzioni, poi hanno calato una carta, la carta di un emendamento che sulle assunzioni di medici e di infermieri chiede alle regioni di reperire le risorse, dopo anni di tagli alle regioni, dopo anni di definanziamento del sistema sanitario pubblico. Si trasferisce la responsabilità alle regioni ma non le risorse, questo si chiama: scaricabarile. E anche in questa legge di stabilità questo scaricabarile ha fatto sì che alle promesse non siano corrisposte le risorse necessarie, non ci si discosta da quel paradigma della sostenibilità economica secondo l'imperativo tagli, tagli, tagli. Tagli al Fondo rispetto al fabbisogno previsto dal Patto della salute, tagli al Fondo da cui dobbiamo trarre le risorse per i nuovi livelli essenziali di assistenza, per i nuovi vaccini, per l'epatite C, quindi a un Fondo provato, profondamente provato da questa logica della sostenibilità economica.
La realtà è nuda e cruda, la realtà è che il sistema sanitario pubblico è definanziato e la proposta dell'emendamento che poi è stato approvato rappresenta un misero pannicello che ipotizza fumose, future ed eventuali assunzioni di medici e personale sanitario legate a futuri, eventuali risparmi, conseguenti ad interventi di razionalizzazione, interventi di monitoraggio, senza aggiungere una risorsa in più. Noi ripresenteremo il nostro emendamento – lo proponiamo all'Aula – che stanzia 500 milioni a valere sulla vigente riduzione di due punti della deducibilità degli interessi passivi per banche e assicurazioni; tagliamo e interveniamo sui poteri cosiddetti forti per spostare le risorse su un diritto fondamentale.
Ma le misure propagandistiche del Governo sono penose. In questi giorni abbiamo assistito ad una presentazione quasi entusiastica dei risultati ottenuti; noi li consideriamo inadeguati, profondamente inadeguati, ma non li consideriamo solo noi inadeguati. Considera inadeguate queste misure tutto il mondo della sanità, compresi i medici, di tutte le organizzazioni sindacali. Al Governo di gomma, dove tutto rimbalza, voglio ricordare che uno sciopero dei medici con adesione del 75 per cento non è un tema di tutti i giorni, non avviene sempre, scioperare per un medico è sempre difficile, essendoci di mezzo la salute, quindi, la sua coscienza, ed è una questione delicata che va anche oltre l'emergenza da garantire per obbligo. E poi sappiamo che la categoria dei medici è sempre ben disponibile alle responsabilità, a un rapporto positivo del Governo, non siamo di fronte a sovversivi, ma come si dice in Toscana, e oramai il nostro gergo è diventato un po’ un verbo generale: questo Governo lo sciopero ai medici glielo ha tolto di mano. Lo sciopero del personale sanitario che ieri è avvenuto ha una valenza politica straordinaria, squaderna l'indecente responsabilità della politica del Governo verso il sistema sanitario nazionale con l'acquiescenza delle regioni, in preda, io penso, a una sindrome di Stoccolma. Siamo di fronte al disfacimento del più importante baluardo di tutela della salute e della fragilità sociale. La partecipata adesione testimonia che in quel mondo è ben compreso ciò che è in gioco: scongiurare la condanna di un sistema che garantisce un diritto.
Ieri, le organizzazioni hanno dimostrato che ci sono già delle crepe e voglio citarne alcune: la riduzione degli anni di buona salute nella fasce di età oltre i 65 anni; l'aumento della spesa privata che lega in modo inaccettabile il diritto alla salute al censo; l'incremento eccezionale della mortalità registrata nei primi sette mesi del 2015; l'aumento insopportabile del fatto che le persone non si curano perché non hanno i soldi.
Ecco, questo è un dato politico preoccupante, quello dell'inerzia, e noi, fino in fondo, combatteremo la nostra battaglia contro il cinismo che fa un'altalena tra disfattismo, disimpegno e promesse mancate .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà.
MARIALUISA GNECCHI. Grazie Presidente. Come prima cosa vorrei veramente ringraziare tutti i colleghi della Commissione bilancio, in particolare i relatori Melilli e Tancredi, e anche il Viceministro Morando, il sottosegretario Baretta, il presidente Boccia, che in questi giorni hanno lavorato sopportando le pressioni da parte di tutti i colleghi e di tutti coloro che volevano comunque, ovviamente, cercare di riuscire a fare entrare in questa legge di stabilità qualcosa in più rispetto a quello di cui si occupano nella propria Commissione. Quindi, io mi soffermerò in particolare su quello che riguarda i temi della Commissione lavoro, anche perché altri colleghi hanno parlato in generale della legge di stabilità. Siccome questa legge di stabilità ha alcune parti che riguardano direttamente il lavoro e le pensioni riteniamo di valorizzare queste parti.
La Commissione lavoro ha sempre lavorato in modo collegiale e quindi tutto il lavoro che era stato fatto, anche nella valutazione del testo arrivato dal Senato, ha visto molti emendamenti approvati all'unanimità e altri approvati a maggioranza. Poi abbiamo visto che anche altri gruppi politici rispetto al PD hanno ripresentato degli emendamenti su tutte quelle parti sulle quali abbiamo lavorato in questi anni, sicuramente in questa legislatura, ma anche già dalla legislatura passata. In questa legge di stabilità così come è stata rielaborata qui alla Camera è previsto l'anticipo dal 2017 al 2016 della per i pensionati. Questa è un'iniziativa forte, riguarda circa 6 milioni di cittadini che hanno un reddito da pensione fino a 8000 euro. Inoltre, siccome l'inflazione programmata per il 2015 si è poi dimostrata eccessiva rispetto a quella che è stata l'inflazione verificata e l'effetto negativo dell'aumento dei prezzi avrebbe potuto comportare una trattenuta sulle pensioni, nella legge di stabilità si prevede di non incidere sugli assegni pensionistici. Sarebbe stato socialmente insostenibile chiedere ai pensionati una restituzione, anche se minima, di una quota della pensione. Praticamente, soprattutto a favore delle pensioni basse, abbiamo la e anche la non restituzione di quello che è stato percepito in più rispetto a un'inflazione effettiva inferiore a quella programmata.
È previsto anche il prolungamento a tutto il 2016 delle tutele in caso di disoccupazione per i lavoratori precari, la Dis-coll. La norma scadeva quest'anno, si tratta di un intervento a difesa dei lavoratori più deboli, soprattutto giovani, e rientra quindi in un intervento a favore della situazione di lavori ancora purtroppo precari per i giovani. Si è intervenuti sui contratti di solidarietà di «tipo B», le aziende artigiane, per quelli stipulati entro il 14 ottobre del 2015 e si è ripristinata l'integrazione salariale per tutta la loro durata. Per quelli, invece stipulati in data successiva, fino al 30 giugno 2016, la relativa durata è riconosciuta fino al 31 dicembre 2016.
Viene riconosciuta l'inclusione dei periodi di maternità ai fini del conteggio dei premi di produttività aziendali. Questo va sottolineato: in molti contratti collettivi nazionali questo è già previsto, ma ovviamente, prevedendolo con una norma, si riconosce il valore sociale della maternità. È stata introdotta poi la possibilità di cumulare riscatto degli anni di laurea con il riscatto del periodo di maternità facoltativa fuori dal rapporto di lavoro. Questa è una cosa che stiamo cercando di correggere da anni, perché quando con la «legge di Livia Turco» la legge n. 53 del 2000, si è riconosciuta la possibilità di riscattare la maternità facoltativa anche fuori dal rapporto di lavoro, non si era però abrogata la incumulabilità del riscatto della laurea e di questa parte della maternità. È evidente che noi continuiamo a dire che le donne si devono laureare e che in Italia si fanno pochi figli. È chiaro però che se poi le donne laureate non possono neanche riscattare il periodo di maternità fuori dal rapporto di lavoro si era in una situazione sicuramente contraddittoria; quindi questo viene risolto.
È stata prevista anche la cancellazione delle penalizzazioni già previste dal 2015, ma erano rimaste in sospeso le pensioni liquidate nel 2012, 2013 e nel 2014. Non siamo riusciti a prevedere la restituzione di quanto è stato loro trattenuto, però 28 mila persone avranno dal 1o gennaio 2016 la pensione intera. Vi ricordo che questa era quella misura odiosa prevista dalla «manovra Fornero» che aveva previsto ben 42 anni e 6 mesi per i maschi, 41 anni e 6 mesi per le donne, di effettiva prestazione di lavoro. Prima c'era stata la parificazione a prestazione effettiva di lavoro delle donazioni di sangue, poi dei permessi e dei congedi per l'assistenza ai disabili e così via. L'anno scorso finalmente eravamo riusciti a eliminare questa che era veramente una situazione che non poteva andare avanti. Quest'anno riusciamo a recuperare anche questa penalizzazione che era stata fatta per chi era andato in pensione nel 2012, 2013 e nel 2014.
Abbiamo poi una parte specifica di interventi sull'amianto. Abbiamo recuperato anche alcune situazioni aziendali delicate, monitorate nel corso di questi anni, che esigevano una soluzione più ampia di quella conquistata nella scorsa legge di stabilità. Quindi, è evidente che anche questo è un ritorno alla giustizia per lavoratori e lavoratrici che hanno subito situazioni di lavoro veramente pesante e a rischio per la loro salute.
Viene ulteriormente ridotto il taglio di risorse ai patronati. Dai 48 milioni iniziali, a cui il Senato aveva già tolto 20 milioni, siamo arrivati agli attuali 15 milioni di taglio. Ovviamente chi di noi si occupa di pensioni sa che i patronati, in questo periodo, soprattutto dalla «manovra Fornero», hanno un lavoro enorme di consulenza e di rassicurazione anche per lavoratori e lavoratrici. L'INPS, come sapete, come tutti sappiamo, ha avuto una riduzione di 3 mila persone per la . È evidente che indebolire i patronati sarebbe veramente far mancare un servizio diretto ai cittadini. Abbiamo poi ovviamente la settima salvaguardia nella legge di stabilità.
MARIALUISA GNECCHI. Non siamo riusciti a mettere alcune cose che ancora andrebbero risolte. Per esempio, ci sono contratti, anche firmati a livello governativo, che riguardano lavoratori e lavoratrici che avrebbero bisogno di poter versare fino a 36 mesi dopo la fine della mobilità per poter avere il diritto alla pensione e questo non siamo riusciti a metterlo. Abbiamo ancora fuori 20 mila persone che sono state certificate dall'INPS come persone che avrebbero diritto alla salvaguardia, ma non rientrano ancora in questo provvedimento.
Poi siamo riusciti, anche per quanto riguarda l'opzione donna, a ripristinare il diritto alla maturazione del requisito entro il 31 dicembre 2015. Soprattutto, visto che sono previsti due miliardi e mezzo di stanziamento per questo ritorno alla legge originaria di Maroni, è stato previsto un contatore.
Un contatore che ci permetterà di valutare esattamente le risorse impiegate e il numero delle persone che potranno utilizzare questa «opzione donna» (57 anni per le lavoratrici dipendenti, 58 per le lavoratrici autonome, e 35 anni di contributi), anche andando avanti oltre il 31 dicembre 2015, qualora le risorse lo permettano. È evidente che, siccome siamo convinti che si tratti di meno di 36 mila persone e meno di 2 miliardi e mezzo di euro, questo permetterà di andare avanti. Quindi, da questo punto di vista, siamo ovviamente soddisfatti. Sappiamo – e ci fidiamo dell'impegno del Governo – che il 2016 sarà l'anno in cui ci occuperemo di flessibilità in uscita, quindi un lavoro serio rispetto alle pensioni. Abbiamo le proposte in Commissione lavoro, speriamo di riuscire ad ottenere dall'INPS i dati che ci permettano realmente di sapere di che cosa parliamo e quindi monitorare ovviamente anche la necessità delle risorse. Quindi, flessibilità in uscita e ricongiunzioni onerose proprio perché ogni settimana contributiva venga valorizzata, e non contributi pagati due volte. È evidente che questi sono i nostri impegni per il 2016 e contiamo di avere un rapporto di lavoro diretto e costante con l'INPS, ma soprattutto aiutati dal Governo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.
DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Io intervengo sulla legge di stabilità focalizzandomi sulle norme che riguardano la mia Commissione, quella trasporti. Ebbene, Presidente, devo dire che nella legge di stabilità si fa riferimento a una norma scandalosa: si commissaria una società a responsabilità limitata (stiamo parlando di Ferrovie del Sud Est, che svolge anche un servizio automobilistico in Puglia) legata al diritto alla mobilità di migliaia di pugliesi ogni giorno. Questo commissariamento non ci trova assolutamente d'accordo per due ragioni principalmente. Primo, perché si dice che il commissario straordinario dovrà fornire una relazione sullo stato della società e al contempo prevedere un piano di risanamento, ma per questo, giusto qualche settimana fa, è stato nominato un nuovo consiglio di amministrazione, che aveva proprio questa finalità. Quindi, avere un commissario che, con poteri straordinari, quindi anche con mancanza di trasparenza, fa queste operazioni ci sembra veramente assurdo. Inoltre, Presidente, non sono evidenziati i criteri di nomina di questi commissari. Ripeto, Presidente: le norme scandalose che riguardano i trasporti sono tante, ma per fortuna con la nostra azione, anche di pressione, qualcuna di queste è stata ritirata dal Governo. Penso, per esempio, alla norma sulla valutazione di impatto ambientale per i progetti degli aeroporti. Era una norma indecente perché scavalcava gli enti locali, i piani urbanistici comunali e i pareri delle regioni; tutto questo per fare un piacere a ENAC, al Presidente Vito Riggio – che propone questi Masterplan, che sono dei progetti assolutamente lacunosi – e anche ovviamente alla società presieduta da Carrai, nonché alla regione Toscana, del nostro Premier, e ai suoi sodali Rossi e Nardella. Quindi, con quattordici emendamenti siamo riusciti ad arginare un'azione che il Governo ha proposto nella notte di domenica, come fanno – mi scusi il termine – i ladri, Presidente, perché non è questo un modo serio di affrontare norme così importanti. Ancora, il Governo produce delle norme – sempre dalla notte alla mattina – che riguardano l'Ente nazionale di assistenza al volo. Questo Governo ha voluto privatizzare questi enti e per garantire il profitto degli stessi cosa si scrive in questa norma ? Che, per esempio, per delle condizioni che non dipendono dalla volontà né del Ministero né di ENAV stessa, se una compagnia decide di ridurre la sua presenza in uno scalo aeroportuale, ENAV ha la facoltà di ridurre il proprio servizio, senza considerare che magari negli scali aeroportuali sono stati investiti, anche dagli enti locali, milioni di euro per, appunto, avere un progetto aeroportuale che sia efficiente. Ancora, Presidente, questo Governo inserisce una norma su ANAS.
Ricordiamo che ANAS è anch'essa una società partecipata al 100 per cento dallo Stato ed è stata al centro, negli ultimi mesi, di scandali che hanno portato all'azzeramento del consiglio di amministrazione. Questa società adesso avrà un nuovo fondo in cui confluiranno queste nuove risorse per gli interventi del piano pluriennale delle opere, ma si scrive una norma che in noi ha suscitato molta preoccupazione, Presidente: in questa norma si scrive fondamentalmente che, in caso di interventi a carattere emergenziale, ANAS potrà intervenire e realizzare le opere senza autorizzazione esplicita del Ministero. Questo ci sembra, a fronte di un'azienda strategica, però piena di problemi legati alla corruzione, una mancanza impressionante.
PRESIDENTE. Deve concludere.
DIEGO DE LORENZIS. Presidente, c’è un'altra norma di cui ci sarebbe piaciuto discutere con più tempo con la maggioranza e il Governo, la norma che riguarda la ciclabilità, la mobilità sostenibile. È impensabile stanziare delle risorse senza che queste poi non vengano in qualche modo coordinate in un dialogo con il Parlamento. Noi vigileremo affinché queste risorse non vengano portate via con i decreti dei prossimi anni e ci auguriamo che il Governo su questo tema veramente non faccia marcia indietro, ma che, anzi, stanzi ancora più risorse, visto che quelle già stanziate non sono sufficienti per tutti gli interventi di cui questo Paese necessita in questo settore.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tripiedi. Ne ha facoltà.
DAVIDE TRIPIEDI. Grazie, Presidente. Vorrei raccontare un po’ come è avvenuta la discussione sulle pensioni in Commissione, perché non è possibile toccare e lavorare su certi temi che hanno messo in difficoltà milioni di italiani alle 3 e mezzo di notte quando i relatori e molti dei commissari all'interno della Commissione non stavano seguendo la vicenda; qualcuno dormiva e qualcuno era disinteressato. Insomma, un anno di lavoro in Commissione svanito in due ore di notte. Non è possibile non aver dato risposta a quei lavoratori che hanno quarant'anni di contributi e che non riescono oggi ad andare in pensione perché il Partito Democratico e Forza Italia hanno votato questa riforma vergognosa chiamata «riforma Fornero» ! Noi siamo stanchi di essere maltrattati così dal Governo, che si prende degli impegni e puntualmente in legge di stabilità non ne tiene in considerazione. Vorrei concentrarmi sul Fondo lavori usuranti, su quei lavoratori che fanno fatica a lavorare (pensiamo alla catena di montaggio, pensiamo ai lavori notturni). La maggior parte delle coperture arrivate, sia per l'opzione donna, sia per il riscatto delle lauree, sia per la cassa integrazione in deroga, arrivano dal Fondo lavori usuranti. Quindi, fate il gioco delle tre carte: da una parte togliete a chi veramente fa fatica a lavorare e dall'altra date ad altri perché avete fatto delle promesse e non sapete come mantenerle. Infatti, il Governo preferisce dare 300 milioni di euro per il «bonus scuola» piuttosto che dare una soluzione definitiva a questo problema dei lavori usuranti. È da due anni che il MoVimento 5 Stelle lavora su questo fondo, è da due anni che il Governo taglia milioni di euro, anzi, direi miliardi, proprio a questo fondo. Si lasciano indietro 20 mila esodati. Non vorrei concentrarmi solo sugli esodati, perché esistono altre categorie di lavoratori che non hanno fatto accordi e che si trovano dalla sera alla mattina ad andare in pensione a quasi 67 anni, e molti di questi sono muratori, asfaltisti. Ecco perché ci siamo concentrati sulla tutela di questo fondo, ma puntualmente non siamo stati ascoltati da questo Governo, che fa la bella faccia con gli esodati e dall'altra parte – scusate il termine forte – violenta i milioni di lavoratori penalizzati dalla riforma Fornero.
Noi siamo stanchi di solite promesse, noi siamo stufi, siamo stufi di essere presi in giro, perché non è possibile che noi, come Commissione lavoro, ci siamo trovati il 7 di agosto in Commissione a parlare di una salvaguarda definitiva dei lavoratori usuranti – c'erano i soldi – e ci siamo trovati a settembre con il Governo in Commissione a rinnegare quello che aveva detto il 7 agosto. Quindi, i soldi per gli esodati non ci sono più ! Per cosa li avete utilizzati questi soldi ? Perché utilizzate i soldi della povera gente, già massacrata da questa riforma, per togliere l'IMU sulla prima casa ? Noi su questo siamo d'accordo, per l'amor di Dio, ma non togliete ai deboli, è questo il punto, togliete alle banche, togliete sul gioco d'azzardo, non tagliate fondi alla povera gente ! Noi siamo stufi, è il secondo anno di legge di stabilità che non vengono prese in considerazione le persone più deboli, con 10 milioni di poveri in Italia e la maggior parte di questi poveri sono pensionati che prendono la pensione minima.
In un Paese dove ci sono 9 milioni di poveri, dobbiamo assolutamente attivare il reddito di cittadinanza per dare la possibilità a queste persone di riavere la dignità che gli avete tolto. Quindi Presidente, noi siamo stufi, il MoVimento 5 Stelle in questa in fase di discussione degli emendamenti in Commissione bilancio e, soprattutto, parlando delle proposte che abbiamo fatto per le pensioni. La nostra proposta era quella di mandare in pensione i lavoratori precoci, quindi quei lavoratori che hanno 40 anni di contributi e che non possono andare in pensione grazie alla riforma Fornero. La nostra proposta era anche un'altra: inserire lavoratori edili all'interno del fondo dei lavoratori usuranti, la categoria più in crisi e la categoria più grande del comparto industriale italiano.
Dobbiamo cercare di tutelare le persone più deboli e voi non l'avete fatto, come al solito dovete regalare soldi per il Gran Premio di Monza, perché obiettivamente si regalano altri milioni di euro a Ecclestone ! Voi dovete regalare soldi alle varie fondazioni ! Noi con questo metodo di lavoro non ci stiamo e se pensiamo alla discussione che si è svolta in Commissione bilancio rimaniamo senza parole ! Di notte non si discutono temi come quelli delle pensioni, anche perché si dà veramente uno schiaffo morale a quell'anno di lavoro che ci ha anche caratterizzato, perché c'era una volontà unanime a trovare delle immediate risposte !
Come possiamo fidarci del Governo quando ci dice che il 2016 sarà l'anno della svolta delle pensioni ? Noi non ci crediamo e vi vogliamo mettere alla prova. Noi ci siamo e vogliamo essere anche partecipi in questo cambiamento, perché di promesse il Partito Democratico ne ha fatte sempre tante e puntualmente non sono state mantenute, ma io mi stupisco, da membro della Commissione lavoro, come il presidente Damiano non abbia preso coraggio nel difendere il suo decreto.
PRESIDENTE. L'onorevole Capodicasa non è presente, si intende che vi abbia rinunziato. Anche l'onorevole Luigi Gallo non è presente in Aula e si intende vi abbia rinunziato, perché a questo punto io non ammetto più di recuperare altri interventi e applichiamo la prassi così com’è giusto fare.
È iscritto a parlare l'onorevole Giampaolo Galli. Ne ha facoltà.
GIAMPAOLO GALLI. Grazie Presidente. Rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, a questo punto della discussione vorrei provare a fare qualche considerazione su due tipi di critiche che ci sono giunte su questa legge di stabilità. C’è chi dice che facciamo troppo disavanzo, troppo debito, lo hanno detto l'onorevole Polverini e l'onorevole Milanato, c’è chi dice che ne facciamo invece troppo poco e dovremmo farne di più, lo ha detto l'onorevole Melilla, lo ha detto l'onorevole Cariello lo hanno detto altri.
Ora, io ricordo che il deficit nel 2015 scende dal 3 per cento, dove è rimasto negli ultimi anni, al 2,6 per cento del PIL e nel 2016 scenderà ancora al 2,4 per cento, così come scenderà, secondo la previsione, il rapporto fra debito e prodotto interno lordo. Al tempo stesso, la manovra è espansiva, perché porta il deficit al 2,4 per cento a partire da valori tendenziali assai più elevati, e questo ci consente di sostenere l'economia con misure importanti, che sono già state ricordate dai colleghi. Voglio solo ricordare i super ammortamenti, il credito d'imposta sud, le misure prese sull'IMU e la Tasi, l'Ires dal 2017, le misure per la internazionalizzazione e per la decontribuzione.
Capisco che vi possono essere idee diverse, preoccupazioni, inviti alla cautela da parte di chi, ad esempio, ci critica per eccesso di disavanzo, perché magari teme le reazioni dei mercati finanziari e non mi stupisce che una critica del genere sia stata mossa da Mario Monti o dal Presidente della Bundesbank Weidmann, mi stupisce un po'che la critica arrivi dal presidente Brunetta o da Forza Italia. Se non avessi timore di offendere qualcuno, o di tributare troppi onori a qualcun altro, direi che forse esiste una linea, di cui non eravamo consapevoli, che si potrebbe chiamare Brunetta-Weidmann-Monti. Questa linea, per intenderci, è diversa, prendiamone atto, da quella che abbiamo sentito in tutti gli ultimi anni, e che con una battuta forse qualcuno, anche qui senza offesa per nessuno, definiva la linea Brunetta-Fassina. Allora chiediamoci se Brunetta sia lo stesso Brunetta che in questi anni ci ha detto che eravamo asserviti a un'Europa germano-centrica, quel Brunetta che diceva: il ministro dell'economia ricontratti il limite del 3 per cento, non preferisca l'obbedienza cieca alle burocrazie di Bruxelles eccetera eccetera. Non era solo Brunetta, era anche il Presidente Berlusconi che diceva che bisognava andare a Bruxelles e dire, cito da qui in avanti: il limite del 3 per cento e il ve lo potete scordare.
Ora, posso capire che qualcuno ritenga che dovremmo dare più peso al disavanzo nelle scelte di politica economica e meno alla crescita, anche perché, come tutti sanno, alla lunga la crescita non la si fa con il deficit. Il problema è che se questa critica ci viene da chi fino a poco tempo fa ci criticava per l'esatto motivo opposto e simmetrico, la critica appare strumentale, frutto di scelte politiche contingenti, non credibile nella sostanza.
Vi è poi la critica, dicevo, di chi dice che dovremmo andare oltre il 3 per cento. Questa critica ci viene da una sinistra, lo abbiamo sentito anche qui, che, a dire il vero con una certa coerenza, sostiene idee, diciamo così, keynesiane, analoghe a quelle che sosteneva Forza Italia fino a qualche tempo fa, senza però tenere conto che oggi il debito non è detenuto, come ai tempi di Keynes, da pochi ricchi banchieri stranieri, ma è detenuto da milioni di risparmiatori, come quelli che in questi giorni stanno protestando per il decreto banche e che questa stessa sinistra vorrebbe più tutelati. Per anni questa sinistra, esattamente come il MoVimento 5 Stelle, ha cantato le lodi, sembra incredibile, del default, ha sostenuto che il debito pubblico non è un problema, perché tanto lo si può sempre ristrutturare o rinegoziare, e ci ha indicato alcuni esempi: le banche irlandesi che han fatto default sui depositi dei poveri risparmiatori britannici, l'Islanda che ha fatto default sulle passività detenute da non residenti. Ci ha addirittura additato l'Argentina come modello virtuoso ! Peccato che poi ci siano stati in tutto il mondo risparmiatori che detenevano i cosiddetti Tango Bond. Ha esaltato quello che avrebbe dovuto essere il default della Grecia, secondo il vate, o quello che per loro era una sorta di vate, l'ex ministro delle finanze Varoufakis.
Oggi quella stessa sinistra e il MoVimento 5 Stelle ci chiedono di difendere e tutelare ogni singolo risparmiatore delle quattro banche, compresi gli azionisti di quelle quattro banche che sono state messe sotto procedura di risoluzione. Non si accetta che nemmeno un azionista di una banca possa subire una perdita sui propri investimenti. Immaginatevi che cosa sarebbe e che cosa succederebbe se il debito pubblico fosse gestito da amministratori imprudenti come quelli di quelle quattro banche. Trovo quasi scoraggiante dovere prendere atto che questo episodio increscioso, molto spiacevole, che è stata la decisione di dovere intervenire sulle quattro banche di cui discutiamo in questi giorni, non basti a fare capire che vi è una virtù nella sana e prudente gestione non solo delle banche, ma anche della cosa pubblica e del debito pubblico.
Infine – e mi avvio a terminare – ho sentito critiche molto dure venire dai colleghi onorevoli del MoVimento 5 Stelle. Sono critiche alle quali onestamente faccio fatica a rispondere, perché non capisco cosa vogliano, così come non ho capito che cosa volessero in Commissione bilancio. Capisco che l'essere post-ideologici possa in astratto essere anche una virtù, ma alla fine delle scelte devono essere fatte. Abbiamo sentito dire bene delle riduzioni di tasse e dire male dei rinvii di una riduzione di tasse, come quella dell'Ires al 2017. Ma poi sento il MoVimento 5 Stelle protestare ogni volta che si taglia una spesa, li sento difendere ogni e qualunque comparto della spesa, nella scuola giustamente, ma anche nella difesa. Li sento difendere i precari, i pensionati, i pensionandi, i dipendenti in generale della pubblica amministrazione e gli azionisti delle banche. Li sento auspicare costose, costosissime nazionalizzazioni, in particolare delle banche, come se l'industria pubblica non fosse stata una delle determinanti dell'elevato debito che ci troviamo in eredità. Li sento esprimere nostalgia per le banche ante-riforma del 1992, quelle della «foresta pietrificata» delle mani della politica sulle banche. Li sento criticare la generazione dei padri per l'eredità del debito pubblico, ma al tempo stesso li sento proporre le stesse politiche di sostegno a tutto e a tutti, quelle politiche di sostegno della Prima Repubblica, che hanno portato a quell'accumulazione di debito che ci troviamo oggi.
L'impressione – scusatemi, non vorrei essere troppo corrosivo, ma è impossibile non dirlo – è che il MoVimento 5 Stelle difenda tutto ciò che a prima vista appare bello: meno tasse, più spesa, meno debito. Mentre l'incoerenza che abbiamo sentito da Forza Italia si sviluppa lungo l'asse del tempo, quello del Movimento 5 Stelle è sostanziale scollamento dalla realtà, è tutto . A me questo sembra non accettabile.
Concludo con una brevissima considerazione sulle banche. Io credo che chi abbia partecipato alla discussione sulle banche – e mi avvio alla conclusione – abbia sentito il Ministro Padoan e abbia sentito il Viceministro Morando e, in Commissione bilancio, abbia ben chiaro che non c'erano altre soluzioni possibili rispetto a quella che ha scelto il Governo, nel senso che altre ce ne erano ovviamente, ma sarebbero state di gran lunga peggiori. Quindi considero davvero le parole che ho sentito anche qui parole poco utili e per nulla costruttive. Sono parole che possono forse generare qualche allarme, ma nessuna soluzione .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.
ANDREA CECCONI. Grazie, Presidente. Pur avendo poco tempo, voglio fare una doverosa premessa, perché lo svolgimento in Commissione di questa legge di stabilità è stato a dir poco indecoroso, soprattutto con un finale, dopo trentasei ore di attività in Commissione bilancio ininterrotta, con un assalto alla diligenza, un mercato delle vacche finale.
Ci ha lasciato francamente esterrefatti l'andare e venire di dipendenti dei Ministeri e deputati della maggioranza, che stavano a tirarsi i 500 mila euro, i 200 mila euro e i 100 mila euro per un'associazione o l'altra, tra l'altro arrivando a conclusione, proprio verso le ultime ore dei lavori in Commissione, con il presidente la Commissione e il Viceministro Morando che, ovviamente, per difficoltà fisiologiche, non erano più neanche in grado quasi di tenere gli occhi aperti, così come molti componenti della Commissione. Noi crediamo che, se il lavoro del Parlamento deve essere al servizio del Paese, questo è il modo peggiore con cui noi parlamentari e questo Parlamento possiamo lavorare per il bene dei cittadini, perché se non riesci neanche a tenere gli occhi aperti e stai stanziando i soldi che sono destinati al futuro del prossimo anno del nostro Paese, è chiaro che non stai facendo il tuo lavoro in maniera degna e decorosa.
Per rispondere anche ai colleghi del Partito Democratico che accusano noi ed altri partiti di opposizione di andare contro l'operato del Governo a seconda dell'onda per essere sempre contro – e a prescindere soprattutto dal merito del decreto «salva banche», che è stata un'altra cosa indecorosa infilare all'interno della legge di stabilità in maniera anche poco condivisa, tra l'altro, dalla maggioranza – noi non è che non crediamo che un azionista non possa rischiare i propri soldi in azioni. Noi stiamo semplicemente dicendo che, se degli istituti bancari stanno truffando e hanno truffato per anni i cittadini, gli obbligazionisti e quindi anche gli azionisti, dando delle notizie sbagliate alla loro clientela, prima di attaccarsi e andare a prendere i soldi dai cittadini, forse sarebbe più il caso di andare a prendere lì i soldi e mandare in galera chi questi cittadini li ha truffati, mentre il Governo non ci ha neanche pensato. Banca d'Italia, pur avendo commissariato questi istituti da tempo, ha continuato a dare dividendi e soldi ai dirigenti che hanno mandato al macello queste banche, senza battere ciglio e prendendo tutte le passività e i rischi che si sono presi i dirigenti dagli azionisti e dagli obbligazionisti subordinati.
Una cosa su cui vorrei puntare bene l'attenzione, sempre in merito al lavoro poco decoroso della Commissione bilancio, nonostante bisogna ringraziare tutti i dipendenti della Camera che ci hanno assistito – e mi chiedo francamente quale sia la motivazione per cui non ci abbiano tirato dietro i faldoni della legge di stabilità dopo averli tenuti fermi per un giorno e mezzo svegli, lì a lavorare al nostro seguito – è come sia stato possibile prevedere che l'ultimo emendamento presentato alla legge di stabilità sia stato un emendamento fondamentale e determinante per il futuro del nostro servizio sanitario nazionale, in merito all'assunzione di migliaia di dipendenti all'interno dei nostri istituti di cura.
All'interno di questa legge di stabilità sono stati infilati due-tre decreti e in più sono state infilate delle norme talmente complesse, che erano decreti anch'essi, come la sicurezza o la normativa sul gioco d'azzardo. E all'ultimo momento, nonostante si sapesse benissimo quale ne fosse l'importanza – perché erano settimane che il Governo parlava di stanziare soldi e anche oggi il Ministro Lorenzin sugli organi di stampa va a dire che hanno previsto 6 mila assunzioni –, si va a fare una norma all'ultimo minuto in cui non si stanzia neanche un centesimo (neanche un centesimo !). Senza, dire poi, il giorno dopo, che sono previsti 360 milioni di euro per assumere questi infermieri e questi medici, quando noi nello stesso momento avevamo proposto emendamenti, anzi subemendamenti in questo caso, in cui stanziavamo esattamente 300 milioni per iniziare a stabilizzare da subito, o perlomeno nei primi mesi del 2016, i dipendenti del servizio sanitario nazionale. Quello che facevamo noi era sbagliato ed è stato bocciato. Ma poi, se il giorno stesso o il giorno dopo il Ministro Lorenzin dice la stessa identica cosa, nessuno dice assolutamente niente. Quei soldi sono quelli stimati e sono i soldi che in legge di stabilità devono essere inseriti, perché non si può pensare di assumere dipendenti senza prevedere un becco di un quattrino all'interno della legge di stabilità, prevedendo dei risparmi che non sono mai stati fatti negli ultimi cinque anni in sanità e che dovrebbero essere fatti nei prossimi tre mesi.
Quasi tre anni fa, quando io sono entrato in Parlamento, una delle prime cose che il Ministro della salute ha detto è che nel giro di pochi mesi sarebbero stati rivisti i LEA per determinare i risparmi necessari per continuare a svolgere in maniera eccellente il ruolo del Servizio sanitario nazionale nel nostro Paese: ancora oggi di questi LEA non si vede l'ombra, e ancora oggi il Ministro Lorenzin dice che tra pochi mesi verranno fatti questi LEA per determinare 800 milioni di risparmi ! Noi non ci crediamo: lo sappiamo che non ci saranno questi risparmi, lo sappiamo che la riforma prevista in legge di stabilità è solo carta, anzi carta straccia, e che la stabilizzazione del personale sanitario non avverrà mai, e che la deroga delle assunzioni a tempo determinato è soltanto uno specchietto per le allodole, perché soltanto le regioni che avranno i soldi potranno assumere.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cecconi.
ANDREA CECCONI. Le regioni che non hanno un quattrino – e ce ne sono tante in questa nazione – non assumeranno alcun dipendente ulteriore all'interno del Servizio sanitario nazionale.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.
GIULIA GRILLO. Presidente, intervengo su questa legge di stabilità che abbiamo seguito fino alle ultime battute in Commissione bilancio, ovviamente per quanto riguarda la parte relativa alla sanità. Io intanto alla presenza del Viceministro Morando, che vorrei prestasse un po’ di attenzione, voglio ricordare... Viceministro... Presidente...
PRESIDENTE. Onorevole Grillo, non posso impedire al Viceministro di conferire col Ministro.
GIULIA GRILLO. Infatti ho aspettato con pazienza; magari recupererò i secondi.
Mi sono permessa di chiedere la vostra attenzione perché è successo un fatto secondo me molto grave in Commissione bilancio: era stato riformulato un mio emendamento che serviva a risparmiare soldi, perché sostanzialmente interveniva sui contratti fatti dall'Agenzia italiana del farmaco con le aziende produttrici dei farmaci innovativi per la cura dell'epatite C. Questo emendamento era un emendamento molto banale, perché semplicemente stabiliva di cumulare fra di loro tutti i trattamenti fatti con questi farmaci per arrivare il prima possibile allo scaglione di 50 mila pazienti trattati con essi, e poter arrivare così al costo di 3.500 euro a trattamento per tali pazienti.
Questo emendamento, Viceministro, era stato riformulato: io non so se lei focalizza e se lo ricorda, perché ne abbiamo parlato dopo una lunga notte trascorsa tutti svegli in Commissione. Il Ministero della salute lo aveva visto, quell'emendamento, e lo aveva sistemato: era un emendamento segnalato che il PD, la maggioranza nella persona di Ettore Rosato si era impegnato a riformulare appunto per essere approvato. Inspiegabilmente, senza che lei sia stato in grado di darmi una spiegazione su un atto concordato tra maggioranza e opposizione... Immaginate se noi ieri, dopo avere concordato che votavamo i giudici della Consulta, avessimo fatto quello che volevamo ! Quindi siete stati di una scorrettezza politicamente incredibile; oltre a non avere una logica dal punto di vista economico, perché accanto a lei siede il Ministro dell'economia e delle finanze Padoan, e noi stavamo cercando di fare risparmiare soldi a questo Stato e far garantire ai cittadini italiani più trattamenti di un farmaco che noi paghiamo, Ministro Padoan, 45 mila euro a trattamento, quindi non ce lo regalano ! Non ce lo regalano e ci costa tantissimi soldi ! Finalmente avevamo trovato una quadra: inspiegabilmente questo emendamento ha avuto un parere negativo.
Credo adesso che sarebbe il minimo sindacale sapere chi ha detto che questo emendamento non si doveva approvare e perché. Perché vedete, per voi magari giustamente, in una manovra di 36 miliardi, è una cosa che non ha nessun valore; però io le posso dire che ci sono pazienti in più che avremmo potuto curare con quei farmaci: perché noi con quei farmaci non curiamo tutti i pazienti affetti da epatite C, ma solo alcuni che rientrano nelle linee guida, non perché non potrebbero essere curati, ma perché non ce lo possiamo permettere ! E quindi tirare fuori soldi per questi pazienti significava il minimo sindacale che deve fare uno Stato, che tutela la salute come da articolo 32 della Costituzione italiana.
Viceministro, io questo emendamento l'ho ripresentato: ma l'ho ripresentato ovviamente nella sua interezza, perché esso prevedeva anche un'altra clausola, che si chiama il . Anche qui, Ministro Padoan, approfitto della sua presenza: cos’è il ?
È quella clausola per cui se un farmaco non ha l'effetto che mi viene indicato dall'azienda farmaceutica, l'azienda farmaceutica si impegna a restituire l'ammontare di quel trattamento: cosa che già viene utilizzata per molti farmaci oncologici, e che non è stata invece utilizzata per la cura dell'epatite C con questi farmaci innovativi. Anche lì, Viceministro e Ministro Padoan, avremmo risparmiato tanti soldi, perché se lei pensa che il 10 per cento per cento dei pazienti trattati col Sovaldi e con l'Harvoni non ottiene una negativizzazione dell'indice ematico del virus dell'epatite C: considerando che ogni trattamento costa 45 mila euro, se lei pensa di fare 45 mila per dieci, sono 450 mila euro che noi risparmiamo ogni cento trattamenti !
Allora io veramente mi chiedo qual è stata l'ostilità di questo Governo a non voler approvare emendamenti razionali, che portavano soldi nelle casse dello Stato, che aiutavano questo Stato a trovare finanziamenti. E a questo aggiungo, Ministro e Viceministro, che ne avevo presentato un altro che chiedeva che la ricontrattazione dei prezzi dei farmaci biotecnologici – come da voi indicato nel decreto-legge n. 78 del 2015, quindi come indicato dal Governo – avvenisse con uno sconto minimo del 20 per cento. Questo l'avevate stabilito voi ! Poi al Senato i senatori D'Ambrosio, Lettieri e Mandelli hanno presentato degli emendamenti che hanno eliminato quello sconto, almeno del 20 per cento. Voi avete dato parere favorevole a questo emendamento in maniera sorprendente; perché ? Perché vi siete levati da soli dei soldi, dei soldi che avreste potuto utilizzare: di fatto una parte di questa ricontrattazione dei prezzi dei biotecnologici c’è stata, ed è stata con una media di sconto del 5,6 per cento.
Adesso io, che sono un medico e mi trovo a parlare con voi che vi occupate di economia e vedo che ignorate i miei suggerimenti su materie di tipo economico, rimango veramente molto perplessa; dico: o sto sbagliando io, o forse c’è qualcosa di sbagliato nel vostro atteggiamento. Ed è molto grave, perché dovete pensare che l'Agenzia italiana del farmaco presidia una spesa di 26 miliardi e che noi siamo il terzo mercato europeo che consuma farmaci: è vero che costano di meno, ma ne consumiamo di più, spendiamo di più degli altri, potremmo spendere molto di meno. Auspicherei quindi, da parte di un Governo che dice, che afferma di voler fare della e della razionalità dal punto di vista economico un suo punto forte, mi aspetterei un minimo di considerazione; tanto più che in questo momento l'Agenzia italiana del farmaco sta attraversando un momento di crisi, essendosi dimesso ieri il presidente Pecorelli, quindi essendo senza il presidente dell'Agenzia e col direttore generale su cui grava, mai smentita, una richiesta da parte dei revisori della Corte dei conti di 700 mila euro di rimborsi che presumibilmente non avrebbero dovuto essere percepiti. Mi stupisco quindi sinceramente del vostro atteggiamento; ma probabilmente stupidamente, visto come sono andate le cose.
A questo ricollego molto velocemente il comma 330-, che era quello che prevedeva la deroga agli standard ospedalieri per le case di cura private accreditate che erogano prestazioni di alta specialità.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIULIA GRILLO. Anche lì, mi dispiace dirlo ma avete fatto una manovra dal punto di vista economico irrazionale, perché ovviamente non può essere ad invarianza finanziaria. Sto concludendo, Presidente ! Richiederà il taglio di altre prestazioni, quindi la relazione tecnica che avete presentato è insufficiente a motivarla. Quindi, per quanto mi riguarda, mi confermate l'impressione che di fare veramente efficienza non avete alcuna intenzione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Presidente, colleghi deputati, rappresentanti del Governo, abbiamo lavorato alacremente in questi giorni, diversamente magari da ciò che è emerso fuori da qui, fuori da questo palazzo, per tentare di migliorare il più possibile un impianto legislativo a nostro giudizio assolutamente carente sotto molteplici aspetti. Ma la prima parte di questo intervento io voglio dedicarla alla maniera rocambolesca, e per certi aspetti davvero inaccettabile, con cui il lavoro è stato organizzato: non già dagli uffici che ringrazio, perché davvero è stato fatto come sempre il massimo e anche di più di quello che era nelle possibilità umane, lavorando giorno e notte in Commissione bilancio per tentare di concludere un testo che era arrivato da Palazzo Madama a mio giudizio già carico di incomprensioni e di anomalie, ma delle quali qui si è arricchito, attraverso procedure poco trasparenti, attraverso una grande confusione, che ha preso il sopravvento nei lavori della Commissione e si è aggravata ulteriormente.
Quindi, penso che sia indispensabile che rimanga agli atti in questo dibattito parlamentare il modo terribile con cui i deputati di Montecitorio si sono trovati a operare ed è il risultato finale che esprime il giudizio forte e chiaro rispetto alla qualità di questo provvedimento, che è ancora in fase di elaborazione a causa degli errori formali e delle necessarie correzioni a un testo che già è stato distribuito e che è nelle mani di tutti i gruppi e di ciascun parlamentare.
Vorrei dire che non può verificarsi più – lo dico a questo Governo, nella speranza che non ci accompagni nel prossimo anno in una successiva legge di stabilità, lo dico ai colleghi della maggioranza, che hanno, insieme al Governo, la gran parte delle responsabilità su questo percorso, sul percorso appena compiuto, lo dico, ovviamente, a tutti i colleghi, nessuno escluso –, non potrà mai accadere, mai più, che una legge di stabilità si trasformi in una sorta di riunione condominiale, nella quale ogni condomino dice la sua in ordine agli importi, producendo pezzi di carta, bisticciando con il proprio dirimpettaio.
È stato uno spettacolo indecoroso, perché, nelle democrazie avanzate, quando si parla di legge di stabilità, si immaginano delle prospettive strategiche, si cerca di orientare un popolo intero verso il perseguimento di obiettivi chiari, definiti e di un certo profilo progettuale, economico, culturale, persino valoriale. Tutto quello che non abbiamo visto, perché non esiste all'interno di questo provvedimento.
Ma c’è di più, perché, della sala del Mappamondo, dove si lavorava in Commissione bilancio, accadevano cose persino peggiori di quelle che, invece, animavano la nostra Commissione. Infatti, mentre all'interno della Commissione, semplicemente, si produceva in quantità industriale materiale cartaceo e arrivavano emendamenti e subemendamenti, fuori dalla Commissione persone non qualificate erano presenti – mi assumo tutta la responsabilità di queste affermazioni – e, magari, gioivano all'approvazione di alcuni emendamenti, trattando i parlamentari italiani, eletti dal popolo sovrano, come se fossero delle macchinette obliteratrici di convenzioni, gruppi di pressione, o, magari, semplicemente entità territoriali che dovevano portare a casa un risultato, nella quasi inconsapevolezza della gran parte delle persone che di giorno e di notte – e qui al mio fianco c’è il collega Giorgetti, che è stato tra i più presenti – hanno animato la discussione e si sono assunti, con il proprio voto e la propria espressione di giudizio, la responsabilità delle proprie scelte.
Non potrà più accadere nemmeno che il Governo, oltre ad avere la disponibilità dell'esercizio del potere della gestione di interi ministeri e sottosegretariati, monopolizzi un piano intero, il 100 per cento degli spazi tenuti nella prossimità della sala del Mappamondo, con, appunto, un'alternanza di funzionari pubblici autorizzati con funzionari di partito (non so se ci fossero anche semplici elettori o militanti passati lì per caso). Intanto, vorrei rammentare a me stesso che l'opposizione, in democrazia, in questi frangenti, proprio perché è meno presente, dovrebbe essere maggiormente garantita.
E, quindi, se c’è una disponibilità di spazi, di strutture e di strumenti di lavoro, bisogna pensare innanzitutto a mettere l'opposizione nelle condizioni di espletare il proprio esercizio in maniera compiuta e corretta, e quindi di svolgere quell'azione di controllo che è il sale della democrazia. È molto più importante controllare, o almeno è altrettanto importante controllare, piuttosto che decidere.
Poi veniamo ai contenuti di questa manovra che sono imbarazzanti, perché se tutto questo che ho appena descritto in maniera confusa, me ne rendo conto e ve ne chiedo scusa, si è potuto celebrare nei lavori della Commissione bilancio, è perché la legge di stabilità è diventata una legge di instabilità, instabilità ! La legge di stabilità, che era stata voluta anche di recente con il contributo di tutti, da Tremonti in poi, come una legge di prospettiva, una legge appunto triennale dove si compivano delle importanti scelte... anche negli anni più recenti le precedenti leggi di stabilità non hanno mai avuto niente a che spartire con questa sorta di «marchettificio» che vi siete inventati, inverecondo, vergognoso, la legge delle mancette, la legge che trasferisce le declinandole dal punto di vista della materialità a numeri, a euro.
Noi abbiamo atteso per qualche giorno, per 4 – 5 giorni che venisse calato per esempio il cosiddetto decreto «salva banche». Abbiamo avuto come sempre, come al solito, poco tempo per poterlo visionare e per poterlo emendare; beh, la prima osservazione che abbiamo fatto e che vorrei rimanesse agli atti, perché poi nei tempi ingenerosi delle dichiarazioni di voto fulminee non c’è lo spazio sufficiente per poter lasciare traccia delle proprie considerazioni, vorrei che rimanesse agli atti di questo Parlamento che quel decreto «salva banche» doveva stare fuori dalla legge di stabilità e chi lo ha introdotto nella legge di stabilità ha compiuto un atto irresponsabile e contestualmente irrispettoso delle sofferenze e dei disagi di quei risparmiatori che si sono visti, dal giorno alla notte, prosciugato il proprio investimento. Bisognava dedicare una sessione apposita, con un decreto presentato dal Governo e bisognava cercare di spolverare gli angoli per non lasciare alcuna incertezza, perché i cittadini che lavorano una vita e poi vengono indotti ad acquistare azioni od obbligazioni, o subordinate che siano, sono cittadini che meritano rispetto, perché hanno lavorato e pagato le tasse per questo Stato, che quando si trovano in difficoltà non possono consultare innanzitutto i poteri forti, i direttori di banca, piuttosto che coloro i quali avrebbero dovuto vigilare e non lo hanno fatto (Bankitalia, Consob); devono essere rispettati e devono capire quale strada si stia perseguendo da parte del Governo che dovrebbe rappresentarli e se c’è, attraverso anche le associazioni e i movimenti di riferimento, uno spazio per poter far valere i propri diritti ! Questa è democrazia, contrasto di interessi, da un lato l'interesse dello Stato a spendere il meno possibile, dall'altro ancora, anzi purtroppo dalla stessa parte, l'interesse delle banche a investire il meno possibile per risarcire le persone truffate e defraudate; e dall'altro però ci deve essere lo spazio per le azioni conseguenti di contrasto rispetto ai provvedimenti scelti dal Governo. Voi avete fatto mettere, non li avete messi, su questo siamo d'accordo, 100 milioni di euro su 749 per risarcire, ristorare i risparmiatori.
Noi siamo contrari a questo modo di procedere, riteniamo che il sistema del credito italiano abbia creato questa anomalia, questa degenerazione e abbia prodotto quelle centinaia di migliaia di nuove povertà, cioè dei risparmiatori che non trovano più il becco di un quattrino nel proprio conto corrente.
Allora la soluzione che abbiamo proposto, ritenendo che il sistema del credito italiano come dite voi, in questo vi imitiamo, sia sufficientemente solido è che lui, il sistema del credito vigilato o parzialmente vigilato, insufficientemente vigilato da Bankitalia e Consob, debba provvedere a risarcire il 100 per cento dei risparmiatori che hanno acquistato obbligazioni subordinate.
Perché tutti sappiamo, e lo sa anche Visco, che quei titoli sono stati offerti, spesso e volentieri, attraverso l'estorsione a chi andava a chiedere a un direttore di banca – che talvolta in un comune è un'autorità, quanto lo è il comandante della caserma dei carabinieri e il sindaco di un municipio – dove potesse investire i propri risparmi. Gli si rispondeva, orientando questa domanda verso l'obbligazione subordinata che, tanto per cominciare, qualcuno dovrebbe immediatamente cambiargli titolo e chiamare «azione», perché l'obbligazione è una truffa chiamarla così, se non vede l'obbligo della banca di garantire, comunque, l'investimento. Poi si può perdere o si può guadagnare, ma certamente non è possibile trovarsi con un segno «zero» a fianco dell'investimento effettuato.
Noi riteniamo che la linea debba essere questa: risarcimento integrale di tutti i defraudati, di tutti i risparmiatori che si sono visti scippati i propri risparmi, la propria ricchezza, senza distinzione alcuna e con i soldi del sistema del credito che di soldi ne ha a bizzeffe, non soltanto il ci sono anche le ricchezze immobiliari che, spesso, sono un altro frutto truffaldino di un'azione coercitiva nei confronti dei risparmiatori.
Poi sappiamo altrettanto bene che le obbligazioni subordinate e le azioni delle banche vengono offerte a chi chiede prestiti, a chi chiede mutui, giovani coppie, per acquistare la propria prima casa, oppure a quegli imprenditori che hanno bisogno di accendere un fido per svolgere il proprio lavoro, per caricarsi un appalto o per avviare un'attività imprenditoriale.
Questo è quello che accadeva e lo sapevano tutti, lo sapeva il Governo e lo sapevano le autorità di vigilanza e adesso il Governo e le autorità di vigilanza non se la possono cavare – perché questo è il risultato a cui il Capo del Governo, Matteo Renzi, ha puntato – dicendo: noi mettiamo 100 milioni di euro, o facciamo mettere al Fondo interbancario 100 milioni di euro, per andare incontro alle esigenze dei risparmiatori, perché questa è propaganda, perché bisogna dire forte e chiaro che la gran parte delle persone che si sono trovate defraudate non saranno risarcite e che coloro i quali saranno risarciti lo saranno nella misura del 30 per cento degli investimenti o dei risparmi – che ci interessano ancora di più – che sono stati posizionati, appunto, dentro queste banche che voi avete fatto fallire, dopo aver approvato la riforma delle banche popolari, dopo aver, in buona sostanza, consentito che alcuni titoli di queste banche volassero letteralmente, come è capitato proprio alla famigerata, ormai, Banca Etruria.
Ma non la voglio fare troppo lunga, perché poi dovremmo parlare della dovremmo parlare dei nuovi investitori, dovremmo parlare del rapporto tra questa operazione e i poteri forti e i grandi colossi bancari nazionali e internazionali. Ma, appunto, forse, giusto per questo motivo, e basterebbe alquanto, sarebbe stato utile e necessario staccare il decreto «Salva banche» dalla legge di stabilità; ma voi avete fatto di peggio, avete calato un pacchetto sicurezza, poi il Presidente del Consiglio si è inventato la formula del pacchetto sicurezza e cultura, facendo delle ricostruzioni davvero assurde, dicendo, appunto, che l'intervento sulla sicurezza doveva essere accompagnato per forza con l'intervento nel campo della cultura, perché questo avrebbe agevolato in positivo la difficoltà dell'offensiva della criminalità e dei flussi migratori selvaggi e incontrollati che, comunque, stanno assalendo da ormai diversi anni l'Europa attraverso la porta della Sicilia e del sud Italia. Bene, questo pacchetto, pure, è stato portato in corso d'opera; non stava all'interno della legge di stabilità approvata dal Consiglio dei ministri, è arrivato e abbiamo dovuto visionarlo in fretta e furia, abbiamo tentato di emendarlo e avevamo, comunque, le nostre proposte sulla sicurezza, forti, chiare e decise, tese semplicemente a mettere le nostre forze dell'ordine nelle condizioni di contrastare il crimine e il terrorismo, cioè di non essere, per armamenti ed equipaggiamenti, al di sotto dei propri avversari, come invece è accaduto. Ci è capitato di constatare questa debolezza e questa fragilità delle nostre forze dell'ordine, esattamente osservando con maggiore attenzione, magari rispetto al passato, gli episodi luttuosi e criminali avvenuti al Bataclan di Parigi, dove abbiamo potuto constatare che gli armamenti utilizzati dalle cellule terroristiche erano di gran lunga più efficaci rispetto agli armamenti di cui dispongono le nostre forze dell'ordine, che vanno in giro con giubbotti antiproiettile scaduti e con pistole che al quindicesimo colpo si fermano. Questa sensibilità e le conseguenti proposte erano animate dal buonsenso, semplicemente dal buonsenso, e, invece, i 3 miliardi e 400 milioni del pacchetto sicurezza e cultura stanziati da lei, Ministro Padoan, insieme al Presidente del Consiglio, Renzi, prevedono l'erogazione di 290 milioni di euro, con 500 euro a chi ha compiuto i diciotto anni e poi si capisce la ragione per la quale abbiamo parlato di manovra elettorale o di marchette. Voi avete colpito i diciottenni che andranno al voto per la prima volta e li avete avvicinati – logica da parte peggiore della prima Repubblica – dandogli la possibilità, attraverso l'uso di una caricata per 500 euro, di accedere a una serie di servizi: cinema, concerti, teatri, musei, acquisto libri, gratuitamente, ma non solo la vicenda è, ahimè, clamorosamente distante dalle attuali esigenze del momento, ma voi non fate neanche una distinzione rispetto al reddito, cioè un ragazzo diciottenne, figlio di una famiglia ricca che potrebbe andare al cinema, al teatro e a vedere i concerti tutti i giorni con le risorse della propria famiglia, potrà andarci gratuitamente, ci potrà andare gratuitamente ! Io non so se siete semplicemente folli o se avete perso la Trebisonda, ma come si fa a dare 500 euro di bonus a una persona agiata, a figli, non voglio fare nomi e cognomi perché sarebbe magari anche di cattivo gusto, di persone che sono tra le più ricche d'Italia e d'Europa ? Lo avete fatto voi, avete ancora tempo e spazio per pentirvene, ma ci sono ancora 110 milioni di euro più il 2 per mille che voi investite sull'associazionismo culturale, il che potrebbe, in teoria, essere una buona notizia, ma sarebbe una buona notizia se fossero le istituzioni competenti a occuparsi dell'associazionismo culturale, invece, voi questi 110 milioni, più il 2 per mille, li posizionate senza criteri di riparto, a monte, quindi, con criteri di riparto e di erogazione a valle, direttamente presso la Presidenza del Consiglio. Questi soldi verranno distribuiti da Renzi in persona, da Renzi in persona ! Neanche un sindaco di un comune di 5000 abitanti lo fa più, ma vi rendete conto del livello sconsiderato a cui avete ridotto la nostra democrazia ? Andate a distribuire clientele, quattrini e soldi ad associazioni e lo fate da Palazzo Chigi, lo ripeto, da Palazzo Chigi ! Alla faccia della programmazione economica. E lo fate con l'aggravante del fatto che tutto questo andrà a interrompere il famoso tetto del 3 per cento nel rapporto deficit/PIL che era un impegno solenne che abbiamo dovuto corrispondere in questi anni e che è costato sudore e fatica, gente che si è ammazzata perché disperata, persone che hanno perso il lavoro, gente che apparteneva al ceto medio produttivo che è finita sotto la soglia della povertà e voi andate a rompere questi sacrifici e i loro risultati faticosamente messi insieme per fare che cosa ? Per dare la ai ragazzi diciottenni ricchi pronti al voto e, quindi, magari pronti a votarvi, o per dare il 2 per mille alle associazioni o i 110 milioni alle associazioni, i primi erano 290, chiedo scusa; oppure per dare 17 milioni, più 1,5 milioni di euro rispetto alla stagione precedente, a una nota organizzazione europea di ricerca dell'emisfero australe. Si tratta di 17 milioni ! Volete sapere – ve lo ricordo io – quanti soldi date alle forze dell'ordine per gli armamenti ? Date 50 milioni di euro. Date 17 milioni all'organizzazione europea di ricerca dell'emisfero australe, un terzo, e 110 milioni, più il 2 per mille, alle associazioni culturali italiane (con soldi distribuiti da Renzi in persona che forse glieli andrà anche a consegnare al domicilio, chissà non ci stupirebbe), ovvero la metà, e 290 milioni per l'accesso gratuito ai cinema e ai concerti di Lady Gaga. Dico: «state fuori !». Forse una proposta che potrebbe mettere insieme le due esigenze potrebbe essere quella di consentire alle forze dell'ordine l'accesso al alla di 500 euro, così possono comprare dei volumi che, quando hanno esauriti i proiettili, possono tirare addosso ai terroristi o ai criminali. Ma non so io se ci avete messo davvero l'impegno o se qualcuno, qualche lobbista, ve li ha suggeriti questi atti indecorosi che si arricchiscono con il finanziamento al museo MAXXI. Si potrebbe dire «è un'istituzione culturale importante». Ci mancherebbe altro che non lo sia. Certo non credo che sia incidentale il fatto che è presieduta dalla ex Ministro Giovanna Melandri e non credo che sia irrilevante il fatto che questo è il terzo anno che gli diamo dei finanziamenti. Se ci sono tre anni di finanziamenti straordinari, qualcuno si ponga una domanda e si dia una risposta. Significa che o il MAXXI è impantanato oppure addirittura è impantanato perché chi lo presiede non è capace di farlo funzionare. In ogni caso, ci si dovrebbe spiegare la ragione per la quale si danno, tirandoli fuori dalla cosiddetta revisione della spesa, 500 mila euro l'anno al MAXXI e non si danno soldi ad altre istituzioni culturali più importanti. Perché avete preso il MAXXI ? Scusate, qualcuno ci vuole spiegare la ragione per la quale insieme al MAXXI avete preso anche l'ENIT presieduto dalla vostra amica del Partito Democratico, organica al Partito Democratico, Evelina Christillin ? Si danno 730 milioni di euro per tre anni sempre di protezione dalla a due enti culturali, gli altri dove stanno ? Ce ne sono decine di migliaia e ce ne sono sicuramente qualche centinaio più importanti di questi due. Qual è il criterio che avete utilizzato per scegliere questi due rispetto ad altri ? Come mai proprio questi due ? Lo volete spiegare ? Viceministro Morando, che se la ridacchia, io spero che lei stia ridendo di questa ricostruzione e spero anche che abbia argomenti per poter spiegare fuori da qui la ragione per la quale lei e il Ministro Padoan, che le sta alle spalle, avete scelto nel mucchio delle istituzioni culturali apicali italiane l'ENIT e il MAXXI. Lo volete spiegare ? Lo volete spiegare agli italiani ? A quei disgraziati che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena, a quelli che sono andati a ingrassare le fila dei nuovi poveri ? Forse le spiegazioni sono dovute, ma voi non ne avete, perché non esiste un motivo al mondo per il quale queste istituzioni vengano ritenute, pescandole nel mazzo, più importanti di altre ben più rilevanti, di più alto profilo e certamente anche più utili da promuovere, perché maggiormente capaci di intercettare investimenti da parte sia dei visitatori italiani, sia del circuito internazionale.
Ma non è finita qui, c’è un 3 per cento di opere infrastrutturali che da un punto di vista dell'importo economico vengono prese, staccate e messe sulla cultura.
In un Paese disperato dove è crollato il viadotto Italia della gloriosa Salerno-Reggio Calabria, per cui mezza Italia per arrivare in Calabria e in Sicilia deve fare dei sacrifici incommensurabili (quasi, quasi viene il desiderio di andarci in groppa a un somaro), con i viadotti che collegano Catania a Palermo, in Sicilia, che sono crollati, sono collassati, con l'assetto idrogeologico precario che abbisognerebbe di investimenti miliardari, con una rete infrastrutturale, rispetto soprattutto alla linea del ferro, che è claudicante e quasi inesistente nel Meridione d'Italia, con il Mezzogiorno che è deinfrastrutturato, voi togliete il 3 per cento per metterlo su non meglio identificate iniziative culturali ?
Poi ci sono 500 nuovi assunti al Mibact in spregio a ogni criterio di mobilità e di recupero di professionalità casomai ubicate in altri comparti della pubblica amministrazione, senza un disegno, senza nulla, solo per fare marchette, solo per andare a intercettare – questo desiderio non vi riuscirà – nuovi bacini elettorali. Questa sarebbe la nuova storia del rottamatore Renzi ? Il rivoluzionario che avrebbe dovuto cambiare l'Italia per portarla dove ? Come al gioco dell'oca, al punto di partenza. Siamo tornati alle peggiori leggi di stabilità, ex leggi finanziarie o di bilancio, della Prima Repubblica, siamo passati alla distribuzione delle prebende. È una vergogna ! Ed è vergognoso che un pezzo importante della maggioranza sia stato complice di questa impostazione di questo impianto.
Noi avevamo immaginato qualcosa di diverso: il raddoppio dei fondi per i rinnovi contrattuali delle forze dell'ordine da 74 a 148 milioni; un fondo di 300 milioni per il 2016 per il personale dei comparti di sicurezza, difesa e soccorso pubblico; 100 milioni l'anno, quindi il doppio, per gli armamenti rispetto a quelli che avete messo voi; l'assunzione di 500 vigili del fuoco perché tra un po’ non avremo più vigili del fuoco in Italia; interventi in favore della polizia locale e del Corpo forestale dello Stato nell'ambito delle procedure di riorganizzazione che li stanno interessando; interventi a detrazione sul gioco d'azzardo; interventi che favoriscono le imprese sul Fondo di garanzia per le piccole e medie, per favorire le aziende che sono letteralmente annichilite da una concorrenza sleale che voi non vi ponete proprio il problema di contrastare. Qualche anno fa c'era il problema della produzione in India e in Cina a prezzi stracciati, in spregio all'ambiente e ai diritti sociali e sindacali, di merci che poi venivano importate senza dazi in Europa e in Italia. Oggi, addirittura, al danno si aggiunge la beffa, perché questi prodotti vengono realizzati qui, a casa nostra, nei tanti quartieri delle nostre città e Prato ormai è solo un titolo di un lungo elenco perché le nostre città sono ormai falcidiate da fenomeni di produzione di oggetti in spregio appunto ai diritti sociali, sindacali, ambientali, con grande difficoltà per le forze dell'ordine e per la Guardia di finanza di contrastare sia le modalità di produzione, sia prodotti contraffatti a valle.
Queste sono le ragioni, Presidente, Ministro, colleghi, per le quali forte e chiara si leva la voce dell'indignazione da parte della destra italiana. Noi non avremmo mai fatto una «gamberata» di questo tipo, mai avremmo ridotto l'Italia a tornare indietro nel tempo, a rimettere indietro le lancette dell'orologio e a trovarsi di fronte a una finanziaria che invece di guardare avanti prende dei soldi pubblici di persone in difficoltà e li distribuisce agli amici degli amici.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Carfagna. Ne ha facoltà.
MARIA ROSARIA CARFAGNA. Grazie Presidente. Quella che stiamo affrontando oggi in Aula è la discussione generale sulla legge di stabilità e credo che per affrontare al meglio questa discussione generale sia necessario un cambio di prospettiva, un radicale cambio di prospettiva.
Cosa intendo dire ? Intendo dire che è necessario fare, oggi più che mai, quello che dovrebbe essere scontato, ma che evidentemente non lo è, cioè guardare, analizzare ed esaminare ciò che stiamo facendo con gli occhi e con lo spirito critico che possono avere gli italiani, perché la legge di stabilità non è fatta soltanto di numeri e di conti da far quadrare: il bilancio dello Stato impatta sulla quotidianità, su ogni aspetto della quotidianità dei cittadini. Noi adesso abbiamo la responsabilità di decidere come saranno spesi i soldi degli italiani nei prossimi anni, allora è doveroso ascoltare, capire, farci interpreti e soprattutto tradurre in azioni concrete quelli che sono i bisogni dei cittadini italiani. Questo dovrebbe essere il compito del Parlamento, questo dovrebbe essere soprattutto il compito della maggioranza, del Governo. Quello che invece sta accadendo va nella direzione opposta, quella cioè di mantenere il potere, di gestirlo, di provare a conquistare il consenso con qualche mancia dal sapore elettorale. Tale e tanta è la paura di perdere il potere che avete conquistato senza alcuna legittimazione popolare che avete scritto una legge di stabilità pensando sia allo sviluppo sia alla crescita, ma non del Paese bensì del consenso del Partito Democratico e della vostra parte . Questa legge di stabilità è stata scritta pensando al Partito Democratico non agli italiani. Non è scritta, per esempio, pensando a cosa servirebbe all'artigiano campano o all'imprenditore lombardo. Non è scritta pensando a quei giovani che si affacciano all'età adulta, che non sanno dove sbattere la testa perché quasi sicuramente dovranno andare all'estero per valorizzare quelle potenzialità, quel sapere che hanno costruito all'interno delle nostre università e delle nostre scuole. Non è scritta pensando alle donne italiane, a quelle donne precarie, per esempio, che vorrebbero tanto fare un figlio ma non lo fanno perché hanno paura di perdere il lavoro. Non è scritta pensando ai pensionati, non è scritta pensando ai cassintegrati, e l'Italia, Ministro, sottosegretario, Viceministro, non è fatta soltanto di storie di successo, di luoghi accoglienti, scintillanti, dove il nostro Presidente del Consiglio ama recarsi per alimentare la sua propaganda; no l'Italia è fatta anche di altro. È fatta di famiglie in difficoltà, è fatta di periferie degradate, è fatta di zone alluvionate. È a questa Italia che noi dobbiamo pensare ed è per questa Italia che dobbiamo lavorare, per quell'Italia che non ce la fa, per esempio, per il Mezzogiorno, per quel meridione che oggi appare sempre di più impoverito, arretrato, paralizzato, un territorio dove i giovani buttano la spugna, dove le famiglie congelano i consumi, dove le imprese non riescono a buttarsi alle spalle le difficoltà di questi ultimi anni. Questa è una delle questioni più urgenti del nostro tempo e questa legge di stabilità non l'affronta. Il «pacchetto Mezzogiorno» inserito in questa legge di stabilità non affronta la questione. È semplicemente ridicolo, perché ripropone soltanto una ricollocazione di fondi che sono già destinati al Mezzogiorno, soldi provenienti dal Fondo di coesione e dagli stanziamenti europei. Nessuno stanziamento dedicato, nulla ! Nessun masterplan, nessun piano di azione straordinario. Parliamo di quel sud che è già stato scippato di 3 miliardi e mezzo di euro per destinarli agli sgravi contributivi previsti dal . Forza Italia aveva anche fatto delle proposte, delle proposte concrete, realizzabili, prevedendo anche le coperture economiche, dal credito d'imposta agli sgravi per le assunzioni, ma il Governo non le ha neanche prese in considerazione, il voto in Commissione bilancio è stato contrario. Questo è un atteggiamento incomprensibile di fronte ad una crisi senza precedenti che ha provocato una lacerazione profonda nel Paese e che il Governo fa finta di non vedere. Per non parlare poi dei temi riguardanti il sociale e le pari opportunità. Giusto per informarvi, un emendamento che è stato presentato da Forza Italia prevedeva e proponeva il rifinanziamento del Fondo per le pari opportunità: ebbene questo emendamento è stato dichiarato inammissibile, non respinto. Non è stato ammesso, proprio a riprova di quello che sostengo, di quello che sosteniamo da tempo, cioè che a questo Esecutivo della tutela dei diritti interessa poco o nulla.
Non solo non abbiamo un Ministro per le pari opportunità ma non abbiamo neanche un capo del Dipartimento per le pari opportunità e neanche il direttore generale dell'UNAR, cioè di quella direzione generale che avrebbe il compito di prevedere lo stanziamento di milioni e milioni di euro proprio per contrastare le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale, sul sesso, sulla razza, sulla lingua e sulla religione . Questa è un'altra storia di cui mi piacerebbe che, prima o poi, il Presidente del Consiglio rendesse conto agli italiani. Ciò che emerge, in conclusione, visto che la politica è una questione di priorità, è che la priorità per voi non è andare in soccorso dei bisogni, delle esigenze, delle richieste di famiglie, di imprese, di giovani che cercano lavoro, di donne che fanno fatica a conciliare vita lavorativa e vita familiare, ma la priorità per voi è sempre una, è sempre la stessa: garantire la vostra sopravvivenza e la gestione di quel potere che avete conquistato senza alcun tipo di legittimazione popolare .
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione congiunta sulle linee generali.
PRESIDENTE. Prendo atto che i relatori per la minoranza, onorevole Polverini e onorevole Cariello, rinunciano alla replica. Il relatore di minoranza Melilla non è dei nostri, quindi si intende abbia rinunciato alla replica.
Ha facoltà di replicare il relatore per la maggioranza Fabio Melilli.
FABIO MELILLI, . Grazie, Presidente. Soltanto una riflessione, che credo sia doverosa, in relazione agli interventi che ho ascoltato questa sera. Mi viene da dire che è un po’ difficile criticare questa legge di stabilità; l'abbiamo capito dagli interventi delle opposizioni. È una legge di stabilità che per la prima volta concretizza davvero quello che in Aula abbiamo sentito per lunghi mesi di discussione sugli argomenti più disparati, cioè la necessità di questo Paese di avere una legge di stabilità che per la prima volta interrompesse il percorso del rigore e che, invece, lavorasse sulla crescita, sull'espansione, sulla domanda e sull'offerta. Mai, come in questa legge di stabilità, le risorse sono state destinate, seppure in deficit, come molti ci hanno chiesto. Paglia addirittura ci ha detto che è troppo poco, ma credo che sul fatto che il nostro Paese sia rispettoso delle regole europee non si discute, è una delle linee di condotta che il Governo ha tenuto sempre nei rapporti con la Comunità europea, con l'Europa. È una legge che ha difficoltà ad essere davvero criticata. Ho ascoltato molte cose, quella che mi è dispiaciuta di più – lo dico all'onorevole Rampelli, che dopo un lungo intervento ha abbandonato l'Aula – è questo sport della mortificazione del lavoro parlamentare. Credo, da relatore di maggioranza insieme al collega Tancredi, di dovere invece un ringraziamento al lavoro che è stato fatto; faticosissimo, data la mole e gli interventi vari che hanno caratterizzato questa legge di stabilità. Lavoro faticosissimo fatto dai parlamentari, che ringrazio tutti, di maggioranza e di opposizione. Non credo si possano definire – come sono state spesso definiti – «marchette» gli interventi che abbiamo fatto. Guardiamoli, se volete, in un'altra occasione, uno per uno: si tratta di scelte politiche, di attenzione ad alcuni comparti che vivono momenti di difficoltà. Lo abbiamo fatto nei limiti di una compatibilità economica che era limitata ed abbiamo scelto, come fa la politica sempre. La politica è questo: la scelta di un intervento piuttosto che un altro. Mi dispiace che qualcuno non abbia nemmeno assistito bene ai lavori, evidentemente il bisogno di riposo – legittimo da parte anche dei nostri rappresentanti in Commissione, anche di quelli di opposizione – non ha consentito nemmeno all'onorevole Rampelli di seguire l'evoluzione degli emendamenti, che non sono quelli che lui racconta, perché sono cambiati nel tempo. L'intervento sul 3 per cento delle risorse che vengono sottratte al Ministero delle infrastrutture a vantaggio del Ministero dei beni culturali non c’è stato più; c’è stata una somma limitata a 30 milioni di euro. Non sono soldi alla cultura – magari fossero, come spesso abbiamo fatto con questa legge di stabilità –, sono soldi agli interventi infrastrutturali di origine culturale, dei beni culturali, che tanto hanno bisogno di interventi nel nostro Paese.
Sono davvero stupito anche di qualche riferimento, capisco l'onorevole Rampelli e la sua origine, diciamo, romana, ma insomma abbiamo fatto un intervento sul MAXXI, lo dico qui perché tanta polemica ha sollecitato, dove invece di centrare l'attenzione sul fatto che togliamo il MAXXI dal comparto della pubblica amministrazione e salviamo il MAXXI per questo, perché il MAXXI non potrebbe avere sponsorizzazioni e risorse come invece avrà grazie all'intervento che abbiamo fatto, ci siamo impuntati insomma sul fatto che quell'emendamento finanzia per 700.000 euro quella operazione, senza conoscere neanche i meccanismi che consentono agli emendamenti di essere dichiarati ammissibili o meno in una legge di stabilità.
Lo dico veramente con rammarico, ma lo dico anche con una grande soddisfazione, perché quando il dibattito delle opposizioni si concentra su aspetti così specifici e marginali di una legge di stabilità, vuol dire che l'impianto complessivo è soddisfacente. Abbiamo fatto una legge di stabilità molto corposa; è intervenuto il Governo durante il dibattito, a modificare anche alcuni impianti fondamentali nei saldi e nell'indebitamento. Lo abbiamo fatto con la consapevolezza di poter chiedere all'Europa a testa alta la possibilità di andare in deficit così come siamo andati.
Io credo che vi sia invece da parte delle forze di maggioranza una grande soddisfazione per quello che abbiamo fatto; è la prima vera, grande, inversione di tendenza, che credo possa essere accolta dall'Europa, per la credibilità che in Europa indubbiamente abbiamo riconquistato.
PRESIDENTE. Ha facoltà ora di replicare il relatore per la maggioranza Paolo Tancredi.
PAOLO TANCREDI, . Presidente, molto rapidamente, anche perché l'onorevole Melilli è già andato nel dettaglio.
PRESIDENTE. Le aggiungo un altro argomento a sostegno della rapidità. Nessuno di voi teoricamente avrebbe più tempo, la Presidenza ve lo ha concesso anche in ragione della rilevanza dei testi che esaminiamo, vi invito però alla sintesi.
PAOLO TANCREDI, . Sarò telegrafico. Mi interessa rispondere alle critiche numerose arrivate sulla spesa in deficit e sulla mancanza di una e di un taglio della spesa. Vengono dal Movimento 5 Stelle, vengono in maniera dettagliata e anche competente dall'onorevole Paglia, che dice giustamente che non è possibile utilizzare il deficit per la spesa corrente, ma andrebbe utilizzato correttamente per la riduzione delle tasse o per gli investimenti, ma in questa legge di stabilità c’è una riduzione delle tasse e ci sono anche investimenti. Non devo ricordare i numerosi interventi di riduzione delle imposte sulla casa, c’è l'IRES per il 2017, la per quanto riguarda invece gli investimenti c’è il credito d'imposta per le imprese del Sud, il centoquaranta per cento di ammortamento per le imprese e quindi da questo punto di vista credo che abbiamo fatto, il Governo e la maggioranza, un intervento coerente.
Insomma, vorrei che ci fosse più tempo ma ci sarà per spiegarlo meglio, così come ad alcuni interventi dei colleghi di Forza Italia, Bergamini in particolare, che rinnova quello che dicono da qualche giorno anche sulla stampa, cioè che dovevamo prevedere un ristoro per gli obbligazionisti sul provvedimento banche che risarcisce tutti gli investitori. A parte che, l'ho detto anche tante volte in Commissione, non lo ritenevo giusto, ma oggi vediamo dei dati che ci segnalano che per la grande maggioranza di quegli investitori le obbligazioni subordinate rappresentano una piccola parte del loro portafoglio titoli, e non che io li stia accusando di essere speculatori, si tratta di una normale forma di risparmio, però se pensassimo a quelli noi dovremmo pensare anche a chi ha investito in una casa nel 2008 e oggi se la ritrova svalutata del 50 per cento, o che ha investito anche in titoli di grandi banche prima della crisi e oggi si trova una svalutazione importante.
Insomma, io ci andrei cauto, e 100 milioni di euro rispetto a un monte di 300 milioni di euro di investitori su quei prodotti penso siano una cifra importante. Secondo me è anche opportuna la scelta del Governo di affidarsi ad un arbitrato terzo che possa definire puntualmente queste situazioni. Grazie Presidente, finisco qui perché mi rendo conto che i tempi sono esauriti.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
PIER CARLO PADOAN, . Grazie Presidente. Intenderei replicare ripercorrendo, se posso, i tratti essenziali di questa legge di stabilità. Il quadro internazionale è più complesso di qualche mese addietro. La politica monetaria dalla Banca centrale europea continua a produrre effetti benefici sull'aspettative di inflazione, mentre la dinamica dei prezzi nell'eurozona è ancora decisamente lontano agli obiettivi. Al tempo stesso la crescita di alcune grandi economie emergenti continua a rallentare, alimentando le pressioni al ribasso sui prezzi delle materie prime, dell'energia e dei prodotti finiti, penalizzando il commercio internazionale. Riflettendo anche queste tendenze l'inflazione in Italia continua ad evolversi secondo tassi molto contenuti, d'altro canto la Federal Reserve ha deciso ieri di alzare i tassi di interesse di riferimento, segnalando fiducia rispetto alle prospettive di crescita negli Stati Uniti.
Nonostante lo scenario internazionale si stia facendo più difficile, la fase di ripresa dell'economia italiana si sta progressivamente rafforzando. Le stime di crescita del PIL presentata nel disegno di legge di stabilità 2016 vengono confermate. I dati di ottobre sul prodotto industriale suggeriscono che l'economia si sta muovendo nella giusta direzione, i consumi sono in moderata ripresa anche grazie alle misure adottate dal Governo. Lo sforzo del Governo si concentra ora su investimenti e competitività, oltre alle politiche di riequilibrio sociale e territoriale. Rivitalizzare gli investimenti pubblici e privati in un contesto di rinnovata stabilità della finanza pubblica resta quindi un obiettivo prioritario.
Ma le novità di contesto non riguardano solo lo scenario economico, il materializzarsi delle minacce del terrorismo globale a cui abbiamo assistito ha determinato la necessità di innalzare le misure di sicurezza nel nostro Paese, a livello europeo e internazionale. Con risoluzione adottata in data 8 ottobre 2015, ai sensi della legge n. 243 il Parlamento ha autorizzato il Governo al ricorso all'indebitamento nei limiti massimi indicati nella relazione 2015, deliberata dal Consiglio dei ministri lo scorso 18 settembre. Il Governo, anche in considerazione dei recenti avvenimenti internazionali relativi ai gravi fatti di terrorismo e al fine di rafforzare l'apparato di sicurezza nazionale intende da subito avvalersi dei margini finanziari consentiti nei limiti massimi indicati nella citata relazione al Parlamento, pari nel 2016 a un indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche del 2,4 per cento in rapporto al PIL, cui corrisponde un saldo netto da finanziare nel bilancio dello Stato pari a 35,4 miliardi, che le Camere hanno già autorizzato con le soluzioni sopra indicate.
La strategia del Governo si muove lungo due direttrici: contrastare i rischi legati alla possibilità che si verifichino episodi di terrorismo e rafforzare ulteriormente la difesa dei valori che rappresentano i pilastri della nostra società. Sotto il primo profilo, gli interventi proposti attengono principalmente all'ammodernamento delle dotazioni strumentali in uso alle forze del comparto sicurezza e del comparto difesa, al potenziamento della capacità di sorveglianza, comunicazione, intervento e logistica delle forze di sicurezza e difesa, allo sviluppo della sicurezza informatica e all'incremento del trattamento economico del personale appartenente ai comparti indicati. Quanto al secondo aspetto, gli interventi riguardano in particolare la riqualificazione urbana e delle periferie, il rafforzamento della conoscenza del patrimonio culturale da parte dei giovani, il rafforzamento del diritto allo studio. Trattandosi di interventi che esplicano i propri effetti nel 2016 si conferma il raggiungimento dell'obiettivo di medio termine nel 2018.
Le linee guida dell'azione di Governo restano invariate, il piano presentato nel disegno di legge di stabilità resta ispirato ad un consolidamento della finanza pubblica in parallelo ad una azione di sostegno alla crescita di consumi e investimenti. L'incertezza legata al contesto internazionale rende l'azione di Governo a sostegno degli investimenti pubblici e privati ancor più necessaria al raggiungimento degli obiettivi di crescita. Per quanto riguarda la finanza pubblica, l'intonazione della politica di bilancio più favorevole alla crescita si accompagna alla progressiva riduzione dell'indebitamento netto e sfrutta gli spazi fiscali liberati dalle clausole di flessibilità, definite dalla Commissione europea nella comunicazione del 13 gennaio di quest'anno.
Nonostante la bassa inflazione e la moderata crescita nominale, per la prima volta in otto anni di aumenti successivi, il debito pubblico diminuirà dell'1,4 per cento nel 2016, per poi ridursi più rapidamente, fino a scendere sotto il 120 per cento del PIL nel 2019. Per quanto riguarda l'alleggerimento fiscale, sulla pressione fiscale si interviene innanzitutto rimuovendo gli aumenti delle imposte, che a normativa vigente dovrebbero scattare all'inizio del 2016, per un gettito pari a 16,8 miliardi, circa un punto di PIL. Si riducono inoltre le imposte sulla proprietà di immobili residenziali adibiti ad abitazioni principali, che interessano circa l'80 per cento dei nuclei familiari, e sui terreni agricoli e macchinari d'impresa cosiddetti imbullonati, per un valore complessivo di circa lo 0,3 per cento di PIL. Il primo intervento mira a migliorare le aspettative delle famiglie e le relative decisioni di consumo, gli altri due ad accrescere la competitività del sistema produttivo.
Per quanto riguarda gli investimenti pubblici, al fine di sostenere ulteriormente i segnali di ripresa dell'economia, il Governo ha definito una strategia di azione che si articola attraverso misure di accelerazione della spesa dei fondi europei e di rafforzamento delle strutture amministrative. Una porzione importante degli investimenti pubblici in Italia sono cofinanziati da fondi europei, quindi ci si può avvalere della clausola per gli investimenti prevista dalla comunicazione della Commissione sulla flessibilità. Tale clausola implica, oltre ad un accresciuto spazio di manovra per investimenti, anche un incentivo a migliorare l'efficienza e le procedure legate a tali investimenti. I fondi strutturali europei nel periodo 2014-2020 giocano un ruolo rilevante per il rispetto degli obiettivi di spesa definiti dalla clausola di flessibilità. Pertanto, al fine di assicurare condizioni di accelerazione dell'utilizzo di tali fondi, nel disegno di legge stabilità sono previste, tra le altre, importanti misure rivolte ad agevolare i processi di spesa dei fondi europei da parte delle regioni. A corollario di queste misure il Governo ha promosso una serie di azioni volte a rafforzare le competenze e le capacità delle strutture amministrative e tecniche responsabili dell'attivazione degli investimenti finanziati con risorse pubbliche.
Ma ci sono anche misure volte a rafforzare gli investimenti privati. Il super-ammortamento: nella legge di stabilità si introduce una maggiorazione del 40 per cento del costo fiscalmente riconosciuto per l'acquisizione, dal 15 ottobre 2015 al 31 dicembre 2016, di beni strumentali nuovi, in modo da consentire l'imputazione al periodo d'imposta di quote e ammortamenti e canoni di locazione finanziaria più elevati. Si tratta di una misura immediatamente attiva e che presenta caratteristiche di semplicità. L'avviamento: si interviene sulla disciplina delle aggregazioni aziendali, consentendo ai contribuenti di ridurre il periodo di ammortamento previsto per l'avviamento e i marchi d'impresa da dieci a cinque quote.
Vorrei dire comunque che la legge di stabilità esce rafforzata dal dibattito parlamentare, anche grazie a proposte dell'opposizione. Cito alcune di queste misure che hanno rafforzato la legge di stabilità. Per quanto riguarda il Mezzogiorno, il Governo ritiene in via generale che nel Mezzogiorno sia innanzitutto necessario migliorare l'implementazione delle politiche nazionali. In questo quadro, analogamente alla misura del super-ammortamento valida sull'intero territorio nazionale, si introducono benefici fiscali aggiuntivi, nella forma di un credito d'imposta per l'acquisto di beni strumentali nuovi, destinati a strutture produttive nelle regioni del Mezzogiorno dal 1o gennaio 2016 fino al 31 dicembre 2019. La misura dell'agevolazione è differenziata in relazione alle dimensioni aziendali. Danno diritto al credito d'imposta gli investimenti facenti parte di un progetto d'investimento iniziale relativo all'acquisto, anche tramite di macchinari, impianti e attrezzature varie destinati a strutture produttive nuove o già esistenti. Il tetto massimo per ciascun progetto d'investimento agevolabile è di 1,5 milioni di euro per le piccole imprese, di 5 milioni per le medie e di 15 milioni per le grandi. Non bisogna poi dimenticare che con la legge di stabilità 2016 si realizza il superamento del Patto di stabilità interno e si attivano meccanismi di gestione del bilancio che consentono di disporre complessivamente di risorse pari a 11 miliardi per investimenti pubblici, di cui più di sette per il Mezzogiorno.
Per quanto riguarda le regioni, per le regioni a statuto ordinario abbiamo aumentato di 600 milioni il contributo ai fini della riduzione del debito, portandolo da 1.300 a 1.900 milioni di euro. Il contributo è finanziato per l'esatto importo attraverso il Fondo per assicurare la liquidità per pagamenti dei debiti certi liquidi ed esigibili, istituito dal decreto-legge n. 35 del 2013.
In materia pensionistica l'impianto generale prevede che non venga modificato l'assetto del sistema pensionistico e che le misure adottate siano finanziate nell'ambito del sistema previdenziale, in parte estendendo l'intervento sull'indicizzazione delle pensioni introdotto nel 2013 e in parte prevedendo la razionalizzazione di fondi già programmati. Durante l'esame parlamentare tale impianto della legge di stabilità 2016 è stato confermato.
Per quanto attiene alle innovazioni apportate nel corso dell'iter parlamentare, segnalo, tra le altre: l'anticipo al 2016 della misura relativa all'innalzamento della «no tax area» contenuto nel disegno di legge con decorrenza 1o gennaio 2017; la sterilizzazione nel 2016, con recupero nel 2017, della restituzione da parte dei pensionati dello 0,1 per cento di indicizzazione ricevuto in più nel 2015 con riferimento alla rivalutazione per l'anno 2014.
In conclusione, con la legge di stabilità, continua l'azione di Governo di sostegno a crescita e a occupazione in un quadro di progressivo consolidamento dalla finanza pubblica, azione che si basa anche, come è noto, su un forte coinvolgimento sul piano delle riforme strutturali che continuerà nel 2016. Concludo, signor Presidente, associandomi al ringraziamento al Parlamento per il lavoro svolto.
PRESIDENTE. La ringrazio signor Ministro.
Avverto che è in distribuzione un dello stampato del testo A dei disegni di legge di stabilità e di bilancio, che è stato predisposto a seguito di alcune difformità riscontrate rispetto a quanto contenuto nel resoconto dei lavori della V Commissione (Bilancio).
ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Grazie, Presidente. Il mio intervento è in merito alla sua comunicazione e all’dello stampato del testo A della legge di stabilità e di bilancio. Presidente, con l'occasione vorrei cogliere ovviamente l'opportunità di ringraziare gli uffici per il lavoro che è stato svolto in condizioni drammatiche, oserei dire, per potere seguire in modo adeguato il provvedimento. Però, Presidente, per quest’ in condizioni ordinarie potremmo dire che saremmo sereni rispetto al lavoro che è stato fatto con grande determinazione e con grande lucidità da parte degli uffici e in condizioni ordinarie avremmo potuto seguire anche noi in modo adeguato quelle che erano le modifiche previste e approvate al testo dei disegni di legge di stabilità e di bilancio. Quindi le eventuali sviste, dimenticanze, correzioni o meno, apportate durante le riformulazioni, sarebbero state sicuramente condivise e accettate anche dal nostro gruppo.
Presidente, noi ovviamente ci affidiamo all'equilibrio, come sempre, del lavoro degli uffici e della Presidenza e alle verifiche fatte. Ci lasci dire alcune cose, però, dopo un lavoro così stressante e massacrante, che la maggioranza ha imposto comunque all'opposizione per quello che riguarda ritmo, tempi, argomenti, emendamenti. È quindi complessivamente una legge di stabilità che, come è stato ricordato in sede di discussione sulle linee generali, è stata raddoppiata nella lettura. È evidente Presidente che siamo a fronte di un dove noi troviamo delle modifiche che riguardano coperture o interventi che passano dall'annualità a diventare permanenti, interventi che riguardano la sostituzione di parole come «un periodo d'imposta» in «due periodi di imposta», dimenticanze che riguardano subemendamenti ed emendamenti approvati, che non sono stati poi inseriti nel testo – e noi ci affidiamo ovviamente al buon lavoro dei segretari e dei funzionari della Commissione – per essere poi reinseriti, nella speranza che questo sia avvenuto davvero.
Ora, Presidente, noi diciamo con chiarezza che qui ci sono una serie di interventi – non siamo in grado di dare le quantificazioni – che modificano ancora una volta la legge di stabilità e il testo che è al nostro esame.
Questo per noi diventa l'enfatizzazione di un percorso assolutamente inidoneo, che è quello che è accaduto in Commissione bilancio in questa legge di stabilità. Questo documento è un documento che ancora una volta mette in difficoltà i gruppi, perché noi non siamo in grado di dire se questi emendamenti, anche con il lavoro che è stato fatto da parte nostra nella registrazione dei vari passaggi, corrispondono fino in fondo a delle dimenticanze. Ci affidiamo, ci affidiamo; ma vede, Presidente, noi non siamo in grado, alla luce del lavoro che è stato fatto, di dire con serenità che ciò che viene raccontato in questo è esattamente ciò che è avvenuto nei lavori della Commissione.
È allora, Presidente, l'occasione per ribadire che quello che è accaduto durante la lettura della legge di stabilità, al di là del merito su cui torneremo nelle prossime ore, è inaccettabile dal punto di vista del metodo, perché ci porta poi a contestare anche documenti che sono tradizionalmente nell'attività della Camera, degli atti dovuti come l’ dello stampato; ci porta a dover mettere in discussione anche l’, o lasciare agli atti che abbiamo degli elementi di perplessità. Ma per ovvi motivi, perché se in corso d'opera noi ci troviamo a cambiare le regole del gioco... Non parlo del merito in questo momento: sto al testo ! Ho sentito degli interventi importanti, ovviamente, del Ministro Padoan e dei colleghi che mi hanno preceduto, che non tengono conto di un fatto, al di là del merito: in corso d'opera si sono cambiate le regole del gioco, Presidente ! Noi avevamo un campo con dei saldi che sono stati cambiati, come non è mai accaduto nella storia degli ultimi vent'anni in una legge finanziaria; si sono cambiati i saldi, non si sono modificate le regole di ammissione degli emendamenti. Si è creato un precedente grave: questo campo ha cambiato dimensione, potevano giocare solo il Governo e la maggioranza in questo campo; i relatori, l'opposizione non potevano giocare.
In questa difficoltà, 40 ore di lavoro, cambiata la porta, si sono raggiunti una serie di obiettivi; c’è qualcuno che ritiene di aver vinto una partita, e noi auguriamo che la partita la vinca il Paese, non una parte politica. Ci si viene a chiedere di considerare come atto acquisito una serie di interventi che modificano ancora il testo. Presidente, francamente, noi ovviamente ci affidiamo agli uffici, non è una polemica nei confronti di nessuno: vogliamo sottolineare come l'azione condotta da maggioranza e Governo in questa legge di stabilità, che io credo abbia sottoposto anche il presidente di Commissione ad una condizione oggettivamente pesante, è stata dal punto di vista degli effetti assolutamente negativa. Oggi l'opposizione manifesta dubbi e perplessità anche su questo documento, che in condizioni normali è una presa d'atto, ma che noi avremmo bisogno di poter vedere e valutare !
ENRICO MORANDO, . Tu lo sai...
ALBERTO GIORGETTI. Viceministro, è così, ma purtroppo dovremmo poter verificare.
PRESIDENTE. Onorevole Giorgetti, la Presidenza ovviamente si unisce al ringraziamento che ella ha fatto agli uffici; e anche in relazione alle condizioni, non so se drammatiche, ma certamente difficili con cui ha lavorato la Commissione bilancio, è certamente opportuno fare una riflessione. Condizioni peraltro non insolite, e che non è la prima volta che si verificano nel corso dell'esame della legge di stabilità; ad ogni buon conto, come ho affermato poc'anzi, l’ in distribuzione è conseguente a talune difformità riscontrate tra lo stampato del testo A dei disegni di legge di stabilità e di bilancio e i resoconti della Commissione bilancio. È evidente che il testo dei documenti di bilancio non può che essere conforme a quanto accaduto in sede referente: per questo l’ costituisce un atto dovuto. Ciò nonostante, onorevole Giorgetti, sarà mia cura rappresentare le sue obiezioni alla Presidente della Camera.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni ha proceduto in data odierna alla propria costituzione.
Sono risultati eletti: presidente il deputato Gian Piero Scanu; vicepresidenti il deputato Ivan Catalano e la deputata Donatella Duranti e segretari la deputata Paola Boldrini e il deputato Gianluca Rizzo.
PRESIDENTE. Avverto che nella seduta di domani, venerdì 18 dicembre 2015, non avrà luogo lo svolgimento di interpellanze urgenti.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.