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Martedì 20 Agosto 2013 ore 13:00
AULA, seduta 70 della XVII legislatura
Resoconto stenografico
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Seduta di assemblea numero 70 della XVII legislatura del 20/08/2013
XVII LEGISLATURA
70^ SEDUTA PUBBLICA
Martedì 20 agosto 2013 - Ore 13
Comunicazioni del Presidente.
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- Lettura Verbale
- Missioni
- Disegno di legge di conversione (Annunzio della presentazione e assegnazione a Commissioni in sede referente)
- Per richiami al Regolamento e sull'ordine dei lavori
- presidente BOLDRINI Laura
- TONINELLI Danilo (M5S)
- Presidente BOLDRINI LAURA
- LOCATELLI Pia Elda (Misto-PSI-PLI)
- DI SALVO Titti (SEL)
- VERINI Walter (PD)
- CARIELLO Francesco (M5S)
- BINETTI Paola (SCpI)
- MOLTENI Nicola (LNA)
- Presidente BOLDRINI LAURA
- BALDELLI Simone (PdL)
- Presidente BOLDRINI LAURA
- SCHIRÒ PLANETA Gea (SCpI)
- GALGANO Adriana (SCpI)
- SANTERINI Milena (SCpI)
- RIZZETTO Walter (M5S)
- SARTI Giulia (M5S)
- RUOCCO Carla (M5S)
- BUONANNO Gianluca (LNA)
- BALDELLI Simone (PdL)
- Presidente BOLDRINI LAURA
- SIBILIA Carlo (M5S)
- ARTINI Massimo (M5S)
- Presidente BOLDRINI LAURA
- ROSSOMANDO Anna (PD)
- SANNICANDRO Arcangelo (SEL)
- CESARO Antimo (SCpI)
- FICO Roberto (M5S)
- TERZONI Patrizia (M5S)
- GRIMOLDI Paolo (LNA)
- DI MAIO Luigi (M5S)
- Presidente BOLDRINI LAURA
- MELILLA Gianni (SEL)
- RICHETTI Matteo (PD)
- CIPRINI Tiziana (M5S)
- Ministro per i rapporti con il Parlamento ed il coordinamento dell'attività di Governo FRANCESCHINI Dario
- Gruppo parlamentare (Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza)
- Ordine del giorno della prossima seduta
DAVIDE CAPARINI, legge il processo verbale della seduta del 9 agosto 2013.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Archi, Carrozza, Fontanelli, Legnini e Lorenzin sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente nove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza, con lettera in data 16 agosto 2013, il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia):
«Conversione in legge del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province» (1540)
DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI. Signor Presidente, il mio intervento riguarda proprio l'articolo da lei richiamato del Regolamento, in particolare l'articolo 96-, che si ricollega evidentemente all'articolo 77 della Costituzione. La prima parte del mio intervento intendeva ribadire quanto da lei correttamente e giustamente indicato, ovverosia il termine di 5 giorni entro cui questa Assemblea deve annunciare ed assegnare alle Commissioni competenti, come lei pochi istanti fa ha fatto, il disegno di legge di conversione del decreto-legge.
Ma questo mio intervento, signor Presidente, entra nello specifico di una dottrina parlamentaristica che dice cose ben diverse, purtroppo, da quelle da lei indicate. Perché, quanto abbiamo ora fatto non è altro che un annunciare semplicemente l'assegnazione di un disegno di legge di conversione, ma ci siamo dimenticati che è un altro il verbo cui ricorre proprio il primo comma dell'articolo 96-, vale a dire la parola: assegnare. Ed assegnare, per la dottrina parlamentaristica comune, significa immediatamente far passare alle Commissioni competenti i lavori relativi al disegno di legge di conversione per radicarne l'esame. Cosa che invece, purtroppo, ora non sta avvenendo, in quanto questa annunciazione di una assegnazione non ha come conseguenza il fatto che le Commissioni vengano convocate e che i lavori di queste Commissioni abbiano effettivamente inizio.
Ed è evidente che lo stesso articolo 77 della Costituzione, quando parla di assegnazione, parla di inizio immediato dei lavori; ciò perché un inizio immediato ed effettivo dei lavori del Parlamento e delle Commissioni competenti in sede referente deve essere disposto per permettere di portare a conclusione i lavori di conversione nel termine di 60 giorni di vigenza massima del decreto.
Pertanto, se non vogliamo avere un'interpretazione meramente formalistica della previsione costituzionale e se non vogliamo disattendere il nostro Regolamento è indispensabile che i lavori parlamentari siano immediatamente avviati, in modo da dare il tempo alle Commissioni di merito di svolgere l'esame in sede referente e, contestualmente, dare il tempo, alle Commissioni in sede consultiva e al Comitato per la legislazione, di rendere i propri pareri. Solo così, signora Presidente, si spiega il termine di 15 giorni previsto dal Regolamento, il termine perentorio entro cui l'articolo 96- stabilisce che le Commissioni, dall'assegnazione – non dall'inizio dei lavori, ma dall'assegnazione (e l'assegnazione è oggi, signora Presidente) –, devono riferire all'Assemblea al fine del proseguimento della discussione e della successiva votazione del provvedimento.
Ad oggi, purtroppo, non risulta alcuna convocazione delle Commissioni, non sono mai state convocate, e chiediamo pertanto in maniera formale alla Presidenza e a lei di rendere la ripresa dei lavori del Parlamento sostanziale e non una mera ritualità perché altrimenti sarebbe fondato il sospetto che il nostro incontro di oggi, al di là del reale rispetto formale della Costituzione, sia solo servito a far credere ai cittadini che stiamo lavorando per loro, quando in realtà non è così.
Concludo, signora Presidente, ricordando a lei e a tutta l'Assemblea che il nostro Regolamento, sempre all'articolo 96- prevede che eventuali questioni pregiudiziali circa un decreto-legge siano esaminate entro il settimo giorno dall'annunzio all'Assemblea, sempre il settimo giorno da adesso: ipotesi che mi sembra da non escludere, se consideriamo l'evidente eterogeneità che presenta questo decreto, che per l'ennesima volta tratta più materie e che sicuramente non parla di solo femminicidio Quindi, anche in assenza di convocazione delle Commissioni, eventuali pregiudiziali dovranno essere affrontate da quest'Aula durante la pausa agostana e rendendo effettivo e non più meramente simbolico l'inizio dei lavori parlamentari
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Toninelli della precisazione. Come lei sa, è già stata disposta l'assegnazione alle Commissioni in sede referente; saranno poi i rispettivi presidenti ad organizzare i tempi di esame del provvedimento. Quindi stia tranquillo che la questione da lei sollevata è stata presa in seria considerazione.
Ha chiesto di parlare la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, noi socialiste la ringraziamo per averci convocato oggi per la presentazione del decreto sulla sicurezza e per il contrasto alla violenza di genere. La ringraziamo anche se si tratta di atto da lei anticipato alla chiusura della Camera, un atto previsto dalla Costituzione come lei ha detto, Costituzione che impone che le Camere anche se sciolte siano appositamente convocate e si riuniscano entro cinque giorni dall'adozione del provvedimento da parte del Governo. Se le Camere non fossero state convocate, avremmo violato la Costituzione. Ci sono, come lei ha già fatto presente, precedenti di analoghe presentazioni. Non ci risultano precedenti di violazioni della Costituzione per mancata convocazione, così come non ci risultano precedenti di «polveroni» sollevati da colleghi per essere stati convocati per una presentazione feriale. Ma la ringraziamo soprattutto per avere assegnato a questo decreto la dovuta importanza, che evidenzia la gravità del dramma della violenza contro le donne e del femminicidio, la fa emergere dall'indifferenza rispetto ad un adempimento dovuto. Sappiamo che il tema le sta a cuore e che questa convocazione non è per lei una «vetrina istituzionale» come qualche collega ha affermato. Lo abbiamo visto nel suo discorso d'insediamento alla Camera, lo abbiamo visto in occasione della ratifica della Convenzione di Istanbul e della successiva discussione sul contrasto alla violenza di genere, lo abbiamo visto nuovamente confermato nel suo invito alla baronessa Scotland, già ministro nel Governo Blair, che ha codificato un insieme di misure contro la violenza domestica a seguito delle quali in dieci anni la violenza domestica in Gran Bretagna è stata ridotta del 60 per cento. Oggi lei ha trasformato un atto dovuto in un atto di rilevanza politica, perché è il tema di questo decreto-legge che lo rende politicamente e culturalmente rilevante. Le siamo grati noi socialisti e socialiste e sono certa che le sono grati le donne e gli uomini che con lei condividono l'impegno a contrastare la violenza di genere. Sappiamo che la violenza non la si può eliminare del tutto, ma la si può e la si deve contenere e per farlo la chiave è e sarà sempre l'educazione, l'educazione dei sentimenti. Esamineremo questo decreto che ha visto impegnati ben quattro ministri, dell'economia, della giustizia, del lavoro e dell'interno, oltre che la Presidenza del Consiglio dei ministri. Notiamo però che manca il Ministero dell'istruzione, secondo noi fondamentale in questa partita. Il lavoro integrato dei Ministeri è un giusto approccio ma non basta perché le vere esperte su questo tema sono le associazioni femminili da anni impegnate sul campo. Ci siamo messi subito in contatto con loro per esaminare insieme il contenuto del decreto, perché esso costituisce secondo noi un'occasione storica di civiltà. Da loro vogliamo farci guidare per avere un'ottima legge sul femminicidio .
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Locatelli, e concordo con lei sulla lettura di questo fenomeno. Sicuramente bisogna iniziare dalle scuole, questo è importante, in quanto è un fenomeno culturale e non basta la sola repressione.
Ha chiesto di parlare la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.
TITTI DI SALVO. Signor Presidente, è d'accordo anche il gruppo di Sinistra Ecologia e Libertà: si trattava di un atto dovuto, di un atto dovuto che ha avuto nel passato esempi importanti, alcuni che lei Presidente prima citava, di convocazione della Camera durante la pausa estiva, addirittura l'articolo 77 della Costituzione prescrive che, anche in caso di Camere sciolte, la Camera va convocata quando un decreto viene promulgato, quindi si trattava di un atto dovuto e così è stato. Noi oggi siamo qui a prendere atto e visione di un atto costituzionalmente definito, se non lo avessimo fatto – come è stato detto – avremmo violato la Costituzione. E questa è una prima considerazione. La seconda considerazione la voglio rivolgere a lei Presidente. Anch'io, a nome del gruppo di Sinistra Ecologia e Libertà la voglio ringraziare, perché se era un atto dovuto convocare la Camera, il passato ci dice che in questa occasione non sempre ha presieduto il Presidente o la Presidente della Camera. La sua scelta di essere presente oggi è importante, noi la ringraziamo, perché dà rilievo all'argomento di cui oggi stiamo prendendo visione. Il decreto-legge contiene norme contro la violenza sulle donne e sicuramente questo decreto-legge nasce da un impegno straordinario, fuori del Parlamento, delle donne, delle associazioni e dei movimenti e, dentro il Parlamento, delle donne della Camera e del Senato e suo, signor Presidente, e nasce sicuramente da lì un decreto che naturalmente dovremmo discutere nel merito. Perché anch'io condivido con l'onorevole Locatelli che la violenza contro le donne, così come dice la Convenzione di Istanbul si deve colpire alle radici, che sono due: una sta nell'autonomia e nella libertà delle donne, che va sostenuta e la seconda sta nel rapporto tra gli uomini e le donne che solo nella scelta della scuola e dell'educazione può essere riequilibrato. Per questo abbiamo presentato, esattamente un mese e mezzo fa, una proposta di legge sull'educazione sentimentale. Ma voglio fare una terza considerazione. Questo atto dovuto è stato preceduto e accompagnato da una polemica tanto intensa quanto immotivata, com’è evidente da tutte le cose dette fin qui. Immotivata perché il tema era obbligatorio, anzi sarebbe stato incostituzionale il contrario. Ma allora, Presidente, vorrei capire meglio il perché di questa polemica. Non si può risolvere in termini formali, le regole sono un elemento importante della democrazia, sono un presidio democratico, ma ascoltando prima l'intervento dell'onorevole Toninelli ho colto richiami regolamentari sicuramente tutti giusti, che tuttavia non spiegano, non soltanto – come mi suggerisce l'onorevole Sannicandro –, perché si vuole violare la Costituzione, ma anche perché, ogni volta che c’è un atto che va nel senso di rendere il Parlamento più autorevole, più trasparente, più vicino alle persone e ai cittadini e alle cittadine, agli uomini e alle donne, non capisco perché questo atto non debba essere valorizzato e sentito orgogliosamente da tutto il Parlamento come una scelta che va in una direzione importante e necessaria. Io francamente non capisco perché, non capisco perché il messaggio che diamo al Paese non possa essere questo, non possa essere l'intenzione comune di un Parlamento che ascolta, che capisce che la politica ha bisogno di recuperare autorevolezza, non capisco perché ogni atto che va in questo senso debba essere interrogato, passato ai raggi x, che bisogna veicolare un altro messaggio ambiguo, come se i puri custodi dell'autorevolezza dell'istituzione siamo solo da una parte e tutti gli altri siamo qui a lavorare alacremente per fare il contrario . Io questo non lo capisco, non lo capisco, lo trovo francamente sbagliato e naturalmente chi lo fa se ne assume la responsabilità. Ricordo che il Movimento 5 Stelle si è già assunto la responsabilità di non far nascere un Governo del Paese che avrebbe avuto un significato differente .
CARLO SIBILIA. Troppo sole...
TITTI DI SALVO. Questa è la mia opinione, naturalmente. Io naturalmente non rispondo alle provocazioni, parto per l'Irlanda domani, le vacanze io le devo ancora cominciare, vedo che alcuni le hanno già cominciate, io no. Detto questo, Presidente, io la ringrazio e aggiungo soltanto un'ultima considerazione. Naturalmente le Commissioni dovranno lavorare, i presidenti delle Commissioni – come lei ci ha detto – avranno il compito di convocarle e avviare i lavori.
Ma ci tengo a dire che sul metodo del decreto sono molto d'accordo con una delle considerazioni che ha fatto l'onorevole Pia Locatelli.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
TITTI DI SALVO. Io penso che in relazione ad un argomento così importante, che avrebbe dovuto probabilmente, anzi sicuramente per quanto ci riguarda – e ho concluso –, essere affrontato da solo senza essere mescolato con altri argomenti, devono essere le donne e i movimenti delle donne ad accompagnare la discussione e l'analisi su questo decreto. Quindi, io penso che sia giusto chiedere – e lo faremo in sede di Commissioni – che ci sia un coinvolgimento dell'Italia e del Paese nella discussione sul decreto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Verini. Ne ha facoltà.
WALTER VERINI. Signor Presidente, intervengo brevemente senza entrare ovviamente nel merito di un dibattito che avrà modo di dispiegarsi sia nelle Commissioni che in Aula. E tuttavia, noi stiamo svolgendo in questo momento un atto di normalità, di normalità istituzionale irrobustito da alcuni elementi. È una seduta che è presieduta dalla Presidente della Camera, c’è la presenza del Ministro per i rapporti con il Parlamento tra i banchi del Governo, tra i banchi dei parlamentari ci sono leader politici e semplici deputati, e per questo è un atto di normalità. Tuttavia, riguardando un argomento di così grande ed elevato valore civile, la presenza significativa di colleghi parlamentari e di personalità attribuisce a questa scadenza, a questa occasione un significato particolare. Così come ho trovato normale anche un po’ di cinismo, perché caratterizza spesso gli atteggiamenti dei colleghi del Movimento 5 stelle; cinismo e populismo che – lo diceva bene la collega Di Salvo – invece di valorizzare una cosa normale per quanto riguarda un tema molto atteso dal Paese su cui c’è ritardo nella politica e nelle istituzioni italiane che finalmente potrebbe vedere un compimento importante, ebbene, invece di valorizzare insieme questo fatto – siamo quelli che abbiamo votato tutti insieme la ratifica della Convenzione di Istanbul –, no, si vuole ugualmente gettare discredito anche quando il Parlamento fa bene il proprio dovere. Un atto dovuto si ma un atto compiuto bene. A questo proposito, pensando che siano preoccupazioni autentiche, credo che sia doveroso informare a questo punto anche l'Aula di passi che già nella giornata di ieri la presidente della Commissione giustizia della Camera, l'onorevole Ferranti, ha fatto, avuto notizia dell'assegnazione congiunta alle Commissioni I e II; già ieri ha contattato il presidente della Commissione affari costituzionali, l'onorevole Sisto, proponendo di anticipare i lavori, perché, anche se il decreto dovrebbe scadere il 14 ottobre, ci sia il tempo necessario per discussioni, audizioni, confronti su temi come questi. Quindi ha proposto – non svelo nessun segreto credo che anche gli uffici della Camera conoscano il tema proposto dall'onorevole Sisto – di anticipare la convocazione degli uffici di presidenza al 26 agosto invece che al 5 di settembre come era previsto. Adesso, in queste ore gli uffici di presidenza, i presidenti stanno tenendo gli opportuni contatti per trovare una giornata che vada bene in modo da mettere nelle condizioni migliori le due Commissioni e successivamente l'Aula di poter affrontare nei tempi e con gli approfondimenti necessari questo problema. Insomma è normale fare questo, non c’è bisogno che si dica «bravo» a nessuno, alla presidente che ha avuto questa immediata sensibilità, alla presidente della Camera, alla presidente della Commissione giustizia: è semplicemente fare il proprio dovere. Se per una volta anche il Movimento 5 stelle lo riconoscesse credo che questa cosa farebbe onore a loro più che al Parlamento
PRESIDENTE. La ringrazio, anche per aver aggiunto questa informazione relativa alle Commissioni. Grazie, onorevole Verini.
Ha chiesto di parlare il deputato Cariello. Ne ha facoltà.
FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente, oggi siamo qui per ottemperare come abbiamo detto ad una regola ben precisa sancita dall'articolo 77 della Costituzione. Bene, vista l'occasione vorrei discutere di questo articolo che ormai per prassi consolidata è stato quasi sempre utilizzato solo nel suo secondo comma che dice testualmente: «Quando in casi straordinari di necessità e di urgenza il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni », come da lei ribadito. Questo è quanto accade ormai da decenni in Italia, possiamo testimoniare che anche in questa legislatura la prassi non è stata disattesa. Ecco perché noi del Movimento 5 stelle ci siamo preoccupati di interpellare i cittadini su questo argomento. Abbiamo utilizzato la Rete come nostro solito è abbiamo rivolto al popolo della Rete una domanda molto semplice e nello stesso tempo provocatoria: chi comanda in Italia ? Oltre 32 mila utenti hanno risposto ed è emerso un dato sorprendente, cari colleghi: poco più del 2 per cento delle persone interpellate ha indicato il popolo, il Governo e il Parlamento. Ripeto signori: il 2 per cento ha indicato queste istituzioni come detentrici di un potere efficace ad orientare le scelte politiche del nostro Paese. Bene, il restante 98 per cento ha una percezione di impotenza delle forze democratiche del nostro Paese. Il sondaggio è stato chiuso il 9 agosto contestualmente alla chiusura dei lavori di quest'Aula. Al rientro nei nostri territori, ci siamo dedicati durante il nostro tempo libero anche a cercare di sondare le opinioni tra la gente comune che abbiamo incontrato in diverse località località balneari, dormitori, nelle periferie abbandonate della nostra città, nelle mense della Caritas, nei paesi di montagna, di frontiera, nei centri di accoglienza. Ovunque tutti confermano questo dato o sensazione, se volete. Sta di fatto, Presidente, che per quanto noi rispettassimo e valorizzassimo le istituzioni democratiche di questo Paese come quest'Aula, c’è una crescente sfiducia della popolazione italiana nell'efficacia di queste istituzioni. Credo che sia ormai più che una sensazione, direi quasi una certezza, che a governare questo paese sia la «frenesia» dell'urgenza. Il Movimento 5 stelle chiede che si ponga un freno a questa rincorsa senza senso e senza visione. Questo modo di lavorare fornisce ai cittadini un reale senso di impotenza del Parlamento. Noi dobbiamo fare in modo che si riporti la centralità della discussione politica nel Parlamento. Piuttosto che al secondo comma dell'articolo 77, signor Presidente, dovremmo enfatizzare e prendere a riferimento il primo comma – andiamo in ordine – di questo articolo della Costituzione che dice testualmente: «il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria». Bene ricominciamo a guardare questo articolo dal primo comma e a dargli la sua giusta importanza. Anche ove questo debba necessariamente comportare maggiore impiego di tempo, signori, dobbiamo farlo, dobbiamo studiare delle strategie di lungo periodo che pongano le basi per l'Italia del futuro. Le politiche di lungo periodo chiedono sacrifici nel breve periodo ma sono durature. Tanto i governi e le legislature che ci hanno preceduto hanno dimostrato che anche le politiche di breve periodo ovvero quelle che servono a riportare giù lo quelle che stanno mietendo vittime tra gli imprenditori, tra la gente comune, soprattutto queste determinano un disagio sociale espresso oggi, che vi è maggiore consapevolezza che queste istituzioni sono inefficaci a condurre questo Paese perché soprattutto si ha la sensazione di non sapere dove ci sta conducendo questa barca. Il popolo italiano è disposto a fare sacrifici, a dare la vita per difendere i propri diritti ma a patto che sia coinvolto nelle decisioni e sia consapevole della direzione intrapresa. Ribadiamo gentile Presidente la nostra volontà di aprire i lavori di quest'Aula quando e come si vuole, di giorno e di notte, d’ estate, d'inverno, niente ci spaventa e in qualsiasi momento saremo chiamati a svolgere il nostro ruolo noi risponderemo sempre «presenti», affinché il lavoro sia incentrato sul confronto e si attui la volontà del popolo e non il disegno dell'Italia visto solo dai nostri ministri di turno al Governo
PRESIDENTE. La ringrazio per aver affermato la sua disponibilità e quella del suo gruppo.
Ha chiesto di parlare la deputata Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Signora Presidente, signor Ministro e colleghi, io credo che dall'inizio di questa legislatura noi ci siamo confrontati con la drammaticità di questo problema. Lo abbiamo fatto quando abbiamo votato e approvato all'unanimità, come è stato già ricordato, il trattato di Istanbul. Lo abbiamo fatto con le mozioni sul femminicidio, anche loro presentate da angolature diverse ed analizzate e approfondite con sensibilità diverse, ma poi alla fine confluite in un documento che in qualche modo è stato davvero l'espressione generale della Camera. D'altra parte questa estate abbiamo avuto già nel mese di agosto tutta una serie di eventi drammatici. Sembrava quasi che ogni giorno ci dovesse essere un femminicidio e che in ogni caso in ogni giorno ci si dovesse ricordare di richiamare la responsabilità di avere una norma che mettesse uno stop più forte, più deciso e più determinato di quanto evidentemente non fosse possibile fare semplicemente con lo strumento della mozione piuttosto che con la stessa approvazione del trattato. Quindi noi siamo molto grati di essere qui oggi e devo dire, per chi di noi frequenta con regolarità l'Aula del Parlamento, mi sembra che oggi siamo più numerosi che in molte altre situazioni e che in molte altre circostanze. Io stessa sono rimasta sorpresa stamattina di vedere tanti colleghi e non, nascondo proprio, anche tanti colleghi oltre che tante colleghe. È un tema questo che ci riguarda tutti ed è un tema che da parte di tutti i gruppi abbiamo voluto assumere come una sfida positiva. Io sono d'accordo con quello che è stato detto da molte delle colleghe, soprattutto nel richiamo forte e importante all'associazionismo femminile, in modo «importante» quando questo associazionismo non è fatto soltanto di parole, non è fatto soltanto di affermazioni di principi, ma è fatto di gesti concreti, di presa in carico specifica, di creazione di strutture di accoglienza, di capacità di andare incontro ai bisogni delle donne quando versano in condizioni drammatiche, sia che dalle politiche sociali sia possibile attingere a fondi e risorse, sia quando questi fondi e queste risorse bisogna proprio inventarseli con un'azione di volontariato personale, con una creatività che soltanto – questo mi sia concesso di dirlo – soltanto le donne a volte sanno avere, proprio perché registrano nella paura, nell'ansia, nell'angoscia e nel bisogno anche con cui molte persone si allontanano dalla struttura familiare, il desiderio poi di tutela per sé e per i propri figli.
In questo clima, che voglio leggere davvero con la massima normalità e una normalità positiva e propositiva, una normalità di ottimismo, una normalità che guarda ad un Governo che dura, una normalità che guarda ad una azione politica capace di assumere i problemi e di cercare le soluzioni, in tutto questo ci sono due osservazioni però che vorrei fare. Una è rivolta al Governo e un'altra è rivolta proprio alla tempistica dei lavori. Quella rivolta al Governo ha questo spirito: c'erano già dei disegni di legge, signor Ministro, presentati proprio contro la violenza femminile. Ce n’è uno molto interessante presentato, con la maggioranza delle firme proprio del partito democratico, che ha alla prima firma quella della collega Sbrollini, che peraltro, faccio presente, è collega della Commissione affari sociali. Ce n'era un altro – vale per quello che vale – a prima firma mio e firmato da quasi tutto il nostro gruppo e io stessa faccio parte della Commissione affari sociali. E penso che ci fossero anche altri disegni di legge, non esattamente uguali, però molto simili su questo tema. La scelta del Governo di optare per lo strumento del decreto, ignorando quella che poteva essere una scelta parlamentare per affrontare questi problemi e offrendo a questa scelta quel piano inclinato che velocizza le procedure e che in qualche modo ottiene la calendarizzazione tempestiva nelle diverse commissioni eccetera, francamente mi ha dato un po’ di dispiacere, anche perché in questo modo poi accanto al tema, e di fatto oggi tutti noi abbiamo parlato solo ed esclusivamente del tema della violenza contro le donne, invece il disegno di legge presentato contiene anche altri aspetti. Credo che noi dal Parlamento siamo alla ricerca davvero motivata, determinata, fatta di ore di lavoro, di presenza in commissione, fatta di ore di lavoro di presenza con le associazioni e con le altre strutture presenti sul territorio, della migliore soluzione possibile a problemi e alle volte sembra di sentirsi un po’ scavalcati dal Governo con lo strumento della decretazione. Intendiamoci: l'urgenza c’è per questo problema e l'urgenza ci viene data dalle cronache quotidiane. Però lo strumento parlamentare poteva essere uno strumento assunto con grande spirito di democrazia e anche con grande capacità di valorizzare il contributo di tutti noi. La seconda cosa presidente che mi sta a cuore è che a volte abbiamo avuto la sensazione – finisco subito – soprattutto alla fine, poco prima delle vacanze, che l'ingorgo legislativo portasse un po’ ad accorciare i tempi della discussione, ad accorciare i tempi della discussione in aula, ma ancora di più sottraesse risorse ed energie alla discussione dei problemi in commissione. Ecco, io vorrei che questo fosse un punto davvero molto molto a fuoco per tutti noi: è un tema di cui vogliamo parlare, un tema che dobbiamo approfondire, è un tema – lo diceva la collega Locatelli prima, che lamentava la mancata presenza del ministero della pubblica istruzione tra i proponenti di questo disegno di legge, perché ne faceva un oggetto specifico di grande attenzione per quel che riguarda il tema dell'istruzione –; io penso al tema delle politiche sociali. Questo è un tema che si va affrontato dalla giustizia e degli affari costituzionali nelle commissioni di riferimento più prioritarie, però noi all'interno della Commissione affari sociali vorremmo trattarlo molto a fondo, perché lo riteniamo uno dei problemi sociali più importanti da cui è affetta la nostra società. Quindi le chiediamo garanzie sui tempi, tempi di commissione, tempi di audizione e poi sui tempi di Aula .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Grazie signora presidente, intervengo a nome del gruppo della Lega per dare ovviamente testimonianza della nostra presenza e della nostra partecipazione in modo serio e responsabile a questo dibattito. Ovviamente presidente, i colleghi che mi hanno preceduto hanno ribadito che questa convocazione era un atto dovuto e proprio perché è un atto dovuto ed è un atto doveroso, – come lei ci ha detto è previsto dalla Carta costituzionale – che era doveroso che lei oggi fosse qua presente. Quindi, proprio perché è nelle sue funzioni e nelle sue prerogative essere qua nell'Aula in una giornata come questa, il gruppo della Lega non ritiene opportuno associarsi a coloro i quali le hanno rivolto dei ringraziamenti. Lei oggi era qua ed era giusto che fosse qua. Detto questo, presidente, in merito alle polemiche che sono state avanzate in questi giorni, doverosa era la convocazione e probabilmente un po’ meno doverose sono state le modalità con cui lei ha annunciato la convocazione di quest'aula, fatta probabilmente con un eccesso di protagonismo e con un eccesso di ego che ovviamente ha alimentato e fomentato le polemiche che ne sono susseguite. Aldilà di questo aspetto puramente tecnico, in merito al decreto, ovviamente la Lega fa la propria parte su questo decreto. Faremo tutto ciò che sarà possibile e doveroso per poter migliorare questo decreto. La collega del gruppo dei socialisti prima ricordava che alla stesura di questo decreto hanno partecipato ben quattro ministri. Evidenzio che nessuno dei quattro ministri che hanno partecipato alla stesura di questo decreto, un decreto definito dal Governo importante e fondamentale, è oggi qua presente in quest'aula. Ringraziamo ovviamente il ministro Franceschini, però io credo che con un Governo serio, un Governo che da serietà e alimenta l'importanza con cui si è presentato questo decreto, coloro i quali hanno steso e hanno annunciato in pompa magna questo decreto, oggi, per rispetto nei confronti del Parlamento, ma anche per rispetto nei confronti delle vittime e di chi oggi tenta di essere maggiormente tutelato da questo decreto, avrebbero dovuto presentarsi, interrompere le vacanze come noi abbiamo fatto ed essere qua presenti in aula a rappresentare il decreto che hanno «evidenziato». Sottolineo un altro aspetto, che è un altro aspetto di natura politica: evidenzio che questo decreto è stato approvato in Consiglio dei ministri – e quindi poi annunciato in pompa magna – esattamente nello stesso giorno in cui il Senato convertiva in legge il decreto svuota carceri.
Ebbene, io credo che debba essere rilevata, anche con forza e con determinazione, l'ipocrisia di questo Governo e di questa maggioranza che, da un lato legiferano – e noi daremo ovviamente il nostro contributo alla conversione del decreto sul femminicidio al fine di avere pene più aspre, più severe e di prevedere il carcere nei confronti di chi si macchia di reati di particolare allarme sociale come lo il maltrattamento in famiglia e le violenze sessuali –, ebbene, da un lato legiferano in questo modo con questo decreto, e dall'altro lato, col cosiddetto decreto svuotacarceri, rimettono in libertà esattamente i soggetti che il predetto provvedimento intende punire.
Una vergogna, un'indecenza, un'ipocrisia, un Governo altamente contraddittorio e schizofrenico. Questo è l'aspetto politico che il gruppo della Lega oggi vuole sottolineare. Nel dibattito in merito alla ratifica della Convenzione di Istanbul e alla mozione che questo Parlamento ha discusso, affrontato e votato all'unanimità sulla violenza nei confronti delle donne, noi abbiamo posto in modo prioritario non solo il tema della prevenzione – tema particolarmente latitante in questo decreto visto che il provvedimento è a costo zero – ma anche e soprattutto quello della repressione. Abbiamo posto con priorità l'esigenza che sul tema della repressione di determinati reati intervenisse una normativa penale particolarmente severa. Ebbene, abbiamo preso atto del fatto, ad esempio, che nell'ultimo decreto, il decreto «svuotacarceri», questa maggioranza e questo Governo hanno dovuto aumentare la pena per il reato di da quattro a cinque anni perché altrimenti non si sarebbe potuta applicare a tale ipotesi di reato la carcerazione preventiva.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
NICOLA MOLTENI. È un Governo ipocrita, è un Governo che da un lato tenta di inasprire le pene e dall'altro lato invece rimette in libertà coloro i quali le stesse pene che oggi vengono inasprite dovrebbero finire di espiare in carcere. La Lega farà la propria parte. Daremo il nostro contributo, ma è giusto che l'opinione pubblica sappia di questa incongruenza e di questa grave ipocrisia di un Governo latitante, balneare e probabilmente agli ultimi giorni dalla propria investitura .
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Molteni, ma solo per essere molto chiari, perché lei dice che io ho avuto un eccesso di protagonismo, ebbene, per tale motivo, le ricordo che nel della mia pagina era scritto quanto segue: «È prevedibile che Montecitorio debba riunirsi già dopo il 20 agosto per la presentazione di un decreto. In ogni caso, la prossima seduta è fissata il 6 settembre». Non credo che ciò sia protagonismo; credo che sia una comunicazione assolutamente legittima e non c’è, voglio dire, alcun vanto in questo, è un fatto. Così come nello stesso ricordavo che lo stesso Parlamento italiano ha «vacanze» molto più brevi rispetto ad altri Parlamenti di alcuni Paesi europei. Dunque, mi sembrava che questo eventualmente potesse essere un dato di interesse per gli italiani, anche nel tentativo di avvicinare, appunto, i nostri concittadini, visto il dato di gradimento del 2-3 per cento, all'istituzione Camera. Dunque, non ci vedo nulla di particolarmente, come dire, eccessivo in questa comunicazione.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Prego, ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Onorevole Presidente, normalmente, quando si dispongono l'annuncio e l'assegnazione di un decreto, di solito in periodi come questo la seduta viene presieduta dal presidente di turno, ci sono un rappresentante del Governo e pochissimi colleghi. In questo caso, diciamo, la situazione è un po’ diversa, anche perché la materia è di particolare interesse sociale. C’è la sua presenza, Presidente – notoriamente lei è molto vicina a questo tema –, ci sono molte colleghe, alcune delle quali sono già intervenute in questo dibattito. Io credo che si sia innescata, però, a proposito di questa seduta, che pure rappresenta un atto dovuto dal punto di vista costituzionale per un verso e regolamentare per l'altro – una seduta che non prevede né dibattito né votazioni –, ebbene credo si sia innescata un aspettativa curiosa anche da parte dei diversi esponenti del mondo dei che seguono con grande attenzione questa seduta in particolare, con delle aspettative piuttosto singolari. Chissà che cosa sarebbe potuto succedere in questa seduta di strano rispetto all'ordine del giorno che la Presidente della Camera ha stilato e ha inviato ai colleghi, cioè l'annuncio e l'assegnazione di questo decreto-legge...
Il decreto-legge affronta un tema importante e, peraltro, mi corre l'obbligo anche di ringraziare il Governo che tale decreto-legge ha adottato su un tema così importante: infatti, non è che il decreto-legge cada, diciamo, dagli alberi. Il decreto-legge viene studiato, preparato, proposto ed emanato dal Governo e controfirmato dal Capo dello stato. C’è stato un giro di tavolo, un dibattito dove sono intervenuti diversi colleghi di diversi gruppi, dando un contributo in molti casi anche costruttivo, a parte alcune piccole quando si è confuso il decreto-legge con il decreto legislativo, ma insomma anche al riguardo piano piano alcune cose si impareranno, si spera !
Credo, Presidente, che noi, a questo punto avendo forse credibilmente ultimato il giro dei gruppi, potremmo augurarci che questo provvedimento, riguardante un tema importante, sensibile e di grande allarme sociale sul quale – ricordavano alcuni colleghi – sono coinvolti anche i soggetti dell'associazionismo di questo Paese e c’è un dibattito in corso, politico e culturale, ebbene, io credo che l'auspicio e l'augurio che possiamo farci è che questo decreto sia discusso con serietà da un lato e con serenità dall'altro; stiamo infatti trattando una materia importante in riferimento alla quale spero si metta da parte la demagogia e la logica del protagonismo. Ecco, è un tema abbastanza serio e ringrazio ancora il Governo per aver lavorato su questo testo. Adesso, inevitabilmente si aprirà un iter, presso le Commissioni, presso l'Aula: ricordo che noi abbiamo predisposto – Presidente, lei lo sa bene, ma io mi rivolgo doverosamente alla Presidenza – un calendario approvato all'unanimità dai gruppi, che prevede l'inizio dei nostri lavori il 6 di settembre con l'esame delle riforme costituzionali, altro tema molto importante. E questo rinvio, in quanto inizialmente il provvedimento sulle riforme era calendarizzato per la chiusura estiva dei nostri lavori nel mese di luglio, è stato richiesto da un gruppo in particolare e tutti hanno convenuto, attraverso un accordo generale, di iniziare con quel tema e in quel giorno, in modo tra l'altro atipico perché si inizia l'esame in un fine settimana. Ecco, credo che nel frattempo le Commissioni avranno la possibilità di incardinare il provvedimento e di cominciare ad esaminarlo e ad elaborarlo e credo che questo si debba fare con serietà, con serenità, con tranquillità perché stiamo parlando di norme penali, per cui non sono norme che si affrontano con leggerezza. Ritengo che dovremmo affrontare la materia con grande approfondimento, sapendo che è un decreto che ha un termine di conversione e che dovremo trasmetterlo al Senato per un esame anch'esso, si spera, approfondito; ma il Governo ha scelto di presentare il testo in questo ramo del Parlamento e, quindi, spetta a noi la prima parola su un provvedimento così importante che fa seguito – lo ricordavano i colleghi Verini e Di salvo e forse qualcun'altro – alla ratifica della Convenzione di Istanbul, del Trattato di Istanbul, che è stato uno dei primi atti importanti che questa Aula ha approvato e che è stato – lo voglio ricordare ancora – una proposta di legge di iniziativa parlamentare, di ratifica di un accordo siglato dal Governo (ma sappiamo che, se poi non interviene la ratifica, questi accordi vengono meno).
PRESIDENTE. La invito a concludere.
SIMONE BALDELLI. Quindi, fa seguito anche dal punto di vista dell'impianto e del concetto politico a quel provvedimento. Quindi ringrazio il Governo e mi auguro quindi un esame davvero sereno e serio di questo provvedimento, come è giusto e come merita questa Assemblea .
PRESIDENTE. La ringrazio. Ora sono terminati, gli interventi di un deputato per gruppo per cinque minuti. Adesso vi sono molti altri interventi, però ridurrei il tempo a due minuti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Schirò Planeta. Prego, ne ha facoltà.
GEA SCHIRÒ PLANETA. Signor Presidente, innanzitutto vorrei notare una cosa strana: noi siamo rimproverati di essere in Parlamento perché eravamo rimproverati di non esserci. Quindi c’è questo ossimoro concettuale da parte dei colleghi, poi ne parleremo magari fuori ma insomma si tratta di un aspetto abbastanza strano. Brevemente, è difficile parlare con l'amabilità e l'intelligenza della maggior parte delle colleghe che mi hanno preceduta. Hanno detto tutte cose condivisibili.
Mi limiterò, visto il poco tempo, a ribadirle, a domandare una maggiore attenzione e a ricordare la visita di Patricia Scotland in Parlamento in coincidenza con la ratifica della Convenzione di Istanbul e che con l'IDV, che è la sua associazione, mentre lei era ministro in Inghilterra, i femminicidi sono diminuiti dell'89 per cento in Gran Bretagna. Tutto questo implementato – ed è impossibile non farlo, come già detto dalle colleghe Locatelli, Binetti e Di Salvo – con un'educazione profonda scolastica senz'altro, ma anche familiare; quindi sociale, di metodo e di mentalità, che non è una riforma più radicale e che davvero coinvolge tutto il Governo. Poi brevemente, visto il poco tempo, vorrei fare una considerazione sull'ordine dei lavori: le opposizioni hanno perfettamente ragione a lamentarsi evidentemente dell'eccesso di decreti-legge. Quindi volevo invitare la Presidente, in quanto padrona di casa, che però deve essere supportata e coadiuvata dal Ministro competente, a predisporre un calendario in cui sia previsto metà del tempo per i decreti-legge, un calendario adeguato in cui le proposte di legge – a questo punto è inutile lamentarsi se non ci sono state proposte di legge presentate anche al Comitato per la legislazione – o gli argomenti previsti dalle opposizioni vengano messi al primo punto. Forse non è una proposta innovativa, ma sicuramente non si può fare da soli, ci vuole il supporto del Governo .
PRESIDENTE. Lei sa che stiamo lavorando alla riforma del Regolamento, quindi ogni suggerimento è importante in questa fase di elaborazione. Ha chiesto di parlare la deputata Galgano. Ne ha facoltà.
ADRIANA GALGANO. Signor Presidente, noi la ringraziamo per averci convocato e apprendiamo con molto piacere quello che ha detto l'onorevole Verini, vale a dire che l'esame del decreto-legge inizierà in Commissione il 26 agosto. Riteniamo che questo è un Parlamento che ha cambiato passo ed è molto importante comunicarlo all'esterno, perché i destini di un Paese sono molto legati anche alla fiducia che sa sollecitare la sua classe dirigente. Desidero dire al Movimento 5 Stelle, infine, che 32 mila persone che rispondono ad un sondaggio su Internet non sono un campione rappresentativo e che per deliberare bisogna conoscere, ma conoscere in maniera corretta sennò faremo sempre molti errori .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Santerini. Ne ha facoltà.
MILENA SANTERINI. Signor Presidente, siamo di fronte ad un atto dovuto, ma scegliere di aprire questioni non rilevanti su un atto come questo ha un effetto ed è quello di orientare l'opinione pubblica e la stampa su un'immagine di Parlamento diviso, inoperoso, che si ferma a questionare su aspetti marginali invece di affrontare i problemi seri e reali del Paese. Questa immagine di Parlamento inoperoso non corrisponde alla realtà, anche se siamo tutti consapevoli di dover riformare il Regolamento, anche se siamo tutti coscienti che ci vorrebbe più legge e meno leggi e siamo tutti coscienti della necessità di un cambiamento culturale che va ben al di là dei testi di legge che possiamo approvare. Quindi vorrei sottolineare che tali questioni cavillose sono aperte in questo momento per fortuna solo da una minoranza di deputati. Io trovo al contrario nel Parlamento la volontà di affrontare tematiche economiche e sociali con spirito costruttivo e noi di Scelta Civica per l'Italia, come la maggior parte dei deputati, non ci sentiamo né impotenti né onnipotenti, ma semplicemente responsabili e spero che l'importanza di questo decreto-legge metta in ombra ogni polemica, anche perché presenta due aspetti di metodo molto importanti: il primo è la questione delle aggravanti. Ma i diritti umani non dovrebbero esser uguali per tutti ? Ma credo che in alcune fasi storiche il Parlamento sia più sensibile ad aspetti legati a comportamenti particolarmente odiosi come la violenza alle donne. Il secondo aspetto è quello della tempestività dell'azione legislativa perché il decreto non presenta soltanto azioni repressive ma soprattutto preventive e quindi la rapidità con cui noi lo approveremo, al di là delle sterili discussioni, forse servirà ad evitare in futuro nuove violenze contro le donne .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, il Movimento 5 Stelle... mi fermo, per avere la sua attenzione... grazie... Il Movimento 5 Stelle è assolutamente d'accordo che è un contraddittorio e che sedersi in quest'aula, pochi o tanti che siano i deputati qui seduti, sia sempre molto importante e quindi il confronto va sempre molto bene anche per rispettare l'articolo 77 della Costituzione già da lei menzionato, ma correrò il rischio anche in questa sede – come ricordato dall'onorevole Verini – di essere populista e cinico anche in questo caso, nel senso che la ratio per cui il Movimento 5 Stelle ha alzato un po’ la voce nei confronti di questa seduta non era quella di non volerne parlare, anzi noi siamo assolutamente convinti che questo sia uno dei passaggi parlamentari più importanti per questo Esecutivo e per quest'aula. Le pene vanno inasprite, ogni giorno sentiamo di donne e di persone che vengono violentate, uccise, che vengono barbaramente trattate dai loro mariti e dai loro compagni, quindi noi siamo perfettamente d'accordo nel parlare di ciò, nel discutere e proporre qualcosa di buono, pertanto il Movimento 5 Stelle farà la propria parte relativamente a questo provvedimento. Quello che non capiamo effettivamente è questo stop, queste mezze ferie che sono state fatte fare al Parlamento per poi essere richiamati per fare altri dieci, dodici, quindici giorni di ferie per poi lasciare ai presidenti delle Commissioni la calendarizzazione nella stessa Commissione. Noi siamo pronti a lavorare da subito rispetto a questa cosa, non vorremmo che a questo punto si disinnescasse quasi questo meccanismo. Per l'ennesima volta – concludo Presidente – ci troviamo quindi di fronte ad un decreto-legge omnibus, non capiamo a questo punto perché in un decreto che parla di femminicidio si parli anche di province e, all'articolo 8, dell'inasprimento delle pene rispetto al furto di rame presso le Ferrovie dello Stato . La giornata di oggi – concludo Presidente – mediamente potrebbe costare, a conti fatti, spannometrici, 150-200 mila euro tra trasporti, servizi offerti dalla Camera dei deputati, eccetera. Probabilmente saremmo stati più d'accordo nel dare questi soldi, ad esempio, ai centri anti-violenza .
PRESIDENTE. Ma lei ha capito che è un obbligo essere qui ? È la Costituzione che ce lo chiede, entro cinque giorni. Cosa parla di sprechi ? Questo è un esercizio democratico !
Ha chiesto di parlare la deputata Sarti. Ne ha facoltà.
GIULIA SARTI. Signor Presidente, io vorrei anche fare un po’ di chiarezza. Le fantomatiche polemiche – come sono state definite – relative a questa convocazione non si riferivano più di tanto alla legittimità o meno dell'atto della convocazione. Qui non è in ballo la legittimità o meno di un atto dovuto. Il punto vero è la percezione e l'informazione sbagliata che viene data ai cittadini, i quali sono indotti a credere che Governo e Parlamento siano chiamati il 20 agosto a lavorare quando questo invece non sta minimamente avvenendo . Questo è il punto ! La metà... Scusate, colleghi, ho due minuti, fatemeli usare.
PRESIDENTE. Prego vada avanti, lasciatela finire, per favore colleghi.
GIULIA SARTI. La metà dei componenti di questo Governo e delle altre forze politiche sono piuttosto impegnate in questa settimana in una delle più grandi kermesse, in uno dei più grandi eventi eclatanti dell'estate il meeting di Rimini, il regno della compagnia delle opere, il regno dei ciellini, il regno dei grandi accordi, il regno delle grande intese, la grande passerella delle forze politiche, dove le larghe intese funzionano benissimo. Penso che magari proprio in questa settimana si potrebbe trovare all'interno del meeting quella soluzione – tanto paventata, tanto auspicata da certe forze politiche – per salvare il pregiudicato Silvio Berlusconi dalla sua naturale ed ovvia decadenza dal senatore. Speriamo che questo non avvenga. Quindi, lo ribadisco, non prendiamoci in giro con questi inutili interventi volti a giustificare la nostra presenza qui oggi. Non c’è nulla da giustificare, occorre solo riprendere i lavori il prima possibile, magari approvando ogni tanto anche qualche legge d'iniziativa parlamentare, invece dei soliti decreti-legge .
PRESIDENTE. ha chiesto di parlare la deputata Ruocco. Ne ha facoltà.
CARLA RUOCCO. Signor Presidente, io ringrazio la Presidente perché ci dà l'opportunità di richiamare sempre il ruolo del Parlamento. Mi domando però da quando siamo qui quale sia stato ad oggi concretamente il ruolo del Parlamento per un popolo sofferente, stanco, che vede puntualmente una classe politica bloccarsi in formalismi. Io personalmente ho presentato 13 interrogazioni a risposta scritta ed una a risposta orale a cui non è stata data dal Governo nessuna risposta: queste interrogazioni raccoglievano le istanze appunto del popolo, a cui puntualmente non vengono date risposte. Quindi colgo l'occasione della presenza qui del Governo per chiedere formalmente le risposte alle interrogazioni, tra l'altro alle interrogazioni presentate, auspicando che finalmente i cittadini trovino la loro fiducia con i fatti e non con i formalismi
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, devo dire che dalle sue parole mi ricorda un personaggio de : donna Prassede cioè una donna che cercava in tutte le maniere e pensava che monopolio del bene fosse lei; in realtà poi le cose erano ben diverse. Ecco perché quello che ha dimostrato questa mattina mi ricorda proprio questa persona. In primo luogo perché noi siamo qui in Parlamento e il suo modello di democrazia è che, finito il giro degli interventi dei gruppi, concede poi due minuti, punto e finito. Dovete andare al mare ? Deve andare in montagna ? Non possiamo parlare ? Non possiamo neanche noi parlare cinque minuti ? È troppo per lei ?
ARCANGELO SANNICANDRO. Che c'entra lei ?
GIANLUCA BUONANNO. No, visto che ormai oggi si spendono – ed è vero, è uno spreco di soldi – 150 mila euro, non poteva mettersi d'accordo con il ministro qui presente per i rapporti con il Parlamento ? Si chiama proprio così, perché tra Governo e Parlamento c’è uno che tiene i rapporti e si chiama Franceschini Dario, proprio lì sotto, non potevate mettervi d'accordo che magari il Governo non portava il provvedimento il 16 di agosto ? Non si poteva fare prima ? Oppure non si poteva venire a lavorare una settimana intera ? Deve andare al mare ? Dove deve andare ? Questo le sto chiedendo, cara donna Prassede, perché visto che lei mi scrive continuamente ...
PRESIDENTE. Colleghi, lo sappiamo, non sa esprimersi senza offendere. Continui.
GIANLUCA BUONANNO. Non è un insulto, un'offesa, caro Presidente, si legga non è un'offesa, donna Prassede è un personaggio de !
ARCANGELO SANNICANDRO. E tu leggiti il Regolamento !
GIANLUCA BUONANNO. Tu stai zitto che sto parlando con il Presidente ! Tu stai zitto che sto parlando con il Presidente ! La democrazia vai ad impararla da Putin, così vedi anche che cosa fanno con le leggi per i gay.
Signor Presidente, visto che lei mi scrive sempre e continuamente perché non parliamo dei clandestini visto che lei è una che quando ricopriva un altro ruolo e c'era il ministro Roberto Maroni, continuava a parlare di Lampedusa e degli sbarchi, non ne parla più ? Non possiamo far parlare di quello che sta succedendo a Lampedusa, a Crotone, da altre parti ? Queste cose non sono importanti secondo lei, Presidente ? E non la chiamo «la» Presidente perché lei mi ha scritto due lettere in questi ultimi 15 giorni dove lei, tutta bella carina, non ha voluto nemmeno finire la carta del Presidente precedente perché si fa chiamare e fa stampare «la Presidente». Se finiva magari prima la carta con «il Presidente» faceva una buona azione non è che cambiava niente, ma dava un segno di come lei interpreta il suo ruolo.
PRESIDENTE. Deve concludere, è esaurito il suo tempo.
GIANLUCA BUONANNO. Deve finire di fare le sfilate e di farsi vedere...
PRESIDENTE. Concluda.
GIANLUCA BUONANNO. Si dia una calmata e faccia veramente il Presidente. Perché è il Presidente peggiore dal dopoguerra ! E si studi il Regolamento.
PRESIDENTE. Deve concludere. È scaduto il suo tempo.
GIANLUCA BUONANNO. Lei la democrazia la deve imparare, perché non mi fa nemmeno finire di parlare...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, nel considerare sconveniente un atteggiamento irriguardoso di un deputato nei confronti della Presidenza durante gli interventi in Aula, farei un richiamo al Regolamento in ordine all'articolo 8, nel senso che forse sarebbe opportuno disciplinare i nostri lavori perché rischiamo di aprire una discussione fiume senza un ordine del giorno preciso in una seduta che ha un ordine del giorno preciso ed attiene agli adempimenti che lei, signor Presidente, ha regolarmente portato avanti. C’è stato un intervento di un deputato per gruppo sul tema oggetto della seduta e probabilmente ci saranno degli interventi, come è d'uopo, di fine seduta. Allora a questo punto io le domanderei di dare un ordine anche per capire se ci sono ancora interventi sul tema dopo di che cercare di capire come concludiamo la nostra seduta.
PRESIDENTE. Certo la ringrazio. E infatti era sul tema che ci si aspettava che intervenissero i colleghi. Andiamo avanti.
Ha chiesto di parlare il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola, le rubo giusto pochi secondi, il tempo che ci voleva per leggere questo mero adempimento alle Camere, questa comunicazione che lei ha fatto senza addurre le giustificazioni che lei dava dell'articolo 77 della Costituzione e dell'articolo 96 del Regolamento. Saluto il ministro Franceschini e sono contento di vederlo quando non c’è una questione di fiducia nei pressi, la ringrazio. Vorrei tornare al punto, perché la realtà è che noi siamo convinti che questo sia un atto dovuto, un mero adempimento di un atto dovuto. Perfetto. Però non siamo d'accordo quando sulle televisioni e sui giornali ci «vendiamo» la Camera dei deputati come luogo in cui si torna a lavorare il 20 agosto per il bene dei cittadini cosa che non è vera perché oggi qui non stiamo lavorando.
ARCANGELO SANNICANDRO. Stiamo giocando... !
CARLO SIBILIA. Questo non è un lavoro, evidentemente non avete rispetto per il lavoro delle persone che veramente il 20 agosto stanno lavorando. Ci vogliono due minuti per fare questo mero adempimento, due minuti, potevamo farlo in maniera più tranquilla. E poi non parliamo soltanto di femminicidio, non possiamo parlare solo di femminicidio a proposito di questo decreto-legge. Nel decreto-legge c’è un'accozzaglia di questioni: contrasto alla violenza di genere, sicurezza e sviluppo dei paesi africani, frodi informatiche. C’è di tutto, non c’è solo il femminicidio. Soprattutto non vogliamo che diventi la Camera, la politica del berlusconismo, in cui la politica si fa in televisione e non si fa nella Camera. Lei ha detto che voleva far diventare questa la casa della buona politica e allora non la vada a fare nelle tv, nei giornali. La faccia qui, convochi domani la Capigruppo e cominciamo a lavorare !
PRESIDENTE. Quindi non va bene il tempo, dovevamo essere più brevi. Interessante questa lettura, c’è chi dice che invece avremmo dovuto dare più spazio. Come vede, è difficile mettere tutti d'accordo.
Ha chiesto di parlare il deputato Artini. Ne ha facoltà.
MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, volevo capire, lei si è piccata molte volte oggi sul fatto che sia un atto dovuto o meno. Ma stando alle date, lei già il 10 agosto ci ha detto che il 20 agosto plausibilmente avremmo potuto essere qui. Quindi, se io faccio i conti, visto che lei non è al Governo, quindi probabilmente non sapeva quando il Governo avrebbe presentato quel decreto, quindi non poteva sapere che guarda caso proprio il 13 agosto il Governo avrebbe pubblicato quelle cose e guarda caso entro il 20 bisogna fare questo tipo di azioni. E mi dispiace perché lei dovrebbe rispettare anche le minoranze dando giusta applicazione al regolamento cioè dando la possibilità vera di lavorare 15 giorni nelle Commissioni cosa che in questa situazione con i funzionari a ranghi ridotti e non soltanto i parlamentari... si lavorerà senza altro peggio. Quindi chiedo a lei in particolare quando ha scritto il 20 agosto prima che il Governo pubblicasse quelle cose come faceva a sapere che si trattava del 20 ? Il 20 le tornava comodo perché era a metà fra una vacanza e l'altra e quindi magari poteva essere comodo domani ripartire ? La domanda che mi chiedo poi è: se non è così, come spero, presidente, domani lei ci farà vedere sulla pagina ufficiale della Presidenza della Camera cioè la sua pagina Facebook, le fotografie dove lei lavora nel suo ufficio oppure dobbiamo pensare che effettivamente oggi è stata una giornata... di quali termini volevamo parlare colleghi ? C'era solo una comunicazione ? Di quale tema dovevamo parlare ? Oggi di quale tema dovevamo parlare ? Non c’è discussione e quindi mi dite in quale modo dovevamo ragionare sulla questione del femminicidio, delle province, della protezione civile, dei reati informatici e delle altre molteplici cose che sono comprese in questo decreto ?
PRESIDENTE. Veramente mi spiace che il livello sia questo. Mi spiace veramente.
È un atto dovuto, costituzionalmente dovuto. Dovevamo farlo. Se non l'avessimo fatto non avremmo rispettato la Costituzione. Mi spiace veramente che si ricorra a questi espedienti: non è segno di maturità.
Ha chiesto di parlare la deputata Rossomando. Ne ha facoltà.
ANNA ROSSOMANDO. Signora Presidente, io sarò – spero – estremamente sintetica nel tempo che lei ci ha assegnato. Io direi che le questioni sono semplici: oggi incardiniamo un provvedimento che segue alla Convenzione di Istanbul, che segna alcune linee guida con le quali misureremo il provvedimento. Quindi non è soltanto un adempimento formale, perché – come è già stato spiegato dal collega Verini, che mi ha preceduto – c’è un percorso che valorizza appunto il lavoro nelle Commissioni, che dovranno essere due, che lavoreranno congiuntamente e che affronteranno questioni di merito, sulle quali ci misureremo tutti, in particolar modo certo e sicuramente anche i colleghi del MoVimento 5 Stelle. Ad esempio, con i colleghi del MoVimento 5 Stelle discuteremo sulla procedibilità a querela, sul fatto se la querela può essere o no ritirata, sulla protezione delle vittime, sul fatto che anche le straniere vittime di violenza possano accedere ad alcuni provvedimenti per poter proteggere meglio anche la loro condizione: tutte questioni che meritano un approfondimento e che prevedono dei passaggi non soltanto formali, ma anche sostanziali, che valorizzano proprio il lavoro del Parlamento. E con questo direi che l'argomento sarebbe da questo punto di vista chiuso, sottolineando che purtroppo le cronache estive non hanno dato tregua sulla questione violenza alle donne. Quindi l'argomento urgenza c’è tutto e non è soltanto simbolico.
Chiudo con una battuta, signora Presidente: io credo che se questo è il quadro non ci può essere spazio per politicismi e per una retorica direi veramente un po’ datata, che usa pretestuosamente un argomento per riproporre sempre lo stesso argomento politico, seppur legittimo, perché l'argomento è troppo serio, quello della violenza alle donne, e dovrebbe portarci tutti ad un po’ di rispetto. Qualcuno ha parlato di cinismo: mi piace ricordarlo, data la serietà dell'argomento.
E concludo davvero, Presidente: quali sono i fatti con cui si misurano i parlamentari ed in particolar modo noi ? Sono appunto redigere le leggi. Questi sono i fatti. Di contorno, qualche indagine sulla rete, qualche dialogo più o meno filtrato. Di sostanza anche il ruolo che noi esercitiamo nel Parlamento e anche nel contatto con la rete, che, mi spiace, non è soltanto raccogliere qualche sondaggio, sulla cui impostazione si potrebbero esprimere molte perplessità. Quindi, questi sono i fatti dei parlamentari e questa è la nostra responsabilità, con la quale ci misuriamo .
PRESIDENTE. Bene, io ho ancora dieci iscritti e poi darei la parola al Ministro Franceschini.
Ha chiesto di parlare il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Signora Presidente, intervengo innanzitutto per esprimere la mia solidarietà di fronte ad un linguaggio poco rispettoso, che non si usa o non si dovrebbe usare neanche fuori di quest'Aula. In secondo luogo, per ribadire alcuni punti fermi, dai quali qualcuno sta tentando di svicolare: l'Aula è stata riconvocata all'unanimità, nella Conferenza dei presidenti di gruppo, per il giorno 6 settembre. Quindi quest'ansia di lavorare evidentemente non era stata tenuta presente o non esisteva al momento in cui si è tenuta la Conferenza dei presidenti di gruppo. Poi non potevamo, né lei, né noi, né nessuno, impedire al Governo di fare un decreto-legge. Giustificato o non giustificato lo vedremo quando dovremo discutere di questo, ma oggi a quest'Aula competeva una sola cosa: quello che lei ha fatto, e cioè convocare l'Aula per prendere atto e semplicemente per prendere atto del fatto che era stato emanato un decreto-legge. Questo modo di fare mi ricorda la vecchia politica, cioè visto che ho la parola e dal momento che ho la parola parlo di tutto: c’è chi parla degli extracomunitari, c’è chi parla di questo e chi di quest'altro. Questa è la vecchia politica, se proprio vogliamo parlare di politica. Ma è mancanza di raziocinio, perché è mai possibile che in un'Aula di questo livello non si riesca a stare all'argomento ? L'argomento è modesto, da questo punto di vista, cioè non offre occasione di grandi dibattiti: si tratta delle comunicazioni del Presidente sul fatto che il Governo ha fatto un decreto-legge. Punto e basta.
Ora è inutile che ci nascondiamo e che vogliamo eludere questa vicenda tirando fuori altre questioni come un inesistente protagonismo. La Presidente sarebbe responsabile perché ? Anche noi sapevamo che il Governo si era riunito e che stava facendo un decreto-legge. Ha allertato un po’ tutti dicendo: guardate che probabilmente le Camere dovranno essere convocate nel mese di agosto. E noi su questo stiamo facendo ridere l'Italia: stiamo discutendo con una congerie di sospetti e di illazioni che, ripeto, non hanno proprio senso e non hanno alcuna serietà. Ragione per cui, signora Presidente, io le esprimo innanzitutto l'apprezzamento, perché siccome sono contrario ai decreti-legge, seriamente contrario, apprezzo che lei abbia convocato la Camera, perché i costituenti, quando stabilirono quella norma, non la stabilirono così, ma proprio in polemica con la decretazione d'urgenza, anche quando è giustificata. Ma di questo discuteremo se e quando un'eccezione di incostituzionalità sarà da qualche parte presentata .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antimo Cesaro. Ne ha facoltà.
ANTIMO CESARO. Signora Presidente, io volevo sottolineare innanzitutto la straordinaria normalità di una seduta come questa, il cui valore è amplificato – abbiamo appreso – da una tempistica accelerata, che molto probabilmente riguarderà poi il lavoro delle Commissioni. Noi in questo Paese, signora Presidente, abbiamo bisogno di una straordinaria normalità. Invece siamo costretti, anche il 20 agosto, talvolta a sorbirci degli inutili doposcuola da parte di qualche rappresentante di gruppo parlamentare sulle prassi costituzionali, sui costi della politica e da ultimo anche sulla letteratura italiana, con dotte citazioni di Manzoni. E le nottate inutili a cui siamo stati costretti, per uno sterile ostruzionismo, quanto sono costate al bilancio dello Stato ?
Alcuni gruppi – abbiamo poi appreso – durante l'estate fanno sondaggi d'opinione con bacini di utenza di 30.000 persone, dimentichi delle differenze tra ed . Anche io ho approfittato di una settimana e sono stato alla National Gallery a visitare una straordinaria collezione di quadri e mi ha colpito in particolare un dipinto di Salvator Rosa, artista napoletano, che recava un'iscrizione molto bella: . Ma devo dire che veramente il bisogno del silenzio talvolta è tradito.
Sottolineo in conclusione il valore veramente di urgenza di questo decreto e tutti i fatti degli ultimi giorni lo dimostrano. A questo punto mi domando: a chi giova fare polemica anche su argomenti come questi, che dovrebbero vederci tutti quanti partecipi per trovare al più presto una strada che renda effettiva la decretazione del Governo, trasformandola in legge ? Eppure anche su questo abbiamo assistito a delle polemiche. Invece io credo che un atto dovuto come questo possa diventare occasione per valorizzare l'impegno della buona politica, della politica seria, che, mi consenta di dire, non è animata da ansia di prestazione .
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Prataviera rinuncia ad intervenire. Ha chiesto di parlare il deputato Fico. Ne ha facoltà.
ROBERTO FICO. Signora Presidente, sentendo un po’ tutti gli interventi, il primo a cui vorrei in qualche modo rispondere è quello del professor Baldelli, che fa la lezione su decreto-legge e disegno di legge.
SIMONE BALDELLI. Decreto legislativo !
ROBERTO FICO. Sì: su decreto-legge e disegno di legge, che è diverso. Professor Baldelli – scusi Presidente – la cosa che le volevo dire è che però noi volevamo farle lezione di legalità, perché un condannato a quattro anni per evasione fiscale non dovrebbe farvi alzare così tanto la testa, ma la dovreste tutti quanti nascondere, con poche lezioni .
MARCO MICCOLI. Come il vostro capo !
ROBERTO FICO. Poi sento dire che il Parlamento, la Camera dei deputati ha cambiato marcia. Noi abbiamo approvato zero leggi, questo Parlamento ha approvato zero leggi, quindi se c’è un cambio di marcia vuol dire che prima andavamo sotto lo zero e quindi non è proprio possibile una cosa del genere.
Terzo, noi cerchiamo solamente, anche magari sbagliando, di riportare la realtà delle cose. L'atto di mero adempimento che facciamo oggi è che la Presidente ha convocato la Camera dei deputati per un mero atto formale di adempimento, perfetto, è giusto, stiamo solamente dicendo che all'esterno e a tutti i cittadini e agli italiani dev'essere trasferita questa informazione e nessun'altra informazione. Se no diventa un'altra cosa e facciamo credere altro . Punto. È questo il concetto fondamentale che vogliamo trasferire.
Terzo, noi diamo i titoli ai decreti perché lo chiamiamo decreto sul femminicidio. Il decreto – e lo ripeto un'altra volta – ha al primo punto il contrasto della violenza di genere; al secondo sicurezza e sviluppo dei paesi africani, frodi informatiche, danni alle infrastrutture energetiche e violenza negli stadi; al terzo norme in materia di protezione civile; al quarto gestione commissariale delle province.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ROBERTO FICO. Questo è il decreto che mette dentro tutto come tutti gli altri decreti e noi ci siamo veramente annoiati a ratificare decreti del Governo. Vogliamo che il «Parlamento zero leggi» diventi un Parlamento con tante leggi e anche rispetto agli altri Parlamenti che lei ha citato nel suo su ; noi facciamo un numero di giorni più ridotto di vacanze, ma loro fanno un numero di leggi di iniziativa parlamentare molto più grande delle nostre e se le possono prendere le vacanze, forse !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Terzoni. Ne ha facoltà.
PATRIZIA TERZONI. Signora Presidente, prima di tutto io come donna mi sento un po’ anche presa in giro da questo decreto. In primo luogo perché dietro alle parole femminicidio vengono nascosti tanti altri provvedimenti e quindi con la scusa delle disgrazie che accadono a noi donne vengono inserite altre cose che non c'entrano nulla.
Poi volevo chiarire il fatto che noi non siamo contro la decisione, anzi che poi non è una decisione, è una cosa logica da fare, e cioè convocare quest'Aula; come ha già spiegato il mio collega Toninelli, è normale, normalissimo fare questa seduta, però dato che sui giornali e sulle TV è stato dichiarato che sarebbero iniziati i lavori d'Aula, io vorrei che questi iniziassero. Ma facendo un piccolo calcolo, dato che l'articolo 96- dice che dopo l'assegnazione, dopo 15 giorni dev'essere portato in Aula, significa che il 5 settembre questo decreto dev'essere in Aula.
Ora, se l'Ufficio di Presidenza – l'Ufficio di Presidenza e non la Commissione – viene convocato il 26, significa che perdiamo 6 giorni su 15 per un decreto che, come hanno già detto tutti, dagli esponenti del Popolo della Libertà agli esponenti del Partito Democratico, è un decreto importantissimo e non si possono perdere 6 giorni. Quindi le chiedo ufficialmente di sollecitare i presidenti delle due Commissioni a convocare l'ufficio di presidenza già da domani e già da domani pomeriggio convocare le Commissioni per discutere in maniera molto seria su questo decreto, fare tutte le audizioni possibili ed immaginabili per affrontare in maniera seria questo argomento e non fare tutto in 6 giorni, compreso il . Anche perché sappiamo benissimo che per le convocazioni delle Commissioni, se c’è l'Aula di mezzo, i tempi si accorciano molto per fare le audizioni...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PATRIZIA TERZONI. ...e poi va finire come è successo nelle Commissioni ambiente e attività produttive quando abbiamo dovuto convocare l'ARPA per il caso ILVA di Taranto, e abbiamo dovuto ascoltare l'ARPA per 15 minuti quando invece c’è gente a Taranto che muore ormai da anni a causa del tumore.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PATRIZIA TERZONI. Quindi io penso che lei sia d'accordo con me nel chiedere ai presidenti delle due Commissioni di incardinare subito la questione all'interno delle Commissioni e non perdere 6 giorni su 15 per discutere di questo decreto-legge, che è molto importante e all'interno ha anche questioni molto diverse tra loro e che devono essere tutte quante ben studiate .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, è un atto dovuto, siamo d'accordo. Se è un atto dovuto però non capiamo la necessità di parlamentari che continuano a ringraziarla di aver convocato la seduta odierna della Camera. È un atto dovuto, andava fatto. E se è un atto dovuto e andava fatto, per quale motivo ha dovuto giustificarci precedenti storici che tra l'altro non sono numerosissimi ?
Vede, la Costituzione va applicata ma andrebbe applicata in tutte le sue parti e soprattutto sempre, anche perché la stessa solerzia che l'ha portata ad annunciare questo decreto oggi servirebbe portarla magari al Senato, dove invece non sempre osservano la Costituzione e cercano evidentemente di avere dei tempi un po’ diversi, soprattutto perché il sospetto ci viene dal fatto che questo decreto doveva essere presentato inizialmente al Senato. Il fatto che poi sia stato presentato alla Camera ci fa pensare che lei abbia voluto portarlo qua alla Camera per poi convocare questa seduta per fare, mi passi il termine, un po’ di cinema, per dire che ci trovavamo nel mese di agosto. Se fosse stato presentato al Senato, come doveva inizialmente essere, evidentemente nessuno ne avrebbe tratto spunto per pensare male, magari sbagliando, ma ci dia adito che la fondatezza di questo pensiero c’è tutta.
Detto questo, sul merito del provvedimento, su tutto quello che riguarda la tutela delle donne ci vedrà assolutamente impegnati nel dare il nostro contributo.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PAOLO GRIMOLDI. Mi lasci soltanto dire che, se questa solerzia da parte soprattutto di alcuni gruppi parlamentari nella tutela delle donne è quella che abbiamo sentito oggi, ci domandiamo per quale motivo, nella ratifica della Convenzione di Istanbul nessuno si è preoccupato di mettere la copertura economica, che vuol dire aver rettificato un pezzo di carta, ma non avere assolutamente portato a casa nessun risultato concreto per la tutela delle donne, e il secondo aspetto è per quale motivo quest'Aula poche settimane fa ha votato lo «svuota carceri», con cui sappiamo bene che vengono liberate le persone che hanno fatto le violenze più diverse soprattutto alle donne .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luigi Di Maio. Ne ha facoltà.
LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, ricordo a me stesso che questi sono interventi di fine seduta, di solito parliamo di tutto lo scibile umano negli interventi di fine seduta. Quindi – e lo ricordo a me stesso perché lo vedo spesso – ci sono solleciti di interrogazioni come richiami a eventi che accadono fuori da quest'Aula e così via. Quindi, stiamo parlando di vari temi perché siamo agli interventi di fine seduta.
Detto questo, io personalmente penso una cosa: quando siamo intervenuti, quando quest'Aula si è data gli auguri di buone vacanze, io sono stato il primo a dichiarare: quest'Aula va in vacanza, che c’è di male ? Ci sono dei parlamentari che si prendono un tempo di riposo. Benissimo. Noi eravamo anche sereni del fatto che in questo mese, negli anni precedenti, nel periodo estivo soprattutto, si sono fatte le più grandi «porcate» legislative. E allora abbiamo detto: vuoi vedere che la prima legge di iniziativa parlamentare la fanno proprio nel periodo estivo ? Meglio andare in vacanza. Quello che a me ha lasciato perplesso in questi ultimi giorni è quello che non si è detto, cioè quando è stato fatto quello che è stato fatto su che andava benissimo a mio parere perché spiegava benissimo cosa stava per succedere, si è presa la palla al balzo per dire che i lavori dell'Aula venivano riaperti, che l'Aula ricominciava a lavorare. E io lì avrei gradito la stessa solerzia che è stata utilizzata nello smentire le nostre dichiarazioni, per smentire quei titoloni che dicevano che la Presidente Boldrini richiamava tutti all'appello, cosa che non ha mai fatto la Presidente Boldrini, gliene do atto.
Io avrei gradito la stessa solerzia, ed è quello che non si è detto in quel caso che, in questo momento, ci fa chiedere: visto che siamo qui e abbiamo ricominciato a lavorare, se così si dice, così dicevano tutti oggi, bene, allora ricominciamo a lavorare, convochiamo una Capigruppo e ricominciamo a fare l'attività legislativa dell'Aula.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUIGI DI MAIO. La mia perplessità è che da oggi alla riapertura dei lavori ufficialmente ci sono 16 giorni, poi vengo a sapere informalmente che dei presidenti di Commissione si stanno riorganizzando. Io vorrei sapere ufficialmente queste notizie e non – come spesso accade qui – nei corridoi o tramite notizie ufficiose
PRESIDENTE. Alla Conferenza dei capigruppo è stato deciso all'unanimità la convocazione della prossima Capigruppo e dell'Aula e il suo gruppo era presente, dunque non mi sembra una sorpresa questa, per nessuno.
Ha chiesto di parlare il deputato Melilla. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA. Signor Presidente, stiamo veramente assistendo all'assurdo. L'Aula oggi si è riunita per un obbligo costituzionale. Appena è stata annunciata la convocazione di questa seduta due vicepresidenti si sono sentiti in obbligo di polemizzare. Un movimento importante di questo Parlamento ha polemizzato contro il protagonismo mediatico della Presidente. Si viene qui per polemizzare con motivazioni assurde, confuse, addirittura si parla di uno spreco derivante dalla convocazione di questa Assemblea. Tutto ciò secondo me è penoso.
Io vorrei regalarle, cara Presidente, la citazione di un grande economista di cui tra qualche mese ricorrerà il centenario della nascita, Federico Caffè, della mia città, di Pescara. È un articolo bellissimo, pubblicato nel 1982 su intitolato «La solitudine del riformista», poche righe: il riformista è ben consapevole di essere costantemente deriso da chi prospetta future palingenesi, soprattutto per il fatto che queste sono vaghe, di contorni indefiniti e si riassumono generalmente in una formula che non si sa bene cosa voglia dire, ma che ha il pregio di un magico effetto di richiamo. La derisione è giustificata, in quanto il riformista, in fondo, non fa che ritessere una tela che altri sistematicamente distruggono .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Richetti. Ne ha facoltà.
MATTEO RICHETTI. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire perché nel Paese stanno accadendo cose che ci dovrebbero preoccupare un po’ di più di una convocazione della Camera dei deputati. Faccio riferimento a quanto è accaduto in questi giorni a Formigine, nel modenese, episodi di una tale gravità che credo necessitino del pieno coinvolgimento del Parlamento e del Governo. La presenza del Ministro Franceschini da questo punto di vista è un atto importante che mi aiuta in questo intervento. E’ un episodio grave che sta vedendo il coinvolgimento mio, di tanti colleghi, del collega Dell'Orco del MoVimento 5 Stelle. Abbiamo presentato a sua firma – ho aggiunto anche la mia proprio adesso – un'interrogazione urgente. La Firem è un'azienda produttrice di resistenze elettriche sita nel comune di Formigine in provincia di Modena, che impiega circa 40 addetti. Senza nessun preavviso a lavoratori, sindacati e istituzioni, ha dato corso ad un trasferimento che io, cercando di misurare le parole, devo definire «clandestino», di mezzi e macchinari per la produzione verso la Polonia. Non posso parlare di delocalizzazione, Presidente, perché bisogna dare alle cose il giusto nome. Sia chiaro, io sono una persona che crede fermamente nelle idee di libertà di impresa e tra queste c’è anche la possibilità di trasferire la propria impresa dove si crede, ma questo avviene sempre in un contesto di coinvolgimento dei lavoratori e del territorio che hanno consentito di creare e sviluppare quella impresa che è produttrice di bene comune e che genera profitto privato e non viceversa. E allora, vede, che qualcuno decida, alle fioche luci della sera, dopo aver salutato le maestranze e aver augurato loro buone ferie, con tanto di «arrivederci al 26 di agosto», di iniziare un affrettato trasloco dell'impresa su camion pronti a varcare la frontiera, ebbene, io a chiamarla «delocalizzazione» non ci sto e credo non ci possa essere giustificazione per questo atteggiamento. È uno schiaffo, uno schiaffo a un modo di fare impresa che ha caratterizzato Modena, l'Emilia Romagna e il Paese in questi anni, impresa con il territorio e non contro, è uno schiaffo a chi sta lì, contrasta la crisi, prova a vincerla, a imprese che non mollano, che addirittura sono andate contro quando un terremoto ha abbattuto tetti, muri e speranze riposte nell'impresa. Quindi, Presidente, nell'assumerci l'impegno di rendere cogenti azioni di sostegno a imprese e lavoro, credo doveroso formulare un ultimo doppio auspicio. Il primo ai lavoratori, esprimendo loro la solidarietà dell'intero Parlamento italiano, la vicinanza alla loro lotta, legittima, per tutelare un valore che viene molto prima di quello della libertà di impresa, che è il valore su cui si fonda la nostra Repubblica, ed è il lavoro.
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
MATTEO RICHETTI. La seconda agli imprenditori. Oggi si apre un importante tavolo voluto dagli enti locali, dal sindaco e dalla provincia, perché si faccia in modo che tanti anni a discutere di responsabilità sociale di impresa non producano solo un po’ di carta nei nostri cassetti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ciprini. Ne ha facoltà. È l'ultimo intervento poi darò la parola al Ministro Franceschini.
TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, volevo approfittare di questa calda seduta d'Aula per augurare buon lavoro a Comunione e Liberazione, in questi giorni alle prese con il consueto annuale che ha visto presenziare anche il Premier Letta e una schiera di politici sia di destra che di sinistra, all'insegna dei larghi affari. Colgo l'occasione per chiedere a questi politici, dell'evento annuale, di spiegarci qual è il nesso che collega un movimento religioso ed ecclesiale a esponenti politici e a membri delle istituzione di uno Stato laico. In nome di Dio, ci dicano qual è la potente di politici, imprenditori e banchieri che sta dietro a Comunione e Liberazione, ci dicano quanti e quali sono i politici di destra e di sinistra che devono la loro carriera politica a Comunione e Liberazione. D'altronde i Ministri ciellini sono ben piazzati nei posti strategici per fare affari con i soldi pubblici: opere pubbliche, infrastrutture, trasporti, difesa. Azzardo qualche ipotesi: Comunione e Fatturazione, Commistione e Lottizzazione, è una setta catto-affarista che, attraverso il braccio armato nell'economia, ovvero la Compagnia delle opere, con vergognosa ipocrisia e spudoratezza sfrutta il di Dio per perseguire meri interessi concreti, terreni, di natura economica e non certo spirituale, con un giro di affari di 70 miliardi di euro, con 34 mila aziende in rapida espansione in tutta Italia allunga i suoi avidi tentacoli nella pubblica amministrazione, nella sanità, nella scuola, nelle onlus e in tutti quei settori in cui girano finanziamenti pubblici, in una rete di potere che ingloba aziende, ospedali, banche, expo, istituzioni, Chiesa, aziende a partecipazione pubblica, fondazioni. Ebbene, Don Giussani voleva portare la Chiesa nella società. I suoi successori hanno trasformato la Chiesa in una società per azioni, con la benedizione dei politici e non certo con quella di Gesù Cristo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento ed il coordinamento dell'attività di Governo, Dario Franceschini. Ne ha facoltà.
DARIO FRANCESCHINI, Signor Presidente, poiché questo dibattito ha accavallato un po’ interventi sulle sue comunicazioni ad altri temi, prima di parlare dell'argomento, ovvero del decreto-legge, anche perché sono state poste osservazioni o richieste al Governo, vorrei soltanto dire all'onorevole Richetti che naturalmente noi seguiremo con molta attenzione questa vicenda, che se verrà riproposta in sede propria di sindacato ispettivo a maggior ragione lo faremo nei tempi e nelle modalità dovute.
Presidente, ovviamente non posso ringraziarla di avere convocato questa seduta perché come ha detto lei, com’è stato ripetuto, è un atto dovuto. Dico anche all'onorevole Buonanno che non bastava una telefonata tra il sottoscritto e il Presidente della Camera, perché la Costituzione dà delle indicazioni molto precise: il decreto-legge deve essere trasmesso alla Camera il giorno stesso della pubblicazione e entro cinque giorni le Camere devono convocarsi per la comunicazione, quindi i tempi hanno portato qua. Peraltro, noi ci siamo posti questa domanda in sede di Consiglio dei ministri, perché un decreto-legge pubblicato il 14 agosto è anomalo e avrebbe comportato come conseguenza anche questa prima parte della procedura per la sua conversione in legge. Abbiamo tuttavia valutato che esistevano, in questa occasione più che in altre, le ragioni dell'urgenza, apro la parentesi, non soltanto sul tema principale del decreto-legge, il femminicidio, le norme di contrasto alla violenza di genere, ma anche per le altre materie che sono contenute. C’è una norma all'articolo 7 che riguarda la proroga dell'arresto differito per i violenti in occasione di manifestazioni sportive, che scadeva il 30 giugno. Poiché il campionato inizia a fine agosto era importante che fosse in vigore subito. C’è una norma che riguarda il commissariamento delle province a seguito della sentenza della Corte costituzionale che ha lasciato un vuoto dal punto di vista dei poteri dei commissari che erano stati nominati in forza della norma che è stata dichiarata incostituzionale e quindi in attesa che il Parlamento deliberasse sulle proposte di iniziativa parlamentare o sul disegno di legge che è stato inviato alle Camere dal Governo sulla riorganizzazione delle province fino alla loro soppressione, ugualmente bisognava regolamentare che cosa avveniva con i commissariamenti che altrimenti sarebbero restati in piedi senza nessuna fonte che ne giustificasse la permanenza. E poi soprattutto sulle norme riguardanti le violenza di genere, abbiamo la consapevolezza che crediamo di aver fatto la scelta giusta proprio nel scegliere lo strumento del decreto-legge e lo dico all'onorevole Binetti.
È chiaro, e lo sapevamo, che ci sono proposte di legge anche più articolate di iniziativa parlamentare in Parlamento, ma l'unico modo per fare entrare in vigore queste norme – poi, in sede di conversione si potranno migliorare, si potranno integrare –, l'unico modo per farle entrare in vigore subito rispetto a tutta la drammaticità dei fatti di cronaca, che, messi tutti insieme costituiscono una grave emergenza sociale, era questo: servivano norme che entrassero in vigore subito: per questo, un decreto pubblicato il 14 di agosto contro i maltrattamenti, contro la violenza di genere, contro lo contro le violenze domestiche. Dal 14 agosto – giorno della pubblicazione –, le donne italiane saranno un po’ più protette: ed è soltanto un primo passo, perché il fenomeno è un fenomeno molto più complicato, che va affrontato da un punto di vista culturale, ma le norme servono, l'inasprimento delle pene serve.
Io credo che di questo dovremmo essere orgogliosi, per una volta, senza distinzioni tra Governo e Parlamento, senza distinzioni di colore, senza distinzioni tra maggioranza e opposizione. Cosa c'entrano questi temi con un fenomeno di questa gravità sociale e di questa attualità ? C’è una norma, tra le altre, che prevede che il pubblico ministero possa adottare, se in presenza di gravi indizi di colpevolezza, un provvedimento inibitorio urgente che vieta all'indiziato di frequentare la casa o gli altri luoghi frequentati dalla persona offesa. Ma se questa norma, anche solo questa norma, producesse un effetto per una sola donna italiana, tutelandola di più, dovremmo dire non soltanto che abbiamo dato prova di buona politica, ma che abbiamo fatto tutti insieme semplicemente il nostro dovere
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 9 agosto 2013, il presidente del gruppo parlamentare del Partito Democratico ha reso noto che, in sostituzione del deputato Giovanni Legnini, è stato nominato componente dell'ufficio di presidenza del gruppo il deputato Nicola Stumpo.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.