PRESIDENTE. La seduta è aperta.
RICCARDO FRACCARO, legge il processo verbale della seduta del 30 giugno 2017.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Aiello, Angelino Alfano, Alfreider, Artini, Baretta, Boccia, Brambilla, Cicchitto, Coppola, Damiano, De Menech, Epifani, Fauttilli, Fico, Giorgis, Greco, Mazziotti Di Celso, Meta, Monaco, Nicoletti, Pes, Picchi, Rigoni, Scagliusi, Scanu, Schullian, Sereni, Sottanelli, Simone Valente e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza all'ordine del giorno Scotto n. 2-01787 .
UMBERTO DEL BASSO DE CARO,. Grazie, Presidente. La procedura autorizzativa, compresa la valutazione di impatto ambientale, del progetto preliminare della tratta Monte Romano Est-Civitavecchia è stata avviata il 29 luglio del 2015; il tracciato oggetto della fase autorizzativa è il risultato dell'analisi multicriteria elaborata dalla società ANAS, sulla cui base è stato individuato un percorso ottimale, sia da un punto di vista ambientale, relativamente agli aspetti vincolistici, ambientali, archeologici ed idrogeologici, che da un punto di vista economico, in termini di rapporto costi-benefici.
PRESIDENTE. L'onorevole Scotto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
ARTURO SCOTTO. Ma, sì, grazie, signor Presidente, sono soddisfatto; mi auguro che i tempi si accelerino. Il sottosegretario Del Basso De Caro parlava del primo Consiglio dei ministri utile, della necessità di sbloccare, definitivamente, quest'opera entro l'estate, con la delibera del CIPE.
PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Latronico n. 3-03123 e Folino ed altri n. 3-03124, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente .
UMBERTO DEL BASSO DE CARO,.
PRESIDENTE. L'onorevole Latronico ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione n. 3-03123.
COSIMO LATRONICO. Signor Presidente, sono parzialmente soddisfatto. Diciamo che il tema della rottura di questo viadotto è di fondamentale importanza; il viadotto Marmo si connette, appunto, al raccordo autostradale Sicignano-Potenza che dà vita a questa arteria di importanza straordinaria, non solo per la Basilicata, perché è l'unica strada di accesso che connette la Basilicata all'autostrada, ma è anche un'arteria importante per il Mezzogiorno, perché connette il polo di Salerno con il polo ionico di Taranto, legando la Basilicata. Ora, stiamo parlando di una strada, la Basentana, come sa il sottosegretario, che è afflitta da problematiche complesse, anche di natura strutturale, i viadotti stanno cadendo uno dopo l'altro, ma, ovviamente, noi inseguiamo la rottura dei viadotti, non ci sono alternative, come sa il sottosegretario, se questi elementi dovessero precipitare ulteriormente.
PRESIDENTE. L'onorevole Folino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione n. 3-03124.
VINCENZO FOLINO. Grazie, Presidente. Sono soddisfatto per il punto specifico, nel senso che l'interrogazione è di alcuni mesi fa: devo dire che, come ha detto il sottosegretario, rapidamente, è stata approntata la bretella che ha alleggerito la tensione su quelle strade. Sono parzialmente soddisfatto per il contesto complessivo, perché ANAS ci dice solamente che, al 31 dicembre, sarà aperta una sola corsia del raccordo Sicignano-Potenza e nulla sappiamo sul completamento dei lavori. Ciò con tutte le questioni che attengono anche alla sicurezza su quel tratto e, più complessivamente, sul tratto che va da Salerno a Taranto e viceversa, con tutte le questioni della strada statale n. 407 “Basentana”, che ha citato anche prima il collega Latronico: manca il da Calciano fino a Metaponto, con problemi di sicurezza.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, Benedetto Della Vedova, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Pagano e Binetti n. 3-02551 .
BENEDETTO DELLA VEDOVA,. Grazie, Presidente. Desidero, in primo luogo, ringraziare l'onorevole Pagano per aver sollevato una questione di grande attualità e rilevanza internazionale, anche alla luce delle mozioni approvate qualche tempo fa da questa Assemblea, riguardanti il rispetto dei diritti umani e della libertà religiosa, temi per i quali è fortissimo l'impegno politico del Ministro Alfano e di tutta la Farnesina.
PRESIDENTE. L'onorevole Pagano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, se c'è un modo per potere definire sinteticamente la risposta del sottosegretario, al di là della stima personale, è quello di dire che burocraticamente il Ministero degli Affari esteri si è messo le carte a posto. Tutto l'che è stato oggetto della risposta del sottosegretario, e quindi del Ministro, sostanzialmente, è all'interno di un approccio burocratico: abbiamo fatto questo, abbiamo partecipato a questo convegno, le chiese - intendo da un punto di vista fisico, come edifici - che sono oggetto anche di attentati militari da parte di forze terroristiche cerchiamo di salvaguardarle, siamo riconosciuti come interlocutori e come partner.
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Daga ed altri n. 2-01562 .
BENEDETTO DELLA VEDOVA,. Grazie, Presidente. Rispondo all'interpellanza dell'onorevole Daga, in rappresentanza del sottosegretario Gozi, sulla base degli elementi forniti dalla Presidenza del Consiglio.
PRESIDENTE. L'onorevole Daga ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
FEDERICA DAGA. La ringrazio, Presidente. Non sono completamente soddisfatta della risposta. Certo, il fatto che si arrivi ad avere una sanzione dall'Unione europea non è una cosa così onorevole. Noi vorremmo che non si arrivasse mai a questo, anche perché tutti i fondi che in questo momento bisogna pagare come multa potevano essere utilizzati per farci qualcos'altro e, sinceramente, a livello ambientale, dato che questa legislatura non è stata tanto gentile con l'ambiente, avremmo bisogno di mettere a posto un po' di cosine, quando parliamo di depurazione e fognature, quando parliamo anche di contrasto al dissesto idrogeologico e affini, bonifica dei territori, e tutto quello che possiamo immaginare che ci serve in questo momento.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Umberto Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Latronico n. 3-03052 .
UMBERTO DEL BASSO DE CARO,. Presidente, nell'atto presentato dall'onorevole Latronico viene richiamato il decreto del Ministro dello sviluppo economico 23 giugno 2016, sostenendo tra l'altro che talune disposizioni, come l'articolo 5 in tema di modalità di determinazione della potenza degli impianti, avrebbero introdotto dubbi interpretativi.
PRESIDENTE. L'onorevole Latronico ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
COSIMO LATRONICO. Ringrazio il sottosegretario Del Basso De Caro per questa risposta, che è puntuale nella rappresentazione della problematica che io ho posto con l'interrogazione di cui parliamo. Vi è una platea, sottosegretario, di operatori che, non per colpa loro, non riescono ad attivare gli impianti entro il 29 giugno 2017: questo è il tema! Ora, è vero che il contesto normativo dà la possibilità agli operatori di attivare presso l'Autorità procedimenti di risarcimento per il riconoscimento del danno, ove la responsabilità del mancato adempimento non sia a carico degli operatori; ma chi ha costruito un piano finanziario, facendo affidamento su una tariffa incentivante più significativa, e non per colpa sua non riesce ad attivare l'esercizio dell'impianto, noi non possiamo scaricare la partita dicendo: va beh, hai la possibilità di ricorrere ad un risarcimento, perché creiamo un quadro operativo assolutamente inattendibile per gli investitori, e rischiamo…Io, signor sottosegretario, le chiedo un supplemento di indagine: ho relazioni di piccoli e medi operatori che si sono esposti finanziariamente per fare questi investimenti.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 15.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Mannino, Pannarale e Piccoli Nardelli sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Sibilia ed altri n. 1, Busin ed altri n. 2 e Rampelli ed altri n. 3 presentate al disegno di legge n. 4565: Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2017, n. 99, recante disposizioni urgenti per la liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza S.p.A. e di Veneto Banca S.p.A.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame delle questioni pregiudiziali presentate .
CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Siamo nuovamente, come ogni principio d'estate o festività, a celebrare l'ennesimo regalo che si fa a queste banche private italiane. Questo decreto narra di un regalo, “esborso diretto” - parole del Ministro Pier Carlo Padoan -, di 5 miliardi di euro di soldi pubblici dei cittadini italiani. In più, verranno concessi 12 miliardi di euro a titolo di garanzia, perché, se effettivamente qualcosa dovesse andare storto, vogliamo essere sicuri che nessuna banca ci metta nemmeno un centesimo. Quindi, chiaramente questa somma fa 17 miliardi di euro, 5 miliardi di esborso diretto più 12 miliardi di garanzia pubblica.
PRESIDENTE. Il collega Filippo Busin ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.
FILIPPO BUSIN. Grazie, Presidente. Il Governo Gentiloni si conferma nel ricorso reiterato alla decretazione d'urgenza, siamo a una media di 2,2 decreti al mese, e si appresta a battere ogni record. Se a questo, poi, aggiungiamo il ricorso disinvolto alla legge delega, ci troviamo di fronte, di fatto, a un Parlamento privato del potere legislativo a favore del Governo. Ad aggravare il quadro, registriamo, da più di due anni, un susseguirsi di decreti-legge sempre sulla stessa materia, sulla materia bancaria, tanto da prefigurare il reato di reiterazione, condannata severamente dalla Corte costituzionale.
PRESIDENTE. Colleghi per favore, il tono della voce…
FILIPPO BUSIN. Si tratta, invece, in gran parte di investitori non istituzionali, ex soci - preferisco chiamarli così piuttosto che azionisti - di una società di credito cooperativo che avevano messo i loro risparmi in quello che consideravano il luogo in assoluto più sicuro che si potesse immaginare. E la convinzione che le loro banche popolari, che portavano anche il nome delle loro città, del loro territorio, fossero al riparo da rischi, non era, come vuol far credere il Governo, frutto della loro ignoranza relativa agli strumenti finanziari, ma piuttosto dell'immagine che queste banche si sono costruite in decenni, avvalorata da mezzi di comunicazione, da importanti e famosi testimonial, ma soprattutto certificata da organi di controllo interni ed esterni nazionali ed europei, avvalorata persino dalle procure, l'organo che più di ogni altro gode della fiducia dei cittadini, quale baluardo ultimo della giustizia.
PRESIDENTE. Colleghi, il tono della voce…
FILIPPO BUSIN. Questo provvedimento è non solo irrispettoso della Costituzione, ma anche indegno di uno Stato civile .
PRESIDENTE. Il deputato Walter Rizzetto ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Rampelli n. 3, di cui è cofirmatario.
WALTER RIZZETTO. La ringrazio, Presidente; sottosegretario, siamo, in pochi giorni, a parlare sempre della stessa cosa, ovvero, per decreto, salvare le banche. Ora, se sotto un certo punto di vista, io parlo ad esempio in termini occupazionali, potrebbe anche essere, soltanto sotto quel punto di vista, un'idea interessante, rispetto a tutto il resto noi affermiamo con forza, e per questo abbiamo presentato tra i primi la questione pregiudiziale, qui, alla Camera, e sottolineiamo con forza, che questo è l'ennesimo decreto incostituzionale. Quindi, la maggioranza e il Governo che sosterranno questo decreto, di fatto, quasi fosse un sillogismo, sono incostituzionali; state compiendo un altro atto incostituzionale. Dovevate essere voi, poi, i padri costituenti, i nuovi padri costituenti, a cambiare la Costituzione il 4 dicembre scorso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Paolo Tancredi. Ne ha facoltà.
PAOLO TANCREDI. La ringrazio, Presidente. Devo dire che, come prevedevo, l'illustrazione delle tre questioni pregiudiziali si è concentrata da parte dei colleghi su questioni di merito più che di forma e di contrasto al dettato costituzionale. Era inevitabile, ci mancherebbe altro, solo che è chiaro che bisogna fare un richiamo a quello che oggi abbiamo in discussione all'ordine del giorno, che è una pregiudiziale di costituzionalità. Ebbene, da questo punto di vista, senza entrare nel merito, su cui avrei parecchio da dire anche rispetto a molte considerazioni fatte dai colleghi prima di me, credo che le osservazioni di incostituzionalità fatte nelle tre questioni siano da respingere, e noi voteremo contro di esse.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI. Signor Presidente, sottosegretario Baretta, non c'è una questione di costituzionalità ma di merito. La soluzione adottata forse poteva essere diversa, ma la perdita del tempo più adatto ha molti padri, e non riguarda solo il Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Zoggia. Ne ha facoltà.
DAVIDE ZOGGIA. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, dobbiamo confessare che, come gruppo Articolo 1, abbiamo a lungo riflettuto ed esaminato le questioni pregiudiziali che sono state presentate da vari gruppi in merito alla conversione in legge di questo decreto-legge. Abbiamo esaminato i tempi, e non possiamo non concordare con quei gruppi parlamentari che hanno evidenziato il ritardo con il quale si vuole procedere al piano di rilancio dei due istituti di credito. Crediamo che, anche in questo caso, come in molti altri, ci si trovi di fronte alla cosiddetta sindrome dei cieli azzurri da parte del maggior partito di Governo: quella sindrome che dipinge situazioni sempre felici, che tende a nascondere i problemi, soprattutto all'avvicinarsi di scadenze elettorali. Noi pensiamo che così non vada bene!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Barbanti. Ne ha facoltà.
SEBASTIANO BARBANTI. Grazie Presidente. Quando si parla di argomenti tecnici e complicati come questi, complottisti pseudoesperti di finanza internazionale e mondiale, inventori delle più grandi e assurde soluzioni, fanno delle esternazioni su cui è necessario fare inevitabilmente un'operazione anche di verità e di informazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Laffranco. Ne ha facoltà.
PIETRO LAFFRANCO. Grazie Presidente. Ci sono state molte circostanze, colleghi, in questa legislatura, nelle quali le opposizioni, noi per primi, abbiamo forse abusato dell'istituto della questione pregiudiziale di costituzionalità nell'affrontare alcuni provvedimenti. Debbo però dirle, signor Presidente, che in questo caso, in realtà, c'è solo l'imbarazzo della scelta, nel senso che il decreto che il Governo ha varato in fretta e furia non rappresenta soltanto, come credo già sia stato detto, un coacervo di deroghe praticamente a tutto l'ordinamento giuridico italiano (norme del diritto civile, del codice civile, norme del diritto tributario, norme penali), ma è soprattutto un decreto che viola, in maniera chiara ed inequivocabile, tutta una serie di norme della nostra Carta costituzionale. Pertanto, questa discussione non solo è pienamente motivata, ma assolutamente necessaria. Vedete colleghi, ci troviamo ad affrontare l'ennesimo provvedimento che riguarda gli effetti della crisi bancaria. L'ennesimo provvedimento tampone con cui il Governo prova a rincorrere le questioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Zanetti. Ne ha facoltà.
ENRICO ZANETTI. Grazie, Presidente. Il gruppo di Scelta Civica-ALA voterà contro le pregiudiziali, pur riconoscendo, a differenza di altre volte in cui questo rito si ripete, una sostanza di talune argomentazioni e non una mera strumentalità. Voteremo contro, perché ci interessa discutere il decreto nel merito e nei termini della gestione politica dello stesso: due aspetti che non possono essere disgiunti, posto che, se fotografiamo la situazione al 23 di giugno, è chiaro che con ogni probabilità gran parte del testo di questo decreto diventa necessitata, ma non si può dimenticare come al 23 giugno si è arrivati.
PRESIDENTE. Colleghi, il tono della voce, per favore.
ENRICO ZANETTI. …circostanza che determina l'impossibilità di procedere da parte dei Presidenti delle Camere alle procedure di formazione. Dunque la nostra pregiudiziale è la seguente: noi discuteremo nel merito le critiche politiche che abbiamo avanzato e le rinnoveremo; siamo disponibili a valutare di assumerci la grave responsabilità che accompagna il decreto-legge ma solo a condizione che, quando si andrà a votare in Aula su esso, sia pubblicata in la legge istitutiva della Commissione di inchiesta, le procedure siano partite e si dimostri ai cittadini che si è veloci, rapidi ed efficaci non solo quando si tratta di andare ad approvare provvedimenti necessitati, scritti oggettivamente a quel punto sotto dettatura di soggetti privati ma anche quando si tratta di dare seguito a strumenti da usare con attenzione ma sicuramente idonei a far emergere le altre responsabilità, non meno importanti anzi direi davvero, lo ripetiamo, pregiudiziali rispetto alle responsabilità che si chiede di assumere al Parlamento. Se ci sarà questo equilibrio, esprimeremo un voto di responsabilità; se non ci sarà, si farà un voto da servi, non da Parlamento, istituzione centrale, ma da servi. Noi un voto responsabile siamo disposti a farlo, un voto da servi no.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Latronico. Ne ha facoltà.
COSIMO LATRONICO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, la settimana scorsa quest'Assemblea ha dato il suo assenso ad una Commissione di inchiesta sulle banche. L'abbiamo condivisa in parte perché molte aree che andavano indagate non saranno indagate: ci riferiamo alle manovre speculative a ridosso del decreto-legge. Ora stiamo discutendo le questioni pregiudiziali, che nel merito saranno valutate dalla Commissione finanze, all'esame del decreto-legge con il quale vengono liquidate la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Di fatto vengono coperti i debiti di un su cui attendiamo che si accertino rapidamente responsabilità. Lo sconcerto dell'opinione pubblica è palpabile e grande. Chi ha sperperato, dilapidato risparmi e investimenti di decine di migliaia di risparmiatori deve rispondere: è un decreto-legge di fatto blindato perché il Governo Gentiloni per uscire dal vicolo cieco in cui si trovava, dopo mesi di incertezza, ha promesso a Banca Intesa che non saranno consentite modifiche al testo con buona pace della sovranità del Parlamento, signor Presidente. Si tratta di un decreto con cui il Governo userà il denaro dei contribuenti fino a 17 miliardi, oltre ai 4,7 miliardi già dati ad Intesa. Chi come noi votò contro il provvedimento contenente una delega in bianco con cui, tra dicembre 2016 e gennaio 2017, il Governo chiedeva l'autorizzazione ad usare 20 miliardi dei contribuenti per i salvataggi bancari, oggi non può che essere contrario alle modalità e al contenuto del decreto-legge in esame. Da opposizione responsabile abbiamo offerto fin dalla introduzione del in un percorso di preparazione, via via indicazioni e soluzioni percorribili quando si sono presentate le varie emergenze.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Rocco Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Io credo che vi siano molte buone ragioni per criticare il Governo per il modo in cui questo problema delle banche venete è stato affrontato e tuttavia non riesco a capire quali sono le soluzioni alternative che le forze di opposizione ci propongono, perché, vedete, il dato di partenza è rappresentato da banche le quali non sono in grado di continuare la loro attività, delle banche, le quali non sono in grado di rimborsare i crediti che hanno ricevuto.
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 4102-A: Modifica alla legge 20 dicembre 2012, n. 238, per il sostegno e la valorizzazione del festival Umbria Jazz.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico della proposta di legge e dell'unico emendamento ad esso riferito .
ANNA ASCANI, . Invito al ritiro o parere contrario.
ANTIMO CESARO,. Conforme al parere espresso dalla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.2 Nicchi.
MARISA NICCHI. Grazie, Presidente. Noi non capiamo per quale motivo questo emendamento non venga accolto. È un emendamento che semplicemente sposta il finanziamento verso fondi che non intaccano il Fondo unico dello spettacolo, cioè la filosofia di questo emendamento è quella di aggiungere delle risorse per il festival Umbria Jazz, perché noi condividiamo questa scelta, senza andare a detrimento del Fondo unico dello spettacolo. Avevamo individuato un altro fondo; a questo, la Commissione bilancio della Camera ha dato nulla osta e quindi crediamo che respingere questo emendamento sia l'occasione persa per non aggiungere risorse ulteriori importanti per lo spettacolo e l'iniziativa culturale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato .
ANTIMO CESARO,. Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Nicchi, per lei va bene, accoglie la riformulazione? Va bene? Sì, va bene.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
BRUNO MURGIA. Signor Presidente, il gruppo di Fratelli d'Italia è favorevole a questa proposta e dunque voteremo “sì”.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Santerini. Ne ha facoltà.
MILENA SANTERINI. Presidente, noi votiamo favorevolmente, per una serie di motivi. Anzitutto, la manifestazione ha un valore culturale, e non soltanto di tipo turistico o ricettivo, che noi vorremmo appoggiare. È una rassegna, quella di Umbria Jazz, non comune, soprattutto per la sua risonanza sul piano internazionale. Quindi, noi ne apprezziamo il valore culturale, formativo e, soprattutto, direi, il valore di sostenere e appoggiare una manifestazione di questo tipo in una regione come l'Umbria che è stata penalizzata dal terremoto e anche da altri eventi. Siamo, quindi, convinti che anche se, appunto, è un evento che va appoggiato insieme ad altri, come già è avvenuto con la Fondazione Rossini o il Festival dei due Mondi, questa specificità meriti anche un'attenzione particolare da parte del Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Adriana Galgano. Ne ha facoltà.
ADRIANA GALGANO. Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, onorevoli colleghi, Steve Lacy, sassofonista e compositore statunitense, diceva che il jazz è un virus, un virus di libertà che si è diffuso sulla terra, infettando tutto ciò che ha trovato sulla sua strada: il cinema, la poesia, la pittura, la vita stessa e, aggiungo io, anche la mia città, Perugia, e la mia regione. Nel mese di luglio, quindi, proprio in questo periodo, Perugia è, dal 1973, splendido palcoscenico di Umbria Jazz, che noi ci apprestiamo a finanziare con questa legge, e che è diventato, negli anni, uno dei festival jazz più importanti a livello mondiale. È, infatti, l'unico festival italiano a far parte dell'International Jazz Festival Organisation che associa le sedici principali manifestazioni di settore del mondo ed è menzionato nelle più importanti riviste specializzate del mondo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Valentina Vezzali. Ne ha facoltà.
MARIA VALENTINA VEZZALI. Grazie, Presidente. Governo, colleghi, l'Umbria Jazz Festival è un evento che crea suggestioni e riesce a rendere sinergici artisti, spettacoli e luoghi che li ospitano. Nei dieci giorni in cui si svolge il Festival sono previsti, in media, venti concerti quotidiani, di cui una parte a pagamento e molti gratuiti. Si tratta di un festival che è un insieme di ricerca musicale, formazione, sperimentazione, ma anche occasione di conoscenza e diffusione di questa cultura musicale. Nel tempo si è conquistato un ruolo di riferimento per appassionati di questo genere, provenienti da ogni parte del mondo, e dopo 25 edizioni del festival invernale a Orvieto, adesso nella storia dell'Umbria Jazz Festival c'è anche un suo allestimento in Cina, che si è svolto nel 2016, a dimostrazione della sua valenza culturale e della sua capacità di esercitare il ruolo di ambasciatore e promotore del .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Borghesi. Ne ha facoltà.
STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. Siamo consapevoli del valore e dell'importanza di questo festival che va assolutamente riconosciuto e valorizzato, quindi, il nostro voto sarà un voto di astensione che non è relativo alla manifestazione in sé, della quale conosciamo il valore e la portata a livello internazionale; il nostro voto sarà un voto di astensione in quanto, come è già successo in altri provvedimenti di questo tipo, riconosciamo una mancanza di programmazione da parte di questa maggioranza e di questo Governo che, tutte le volte, preparano delle leggi diverse su degli appuntamenti culturali molto importanti, come quello di oggi, cosa che, però, denota una mancanza di programmazione e una mancanza della visione di insieme. È appunto per questo che annuncio il voto di astensione del nostro gruppo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Rosanna Scopelliti. Ne ha facoltà.
ROSANNA SCOPELLITI. Grazie, Presidente. Oggi parliamo di un evento musicale prestigioso che, come ricordavano altri colleghi precedentemente, ha una prima edizione che risale al 1973 e che costituisce l'unico festival italiano membro dell'International Jazz Festival Organization, ovvero dell'associazione che mette insieme le sedici principali manifestazioni del settore nel mondo. L'Umbria Jazz Festival ha ricoperto, nel corso degli anni, un duplice ruolo che riteniamo debba essere sostenuto. Infatti ha, da un lato, organizzato in tutto il mondo, dagli Stati Uniti all'Australia, al Brasile e alla Cina, manifestazioni in cui i musicisti italiani hanno potuto farsi conoscere ed apprezzare e, dall'altro, ha fortemente contribuito a promuovere all'estero l'immagine e le ricchezze artistiche e culturali dell'Umbria, con delle ricadute positive in termini di flussi turistici.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Nicchi. Ne ha facoltà.
MARISA NICCHI. Grazie, Presidente. Condividiamo la proposta di un finanziamento finalizzato per Umbria Jazz, però vogliamo cogliere questa occasione per un ragionamento più ampio, che comprende sia la convinzione della necessità di questo riconoscimento per il mondo del jazz e anche fare propria la critica alla logica di finanziamenti fuori dall'usuale contesto del Fondo unico, da cui, comunque, si sottraggono risorse; ricordo la filosofia dell'emendamento che noi avevamo presentato e che è stato respinto. Una logica che anche di recente si è manifestata in un episodio che ha fatto molto discutere, che ha suscitato molta critica, quello dei finanziamenti a Luca Barbareschi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Pietro Laffranco. Ne ha facoltà.
PIETRO LAFFRANCO. Presidente, se dovessi usare una perifrasi autoironica, dovrei dire che sono in palese conflitto di interessi, nel senso che sono nato a Perugia, sono eletto in Umbria, sono un sostenitore di Umbria Jazz e ho sottoscritto la legge per finanziare Umbria Jazz. Ma, al netto delle battute, voglio intanto ringraziare i membri del gruppo di Forza Italia della Commissione cultura, in particolar modo Antonio Palmieri che ha accompagnato l'approvazione di questo provvedimento in Commissione; e anche il mio gruppo, che ne ha favorito la calendarizzazione in tempi celeri.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Chiara Di Benedetto. Ne ha facoltà.
CHIARA DI BENEDETTO. Presidente, la proposta di legge che ci apprestiamo a votare riguarda il festival Umbria Jazz, che, con la sua lunga tradizione, è sicuramente tra le più importanti manifestazioni nel panorama musicale dell'Italia, ma anche internazionale. Il suo valore risiede anche nel fatto che, grazie ad un'offerta di spettacoli per lo più gratuiti, ha avvicinato il grande pubblico ad un genere considerato purtroppo troppo spesso d'. Premesso l'indiscusso valore culturale della manifestazione, si deve fare un discorso a parte per quanto riguarda però il sistema di erogazione di contributi a favore di questo, come di altri festival musicali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Sereni. Ne ha facoltà.
MARINA SERENI. Grazie, Presidente. Colleghi, rappresentanti del Governo, il festival di cui ci stiamo occupando oggi nasce nel 1973 con una formula che solo i più anziani di noi ricordano: itinerante e totalmente gratuita; ed è senza ombra di dubbio la più importante manifestazione di musica italiana. La formula del festival è mutata molte volte negli anni, spesso anticipando le tendenze del pubblico nella fruizione dello spettacolo di qualità e ha mantenuto, tuttavia, un suo specifico e peculiare tratto distintivo, la fortissima interazione tra la musica del nuovo mondo e gli ambienti urbani, architettonici, naturali nei quali si svolge: giardini, musei, teatri chiese, piccoli grandi piazze, Perugia, Orvieto, Terni, quest'anno per l'edizione pasquale, e ancora quest'anno, per la prima volta, Norcia, in segno di solidarietà e vicinanza con le aree e le popolazioni maggiormente colpite dal terremoto. Un festival che ha saputo crescere negli anni e valicare ampiamente i confini della mia e della nostra piccola regione.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
ANNA ASCANI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANNA ASCANI, . Presidente, soltanto per ringraziare, come siamo soliti fare, gli uffici per il lavoro che abbiamo fatto insieme sulla proposta e, anche se meno usuale, i colleghi di tutti i gruppi - ripeto: tutti i gruppi - che hanno sottoscritto la proposta di legge altrimenti non sarebbe mai stato possibile portarla in Aula in questi tempi.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
PRESIDENTE. Colleghi, comunico che il collega Andrea Mazziotti Di Celso è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre. Al collega la Presidenza della Camera ha già fatto pervenire le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Simonetti ed altri n. 1-01553, Brunetta ed altri n. 1-01560 Civati ed altri n. 1-01646, Nesci ed altri n. 1-01647, Melilla ed altri n. 1-01648, Altieri ed altri n. 1-01649, Rampelli ed altri n. 1-01650 e Rosato ed altri n. 1-01652 concernenti iniziative volte a garantire il funzionamento delle province .
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni e sulla risoluzione.
ENRICO COSTA,. Grazie, Presidente. Devo dire che alcune mozioni contengono passaggi che si possono rivelare anche superati dall'evoluzione normativa recente. C'è un punto sul quale ci terrei a fare una considerazione di ordine generale perché ricorre in molte mozioni: il punto relativo alla elezione degli organi delle province. In alcune mozioni ci sono inviti e impegni che il Governo dovrebbe assumere per ripristinare il processo elettivo diretto; in altre, invece, c'è una puntualizzazione su una stabilizzazione del percorso del processo di secondo grado. Su questi punti, poiché va fatta e andrà fatta una riflessione puntuale e precisa, ed è una riflessione che dovrà essere piuttosto complessa anche alla luce di una serie di consultazioni che dovranno esserci e di un dibattito sul tema, il Governo ritiene al momento di esprimere parere contrario su tutte le espressioni delle mozioni che vadano in una direzione o in un'altra, lasciando al momento chiaramente l'attuale sistema. Devo dire che personalmente - non lo nascondo - da parte mia c'è un'attenta riflessione anche sull'evoluzione verso un percorso che superi le elezioni di secondo grado. Però non è il momento ritengo in questa fase di affrontare il tema. Lo dico per il profilo del dibattito che comunque presenta aspetti, come quelli finanziari, in questo momento importantissimi e nevralgici sul tema. Per tali motivi esprimo i pareri sulle mozioni nei seguenti termini.
PRESIDENTE. Lettera punto 2)?
ENRICO COSTA,. Lettera punto 2): ha ragione, Presidente.
PRESIDENTE. Sulle premesse il Governo esprime parere favorevole?
ENRICO COSTA, . Io ho valutato al momento solo gli impegni quindi alla fine c'è una neutralità sulle premesse. Comunque ovviamente il Governo esprime parere favorevole perché attengono all'aspetto importante dell'impegno.
PRESIDENTE. Salvo la Nesci, tutte le premesse favorevoli? Va bene. Grazie.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
ACHILLE TOTARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo qui oggi a dichiarare il voto, e quindi ad approvare, queste mozioni riguardanti un problema che ci trasciniamo ormai da diversi anni e che riguarda la questione del riordino delle province nel nostro Paese. Purtroppo qualche anno fa non c'era televisivo o trasmissione che si occupava di politica in cui i nostri rappresentanti del Governo, dell'attuale Governo, ma comunque dello stesso partito di riferimento - è cambiato il Presidente del Consiglio, ma il partito di riferimento, che sostiene questa maggioranza di governo, è sempre il solito -, non si presentassero davanti agli schermi televisivi e dicessero che il problema in Italia erano le province e la loro abolizione. Si è intervenuti dal punto di vista legislativo, non attraverso una legge costituzionale, ma attraverso una legge ordinaria e poi, quindi, si è creato il caos che ci troviamo ad affrontare oggi, discutendo di queste mozioni. Caos dovuto al fatto che le province non è che esistevano perché qualche dissennato o personaggio della nostra Repubblica del passato aveva pensato di inventare un ente così campato in aria; esistevano perché dovevano essere enti che, attraverso anche il voto dei cittadini, eleggevano il presidente della provincia e che eleggevano i consiglieri provinciali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto collega Gian Luigi Gigli. Non è presente in Aula, si intende abbia rinunciato. C'è per caso il collega Altieri, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto? Non c'è.
GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Credo che non avremo molte difficoltà a seguire le indicazioni del Ministro Costa e, quindi, nel votare a favore di quasi tutte queste mozioni che sono, tra l'altro, molto, molto simili fra di loro. Il pregio di queste mozioni non sta tanto nel loro contenuto specifico, in qualche caso pleonastico, in qualche caso, magari, anche non del tutto conforme alle normative vigenti, ma sta nel fatto di porre l'accento su di una problematica clamorosamente attuale, frutto di una serie di interventi normativi non sufficientemente approfonditi, ma, soprattutto, frutto di quell'impasse istituzionale che si è verificata a seguito della mancata approvazione della riforma costituzionale. Non possiamo dimenticare che nella riforma costituzionale le province, enti previsti dalla Costituzione, erano state eliminate. L'eliminazione delle province concorreva a dare un senso e un minimo di applicabilità anche a una norma piuttosto complessa come la legge n. 56 del 2014 e al conseguente caos delle aree metropolitane. È chiaro che con il mantenimento delle province, la sovrapposizione di enti di secondo livello, i cui organi amministrativi sono frutto di decisioni assunte dai comuni inseriti in quello specifico territorio, beh, insomma, la soppressione di enti non può che creare ulteriori confusioni e, quindi, è persino pleonastico sottolineare come un intervento normativo in questa materia sia assolutamente urgente.
PRESIDENTE. Adesso facciamo recuperare l'intervento al collega Altieri, che ha tre minuti. Prego.
TRIFONE ALTIERI. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, sulle province ci vorrebbero molto ma molto di più di tre minuti, perché ancora oggi sono enti previsti dalla Costituzione, esistenti sul territorio e con ancora rilevantissime deleghe che riguardano proprio i servizi più immediati ai cittadini quindi: strade provinciali, scuole, trasporto dei diversamente abili e così via.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Parisi. Ne ha facoltà.
MASSIMO PARISI. Grazie, Presidente. Intanto, annuncio subito che accogliamo la riformulazione proposta dal Governo, e quindi acconsentiamo ad espungere l'ultimo punto della parte dispositiva della nostra mozione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Luca Pastorino. Ne ha facoltà.
LUCA PASTORINO. Signor Presidente, brevemente, perché mi pare di avere letto, e anche le parole di chi mi ha preceduto testimoniano il fatto che qui gli impegni si assomigliano un po' tutti. Ci sono delle sfumature: alcune sfumature, quali quella appunto del ripristino dell'elettorato diretto dei consigli provinciali. Proprio su questo mi rivolgo al Ministro Costa: noi ci permettiamo di insistere nella votazione di questo punto . Lo diciamo perché, a nostro avviso, bisogna essere meno cauti, certe volte (riprendo le parole di chi mi ha preceduto), anche nell'analizzare gli effetti sul territorio di quelle che sono state le riforme; e di come evidentemente, è vero, la gente non va più a votare, ma io credo che le ragioni del non voto vadano cercate e ritrovate in tante diverse motivazioni, piuttosto che nel fatto che i consiglieri provinciali vengano scelti o meno direttamente dalle persone. Anche perché la realtà dei fatti è che comunque abbiamo costretto i cittadini a subire delle scelte che non sono soltanto gestionali, ma sono anche politiche e strategiche, e sulle quali non possono dire nulla. Non possono dire nulla ma non sanno nemmeno nulla: e questo secondo me alimenta la disaffezione nei confronti della politica. L'altro giorno chiedevo a mia moglie se sa che a Genova c'è un sindaco metropolitano; in casa parliamo anche poco di politica, ma ne parliamo, poi ho fatto l'amministratore per dieci anni: mia moglie non sapeva neanche dell'esistenza di questa figura. Io credo sia importante invece riportare al centro del dibattito (e quindi per questo ci permettiamo di insistere sul voto) la questione dell'elezione diretta dei consiglieri provinciali e dei presidenti delle province: che, badate, sono persone che poi, al di là di tutto, sono chiamate a fare due cose, due ruoli. Il sindaco metropolitano della città di Genova deve fare anche il sindaco di Genova, così come un presidente della provincia molto spesso deve fare il sindaco o nel comune capoluogo o in comuni della provincia: in un sistema di cose che mal si concilia con l'attenzione al territorio che tutti quanti bene o male in quest'Aula abbiamo sottolineato come esigenza e priorità.
SESA AMICI,. Chiedo di parlare, per alcune precisazioni sui pareri resi.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SESA AMICI,. Presidente, scusandoci con i colleghi, soprattutto con il collega Simonetti, e per dargli anche la possibilità di intervenire in dichiarazione di voto per vedere se accetta o meno la riformulazione. Al punto del testo della mozione di Simonetti c'è un tema che ha riguardato quest'Aula, come quella del Senato, nella discussione intorno a quanto è avvenuto con il decreto n. 50, che noi abbiamo approvato, dentro il quale il tema delle province, soprattutto della manutenzione stradale, è stato risolto attraverso la predisposizione per l'anno 2017 di 170 milioni a valere sul Fondo, invece dei 300 previsti dalla mozione Simonetti. È del tutto evidente che, qualora noi dessimo anche un parere favorevole con la riformulazione “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”, così come aveva detto il Ministro Costa, questo sarebbe in contraddizione con un atto che il Parlamento ha già votato. Per questo, si chiede al collega Simonetti di sopprimere il punto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Simonetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO SIMONETTI. Grazie Presidente, sottosegretario Amici, io ho apprezzato il tono con il quale lei mi ha chiesto di espungere la lettera ), però più che espungere la lettera lei avrebbe dovuto modificare la cifra da 300 milioni. Se ne avete già messi 170, mi diceva: la correggiamo in 130, perché toglierla significa che comunque al settore delle province mancano all'appello 300 milioni. Mancano 300 milioni e sono i dati rilevati sia dal settore finanziario economico dell'UPI, sia dalla Sose, che è un'entità tutta vostra del Ministero dell'economia, una società partecipata ed emanazione del Governo, che calcola i costi, i fabbisogni standard per la Commissione bicamerale del federalismo fiscale, la quale ha portato una relazione proprio in seno all'audizione che è stata effettuata sei mesi fa presso quella sede, in cui evidenzia che, a legislazione vigente, a funzioni vigenti, le entrate delle amministrazioni provinciali sono in negativo rispetto al reale costo di quelle funzioni che voi avete dato con la “legge Delrio” di ben 650 milioni. Con la manovrina avete tamponato, come già lei ha ricordato e come è stato già evidenziato non solo da chi si oppone a questo Governo ma anche dal presidente Variati, in maniera insufficiente. Siete intervenuti sì, ma in maniera insufficiente rispetto a quel minimo che è stato stabilito nella quota di 650 per arrivare a zero, non per avere un surplus o avere degli utili, ma per arrivare alla quota minima, alla quota zero. Quindi il settore province è ancora sotto di 300, quindi l'avrei lasciata questa lettera ) e pertanto è ovvio che non accetto questa riformulazione.
ROBERTO SIMONETTI. Ho finito il tempo?
PRESIDENTE. Sì, ha venti secondi.
ROBERTO SIMONETTI. Ringrazio per la sincerità con la quale in una giornale nazionale ha dichiarato che sarebbe favorevole all'elezione diretta perché chi proviene, come noi proveniamo, come lei proviene, dal territorio, capisce qual è l'importanza dell'essere eletto direttamente. Lei ha iniziato da consigliere comunale, sicuramente da consigliere provinciale andava a cercare i voti, ha vinto con il maggioritario, con l'uninominale, nei collegi. Lei è conosciuto sul suo territorio e non perché è Ministro, anche perché è Ministro, ma soprattutto perché ha iniziato con un'attività amministrativa di eletto a livello amministrativo.
ROBERTO SIMONETTI. …degli enti locali, tutti, comuni e province
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Marotta. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAROTTA. Grazie Presidente. Solo per annunciare il voto favorevole alla mozione Tancredi e Bosco e alle altre mozioni, che sono uguali o simili, con lo stesso contenuto, presentate da altri gruppi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Gianni Melilla. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA. Grazie, signor Presidente. Innanzitutto accogliamo le riformulazioni che ci sono state proposte così come dichiariamo di votare tutte le mozioni le quali sono ispirate un po' da una logica di precauzione scientifica di riduzione del danno. Ridurre il danno dopo quello che purtroppo negli ultimi anni le province italiane hanno subito. Parliamo dell'istituzione più antica, insieme ai comuni, del nostro Paese, che ha dato per più di un secolo prima al Regno e poi alla Repubblica anche un'identità culturale e a tanti cittadini che si sono sentiti non solo abitanti e cittadini del proprio comune, ma anche appartenenti alla provincia di cui il loro comune faceva parte. Purtroppo la vicenda delle province è un po' la metafora in negativo dei guasti prodotti da una cultura dell'antipolitica che si è caratterizzata per un odio profondo, radicato e storicamente anche giustificato proprio in termini negativi che ha individuato nelle istituzioni proprio il luogo da disprezzare, da demolire, da mettere alla gogna.
GIANNI MELILLA. Illustri giornalisti hanno realizzato profitti milionari attraverso pubblicazioni di grande fortuna; giornalisti di grido hanno animato i loro con aggressioni continue, volgari, rozze nei confronti della politica, dei partiti, delle istituzioni.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIANNI MELILLA. Mi avvio alla conclusione. Si è determinato il dissesto di tre province, il pre-dissesto di dieci province, il prossimo dissesto della maggioranza delle province. Si sono tolti in tre anni 3 miliardi di euro alle province - ripeto: 3 miliardi - gli stiamo restituendo qualche briciola, qualche centinaio di milioni di euro. Ma voi pensate che questo è il modo di governare un Paese complesso come il nostro? Per questo noi voteremo le mozioni che vanno tutte nel senso di una profonda autocritica nei confronti di questa cultura a cui voglio a questo punto dedicare il mio assoluto dissenso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.
CARLO SARRO. Grazie Presidente. Nell'esame della nostra mozione, credo che la prima riflessione, la riflessione introduttiva, sia quella di considerare questo tema come paradigmatico di quanto è accaduto in questa legislatura, a proposito della stagione delle riforme, di cui abbiamo sentito parlare tanto frequentemente nel corso di questi anni, soprattutto in televisione e sui giornali, con l'enfasi e con lo spirito propagandistico, con cui i Governi in carica hanno propalato questa narrazione.
CARLO SARRO. E quando poi c'è stata la bocciatura da parte del corpo elettorale in maniera netta di quel disegno costituzionale e, quindi, sostanzialmente la conservazione della natura giuridica, delle caratteristiche e delle prerogative costituzionali da parte di questi enti, ci si è trovati nella paradossale e davvero insostenibile situazione, in cui le province, pur mantenendo inalterate le loro caratteristiche - che derivano direttamente da una fonte di rango primario, dalla fonte costituzionale - hanno poi visto totalmente svuotare le loro disponibilità finanziarie e, quindi, come ricordavo precedentemente, essere ridotte in una condizione di sostanziale impotenza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Nesci. Ne ha facoltà.
DALILA NESCI. Grazie, Presidente. Decisioni e misure sulle province italiane dimostrano, da sei anni ad oggi, l'ambiguità e la malafede delle forze di governo, supine alle sfere dell'alta finanza e attive per conservare poltrone e potere. Le province dovevano essere soppresse con una legge costituzionale, ma sono state mantenute e sono state private di risorse adeguate alle funzioni previste dalla riforma Delrio. Ne è derivato il caos totale, di cui la maggioranza è perfettamente consapevole; ciononostante, permane l'immobilismo irresponsabile del Governo in carica, davanti ai mali prodotti, alla paralisi delle attività, alla mancata erogazione dei servizi, come la banale e ordinaria manutenzione delle strade e degli edifici scolastici e non di rado degli stipendi del personale. Finora il Governo ha scelto la linea del non intervento e dell'ignorare ad oltranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Daniela Gasparini. Ne ha facoltà.
DANIELA MATILDE MARIA GASPARINI. Grazie, Presidente. Ho appena sentito l'intervento della collega Nesci che ha iniziato con un'affermazione che devo dire mi ha particolarmente fatto rabbrividire, quando dice che il Partito Democratico è molto legato alle poltrone e per questo non ha soppresso le province. Io ricordo che noi abbiamo votato “sì” e abbiamo voluto una riforma costituzionale che toglieva dalla Costituzione le province e toglieva 300 posti dei senatori, quindi, da questo punto di vista, non è possibile dire a noi che siamo disattenti all'esigenza di riorganizzare le istituzioni italiane, tenendo anche conto, certo, sì, dei costi. Dico questa cosa, perché, di fatto, il dibattito che qui abbiamo sentito tutti insieme è un dibattito che è per un verso contraddittorio, perché si dice: si è tolta, in riferimento alle province, la possibilità di eleggere i loro consiglieri e i presidenti, dicendo che questa scelta è una scelta fatta con la legge Delrio come se non ci fosse stato in questo Paese un dibattito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Sandra Savino. Ne ha facoltà, per un minuto.
SANDRA SAVINO. Grazie, Presidente. Mi permetta di ricordare a tutta l'Aula e al Governo, esclusi i rappresentanti eletti, come me, in Friuli-Venezia Giulia, che la nostra è l'unica regione in Italia che non ha più le province; sono state tolte dalla lungimirante politica del Partito Democratico nella persona della sua presidente Serracchiani.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
DALILA NESCI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DALILA NESCI. Il primo punto, così come riformulato dal Governo, non lo accettiamo. L'avevo precisato.
PRESIDENTE. Va bene, non l'avevamo capito, questo.
PRESIDENTE. Comunico che la deputata segretaria di Presidenza, Annalisa Pannarale, è stata chiamata a far parte del Comitato consultivo sulla condotta dei deputati, di cui al paragrafo VI del Codice di condotta, in sostituzione del deputato Gianni Melilla, cessato dalla carica di segretario di Presidenza.
STEFANO QUARANTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
STEFANO QUARANTA. Grazie Presidente. Credo che sia giusto onorare in quest'Aula la figura di Paolo Villaggio, morto ieri a Roma a 84 anni, nato a Genova, un grande genovese, nel 1932. La carriera artistica di Paolo Villaggio è nota, nata come intrattenitore nelle navi della Costa Crociera dove incrocia la figura di un altro grande genovese, cioè Fabrizio De André. Poi debuttò prima in radio, dove inventò il personaggio di Fantozzi, poi nel 1968 in televisione, poi ancora scrittore, cinema, teatro, Leone d'Oro e David di Donatello alla carriera. Una grande figura, quindi, di artista ed intellettuale italiano.
MARA CAROCCI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARA CAROCCI. Grazie Presidente. Vorrei associarmi alle parole del collega Quaranta. Sono molte le generazioni cresciute con Paolo Villaggio e con le maschere a cui ha dato il proprio volto. Penso per esempio alla mia generazione che ha assistito al suo esordio televisivo con il rivoluzionario professor Kranz - Kranz è un dolce - lo stupido e autoritario prestigiatore con l'accento tedesco e i trucchi ingenui in cui si intravedevano i primi lampi di quel genio che sarebbe esploso negli anni successivi con la sua maschera più riuscita, quella del ragionier Fantozzi, il prototipo del tapino, la quintessenza del nulla, grazie alla quale ha potuto raccontare in maniera lucida e irriverente l'Italia del posto fisso, quella degli impiegati di ultimo livello. Questo è quello che ha fatto Paolo Villaggio: raccontare con genialità e straordinaria umanità un Paese sfortunato, arrendevole, mediocre è sconfitto. Lo ha fatto in modo spietato e dissacrante grazie alla sua intelligenza e alla sua tragica comicità.
PRESIDENTE. Grazie, collega, Carocci. La Presidenza si associa al vostro ricordo. Ha chiesto di parlare la collega Di Benedetto. Ne ha facoltà.
CHIARA DI BENEDETTO. Grazie, Presidente. Anzitutto a nome del gruppo MoVimento Cinque Stelle vorrei unirmi al ricordo di Paolo Villaggio che ho avuto la fortuna di conoscere e che sicuramente mancherà come artista e come intellettuale a tutti noi.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.