PRESIDENTE. La seduta è aperta.
MARA MUCCI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Bindi, Blažina, Boccia, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Caparini, Capelli, Carbone, Dellai, Di Gioia, Faraone, Fedi, Franceschini, Gelli, Laforgia, Locatelli, Losacco Marazziti, Marcon, Marotta, Nicoletti, Piepoli, Pisicchio, Ravetto, Rigoni, Rosato, Rossomando, Sanga, Sani, Schullian, Sottanelli, Tabacci, Valeria Valente, Venittelli e Zampa sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3868-A: Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute; e delle abbinate proposte di legge nn. 334-993-1088-1229-1429-1485-1599-1961-2312-2518-2781-3263-3307-3319-3377-3603-3999-4556.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate .
BENEDETTO FRANCESCO FUCCI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la componente di Direzione Italia ha concentrato la quasi totalità degli emendamenti presentati al disegno di legge in esame proprio in relazione all'articolo 4, recante appunto “Riordino della disciplina degli ordini delle professioni sanitarie”. Desidero evidenziarne, in modo molto sintetico e nel rispetto dei tempi assegnati alla mia componente, la ragione.
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, chiedo al relatore di esprimere i pareri della Commissione.
MARIO MARAZZITI, . Abbiamo il nuovo fascicolo n. 5 degli emendamenti. Sugli emendamenti 4.109 Baroni, 4.2 Baroni, 4.1 Gelmini, 4.4 Elvira Savino, 4.5 Elvira Savino, 4.6 Baroni, la Commissione esprime parere contrario. Sull'emendamento 4.131 Lenzi, il parere è favorevole. Sugli emendamenti 4.120 Scopelliti e 4.7 Silvia Giordano, la Commissione esprime un invito al ritiro. Sugli emendamenti 4.8 Basilio, 4.9 Fucci, 4.110 Baroni, 4.10 Baroni, 4.12 Brignone, 4.11 Grillo, 4.13 Grillo, il parere è contrario. Sull'emendamento 4.121 Scopelliti, la Commissione esprime un invito al ritiro. Sull'emendamento 4.14 Basilio, il parere è contrario. Sull'emendamento 4.15 Lorefice, la Commissione esprime un invito al ritiro. Sull'emendamento 4.16 Brignone, il parere è favorevole. Emendamenti 4.17 Silvia Giordano, 4.18 Baroni, 4.19 Basilio, 4.20 Rondini, 4.21 Grillo, 4.22 Baroni e 4.23 Baroni, parere contrario.
MARIO MARAZZITI, . Emendamento 4.32 Monchiero, invito al ritiro. Emendamento 4.33 D'Incecco, parere favorevole. Emendamento 4.127 Fauttilli, c'è un parere favorevole con riformulazione: rispetto al testo del fascicolo, la prima parte viene eliminata, e nella seconda parte dell'emendamento viene cambiata la parola “quinta” con “terza”; cioè, “dalla terza convocazione la votazione è valida qualunque sia il numero dei votanti”. L'emendamento 4.34 Miotto è ritirato.
PRESIDENTE. Sì, come anche l'emendamento Fossati 4.35.
MARIO MARAZZITI, . Emendamento 4.132 Lenzi, di nuovo c'è un parere favorevole con riformulazione. I cambiamenti nell'emendamento Lenzi sono i seguenti: le parole “trenta giorni” diventano “sessanta giorni”; poi, c'è una riscrittura che non cambia il senso, ma migliora il testo dal punto di vista tecnico, e le parole cambiate sono: “e le procedure per l'indizione delle elezioni, la presentazione delle liste, le operazioni di voto e di scrutinio”; e poi, una riga dopo, al termine dell'emendamento: “da parte degli ordini”.
PRESIDENTE. Onorevole Marazziti, le posso chiedere se ci legge il testo come viene dalla riformulazione?
MARIO MARAZZITI, . Lo leggo interamente: “Al comma 1, capoverso Art. 2, comma 5, primo periodo, sopprimere le parole: prevedendo anche l'istituzione di seggi nelle strutture ospedaliere nonché idonee procedure di voto in via telematica, da disciplinare con decreto del Ministro sulla salute e con oneri a carico dell'Ordine. Conseguentemente, al medesimo capoverso, medesimo comma, sostituire il terzo periodo con i seguenti: I risultati delle votazioni devono essere comunicati entro quindici giorni da ciascun ordine alla rispettiva Federazione nazionale e al Ministero della salute. Con decreto del Ministro della salute, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono definite le procedure per la composizione dei seggi elettorali in modo tale da garantire la terzietà di chi ne fa parte e le procedure per l'indizione delle elezioni, la presentazione delle liste, le operazioni di voto e di scrutinio, nonché le modalità di conservazione delle schede, prevedendo la possibilità da parte degli ordini di effettuare le votazioni in via telematica.”
MARIO MARAZZITI, . Sull'emendamento 4.141 Carnevali c'è un parere favorevole con riformulazione. Leggo la riformulazione: “Al comma 9, aggiungere, in fine, la seguente lettera: nel caso in cui il numero degli iscritti a un albo sia superiore a 50.000 unità, il rappresentante legale dell'albo può richiedere al Ministero della salute l'istituzione di un nuovo ordine che assuma la denominazione corrispondente alla professione sanitaria svolta. La costituzione del nuovo ordine avviene secondo modalità e termini stabiliti con decreto del Ministro della salute, emanato ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988 n. 400, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”.
PRESIDENTE. A pagina 22 del fascicolo, se non erro.
MARIO MARAZZITI, . Sì, a pagina 22 del fascicolo. La riformulazione recita: Al comma 1, capoverso Art. 7, comma 3, sostituire le parole da: “due terzi” fino a “riferito” con le seguenti: “tre quarti dei Consiglieri presidenti di ordine e rivolto”, sopprimendo il resto.
BEATRICE LORENZIN,. Conforme.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.109 Baroni.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Questo è, sostanzialmente, il nostro emendamento bandiera, con cui, fondamentalmente, prevediamo la nostra visione di riforma degli ordini. Dobbiamo dire che dopo che il presidente Marazziti si è tenuto le carte coperte come abile giocatore di poker; quando ha scoperto le sue carte, oggi, sull'articolo 4 e ha dato i pareri agli emendamenti, per quanto ci riguarda, effettivamente, aveva in mano due scartine; d'altronde chi nasce democristiano non può morire riformista.
PRESIDENTE. Avverto che l'emendamento 4.80 Gigli, a pagina 28 del fascicolo, è stato ritirato.
MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Volevo approfittare del mio minuto a titolo personale per informare quest'Aula un po' distratta che stiamo per assistere a un piccolo miracolo. Oggi, dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, stiamo per assistere alla moltiplicazione degli ordini e delle poltrone, perché quello che state facendo con questa riforma degli ordini professionali è, appunto, moltiplicare in maniera enorme gli ordini, che passeranno addirittura a 27, senza, in alcun modo, cercare di accorpare e ridurre, come avevamo proposto noi, gli ordini provinciali, passandoli almeno su base regionale. Quindi, avremo migliaia e migliaia di piccoli ordini, con migliaia e migliaia di piccole poltrone che si tradurranno in un maggior costo per gli iscritti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Molto brevemente, questo emendamento, di cui chiediamo il voto favorevole all'Aula, riuscirebbe con un colpo secco, netto, ben assestato, chirurgico, a rendere gli ordini professionali a carattere regionale. Ci sarebbe una corrispondenza perfetta col sistema sanitario regionale; parliamo di nuovi ordini professionali sanitari, ma che cosa volete di più, un lucano? Ma mi sa che ve lo offrono loro, con i loro conflitti di interessi. Chi è in assenza di conflitti di interessi, chi vuole ‘una testa, una poltrona' e non il tripudio delle poltrone - come aveva Amedeo Bianco, come aveva la Silvestro, come hanno tuttora Mandelli e Lettieri - fondamentalmente vuole una regionalizzazione, perché sono soldi dei cittadini e abbiamo uno spreco di denaro, là dentro, fuori controllo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fossati. Ne ha facoltà.
FILIPPO FOSSATI. Approfitto dell'intervento su questo emendamento per dire che, su una serie di emendamenti che troveremo nel corso della discussione e che riguardano un intervento sull'organizzazione funzionale e territoriale che riguarda la degli ordini professionali, noi ci esprimeremo con un voto di astensione, perché riteniamo che non sia questo il problema.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Volevo solo riportare la questione rispetto alla necessità di spostare gli ordini professionali su base regionale. Parto dal presupposto che, su altre materie, gli ordini stanno facendo fatica, su base provinciale, a rimanere in piedi da un punto di vista economico, non andando a gravare sulle quote dei singoli iscritti, perché di fatto ci sono degli adempimenti burocratici amministrativi che vengono loro affidati, tali per cui, comunque, una macchina nuova deve essere realizzata e deve continuare a funzionare, nonostante il numero di iscritti potenzialmente tenda anche a diminuire. In questo modo, è evidente che ci sia la necessità di un coordinamento regionale e, quindi, di fatto, che gli ordini passino a un livello successivo, perché altrimenti le province, così come delineate antecedentemente, sono troppo piccole e il numero di iscritti troppo basso per poter far fronte alle spese.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ELVIRA SAVINO. Grazie, Presidente. Questo emendamento intende istituire il corso di laurea magistrale in podoiatria. Il podologo è una figura emergente tra le professioni sanitarie, dotato di una forte cultura della prevenzione e si avvia ad essere un professionista indispensabile in qualsiasi sistema sanitario moderno. Negli Stati Uniti, in Canada, Australia, Paesi scandinavi, Spagna, si assiste, infatti, a un progressivo sviluppo della professione e al rilievo sempre maggiore che essa assume nella strategia di prevenzione, diagnosi e cura. L'introduzione della laurea in podologia, nel 2001, ha rappresentato un vero e proprio salto di qualità negli ultimi anni. Tra l'altro, il podologo, oltre alle affezioni podaliche del piede, si occupa anche di alterazioni posturali, utilizzando metodologie preventive diagnostiche e terapeutiche.
MARIO MARAZZITI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI, . Volevo solo ricordare a tutti noi che la professione del podologo è già inserita, è già un albo dentro al mega ordine che contiene le professioni tecniche riabilitative, pertanto tutte le esigenze appena presentate all'Aula sono già state assolte .
CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Presidente, vorrei fare un intervento sull'ordine dei lavori, perché, purtroppo, sono costretto a dover segnalare che, allo stato attuale, è ancora in corso un'audizione in Commissione di inchiesta sul sistema bancario. È evidente che, purtroppo, alcuni deputati hanno dovuto scegliere di essere lì oppure essere qui a votare. Purtroppo, è la seconda volta che si ripropone questo problema. Siccome al Senato abbiamo saputo che il Presidente del Senato ha scelto di mettere i senatori in missione, a questo punto credo che sia improcrastinabile una scelta della Presidenza della Camera su questo argomento, perché, se il Senato adotta un tipo di trattamento, non comprendo per quale motivo noi deputati dobbiamo essere discriminati in questa Commissione che non potremmo più seguire.
PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, noi abbiamo, ovviamente, già segnalato alla Commissione bicamerale, che come lei sa è esattamente bicamerale, la questione. Comunque, io adesso risollevo la questione alla Presidente della Camera per capire come proseguire.
ELVIRA SAVINO. Grazie, Presidente. Questo emendamento prevede che, nell'ambito della revisione e dell'ammodernamento della disciplina delle professioni sanitarie, così come vengono riconosciute le professioni sanitarie dell'osteopata e del chiropratico, si introduca anche la figura professionale del podologo e del podiatra, che, come ho detto prima, rivestono grande importanza sociale e medica. E francamente non si comprende in alcun modo la ragione dell'esclusione dei podologi da questa modernizzazione. Questo smentisce quanto ha detto prima il relatore, perché sono state riconosciute le professioni sanitarie dell'osteopata e del chiropratico, escludendo il podologo e francamente non si capisce il motivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI. Onorevole Savino, mi rivolgo a lei attraverso il Presidente. Forse la spiegazione del presidente Marazziti - grazie al rumore un po' di sottofondo - è sfuggita. Questa professione, a cui lei fa riferimento, ha già nella legge un albo, che rientra all'interno dell'ordine dei tecnici di radiologia della riabilitazione e della prevenzione, nella stessa identica situazione a cui arriveranno gli osteopati. Quindi, il suo obiettivo è nella legge già raggiunto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. La disposizione prevede che, qualora il numero dei professionisti di una circoscrizione geografica sia esiguo ovvero sussistano altre ragioni di carattere storico, topografico, sociale o demografico, il Ministero della salute, su proposta delle rispettive federazioni nazionali e d'intesa con gli ordini interessati, può disporre che un ordine abbia per competenza territoriale due o più circoscrizioni geografiche circostanti. Noi mettiamo un numero semplicemente. È chiaro che l'ipotesi dell'accorpamento rimane una possibilità remota, laddove sia prospettabile solo d'intesa. Se voi mettete “d'intesa”, è ovvio che loro non andranno mai a segare l'albero, su cui sono seduti e dei cui frutti si nutrono, per cui o fate il vostro lavoro di legislatori oppure fatelo fare a loro e vi fate scrivere gli emendamenti e gli articoli direttamente da loro. cosa che già avviene.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà. Onorevole Corsaro! Grazie.
MATTEO MANTERO. Qui andiamo sempre nella direzione di tentare di rendere gli ordini più virtuosi, mentre - siccome ci avete respinto la possibilità di organizzare gli ordini su base regionale e non su base provinciale -, come hanno detto anche i miei colleghi prima, gli ordini provinciali molto spesso non si reggono in piedi, proprio perché hanno un esiguo numero di iscritti e hanno, quindi, un numero limitato di introiti, sono privi di personale e, quindi, non sono in grado di sostenere tutti gli adempimenti che una pubblica amministrazione deve sostenere. Quindi, con quest'emendamento chiediamo almeno, se non di portare tutti gli ordini su base regionale, almeno di portare all'accorpamento di quegli ordini che hanno un numero di iscritti veramente basso - quindi, noi stabiliamo inferiore ai 5 mila -, tentando appunto di rendere più virtuosi gli ordini sul nostro territorio.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Capisco che la Presidenza e la maggioranza voglia andare via liscia, rispetto alle…
PRESIDENTE. No, onorevole Baroni, basta prenotarsi un pochino prima che io inizi a leggere l'emendamento. Nessuno vuole andare “liscio”, abbiamo tutto il tempo davanti a noi, per me anche una settimana. Basta che lei si prenoti per tempo. Prego.
MASSIMO ENRICO BARONI. Va bene. È un vero peccato che quest'Assemblea non si interessi a una riforma che, di fatto, trasformerà le poltrone dalle 6 mila, attualmente disponibili per gli ordini professionali sanitari, alle 22 mila, perché i gettoni di presenza, tra commissioni d'albo e consigli direttivi e organi statutari, diventeranno questi. E, per risparmiare, per permettersi comunque rimborsi, per venire a Roma, per girare, per andare ai convegni e quant'altro, non assumono il personale amministrativo. Quindi, sono inadempienti, rispetto alle leggi sulla trasparenza e rispetto a tutta una serie di leggi, in cui si prevede personale amministrativo, ben distinto dall'organo di indirizzo politico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Qui si riesce proprio a vedere, proprio in maniera stupenda, la fantasia di coloro che sussurrano alle orecchie di chi ha fatto questo “DDL Lorenzin” proprio per riuscire a ottenere tutti i benefici, tutti i benefici a cui un ordine professionale può aspirare. Praticamente, ci si inventa un nuovo ente. Prima l'ordine professionale era un ente ausiliario come tanti altri…
PRESIDENTE. Per favore, il tavolo del Governo. Onorevole Laffranco.
MASSIMO ENRICO BARONI. Adesso, nonostante esista il principio di sussidiarietà, che è un principio che lo Stato usa per organizzare la propria macchina amministrativa, la Lorenzin si inventa - chissà chi glielo avrà mai scritto - l'ente sussidiario. Lei ha mai sentito parlare qualcuno qui dentro, con tutti i giuristi e i costituzionalisti che ci sono, o conosce un ente sussidiario dello Stato? Qualcuno mi dice un ente sussidiario pubblico non economico dello Stato? Questo perché? Perché gli ordini, che sono vecchi furboni, che vi dicono? Facciamo una nuova categoria di ente, così noi ci teniamo tutte le prerogative del pubblico - senza gli adempimenti del pubblico - e possiamo continuare a mantenere anche le prerogative del privato, perché a noi ci piacerebbe un pochino essere privatizzati e, allo stesso momento, però, mantenere il carattere impositivo dello Stato, perché l'ordine impone i tributi perché ha un potere paraimpositivo, paratributario, per cui se non si paga la tassa arriva esattamente Equitalia che ti dice: “Tu devi pagare”. Poi, lavora per le funzioni dello Stato e adesso si sono inventati, grazie alla Lorenzin, nota giurista diplomata, l'ente sussidiario.
PRESIDENTE. Onorevole Baroni, per favore.
ROSANNA SCOPELLITI. Grazie, Presidente. Io accolgo l'invito al ritiro per questo emendamento, ma anche per gli emendamenti 4.124 e il 4.122 a mia prima firma.
PRESIDENTE. Sta bene. Ne prendiamo nota.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Noi chiediamo semplicemente la piena attuazione delle leggi vigenti. Sugli ordini professionali a maggio 2013 è uscito il “decreto legislativo Severino” sull'incompatibilità e sull'inconferibilità di incarichi; dopo abbiamo convocato Cantone e sono state fatte otto domande in cui Cantone diceva: “Sì, è vero. Io non posso esprimermi perché sono organi parlamentari e in caso di incompatibilità ci deve essere la giunta”, però sono incompatibili per la legge, come abbiamo detto, e anche per il decreto legislativo n. 39 del 2013, che prevede l'inconferibilità addirittura e, quindi, addirittura la responsabilità di chi ha conferito questo incarico. E, allora, si sono inventati la trasparenza attenuata, si sono inventati l'inconferibilità attenuata, cioè nel senso che magari io non vado nelle poltrone che fondamentalmente poi non mi piacciono o non mi convengono più di tanto e sono trasparente solo sulle cose su cui mi conviene, cioè la cosiddetta modalità attenuata dell'applicazione.
PRESIDENTE. Avverto che il gruppo MoVimento Cinque Stelle ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. La Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto.
ROCCO PALESE. Grazie, Presidente, per annunciare il voto favorevole a questo emendamento, ma soprattutto per mettere in evidenza, per suo tramite, signor Presidente, che cosa l'Aula ha bocciato nell'emendamento precedente. Ha bocciato il fatto che gli ordini professionali promuovono e assicurano la salvaguardia dei diritti umani e dei principi etici dell'esercizio professionale indicati nei codici deontologici, al fine di garantire la tutela della salute individuale e collettiva, concorrono, al solo fine di garantire l'interesse pubblico, alla tutela e alla valorizzazione dell'esercizio professionale, la qualità tecnico-professionale, la valorizzazione della funzione sociale delle professioni, incentivano le attività di ricerca scientifica degli iscritti in connessione con le associazioni professionali e le società scientifiche. Se gli ordini professionali, in un contesto di riforma che si sta tentando di fare, non debbono assolvere a questi tipi di principi, ma di che cosa parliamo, signor Presidente? Parliamo dell'aria fritta, veramente. Se agli ordini professionali si tolgono questi compiti … Per questo motivo noi abbiamo votato a favore di quello, voteremo a favore anche di quest'altro provvedimento, però, insomma, mi sembra che lo scivolone dell'Aula e della politica sia veramente enorme stavolta. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palese, magari la prossima volta interveniamo direttamente sull'emendamento in questione.
DONATA LENZI. Grazie, Presidente. Io vorrei leggere quello che contiene il testo. Peraltro, ricordo che siamo in seconda lettura, è già stato approvato dal Senato. Dice che gli ordini - i diversi compiti e non li leggerò tutti, ma quelli che si riferiscono all'osservazione appena sentita - promuovono e assicurano l'indipendenza, l'autonomia, la responsabilità delle professioni, la qualità tecnico-professionale e la valorizzazione della funzione sociale, la salvaguardia dei diritti umani e dei principi etici dell'esercizio professionale indicati nei codici deontologici, al fine di garantire la tutela della salute individuale e collettiva. Quindi, poi, in realtà, era la stesso contenuto scritto in maniera più lunga e più estesa. Un po' di sintesi non tradisce i valori e i principi affermati.
PRESIDENTE. Grazie. Adesso io l'ho fatta parlare, perché ho fatto parlare l'onorevole Palese, però noi, quando dobbiamo intervenire sugli emendamenti, possibilmente interveniamo su quelli che sono in discussione e non a posteriori.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Questo è un emendamento molto semplice, che richiama anche quello precedente. L'emendamento della mia collega Basilio precisa che le attività di formazione continua, educazione continua in medicina, sono erogate dagli ordini e coordinate con l'analisi del fabbisogno formativo delle regioni, delle aziende sanitarie, delle aziende ospedaliere territoriali, delle associazioni professionali e delle società scientifiche. Lei lo sa perché lo specifichiamo, Presidente? Per una semplice ragione: nel Lazio l'analisi del fabbisogno formativo in materia sanitaria non c'è, non c'è, non c'è nulla, per cui gli ordini professionali che operano nel Lazio possono emanare, promanare, qualsiasi tipo di formazione, facendola passare come un'analisi del fabbisogno formativo. Non c'è. Ognuno forma un po' con quel termine, sa, di Boris. Se lo ricorda, Presidente? Esatto, così.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie. Con questo semplice emendamento sostituiamo nel senso di prevedere che siano sorteggiati “nell'albo” invece che “tra i componenti delle commissioni disciplinari di albo”. Mi spiego meglio. L'emendamento, nel prevedere che siano invece sorteggiati nell'albo, è finalizzato ad evitare che i soggetti eletti siano anche soggetti giudicanti ovvero evitare che le commissioni disciplinari coincidano con gli organismi elettivi degli ordini, come peraltro previsto per le altre professioni a seguito del DPR n. 137 del 2012. Quindi, questo emendamento è una semplice armonizzazione e va incontro al buon senso, che però non è stato colto dal relatore in Commissione. Grazie.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, con questo emendamento, in particolare, inseriamo la preclusione, per chi fa parte degli uffici istruttori di disciplina, di ricoprire cariche all'interno dei consigli direttivi, quindi dividiamo l'organo di indirizzo politico dall'ufficio istruttorio di disciplina. C'è una preclusione. Un semplice emendamento che farebbe bene allo Stato, ai cittadini e agli iscritti agli ordini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Presidente, questo ci pare un emendamento di buonsenso, in cui dividiamo praticamente i poteri, l'organo direttivo e l'organo elettivo, da chi invece commina le sanzioni agli iscritti agli ordini. Ci pare di buonsenso il fatto che l'organo politico non sia lo stesso che poi può andare a comminare sanzioni agli iscritti in maniera anche eventualmente coercitiva o per colpire eventualmente gli avversari politici. Ci sembra una cosa assolutamente di buonsenso, che va verso la tutela degli iscritti ai singoli ordini, quindi non vediamo perché il parere è contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
FILIPPO FOSSATI. Presidente, intervengo solo per sottolineare il problema di impianto che ha questa normativa e che dalla presentazione di questo emendamento viene squadernato di fronte a noi. Infatti, è vero che c'è un tema che riguarda il rapporto tra la condotta del professionista legata ai vincoli di natura giuridica, in relazione al contratto di lavoro, alla convenzione con un ente pubblico, e una tensione con il problema degli obblighi che derivano dalla deontologia professionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, anche noi ci asterremo, perché questo emendamento fondamentalmente è ridondante. Non possiamo ripetere: “tenendo conto degli obblighi in capo agli iscritti derivanti dal rispetto della normativa vigente, nazionale e regionale”, perché quelle sono leggi ed è ovvio che l'analisi di una eventuale conflittualità tra una legge regionale e nazionale rispetto a un codice deontologico debba sollevare un dibattito pubblico, debba scaldare il cuore e gli animi di un professionista. Come facciamo a chiudere e a tappare questa discussione dicendo che sostanzialmente chi si deve armonizzare nei confronti di chi? La legge potrebbe avere torto, il codice deontologico potrebbe avere torto, il dibattito deve continuare a restare in piedi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI. Presidente, si tratta di una questione giuridica interessante, molto rilevante. L'Aula l'ha già affrontata quando abbiam parlato del consenso informato, dove ci fu proprio una discussione sul riconoscimento della deontologia professionale, e quindi abbiamo riconosciuto in quel momento che esiste una dimensione della deontologia che può entrare eventualmente in conflitto con una legge dello Stato. Questo è il tema.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Murer. Ne ha facoltà.
DELIA MURER. Presidente, solo per sottolineare che noi abbiamo una posizione che chiede la prevalenza della legge, non siamo però dell'orientamento che dica per legge quello che deve fare il codice deontologico. Il codice ha una sua autonomia. Questa è la nostra posizione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MARIO MARAZZITI, . Presidente, colgo l'occasione di questo emendamento - non interverrò molto, ma intervengo questa volta - per spiegare alcuni miglioramenti del testo e alcune decisioni prese sui singoli emendamenti a questo articolo 4, perché qui si introduce, favorendo l'equilibrio di genere, il ricambio generazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fossati. Ne ha facoltà.
FILIPPO FOSSATI. Presidente, apprezzo moltissimo lo sforzo del relatore su questo punto, su questo articolo; apprezzo di più forse il lavoro svolto sul resto del provvedimento; continuo a considerare questo lavoro di revisione sugli ordini professionali una cosa che poteva tranquillamente avere un altro spazio, un'altra prospettiva, in altri momenti; ci siamo costretti, invece, dentro un decreto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Dobbiamo chiarire un paio di punti. L'occasione mancata c'è, è sotto gli occhi di tutti, e anche questo emendamento, di nuovo, ritorna sui propri passi, perché sono arrivate le telefonate, la Lenzi è stata convocata al Ministero della salute e al Consiglio straordinario delle professioni, si è nascosta dietro al MoVimento 5 Stelle - e ha fatto bene, ha fatto bene -, per quello che dice Marazziti, relativamente all'esercizio abusivo della professione di contabile, perché, ricordiamoci queste parole: negli ordini professionali da settant'anni si fa esercizio abusivo della professione di contabili, perché il revisore dei conti viene nominato e abbiamo ostetriche o infermieri che fanno i revisori dei conti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.
PAOLO TANCREDI. Grazie, Presidente, il mio è un intervento doveroso, perché a sentire più volte l'onorevole Baroni qualcuno potrebbe convincersi che dice la verità, invece le cose che dice sono assolutamente prive di fondamento.
PRESIDENTE. Onorevole Baroni, però adesso lei lasci parlare. Prego.
PAOLO TANCREDI. Voglio anche dire che, per una delibera del 20 ottobre scorso, la Federazione degli ordini dei medici si è assoggettata anche alla disciplina del codice dei contratti pubblici.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Con lo stesso spirito con cui è intervenuto il collega in precedenza, cioè per riportare un po' di verità all'interno di quest'Aula, volevo solo fare presente che l'iscrizione alle professioni ordinistiche è obbligatorio per poter esercitare una professione, per cui non si fa su base volontaria, ma è un impianto dello Stato per cui tu, per esercitare una professione, devi essere iscritto ad un albo; non lo fai come se fosse l'associazione della bocciofila: è un'altra cosa quella !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Noi prevediamo semplicemente il limite del numero dei mandati, non solo del presidente e degli organi statutari, del vicepresidente e del tesoriere. Prevedevamo, visto che ci sono dei direttori amministrativi che hanno la responsabilità legale anche dell'ente pubblico non economico, che il tesoriere non aveva ragione di essere: il segretario doveva essere quello verbalizzante.
PRESIDENTE. Saluto gli alunni e gli studenti dell'Istituto comprensivo “Perugia 2” di Perugia, che seguono i nostri lavori in tribuna
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Come già ho accennato prima, prevediamo la soppressione della figura del tesoriere, perché la Ministra diplomata Lorenzin, che è stata eletta ed è a in capo al suo Ministero, non è la responsabile legale. Non dispone dei beni del Ministero della salute. Ed è per questo che c'è un direttore generale amministrativo, che è il responsabile legale.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Onorevole Guerini, per favore.
MASSIMO ENRICO BARONI. Secondo la disposizione vigente, firma, insieme al presidente e al segretario, i mandati di pagamento e ha poteri gestionali e amministrativi, che in altri contesti sono invece svolti dai dirigenti dello Stato. Gli ordini, in quanto enti pubblici non economici, devono adeguarsi al decreto legislativo n. 165 ed attuare la separazione dall'indirizzo politico amministrativo, in ossequio - come diceva la Lenzi prima, ma solo per comodità, relativamente alla sua posizione del momento - all'articolo 97 della Costituzione, per garantire l'imparzialità e la corretta gestione
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, visto che ci sono dei ragazzi che ci stanno seguendo, faccio notare quale portata innovativa ha questo emendamento, è una cosa straordinaria. Chi mai ci avrebbe pensato: la carica di un consigliere può essere ricoperta per un massimo di due mandati. Sono considerati anche i mandati svolti nella configurazione precedente degli ordini e non possono assumere cariche all'interno dei consigli degli ordini coloro che sono collocati in quiescenza (che significa in pensione), perché succede che gli ordini diventano il dopolavoro dei pensionati. Infatti, a un certo punto smettono di fare il lavoro che facevano prima, soprattutto negli ordini sanitari, e iniziano la carriera ordinistica. Se non si possono iscrivere, se non sono iscritti all'ordine perché sono andati in quiescenza e l'INPS o comunque la cassa previdenziale prevede e richiede la disiscrizione all'ordine per erogare la pensione, non capiamo come mai se si è pensionati e ci si è disiscritti dall'ordine, si riesca a fare carriera nell'ordine. Ebbene, questa è una cosa meravigliosa. Con l'emendamento 4.47 Basilio mettiamo, appunto, dentro questo casino degli ordini un po' di ordine.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Proprio qui sta il trucco del vostro finto limite dei due mandati, oltre al fatto che il limite dei due mandati è a canguro, nel senso che si fanno due mandati e poi pausa, due mandati e poi pausa e quindi il limite, diciamo, non c'è, ma di fatto voi mettete il limite dei due mandati solo alle cariche di presidente, vicepresidente, tesoriere e così via, che sono cariche di elezione di secondo livello ma il limite non lo mettete ai consiglieri. Quindi, il giro di pausa non lo faranno neanche come non eletti ma come consiglieri. In pratica, nel circolo dei consiglieri di un determinato ordine professionale si potranno passare la carica di presidente dall'uno all'altro e, di fatto, continuare ad avere la gestione politica dell'ente. Quindi, il ricambio generazionale di cui state parlando con questo limite assolutamente fittizio non c'è. Con questo emendamento andremo a mettere un minimo in più di limite ai mandati .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Presidente, l'emendamento, che è chiaramente provocatorio, prevede, ai fini dell'iscrizione, solo un contributo volontario e non una tassa obbligatoria. Cioè, noi prevediamo fondamentalmente di sostituire la tassa annuale e mettiamo il contributo volontario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Sì, con questo emendamento, come diceva giustamente il mio collega, chiaramente provocatorio, stiamo andando nel solco e nella direzione tracciata dal Ministro Lorenzin, che chiaramente vuole trasformare quelli che sono enti pubblici non economici, e che, come diceva il mio collega, riscuotono, di fatto, una tassa parastatale, in enti privati. E, allora, se sono enti privati, sono associazioni; e, allora, se sono associazioni, l'iscrizione è libera e il contributo che decideranno di dare gli iscritti sarà libero. Quindi, se la direzione che avete deciso di intraprendere è questa, non c'è altro da fare che votare favorevolmente a questo emendamento. Se respingete questo emendamento, invece, è chiaro che tutto quello che avete fatto fino adesso è stato sbagliato, e quindi bisogna rivederlo. Bisognerà che al prossimo giro al Senato le sciocchezze che avete approvato adesso vengano di nuovo cancellate .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. L'emendamento risulta necessario semplicemente in via specificativa per il fatto che le commissioni di albo esercitano la funzione disciplinare ancor prima di dare esecuzione ai provvedimenti disciplinari, e con l'emendamento andiamo ad escludere che una formulazione senza tale indicazione aggiuntiva possa essere intesa in senso escludente la funzione, e quindi limitativo alla sola funzione applicativa di provvedimenti adottati o decisi magari da altri con omissione della commissione di albo competente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
FILIPPO FOSSATI. Solo per sottolineare ulteriormente la contraddizione a cui facevo riferimento prima. Anche qui, prima abbiamo detto - noi contrari o comunque astenuti sul punto - che nel momento di irrogare la sanzione bisognava considerare il vincolo che il professionista sanitario aveva in riferimento ai contratti di lavoro, strutturato nel lavoro alla pubblica amministrazione, nel sistema sanitario nazionale, alle leggi dello Stato, e non teneva. Adesso, infatti, si fa una retromarcia, perché nel testo approvato in Commissione, all'articolo 3 si diceva che, quando gli iscritti all'albo sono dipendenti da una pubblica amministrazione, i poteri delle istituzioni pubbliche in materia di organizzazione del lavoro, della normativa regionale, nonché le disposizioni dei contratti di lavoro, devono essere fatti salvi e invece, precipitosamente, si fa marcia indietro e si ritira, cassando questo punto del testo. Il problema è che l'equilibrio non è stato risolto, il problema è che non c'è un'idea chiara di cosa devono essere questi ordini professionali.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Questo emendamento ci sembra di una semplicità e di un'ovvietà per cui non capiamo il motivo del parere contrario. Ve lo leggo un attimo, proprio perché è molto chiaro l'intento: “Non può essere iscritto all'albo chi sia collocato in quiescenza e non eserciti più la professione. L'iscritto all'albo che dimostri di essere disoccupato è esentato dal pagare la tassa d'iscrizione”.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. L'abbiamo già spiegato: cosa sta cercando di fare la politica? In questo momento, la politica sta capendo che negli ordini professionali va a votare il 10 per cento - la media è questa, con qualche piccola eccezione – e, quindi, questa cosa rende assolutamente auspicabile il fatto che ci sia una piccola casta di persone che si fanno rieleggere per vent'anni e sono sempre loro in capo. Al massimo passano dall'ordine professionale all'ente previdenziale, perché il è quello, e poi molti ce li ritroviamo qui, sono andati tutti al Senato, ma è assolutamente un caso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI. Grazie, Presidente. Chi esercita per tutta una vita una professione e, a 65 o 67 anni, si trova in pensione, che debba per legge non essere più iscritto all'albo che lo ha caratterizzato per tutta la vita lo trovo vagamente non rispettoso di una generazione che ha costruito e costruisce tanto per l'Italia. Quindi, penso che, nella formulazione di questo emendamento, il parere contrario non sia stato immotivato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI. Presidente, in quasi tutte le professioni sanitarie si può rimanere in attività libero professionale, non è che si smette di essere medico o di essere un infermiere perché si è andati in pensione. Queste sono professioni che ci permettono di continuare a svolgere ruoli attivi, magari nel volontariato, fino a quando si desidera, quindi non si vede perché automaticamente il pensionamento debba corrispondere alla cancellazione dall'ordine.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Presidente, noi votiamo contro questo emendamento, per un motivo molto semplice: sarebbe un modo indiretto per chiudere gli ordini professionali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.
DALILA NESCI. Presidente, vorremmo che ogni tanto il presidente Marazziti rivolgesse la sua attenzione anche ai giovani e ai nuovi iscritti. Dico che, se effettivamente voi avete previsto che la quota sia parametrata allo stipendio dell'iscritto, questo non ci basta, è poco chiaro, perché poi, alla fine, l'ordine avrebbe la facoltà di gestire queste percentuali. Parliamo di generici sconti? Non va bene. Anzi, nel nostro emendamento prevediamo che chi non lavora effettivamente non debba pagare questa quota. Ci sembra un emendamento di buonsenso e di vicinanza appunto alle varie situazioni specifiche degli iscritti .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
DAVIDE CRIPPA. Presidente, l'ho alzata prima, quindi non ci siamo capiti. Innanzitutto, volevo precisare all'interno di quest'Aula che la richiesta di disiscrizione all'ordine per chi va in pensione è spesso dettata dalle casse di previdenza.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Crippa. No, onorevole Pili, gentilmente lasci libero il Governo, sta sentendo il dibattito.
DAVIDE CRIPPA. Un altro aspetto abbastanza critico è quello di non mettere dei paletti su come i singoli ordini potranno far fronte all'incapacità reddituale dei singoli iscritti, perché ad oggi c'è una situazione variegata all'interno degli ordini, per cui la quota associativa può variare da 130 euro, in un ordine molto grande - parlo degli ordini degli ingegneri -, a cifre che sono di 250 euro, per gli ordini piccoli, perché quelli devono far fonte a maggiori costi e maggiori spese di funzionamento. Quindi, forse andava messo un paletto un po' più ordinatorio .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MARCO RONDINI. Presidente, molto brevemente, con questo emendamento chiediamo che sarebbe bene specificare che la cancellazione non si possa attivare se sia accertata dall'Ordine l'irreperibilità del sanitario. Credo che sia semplicemente un emendamento di buonsenso, e chiedo al relatore eventualmente se può rivedere il parere .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. L'emendamento si inserisce nell'ambito delle disposizioni relative alle federazioni nazionali; in particolare, sostituisce la disposizione che attribuisce alle federazioni nazionali anche compiti di supporto amministrativo agli ordini e alle federazioni regionali, ove costituiti, non ce ne sono, perché non li abbiamo voluti fare, nell'espletamento dei compiti e delle funzioni istituzionali. Ovvero, sì, ci saranno le federazioni regionali, ma gli ordini rimarranno provinciali. In particolare, l'emendamento limita l'attribuzione alle federazioni nazionali di compiti di indirizzo e coordinamento e non di supporto amministrativo.
PRESIDENTE. No, no, onorevole Baroni, è la seconda volta che la richiamo…
MASSIMO ENRICO BARONI. Ci ha scassato le scatole…
PRESIDENTE. Onorevole Baroni, mi ascolti, è la seconda volta che la richiamo. O lei usa termini adeguati a quest'Aula o io le tolgo la parola. Non glielo dico la terza volta, ok? Prego.
MASSIMO ENRICO BARONI. Allora, Presidente, quando ci fu la legge truffa del 1953 sulla legge elettorale fatta da De Gasperi al Senato volarono le sedie, volarono le sedie!
PRESIDENTE. Non mi interessa, adesso presiedo io! Presiedo io e l'ho già avvisata. Alla terza le tolgo la parola.
MASSIMO ENRICO BARONI. Ho detto: ci ha scassato le scatole. È dal 2013 che voleva abolire le province; ha provato a farlo con legge ordinaria, perché dicevano che erano poltronifici, che erano enti inutili eccetera, eccetera. Poi, dopo, ha provato a farlo con la riforma costituzionale, ma, come al solito, ha sbagliato platealmente e ha messo dentro la qualsiasi e, quindi, non è riuscito ad abolire le province; nel momento in cui ha la possibilità di abolire la parte degli ordini provinciali e renderli regionali o, semplicemente, a un livello di funzionamento in cui possono effettivamente funzionare dal punto di vista contabile e amministrativo, non lo fa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI. Presidente, tirando un po' le fila, questo testo prevede la possibilità per il Ministero, nel momento dell'istituzione, di tener conto del numero degli iscritti e della dimensione e, quindi, anche prevede la possibilità della dimensione regionale o sovra provinciale per accorpamenti, prevede la possibilità dell'avvalimento, cioè dell'aiuto reciproco, della messa in comune di più enti per la gestione di funzioni in comune, nella logica del risparmio.
PRESIDENTE. Grazie. Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha esaurito anche gli ulteriori tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. La Presidenza consentirà lo svolgimento, per ciascun emendamento, di un breve intervento per illustrare la posizione del gruppo, della durata di un minuto, da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.
ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. Per il suo tramite riprendo il discorso sulla situazione delle province, ma solo in via tanto per un aggiornamento, per un motivo molto semplice, perché io ero e continuo a essere un fautore del fatto che andrebbero distrutte come Cartagine, cioè più di quello che ha fatto la riforma, perché tenerle così non ha assolutamente senso. Però, attenzione, lì, c'è stato un tentativo con legge ordinaria da parte del Governo Monti, fallito; poi c'è stato anche un tentativo di modifica della Costituzione fatto da Monti, e il Parlamento lo ha disatteso perché era un disegno di legge che non ha avuto mai seguito; poi, c'è stato il disastro della legge Delrio, perché più disastro della legge Delrio è impossibile farlo; le province servono solamente per mantenere alcune poltrone e per sprecare risorse, con un danno alle finanze pubbliche senza precedenti; non in grado di fare il bilancio, con il Governo che ogni volta propone norme per far sì che ci siano solo degli aleatori consuntivi, alla fine le province, dal punto di vista contabile, sono in un contesto di trasmissione omerica rispetto ai dati, ma l'indebitamento è qualche cosa di folle. Quindi, è un danno senza precedenti. Poi, ricordo il fallimento della riforma che c'è stato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Quello che ci ha detto la collega Lenzi, ossia che il Ministero ha facoltà di chiedere l'accorpamento degli ordini, francamente non ci rassicura molto, visto che sappiamo che questa riforma degli ordini professionali gli è stata dettata dagli ordini stessi. Quindi, non è che ci sentiamo molto rassicurati, ma diciamo che noi qui non andiamo a chiedere, come avevamo già chiesto in altri emendamenti, l'accorpamento degli ordini provinciali in ordini regionali.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. È noto come i codici deontologici abbiano avuto genesi tramite l'opera di propria codificazione da parte dei singoli ordini provinciali, che hanno proceduto a normare autonomamente una raccolta di linee precettive, identificative delle modalità di identificazione di fattispecie in cui potevano sostanziarsi l'indipendenza del decoro professionale e che hanno trovato adesione spontanea e propagativa in altri ordini, e tali da diventare libero e spontaneo punto di riferimento applicativo di questi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
FILIPPO FOSSATI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO FOSSATI. Solo una domanda: vorrei capire se l'eventuale approvazione di questo emendamento faccia decadere l'emendamento 4.142 Lenzi.
PRESIDENTE. No, assolutamente no, per come è stato riformulato no.
MARIO MARAZZITI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI, . Volevo solo dire che le esigenze espresse nell'emendamento precedente dall'onorevole Rondini, da questo emendamento Scopelliti, riformulato, sono raccolte in maniera ancora più marcata perché noi alziamo a tre quarti il dei consiglieri e presidenti di ordine nell'approvazione del codice deontologico, che quindi deve avere una fortissima approvazione da parte degli iscritti e poi è rivolto a tutti gli iscritti, che poi gli ordini territoriali recepiranno. Quindi, credo che in questo modo si faccia un servizio alle regole condivise proprio di ogni professione sanitaria.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Anche questo emendamento mi sembra molto chiaro e molto di buonsenso, quindi anche qua mi chiedo per quale motivo ci sia un parere contrario. Lo leggo perché è molto semplice: dice che il codice deontologico è adottato previa consultazione con le associazioni rappresentative dei pazienti e dei consumatori ed è sottoposto - questa, secondo me, è la parte più importante - all'approvazione del Ministero della salute, che ne verifica la conformità con le leggi vigenti. Ci sembra che sia appunto un criterio di buonsenso quello per cui il codice deontologico venga sottoposto a una verifica da parte del Ministero e sia adottato previo consultazione degli delle persone che sono interessate e che ne avranno conseguenze. Quindi, ripeto, non capiamo la motivazione del parere.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie Presidente. Noi siamo contrari a questo emendamento, perché aumenta la durata in carica dei componenti dei comitati centrali delle federazioni nazionali, portandola a cinque anni. Attualmente la durata è di tre anni e già il provvedimento all'esame l'aumenta a quattro anni. Non è condivisibile, tenuto conto che, già oggi, i componenti degli ordini durano in carica anche per vent'anni, soprattutto tenuto conto che la disposizione, introdotta in sede referente dal presidente Marazziti sul limite dei mandati, è assolutamente insufficiente, perché legata alla carica interna e non alla qualità di componente del consiglio direttivo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MASSIMO ENRICO BARONI. L'emendamento sopprime la disposizione che introduce lo statuto delle federazioni nazionali, approvata dei consigli nazionali. Tale statuto definisce le attribuzioni e le funzioni delle federazioni regionali e interregionali degli organi, le modalità di articolazione territoriale degli ordini, nonché l'organizzazione e la gestione degli uffici, del patrimonio e delle risorse umane e finanziarie.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, con questo emendamento noi andiamo a sanare l' trovato dagli ordini per cercare di sfuggire alle incompatibilità vigenti e all'assenza di deleghe gestionali in capo al presidente, ai consiglieri dei consigli direttivi e delle federazioni nazionali, deleghe gestionali che non solo esistono ma che sono ribadite nel provvedimento all'esame che, come è evidenziato nei nostri numerosi emendamenti, attribuisce ogni potere amministrativo e gestionale proprio ai consiglieri direttivi e ai comitati centrali. Peraltro, l'ANAC ha dovuto ammettere che in realtà la questione delle deleghe gestionali nell'ambito del decreto legislativo n. 39 sull'inconferibilità e incompatibilità non è così pacifica e chiara e, con atto di segnalazione al Governo e al Parlamento n. 1 del 18 gennaio 2017, chiede di intervenire al riguardo. Noi proviamo a farlo con un emendamento e fondamentalmente ci viene sbattuta la porta in faccia. Semplicemente chiedevamo che…
MASSIMO ENRICO BARONI. …presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico venisse applicato il decreto legislativo n. 39 del 2013.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
FILIPPO FOSSATI. Il gruppo è contrario a questo emendamento, molto contrario. Stiamo facendo un'operazione che è quella di consentire una procedura per il riconoscimento e la costituzione di un nuovo ordine professionale in relazione al numero degli iscritti agli albi delle professioni sanitarie che lo volessero richiedere. Siamo nel campo, precisamente, delle professioni sanitarie che hanno nome e cognome, tecniche, della riabilitazione e della prevenzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, intervengo in senso diametralmente opposto all'intervento dell'onorevole Fossati che abbiamo appena ascoltato, e lo faccio perché sono convinto che la complessità e la varietà delle professioni sanitarie non consenta in termini di rappresentatività la possibilità di gestirne i problemi esclusivamente a una sorta di vagone nel quale tutti quanti sono agganciati, proprio per i motivi che Fossati ha detto, cioè per i motivi di far maturare anche la professione e correttamente rappresentarla rispetto alle istituzioni, rispetto alle esigenze complessive di sanità del Paese. Voglio ricordare, peraltro, che la legge n. 43 del 2006 prevedeva già una delega al Governo per l'istituzione degli ordini e degli albi delle professioni sanitarie che, pur regolamentate, ne erano ancora sprovviste.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, vede, che succede con questo emendamento? È del tutto incoerente con tutto quello che è stato fatto in sede referente in Commissione, in quanto le ostetriche, per esempio, sono 18 mila unità e hanno un ordine autonomo, e non si è mai parlato di numeri minimi per diventare; però, questa è chiaramente una disposizione per i fisioterapisti, in quanto sono circa 55 mila le professioni tecniche, della riabilitazione e della prevenzione. E sapete di che ordine fa parte, di che albo fa parte la proponente del Partito Democratico? Dei fisioterapisti! Finiamo in bellezza, Presidente, vi lasciamo così: questo siete voi e questo è il modo in cui fate le leggi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Presidente, questo emendamento è chiaramente una marchetta. Dopo le marchette alla luce del sole - che almeno erano alla luce del sole - del collega Rondini, invece questa qui la collega Carnevali ha cercato di mascherarla, ma diciamo che poi, come dice il proverbio, le marchette alla fine vengono al pettine e l'abbiamo scovata e quindi questa è chiaramente una marchetta per il suo ordine, fa un emendamento fatto : questo è il livello del legislatore che abbiamo in quest'Aula. Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati .
BEATRICE LORENZIN,. Sull'ordine del giorno n. 9/3868-A/1 D'Incecco il parere è favorevole a condizione che sia preceduto da “a valutare l'opportunità di”. Sull'ordine del giorno n. 9/3868-A/2 Lodolini il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/3868-A/3 Vezzali, parere favorevole con riformulazione, a condizione che sia preceduto da “a valutare l'opportunità di”. Sull'ordine del giorno n. 9/3868-A/4 Manzi …
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, abbassiamo il tono della voce, perché io non riesco a sentire le riformulazioni. Mi diceva, sull'ordine del giorno n. 9/3868-A/4 Manzi?
BEATRICE LORENZIN,. Il n. 9/3868-A/4 Manzi è accolto, così come il n. 9/3868-A/5 Quartapelle Procopio. Ordini del giorno: n. 9/3868-A/6 Palese, n. 9/3868-A/7 Mazziotti Di Celso e n. 9/3868-A/8 Galgano, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3868-A/9 Catalano, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/3868-A/10 Rondini, parere favorevole, a condizione che sia preceduto dalle parole: “valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno n. 9/3868-A/11 Guidesi, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3868-A/12 Santerini, parere contrario. L'ordine del giorno n. 9/3868-A/13 Gebhard è accolto. Ordine del giorno n. 9/3868-A/14 Cani, parere favorevole. Sugli ordini del giorno n. 9/3868-A/15 Fossati e n. 9/3868-A/16 Murer, parere contrario. Sugli ordini del giorno n. 9/3868-A/17 Matarrelli, n. 9/3868-A/18 Mura e n. 9/3868-A/19 Nesi, parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3868-A/20 Mucci, il parere è favorevole così come riformulato.
PRESIDENTE. La riformulazione è la solita? È stata data una riformulazione, è un testo che lei ha. Bene.
BEATRICE LORENZIN,. Ordine del giorno n. 9/3868-A/21 Marzano, parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3868-A/22 Cova, parere favorevole con la seguente riformulazione, che sia preceduto dalle parole: “a valutare l'opportunità di” e che al secondo impegno venga tolto il riferimento al massaggiatore sportivo.
PRESIDENTE. Molto bene, allora procediamo. Onorevole D'Incecco, va bene la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3868-A/1? Sì. L'ordine del giorno Lodolini n. 9/3868-A/2 è ritirato. Ordine del giorno Vezzali n. 9/3868-A/3, c'è la proposta di riformulazione, qualcuno mi dà una cenno? Va bene. Ordini del giorno Manzi n. 9/3868-A/4 accolto, Quartapelle Procopio n. 9/3868-A/5 accolto, Palese n. 9/3868-A/6 accolto, Mazziotti Di Celso n. 9/3868-A/7 accolto, Galgano n. 9/3868-A/8 accolto, Catalano n. 9/3868-A/9 vi è un parere contrario.
FILIPPO FOSSATI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO FOSSATI. Mi informano i colleghi della Commissione agricoltura che questo impegno è già realtà nella legge di delegazione europea per proposta della maggioranza e del Governo, quindi io lo ritiro per evitare che il Governo sia costretto a dire di no ad una cosa che ha già fatto.
PRESIDENTE. Va bene, grazie. Ordine del giorno Murer n. 9/3868-A/16, parere contrario, lo mettiamo ai voti.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro dell'Interno, il Ministro dello Sviluppo economico, il Ministro della Giustizia, la Ministra della Salute e il Ministro dell'Economia e delle finanze.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Pannarale e Giancarlo Giordano n. 3-03321.
ANNALISA PANNARALE. Presidente, Ministra, gli Itp sono insegnanti di materie tecnico-pratiche che si occupano di didattica laboratoriale, docenti cui è stato chiesto, nel corso degli ultimi vent'anni, di formarsi e abilitarsi all'insegnamento; accade però che una recentissima sentenza del TAR Lazio abbia riconosciuto valore abilitativo al solo possesso del diploma di istituto tecnico professionale, senza alcun altro percorso di formazione universitaria. Con tempismo sorprendente, il MIUR si è subito conformato al pronunciamento del TAR Lazio e ha diramato una nota a tutti gli uffici scolastici regionali, disponendo l'immediato inserimento con riserva in seconda fascia dei ricorrenti diplomati Itp, senza esperire un ulteriore grado di giudizio presso il Consiglio di Stato. Il MIUR, infatti, ha inspiegabilmente scelto di non costituirsi in appello. Gravissima conseguenza di ciò è l'attribuzione di posti sul sostegno di personale non qualificato. Le chiediamo, Ministra, quali iniziative intenda adottare per risolvere questa pesante disparità di trattamento tra abilitati e diplomati.
PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione dell'università e della ricerca, Valeria Fedeli, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
VALERIA FEDELI,. Presidente, onorevole Pannarale, come da lei stessa ricordato, in data 7 agosto il TAR del Lazio ha accolto il ricorso di una docente che lamentava l'impossibilità di iscriversi alla seconda fascia delle graduatorie di circolo nonostante il possesso di un diploma Itp. Il giudice amministrativo ha preso atto che, per la vecchia disciplina del DM n. 39 del 1998, il possesso del diploma Itp rientrava nella relativa tabella C, che consentiva la partecipazione ai concorsi per l'insegnamento nella scuola secondaria nelle relative classi di concorso tecnico-pratiche, e che, quindi, tali diplomi Itp avessero valore di titolo abilitativo all'insegnamento.
PRESIDENTE. L'onorevole Pannarale ha facoltà di replicare, per due minuti.
ANNALISA PANNARALE. Presidente, Ministra, devo confessarle di essere non soltanto insoddisfatta ma anche piuttosto colpita dalla vaghezza della sua risposta oggi in quest'Aula. Lei non ha risposto a tutta una serie di sollecitazioni che abbiamo posto nella nostra interrogazione, nelle diverse premesse. Il MIUR non si è ancora costituito in appello, perché? Credo che questo Ministero abbia il dovere di tutelare innanzitutto chi ha sulle spalle anni di formazione, di specializzazione e di insegnamento. Non solo. C'è la gravissima situazione sui posti di sostegno: la legge dispone che studentesse e studenti con disabilità siano seguiti da docenti specializzati, ma si continua a ripetere che non ci sono i docenti specializzati.
PRESIDENTE. L'onorevole Piepoli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03322 per un minuto.
GAETANO PIEPOLI. Presidente, Ministro, la recentissima, franca e dura risoluzione del CSM seguita alla mattanza di San Marco in Lamis, nel Gargano, dimostra, a parere dell'interrogante, che nel Gargano lo Stato rischia di andare in minoranza, e che queste vicende rivelano la sconfitta della retorica e della patetica autoassoluzione della politica. In particolare, appare chiara allo stesso interrogante come manchi un vero controllo delle coste garganiche, usate dalla criminalità come vere e proprie basi logistiche per le loro azioni criminose. Per questo, ad esempio, l'interrogante ritiene, da un lato, necessaria la costruzione di un sistema capillare di telecamere per il controllo del territorio, nonché, dall'altro, un'azione volta a rendere permanente l'insieme dei supporti forniti per fronteggiare la criminalità, costituendo ad esempio uno specifico corpo di carabinieri detti Cacciatori del Gargano.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Marco Minniti, ha facoltà di rispondere.
MARCO MINNITI,. Signor Presidente, onorevoli deputati, all'indomani del gravissimo fatto di sangue avvenuto il 9 agosto nelle campagne di San Marco in Lamis, ho assunto l'impegno ad assicurare una risposta inflessibile all'aggressione criminale registrata in quel territorio. Il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica, riunito a Foggia il giorno successivo, ha definito una strategia di intervento articolata su tre direttrici: la messa a punto di un piano straordinario di controllo del territorio; il rafforzamento delle capacità e delle strutture investigative locali; l'adozione, anche in via sperimentale, delle più moderne tecnologie di indagine.
PRESIDENTE. Deve concludere.
MARCO MINNITI,. Ho finito, Presidente. In riferimento all'auspicio dell'onorevole interrogante circa la costituzione di uno specifico reparto di carabinieri cacciatori in quell'area, informo che sono attualmente in corso le necessarie attività propedeutiche alla istituzione, in quell'area, in tempi brevi, del predetto reparto.
PRESIDENTE. L'onorevole Piepoli ha facoltà di replicare, per due minuti.
GAETANO PIEPOLI. Ringrazio il Ministro e mi reputo soddisfatto. La sua azione dimostra che lo Stato non si rassegna a che un'importante porzione del territorio nazionale sia sottratta alla maestà della legge per essere assoggettata al potere di organizzazioni criminali, ormai talmente forti da inquinare la vita sociale, politica ed economica, non solo del Mezzogiorno, ma dell'intero territorio nazionale.
PRESIDENTE. L'onorevole Laforgia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03323 per un minuto.
FRANCESCO LAFORGIA. Grazie, Presidente. Noi interroghiamo il Ministro su una vicenda specifica, ma, ahimè, piuttosto frequente nel panorama del sistema produttivo italiano. Lo scorso 11 ottobre, l'azienda Almaviva contact ha comunicato alle rappresentanze sindacali la decisione di un trasferimento collettivo - così è scritto nella lettera dell'azienda - di 65 lavoratori dalla sede di Milano a Rende, in provincia di Cosenza. Si tratta di personale impiegato precedentemente nella commessa Eni, ed è una scelta che arriva a valle di una serie di interventi chiesti dall'azienda che avrebbero inciso fortemente sul costo del lavoro come condizione di mantenimento del personale nella sede di Milano. Chiediamo, quindi, al signor Ministro quali iniziative intenda assumere il Governo per scongiurare questo trasferimento.
PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
CARLO CALENDA,. Onorevole Presidente, onorevoli deputati, in merito al quesito presentato dall'onorevole Laforgia circa i 65 lavoratori impiegati da Almaviva presso la sede di Milano per gestire i servizi di per conto dell'ENI e, oggi, oggetto di un possibile trasferimento a Rende, vorrei specificare alcuni aspetti.
PRESIDENTE. L'onorevole Laforgia ha facoltà di replicare, per due minuti.
FRANCESCO LAFORGIA. Grazie, Presidente. È bene che il Governo assuma un'iniziativa seria su questa vicenda, a partire naturalmente dalla convocazione delle parti al MISE. Come già detto c'è un nesso di causalità che, mi consenta, signor Ministro, assomiglia un po' più a un ricatto che a una decisione di tipo aziendale; il nesso di causalità sta nel rapporto, appunto, tra gli interventi proposti dall'azienda, che avrebbero peggiorato le condizioni dei lavoratori, il nesso tra questo, il rifiuto da parte dei lavoratori, attraverso un referendum democratico che è nelle prerogative dei lavoratori, e la decisione dell'azienda di trasferire questi lavoratori. Come giustamente lei dice, siamo di fronte a un licenziamento mascherato, perché nessuno di questi lavoratori è nelle condizioni di trasferirsi da Milano a Rende, e, quindi, c'è una strategia, lo voglio dire in modo molto chiaro, messa in campo dall'azienda di cui stiamo parlando e, ahimè, non solo da questa azienda, come dimostrano le vicende di Almaviva a Roma, come dimostrano gli accordi siglati a Napoli e a Palermo, che è quella di comprimere il più possibile il costo del lavoro per liberare risorse, per delocalizzare o, addirittura, avviare operazioni finanziarie come la collocazione di un a tasso fisso da 250 milioni di euro effettuata agli inizi del mese di ottobre.
PRESIDENTE. L'onorevole Pizzolante ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03324 per un minuto.
SERGIO PIZZOLANTE. Presidente, signor Ministro, le dichiarazioni del procuratore Pignatone e anche del vicepresidente Legnini sull'utilizzo degli avvisi di garanzia, aprono uno spiraglio sulla complessa materia della gogna mediatica, che si verifica dopo gli avvisi di garanzia, delle sentenze anticipate sui giornali, dell'abuso anche delle intercettazioni e dell'impatto che tutto questo ha sulla vita delle persone e anche della democrazia, visto che spesso riguarda soggetti, persone elette, amministrazioni elette. Ora, io chiedo al Ministro cosa intenda fare il Governo su tutto questo tema complesso, affinché non siano soltanto decisioni del singolo magistrato, come dire, meritevoli, degne di plauso, ma che non possono essere iniziative sporadiche.
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ANDREA ORLANDO,. Grazie, Presidente. L'atto in discussione, che prende le mosse da una recente circolare del procuratore della Repubblica di Roma, tesa ad evitare le iscrizioni affrettate e foriere di ricadute negative sulle persone coinvolte, investe obiettivamente un tema particolarmente sensibile. La questione è già stata affrontata dal Ministero che rappresento, nell'ambito delle politiche di informatizzazione dei servizi della giustizia penale, in seguito alla diffusione del sistema informativo della cognizione penale, SICP. Sulla base delle linee condivise anche dai dirigenti di importanti uffici giudiziari requirenti, con la circolare dell'11 novembre 2016 sono state formulate puntuali raccomandazioni finalizzate ad assicurare criteri uniformi di gestione dei registri informatizzati, con evidenti ricadute delle modalità di iscrizione.
PRESIDENTE. L'onorevole Pizzolante ha facoltà di replicare per due minuti.
SERGIO PIZZOLANTE. Signor Ministro, lei ha dato una risposta puntuale su una questione precisa, che è oggetto di questa interrogazione, relativa ad un'iniziativa di un procuratore della Repubblica importante e anche del Vice Presidente del Consiglio. Però lei, se mi permette, forse è l'unica risposta che poteva dare in questo momento, ma lei ha dato una piccola risposta ad un grande problema, che non è soltanto una questione di burocrazia interna ai Ministeri nelle relazioni fra le diverse istituzioni. Il fatto che Pignatone dica quello che ha detto probabilmente vuol dire che non bastano le iniziative che abbiamo già preso. Il fatto che continua tutt'oggi ad avere, l'avviso di garanzia, questo impatto rispetto alla vita pubblica, rispetto alla vita delle persone e alla vita delle amministrazioni, vuol dire che questa risposta - purtroppo, lei non poteva, forse, fare meglio di più - è una piccola risposta ad un grande problema, che è il problema della gogna mediatica, è il problema delle sentenze anticipate, che, con l'allungamento della prescrizione, rimarranno anticipate e basta, perché l'allungamento della prescrizione è anche allungamento dei processi, quindi fine mai dei processi. E, quindi, è un grande problema, lei ha dato la risposta che poteva dare, ma è una piccola risposta.
PRESIDENTE. L'onorevole Giuseppe Guerini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Verini ed altri n. 3-03325 di cui è cofirmatario per un minuto.
GIUSEPPE GUERINI. Grazie, Presidente. Gli Uffici di esecuzione penale esterna (UEPE) sono, come è noto, articolazioni territoriali del nuovo Dipartimento per la giustizia minorile di comunità e il loro principale campo di intervento è quello relativo all'esecuzione delle sanzioni penali non detentive e delle misure alternative alla detenzione.
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
ANDREA ORLANDO,. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, l'organica e strutturale revisione dell'esecuzione della pena ha in generale rappresentato e continua anche oggi a rappresentare uno dei prioritari obiettivi dell'impegno di questi anni. In particolare, a partire dalle riflessioni maturate nell'ambito degli Stati Generali sulla crisi del sistema tradizionale di repressione penale, si è inteso costituire un modello di esecuzione della pena fondato su misure alternative, che siano limitative, ma non privative, della libertà personale, e che si svolgano nel territorio, riconoscendo come la detenzione intramuraria.
PRESIDENTE. L'onorevole Amoddio, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare per due minuti.
SOFIA AMODDIO. Grazie Presidente, grazie signor Ministro, noi ci riteniamo veramente soddisfatti della risposta perché gli uffici penali di esecuzione esterna sono veramente un anello fondamentale nel sistema di recupero sociale dei detenuti e il loro ruolo è delicato ed importante all'interno del sistema giudiziario. La Commissione giustizia ha portato in Parlamento diverse norme che, insieme ai decreti del Governo, hanno permesso di dare risposte concrete per diminuire il sovraffollamento carcerario e tutto questo è avvenuto anche grazie alle misure deflattive dei processi, all'ampliamento delle misure alternative della detenzione, nella certezza che l'esecuzione della pena non si verifica solo con la misura del carcere, ma, appunto, occorre dare ampio spazio alle misure alternative alla detenzione.
PRESIDENTE. L'onorevole Monchiero ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-03326 .
GIOVANNI MONCHIERO. È quasi più lunga la lettura del titolo della mia domanda. Io sarò brevissimo, signor Ministro, nel senso che credo che il contenuto della domanda sia chiaro. Aggiungo solo altri due esempi di questi criteri di valutazione, che non mi convincono e che hanno suscitato molto allarme nel mondo della sanità. Sono due esempi tratti da un articolo della dottoressa Frittelli, che è il direttore generale dell'ospedale dell'Università di Tor Vergata, la quale osserva che l'esperienza dei funzionari ministeriali e regionali vale di più, è pesata di più, di quella dei direttori generali e, in particolare, che un titolo di ricercatore vale come sei anni di attività da direttore generale di un'azienda.
PRESIDENTE. La Ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
BEATRICE LORENZIN,. Grazie. La nuova disciplina delle modalità di nomina dei direttori generali degli enti del Servizio sanitario nazionale, cioè dei della sanità italiana, quelli sulle gambe e sulle braccia dei quali “camminano” i fondi della sanità italiana, da me fortemente voluta, rappresenta una riforma epocale per il sistema sanitario nazionale.
PRESIDENTE. L'onorevole Monchiero ha facoltà di replicare, per due minuti.
GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, signor Ministro. Allora, intanto voglio precisare che condivido il suo giudizio sulla norma in generale, che istituisce per la prima volta l'elenco nazionale degli aspiranti alla funzione di direttore generale delle aziende sanitarie italiane. È una norma tra l'altro, che l'associazione, che presiedevo qualche tempo fa, ha fortemente invocato per anni, per cui, su questo tema, siamo assolutamente d'accordo.
PRESIDENTE. L'onorevole Fedriga ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-03327 .
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente, grazie Ministro. Abbiamo presentato questa interrogazione, perché destano particolare allarme i diversi casi, anche riportati dalla cronaca, per quanto riguarda malattie contagiose, presenti in persone, accolte nel nostro Paese, nell'ambito sia di SPRAR, sia di CARA e sia in tutta l'accoglienza messa in campo nel nostro Paese. L'ultimo, quello del CARA di Gradisca d'Isonzo, dove in un giovane proveniente dalla Guinea è stata riscontrata la TBC. Vorremmo capire quale tipo di iniziative, per tutelare anche la salute dei nostri cittadini, il Governo e il Ministero da lei presieduto intendano mettere in atto, per rendere ancora più puntuali e restrittivi i controlli, per quanto riguarda la salute pubblica stessa.
PRESIDENTE. La Ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
BEATRICE LORENZIN,. Rispondo agli onorevoli interroganti, ribadendo quanto ho avuto modo di affermare in diverse occasioni, ovvero che le numerose azioni poste in essere dal Ministero della Salute, in tema di sorveglianza sanitaria sui migranti irregolari, sono state tali da salvaguardare la salute degli stessi migranti e di tutti i cittadini italiani.
PRESIDENTE. L'onorevole Fedriga ha facoltà di replicare, per due minuti.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Ministro, mi auguro che l'abbiano presa in giro, altrimenti sta prendendo in giro lei il Parlamento. Questo soggetto con la TBC è stato ricoverato per appendicite e nessuno aveva diagnosticato la TBC! Sono state contagiate due persone del personale medico, perché è stato portato in sala operatoria e operato, non sapendo che aveva la TBC. E adesso, proprio in questi momenti, mi comunicano addirittura forse di un terzo caso di soggetto italiano, che ha contratto la TBC. Questa persona, a mesi di distanza, ha ancora focolai di TBC attivi ed è stato rimesso nel CARA di Gradisca, con possibilità di contagiare. E cosa ha fatto il Governo con il Ministero? Chiudere il CARA di Gradisca e portare quelle persone nell'accoglienza diffusa, impedendo, di fatto, un controllo.
PRESIDENTE. L'onorevole Zanetti ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-03328 .
ENRICO ZANETTI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, recentemente la Corte dei conti ha evidenziato, in modo abbastanza clamoroso, come a distanza di cinque anni tutte le informazioni che possono essere reperite nell'anagrafe dei conti correnti continuino a non essere utilizzate nemmeno in via sperimentale - figuriamoci in via operativa - dall'Agenzia delle entrate. Ci domandiamo, quindi, che senso ha continuare a consentire l'introduzione di nuovi gravosi adempimenti per imprese e professionisti se nel frattempo non si rendono realmente operativi e utili i già numerosi elementi presenti nell'anagrafe tributaria.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
PIETRO CARLO PADOAN,. Grazie, Presidente, grazie, onorevole. Ricordo che la raccolta di dati e informazioni ai fini della valutazione della capacità contributiva è preordinata all'osservanza delle prescrizioni normative dettate a tutela dei diritti e delle libertà fondamentali dei contribuenti. Nell'ambito dell'attuazione delle disposizioni normative introdotte dal decreto n. 201 del 2011, il cosiddetto “salva Italia”, l'Agenzia delle entrate ha riscontrato criticità riconducibili ai seguenti aspetti: modalità di comunicazione e conservazione dei dati; qualità e congruità dei dati; finalità di classificazione dei contribuenti interessati dalla raccolta di tali informazioni. Pertanto, l'Agenzia ha intrapreso un dialogo con l'Autorità garante per la protezione dei dati personali al fine di poter disporre di linee guida sulle esatte modalità di trasmissione dei dati, nonché per la verifica preliminare di criteri selettivi basati sull'utilizzo dei dati contenuti nell'archivio dei rapporti finanziari.
PRESIDENTE. L'onorevole Zanetti ha facoltà di replicare per due minuti.
ENRICO ZANETTI. Grazie, signor Ministro. Credo che queste considerazioni, se stessimo parlando di qualcosa che era stato introdotto uno o al massimo due anni fa, potrebbero avere una loro significatività. Ma nell'istante in cui parliamo di qualcosa che sono ormai cinque anni che potrebbe essere reso operativo e che, come apprendiamo da questa risposta, è tuttora in corso di divenire, allora è evidente che i tempi sono assolutamente incompatibili con quello che può essere il riconoscimento di un'adeguata capacità da parte delle strutture - e naturalmente anche da parte del Ministero nel dare gli indirizzi - di tradurre in modo concreto quelle che sono le possibilità che le norme introdotte a suo tempo con funzione anti-evasiva danno.
PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-03329 .
WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente Giachetti. Buongiorno, Ministro Padoan. Dunque, Ministro, l'anagrafe bancaria o anagrafe dei rapporti finanziari, istituita nel 2009, è costata già alle tasche degli italiani 10 milioni di euro. Secondo noi questo è uno strumento fondamentale rispetto alla lotta all'evasione e al contrasto dell'evasione, contrasto dell'evasione su cui, tra l'altro, voi dite che state facendo molto ma gli stessi magistrati contabili dicono che è di scarsa efficacia. Allora, noi ci chiediamo perché questa grave ed ennesima inadempienza da parte dell'Agenzia delle entrate ma, soprattutto, perché c'è una mancata vigilanza da parte sua nei confronti dell'Agenzia delle entrate affinché l'utilizzo dell'anagrafe bancaria sia di fatto istituito, anche perché senza questo utilizzo dell'anagrafe bancaria c'è un ulteriore inadempimento perché i dati che l'Agenzia delle entrate dovrebbe passare al Parlamento di fatto non ci sono. Quindi, Ministro, noi le chiediamo perché non viene utilizzata.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
PIETRO CARLO PADOAN,. Grazie, Presidente. La domanda sollevata dall'onorevole Rizzetto ed altri è in gran parte coincidente con i temi affrontati nella precedente interrogazione dell'onorevole Zanetti e, quindi, alcuni degli argomenti, che non ripeterò per brevità di tempo, sono gli stessi che ho utilizzato prima. Però, vorrei aggiungere un punto specifico riguardo all'utilizzo dell'anagrafe tributaria che non ho potuto esporre prima. Parallelamente all'attività che ho descritto in precedenza, l'Agenzia delle entrate ha elaborato un modello basato sull'analisi integrata delle informazioni finanziarie e degli altri elementi presenti in anagrafe tributaria per l'individuazione di indicatori di rischio sintomatici di profili rilevanti di evasione fiscale. Il modello di analisi elaborato è orientato a intercettare anche fattispecie apparentemente virtuose ovvero contribuenti che, pur effettuando spese che si conciliano con i redditi dichiarati, accumulano risparmi incompatibili con quegli stessi redditi al netto delle spese sostenute, ovvero soggetti passivi IVA che, ad esempio, pur risultando congrui e coerenti all'esito dello studio di settore evidenziano incrementi del patrimonio finanziario non giustificabili con i ricavi o i compensi dichiarati e con le variabili strutturali e contabili comunicate.
PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto ha facoltà di replicare per due minuti.
WALTER RIZZETTO. La ringrazio, Presidente. Grazie, Ministro. Non mi ritengo assolutamente soddisfatto della sua risposta, in quanto non c'è nessuna giustificazione che possa reggere rispetto a questa ennesima violazione della legge. Qui si parla di violazione della legge, Presidente. Gestire la macchina fiscale in modo discrezionale, Ministro, come sta facendo lei o come sta facendo, di fatto, il Ministero nei confronti dell'Agenzia delle entrate non è cosa giusta, non è assolutamente cosa giusta, perché ve ne fregate, di fatto, della legge, ve ne fregate delle sentenze, ve ne fregate delle delibere della Corte dei conti poc'anzi anche citate da un collega qui in Aula. I magistrati contabili, Ministro, sono stati chiari: il sottoutilizzo dell'anagrafe bancaria ha determinato risultati di poco conto nei confronti dell'evasione fiscale, però poi leggere sul giornale i grandi risultati rispetto alla stessa, ovvero rispetto alla lotta all'evasione fiscale, che voi fate quotidianamente proprio nei confronti dell'evasione fiscale.
PRESIDENTE. L'onorevole Sibilia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03330 per un minuto.
CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Ministro, come lei sa, il MoVimento 5 Stelle è da sempre critico nei confronti dell'operato della vigilanza di Banca d'Italia, tant'è che questo Parlamento, spinto dalla nostra iniziativa, ha approvato una mozione che dice di individuare la figura più idonea a garantire nuova fiducia nella Banca d'Italia, perché è una fiducia che, evidentemente, è stata persa; lo avete scritto voi, lo ha scritto la maggioranza. A seguito di questa approvazione, non si è capito, il capo del Partito Democratico dice che non vuole Visco, alcuni di voi dicono che volete Visco. Cosa volete fare, volete cambiarlo il Governatore della Banca Italia sì o no? Quali sono i criteri che state utilizzando per scegliere la nuova figura, per dare fiducia a Banca d'Italia, e se, nel Consiglio dei ministri che farete tra due giorni, siederà, ancora una volta, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Boschi, che sappiamo benissimo avere un conflitto di interessi gigante, e se anche lei parteciperà a questa scelta.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Pietro Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
PIETRO CARLO PADOAN,. Grazie Presidente, grazie onorevole. Gli onorevoli interroganti chiedono di conoscere, in considerazione della mozione approvata dalla Camera dei deputati che impegna il Governo a individuare la figura più idonea a ricoprire la carica di Governatore della Banca d'Italia e garantire nuova fiducia nell'istituto, quali siano i criteri che il Governo intende adottare per procedere alla relativa selezione. In proposito, ricordo che il comma 8 dell'articolo 19 della legge n. 262 del 2005 dispone che la nomina del Governatore sia effettuata con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il consiglio superiore della Banca d'Italia.
PRESIDENTE. L'onorevole Sibilia ha facoltà di replicare per due minuti.
CARLO SIBILIA. Francamente, la risposta è imbarazzante. Mi sarei aspettato un elenco di criteri che state seguendo per scegliere una persona idonea a dare nuova fiducia all'istituto di Banca d'Italia, ma, se lei mi dice che è nelle prerogative di Gentiloni, domani ci troveremo Visco. Allora, noi cittadini, le persone a casa e i risparmiatori truffati, che hanno subito quattro grandissimi disastri, Monte dei Paschi di Siena, le quattro banche che avete salvato con i soldi dei risparmiatori, il crac delle banche venete, tutto fatto sulle spalle dei risparmiatori. Se ancora una volta non volete scegliere di cambiare strada, ma, ancora una volta, i cittadini e i risparmiatori dovranno pagare per i vostri errori, allora, Ministro, non possiamo ascoltare il del Partito Democratico che ci viene a dire che lui è critico sulla nomina del Governatore Visco. È veramente indecente e non possiamo usare altre parole.
PRESIDENTE. L'onorevole Palmieri ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03331 per un minuto.
ANTONIO PALMIERI. Buon pomeriggio, signor Ministro. Il quesito è molto semplice: poco meno di un anno fa, quasi un anno fa, avevamo salutato con grande fiducia l'attivazione di questo fondo chiamato che ha una dote di 200 milioni da investire in Italia per favorire il trasferimento tecnologico dalla ricerca che si fa nell'accademia, e non solo nell'accademia, e far diventare tutto questo impresa, nuova economia, volano per tutto il Paese. Siamo molto preoccupati per alcune notizie apparse sulla stampa sulle destinazioni possibili di questo fondo, che potrebbe addirittura prendere la via di oltralpe e andare a finanziare un analogo fondo francese. Da qui il nostro quesito.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
PIETRO CARLO PADOAN,. Grazie Presidente, grazie onorevole. Come lei ricordava, il 16 dicembre 2016 è stato siglato da Cassa depositi e prestiti e il Fondo europeo per gli investimenti il relativo alla piattaforma di investimenti . L'accordo si sostanzia come un contratto di coinvestimento fra CDP e FEI con un complessivo di 200 milioni di euro parimenti impegnato con una quota di 100 milioni ciascuno, finalizzato al lancio di fondi di investimento dedicati al finanziamento dei processi di trasferimento tecnologico in Italia con un su progetti di ricerca e di innovazione, ovvero dedicati alla valorizzazione e commercializzazione di risultati della ricerca pubblica e privata provenienti da università, IRCCS e centri di ricerca esclusivamente italiani.
PRESIDENTE. L'onorevole Palmieri ha facoltà di replicare per due minuti.
ANTONIO PALMIERI. Grazie, Ministro. Lei conferma le mie e le nostre preoccupazioni. Da un lato, la guida di questa nave non è in mano a Cassa depositi e prestiti, da un altro lato, a distanza di quasi un anno dall'attivazione di questa piattaforma, avete fatto questo unico atto, almeno investendo su Napoli, ma, peraltro, su un fondo che investe in e destinando 30 milioni più eventuali altri 10 qualora la cosa andasse avanti.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Comunico che ai sensi articolo 46, comma 2, del Regolamento i deputati Adornato, Alfreider, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Caparini, Capelli, Faraone, Ferrara, Garofani, Lorenzo Guerini, Guerra, Locatelli, Lorenzin, Manciulli, Marazziti, Marcon, Ravetto, Realacci, Rosato, Sanga, Sottanelli, Speranza, Tabacci, Tofalo, Valeria Valente e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3868-A: Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali, nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. La componente socialista voterà a favore del provvedimento che si riferisce a numerosi e diversi argomenti: la sperimentazione clinica dei medicinali; il riordino delle professioni sanitarie; i comitati etici territoriali e molti altri. Vorrei però incentrare il mio intervento su un articolo ed un tema particolarmente caro a noi socialisti. Mi riferisco all'articolo 3 dedicato all'applicazione e alla diffusione della medicina di genere nel sistema sanitario e voglio esprimere la mia gratitudine alla collega Paola Boldrini perché dobbiamo soprattutto a lei questa aggiunta. L'articolo concretizza una richiesta che avevamo avanzato ad inizio legislatura cioè l'applicazione del il di genere, alle politiche perché i numeri di uomini e donne del Governo sono importanti ma lo sono altrettanto le politiche. L'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere, che è l'agenzia dell'Unione Europea che lavora per realizzare questa uguaglianza, definisce il alla lettera, “una strategia che prevede l'integrazione della prospettiva di genere nella preparazione, progettazione, implementazione, monitoraggio e valutazione di politiche, regolamenti e programmi di spesa al fine di promuovere l'uguaglianza tra uomini e donne e combattere la discriminazione”. Non si tratta di ideologia o di mode ma di considerare gli effetti concreti di scelte precise in campo medico, nella ricerca, nella prevenzione, nelle cure. L'Intergruppo parlamentare salute globale e diritti delle donne che coordino ha lavorato per promuovere in Italia - ma non solo in Italia anche in molte parti del mondo - la consapevolezza che la ricerca e la medicina non sono neutre, non valgono indistintamente per tutti e tutte. Siamo quindi molto soddisfatti per l'inserimento dell'articolo 3 nel provvedimento e ci auguriamo che sarà apprezzato e confermato dal Senato. La componente socialista voterà a favore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Si tratta di un disegno di legge, Presidente e Ministro, che è molto atteso da molte categorie diverse che pur tuttavia gravitano nell'area delle professioni sanitarie ma soprattutto anche nell'area di tutti coloro che si occupano dei pazienti, che se ne occupano sul piano della ricerca, sul piano dell'assistenza, sul piano dell'organizzazione dei servizi. Noi abbiamo guardato con particolare interesse alla prima parte del disegno di legge che ha come punto di riferimento la sperimentazione con i farmaci, in particolare con i farmaci innovativi e, tra essi, quelli che guardano alle malattie rare, i famosi farmaci orfani di cui si sente un urgente e assoluto bisogno, e l'abbiamo fatto sottolineando con grande attenzione tutto ciò che implica una valutazione anche etica di tali rapporti e di tali relazioni, ponendo al primo posto il rispetto per la persona del paziente e quindi la necessità che venga coinvolto in prima persona come un attore protagonista e non solo come oggetto di sperimentazione ma come un soggetto che partecipa attivamente al progetto e al disegno della ricerca.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PAOLA BINETTI. Finisco subito, Presidente. È un disegno di legge delega, quindi delega al Ministero, delega al Ministro. Ci auguriamo che in questi ultimi mesi di legislatura il Ministro sia in grado davvero di offrire ad ognuno di questi punti - la ricerca, le nuove professioni sanitarie, l'organizzazione della dirigenza - quel supporto normativo che li renda operativi in funzione di un vero salto di qualità dell'assistenza sanitaria in Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fucci. Ne ha facoltà.
BENEDETTO FRANCESCO FUCCI. Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge cosiddetto Lorenzin, che ci prepariamo a votare, ha avuto un percorso lungo e complesso, e anche le vicende politiche che lo hanno accompagnato lo sono state, sin dal momento in cui (dicembre 2013) veniva licenziato e approvato dal Governo Letta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MONCHIERO. Presidente, come hanno già ricordato i colleghi, questo provvedimento abbraccia una serie di temi fra loro anche non strettamente collegati, adottando soluzioni che noi riteniamo nel loro complesso positive: cominciando da quella iniziale, cioè quella rivisitazione delle normative in materia di sperimentazione clinica che non potrà che avere benefici effetti sulla tempestività della ricerca nel nostro Paese e sulla reale possibilità di partecipazione per le nostre aziende sanitarie. Oggi questa particolare attività, tipica delle aziende maggiori, è ostacolata da tutta una serie di impacci burocratici, in particolare, per quanto riguarda la questione dei comitati etici, che la norma che oggi stiamo approvando dovrebbe finalmente risolvere, valorizzando il contributo di queste istituzioni e dando quindi maggiore tranquillità sia agli operatori del settore, sia ai pazienti coinvolti nelle attività di sperimentazione e di ricerca.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. La ringrazio, Presidente. Buongiorno Ministro, noi come gruppo parlamentare voteremo contro questo provvedimento. È vero Ministra che ci sono stati dei piccoli avanzamenti in seno - come prima già citato - ad un iter legislativo, sotto questo punto di vista, molto lungo, molto molto ampio. Ma ci chiediamo che senso abbia ancora, e per l'ennesima volta, la delega. Una delega a fine legislatura, una delega che probabilmente non vedrà mai la luce, una delega che attende di fatto un'ulteriore lettura al Senato. Quindi, ci chiediamo se l'ennesimo passo di questa traballante maggioranza non voglia essere, anche in questo senso, più una mossa da campagna elettorale, che non un effettivo risolvere problemi che i cittadini, ma in questo caso non soltanto i cittadini, gli stessi ordini professionali, già prima citati, recano in proprio seno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI. Grazie Presidente. 3868 è il numero sintetico di questa legge che ne contiene quindici diverse e si accompagna dal primo testo al nome di nove Ministri dei Governi, di questa legislatura e di diversi Governi. In cima, c'è quello della signora Ministro Lorenzin, che però è qui oggi. Tutti gli altri non ci sono più. Questo dà l'idea del lavoro che c'è dietro una legge, che è stata lavorata dal Senato per più di due anni e che la Commissione affari sociali, qui alla Camera, ha esaminato e migliorato in parti significative, come alcuni hanno già osservato, ma rispettando l'importante lavoro del Senato in altri punti, e che contiene materie difficili da riassumere in un unico titolo: la sperimentazione clinica dei medicinali; il riordino delle professioni sanitarie; la disciplina degli ordini professionali; la protezione dei cittadini e dei professionisti dagli abusi nell'esercizio delle professioni sanitarie; la riforma della dirigenza sanitaria e del Ministero della salute; la medicina di genere. Una legge difficile da riassumere per i giornali. Non si sa nemmeno che titolo darle, forse quello di legge sulle professioni sanitarie, che si è imposto per un po'. Al contrario è una legge che tocca tutti noi, tutti i cittadini italiani e direttamente più di un milione di professionisti, professioni antiche e nuove in campo sanitario: medici, infermieri, biologi, chimici, osteopati, chiropratici, psicologi, ostetriche e posso continuare. Non sono tutti ordini, albi, collegi, ma tutte persone vere e che lavorano, tutte professioni con una dignità, che chiedono dignità. Toccano, aiutano a guarire e a fare stare meglio il nostro corpo, la nostra mente, la salute. È verosimilmente una delle grandi leggi di riforma di questa legislatura, sicuramente in campo sanitario, assieme a quella sul rischio clinico, per ridurre la medicina difensiva e garantire di più i cittadini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà.
IGNAZIO ABRIGNANI. Presidente, gentile Ministra, colleghi, in pochi minuti, quelli concessi per una dichiarazione di voto, è impossibile entrare nel merito del complesso provvedimento, che ci apprestiamo a votare. Questo, infatti, è una storia lunga. È rimasto all'esame del Senato per due anni e da luglio dello scorso anno è alla Camera. Interviene su una molteplicità di materie e chiaramente non può avvenire in maniera esaustiva e non poteva che essere così considerata la complessità delle materie di cui si occupa e visto che è frutto dell'abbinamento di 15 diverse proposte di legge: sperimentazione, comitati etici, professioni sanitarie e socio-sanitarie, ordini professionali, farmacie, dirigenza. Per ciascun tema ci sarebbero da fare precisazioni, tuttavia mi soffermerò su alcuni aspetti positivi a proposito della sperimentazione clinica. Infatti, in questo settore il provvedimento introduce criteri direttivi più omogenei e vincolanti e prevede riferimenti a malattie pediatriche e rare e, finalmente, alla medicina di genere. È un passaggio importante per sottolineare che uomini e donne non sono uguali nella malattia: presentano sintomi diversi per la stessa patologia e reazioni e tempi differenti alle cure.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brignone. Ne ha facoltà.
BEATRICE BRIGNONE. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, dopo un lungo percorso votiamo oggi un provvedimento molto atteso che si prefiggeva obiettivi ambiziosi mentre ne esce un provvedimento depotenziato e pasticciato, l'ennesima occasione mancata. Una delega comprensiva al suo interno di diverse aree di intervento, che emerge come una miscela di norme poco riuscite al posto dell'importante riforma che si poneva di realizzare. Pur condividendo sostanzialmente l'impianto della parte relativa alla sperimentazione dei farmaci, riteniamo che potevano essere fatti maggiori sforzi per anticipare e migliorare le previsioni dettate dal regolamento europeo in vigore dal 2018. Condividiamo in ogni caso lo sforzo di avere introdotto, nell'ambito della delega al Governo, principi e criteri direttivi più stringenti e l'introduzione del riferimento alle malattie rare alle età pediatriche così come la previsione del riordino dei comitati etici, riordino che si promuove l'obiettivo di offrire maggiore omogeneità e certezza ai soggetti coinvolti nella ricerca.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. L'iter stesso di questo disegno di legge governativo, che gira per le Aule parlamentari ormai da tre anni, dimostra quanto delicata e complessa fosse la materia affrontata, anzi occorre dire le materie affrontate perché effettivamente questo disegno di legge non si sottrae al giudizio di essere una sorta di piccolo decreto- che tocca argomenti e temi tra loro abbastanza distanti. Tra i temi di maggiore rilievo si segnalano le disposizioni concernenti il riordino delle professioni sanitarie, che sono state valutate sia alla luce degli indirizzi politici promananti dall'Unione europea sia in considerazione della necessità di disciplinare, in maniera omogenea, le diverse professioni così da riconoscerne la pari dignità e da valorizzarne le competenze necessarie alla funzionalità del sistema sanitario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scopelliti. Ne ha facoltà.
ROSANNA SCOPELLITI. Grazie Presidente, signora Ministro, anche in questo caso, anche oggi, consentitemi di iniziare questa mia dichiarazione di voto dicendo: “finalmente”, perché noi, finalmente, oggi giungiamo alla votazione finale in questo ramo, dopo ben quattro anni dalla presentazione del disegno di legge e dopo tanti tentativi compiuti nelle passate legislature. Era, infatti, il 13 giugno del 2013 quando il Ministro Lorenzin presentava e faceva approvare in Consiglio dei ministri il ddl che ci apprestiamo a votare. Dico subito, il tempo che è passato, chiaramente, non è passato invano, perché alcuni punti essenziali del provvedimento, e mi riferisco in particolare alla nuova disciplina degli ordini professionali, hanno richiesto un'attività di ascolto e di approfondimento oggettivamente complesse, e nemmeno sarebbe potuto essere altrimenti, visto che è una disciplina che non è modificata da più di settant'anni.
PRESIDENTE. Però si rivolga alla Presidenza, onorevole Scopelliti.
ROSANNA SCOPELLITI. …tramite la Presidenza ovviamente. Già solo per questo ritengo che l'onorevole Baroni dovrebbe scusarsi con le centinaia di migliaia di professionisti e sanitari onesti che tutti i giorni senza risparmiarsi reggono le sorti del sistema sanitario nazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fossati. Ne ha facoltà.
FILIPPO FOSSATI. Grazie, Presidente. Noi non dovremmo essere costretti a discutere in questo modo: sperimentazione clinica dei medicinali; aggiornamento dei livelli essenziali d'assistenza; riordino delle professioni sanitarie; dirigenza sanitaria al Ministero della salute. Se si è persa per la via la determinazione dei LEA, perché su questo si è trovata un'altra via di legge, si aggiunge per la via la medicina di genere, qualche ritocco sulla copertura assicurativa dei medici, sul rischio sanitario, un po' di stretta sul reato di esercizio abusivo della professione, un tocco di un'aggravante per i maltrattamenti nelle strutture socio-sanitarie, il lasciapassare per i medici extracomunitari in formazione, qualche intervento sulla incompatibilità tra medico e farmacista. È dunque un provvedimento Arlecchino: temi importanti, che talvolta toccano il cuore della struttura del sistema sanitario, e aggiustamenti secondari trattati per parti separate, a frammenti, senza che le soluzioni ipotizzate si pongano il problema di dimostrare di essere coerenti con un'idea di sviluppo del sistema, di rafforzamento complessivo della sanità pubblica. E il fatto che un volume così vario di provvedimenti sia a costo zero ci conferma plasticamente questa impostazione. Bisogna fare anche un po' di ammuina. Bene - ma è un accenno - sulla medicina di genere; male aver abbandonato una sistemazione della questione, ormai surreale, del ruolo dei farmacisti. Si interviene sulla filiera delle sperimentazione clinica dei farmaci cercando di razionalizzare, di mettere in fila i diversi attori della procedura di avvio, svolgimento, monitoraggio e verifica dei risultati ma lo si fa senza dare ai ricercatori, alle università, agli istituti pubblici della ricerca, alle imprese, al sistema sanitario un senso, un obiettivo di crescita, delle priorità, un'idea della partecipazione del sistema pubblico al processo della produzione dei nuovi farmaci. Questa sarebbe la questione decisiva invece per la sostenibilità futura del sistema, per la possibilità di curare malattie rare, di affrontare, salvaguardando il diritto di ciascuno alla salute, la grande sfida della medicina personalizzata.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FILIPPO FOSSATI. Eppure abbiamo - e concludo - un sistema sotto finanziato: diminuirà l'aspettativa di vita dal 2019, 11 milioni non ce la fanno a curarsi e smettono, 4 milioni per farcela diventano poveri assoluti; e su questo noi non discutiamo, non c'è nulla. Siamo stati quattro anni su questo abbiamo parlato d'altro; c'è del buono in qua e in là, meglio della versione del Senato, e noi ci asterremo, perché chi aspetta risposte va rispettato, anche se sono quelle che sono; e che il Senato lavori, speriamo, perché non muore nessuno se ci prendiamo ancora qualche tempo per questa roba: ma è l'ultima volta che parliamo d'altro. C'è la legge di stabilità e c'è il bilancio dello Stato; c'è la questione più importante: dare nuove risorse e solidità al Sistema sanitario, contro le diseguaglianze e per una migliore salute per tutti i cittadini - nessuno escluso - ed è qui che ci troverete .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gelmini. Ne ha facoltà.
MARIASTELLA GELMINI. Presidente, quello in esame è un provvedimento particolarmente delicato, complesso nei suoi contenuti: si passa da una materia importante, come la sperimentazione clinica dei medicinali, al riordino delle professioni sanitarie e della dirigenza sanitaria del Ministero. E la complessità del provvedimento è testimoniata anche, come diceva il collega poc'anzi, da un iter particolarmente lungo e travagliato: si è cominciato nel febbraio 2014, il provvedimento è giunto alla Camera nel 2016; e si tratta sicuramente di un testo molto atteso, un testo che è destinato ad incidere nella vita di molti professionisti ma soprattutto dei cittadini, riguardando la salute di ciascuno di noi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie Presidente. Abbiamo già detto che il provvedimento rappresenta un po' il manifesto della salute del Ministro Lorenzin. Ebbene, occorre chiarire subito cosa pensiamo sia del provvedimento, che del Ministro della salute e del Governo di cui fa parte. Questo Governo è in scadenza e noi non vogliamo in alcun modo reiterare nel prossimo futuro la sua riedizione, né vogliamo che le sue politiche scellerate abbiano alcun seguito. Non vogliamo dare nessuna fiducia e la delega contenuta nel provvedimento è improponibile e inaccettabile al termine di una legislatura che è agli sgoccioli. Una legislatura che si sta chiudendo con il peggiore oltraggio a tutti i cittadini italiani: una legge elettorale antidemocratica e illiberale, una legge che consentirà allo zero virgola zero per cento della forza politica che rappresenta il Ministro Lorenzin di continuare a fare danni e a mortificare la salute dei cittadini. Riteniamo che il Ministro della salute negli anni del suo mandato abbia profondamente degradato il sistema sanitario italiano e questo provvedimento disvela una matrice assolutamente filo-corporativa, retrograda e arcaica della sanità. Il Ministro della salute si guarda bene dal presentare in quest'Aula provvedimenti che favoriscono la prevenzione e la cura dei cittadini, mentre è solerte nel presentare provvedimenti per una surrettizia privatizzazione della sanità italiana, a favore di multinazionali farmaceutiche, assicurazioni, corporazioni nazionali ed internazionali. Ricordiamo il dello scorso anno, ricordiamo anche la recente approvazione del decreto coercitivo sui vaccini.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Baroni.
MASSIMO ENRICO BARONI. Io concludo e diciamo che, per quanto ci riguarda, è assolutamente …
PRESIDENTE. Ci dica come voterete, onorevole Baroni.
MASSIMO ENRICO BARONI. Il nostro voto, per tutte queste ragioni e per quelle che non sono riuscite a esprimere, perché ho terminato il tempo, sarà contrario, Presidente
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gelli. Ne ha facoltà.
FEDERICO GELLI. Grazie presidente. Onorevoli colleghi, oggi siamo per approvare un provvedimento importante, che è in linea con la stagione di riforme, volute da questa maggioranza e da questo Governo nell'ambito della sanità.
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi!
FEDERICO GELLI. Ed è uno dei motivi per il quale ancora oggi abbiamo delle polemiche sui e sui contro le nostre decisioni - anche proprio oggi - nella capacità di andare a intervenire in una materia nella quale da settant'anni nessun Parlamento aveva avuto il coraggio di intervenire. Lo vogliamo raccontare allora?
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
FEDERICO GELLI. Concludo. È un traguardo storico - dopo settant'anni - e un riconoscimento che io credo debba essere in qualche modo manifestato con grande chiarezza da parte di questo Parlamento…
FEDERICO GELLI. L'ordine degli infermieri, pensate, dopo settant'anni…
PRESIDENTE. No, onorevole Gelli, deve concludere.
FEDERICO GELLI. Concludo, dicendo che il nostro partito e il nostro gruppo politico riconoscono questo importante risultato nella filiera di una stagione importante di riforme…
FEDERICO GELLI. …dove ci sono tanti altre leggi che vanno in questo senso. Per questo esprimiamo il parere positivo su questo …
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Gelli.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per una proposta di correzioni di forma, ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento, il relatore, presidente della XII Commissione (Affari sociali), onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI, . La ringrazio, Presidente. Per un provvedimento così complesso mi permetta, naturalmente, anche un ringraziamento a tutti i funzionari della Commissione affari sociali per il grande lavoro competente su un tema così vario, sempre a contatto con il Ministero della salute che ha condiviso tutti i passaggi e i miglioramenti al testo del disegno di legge. Rivolgo un ringraziamento anche a quanti hanno espresso critiche o paure in questi mesi, perché ci hanno permesso di andare più avanti e di individuare strade nuove in qualche caso molto innovative.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la proposta di correzione di forma testé illustrata si intende accolta dall'Assemblea.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 4302-A: Delega al Governo per la revisione e il riordino della normativa relativa alle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali ad uso turistico-ricreativo; e delle abbinate proposte di legge nn. 2142-2388-2431-3492.
PRESIDENTE. Passiamo quindi all'esame della questione pregiudiziale Bergamini ed altri n. 1 presentata.
SANDRA SAVINO. Grazie, Presidente. La materia su cui interviene la delega presenta notevoli difficoltà, a causa dei numerosi interventi normativi succedutisi negli anni, in mancanza di una disciplina generale di riordino della materia. Tali interventi si sono inoltre intrecciati con disposizioni e procedure di contenzioso aperte in sede europea, che hanno riguardato essenzialmente i profili…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole. Onorevole Massa, le dispiace? Prego.
SANDRA SAVINO. …i profili della durata e del rinnovo automatico delle concessioni, nonché la liceità della clausola di preferenza per il concessionario uscente. La legge comunitaria per il 2010 aveva già conferito una delega biennale al Governo per il riordino complessivo della materia, che, pur non essendo stata esercitata, ha ottenuto nel 2012 l'archiviazione della procedura di infrazione aperta dalla Commissione europea a causa della non applicazione della direttiva Servizi n. 2006/123/CE...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole, forse non sono stato chiaro.
SANDRA SAVINO. …la cosiddetta direttiva Bolkestein, alla materia delle concessioni demaniali marittime, contestandone la compatibilità con il diritto comunitario e, in particolare, con il principio della libertà di stabilimento. Nelle more del procedimento di revisione del quadro normativo in materia di rilascio delle concessioni di beni demaniali marittimi, lacuali e fluviali con finalità turistico-ricreative, ad uso pesca, acquacoltura ed attività produttive ad essa connesse, e sportive, nonché quelli destinati a porti turistici, approdi e punti di ormeggio dedicati alla nautica da diporto, il decreto-legge n. 194 del 2009 è intervenuto prorogando sino al 31 dicembre 2020 le concessioni demaniali in essere alla data del 30 dicembre 2009 e in scadenza entro il 31 dicembre 2015, nell'ambito della procedura di attribuzione delle concessioni, ma la Corte di giustizia dell'Unione europea, il 14 luglio 2016, ha censurato tale norma di diritto interno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Presidente, onorevoli colleghi, la Lega Nord voterà a favore di questa pregiudiziale, ritenendo fondate le questioni pregiudiziali presentate su questo provvedimento, essendo una legge delega al Governo su un settore in cui il Parlamento e la politica italiana in questi anni ha discusso molto, e troviamo abbastanza bizzarro e fuori luogo, anche fuori tempo massimo, oggi, arrivare a pochi mesi dalla scadenza legislativa e presentare una legge delega a un Governo che oramai sta facendo le valigie. È abbastanza bizzarro che il Parlamento, la maggioranza, presenti e richieda una legge delega in cui si discuta solo ed esclusivamente di una tipologia di settore, un settore specifico come le concessioni demaniali marittime, e non discuta completamente la direttiva Bolkestein, o, eventualmente, chieda una deroga al Parlamento europeo, alla Commissione europea, all'Europa, come è già stato chiesto a più voci in questo Parlamento, per cercare di trovare uno stralcio della cosiddetta Bolkestein per le varie tipologie di settori che tocca la legge europea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, in questa legislatura una pregiudiziale non la si è negata a nessuno, quindi non poteva non arrivare sui balneari, e dico subito che noi voteremo contro. Voteremo contro perché pensiamo che sia totalmente infondata sotto il profilo costituzionale e che questa legge debba andare avanti. Le spiagge sono un settore sul quale…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Mazziotti. Grazie, grazie. Prego.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. …il PdL prima e Forza Italia poi hanno dato il meglio, opponendosi a qualsiasi tipo di forma di liberalizzazione. È abbastanza buffo che sia stato detto che la procedura di infrazione è finita nel 2012 per una delega non esercitata: nel frattempo era cambiato il Governo, erano accadute una serie di altre cose ed è per questo che è stata revocata la procedura d'infrazione. E, d'altra parte, non è una sorpresa perché ogni volta in cui si parla di qualcosa che somiglia a liberalizzazioni, privatizzazioni, gare e atti di questo tipo per qualche strano motivo il partito della rivoluzione liberale è sistematicamente contrario. Io non sono sorpreso che la Lega Nord voglia le concessioni per l'eternità, che non voglia le gare, eccetera; invece il fatto che quello che si definisce da sempre un partito liberale non le voglia è un po' più sorprendente. Noi pensiamo che, invece, un partito liberale dovrebbe dire: apriamo il mercato; facciamo entrare nuove energie, i più bravi, i più meritevoli, i più innovativi; consentiamo di restare a chi deve recuperare investimenti veri, non investimenti a prescindere da quali siano e soprattutto ricordiamoci che stiamo gestendo qualcosa che è dei contribuenti. Ricordo a me stesso e all'onorevole Bergamini, che ha presentato la questione pregiudiziale, che lo Stato italiano incassa 103 milioni l'anno sui canoni demaniali che fanno 6 euro al metro quadro l'anno: questa è la media che si incassa da questo tipo di attività che fattura svariati miliardi (si dice 10 miliardi in alcuni studi, non c'è una cifra precisa ma questo è il tipo di cifra). Ripeto: 6 euro al metro quadro di una spiaggia che è nostra, è dei contribuenti, non è un diritto
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mottola. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Grazie, Presidente. Il gruppo parlamentare di Alternativa Popolare voterà convintamente contro la pregiudiziale presentata dal disegno di legge recante delega al Governo per la revisione e il riordino della normativa relativa alle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali ad uso turistico-ricreativo, una delega che contiene principi e criteri direttivi cui deve adeguarsi il Governo nel suo esercizio ed in grado di operare un riordino puntuale e specifico della materia. Si tratta di un settore tra l'altro che aspettava da tempo un riordino complessivo. Infatti la disciplina delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative risulta assai complessa a causa dei numerosi interventi normativi che si sono succeduti negli anni in mancanza di una disciplina generale di riordino della materia. Tali interventi si sono poi intrecciati con la normativa e con le procedure di contenzioso aperte in sede europea che hanno riguardato i profili della durata e del rinnovo automatico delle concessioni nonché la liceità della clausola di preferenza per il concessionario uscente, il cosiddetto diritto di insistenza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tentori. Ne ha facoltà.
VERONICA TENTORI. Grazie, Presidente. In primo luogo, i colleghi presentatori evidenziano che la materia trattata presenta criticità a causa della mancanza di una disciplina generale di riordino aggravate dalle procedure di contenzioso aperte in sede europea. Vorrei dire che è proprio per tale situazione critica che risulta evidente la necessità di dotarci di un quadro normativo di riferimento chiaro sull'esercizio dell'attività e sull'utilizzo di un bene pubblico attraverso l'affermazione di criteri e princìpi che possano essere validamente sostenuti in sede europea. Questa materia sino ad ora è stata affrontata rincorrendo le emergenze. Vorrei ricordare che la precedente procedura di infrazione si è chiusa a fronte di un impegno di riordino complessivo della materia che non è stato onorato. Oggi è un gesto di responsabilità, quello di fare chiarezza e dare una risposta che possa scongiurare il rischio di nuove infrazioni e porre fine al permanere di una situazione di incertezza per tutti coloro che lavorano nel settore balneare. Sempre gli stessi colleghi sostengono che i principi e i criteri direttivi si limitano a previsioni generiche e che i valori e gli interessi richiamati siano in contrasto tra loro. Premesso che all'articolo 1…
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Tentori. È una cosa veramente singolare…Prego.
VERONICA TENTORI. Premesso che all'articolo 1, comma 1, dalla lettera fino alla lettera sono elencati puntualmente i principi e i criteri direttivi e che dunque il Governo nell'esercitare la delega dovrà attenersi a tali orientamenti seguendone le indicazioni specifiche, aggiungo che tali criteri rispondono all'esigenza necessaria di contemperare i rilevanti interessi pubblici in gioco che non possono essere affrontati facendone prevalere uno a scapito dell'altro e che non sono in contrasto tra loro ma devono essere bilanciati nei decreti legislativi. È dunque corretto che in questo articolo si richiamino tutti gli aspetti: il rispetto della concorrenza, la qualità paesaggistica e ambientale, la libertà di stabilimento, la garanzia dell'esercizio e dello sviluppo delle attività imprenditoriali e il riconoscimento e la tutela degli investimenti dei beni aziendali e del valore commerciale. Il fatto che tale operazione di bilanciamento sia demandata al Governo è consequenziale alla scelta di ricorrere all'articolo 76 della Costituzione e dunque alla scelta di trasferire all'Esecutivo l'esercizio del potere normativo, di titolarità del Parlamento, relativamente ad un oggetto limitato e per un tempo definito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Presidente, grazie anche per la cortesia appena accordata.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
WALTER RIZZETTO. Un provvedimento - concludo - che inoltre aggiungerebbe confusione sulla confusione tra i vari livelli di competenza fra Stato e regione: regioni virtuose, come ad esempio Liguria, Veneto, Abruzzo, darebbero un periodo lungo, e invece regioni che potrebbero concedere periodi brevi, generando di fatto disparità di trattamento…
PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, deve concludere.
WALTER RIZZETTO. …tra concessionari italiani. Voto favorevole.
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
PRESIDENTE. Passiamo, quindi, all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione, e degli emendamenti presentati.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate .
TIZIANO ARLOTTI, La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 1.2 Bergamini, 1.3 Gianluca Pini, 1.6 Bergamini, sugli identici emendamenti 1.13 Allasia e 1.14 Fantinati, sugli emendamenti 1.20 Ricciatti, 1.317 Nuti, 1.21 Ricciatti, 1.32 e 1.33 Battelli, 1.38 Ricciatti, 1.42 Busin, 1.315 Di Vita, 1.43 Battelli, 1.51 Galgano, 1.58 Battelli, 1.322 Mazziotti Di Celso, 1.314 Cristian Iannuzzi, 1.56 e 1.57 Battelli, 1. 59, 1.60, 1.61, 1.62, 1.63, 1.64, 1.65 e 1.66 Bergamini, 1.71 Allasia, 1.72 Ricciatti, 1.316 Mannino, 1.77 Busin, 1.73 Turco, 1.80 Ricciatti, 1.81 e 1.82 Paglia, 1.86 Battelli, 1.85 Turco, 1.313 Civati, 1.88 Ricciatti, 1.90 Paglia.
PIER PAOLO BARETTA,. Conforme al relatore, salvo sull'emendamento 1.91 Ricciatti su cui mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.2 Bergamini.
DEBORAH BERGAMINI. Grazie Presidente. Con questo emendamento noi chiediamo di fatto di sopprimere l'articolo 1, e poi il 2, di questo disegno di legge delega. Non è un segreto, è stato richiamato anche dai colleghi durante questo breve dibattito sulla pregiudiziale di incostituzionalità, che Forza Italia sia contraria nel metodo e nel merito a questo disegno di legge delega che - lo ricordava il collega Allasia poco fa - arriva molto tardi, arriva a fine della legislatura. Delega un Governo che ha pochissimi mesi di vita a svolgere un lavoro di riordino, perché questa è l'ambizione di questo disegno di legge delega, delle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Grazie Presidente. Dichiaro il voto favorevole rispetto alla proposta emendativa della collega Bergamini, perché dice bene la collega quando afferma che l'impianto normativo - mi pare abbia detto questo - di questo provvedimento non considera affatto il futuro del comparto degli stabilimenti balneari, che sono delle risorse. Per dare due numeri, Presidente, e mi riferirei anche al Governo, eventualmente avesse l'accortezza di ascoltare, ma fa nulla: è un settore che include oltre 30 mila imprese, ed è circa il 10 per cento del prodotto interno lordo turistico del nostro del nostro Paese. Pertanto, rappresenta un segmento fondamentale, un segmento importantissimo rispetto a quanto detto. Tra l'altro, questo settore determina, come sanno anche i colleghi che abitano nelle zone maggiormente e più densamente abitate rispetto a queste piccole e medie imprese, un impatto occupazionale importante, un impatto economico notevole. E tra l'altro, secondo quanto c'è stato anche fornito in termini di audizione in Commissione, è un settore che, in termini occupazionali, dà sempre di più, cioè è in continuo aumento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
STEFANO ALLASIA. Grazie Presidente. In sintonia con quello che si è detto prima, noi abbiamo votato indubbiamente a favore dell'emendamento precedente, dove chiedevamo la soppressione e l'abrogazione dell'articolo, per evidenziare ulteriormente che questa legge delega non s'ha da fare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Grazie, Presidente. Non è accettabile una legge delega che penalizzi l'intero settore delle imprese che vivono sulle concessioni marittime, un settore che funziona, che costituisce il 10 per cento del PIL turistico, che vale, a sua volta, il 10 per cento del PIL nazionale, un settore che funziona e che questo Governo dovrebbe valorizzare e non distruggere. Questa legge delega è deleteria, è una legge confusa, è una legge ampia.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
SANDRO BIASOTTI. Grazie, Presidente. Questo è il primo di una serie di emendamenti che chiede di prorogare le concessioni, questo in particolare fino al 2080, ma, chiedo ai colleghi, se non vogliono approvare questo, almeno approvino i successivi, che diminuiscono di qualche anno le concessioni. Questo perché lo chiediamo con forza? Perché è un modello che funziona, e, quando una cosa funziona, credo che sia lecito, giusto e corretto farla andare avanti. Ho sentito dire da alcuni colleghi che i canoni sono bassi e pagano poco, ma ricordo a chi ha fatto questo intervento che siamo in presenza di 30 mila imprese, per la stragrande maggioranza micro e medie imprese, e, soprattutto, imprese familiari. Sono imprese che funzionano, che hanno basato la loro attività sul lascito, magari, dei loro genitori o dei loro nonni, e che fanno un servizio ammirevole dal punto di vista culturale, dal punto di vista ambientale, dal punto di vista sociale, dal punto di vista turistico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Presidente, rapidamente, voto favorevole a questa proposta emendativa. Anche secondo noi è necessario, sia con questa proposta emendativa sia con le seguenti proposte, allungare maggiormente i tempi. Diciamo che serve una volontà di concedere al cosiddetto settore turistico-balneare più tempo per prorogare le licenze, più tempo per consentire a tutti gli operatori del settore di lavorare serenamente, come poc'anzi il collega citava, e vedere garantite, di fatto, quelle che all'interno di un'azienda sono le cose più importanti, al netto dei dipendenti, che sono i propri investimenti. Penso che questo sia un emendamento, lo rinnovo come altri, di buonsenso; tra l'altro, Presidente e Governo, l'adozione di queste deleghe in bianco da parte del Governo farà in modo che il Governo stesso quantificherà i tempi a suo piacimento, senza contare che la legge non fornisce neppure indicazioni precise, nessun tipo di indicazione precisa alle regioni per impostare le gare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie. Molto velocemente, ho appreso adesso che non esiste nessuno che guadagni sulle concessioni balneari dall'onorevole Biasotti; lascio all'Aula valutare questo, girando per l'Italia e vedendo come sono gli stabilimenti. La Liguria non ha più un metro di spiaggia libera, sono tutti dei benefattori del Paese! Se poi non c'è nessuno che vuole partecipare alle gare, le facessero, provassero a vedere, se magari c'è qualcun altro; se non c'è nessuno, vinceranno. E, se è vero che ce ne sono tante in vendita, invito l'Aula ad andare a vedere i prezzi a cui sono in vendita.
SERGIO PIZZOLANTE, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SERGIO PIZZOLANTE, . Presidente, brevemente, intervengo su quest'emendamento della proroga sino al 2080, poi ce ne sono altri che prevedono qualche anno di meno: è un'operazione a scalare, come sulle bancarelle del mercato. Ora, qui c'è una questione sostanziale che sta fuori dal dibattito delle opinioni politiche. Qui la questione sostanziale sta nel fatto che c'è una sentenza della Corte di giustizia europea, non il parere del Commissario europeo, che è una personalità politica sulla quale si può essere d'accordo o non d'accordo, ma una sentenza della Corte di giustizia europea che dice che la proroga al 2020, quindi è una proroga di cinque anni, 2015-2020, è illegittima, perché la proroga di cinque anni significa rinnovo automatico delle concessioni, quindi fuori dal diritto europeo, e c'è una sentenza della Corte.
SERGIO PIZZOLANTE, . La conseguenza della proroga al 2080 approvata qui sono le gare subito che noi non vogliamo, perché pensiamo che nel passaggio di regime, dal vecchio regime al nuovo regime, ci debba essere un periodo di transizione e poi, quando saranno svolte le procedure ad evidenza pubblica, bisognerà riconoscere il legittimo affidamento, bisognerà riconosce il valore commerciale dell'impresa, bisognerà riconoscere la professionalità, eccetera, eccetera. È l'unica cosa che salvaguarda per davvero le imprese e fa ripartire gli investimenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente. Il nostro gruppo è a favore di questo emendamento come degli altri a scalare. È pur vero che, non essendoci qui un mercato, abbiamo necessità di compiere una valutazione politica. La valutazione compiuta dall'emendamento è il 2080 che sarebbe una proroga di 63 anni; e dato che proprio in questi giorni la maggioranza, attraverso i suoi enti governativi, stabilisce che le aspettative di vita sono sempre maggiori e hanno portato le pensioni d'anzianità a 67 anni, forse è ancor vero che 63 anni di aspettativa per le concessioni demaniali sono poco e dovremmo arrivare al 2084, in modo tale da equipararle alle pensioni d'anzianità che voi avete innalzato costantemente negli ultimi anni.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
GIUSEPPE ROMELE. Innanzitutto farò un intervento veloce per cercare di chiarire un aspetto di fondo. Ringrazio del suo intervento il collega Pizzolante, che è stato molto preciso a livello tecnico e che mi ha dato elementi di conoscenza in più; tuttavia nello stesso tempo devo dare atto di un fatto che il disegno di legge parte molto molto gambizzato. Da che cosa? Vedo che non c'è la volontà politica di affrontare a fondo il vero problema che sta dietro questo progetto: dietro esso chi di voi sa che ci sono 30.000 - dico 30.000 famiglie - che ci lavorano e ci vivono? È un provvedimento importante, è un momento delicato su cui non si può arrivare così di tutta fretta senza sapere dove si va a sbattere. Ho notato una certa superficialità nel portare avanti il progetto. È vero che c'è una sentenza europea ma, nello stesso tempo, abbiamo esperienze anche del passato come il caso delle quote latte, che per la verità sono ancora però comunque hanno tutelato un momento che molti di noi riteniamo giusto tutelare e non erano 30.000 aziende per fortuna ma molte meno. Su tali aziende noi siamo in grado, se vogliamo fare politica davvero, di prendere armi e bagagli, andare in Europa e trattare a fondo il problema e la tematica su cui la Spagna è già buona maestra in tal senso. Magari non si porteranno a casa gli ottant'anni o i settant'anni ma si riesce comunque a condividere un percorso che sia capace di garantire la continuità delle nostre aziende. Diversamente cosa succede? Va tutto in carico ad appalti non ben definiti in capo alle regioni senza sapere quante concessioni e a chi vanno, lasciando libero il campo magari a speculatori che possono venire anche dall'estero. Questo non è giusto dal punto di vista politico tanto meno da un punto di vista morale e sociale. Quindi chiedo a tutti voi di votare l'emendamento 1.60 presentato dalla nostra Bergamini .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ELIO MASSIMO PALMIZIO. Presidente, questo è un altro emendamento -chiedo scusa per la voce un po' roca - è un altro emendamento a scalare: io sono più sobrio, e chiedo soltanto fino al 2060.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
SANDRA SAVINO. Presidente, anche questo emendamento chiede una proroga al 31 dicembre 2060, anche in virtù del fatto che questo Paese, il nostro Paese ha grandi potenzialità in relazione ad un settore strategico come quello turistico marittimo, lacuale e fluviale. La gestione di questi stabilimenti vede impegnate oltre 30 mila aziende italiane, che sono per la maggior parte a conduzione familiare, e in questi decenni ha rappresentato anche un modello virtuoso ed in crescita costante, nel rispetto dei dettami nazionali e comunitari: stravolgerlo in questo momento non ha alcun senso. Concedere una proroga e studiare bene il comparto, poi con la possibilità di attuare provvedimenti migliorati, è un'operazione che noi non solo auspichiamo, ma riteniamo necessaria e doverosa. Non dobbiamo dimenticare che l'impatto occupazionale ed economico delle aziende attualmente attive nel settore è notevole e sostanziale: anche i dati di questa estate dimostrano che si è appena conclusa una stagione sicuramente positiva. Per cui vogliamo ribadire ancora che si tratta per lo più di imprese familiari storiche, che il Governo ha il dovere di salvaguardare e non di smantellare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galgano. Ne ha facoltà.
ADRIANA GALGANO. Intervengo per dichiarare il voto contrario della nostra componente a questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.
MARA MUCCI. Presidente, per questa serie di emendamenti io mi metto un attimo nella testa dei forzisti, e non comprendo queste proroghe al 2060, al 2080, per il semplice fatto che loro fanno di tutta un'erba un fascio. Cioè dicono: ci sono 30 mila aziende che attualmente gestiscono beni comuni, dei beni di pubblico possesso, gestiscono e producono dei servizi, ma non è detto che queste aziende lo facciano tutte in modo ottimo, sviluppando dei buoni servizi per la collettività; per cui io non comprendo queste proroghe indiscriminate, senza dare una contezza al servizio che viene dato. E invece con questo provvedimento si tenta di riordinare la materia, proprio per dare un valore alle concessioni, per quanto riguarda il terreno su cui sono situate, e per quanto riguarda gli investimenti anche che operano le aziende stesse; che noi, coi nostri emendamenti che però non hanno parere favorevole, volevamo valorizzare
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Presidente, in modo telegrafico: un voto favorevole a questa proposta emendativa, perché la verità, Presidente, è che questo provvedimento rappresenta una vera riverenza nei confronti della direttiva Bolkestein. Molto spesso in quest'Aula, in questo paio d'ore, è stata ricordata l'importanza di queste aziende: ora, anche sulla scorta dell'intervento che ho appena ascoltato, non è che a un'azienda, piccola o media azienda che abbia delle concessioni e lavori più o meno bene, ecco, a questa azienda dev'essere tolta la concessione. Non funziona così! Se no, non soltanto nel settore balneare, ma in tutti i settori dove le aziende hanno delle concessioni, se non lavorassero bene, a questo punto arriverebbe il Governo, arriverebbe la maggioranza a decapitare la concessione. Il punto nodale è cercare di andare a capire laddove eventualmente ci siano dei problemi in pancia a queste aziende che non lavorano bene; mi sembra del tutto simpatico il concetto, per cui magari non lo vogliono neanche loro, perché sono convinte di non lavorare bene.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Comunico che il deputato Carmelo Lo Monte, già iscritto al gruppo parlamentare Misto, componente Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)-Indipendenti, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini. La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in data odierna, ha comunicato di aver accolto la richiesta.
PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta di oggi, mercoledì 25 ottobre 2017, la XII Commissione permanente (Affari sociali) ha approvato, in sede legislativa, le seguenti proposte di legge: Pisicchio: Istituzione della “Giornata della lotta contro la povertà” (A.C. 197); Marazziti ed altri: Istituzione della “Giornata nazionale della lotta contro la povertà” (A.C. 3397), : Istituzione della “Giornata nazionale della lotta contro la povertà” (A.C. 197-3397).
PIA ELDA LOCATELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Grazie Presidente, il 3 marzo scorso ho presentato al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti l'interrogazione a risposta scritta n. 4-15794, per sapere se non ritenesse di verificare quanto accaduto a Foppolo alcuni mesi fa. Un elicottero mentre cercava di atterrare sulla piazzola pochi metri a monte del rifugio Terrazza Salomon Montebello, è precipitato a due o tre metri di distanza dalla terrazza dello stesso rifugio, passando ad un metro e mezzo da un primo gruppo di bambini, sorvolandone un altro a circa 50 metri, e poi toccando con i pattini o con la carlinga altre tre bambini buttandoli a terra, per fortuna senza gravi conseguenze. Chiedevo di indagare, anche tramite il coinvolgimento degli enti preposti alla regolamentazione, al controllo e alla sicurezza dei voli civili, ed in particolare di avviare una riflessione sulla necessità di modificare la normativa che consente l'immatricolazione di un velivolo ultraleggero, nello specifico un elicottero unicamente a fronte dell'autocertificazione rilasciata dal proprietario. Un fatto analogo raccontato in un articolo di Clemente Pistilli per di Roma pare si sia verificato al Lido Torre Marina di Tor San Lorenzo, nel comune di Ardea a fine agosto. Un episodio ancora tutto da chiarire e su cui ora indagano i carabinieri di Anzio. Mi chiedo, e chiedo, se aspettiamo la tragedia per intervenire.
GIORGIO BRANDOLIN. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO BRANDOLIN. Grazie Presidente. Cento anni fa, in queste ore, nelle giornate del 24, 25 e 26 ottobre del 1917, si svolse una delle più tragiche, tra le tante tragiche battaglie sul fronte dell'Isonzo, che va sotto il nome di “disfatta”, “ritirata di Caporetto”. Come tutti sanno, una importante armata austro-tedesca sfondò le linee e si ritrovò nella piana di Caporetto, e successivamente nella pianura friulana, mettendo a repentaglio la Terza Armata sul Carso e la Seconda Armata o ciò che rimaneva di essa. Si parlò di vigliaccheria, lo disse Cadorna. Così non fu anzi, ci furono degli atti eroici nella pianura friulana, in particolare a Pozzuolo del Friuli e a Ragogna di Pinzano, che permisero di bloccare l'avanzata austro-tedesca e mettere in sicurezza le armate di cui ho parlato prima, prima sul fiume Tagliamento e poi come ben si sa - la storia ci ha raccontato - sul Piave.
LUISELLA ALBANELLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUISELLA ALBANELLA. Presidente, intervengo per attenzionare la situazione delicata e non più tollerabile di 50 lavoratori dell'IPAB “Cristo re” di Acireale, in provincia di Catania. È da diversi giorni che questi operatori hanno ripreso una protesta e quattro di loro, tutte donne, sono salite sul cornicione del tetto della struttura.
FRANCESCO RIBAUDO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Onorevole, lei ha un minuto, perché il suo gruppo ha esaurito il tempo.
FRANCESCO RIBAUDO. Grazie Presidente. Semplicemente per risollecitare - io non so quando noi facciamo i solleciti per la risposta all'interrogazione quale canale prendano - l'interrogazione n. 3-03150 che riguardava il personale ATA. L'avevo chiesto in quest'Aula, era urgente avere una risposta, visto che il bando per l'aggiornamento delle graduatorie scade il 30 ottobre e c'era un chiarimento che era necessario e che tanti aspettano. Ancora oggi, dopo 20 giorni dal mio sollecito questa risposta non arriva. Pregherei Presidente, tramite lei, se può intervenire per avere una sollecita risposta.
PRESIDENTE. Le sollecitazioni che vengono fatte in Aula hanno tutte una via formale: la Presidenza le trasmette tutte al Governo.
DONATELLA DURANTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATELLA DURANTI. Grazie, signora Presidente. Nel pochissimo tempo che ho a disposizione, mi rivolgo, per suo tramite, al Ministro dello Sviluppo economico, per sostenere la richiesta che gli è stata già inviata dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e delle lavoratrici delle aziende dell'indotto dell'Ilva di Taranto di non essere più ignorati ed esclusi dalla trattativa che pare riprenderà il 31 prossimo sul centro siderurgico. Voglio ricordare che si tratta di 7.600 tra lavoratori e lavoratrici, di circa 346 aziende del settore dei trasporti, dei servizi, dell'edilizia. Per lo più lavoratori atipici finora dimenticati e privi di garanzie.
PAOLO PARENTELA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLO PARENTELA. Grazie Presidente. Oggi voglio raccontarle una vicenda che si trascina dall'era della prima Repubblica, erano altri tempi, Rino Gaetano cantava proprio perché era stanco deldei partiti politici che a quei tempi, parliamo di 50 anni fa, promettevano una grande infrastruttura in Calabria, mi riferisco alla Trasversale delle Serre che doveva collegare appunto lo Ionio al Tirreno. Parliamo di un'arteria di 56 chilometri, una delle tante opere infrastrutturali necessarie allo sviluppo della Calabria. Questa Trasversale è oggetto di promesse elettorali da troppo tempo. Nel corso di questi cinquant'anni ne sono stati completati soltanto brevissimi tratti, i cittadini di quel comprensorio non sono rimasti a guardare e infatti con il comitato “Trasversale delle Serre cinquant'anni di sviluppo negato” da anni si interessano della vicenda cercando di spingere la politica a fare di più e meglio per regalare ai cittadini il completamento di questa importante infrastruttura. Sulla questione ho scritto due interrogazioni parlamentari che ancora ad oggi rimangono senza risposta, la n. 4-06869 e la n. 5-09522. Ad attendere risposta, insieme a me, ci sono decine di migliaia di cittadini calabresi, isolati dall'assenza di infrastrutture. Proprio ieri, il Presidente del Consiglio Renzi, ops, mi scusi, il segretario del Partito Democratico, lamentava di carenze di infrastrutture in Calabria. È arrivato il momento, appunto, di fare seguire i fatti alle parole
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.