RICCARDO FRACCARO, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Bray, Caparini, Carbone, Dambruoso, Di Lello, Fassina, Fontanelli, Gebhard, Giancarlo Giorgetti, Kyenge, La Russa, Merlo, Pisicchio, Realacci, Sani, Schullian, Speranza e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1628: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, recante disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo respinto l'emendamento Buonanno 1.24.
Avverto che per un mero errore tipografico l'emendamento D'Uva, a pagina 15 del fascicolo, che è stato erroneamente numerato come 9.1, deve intendersi correttamente numerato come 9.5.
Consentitemi di salutare gli alunni e i docenti dell'Istituto comprensivo Castelverde di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione
Dobbiamo ora passare alla votazione dell'emendamento Battelli 1.13, con riferimento al quale il relatore ed il rappresentante del Governo hanno formulato un invito al ritiro.
Chiedo all'onorevole Battelli se intenda accogliere l'invito al ritiro.
SERGIO BATTELLI. Signor Presidente, non accettiamo l'invito al ritiro e chiedo di intervenire.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SERGIO BATTELLI. Con questo emendamento intendiamo eliminare il tetto di esenzione di mille euro per la tracciabilità delle donazioni. Ogni donazione ricevuta dal direttore generale dovrà essere totalmente rintracciabile a garanzia della trasparenza e per evitare che tali somme spariscano nel nulla.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata richiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Battelli 1.13, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
SERGIO BATTELLI. Signor Presidente, non accetto l'invito al ritiro e chiedo di intervenire per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.
SERGIO BATTELLI. Signor Presidente, l'emendamento intende eliminare la possibilità di creare forme di partenariato tra pubblico e privato per impedire che il fine lucrativo delle sponsorizzazioni possa intaccare il senso effettivo degli interventi. La dell'emendamento è di evitare che il tornaconto personale della pubblicizzazione possa diventare prioritario rispetto al recupero dei beni .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Battelli 1.15, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Buonanno 3.1.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buonanno 3.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, intervengo solo per spiegare le ragioni di questo emendamento, visto che nella mia città, la città di Monza, era previsto, con l'accordo del sindaco della città, che è un esponente del Partito Democratico, lo svolgimento del Forum internazionale dell'UNESCO. Evidentemente, per questioni interne al Partito Democratico e al congresso che terranno a breve, si è pensato bene di fare con questo provvedimento una sorta di «marchetta», perché il Forum dell'UNESCO da Monza viene spostato a Firenze.
Io non ho assolutamente niente contro Firenze. Anzi, ben venga anche Firenze, però non si capisce perché, per problemi interni al Partito Democratico, deve rimetterci Monza e devono essere spostati il Forum dell'UNESCO e i relativi 400 mila euro di finanziamento per fare contento il sindaco di Firenze, che, guarda caso, verosimilmente potrebbe essere il nuovo segretario del Partito Democratico .
Quindi, io invito i parlamentari lombardi del Partito Democratico a battere un colpo, a dire qualcosa; invito i parlamentari lombardi e brianzoli, che vengono scippati dell'evento e che perdono il finanziamento, a dire qualcosa di più di quello che hanno detto finora, e cioè che presenteranno un ordine del giorno. Ah, beh, allora Monza e la Lombardia sono assolutamente soddisfatte.
Io penso che per questo Paese sia venuto il momento di non scippare più i territori di eventi programmati, ma, finalmente, di fare l'interesse dei territori a prescindere dalle beghe di partito.
Un'ultima cosa. Siccome qualcuno adesso mi dirà: no, vai tranquillo, il Forum dell'UNESCO a Monza lo facciamo l'anno dopo, nel 2015, io rispondo: peccato che l'UNESCO organizza eventi ogni due, tre anni e non una volta all'anno.
Quindi, per favore, non prendete per il sedere me, ma soprattutto i cittadini monzesi, brianzoli e lombardi per le marchette interne al Partito Democratico .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampi. Ne ha facoltà.
ROBERTO RAMPI. L'onorevole Grimoldi sa benissimo che la Villa Reale di Monza è in corso di ristrutturazione, quindi nel 2014 non si sarebbe potuto tenere alcun Forum UNESCO. Il Forum UNESCO è previsto nel 2015, il sindaco di Monza ha dichiarato, anche pubblicamente, che l'accordo, anche con la regione Lombardia, è quello per tenere il Forum UNESCO nel 2015 ed è stato aggiunto dal Senato il finanziamento di un'iniziativa che si terrà a Firenze nel 2014; noi siamo impegnati in questo senso – abbiamo presentato un ordine del giorno, lei lo considera poco – e abbiamo l'impegno del Ministro per finanziare anche il Forum UNESCO a Monza nel 2015.
Vedremo: nel 2015 ci saremo, Grimoldi, e ci vedremo al Forum UNESCO a Monza in Villa Reale restaurata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo per sostenere e condividere ovviamente le argomentazioni del collega Grimoldi a difesa della realtà di Monza, a difesa della realtà lombarda e soprattutto per sconfessare le argomentazioni poco serie e poco credibili del collega.
Voglio ricordare che un mese fa il Presidente della Repubblica è stato in visita a Monza, realtà che funziona, realtà importante, e soprattutto voglio ricordare il tentativo rispetto al quale il collega Grimoldi si è battuto qualche anno fa per difendere Monza da un altro scippo: lo scippo che si stava esercitando per portare via da Monza il Gran Premio, che rappresenta un patrimonio importante di Monza, dei lombardi e del territorio del Nord.
Quindi, le beghe di partito, da un lato, e le incapacità, dall'altro, non possono penalizzare una terra ricca e importante come quella di Monza, come quella lombarda e come quella della Brianza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Guidesi. Ne ha facoltà.
GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, da lombardo, ma non solo, faccio seguito alle argomentazioni presentate dal collega Grimoldi, che giustamente da cittadino brianzolo si sente scippato di un evento già programmato. Qua non stiamo parlando di una semplice coincidenza, qua stiamo parlando di una scelta ben precisa che dal punto di vista politico non può essere una coincidenza: qua stiamo parlando di un servizio reso al sindaco di Firenze in coincidenza esattamente con il congresso del Partito Democratico.
Dal nostro punto di vista, questa è una situazione inaccettabile, perché le questioni già programmate e già condivise dovevano essere solamente ufficializzate dalla Commissione e da questo Parlamento. È stata fatta un'altra scelta per motivi politici, ma non per motivi politici strutturali al Governo, bensì per motivi politici di concomitanza del congresso del Partito Democratico. Questa è una cosa che giustamente i brianzoli devono sapere e che i lombardi devono sapere.
Poi – e concludo – è inutile che il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio vengano a Villa Reale quando hanno bisogno di farsi vedere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.
STEFANO BORGHESI. Per ribadire il concetto che è inaccettabile che, per motivazioni squisitamente politiche legate al congresso di un partito, nello specifico il Partito Democratico, ancora una volta Monza e ancora una volta la Lombardia vengano penalizzate. Questo è per noi inaccettabile ed è opportuno che venga chiarito, che venga detto e che venga sottolineato.
Di sicuro non possiamo accettare che tutto questo venga passato sotto silenzio o, peggio ancora, che vengano introdotte delle giustificazioni che non hanno ragione d'essere. Voglio ricordare, infatti, che è vero che la Villa Reale è in ristrutturazione – questo sì –, e sottolineo che i lavori di ristrutturazione sono stati fortemente voluti e avviati dall'amministrazione precedente a guida Lega, ma che, pur essendo in ristrutturazione, è venuto il Presidente Napolitano per un convegno sull'Expo e quindi la Villa è più che agibile.
Queste sono quindi argomentazioni che sono prive di fondamento, e stanno cercando ancora una volta di mascherare i loro problemi con...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, non riesco a capire una cosa: se poco tempo fa il presidente della regione Lombardia Maroni, insieme al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, proprio a Villa Reale hanno fatto gli stati generali per l'Expo 2015, non erano agibili i locali e tutta Villa Reale per gli stati generali ? Mi sembra di sì: quando arriva il Capo dello Stato, c’è il Presidente del Consiglio, il presidente della regione, e se si parla poi dell'Expo 2015, che è il punto focale dei prossimi anni, non solo italiano ma mondiale nell'ambito del rilancio economico, ci chiediamo perché adesso ci sia questa scusa.
Siccome il sindaco di Firenze più che sindaco di Firenze possiamo chiamarlo il sindaco del Giro d'Italia, perché è sempre dappertutto tranne che a Firenze, vorremmo sapere, magari informando la procura della Repubblica di Firenze o di Roma, perché c’è stato questo nuovo cambiamento in favore di Firenze.
PRESIDENTE. Ha esaurito il tempo.
GIANLUCA BUONANNO. Come se allora i Mondiali di ciclismo dell'altro giorno, all'ultimo momento, invece che farli a Firenze, li avessimo fatti in un altro posto: sarebbero stati contenti i fiorentini ? Piantiamola lì di fare i furbi, e che il Partito Democratico...
PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Nardella. Ne ha facoltà.
DARIO NARDELLA. Signor Presidente, colpisce la superficialità con cui si affrontano alcune questioni. L'Unesco ha firmato una convenzione internazionale con il Governo italiano per organizzare il Forum mondiale della cultura e delle industrie culturali, che si è realizzato a Monza il 2009 e il 2011. La convenzione prevede che questa manifestazione sia annuale. Dopo il 2011, non vi è stata alcuna richiesta formale di tenerla nuovamente a Monza.
Aggiungo che non vi è alcun impegno a che questa manifestazione si tenga sempre nella stessa città. Il collega Rampi, peraltro, ha correttamente ricordato che, proprio in occasione dell'Expo del 2015, si potrà rifare a Monza. La cosa che più avvilisce è che i colleghi della Lega si siano accorti solo oggi dell'importanza della loro città di Monza non avendo fatto prima d'ora né una richiesta, né un'interpellanza, né nessuna dimostrazione di voler tenere questa manifestazione. Non si utilizzi la cultura per fare bieca speculazione politica !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Ambrosio. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, ascolto in Aula oggi argomenti estremamente importanti, quando sento parlare di Unesco, di Patrimonio che comunque è in possesso di quella che finalmente è questa nazione nostra, chiamata Italia. Voglio però questa volta staccarmi un pochettino dall'Italia, e pensare più al Sud. Quando sento i colleghi difendere le istanze di una città piuttosto che di un'altra, di una città come Monza che magari possiede un circuito per il Gran premio, vorrei anche a questo punto presentare all'Aula un patrimonio che abbiamo al Sud, e quindi magari un suggerimento, anche da questo punto di vista, automobilistico. Vorrei ricordare che questa politica ci regala da anni, da decenni, un circuito già eventualmente pronto per i percorsi automobilistici, e quindi magari per le «marchette» di questa prossima politica. Presidente, sto parlando dell'Autostrada Salerno-Reggio Calabria !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Brescia. Ne ha facoltà, per un minuto.
GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, mi è venuto d'istinto di intervenire, quando ho sentito il collega del Partito Democratico dire che non si deve utilizzare la cultura per meri scopi di partito. Fatemi capire: quindi i 5 milioni di euro che state dando all'anno, a partire dal 2014, al Maxxi di Roma, dove c’è la Melandri, che cosa sono se non meri scopi di partito ?
Ma fateci il favore di essere onesti almeno...
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.
GIUSEPPE BRESCIA. Grazie Presidente, per avermelo ricordato, mi ero infervorato. È che quando noi diciamo che i partiti non sono adeguati a risolvere i problemi dell'Italia, ci riferiamo proprio a questo, perché in un provvedimento che doveva essere mirato a risolvere i problemi delle fondazioni lirico-sinfoniche e di Pompei si è infilato tutto questo e quindi non vengano a fare la morale a nessuno quelli del Partito Democratico, non sono nelle condizioni di poterlo fare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Simone Valente. Ne ha facoltà.
SIMONE VALENTE. Signor Presidente, quello che si sta verificando in Aula è il risultato di quando si innesca un ciclo vizioso per cui il Governo crea un decreto con due urgenze principali, fondazioni lirico-sinfoniche e Pompei, e poi si parte dal Senato aggiungendo «marchette» e poltrone per gli amici, questo è quello che si crea . Si crea solo confusione, dove prima si dice che il Forum si terrà a Monza, poi si dice che si terrà a Firenze, poi questi soldi andranno a Florence 2014. Allora decidiamoci, facciamo chiarezza e che il Governo si esprima su questo punto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, solo per ricordare che lo Stato italiano, cioè tutti noi, ha investito 100 milioni di euro, probabilmente di più ma almeno 100 sicuramente, per il Maxxi. Il Maxxi è un museo di tipo nuovo, un museo di arte contemporanea che non ha collezioni permanenti, o ci crei dentro degli eventi o non ci viene nessuno, e invece la gente ci sta venendo ! È un esperimento culturale di grande interesse europeo che potrebbe funzionare, se lo Stato ci mette almeno un minimo di sostegno economico. Per una cosa così, 5 milioni di euro mi sembrano il minimo indispensabile .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 3-.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, intendo soffermarmi particolarmente su questo emendamento perché è stata una cosa ampiamente contestata. Al Senato è comparsa questa spesa in più, quella che il mio collega ha voluto chiamare «marchetta», 400 mila euro destinati a Firenze. Io capisco che Firenze giustamente da un po’ di tempo non ha più un sindaco, perché il sindaco sta sempre in televisione e quindi bisogna in qualche modo sopperire a questa mancanza .
Questi fondi sono destinati – almeno così c’è scritto nel decreto – al Forum per la cultura e sulle industrie culturali, che si terrà – si legge appunto nel decreto – appunto a Firenze nel 2014. Ora, leggendo le dichiarazioni sui media locali di politici aderenti al club Unesco, si intuisce che la regione Lombardia aveva già un accordo con l'Unesco per riproporre nel 2014 la a Monza. Certo, la Villa Reale è in ristrutturazione, ma ci si chiede perché il Senato si sia posto al di sopra delle regioni, che solitamente definiscono autonomamente questo evento con l'Unesco, quindi a me sembra un'ingerenza non necessaria.
In particolare, ci sono delle cose interessanti su cui voglio focalizzare l'attenzione sua, signor Presidente, e di tutta l'Aula. Voglio citare testualmente: «si tratta di un equivoco», spiega il generale Filippo Carrese, referente a Monza per l'Unesco, che ha parlato con il vicedirettore dell'Unesco, Francesco Bandarin.
Quei soldi andranno sì a Firenze, ma per la manifestazione Florence, biennale alla IX edizione che si svolgerà quest'anno dal 30 ottobre all'8 novembre. Chi pensa che a Monza sia stato portato via il Forum si sbaglia. L'UNESCO non ha deciso se nel 2014 o nel 2015 farà il Forum, ma aggiunge che, se lo dovesse fare, al momento non ci sono indicazioni contrarie al fatto che si svolgerà in Villa Reale. E l'UNESCO non ha ancora deciso dove fare questo Forum, se farlo e quando farlo. Quindi, c’è un attimo di confusione. Perfino i senatori di SEL hanno sollevato il dubbio: sono soldi per il Forum UNESCO o per Florence ?
Per favore, io vi chiedo, al Governo e ai presenti, di chiarire, una volta per tutte, chi è che deve decidere: lo Stato, l'UNESCO o le regioni ? C’è confusione. C’è confusione in quest'Aula, immaginiamoci fuori. Comunque, noi siamo contenti che questi soldi vadano a «Firenzi» ... ehm, a Firenze, scusi . Siamo contenti.
L'emendamento – giusto per dirlo, magari qualcuno si diverte e vuole votarlo – chiede di congelare i fondi e destinarli solo in seguito all'assegnazione definitiva della sede. Una volta chiarito questo pasticcio diplomatico tra Lombardia e Governo, sblocchiamo i fondi che, però, devono andare alla città che ospita l'evento UNESCO e non alla Florence .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, noi condividiamo quelle che sono le affermazioni del collega perché, a questo punto, visto che c’è una confusione su chi decide che cosa e che cosa si deve fare, noi vogliamo la chiarezza assoluta e, quindi, chiediamo anche noi di congelare al momento i fondi e di vedere esattamente cosa eventualmente si farà a Firenze e cosa si farà a Monza.
Però, non ci sembra giusto, ribadisco, che quando si decidono delle cose poi ci sia qualcun'altro che passa davanti, come nella fila. Gli italiani sono famosi nel mondo. Invece di fare la fila, il più furbo arriva all'ultimo momento e si mette davanti. Allora, ci vuole un po’ di educazione e, soprattutto, rispetto di chi ci ha pensato prima e di chi svolge da anni un determinato percorso.
Quindi, noi chiediamo che Monza venga salvaguardata, che la Lombardia venga rispettata come è giusto che sia, perché è la regione più importante del nostro Paese, è la più importante in tanti sensi – soprattutto quello economico – e anche dal punto di vista turistico è, comunque, una regione molto importante. Quindi, noi chiediamo il rispetto e vogliamo che ci siano parole chiare e che le cose vengano rispettate per quelle che sono state decise prima, perché altrimenti se uno prima decide una cosa e poi la cambia, passando davanti, ad esempio, alla regione Lombardia e, ovviamente, anche alla città di Monza e a tutta la Brianza, ci sembra poco corretto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, io volevo solo fare una precisazione a onor del vero, senza tornare nel merito della questione, anche se ovviamente condivido l'emendamento presentato dai colleghi perché, poi, è il nocciolo della questione, perché a Firenze e a Renzi devono arrivare i soldi. È questo il tema.
Detto questo, io volevo, però, fare questa precisazione. Prima un collega parlava di pressapochismo a livello culturale. Io voglio ricordare che la Villa Reale di Monza era lì a marcire da circa sessant'anni e con l'ultima amministrazione comunale si è riusciti a far partire i lavori per il restauro. La Villa Reale tornerà a vivere a tutti gli effetti. Dopo sessant'anni di inagibilità aprirà le proprie porte e questa operazione è stata fatta portando a casa dei fondi europei, perché da Roma non si riesce mai a portare a casa il becco di un quattrino ma, soprattutto, è stata fatta da un'amministrazione comunale della Lega. Su questo punto, pur non avendo particolare simpatia, io devo riconoscere l'impegno dell'allora Ministro Bondi, che creò le condizioni per creare il consorzio. Ma, soprattutto, lo dico al collega che ha parlato prima e non è informato...
PRESIDENTE. Deve concludere !
PAOLO GRIMOLDI. ... con un Partito Democratico a livello locale che ha fatto assolutamente propaganda contro l'operazione di restauro della Villa Reale, perché in venivano coinvolti dei privati e oggi chi amministra il Partito Democratico sostiene i lavori...
PRESIDENTE. La ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.
DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, il mio intervento è solo per denunciare il fatto che in quest'Aula, a seconda del decreto-legge che si sta discutendo o della norma, si interpreta un copione. Sento a volte i partiti in qualche modo darsi addosso l'uno con l'altro e poi, invece, nella pratica e a seconda del decreto avere lo stesso medesimo comportamento, perché ricordiamo che spostare l’ da Roma a Torino è stata un'azione assolutamente sponsorizzata anche dalla Lega per spartirsi le poltrone .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Uva 3-.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, mi scusi, ma ogni volta che interveniamo abbiamo un minuto ?
PRESIDENTE. No, lei adesso ne ha cinque, poi i suoi colleghi del gruppo ne hanno uno a titolo personale.
GIANLUCA BUONANNO. Allora andiamo bene. Ribadiamo quello che è stato detto prima: Monza vuole quello che è giusto che ottenga, cioè quello che era stato promesso e quello che serve ad una regione, anche propedeutico per l'Expo 2015. Se c’è qualche altra città comunque importante... Ci mancherebbe, perché non è che noi stiamo a dire che Firenze non è una bella città e importante, la conoscono in tutto il mondo, è fantastica. Certo, magari fosse amministrata un po’ meglio sarebbe anche più carina, però diciamo che comunque Firenze merita rispetto. Il rispetto glielo dà anche questo decreto, perché solo per gli Uffizi vengono dati 8 milioni di euro. Certo gli Uffizi sono importanti, sono conosciuti in tutto il mondo, però prendono i soldi anche con questo decreto, così come li hanno presi per tante altre situazioni. Poi quando è andato il sindaco di Firenze ad Arcore è stato – diciamo così – frustato dal PD perché non doveva andare ad Arcore dall'allora Presidente del Consiglio Berlusconi, però ci è andato, perché è andato a chiedere qualcosa per la sua città. Ora quando c’è Berlusconi, Renzi va ad Arcore a chiedere i soldi; quando non c’è più Berlusconi, va a chiederli agli altri, in totale prende soldi dappertutto. Va bene allora se in questo Paese chi come me è anche amministratore – certo non sono al livello del futuro, credo, segretario del Partito Democratico – deve andare a chiedere i soldi con il cappello in mano, benissimo allora forse tutti ci dobbiamo sentire e dobbiamo dichiarare... Signor Presidente, non riesco a parlare.
PRESIDENTE. Ha ragione. Deputati, dovete abbassare il tono della voce. Prego.
GIANLUCA BUONANNO. Mi scali i secondi però.
PRESIDENTE. Noi blocchiamo sempre il .
GIANLUCA BUONANNO. Bravo ! Dicevo che se per poter ottenere dei risultati in questo Paese a questo punto bisogna essere di sinistra, perché sennò non va bene, dobbiamo magari essere fiorentini, perché se uno è eventualmente amministratore di Firenze hanno un occhio di riguardo e, se non sei di Firenze, adesso devi essere di Roma, perché adesso c’è il sindaco di Roma anche del PD, e poi magari – ciliegina sulla torta – se sei anche omosessuale magari ti danno una mano in più, perché oggi va di moda anche quello È evidente quindi, signor Presidente, che oggi va di moda così, perché tutti sono garantiti se sono in determinate categorie. Noi invece vogliamo che il finanziamento si basi sulla meritocrazia e che sia giusto dare i soldi a chi li merita e a chi ha già fatto una programmazione. Allora non è giusto che, se c’è già una programmazione, ne debba essere fatta un'altra solo per far piacere a Tizio, Caio o Sempronio. Quello che si è detto prima sugli aiuti che devono essere dati all'uno e all'altro è evidente purtroppo, funziona così e non è quello che vogliamo noi. Noi vogliamo che i soldi vengano dati a chi ha già un progetto e a chi ha pensato che cosa deve fare in quel progetto.
Quindi, signor Presidente, mi dispiace che non vi sia il Ministro; forse è occupato nell'Aula del Senato.
PRESIDENTE. Il Governo è presente in Aula, deputato. Prego.
GIANLUCA BUONANNO. Sì, lo vedo che il Governo è presente in Aula con due sottosegretari, che non ho ancora capito cosa facciano come sottosegretari, ma comunque va bene...
PRESIDENTE. Conosce bene le prerogative dei sottosegretari, credo.
GIANLUCA BUONANNO. Sì, ma le competenze e i risultati, sinceramente non li conosco.
PRESIDENTE. Prego, andiamo avanti, deputato.
GIANLUCA BUONANNO. Magari, se ce li spiegano, sarebbe meglio. Ieri ho anche chiesto al Ministro se ci poteva portare, visto che è sempre una questione anche di denaro, quelli che sono i costi di altre situazioni. Ieri abbiamo parlato...
PRESIDENTE. Chiedo scusa. Chiedo di liberare i banchi del Governo, per favore. Deputato Fiano, se è possibile liberare i banchi del Governo.
GIANLUCA BUONANNO. Fiano è un campione di democrazia, e poi, quando tocca ad un altro intervenire, va a parlare con il sottosegretario.
PRESIDENTE. Deputato, vada avanti.
GIANLUCA BUONANNO. Mi guarda male, signor Presidente ! Mi scusi, io parlo con lei e lui mi guarda in senso di sfida !
PRESIDENTE. Guardare in Aula non credo che sia un problema. Andiamo avanti.
GIANLUCA BUONANNO. Ho capito, allora parlo così. Dicevo, signor Presidente – e mi guarda in senso di sfida ! – che ci sembra giusto, a questo punto, che anche il Ministro sia presente su una questione così importante come quella di Monza e di Firenze. Quindi, le chiedo se è possibile chiamare il Ministro e farlo venire qui in Aula, di modo che, magari, ci possa spiegare in maniera più compiuta, esattamente, che cosa sta succedendo per questa situazione. Quindi, le chiedo di convocare il Ministro subito in quest'Aula .
PRESIDENTE. Ovviamente, il Governo è presente in Aula, al di là della presenza del Ministro o del sottosegretario competente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, voglio illustrare in pochissime parole questo emendamento. Io faccio mio – lo condivido – l'intervento del collega Rampi, a parte che la Villa Reale è agibilissima, perché il mese scorso ci è andato il Presidente della Repubblica per gli Stati Generali dell'Expo.
Vi era lì mezzo mondo, però la Villa Reale non era agibile ! Allora andiamo dopo al Quirinale a dire a Giorgio: guarda, non andare più, perché Rampi ha detto che non è agibile !
Detto questo, facciamo finta che Villa Reale non sia agibile e facciamo finta che sia pronta nel 2015. Allora io prendo atto della tua buona fede: se non è vero che questa è una «marchetta» per Renzi, questo emendamento prevede di fare tutti insieme il dell'Unesco nel 2015 a Monza. Per quale motivo non sei d'accordo ? Perché, evidentemente, c’è la «marchetta» del tuo partito !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Battista. Ne ha facoltà. Deputati, vi invito ad abbassare il tono della voce, cortesemente. Prego.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, dato che più di una volta sono state nominate le parole «marchetta a Renzi», credo che sia doveroso, anche per amore di verità, ricordare all'Aula che il rottamatore, nonché asfaltatore, Matteo Renzi – è una notizia vecchia, ormai, dal 2011, però costui gode di immunità, dell'immunità della verità – ha subito un giudizio di responsabilità amministrativo-contabile ed è stato condannato in primo grado proprio per danno erariale dalla Corte dei conti, sezione giurisdizionale per la regione Toscana, sentenza n. 282 del 2011, depositata il 4 agosto 2011.
Credo che, dato che si parla, appunto, di quattrini che vanno da Monza a Firenze e da Firenze a Monza, sapere che l'amministratore di Firenze ha subito una condanna in primo grado sia una notizia di cui il Parlamento deve tenere conto .
MASSIMO BRAY, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO BRAY, . Signor Presidente, ho il dovere di spiegare quelle che sono le motivazioni sull'articolo relativo al UNESCO, l'articolo 3-. Vorrei, anzitutto, chiarire che la biennale dell'arte a cui si è fatto riferimento è un evento organizzato da una fondazione privata, che si chiama e non ha niente a che vedere con la manifestazione dell'UNESCO di cui stiamo parlando.
Il mondiale sulla cultura e sulle industrie culturali di cui parla l'articolo è oggetto di un accordo tra l'UNESCO e l'Italia attraverso il Ministero degli affari esteri. Si è tenuto a Monza, come sapete, l'ultima volta nel 2011, ma ad oggi, come il Ministero degli affari esteri ha ben spiegato, non vi è alcun impegno per il 2014.
E in assenza di un tale impegno, tre mesi fa è giunta la sollecitazione del Ministro degli affari esteri nella quale spiegava che il poteva essere spostato dall'UNESCO fuori d'Italia.
È per questo che il Sottosegretario agli affari esteri con delega alla cultura, senatore Giro, tre mesi fa ha chiesto nuovamente all'UNESCO che il si tenesse in Italia, proponendo, per motivi logistici, come sede per il 2014, Firenze. La proposta è stata condivisa dall'ambasciatore italiano presso l'UNESCO, Ministro plenipotenziario Vincenza Lomonaco. Da qui le motivazioni che hanno portato all'emendamento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Castiello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPINA CASTIELLO. Signor Presidente, intervengo per fatto personale. Io la prego, Presidente, di far applicare il Regolamento e le regole di quest'Aula, poiché non siamo in un circo né siamo all'asilo. I colleghi del MoVimento 5 Stelle continuano da questa mattina, e anche poco fa, a fotografare il nostro gruppo e le nostre persone. Poiché questo non è un asilo, noi siamo stanchi di questo atteggiamento. Allora, le bambine e i bambini che stanno alla mia destra la smettessero di fare queste cose !
PRESIDENTE. Ovviamente l'intervento non era per fatto personale, ma per richiamo al Regolamento. In ogni caso, io invito i colleghi a non fare fotografie in Aula. Come abbiamo ribadito in questi giorni, fino a prova contraria, non è possibile fare fotografie. Lo dice il Regolamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, a seguito delle parole del Ministro...
PRESIDENTE. Deputati, vi invito ad abbassare il tono della voce.
GIANLUCA PINI. ...sarebbe, penso, assolutamente necessario che venisse chiarito chi in quest'Aula sta mentendo, perché abbiamo sentito prima un esponente di maggioranza che siede al banco del Comitato dei nove dare determinate motivazioni circa lo spostamento da Monza a Firenze, poi un intervento molto appassionato, ma anche molto cialtronesco, di un altro collega del PD che ha dato motivazioni puntualmente smentite a livello documentale tanto da un collega del MoVimento 5 Stelle, quanto, adesso, dall'intervento del Ministro Bray.
Ora, è chiaro che questa – come l'ha elegantemente definita un collega del MoVimento 5 Stelle – è solo ed esclusivamente una «marchetta» a favore di Renzi. Poi quelle che saranno le evoluzioni all'interno del PD, se questa «marchetta» avrà una funzione più o meno elegante all'interno di quello che è il processo del congresso del PD, non c’è dato saperlo. Quello che assolutamente non è concepibile è che questa possa essere merce di scambio – con i soldi pagati dai contribuenti, soprattutto del nord, e con uno scippo ai danni del nord – solo ed esclusivamente per tensioni interne al PD.
Però, torno a ripetere quello che ci interessa: forse sarebbe importante, in questa fase, soprassedere rispetto a questo punto e accantonare l'emendamento in attesa di un chiarimento vero, perché qui sono state dette cose diametralmente opposte, da esponenti della maggioranza che siedono al Comitato dei nove e che quindi dovrebbero, se non altro, avere moralmente l'obbligo di dirci come stanno le cose, perché lei è stato smentito dal Ministro, lei è stato puntualmente smentito dal Ministro ! Quindi io chiedo cortesemente di accantonare questo emendamento e questo articolo e di proseguire eventualmente con gli altri emendamenti riferiti al decreto che è in fase di conversione.
Perché qui sta venendo fuori un pasticcio che è molto più ampio di quello che si pensava. Quindi, formalmente invito chi è tenuto a dare una risposta rispetto a questo nostro invito, ad accantonare, in attesa di un chiarimento vero, con le motivazioni reali e magari anche documentali, l'emendamento, e poi riprenderlo nel momento cui ci verrà detta, verrà detta a tutta l'Aula, la verità – la verità !- su questo «scippo» di spostamento da Monza a Firenze.
PRESIDENTE. Sulla proposta di accantonamento chiedo di sentire il relatore, la deputata Santerini.
MILENA SANTERINI, Signor Presidente, io non credo affatto che le motivazioni che ha dato il Governo siano contraddittorie rispetto a quelle che sono state date dagli altri colleghi intervenuti. In realtà sono tutte spiegazioni che possono essere assunte come valide.
Che ci siano i lavori di ristrutturazione a Villa Reale è un fatto, che – come ha detto il deputato Nardella – non ci sia stata un'attiva richiesta da parte di altre città è un'altro fatto e che -come ha detto il Ministro – ci sia stato un interessamento del Ministero degli esteri per questo è un altro fatto.
Infine, vorrei sottolineare che questa polemica mi pare piuttosto pretestuosa, perché, come è stato ampiamente detto, il 2015 è l'anno particolarmente opportuno per riportare questo evento, che in teoria dovrebbe essere annuale, perché l'Unesco ha sempre chiesto che questo evento sia annuale, ma non è avvenuto per inadempienze italiane. Quindi nulla osta che per quest'anno si faccia a Firenze e che nel 2015 – io sono particolarmente interessata, in quanto eletta in Lombardia – si garantisca e si chieda espressamente un impegno politico forte, come è stato già dato, al Governo affinché l'evento si tenga effettivamente nell'anno dell'Expo a Monza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nardella. Ne ha facoltà.
DARIO NARDELLA. Signor Presidente, intervengo solo per ringraziare il Ministro Bray per questo ulteriore, a nostro avviso superfluo, ma visto il dibattito a questo punto utile, chiarimento, che il Ministro, del resto, ha già dato in altre occasioni, anche nell'Aula del Senato, su una questione che si basa su alcuni punti certi, come è stato anche appena ricordato. Il primo è che la Convenzione in essere tra l'Unesco e lo Stato italiano affida all'Italia l'organizzazione di questo sotto l'egida dell'Unesco, che non ha niente a che vedere con altre organizzazioni private di nessun altra natura. Il sulla cultura e l'industria culturale è stato tenuto – ahimè ! – in Italia solo due volte, mentre avrebbe dovuto essere organizzato ogni anno a partire dal 2009.
Tuttavia, dopo la seconda edizione di Monza del 2011 torno a dire che non vi è stato alcun atto, alcuna richiesta formale all'Unesco – come ha ribadito l'ambasciatore Lomonaco, ambasciatore italiano all'Unesco a Parigi – perché l'evento si ripetesse a Monza. Anche la disponibilità a tenere comunque nel 2015 va apprezzata, perché Monza rimane una città di valore, una città che, grazie alla presenza di Villa Reale, rappresenta un pezzo importante del nostro patrimonio.
Tutto questo non esclude il fatto che questo Parlamento deliberi – perché questa è la questione – che per l'anno prossimo la manifestazione si possa tenere a Firenze: Firenze capitale europea della cultura, Firenze sede per il centro storico del patrimonio mondiale dell'Unesco. Non c'entra niente il sindaco di Firenze, ma c'entra questo Parlamento che assume una decisione. Io capisco l'amarezza dei colleghi della Lega che hanno provato a spostare anche i Ministeri a Monza, forse è rimasta qualche targa, ma qui si decide l'interesse del Paese e noi avremmo rischiato di perdere il mondiale dell'Unesco sulla cultura e sull'industria culturale, non a Monza, avremmo rischiato di perderlo dall'Italia. Il Ministro sa bene che il avrebbe potuto essere spostato in altri Paesi, perché ? Perché chi ha governato la regione Lombardia – ahimè ! – in quegli anni non si è adoperato perché rimanesse nella città di Monza. Questi sono i fatti: oggi il Parlamento decide per il 2014, fa un auspicio anche per il 2015.
L'importante è che l'Italia mantenga questo appuntamento nel suo Paese, poiché questo al di là di tutte le deprecabili motivazioni di polemica politica, questo appuntamento serve al nostro Paese per far conoscere cosa si fa sul campo dell'innovazione tecnologica nel settore del patrimonio culturale, quali sono le opportunità per il mondo delle imprese e dell'economia nel campo della valorizzazione del patrimonio culturale, quali sono le prospettive che riguardano i nostri giovani nel settore della professionalizzazione nell'ambito della cultura. Sono questi i contenuti del decreto che oggi siamo chiamati a convertire, merito del Ministro e del nostro Governo. Dispiace sentire che la Lega su questi articoli e su questi valori non abbia speso una parola e si sia invece attardata nel fare polemica di basso cabotaggio sulla legittimità di realizzarlo a Firenze .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Rampi. Ne ha facoltà.
ROBERTO RAMPI. Signor Presidente, intervengo solo perché rimanga agli atti che, come già chiarito in maniera molto evidente il Ministro, e in maniera inoppugnabile, non è stato scippato nulla a nessuno. C’è un investimento aggiuntivo sulla città di Firenze – che credo sia evidente a tutti sia una città che si può ben prestare ad un mondiale sulla cultura e sull'industria culturale – e c’è un impegno a lavorare per il 2015 per la città di Monza. Io ero presente, il collega Grimoldi no, quando il Presidente della Repubblica ha onorato la città di Monza della sua presenza. È stato ospitato in una struttura provvisoria perché la Villa Reale non era agibile. La Villa Reale tuttora non è agibile e ci vedremo, Grimoldi – lo ribadisco – al Unesco nel 2015 a Villa Reale, a Monza, presente anche il Ministro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, intanto volevo ringraziarla; io 5 minuti prima che arrivasse ho detto: «Chiami il Ministro» e lui è arrivato subito. Evidentemente ho una certa potenza politica nel sollecitare la presenza del Ministro, perché sono l'unico che ha chiesto il Ministro in Aula e lui è arrivato ed io lo ringrazio. Voglio fare una premessa, signor Ministro, gliel'ho già detto ieri: io ho la massima stima in lei e credo che sia e forse sarà ancora Ministro di questa Repubblica nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Quindi credo che lei sia la persona adatta veramente per dirci esattamente che cosa può avvenire e chi dice la verità e chi dice balle, perché altrimenti qua è venuta fuori una situazione talmente kafkiana che alla fine sembra che tutti abbiano ragione e nessuno abbia torto. Invece in questo Paese dovremmo incominciare a dire le cose come stanno e fare chiarezza su tutto e dare la responsabilità a chi la merita e ovviamente dare la tranquillità a chi si aspetta che determinati avvenimenti debbano essere appunto dove si era stabilito. Dopodiché...
PRESIDENTE. Ha finito il tempo deputato, la ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vacca. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, a titolo personale io volevo chiederle scusa, a nome dei miei colleghi del MoVimento 5 Stelle, se non abbiamo rispettato il Regolamento facendo delle foto, però sa, l'occasione è ghiotta, perché oggi molti parlano di evento storico: sta nascendo la nuova Democrazia Cristiana, il nuovo Partito Popolare Italiano e quindi volevamo semplicemente immortalare questo evento storico .
I colleghi del PdL o PPE o PPI o quello che sarà dovrebbero essere lusingati di questa nostra attenzione, che è un po’ bambinesca, lo ammettiamo, d'altronde siamo dei bambini e delle bambine .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Prataviera. Ne ha facoltà.
EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, per rispondere alle accuse di voler fare della bassa polemica: mi spiace, noi stiamo denunciando un fatto e come ogni fatto ha bisogno di trovare la luce che merita. Io vorrei capire, signor Ministro – mi reputo una persona abbastanza pragmatica – quali sono le reali motivazioni tecniche che hanno portato il Governo ed e il suo Ministero a preferire Firenze piuttosto che un'altra città. Non poteva andare bene Venezia ? Ha un aeroporto internazionale, il terzo aeroporto d'Italia. Ma poteva andare bene magari Verona o poteva andare bene la città del mio collega seduto qui a fianco, Catania. Perché no ? Perché proprio Firenze ? Ce lo può spiegare cortesemente ? Grazie.
ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, lei potrebbe spiegarmi per favore che tipo di intervento abbiamo ascoltato un attimo fa ? Non quest'ultimo, ma quello precedente. Era un intervento sull'ordine del giorno ? No, non corrispondeva all'argomento all'ordine del giorno. Era un intervento sull'ordine dei lavori ? No ed eventualmente andava svolto alla fine della seduta. Era un intervento sul Regolamento ? No, non lo era. Il Regolamento non dice che in questi casi va richiamato il deputato all'ordine del giorno e gli va tolta eventualmente la parola ?
PRESIDENTE. Assolutamente l'avrei richiamato, soltanto che è stato molto breve e, quindi, semplicemente...
STEFANO DAMBRUOSO. Lo devi fare ! Anche se a parlare è uno del tuo gruppo !
PRESIDENTE. Lo richiamerò, deputato Dambruoso ! Deputati ! Deputati... deputati... deputati vi richiamo all'ordine ! Adesso andiamo avanti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, per rispondere al collega Nardella che, evidentemente, ha poche idee, ma ben confuse, gli amministratori locali che sono del suo partito la richiesta formale l'hanno fatta, altrimenti lei, se non se ne è accorto, sta accusando gli amministratori locali del PD di dormire. Quindi, un po’ più di caffè al mattino !
Detto questo, su quello che mi lanciava il collega Rampi come proposito, io conosco personalmente il collega Rampi e posso dire che ho anche un ottimo rapporto e so che è una persona corretta e sicuramente so che ci sarà l'impegno nel 2015 di fare il Forum dell'UNESCO. Non ho dubbi sulla tua parola. Io, però, denuncio che per il 2014 Monza viene «scippata», che i soldi previsti, per «marchette interne» ed equilibri interni al Partito Democratico, vanno a Firenze. Questo è lecito denunciarlo, tant’è vero che avete la coda di paglia di presentare l'ordine del giorno che, però, è aria fritta...
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.
PAOLO GRIMOLDI. ... e vale zero. Monza nei fatti viene «scippata». Questo è concretamente quello che avviene .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Simone Valente. Ne ha facoltà.
SIMONE VALENTE. Signor Presidente, vorrei ringraziare il Ministro Bray per aver fatto un po’ di chiarezza. Quindi abbiamo preso atto che molto probabilmente il Forum UNESCO si terrà a Firenze. Però noi vogliamo essere certi che questi fondi vadano al Forum UNESCO e non a Florence 2014, un'altra manifestazione che non c'entra nulla . Mi riferisco a Florence 2014 Icomos. Quindi, stiamo attenti e su questo dico che noi vigileremo per stare attenti su dove finiranno i fondi .
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, evidentemente c’è una riunione in corso all'interno dell'emiciclo, probabilmente riferita sicuramente all'emendamento che stiamo trattando, per cui chiederei, se possibile, di sospendere i lavori per riflettere appunto sull'emendamento. Credo che sia strettamente necessario .
PRESIDENTE. Io per ora ho ricevuto una richiesta di sospensione solo da lei. Non mi sembra che i gruppi... però, ovviamente, invito i deputati ad evitare questi assembramenti.
GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, sempre sull'ordine dei lavori per associarmi alla richiesta dei colleghi del MoVimento 5 Stelle di sospendere a questo punto l'Aula, non solo perché è chiaro che questo emendamento sta creando, come ripeto, più rumore di quella che è forse la sostanza stessa del testo che è posto in votazione, ma perché è chiaro che stanno arrivando, anche dall'altro ramo del Parlamento, dei segnali molto confusi su quello che potrebbe o non potrebbe essere come tenuta di questo Governo. E non vorremmo che l'approvazione di questo emendamento, di questa marchetta a favore di Renzi e della città di Firenze che lui amministra, fosse in qualche modo una contropartita per evitare che qualche renziano nell'ombra magari si sfili da quello che è un Governo che sembra molto raffazzonato.
Ora, per evitare qualsiasi tipo di strumentalizzazione e anche per stemperare magari gli animi e per capire se ci sarà un Governo oggi pomeriggio e, quindi, se questo decreto-legge debba essere alla fin fine convertito o meno, io suggerirei, visto anche l'ora, di sospendere e di riprendere dopo le comunicazioni del Presidente Letta.
PRESIDENTE. Quindi la sua è una richiesta di sospensione e non di accantonamento. Dal momento che non ci sono altri interventi su questa questione, io concederei la parola per un intervento a favore e uno contro e poi la votiamo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare contro.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, chiaramente noi preferiamo, invece, lavorare per i problemi degli italiani anche perché prima, come diceva il collega Buttiglione, i bambini presenti all'interno di quest'Aula magari fanno gli interventi che non riguardano l'ordine del giorno, però, a differenza di chi all'interno di quest'Aula è presente da diversi decenni, noi non seguiamo l'ordine del giorno, ma qualcuno in quest'Aula non segue quelli che sono i problemi degli italiani e, quindi, forse dovrebbe ascoltare questo rispetto all'ordine del giorno
PRESIDENTE. Dunque questo era l'intervento contro la sospensione. C’è un intervento a favore della sospensione ? Non mi pare.
Passiamo, quindi, ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta del deputato Pini sulla sospensione dei lavori.
GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, volevo spiegare un attimo l'emendamento anche se non ho molte pretese di convincere qualcuno. In base all'articolo 146 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni, il codice dei beni culturali, «I proprietari, possessori o detentori a qualsiasi titolo di immobili e aree oggetto degli atti e dei provvedimenti elencati all'articolo 157, oggetto di proposta formulata ai sensi degli articoli 138 e 141, tutelati ai sensi dell'articolo 142, ovvero sottoposti a tutela dalle disposizioni del piano paesaggistico, non possono distruggerli, né introdurvi modificazioni che rechino pregiudizio ai valori paesaggistici oggetto di protezione (...)»
Il comma 4 della medesima disposizione dispone che la domanda di autorizzazione dell'intervento indichi lo stato attuale del bene interessato, gli elementi di valore paesaggistico presenti, gli impatti sul paesaggio delle trasformazioni proposte e gli elementi di mitigazione e di compensazione necessari.
L'articolo 3- del decreto-legge «Valore cultura», appunto, sostituendo l'ultimo periodo del comma 4 dell'articolo 146, afferma che: «I lavori iniziati nel corso del quinquennio di efficacia dell'autorizzazione possono essere conclusi entro, e non oltre, l'anno successivo della scadenza del quinquennio medesimo». A sua volta, il secondo comma del medesimo articolo 3- andrebbe a modificare l'articolo 30, comma 3, del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, il famigerato decreto «del fare», convertito con la legge del 9 agosto 2013, n. 98, aggiungendo il seguente periodo «È altresì prorogato di tre anni il termine delle autorizzazioni paesaggistiche in corso d'efficacia alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto».
Ora, tralasciamo le considerazioni sulla schizofrenia di questo Governo che, a distanza di due mesi, cambia le norme di un decreto che ha fatto egli stesso, ma, al di là del linguaggio normativo, ciò significherebbe introdurre due ordini di sanatoria: l'uno teso a prolungare il termine entro il quale terminare i lavori autorizzati ex articolo 146 del codice dei beni culturali e l'altro finalizzato a concedere altri tre anni per richiedere le medesime autorizzazioni paesaggistiche.
Un simile provvedimento, quindi, non può essere introdotto tramite decreto-legge, sia perché difetta dei requisiti di necessità e di urgenza, sia perché è da contestare nel merito: i beni coinvolti in tale disciplina sono, infatti, beni tutelati dal codice dei beni culturali, quindi, non è pensabile l'applicazione del metodo all'italiana della deroga alle deroghe e delle proroghe. Siamo, quindi, contrari a tale atteggiamento normativo e, pertanto, proponiamo la soppressione integrale dell'articolo 3-
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, lei non c'era ieri, però, per quanto riguarda l'autorizzazione paesaggistica, vorrei collegarmi a quello che ho detto ieri, invece, sulla questione che riguarda l'antimafia. Perché si parla tanto di questioni anche come questa, dell'autorizzazione paesaggistica, quando, in realtà... Mi fermo un attimo, deve finire, signor Presidente.
PRESIDENTE. Prego, prego.
GIANLUCA BUONANNO. Come dicevo, l'autorizzazione paesaggistica che interviene riguarda, invece, anche una questione che ha a che fare, secondo me, molte volte, per quello che conosco le procedure, con la mafia. Perché ? Perché quando ci sono troppe autorizzazioni, come capita purtroppo in Italia, poi ci sono tanti furbetti che tentano di fare il loro tipo di mestiere. E siccome noi qua discutiamo di cose importanti che riguardano la cultura, ovviamente collegate con il turismo, ci rendiamo conto, però, che la Camera dei deputati e il Senato non sono ancora riusciti a produrre quello che, invece, dovrebbe essere fatto immediatamente: e, cioè, che la Commissione antimafia sia vigente, sia fatta, non abbiamo un presidente di Commissione antimafia.
Quindi, io sollecito, come ho sollecitato ieri la Presidente Boldrini: facciamo in modo che ci sia la Commissione antimafia subito, perché è inutile qui fare la morale su cento cose, discutere di cento cose, quando non siamo capaci neanche di mettere insieme la Commissione antimafia solo perché non si mettono d'accordo su chi deve fare il presidente. Perché, anche in questo caso, è una questione di poltrone. Credo, invece, che sia giusto intervenire su questo, perché, quando si parla, ripeto, di autorizzazioni paesaggistiche – se penso, poi, soprattutto, a certe parti del sud d'Italia, dove l'abusivismo è imperante, dove ci sono questioni assurde, dove il catasto non sanno neanche che cosa significhi in tante parti del Meridione –, è evidente che bisogna dare degli esempi.
Dopo di che, signor Presidente, anche questo atteggiamento che c’è in Aula veramente ha il sapore mafioso, perché sembra come le tre scimmiette: una non sente, una non vede, una non parla; il centrosinistra, dalla sinistra cosiddetta estrema, anche se è sbiadita, sono tutti muti, non fanno neanche un intervento. Va bene così ! È come il metodo mafioso: stiamo tutti zitti, ma facciamo le cose.
PRESIDENTE. Non offenda, deputato. Non offenda.
GIANLUCA BUONANNO. Portiamo le cose a Firenze e stiamo tutti zitti.
Il PD lombardo, con i suoi rappresentanti, stanno tutti zitti e va bene così ! Questo si chiama metodo mafioso, come si vede nei film !
PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, questo non è tollerabile !
GIANLUCA BUONANNO. Signor presidente, vorrei parlare.
PRESIDENTE. Deputato Buonanno, richiamo anche lei all'ordine perché non è tollerabile offendere altri parlamentari.
GIANLUCA BUONANNO. Io non sto offendendo, io sto dicendo un'altra cosa, e lo sto dicendo in maniera normale e corretta senza insultare nessuno. Ho detto che secondo me è come un metodo mafioso, nel senso che qua alla fine stanno tutti zitti !... Senta, non so, siamo allo stadio Olimpico o siamo in Parlamento ?
PRESIDENTE. Deputato, ha ancora un minuto.
GIANLUCA BUONANNO. Se lei, signor Presidente, mi fa parlare parlo, altrimenti... io non lo so. Lei deve fare un po’ la convergenza, perché se fanno versi quelli del MoVimento 5 stelle fa finta di niente, se fanno versi quelli della sinistra fa finta di niente...
PRESIDENTE. Non mi risulta, vada avanti, prego.
GIANLUCA BUONANNO. Allora cerchi di essere corretto anche con me.
PRESIDENTE. Credo di stare esercitando la mia funzione, prego, vada avanti.
GIANLUCA BUONANNO. Non mi pare. Le sto dicendo, lo ribadisco e mi prendo le mie responsabilità, che questi atteggiamenti sembrano similari ai metodi mafiosi dove tutti stanno zitti e fanno i loro porci comodi, stanno tutti muti e intanto a Firenze si prende quello che deve fare. Qua si parla di questioni paesaggistiche e non sanno neanche che nel Meridione fanno tutto e il contrario di tutto, tanto non succede assolutamente niente perché le regole lì non esistono se non quelle della camorra, della e della mafia. Questa è una verità e tutti stanno zitti qua dentro e non sono capaci neanche di fare la Commissione antimafia ! Si vergognino ! Qua parlano di mafia – e c’è il deputato di Sinistra Ecologia e Libertà, Fava, che ne ha fatta una propria questione morale per tutta la vita e non è qua presente –, parlano di mafia e non sono capaci di fare la Commissione antimafia. E questi sarebbero quelli che combattono la mafia ? Ha ragione Sgarbi: c’è solo la produzione di dire della mafia, ma loro vivono su queste cose e cioè di combattere la finta mafia per lasciare la mafia vera che continua a fare quello che deve fare, per loro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la cosa sta diventando molto seria perché noi non possiamo, come singoli o come gruppi o come parlamentari, essere continuamente insultati, ingiuriati. Se fossimo fuori di quest'Aula quattro ceffoni a qualcuno non li avrebbe tolti nessuno ! Chiaro ?
Definirci mafiosi...
GIANLUCA BUONANNO. Sono qua, vieni qua, fammi vedere !
PRESIDENTE. Onorevoli deputati, vi prego ! Deputato Sannicandro, vada avanti, cortesemente !
ARCANGELO SANNICANDRO. Io sono ... io sono dell'opinione...
PRESIDENTE. Deputati, lasciamo continuare il deputato Sannicandro ! Deputati ! Deputati ! Andiamo avanti !
DAVIDE CAPARINI. Non va bene ! Due pesi e due misure, non va bene !
PRESIDENTE. Io tengo in considerazione il tenore degli interventi, sia di quello di prima che di questo. Andiamo avanti .
ARCANGELO SANNICANDRO. Io sto dicendo che qui si usano delle espressioni che fuori di quest'Aula – non ho detto che lo devo prendere a ceffoni –, io ho detto che, fuori di quest'Aula, certe espressioni, certi comportamenti darebbero adito ad una vera e propria rissa, chiaro. Ora noi ci stiamo contenendo qua dentro. Noi ...
PRESIDENTE. Deputati della Lega, cortesemente ! .
ARCANGELO SANNICANDRO. La stragrande maggioranza di quest'Aula sta dimostrando ampia serietà, profonda pazienza
PRESIDENTE. Non si può continuare così, se qualcuno chiede di parlare, dopo sicuramente avrà la parola ! Deputati, non è possibile continuare il dibattito in queste condizioni !
DAVIDE CAPARINI. Non va bene ! Due pesi e due misure, non va bene !
PRESIDENTE. Deputato Caparini, la richiamo all'ordine ! Deputati, non è possibile continuare in questo modo ! Non è possibile continuare in questo modo ! Deputati ! Prego onorevole, continui.
ARCANGELO SANNICANDRO. L'articolo 42 del Regolamento afferma: «È fatto personale l'essere intaccato nella propria condotta...». Ora è evidente che qui tutti quanti, chiamati mafiosi, potremmo tutti elevarci a titolo personale per chiarire questa posizione, questa ingiuria, è chiaro ? Allora, signor Presidente, io ritengo che il suo compito, come quello della presidente Boldrini e degli altri suoi colleghi Vicepresidenti, non sia un compito facile, tanto è vero che io sono sempre dalla parte della Presidenza, da chiunque sia rappresentata, da lei o da altri. E non dirò mai che se il Presidente è lei, lei favorisce il suo gruppo e se il Presidente è Giachetti favorisce il suo gruppo.
Non l'ho mai detto, non lo dirò mai, perché so quanto è difficile il vostro compito, soprattutto quando ci sono ampie schiere di persone che, ripeto, non hanno alcun rispetto del luogo in cui si trovano e quindi fanno anche di tutto per accreditarsi a dissacrare questa istituzione, perché questo poi è il giochino. Il bambino, per apparire grande, non fa altro che insultare il padre. Questo è il giochino che conosciamo tutti, dialetticamente parlando. Quindi, abbiamo sempre continua prova del fatto che si cerca di dissacrare ogni volta la Presidenza allo scopo di apparire.
Ora, dicevo che il suo compito è difficile, però mi deve consentire che non è che ci vuole tanto a capire quando uno scantona, quando uno comincia ad offendere o quando si sta abusando della prassi secondo la quale ognuno prende la parola per fatto personale quando fatto personale non è, oppure quando si fanno dei richiami al Regolamento per parlare di tutt'altro ...
PRESIDENTE. Non mi risulta. Colleghi ! Deputato Sannicandro, mi scusi se la interrompo. A me non risulta che in questo momento ci siano stati interventi prima sul fatto personale o richiami al Regolamento. Eravamo nell'ambito del dibattito.
Ora, proprio al fine di accogliere anche alcune richieste, in questo momento io direi che è il caso di continuare con il dibattito sull'emendamento che stiamo esaminando. Questo è il punto, fermo restando che io ravviso quando si stanno offendendo dei gruppi e quanto è grave la dichiarazione fatta. Io lo ravviso e me ne assumo la responsabilità. Prego.
ARCANGELO SANNICANDRO. Io non sto contestando che il potere alla fine è suo, non l'ho mai detto, e non ha mai visto me personalmente elevarmi quando lei, a suo insindacabile giudizio, o altri Vicepresidenti, adottate delle decisioni, perché so che alla fine deve decidere lei. Non è questo in discussione, tant’è vero che...
PRESIDENTE. Sì, però, adesso direi di attenerci all'argomento.
ARCANGELO SANNICANDRO. L'argomento è, ripeto, il richiamo al Regolamento nella parte in cui si dice che un deputato può prendere la parola per fatto personale. Noi qua siamo stati tutti chiamati, ripeto, mafiosi e questo... È inutile fare disquisizioni. Voi mantenete un atteggiamento mafioso: questo è stato detto espressamente ! Non c’è bisogno di dire a una persona che è un mafioso, lo si può dire anche in tanti altri modi, perché la lingua italiana è ricca e il vocabolario è abbondante di sinonimi.
PRESIDENTE. Deputato, dovrebbe concludere.
ARCANGELO SANNICANDRO. Soltanto questo volevo dire. Ora, ripeto, non accada più che qualcuno si prende la libertà di insultare i deputati collettivamente, individualmente o come gruppo, e noi chiediamo che lei, Presidente, che lo sa fare molto bene, faccia ancora meglio di quanto è riuscito a fare fino ad oggi .
PRESIDENTE. La ringrazio.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Su quale articolo ?
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intervengo sugli articoli 58 e seguente. Signor Presidente, intanto vorrei sottolineare e richiederle la cortesia anche con il deputato Sannicandro, visto che è appena intervenuto parlando e disquisendo sulle parole del collega Buonanno, che anche lui non utilizzasse, o meglio solo lui, giri di parole. Infatti, quando egli dice: è un comportamento da prendere a schiaffi qui fuori; e dopo dice: sì, ma non intendevo quello, forse qua fuori erano altre persone; ciò è inaccettabile. Lei, Presidente, deve intervenire, perché questa è una minaccia a un collega parlamentare e la minaccia deve essere richiamata all'ordine, è previsto dal Regolamento stesso .
In secondo luogo, intervengo per sottolineare che lei, invece, ha richiamato all'ordine l'onorevole Buonanno, del quale può non condividere le parole, ma non ha dato del mafioso a nessuno. Ha detto che il silenzio che c’è in quest'Aula dei colleghi di Monza e altro sembra un metodo mafioso, perché è il metodo del silenzio, ma non ha dato del mafioso a nessuno ! Lei non può richiamare all'ordine l'onorevole Buonanno e stare zitto verso una minaccia verso un collega parlamentare ! Noi questo lo denunciamo ! È per questo che c’è stata l'alzata di scudi da parte della Lega, perché chiediamo che venga rispettato veramente il Regolamento e non ci siano dei pregiudizi verso dei deputati che, seppure in modo magari colorito, esprimono delle opinioni, ma non offendono nessuno. Non è possibile che venga richiamato l'onorevole Buonanno, mentre all'onorevole Sannicandro non venga detto nulla e possa minacciare liberamente e in modo violento un collega deputato.
Quindi la invito a richiamare all'ordine l'onorevole Sannicandro
PRESIDENTE. Mi chiedevo cosa c'entrasse questo con il giurì d'onore, perché lei ha chiesto la parola sugli articoli 58 e seguenti, però come al solito, insomma, abusiamo anche della pazienza in questo senso...
GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Lei ha appena dato la dimostrazione di come usa due pesi e due misure, perché il collega Sannicandro non ha citato nessun tipo di articolo del Regolamento e lo ha lasciato parlare, mentre qui ha dovuto puntualizzare ! Le faccio i miei complimenti.
PRESIDENTE. No, assolutamente. L'intervento del deputato Sannicandro, che io ho interrotto più volte, era un intervento che aveva chiesto, sembrava, sull'emendamento e ho richiamato proprio ad intervenire sull'emendamento, poi in corso d'opera si è scoperto che era un intervento sul Regolamento: questo è stato un errore .
DAVIDE CAPARINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Visto che mi ha richiamato all'ordine, le faccio presente che prima di tutto il collega Fedriga è intervenuto sull'articolo 58 e successivi, quindi la invito, come giustamente lei ha stigmatizzato nel caso avesse sbagliato, a correggersi perché 58 e 59 sono gli articoli oggetto del suo intervento e quindi il collega giustamente ha fatto quello che doveva, lei faccia quello che deve e gli chieda scusa prima di tutto.
Dopodiché, guardi, Presidente, lei non se ne esce così facilmente da una situazione incresciosa che ha creato, perché lei ha consentito a un deputato di minacciare un altro deputato in Aula e non ha battuto ciglio, questo è quello che è accaduto.
Siccome io ricordo i suoi interventi in Ufficio di Presidenza rispetto al mantenimento di un certo livello all'interno dell'Aula in termini di rapporti tra i singoli parlamentari e i gruppi, io credo che in questo momento lei abbia trasceso i suoi compiti, nel caso dell'onorevole Buonanno, e abbia mancato gravemente al suo cui compito nel caso dell'onorevole Sannicandro.
Ora, dato che, purtroppo, io ravvedo questo comportamento quando lei presiede, le chiedo di mantenere lo stesso metro di giudizio dall'inizio alla fine della seduta e non essere così ondivago così come lei purtroppo è in alcuni casi, soprattutto quando la seduta diventa difficile da gestire.
Quindi, le chiedo di fare un esame del suo operato e di presentarsi in Aula la prossima volta con una maggiore pacatezza e soprattutto con una maggiore imparzialità. Poi, sbagliare è umano, però io le chiedo che, di fronte alla Presidenza, tutti i deputati siano trattati allo stesso modo, così come non è avvenuto sino ad ora nel caso del collega Buonanno. E questo è un dato di fatto .
PRESIDENTE. Il deputato Di Stefano, che aveva chiesto di intervenire, vi rinunzia.
ANGELO CERA. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Su quale articolo ?
ANGELO CERA. È una cosa generale, Presidente È un intervento un po’ fuori dalle righe. Voglio dire agli amici...
PRESIDENTE. No, no allora scusi, deputato Cera. Siccome...
ANGELO CERA. Allora, Presidente, io non sono mai stato tenero con gli amici del MoVimento 5 Stelle...
GIANLUCA PINI. Ma se quindici giorni fa gli volevi menare !
ANGELO CERA. ... però voglio dire agli amici della Lega: guardate, si può accusare l'amico Presidente Di Maio di tutto, ma di essere stato partigiano nei confronti di uno o degli altri o degli altri ancora mi pare veramente fuori da ogni logica. Bisogna dire pane al pane e vino al vino. Io credo che tutti noi possiamo dire tranquillamente, con onestà, dell'assoluta serietà con la quale il nostro Presidente, che presiede questa mattina, è un Presidente al di sopra di ogni sospetto .
PRESIDENTE. Non essendoci altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Benedetto 3-.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, dicevo che, finita la seduta dell'Aula, vado in giro per Roma a cercarmi un'armatura, così, anche se mi vogliono schiaffeggiare sono salvo.
Per quanto riguarda l'emendamento in questione, mi fa piacere che sia stato proposto, perché è proprio quello che ho detto ieri al Ministro: l'emendamento motiva e attua concretamente una collaborazione con gli enti locali, che sono le sentinelle del territorio che possono aiutare in modo efficace il Ministero, quindi il Ministro attualmente in carica, e dice proprio che non devono essere sentiti gli enti locali, ma «d'intesa con gli enti locali»: gli enti locali devono diventare protagonisti. Purtroppo, il protagonismo, come spesso capita, è tutto centralizzato e non si sentono neanche gli enti locali, non solo per sentire o per mandare la lettera, ma gli enti locali devono essere protagonisti insieme al Ministero.
Si tratta di un emendamento che, secondo me, con una sola parola, cambia la sostanza delle cose e può migliorare il risultato vero di quello che è un problema di questo Paese: tutti fanno delle cose e non si sa quello che fa la mano destra con la mano sinistra; o, come prima diceva un mio collega, pane al grissino e acqua al vino, e la macedonia alla fine della cena.
Dicevo, signor Presidente: qui dobbiamo intervenire in maniera seria e non servono i soldi. Le ripeto, signor Ministro: coinvolga gli enti locali, non le soprintendenze, dove c’è purtroppo troppa gente che dorme in piedi: gli enti locali invece, che sono quelli che fanno e producono le cose, sono quelli che sanno che cosa significa risolvere i problemi. Perché noi in Italia abbiamo quelli che risolvono i problemi, che sono i sindaci (parlo in generale, di tutti i colori politici), che possono farlo; e poi ci sono quelli che moltiplicano i problemi, cioè quelli che stanno nei palazzi ministeriali, che stanno nelle soprintendenze, che stanno magari nelle regioni. Insomma, ce ne sono tanti che vivono solo per moltiplicare i problemi, perché, se non moltiplicano i problemi, non hanno ragione di esistere.
Questi, che sono i burocrati con la medaglia d'oro, sono quindi quelli che dobbiamo «eliminare» dal sistema. Dobbiamo invece fare in modo che ci sia un collegamento diretto tra lei, signor Ministro, e gli enti locali, che possono collaborare con lei per portare a casa dei risultati veri. Perché poi alla gente quello che importa è vedere il risultato.
Certo che, se in questo Paese per vedere un risultato ci mettiamo decenni, il risultato ovviamente è negativo. Se per vedere un risultato, con tutta la burocrazia che c’è, dobbiamo aspettare anche in questo caso decenni, se una cosa che costa 5 la facciamo costare 500, ovviamente è un danno per il patrimonio e per l'erario del nostro Paese, ma nello stesso tempo è anche un danno perché non si vedono sistemate le cose che invece in questo Paese, con la ricchezza che ha, devono essere sistemate.
Quindi, la Lega voterà favorevolmente su questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pastorelli. Ne ha facoltà.
ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, ritiro l'emendamento.
PRESIDENTE. Sta bene, quindi l'emendamento Pastorelli 4-.3 è ritirato.
Passiamo all'emendamento Luigi Gallo 5.1, su cui vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.
LUIGI GALLO. Signor Presidente, questo emendamento ha il fine di distribuire in maniera più equa le risorse che, altrimenti, da un canto sarebbero ingiustificatamente elevate per un numero ristretto di soggetti, e dall'altro assolutamente inadeguate, anzi irrisorie, per affrontare le emergenze di una molteplicità di beni a grave rischio di deterioramento.
Abbiamo proposto una riduzione delle erogazioni a favore dei Nuovi Uffizi e del Museo Ebraico della Shoah per destinarle al Fondo per gli interventi urgenti sui beni a rischio di deterioramento. Sono innumerevoli i siti che necessitano di interventi urgenti, ma mi limiterò a parlare dei siti che in questi mesi ho visitato, sollecitato dalle richieste della Rete e delle comunità.
Parlo dei tesori archeologici che cadono a pezzi a Bacoli: Tomba di Agrippina, Sacello degli Augustali di Misenum, Cento Camerelle, la Piscina Mirabilis e il Castello di Cuma. Parlo dell'area Flegrea, decantata dai grandi oratori romani, come Cicerone, per la propria bellezza. Ebbene, questi siti stanno perdendo i propri tesori archeologici. Io spero che il Ministro Bray ascolti e vada a visitare anche i siti che hanno meno risonanza mediatica. Sono decine i siti di interesse nazionale chiusi e lasciati nel degrado più totale, mentre preziosi intonaci cascano al suolo rovinando irrimediabilmente la memoria storica dei luoghi.
Potrebbero essere il volano di uno sviluppo sostenibile basato sul turismo. Queste terre traboccano di petrolio culturale, che non viene raccolto e fluisce via tra i rivoli della dimenticanza; prova ne è la condizione in cui versa la Tomba di Agrippina, splendido odeon che affaccia sul mare di Marina Grande e che è chiuso dall'epoca del bradisisma. Oggi, le persone che vivono a ridosso di spiaggia e del sito archeologico usano le mura romane per far asciugare gli indumenti intimi stesi al sole e possono guardare l'opera solo attraverso le sbarre dei cancelli che la delimitano.
Ancora, il Sacello degli Augustali, paradossale tempio che sorge a Misenum, è inondato di acqua, e in questa vicenda si delinea anche il delinquenziale uso dei fondi pubblici. Con i fondi POR 2000-2006 dell'Unione europea sono state installate pompe idrovore, ma né il Comune di Bacoli, né la soprintendenza pagano la fornitura elettrica per farle funzionare. Così il sito rimane sommerso, a rischio crollo per le infiltrazioni d'acqua, ma soprattutto per il degrado.
La Dragonaria, residui a Miliscola di un'antica scuola militare, diventa parcheggio abusivo e le Cento Camerelle (il primo livello di età augustea, mentre gli altri tre sono di età repubblicana), sistema idrico unico nel suo genere, rimane chiuso dopo essere stato per secoli una delle tappe fondamentali del . Ha dei problemi statici e per la pubblica incolumità si pensò già circa dieci anni fa di chiudere questo impianto. Le comunità del luogo sono in attesa che i 400 mila euro stanziati per il ripristino di questo impianto siano messi sul tavolo per far ricominciare i lavori.
Un turista che viene in Italia non sa quali siti visitare, in che condizioni sono, quali giorni sono aperti, con quale mezzo si raggiungono e tutto questo va a danno dell'economia del Paese.
Finora in ambito di beni culturali si sono distribuiti soldi a pioggia senza criterio, questo lo abbiamo denunciato anche in Commissione.
C’è un di siti e di organizzazioni che ricevono dei soldi, poi decurtati o meno in funzione delle risorse disponibili. Vanno inseriti dei criteri per assegnare le risorse. Nel frattempo, chiediamo più risorse per interventi urgenti sui beni a rischio .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 5.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo
Dichiaro aperta la votazione.
GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, colgo l'occasione per informare i miei colleghi che domani sarà il mio compleanno e quindi – grazie per gli applausi –, siccome io la ritengo una ricorrenza di particolare importanza, chiedo lo stanziamento di qualche centinaia di migliaia di euro in base all'articolo 5, comma 3-, di questo decreto. È proprio quello che noi vogliamo eliminare, perché in questo comma, il 3- appunto, si dice che verranno stanziati 8 milioni di euro, di cui 1 milione per l'anno 2013 e 7 milioni per l'anno prossimo, per far fronte a interventi di particolare rilevanza nella tutela di beni culturali che presentano gravi rischi di deterioramento – e qui nessuno, ovviamente, può dire nulla – e poi, alla lettera per la celebrazione di particolari ricorrenze.
Ecco noi vorremmo chiedere che significa per le celebrazioni di particolari ricorrenze ? Quali sono queste particolari ricorrenze per cui bisogna stanziare 8 milioni di euro ? È sempre la solita «manovrina» per dare poi qualche soldo agli amici, agli amministratori locali che chiedono dei soldini, degli spiccioli, per finanziare qualche festa di partito per finanziare qualche festa di qualche privato che poi gira i soldi sotto forma di finanziamento ai partiti ? Perché questi partiti, come sappiamo, non vivono solo di finanziamenti pubblici, ma vivono anche di finanziamenti di privati, di amici privati. Allora, ci sembra una norma di buon senso eliminare questa parte del comma, anche perché si darebbe una discrezionalità assoluta al Ministero di erogazione di questi fondi e, trattandosi di 8 milioni di euro, non parliamo di pochi soldi, non ci sembra proprio il caso .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, sono d'accordo su ciò che ha detto il collega che mi ha preceduto, cioè si dovrebbe fare chiarezza, signor Ministro, su dove effettivamente vanno spesi questi soldi. Come al solito, quando prima parlavo di metodo mafioso, di atteggiamenti che assomigliano a quelli mafiosi, intendevo anche questo tipo di situazione, cioè basta dover essere sempre fumosi nelle cose per poter poi ottenere e andare a fare dei risultati senza discutere, ad esempio, con il Parlamento. Io penso che sia giusto chiarire le cose prima. Quindi, se il signor Ministro ha già delle idee in merito a ciò, ce le dica, poi si discute se sono cose che possono essere valide oppure no, altrimenti noi parlamentari siamo qui a dover votare delle cose senza neanche sapere qual è il fine di queste somme. Sono somme importanti, magari per il bilancio dello Stato sono somme piccole, però per chi come noi fa l'amministratore locale, quando si parla di qualche milione di euro, ci viene da pensare. Poi come al solito – ripeto – come è successo oggi e come succede sempre, ahimè, in questa Aula, ci sono le questioni del favore agli amici degli amici, le cosiddette «marchette» che risultano poi casualmente e arrivano a chi magari fa un po’ il birichino in quel periodo e quindi bisogna dargli una mano, perché così sta un po’ più buono, gli fanno una specie di TSO politico. Sapete cosa è il TSO ? Trattamento... ? Siccome lo so anch'io perché l'ho firmato tante volte anche a persone che votavano a sinistra, probabilmente ci sarà anche un motivo, non lo so, sarà stato un caso. Comunque, gli fanno il trattamento sanitario obbligatorio politico e quindi cercano di anestetizzare coloro che magari fanno un po’ i birichini.
Volevo poi chiudere il mio intervento, non l'ho fatto prima perché ci ho pensato un attimo. Signor Presidente, mi rivolgo a lei, come ho già fatto altre volte, se posso. Io chiedo una cosa a lei, signor Presidente, perché comunque ho rispetto nei suoi confronti. Voi siete, come ho già detto anche alla Presidente Boldrini, i Vicepresidenti, più il Presidente, e se tutti adottaste le stesse regole e gli stessi comportamenti, non ci sarebbero problemi. Invece purtroppo io vedo, come vedono tanti altri parlamentari, che ognuno di voi adotta un metodo suo e quindi delle cose che uno può fare da una parte, non le fa dall'altra e viceversa. L'unica cosa vera che avete adottato tutti nei miei confronti è che appena io dico qualcosa mi date due «stangate». Se io avessi detto quello che il collega Sannicandro ha detto, lei mi avrebbe espulso dall'Aula. Io non mi sono mai permesso di dire ad uno: vieni fuori che poi dopo ti do quattro schiaffoni o te li danno i quattro schiaffoni. Al di là del fatto che spero che quando parla il collega Sannicandro ci sia anche il traduttore simultaneo, perché io tante volte non capisco neanche che cosa mi dice.
MICHELE PIRAS. Neanche noi !
GIANLUCA BUONANNO. Ma quello l'ho capito molto bene, cioè il fatto che qualcuno mi ha minacciato. Se l'avessi fatto io lei mi avrebbe espulso dall'Aula. Lo fa un comunista o un presunto tale e va bene tutto. Io queste cose non le ritengo giuste, signor Presidente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, solo per osservare che è un po’ curioso pretendere di sapere come saranno spesi dei soldi che sono stanziati per far fronte a casi futuri e in questo momento imprevedibili.
Tuttavia, signor Ministro, non è del tutto privo di contenuto quello che è stato detto e le critiche che sono state esposte. Noi abbiamo bisogno di un sistema che ci consenta di monitorare lo stato delle opere, in modo da poter prevedere con ragionevole anticipo quando si verificheranno dei crolli o dei deterioramenti.
Credo che questo debba essere oggetto di riflessione e, quando fossimo in grado di farlo, anche il sospetto sulle cosiddette «marchette» si attenuerebbe. Non credo che i soldi verranno dati per celebrare feste di compleanno, ma che, dovendo decidere tra diverse opere, si possa scegliere con criteri non meramente tecnici, questo è possibile. Un sistema di monitoraggio, su cui, tempo fa, i lavori erano iniziati, aiuterebbe a creare trasparenza e chiarezza anche su questi problemi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, colleghi, mi accodo alla richiesta del collega della Commissione cultura, il deputato Vacca. In particolare, riteniamo che chi ha scritto la lettera del comma 3- dell'articolo 5, di cui, appunto, noi chiediamo l'abrogazione, o è una persona incompetente o è una persona in malafede, perché non possiamo pensare, in questo momento...
PRESIDENTE. Deputati, vi invito ad abbassare il tono della voce, per favore.
MASSIMO ENRICO BARONI. ... non possiamo pensare, in questo momento, con i tassi di disoccupazione e i livelli di povertà relativa che sono sotto gli occhi di tutti, con gli italiani che hanno delle difficoltà enormi, di poter far passare 7 milioni di euro con cinque semplici parole: «di celebrazione di particolari ricorrenze».
Io sono perché chi ha scritto questa cosa sia assolutamente in malafede, però ognuno se ne faccia la propria ragione e si faccia la propria opinione. Noi chiediamo l'abrogazione di questo regalo agli amici degli amici .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, trovo assolutamente bizzarro che si possa consentire ancora, in quest'Aula, al collega Buonanno di dire che il collega Sannicandro, quando parla, è incomprensibile. Trovo bizzarro che il collega Buonanno si risenta del fatto che, secondo il suo parere, avrebbe ricevuto delle minacce.
Io ricordo che per le minacce il codice penale prevede un certo reato; invece, per chi va per le vie di fatto, il codice penale prevede delle pene...
PRESIDENTE. Deputato, noi dobbiamo attenerci all'argomento. Mi scusi un attimo: io le ho concesso un intervento sull'emendamento che stiamo esaminando; ai fini dell'economia dei lavori dell'Aula, le chiedo di attenersi all'argomento.
FILIBERTO ZARATTI. Chiedo di intervenire per un richiamo al Regolamento, ai sensi degli articoli 58 e seguenti.
FILIBERTO ZARATTI. Volevo dire che il codice penale prevede delle pene ben maggiori per chi va per le vie di fatto. Vorrei ricordare che non più tardi di qualche giorno fa, in quest'Aula, il collega Buonanno ha aggredito il collega Matarrelli, sotto la Presidenza Baldelli, addirittura impegnando circa cinque commessi per cercare di trattenerlo, davanti a tutti.
Allora io penso che il collega Buonanno e i colleghi della Lega, prima di risentirsi in questo modo, farebbero bene a controllare i propri comportamenti, per rispetto dei colleghi e per rispetto di quest'Aula .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vacca 5.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
SIMONE VALENTE. Signor Presidente, intervengo solo per spiegare un po’ la di questo emendamento. Con questo emendamento chiediamo di sopprimere l'articolo 5-, articolo che era stato inserito al Senato dai partiti e in cui si dice che, per l'anno 2013, 2014 e 2015, vengono destinati 500 mila euro – quindi sarebbero un milione e mezzo di euro – a questo istituto. Quindi ci chiediamo, perché noi dobbiamo dare un milione e mezzo di euro a questo istituto, e non ad altri istituti ? Questo istituto prende già dei soldi dal Ministero, e lo dimostra una tabella dove ci sono più di duecento fondazioni e istituti. Però solo questo istituto viene menzionato. Allora noi vogliamo sopprimere questo articolo perché pensiamo che i soldi vadano distribuiti a tutti
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Brescia 5-1 e Buonanno 5-2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
SIMONE VALENTE. Signor Presidente, il decreto in questione è un provvedimento che crede nella cultura come valore, come collante di una società, di un Paese, che vuole essere unito e credere unito nel suo futuro, la cultura come dovere verso un patrimonio artistico e paesaggistico straordinario che dobbiamo valorizzare e tutelare, come è indicato nella nostra Carta costituzionale. Allora ecco che la cultura, e quindi un decreto sulla cultura, diventano sinonimo di sviluppo. La scarsità di risorse è certamente uno dei problemi più urgenti che dobbiamo affrontare, ma da essa deriva anche l'occasione per ripensare la gestione delle forme di utilizzo del denaro pubblico. Sono scelte, quelle approvate, la cui applicazione deve essere pianificata e monitorata con attenzione e rigore. A tal proposito, volevo sottoporre alla vostra attenzione un emendamento aggiuntivo che era stato predisposto ed accolto al Senato, e che riguarda gli interventi urgenti di tutela dei siti e del patrimonio UNESCO in provincia di Ragusa. Mi riferisco all'articolo 5- che prevede la spesa di 100 mila euro per ciascuno degli anni 2013, 2014 e 2015. Ora noi non contestiamo affatto il fatto che si intenda tutelare questi siti. Ben vengano i fondi per i siti, soprattutto quelli inseriti nel patrimonio UNESCO. Ma una cifra simile, così irrisoria, è veramente ridicola per tutelare la bellezza di diciotto monumenti della cittadina siciliana Con 100 mila euro l'anno per tre anni, possiamo a malapena redigere i progetti, predisporre le aree di cantiere e restaurare o mettere in sicurezza una piccolissima parte del bene oggetto dell'intervento di tutela. E poi, perché Ragusa sì, ed altre decine, centinaia di beni presenti sul territorio, patrimonio magari non dell'UNESCO, ma della cittadinanza italiana, non ricevono lo stesso interesse ? Noi del MoVimento 5 Stelle staremo a vigilare affinché le norme contenute in questo decreto-legge trovino attuazione, perché il problema in Italia è che si fanno anche provvedimenti belli, con norme efficienti sulla carta, che poi rimangono dimenticati nell'oblio.
Un'ultima considerazione, che è una speranza, e poi chiudo il mio intervento, Presidente: la cultura è un dovere per noi e per il futuro del nostro Paese perché è espressione della nostra identità culturale .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buonanno 5-.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
MARIA MARZANA. Signor Presidente, in questo articolo, il 6, i beni immobili pubblici, come caserme dismesse o scuole militari inutilizzate, possono essere locati o concessi con un canone mensile simbolico al fine di promuovere i giovani artisti e incentivare la realizzazione di centri di produzione artistica.
Quando si parla di incentivo ai giovani si prova sempre un po’ di trepidazione, perché si pensa che questa classe politica autoreferenziale forse adesso si sia accorta della risorsa giovani, tranne poi puntualmente rimanere insoddisfatti. È positivo, infatti, che le entrate derivanti dalla locazione o concessione andranno a costituire un fondo gestito dal Ministero dell'economia e delle finanze, ma non si può ignorare che agli interventi di manutenzione straordinaria è destinata ingiustificatamente una somma insignificante.
Pertanto, abbiamo ritenuto opportuno ancorare il fondo a una percentuale fissa che gravi sugli introiti derivanti dai canoni di locazione e concessione degli immobili, determinando un riequilibrio tra le entrate a beneficio dello Stato e l'adeguatezza dell'entità dei finanziamenti destinati alla manutenzione straordinaria .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marzana 6.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
SIMONE VALENTE. Signor Presidente, il nostro emendamento è per sopprimere appunto questo comma 5-, perché questa è, di fatto, la principale «marchetta» che è stata inserita al Senato, ovverosia sono destinati cinque milioni di euro al MAXXI per fare un favore alla Melandri .
Questo però mi fa fare anche un ragionamento sul comportamento degli altri partiti, perché mi chiedo: come mai nei corridoi siamo tutti d'accordo, tutti d'accordo che questa è una marchetta per una persona, ma poi qua in Aula siamo tutti in silenzio ? Come mai ? Iniziate a denunciarlo anche voi !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BUONANNO. Scusi Presidente, quanto tempo ho ?
PRESIDENTE. Cinque minuti. E chiedo di liberare i banchi del Governo per favore.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, quello che ho chiesto ieri al signor Ministro è se poteva darci una delucidazione sul fatto che l'ex onorevole Melandri, così come ha dichiarato qui in Aula, andava a fare il presidente ma non prendeva compenso. Avevo chiesto ieri al Ministro se poteva darmi una risposta, onde evitare polemiche futili, o se invece effettivamente, dopo che aveva detto che non prendeva lo stipendio, adesso prende lo stipendio la Melandri. Questa è la domanda che faccio al Ministro, se può darmi una risposta.
Per quanto riguarda il resto, certo, cinque milioni qua e il resto da un'altra parte sì, si chiamano «marchette» o si chiama anche metodo della «prostituzione di elargizione», cioè alla fine si cerca di accontentare tutti con un metodo che sembra quasi della prostituzione. Allora se questo è un metodo che fa piacere ad una certa parte del Parlamento non fa piacere a noi e a me anche come uno di quelli del tavolo dei nove che parla. In altre parole, non si può sempre pensare di fare la morale agli altri e poi dopo, quando si viene in Aula, come ha detto il collega che mi ha preceduto, stanno tutti in silenzio e fanno finta di niente. Poi però vanno in televisione a declamare, a dire di fare le cose quando in realtà in Aula si comportano in un modo opposto rispetto a quello che dicono in televisione o a quando rilasciano interviste sui giornali. È ora di finirla ! Questi 5 milioni di euro perché vengono dati proprio alla signora Melandri e a quello che lei rappresenta ? Perché il PD fa questo tipo di scelta ? Perché il Ministro ha scelto di dare 5 milioni di euro proprio lì ?
E così come succede da altre parti, perché non ce lo spiega ? Ieri ho chiesto anche al Ministro: mi dice la pianta organica di Pompei ? Non è che sto chiedendo la luna. Vogliamo capire quanta gente lavora o fa finta di lavorare a Pompei. Non è che stiamo chiedendo la luna. A me piacerebbe che il Ministro rispondesse su queste cose semplici, ma che ci fanno capire come funziona questo Paese. Invece le risposte non arrivano perché probabilmente neanche il Ministro sa qual è la pianta organica. Ma non è che il Ministro la deve sapere a memoria, perché capisco anch'io che non può sapere la pianta organica di tutto.
Ma il soprintendente che sta lì a Pompei cosa sa ? Il sindaco di Pompei cosa fa ? Come ho già detto ieri e lo ribadisco, anche se qualcuno si mette a ridere, ma per me è veramente una cosa madornale: come fa il sindaco di Pompei a far girare tutti quei cani randagi a Pompei e zone limitrofe ? Ma siamo in Italia o siamo in Uganda ? Siamo in un Paese normale o siamo in un Paese anormale ? Mi viene da dire che siamo in un Paese anormale, perché i sindaci del Nord allora sono dei cretini perché devono seguire sempre tutte le normative, compresa quella dei cani randagi, ed è giusto così, e ci sono posti del Sud dove i cani randagi fanno quello che vogliono, compreso andare nei siti così importanti a livello mondiale perché tanto va bene tutto. Queste cose noi non le accettiamo più. Questo è un Paese diviso letteralmente, non in due, in tre prezzi, in quattro prezzi, dove la mentalità del Nord non è equivalente a quella del Sud, dove se ci sono delle leggi dello Stato, se valgono per il Nord, devono valere anche per il Sud. Non è che per il Nord bisogna farle e per il Sud c’è la circostanza per cui se lo fai bene, se non lo fai va bene lo stesso.
Sono cose che non vogliamo più e, quindi, le chiedo, signor Ministro, in base a questo emendamento, in maniera più specifica: mi sa dire se la signora Melandri prende un compenso o no ? Perché da quei banchi del Partito Democratico l'anno scorso o due anni fa, non mi ricordo più, la signora Melandri ha detto: io mi dimetto da deputato e vado a fare gratuitamente la presidente. Gratuitamente, perché c'erano già polemiche allora. Io chiedo una risposta al signor Ministro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei distrarre per un attimo la vostra attenzione dal tema appassionante se la signora Melandri riceva o meno lo stipendio per focalizzarlo su di un tema, capisco più banale e meno importante, che è il Maxxi. Il Maxxi è un capolavoro dell'architettura moderna progettato da uno dei grandi, forse il più grande architetto dell'ultimo quarto del secolo XX grosso modo, Zaha Hadid. È un contenitore straordinario ed è un museo di arte contemporanea con il quale l'Italia lancia la sfida al mondo, ai grandi musei di arte contemporanea nel mondo per collocarsi all'interno della seria A dell'arte contemporanea. L'arte contemporanea ha delle caratteristiche particolari. Non ha delle collezioni fisse. Se noi non diamo soldi, tranne lo stipendio dei custodi, agli Uffizi, la gente agli Uffizi ci va sempre perché ci sono le collezioni degli Uffizi. Al Maxxi, se noi non diamo i soldi per organizzare eventi, mostre, fatti, dentro il Maxxi, non ci va nessuno perché il Maxxi è un contenitore meraviglioso, ma dentro non c’è niente.
Allora, prende lo stipendio la signora Melandri o non lo prende, è stata giusta o sbagliata la scelta di mettere lì la signora Melandri, fatta peraltro non da questo Governo, sono tutti argomenti appassionanti, ma vogliamo che il Maxxi chiuda ? Vogliamo rendere inutile un investimento di 100 milioni di euro fatto dallo Stato italiano o vogliamo dare al Maxxi gli strumenti per poter operare ? Chi conosce un poco queste cose credo che non consideri 5 milioni di euro una spesa inaccettabile. Se andiamo a guardare il bilancio dei musei stranieri con i quali il Maxxi vuole competere e ha mostrato di poter competere, perché alcune iniziative fatte in estrema carenza di mezzi hanno mostrato una capacità di entrare in questa competizione, io credo che ne valga la pena. Semmai io mi preoccuperei di una cosa: che garanzie dà il Maxxi di giungere in tempi ragionevoli ad un – chiedo scusa di aver usato queste parole – ad un equilibrio di bilancio il quale faccia in modo che esso non gravi in modo eccessivo sulle finanze dello Stato, perché è un investimento ? Bisognerebbe sapere poi quali sono i gli obiettivi che ci si dà in termini di vendita di biglietti, in termini di acquisizioni di sponsorizzazioni, e così via. Di tutto questo io amerei sentir parlare. Capisco che non è così importante come il quesito appassionante se la signora Melandri prenda o non prenda lo stipendio .
MASSIMO BRAY, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO BRAY, . Signor Presidente, permettetemi di ricordare solo alcune tappe che hanno portato alla scelta di questo emendamento. Il concorso di progettazione per il nuovo centro per le arti contemporanee è stato bandito nel 1998 e vinto nel 1999 dall'architetto Zaha Hadid; il 2000 è stato l'anno delle definizioni degli aspetti tecnici e del documento preliminare della progettazione. Nel 2001 viene istituita la DARC, committente dell'opera; nel 2002 avviene la consegna del progetto definitivo ed esce il bando di gara, nel marzo 2003 si dà il via ufficiale ai lavori, il cui completamento, previsto per il 2006, avviene tre anni e mezzo fa, il 28 maggio del 2010. Il costo complessivo è stato di 183 milioni 546 mila euro.
Com’è stato giustamente detto, il Maxxi è il museo nazionale per l'arte contemporanea e ha ricevuto contributi per circa 7 milioni di euro nel 2010; 4 milioni di euro nel 2011; nel 2012 è stato commissariato e ha ricevuto interventi per il commissariamento pari a 3,7 milioni di euro; nel 2013, a fronte di previsioni di 8 milioni di euro, il mio Ministero ne ha erogati 6. Ecco perché la previsione di un contributo stabile di 5 milioni di euro all'anno interviene a regolare e sistematizzare un finanziamento ordinario a carico del Ministero, modificando quella che è stata sino ad oggi la modalità adottata nell'erogare i fondi. Ciò permetterà nello stesso tempo di poter programmare il lavoro del Maxxi, se si vuole che continui ad essere il museo nazionale di arte contemporanea
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vacca. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la precisazione, però ci deve anche spiegare, allora, il motivo per cui questo finanziamento, se è così importante, perché non l'ha inserito direttamente il Governo nel decreto e non un emendamento del PdL che sa tanto, appunto, di marchetta
Lei ha elencato, Ministro, una serie di fallimenti, nella gestione dell'ambito della cultura, proprio dei partiti che lei rappresenta. Quello che lei ha elencato è un elenco di fallimenti continui che sono stati fatti nella gestione di questo ambito, del Maxxi.
E poi ci deve spiegare una cosa: la Melandri, una nota politica, una politica di lungo corso, viene messa a presiedere un museo così importante e che dovrebbe essere strategico. È proprio questo il problema. Quando noi diciamo che siamo diversi dai partiti è perché noi non riusciamo a concepire proprio questa logica. E il sospetto, quindi, che poi un emendamento come questo sia un regalo a una ex parlamentare, a una collega, che adesso si trova a presiedere un museo, francamente viene a tutti i cittadini, non soltanto a noi del MoVimento 5 Stelle.
Quindi, ribadiamo che questo emendamento dovrebbe essere approvato e che questo finanziamento non rientra in una programmazione generale e strategica, ma sa tanto, appunto, di regalo a una ex collega
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Giancarlo Giordano. Ne ha facoltà.
GIANCARLO GIORDANO. Signor Presidente, io penso che i toni di questa discussione su questo specifico emendamento e su altri siano andati oltre...
PRESIDENTE. Deputati, vi invito ad abbassare il tono della voce.
GIANCARLO GIORDANO. Quando un Parlamento, quando un Governo si propone misure che sostengano la cultura... mi rendo conto che sto parlando in contemporanea con Berlusconi, quindi la cosa...
PRESIDENTE. No, ha ragione. Io vi chiedo di prestare rispetto per l'intervento del deputato Giancarlo Giordano...
GIANCARLO GIORDANO. No, ci mancherebbe, l'importante è poi...
PRESIDENTE. ...anche in ragione del fatto che la legislatura, a quanto pare, prosegue.
GIANCARLO GIORDANO. Questo poi lo vedremo.
Parlare di marchette, cercare un titolo in più, parlare continuamente con questi termini di una politica che – lo dicevo ieri – cerca la cura e il sollievo di tanti anni di distrazione e di abbandono mi sembra una forzatura e mi sembra una cosa fuori luogo.
È chiaro che l'emendamento, la misura è discutibile per una serie di scelte politiche, come lo è quella di scegliere l'ex onorevole Melandri alla guida di quel museo.
Tutto è opinabile, ovviamente, ma non per questo una scelta giusta, cioè un investimento in cultura, può diventare un errore madornale. Io lo dico, perché questa discussione, a tratti anche un po’ fuori dalla logica, è diventata, in sue certe parti, uno sfogatoio territoriale, per cui contano più i cani di Pompei, che non quella grandissima opera, che è umana, vorrei dire, quel sito.
Io, poi, sarei curioso – spero che il collega mi inviti a Varallo, il suo paese natio – per capire se lì cani non ce ne sono proprio. La cosa che vorrei facesse è quella di venire con me a Pompei per rendersi conto che, sì, ci sono anche dei cani a Pompei, perché noi gli animali li amiamo, ma c’è anche un posto meraviglioso da visitare insieme al sindaco di Pompei, che lei non ha nessuna autorità per giudicare; lo giudicheranno i cittadini di quella città .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Melilla. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA. Signor Presidente, innanzitutto volevo ringraziare il Ministro per il suo intervento, poi, con molta discrezione, senza urtare la sensibilità di nessuno volevo dire che qui stiamo parlando di marchette. Forse, non tutti sanno che cosa sono le marchette, che cosa erano le marchette. Se si parla di marchette e si fa un riferimento ad un voto che il Senato ha espresso legittimamente, integrando e modificando un decreto del Governo – e io mi auguro sempre che il Parlamento faccia delle modifiche e delle integrazioni ai provvedimenti del Governo, perché credo della centralità del Parlamento –, bene, però, se si parla di marchette, si equipara, forse, il Senato o la Camera ad una casa di tolleranza, quelle chiuse nel 1958 ? Io penso che bisogna stare molto attenti quando si adoperano questi termini così offensivi nei confronti di noi tutti.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIANNI MELILLA. Poi, un'ultima cosa, Presidente, mi consenta. Al Senato i partiti hanno votato: al Senato hanno votato i senatori. Infine, Giovanna Melandri è stata Ministro, Ministra della cultura, dei beni culturali, ha svolto la sua funzione di parlamentare. Non entro nel merito della scelta del Governo che l'ha nominata...
PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo, deputato.
GIANNI MELILLA. ...però mi limito a dire che chi ha fatto il parlamentare non è che è stato marchiato a vita: chi ha fatto il parlamentare, se l'ha fatto onestamente, seriamente, non può essere marchiato a vita .
GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, volevo solo sottolineare che l'ex onorevole Melandri si è dimessa da deputato per andare a fare il presidente. Si è dimessa, perché era incompatibile, quindi, è stata una scelta politica; si è dimessa e ha detto determinate cose. Il Ministro è stato molto puntuale in tutto quello che ha detto – e lo ringrazio –, ma non mi ha ancora risposto se la Melandri prende i soldi sì o no.
Dopo di che, il collega precedente ha detto che loro amano i cani: anch'io amo i cani, però in giro non ci sono. Ci sono delle leggi, bisogna rispettarle: se al Sud amano tanto i cani, ci sono i canili e i cani randagi devono stare nei canili, oppure i padroni devono stare dietro a quello che fanno i loro cani. Punto e finito. Non è che al Nord, se noi sbagliamo, abbiamo il prefetto che ci dice determinate cose o subiamo, invece, magari la multa di un cittadino, perché il sindaco non ha fatto il proprio dovere, e la denuncia, mentre al Sud va bene tutto. Io queste cose non le accetto e non le tollero. Il Sud è uguale al Nord per quanto riguarda le leggi e, quindi, loro si devono attenere alle leggi. A Pompei cani non ce ne devono essere, come non ci devono essere altri animali. Punto e basta. Che il sindaco – di centrosinistra o di centrodestra, a me non me può fregare di meno – faccia il sindaco e applichi le leggi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Coscia. Ne ha facoltà.
MARIA COSCIA. Signor Presidente, io rimango sconcertata da alcuni interventi dei colleghi che tendono a dire che solo gli emendamenti che presentano loro in quest'Aula o al Senato sono emendamenti che hanno una dignità e, quindi, hanno un valore.
Gli emendamenti che presentano altri colleghi – magari sono approvati – stranamente diventano poi delle marchette proprio perché non sono disponibili a confrontarsi sul merito delle questioni, sul valore, in questo caso di un museo – con le caratteristiche che hanno ricordato gli altri colleghi e lo stesso Ministro –, solo per tentare, per l'ennesima volta, di strumentalizzare una questione che non è una questione politica. Infatti, il giudizio sul presidente del MAXXI va dato sul suo operato e non va, appunto come diceva un collega, demonizzata semplicemente perché è stata un parlamentare. Questo non è assolutamente tollerabile e sostenibile. Vorrei ricordare che l'onorevole Meandri, oltre ad essere stata un bravissimo Ministro, non aveva neanche il dovere di dimettersi perché non era assolutamente incompatibile. Allora l'onorevole Melandri decise in modo autonomo di dimettersi proprio per dedicare tutto il suo tempo al rilancio di un museo, di una struttura culturale di quel valore proprio per ridare alla nostra cultura nuovo slancio, non solo per la città di Roma, di cui mi onoro di essere residente, ma per tutto il Paese e a livello mondiale. Quindi il giudizio diamolo sulle cose che sta facendo, il MAXXI che sta facendo bene. Come ha detto bene il Ministro, qui non si tratta di istituire e di mettere in campo nuove risorse, ma di stabilizzare risorse che al MAXXI già vengono date dal 2010 .
PRESIDENTE. La ringrazio. Chiedo cortesemente di liberare i banchi del Governo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le nostre osservazioni sono assolutamente di dominio pubblico da diversi anni, per cui dal momento che stiamo parlando di un museo che si rivolge al futuro le cosiddette correnti del Partito Democratico che sono presenti su – non so se parliamo di 19 o 30 e rotti – le accuse di lottizzazione al momento della nomina da parte del Ministro dei beni culturali non sono nostre, ma sono state fatte a ottobre del 2012. Quindi, per favore, informatevi meglio su quello che vi gira intorno, perché non ci crediamo più che facciate la faccia da poker visto che parliamo di soldi !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Di Benedetto. Ne ha facoltà, per un minuto.
CHIARA DI BENEDETTO. Signor Presidente, grazie, anche meno. Era solo per dire che, rispondendo all'onorevole Coscia, noi non consideriamo buoni soltanto gli emendamenti che presentiamo, che presenta il MoVimento 5 Stelle, consideriamo gli emendamenti che vengono presentati, dato che il Partito Democratico non ha presentato alcun emendamento al decreto-legge che è arrivato in Commissione alla Camera
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, Ministro Bray, noi ci siamo anche conosciuti. Io ho spesso apprezzato quello che lei dice, e le faccio tutti i miei migliori auguri per lavorare bene sulla cultura. Rispetto al caso Melandri quello che ci ha stancato, ha stancato noi cittadini, è che non c’è una buona volta che incarichi del genere vadano a cittadini liberi senza accordi o intrallazzi o precedenti relazioni con i partiti. Questo è un dato di fatto ! Vorremmo che incarichi così importanti possano anche andare a giovani, preparati, con dei interessanti, che fanno richiesta, insomma che la cultura sia totalmente staccata dalla partitocrazia. Questo chiediamo, signor Ministro !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.
LUIGI GALLO. Signor Presidente, inviterei tutti i colleghi a leggere gli emendamenti del MoVimento 5 Stelle e non a votare solamente contro come gesto automatico. Ciò perché, se si leggono bene gli emendamenti, ci si accorge che i nostri emendamenti non vanno a dare regalie a singoli siti individuati chissà con quali criteri, perché noi in Commissione cultura ci siamo detti che vanno definiti dei criteri chiari e limpidi per distribuire le risorse ! E noi non abbiamo presentato nessun emendamento che chieda risorse a Tizio e Caio o a Tizio e Sempronio, ma risorse generali ai siti che sono in degrado, a tutti i musei nazionali. Quindi, non possiamo essere attaccati per il fatto di elargire regalie a singoli individui o a singoli siti come invece è attaccabile, purtroppo, il Partito Democratico .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.
DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, sul solco di quello che ha appena detto il mio collega, dico che qui non si tratta di fare campanilismo, ma soltanto di invitare il Ministro Bray magari a visitare altri siti che meritano lo stesso interesse, e ne cito uno soltanto: Roscigno. Tra l'altro, lei è pugliese, le è anche vicino casa. Se non può andarci lei magari ci mandi qualche segretario o qualche collaboratore. Questo per far capire che è importante distribuire i soldi secondo criteri trasparenti, e questo lo chiediamo da tempo .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Simone Valente 6.3 e Buonanno 6.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Bray, Dambruoso, Fico, Gebhard, Mogherini, Speranza e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri sulla situazione politica generale.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il Presidente del Consiglio dei ministri, Enrico Letta. Colleghi, per favore, prendete posto. Prego, Presidente.
ENRICO LETTA, . Signora Presidente, onorevoli colleghi, questa mattina al Senato ho avuto modo di presentare un discorso ampio e articolato, con una serie di riferimenti programmatici. Questo discorso ampio e articolato lo consegno . Lo consegno qui, e preferisco aggiungere alle cose che ho detto questa mattina alcune considerazioni che in parte sono una sintesi di quei ragionamenti, che sono scritti nel discorso, e in parte, ovviamente, considerazioni che prendono spunto da quello che è successo stamattina al Senato, con il risultato positivo dell'ottenimento della fiducia, e la spinta e gli spunti su quello che accadrà da adesso in poi, da domani.
Voglio ripartire dal punto essenziale. Noi cinque mesi fa ci siamo trovati qui in una situazione drammatica, in quella situazione drammatica a partire dal discorso del Capo dello Stato che scelse di accettare la richiesta pressante di essere di nuovo Presidente della Repubblica per la seconda volta, unico caso nella storia della nostra Repubblica. Venne qui e fece a tutti noi un discorso di una chiarezza cristallina e anche per certi versi, ce lo ricordiamo tutti, un discorso di una durezza evidente dalla quale voglio ripartire, perché in quel discorso c'era poi tutto il filo di ciò che è accaduto dopo: la necessità, immediatamente, di mettere mano a un Governo con una maggioranza larga che avesse alcuni obiettivi, obiettivi che potessero rapidamente andare a dei risultati.
Perché un Governo con una maggioranza larga ? Perché semplicemente il nostro Parlamento, con questa legge elettorale, ha dato risultati di maggioranze diverse alla Camera e al Senato e con questi numeri, con queste forze politiche e con queste coalizioni, se si riandasse a votare, con questa stessa legge elettorale, sarebbe lo stesso. Quindi, la necessità di un Governo che sia in grado di affrontare rapidamente le tre emergenze che abbiamo messo alla base del programma di aprile. Queste tre esigenze sono ancora oggi tutte qui e io sono qui oggi a ripeterle, a ripeterle come titoli, sono sviluppate poi nel discorso programmatico e potete trovare lì gli spunti, ma sono le tre esigenze che ci ricordiamo tutti ogni giorno nella nostra azione quotidiana. La prima è sicuramente quella di natura istituzionale. Quell’ istituzionale che si creò allora è un’ istituzionale che è ancora di fronte a noi. Abbiamo bisogno rapidamente di andare al cambio delle nostre istituzioni nella modalità più rapida, migliore e più efficace possibile.
In questi cinque mesi è accaduto un fatto molto importante. Si è creato, dopo una serie di discussioni che abbiamo avuto anche qui in quest'Aula, il lavoro di quella «commissione dei saggi», che ha iniziato e completato il suo lavoro e ha proposto – ed è qui di fronte a noi quel lavoro – una serie di ipotesi e un impianto di ipotesi di riforma che rappresenta un grande passo avanti, a mio avviso. Un grande passo avanti perché ? Innanzitutto perché quella ipotesi di riforma rompe tutte le paure che in questi mesi si sono costruite attorno all'ipotesi di riforma costituzionale.
La Costituzione va cambiata, non si può immaginare di lasciare tutto esattamente com’è perché dentro la Costituzione c’è scritto il numero dei parlamentari e noi dobbiamo ridurre il numero dei parlamentari, quindi la Costituzione va cambiata; perché dentro la Costituzione c’è quell'impianto di bicameralismo paritario che non funziona e che è alla base dei problemi che ci portano, che ci hanno portato all’ politico che sappiamo; un Parlamento fatto di due Camere, la Camera dei deputati e il Senato, con gli stessi poteri in una condizione unica nel resto delle democrazie europee. La necessità, quindi, anche qui di un cambiamento della Costituzione per evitare il bicameralismo paritario, oltre a una serie di altri fondamentali cambiamenti che sono necessari per rendere il nostro Paese più moderno e naturalmente più attento ad esigenze che sono fondamentali, penso alla riforma del Titolo V della Costituzione che regola i rapporti tra centro e periferia.
Ho citato tre grandi temi di cambiamento costituzionale, che sono tre temi inderogabili rispetto ai quali non c’è nessuno dei grandi principi costituzionali che vengono toccati e messi in discussione e in crisi; lo dico rispetto al gran dibattito che c’è stato da tante parti in questi mesi sulla paura che venisse toccato l'impianto centrale della nostra Costituzione. Nulla di tutto questo, sono i valori che vengono tradotti però in istituzioni che funzionino e non in istituzioni, come oggi purtroppo accade, che non funzionano.
Ecco perché oggi noi siamo in grado, avendo anticipato i tempi di quel lavoro, e avendo quindi proposto un impianto di riforma costituzionale che è un impianto di riforma costituzionale equilibrato, funzionante e che non deve far paura a nessuno, non è uno stravolgimento dei principi costituzionali del nostro Paese, dei nostri valori che ci uniscono e ci accomunano tutti; funziona e soprattutto si può approvare in tempi rapidi.
Quel lavoro è stato fatto in anticipo rispetto a quanto si era previsto, quindi possiamo anche pensare di anticipare il cronoprogramma che ci eravamo dati: da oggi si può arrivare a celebrare il sull'impianto complessivo della nostra Costituzione in dodici mesi. È possibile farlo, questo vuol dire che siamo in condizione di anticipare rispetto ai tempi che ci eravamo dati, entro la fine dell'anno prossimo avere quindi la formalizzazione della riforma, una riforma che rende il nostro Paese più funzionante e che rende le istituzioni quindi migliori.
Ovviamente qui dentro c’è la questione della legge elettorale, trovate nel testo l'impianto e i ragionamenti che mi sento di mettere, di fare, ovviamente il Senato è protagonista perché è in corso la procedura di urgenza in Commissione affari costituzionali al Senato e lì la possibilità, che noi vogliamo, e l'ho messo in questo discorso programmatico, assolutamente spingere e accelerare al di là di qualunque dialettica polemica che attorno a questo tema, come sempre, viene fuori; ma è l'interesse di tutti e, aggiungo, il primo interesse è il mio, lo dico molto francamente in modo molto forte: io non voglio essere un Presidente del Consiglio che sta qui per forza perché non si può votare, non funziona così la democrazia
La democrazia funziona perché, per l'appunto, se un Governo non gode della fiducia si cambia il Governo oppure si va a votare. Noi vogliamo, quindi, creare le condizioni, ci sono oggi al Senato nella Commissione affari costituzionali tutte le condizioni con la procedura di urgenza in questo mese di ottobre, perché il cambio avvenga e quindi si possa effettivamente esperire quella ipotesi.
Naturalmente questo primo tema è un primo tema che necessita adesso di correre, dopo questo periodo di crisi che si è verificato, di essere conseguenti con quell'impianto, di andare a completare il percorso ed essere in grado, quindi, di realizzare quei cambiamenti fondamentali della Carta Costituzionale che, ripeto, non toccano in nulla i principi generali della Carta ma che sono essenziali. Senza quei cambiamenti noi saremmo di nuovo nell’ politica nella quale ci troviamo oggi. Senza rompere il meccanismo del bicameralismo paritario il nostro Paese non funzionerà, non funzioneranno le nostre istituzioni, e io credo che dobbiamo in questo metterci un meccanismo di maggiore fiducia reciproca.
Nessuno ha intenzione – l'ultimo ad avercela sicuramente sono io – di mettere mano ai principi fondamentali della nostra Costituzione, che rimangono i principi basilari del nostro stare insieme.
Il secondo grande tema era il tema, ed è il tema, di come far uscire il nostro Paese dalla situazione di crisi economica nella quale siamo dentro, nella quale siamo dentro ancora oggi, pesantemente: i dati della disoccupazione giovanile sono lì a ricordarcelo ogni minuto. Noi abbiamo in questi cinque mesi impostato una serie di importanti iniziative. Ne cito tre che hanno a che fare col tema della crescita, che ritengo essere quelle principali, che spero soprattutto diano risultati: sono quelli da noi attesi per la fine di quest'anno, nell'ultimo trimestre di quest'anno, dove il segno più nell'ultimo trimestre, quello che è cominciato adesso, noi lo aspettiamo; e ovviamente rappresenta anche per il 2014 la spinta ad avere finalmente la crescita, la crescita positiva che è l'elemento essenziale.
Le tre scelte che abbiamo fatto in questi cinque mesi fondamentali sono state: la prima, puntare sulla lotta alla disoccupazione, in particolare con la scelta fondamentale della decontribuzione totale dei nuovi posti di lavoro per i giovani; al Sud e al Nord, con un'intensità maggiore al Sud e con una misura importante anche per il Nord. La scelta, quella scelta che abbiamo fatto qualche mese fa, adesso è concreta: tanto concreta che casualmente proprio la giornata di ieri è la giornata nella quale, attraverso il sono partiti i primi, e sono stati usati i primi fondi. Nella giornata di ieri – lo dico a tutti quelli che sulla stampa continuano a parlare, senza leggere le cose, di rinvii – per 5.500 persone, che sono tante, questo Governo ha voluto dire un posto di lavoro. Per 5.500 giovani !
È ovviamente poco, ed è ovviamente un primo passo, ma è la priorità; e io la ribadisco anche qui: la priorità è quella di intervenire per alleviare il tema della disoccupazione giovanile. Le scelte e le misure fatte a livello europeo: l'ultimo Consiglio europeo di giugno ha fatto un passo avanti importante, e quelle scelte si stanno cominciando ad applicare per essere operative dal 1o gennaio 2014, su proposta italiana. Si tratta di misure importanti: solo sul scattano risorse per 800 milioni di euro, 800 milioni di euro dedicati completamente ad aiutare imprenditori ad assumere giovani lavoratori. Aggiungo: a tempo indeterminato, perché la scelta fondamentale è quella di lavorare per aiutare i contratti a tempo indeterminato e per battere la precarietà, che rappresenta sicuramente oggi il grande problema del nostro Paese.
Il secondo elemento... Anche qui, casualmente, nella giornata di oggi riprendo... Oggi ha un inserto speciale, di 16 pagine; questo sempre per i rinvii, e sempre per chi parla di rinvii: 16 pagine con tutte le norme e le operative agevolazioni, incentivazioni per questo straordinario impegno a favore delle ristrutturazioni ecocompatibili, antisismiche, per il mobile e per l'arredo, per rendere le nostre case accessibili ed ecologicamente ed energicamente funzionanti. Una scelta anche qui fondamentale: sei mesi più sei mesi. Una scelta che farà sì che attorno a questo tema oltretutto emerga il nero, perché è la scelta base per il contrasto di interessi, è il modo per far sì che l'incentivo fiscale arrivi se c’è la ricevuta fiscale: c’è l'interesse per la ricevuta fiscale, quindi c’è il contrasto di interessi, quindi c’è la strada fondamentale per andare verso la massima emersione possibile dal nero.
E poi, naturalmente, la grande operazione iniziata dal Governo Monti, del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, che abbiamo accelerato. Oggi 2 ottobre – avevo preso l'impegno qui ogni dieci giorni di dare l'aggiornamento – abbiamo superato i 12 miliardi di euro pagati, rispetto alla prima di pagamenti. Pagati vuol dire «nelle mani delle imprese», che sono fisicamente passati dall'amministrazione locale o nazionale alle imprese: 12 miliardi di euro rispetto alla complessiva operazione, che era di 40; l'abbiamo fatta diventare di 50 miliardi di euro, e che coprirà questa fine d'anno e l'anno prossimo.
Una scelta importante per consentire alle imprese di avere liquidità ed è un'immissione di liquidità che non ha precedenti nel nostro Paese negli ultimi tempi; un'immissione di liquidità che oltretutto vale per recuperare un senso di rapporto di serietà tra lo Stato e le imprese. Se un'impresa lavora per un'amministrazione pubblica locale o nazionale e non viene pagata, viene meno immediatamente quel senso e quel rapporto di lealtà e di fedeltà che è fondamentale.
Tre scelte che daranno i loro risultati e poi ovviamente la legge di stabilità, nella quale il cuore di tutto sarà la riduzione delle tasse sul lavoro, del cuneo fiscale e la riduzione delle tasse sui lavoratori, la scelta cioè di far sì che non si verifichi, come altre volte è capitato, che l'intervento sulle tasse e sul lavoro finisca per non dare sollievo ai lavoratori.
La scelta fondamentale è invece quella di dire: c’è bisogno, c’è assolutamente bisogno che i lavoratori italiani abbiano nella loro busta paga un segnale l'anno prossimo, un segnale chiaro, così come c’è assolutamente bisogno che i datori di lavoro abbiano la possibilità di avere un vantaggio dalle assunzioni e quindi il tema del rapporto fra quanto costa assumere una persona e quanto quel lavoratore vede in busta paga sia un che va lentamente ma inesorabilmente a ridursi. Sappiamo che è uno dei grandi temi del nostro Paese.
Il cuore della legge di stabilità sarà quello, accanto a tutta una serie di interventi importanti di continuità con scelte che abbiamo iniziato; dentro ci sarà un'importante iniziativa contro la povertà, lo cito perché in questi cinque mesi l'intervento che abbiamo fatto, la Carta per l'inclusione sociale, fortemente attenta ai gradi di povertà estrema che, soprattutto nel Mezzogiorno, sono evidenti, ha dato un segno fondamentale di inclusione e di accesso che rappresenta un primo segno che rispetto alle povertà e alle disuguaglianze crescenti nel nostro Paese abbiamo voluto mettere. Così come riprenderemo – e mi fermo qui su questi temi, poi il resto sicuramente saremo in grado di discuterne sulla base del dibattito e del testo che avete ascoltato o troverete – attorno a due grandi temi che sono forse le due iniziative delle quali io sono più fiero di questi cinque mesi di Governo, sono le iniziative che hanno a che vedere complessivamente con il tema dell'istruzione, con il tema dell'attenzione al mondo della cultura, della ricerca, dell'innovazione, dello sviluppo. Il tema dell'Agenda digitale, che affronteremo al prossimo Consiglio europeo del 24 e 25 ottobre, tema europeo fondamentale, tema italiano fondamentale per riuscire a recuperare i divari fra Nord e Sud. Il tema della scuola, dell'educazione, «educazione» al centro vuol dire molto, vuol dire aver ricominciato ad investire sul diritto allo studio. Il nostro Paese è un Paese che ha abbandonato da tempo il tema del diritto allo studio, è un Paese nel quale l'ascensore sociale si è fermato. Per noi questo tema invece ritorna ad essere centrale, con gli investimenti che abbiamo messo nel decreto sull'educazione e sull'istruzione, che vogliamo rendere in futuro e nei prossimi passaggi ancora più importanti. Così come, quando dico diritto allo studio, dico tanti interventi che devono essere continuati rispetto a quelli che abbiamo fatto, quello sui libri di testo, gli altri interventi sul studentesco, che sono stati messi lì e che vogliamo che continuino.
L'anno prossimo sarà l'anno del semestre di Presidenza europeo, ne ho parlato al Senato, ne abbiamo parlato lungamente anche qui, ne parleremo presto perché avremo una sessione apposita per discutere di questo, credo che sia un passaggio essenziale per tanti motivi, è inutile che stia qui a sottolinearli perché credo che siano motivi che abbiamo tutti chiarissimi, ma l'Unione europea finisce una legislatura iniziata nel 2009, finisce a maggio dell'anno prossimo, ne comincia un'altra dal 2014 al 2019. La legislatura che è finita l'abbiamo conosciuta, purtroppo, bene. È la legislatura dell'arretramento, è la legislatura dell'austerità, è la legislatura della crisi e della difficoltà, in cui l'Europa ha giocato soltanto in difesa e non è riuscita a fare quei passi avanti che doveva fare.
La crisi delle istituzioni e la difficoltà a trovare soluzioni. Ricordo sempre che prima di arrivare a quella famosa frase di Mario Draghi, che poi ha salvato l'euro e il nostro sistema, il dell'anno scorso, ci sono voluti trenta vertici europei, trenta vertici europei e molte risorse stanziate per cercare di salvare i Paesi più in difficoltà. Oggi ci siamo, ci siamo arrivati: la situazione va costruita ovviamente in modo ben diverso, ma abbiamo bisogno di fare della prossima legislatura la legislatura della crescita e del lavoro, la legislatura dell'Europa unita, la legislatura, insomma, che dipende da come parte: se la facciamo partire noi, un grande Paese europeo ed europeista, come l'Italia, che la fa partire con quei temi al centro, allora siamo in grado secondo me di arrivare ad una legislatura effettivamente vincente attorno a quei temi. Dipende molto dalla nostra ambizione, come Italia e come italiani.
Io ricordo sempre che il semestre italiano del 1985, culminato nel Consiglio europeo di Milano, ha fatto nascere l'Atto unico europeo, il semestre italiano del 1990, che culminò nel Consiglio europeo di Roma, ha fatto nascere il Trattato sull'Unione europea. Oggi, abbiamo davanti una grande opportunità: l'Italia ha quel semestre di guida, può «mettere» la crescita, le politiche industriali, le politiche del lavoro e – aggiungo – le politiche sulle migrazioni.
Noi abbiamo detto – l'abbiamo detto e lo faremo – metteremo al centro le parole di Papa Francesco, dette a Lampedusa, sul tema della globalizzazione dell'indifferenza e sul tema dell'emigrazione .
Tutto questo è fondamentale se noi ci ricordiamo una cosa fondamentale: l'Europa non sono altri, non è qualcun altro, al quale noi dobbiamo rispondere, l'Europa siamo noi perché i trattati che hanno fatto nascere l'Europa si chiamano trattati di Roma, sono stati fatti qui, sono i trattati in cui l'Italia ha giocato sempre un ruolo da protagonista ed è assurdo che il nostro Paese non voglia giocare questo ruolo da protagonista. L'attenzione che tutta l'Europa, anche in questi ultimi giorni, ha dimostrato alla vicenda italiana, è un'attenzione legata alla chiara considerazione del ruolo che l'Italia può giocare, del ruolo che si vuole che l'Italia giochi e che io sono convinto l'Italia sarà in condizione di giocare.
È ovvio che tutto questo ha senso – e dico una parola su un tema che sta molto a cuore credo a tutta questa assemblea parlamentare – se noi riusciamo a vivere e far vivere l'Europa come portatrice di pace.
Lo dico perché vengo dalla settimana delle Nazione Unite, è stata una settimana che ha cambiato gli equilibri nel mondo: le Nazioni Unite, un mese fa, apparivano come un luogo formale e inutile, le Nazioni Unite, la settimana scorsa, grazie alle scelte che l'Europa ha fatto, grazie alle scelte che la Russia ha fatto, grazie alle scelte che il Presidente americano ha fatto, sono tornate ad essere il centro della politica internazionale. È una grandissima – secondo me – soddisfazione per un Paese come l'Italia, che ha sempre fatto questa scelta ed una scelta importante e che siamo riusciti, la settimana scorsa, a far sì che le Nazioni Unite siano arrivate a quella risoluzione, che ha messo assieme Paesi che sembrava impossibile che stessero insieme sulla Siria. È il senso che, con il dialogo, con la scelta dei luoghi giusti e, con la condanna, quando è necessario, dell'uso delle armi chimiche, senza se e senza ma, che è stato effettuata il 21 agosto nella periferia di Damasco, si possono ottenere dei risultati. È una scelta rispetto alla quale noi, come Italia, in particolare, siamo in grado di ottenere dei risultati in linea con la nostra tradizione di politica estera e con le nostre scelte fondamentali di politica estera. È evidente che tutto questo ha bisogno di un Governo, ma non di un Governo qualunque, ha bisogno di un Governo, di un Governo nel pieno delle sue funzioni con una chiara maggioranza che lo sostiene e di un Governo sopratutto che fa le sue scelte, avendo chiaramente un programma, degli obiettivi ed essendo soprattutto in grado, con i suoi partner europei, di prendersi delle responsabilità e di fare delle scelte.
Questo è quello che ci ha portato qui. Ci ha portato qui il ragionamento che altre volte io ho fatto insieme a voi e penso che chi ha sfiducia nei confronti di questo Governo e di questo Presidente del Consiglio pensava che non ci saremmo mai venuti, quando io altre volte ho detto che non avrei governato a tutti costi. Tante volte mi è stato detto: va bene, lo dici. Ma io lo dico e lo penso veramente perché conosco la complessità e la fatica degli impegni che abbiamo e quindi so, a partire dalla settimana scorsa, da quando è stato chiaro che non si poteva andare avanti così, che da parte mia non c'era altra possibilità che quella di chiedere un chiarimento, un chiarimento senza se e senza ma qui in quest'Aula in cui io dicessi quello che pensavo, facessi delle proposte e poi il Parlamento libero e sovrano decidesse se appoggiare oppure no il lavoro di questo Governo e di questa maggioranza. Abbiamo passato una settimana in cui c’è stato un su e giù di fiducia, sfiducia, possibilità che la maggioranza confermasse o non confermasse, possibilità che si andasse al voto. Alcuni hanno espresso esplicitamente dentro la maggioranza e fuori dalla maggioranza la preferenza per il voto anticipato, addirittura fissando anche una data, fine novembre. Penso che sarebbe stato un errore, penso che sarebbe un errore per evidenti motivi che ho citato prima. Penso invece che sia molto importante che oggi siamo qui in condizione di poter riprendere il filo del lavoro più forti e più coesi, a patto che sia chiaro che il risultato del voto di stamattina sia un risultato come lo intendo io. È un risultato che ci sarebbe stato comunque per essere chiari fino in fondo ed è un risultato rispetto al quale ho intenzione di lavorare mantenendo il punto fermo di quello che ho detto stamattina: non esiste collegamento tra due vicende, una vicenda giudiziaria e una vicenda che riguarda l'attività di Governo L'attività di Governo ha bisogno che ci sia da parte di ognuno di noi attenzione, impegno, scelte e soprattutto serietà nel portarle avanti. Ha bisogno che non ci siano ricatti nel dire o si fa questo oppure casca il Governo, perché si è dimostrato che il Governo non casca se questo è l'atteggiamento Ha bisogno che non ci siano risse, ha bisogno che ci sia soprattutto da parte di ognuno di noi la consapevolezza del fatto che dobbiamo dare risposte agli italiani e se non siamo in grado di dare risposte agli italiani non ci sono margini perché questo Governo stia in piedi, perché sono io il primo a tirare le conseguenze, come ho dimostrato la settimana scorsa, quando ho assunto l'iniziativa di venire qui in Parlamento senza avere nessuna certezza che sarei venuto qui ad ottenere la fiducia. Ed è ovviamente questo il punto sul quale io credo noi dobbiamo lavorare. Io stamattina – e lo rifaccio qui – ho fatto un elogio della stabilità e su questo sono spesso preso in giro. Però io vorrei ricordare cosa ha voluto dire per il nostro Paese nel dopoguerra la stabilità politica e cosa vuol dire oggi il caos continuo. La stabilità politica nel nostro dopoguerra ha voluto dire che dal 1946 al 1968 hanno lavorato per la stragrande maggioranza del tempo tre primi Ministri, in tutto quel periodo di tempo. Sarà un caso che in quegli anni in Italia c’è stata la crescita, c’è stato il miracolo economico, c’è stata la ripartenza del Paese e ci sono state scelte come tutti le conosciamo. Sarà un caso se poi dopo, dal 1968 in poi, praticamente si sono succeduti un Governo all'anno. E anche in quest'ultimo ventennio, che abbiamo tutti salutato come il ventennio dell'alternanza, in cui doveva essere risolto tutto, dovevamo essere in grado di avere Governi di legislatura, abbiamo avuto quattordici Governi. Ripeto: quattordici Governi.
Nello stesso periodo in Germania hanno avuto tre cancellieri. Quattordici governi noi, in Germania tre cancellieri. Quando poi si dice dello alle volte dobbiamo considerare che lo vale anche per queste cose.
Io insisto su questo punto: se siamo in grado di darci delle prospettive – ecco perché seguo assolutamente le indicazioni del Presidente della Repubblica –, la prospettiva che ci consenta di completare l'anno prossimo con i tre obiettivi che ho citato prima (le riforme istituzionali, l'applicazione della legge di stabilità, il semestre di Presidenza), che ci consenta quindi di fare scelte che abbiano quel punto di caduta sulle grandi riforme che sono da fare. Alcune di queste riforme sono state in parte applicate. Sono riforme importanti, sono riforme che hanno a che vedere con la pubblica amministrazione del nostro Paese. Ricordo a tutti che quest'anno abbiamo fatto un miliardo e 700 milioni di tagli alla spesa pubblica nei soli cinque mesi in cui abbiamo lavorato. Se avremo la fiducia anche da questa Camera, Carlo Cottarelli sarà il commissario della e affronterà in modo attento, equilibrato questi temi. Credo che sarà un punto importante anche questo. Insomma, si lavorerà e si lavorerà con queste scelte e con queste modalità. Si lavorerà con una maggioranza politica coesa. Se questa maggioranza politica coesa è diversa dalla maggioranza numerica che oggi mi dà la fiducia, io lavorerò lo stesso con la maggioranza politica coesa perché credo che sia oggi fondamentale che ci sia chiarezza sulle cose da fare. Se non c’è chiarezza sulle cose da fare, tutto quello che abbiamo fatto oggi sarà stato inutile. Lo dico perché serve a tutti la chiarezza. È una chiarezza essenziale per le cose da fare, che sono cose difficili, sono cose per le quali c’è bisogno di un Governo solido, coeso, come lo è stato questo. Io sono fiero di questo. Il Governo è stato un Governo che ha avuto in questi cinque mesi una capacità al suo interno di discutere – sì, di discutere –, ma di trovare sempre soluzioni che ci hanno fatto capire meglio gli uni con gli altri, di trovare punti di intesa, di capirci meglio, di valutare al meglio ciò che di buono c’è nell'altro. Perché lo ripeto con grande forza: io sono convinto che il dialogo tra parti diverse sia possibile, se ognuno è convinto di avere le spalle larghe. Il dialogo spaventa chi ha identità deboli . Chi ha identità deboli si nasconde, perché ha paura del dialogo. Chi ha identità forti non ha paura del dialogo, lo affronta, è in grado di trovare i punti di accordo, i compromessi che sono necessari in un momento nel quale il Paese ha bisogno di risposte, come questo.
Io ho intenzione di lavorare con la massima determinazione in questa direzione. Ho intenzione di farlo con la stessa determinazione dei cinque mesi che abbiamo dietro le spalle, sperando di raggiungere risultati di lungo periodo, ma ho intenzione – se mi permettete – di metterci un pochino di spinta e un pochino di cuore in più, perché oggi, da stamani, un giorno storico per la nostra democrazia, un giorno storico della nostra democrazia, abbiamo condizioni in più, secondo me, di chiarezza perché questo lavoro possa essere un lavoro che ci consenta di guardare lontano, un lavoro che consenta anche – fatemelo dire – a nuove generazioni di affacciarsi e assumersi le loro responsabilità. Grazie
PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la risoluzione Speranza, Dellai, Cicchitto, Pisicchio, Aniello Formisano, Alfreider, Di Lello e Merlo n. 6-00030, che è in distribuzione
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri. È iscritto a parlare il deputato Alberto Bombassei. Ne ha facoltà.
ALBERTO BOMBASSEI. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi e colleghe, oggi interveniamo nel dibattito sulla fiducia per Scelta Civica. Siamo ben lieti di avere questa occasione per ribadirle con forza e con determinazione quanto espresso dal nostro gruppo qualche mese fa. Siamo grati a lei, Presidente Letta, e al suo Governo, del quale ci onoriamo di far parte per la fermezza e per la determinazione con cui in questi difficili mesi ha saputo guidare il nostro Paese. Lo ha saputo fare adottando molte delle misure necessarie in un momento così delicato della nostra vita economica e sociale. Misure necessarie, anche se non certo sufficienti, come ricordava di recente Mario Monti. Come crediamo sia certamente necessaria, signor Presidente, in un momento di inedita difficoltà come quello che stiamo affrontando, la continuità del suo Esecutivo.
Il suo – o, per meglio dire, il nostro – Governo si è presentato come la migliore espressione possibile di un esecutivo politico a ridosso di una competizione elettorale che non ha saputo decretare vincitori e vinti e che ha così imposto un percorso di necessaria collaborazione tra forze politiche diverse per vocazione e per profilo ideologico. Un percorso che non può e non deve rappresentare un'anomalia infruttuosa nel sistema, ma che, anzi, al contrario nei momenti cruciali come questo deve poter reagire e trovare le ragioni della convergenza e dell'unità per affrontare contesti particolarmente difficili. L'esempio tedesco – e non è il solo – è noto a tutti e deve essere considerato un esempio virtuoso in questo senso.
Da imprenditore, oltre che da parlamentare, ritengo sia necessario avere chiaro il quadro delle difficoltà straordinarie, delle vere e proprie emergenze in cui l'Italia si sta misurando, soprattutto in una stagione segnata dall'incrocio tra la recessione più lunga e profonda della storia repubblicana e la crisi della politica e delle istituzioni, crisi percepite dai cittadini, sempre più lontani dal Paese reale. Siamo ormai – e devo dirlo anch'io – una classe politica che deve ancora più avere attenzione alla cronaca quotidiana; una cronaca che racconta della crescita del disagio economico e di una ormai fragile coesione sociale (oggi ne è la testimonianza). Aspetti questi che devono interrogare la responsabilità di ciascuno di noi.
Ci troviamo in una fase storica di debolezza della domanda interna e in cui fattori come la stretta creditizia, il duro percorso di consolidamento dei conti pubblici, iniziato con il Governo del Presidente Monti e portato avanti, pur tra mille difficoltà da questo Governo, la cautela dei consumatori e delle nostre imprese forse continueranno a pesare ancora a lungo sulle nostre prospettive di sviluppo, ma per sbloccare il Paese occorre dunque una nuova ingegneria di produzione della ricchezza. Un'ingegneria che faccia leva sulle imprese, quelle più dinamiche, che sostenga le piccole e medie imprese, che migliori l'accesso al fondo di garanzia, che le favorisca, anche attraverso la messa a punto di misure fiscali a favore, come è stato richiamato poc'anzi.
Il trasferimento patrimoniale intergenerazionale degli investimenti, più forti della ricerca di investimenti su ricerca e sviluppo: è da ciò che a nostro modo di vedere dobbiamo ripartire, raccogliendo insieme costruttivamente la richiesta esigente e severa di cambiamento, divenuta quasi ormai necessaria. Questo per superare questa difficile situazione politica ed economica. È necessario, in sostanza, che ogni componente politica e sociale sia in grado di fornire il proprio contributo con l'atteggiamento costruttivo ed unitario auspicato e richiamato con rigore più volte anche dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Sarebbe non soltanto un grave errore interrompere questo difficile percorso iniziato cinque mesi fa, ma anche un segnale di estrema debolezza ed instabilità, che minerebbe la credibilità del nostro Paese e del nostro tessuto produttivo in Europa e nei mercati internazionali, mercati che oggi sostengono prevalentemente la nostra economia più sana con l'esportazione. Lavoriamo insieme dunque per questo grande Paese, che può e deve fare molto per crescere e migliorarsi, per corrispondere integralmente a quell'idea d'Italia del e non solo quello, che ha fatto crescere a fiorire nel nostro mondo il nostro marchio.
Per queste ragioni noi del gruppo di Scelta Civica le ribadiamo convintamente e con grande senso di responsabilità il nostro pieno sostegno, una fiducia convinta e consapevole sulla sua persona e sull'azione di questo Governo .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Cari colleghi, visti i risultati ottenuti al Senato capite bene che è inutile parlare di fiducia alla Camera, quella fiducia che al Senato le ha già concesso il condannato Berlusconi .
Questa legge elettorale truffaldina vi ha permesso di ottenere la maggioranza con dei risultati ridicoli. Questa legge l'avete voluta voi, questa legge la volete voi. Presidente Letta, lei è un bugiardo e le spiego il perché .
PRESIDENTE. Non si esprima in questo modo. Si esprima in modo corretto nei confronti del Presidente del Consiglio, per favore.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, non è un'ingiuria perché la sto argomentando. Lei, davanti a cinque milioni di persone, ha dichiarato che il PD voleva il «mattarellum» e che il MoVimento 5 Stelle voleva il «porcellum»: lei è un bugiardo perché lei ha detto, testuali parole: «Il mio partito, il PD, è stato sempre favorevole al «mattarellum». Falso: il suo partito, il PD, ha presentato in Aula una mozione ed ha ottenuto un solo voto dal PD. Neanche le persone che hanno firmato la mozione hanno votato a favore del ritorno al «mattarellum» . Questa è storia ormai, le altre sono balle .
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, lasciatelo parlare.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. E lei, Presidente, ha detto di essere sempre stato a favore del «mattarellum»; falso: lei ha votato contro il «mattarellum» e anche questa è storia . Lei sa benissimo che non possiamo richiamare uno per uno i cinque milioni di telespettatori che hanno ascoltato queste menzogne. Ma oggi per fortuna c’è la Rete e ci penseranno i cittadini stessi a sbugiardarla . Noi cittadini stiamo male. Voi non avete idea, voi vivete in un altro mondo, non state in mezzo alla gente. La gente vi conosce e non vi rispetta. Noi lo vediamo, anzi lo sentiamo, lo sentiamo. Ci vengono i brividi ad ascoltare le storie dei pensionati in difficoltà, delle famiglie che hanno perso il lavoro, degli studenti costretti a scappare. Non è solo una questione di fame. È un'umiliazione oggi non avere la possibilità di vivere una vita dignitosa. Il reddito di cittadinanza proposto dal MoVimento 5 Stelle è un reddito di dignità . La dignità, quella che oggi avete perso definitivamente al Senato con questo teatrino indecente .
Che sia chiaro, voi non avete niente da insegnarci. Le migliori proposte qui dentro le abbiamo fatte noi e i soldi per realizzarle ci sono. Noi cittadini rappresentiamo il buon padre di famiglia ogni giorno. Mentre sotto la mia finestra un padre di famiglia rovista nella spazzatura, alcuni di voi girano in auto blu con la scorta che gli mantiene il carrello mentre fanno la spesa .
Lei, Presidente Letta, ha detto, nel suo discorso inaugurale, che avrebbe aiutato la povera gente. Cosa ha fatto per i poveri ? Voi avete bocciato il nostro reddito di cittadinanza e, nel frattempo, continuate ad elargire stipendi favolosi a nuovi dirigenti, commissari e presidenti . Continuate a creare fantomatiche società che non servono a niente e a nessuno e date ai vostri amici stipendi da 250 mila euro. Con uno solo di questi stipendi potremmo dare il reddito di cittadinanza a venti cittadini in difficoltà e tagliando mille dirigenti aiuteremmo ventimila cittadini onesti . A proposito di dirigenti, abbiamo scoperto che solo nel suo Palazzo, Presidente, ve ne sono quasi quattrocento. Quattrocento dirigenti in un solo palazzo, vergognatevi ! Io sono un piccolo imprenditore e ora mi rivolgo ai miei colleghi piccoli imprenditori italiani. Mettereste mai in piedi un'azienda con un dirigente da 250 mila euro ogni 5 dipendenti ? Voi no, colleghi imprenditori, i partiti sì. E, allora, come potete pensare che questi partiti possano risolvere i nostri problemi ? Presidente Letta, noi non vi abbiamo mai creduto, non abbocchiamo alle vostre trappole. Se ci fossimo scongelati, oggi saremmo come voi .
Ci avete detto che l'IVA l'avreste stabilizzata. Falso, l'avete aumentata. Ci avete detto che avreste eliminato l'IMU. Falso, la ritroveremo nella . Il vostro ex candidato Bersani, ha dichiarato al Tg che avrebbe rivisto il programma per l'acquisto dei cacciabombardieri F-35 perché erano spese folli. Falso anche questo .
Come potete chiedere una verifica ? Cosa avete fatto realmente ? Avete aumentato la benzina, le marche da bollo, gli alcolici. L'avete fatto, l'avete fatto. Ripeto: avete aumentato la benzina, le marche da bollo, gli alcolici. Avete regalato 90 miliardi di euro ai concessionari del gioco d'azzardo .
Novanta miliardi di euro: venti volte il gettito IMU ! Venti volte ! Avete chiesto l'anticipo della rata 2014 di IRAP, IRPEF e IRES cioè, mentre gli italiani hanno difficoltà per pagare la rata 2013, voi gli andate a chiedere quella dell'anno prossimo: questa è una vergogna !
Ed è altrettanto vergognoso che non abbiate pensato al taglio delle «pensioni d'oro» quando ci sono pensionati in Italia, uno ogni otto – ripeto: uno ogni otto –, che devono sopravvivere con 458 euro al mese . Ora basta: voglio immaginare che di fronte a me non ci siate voi ma che ci siano i cittadini, i cittadini italiani.
STEFANO DAMBRUOSO. Vergognati !
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. O continuiamo ad essere schiavi o sudditi, o per la prima volta nella nostra storia iniziamo a respirare da persone libere e li mandiamo tutti a casa Tutti a casa ! Tutti a casa !
PRESIDENTE. Per favore... non siamo allo stadio. Per favore...
È iscritto a parlare l'onorevole Vito. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signora Presidente, credo che dovesse anche essere fornita alla Camera la doverosa informazione che il presidente Brunetta, naturalmente, ha sottoscritto la risoluzione di maggioranza.
Signor Presidente del Consiglio, mi soffermerò sulle tre grandi questioni programmatiche che lei ha detto essere gli impegni urgenti del Governo da realizzare in tema di riforme istituzionali, di impegni verso l'Unione europea (ha fatto riferimento al semestre europeo di nostra Presidenza nel 2014) e sulla stabilità politica ed economica, finalizzata naturalmente alla stabilità di bilancio. Parlerò prima brevemente su ciascuna di tali questioni e poi aggiungerò alcune piccole postille sul tema delle riforme istituzionali che indubbiamente è quello più urgente, più atteso dal Paese e sul quale il Parlamento si è già impegnato.
Aggiungerò a questo un argomento che è quello della riforma dei Regolamenti parlamentari. Lei giustamente non vi ha fatto cenno, perché è un argomento di materia prettamente ed esclusivamente parlamentare e non è di competenza del Governo, ma il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Franceschini, ad inizio legislatura vi ha dato un giusto impulso. Questo secondo noi è uno degli argomenti urgenti del capitolo delle riforme istituzionali che va rapidamente realizzato con la finalità di superare la sterile contrapposizione che a volte viene falsamente rappresentata tra Governo e Parlamento, quasi che avessero un interesse diverso che non il comune interesse al buon funzionamento delle istituzioni, e per fare in modo che ciascuno, con le proprie prerogative costituzionali, possa meglio contribuire alla risoluzione dei problemi del Paese. E non c’è dubbio che, da questo punto di vista, il nodo sia quello posto dal Ministro Franceschini, cioè i poteri del Governo in Parlamento. Se vogliamo eliminare il continuo ricorso ai decreti-legge con il possibile ricorso ai voti di fiducia, non c’è dubbio che questo è il nodo rispetto alla definizione del calendario dei lavori, dell'agenda di Governo, rispetto alla possibilità di vedere realizzata una corsia preferenziale per i propri disegni di legge. Affrontare e risolvere questo nodo nei nostri Regolamenti parlamentari, secondo noi, non deprime il Parlamento ma, anzi, esalta la funzione di indirizzo e di controllo e la funzione legislativa del Parlamento nei confronti del Governo. Io ne sono convinto da sempre, con tutti i ruoli che ho ricoperto in Parlamento e al Governo, e credo che, se c’è un'occasione per realizzare le riforme, all'interno del capitolo delle riforme debba essere scritto un grande paragrafo «Riforme dei Regolamenti parlamentari».
La seconda questione alla quale lei ha fatto riferimento è quella del semestre di presidenza europeo. Io le ricordo, signor Presidente del Consiglio, anche per l'incarico che oggi ricopro all'interno della Camera e per il quale ringrazio i colleghi, che vi è un'occasione ancora più urgente, che è quella del Consiglio europeo di dicembre dedicato alla sicurezza e alla difesa comune. È un'occasione storica per l'Europa, ma anche per l'Italia, che, troppo spesso, su questo tema della difesa e delle spese per la difesa, sembra centrata su un dibattito ideologico, strumentale, pregiudiziale, che, invece, va inserito e collocato nel grande dibattito che oggi c’è in Europa e nel mondo sulla difesa comune, sulla interoperabilità delle Forze armate e dei sistemi operativi. È un'occasione, quella che abbiamo del prossimo Consiglio europeo, e sono sicuro che il Governo la saprà cogliere, utilizzando anche le indicazioni che il Parlamento si accinge a dare, e che sicuramente darà, signora Presidente, non solo con l'attività conoscitiva della Commissione che ho l'onore di presiedere, ma anche, credo, con l'apposito atto di indirizzo che sia la Camera sia il Senato, nella loro interezza, vorranno dare al Governo.
Con riferimento all'altra questione – quella della stabilità di bilancio e della stabilità politica –, mi permetta di aggiungere alle sue osservazioni, signor Presidente del Consiglio, rispetto alla durata dei governi, che non c’è dubbio che il dato di stabilità degli scorsi quarant'anni o della cosiddetta Prima Repubblica era dovuto al fatto, al di là del fatto che i governi cadevano, si rifacevano, ogni undici mesi, al di là del numero dei governi, che vi era una stabilità di sistema dovuta al fatto che non vi era possibilità di alternanza politica. Questa fase di instabilità alla quale noi stiamo assistendo è figlia del fatto che, per la prima volta nel nostro Paese, con la caduta dei muri, vi è la possibilità di alternanza politica.
Ora si è verificata anche una fase di debolezza complessiva del sistema dei partiti, per cui nessuna delle due coalizioni, o delle tre coalizioni, o delle quattro coalizioni, sembra poter godere della forza necessaria per realizzare il proprio programma di Governo. Questo ha reso necessaria la nascita del suo Governo e questo rende necessaria la prosecuzione della sua esperienza di Governo rispetto alla quale, signor Presidente del Consiglio, mi consenta di dirlo con franchezza, tutte le forze politiche che fanno parte della sua maggioranza pongono una questione di pari dignità nel Governo: non ci possono essere voti graditi e voti sgraditi, non ci possono essere gruppi migliori e gruppi peggiori . È una questione di rispetto, di dignità, ma anche di capacità di contributo, che noi abbiamo dimostrato di saper porre con la nostra rappresentanza al Governo e con l'attività dei nostri gruppi parlamentari e che intendiamo, naturalmente, continuare a porre.
Adesso arrivo ad altre due questioni, signor Presidente del Consiglio, alle quali lei non ha fatto riferimento e che per noi rappresentano un'occasione, ma, mi consenta di dire, anche un dovere per il suo Governo. La prima questione, la dirò subito. Io ho un particolare sollievo, perché lei ha detto che la questione giudiziaria del presidente Berlusconi va tenuta separata dalla vicenda della tenuta del suo Governo. Naturalmente, su questo ci sono sensibilità diverse: non rispetto a questa affermazione, che è anche ovvia, ma rispetto al fatto che consentirà che per noi non è del tutto indifferente la vicenda del presidente Berlusconi, quello che sta accadendo al Senato.
Ma il punto è un altro, signor Presidente del Consiglio: se la legislatura, grazie a questo voto, al voto di fiducia che noi ci accingiamo a dare, andrà avanti, nella prossima primavera, il Paese avrà una straordinaria occasione per realizzare la riforma della giustizia: sono i che sono stati sottoscritti trasversalmente e rispetto ai quali noi chiediamo che il Governo e il Parlamento debbano avere un atteggiamento di grande rispetto. La riforma della giustizia la si può realizzare anche così: si rispetta il lavoro del Parlamento, si rispetta anche la volontà dei cittadini. Se la legislatura proseguirà, i si faranno e credo che sarà un appuntamento importante sul quale andrà registrata la volontà del Paese.
Infine, signor Presidente del Consiglio, signor Ministro dell'interno, signor Ministro della difesa, signor Ministro degli affari esteri, io vi richiamo ad una questione di grande orgoglio e di dignità nazionale. Ciascuno può avere la sua opinione, nessuno vuole strumentalizzare; abbiamo ascoltato ieri le parole del Ministro Bonino alla quale, oltre che la nostra stima, confermiamo anche la nostra amicizia personale. Mi riferisco alla vicenda dei due fucilieri marò, che sono ancora, dopo seicento giorni, in India . Nel primo voto di fiducia, lei disse qualcosa; capisco che, oggi, non ha avuto il tempo di dire qualcosa.
Io dico la mia opinione: non sta a noi, naturalmente; vi sono dei principi internazionali, vi è un diritto nazionale, vi è una condizione di grande incertezza alla quale, oggi, sono sottoposti tutti i nostri militari. Io credo che vige il principio della presunzione di innocenza, ma vige anche il principio della sottoposizione al giusto giudice naturale, intendendo dire, in questo caso, anche internazionale. Ho sentito parlare di soluzione rapida ed equa, capisco che questa sia anche una formula diplomatica che si sta adoperando.
PRESIDENTE. Deputato Vito, concluda.
ELIO VITO. Concludo Presidente, mi conceda un minuto su una questione sulla quale credo che il Parlamento non sia diviso. Credo che dopo seicento giorni che i nostri marò sono in India non si possa più parlare di soluzione rapida; credo, inoltre, che se non si ha diritto a vedersi eventualmente processati dal giudice al quale si ha diritto in base alle norme nazionali e alle norme internazionali non si possa parlare di soluzione equa. Signor Presidente del Consiglio, lei giustamente ha nominato anche un suo incaricato personale ad occuparsi della vicenda, il Governo sta facendo tanto, credo che questa vicenda debba essere davvero risolta, non più in maniera rapida, ma in maniera equa, per il rispetto dei nostri militari che in questi giorni sono anche in una situazione di grande incertezza, come lei sa, e ai quali mandiamo ancora una volta il nostro saluto e il nostro ringraziamento per l'operato che stanno facendo in rappresentanza del nostro Paese e della difesa dei valori di pace e sicurezza internazionale. Io credo, signor Presidente del Consiglio, che questa vicenda dei due marò debba diventare la cifra dell'impegno del Parlamento e del Governo per fare in modo che la comunità internazionale, i nostri due marò e i nostri militari abbiano la percezione che noi non accettiamo come giuste delle soluzioni che sono ingiuste e che se ci sarà un processo al quale i nostri militari saranno sottoposti senza che vi siano norme che garantiscano la sottoposizione al giusto giudice naturale ed internazionale...
PRESIDENTE. Deputato Vito, concluda, il suo tempo è scaduto.
ELIO VITO. La ringrazio, signora Presidente, anche per la sensibilità che lei ha di fronte a questo problema .
PRESIDENTE. Avverto che la risoluzione Speranza, Dellai, Cicchitto, Pisicchio, Aniello Formisano, Alfreider, Di Lello e Merlo Riccardo Antonio n. 6-00030 è stata sottoscritta anche dal deputato Brunetta.
PRESIDENTE. Avverto, inoltre, che è stata presentata la risoluzione Villarosa ed altri n. 6-00031, che è in distribuzione. .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Massimo Enrico Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signora Presidente, una miserabile montagna di balle; non credo che ci sia un altro modo per definire il contenuto dell'intervento del Presidente del Consiglio questa mattina al Senato e quello che ha svolto, più sommessamente, nella nostra Aula, oggi pomeriggio. Il Presidente del Consiglio questa mattina ha raccontato una storia che sta solo nella sua testa, che parla di un Governo che avrebbe abbassato le tasse, come se gli italiani non si fossero accorti che il suo è il Governo che ha consentito l'aumento dell'IVA, che il suo è il Governo che ha aumentato la percentuale di acconto di imposta per cui si chiede agli italiani di pagare le tasse prima ancora che conseguano i redditi in un anno in cui si sa che tutti i redditi saranno inferiori a quelli dell'anno precedente, che il suo è il Governo che ha inserito, genialità mai sentita nella storia patria, nuove accise sulle benzine; che il suo è il Governo che ha inserito la in questo supponendo che gli italiani siano tutti così cretini da non capire che dando il nome in inglese a una tassa non è che gliela hai levata. Il suo è il Governo che, addirittura, ha penalizzato gli italiani che cercano di smettere di fumare andando ad applicare un'imposta sulle sigarette elettroniche; gli unici favori sono stati quelli erogati, è stato già ricordato prima di me, a quelli che vendono i giochi d'azzardo più o meno legalizzati, a quelli che trafficano sulle macchinette elettroniche delle e qui ci piacerebbe capire quali e quanti siano per davvero i beneficiari di questo regalo di Stato, signor Presidente del Consiglio. Ci ha raccontato di una situazione economica in ripresa, come se gli italiani e il mondo non sapessero che il PIL continua a diminuire, che i dati reali del PIL sono addirittura peggiori di quelli, già pessimistici, che il suo Governo, signor Presidente, aveva inserito nel documento economico e finanziario, che l'indebitamento è cresciuto, che la disoccupazione è arrivata a livelli insopportabili e inaccettabili, che la spesa pubblica non ha avuto, non solo un intervento in diminuzione, ma che continua la sua progressiva e inarrestabile crescita.
Ci ha parlato della centralità dell'Europa, signor Presidente del Consiglio. Francamente, se davvero noi avessimo quella voce grossa in Europa che lei ha rivendicato, ci dovrebbe spiegare perché da noi vengono gli ispettori a tirarci per i capelli e per le orecchie, verificando se il nostro indebitamento supera di qualche centesimo di punto la soglia del 3 per cento, mentre contemporaneamente gli spagnoli e i francesi veleggiano oltre il 5 per cento senza che nessuno in Europa e nel mondo si possa permettere di dirgli alcunché. Se per davvero la nostra importanza in Europa fosse come quella che lei ha pensato di descriverci, lei avrebbe dovuto, nella sua ignavia e nella totale inesistenza del suo Ministro degli affari esteri, chiedere all'Europa di prendere le nostre difese per andare a portarci a casa i nostri due soldati, che voi siete incapaci di riportare a casa nostra ! Ma sappiamo che in materia di politica internazionale voi la voce grossa la fate solo con le bambine kazake che non abbiano ancora compiuto il decimo anno di età.
Signor Presidente, lei e il suo Governo siete solo un transitorio, inutile e scarsamente appetibile incidente di percorso. Quella che è la vera motivazione di oggi non è la fiducia al suo Governo, quello di cui oggi si deve parlare non è la sua capacità di tirare a campare qualche settimana o qualche mese, ciò di cui oggi bisogna parlare, purtroppo, dal nostro punto di vista, signor presidente, è il funerale del centrodestra, il funerale di quella vasta area politica nata nel 1994 su intuizione di Silvio Berlusconi, con la partecipazione di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega, quel sogno che aveva consentito agli italiani di fare immaginare un domani che fosse svincolato dalla burocrazia, che superasse i veti dei poteri forti, che abbassasse il peso fiscale, che liberasse le energie delle persone e delle imprese, quel sogno che si è arrestato quando è stato compiuto il colpevole errore di appoggiare il Governo Monti, figlio degli gnomi della finanza internazionale, e che è stato ribadito quando si è deciso di appoggiare il suo Governo, quando parte del centrodestra, che aveva preso i voti degli elettori dicendo che non si sarebbe mai più assommata alla sinistra, ha deciso di dar vita al suo Governo e che oggi muore, come sempre accade, non per il fuoco avverso, ma perché dopo diciannove anni di servo encomio, qualcuno ha deciso che fosse giunto il momento di inserire il codardo oltraggio.
Alla luce di questo, Fratelli d'Italia, signor Presidente – e concludo – vuole offrire ai tanti milioni di italiane e di italiani che si sentono e continuano fortemente ad avvertirsi realmente alternativi alla sinistra e al malcostume della sinistra una possibilità, un'officina delle idee, perché da oggi, in cui qualcuno colpevolmente ha deciso di radere al suolo il centrodestra, si rende necessario partire per la ricostruzione. Fratelli d'Italia è pronta e accoglierà tutti gli italiani di buona volontà che vorranno con noi ricominciare da zero .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Formisano. Ne ha facoltà.
ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, i deputati di Centro Democratico vi riconfermeranno la fiducia che cinque mesi fa vi era stata accordata. Lo dico anche sulla base di quello che è avvenuto in questa giornata, che è servita, per la verità, a confermare che nei momenti topici l'Italia, quella migliore, c’è e sa quel che deve fare. Mi pare che le reazioni dei mercati di queste ore confermino quanto fosse necessario mantenere la stabilità più volte invocata dal Capo dello Stato e che lei, signor Presidente del Consiglio, ha ricordato qui in Aula essere un elemento di positività rispetto al quale ci si deve sempre confrontare. Ovviamente non è tutto più come ieri, si è consumata in queste ore una partita politica e con evidenza si nota chi ha vinto e chi non ha vinto in questa partita. Non a caso, il Letta ha parlato di maggioranza politica e maggioranza numerica. Ecco, io credo che, proprio rispetto a questa realtà che il Presidente del Consiglio ha tenuto ad evidenziare come esistere oggi nella maggioranza numerica che lo sostiene, sia importante che nei prossimi giorni, mesi o addirittura anni, sia importante che chi ha vinto, e cioè la maggioranza politica, con l'autorevolezza che gli deriva da questa vittoria, sappia ascoltare anche le proposte di chi non ha vinto, nel prosieguo di questa legislatura.
Presidente, è compito dei vincenti comprendere, se possibile, anche le ragioni dei perdenti. L'inclusività è un valore positivo in un momento in cui il nostro Paese ne ha assolutamente bisogno.
Solo eventualmente di fronte ad attività di interdizione, che lei bene ha detto, come dire, non più legittimate ad esistere, si è nella possibilità di ricorrere alla forza dei numeri, che ci sono e va da sé ovviamente ed è auspicabile, che oggi chi è soccombente politicamente dia il proprio contributo senza sgambetti, nella consapevolezza di essere minoranza in questo Parlamento.
Questo è richiesto oggi nell'interesse del Paese e concludo dicendo che la calma è la virtù dei forti e quanta più tolleranza e quanta più pazienza vi sarà, probabilmente continueremo a lavorare nell'interesse degli italiani e del Paese.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Titti Di Salvo. Ne ha facoltà.
TITTI DI SALVO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, signore Ministre, signori del Governo, mentre la ascoltavo, Presidente, l'ho ascoltata, ovviamente come tutti noi, anche stamattina al Senato, e adesso dal vivo alla Camera, io ricordavo quando cinque mesi fa lei presentò alla Camera il suo Governo e ci disse, scegliendo le parole, che quello che ci presentava e rispetto al quale richiedeva la fiducia non era al suo Governo, ci disse che era il Governo possibile e ci disse che era un Governo che avrebbe fatto politiche, e non politica, perché la politica richiede una visione comune.
Oggi lei, dopo cinque mesi, torna in questa Camera e la stabilità, che era il valore aggiunto di quel Governo di servizio, lei lo sa, in questi cinque mesi non c’è stata; il valore aggiunto di quel Governo non si è materializzato; lei sa, prima ancora di questa ultima fase, come ci sono stati momenti in cui questa Aula è stata sospesa per tre giorni quando è stata convocata la Consulta che avrebbe dovuto dare la sentenza definitiva sul reato del presidente Berlusconi; lei sa come è stato fatto da parte di una parte del suo Governo un ricatto continuo sulle scelte di quel Governo; lei sa come l'Italia è stata umiliata, uso le sue parole, mentre lei, Presidente, la presentava al mondo intero; lei sa come è stato colpito alle spalle l'Italia e il Paese, usando le parole del Partito Democratico.
Lei oggi ci dice che c’è una novità politica, noi la vediamo e la apprezziamo, lei ci dice che sulla base di questa novità politica tutto questo non succederà più. Ora, noi avremmo voluto, Sinistra Ecologia Libertà avrebbe voluto leggere questa novità politica nella sua proposta programmatica e invece in quella proposta programmatica noi non vediamo novità, non le abbiamo viste le novità. Lei, Presidente non ci ha detto, per esempio, che la misura, secondo noi estremista, dell'IMU cancellata a tutti proprietari, mentre non si trovano i soldi per pagare, fare scelte significative sugli esodati o sui cassintegrati, o sulle rivalutazioni delle pensioni; lei non ci ha detto che verrà cambiata quella norma.
Lei non ci ha detto e non c'ha spiegato, Presidente, perché era necessario modificare l'articolo 138 per fare le cose giuste che bisogna fare, lei non ce l'ha spiegato perché bisognava modificare l'articolo 138 .
Lei, Presidente ci garantisce che d'ora in avanti avrà il suo Governo ed è questa la novità, non più il Governo possibile ma il suo Governo, capace di attraversare questa fase. Ora, io capisco che c’è una domanda a cui siamo tenuti a rispondere: quale era l'alternativa ? Io la capisco questa domanda e io le dico che per Sinistra Ecologia Libertà l'alternativa c'era, ed era un Governo che per ragioni democratiche riformasse la legge elettorale; l'alternativa per noi non erano elezioni, sia chiaro, ma la riforma della legge elettorale, del maledetto del maledetto lo voglio dire, e anche una legge di stabilità che restituisse equità al Paese, alle donne e agli uomini.
Noi ci saremmo aspettati questa proposta, noi eravamo disponibili ad appoggiare questo cambiamento vero; noi, Presidente, lo sa, siamo delusi da questa soluzione, che a nostro avviso non fa il bene del Paese .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marco Di Lello. Ne ha facoltà.
MARCO DI LELLO. Signora Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, onorevoli colleghe e colleghi, al di là di quello che appare, oggi celebriamo la fine del ventennio berlusconiano. Oggi forse si chiude la Seconda Repubblica; e salutiamo, citando l’, l'avvio del primo Governo di centrosinistra, che mi auguro possa presto arricchirsi dell'ultima componente che manca.
Da oggi siamo tutti più liberi. Sono più liberi tutti gli italiani, perché si potrà certo ora approvare una nuova legge elettorale, per ridare ai cittadini il diritto di scegliersi i propri rappresentanti, così che deputati da 30 voti andranno dove sarebbero in qualunque democrazia: certo, a casa ! Sono più liberi gli elettori che votano per il centrodestra, perché i parlamentari del PdL con Alfano hanno scelto finalmente di dar voce a loro, e non a Berlusconi.
Siamo più liberi noi a sinistra, perché finalmente potremo discutere con maggior serenità di tante questioni: di IMU, recuperando risorse e cancellando l'iniqua esenzione per gli immobili di lusso; del finanziamento pubblico, scevri da padroni e proprietari di partito; di omofobia, recuperando spazio sul terreno della laicità. Potremo parlare finalmente di giustizia: saremo liberi di affrontare il tema senza più la cappa berlusconiana, per evitare che il nostro Paese continui ad essere condannato dalla Corte europea per gli intollerabili ritardi dei processi; per le condizioni disumane delle carceri, che ci ha ricordato ancora nei giorni scorsi il Presidente Napolitano; per un sistema giudiziario dove le carriere di giudice e PM non sono ancora separate, dove c’è un CSM che appare più lesto nel difendere i diritti delle toghe che non quelli dei cittadini. Di tutto questo finalmente potremo oggi discutere, senza essere costretti a chiederci se quel che diciamo conviene o meno a Berlusconi.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARCO DI LELLO. Nel rinnovare la fiducia (e concludo, signor Presidente del Consiglio), come socialisti siamo convinti che con tutti noi più liberi, lei sarà sicuramente più forte; anche nel rinnovare una squadra intorno a lei che potrà essere più efficace e più coesa. Mi piace pensare che è un buon giorno per un'Italia più libera !
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Guido Guidesi. Ne ha facoltà.
GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, Governo tutto, dopo avere ascoltato il suo discorso, e in attesa poi del mio intervento, credevo di assistere ad un di alcuni mesi fa: credo che lei oggi qui abbia portato non il libro dei sogni di alcuni mesi fa, ma un libro ristampato, dal quale ha omesso parecchie delle cose dette alcuni mesi fa . Lei si era presentato come il capo del Governo di servizio, facendo un elogio continuo alla stabilità, che ancora oggi ha fatto: un Governo di servizio che doveva affrontare la crisi economica, ridurre la disoccupazione, risolvere quindi la questione del lavoro.
Cerchiamo allora anche noi oggi di fare un'operazione verità e di chiarezza e di trasparenza, come lei dice di aver fatto in questa giornata parlamentare: quali sono i risultati della sua opera e dell'opera di questo Governo ? Lei, Presidente del Consiglio, in questi mesi è riuscito ad aumentare le tasse, ha aumentato le accise sulla benzina, ha aumentato l'IVA, ha aumentato le accise sugli alcolici, eccetera eccetera; e lascio perdere alcune di quelle già citate dagli interventi che mi hanno preceduto.
Ha aumentato il debito pubblico, è aumentata la disoccupazione, ed oggi il Paese rischia la fuoriuscita del rapporto deficit-PIL; ed in più, ci aggiungiamo che i consumi sono completamente fermi. In questi mesi il vostro spocchioso ottimismo non ha compensato le mancanze dei provvedimenti che non avete fatto.
Credo che in questa settimana di «cinema» della politica l'unica cosa che abbiamo risparmiato è un po’ di lavoro al Ministro Saccomanni, visto che l'IVA è aumentata al 22 per cento e lui dovrà cercare alcune coperture in meno. Ha parlato di missioni di pace, ma qua mancano ancora i finanziamenti e questo è un appunto che forse doveva fare rispetto alla pacificazione politica e alle missioni e rispetto alla questione degli esteri.
Noi le avevamo dato un pezzetto di credito, che lei si è bruciato, quando aveva parlato di riforme, ci aveva detto che aveva bisogno di 18 mesi per fare tutte le riforme. Oggi viene qua e ci dice che basteranno 12 mesi per fare le riforme di cui nei 6 mesi precedenti non si è occupato. Poi assisteremo a lei che arriva alla Camera e ci dice fra 6 mesi, che basteranno 6 mesi per fare le riforme che non ha fatto.
Le priorità non sono quelle che lei ha citato, ma i provvedimenti del suo Governo e di questa maggioranza sono stati altri dal punto di vista delle priorità, voi avete fatto ben due «svuota carceri», avete depenalizzato i reati, avete dato priorità agli immigrati, avete parlato, discusso e presentato una legge per l'amnistia e forse nei prossimi giorni capiremo il motivo. Avete spinto come una priorità la legge sul reato dell'omofobia.
Dopo tutti questi provvedimenti dei quali lei oggi, Presidente del Consiglio, si è vantato, dopo questi provvedimenti oggi siamo al punto incredibile che per un'azienda che vuole assumere è più conveniente dal punto di vista fiscale assumere un detenuto per riabilitarlo piuttosto che un giovane disoccupato .
Si è arrivati a questo punto facendo passare quasi il messaggio che in questo Paese per avere un posto di lavoro prima bisogna delinquere. Non ha affrontato la questione della riforma Fornero, non l'ha fatto in questi mesi di lavoro e non l'ha fatto oggi, una riforma devastante dal punto di vista sociale per tutto il Paese. Lei ha dimostrato sin qui che le manca il coraggio, a questo Governo è mancato il coraggio di fare le riforme, vi siete dimenticati di imprese e imprenditori, delle attività produttive, della famiglia, dei disoccupati, dei giovani e persino dei comuni e degli enti locali, ma vi siete soprattutto dimenticati di quella parte di Paese che noi intendiamo rappresentare, che è il Nord.
Lei nei suoi discorsi, ma soprattutto nei suoi provvedimenti, ha dato priorità al sud, cito per esempio il decreto cultura e il decreto lavoro. Noi rappresentiamo quella parte di Paese che voi a volte tacciate nei nostri confronti di essere la parte ricca del Paese e ci dite che vogliamo difendere quella parte ricca del Paese, ma da noi non c’è la ricchezza ma oggi la realtà è che siamo nella totale impossibilità di mantenere tutto il resto del Paese come abbiamo fatto negli anni scorsi.
Vuole fare una riforma veloce, di contenuto e che le consenta di abbassare le tasse ? Applichi i costi standard e il federalismo fiscale . Gliel'ha suggerito il suo Ministro Delrio, ex presidente di ANCI, ma soprattutto, visto che è da lei stato citato, questa riforma l'ha ritenuta ineludibile il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e noi speriamo che non abbia cambiato idea.
L'economia reale è realtà, manca il lavoro e la gente non arriva a fine mese, le aziende chiudono e i sui provvedimenti hanno peggiorato la situazione. Utilizza nei suoi discorsi il rapporto con l'Unione europea come una positività quando dice che non siamo più in termini di infrazione, ma la utilizza allo stesso modo per giustificare poi i provvedimenti che aumentano le tasse per mantenere il controllo che l'Unione europea ci fa sul rispetto di alcuni coefficienti.
Oggi lei, Presidente del Consiglio, e gliene diamo atto, non solo ottiene la fiducia garantendosi il prosieguo ma afferma un ritorno alla Prima Repubblica, seguendo due regole cardine: la prima è che alle parole non conseguono i fatti, la seconda è che i giochi politici come quelli di questi giorni servono per tutelare la poltrona .
Magari lei ne va orgoglioso di un ritorno alla prima Repubblica. Invece, a noi spaventa e spaventa molto questo vecchio metodo e questa nuova inizializzazione di una Democrazia Cristiana 2.0 .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Schullian. Ne ha facoltà.
MANFRED SCHULLIAN. Grazie Presidente, signor Presidente del Consiglio, lei prima ha citato . Mi permetto di citarlo anch'io: leggo che, su 265 decreti attuativi delle riforme avviate da questo Governo, ne mancano ancora 248. Questo è un dato fisiologico, non patologico, ma è anche la conferma che serve stabilità, che serve un Governo stabile per portare a termine le riforme già avviate. Questa stabilità serve anche per le riforme istituzionali e per la riforma della Costituzione che dovrà avvenire – lo auspichiamo – nel rispetto delle autonomie che andranno anche rafforzate.
In nome della componente politica delle Minoranze Linguistiche preannuncio, pertanto, la nostra fiducia, sperando e auspicando che questa fiducia, che sarà espressa da questo ramo del Parlamento e che già stata espressa dal Senato, venga intesa anche come l'impegno di noi parlamentari di collaborazione concreta, effettiva ed efficace in modo che questo Governo possa operare senza la quotidianità di minacce, ricatti e ritorsioni del passato .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Grazie Presidente, riconoscimento, speranza ed una raccomandazione, che desidero rivolgerle, signor Presidente, nel confermarle la piena fiducia. Riconoscimento delle cose fatte e, tra queste, ne nomino una: l'inversione di tendenza per i tagli alla scuola, promessa mantenuta due volte: non solo nessun taglio, al contrario, maggiori investimenti per scuole e università, sono investimenti sul futuro. La speranza: stiamo riconquistando credibilità internazionale e il rispetto dei nostri partner e proseguiamo in questo cammino in vista del semestre a Presidenza italiana, che apre la nuova legislatura europea. Caratterizziamoci con un'agenda di respiro, ambiziosa, che ci faccia risalire dal rango di Paese periferico a quello di Paese fondatore della UE, il nostro ruolo.
La raccomandazione è la stessa che le ho ripetutamente rivolto dal suo insediamento: le donne sono una risorsa importante, se ne avvantaggi, Presidente ! Fa bene al suo, al nostro Governo e fa bene al Paese !
Infine, grazie per la pazienza: la pazienza non è un difetto, come lei ha detto, non è un difetto. Al contrario, come diceva Nenni, la pazienza è virtù rivoluzionaria. Grazie, e auguri, signor Presidente .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Taglialatela. Ne ha facoltà.
MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Fratelli d'Italia voterà contro la fiducia e lo farà in coerenza con la posizione politica espressa durante la campagna elettorale e immediatamente dopo, ritenendo che il cosiddetto Governo delle larghe intese sarebbe stato incapace di dare le risposte che sono, viceversa, importanti e indispensabili per gli italiani.
Quindi, la nostra è una posizione già nota, ma è evidente che un'occasione del genere, quella relativa a un dibattito in Aula, deve essere utilizzata per porre l'attenzione sulle risposte agli italiani, delle quali lei ha parlato e che, fino ad oggi, gli italiani stessi non hanno ancora visto. Le risposte relative al declino industriale che ha colpito la nostra nazione e i fatti degli ultimi giorni e delle ultime settimane, purtroppo, confermano un andamento che certamente non fa onore alla nazione.
Così come la credibilità internazionale non sembra essere aumentata – e questo lo dico in modo eufemistico – perché è del tutto evidente che continuiamo ad essere una nazione sotto osservazione, con una economia ancora schiava delle banche e dei poteri finanziari, nei confronti dei quali nessun intervento è stato da lei prodotto, nessun intervento è stato ancora proposto, nessun decreto-legge ha posto mano alle necessarie riforme, anche riguardo al sistema bancario.
Eppure la vicenda del Monte dei Paschi di Siena è vecchia di qualche settimana da un punto di vista dei risvolti giudiziari ed è ancora freschissima per quelle che sono state le conseguenze economiche che hanno colpito tanti risparmiatori e soprattutto hanno colpito tanti italiani. Io sono un campano, un napoletano, e sono orgoglioso di esserlo. Mi immagino che vi sia e vi debba essere da parte del Governo della nazione, qualsiasi esso sia e qualsiasi etichetta politica porti, un'attenzione nei confronti di quello che è un vero e proprio disastro ambientale del quale solo oggi con grande ritardo e anche con qualche ipocrisia incominciano a prendere atto i nazionali.
In Campania non per colpa dei campani o non solo per colpa dei campani si è avuto un atteggiamento di vera e propria criminalità, che ha visto industrie del Nord scaricare nei nostri territori e avvelenare le nostre pianure. Ebbene noi abbiamo bisogno che nei confronti delle popolazioni campane, così come deve avvenire nei confronti di qualsiasi popolazione colpita da un inquinamento criminale frutto delle politiche miopi industriali o della criminalità organizzata, vi debba essere una attenzione che ridia speranza di vita e che ponga al centro la valorizzazione del territorio, che è la risorsa che abbiamo ereditato dai nostri padri e che dobbiamo consegnare ai nostri figli. Ebbene queste sono le occasioni che faranno la differenza tra la credibilità di un Governo che lei pretende che abbia dato risposte agli italiani e che viceversa fino ad oggi queste risposte non le ha ancora viste. Ci sarà modo di verificare se le intenzioni saranno poi seguite dai fatti. Nel frattempo, come Fratelli d'Italia, auspichiamo che una opposizione al suo Governo, fatta in questa Aula e che sia una opposizione di tutti gli schieramenti che ritengono che la politica abbia bisogno di un salto di qualità nella sua capacità di espressione, venga rappresentata dalla destra, dal centrodestra, che noi orgogliosamente intendiamo rappresentare. Lo faremo sempre con grande lealtà, con grande schiettezza, con grande sincerità e pretenderemo le risposte che gli italiani, attraverso il voto che ci hanno conferito, chiedono a tutta la nazione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Onorevole Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, oggi siamo qui in un dibattito politico che vede al centro dell'attenzione il Governo, il suo programma, i progetti di questo Governo per il futuro. Un dibattito che origina da alcune difficoltà. In tutte le convivenze politiche ci sono delle difficoltà. E questa è una convivenza assai particolare. Quella di chi forma la maggioranza che sostiene questo Governo è una convivenza che ha alle sue spalle anni di duro conflitto, un conflitto tra parti, un conflitto senza esclusione di colpi, un conflitto al quale molti di noi hanno partecipato con spirito politico, con passione, ma anche con forza. Alle origini di questo Governo c’è però una scelta, quella che Silvio Berlusconi per primo ha proposto al termine di una campagna elettorale, l'ennesima, che ha avuto come oggetto il conflitto di cui prima parlavo.
Silvio Berlusconi, per primo, dopo il risultato elettorale, dichiarò la sua disponibilità a formare un Governo proprio in forza di una situazione che si era venuta a creare dal risultato elettorale – non dalla legge elettorale –, proprio mentre una parte, che oggi è in questa maggioranza, cercava un altro genere di accordo con un'altra parte che oggi si trova all'opposizione.
Ebbene, oggi si tira anche un bilancio, Presidente Letta, dell'attività di governo, di molte cose, alcune delle quali, io credo, estremamente positive che sono state fatte, alcune altre da fare. Io non amo i toni trionfalistici, così come non sono d'accordo con coloro che sono catastrofisti a prescindere. Credo che si debba affrontare la realtà con grande serenità, con grande fermezza. Noi abbiamo degli appuntamenti importanti ciascuno dei quali comporta delle responsabilità e delle difficoltà. Lei li ha ricordati: la legge di stabilità, le riforme, il semestre europeo. E poi c’è la crisi economica, dalla quale ci auguriamo di poter uscire presto e bene.
A queste difficoltà si aggiungono altre difficoltà, che certo non aiutano. Non aiutano le provocazioni, aggiungo anche le provocazioni costanti, a volte continue. Non aiuta l'accelerazione che si sta facendo al Senato della Repubblica in Giunta delle elezioni sulla vicenda che riguarda Silvio Berlusconi, che, è vero, è una vicenda giudiziaria, ma è anche – non nascondiamocelo – una vicenda politica.
Noi crediamo di essere di fronte ad una sentenza ingiusta, crediamo di aver visto in questi anni un uomo che è stato aggredito dal punto di vista giudiziario come nessun altro in questo Paese e crediamo ancora che, quando un di un partito importante rischi la propria facoltà di rappresentare quei tanti milioni di italiani, non ci si trovi più di fronte ad un problema di legalità. Questo sarebbe banalizzante. Ci si trova prima di tutto di fronte ad un problema politico.
Tra la legalità e la democrazia, credo che la priorità sia quella di garantire la democrazia, perché crediamo che un principio di legalità come quello che rappresenta la legge Severino, su cui non c’è una univocità, diciamo così, di interpretazioni, non possa essere utilizzato a pretesto per un voto che rischia di essere politico, di parte o di convenienza. Quindi, ci sono tanti elementi che non aiutano. L'idea che qualcuno possa avere, qualche autorevole esponente possa avere, di riscrivere la storia, come si è detto oggi. Quale storia ? La storia di due grandi partiti, di molti altri partiti, di un partito guidato da un uomo che oggi ci chiede di fare una scelta, non la riscriverà nessun altro, la storia, la storia si scrive da sé. Noi crediamo che la ragione per la quale oggi Silvio Berlusconi si è alzato al Senato a dichiarare il suo voto favorevole a questo Governo sia un'ottima ragione: la speranza della pacificazione, di un clima sereno, di un confronto politico sereno in questo Paese, in queste Aule, la speranza di una serenità, e la responsabilità di sostenere in questo momento il Governo il motivo per cui Berlusconi ci ha chiesto di sostenere questo Governo è perché Berlusconi ritiene che questa sia la cosa giusta da fare. Ed è per questo che noi aderiamo a questa sua richiesta, ed è per questo che noi sosterremo questo Governo oggi. Grazie
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Francesco Ferrara. Ne ha facoltà.
FRANCESCO detto CICCIO FERRARA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, noi sin dall'inizio di questa legislatura ci eravamo resi conto che la politica delle larghe intese non sarebbe stata in grado di affrontare la crisi del Paese. La natura stessa del Governo lo impediva. Quello che lei ha appena detto nella sua relazione non ci convince per un semplice motivo: vi leggiamo una sostanziale continuità con le politiche già sperimentate in questi mesi e che si sono rivelate inefficaci.
Basterebbero soltanto i dati diffusi ieri dall'ISTAT per rendersi conto del fallimento del Governo delle larghe intese. La disoccupazione ad agosto è salita, con un aumento di 1,5 punti su base annua, se si guarda al tasso di disoccupazione giovanile che raggiunge il 40 per cento, tra i 15 e i 24 anni le persone in cerca di lavoro sono 677.000 e rappresentano l'11 per cento e più della popolazione in questa fascia di età, e il numero di disoccupati è pari a 3.127.000. Sono dati drammatici che peggiorano di giorno in giorno, eppure non ci sorprendono. Non ci sorprendono perché noi abbiamo sempre denunciato in Parlamento e nel Paese gli effetti drammatici che avrebbero avuto le politiche del rigore e di austerità messe in campo anche dal suo Governo, il quale aveva il compito di governare la crisi provando a rilanciare il Paese e, invece, ad oggi non si vede ancora una via d'uscita.
Noi oggi avremmo voluto sentire pronunciare la parola «fine» di questa esperienza politica e una netta inversione di tendenza, che mettesse al centro del dibattito politico una nuova politica di sviluppo, attraverso investimenti seri e certi per il lavoro e la crescita. Ci saremmo aspettati più coraggio, invece quella rottura con il rigore e l'austerità perseguita in questi anni non c’è stata. Si decide di continuare sulla medesima strada, la stessa che ha acuito la crisi economica che stiamo vivendo.
Tutti gli indicatori e gli istituti di ricerca hanno dimostrato che l'austerità ha ucciso e devastato questo Paese, il suo tessuto economico e produttivo, la sua economia. Al primo trimestre di quest'anno si sono registrati 9.117.000 persone in età di lavoro che vivono nell'area della sofferenza e del disagio, disoccupati, scoraggiati, cassintegrati, lavoratori precari, : un esercito di invisibili su cui quotidianamente si accaniscono gli effetti devastanti della crisi economica e l'immobilismo che questo Governo ha prodotto con questa maggioranza.
Disoccupazione giovanile, Mezzogiorno, aumento della disoccupazione, un'alta quota di inattività e precarietà sono i nodi da affrontare immediatamente in Parlamento. Non si può perdere altro tempo. Servono urgenti e concreti interventi per lo sviluppo e la crescita economica, che crei una buona e stabile occupazione, un reddito minimo garantito per i giovani. Le risorse per mettere in moto l'economia ci sono e vanno reperite in interventi decisi sui grandi patrimoni e sulle rendite finanziarie.
Ci saremmo aspettati più coraggio, più coraggio nel difendere la nostra industria e non invece – come è successo – assistere alla svendita del nostro patrimonio industriale senza dire una parola, così com’è accaduto per la Telecom. Lo stesso è avvenuto con Finmeccanica, dove il gruppo dirigente si è fatto carico di scelte strategiche concentrando tutto sui settori della difesa e dell'aerospazio e abbandonando al proprio destino tutto il settore civile, da Ansaldo Breda, ad Ansaldo STS, ad Ansaldo Energia, a BredaMenarinibus, che rappresentano un vero patrimonio occupazionale e industriale del nostro Paese. Anziché avallare ipotesi di cessione degli civili e di creazione di bisognerebbe invece investire su processi e prodotti e rilanciare la progettazione. Insomma, una valorizzazione della più grande conglomerata industriale del nostro Paese come condizione per innescare una vera e propria politica industriale in questo Paese.
Oggi invece abbiamo ascoltato un elenco di buoni propositi che si inseriscono però nella sostanziale continuità rispetto al passato e, per quanto ci riguarda, non ci ha soddisfatto. Siamo su un crinale pericoloso: stare fermi equivale a imboccare il precipizio. È ora che le forze sociali e democratiche di questo Paese...
PRESIDENTE. Per favore colleghi, non si capisce niente...
FRANCESCO detto CICCIO FERRARA. ... facciano sentire la propria voce e dicano con forza che questa alleanza non sta in piedi, trarre finalmente le conclusioni e uscire dal groviglio che lega il destino del Paese e gli affari e le vicende private del capo della destra, che come sempre da vent'anni nei momenti cruciali del Paese torna ad essere se stesso e non si smentisce.
Berlusconi baratta l'Italia col suo destino personale, evoca il colpo di Stato, esige dimissioni in massa dei parlamentari, torna con la regolarità di sempre ad attaccare la magistratura ed oggi rinnova la fiducia al suo Governo. Quello che abbiamo chiesto è che si cercasse in Parlamento una nuova maggioranza per arrivare ad un Governo di scopo, che affrontasse alcune delle emergenza aperte come i fondi per la cassa integrazione in deroga, gli esodati, cambiare la legge elettorale ed eliminare l'emergenza democratica dal «porcellum», sul quale voglio ricordare che noi di Sinistra Ecologia Libertà abbiamo raccolto un milione e mezzo di firme nel Paese per abrogare questa odiosa legge e continueremo a batterci perché a nessuno venga in mente di tornare al voto senza aver prima trovato una legge elettorale .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Speranza. Ne ha facoltà.
ROBERTO SPERANZA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Presidente del Consiglio Letta, intanto grazie. Grazie Presidente Letta, grazie perché il suo intervento oggi al Senato ed alla Camera ha dato forza e dignità alla nostra discussione parlamentare. E grazie perché la sua azione di Governo in questi mesi ha ridato dignità alla politica in un tempo difficile come quello che stiamo attraversando. Io penso che il gruppo del Partito Democratico, ma anche l'intero Paese debba riconoscere le cose che ho detto. Eppure quanta distanza, Presidente, quanta distanza, onorevoli colleghi, tra le parole del nostro Presidente del Consiglio e la miseria di un dibattito a cui tutto il Paese ha dovuto assistere un dibattito sinceramente inaccettabile ed un dibattito che si è chiuso in maniera tragicomica con una piroetta sinceramente incomprensibile, che non nasconde una nettissima sconfitta politica .
Onorevoli colleghi, perché stiamo discutendo questa fiducia ? Perché siamo qui oggi ? Perché ? Abbiamo sentito in questi giorni parole pesanti, inaccettabili, e guardate che le parole in politica non volano, le parole in politica sono macigni, sono come pietre enormi. Voglio ripeterle quelle parole: colpo di Stato, dimissioni dei parlamentari e attacchi quotidiani al nostro Presidente della Repubblica . E proprio al Presidente della Repubblica credo che vada il nostro più forte sostegno e la nostra più convinta vicinanza, perché è il faro vero di questa democrazia .
Voglio dirlo con nettezza: nulla potrà essere più come prima. Capisco l'imbarazzo di chi in queste ore in quest'Aula ha provato ad arrampicarsi sugli specchi, ma io credo che nulla potrà essere come prima .
Insisto: perché tutto questo ? Perché questa discussione ? Riflettano gli italiani: per i problemi di uno solo. Un Paese col fiato sospeso per i ricatti di uno solo. Voglio dirlo con forza: Silvio Berlusconi deve chiedere scusa agli italiani per quello che è accaduto in questi giorni . Un'ennesima prova di inaffidabilità, mentre il Presidente Letta era negli Stati Uniti a difendere il nostro Paese. Ma fortunatamente nelle due Camere, non solo qui, anche al Senato, c’è chi ha dimostrato che esiste una maggioranza di persone che pensa che l'Italia venga prima di ogni altra cosa.
Siamo di fronte ad un fatto politico nuovo ed eclatante, che salutiamo con grande favore. Siamo di fronte oggi all'atto fondativo di una nuova maggioranza politica . Grazie a chi ha avuto questo coraggio e grazie in generale a chi ha il coraggio di dire «no». Sì, quel coraggio di dire «no» che in politica serve. Grazie, ad esempio, e voglio dirlo con forza, alla senatrice De Pin senatrice che ha ricevuto minacce inaccettabili. Altro che democrazia diretta ! Si tratta del peggior squadrismo, una vergogna per queste Aule !
E grazie a chi ha detto «no» al del capo, a chi in passato si era paragonato a De Gasperi e, invece, ha inseguito solo il proprio interesse personale. Ma ora basta parlare del passato...
CRISTIAN IANNUZZI. Siete voi il passato !
ROBERTO SPERANZA. ... basta parlare di quello che è stato. Vogliamo parlare del futuro dell'Italia. Vogliamo parlare di come questo Parlamento e queste forze politiche possano rispondere alle grandi questioni del Paese. Dobbiamo metterci in sintonia ed accogliere quel grido fortissimo che è arrivato in questi giorni dai soggetti sociali, dalle imprese, dai sindacati, dalle organizzazioni di categoria, dalla Chiesa in maniera fortissima, dal mondo dell'associazionismo e dal volontariato. È questa l'Italia a cui noi vogliamo rispondere ogni giorno con la nostra azione di Governo .
E quest'Italia ci chiede governo. Sì, ci chiede la capacità della politica di compiere uno sforzo straordinario per fare cose concrete e dare risposte concrete ai problemi dei cittadini. Ce lo chiedono – e ne sentiamo fino in fondo tutto il peso – quei quattro giovani su dieci senza lavoro. Ce lo chiedono le famiglie che hanno ridotto i loro consumi ai livelli di trent'anni fa. Ce lo chiedono le imprese, mai come oggi in grandissima difficoltà. Ce lo chiedono i tanti cittadini, sempre più ai margini, di cui non dobbiamo mai smettere di occuparci in maniera assolutamente prioritaria. Oggi, io penso, questo Governo, il Governo Letta, è più forte, più forte nel fare cose concrete, più forte nel dire «no» ai ricatti e più forte nel dare conto solo alle domande profonde degli italiani. Per questo avanti, Presidente, con la sua forza, con la sua umiltà e con il suo coraggio. Dobbiamo dare nuova credibilità all'Italia e lo faremo nel semestre europeo che lei guiderà. Dobbiamo avere il coraggio di quelle riforme non più rinviabili: il superamento del bicameralismo perfetto, la legge elettorale. Dobbiamo farlo con il coraggio di puntare su quelle che per noi sono le priorità fondamentali per il futuro. La scuola, sì la scuola, l'università, quella leva essenziale per la crescita. Grazie, Ministro Carrozza, per avere finalmente fatto un decreto con il segno più su questo terreno .
E, ancora, l'ambiente, una nuova idea di sviluppo sostenibile, il lavoro come priorità assoluta, l'inclusione sociale perché nessuno resti indietro e i diritti, per una piena cittadinanza e per fare dell'Italia una moderna democrazia occidentale. Su questo, con le nostre idee e la nostra agenda, noi vogliamo misurarci. Ciascuno, Presidente, ha una sua idea del bene e del male e deve scegliere di seguire il bene e combattere il male come lui li concepisce. Basterebbe questo per migliorare il mondo. Sono le parole bellissime del Papa che abbiamo letto ieri in una straordinaria intervista a Scalfari.
Noi non siamo qui per insegnare dove sta il bene e dove sta il male ma, come Papa Francesco ripete, la politica è la prima delle attività civili e noi in questa sede non possiamo essere indifferenti e, come sempre, come Partito Democratico faremo la nostra parte avendo un'unica faro: l'interesse del Paese .
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri. Come è stabilito a seguito dell'odierna Conferenza dei presidenti di gruppo, l'intervento in sede di replica del Presidente del Consiglio dei ministri e le dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto avranno luogo con ripresa televisiva diretta.
Avverto che la Presidenza, come preannunciato già in Conferenza dei presidenti di gruppo, concederà la parola per dichiarazione di voto anche al deputato Fabrizio Cicchitto, che ne ha fatto richiesta anche a nome di diversi altri deputati, nelle more delle procedure per la costituzione di un nuovo gruppo parlamentare
Poiché, come preannunciato alla Conferenza dei presidenti di gruppo, la replica inizierà alle ore 18,15 con ripresa televisiva diretta, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 18,15.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Presidente del Consiglio dei ministri, Enrico Letta.
ENRICO LETTA, . Signora Presidente, ho ascoltato il dibattito di questo pomeriggio alla Camera, stamattina il dibattito al Senato, prendo la parola per la quarta volta nella giornata, quindi, mi scuserete se riprenderò alcune delle cose che sono state dette, ma lo farò, spero, in un modo molto rapido e sintetico per ascoltare, poi, le dichiarazioni di voto.
Sono state dette molte cose importanti, a partire dall'impegno sul tema dei Regolamenti parlamentari che il collega Elio Vito ha citato prima: impegno che, ovviamente, fa parte delle competenze parlamentari e che io reputo assolutamente essenziale e fondamentale, fa parte dell'impianto complessivo delle riforme istituzionali; è una questione di competenza del Parlamento, ma è, credo, essenziale dentro quell'intero impianto.
Così come riprendo gli interventi dei colleghi Ferrara e Titti Di Salvo rispetto al tema delle elezioni anticipate e della legge elettorale. Io condivido completamente il vostro approccio e lo dico rispetto anche alle polemiche di questi giorni in ordine alla legge elettorale, che sono tornate anche qui, con riferimento alle quali voglio dire in modo molto semplice il seguente tema: la legge elettorale deve trovare in questo Parlamento un accordo che metta insieme la maggioranza di questa Camera e del Senato. La maggioranza, cioè vuol dire almeno il 50 per cento più uno: se non si mette insieme il 50 per cento più uno sia della Camera sia del Senato, la legge elettorale non si cambia.
Dico questo, perché ognuno di noi può fare bellissima figura, sicuramente, tirando fuori tutte le proposte che ognuno vuole portare avanti, ma se non c’è una maggioranza qui dentro, rimangono belle proposte e non diventano, poi, quel cambiamento che è necessario. Questo è il motivo per il quale io e il gruppo del quale faccio parte, il Partito Democratico, per esempio, prima dell'estate, non abbiamo dato il voto favorevole a quella mozione, nel momento nel quale discutevamo sull'articolo 138 e le vicende dell'articolo 138. Perché il tema della legge elettorale è un tema in cui, se ognuno alza la sua bandiera, la legge elettorale rimane ferma e non si cambierà mai.
Si deve lavorare, come in questo momento si sta cercando di fare in Commissione affari costituzionali al Senato, per trovare un accordo tra posizioni diverse, perché, lo ripeto, nessuno ha la maggioranza in quest'Aula e, se si gioca soltanto ad alzare ognuno la propria bandiera, non si va da nessuna parte. Lo dico essendo convinto di quello che ho detto l'altra sera in televisione e convinto del fatto che la legge Mattarella ha dimostrato, nei dodici anni in cui ha funzionato, di essere una legge che ha funzionato, che ha funzionato sicuramente. Il tema della legge Mattarella è un tema che ha dimostrato di funzionare molto meglio del «porcellum».
Il tema di fondo è: siamo in grado, in questo Parlamento, di trovare un accordo su quale legge elettorale ? C’è la possibilità di fare ognuno dei passi avanti oppure ognuno alza la sua bandiera ? Altrimenti, potrei dire anch'io la stessa cosa di Beppe Grillo, che ha ripetuto, anche l'altro giorno: voglio andare al voto col «porcellum», non vogliono farmi andare al voto con il «porcellum», e noi vogliamo il «porcellum» .
Dico questo semplicemente perché, se sulla legge elettorale giochiamo, facciamo semplicemente questi giochi sui temi e sulle bandiere, ci fermiamo qui e non si va da nessuna parte. Io penso che la vogliamo cambiare: il più interessato a cambiarla sono io. Il più interessato a cambiarla sono io. E credo, con grande forza e determinazione, che il meccanismo che si è messo in campo al Senato – ripeto, è un percorso parlamentare per eccellenza la legge elettorale, non è materia di Governo, lo ripeto, per eccellenza –, penso che quel percorso che si è messo in campo possa trovare un'intesa. Lo dico in premessa: l'intesa non vuol dire che ognuno fa il 100 per cento delle cose che vuole; l'intesa vuol dire che qualcuno cede qualcosa e si fa una legge elettorale che non può che essere frutto di un accordo, ma sicuramente meglio dell'attuale «porcellum», che è il male assoluto, l'ho sempre pensato e lo riconfermo anche adesso. E, ripeto, per quello che il Governo può fare – che è poco, perché si tratta di materia parlamentare –, il massimo che possiamo fare continueremo a farlo. Quindi, non è questione di essere bugiardi o di essere coraggiosi: c’è questione semplicemente di dire le cose come stanno e di sapere che bisogna trovare delle maggioranze per fare le cose.
È sempre il solito problema: da soli si alza una bandiera, si fa finta, all'esterno, di fare delle battaglie, non si raggiunge nessun risultato, si è irrilevanti nelle cose che si fanno, si può essere anche contenti di aver alzato una bandiera, io penso che non si sia fatto il proprio dovere; il proprio dovere è riuscire a trovare degli accordi che diventino leggi, che diventino fatti che cambiano le cose. Credo che questo sia fare il proprio dovere, almeno per quanto riguarda un'idea di politica alla quale sono fortemente legato; certo non fa fare bella figura; uno fa sicuramente più bella figura a presentare mozioni sulle cose che gli pare e a chiedere il consenso sulle proprie cose, e poi, se non si trova l'accordo, pazienza; ma non è così .
Allora, rispetto a questi punti penso che sia essenziale, fondamentale, muoversi in una logica che sia la più larga e consensuale possibile, e credo che questo debba essere il nostro impegno e il nostro lavoro. Io la vedo così, dopo di che, so benissimo che il ruolo del Presidente del Consiglio, in quest'Aula, così come al Senato, così come nella democrazia parlamentare – funziona così – è quello di alzarsi, di prendere insulti, accuse e critiche, fa parte della democrazia parlamentare, sono abituato e sono assolutamente pronto, quando necessario, a prenderli e a replicare. Per esempio, sono state dette, qui, alcune cose false alle quali voglio replicare, come sulla questione dei testimoni di giustizia: noi abbiamo dato soluzione ai testimoni di giustizia, onorevole Guidesi, ai testimoni di giustizia, io questa cosa la rivendico, è stata una scelta importante; ai testimoni di giustizia noi abbiamo dato una risposta e una soluzione; è un'altra cosa rispetto a quello che ha detto lei. Credo che questo sia un punto fondamentale, importante, che io voglio rivendicare.
Credo che questi punti siano importanti, come altri che ho sentito prima; ad esempio, sono state citate alcune cifre secondo le quali non abbiamo abbattuto la spesa, non abbiamo abbattuto le tasse. Un miliardo e 700 milioni sono stati tagli faticosi, non semplici, in cinque mesi di Governo. Meno 3 miliardi di euro; l'abbattimento di 3 miliardi di euro di pressione fiscale in cinque mesi di Governo, è anche questo un fatto, un fatto che sta nelle cifre, nei conti. Io su queste cose voglio semplicemente ripristinare la verità, perché penso che sia giusto che chi ci ascolta possa poi giudicare, valutare, e credo che questo giudizio sia la cosa essenziale.
Così come, è stato detto prima, non avete fatto nulla per i poveri: erano anni che non si faceva qualcosa per la povertà assoluta nel nostro Paese. La carta di inclusione sociale, che è stata approvata ed è operativa, è entrata e sta entrando in vigore, in Italia, oggi, con un'intensità e un impegno particolare legato al Mezzogiorno; è una scelta per la povertà assoluta che esiste in Italia, e sulla quale abbiamo messo risorse importanti e su questo abbiamo intenzione, come ho detto, nella legge di stabilità, di continuare, ma anche questi sono fatti, cose concrete.
Così come, mentre parlavo, mentre eravamo qui, oggi, a discutere, la questione del sulle assunzione dei giovani, l'incentivo per assumere a contratto a tempo indeterminato giovani lavoratori, ha fatto millecinquecento nuove assunzioni in più, mentre noi passavamo la giornata qui. Mentre discutevamo qui, millecinquecento ragazzi hanno trovato un posto di lavoro .
Questi non sono discorsi, questi sono fatti concreti e io preferisco i fatti concreti rispetto a qualunque altro ragionamento generico, rispetto a qualunque titolo o rispetto a qualunque bandiera, perché ritengo questi i punti essenziali per cercare di fare svoltare le cose in Italia. Noi abbiamo cominciato, non abbiamo risolto tutto, lo so benissimo, ma trovo assolutamente insopportabile che si dipinga tutto questo soltanto con il colore nero.
Ci sono state delle inversione di tendenza e ringrazio l'onorevole Locatelli per aver citato, prima, l'inversione di tendenza sul tema dell'educazione e dell'istruzione. Si sono rimessi soldi sul diritto allo studio, per la prima volta in Italia dopo tanto tempo; si sono introdotte le borse di studio per il settore musicale e per la coreutica, anche questa una cosa che non esisteva; si sono introdotti degli interventi per abbassare il costo dei libri di testo. Non faccio l'elenco perché, colleghi deputati, conoscete queste cose come le conosco io. Si è fatto per la prima volta e si è reintervenuti sul fondo per la disabilità nel rapporto con il mondo del lavoro . È un cambiamento radicale; finalmente, dopo anni nei quali sulle politiche sociali si era soltanto tagliato, si è ricominciato a mettere soldi.
Uno può dire che si è fatto troppo poco, ma ritengo che fare opposizione politica dicendo che non si è fatto nulla rappresenta un modo sbagliato di fare dialettica e di discutere tra di noi, ed è un modo al quale io, per quanto mi riguarda, non posso far altro che cercare di reagire, di dire come stanno le cose, poi ognuno ovviamente risponde della modalità con la quale fa opposizione e della modalità con la quale dice le cose.
Di Lello diceva prima: un cambio di passo. Io spero che oggi ci sia veramente il cambio di passo. Io lo interpreto così, un cambio di passo vero, reale, un impegno che mettiamo su nuove prospettive di azione a partire dalla legge di stabilità e a partire ovviamente dai grandi temi che abbiamo di fronte, i tre grandi temi che sono stati citati prima. Elio Vito li ha toccati tutti e tre e non ritorno su quei punti, ma sono l'impegno principale che noi vogliamo prenderci, partendo dalla questione del rilancio dell'economia e del tessuto industriale. Alberto Bombassei ha fatto un intervento che condivido, condivido in pieno. Vogliamo essere un Paese fiero di essere la seconda manifattura d'Europa ? Vogliamo essere un Paese che è fiero di essere il quinto Paese esportatore manifatturiero ? Vogliamo concepire questi aspetti come una zavorra o vogliamo concepire questi aspetti invece come una possibilità, una risorsa per andare ancora più lontano ?
Se è così dobbiamo fare delle cose; il cuneo fiscale da abbassare è una di quelle; la legge Sabatini sull'incentivazione per i nuovi macchinari è un'altra; l'ACE per patrimonializzare le imprese è una terza. Sono tutte cose, ripeto, concrete, che dobbiamo mettere nella legge di stabilità. Alcune di queste sono parte del decreto del fare e quindi sono già state messe in campo.
Aggiungo, sono anche a sottolineare qui una cosa importante in termini di cambio di passo: abbiamo fino ad oggi messo in campo, come Governo, provvedimenti che hanno un tasso di autoapplicatività superiore alla media di tutti gli altri Governi, vicino al 75 per cento. Ciò vuol dire che la possibilità che quello che si fa non abbia bisogno poi di mesi, anni – casca il Governo e finisce tutto –, per poi diventare fatto concreto. Nell'esperienza amministrativa che io ho, il nostro Paese muore proprio su questo, sull'applicazione delle cose. Si fanno leggi, si annunciano, poi dopo, prima di arrivare a vederle realizzate, ci si perde dentro i meandri. Ed è questo il grande problema, il motivo per il quale questa logica di esserci mossi su questo aspetto dell'autoapplicatività lo considero estremamente importante, e lo considero uno dei grandi temi sui quali assolutamente dobbiamo muoverci.
Ho parlato al Senato di Expo con grande forza. Lo voglio ripetere anche qui, perché credo profondamente in questa grandissima scadenza che abbiamo davanti. L'Expo 2015 vorrà dire per noi una scadenza attorno alla quale mobilitare le nostre grandi energie, tutte le energie del Paese. Vuol dire attrarre attorno a quel tema, il cibo, la sicurezza alimentare, l'agroalimentare, l'ambiente, tutto ciò che noi potremmo fare da qui al 2015. Vorrà dire una grande sfida per il nord, per la Lombardia, per Milano, una grande sfida alla quale abbiamo aggiunto il vertice ASEM, che riunisce i dei Paesi asiatici e dei Paesi europei. Siamo riusciti ad ottenere che esso si svolga a Milano nell'autunno dell'anno prossimo. Vorrà dire che riusciremo a ospitare a Milano – normalmente si sarebbe dovuto svolgere a Bruxelles, su nostra iniziativa siamo riusciti ad ottenere questo – un vertice che metterà insieme i Presidenti della Cina, del Giappone, di tutti i Paesi europei, di tutti i Paesi asiatici, a Milano, in una logica di preapertura dell'Expo. Sarà una grande occasione, anche qui, per il Paese, per dimostrare il meglio che può mettere in campo.
Insomma, credo che di occasioni ne abbiamo, così come di cose da fare, a partire da domattina, dalla preparazione della legge di stabilità. Il tempo che abbiamo perso in queste settimane purtroppo pesa, è pesante, e questo è uno dei problemi che io sento forte, perché oggi arriviamo sicuramente col fiatone alla scadenza del 15 ottobre. Quindi, non ho dubbi: se era valido prima, è valido ancora di più adesso che il Parlamento dovrà avere un protagonismo anche ulteriore sul tema della legge di stabilità.
Non ho dubbi che la discussione parlamentare dovrà aggiungere ciò che non riusciremo, arrivando lunghi per il 15 ottobre, a mettere nella prima versione della legge di stabilità, ma son convinto che proprio per il clima che anche oggi qui si respira, ci sia la voglia, la determinazione di fare questi passi e di farli bene. Secondo me ci sono tutte le condizioni per farli in una logica in cui ognuno porti le sue idee e ci sia la modalità e la possibilità qui per discuterle insieme e per approvarle.
A mio avviso, e termino e vi ringrazio di questo dibattito, e vi ringrazio della fiducia che vorrete dare al nostro Governo, sono convinto che il passo che stiamo facendo oggi è un passo di consapevolezza fondamentale; sono convinto che oggi facciamo un passo avanti molto forte, sono convinto che le nostre istituzioni avranno da guadagnarci dalla capacità e dalla possibilità di far sì che quelle riforme che abbiamo messo in campo riescano effettivamente a realizzarsi.
Sono anche convinto che non abbiamo più tempo a disposizione, sono intimamente convinto di questo, lo percepisco che la pazienza del Paese è finita, lo percepisco dal senso quasi di sollievo, ma di sollievo, per certi versi, rabbioso che io oggi ho percepito nelle centinaia e forse migliaia di messaggi che mi sono arrivati: personali, privati, di gruppo rispetto a questa giornata così particolare che abbiamo vissuto Centinaia, migliaia di messaggi ai quali vorrei rispondere. Percepisco tutta la rabbia e tutto il senso di attesa, e di attesa per certi versi «smarrita» rispetto al non capire perché con tutti i problemi che l'Italia ha, con i guai, la disoccupazione che cresce e tutto il resto... A proposito di questo, anche sulla disoccupazione giovanile, il dato che è stato citato prima, è il dato di agosto, e non è un caso che uno dei provvedimenti che ho citato, il sia partito ieri; è un fatto che noi pensiamo di avere oggi messo in campo le risposte a quel dato, e le risposte stanno cominciando a funzionare se è vero che a oggi, in meno di 24 ore, 7 mila persone hanno trovato un lavoro grazie a quelle iniziative, grazie a quell'impegno e grazie a quella scelta.
Insomma, credo che abbiamo fatto oggi un passo avanti importante, il Governo è iper determinato a fare la sua parte, il Governo soprattutto vuole dimostrare qui coesione, la stessa che abbiamo avuto in questi cinque mesi. Io voglio ringraziare sinceramente tutti i ministri, tutti i sottosegretari, anche i sottosegretari che si sono dimessi per via di questo passaggio politico. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno lavorato in questo periodo, in questi faticosi cinque mesi; sono stati cinque mesi importanti perché ci hanno fatto capire la grande occasione che abbiamo.
Ringrazio il Parlamento per la fiducia che vorrà darci, ringrazio il Parlamento soprattutto per il sostegno esigente che a partire dal dibattito di oggi è emerso; ringrazio soprattutto il Paese per il tipo di fiducia che da oggi in poi ci vorrà dare, e posso assicurare che questa volta è una fiducia veramente ben riposta
E quindi, signora Presidente, a nome del Governo, pongo la questione di fiducia sull'approvazione della risoluzione Speranza ed altri n. 6-00030.
PRESIDENTE. Passiamo quindi alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ricardo Antonio Merlo, al quale ricordo che ha due minuti di tempo. Prego, ne ha facoltà.
RICARDO ANTONIO MERLO. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi. Noi del MAIE, Movimento Associativo italiani all'estero, consideriamo che l'Italia abbia urgentemente bisogno di un insieme di riforme e di un Governo di unità nazionale. Riforme necessarie come quella politica, quella economica, ma mi auguro anche una serena riforma della giustizia che chiuda questo scontro permanente tra una parte della politica e una parte della magistratura e che assicuri così l'equilibrio tra autonomia dei giudici e governabilità.
Ma vorrei anche sottolineare la necessità di avviare una seria politica per gli italiani all'estero, di eliminare l'assurda discriminazione di fare pagare l'IMU sulla prima casa agli italiani che vivono oltre confine.
Potenziare i nostri consolati, le nostre camere di commercio, le nostre scuole. Ciò rimetterebbe in moto il sistema Italia all'estero, che sicuramente aiuterà il nostro Paese ad uscire dalla crisi economico-sociale.
Tornando alla nostra realtà politica, vorrei dire che purtroppo assistiamo da tempo ad uno scontro politico-istituzionale senza precedenti. È ora di dare un segnale di maturità politica: dobbiamo smetterla con le contrapposizioni amico-nemico o buoni e cattivi. Ho sentito dentro e fuori di quest'Aula gravissime parole di delegittimazione dell'avversario politico. Vorrei ricordare, soprattutto ai colleghi delle MoVimento 5 Stelle, movimento che rispetto tantissimo, che all'estero si vota con le preferenze: io personalmente sono stato eletto con 72 mila preferenze; ma non ho mai messo in dubbio né contestato l'autorevolezza o legittimità dei colleghi eletti democraticamente in questo Parlamento . Perciò mi fa piacere citare a questo proposito un rivoluzionario vero, Padre Jorge Bergoglio, Papa Francesco, che dice: l'umiltà è una caratteristica indispensabile per chi fa politica.
Oggi siamo riuniti per il voto di fiducia al Governo Letta: noi del MAIE, date le condizioni politiche, economiche e sociali, crediamo che questa non sia solo la fiducia ad un Governo: oggi noi siamo pronti a votare per la fiducia al nostro Paese .
Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta del testo integrale del mio intervento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Di Lello. Ne ha facoltà, per due minuti.
MARCO DI LELLO. Signor Presidente, nel preannunciare il voto favorevole dei deputati e della deputata socialista, mi piace sottolineare come oggi l'Italia sia più libera: più libera da condizionamenti, da ricatti, più libera da destini personali. Da domani nessuno potrà più chiedere baratti: questo, onorevole Presidente Letta, rende lei e il suo Governo più forti, ma toglie anche a noi e a questa maggioranza ogni alibi. Ora non ci sono più scuse: ora, citando Pietro Nenni, il Governo faccia quel che deve fare, e accada quel che deve accadere.
Signor Presidente del Consiglio, ci ha promesso chiarezza politica e impegno di Governo: noi le crediamo. Ci sono delle priorità, ne ha ricordate alcune: la legge di stabilità, il cuneo fiscale, il lavoro giovanile. Siamo d'accordo, e per questo voteremo la fiducia. Noi aggiungiamo la riforma della giustizia, del mercato del lavoro flessibile in entrata più che in uscita, dell'IMU da cambiare, il taglio della burocrazia e dei privilegi, la nuova TARES che non potrà che essere equa e quindi progressiva. Divorzio breve, testamento biologico, riconoscimento delle coppie di fatto; e ancora, perché chi nasce in Italia sia riconosciuto come figlio dell'Italia. E allora, ora che non ci sono più alibi, l'agenda delle tante cose da fare attende risposte. Buon lavoro a tutti noi: l'Italia ha bisogno del vostro e del nostro impegno .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà, per tre minuti.
BRUNO TABACCI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, intanto le do atto che ha saputo condurre questa crisi con stile e sobrietà, il che denota una buona scuola. Forse la legislatura si mette sul binario più giusto, e si può guardare al semestre europeo del prossimo anno con una certa speranza.
Vede, il discorso programmatico che lei ha tenuto oggi al Senato e alla Camera secondo la mia opinione configura un nuovo inizio: anche perché la maggioranza parlamentare è sostanzialmente diversa, quanto meno negli «appoggi» decisivi. Quello della primavera scorsa, di cinque mesi fa, incorporava le contraddizioni politiche che sono andate esplodendo sulla spinta delle vicende giudiziarie di Berlusconi. Alcuni temi programmatici, come IMU e IVA, erano purtroppo di copertura all'idea che si potesse violare il fondamento dello Stato di diritto, dalla separazione dei poteri al fatto che la legge dev'essere uguale per tutti.
Anche gli attacchi al Ministro Saccomanni apparivano strumentali e coprivano altri obiettivi. Quindi, il cambio di passo sta nelle condizioni politiche che si stanno delineando, però abbiamo corso un rischio molto grave, non di una crisi politica, ma di una gravissima crisi istituzionale. Le annunciate dimissioni in blocco dei parlamentari e gli attacchi al Presidente della Repubblica erano devastanti e angoscianti.
Tutto bene dunque ? Non credo, ma aver superato tutto questo è un passo avanti. Anche i mercati hanno accompagnato con il fiato sospeso questa crisi così rischiosa e hanno punteggiato gli andamenti della vicenda politica con dei giudizi che apparivano molto chiari, e perfino Grillo era pronto a votare con il . Ora si apre la possibilità di un cammino più sereno, ma la grande coalizione va vissuta nell'animo di ognuno, non bisogna avere paura del confronto e dei compromessi necessari.
Lei oggi ha citato la Germania, vorrei segnalare che c’è uno non c’è solo quello sui tassi dei titoli a lunga gittata, c’è anche uno politico, perché noi ci siamo «imballati» più volte con un sistema maggioritario che attribuiva delle maggioranze a delle coalizioni minoritarie, i tedeschi hanno trovato il modo di rendere fruttuoso un sistema proporzionale che favorisce la convergenza anche tra forze alternative. È uno vero, ma i tedeschi vivono la convergenza fra forze anche diverse con uno stato d'animo che è differente, è profondamente costruttivo e noi dobbiamo recuperare quella idea di fondo, allora sì, daremo un senso strategico a questa legislatura .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alfreider. Ne ha facoltà, per tre minuti.
DANIEL ALFREIDER. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, il nostro gruppo delle minoranze linguistiche, la Südtiroler Volkspartei ed il PAT, condividono pienamente la sua decisione, sostenuta anche dal Capo dello Stato, di richiedere oggi un chiarimento risolutivo qui in Parlamento. Il voto del Senato, le posizioni emerse oggi a suo sostegno, dimostrano che la sua volontà di un chiarimento inequivocabile è stata condivisa ed è maggioritaria. Serve un patto sul programma di Governo e di legislatura in grado di ottenere soprattutto continuità e stabilità, stabilità quale unica risposta possibile ad una ormai evidente crisi politica, economica e direi anche culturale.
Siamo di fronte ad un momento storico, importante per tutto il Paese, anche nel contesto europeo, un momento storico che, come avrebbe detto lei citando Einaudi stamattina, il momento per cogliere veramente l'occasione di cambiare e di guardare a un Paese giovane, che vuole essere competitivo, capace soprattutto di valorizzare e riconoscere le responsabilità ma anche capace di partecipare politicamente.
Con il suo impegno e programma potremo assumere tutte le nostre responsabilità e partecipare anche noi alla progettazione del futuro dell'Europa, in un rapporto costruttivo con gli altri Paesi per la nostra economia. Il suo Governo, signor Presidente del Consiglio, ha soprattutto riconosciuto le ragioni costitutive ed il rafforzamento delle autonomie speciali ed ha coerentemente operato e dialogato affinché avesse il pieno sviluppo il patto per le autonomie. Su queste basi con il suo Governo vi è stata l'intesa per ridurre il contenzioso davanti alla Corte costituzionale con le regioni e le province, aprendo tavoli di confronto nel pieno rispetto e nella promozione delle autonomie speciali e della Costituzione.
L'attuale crisi, quindi, deve essere un'occasione per il Governo per continuare e attuare le riforme necessarie e ridare all'Italia un ruolo decisivo in Europa e motivare i nostri giovani a partecipare alla progettazione del nostro futuro. Per questo ci serve anche un nuovo stile, è arrivata l'ora di essere chiari e schietti, e soprattutto concreti, per poter dialogare con dignità in Italia e anche in Europa, e lei, Presidente, ci ha dimostrato, in questi mesi e soprattutto oggi, che questo è possibile. Grazie e auguri .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giorgia Meloni. Ne ha facoltà, per dieci minuti.
GIORGIA MELONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo, come Fratelli d'Italia, assistito con amarezza agli ultimi giorni del teatrino della politica italiana, con amarezza, ma purtroppo non con stupore. Eppure, non ci consola il poter dire oggi: ve l'avevamo detto, perché in cuor nostro non abbiamo mai tifato contro questo Governo, come mai potremmo tifare contro l'interesse dell'Italia e degli italiani. Abbiamo piuttosto cercato, più volte, di ammonire questa bizzarra maggioranza sull'impossibilità di un Governo siffatto di dare risposte credibili per i bisogni della nazione.
Certo, questo è un Governo, come quello che lo precede, che gode di particolare considerazione presso alcuni circoli finanziari, presso alcune consorterie europee, ma questo non è necessariamente confortante per il popolo italiano. Sarebbe stato meglio – per intenderci – se il Governo Letta, come il Governo Monti, avessero avuto la fama di essere Governi che difendevano l'interesse nazionale e non Governi filotedeschi, filoBruxelles, quando non addirittura filoBilderberg perché – vede, Presidente – mentre il Governo Letta si affanna a cercare il plauso dell'Unione europea, mentre il Governo Letta si affanna a cercare il plauso particolarmente della Germania, la Merkel se ne frega del plauso dell'Italia e si preoccupa di difendere gli interessi del popolo tedesco e, infatti, viene votata a stragrande maggioranza e rieletta. Lo dico perché spero che, almeno questa volta, Presidente Letta, lei aspetterà di raccogliere la fiducia di entrambi i rami del Parlamento prima di recarsi in Germania ad omaggiare la Merkel, differentemente da quello che è accaduto l'ultima volta, quando era già a Berlino prima di prendere la fiducia di una delle due Camere del Parlamento che dovrebbe rappresentare con il suo Governo.
In questi mesi di opposizione, Presidente, che noi non abbiamo mai condotto in maniera distruttiva, ci siamo sentiti dire spesso che eravamo irresponsabili, oltranzisti, nemici del bene comune e io continuo a farmi una domanda: ma gli amici del bene comune quali sono ? Sono quelli che hanno dato vita al Governo Monti, prima, fallimentare, e che poi stanno dando vita e sostengono questo Governo ? Lo vogliamo ricordare il paradosso per cui tutto quello che questa maggioranza ha fatto negli ultimi cinque mesi è stato mettere una pezza a quello che la stessa identica maggioranza aveva votato durante il Governo Monti: gli esodati, l'IMU, la TARES ? Fate e disfate tutto da soli. È questa la responsabilità: fare e disfare tutto da soli, mentre l'Italia va a rotoli, come fosse una moderna Penelope ? Se questa è la responsabilità, non ci interessa essere responsabili: mettiamola così.
E, per carità, finiamola anche con questa farsa della governabilità perché non è governabilità mettere delle persone sedute su una poltrona che di risposte ai problemi della nazione non possono darne. La governabilità è un'altra cosa: la governabilità è costruire le condizioni per consentire che ci sia un Governo capace di decidere, di dare all'Italia le risposte coraggiose delle quali l'Italia ha bisogno. La governabilità significa costruire i presupposti perché ci siano delle maggioranze parlamentari coese, a loro volta sorrette da maggioranze popolari: questa è la governabilità, non sono gli inciuci, i compromessi e i giochi di palazzo. Volete dire davvero che, in queste condizioni, state governando ? Avete governato nell'ultima settimana ? Perché, a noi, pare che non si sia governato nell'ultima settimana. Non si governa perché c’è fisicamente un Governo, si governa se si riescono a dare delle risposte.
Le dico di più, Presidente Letta, non mi convince neanche il suo parallelo in tema di stabilità, perché, quando lei fa riferimento ai primi Governi della storia repubblicana, se davvero il metro di giudizio per valutare un Governo fosse la permanenza di chi lo guida, allora le dovrei segnalare sommessamente che, prima dell'avvento della Repubblica, c’è stato un Governo ancora più stabile, ma non mi pare che se ne abbia un giudizio positivo. Quindi, di che cosa stiamo parlando ? Allora, io penso che il grande tema sia che è come se in quest'Aula – e, in generale, nella politica italiana – non ci fossero più visioni, idee e slanci a sostenere le scelte che si fanno. È tutta tattica.
Anche oggi noi vediamo tante posizioni diverse nei vari partiti politici, ma è sempre tattica, è un gioco di posizionamento. Non c’è più la capacità di difendere un sistema di valori sulla base del quale fondare le proprie scelte. PD e PdL scelgono di provare a sopravvivere loro, se necessario, facendolo sulla pelle degli italiani. Questo è il tema. È stato il tema di questi ultimi cinque mesi, una campagna elettorale strisciante, il cui prezzo pagano gli italiani, perché i risultati sono sotto gli occhi di tutti, non un solo provvedimento capace davvero di frenare l'emorragia italiana, ma solo rinvii, molti rinvii, Presidente Letta, per tutto quello che non è ordinaria amministrazione, mettiamo così, e un po’ di buona comunicazione ben sostenuta dagli editoriali degli amici del tè delle cinque e poco altro. È un Governo che si è occupato soprattutto di parlare dei problemi dei partiti che ne compongono la maggioranza e dei loro dirigenti sulla pelle del popolo italiano.
Vogliamo parlare davvero dei risultati ? Noi i risultati li leggiamo sui giornali: in cinque mesi è aumentata l'IVA, è aumentata la benzina, la tassazione è a livelli record, la disoccupazione è a livelli record, però abbiamo sostituito l'IMU con la come se una tassa che si chiama con un nome inglese costasse di meno di una tassa che si chiama con un nome italiano. Le risposte che abbiamo dato sono queste. Noi per coprire la sospensione della rata dell'IMU abbiamo pensato bene di ricorrere a un baratto vergognoso con le società del gioco d'azzardo, che oltretutto rifiutano la trattativa.
Questo abbiamo visto. Abbiamo visto Ministri in cerca d'autore che ci proponevano soluzioni geniali come quella di togliere dai documenti le parole mamma e papà, madre e padre, e sostituirle con genitore uno e genitore due. Abbiamo visto la nostra spesa pubblica continuare a crescere, abbiamo sfondato il tetto del 3 per cento del rapporto deficit/PIL, non abbiamo tagliato la spesa pubblica neanche su quei privilegi veramente intollerabili, incomprensibili e ingiustificabili. Vado citando sempre le pensioni d'oro, ormai sono un disco, ma pare che qui si sia abbastanza sordi.
In compenso abbiamo visto un'Italia che perde Telecom e il Governo lo scopre dai giornali e ci dice: beh, è il mercato, bellezza. Abbiamo visto una politica estera totalmente asservita agli interessi internazionali spesso non solo politici, così come alla vergogna di due marò ancora indebitamente tenuti in piena violazione del diritto internazionale in India – e per carità di patria non dirò che cosa penso delle dichiarazioni del Ministro Bonino in merito – abbiamo dovuto aggiungere la vergogna di una «pericolosissima» bambina kazaka consegnata a un dittatore o la vergogna di un l'Italia che durante la crisi siriana al G20 finisce allo stesso tempo nella lista delle nazioni favorevoli all'intervento e nella lista delle nazioni contrarie. Tanto perché avremmo recuperato credibilità internazionale grazie a questi Governi.
Due anni, due Governi e due fallimenti e l'unica cosa che si doveva fare, cioè la modifica della legge elettorale non è stata neanche calendarizzata, così oggi la scelta che noi abbiamo è tra tornare a votare con una legge che non può garantire stabilità e che priva gli italiani del diritto di scegliersi i parlamentari oppure tenere in vita questo Governo, fecondato artificialmente nel laboratorio del Quirinale che di risposte agli italiani non può darne e non ne darà.
Però ce lo vogliamo dire che lo sappiamo tutti che le larghe intese non possono darle queste risposte ? Lo dico a noi, a voi, lo dico al Presidente Napolitano, perché insomma errare è umano, ma perseverare ! Lo vogliamo dire agli italiani che ci ascoltano che ci vuole un pomeriggio o forse due per approvare intanto una modifica della legge elettorale che abolisca le liste bloccate e che introduca un premio unico al Senato, cioè che consenta agli italiani, nel momento in cui si dovesse andare a votare, di avere immediatamente il giorno dopo una maggioranza e un Governo e parlamentari scelti e non nominati. Lo vogliamo dire che la verità è che non la volete fare la modifica della legge elettorale, perché questo vi tiene in piedi, questi inciuci, da ormai due anni ? Non la volete fare perché non vi conviene. Non ci venite a raccontare che la volete fare, perché non è vero.
Allora, e vado a concludere, Presidente, non daremo la fiducia a questo Governo, che come pochi mesi fa si presenta in quest'Aula senza dire niente, insomma senza raccontare dei provvedimenti che vuole portare avanti e di come intende coprirli, senza in qualche maniera indicare una strada. Allo stesso tempo, guardiamo con tristezza, diciamo così, quello che sta accadendo: i pezzi della maggioranza, segnatamente nel PdL/Forza Italia. Non si offendano tanti amici che pure stimiamo, ma insomma quello che abbiamo visto accadere in queste ore si scolpisce nelle mura di questo Palazzo con la massima di Ennio Flaiano, secondo la quale «la situazione politica italiana è grave, ma non è seria».
Perché come dovremmo altrimenti giudicare le dimissioni in massa dei parlamentari poi chiuse in un cassetto, del quale presumibilmente si è gettata la chiave, le dimissioni irrevocabili dei Ministri, talmente irrevocabili che sono durate addirittura 48 ore prima di essere revocate ?
E poi il sì, il no, il sì, il no e il sì e il no alla fiducia. Lo dico veramente con rispetto: rispettiamo questo travaglio perché ci siamo passati prima di voi, solo che noi da tempo – e concludo davvero Presidente, trenta secondi – abbiamo scelto di non essere né falchi né colombe, ma uomini e donne con una dose accettabile di serietà e un bel lavoro da fare e per questo abbiamo deciso di lavorare, già da qualche mese, per rifondare il centrodestra, un centrodestra meritocratico, partecipato, capace di tenere una posizione fino in fondo e capace di difendere nel quotidiano i valori che dice di rappresentare.
È anche per questo – e concludo davvero – che non sosterremo e non voteremo la fiducia a questo Governo, perché ancora oggi abbiamo assistito a un'operazione di equilibrismo tipica di chi si pone unicamente il problema di tirare a campare.
GIORGIA MELONI. Ma noi – e concludo veramente – non ci rendiamo complici di questo inganno. Chiamateci pure irresponsabili se volete, ma non ce ne frega niente di quanto sta lo il Mib, il Mibtel, di che dice Oli Rehn o quei banditi delle agenzie di .
GIORGIA MELONI. Noi facciamo politica per consegnare a chi viene dopo di noi un'Italia migliore di quello nella quale viviamo e voi non lo state facendo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giancarlo Giorgetti. Ne ha facoltà per dieci minuti.
GIANCARLO GIORGETTI. Signor Presidente, buona stabilità signor Presidente del Consiglio, buona stabilità signori Ministri, buona stabilità signori sottosegretari, buona stabilità cari parlamentari tutti. Inizio con questa formula perché lei ha speso buona parte del suo tempo a celebrare il culto della stabilità, come se questa fosse una condizione necessaria e anche sufficiente per produrre crescita, sviluppo, benessere e per risolvere i problemi del Paese.
Noi arriviamo da formule semplicistiche simili, da un periodo di culto della personalità che non ha prodotto, evidentemente, questi risultati a un periodo di culto della austerità, che non ha prodotto questi risultati, e adesso è il momento, è l'epoca del culto della stabilità, che probabilmente di per se stessa non produrrà questi risultati. Oggi lei ha una maggioranza solidissima, è vero, politicamente molto più solida di prima. Una maggioranza che si fonda anche su delle debolezze umane e a questo proposito permettetemi un inciso: non è che sono buoni e responsabili quelli che migrano da destra verso sinistra e cattivi e censurabili quelli che migrano da sinistra verso destra. Questo vale per tutti e per quelli dell'altra parte .
Una maggioranza solidissima, politica e che, quindi, impone maggiori rischi e maggiori responsabilità. Una maggioranza politica, mi permetta, che nasce e trova ragione nella stabilità. Ma la stabilità è parente prossima dell'immobilismo e questo Paese ha bisogno di tutto tranne che di immobilismo. Ha bisogno di una rivoluzione questo Paese, non soltanto di stabilità immobile.
Una cosa è certa. Quello che abbiamo vissuto oggi – ha ragione il collega Speranza – è l'atto fondativo del centrosinistra. Direi di più: è l'atto fondativo della nuova Democrazia Cristiana . E ai colleghi del PD, che entusiasticamente hanno applaudito questa fase, dico: c’è una legge del contrappasso. Prima o poi toccherà anche a voi vivere il travaglio che hanno vissuto oggi i colleghi del Popolo della Libertà .
Ma, arriviamo ad oggi dopo aver vissuto in mezzo a una nuvola di incenso. Io vorrei spendere due parole perché un po’, Presidente del Consiglio, me ne intendo di incenso perché io come lei, immagino, da piccoli abbiamo fatto i chierichetti e il turibolo con l'incenso si usa sia nel rito ambrosiano sia nel rito romano, in differenti modi e circostanze. E anche lei magari avrà caricato il turibolo con i cucchiaini di incenso. Ecco, in questi giorni troppi cucchiaini di incenso: dalla Banca centrale europea, dal Fondo monetario internazionale, dai colleghi suoi, Ruth, Merkel, da Confindustria e dai sindacati, dai vescovi all'associazione nazionale magistrati ma no, questa no, questi non le hanno augurato stabilità (è stato un fraintendimento, mi scusi) .
Quello che avveniva – mi ricordo – quando si esagerava a mettere tutto questo incenso era che si rischiava che invece del profumo di incenso si creava un'aria irrespirabile, un odore acre che forse faceva lacrimare qualcuno e qualcuno pure era costretto a uscire dalla chiesa: è un po’ quello che abbiamo visto oggi.
Mi sono anche chiesto, usavamo l'incenso sia per le grandi celebrazioni sia per quanto riguarda i funerali, l'incenso si usa in tutte queste due situazioni. Qual è la situazione di oggi ? Oggi credo che questo incenso sia stato dispensato soprattutto per celebrare due funerali politici, di due differenti persone, perché lei, signor Presidente Letta, – come nei film western all'italiana di cui oggi si celebra la scomparsa di un grande attore – abilissimo nell'arena, con un solo colpo, con una pallottola ben spesa, nel momento giusto e nel posto giusto, ne ha fatti fuori due: Berlusconi e Matteo Renzi, di cui nessuno oggi ha ovviamente parlato . Una sola pallottola ne ha fatti fuori due, complementi ! Complimenti perché effettivamente è stato un bel colpo. Ma, vede, adesso, quando tutto questo incenso si sarà diradato, quando tutto questo sarà passato, quando magari lei rientrerà nel con la pistola fumante, mi permetta, la posso invitare al banco del davanti a un gin, magari con l'accisa aumentata in questi giorni da parte del suo Governo ? Vorrei dirle alcune cose, anche da amico se vuole.
Le vorrei raccontare di un Paese incivile dove si riesce a concepire un acconto sulle imposte del 103 per cento dell'imposta ; un Paese incivile dove si approvano i bilanci di previsione degli enti locali nel mese di novembre ; un Paese incivile in cui si privatizzano le società pubbliche vendendole allo Stato; un Paese incivile in cui un comune sull'orlo della bancarotta si propone di organizzare le Olimpiadi nel 2024 ; un Paese incivile dove, come giustamente diceva il collega Guidesi, si dà un credito di imposta di 700 euro, molto superiore a quello riservato ai normali cittadini, ai normali giovani, per i detenuti che escono anticipatamente con il decreto-legge svuota carceri approvato da questo Parlamento su iniziativa del suo Governo .
Ora lei mi potrà dire: «Tutto questo è necessario perché altrimenti arrivano quei cattivoni della quegli ometti vestiti di nero con la valigetta e ci costringono a fare tutte le cose che vogliono loro». Come se oggi francamente non fossimo costretti a fare le stesse cose senza che siano presenti fisicamente. Ma forse ha ragione lei o forse non ha ragione lei: io le dico soltanto che da noi al Nord gli imprenditori, i piccoli imprenditori e gli artigiani non hanno paura degli ometti della con la valigetta in mano, hanno paura che una mattina suoni al campanello della ditta un agente della riscossione di Equitalia e gli sequestri, gli pignori i beni con cui lavorano da una vita . Non hanno paura degli ometti vestiti di nero con la valigetta della i lavoratori, hanno paura che alle 6 del mattino li chiami un collega che si è presentato in azienda e gli dica: «Guarda che domani, o la settimana prossima ci annunciano che l'azienda chiude e si trasferisce all'estero», perché magari distante 20 chilometri da lì l'energia costa esattamente la metà che in questo Paese .
Ecco, vede, in amicizia e al banco del le ho detto queste cose, adesso, prima di uscire e di tornare nell'arena, adesso che l'incenso si è un po’ dissipato, anche la polvere è un po’ calata, le posso dire anche una cosa. Il film che ho visto si è leggermente modificato o ho capito male. Quei due là non è che li ha fatti fuori, secondo me sono feriti gravemente, distesi in mezzo alla polvere e la guardano incarogniti. È per questo motivo che, diversamente da quello che le ho detto in una circostanza analoga qualche mese fa, in occasione del dibattito sulla fiducia, io non le dico: «Non guardi a destra, non guardi a sinistra, ma guardi avanti». Questa volta le dico: «Si guardi alle spalle, si guardi indietro». Buona stabilità Presidente del Consiglio ! .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà, per 10 minuti.
GENNARO MIGLIORE. Signora Presidente, colleghe, colleghi, signori del Governo e signor Presidente del Consiglio, l'ultima tentazione – diceva Thomas Stearns Eliot – è il tradimento più grande: quella di fare la cosa giusta per la ragione sbagliata. Lei ha condotto in maniera brillante questa singolar tenzone con il suo presunto avversario Silvio Berlusconi nel corso degli ultimi giorni. Lo ha fatto con piglio autorevole, le è stato riconosciuto anche in virtù di un'antica tradizione che la precede. Lo ha fatto in modo tale che si potesse verificare che la sua era un'iniziativa volta a rafforzare cosa ? Una prospettiva ? Un'idea del Paese ? O un braccio di ferro dentro un conflitto che si è manifestato nella sua vocazione più intensamente di conflitto di potere ? Un conflitto di potere che attraverso di lei ha attraversato il centrodestra. E lei quindi ha fatto un discorso del «come se»: come se questo fosse il migliore dei Governi possibili e non il Governo di servizio che lei stesso ci aveva raccontato qui, con altra umiltà, devo essere sincero, rispetto all'avvio della sua esperienza, con numeri più solidi peraltro; come se la strada fosse chiara, come se la durata fosse certa e come se la stabilità fosse garantita o come se Finmeccanica e Telecom riguardassero altri, magari un altro Paese. Lei ha fatto un discorso del «come se», rilanciando, ma sta mettendo a rischio sistemico il Paese. Questo non le viene detto da nessuno. Si guardi dagli adulatori. Io vorrei che ascoltasse con attenzione le parole di chi è preoccupato per quello che sta accadendo, perché questo non è un giorno storico, non è un giorno come se Berlusconi fosse stato sconfitto. Perché vede, in questa fase, se la maggioranza è ridotta il suo Governo non è cambiato: Berlusconi è dentro ed il Paese è fuori . Sono fuori gli esodati, sono fuori i cassintegrati, sono fuori quei giovani, a parte quelli che giustamente lei rivendica essere nuove assunzioni. Vedremo quanto durano, chi sono, come siamo riusciti ad affrontare questo problema. Lei ogni volta che fa una cosa a sostegno della povertà, della povera gente, di quelli che fanno fatica ad arrivare a fine mese avrà il nostro sostegno, ma l'aveva anche prima. L'ha avuto anche nella condizione peggiore, quella del Governo Monti.
L'emergenza economica – lei dice – è la lotta alla disoccupazione e qui non si può giocare sui numeri. Quale lavoro ? Gli incentivi alla nuova occupazione ? Il problema sono le fabbriche che chiudono o l'inversione del ciclo economico, è la politica dell'austerità che è fallita. Lo dica ovunque, non solo qui, che la politica dell'austerità è fallita, lo dica ovunque, lo dica innanzitutto là dov’è la politica dell'autorità si costruisce .
E allora i pensionati ai quali è stata congelata, con la più grande «patrimoniale sotterranea», l'indicizzazione della pensione ? Perché non prendiamo delle risorse e le mettiamo sulla quattordicesima, in modo tale che possano avere un sollievo minimo di qui alla fine dell'anno ?
E i migranti ? Sulle coste di Ragusa ci sono le lacrime di chi è stato bastonato in mare ed io non riesco a pensare che noi stiamo qui con le mani in mano. Perché vede, se c’è l'autorevolezza della maggiore autorità morale, che è quella di Papa Francesco, che ci indica una strada e un monito rivoluzionario, quello di dare la speranza, qui ci sono strumenti meno forti forse dal punto di vista dell'evocazione (c’è qualche scartoffia, ci sono questi bottoni), ma c’è la possibilità di fare qualche legge.
La votate l'abolizione della Bossi-Fini ? La votate la legge che dà la cittadinanza ai figli dei migranti ? La votate l'abolizione del reato di immigrazione clandestina ? Votatela e ci farete capire che cosa è cambiato . Lo fate o no ? Io questo vi chiedo. Lo fate o no ? Sapete, la palude, l'ecosistema del caimano, è calda, la palude è calma, la palude è suadente. Nessuno, però, può nuotare nella palude. Ma la palude non è ciò che è intorno a noi, la palude è quello che entra come una seduzione, è un'assuefazione. È un'assuefazione al peggio e al peggio non c’è mai fine.
Avete fatto la voce grossa – e questo ve lo riconosciamo – con Berlusconi, ma avete messo in campo l'ultima scialuppa di salvataggio per il berlusconismo. E vi devo dire la verità: tra falchi e colombe io ho visto gli struzzi. Sono arrivati quelli che non si sono resi conto che cosa stava accadendo e stanno mettendo la stessa sotto la sabbia. E l'autocensura è il peggiore e il più potente dei freni inibitori. Io in questo vorrei sapere, con grande pazienza e rispetto per la sua persona innanzitutto, se Berlusconi c’è o no dentro questa maggioranza. Non è una domanda retorica. Ho ascoltato l'intervento del capogruppo Speranza. C’è o no ? O è a sua insaputa ? Noi abbiamo la necessità di capire che cosa vuol dire questa distinzione tra maggioranza politica e numerica. La maggioranza che a lei magari più larga non le si confà, ma la maggioranza solida che c’è. Poi vedremo sui temi etici. Ho visto le dichiarazioni di Sacconi. Ho visto le dichiarazioni di Giovanardi. Fondata sulla famiglia naturale. E fondatela sulla famiglia naturale questa svolta, mentre invece noi stiamo ancora chiedendo qualche diritto, magari anche fatto in nome e per conto di quelli che non ce li hanno mai avuti. E, allora, se Berlusconi non c’è, c’è un modo, guardi, è facilissimo. Berlusconi non c’è, bene, allora l'IMU ? Il 10 per cento della fascia più ricca lo deve pagare perché se non c’è ed era questa la sua richiesta, non c’è neanche quello . E questi soldi vengono dati alle pensioni per fare una quattordicesima, per dare un sollievo ai cassaintegrati. Ora non si può più dire è colpa sua, è di quello che sta dall'altra parte, dei falchi che si stanno vendendo la campagna elettorale. Ora è colpa sua.
E la responsabilità – e questo devo dire lo ammetto, lei se l’è assunta pienamente – di diventare il Presidente del Consiglio di questo Governo è innanzitutto verificata e misurata sulla capacità di trasformare in atti la sua richiesta di andare avanti sulla legge elettorale. Non peggiorarla, mi raccomando, perché è troppo facile immaginare già che cosa significherà. C’è un nuovo gruppo, quindi ci sono nuove esigenze. La legge elettorale, quella che è semplice, c'era, c’è, si abolisce, si fa in una riga, così l'urgenza non c’è bisogno di dichiararla e si va direttamente a votarla in Aula. Ed è questo il motivo per il quale noi sosteniamo il «mattarellum». E noi non pensiamo che il problema sia l'identità per confrontarsi. Tra l'altro, vorrei capire qual è l'identità collettiva di questo Governo e chiudo. Noi non le faremo, non le abbiamo fatto sconti e non le neghiamo i passi in avanti che sono stati fatti, ma l'identità non è un semestre. L'identità è un sistema di valori non negoziabili e per noi, per me, che considero la nostra forza politica una forza riformista radicale, è quella del perseguimento dell'uguaglianza. Noi ci saremmo sporcati le mani se ci fosse stato un nuovo inizio, una nuova capacità di intendere anche l'accordo con l'avversario, perché vogliamo preservare l'uguaglianza. Nel vostro caso non ho capito che cosa volete fare e forse, come dice qualche collega, sarà una questione di un'operazione neocentrista. Quello che è sicuro è che dopo questo tramonto del sistema bipolare e bipartitico, per cortesia andate a vedere bene i numeri, andate a vedere che la durata di questo Governo, se la maggioranza è politica – adesso per dire ridotta si dice politica – abbia la forza di andare avanti. Altrimenti, ritornate qui con un altro programma perché noi vi aspetteremo e saremo pronti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dellai. Ne ha facoltà per dieci minuti.
LORENZO DELLAI. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghe e colleghi, noi pensiamo che la nave del nostro Paese abbia sfiorato in questi giorni, da una parte, lo scoglio di un esito drammatico sul piano della continuità del Governo e, dall'altra parte, lo scoglio di un epilogo da farsa. Se abbiamo evitato lo scoglio dell'esito drammatico, ebbene noi pensiamo che lo si deve all'equilibrata determinazione del Presidente del Consiglio, la sua, Presidente Letta; lo si deve al sofferto coraggio del vicepresidente Alfano e dei senatori e dei deputati che con lui hanno condiviso questa posizione, e lo si deve anche un po’ alla tenuta, altrettanto sofferta, in queste fasi difficili degli altri partiti della maggioranza.
Di certo non è esagerato dire che sarebbe stato un esito drammatico per il nostro Paese se fosse prevalsa la sfiducia chiesta da Berlusconi, se si fosse andati rapidamente ad un voto anticipato, ad una crisi al buio. Ci saremmo messi contro l'Europa, avremmo dato fiato allo sconcerto delle cancellerie europee, avremmo dato uno schiaffo alla richiesta forte della totalità delle forze economiche e sociali, della Chiesa, dei movimenti, di tutte le realtà importanti e vitali del nostro Paese; avremmo deluso larga parte terra dell'opinione pubblica. Sarebbe stato un buttare alle ortiche i sacrifici di milioni di italiani e lo sforzo di riconquistata autorevolezza e credibilità del nostro Paese. Si sarebbe rischiata in un certo senso una decadenza – visto che si parla di decadenza – di tanti italiani, la decadenza di tanti italiani da un Paese normale, da un Paese che abbia la forza di riprendersi. Sarebbe stata la sconfitta del futuro del nostro Paese, la vittoria del degli sfasciacarrozze, di quelli di vecchio come di nuovo conio. Tutti unificati nel dell'allegra irresponsabilità.
Il nostro voto di fiducia a lei e al suo Governo, signor Presidente nel Consiglio, è dunque un voto prima di tutto per la stabilità, che noi intendiamo non come fatto tecnico, burocratico, ma che intendiamo come un bene comune del Paese faticosamente costruito e come condizione per costruirne il futuro. Il nostro è anche un voto per un Governo che non sia solo stabile ma anche virtuoso e cioè che abbia una proiezione di medio-lungo periodo, oltre il semestre europeo a guida italiana; che abbia un programma coraggioso di lotta alla povertà e alla disuguaglianza, di alleggerimento del peso fiscale sul lavoro e sull'impresa, per la competitività del nostro Paese, per la scuola, per la ricerca e che sappia, attraverso tutto questo, mobilitare, fare appello alle migliori forze del nostro Paese. Un Governo che abbia una sua visione del proprio ruolo europeo e internazionale, un Governo che abbia il coraggio di non cedere ad alcun ricatto, né a quelli delle corporazioni conservatrici, né a quello di chi pretende di essere al di sopra della legge.
Un Governo che persegua riforme vere nel campo sociale, istituzionale e della giustizia, aggiungendo al rigore freddo dei conti, il calore del consenso e della speranza dei cittadini, un Governo che si impegni a rispettare e a valorizzare il ruolo di questo Parlamento.
Tutti questi requisiti noi li abbiamo riscontrati, signor Presidente, nei suoi discorsi al Senato e qui alla Camera. Avevamo, però – e va detto –, anche un altro scoglio: quello di un esito da farsa. Ebbene, noi pensiamo che la determinazione sua, signor Presidente del Consiglio, il coraggio del suo Vicepresidente e dei suoi colleghi senatori e deputati, la capacità di resistenza degli altri partiti della maggioranza, noi pensiamo che tutto questo, tutti questi valori non meritino, certamente, di essere annacquati nella farsa, in una farsa incredibile, che ha travolto il valore della parola, della serietà e della coerenza.
Certamente, nessuno può impedire che, all'ultimo momento, voti a favore della fiducia anche chi ha provocato la crisi e chi non è riuscito nel suo intento di travolgere il Governo. Ma noi riteniamo che una cosa sia comunque chiara: questo Governo va avanti perché – e solo perché – è accaduto un fatto politico nuovo, che noi riteniamo irreversibile, nello schieramento politico del nostro Paese e nel PdL. Si è creata, in questo modo, una nuova maggioranza al Senato e alla Camera, numericamente e politicamente autosufficiente; che si aggiungano, non sappiamo fino a quando, altri consensi, a prescindere dalle motivazioni, non cambia la natura politica di questo passaggio e non annulla il senso della rottura che, in questo senso, in quella formazione politica si è determinata, con la chiusura, noi riteniamo, comunque, di un ciclo politico, a prescindere dal giudizio che di esso si voglia dare.
Chi non nota questo fatto, anche all'interno di questo dibattito, o ha scarsa percezione, oppure non si vuole rassegnare al fatto che, forse, questa sorta di guerra dei vent'anni sta giungendo un po’ alla volta al termine e chi vive di economia di guerra non si rassegna a nuovi scenari: ha forse bisogno che il vecchio avversario non abbia nessun cenno di cedimento. Un processo politico, comunque, si è aperto e per questa ragione, mentre noi appoggeremo con convinzione l'azione del Governo, seguiremo anche con rispetto, senza nessuna strumentalità, con rispetto, con attenzione e con interesse, questo processo politico.
Noi ci auguriamo che le vicende travagliate, sofferte, di queste ore e di questi giorni consentano di liberare energie e potenzialità da troppo tempo costrette in ambiti ormai non più credibili. Anche da queste vicende, in fin dei conti, passa quel ritorno alla politica, alla politica vera, che è ciò che serve al nostro Paese, perché il sonno della politica crea demagogia. Sentiamo evocare in questi giorni, e ci pare importante, riferimenti alle grandi culture politiche, anche in chiave europea. Bene, ciò ci pare interessante, perché il sonno del popolarismo ha generato il mostro del populismo. Per questa ragione, dunque, noi riteniamo che, oggi, sia un giorno felice per il nostro Paese e, per converso, un giorno, invece, molto triste per i cultori dello sfascio, che anche in quest'Aula possono senz'altro gridare finché vogliono, ma se questa fase politica va avanti – e noi crediamo che vada avanti –, per loro, per i cultori dello sfascio, saranno tempi sempre più duri.
Signor Presidente del Consiglio, lei è venuto in Aula senza rete, senza negoziati segreti, senza cedimenti sui principi. Sappiamo che i nodi politici non sono ancora totalmente risolti, sappiamo anche che il sentiero sarà, comunque, un sentiero in salita, ma sappiamo anche che la cordata è oggi più coesa e, se mi permette, sappiamo anche che il capocordata si è guadagnato sul campo, in queste ore, le vere insegne del comando, quelle che sono forgiate solamente nei passaggi difficili e rischiosi.
Per questo noi che abbiamo appoggiato, comunque, con lealtà, fin dal primo giorno, il suo Governo, ci sentiamo di dire, annunciando il voto favorevole alla questione di fiducia, che d'ora in poi il suo Governo lo sentiremo, certamente di più, come nostro. Buon lavoro !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brunetta. Ne ha facoltà, per dieci minuti.
RENATO BRUNETTA. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, concordo con gran parte delle cose da lei dette, sia avendo riguardo alla storia di questi ultimi cinque mesi, sia avendo riguardo al futuro delle cose da fare. Non gliene voglio più di tanto, da vecchio professore, pensando al suo programma, per così dire, improvvisato, così come alla compagine del suo Governo; altro è avvenuto in Germania nel 2005, altro sta avvenendo sempre in Germania in questi giorni, ma si sa, loro sono tedeschi, noi no. Devo dire che oltre che concordare ho anche dei rilievi da farle, signor Presidente, rilievi che riguardano omissioni – o, se vogliamo, memorie selettive, opportunisticamente selettive, ma anche questo lo dico con un sorriso – e qualche giudizio ingeneroso.
Veniamo alle omissioni: lei ha attribuito al Presidente della Repubblica la volontà delle larghe intese, in un momento drammatico, all'atto della sua rielezione. Beh, signor Presidente del Consiglio, le cose non stanno proprio così; è stato il presidente Berlusconi dal giorno stesso dell'esito elettorale a chiedere, con forza, le larghe intese, la grande coalizione ; è stato il nostro Silvio Berlusconi, mentre Bersani tentava in tutti i modi di costruire maggioranze vaghe, fumose, di presentarsi in Parlamento a raccattare una fiducia purché sia, a dire, giorno dopo giorno: larghe intese. Il Presidente della Repubblica ha cominciato a dirlo dopo che voi vi siete fatti del male per ben due volte, dividendovi sanguinosamente, impallinando due persone, due vostri candidati alla Presidenza della Repubblica, il galantuomo Marini e Romano Prodi . Per questa ragione, signor Presidente del Consiglio le rinnovo e le rinfresco la memoria: le larghe intese le abbiamo volute noi e poi le hanno volute gli altri per una semplice ragione, e cioè che voi non avete vinto le elezioni e non le abbiamo vinte neanche noi, o le abbiamo perse insieme, e che bisognava, necessariamente, fare una grande coalizione.
Veniamo ai giudizi ingenerosi che mi riguardano anche da vicino: la metodica dell’. Ricorda male, signor Presidente, quegli non erano altro che un richiamo agli impegni di Governo e quegli impegni di Governo sono stati onorati per una serie di cose, di provvedimenti di cui, oggi, lei, al Senato e anche in quest'Aula, si è giustamente vantato e quindi, sono stati utili quegli signor Presidente del Consiglio.
Si ricorda, Presidente del Consiglio, per quanto riguarda la sua memoria un po’ selettiva, i problemi che il suo partito ha avuto sulla vicenda degli F-35 ? Se ne ricorda, signor Presidente del Consiglio ? E di come, e di chi, risolse con lungimiranza e pazienza quella vicenda nonostante la spaccatura all'interno del suo partito ? Se lo ricorda, Presidente del Consiglio ? Si ricorda, anche, e gliene do atto, non penso di rivelare nessun segreto, il suo «grazie» via al sottoscritto ? Se lo ricorda, signor Presidente del Consiglio ?
Si ricorda, signor Presidente Letta, a chi affidò le risoluzioni sull'Europa, per parlare strategicamente di Europa e per trovare la più alta coesione sulle strategie europee ? Le affidò a qualcuno del Popolo della Libertà, signor Presidente del Consiglio, e io questo lo considero da parte sua un atto di grandissima intelligenza, di grandissima intelligenza che ha prodotto i documenti sull'Europa migliori che abbiamo fatto in questi anni, votati poi da tutti. Grazie, signor del Presidente del Consiglio, per questo suo mandato che abbiamo onorato.
Si ricorda, Presidente del Consiglio, chi costruì per primo una prima sul semestre di Presidenza e sulla concordia sul semestre di Presidenza da vivere come momento più alto di realizzazione di questa coalizione dal punto di vista programmatico ?
E arrivo all'omissione, signor Presidente del Consiglio, l'omissione e la pacificazione. Io da questo banco, dandole la fiducia, incentrai tutto il mio discorso sulla pacificazione. Noi l'abbiamo voluta, la vogliamo. Lei può dire, signor Presidente del Consiglio, la stessa cosa per il suo partito ? Glielo ripeto: lei può dire la stessa cosa per il suo partito ? Noi continuiamo a volere la pacificazione in questo Paese attraverso questa grande coalizione. Noi continuiamo a volerla ! Protestate pure. Non può dire, signor Presidente del Consiglio – questo è un piccolo rimprovero, mi permetta –, che il Governo e la questione di quanto sta avvenendo in Giunta per le elezioni sono due cose separate. Non è così, signor Presidente del Consiglio .
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
RENATO BRUNETTA. Perché non si tratta, in Giunta per le elezioni, del quarto grado di giudizio. Si tratta semplicemente di applicare per la prima volta il decreto legislativo Severino a un senatore della Repubblica che si chiama Silvio Berlusconi. E in quella Giunta riunita in sede giurisdizionale c’è il suo partito, ci sono i partiti, e in quella occasione c’è la politica. Per cui, non sono cose separate, signor Presidente del Consiglio. Perché, ancora su questo stesso punto, il segretario del suo partito, che parlerà dopo di me, a pochi minuti della sentenza di Cassazione, era il 2 agosto, sentì l'esigenza politica di anticipare come avrebbe votato il Partito Democratico in Giunta per le elezioni senza conoscere il dispositivo della sentenza e senza conoscere la relazione del relatore ? Perché il suo segretario Epifani, sentì l'esigenza di anticipare a pochi minuti dalla sentenza come avrebbe votato il PD ? È un giudizio politico questo ?
Sul futuro, non solo siamo d'accordo, signor Presidente del Consiglio, ma vogliamo di più. Vogliamo più trasparenza nei conti pubblici, signor Presidente del Consiglio e signor Ministro Saccomanni. Vogliamo che funzioni la cabina di regia, che è una sua invenzione, e che negli ultimi tempi non ha funzionato granché. Vogliamo più riforme, a partire da quella fiscale, su cui si è impegnato il presidente della Commissione finanze. L'abbiamo voluta noi, con i tempi accelerati, la riforma fiscale, ed è stata votata all'unanimità, signor Presidente del Consiglio. Noi vogliamo più riforme. Vogliamo l'attacco al debito, che so che anche lei vuole. Vogliamo i tagli alla spesa, la riduzione della pressione fiscale. Vogliamo anche un grande riforma delle leggi Fornero, perché così come sono non vanno, non funzionano, sono produttrici di esodati e produttrici di disoccupazione giovanile. Ma anche, signor Presidente del Consiglio, più attenzione – e su questo saremo vigili – al «tassa e spendi», come nella vicenda della stabilizzazione dei 150 mila precari nella pubblica amministrazione o come nell'assunzione dei 150 profili di alta professionalità per quanto riguarda l’ per la coesione.
Forse che nei 3 milioni e mezzo, signor Presidente del Consiglio, di dipendenti pubblici non c'erano 550 esperti di Fondi europei ? Ecco su questo, maggiore attenzione da parte sua, da parte del Ministro Saccomanni.
Ma noi abbiamo ancora speranza, perché, al di là dei suoi silenzi e i suoi distinguo, noi abbiamo ancora speranza e nonostante le provocazioni che abbiamo ascoltato nell'Aula del Senato e anche in quest'Aula noi continueremo a stare in quest'Aula a darle la fiducia, perché abbiamo un dovere nei confronti dei nostri cittadini che ci hanno votato .
Può esserci, signor Presidente del Consiglio, un nuovo inizio ? Un ricominciare da capo ? Noi crediamo sia un suo dovere, ma anche un nostro dovere. Per tutte queste ragioni, a testa alta, votiamo «sì», tutti insieme, la fiducia al suo Governo, al nostro Governo per realizzare il suo programma e il nostro programma. Abbiamo un contratto da rispettare con gli italiani e lo rispetteremo. Grazie, signor Presidente del Consiglio
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Federico D'Incà. Ha dieci minuti, prego.
FEDERICO D'INCÀ. Signor Presidente del Consiglio oggi lei è venuto alla Camera per chiedere la fiducia, è qui perché il condannato Silvio Berlusconi, morto dal punto di vista politico, si aggrappa ai vivi, per trascinarli nel baratro con sé mentre piange lacrime di coccodrillo, o meglio, da caimano. Ma i vivi, anche se in sofferenza, sono i cittadini che ogni giorno mandano avanti questo Paese con passione e coraggio nonostante il peso – morto anch'esso – di una politica costosa, inefficiente, incapace di produrre una pur minima scelta in favore del Paese. La vergognosa pantomima di questi giorni sull'IVA, che incide nella carne viva dei cittadini, è illuminante.
Berlusconi muove le sue marionette e ogni tanto qualche burattino gli scappa di mano e tenta di rovesciare il suo potere. Burattini impazziti, fuggiti, ma forse ricondotti a casa, stipendiati profumatamente e interessati solo a questo, mentre nel PD fanno finta di strepitare contro il condannato, ma poi si fanno sempre ipnotizzare da lui e si fanno dettare l'agenda politica. Il teatrino però è finito, lo abbiamo capito tutti, non oggi forse, tra alcuni mesi o alcuni anni, ma in ogni caso è finito. Questo Governo dei rinvii e di tasse vere, aumentate per coprire finti tagli di altre tasse, è alla luce di tutti i cittadini italiani .
Oggi però, non vogliamo parlare solo a nome di 106 cittadini del gruppo parlamentare alla Camera del MoVimento 5 Stelle, vogliamo che siano i cittadini fuori da questo Parlamento a dire quello che pensano, in questo modo forse sarà più chiaro il loro pensiero e sarà più facile, per lei Presidente, portare le dimissioni al Presidente Napolitano. Per questo motivo ho raccolto nella mattinata la voce dei cittadini attraverso i e le richieste di dimissione da consegnare a lei, Presidente. Forse qualcuno potrebbe chiamarla sfiducia 2.0, io la chiamerò sfiducia diretta da parte degli italiani e credo che sia la prima volta che ciò accade.
Non siamo noi a sfiduciarvi, ma è il Paese che non ha più fiducia in voi. Oggi abbiamo assistito alla più grossa pagliacciata degli ultimi cento anni consumata sulle spalle del popolo italiano. «Andatevene e liberate il Paese da questo incubo !» (Giorgio); «Un presidente che mente a tutti gli italiani non è degno di fiducia» (Luigi); «Ciò che sta succedendo dovrebbe essere rappresentato in teatro, non nelle sedi di un Governo» (Reyel).
«Dimettetevi subito, fatelo per salvare le vostre anime se non volete farlo per salvare gli italiani» . «Gli italiani moriranno, prima o poi, ma le anime no, e potrebbero bruciare per l'eternità» (Cinzia).
«Dare la fiducia a questo Governo significa solamente prolungare l'agonia di questo Paese» (Jimmy).
«E noi la sfiduciamo, signor Presidente, perché lei stesso è il Presidente dei rinvii, che non avendo il coraggio di cambiare marcia al Paese ha preferito posticipare decisioni importanti, come la tanto odiata IMU e l'IVA; ma soprattutto ha fatto il gioco di Bruxelles, cioè di favorire le Banche, le delle e i signori della guerra, con gli ». A scriverlo è Arthur.
«La fiducia è l'unica cosa che ci è rimasta, e non intendiamo certo consegnare nelle loro mani anche quella» (Manolo).
«Signor Letta, alcuni dicono che voi politicanti abbiate paura di Grillo. Si sbagliano: voi avete paura degli italiani, e fate bene» (Salvo) .
«Gentile Presidente Letta, se dopo questi mesi lei ha davvero bisogno che le dica le motivazioni per la sfiducia al suo Governo, allora ragione in più per sfiduciarla. Suggerisco perciò di risparmiare il tempo, pagato profumatamente dai cittadini, e passare a qualcosa di più importante» (Riccardo).
«Avete anteposto il bene dei vostri partiti a tutto: alla logica, al buon senso, alla legalità, al sostegno dell'economia reale; soprattutto lo avete anteposto al bene dei cittadini italiani. Il vostro operato è raffazzonato e confuso, e manca una visione politica, giusta o sbagliata, perché avete troppi da accontentare» (Giovanna) .
«Inesorabilmente, anche se ahimè lentamente, voi siete destinati a divenire minoranza, diretta espressione del popolo italiano che ha iniziato a capire e a cambiare. È inevitabile e voi lo sapete. Senza dichiararlo ai vostri elettori, avete fondato un nuovo partito e associate le rimanenti vostre forze contro il vero vostro nemico: noi. Non vi servirà: vi siete auto-condannati. Presto dovrete rispondere dei vostri inganni e dovrete corrisponderne il prezzo, inesorabilmente» (Alex).
«L'articolo 1 della Costituzione dice che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Il Governo Letta, come il precedente, sta calpestando la nostra Costituzione: lavorare in Italia attualmente è impossibile, o meglio inutile se non deleterio. Lavorare in Italia produce solo debiti ! Il lavoro non è più una ricchezza, non è crescita, ma è diventato debito. Lavorare è diventato un lusso !» (Gabriele) .
«Signor Presidente, curare il Paese con le sue ricette è come curare un malato di cancro con l'aspirina, a patto che il malato provveda personalmente a far la fila in farmacia, ad acquistarla, previa ricetta del medico curante, cosa che obbligherà l'ammalato a pagare un ticket superiore al costo dello stesso farmaco» (Roberta).
«Era ovvio che non si ritornava al voto: mai visto un tacchino anticipare il Giorno del Ringraziamento» (Michele) .
«Almeno sbrigatevi a darci in pasto ai tedeschi, prima che arrivino i cinesi» (Francesca) .
«Gentile Presidente Letta, nonostante gli amici suoi della Borsa premino questo Governo, i cittadini la borsa non ce l'hanno più: chi ha un lavoro e famiglia non arriva a fine mese, chi un lavoro non ce l'ha versa nella disperazione totale. Basta ! Lo diciamo a gran voce. Nulla di ciò che erano buoni propositi sono stati approvati: avete reso il Parlamento il tempio degli scempi, avallando tecniche sperimentali di presidenzialismo in perfetta sintonia con il pregiudicato, ora condannato. Abbia la compiacenza, almeno lei, di dare le dimissioni, oppure il Parlamento, se avesse un impeto di amor di patria, di orgoglio per rappresentare comunque i cittadini sfiniti» (Roberto).
«L'investimento in ricerca è stato sacrificato negli anni: oggi i sogni dei nostri ricercatori sono frantumati a causa dell'inerzia della classe politica, che finora ha preferito credere in altro. In nome di tutti quei ricercatori che credevano di avere un ruolo e di poter partecipare a costruire un futuro migliore per questo Paese, e che hanno acquistato un biglietto di sola andata per altre terre; in nome dei nostri cervelli, umiliati dalla politica senza visione, dove gli interessi di parte hanno prevalso sul bene comune; in nome di tutti questi italiani che solo all'estero sono stati valorizzati e di cui siamo orgogliosi, io pongo la sfiducia» (Laura) .
«Dare la fiducia a questo Governo è continuare a credere che i vecchi schemi possano salvare un Paese condannato da questi stessi schemi: delega delle decisioni ai partiti, burocratizzazione, conservazione, compromessi. Ora ci vuole partecipazione, coraggio, fantasia e progettualità. Tutte cose che questo esecutivo e la sua maggioranza non rappresentano né vedono come soluzioni» (Ivan)
Questi, signor Presidente, sono solo una parte di cittadini che, in modo educato e rispettoso delle istituzioni, chiedono di votare la sfiducia a lei, Presidente, e alle «larghe intese zoppe», alla volontà espressa da partiti politici di continuare una legislatura che non ha e non avrà nessun significato nella storia di questa nazione. Vi sono momenti della vita in cui si deve capire la direzione da prendere, e allora noi chiediamo a lei, Presidente, anche se oggi avrà la fiducia, di raggiungere il Presidente della Repubblica e, con coraggio, ripeto, con coraggio, rassegnare le dimissioni e lasciare che finalmente l'Italia si possa liberare dalla dittatura partitica. L'indomani il Presidente Napolitano dovrà sciogliere le Camere e dare la possibilità agli italiani di votare, un voto libero e puro come l'acqua delle mie montagne, così limpido che permetterà ai nostri cittadini di rispecchiarsi in un Paese nuovo, una patria dove dovrà regnerà la felicità, e non la povertà degli ultimi anni, dove potremo di nuovo, in qualsiasi angolo del mondo, dire con orgoglio che siamo italiani.
Per questi motivi, per i cittadini che credono in questo Paese, per tutto l'immenso amore che noi parlamentari del MoVimento 5 Stelle proviamo per l'Italia, voteremo la sfiducia a questo Governo .
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare, sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, vorrei che prima finissero l'applauso.
PRESIDENTE. Abbiamo dei tempi contingentati, prego.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, volevo segnalarle che nel corso dei nostri lavori che, come lei sa, la RAI riprende in diretta, per la prima volta che io ricordi si è assistito a un fatto veramente particolare, che penalizza le opposizioni a questo Governo.
Mentre parlava l'onorevole Giorgia Meloni, a metà del suo intervento, l'intervento è stato interrotto, apparentemente per mandare la pubblicità, forse per passare ad un altro canale dove comunque non è cominciato subito, fatto sta che la RAI, che già penalizza le opposizioni in maniera incredibile, ha utilizzato anche questa occasione per fare un servizio alla maggioranza, a discapito delle buone argomentazioni di questa opposizione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Epifani. Ne ha facoltà, per dieci minuti.
ETTORE GUGLIELMO EPIFANI. Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, confermo qui il voto compatto del Partito Democratico alla fiducia che lei oggi ha chiesto. È un «sì» convinto che muove dalla durezza della crisi, dal compito di servizio che il Governo si è assunto. Un «sì» ai contenuti del suo discorso programmatico, un «sì» al rigore e alla coerenza che ha dimostrato in queste vicende, così difficili.
Quando tutto il Paese, dai sindacati alle imprese, dalle associazioni ai cittadini, quando i Governi più importanti d'Europa, al di là dello schieramento politico, quando le diverse espressioni della Chiesa, quando i grandi mezzi di comunicazione di massa hanno chiesto che non venisse aperta la crisi e si potesse continuare l'azione del Governo, vuol dire che è tutto un Paese che sente il bisogno di stabilità e di cambiamento.
Aprire la crisi oggi sarebbe stato un gesto inconsulto, irresponsabile, contro il Paese, contro i cittadini, contro quella parte più debole che ogni giorno si batte per non soccombere, contro i giovani e contro il loro futuro, contro la grande lezione morale e il senso di servizio pubblico del nostro Presidente, Giorgio Napolitano .
La fiducia data al Senato e quello che si è determinato in questa giornata all'interno del centrodestra può e dovrebbe aprire una nuova prospettiva, se si vuole dare più forza e coesione al lavoro del Governo, a condizione naturalmente che chi ha avuto il coraggio morale di dire «no» per dire «sì» al Governo, non si faccia inghiottire di nuovo nel gorgo della furbizia o del tatticismo.
L'onorevole Berlusconi perde perché ha aperto una crisi nel momento sbagliato, nel modo istituzionalmente più sbagliato, sul terreno sbagliato, perché è stata isolata e battuta la pretesa di subordinare agli interessi personali quelli generali del Paese. L'onorevole Berlusconi ha perso, al di là dell'espressione del voto che alla fine ha ritenuto di fare, ha perso innanzitutto nel Paese e nell'opinione pubblica dell'Italia . Per questo, per lo stesso motivo, oggi vince il Paese, vince chi ha saputo difendere il fondamento dello Stato di diritto, il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, coloro che non si rassegnano alla decadenza e al declino. Vincono anche – lo dico con rispetto e ammirazione – quanti nel centrodestra, con una scelta difficile, a cui va reso onore – decidono che può esistere un'altra destra europea, seriamente moderata, attenta ai bisogni del Paese. Perdono quanti hanno voluto giocare allo sfascio.
Il Partito Democratico avverte l'importanza di questo passaggio e del ruolo che ha e che ha avuto all'indomani delle elezioni. Per questo, chiediamo a lei, Presidente – come chiediamo a noi – di operare perché il programma venga attuato al meglio: dobbiamo fare di più, nelle condizioni drammatiche della vita del Paese, per il lavoro, per l'occupazione, per gli investimenti, per l'istruzione, per la ricerca, per il per la politica industriale, per una politica di riduzione delle tasse, che premi chi ha di meno e consenta più equità e per la questione del Mezzogiorno, mentre tocca a noi qui, alla Camera e al Senato, lavorare in fretta per provare a dare uno sbocco alla riforma istituzionale e uno sbocco altrettanto, se non più rapido, alla riforma della legge elettorale. È una sfida forte. Dal travaglio di oggi, mi piace pensare che possa uscire un'Italia più consapevole e matura. Abbiamo tutti bisogno di un profilo più alto e di un rapporto più stretto con i cittadini, con i loro bisogni e con le loro ansie. Abbiamo il dovere di dare certezze e fiducia a chi non vede futuro e a chi ha perso ogni speranza.
Alla nostra opposizione democratica, non a tutta naturalmente, vedo la presenza di molto populismo. Per quello che mi riguarda e ci riguarda, si batte il populismo con la responsabilità, con la trasparenza, con il buongoverno, con la buona politica e anche con una coerenza che resta scolpita nel rapporto con i cittadini e anch'io voglio dire che non si umilia una senatrice per la scelta di libertà che ella ritiene di fare .
Caro Presidente del Consiglio, lei ha rischiato e ha scelto correttamente di venire qui in Parlamento a domandare ed a ricevere la fiducia, quel Parlamento che era stato insultato con quanto non era mai avvenuto nella storia della Repubblica dal 1948 ad oggi, con una minaccia di dimissioni di massa di una parte consistente dei parlamentari aderenti alla maggioranza e, addirittura al Governo. Lei sa che può contare su di noi, sulle tante democratiche e democratici, qui nel Parlamento e fuori dal Parlamento, che abbiamo in condizioni difficili, e non si siano tirati indietro, e che oggi ricevono motivi in più per sostenere il suo lavoro, che è anche il buon lavoro di cui ha bisogno il Paese. Naturalmente, c’è un punto e non posso far finta di nulla.
Dopo che qualcuno ha provato a ritirare i parlamentari, dopo che qualcuno ha dichiarato di ritirare tutti i Ministri, dopo che qualcuno ha lavorato alla crisi e messa in difficoltà del Governo e offeso quasi tutti, lei ha avuto al Senato anche il voto di chi è all'origine di questa crisi. Potrei dirle con un filo di ironia che è un classico esempio di eterogenesi dei fini, perché partiti per mandare il Governo in minoranza, il Governo al Senato ha avuto più voti sulla fiducia di quanti non ne avesse avuti la prima volta. Potrei anche dire che nella frattura tra comportamenti e parole, tra comportamenti e dichiarazioni, si annida furbizia, tentativo di nascondere la sconfitta. Potrei più seriamente dire che comunque una parte dei senatori aderenti a quella parte politica non l'hanno comunque votata, ma è bene dire le cose con chiarezza. Da domani non si può tornare a ieri: no al logoramento, no al tira e molla, no ancora al ricatto, no all'instabilità Ed è per questo che, come ha fatto lei, anche io ripeto: basta con la commistione tra la sfera della politica e quella della giustizia. Tiri dritto, Presidente del Consiglio, e troverà comunque chi vuol bene davvero all'Italia e agli italiani. Forse è questa la nuova o vera maggioranza, quella di cui lei ha parlato nel suo discorso. Se è una vera e buona maggioranza si rivolga con fiducia e troverà le risposte, anche perché, se tutto quello che abbiamo attraversato in questi giorni, e si conclude con il voto di questa sera, ha un senso e deve avere un senso per tutti, noi non possiamo mettere in condizione chi ha giocato allo sfascio di ripetere ancora una volta il gioco per il quale oggi è miseramente fallito. E aggiungo che non possiamo neanche tollerare a chi ha visibili cali di memoria di continuare di mettere in discussione continuamente l'azione e la funzione del Governo. Questo lo dobbiamo innanzitutto alla serietà di questa istituzione, a noi, sede della sovranità, sede della responsabilità. Lo dobbiamo con rispetto ai cittadini che in questi giorni – e ne abbiamo avute tante prove – hanno vissuto con ansia, con incertezza, spesso con paura, quello che si andava profilando e lo dobbiamo soprattutto – io penso – all'avvenire e al futuro dell'Italia
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto con diretta televisiva. Passiamo ora agli interventi a titolo personale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale il deputato Cicchitto. Ne ha facoltà.
FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, parlo a nome di quegli oltre venti senatori e degli oltre venti deputati che hanno affermato con forza la necessità e l'esigenza di una battaglia forte e coerente contro l'uso politico della giustizia. Mi consenta l'onorevole Epifani: non è la politica che interviene sulla giustizia, ma è purtroppo una parte della magistratura che interviene sulla politica, e questo è un filo rosso e nero che caratterizza dal 1994 la vita politica del nostro Paese e su questo noi continueremo a condurre una battaglia politica coerente contro questo intervento, a difesa di Silvio Berlusconi. Però, nel momento stesso nel quale si conduce questa battaglia, mai questa battaglia deve entrare in contraddizione con gli interessi della grande maggioranza dei cittadini, con i nodi dell'economia e della società, con la questione della governabilità. È per questo che noi non abbiamo condiviso una dichiarazione di crisi di Governo e fortunatamente questa nostra battaglia ha ottenuto il risultato che anche coloro che hanno determinato questa situazione sono stati impegnati dal loro senso di responsabilità a venir meno rispetto a quella rottura e oggi sia al Senato che alla Camera a manifestare il loro consenso nei confronti del Governo.
Certo, sono forse parole dure. Le parole, voglio dire, sono dure come pietre, specie quando si evoca la dimensione in politica del tradimento. Oggi su un giornale del nostro Paese c’è scritto: «Alfano tradisce». Forse domani quello stesso giornale dovrà farsi l'autocritica, perché Alfano ha rappresentato per tutti una linea politica che è risultata vincente rispetto alle contraddizioni che si erano venute a determinare .
E aggiungo anche un'altra cosa: nel momento nel quale noi ribadiamo la nostra battaglia contro l'uso politico della giustizia, manifestiamo il nostro profondo dissenso da una linea alla Giunta delle elezioni che non ha avuto l'intelligenza di rinviare alla Corte costituzionale il quesito che veniva posto. Sul filo del più rigoroso rispetto dello Stato di diritto, diciamo anche che quello che è avvenuto nel corso di questi giorni è stato qualcosa di profondo e di significativo, su ogni piano e su ogni terreno. Esistono oramai, nella personalizzazione dello scontro politico nel nostro Paese, dei nomi che rappresentano anche un'ipotesi politica. Ecco, concludo, Presidente, dicendo che il nome di Angelino Alfano rappresenta per molti di noi il tentativo e l'azione per costruire un centrodestra del futuro, un centrodestra che si misura con i grandi partiti del centrodestra dell'Europa e che vede come modello terminale di questo – augurandoci che un'analoga evoluzione avvenga anche a sinistra, cosa che finora non è avvenuta –, avendo come evoluzione di questo e come sbocco di un modello politico quello del grande confronto che c’è stato, giorni fa, tra una grande Democrazia Cristiana tedesca e un grande Partito Socialdemocratico tedesco .
FABRIZIO CICCHITTO. Ecco, un modello di questo tipo è il modello di coloro di noi che si riconoscono in Angelino Alfano e nel monito decisivo che egli ha dato ieri quando ha affermato che noi tutti avremmo votato a favore di questo Governo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Adriano Zaccagnini. Ne ha facoltà.
ADRIANO ZACCAGNINI. Signor Presidente, innanzitutto la mia solidarietà alla senatrice De Pin .
Poi, vorrei proseguire nel merito in quanto concordo con l'applicazione e con la buona manutenzione della Costituzione, con delle procedure chiare di democrazia interna nei partiti e nei movimenti, con una legge elettorale con preferenze, ma dico «no» ad uno stravolgimento di questa e a me ancora non è chiaro e perciò non potrò che votare la sfiducia, anche se avrei votato per un Governo di scopo.
Ma, a questo Governo, in continuità con le larghe intese, non darò la mia fiducia. Non la darò, in particolare, perché all'interno di questa Costituzione è stato inserito l'articolo 81. Questo è un Governo che legittima quel debito, quel debito immorale che va ripensato e rinegoziato, che è «un'usura legalizzata». La mia posizione è in discontinuità con le privatizzazioni e vorrei ricordare al Presidente del Consiglio di portare una questione di democrazia all'interno dell'Unione europea, perché la Commissione europea non può essere soltanto nominata ma deve essere votata da noi cittadini. Grazie Presidente .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mauro Ottobre. Ne ha facoltà.
MAURO OTTOBRE. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio dei ministri, onorevoli colleghi, da trentino devo dire oggi che al suo primo discorso aveva nominato lo scomparso Andreatta. Credo che se egli fosse qua oggi sarebbe molto orgoglioso di lei, perché lei ha anche il compito, Presidente, di ricostruire la politica, la politica con la «p» maiuscola, e deve sconfiggere l'antipolitica che tutti i giorni sta iniziando ormai a tessere anche delle brutte maniere e sicuramente Andreatta, ma anche altri – penso ad Alcide De Gasperi o Pertini – se fossero oggi in quest'Aula io non so proprio che giudizio darebbero. Grazie Presidente per quello che fa anche dal Trentino .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marguerettaz. Ne ha facoltà.
RUDI FRANCO MARGUERETTAZ. Signor Presidente, alla fine di questa pagina un po’ kafkiana lei e il suo Governo, Presidente Letta, vi troverete ad avere probabilmente la stessa maggioranza numerica del vostro insediamento, ma sarete certamente più forti. Dobbiamo riconoscere, infatti, a un consistente gruppo di senatori e deputati del PdL responsabili e coraggiosi di avere evitato oggi al Paese un salto nel buio e di aver garantito una maggiore stabilità al Governo. Meno cannonate, dunque, e più confronto, almeno lo speriamo, da entrambe le parti.
Ora, come lei ha detto, bisogna riprendere al più presto il lavoro; un lavoro che, data la maggior forza del Governo, dovrà affrontare con maggiore decisione le iniziative che facciano rialzare la testa a questo Paese. Presidente Letta, i parlamentari valdostani sono qui a dirle che sostengono il suo sforzo e a ricordarle gli impegni che ha assunto nei confronti della Valle d'Aosta e delle regioni a statuto speciale, a partire dalla possibilità di inserire il principio dell'intesa nelle future riforme costituzionali, ma anche – come lei stesso ha affermato al Senato – del rispetto delle autonomie speciali, in modo particolare nella fase di stesura della legge di stabilità. Sulla base di questi presupposti, Presidente Letta, anch'io, come il collega Laniece questa mattina al Senato, le rinnovo la mia fiducia.
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Mauro Pili è assente.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
Indico la votazione per appello nominale sulla risoluzione Speranza, Dellai, Cicchitto, Pisicchio, Formisano Aniello, Alfreider, Di Lello, Merlo Ricardo Antonio e Brunetta n. 6-00030, sulla cui approvazione il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatto motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 2 ottobre 2013, il deputato Mauro Pili, già iscritto al gruppo parlamentare Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.
NICOLA BIANCHI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NICOLA BIANCHI. Signor Presidente, prendo la parola perché apprendo dai con grande rammarico, la morte di tre cittadini di Ozieri e di quattro feriti. È il bilancio di un incidente mortale avvenuto alle quattro del pomeriggio di oggi sulla Sassari-Olbia. Stiamo parlando di una strada estremamente pericolosa: più di settantacinque i morti in quattordici anni ai quali dobbiamo aggiungere i feriti, oltre duecento, gli invalidi e tutti gli altri enormi costi economici e sociali di una strada antiquata, a due corsie e ovviamente senza spartitraffico centrale, che collega due delle città e delle aree economiche più vivaci dell'isola, con un intenso traffico merci e pendolare. Una strada che sull'onda del G8 avrebbe dovuto essere ampliata a quattro corsie, poi, sappiamo tutti come sono andati i fatti. Ora Ozieri e tutta la Sardegna piange le tre vittime. Lo scontro, all'altezza del bivio per Ardara, ha coinvolto tre auto; marito, moglie e figlio sono morti; Mario Zintu di 58 anni, Franca Aini di 49 e Claudio Zintu di 19, tutti di Ozieri, erano a bordo di una FIAT Punto che si è scontrata frontalmente con una Golf. Assieme ai tre viaggiava anche l'altro figlio, di 24 anni che è rimasto ferito in modo grave ed stato trasportato nell'ospedale di San Francesco, a Nuoro. Mandiamo, quindi, le nostre più sentite condoglianze alle famiglie.
PRESIDENTE. Deputato Bianchi, concluda.
NICOLA BIANCHI. Concludo, Presidente. Chiediamo, in ultimo, il massimo controllo da parte del Governo e della regione affinché i lavori in corso per l'adeguamento a quattro corsie avvengano nel minor tempo possibile.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito che l'esame del decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto alla violenza di genere, ove non concluso nella seduta di domani, giovedì 3 ottobre, proseguirà nella seduta di venerdì 4 ottobre, fino alle ore 15. In tale seduta lo svolgimento delle interpellanze urgenti, già previsto per le ore 9, avrà luogo a partire dalle ore 15. È stato inoltre stabilito che l'esame della proposta di legge sull'orario di apertura degli esercizi commerciali, già previsto per la prossima settimana, avrà luogo nella successiva, con discussione generale lunedì 14 ottobre, dopo il decreto-legge in materia di istruzione, ed il seguito dell'esame nei giorni successivi, dopo le proposte di legge sulla diffamazione.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.