PRESIDENTE. La seduta è aperta.
RAFFAELLO VIGNALI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alli, Amici, Brunetta, Capelli, Cicchitto, Coppola, D'Alia, Di Gioia, Fauttilli, Fedriga, Gregorio Fontana, Fontanelli, Gandolfi, Garofani, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, Gozi, Guerra, Laforgia, Locatelli, Manciulli, Marcon, Meta, Nicoletti, Pisicchio, Ravetto, Rigoni, Francesco Saverio Romano, Rosato, Rossomando, Sanga, Sani, Schullian, Sottanelli e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Invito il deputato segretario di Presidenza a dare lettura delle petizioni pervenute.
RAFFAELLO VIGNALI, legge:
PRESIDENTE. A questo punto sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 4220-A: Disposizioni in materia di delitti contro il patrimonio culturale.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 al quale non sono state presentate proposte emendative.
GIUSEPPE BERRETTA, Sì, signor Presidente. L'esigenza che è stata ieri rappresentata, seguendo l'articolo 1, è proprio quella di un regime sanzionatorio che è stato aggravato rispetto al passato oltre che essere stato unificato attraverso una semplificazione del quadro normativo connesso alla separazione delle norme contenute nel codice penale e nel codice del patrimonio culturale. Come è stato detto ieri, le novità attengono a una serie di reati, che sono reati di nuova formulazione o riformulati, il più importante dei quali è proprio quello del furto di beni culturali connesso alla caratteristica del bene oggetto del reato e alla necessaria tutela apprestata dall'ordinamento giuridico, collegata all'importanza che il bene culturale ha nel nostro ordinamento a partire dalla Costituzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, stiamo parlando dell'articolo 2. Giusto?
FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, io credo che anche questa prova muscolare che si intende dare con l'articolo 2 meriti una stigmatizzazione radicale, perché con questo articolo 2 si intende sottoporre alla procura competente, ai sensi dell'articolo 51, una fattispecie che non ha davvero niente che possa apparentarla con quei reati che sono invece di competenza della procura distrettuale. Questo articolo 518- - e la dice lunga l'abitudine, sempre pessima, di aggiungere nomignoli in latino che numericamente disorientano ovviamente l'utente; qui siamo addirittura giunti al anzi, al e vedo anche duodevicies - è una cosa allucinante sul piano della mancanza di chiarezza normativa. Dico soltanto che sorrido, perché davvero questa proliferazione di reati riporta indietro nel tempo, allorquando si era convinti, a partire da una legislazione in materia di sicurezza degli anni Cinquanta, che bisognasse regolamentare assolutamente tutto, cioè che bisognasse comunque coprire tutte le possibili forme, scambiando ovviamente la libertà di interpretazione, sia pur nel rispetto del principio di tassatività della condotta, con una sorta di obbligo del giudice di parcellizzare le singole frazioni dell'azione o dell'omissione, e raggiungere un obiettivo di rilevanza penale indipendentemente dalla capacità di sintonizzare il fatto con la descrizione della fattispecie incriminatrice.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 al quale non sono state presentate proposte emendative.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Sisto, la prego di avvisarmi un pochino prima.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, più che alzare il braccio non posso.
PRESIDENTE. Sì, però sia più reattivo, prima che io metta in votazione.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Se vuole mi metto a fare il gorilla, lo posso anche fare, ma…
PRESIDENTE. So che è mattina, ma bisogna essere un po' più reattivi.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Ho capito… posso fare il gorilla, se vuole. Dunque, Presidente, l'articolo 3 è un articolo che tende ad ampliare la materia delle operazioni sotto copertura. Si tratta di una che, anche qui, non ci siamo fatti mancare. Non ci siamo fatti mancare niente in questo provvedimento, e vedremo poi come anche il decreto legislativo n. 231 ha subito uno smottamento, sempre ovviamente inquisitorio e penalizzante, per quanto concerne le imprese. Qui l'Aula deve prendere una decisione: siamo per un diritto penale delle procure o siamo per un diritto penale dell'equilibrio nella tutela dei beni giuridici, nella lettura attenta delle garanzie e soprattutto delle specificità che rivengono dalla materia di cui ci occupiamo? In questo articolo, addirittura, il principio può anche avere un suo fondamento, tema-svolgimento, ma lo svolgimento è pessimo: in merito agli ufficiali di polizia giudiziaria degli organismi specializzati nel settore dei beni culturali, nell'attività di contrasto del delitto sempre ai sensi dell'articolo 518-, il tema è allargare la competenza delle procure distrettuali e mettere i soggetti che si occupano di beni culturali al servizio delle procure distrettuali antimafia. Qui siamo di fronte ad una scelta, anche discutibilissima, sul piano dell'ampliamento delle competenze di queste procure, perché, a corto di materiale, a corto di indagini, si sono ampliate sull'ambiente e adesso si ampliano sui beni culturali, quindi non siamo più di fronte ad un organismo che è specializzato con riferimento ai reati associativi a matrice a stampo mafioso, ma sono stati allargati alle associazioni semplici. La mancanza di associazioni - fatemi passare questo termine - fa ormai delle procure distrettuali delle procure parallele, non specializzate. Cioè, siamo di fronte ad altre procure che sostanzialmente fanno le stesse indagini delle procure ordinarie!
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Sisto. Onorevole Rotondi…
FRANCESCO PAOLO SISTO. L'esimente dell'appartenenza, solo per questo, Presidente. Riprendendo il tema, la scritturazione di questa norma, Presidente, è la confessione di come questa richiesta di allargamento di competenze è la sopravvivenza delle procure distrettuali. Qui, questi ufficiali di polizia giudiziaria, nel corso di specifiche operazioni di polizia, e comunque al solo fine di acquisire elementi di prova, compiono le attività anche per interposta persona. Cioè, siamo ai delle indagini, a coloro che possono liberamente, anche per interposta persona, ampliare compiutamente delle competenze che invece vanno tenute rigorose. Io veramente credo che questo sia un provvedimento simbolo del modo di legiferare di questo Governo e di questa maggioranza perché il tasso di incidenza dei profili inquisitori è intollerabile. Noi voteremo contro convintamente nell'interesse della gente
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 al quale non sono state presentate proposte emendative.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, nella tutela e nella difesa dei diritti dei cittadini non bisogna avere remore e non bisogna avere il timore di dire esattamente le cose come stanno, anzi vi è una sorta di obbligo giuridico, oltre che politico, d'intervento. Questo articolo 4 è la ratifica, la cartina di tornasole, la conferma inoppugnabile, il riscontro ineguagliabile di quanto si sta verificando in quest'Aula nella discutibile, come posso dire, disinvoltura di maggioranza e Governo, molto discutibile e che trova addentellato chiarissimo proprio in questo articolo 4. I modelli - cosiddetti MOC - del decreto legislativo n. 231 del 2001, cioè quelli che le società e gli enti debbono avere a mio avviso ormai quasi obbligatoriamente per evitare responsabilità di tipo organizzativo rivenienti da reati commessi da propri soggetti apicali o dipendenti, sono una materia delicatissima perché estesa follemente anche alle fattispecie colpose. Significa che adesso nell'ambito della società debbo poter prevedere, mediante modelli organizzativi, condotte che possono comportare gravissime conseguenze per la sopravvivenza dell'ente. E allora anziché selezionare tali condotte e rapportarle esattamente a quello che deve essere lo spirito, come posso dire, di verifica della correttezza della trasparenza interna e della rappresentanza esterna della società, noi incrementiamo il parco del decreto legislativo n. 231; incrementiamo il dei reati che possono essere in qualche maniera collegati a questo tipo di responsabilità e chi più ne ha più ne metta. Arriveremo a creare un sistema basato sul decreto legislativo n. 231 esattamente anche qui parallelo e speculare rispetto a quello del codice penale per cui una società dovrà prima in qualche modo guardarsi intorno da tutta una serie di conseguenze indirette di responsabilità di posizione e solo successivamente potrà pensare a non commettere reati. Dunque ritengo che tale estensione, tale follia di fare del decreto legislativo n. 231, anziché uno strumento di tutela dell'ente, uno strumento di percussione, anziché farne uno strumento di vantaggio per la società che dovrebbe, con il modello del decreto legislativo n. 231, essere in condizioni di resistere ad eventuali opacità nella gestione, diventa un ulteriore strumento di preoccupazione perché qualcuno mi deve spiegare come sarà possibile con un modello organizzativo interno neutralizzare questo tipo di reati. Stiamo trasformando le società in responsabili di posizione oggettiva, pur partendo da vicende che hanno una matrice penalistica e che non consentono una responsabilità senza un nesso causale psicologico. Tali responsabilità, che possono essere più lontane da chi non ha ovviamente e giustificatamente una introspezione tecnica, sono gravissime per chi conosce questi concetti e li porta in quest'Aula anche qui con una impensabile disinvoltura “inzippando” il decreto legislativo n. 231 e facendone uno strumento di inaccettabile percussione. Ritengo, Presidente, che voler fare della procura un luogo capace di entrare in tutte le strutture della società civile, impedendo, sostanzialmente soltanto con uno schiocco di dita, il legittimo esercizio di attività imprenditoriali lecite, sia una colpa gravissima perché l'eccesso di procure nella liceità significa paralizzare l'attività lecita ingiustamente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata
GIUSEPPE BERRETTA, . La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 5.10 Ferranti.
COSIMO MARIA FERRI,. Il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Intervengo soltanto per segnalare come anche questi aggiustamenti hanno sempre e soltanto lo scopo non di normalizzare il rapporto tra utenza e norma ma quello di renderlo ancora più incisivo. Mi rendo conto che l'operazione di appare surreale perché si può anche effettuare un ma quando il viene effettuato…
PRESIDENTE. Onorevole Rabbino, per favore. Onorevole Ferri, se lei ha bisogno di parlare, poiché è presente un altro sottosegretario, può alzarsi dal banco e facciamo in modo che chi parla non abbia questo fastidio. Prego, onorevole Sisto.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Le operazioni di sono surreali perché si tratta di porre, di riparare, di rendere più commestibile un prodotto assolutamente indigeribile e immangiabile. Quindi con molta ironia parlamentare, se mi può essere fatto passare questo termine nell'Aula, assistiamo al su un prodotto assolutamente inaccettabile. Volevo soltanto segnalare come questi aggiustamenti aggravano la posizione di un provvedimento assolutamente inaccettabile.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, altra tecnica, che in qualche maniera trova riscontro in questo modo di legiferare, è l'abrogazione delle norme pregresse. Ne abbiamo avuto un infelice esempio nella responsabilità penale del medico dove è stata abrogata la normativa Balduzzi per evitare che si potesse in qualche modo pensare a ipotesi di sopravvivenza ma la Cassazione in questo è già intervenuta fortunatamente negando tale spirito, per così dire, di dissolvenza - non voglio dire di dissoluzione ovviamente - nei confronti del diritto penale. Quindi il tentativo di abrogare le norme perché soltanto queste follie che vengono proposte all'Aula possano vivere di luce propria, credo che debba anche essere puntualmente denunciato perché non è l'abrogazione che possa provocare la inesistenza della norma, perché è noto che la condotta che fosse maturata sotto il vigore di quelle norme non può che essere soggetta, ovviamente, alla loro applicazione. Segnalo, però, che questa necessità di cancellare il passato, di scordarselo, per riproporre un modello assolutamente inquisitorio, ratifica e conferma l'inaccettabilità di quanto si sta realizzando in quest'Aula. Voteremo contro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 al quale non sono state presentate proposte emendative.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Anche sull'invarianza, certo, perché è semplicemente risibile la clausola di stile sulla possibilità di attuare quello che è scritto con le risorse umane strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e senza nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica. Allora, se si tratta - e mi rivolgo virtualmente al Ministro Franceschini - di una normativa che deve servire a tutelare i beni culturali in modo nuovo, io mi spiego perché è nata questa riforma, non certo per tutelare i beni culturali, ma per dare nuovo plasma alle procure distrettuali e non. Perché, se io volessi pensare ad una riforma della tutela di questo tipo di beni, dovrei pensare a un nuovo corso, cioè dovrei pensare a degli investimenti, dovrei pensare a degli strumenti nuovi per dare valore al rango costituzionale di questi beni; invece, mi limito semplicemente ad un incremento di pene.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 al quale non sono state presentate proposte emendative.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame di un emendamento al titolo
GIUSEPPE BERRETTA, . Presidente, parere favorevole.
COSIMO MARIA FERRI,. Conforme al relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati .
ANTIMO CESARO,. Si accoglie.
PRESIDENTE. C'è l'ordine del giorno Binetti n. 9/4220-A/7, glielo stanno portando, se riusciamo, onorevole Cesaro, a vederlo in corso…
ANTIMO CESARO,. L'ordine del giorno Binetti n. 9/4220-A/7 è accolto.
PRESIDENTE. Se nessuno insiste per le votazioni è così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i deputati dell'UDC condividono le finalità di questo provvedimento. Era necessario integrare in un sistema coerente le disposizioni del codice penale con quelle del codice dei beni culturali.
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Buttiglione, forse non mi sono spiegato, il Governo deve essere messo nelle condizioni di ascoltare chi sta parlando. Prego, onorevole Buttiglione.
ROCCO BUTTIGLIONE. Era egualmente necessario provvedere a una più incisiva tutela dei nostri beni culturali. Siamo molto perplessi, però, sul modo in cui queste finalità vengono perseguite; siamo perplessi per ragioni di carattere generale e per ragioni di carattere specifico. Le ragioni di carattere generale sono che nel nostro Paese, ogni volta che si vuol dare l'impressione di prendere sul serio un problema, si inaspriscono le sanzioni penali. La sanzione penale invece di essere, come dovrebbe essere, l'ultima trincea di difesa della società, dopo che tutte le altre si sono esaurite e si sono dimostrate insufficienti, diventa la prima e anche l'unica difesa di un bene che si ritiene importante tutelare. E questo è quello che abbiamo fatto anche in questo caso. Io immagino che ci sia stata una preoccupazione prevalente da parte dei giuristi, da parte della Commissione giustizia, i beni culturali si sono fatti sentire poco in questo provvedimento. Questo è un primo problema di carattere generale: poca fantasia nell'individuare possibili pene alternative, nel vedere possibili modalità differenti di tutela dell'interesse sociale che vogliamo difendere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Murgia. Ne ha facoltà.
BRUNO MURGIA. Grazie, Presidente. Il patrimonio culturale non si tocca: è il senso di questa legge, in linea con la Convenzione internazionale sui reati contro il patrimonio di cui si è recentemente discusso in Europa. È giusto porre un freno con norme che inaspriscono per chi offende il patrimonio e i nostri luoghi più belli, che non sono solo materiali, come è noto, ma certamente anche intangibili. Si tratta di un messaggio culturale, che non può fermarsi solo a pochi casi specifici, e molti ce ne sono stati nell'ultimo periodo, ma guarda alle tante fattispecie che la legge elenca e che vanno dal furto, all'appropriazione indebita, alla ricettazione, al riciclaggio, per passare all'imbrattamento, alla devastazione e al danneggiamento. Sono previste sanzioni più dure e si è discusso molto, anche in queste ore, se sia giusto o meno, anche in considerazione del fatto, lo dicono i dati che abbiamo a disposizione, che gli organi di polizia abbiano ben agito per limitare i fenomeni di cui parliamo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santerini. Ne ha facoltà.
MILENA SANTERINI. Grazie, Presidente. Noi voteremo a favore di questo provvedimento, pur condividendo molte perplessità che sono state anche espresse nell'Aula. Il provvedimento ha come obiettivo di riorganizzare il quadro penale a tutela del nostro patrimonio, e questo è sicuramente l'argomento che più ci incoraggia all'approvazione, perché, come sappiamo, è un quadro non sistematico, sappiamo che finora il codice penale faceva riferimento soltanto ai reati di danneggiamento e deturpamento: è chiaro che alla tutela del bene in quanto tale il nostro codice non provvedeva.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galgano. Ne ha facoltà.
ADRIANA GALGANO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il provvedimento al nostro esame è ispirato dalla necessità di intervenire con efficacia per migliorare la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico del Paese, che è un elemento connotativo della nostra storia e della nostra cultura, nonché valore di primaria importanza per l'identità e per l'immagine internazionale dell'Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vezzali. Ne ha facoltà.
MARIA VALENTINA VEZZALI. Grazie, Presidente. Governo, colleghi, questo provvedimento è coerente con l'attenzione che questa legislatura e i Governi in carica hanno riservato al patrimonio culturale nazionale e alla sua valorizzazione. Un percorso fatto di scelte importanti, di allocazioni di risorse e misure fiscali che, per essere completato, doveva necessariamente tener conto anche delle disposizioni penali a loro tutela, viste le criticità rilevate nell'applicazione della legislazione vigente e per la complessità e molteplicità dei reati compiuti a danno del patrimonio che, invece, si vuole preservare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Maestri. Ne ha facoltà.
ANDREA MAESTRI. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, siamo convinti che la definizione di uno statuto penale comune che colpisca le condotte rivolte contro il patrimonio culturale fosse necessaria. È, in particolare, necessaria la sistematizzazione, la dei due principali sanzionatori: il Codice penale e il Codice dei beni culturali.
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Maestri. Possiamo abbassare leggermente il tono della voce, per favore? Prego.
ANDREA MAESTRI. Grazie, Presidente. Da ultimo, ci pare che il legislatore ordinario non sia stato capace di recepire la ricchezza del dialogo tra l'articolo 9 della Costituzione, che, tutelando il paesaggio e il patrimonio culturale, è la fonte principale del progetto di legge che stiamo discutendo, e l'articolo 33 della stessa Costituzione, che sancisce la libertà dell'arte e della scienza. Il punto di attrito e di potenziale disfunzionalità tra la giusta istanza di tutela statica e conservativa dei beni culturali e l'opposta istanza di garanzia dinamica di ogni espressione libera di arte e creatività è individuabile proprio nella nuova fattispecie onnivora di danneggiamento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali e paesaggistici.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, oggi ci apprestiamo a votare la legge che introduce la riorganizzazione del quadro sanzionatorio penale.
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Borghesi. Vorrei segnalare che c'è un collega che sta parlando davanti a voi. Prego.
STEFANO BORGHESI. Grazie. La relazione illustrativa del disegno di legge sottolinea che l'esigenza di un intervento normativo organico e sistematico nella materia è reso indefettibile non solo dalle rilevanti criticità emerse nella prassi applicativa in riferimento alle disposizioni legislative vigenti, ma anche e soprattutto dalla circostanza che le previsioni normative in materia di repressione dei reati contro il patrimonio culturale risultano attualmente inadeguate rispetto al sistema dei valori delineato dalla Carta fondamentale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marotta. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAROTTA. Grazie, Presidente. Il provvedimento che ci apprestiamo a votare, che recita “Delega al Governo della disciplina sanzionatoria in materia di reati contro il patrimonio culturale”, riorganizza in materia sistematica il quadro sanzionatorio penale a tutela del nostro patrimonio culturale ed è frutto di un lavoro che risale ormai a due legislature fa e che non fu portato a termine.
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Marotta. Onorevole Pisano… Prego, onorevole Marotta.
ANTONIO MAROTTA. Abbiamo un patrimonio artistico e culturale di grande valore, che deve essere tutelato e salvaguardato in ogni modo, prevedendo norme in senso repressivo più adeguate alla mutata realtà sociale. Sono infatti molti gli episodi, non solo di malcostume e di scarsità di senso civico, ma anche di veri e propri comportamenti illegittimi, che hanno comportato effetti degradanti importanti nei confronti del nostro patrimonio culturale, episodi che vanno sanzionati con pene esemplari, che possono eliminare questi atteggiamenti riprovevoli che ne deturpano il valore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leva. Ne ha facoltà.
DANILO LEVA. Presidente, noi non voteremo questo provvedimento: esprimiamo un voto di astensione, con l'auspicio che il dibattito e la discussione che si svilupperanno al Senato possano in qualche modo correggere e migliorare le distorsioni e le contraddizioni - tante - che caratterizzano questo testo. Si tratta di un provvedimento che si inserisce nel solco del pan-penalismo che ha contraddistinto questa legislatura: abbiamo assistito ad un costante aumento delle fattispecie di reato, accompagnato dall'aumento indiscriminato delle pene. È il meccanismo di una demagogica illusione alimentata da una falsa convinzione di fondo, vale a dire che l'aumento del numero di reati, sommato all'aumento delle pene, renderebbe più efficace la repressione, con una consequenziale riduzione del numero dei delitti. Basta guardare le statistiche per capire che questa visione delle cose non ha mai prodotto alcun effetto positivo. Ho sempre pensato che una politica razionale, la quale abbia a cuore la prevenzione dei delitti insieme alla garanzia dei diritti fondamentali di tutti, debba considerare la giustizia penale come un'. La vera prevenzione è una prevenzione pre-penale, prima ancora che penale. È lo snodo di fondo rispetto al quale questa legislatura non solo ha fallito la propria missione, ma ha fatto registrare preoccupanti passi indietro, basti pensare all'introduzione dei reati di omicidio stradale, alla modifica del reato della legittima difesa o al disegno di legge penale approvato la scorsa settimana. Ogni volta che si è diffusa una paura particolare nella società, la risposta da parte di questo Parlamento è sempre stata quella dell'intervento penale. È la stessa filosofia che sottende il provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. Già nel dibattito in Commissione cultura noi di Forza Italia avevamo votato contro il parere sul provvedimento e già in quell'occasione avevamo avanzato proposte migliorative per un testo del quale condividevamo e condividiamo l'obiettivo cioè armonizzare il codice penale, il codice dei beni culturali, l'obiettivo di sancire l'importanza di un'adeguata tutela dei beni culturali e dei delitti ad essi riferiti nel nostro Paese ma, sia in Commissione sia qui in Aula, rispetto alle nostre proposte tese come sempre a migliorare il provvedimento abbiamo avuto come risposta un secco no e addirittura quasi una presa in giro dei rilievi fatti, in modo particolare dal collega Sisto, come se fossero osservazioni del tutto irrilevanti. Noi siamo in questi giorni nel pieno degli esami di maturità ma, come al solito, voi avete messo un buon titolo al tema ma lo svolgimento va in direzione totalmente opposta a quello che era il titolo e a quello che era, come ho detto, il nostro desiderio cioè arrivare a una fattiva ed efficace armonizzazione delle norme. Invece avete preferito ancora una volta - è già stato detto sia da coloro che non voteranno il provvedimento sia da coloro che lo voteranno e a questo punto non si capisce perché lo votino - la via breve dell'inasprimento delle pene in un modo scriteriato cioè senza criterio al punto tale che, come è stato appena ricordato dall'onorevole Leva ma è stato anche ricordato dall'amico e collega Sisto ieri, “è quasi più conveniente”, tra molte virgolette, l'omicidio rispetto alla devastazioni dei beni culturali perché la pena prevista va da 10 a 18 anni, che è una cosa francamente senza criterio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Businarolo. Ne ha facoltà.
FRANCESCA BUSINAROLO. Grazie, Presidente. Il provvedimento in votazione in Aula oggi incide sull'assetto normativo penale a tutela del patrimonio culturale e inserisce un titolo specifico nel codice penale, aggiungendo alle disposizioni attualmente vigenti quelle legate ai reati contro i beni culturali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iori. Ne ha facoltà.
VANNA IORI. Presidente, colleghi e colleghe, il disegno di legge che ci apprestiamo a votare ha l'obiettivo di migliorare la difesa e la valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese, tramite un intervento normativo organico e sistematico, volto a riformare le disposizioni penali, rispondendo all'esigenza di intervenire con maggiore efficacia.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 3891: Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, a tutela dei Corpi politici, amministrativi o giudiziari e dei loro singoli componenti; e delle abbinate proposte di legge nn. 3174 e 3188.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata .
DAVIDE MATTIELLO, . Grazie, Presidente. Invito al ritiro o parere contrario.
COSIMO MARIA FERRI,. Conforme al relatore.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Sarti 1.1.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 al quale non sono state presentate proposte emendative.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate .
DAVIDE MATTIELLO, . Grazie, Presidente. Invito al ritiro o parere contrario su entrambe.
COSIMO MARIA FERRI,. Invito al ritiro o parere contrario.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 3.2 Sarti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 al quale non sono state presentate proposte emendative.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata .
DAVIDE MATTIELLO, . Invito al ritiro o parere contrario.
COSIMO MARIA FERRI,. Invito al ritiro o parere contrario.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.1 Sarti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unico articolo aggiuntivo ad esso presentato.
DAVIDE MATTIELLO, . Invito al ritiro o parere contrario.
COSIMO MARIA FERRI,. Conforme al relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati .
COSIMO MARIA FERRI,. Si accoglie, parere favorevole.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno Nesi n. 9/3891/1 è accolto, quindi non ci sono, credo, dubbi per la non messa in votazione.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
MARCELLO TAGLIALATELA. Annuncio il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia al provvedimento, che estende le conseguenze e la natura del precedente articolo del codice di procedura penale, immaginando che lo stesso possa intervenire anche a tutela dei singoli componenti delle assemblee e, quindi, degli amministratori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sberna. Ne ha facoltà.
MARIO SBERNA. Grazie, Presidente. Il provvedimento in questione riguarda in particolare i sindaci, gli assessori comunali e, in generale, quegli amministratori locali che sono gli esponenti politici più prossimi ai cittadini e che, spesso, sono i primi a subire non tanto la disaffezione e anche la rabbia degli stessi cittadini, quanto pressioni violente che condizionano o tentano di condizionare le scelte che la politica deve necessariamente fare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Menorello. Ne ha facoltà.
DOMENICO MENORELLO. Grazie, Presidente. Sottolineiamo che il provvedimento oggi all'esame è stato approvato all'unanimità dal Senato e questo a dimostrazione della compattezza rispetto a una situazione grave come quella che vivono molti amministratori locali in tutte le aree del Paese, e non solo in alcune in cui tuttavia il fenomeno ha una consistenza con delle cifre assolutamente inaccettabili.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà.
LUCA D'ALESSANDRO. Grazie, Presidente. Un anno fa, l'8 giugno 2016, il Senato della Repubblica ha approvato, a larghissima maggioranza, il provvedimento che è giunto oggi al nostro esame con norme a tutela dei corpi politici amministrativi e giudiziari. Furono 180 i favorevoli, 43 gli astenuti e nessuno votò contro. Ci chiediamo come un provvedimento del genere sia rimasto fermo per oltre un anno invece di essere approvato rapidamente in via definitiva; misteri del bicameralismo paritario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.
MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. Oggi ci apprestiamo a votare una proposta di legge che introduce delle modifiche al codice penale, di procedura penale ed al testo unico di cui al DPR n. 570 del 1960 al fine di tutelare i corpi politici, amministrativi o giudiziari e i loro singoli componenti. Come è risaputo, la presente proposta di legge ha origine dal lavoro svolto dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni ai danni degli amministratori locali, che è stata istituita al Senato il 3 ottobre 2013 ed ha terminato i suoi lavori il 26 febbraio 2015 con l'approvazione all'unanimità di una relazione finale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marotta. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAROTTA. Grazie, Presidente. Sinteticamente, questo provvedimento assume un significato e un significativo valore destinato ad incidere su un fenomeno, quello dell'intimidazione agli amministratori, che si sta diffondendo sempre di più in varie regioni del Paese. È necessaria, quindi, una presenza dello Stato che possa consentire all'amministratore locale di svolgere il suo lavoro in modo sereno ed efficace, contro ogni tentativo che ne possa influenzare la condotta. Occorre diffondere nel Paese quel sentimento alla legalità che deve essere sostenuto in modo pieno e certo da parte dello Stato, in modo da creare le condizioni necessarie perché gli amministratori locali operino con la dovuta serenità e senza essere intralciati da fenomeni negativi che interferiscono nella loro attività. Va ricercata, infatti, sempre e in ogni caso la trasparenza nell'agire pubblico, ed il progetto di legge oggi all'esame persegue la finalità, come già detto, di rendere effettivo il principio del buon andamento dell'amministrazione pubblica, articolo 97 della Carta costituzionale, che deve essere tenuto sempre presente nell'amministrare l'apparato pubblico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leva, che non è presente. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.
CARLO SARRO. Grazie, Presidente. Forza Italia saluta con favore questo provvedimento, che rappresenta una delle risposte più significative ed articolate a tutela di una classe politica presente sui territori. Parlo degli amministratori locali, che sono davvero encomiabili nella loro attività, nella loro azione ed anche nell'assunzione di responsabilità. Non è retorico affermare che oggi un amministratore locale è praticamente in trincea, spesso lasciato solo a fronteggiare anche situazioni di grande emergenza, di grande difficoltà, avendo a disposizione pochissimi strumenti, in considerazione anche delle forti limitazioni finanziarie che negli ultimi tempi conosce la finanza locale. E, allora, la tutela, la protezione assicurata da questa modifica e da questo ampliamento della platea dei soggetti che sono, per così dire, protetti dalle disposizioni del codice penale dettate a tutela, appunto, dei corpi politici dello Stato, è sicuramente una misura efficace.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarti. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA. Grazie, signor Presidente. La proposta di legge al nostro esame, già approvata dal Senato e con ampio consenso, riprende il prezioso lavoro svolto dalla Commissione di inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali, presieduta dalla senatrice Lo Moro, istituita dal Senato il 3 ottobre 2013 e che ha terminato i suoi lavori il 26 febbraio 2015 con una relazione votata all'unanimità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulia Sarti.
GIULIA SARTI. Grazie, Presidente. Questa proposta di legge era nata con un intento giusto. Dopo il lavoro della Commissione monocamerale al Senato sul fenomeno delle intimidazioni agli amministratori locali si è giunti a questa proposta di legge, già approvata in Senato, che doveva appunto servire a potenziare, dovrebbe servire a potenziare le tutele nei confronti dei singoli componenti dei consigli comunali, anche quando operano al di fuori dell'organismo collegiale. Da qui, ben venga questa nuova formulazione dell'articolo 338 del codice penale, ben vengano tutte le disposizioni contenute in questa proposta di legge. Noi avevamo chiesto, oltre all'Osservatorio, anche l'estensione del Fondo per le vittime di racket e usura agli amministratori locali che hanno subìto intimidazioni e minacce, proprio per garantire anche a loro un effettivo ristoro dei danni patrimoniali subiti, emendamento che ci è stato bocciato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sanna. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SANNA. Molte volte, in quest'Aula, ci siamo occupati dei pericoli che al funzionamento delle istituzioni e della pubblica amministrazione vengono dal nostro interno. Ci siamo preoccupati di guardare ai fatti e ai misfatti che potremmo compiere come rappresentanti del popolo, e qui abbiamo avuto poco fa un esempio di questa preoccupazione ulteriore dell'onorevole Sarti: gli attacchi alla trasparenza delle istituzioni, all'integrità, all'indipendenza, all'efficienza e all'efficacia della pubblica amministrazione. Oggi però ci occupiamo degli attacchi che vengono alla Repubblica - lo voglio sottolineare: alla Repubblica, perché le autonomie locali, anche in termini strettamente costituzionali, sono l'ossatura della Repubblica - da attori estranei ad essa. Non i grandi, terribili e temibili attori che mobilitano le coscienze e l'opinione pubblica, non la criminalità organizzata, non la mafia, non il terrorismo, ma la polvere corrosiva dell'intimidazione, della minaccia, della bastonata inferta in un vicolo buio oppure la maggiore e sfacciata forza simbolica dell'intimidazione inflitta in luoghi pubblici o fin dentro gli uffici del comune, dell'amministrazione pubblica, perché sia di esempio lo schiaffo e l'umiliazione nei confronti dell'amministratore locale. Per continuare, senza rivendicazioni, con l'autovettura incendiata, i proiettili in busta affrancata e recapitata, la fucilata sul portone o la finestra di casa con te e la tua famiglia in casa, la bomba che a volte anche esplode.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di intervenire per un ringraziamento l'onorevole Mattiello. Ne ha facoltà.
DAVIDE MATTIELLO, . Presidente, solo per ringraziare i funzionari, i colleghi, la Commissione d'inchiesta presieduta dalla senatrice Lo Moro e gli amministratori locali, che sono i principali rappresentanti di questa nuova normativa.
PRESIDENTE. Colleghi, un attimo di attenzione: siccome stiamo passando al voto finale, guardando l'elenco degli iscritti a parlare a fine seduta, noto che ci sono degli argomenti molto delicati, quindi pregherei davvero tutti, una volta che abbiamo votato, di uscire dall'Aula - chi vuole uscire, ovviamente - lasciando la possibilità che l'Aula, in modo degno e civile, ascolti gli interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Walter Verini. Ne ha facoltà.
WALTER VERINI. Presidente, quella dell'altro ieri, martedì 20 giugno, è stata una giornata da ricordare per il nostro Paese: la sentenza definitiva di condanna all'ergastolo dei responsabili della strage di Piazza della Loggia, a Brescia, dimostra, sia pure dopo tanto tempo, che democrazia, libertà e giustizia alla fine vincono su terrorismo, violenza ed eversione. Era il 28 maggio 1974, e una bomba esplose in quella piazza che ospitava una manifestazione antifascista, contro la violenza nera che in quegli anni insanguinava l'Italia. Morirono otto persone, più di cento vennero ferite. Erano gli anni in cui l'Italia era stata e veniva colpita al cuore: a Piazza Fontana, San Benedetto Val di Sambro, con la strage dell'Italicus, alla stazione di Bologna.
PRESIDENTE. Prosegua, onorevole Verini.
WALTER VERINI. …è anche in nome di Giulietta Banzi Bazoli e di tutte le vittime delle stragi del terrorismo che rinnoviamo tutti l'impegno perché altri misteri e altri depistaggi che hanno ferito il Paese in quegli anni trovino verità e giustizia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccione. Ne ha facoltà.
TERESA PICCIONE. Grazie, signor Presidente. Signor Presidente, siamo tutti a conoscenza del dibattito che in questo momento attraversa il Paese relativamente allo È un dibattito che si svolge nell'Aula del Senato ma al quale neanche qui possiamo sottrarci. Lo seguiamo con attenta partecipazione avendo contribuito convintamente in qualità di componenti della I Commissione della Camera a portare avanti e a stendere un disegno di legge che ora è all'attenzione del Senato e che noi consideriamo un disegno di legge estremamente equilibrato. Siamo dunque confortati quando associazioni di volontariato o, come oggi, alcune associazioni di professionisti ci sollecitano all'approvazione del disegno di legge e ci spingono a non perdere ulteriore tempo perché ritengono i ritardi violazione di diritti assolutamente inalienabili. Vengo quindi a dare voce all'appello della Federazione italiana dei medici pediatri per il riconoscimento della cittadinanza italiana ai bambini nati in Italia da genitori stranieri. I pediatri della Federazione italiana medici pediatri tornano a ribadire il loro appello alle istituzioni preposte affinché venga riconosciuta la cittadinanza italiana ai nati in Italia da genitori stranieri. Il mancato riconoscimento di questo diritto è infatti un elemento sfavorevole per la crescita e lo sviluppo globale dei bambini che si trovano a vivere in una nazione insieme ai loro coetanei, di cui sono di fatto concittadini non potendo godere dei medesimi diritti con tutti gli svantaggi che ne derivano.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Piccione.
TERESA PICCIONE. Peraltro questa condizione viene percepita come una situazione di forte precarietà esistenziale e di possibile emarginazione. Tutto ciò pone le basi per un potenziale disagio psicologico e adattativo contravvenendo tra l'altro…
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Piccione.
TERESA PICCIONE. Sto finendo, Presidente…
PRESIDENTE. No, deve concludere, onorevole Piccione.
TERESA PICCIONE. …alla Dichiarazione del diritti del fanciullo. Nel nostro ruolo di Child Advocate, da pediatri responsabili…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Piccione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. Da ieri purtroppo non vive più…
PRESIDENTE. Scusi. Colleghi, è un'altra questione delicata.
ROCCO PALESE. Purtroppo, signor Presidente, da ieri, a Teramo, non vive più la dottoressa Ester Pasqualoni, vittima della follia umana. Abbiamo poco fa ricordato molte vittime del terrorismo. Attenzione perché abbiamo tutt'oggi una situazione molto delicata. È ovvio che si esprime il dolore, il disappunto, il cordoglio e la solidarietà ai familiari per quanto è accaduto.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ROCCO PALESE. Mi avvio alla conclusione. L'accaduto serva da stimolo al Governo, alla maggioranza e a tutti noi affinché ci possa essere un'integrazione della norma esistente, signor Presidente, perché in questo caso se ci fosse stato un atto di prevenzione di quarantotto ore a partire dalla prima denuncia. una volta individuato il soggetto…
PRESIDENTE. Deve concludere.
ROCCO PALESE. …probabilmente quelli sono soggetti che hanno bisogno di cure pesanti dal punto di vista psicologico e sanitario. Per tale motivo ritengo che l'intera Aula dovrebbe associarsi a tale richiesta per poter addivenire quanto prima a tale integrazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bossa. Ne ha facoltà.
LUISA BOSSA. Grazie, Presidente. Come è stato già detto da chi mi ha preceduto, ieri a Sant'Omero in provincia di Teramo, è stata uccisa Ester Pasqualoni, l'oncologa di 53 anni, professionista, indipendente, donna. Uno non le dava tregua e lei aveva già sporto due denunce ma erano state archiviate. Dunque l'assassino si è presentato sotto l'ospedale dove lei lavorava e l'ha uccisa. Non so a quale numero di donne uccise siamo arrivati, signor Presidente e colleghi, ma mi chiedo se stiamo facendo abbastanza. Ad esempio la proposta di legge sull'educazione sentimentale e di genere è ferma da mesi in Commissione cultura, nonostante che il mio gruppo l'abbia più volte sollecitata: un testo c'è, è pronto. Ma nessuno si muove e così anche sul piano culturale lanciamo il messaggio che questa non è una priorità. Non va bene, colleghi, io dissento; mi dissocio da questa indifferenza e non mi rassegno. Non mi rassegno perché credo che non si debba inseguire demagogicamente la paura. Noi da qui dobbiamo gridare forte che le donne non hanno paura. Pertanto a nome mio e del gruppo parlamentare Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista voglio esprimere vive condoglianze ai figli di Ester Pasqualoni e dire che noi stiamo con tutte le donne che denunciano i loro aguzzini ma non vengono ascoltate
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghi. Ne ha facoltà per un minuto.
ENRICO BORGHI. Grazie. Signor Presidente, desidero segnalare all'Aula e, per il suo tramite, al Governo un fatto increscioso che in queste ore si sta realizzando nella città di Domodossola, in alto Piemonte, dove il sindaco ha annunciato l'emanazione di un provvedimento con il quale – ripeto lessicalmente le parole da lui utilizzate – “si istituisca un coprifuoco per i migranti dalle ore 20 e si stabilisca il divieto di recarsi presso comuni diversi da quelli di assegnazione”. Nei confronti e come reazione al provvedimento centinaia di giovani stanno organizzando spontaneamente una manifestazione per venerdì. Desidero segnalare il fatto affinché il Ministro dell'Interno intervenga sul prefetto in modo che venga impedita l'emanazione di qualsivoglia provvedimento su una decisione così odiosa come il coprifuoco che non rispetta la Costituzione della nostra Repubblica
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Benedetto. Ne ha facoltà.
CHIARA DI BENEDETTO. Grazie, Presidente. In Sicilia la realtà a volte supera la fantasia. Nelli Scilabra, già assessore e segretaria del governatore siciliano Rosario Crocetta, ha ricevuto un incarico fresco fresco sul finire della legislatura regionale. Dovrà dare un apporto consulenziale nell'esercizio della funzione di indirizzo politico-amministrativo; in sostanza, chiariscono le carte, è tenuta a fornire - cito testualmente – “supporto e assistenza all'organo politico finalizzata all'attività di esame e approfondimento, studio e pareri nelle problematiche afferenti all'occupazione giovanile, correlata anche ad una formazione professionale innovativa e adeguata che risponda alle reali esigenze del territorio e del suo sviluppo economico”. Ricapitolo: Scilabra si dimette da assessore regionale alla formazione, viene sostituita da Bruno Marziano e il governatore Crocetta le ritaglia un ruolo doppione a un passo dalle nuove elezioni regionali, previste, appunto, a novembre. Scilabra prenderà circa 20.000 euro lordi, tutti sono felici e contenti, ovviamente, meno i siciliani, che sono colpiti da questa nuova supercazzola …
PRESIDENTE. Onorevole Di Benedetto… Colleghi, tranquilli…
CHIARA DI BENEDETTO. Quale ne sia l'utilità, me lo consenta, non lo saprà nessuno, quale ne sia l'utilità non lo sa nessuno, solo Crocetta che, ovviamente, tornerà ad accusare tutti come maldicenti, omofobi, disfattisti, razzisti, maschilisti e via dicendo. Come è evidente, il bene comune passa sempre in secondo piano, Presidente, soprattutto in Sicilia. Infatti, un esempio di ciò sono i fondi per i disabili. Davvero, non ci resta che piangere e fino a quando non ci sarà questo voto in Sicilia, purtroppo, saremo costretti a vederne delle belle.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciracì. Ne ha facoltà.
NICOLA CIRACI'. Presidente, il 21 aprile dell'anno scorso ho presentato un'interrogazione relativa alla situazione dell'azienda Tecno Messapia di Ceglie Messapica, a causa del calo di produzione di Leonardo, che ha ritirato alcune lavorazioni e commesse affidate ad aziende esterne del territorio. Il prossimo 30 giugno, 180 licenziamenti riguarderanno questa azienda che lo scorso 1° gennaio aveva 380 unità. È un dramma territoriale per la provincia di Taranto. La cosa grave è che il Governo non mi ha mai risposto; il Governo è latitante, come è latitante da anni la regione Puglia su questo tema, eppure ha distribuito soldi al distretto a non finire, soldi su cui prima o poi bisognerebbe fare chiarezza. Una grande azienda italiana, Leonardo, delocalizza, fugge all'estero, con i Governi Renzi e Gentiloni silenti, come è silente il sindacato che ha approvato i piani industriali e, oggi, fa finta di scioperare insieme ai lavoratori, ma buona parte degli stessi sono complici. Nessun tavolo è stato convocato dal Governo Renzi, nessun tavolo è stato convocato dal Governo Gentiloni, nessuna cassa integrazione, nessuna richiesta di fare veramente chiarezza sui piani industriali di un'azienda che rappresenta il e che invece sta scappando in Polonia e in altri luoghi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie, Presidente. Sto depositando un'interrogazione e le chiederei di spingere il più possibile i Ministri a una risposta, più che altro perché riguarda proprio servitori dello Stato, quelli di cui parlavamo prima. Stiamo parlando della sottosezione di Buonfornello della Polizia stradale; in questa sottosezione c'erano dubbi che nella struttura ci fosse dell'amianto, per mesi si è parlato di mancanza di amianto, sono iniziati dei lavori otto mesi fa, creando degli enormi disagi alla Polizia stradale che lavora in dei moduli e non riesce a lavorare per bene, e c'è anche l'Anas in mezzo, perché la struttura è dell'Anas, e a un certo punto hanno trovato questo amianto. Quindi, siamo certi che questi servitori dello Stato lavoravano in caserme con dell'amianto e, ora, da un mese, sono stati bloccati i lavori. Quindi, Presidente, le chiedo, visto che ho un 20 per cento di risposta alle mie interrogazioni, i Ministri non mi rispondono, ma essendoci dell'amianto e, lo ripeto, si tratta di servitori dello Stato che rischiano la vita, rischiano la vita per i cittadini, io credo che lo Stato, come datore di lavoro, debba cercare di spingere il più possibile, affinché venga risolto questo problema. Glielo chiedo cortesemente, ci sarà una mia interrogazione, quindi, le chiedo di fare il possibile per cercare di risolvere questo problema.
PRESIDENTE. Avverto che, con lettera del 21 giugno, il presidente della Commissione lavoro ha comunicato che la Commissione non ha concluso l'esame in sede referente della proposta di legge n. 4388, in materia di modifica dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, iscritta nel calendario dei lavori dell'Assemblea a partire da lunedì 26 giugno, con la clausola: “ove conclusa”. Conseguentemente, l'esame del provvedimento non sarà iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana e deve intendersi rinviato ad altra data, che sarà stabilita dalla Conferenza dei presidenti di gruppo.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.