PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
LUIGI IOVINO, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Battelli, Bazzaro, Benvenuto, Boschi, Brescia, Cavandoli, Ceccanti, Colletti, D'Incà, Del Barba, Ferri, Frassinetti, Gallo, Gebhard, Giachetti, Grimoldi, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Lupi, Maggioni, Molinari, Orlando, Parolo, Pastorino, Pedrazzini, Ravetto, Saltamartini, Schullian e Tasso sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente cento, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lollobrigida. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA(FDI). Intervengo perché voglio esprimere una preoccupazione che coinvolge per forza di cose quest'Aula, anche in questi giorni. Leggo su Internet delle affermazioni: stuprano, minacciano e fanno ritrattare, così da sempre; piccoli nazisti sionisti…; i vermi sionisti nel frattempo tengono fede al loro stile ostile: violenza gratuita, tortura e reclusione… (con bandierina di Israele); Israele-non Stato nazista; sionisti cancro del mondo.
Poi leggo un deputato, Anzaldi, che dice che l'autore di questi deve essere assunto in RAI, gli deve essere offerto un programma radiotelevisivo. Magari non aveva letto tutte queste dichiarazioni e, quindi, ci tenevo, in quest'Aula, a invitare il deputato Anzaldi ad andare a leggere queste parole gravissime, espressione di tale Chef Rubio, di cui non so il nome di battesimo, ma so che ha lavorato in alcune televisioni private e che oggi rischia, grazie al sostegno di qualche deputato di maggioranza, di poter assumere ruoli importanti in televisione.
Leggo ieri, però, un assessore alla cultura del comune di Napoli, tale Eleonora de Majo, che dice le stesse cose: “Abbiamo sempre detto che il sionismo è nazismo e che i metodi di violenza efferata utilizzati dagli israeliani contro i palestinesi ricordano quelli che negli anni Quaranta portarono alla morte di 4 milioni di ebrei”.
Allora, perché il mio intervento? Perché siamo fortemente preoccupati che, nel discorrere in questi giorni del fatto che la politica deve respingere in maniera forte qualsiasi forma di antisemitismo, di contrasto al razzismo, in qualsiasi sua forma, la parola Israele non appare quasi mai.
Allora, noi ci teniamo che in quest'Aula venga spiegato a tutti i deputati e venga chiesto all'Aula stessa di esprimersi su questo argomento e sostenere uno Stato che oggi difende in Oriente le ragioni della democrazia e della civiltà occidentale. E lo auspichiamo perché, invece, questo ruolo, che non gli viene concesso da alcune forze politiche, da parte di Fratelli d'Italia viene sottolineato con estrema serenità.
Il problema oggi dell'antisemitismo e dell'antisionismo, in particolare, è da attribuire ad alcune parti della sinistra che lo esprimono. Noi crediamo che oggi si possa chiedere al comune di Napoli, che è la capitale del sud dell'Italia, di rimuovere l'assessore de Majo immediatamente perché la cultura italiana non prevede questo tipo di affermazioni, non prevede questi paragoni che reputiamo gravissimi.
E, quindi, invitiamo le altre forze politiche, i colleghi della sinistra, che si riempiono la bocca di questo argomento spesso, a chiedere la stessa cosa nei confronti del sindaco de Magistris .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano, immagino sulla stessa questione. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO(PD). Grazie, Presidente. Anticipo un intervento che avevo programmato per la fine della seduta. Intanto segnalo al collega Lollobrigida - che giustamente ha riportato delle parole immonde di un signore che si fa chiamare Chef Rubio su Israele e sul sionismo - che una programmata sua partecipazione in un programma della televisione pubblica italiana è stata annullata in ragione delle cose che lo stesso in questi anni ha detto sullo Stato di Israele.
E, in secondo luogo, ritengo molto grave - ovviamente legittimo da un punto di vista della norma, ma per me è inaccettabile - che un assessore del comune di Napoli si sia espresso e si esprima in quel modo sullo Stato di Israele.
È noto che, in particolare, l'accomunare il comportamento dello Stato di Israele al nazismo è un'operazione che, evidentemente, per quello che riguarda la mia opinione, trascende dalla legittima opposizione alle scelte politiche di un Governo nei tratti dell'antisemitismo.
Su questi due punti sono d'accordo, però volevo che il collega Lollobrigida sapesse che personalmente io ho ricevuto centinaia di minacce di morte, di insulti, di schifose parole su di me, sulla mia famiglia, sulla mia famiglia bruciata ad Auschwitz da esponenti della destra estrema italiana.
Oltre a questo, io ho ricevuto minacce di morte anche da coloro che si ritengono amici del popolo palestinese e che il 25 aprile, a Milano, mi sputano addosso perché io difendo il percorso della bandiera della Brigata ebraica.
Quindi, sarò sempre contro qualsiasi forma di violenza, di intimidazione, di insulto, di minaccia di morte, da qualsiasi parte venga, ma sarò sempre anche avverso culturalmente a chi vuol fare dire a me che l'antisemitismo o le forme di antisemitismo che si nascondano schifosamente dietro l'antisionismo, e che comunque rimangono della prima famiglia, vengano solo da una parte, e cioè dalla sinistra. Le assicuro, per esperienza provata sulla mia pelle, che anche nella destra italiana rimane il marcio - parlo della destra extraparlamentare in questo momento - dell'antisemitismo, così come alligna in una parte della sinistra estrema di questo Paese .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2242: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 104, recante disposizioni urgenti per il trasferimento di funzioni e per la riorganizzazione dei Ministeri per i beni e le attività culturali, delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, dello sviluppo economico, degli affari esteri e della cooperazione internazionale, delle infrastrutture e dei trasporti e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nonché per la rimodulazione degli stanziamenti per la revisione dei ruoli e delle carriere e per i compensi per lavoro straordinario delle Forze di polizia e delle Forze armate e per la continuità delle funzioni dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, onorevole Suriano.
SIMONA SURIANO, . Grazie, Presidente. Nel disegno di legge oggi in esame, che contiene la conversione del decreto-legge approvato già dal Senato, all'articolo 1 si trasferiscono al Ministero dei Beni e delle attività culturali le funzioni in materia di turismo, attualmente esercitate dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali. Si ricorda, infatti, che l'articolo 1 del decreto-legge n. 86 del 2018 aveva trasferito al Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali le funzioni in materia di turismo esercitate dal Ministero dei Beni e delle attività culturali.
Il comma 1 trasferisce al MiBAC anche le risorse umane, strumentali e finanziarie, compresa la gestione residui.
Il comma 2 dispone la soppressione, a decorrere dal 1° gennaio 2020, del Dipartimento del turismo presso il Ministero, il MiPAAFT, e il trasferimento al MiBAC dei posti di un dirigente di livello generale e di due dirigenti di livello non generale. Presso il MiBAC sono, altresì, istituiti i posti di funzione di un dirigente di livello generale e due dirigenti di livello non generale.
Nel corso dell'esame al Senato è stata, inoltre, prevista la possibilità di istituire ulteriori venticinque posti di funzione di dirigente di livello non generale per sovrintendenze, biblioteche e archivi.
Sempre secondo la modifica introdotta all'esame del Senato, agli oneri derivanti dal comma 2, di 3.592.500,00 euro annui, a decorrere dal 2020, si provvede mediante corrispondente riduzione delle proiezioni dello stanziamento del Fondo speciale di parte corrente, iscritto nel bilancio triennale nell'ambito del programma Fondi di riserva e speciali.
Il comma 3 prevede, inoltre, la soppressione del Dipartimento del turismo presso il MiPAAFT e determina il ripristino presso la medesima amministrazione di due posti di funzione di dirigente di livello non generale. Il comma 3-, introdotto all'esame del Senato, incrementa di 500 mila euro annui, a decorrere dal 2020, la dotazione finanziaria. Al sesto comma, invece, ritrasferisce, a decorrere dal 1° gennaio 2020, dal MiPAAFT al MiBAC, le risorse umane, strumentali e finanziarie, individuate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 novembre 2018.
Con riferimento alle risorse umane, il trasferimento opera per il personale del MiPAAFT a tempo indeterminato, ivi compreso il personale in assegnazione temporanea presso altre amministrazioni, nonché il personale a tempo determinato con incarico dirigenziale. La revoca dell'assegnazione temporanea presso altre amministrazioni del personale trasferito già in posizione di comando rientra nella competenza del MiBACT.
In base all'articolo 7, sino al 31 dicembre 2019, la gestione delle risorse finanziarie, relative alle politiche in materia di turismo, compresa la gestione dei residui passivi e perenti, è esercitata dal MiPAAFT.
Il comma 13 apporta alcune novelle, poi, al decreto legislativo n. 300 del 1999. In particolare, alla lettera ) dell'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo n. 300 del 1999 sono reintrodotte le precedenti denominazioni dei due dicasteri interessati, ovvero Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali e Ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo.
In base alla lettera ) dell'articolo 33, comma 3, sempre del decreto legislativo n. 300 del 1999, è soppressa la lettera ), che disciplina attualmente le attribuzioni del MiPAAFT in materia di turismo.
Gli articoli 1- e 1- introdotti durante l'esame del Senato, recano varie misure, finalizzate ad assicurare i servizi pubblici essenziali di vigilanza, protezione e conservazione dei beni culturali, nonché di valorizzazione e fruizione degli istituti e dei luoghi di cultura. In particolare, l'articolo 1- autorizza il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo ad assumere a tempo indeterminato 150 unità di personale non dirigenziale. A sua volta, l'articolo 1-comma 1, dispone che, nelle more dell'espletamento delle procedure concorsuali autorizzate ai sensi del già citato DPCM 20 giugno 2019, nonché dalle ulteriori procedure necessarie a soddisfare il fabbisogno di personale del Ministero da impiegare nelle attività di accoglienza e vigilanza nei musei, nei parchi archeologici statali e negli altri istituti e luoghi di cultura e previa verifica dell'impossibilità di utilizzare il proprio personale dipendente, il MiBACT può avvalersi della società Ales Spa.
I commi 3 e 4 dell'articolo 1- dispongono in merito all'utilizzo dei proventi derivanti dalla vendita dei biglietti di ingresso agli istituti e ai luoghi di cultura. Nello specifico, il comma 3 prevede che i proventi derivanti dalla vendita dei biglietti all'ingresso degli istituti e luoghi di cultura appartenenti o in consegna allo Stato, sono destinati anche alla fruizione dei medesimi istituti.
Il comma 4 prevede che l'utilizzo dei proventi derivanti dalla vendita dei biglietti di ingresso negli istituti e musei dotati di autonomia speciale sono versati all'entrata del bilancio dello Stato, per essere riassegnati ai medesimi istituti, per la remunerazione delle particolari condizioni di lavoro del personale coinvolto in specifici progetti locali.
L'articolo 1- introdotto all'esame del Senato, modifica le norme che disciplinano le attribuzioni e i compiti del Commissario straordinario per le finali della Coppa del mondo e dei campionati mondiali di sci alpino, prevedendo in particolare che allo stesso spetta un compenso e introducendo l'obbligo, in capo al Commissario, di riferire con cadenza almeno bimestrale, circa lo stato di avanzamento degli interventi programmati.
All'articolo 2, comma 1, viene disposto il trasferimento al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale delle funzioni esercitate dal Ministero dello Sviluppo economico, in materia di definizione delle strategie della politica commerciale e promozionale con l'estero e di sviluppo dell'internazionalizzazione del sistema Paese. Le risorse umane e strumentali, compresa la sede, e finanziarie, compresa la gestione residui della Direzione generale per il commercio internazionale del MiSE, sono conseguentemente trasferiti al MAECI, a decorrere dal 1° gennaio 2020.
Ai sensi del comma 2, a decorrere dal 1° gennaio 2020, la direzione per il commercio internazionale del MiSE è soppressa e le dotazioni organiche dirigenziali non generali del MAECI e del MiSE e i posti funzioni di sette dirigenti di livello non generale sono trasferite al MAECI. Presso il MAECI sono inoltre istituiti un posto di vicedirettore generale e tre uffici di livello dirigenziale non generale, da assegnare in via esclusiva al personale della carriera diplomatica in servizio.
Ai sensi dell'articolo 17, comma 4-, lettera ) della legge n. 400 del 1988, si provvede alla ridefinizione, in coerenza con le previsioni recate dall'articolo, dei compiti delle unità dirigenziali, nell'ambito degli uffici dirigenziali generali del MAECI. Conseguentemente la dotazione organica, quindi, del MAECI è incrementata, con corrispondente riduzione della dotazione organica del MiSE. Per le finalità di cui sopra è redatta una graduatoria, distinta tra personale dirigenziale e non, secondo il criterio prioritario dell'accoglimento delle manifestazioni di interesse espresse sulla base di apposito interpello. Il personale transitato nei ruoli del MAECI, che alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge svolge le funzioni di esperto negli uffici centrali o nelle rappresentanze diplomatiche negli uffici consolari, ai sensi dell'articolo 168 del DPR n. 18 del 1967 è mantenuto nelle medesime funzioni fino alla scadenza dell'incarico biennale in corso alla medesima data, che può essere rinnovato per un ulteriore biennio, fermo restando il limite complessivo di otto anni per l'incarico in questione.
All'esito del trasferimento il MAECI provvede all'esercizio delle funzioni in materia di commercio internazionale e di internazionalizzazione, nell'ambito delle risorse umane disponibili a legislazione vigente.
Il comma 4 apporta modifiche al decreto legislativo n. 300 del 1999, di riforma dell'organizzazione del Governo. Nel dettaglio, integra le attribuzioni del MAECI, sopprime le competenze del MiSE, interviene sulla disciplina delle aree funzionali del MiSE.
Vengono poi abrogati, nel già citato DPR n. 18 del 1967: il secondo comma dell'articolo 34, che dispone che per la nomina dei capi delle rappresentanze diplomatiche, la destinazione all'estero, il trasferimento da sede a sede e il richiamo al Ministero del personale sono disposti con decreto del Ministero degli Affari esteri; Il secondo comma dell'articolo 57, che mantiene ferma, per quanto riguarda i rapporti col Ministero del Commercio con l'estero, la disposizione contenuta nell'articolo 6 del decreto luogotenenziale 16 gennaio 1946, n. 12.
In ragione del trasferimento delle competenze in materia di commercio estero ed internazionalizzazione dal MiSE al MAECI, Il comma 6, interviene sulla disciplina dell'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane – ICE Agenzia.
Il comma 7 dispone che lo statuto dell'Agenzia ICE venga modificato al solo fine di prevedere la vigilanza da parte del MAECI, d'intesa, per le materie di competenza, con il MiSE.
Il comma 8 interviene sull'articolo 4, comma 61, della legge n. 350 del 2003, il quale dispone l'istituzione presso il MiSE di un Fondo per la realizzazione di azioni a sostegno di una campagna promozionale straordinaria a favore del . In particolare, la disposizione aggiunge in tale ambito la previsione secondo cui, a decorrere dall'esercizio finanziario 2020, il Fondo è trasferito allo stato di previsione del MAECI.
Il comma 9, modificato durante l'esame del Senato, interviene sulla disciplina del Piano per la promozione straordinaria e l'attrazione degli investimenti in Italia.
Il comma 10 trasferisce al MAECI le funzioni concernenti i rapporti con la Società SIMEST e l'esercizio delle relative funzioni di vigilanza ed indirizzo.
Il comma 11- introdotto al Senato, prevede l'attribuzione al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, in sostituzione del Ministero dello Sviluppo economico, delle funzioni e delle competenze previste dalle disposizioni normative riguardanti gli interventi del citato Fondo rotativo per la concessione di contributi agli interessi per il finanziamento di crediti all'esportazione. La nuova formulazione, quindi, stabilisce che in ogni caso restano salve le competenze del Ministero dello Sviluppo economico, quale amministrazione vigilante sulle camere di commercio all'estero.
Il comma 13- introdotto al Senato, trasferisce al MAECI la sede e la competenza sull'Osservatorio economico per la raccolta, lo studio e l'elaborazione dei dati concernenti il commercio estero.
Il comma 14 interviene sulla legge 18 novembre 1995, n. 496, di ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla proibizione dello sviluppo, produzione, immagazzinaggio ed uso di armi chimiche e sulla loro distruzione, con annessi, fatta a Parigi nel gennaio 1993, trasferendo al MAECI le competenze sulle autorizzazioni per le esportazioni di materiali che rientrano nella Convenzione.
Il comma 15 apporta modifiche al decreto legislativo n. 221 del 2017, di recepimento della normativa europea di riordino e semplificazione delle procedure di autorizzazione all'esportazione di prodotti e di tecnologie a duplice uso e dell'applicazione delle sanzioni in materia di embarghi commerciali, nonché per ogni tipologia di operazione di esportazione di materiali proliferanti. In materia vengono trasferite al MAECI le competenze relative alle autorizzazioni per le esportazioni di beni e materiali a duplice uso.
L'articolo 3 provvede alla rimodulazione degli stanziamenti per la revisione dei ruoli e delle carriere delle Forze di polizia e delle Forze armate. Si tratta delle risorse stanziate nel Fondo, istituito dall'articolo 35 del decreto-legge n. 113 del 2018, per l'adozione di provvedimenti normativi in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate. In particolare, il comma 1 ridetermina le risorse annuali del Fondo, mentre il comma 2provvede alla loro rimodulazione negli anni, al fine di garantire la copertura finanziaria dell'attuazione della delega. Con la legge n. 145 del 2018 (legge di bilancio per il 2019), le risorse sono state incrementate di 100 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2020.
Il comma 2 prevede la rimodulazione finanziaria delle risorse del Fondo, rispetto a quanto indicato al comma 1, al fine di adeguarne gli importi annuali alle effettive esigenze di copertura finanziaria. Per garantire la copertura finanziaria dell'attuazione di tale delega, il comma 2 prevede, come anticipato, a rimodulare le risorse individuate al comma 1, riducendo gli stanziamenti per gli anni dal 2019 al 2022 e incrementando quelle per gli anni 2023 e 2024. L'importo rimodulato viene incrementato a decorrere dal 2020 ad opera del successivo articolo 3-.
Il comma 3 prevede un rifinanziamento del Fondo per interventi strutturali di politica economica di 6,5 milioni di euro per l'anno 2019; 4,5 milioni per l'anno 2020; 3,5 milioni per l'anno 2021 e 3,8 milioni per l'anno 2022. In base al comma 5 il Ministro dell'Economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
L'articolo 3- comma 1, prevede l'incremento di 60,5 milioni annui a decorrere dal 2020 della dotazione del Fondo destinato all'adozione di provvedimenti normativi in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate, ivi comprese le capitanerie di porto.
L'articolo 3- apporta alcune modifiche alle qualifiche e al trattamento economico del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
L'articolo 4 istituisce la struttura tecnica per il controllo interno del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, con una dotazione di 15 unità di personale sotto il controllo diretto del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. La struttura tecnica viene istituita al fine di potenziare i controlli di regolarità amministrativa e contabile e il controllo di gestione. Tale struttura non incide sulle competenze dei capi di dipartimento e sono inoltre mantenute ferme le previsioni dell'articolo 14 del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 che disciplina l'organismo indipendente di valutazione della e delle disposizioni dell'articolo 30 del medesimo decreto contenente le disposizioni transitorie. Le funzioni della struttura sono: definizione dei criteri per assicurare e migliorare e razionalizzare l'utilizzazione delle risorse pubbliche; definizione dei parametri del controllo interno; vigilanza ed effettuazione di verifiche di interno. Il comma 3 prevede che l'assegnazione delle unità di personale a tale struttura tecnica sia effettuata in deroga alla dotazione organica del Ministero. Il comma 4 prevede che la struttura può avvalersi di 12 consulenti o esperti. Il comma 5 autorizza il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti a procedere fino al 31 luglio 2020 alla riorganizzazione dei propri uffici mediante uno o più regolamenti. Il comma 6 prevede la copertura degli oneri pari a 400 mila euro per il 2019 e 1,5 milioni per il 2020 e il comma 6- istituisce l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, delle infrastrutture stradali e autostradali. In particolare, l'Agenzia promuove e assicura la vigilanza sulle condizioni di sicurezza del sistema ferroviario nazionale, delle infrastrutture stradali e autostradali.
L'articolo 5 ridefinisce l'organizzazione del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare superando il modello incentrato sulla figura del segretario generale e adottando una struttura per dipartimenti. Il comma 1 prevede l'organizzazione del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, che si articola in dipartimenti in numero non superiore a due e la soppressione della figura del segretario generale. Da rilevare come per l'individuazione dei dipartimenti non è previsto che siano sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. Al fine di assicurare l'invarianza finanziaria si prevede che i maggiori oneri derivanti dalla disposizione siano compensati dalla soppressione di un numero di posti di funzione di livello dirigenziale non generale equivalente sul piano finanziario.
Il comma 2 prevede che entro 45 giorni dall'entrata in vigore del decreto-legge in esame il regolamento di organizzazione possa essere adottato con le modalità semplificate.
L'articolo 6 reca interventi urgenti in materia di organizzazione del Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca disponendo il decremento di un posto di livello dirigenziale generale nell'ambito della dotazione organica del Ministero. Conseguentemente si prevede che il MIUR adegui la propria organizzazione mediante nuovi regolamenti entro il termine del 31 ottobre 2019, ormai decorso.
L'articolo 7 stabilisce la proroga delle funzioni per il presidente e i componenti del consiglio dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni fino all'insediamento del nuovo consiglio e comunque non oltre il 31 dicembre 2019.
Infine, l'articolo 8 prevede l'entrata in vigore del decreto-legge.
PRESIDENTE. Prendo atto che la rappresentante del Governo si riserva di intervenire successivamente.
È iscritto a parlare l'onorevole Iezzi. Ne ha facoltà.
IGOR GIANCARLO IEZZI(LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi, rappresentanti del Governo, vorrei subito dire con chiarezza che noi siamo contrari a questo provvedimento, e siamo contrari per questioni di merito e per questioni di metodo. Per questioni di merito per una serie di motivi: innanzitutto attraverso questo provvedimento l'attuale maggioranza concretizza in un atto di Governo alcuni dei principi fondamentali del manuale Cencelli, con un bilancino perfetto calibratissimo tra le varie correnti all'interno dei singoli partiti e tra i vari partiti alleati.
Non solo, non solo: c'è un aumento paradossale dei costi della politica che vanifica, vanifica totalmente - per esempio - quel taglio dei parlamentari che, come Lega, ci ha visto favorevoli quattro volte su quattro e questo è curioso da parte di chi ha fatto della battaglia ai costi della politica una delle caratteristiche del proprio agire.
Poi, sempre rimanendo nella questione di merito, ci sono alcuni punti di questo provvedimento che rappresentano davvero un'umiliante propaganda per chi la subisce, e mi riferisco al presunto aumento di fondi stanziati per le forze dell'ordine. Credo che su tutto si possa fare propaganda, ma non sulle forze dell'ordine . L'idea che qualcuno possa usare quelle persone che quotidianamente sacrificano a volte anche la propria vita per assicurare la nostra sicurezza è vergognoso, è un qualcosa che fa riflettere sulla concezione che voi avete della politica e poi vedremo anche di spiegare il perché nel dettaglio.
Infine, per una questione di metodo perché, vedete, questa settimana qui è successo qualcosa di molto particolare: ci siamo trovati a discutere, in pochissime ore, di due decreti-legge - entrambi con scadenza 20 novembre, quindi mercoledì prossimo - molto importanti. Uno è stato approvato ieri, sulla sicurezza cibernetica e l'altro, quello di oggi, sul riordino dei Ministeri. Credo che l'idea che due decreti così importanti vengano discussi, esaminati non in pochissimi giorni, ma addirittura in pochissime ore sia qualcosa che lede profondamente le prerogative del Parlamento. Noi siamo intervenuti nei giorni scorsi, però voglio dirlo adesso: mi richiamo al Presidente della Camera su questo, perché è il Presidente della Camera che deve difendere il nostro diritto di poter esaminare i provvedimenti. Non è pensabile che un provvedimento come quello sul riordino dei Ministeri, nel quale, tra l'altro, sono entrate norme che con il riordino dei Ministeri c'entrano ben poco e che allargano il campo d'azione del decreto-legge, che questo provvedimento sia esaminato in pochi minuti è qualcosa di intollerabile .
Questo provvedimento consta di sette articoli. In Commissione, in pochissime ore di lavoro, non abbiamo neanche finito di esaminare l'articolo 1. Questo è qualcosa su cui il Presidente della Camera dovrebbe intervenire, tutelando le prerogative nostre e le prerogative di quest'Aula perché parliamo di un decreto-legge che deve essere approvato in sessanta giorni e che è stato per più di quaranta giorni nell'Aula del Senato ed è stato nell'Aula del Senato non perché ci fosse ostruzionismo da parte delle opposizioni, ma perché bisognava equilibrare bene il bilancino del manuale Cencelli, che voi non sapevate usare.
Allora, forse il Presidente della Camera su questo una parola dovrebbe dirla, una parola di tutela nei confronti delle nostre prerogative dovrebbe avercela. Non è pensabile che un provvedimento così corposo, così importante, che influisce direttamente sulle competenze dei Ministeri e dei Ministri con i quali dovremo lavorare per lungo tempo - così credete voi - sia esaminato in poche ore.
Però, veniamo un attimo nel merito. Allora, il primo punto è il passaggio del turismo dal Ministero dell'Agricoltura al Ministero dei Beni culturali. Lo dico subito con chiarezza: io non trovo scandaloso che il Ministero del Turismo passi dal Ministero dell'Agricoltura ai Beni culturali. È una scelta politica o almeno dovrebbe essere una scelta politica. Ci dovrebbe essere dietro una visione. In Commissione, noi abbiamo sostenuto l'esigenza che agricoltura e turismo camminassero insieme. Una parte della maggioranza ha sostenuto, invece, la teoria che il turismo dovesse procedere con i beni culturali e un'altra parte dell'opposizione, invece, sosteneva che il turismo dovesse avere una sua autonomia anche a livello di Ministeri.
Io credo che siano tre scelte - voglio dire - legittime, sulle quali si può discutere, che si basano su numeri importanti, su questioni importanti, su valori fondamentali, su visioni e logiche della politica.
Cito alcuni numeri: noi parliamo di 200 milioni di turisti nel nostro Paese, non stiamo parlando di qualcosa che vale poco. Il turismo vale 70 miliardi di euro, il 4 per cento del PIL, e se lo consideriamo con l'indotto arriviamo al 10 per cento del PIL, oltre 170 miliardi di euro. Sono compresi in questa materia 2 milioni 700 mila lavoratori, ci sono 30 mila alberghi e 130 mila strutture extralberghiere, c'è un totale di 5 milioni di posti letto nel nostro Paese. Quindi, il turismo, diciamo, è una voce fondamentale dell'economia del nostro Paese, così come lo è l'agricoltura. L'agricoltura nel nostro Paese e le eccellenze gastronomiche ed enogastronomiche nel nostro Paese sono qualcosa di unico al mondo. Noi abbiamo 810 denominazioni di origine protetta e 4.700 tipicità regionali. Questo settore, il settore della enogastronomia, del turismo gastronomico, ogni anno registra percentuali di crescita che arrivano al 10 per cento. Parliamo di 23 mila aziende, con centinaia di migliaia di lavoratori. Il 93 per cento dei turisti nel nostro Paese ha avuto almeno un'esperienza enogastronomica e credo che chiunque di noi una delle primissime cose che fa quando va - io sicuramente - in un albergo è chiedere dove c'è una trattoria nei dintorni dove si possa mangiare qualcosa di tipico . Quindi, la gastronomia, l'enogastronomia nel nostro Paese - siamo in due: io e Fiano, e una delle prime cose che sia io sia il collega Fiano chiediamo è questa - sono delle cose fondamentali.
Detto questo, nulla, come vi dicevo prima, ostacola a prendere il turismo e a metterlo nel Ministero per i Beni culturali. Il nostro Paese è un'eccellenza sui beni culturali e credo che su questo non valga neanche la pena e la necessità di spendere parole. La gran parte della storia si respira nel nostro Paese. Quando entriamo in un museo nel nostro Paese noi non guardiamo la storia del nostro Paese: noi respiriamo la storia della civiltà entrando in un museo che sta nel nostro Paese . Quindi, non c'è bisogno di spendere parole su questo. Quello che è necessario, però, è capire che dietro una di queste scelte ci deve essere una volontà politica, ci deve essere un disegno razionale, una logica che abbia un senso. Ecco, non è quello che avete fatto voi. Voi avete usato semplicemente il manuale Cencelli, e lo dimostrano alcune cose. Prendiamo il turismo: il turismo viene preso dal Ministero dell'Agricoltura, dove c'era la parlamentare Bellanova, che apparteneva a una corrente in disgrazia del Partito Democratico, alla corrente di Renzi, tant'è vero che poi addirittura si è dovuta staccare per fare un partito autonomo, e gli è stata tolta una competenza per darla al Ministero per i Beni culturali, Ministero in cui siede l'onorevole Franceschini, che è il capo delegazione del Partito Democratico, quindi la figura di peso del Partito Democratico.
A questo punto, però, se c'era un riordino delle competenze nel Partito Democratico non si poteva lasciare a bocca asciutta il MoVimento 5 Stelle, no? Era impensabile. E, allora, cosa si fa? Si prendono le competenze sul commercio estero e l'internazionalizzazione delle imprese e si prendono dal MiSE, dove sedeva di Maio e, quindi, allora Di Maio pensava che il MiSE dovesse occuparsi di quelle competenze - dove ora siede il povero Patuanelli, che è una figura importante del MoVimento 5 Stelle, ma non così importante come il capo politico, che si è trasferito al Ministero degli Esteri portandosi dietro queste due competenze. Evidentemente, si ritiene in grado, si ritiene capace di promuovere le nostre imprese all'estero, che è un po' curioso se noi poi andiamo a vedere che non riesce a promuovere neanche il suo partito nel suo Paese .
E, allora, noi ci chiediamo: perché è stata fatta questa scelta? Per una motivazione reale, per una logica? No, tant'è vero che l'altra volta, quando è stato fatto il primo Governo e, quindi, era stato spostato il turismo dal Ministro per i Beni culturali al Ministro dell'Agricoltura, il MoVimento 5 Stelle aveva strenuamente difeso questa scelta e l'aveva difesa nei contenuti, nel merito. E, allora, io voglio leggere un po' di dichiarazioni che hanno fatto i colleghi del MoVimento 5 Stelle.
Nella discussione sulle linee generali la collega Elisa Tripodi ci dice che la scelta del Governo di trasferire e concentrare alcune attribuzioni e competenze in materia di turismo dal Ministero dei Beni culturali a quello delle Politiche agricole, alimentari e forestali trova le sue motivazioni negli scarsi risultati ottenuti fino a ora . Gli scarsi risultati ottenuti fino ad ora, chi li aveva ottenuti? Il Ministro Franceschini, a cui oggi voi ridate la delega del turismo . E, allora, mi spiegate dove sta la logica di questo trasferimento? La logica è solo una: quella del manuale Cencelli. Ma non solo, perché uno può dire: vabbè, in discussione generale parlano quelli come me, che raccontano la propria, ma non rappresentano totalmente la teoria del partito. E, allora, andiamo a vedere cosa ha detto il MoVimento 5 Stelle in dichiarazioni di voto, dove le dichiarazioni di voto rappresentano la linea ufficiale del movimento e del partito. E, allora, cosa ci dice l'onorevole Valentina Corneli? “Noi, però, ribadiamo in questa sede che riteniamo questo provvedimento non solo un mero strumento di organizzazione ministeriale” - parliamo del trasferimento del turismo dai Beni culturali all'Agricoltura, cioè quello che c'era prima – “ma lo riteniamo fondamentale per portare avanti i nostri obiettivi politici”, obiettivi politici che chiaramente adesso vengono meno, perché se prima era fondamentale adesso siete tornati indietro e i motivi politici dei 5 Stelle vengono meno .
Però, non solo questo: chi è che sta facendo, in quest'Aula, una battaglia per il vincolo di mandato? Il MoVimento 5 Stelle. E, allora, cosa ci dice l'onorevole Valentina Corneli? Ci dice che il 4 marzo i cittadini al MoVimento 5 Stelle hanno chiesto delle risposte, delle risposte concrete: “Noi non intendiamo tradire la fiducia riposta in noi”. E, allora, io mi chiedo: ma cosa state facendo adesso? State tradendo la fiducia che era stata riposta in voi , perché se allora avevate chiesto di fare il trasferimento, condividendo con noi quella posizione, e oggi tornate indietro, state tradendo tutto quello che potevate tradire: la vostra linea politica sul fronte del turismo, sul fronte dei beni culturali, sul fronte dell'agricoltura e anche sul fronte delle riforme costituzionali, perché poi non venite a dirmi che volete introdurre il vincolo di mandato, quando del vincolo di mandato per salvare le vostre poltrone, il vostro stipendio e la possibilità di pagare il mutuo che avete contratto con la banca qui lo buttate nel cesso ! Questo non è possibile! Chiedo scusa per il termine. Chiedo scusa per il termine.
PRESIDENTE. La invito a utilizzare un linguaggio consono a quest'Aula, onorevole Iezzi.
IGOR GIANCARLO IEZZI(LEGA). Chiedo scusa, chiedo scusa per il termine. Quindi, lo buttate nel cestino.
Quindi, si capisce che questa cosa non funziona oggettivamente, è solo una questione di manuale Cencelli, com'è una questione di manuale Cencelli quello sugli Esteri. L'abbiamo detto prima: Di Maio deve promuovere il commercio con l'estero e io mi auguro che, come stanno facendo molti deputati, almeno prenda lezioni di inglese, perché sennò la vedo difficile che si possano portare all'estero le nostre imprese e internazionalizzare le nostre imprese se mancano le basi.
Però, non c'è solo questo nel provvedimento, c'è anche altro. E, allora, io voglio riflettere su una cosa, sempre relativa al Ministero per i Beni culturali, cioè questa figura dell'ALES. Adesso, voi questa cosa un po' la dovreste anche spiegare. Il Ministero per i Beni e le attività culturali grazie a questo provvedimento assumerà persone in più, e ne assumerà non poche e, nonostante questo, voi all'ALES, che è una società - perché è interamente dei Beni culturali, date 5 milioni nel 2019, solo per il 2019, per tenere aperti i musei, perché l'ALES fa questo.
E, allora, io mi chiedo due cose: perché c'è necessità di una struttura come l'ALES a cui adesso, a novembre, diamo ben 5 milioni di euro - costi della politica di cui sopra - quando fino ad ora, i musei, comunque, non credo che stessero chiusi, rimanevano aperti e nonostante al Ministero per i beni culturali ci siano, in questo provvedimento, assunzioni in più. E mi chiedo: perché - non che sia vietato, ma non è neanche obbligatorio -, invece di fare un bando, un concorso, una gara si è deciso di affidarlo direttamente all'ALES? Cimque milioni da qui a dicembre, perché, ripeto, siamo a novembre - ora che entra in vigore il decreto - non si capisce quale sia la necessità di dargli questi soldi. C'è qualcosa che non ci quadra. Io non voglio accusare, però un minimo in più di trasparenza su tutto questo settore, su tutto questo campo andrebbe fatta. Perché non si è deciso di fare una gara normale? E, soprattutto, perché non si è deciso di andare avanti come adesso, almeno per tutto il 2019, senza affidare a questa società questo compito, che risulta, tra l'altro, gravoso solo per il 2019, perché, nel 2019, per un mese e mezzo, noi gli diamo 5 milioni, poi, per il 2020, gli diamo 245 mila euro? Allora, non si capisce perché io, per un mese, all'ALES gli do 5 milioni e, poi, per tutto l'anno 2020 gli do 245 mila euro.
Non solo. Si inventano, vi inventate, una struttura tecnica per i controlli interni al Ministero dell'Interno. Allora, non solo ci saranno soldi in più…
EMANUELE FIANO(PD). Nell'altro decreto…
IGOR GIANCARLO IEZZI(LEGA). …arrivo, arrivo, non vi preoccupate. Non solo ci saranno soldi in più, perché si parla di ulteriori finanziamenti per 480 mila euro, ma ci saranno anche assunzioni in più, perché voi andrete ad assumere dodici consulenze. Noi diciamo: va bene, è un organismo interno per controllare come funziona il Ministero delle Infrastrutture, per andare a vedere, magari, quali disastri son stati lasciati dal precedente Ministro o per vedere se c'è qualcosa che non va; però, allora, non capiamo perché questo organismo è alle dirette dipendenze del Ministro. Che senso ha spendere questi soldi, assumere dei consulenti, per creare un'entità che, poi, è alle dirette dipendenze del Ministro?
È una cosa che non ha particolarmente senso, diciamo che fa il paio con il problema dell'ALES di prima. Mi sembra che abbiate usato una mano molto leggera quando si parlava di dare soldi a strutture, di dare nuovi emolumenti a consulenti che voi assumevate e di procedere a ulteriori assunzioni di personale, di cui, oggettivamente, si vede poco la necessità.
Allora, anche qua, ci chiediamo: perché, in un provvedimento che già aveva tutta una serie di difficoltà, la maggioranza, al Senato, ha deciso di ulteriormente calare degli emendamenti sul tavolo che aumentavano queste assunzioni e questi emolumenti? E io vado a ricordare quelle modifiche che voi avete fatto al Senato su questo provvedimento: voi avete assunto altri trenta dirigenti del MiBACT per 3,5 milioni di euro; avete previsto nuovi fondi per contratti a tempo determinato, sempre del MiBACT, per 500 mila euro; altre 150 assunzioni al MiBACT per 5,5 milioni di euro; 5 milioni - lo dicevo prima - alla società ALES per fare quello che, nonostante tutte queste assunzioni, il MiBACT non riusciva a fare; altri cinque esperti al MIT per 150 mila euro; al MEF, tre nuovi dirigenti generali e sedici dirigenti non generali, per 3,1 milioni di euro; venticinque nuove figure alla Corte dei conti, per 3,5 milioni di euro. Mi sembra che di assunzioni ne facciate parecchie e la cosa non è giustificabile rispetto al provvedimento di cui stiamo parlando, che ha a che fare, poi, con i Ministeri. Sinceramente, nel nostro Paese, non mi sembra che manchi il personale dei Ministeri, manca il personale sul territorio, come dimostra, per esempio, quello che sta succedendo a Venezia o quello che sta succedendo a Matera . Forse lì serviva un po' più di personale e un po' meno amici degli amici all'interno del Ministero.
Ma non solo. Veniamo all'aspetto ultimo - e mi scuserà il Presidente della Camera, però, in questo caso, credo che c'entri -, all'aspetto più disgustoso di questo provvedimento. Sono i 60 milioni in più che voi spacciate come un amento alle forze dell'ordine per il riordino delle carriere: questo è qualcosa davvero che grida vendetta, perché voi non stanziate un euro in più per questo comparto voi non ci mettete una lira in più per questo comparto, perché, evidentemente, i pochi fondi che avevate li dovevate usare per assumere gli amici degli amici e per le forze dell'ordine non avete dato una lira ; tant'è vero, che l'articolo 3-, che voi definite “Incremento del fondo per il riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle forze di polizia e delle Forze armate” è una sòla, una sòla enorme , di cui vi dovreste vergognare, perché dove li andate a prendere quei 60 milioni per le nostre forze dell'ordine? Andate a prendere 3 milioni all'amministrazione penitenziaria: voi togliete i soldi alla nostra polizia penitenziaria per darli alle forze dell'ordine ! Prendete 8,5 milioni di euro al Viminale per la voce “Contrasto al crimine, tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica”: togliete i soldi al contrasto al crimine per darli alle forze dell'ordine! Che senso ha ? Dov'è la logica dietro questo provvedimento? Togliete un milione di euro alla pianificazione e coordinamento delle forze di polizia, che non saranno più coordinate evidentemente - nella vostra idea, c'è che i poliziotti vadano in giro per i fatti loro - e, poi, 16 milioni per l'approntamento e impiego dei carabinieri per la difesa e la sicurezza.
Voi fate semplicemente una partita di giro: togliete i soldi dalla tasca destra per metterli in quella sinistra . Voi non mettete una lira in più per le forze dell'ordine ! E che cos'è grave in questo? Non è grave il fatto che voi non mettiate un euro in più, perché, se voi dite che i soldi non ci sono - non è vero, perché ve lo abbiamo detto prima -, va bene, ce ne faremo una ragione, ritenete di dover allocare i fondi in maniera diversa, ci sta, non è una roba che non ha un senso, è una roba logica che potrebbe avere una sua ragione. Ma non è così: voi fate questo per semplice propaganda, tant'è che l'articolo si chiama “Incremento”, cioè voi fate questo per poter andare dai poliziotti, a cui non avete dato niente, e mi rivolgo al Partito Democratico quando era al Governo, per anni…
EMANUELE FIANO(PD). Sette miliardi! Sette miliardi! Sciacquati la bocca quando parli di noi!
PRESIDENTE. Onorevole Fiano! Onorevole Fiano!
IGOR GIANCARLO IEZZI(LEGA). …andate lì a dirgli: io vi ho incrementato il fondo di 60 milioni di euro. Voi, cari amici del Partito Democratico e cari complici del MoVimento 5 Stelle, siete dei bugiardi perché voi non date una lira alle forze dell'ordine, voi non date un euro…
PRESIDENTE. Onorevole Iezzi…
IGOR GIANCARLO IEZZI(LEGA). …“bugiardi” non è un termine…
PRESIDENTE. Va bene, la prego di rivolgersi alla Presidenza.
IGOR GIANCARLO IEZZI(LEGA). …“bugiardi” non è un termine…
PRESIDENTE. La prego di rivolgersi alla Presidenza.
IGOR GIANCARLO IEZZI(LEGA). Va bene, mi rivolgo, tramite lei, Presidente, per dire ai colleghi del Partito Democratico e ai complici del MoVimento 5 Stelle che sono dei bugiardi Perché? Per i motivi che ho fin qui esposto. E guardate, vi ripeto, la cosa vergognosa è che voi facciate propaganda sulle forze dell'ordine, cioè la cosa vergognosa è che voi non riconoscete il ruolo di chi, per quattro lire, sacrifica la vita per tutelare la nostra sicurezza la nostra possibilità di vivere tranquilli! Su tutto si può fare propaganda, siamo in politica, non siamo degli ingenui e la propaganda fa parte di una delle nostre attività, che dovrebbe essere minoritaria, però, a volte, invece, così non è, ma l'idea che si faccia propaganda su queste persone è una vergogna assoluta. Solo per questo, questo provvedimento andrebbe gettato al macero, in aggiunta a tutti gli altri motivi che ho detto prima.
Quindi, concludendo, noi vi diciamo che siamo contrarissimi a questo provvedimento e che ci dispiace, perché in politica, comunque, ci deve essere correttezza e lealtà ed è difficile trovare in persone come voi, che si sono dimostrati dei bugiardi, la correttezza e la lealtà .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vitiello. Ne ha facoltà.
CATELLO VITIELLO(IV). Grazie, Presidente. Intervengo in discussione generale subito dopo il collega della Lega e naturalmente anticipo che non cederò alle provocazioni, però mi consentirà, Presidente, di dire al collega, che stimo - perché il collega Iezzi si è battuto, all'interno della Commissione affari costituzionali, per far comprendere qual era il loro intendimento, si è battuto per difendere un riordino dei Ministeri fatto poco più di un anno fa - che secondo un'impostazione, che è quella che dovrebbe accomunare tutti quanti qui dentro, dovrebbe essere un'impronta politica, l'ideale progetto che il Governo ha e che non merita l'agone così acceso, perché il riordino dei Ministeri appartiene alla logica non del manuale Cencelli, collega Iezzi, perché non è una questione di spartizione, ma è il biglietto da visita del Governo che si presenta al popolo, si presenta alla cittadinanza e cerca di far comprendere qual è il viatico.
Io posso dire che all'epoca, quando ancora ero al gruppo Misto, collega Iezzi, Presidente, votai a favore del riordino. Lo dico in maniera molto tranquilla, serena, perché puntavo il dito su quello che era il progetto di Governo. Quello che noi facciamo in quest'Aula, in discussione generale - poi magari le cose si accenderanno ancor di più, se questa è stata la discussione generale, al momento della dichiarazione di voto, Presidente -, insomma, sono illazioni su un progetto. Quello che possiamo dire - e questo mi dispiace, perché abbiamo avuto un anno per comprendere quello che è stato il progetto del Governo precedente - è che dare il turismo al Ministero delle Politiche agricole probabilmente non è stata una mossa corretta. Non è stata una mossa corretta perché quello che rientra nelle competenze del Ministero dell'Agricoltura è quello che ruota attorno al vero turismo italiano, è quello che viene individuato come indotto del turismo culturale italiano, di cui noi dobbiamo andare fieri. E ha detto bene il collega della Lega, quando faceva riferimento ai musei: noi abbiamo più città d'arte di qualsiasi altra nazione del mondo. E le persone vengono qui per la cultura, poi dopo, è vero, si preoccupano, collega Iezzi, anche di andare a mangiare, ma il primo obiettivo di chi viene qui è la cultura. L'Italia è conosciuta al mondo per quello che offre dal punto di vista culturale. Certo, ci sono delle idee legittime di chi anela un Ministero per il turismo. Dico legittime perché, nelle aspettative di tutti, una percentuale di PIL così elevata è ragionevolmente immaginata in maniera indipendente rispetto a tutto il resto, però è altrettanto vero che questo riordino dei Ministeri lo facciamo ogni volta che cambia un Governo, perché noi siamo dovuti stare alla dello Stato e abbiamo dovuto subire la riduzione dei Ministeri perché è giusto andare contro quelli che il collega Iezzi prima chiamava i costi della politica, è corretto, ma i costi della politica non significa mancanza di investimenti per il futuro della politica. La politica deve scommettere. Questi non sono costi inutili della politica. Quando si scommette sulle proprie risorse non si può mai parlare di costi inutili, e se questo siamo riusciti a farlo comprendere anche a chi ha fatto delle battaglie, anche molto popolari, contro i costi della politica, non vedo perché chi era al Governo ieri non comprenda come gli investimenti nella politica sono per gli italiani. Allora, il riordino dei Ministeri rappresenta non il banco di prova, ma la scommessa sul futuro. Il banco di prova sono le elezioni. Il banco di prova rispetto a qualcosa che non ha funzionato è quello che il popolo dirà dopo, rispetto alle scelte.
È vero, io ho votato a favore all'epoca, per il riordino in quella misura, perché dovevo immaginare che il progetto del Governo era un progetto fondato su una consapevolezza. E l'ho fatto come tanti qui dentro, che oggi, secondo quello che ha detto il collega Iezzi, hanno mostrato una controtendenza rispetto al recente passato, come i colleghi del MoVimento 5 Stelle, che adesso si ritrovano da quest'altra parte e ritengono che il turismo debba stare nell'appannaggio del Ministro dei Beni culturali. Però, io non ritengo e non riteniamo, noi di Italia Viva… Con orgoglio dico che oggi rappresento questo nuovo partito, checché se ne dica, Presidente, anche in risposta al collega Iezzi; insomma, non punterei troppo sui sondaggi, perché porta male, però Italia Viva è una realtà, e non certamente in controtendenza rispetto a quelle che sono le scelte dei cittadini. Dicevo, il turismo deve tornare ad essere parte integrante del Ministero dei Beni culturali, e l'hanno compreso anche i colleghi del MoVimento 5 Stelle, perché oggi votano non perché devono sottostare a un “manuale Cencelli” o al bilancino, ma semplicemente perché hanno compreso, dopo un anno e mezzo, che non si è stati in grado di migliorare, di fare qualcosa di utile rispetto alla cultura di questo Paese, che deve essere il motore pulsante. L'indotto e tutto quello che ne viene è soltanto una parte del turismo italiano, ma la parte più importante appartiene alla cultura, deve tornare in quell'alveo.
Del resto, le perplessità sono state espresse anche dal Consiglio di Stato, a gennaio. Il Consiglio di Stato, in realtà, ha espresso più di una perplessità: come è possibile - si chiede il Consiglio di Stato, a gennaio di quest'anno - dare la possibilità di sovrapporre materie tematiche che non hanno una stretta attinenza col turismo al turismo stesso? E questo ce lo dice un organo giurisdizionale. Io non riesco a comprendere perché dobbiamo sempre farci dire le cose dalla magistratura, su come deve essere fatto il programma di Governo. Stiamo tornando finalmente a puntare su quello che effettivamente la cultura deve essere in questo Paese: prettamente turismo. Il commercio internazionale; il sottosegretario ce l'ha detto nel corso delle nostre discussioni in Commissione, in realtà è un progetto che parte dal 2001 quello di trasferire le competenze del commercio internazionale al Ministero degli Esteri. È un progetto che parte da lontano, perché ci si è resi conto - e finalmente riusciamo ad ottenere questo risultato, al di là delle considerazioni su questo ipotetico presunto “manuale Cencelli”, che non c'è - che effettivamente quelle che possono essere le competenze specifiche di chi sa cosa accade nei Paesi al di fuori dell'Italia; naturalmente ci dà l'occasione per offrire un contributo importante in materia di commercio internazionale, perché in queste occasioni abbiamo le ambasciate, abbiamo la possibilità di entrare all'interno dei Paesi e comprendere in che misura le imprese italiane possono arrivare in quei Paesi, in che misura si può difendere e tutelare il così come non è stato fatto, perché lo si può dire fino ad oggi, perché il nel mondo è stato difeso in maniera probabilmente approssimativa e occorre fare qualcosa adesso perché tutto questo venga recuperato.
Ancora, sugli stanziamenti, Presidente, io non voglio cedere, come ho detto prima, alle provocazioni, ma che si parli di propaganda sugli stanziamenti e questo venga fatto proprio dalla Lega, davvero penso che non debba dire altro. Ritengo che quando un Governo mostra il suo biglietto da visita, Presidente, lo fa puntando sul futuro di nuove generazioni. Abbiamo perso, all'interno di quest'Aula, quello che è il senso delle istituzioni, cioè il guardare al futuro. Quello che si vuole fare adesso è mera illazione sulla progettualità.
Invece la scommessa sul futuro è il significato vero, serio, di un Governo che si impegna per le nuove generazioni, e quando si riordina in questo modo, così come è stato fatto all'epoca, il fallimento non è ; il fallimento lo si può dire soltanto e dobbiamo attendere inevitabilmente che questo Governo compia il suo mandato per comprendere se ha fallito oppure no. Però sappiamo, rispetto al passato, che tante cose che sono state raccontate, anche poc'anzi durante l'intervento che mi ha preceduto, non sono vere: non sono vere, e quello che naturalmente dirà il popolo, si dirà soltanto il giorno delle elezioni. Ritengo che questo provvedimento debba semplicemente essere guardato con rispetto e non meriti una battaglia politica, perché, semplicemente, sappiamo che attraverso questo riordino abbiamo un canovaccio sul quale il Governo si muoverà. In questo senso, naturalmente rimetto la parola a chi darà la dichiarazione di voto, ma Italia Viva è con il Governo .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Prisco. Ne ha facoltà.
EMANUELE PRISCO(FDI). Presidente, onorevoli colleghi, questa organizzazione della struttura dello Stato - perché poi, di fatto, di questo parliamo - meriterebbe ovviamente un approfondimento tecnico che i tempi della politica e di questa discussione non hanno consentito e non consentono, ma dovrebbe avere come obiettivo quello di far funzionare lo Stato, di dare le migliori risposte alla nostra nazione e non quello di difendere e garantire gli equilibri tra i partiti che compongono la maggioranza o, peggio, delle correnti interne al Partito Democratico, perché di questo abbiamo parlato, si è parlato e si parla in questa riforma. Vengono spostati pezzi di dicastero in base al potere, alla valenza dell'esponente politico che ricopre quel ruolo. Così è successo, lo hanno ricordato anche altri interventi, sul Ministero degli Esteri, perché c'è il capo politico del MoVimento 5 Stelle; così è successo sul Ministero dei Beni culturali, perché vi è un esponente importante, di rilievo, il suggeritore di questo accordo contro il popolo tra il MoVimento 5 Stelle e il Partito Democratico, che ricopre quel dicastero.
Su questo mi vorrei concentrare, perché quello del turismo è un interesse importante per Fratelli d'Italia, che non merita di essere sballottato da un ministero all'altro. Sinceramente, è un comparto della nostra economia che non merita di andare un giorno con l'agricoltura, un giorno con i beni culturali, secondo come ci si alza la mattina. Forse meriterebbe un'attenzione particolare, ed è quella che abbiamo voluto dare proponendo una serie di emendamenti, uno in particolare che introduceva e dava valenza propria al turismo, con la costituzione del Ministero del turismo e della promozione nazionale. Infatti - faccio un esempio senza alcuna polemica - i 3,6 milioni di euro che vengono impegnati nella riqualificazione del personale che passa al Ministero per i Beni culturali, forse, in un Paese che vede importanti aziende del settore turistico colpite nelle zone terremotate, o in questi giorni nelle zone alluvionate a Matera, piuttosto che Venezia, forse potevano rimpinguare un fondo a garanzia di un settore fondamentale in quei territori e che oggi è colpito da calamità nazionali . Fratelli d'Italia pensa alle bellezze dell'Italia, al suo paesaggio, alle bellezze artistiche, con l'80 per cento del patrimonio monumentale e artistico mondiale; in fondo ogni borgo, ogni paese, ogni strada, ogni piazza dei nostri borghi, sono una magia, un museo a cielo aperto, che raccontano questa straordinaria nazione, insieme alla nostra gente, perché il turismo lo fanno sì - e l'Italia di questo può farne un vanto - gli operatori del turismo, ma lo fa anche l'accoglienza che si trova nelle nostre città, nei nostri borghi, dai più piccoli ai più grandi. Ci sono, certo, la valorizzazione - ed è giusto che sia così - dei beni culturali, delle bellezze artistiche, dei musei, ma c'è anche tanto altro; ci sono le eccellenze agroalimentari, c'è l'artigianato artistico, c'è l'artigianato, ci sono tutte quelle cose che l'Italia può raccontare. Potrei stare qui una settimana a fare esempi per raccontare eccellenze di ogni borgo della nostra nazione. Il vero oro dell'Italia è lì. L'Italia ha due fondamentali e noi vorremmo che su questo , sul turismo, ci fosse una sola regia e un solo obiettivo, quello di valorizzarlo e renderlo una risorsa spendibile per il nostro Paese in termini di sviluppo economico, di posti di lavoro, di ricchezza che può crescere. L'altro , lo sappiamo, è l'industria. Permettetemi una pausa a braccia aperte perché, dopo quello che abbiamo visto sull'Ilva, per cui facciamo chiudere una delle principali aziende nazionali, dopo quello che abbiamo fatto - avete, non abbiamo -, dopo quello che il Parlamento si appresta a licenziare con la tassa sulla plastica, dimenticando che l'Italia, in particolare l'Emilia Romagna, sono tra i principali produttori di plastica nel nostro Paese e forse d'Europa, penso che abbiamo dato il colpo definitivo all'industria, al manifatturiero italiano, secondo comparto - lo ricordo - in Europa.
Rimane il turismo: almeno su quello speravamo che poteste dare pace agli operatori economici, perché, amici e colleghi, gli imprenditori non chiedono aiuti, non chiedono aiuti di Stato, non chiedono prebende, non chiedono il reddito di cittadinanza, come fanno, magari, alcuni terroristi. Gli imprenditori ci chiedono di poter fare il proprio lavoro, poter fare quello che sanno fare liberamente, senza che il Governo stia ad impicciargli le mani tutti i giorni con le tasse, la burocrazia e con quello che viene fatto ogni giorno . Allora, con questo spirito speravamo che almeno sul turismo si potesse dare questa risposta; invece no, ovviamente si è scelto di liquidare il ragionamento, come si è fatto anche ieri sul decreto cybersicurezza, anche sulla riorganizzazione dello Stato con un voto di fiducia. Lo dico ai colleghi del Partito Democratico e del MoVimento 5 Stelle: voi la fiducia in quest'Aula non la potete chiedere, perché voi non avete la fiducia degli italiani , perché vi hanno bocciato in tutte le competizioni elettorali da maggio ad oggi e lo faranno ancora, finché non rimanderete l'Italia a votare e non darete la parola agli italiani, prima che sia troppo tardi non solo per voi ma prima che sia troppo tardi per l'Italia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lacarra. Ne ha facoltà.
MARCO LACARRA(PD). Signor Presidente, onorevoli colleghi, poco più di un anno fa, con il decreto-legge n. 86 del luglio 2018, il precedente Governo decise, sollevando numerosi dubbi e perplessità, di trasferire le funzioni e le competenze in materia di turismo dal Ministero per i Beni e le attività culturali, al Ministero delle Politiche agricole. Quella scelta ci sembrò subito di difficile comprensione, sia sotto il profilo culturale ed economico, sia dal punto di vista strategico e organizzativo. Perché sottrarre al Ministero per i Beni culturali, dopo cinque anni dal suo trasferimento, la competenza al turismo? Quale logica giustificava questa decisione? Perché il Ministero delle Politiche agricole avrebbe dovuto meglio gestire, e di conseguenza meglio sviluppare, le politiche turistiche del nostro Paese?
Ancora non abbiamo compreso se fu soltanto l'espressione di una strana volontà o, semplicemente, di valutazioni generate dall'ex Ministro Centinaio, oppure, invece, l'attuazione di un'idea un po' bizzarra di voler recidere il legame profondo e naturale che innegabilmente tiene assieme turismo e cultura.
Così facendo, però, si è rischiato di compromettere il valido ed efficiente assetto organizzativo ed istituzionale che faticosamente si era riusciti a mettere in piedi nei cinque anni precedenti in seno al MiBAC. Oggi con questo provvedimento il turismo torna nella sua sede naturale. Con ciò, con questa decisione, nessuno vuole negare che vi siano evidentemente delle importanti relazioni tra le politiche di valorizzazione del turismo ed i settori dell'enogastronomia, dell'agricoltura; più semplicemente, però, non si può ridurre l'interesse per il nostro Paese a questo, perché vorrebbe dire rinnegare il fondamento della nostra storia e della nostra identità: una storia ricca, di cui abbiamo testimonianza in ogni angolo del nostro Paese, una storia ammirata, desiderata, invidiata da tutto il mondo, una storia che vale la curiosità delle decine e decine di milioni di turisti che ogni anno vengono nel nostro Paese, alla scoperta di un'identità unica e molteplice al contempo.
MARCO LACARRA(PD). Siamo gli eredi di un patrimonio che non ha pari nei cinque continenti, i custodi di una bellezza che non dovremmo mai dare per scontata e che al contrario è necessario valorizzare, ma soprattutto proteggere. Il Ministero dei Beni culturali ha, negli anni scorsi, dimostrato di essere in grado di compiere grandi e importanti passi su questo fronte: ha dimostrato intraprendenza e saggezza nel mettere a frutto questa grande eredità, ha acquisito competenze a cui sarebbe insensato rinunciare, una conoscenza del territorio e delle sue ricchezze da cui è difficile prescindere. Possiamo vantare un sistema di tutela e valorizzazione dei beni culturali unico al mondo; e siccome è principalmente grazie allo sconfinato capitale di beni architettonici e artistici che riusciamo ad attrarre così tante presenze nel nostro Paese, sarebbe ingenuo da parte nostra non puntare su queste eccellenze per rendere ancora più competitivo ed attrattivo il turismo rispetto alla concorrenza internazionale.
Insomma, se da un lato abbiamo la fortuna di essere i beneficiari di un'eredità di incalcolabile valore, dall'altro siamo chiamati alla sua salvaguardia e al suo pieno sviluppo. Ecco perché riteniamo imprescindibile riportare le competenze in materia di turismo in capo al MiBAC, perché senza cultura intorno al nostro Paese non può e non potrebbe esserci tanto interesse e tanta curiosità. È fondamentale tornare su quel percorso già intrapreso qualche anno fa, che cominciava a far vedere i suoi frutti, sia in termini di crescita economica sia rispetto alla promozione dell'immagine dell'Italia all'estero. Ma questo decreto-legge non riguarda solo il turismo e non interviene solo su questo delicato tema. Infatti, signor Presidente, siamo soddisfatti di aver portato in Aula un provvedimento che affronta, con un approccio sistemico ed integrato, altre complesse questioni, che attengono all'efficienza e all'organizzazione dei nostri Ministeri. Sempre rispetto al MiBACT, è giusto ricordare le misure che mirano ad assicurare i servizi pubblici essenziali di vigilanza, protezione e conservazione dei beni culturali, e quelle finalizzate a valorizzare e a migliorare la fruizione degli istituti e dei luoghi dove la cultura prende vita, musei e siti archeologici su tutti.
Un'importante misura è quella che riguarda il trasferimento al Ministero degli Affari esteri delle funzioni in materia di politica commerciale e di promozione con l'estero, attualmente esercitate dal MiSE: un intervento di cui si è parlato molto negli scorsi anni, e che finalmente arriva a compimento e grazie al quale si potranno implementare e coordinare meglio le politiche di internazionalizzazione del sistema. Si potrà dare una buona spinta alla tutela e allo sviluppo del , anche fornendo strutture di supporto alle piccole e medie imprese italiane nell'esportazione dei nostri prodotti. In breve, buone notizie per i tantissimi imprenditori italiani e ottimi presupposti per un rilancio e uno sviluppo del fondamentale comparto manifatturiero, colonna portante della nostra economia. In ultimo, la fondamentale rimodulazione degli stanziamenti per la revisione dei ruoli e delle carriere delle forze di polizia e delle Forze armate, sostenuto da un incremento di ben 60 milioni di euro annui dal 2020, con cui la legge di bilancio stanzierà ulteriori importanti e consistenti misure. Io comprendo il disappunto dei deputati della Lega rispetto a questo intervento, perché nell'anno di Governo hanno più volte promesso sostegno alle Forze di polizia, anche concreto, e questo avviene con il nostro primo provvedimento in materia . Per concludere, Presidente, con questo decreto-legge questa maggioranza prosegue il cammino verso obiettivi importanti che ci siamo posti all'inizio di questa esperienza di Governo: una strada lunga e tortuosa, che incontrerà ostacoli ma che, sono certo, li supererà tutti. E questo provvedimento è anche - e concludo - la dimostrazione che non è necessario lanciare slogan per fare qualcosa di positivo nel nostro Paese: molto più seriamente vogliamo rimarcare l'orgoglio di una maggioranza che mette i fatti dinanzi alle parole, l'interesse degli italiani davanti al proprio tornaconto elettorale .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Perego di Cremnago. Ne ha facoltà.
MATTEO PEREGO DI CREMNAGO(FI). Presidente, il provvedimento che stiamo discutendo assume sicuramente un'importanza strategica in merito alla riorganizzazione dell'apparato statale. Quando si tocca l'organizzazione della macchina statale, dello Stato, si incide anche sulla sua funzionalità. La prima domanda allora che viene da porsi è: questa riorganizzazione va nella direzione della maggiore efficacia, del maggiore servizio da offrire ai cittadini, oppure risponde a delle ideologie, come già accaduto in precedenti provvedimenti di questo Governo? Ebbene, credo che faccia parte dell'agenda politica di ogni partito voler semplificare, rendere la macchina dello Stato più efficiente, diminuire i costi dei Ministeri ove possibile, per garantire maggiori competenze ed un maggiore servizio. L'interrogativo che allora mi pongo è se lo spostare le competenze in materia di turismo dal Ministero dell'Agricoltura a quello dei Beni culturali vada in questa direzione. Desta forte perplessità il fatto che il MoVimento 5 Stelle l'anno scorso abbia fatto l'opposto, ovvero abbia spostato dal Ministero dei Beni culturali a quello dell'Agricoltura le stesse competenze; dimostrando che cosa? Dimostrando ancora una volta la totale incoerenza politica, la totale mancanza di visione, il solo interesse a mantenere le poltrone ed il potere. A fianco di questo l'altra perplessità, l'altra confusione, è lo spostare le competenze relative al commercio al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Va da sé che i nostri Governi e il nostro partito abbiano sempre sostenuto la maggiore internazionalizzazione delle imprese, l'importanza del commercio estero per la nostra economia; ma il tema è che qui non si vede lo spostamento delle competenze in seno ai Ministeri, ovvero nelle sedi diplomatiche non c'è traccia del fatto che vengano immesse competenze di personale che abbia veramente la capacità di potersi occupare del commercio estero. Cito allora l'esempio di un Paese come il Giappone, forte dell', la cui economia si basa fondamentalmente sull': ecco, lì in Giappone esiste il Ministero dell'Economia, del commercio e dell'industria. E più in generale, qualunque organizzazione internazionale fonda relativamente al commercio il proprio processo secondo tre caratteristiche chiare e precise: l'autonomia, la concentrazione e l'ancoraggio alle categorie produttive delle merci e dei servizi esportati.
Ebbene, con questa scelta, figlia semplicemente della propaganda, figlia forse della volontà di affermare maggiore potere di un leader che ormai forse leader più non è, ovvero il Ministro Di Maio, con questo passaggio cosa fa Di Maio? Toglie autonomia all'amministrazione del commercio con l'estero com'è esistita fino ad ora, ne spezzetta le competenze in diverse direzioni generali del Ministero degli Affari esteri e ne rescinde, soprattutto, i collegamenti con le attività produttive. Ebbene, questi non sono solo i problemi di questo decreto-legge: durante l'esame al Senato sono state inserite delle norme che nulla hanno a che fare con questo provvedimento. Mi riferisco alla disposizione con cui si incrementa di 500 mila euro la dotazione per i contratti di diretta collaborazione del Ministro Franceschini ai Beni culturali; per non parlare poi della dotazione di 15 unità di personale sotto il diretto controllo del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Ma c'è di più, c'è di più. Il provvedimento interviene anche in merito alla rimodulazione degli stanziamenti per la revisione dei ruoli e delle carriere delle Forze di polizia e delle Forze armate, incrementando un fondo di 60 milioni. Detta così sembra una notizia positiva, ma è bene fare chiarezza su questo, perché in realtà i 60 milioni di euro sono ottenuti attraverso una riduzione della posta destinata all'ordine pubblico e alla sicurezza, per un milione al Ministero dell'Economia e delle finanze, per 9 milioni al Ministero dell'Interno, per 3 milioni al Ministero della Giustizia.
E una precisazione è doveroso farla anche in merito alle risorse aggiuntive di 4,6 milioni destinati al pagamento dei compensi per il lavoro straordinario del personale delle Forze armate impiegato nell'operazione “Strade Sicure”. Anche su questo punto è importante fare chiarezza e uscire dalla propaganda, dall'apparenza. Le risorse necessarie per incrementare da quattordici a ventuno il numero delle ore di straordinario remunerate sono reperite sottraendole ad altri capitoli di stati di previsione di altri ministeri per le spese destinate alla sicurezza. Ma quindi, ma quale incremento? Qui si tratta semplicemente di spostare una posta di bilancio, un artefatto, se vogliamo, amministrativo. A ciò si aggiunge il fatto - rilevante - che le ore effettive di straordinario prestato dai militari nell'operazione rimangono, comunque, superiori a quelle pagate. Quindi, questo fondo, in realtà, è insufficiente. E parlando di “Strade Sicure”, voglio ricordare come sia un'operazione di contrasto alla criminalità, fortemente voluta dal nostro Governo nel 2008, che assolve a quella quarta missione delle Forze armate, ovvero lo svolgimento concorsuale di specifici compiti in circostanze di pubblica calamità. Ebbene, questa operazione dal 2008 ha portato grandi risultati: ci sono stati 3,5 milioni di individui controllati, per un totale di 16 mila arresti, innumerevoli sequestri riguardanti circa 13 mila auto, quasi 1.200 armi e più di 2.300 chilogrammi di sostanze stupefacenti. Purtroppo, però, e qui vengo al merito, l'operazione “Strade Sicure”, che abbiamo chiesto più volte che venga rivista e che vengano locati maggiori fondi, ha subito, in questi anni, un forte ridimensionamento, snaturando in parte la natura stessa dell'intervento delle Forze armate, perché oggi si tratta per lo più di presidio di obiettivi sensibili in maniera statica, se così si può dire, è stato abolito il pattugliamento.
E, a fianco di queste criticità, ce n'è una marcata ed evidente: il fatto che non ci sia minima tutela del personale, dei nostri uomini e donne delle Forze armate, che, con grande sacrificio, anche in queste operazioni, garantiscono la sicurezza e la difesa dei nostri cittadini. Infatti, i ragazzi e le ragazze impiegate fanno turni di sei ore senza sosta, hanno delle uniformi non idonee al servizio che stanno svolgendo, i mezzi sono obsoleti, senza aria condizionata, ad esempio, per citare un caso, le armi che sono destinate a questo servizio non sempre sono appropriate al contesto urbano in cui si svolgono, l'equipaggiamento, come ho detto, è insufficiente, le strutture alloggiative sono insufficienti. E quindi è inutile parlare di incremento di risorse, quando, come ho detto prima, si tratta di spostare le poste di bilancio, si tratta semplicemente di riordinare i ministeri in favore di un maggiore potere ai singoli ministri e non dell'efficienza e dell'efficacia. Ci state vendendo un decreto di riorganizzazione che è semplicemente una spartizione di potere aggiuntiva e che rinsalda le , evidentemente, del Ministro Di Maio, che non sa più a che cosa attaccarsi perché ha perso il controllo del suo partito e che allora ha bisogno di avere più materie da gestire, come se, quando era al Ministero del Lavoro e allo Sviluppo economico, avesse svolto bene il suo lavoro. E invece no, anche qui sta facendo quello che faceva prima: vuole le poltrone, vuole le etichette, ma non è capace di gestire i compiti che gli sono stati assegnati dal Paese.
Allora, di fronte a questo ulteriore gioco delle tre carte, dell'apparenza, della propaganda, noi diciamo che, invece, alle Forze armate serviva molto di più, serviva una riforma corposa, strutturata, servivano più finanziamenti, più risorse, serviva riconoscere finalmente il lavoro, straordinario, che fanno le Forze armate nel nostro Paese e rimodulare un'operazione, che non può essere un'operazione di vigilanza. Che senso ha per un militare fare una preparazione militare forte e sacrifici, se poi deve stare fisso davanti a un monumento, davanti a un edificio? Che vengano destinati compiti più attinenti alla formazione militare dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze, e che, se si fa un riordino dei ministeri, si faccia con coerenza, con efficienza, per ridurre i costi e aumentare l'efficienza del ministero stesso, per garantire un servizio migliore ai nostri cittadini, non per spostare le pedine nel solo interesse ideologico, perché questo è l'interesse che muove la maggioranza e il MoVimento 5 Stelle in particolare: non ha una visione politica, non ha una visione industriale, non ha una visione di crescita e di sviluppo di questo Paese, ma fa le cose così, con superficialità, con incoerenza, tra l'altro, cambiando idea un anno con l'altro sul riordino di un ministero, senza indicare una strada, un'ortodossia della politica, ma semplicemente essendo vittima della propaganda che deve sempre alimentare e mantenere.
E poi chi ci rimette? Ci rimettono i cittadini, ci rimettono i ministeri stessi, la confusione che si genera, la mancanza di competenze specifiche. È importante sostenere le aziende all'estero? Sicuramente sì. È importante internazionalizzare? Sicuramente sì, ma va fatto con criterio, non con superficialità.
Tutto questo per dire che il nostro “no” al decreto in esame non è certo un “no” ideologico; è un “no” di merito e di sostanza. Noi crediamo che questa operazione andasse fatta con responsabilità, quella che vi chiediamo da un anno, quella che non vediamo nei vostri provvedimenti, forse per la vostra incapacità, più che per la vostra cattiva fede, o forse per la combinazione di entrambe.
Ebbene - e quindi concludo – organizzare e riorganizzare la struttura amministrativa non è un capriccio, bisogna farlo con responsabilità e con presa di coscienza, nell'interesse dei cittadini che vi hanno chiamato, anzi, che non vi hanno chiamato a governare questo Paese e che voi imponete col vostro Governo
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, onorevole Suriano. Non intende farlo.
Ha facoltà di replicare il Governo. Si riserva di farlo successivamente.
PRESIDENTE. Ricordo che sono state presentate, a norma dell'articolo 96-, comma 3, del Regolamento, le questioni pregiudiziali Iezzi ed altri n. 1 e Lollobrigida ed altri n. 2
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Avverto che, a norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre a uno dei proponenti, purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti. Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
Il deputato Alberto Stefani ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Iezzi ed altri n. 1.
ALBERTO STEFANI(LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, noi abbiamo assistito per mesi, in quest'Aula, alle accuse che alcune forze politiche, che oggi fanno parte integrante della maggioranza di Governo, sollevavano nei confronti del precedente Governo, stigmatizzando il ricorso ingiustificato la decretazione d'urgenza. Bene, oggi sono le stesse forze politiche, quegli stessi partiti che fino a prima si distinguevano in quest'Aula per essere i più strenui difensori dei Regolamenti d'Aula, che vengono e portano all'attenzione di quest'Aula l'esame di un disegno di legge di conversione di un decreto-legge che parla di riordino dei ministeri e che di necessità e urgenza non ha nemmeno l'ombra.
Non solo, questo decreto-legge non rispetta i requisiti di legge minimali previsti dalla legge n. 400 del 1988, che è lo statuto del potere regolamentare del Governo. E tralasciando la carente indicazione, nel preambolo del disegno di legge, delle ragioni giustificative di necessità e urgenza di questo decreto-legge, mi lasci dire, la legge non rispetta nemmeno il requisito dell'omogeneità di contenuto, ed è facile vederlo: basta prendere in mano l'indice, basta prendere in mano e leggere quelle che sono le rubriche degli articoli. Qualcuno mi deve spiegare come si può definire omogeneo un decreto che parla di trasferimento al Ministero per i Beni e le attività culturali, delle funzioni del Ministero delle Politiche agricole, passando poi per il “gettone” al Commissario per le finali di coppa del mondo e dei campionati di sci passando per la rimodulazione degli stanziamenti e revisione delle carriere delle forze di polizia e delle Forze armate, l'incremento del Fondo per il riordino dei ruoli, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, la proroga dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, l'organizzazione del Ministero dell'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Di omogeneo non c'è nulla. E questo è uno dei requisiti previsti dalla legge per l'adozione di un decreto-legge, cari sostenitori dei Regolamenti parlamentari.
Altro requisito richiesto dalla legge è la pertinenza rispetto al titolo e vorrei sapere se qualcuno, in quest'Aula, è in grado di spiegarmi cosa c'entra col riordino dei ministeri l'articolo 1-, che conferisce il compenso al Commissario per le finali di coppa del mondo e i campionati di sci alpino. Qualcuno in quest'Aula mi deve spiegare cosa c'entra con un riordino dei ministeri la revisione degli articoli 3 e 3- per gli stanziamenti per la revisione dei ruoli delle Forze di polizia e delle Forze armate. Qualcuno mi deve spiegare cosa c'entra con il riordino dei ministeri l'articolo 3- che parla di Vigili del fuoco.
E se diamo un'occhiata agli altri articoli, emergono altri profili di incostituzionalità, basta vedere l'articolo 2, che sposta le attribuzioni del Ministero dello Sviluppo economico al Ministero degli Affari esteri - lasciatemelo dire - con il fondato dubbio che questa attribuzione non abbia altro scopo che quello di accontentare le ambizioni e le prerogative forse di qualche Ministro e non di certo rispondendo alle esigenze di questo Paese . Senza pensare che il commercio internazionale - e questo voglio sottolinearlo - rappresenta una delle principali materie concorrenti che l'articolo 117 ritaglia in capo alle regioni. Con il MiSE le regioni hanno già tantissimi tavoli aperti, che riguardano sia l'internazionalizzazione delle imprese sia la tutela dei livelli occupazionali. Si fa un trasferimento di attribuzioni, senza pensare a quei tanti tavoli, che già sono aperti alle regioni, calpestando ancora una volta le prerogative che la Costituzione riserva già in capo alle regioni . Ancora una volta vi dimostrate nemici dell'autonomia regionale ed ora questi tavoli saranno costretti a subire un trasferimento di attribuzioni in capo ad un altro Ministero, forse per accontentare il leader di un Movimento che fa parte di questa maggioranza di Governo. Cari colleghi, questo non è un riordino dei Ministeri, è un disordine dei Ministeri ! È un disordine delle vostre idee, dei vostri programmi, delle vostre visioni di futuro, delle tante diverse idee che ci sono in questa maggioranza. È il disordine di una prospettiva di futuro negativa, che voi volete dare a questo Paese e che sono sicuro, non appena ne avranno l'occasione, gli italiani bocceranno con sonore e legittime e democratiche elezioni . Ecco perché, caro Presidente, onorevoli colleghi, noi con questa questione pregiudiziale chiediamo l'immediata sospensione dell'esame di questo provvedimento
PRESIDENTE. Illustra la questione pregiudiziale Lollobrigida ed altri n. 2, il deputato Foti.
TOMMASO FOTI(FDI). Signor Presidente, colleghi, signor rappresentante del Governo, siamo di fronte all'ennesimo esproprio del Parlamento. È un esproprio che, come i fatti dimostrano, ha una sua premessa nella emanazione di questo decreto-legge, già di per sé di natura normativa eterogenea, che trova nell'esame del decreto-legge stesso una sua continuazione e che avrà la infelice e censurabile conclusione nella richiesta rituale del voto di fiducia. Siamo cioè in presenza di un esproprio del Parlamento, che vede una maggioranza che ingurgita decreti-legge e un Governo che erutta richieste di voto di fiducia, incurante di alcune situazioni che nel frattempo si sono verificate. Questo è un decreto-legge che è nato composto da 8 articoli e da 38 commi. Siamo arrivati a 13 articoli e 60 commi, nei quali vi sono rinvii di normative che dovrebbero, secondo Costituzione, entrare immediatamente in vigore, rinvii che vengono trasferiti a nove provvedimenti, tra di loro diversi sotto il profilo legislativo, sei decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, due statuti modificati e un decreto attribuito al Ministro dello Sviluppo economico. Insomma, noi abbiamo una situazione che viola pesantemente la Costituzione, segnatamente le premesse dell'articolo 77 della Costituzione, oltre la legge generale, ovvero la legge n. 400 del 1988, segnatamente l'articolo 17, comma 4-
Allora, signor Presidente, io penso che di fronte ad una situazione di questo tipo non vi sia chi non si porrebbe quantomeno una domanda: ma a che cosa servono le sentenze che la Corte Costituzionale emette? Devo forse riferirmi alla sentenza n. 22 del 2012 o richiamare la n. 32 del 2014, laddove la eterogeneità delle norme viene ritenuta del tutto incostituzionale e che viola, quindi, ogni principio della suprema legge di questo Stato, che appunto è la Costituzione? Ma di questo non ve ne siete fatti cura, non vi siete fatti sicuramente mancare nulla. Cito soltanto, signor Presidente e signor rappresentante del Governo, l'articolo 6: interventi urgenti sulla riorganizzazione del Ministero dell'Università e della ricerca. È un intervento che non figura neppure nel titolo di questo decreto-legge, la qualcosa dimostra la totale sciatteria, quantomeno sotto il profilo normativo, a tacere della violazione dei principi costituzionali di merito.
Allora, signor Presidente, io non mi stupisco che poi ci si preoccupi molto di altre cose. L'articolo 1-, che ad esempio si occupa del commissario straordinario per le finali di Coppa del mondo e dei Campionati mondiali di sci. Questa, sì, che è un'emergenza in questo Paese! Non la situazione del turismo! Non la situazione economica! Non la situazione dei beni culturali! Non la situazione di un'Italia che va sott'acqua! Dobbiamo preoccuparci del campionato del mondo di sci e della Coppa del mondo di calcio. Questa è la vera emergenza di questo Governo, che, evidentemente, meriterebbe più di un calcio! Ma, al di là di questo, mi sia consentito di dire che anche l'articolo 1, comma 7, rappresenta uno dei monumenti alla violazione delle norme di diritto. Addirittura poniamo in capo al Governo, per quanto riguarda il passaggio di funzioni dal Ministero dell'Agricoltura a quello del turismo, un menu: scegli tu Governo, se vuoi mettere le modifiche necessarie nella legge di bilancio o in un decreto del Ministro dell'Economia. Allora, mi scusi, signor rappresentante del Governo, ma dov'è la necessità e l'urgenza di un provvedimento che lascia in modo indeterminato e rinvia in modo indeterminato, ad altro passaggio legislativo, quella che deve essere una scelta, che invece dovrebbe emergere all'istante? Anche in questo caso uno o l'altro per voi pari sono: sia la legge di bilancio sia un decreto del Ministro dello Sviluppo economico, invertendo l'ordine dei fattori, per voi non cambia nulla.
Così come la confusione regna sovrana, a proposito dell'articolo 2, commi 7 e 9, laddove fate confusione tra “intesa” tra i Ministeri e “concerto” tra i Ministeri, quasi fossero sinonimi e non due concetti giuridici del tutto diversi. Ma, poiché non ci si fa mai mancare nulla da parte di questo Governo, si ricorre alla furbizia, che, come noto, è la sorella minore dell'intelligenza. Allora, che cosa si fa? Un ricorso sistemico ai decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri. Non vi è bastato che il Consiglio di Stato abbia qualificato questa furbizia come una fuga dal regolamento. Volete ostentatamente proseguire su questa strada, ignorando che il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri è un atto atipico. Non vi preoccupate di tutto ciò, non vi preoccupate soprattutto che avreste dovuto provvedere con regolamento, e non con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, a disciplinare la materia. E andate avanti lungo questa strada, tant'è vero che prevedete che un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri disciplini la nuova organizzazione dei Ministeri, in luogo di quel decreto del Presidente della Repubblica, che avrebbe costituito una fonte di delegificazione sotto il profilo del diritto, che avrebbe avuto il parere del Consiglio di Stato, che sarebbe stato sottoposto alle Commissioni competenti. Insomma, uno zibaldone normativo, che indubbiamente non fa onore a chi l'ha posto in essere, che espropria il Parlamento dalle sue funzioni tipiche, che va in palese collisione coi principi costituzionali cui prima facevo riferimento e - consentitemelo anche - che vede un gioco abbastanza politicamente puerile. Ma come fa un Ministero a cambiare di posto e di casella, a secondo del Governo che si va a insediare? Il Ministero del turismo è diventata la bella Cecilia, tutti la vogliono nessuno la piglia. E, quindi, lo continuano a cambiare, a seconda del Governo: un giorno sta con il Ministero dell'Agricoltura, oggi col Ministro dei Beni culturali.
Diceva bene prima il collega Prisco: la sua naturale collocazione era un Ministero autonomo così come autonomo avrebbe dovuto rimanere il Ministero per i Beni culturali, un Ministero che ha un compito strategico, quello dei beni culturali, un Ministero che ha una funzione non soltanto di natura giuridica ma anche e soprattutto di natura politica, perché ritengo che è il Ministero che più di ogni altro dovrebbe preservare le radici di questo Paese.
Certo, chi viene dalla nostra storia politica sa bene che stava scritto un giorno che le radici profonde non gelano mai: quelle di questo Governo sono gelate da tempo, perché non ha radici .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marco Di Maio. Ne ha facoltà.
MARCO DI MAIO(IV). La ringrazio, Presidente. Vorrei, in questo breve intervento, riportare la discussione sull'oggetto sul quale l'Aula è chiamata a cimentarsi. Stiamo parlando della legge di conversione del decreto-legge di riordino dei Ministeri e delle loro attribuzioni, il trasferimento di competenze da un Ministero all'altro, e stiamo facendo una cosa che non espropria in alcun modo il Parlamento: anzi, lo stiamo facendo proprio qui e lo stiamo facendo come avviene per tutti i decreti, per tutti i provvedimenti nei quali è previsto questo tipo di discussione, in una parte del confronto parlamentare in cui siamo chiamati a confrontarci non sul contenuto stesso del provvedimento ma sulla sua aderenza o meno ai principi fissati dalla Costituzione.
Le due questioni pregiudiziali che sono state presentate poco hanno a che fare, dal nostro punto di vista, con un dibattito che dovrebbe essere di rango costituzionale e che dovrebbe svilupparsi in questa fase del confronto parlamentare perché in esse vengono utilizzati pretestuosamente riferimenti di legge e citazioni di sentenze per sviluppare ragionamenti assolutamente legittimi che non condividiamo e che però riteniamo fuori luogo.
Viene contestata la violazione dell'articolo 77 della Costituzione che, al secondo comma – quello che secondo Lega e Fratelli d'Italia verrebbe violato - recita così: “Quando, in casi straordinari di necessità e d'urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere (…)”.
Ora, colleghi, se non è urgente mettere nelle condizioni il Governo del Paese - per giunta in questo caso nato a legislatura già avviata con le ben note capriole fatte da chi si scaglia contro il Governo, ma sulle quali non voglio entrare nel merito in questa sede - dicevo se non è urgente e una necessità straordinaria poter mettere un Governo nelle condizioni di operare, dotandosi della organizzazione e degli assetti istituzionali, degli organici, delle attribuzioni, dei trasferimenti di competenze che la maggioranza politica che lo sostiene in maniera legittima ritiene di doversi dare per svolgere il proprio indirizzo, non vedo cos'altro possa essere urgente sotto il profilo costituzionale.
Al di là delle posizioni politiche e del giudizio sui contenuti del decreto-legge, infatti, credo che con onestà tutti in quest'Aula debbano riconoscere che ogni Governo ha il diritto di darsi l'organizzazione che ritiene più appropriata ed è interesse del Paese che ciò avvenga in maniera immediata, dunque tramite un decreto-legge.
Chi ha presentato le pregiudiziali di costituzionalità si è appigliato, dal nostro punto di vista, a riferimenti normativi che riteniamo, ripeto, pretestuosi. Si cita la legge n. 400 del 1988 che disciplina l'attività del Governo e l'ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri, legge che peraltro è pienamente rispettata anche rispetto all'articolo 15, comma 3, che viene citato nelle pregiudiziali, laddove si afferma che i decreti-legge devono contenere misure di immediata applicazione e il loro contenuto deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo, come avviene nel decreto-legge in esame.
Riteniamo singolare, poi, che vengano fatti riferimenti in entrambe le questioni pregiudiziali a due sentenze della Corte costituzionale che poco o nulla hanno a che vedere con l'oggetto di cui stiamo discutendo. Sia Lega che Fratelli d'Italia citano la sentenza n. 22 del 2012 che è relativa a un conflitto di attribuzione legislativa tra Stato e regioni e alla violazione dell'articolo 77 della Costituzione per aver introdotto nella legge ordinaria disposizioni che hanno prodotto “un'alterazione dell'omogeneità di fondo della normativa urgente” e, in quel caso, la Corte ha sanzionato la mancata continuità tra quanto scritto nel decreto-legge e quanto disposto tramite legge ordinaria di conversione che, in quel caso, aveva violato l'omogeneità del provvedimento. Non è questo il caso e un caso paragonabile a quello sanzionato da quella sentenza.
La questione pregiudiziale presentata dalla Lega si spinge addirittura a citare la sentenza n. 32 del 2014, intervenuta su una questione che riguarda una legge di equiparazione di diverse tipologie di sostanze stupefacenti, che sanziona la violazione dell'articolo 77 per aver introdotto in un decreto, che riguardava all'epoca le Olimpiadi invernali del 2006, misure urgenti, che cioè si ritenevano urgenti ma non lo erano e che riguardavano droghe leggere.
Allora, appaiono vaghi e inappropriati i riferimenti addotti. Siamo in presenza di un decreto-legge di riordino dei Ministeri, delle loro competenze, delle loro deleghe e delle loro funzioni che può anche non piacere nei suoi contenuti ed è assolutamente legittimo, ma riteniamo che, sotto il profilo della costituzionalità, non si ravvisi alcun vizio di forma e, pertanto, voteremo contro le due pregiudiziali di costituzionalità rimandando invece alla discussione generale, come ha fatto poco fa il mio collega Vitiello, e poi all'esame vero e proprio del provvedimento, le molte argomentazioni che ci porteranno a votare favorevolmente al decreto-legge stesso
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alaimo. Ne ha facoltà.
ROBERTA ALAIMO(M5S). Grazie, Presidente. In relazione al decreto-legge all'esame della Camera in materia di riordino dei Ministeri sono state presentate questioni pregiudiziali da parte delle opposizioni, le quali sostengono, a parer loro, che il provvedimento risulti essere viziato sia per il suo contenuto eterogeneo sia perché privo dei requisiti di necessità e urgenza.
A nostro avviso, le questioni pregiudiziali presentate, che mirano a bloccare l'esame del provvedimento, sono da considerarsi del tutto infondate sia in punto di rilievo di costituzionalità sia in punto di merito.
Al riguardo in questa sede ricordo che la Corte costituzionale, in numerose sentenze, ha affermato più volte che il requisito dell'omogeneità dei decreti-legge può essere rinvenuto quando più norme disciplinano la stessa fattispecie ma anche quando sia comune l'obiettivo che le disposizioni contenute nell'atto normativo, pur eterogenee dal punto di vista del contenuto, intendono raggiungere.
Siamo, pertanto, di fronte ad un provvedimento omogeneo poiché le disposizioni del decreto, pur intervenendo su diversi aspetti, condividono la medesima finalità, ovvero una nuova visione politica che si rispecchia in una nuova organizzazione della macchina amministrativa funzionale all'attuazione delle nuove linee programmatiche fin da subito.
Quindi, questo decreto-legge in esame è necessariamente urgente perché dobbiamo mettere in condizione il Governo di affrontare temi assolutamente importanti come quelli contenuti nel decreto in modo operativo ed efficace.
In riferimento agli aspetti della necessità ed urgenza, mi preme inoltre sottolineare che l'espressione usata dall'articolo 77 per indicare i presupposti che condizionano il potere del Governo di emanare norme primarie, ancorché provvisorie, possiede un largo margine di elasticità. Infatti, la straordinarietà del caso tale da imporre la necessità di dettare con urgenza una disciplina può derivare da una pluralità di situazioni in relazione alle quali non sono configurabili parametri rigidi.
Arrivo agli aspetti affrontati nelle pregiudiziali dal punto di vista del merito delle stesse. In particolare, vorrei soffermarmi sulla disposizione prevista dal trasferimento al Ministero degli Affari esteri delle funzioni esercitate dal Ministero dello Sviluppo economico in materia di definizione delle strategie della politica commerciale e promozionale con l'estero e di sviluppo dell'internalizzazione del sistema Paese, al fine di conferire una visione unitaria della promozione dell'interesse nazionale all'estero.
In particolare, il trasferimento delle attività a supporto dell'internazionalizzazione dal MiSE al MAECI si inserisce in una visione strategica di potenziamento dell'attività diplomatica per garantire alle nostre imprese una maggiore presenza sui mercati esteri. Allo stesso tempo, non si tratta di una perdita di competenze del MiSE che punterà invece a rafforzare i punti di contatto con le imprese sul territorio attraverso il sistema della rete camerale. Al lavoro diplomatico svolto dal Ministro degli Affari esteri si affiancherà dunque il supporto del MiSE e delle camere di commercio cui sarà riservato il compito non residuale di continuare a supportare le imprese su tante altre attività come l'informazione, la formazione, il supporto organizzativo e l'assistenza; iniziative che continuano ad essere le premesse indispensabili per affrontare i mercati internazionali.
L'Italia continua a raggiungere ogni anno mercati più lontani e risultati sorprendenti. Nei soli primi sette mesi del 2019 l'aumento su base annua dell' segna già il più 3,2 per cento e l'avanzo commerciale raggiunge quasi 30 miliardi. Si tratta di risultati straordinari raggiunti grazie anche e soprattutto all'intraprendenza e alla capacità dei nostri imprenditori che per essere supportati necessitano di misure di sostegno da adottarsi con urgenza.
Anche il trasferimento al Ministero per i Beni e le attività culturali delle funzioni in materia di turismo esercitate dal Ministero delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, risponde a una nuova visione del Governo del Paese che vede uno stretto legame tra turismo e beni culturali. Pertanto, le suddette pregiudiziali da un punto di vista del loro contenuto devono essere considerate soltanto delle mere considerazioni politiche prive di qualsiasi fondamento. Dunque, alla luce delle considerazioni svolte - concludo, Presidente - affermo che noi voteremo contro le pregiudiziali presentate dalle forze politiche di opposizione, perché il provvedimento in esame è da considerarsi indispensabile per consentire al Governo di diventare operativo e incisivo al più presto su temi importanti come questi, che sono significativi e decisivi per lo sviluppo del nostro Paese. Il voto del MoVimento 5 Stelle sulla questione pregiudiziale sarà pertanto contrario .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Grazie, Presidente. Voglio rammentare brevemente quello che l'articolo 77 della Costituzione riferisce in merito alla decretazione di urgenza. L'espressione testuale, Presidente, è: “casi straordinari di necessità e di urgenza”, “casi straordinari di necessità e di urgenza”; “(…) il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge”. Quindi, casi di straordinaria necessità ed urgenza. Non dimentichiamo questa espressione, perché la storia del Parlamento passa attraverso i provvedimenti e attraverso gli interventi e vedere un Partito Democratico al guinzaglio del MoVimento 5 Stelle dispiace. Dispiace la scarsa memoria dei parlamentari del Partito Democratico, Presidente, che hanno, non più tardi di gennaio 2019, protestato pesantemente contro la riduzione dei tempi all'interno dell'Aula, ottenendo un provvedimento della Corte costituzionale che ha detto chiaramente che il parlamentare ha diritto ai tempi di dibattito e di discussione, con molta chiarezza: voi l'avete ottenuto e oggi venite a difendere questo insulso provvedimento sul piano costituzionale! Allora, è vergognoso come si possa cambiare di accento e di pensiero sulla Costituzione, e mi meraviglia la presenza tra i banchi del Partito Democratico di illustri costituzionalisti che sono stati portatori di questa battaglia per le difese delle prerogative del Parlamento. Ha detto la Corte che ciascun parlamentare ha diritto - ha diritto! - ai tempi del dibattito.
Allora, io parto da questa ipocrisia di fondo, una grande ipocrisia che va denunciata in Aula e va incartata agli atti del Parlamento, perché chi si è fatto portatore ad alta voce di norme costituzionali, sventolandole quando era all'opposizione, oggi ha il coraggio di seppellirle e di non ricordarle, semplicemente perché difende una maggioranza: Partito Democratico al guinzaglio dei 5 Stelle.
Presidente, la Costituzione è una cosa seria. Allora, qualcuno mi deve spiegare - e lo chiedo ai giuristi con un minimo di coscienza - se le norme organizzative possano mai essere urgenti. Una norma organizzativa può essere mai urgente? Ve lo chiedo e la vostra risposta non può che essere “no”, se avete un minimo di coscienza. Come si può dirlo? Ho ascoltato attentamente gli interventi dei sostenitori che, mi auguro, sono fintamente convinti di quello che dicono: l'urgenza deriva dal mettere il Governo in condizioni di operare. Qui i padri costituenti si rivoltano più volte nel luogo del loro meritato riposo. L'urgenza, Presidente, è mettere il Governo in condizioni di operare, cioè qualsiasi norma diventa urgente se questo è il criterio. Ma è ovvio: come accade nelle non democrazie, qualsiasi giustificazione del sovrano diventa la giustificazione giusta in forza dei numeri. È una vergogna!
Ho ascoltato un'altra giustificazione sull'omogeneità. L'omogeneità è la nuova visione politica: ma vi rendete conto che cosa state dicendo? Altro che Corte costituzionale! Qui si ribella la logica, si ribella il minimo di decenza. La nuova visione politica diventa il collante per l'omogeneità dell'articolo 77: ma neanche nelle peggiori dittature si poteva immaginare una finta giustificazione di questo genere! Su questo decreto basta leggere il titolo per percepire la disomogeneità totale, e non soltanto perché ci sono le povere forze dell'ordine a cui viene falsamente elargito un , perché sono soldi raschiati ad altre amministrazioni parimenti importanti. Quell'inganno dei sussidi alle forze dell'ordine non ci induce minimamente ad avere dubbi sull'incostituzionalità di questo decreto. Allora, questa pantomima formalistica del percorso formativo delle leggi non può non essere segnalata. Il provvedimento Presidente - e mi avvio rapidamente alla conclusione - è stato sequestrato al Senato: un sequestro di provvedimento vero e proprio. Ma si può mai tollerare che rimanga 40 e passa giorni al Senato e arrivi alla Camera blindato, cioè morto dal punto di vista del dibattito parlamentare? La nostra Commissione affari costituzionali, nonostante gli sforzi del presidente Brescia - impossibili, gliene devo dare atto, benché egli appartenga alla maggioranza saldamente - ha vissuto momenti di ridicolo, laddove noi abbiamo rinunciato agli emendamenti perché c'era già la fiducia all'orizzonte. Allora, questo è il Parlamento che non discute più un provvedimento, che non ha più una dignità, che non ha più la capacità di modificare, perché una maggioranza vera quando va sotto perché l'Aula la manda sotto è felice, perché è un'espressione della democrazia. Presidente, il timore dell'Aula, la soppressione dell'Aula noi di Forza Italia non la tollereremo e ci batteremo sempre e costantemente perché la democrazia rappresentativa nel Parlamento abbia la sua unica sola ed esclusiva sede. Voteremo a favore !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Viscomi. Ne ha facoltà.
ANTONIO VISCOMI(PD). Grazie, Presidente. Le questioni pregiudiziali sollevate, nonostante tutti gli sforzi dialettici profusi, non sono fondate e gli argomenti portati a sostegno non sono sufficienti a dimostrare la non conformità del decreto ai requisiti che la Costituzione considera essenziali. Mi riferisco all'esistenza dei presupposti di straordinaria necessità e urgenza, da un lato, e, dall'altro lato, all'omogeneità, omogeneità che può essere materiale o teleologica dei contenuti stessi del decreto.
Proprio per quanto riguarda la questione dell'omogeneità, è importante ricordare almeno due elementi: in primo luogo, è pacifico che ragioni di economia procedimentale consentono l'innesto nell'iter di conversione di norme non originariamente previste; in secondo luogo, è ugualmente pacifica la giurisprudenza costituzionale secondo cui la coerenza delle norme contenute in un decreto-legge non deve essere intesa solo dal punto di vista oggettivo e materiale, ma può e deve essere riguardata anche dal punto di vista funzionale e finalistico. Pertanto e proprio per questo, “una pluralità di norme può risultare accomunata dalla natura unitaria della fattispecie disciplinata, o dall'intento di fronteggiare situazioni complesse - cito testualmente la Corte costituzionale - che richiedono interventi oggettivamente eterogenei, afferenti quindi a materie diverse, ma indirizzati all'unico scopo per cui il decreto è stato assunto”. Che il decreto in esame abbia come finalità di intervenire in una situazione complessa mi pare indubbio, ove solo si consideri che gli interventi destinati ad operare sul piano della struttura organizzativa e istituzionale hanno un carattere necessariamente servente rispetto al perseguimento della stessa funzione di governo, in guisa tale che l'intervento sulla prima è necessario e urgente proprio per consentire la realizzazione della seconda, e non soltanto in termini di distribuzione di competenze amministrative da riassegnare in modo organico ma anche nei termini di competenze professionali e di risorse strumentali e finanziarie da redistribuire e meglio organizzare.
È in questa prospettiva che devono essere lette le scelte organizzative consacrate nel decreto in esame, quelle che riguardano il Ministero delle Politiche agricole, quelle che riguardano il Ministero degli Affari esteri, il Ministero delle Infrastrutture, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e, non ultimo, il Ministero dell'Ambiente e, ora, della Transizione ecologica, questione questa non terminologica ma che esprime un ben chiaro indirizzo politico. La pluralità degli interventi più o meno estesi e profondi sul sistema amministrativo non è tale da rompere la relativa connessione funzionale e teleologica. Questa, anzi, trova ragione e significato negli stessi motivi che giustificano l'urgenza e la necessità del provvedimento adottato, che è quella di trasformare gli obiettivi politici proclamati in politiche pubbliche praticate attraverso un apparato amministrativo adeguato, coerente e funzionale.
A nulla rilevano, invece, in questa sede tutte le osservazioni sull'opportunità o meno della scelta effettuata dal Governo.
Non stiamo discutendo di questo ma, se proprio si vuole ragionare, guardando al merito delle scelte, allora dovrebbe essere ricordato in questa sede l'impietoso giudizio espresso dal Consiglio di Stato sulle scelte del precedente Governo, Consiglio di Stato che ha affermato, cito testualmente: Non appare congruente con l'impianto costituzionale, oltre che legislativo primario, trattare il turismo come un aggregato della funzione riguardante l'agricoltura e le foreste, essendo invece necessaria - così suggeriva il Consiglio di Stato - l'istituzione di un luogo amministrativo capace di quel coordinamento complesso ritenuto utile per portare a pieno compimento le potenzialità di tutte le forme di presentazione e produzione che il nostro Paese conosce. Ed è proprio questo luogo amministrativo, Presidente, che il decreto in esame intende correttamente ricostruire. Per tutte queste ragioni, e concludo, il gruppo del Partito Democratico ritiene che tutte le questioni pregiudiziali presentate debbano essere respinte .
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Iezzi ed altri n. 1 e Lollobrigida ed altri n. 2.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. Essendo state respinte le questioni pregiudiziali, passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge .
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i rapporti con il Parlamento, l'onorevole D'Incà. Ne ha facoltà
FEDERICO D'INCA',. Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 2242, di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 104, recante disposizioni urgenti per il trasferimento di funzioni e per la riorganizzazione dei Ministeri per i beni e le attività culturali, delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo, dello sviluppo economico, degli affari esteri e della cooperazione internazionale, delle infrastrutture e dei trasporti, dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare, nonché per la rimodulazione degli stanziamenti per la revisione dei ruoli e delle carriere e per i compensi per lavoro straordinario delle Forze di polizia, delle Forze armate e per la continuità delle funzioni dell'Autorità per le garanzie delle comunicazioni, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.
PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle ore 12,30 presso la biblioteca del Presidente, al fine di stabilire il prosieguo dell'esame del provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ziello. Ne ha facoltà.
EDOARDO ZIELLO(LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, vede, sono veramente preoccupato, perché lei è il Ministro per i rapporti con il Parlamento, ma anche per la democrazia diretta e questo sottintende il fatto di essere il garante del diritto dei parlamentari di partecipare ai lavori di quest'Aula, di parlare, di proporre quelle soluzioni funzionali all'eliminazione dei danni che state causando al nostro Paese con i vostri decreti
Ci accusate di essere una forza politica antidemocratica, eppure siamo l'unico partito, noi della Lega, a proporre a gran voce di ridare la parola immediatamente agli italiani per riandare ad elezioni politiche . Questa fiducia, che è la terza - quindi, lei ormai ha imparato perfettamente a leggere la formula che consente di spazzare via il diritto dei parlamentari a parlare e di fare proposte -, di fatto, testimonia il tentativo di imbavagliare i parlamentari della Lega che volevano soltanto, in questo decreto, sventare questo vergognoso scippo di risorse alle nostre forze dell'ordine , il taglio al comparto dell'Arma dei carabinieri, il taglio alla polizia penitenziaria, il taglio al comparto di sicurezza del Viminale è una vergogna, che è una vostra responsabilità.
Voi non vi rendete conto che, fuori da quest'Aula, il Paese ci guarda con attenzione e apprensione. Vediamo cosa state causando con la vostra gestione scellerata agli operai Ilva: per colpa del vostro fallimento, sono a rischio 10.700 posti di lavoro Ci accusavate di non essere pronti a fare la nuova manovra economica: peccato, che la nostra manovra economica era già pronta, bastava farla con più coraggio, perché la vostra manovra economica è caratterizzata da tasse e da tagli su servizi pubblici essenziali ed è una vergogna !
PRESIDENTE. Colleghi! Lasciate…Colleghi! Dopo, se volete, prendete la parola.
EDOARDO ZIELLO(LEGA). Voi oggi vi macchiate di un altro passaggio parlamentare veramente nefasto con questa fiducia, però sappiate una cosa: oggi, voi chiedete la fiducia ai vostri parlamentari, che sicuramente ve la daranno, ancora per poco, ma sapete bene che, fuori da quest'Aula, non avete la fiducia di milioni di italiani che vi consentono di stare al Governo perché ben presto la parola verrà ridata agli italiani e gli italiani eleggeranno un Governo capace di rappresentare gli interessi dell'Italia, con a capo Matteo Salvini. Godetevi questa fiducia, che noi ci godiamo il resto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI(FI). Grazie, Presidente. Cambiano i Governi, ma le fiducie restano e volevo fare i complimenti al Ministro, perché stavolta ha recitato correttamente la formuletta, la volta scorsa, aveva saltato la parte dei subemendamenti, glielo avevamo ricordato. Questa volta l'ha detta correttamente, vedo che ci si abitua piano, piano. Vorrei aggiungere anche il fatto che siamo in perfetta media di una fiducia al mese, ma ho come la sensazione - non c'è due senza tre, questa era la terza - che non avremo tre senza quattro, quattro senza cinque e che andremo piano, piano ad aumentarla questa media.
Non mi metto qui a fare l'analisi politica sulla situazione attuale, mi permetto solo di sottolineare, per l'ennesima volta, che quegli stessi che ieri saltavano sui banchi, accusando i Governi di essere nemici del popolo quando mettevano la fiducia, sono quegli stessi che oggi, sistematicamente, una volta al mese, e di qui a breve sempre più spesso, continuano e continueranno a mettere la fiducia in questo Parlamento per portare a casa decreti-legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO(PD). La ringrazio, Presidente. Per il suo tramite, vorrei chiedere all'onorevole Ziello se fosse disponibile, in qualsiasi giorno dell'anno, con qualsiasi giornalista moderatore, ad incontrarsi con me in un confronto - carte del Ministero dell'economia alla mano - sui finanziamenti che la Lega ha sostenuto negli ultimi dieci anni e che il Partito Democratico ha sostenuto negli ultimi dieci anni fino ad oggi sui comparti sicurezza.
Parto, però, da una domanda per l'onorevole Ziello: sarebbe interessante sapere come mai la Lega abbia votato in Commissione contro il finanziamento per “Strade sicure” ; le do tempo di rispondere, anche per iscritto.
Per quanto riguarda gli anni passati - dati del Ministero dell'economia, stampati su carta; le segnalo che un giornalista famoso di questo Paese, avendo sostenuto che io dichiaravo il falso in una nota trasmissione televisiva, ha dovuto poi pubblicare, scusandosi, i miei dati -, i Governi di cui ha fatto parte il Partito Democratico nella scorsa legislatura hanno finanziato per 6,5 miliardi, nel corso di cinque anni, i comparti sicurezza, soccorso pubblico e difesa. Ho pubblicato, se la vuole vedere, la tabella su pochi minuti fa.
I tre anni precedenti di leggi di stabilità del Governo Berlusconi, di cui faceva parte la Lega, hanno tagliato i finanziamenti alle forze dell'ordine per 2,667 miliardi, dati del Ministero dell'Economia pubblicati .
Ma non è finita, perché nella legislatura in corso, per quello che riguarda gli straordinari in eccedenza delle forze dell'ordine, noi, essendoci insediati al Governo il 6 settembre di quest'anno, per gli straordinari in eccedenza abbiamo trovato euro zero, da parte del Governo di cui faceva parte il senatore Salvini, e noi abbiamo appostato 175 milioni. Abbiamo trovato 38 milioni di dotazione per gli straordinari e noi abbiamo appostato 48 milioni; abbiamo trovato 119 milioni per la riorganizzazione delle carriere e noi abbiamo appostato 179 milioni; e peggio ancora di questo, voi avete lasciato per il contratto delle forze dell'ordine 330 milioni, cioè neanche la mancetta che date ai vostri figli minorenni , e noi abbiamo messo 600 milioni . Quando sarete in grado di dire che io dico bugie, invitatemi ad un dibattito, vengo in qualsiasi giorno dell'anno, carte alla mano, e dimostratemi che io dico il falso e voi la verità !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lollobrigida. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA(FDI). Presidente, non entreremo nel merito di un dibattito che speravamo approfondito. Abbiamo ascoltato adesso l'onorevole Fiano dover ricorrere a uno stratagemma d'Aula per fare quello che un partito serio avrebbe dovuto fare in un dibattito che è stato appena tagliato dal Governo del quale lui è sostenitore . Sarebbe stato sufficiente, onorevole Fiano, permettere a quest'Aula di discutere, per entrare nel merito delle cose che lei ha voluto sottolineare con un meccanismo improprio rispetto a quello che una democrazia parlamentare, attraverso i suoi Regolamenti e attraverso le sue forme di gestione di quest'Aula, si è data. Avremo altri modi e altri tempi per poter ragionare insieme di come poter ampliare e sostenere le risorse di chi invece negli anni ha operato con le spalle dei Governi rivolte verso i loro interessi e le loro istanze. E lo faremo nella prossima finanziaria, nella quale troveremo il modo di ragionare sulle risorse da offrire alle nostre Forze armate e alle nostre forze dell'ordine. Ma, come ho detto, non voglio entrare in un dibattito che avremmo voluto fare, e ringrazio i colleghi che hanno potuto parlare, il collega Foti e i colleghi che lo hanno preceduto, del nostro gruppo, Prisco, che sono entrati nel merito delle vicende. E lo faremo ancora in ogni occasione, come Fratelli d'Italia ha tentato di fare sia adesso sia nel passato. Non parteciperemo a questo, ma vogliamo sottolineare un fatto che riteniamo importante. Intanto, l'assenza del Governo dai banchi, Presidente Carfagna…
PRESIDENTE. La sto ascoltando, onorevole…
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA(FDI). Il Governo avremmo avuto il piacere di averlo in Aula, visto che il Ministro D'Incà viene, ci dice che taglia il dibattito e poi se ne va.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA(FDI). Grazie alla sottosegretaria Malpezzi, che è tornata. Mi dispiace di averla disturbata, però volevamo sottolineare proprio a voi, al Governo, che sempre ai 5 Stelle viene lasciato questo arduo compito: prima c'era Fraccaro, nel Conte 1, che ci diceva che era necessario mettere la fiducia tagliando il dibattito, e noi qui, dall'opposizione, a denunciare un metodo che riteniamo antidemocratico, non tanto nella forma, ma nella sostanza, perché lo dimostrava il dibattito di prima che nel merito ci sarebbe tanto da ragionare tra forze politiche di maggioranza e di opposizione per migliorare le azioni insufficienti dei Governi Conte 1 e Conte 2; prima c'era Fraccaro e oggi c'è lei. Noi, Ministro D'Incà, le ricordiamo che, quando lei era capogruppo della forza politica - anzi, forse, come sacrificio, potrebbe tornare lì a risolvere un problema del suo gruppo e quindi trovare una formula per avere un capogruppo formalmente eletto, con il quale interloquire anche di questi lavori d'Aula -, lei denunciava lo stesso metodo sistematico che sta invece utilizzando il Governo del quale è componente autorevole. Quindi, noi vogliamo dire ai cittadini, più che a voi, attraverso la Presidenza e attraverso i microfoni delle radio che danno la possibilità di diffondere queste nostre parole, che i 5 Stelle hanno tradito il loro mandato, quello di star qui a rendere giustizia alla democrazia italiana e al dibattito parlamentare, e lei, oggi, è uno dei protagonisti di questa vicenda. Noi continueremo, con tutti gli strumenti che sono a nostra disposizione, a tentare di ragionare per migliorare le cose, avendo di fronte, però, il muro dell'autoritarismo che il Governo giallo-rosso mette; di fronte all'assenza di idee, l'unica soluzione è tagliare il dibattito .
PRESIDENTE. Comunico che la collega Carmela Bucalo è stata colpita da un grave lutto: la perdita della madre. Alla collega la Presidenza della Camera ha già fatto pervenire le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare, anche a nome di tutta l'Assemblea.
La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. Comunico che nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, convocata a seguito della posizione della questione di fiducia da parte del Governo sull'approvazione dell'articolo unico del disegno di legge n. 2242 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 104, recante disposizioni urgenti per il trasferimento di funzioni e per la riorganizzazione dei Ministeri per i beni e le attività culturali, delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, dello sviluppo economico, degli affari esteri e della cooperazione internazionale, delle infrastrutture e dei trasporti e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nonché per la rimodulazione degli stanziamenti per la revisione dei ruoli e delle carriere e per i compensi per lavoro straordinario delle Forze di polizia e delle Forze armate e per la continuità delle funzioni dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (approvato dal Senato – scadenza: 20 novembre 2019), nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, è stata convenuta la seguente organizzazione dei lavori.
La votazione per appello nominale avrà inizio lunedì 18 novembre, a partire dalle ore 13.30, previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 12.
Dopo l'appello nominale si passerà all'esame degli ordini del giorno. Seguiranno le dichiarazioni di voto finale degli interventi dei rappresentanti dei Gruppi e delle componenti politiche del Gruppo Misto, a partire dalle ore 16.40. La votazione finale avrà luogo entro le ore 18.
Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 10 di lunedì 18 novembre.
È stato altresì convenuto che, dopo la conclusione dell'esame del decreto-legge, avranno luogo le discussioni sulle linee generali dei seguenti argomenti:
Mozione Brunetta ed altri n. 1-00286 concernente iniziative a favore di Venezia alla luce dei recenti eventi alluvionali, il cui seguito dell'esame sarà collocato come primo argomento della parte pomeridiana della seduta di martedì 19 novembre, che avrà inizio alle ore 16;
Proposta di legge n. 1524 e abbinata - Modifiche al codice penale, alla legge 29 maggio 2017, n. 71, e al regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 maggio 1935, n. 835, in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e di misure rieducative dei minori;
Mozione Ferrari ed altri n. 1-00260 concernente l'acquisto di velivoli F35 nell'ambito della cooperazione nel campo aerospaziale e della difesa tra Italia e Stati Uniti d'America.
Nel corso della prossima settimana non avrà invece luogo l'esame dei seguenti argomenti già previsti nel calendario dei lavori:
Proposte di legge nn. 1323 e 855 - Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani fondamentali;
Mozioni Muroni ed altri n. 1-00181 e Orlando ed altri n. 1-00178 concernenti iniziative in relazione all'emergenza climatica e ambientale, la cui discussione generale è differita a lunedì 25 novembre, dopo la discussione generale dei disegni di legge nn. 2220 e 2222 di conversione dei decreti-legge in materia fiscale e di reclutamento del personale scolastico; il seguito dell'esame sarà iscritto all'ordine del giorno a partire dalla seduta di martedì 26 novembre, sempre dopo i medesimi argomenti.
Nella giornata di domani, venerdì 15 novembre, avrà comunque luogo lo svolgimento delle interpellanze urgenti
Il programma si intende conseguentemente aggiornato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO UNGARO(IV). Presidente, nella notte tra il 13 e il 14 novembre 2015 un commando di affiliati dell'ISIS entrava nel Bataclan di Parigi, sparando su una folla di persone che si ritrovavano per il concerto degli Eagles of Death Metal. L'attentato del Bataclan generò oltre 137 vittime di oltre 23 nazionalità e 360 feriti. Tra di loro Valeria Solesin, italiana, veneziana, dottoranda all'Università Sorbona a Parigi, e con lei oggi vogliamo commemorare la sua perdita. L'attentato al Bataclan è stato il più grande attentato in suolo francese, ma il secondo peggiore in Europa dopo l'attentato ad Atocha, a Madrid, l'11 marzo 2004. Con lei, con Valeria, vogliamo commemorare tutte le vittime di terrorismo, tra cui in ultimo i nostri militari in Iraq, e anche pensare alle migliaia di italiani, spesso giovani, che per studio e lavoro vivono l'Europa, vivono il mondo, spesso rischiando la loro vita anche nei posti dove non ce lo si può immaginare. Pensiamo, quindi, oltre a Valeria, anche a Fabrizia Di Lorenzo a Berlino, ad Antonio Megalizzi, che ha perso la sua vita a Strasburgo, e a Giulio Regeni al Cairo.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
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