PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
SILVANA ANDREINA COMAROLI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Berlinghieri, De Maria, Luigi Di Maio, Maniero e Melilli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente cento, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Donzelli ed altri n. 3-00794 .
La sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e per il turismo, Anna Laura Orrico, ha facoltà di rispondere. Prego, signora sottosegretaria.
ANNA LAURA ORRICO,. Grazie, Presidente. Mi riferisco all'interrogazione parlamentare dell'onorevole Donzelli, volta a conoscere quali iniziative il Ministero per i Beni culturali intende assumere per rendere fruibile al pubblico l'archivio Alinari e per procedere alla digitalizzazione del patrimonio, anche archivistico del Paese. Premetto, per quanto riguarda gli archivi Alinari, che la competente Direzione generale archivi del Ministero aveva espresso il 22 agosto dello scorso anno il proprio nulla osta all'acquisto da parte della Regione Toscana del complesso documentario “Archivio e biblioteca Fratelli Alinari IDEA e Spa” e del Fondo “Stamperia d'Arte Alinari”, dichiarati di interesse storico particolarmente importante, con decreti n. 17 del 2018 e n. 11 del 2019 della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana. A seguito del parere favorevole espresso il 29 novembre 2019 dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana, la Direzione generale archivi, con il decreto n. 928 del 10 dicembre 2019, ha rinunciato al diritto di prelazione da parte dello Stato, ai sensi dell'articolo 62, comma 3, del decreto legislativo n. 42 del 2004. Il 19 dicembre 2019 la Regione Toscana ha formalizzato l'acquisto dell'archivio “Fratelli Alinari”, garantendone la custodia, la corretta conservazione, la fruizione pubblica e la valorizzazione. Per quanto invece riguarda la digitalizzazione, essa costituisce uno degli obiettivi della nuova organizzazione del Ministero, un vero investimento sul futuro. È stata infatti prevista la creazione dell'Istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio culturale, Digital Library, che è un istituto ad autonomia speciale che cura il coordinamento e promuove programmi di digitalizzazione del patrimonio culturale di competenza del Ministero in questo settore. Alla Digital Library, vigilata dalla Direzione generale educazione, ricerca e Istituti culturali faranno riferimento i quattro Istituti centrali del Ministero, con competenze di catalogazione e ricerca in materia di archivi, biblioteche, catalogo e beni sonori. Il nuovo Istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio culturale, Digital Library, svolge sull'Istituto centrale per gli archivi, sull'Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi, sull'Istituto centrale per il catalogo e la documentazione e sull'Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane le funzioni di indirizzo e, di intesa con la Direzione generale bilancio, limitatamente ai profili contabili e finanziari, di vigilanza, anche ai fini dell'approvazione, su parere conforme della Direzione bilancio, del bilancio di previsione, delle relative proposte di variazione e del conto consuntivo. I direttori di tali Istituti sono nominati dal direttore della Digital Library ai sensi dell'articolo 19, comma 5, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.Le risorse umane e strumentali ai suddetti istituti, dotati di autonomia speciale, sono assegnate alla Direzione generale educazione, ricerca e istituti culturali, d'intesa con la con la Direzione generale organizzazione e con la Direzione generale bilancio.
PRESIDENTE. Il deputato Giovanni Donzelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
GIOVANNI DONZELLI(FDI). Presidente, ovviamente vedremo gli atti in futuro, perché per ora, per quanto riguarda la digitalizzazione generale, abbiamo solo letto e ascoltato dei buoni propositi; vedremo poi i fondi e quanto verrà digitalizzato davvero il patrimonio artistico, culturale e fotografico della nostra nazione. Intanto si narra: “Sì, vedremo”; speriamo che questo “vedremo” porti a delle conseguenze.
Per quanto riguarda invece il caso specifico della Fondazione Alinari, sono soddisfatto del fatto che dal 18 giugno 2019, data della mia interrogazione, si sia mosso finalmente qualcosa: nell'agosto dello scorso anno il Governo ha dato il via libera, poi piano piano si è mossa anche con molto ritardo la regione Toscana, e casualmente il 23 settembre si è riunito il primo CdA della Fondazione Alinari, che ha lo scopo, dopo aver acquisito il patrimonio, di renderlo fruibile al pubblico. Dico, casualmente il 23 settembre si riunisce il primo CdA della Fondazione Alinari, e quindi si è risolto in qualche modo il problema dopo le nostre sollecitazioni; e quindi, a distanza di un anno e mezzo, allora subito dopo il Governo viene a rispondere. Avrei avuto piacere che il Governo rispondesse quando avevamo presentato l'interrogazione il 18 giugno, e non rispondesse solo quando il problema è già risolto, perché perdere un anno nel rispondere a un'interrogazione e rispondere solo quando si è risolto dicendo: “Va tutto bene, l'interrogazione non serviva”, è un po' surreale e scorretto, perché è proprio grazie a questa interrogazione che finalmente il Governo si è mosso, la regione Toscana si è mossa e siamo arrivati ad una qualche soluzione. Anche se ancora non ci sono certezze invece per i dipendenti, perché era stato licenziato il 60 per cento di chi aveva lavorato per anni alla Fondazione Alinari, quindi conoscendo forse meglio di qualsiasi archivio quelle foto, quelle situazioni e quelle storie. Sono stati licenziati e adesso ci saranno dei concorsi, ma non è detto che siano loro a vincerli. Quindi comunque c'è un problema occupazionale, che è collegato anche al patrimonio stesso della storia e della tradizione dell'Archivio Alinari che rischia di andare disperso.
Sono soddisfatto ovviamente che questo archivio non sia andato disperso; sono soddisfatto non della risposta del Governo, ma del fatto che anche da parlamentare dell'opposizione si riesca a portare dei buoni risultati, si riesca anche a difendere il proprio territorio e in questo caso anche il patrimonio della nostra nazione, com'è l'archivio fotografico più importante che esista in Italia. Sono quindi soddisfatto che l'interrogazione sia servita a qualcosa, non soddisfatto del Governo che viene a rispondere solo dopo che le cose sono state risolte e a dire: “No, ce ne siamo occupati e abbiamo risolto tutto”. Vi ringraziamo perché in seguito alle nostre sollecitazioni avete fatto qualcosa; vedremo poi se farete anche qualcosa davvero per la digitalizzazione e non sarà soltanto invece un buon auspicio, come troppe volte abbiamo visto da parte di questo Governo, senza poi niente di concreto .
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Università e la ricerca, Giuseppe De Cristofaro, ha facoltà di rispondere all'interrogazione D'Arrando ed altri n. 3-01237 .
GIUSEPPE DE CRISTOFARO,. Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti perché con il quesito consentono al Governo di fornire chiarimenti in ordine al percorso di revisione attualmente in atto degli ordinamenti di talune attività professionali e dei relativi regolamenti degli esami di Stato.
Nello specifico, gli interroganti lamentano la mancata revisione del DPR 5 giugno 2001, n. 328, che disciplina le modifiche ed integrazioni in tema dei requisiti per l'ammissione all'esame di Stato per l'esercizio di alcune professioni e delle relative prove, nonché dei relativi ordinamenti. Ancora più in particolare, gli onorevoli riferiscono della mancata definizione ad oggi dell'ordinamento dei fisici con qualifiche in ottica e optometria. Trattandosi di un argomento particolarmente complesso, in considerazione dei numerosi provvedimenti che si sono succeduti nel tempo, risulta necessario ripercorrere le principali tappe normative in materia.
La legge 11 gennaio 2018, n. 3, ha delegato il Governo, fra l'altro, al riordino delle professioni sanitarie, e ha previsto all'articolo 8, comma 2, l'istituzione della Federazione nazionale degli ordini dei chimici e dei fisici, modificando in tal modo il preesistente assetto normativo risalente al 1946.
Con successivo decreto del 23 marzo 2018, il Ministero della salute ha provveduto a disciplinare l'ordinamento della professione di chimico e di fisico, stabilendo altresì i titoli di studio che si rendono necessari ai fini dell'iscrizione nelle sezioni A e B dell'albo professionale dell'ordine dei fisici e dei chimici, nel rispetto delle previsioni dell'articolo 3 del DPR 5 giugno 2001, n. 328.
Il medesimo decreto ha previsto inoltre all'articolo 6, comma 5, che in via transitoria, per un anno e comunque fino all'adozione di specifico regolamento recante modifiche e integrazioni della disciplina dei requisiti per l'ammissione all'esame di Stato e delle prove per l'esercizio della professione di fisico, i consigli direttivi degli ordini dei chimici e dei fisici provvedano su domanda all'iscrizione alla sezione A - settore fisica e alla sezione B - settore fisica di coloro che hanno conseguito rispettivamente uno dei titoli di studio di cui alle tabelle C e D allegate al suddetto decreto, e che dimostrano di possedere particolari requisiti di natura professionale.
Proprio la sentita necessità di consentire a più categorie di professionisti di iscriversi all'albo a seguito del superamento di un esame di Stato ha indotto il Ministero dell'Università e della ricerca, già in aprile dello scorso anno, ad acquisire dal Ministero della Salute notizie in merito allo stato di definizione delle attività professionali dei soggetti iscritti nelle sezioni A e B dell'albo professionale dei fisici, allo scopo di poter procedere con un'unica revisione al regolamento gli esami di Stato. In tale occasione il Ministero della Salute, dopo aver analizzato il documento inviato dalla Federazione nazionale degli ordini dei fisici e dei chimici (la quale, va ricordato, deve essere necessariamente coinvolta in virtù dell'articolo 1, comma 18, della legge 14 gennaio 1999), osservava che “alcune attività proposte per i fisici vanno a sovrapporsi con quelle di competenza sanitaria espletate attualmente dal medico chirurgo specializzato in oculistica, dall'ortottista, assistente in oftalmologia, e dall'ottico”. Inoltre il Dicastero della salute evidenziava come allo stato quella dell'ottico-optometrista non fosse riconosciuta come professione sanitaria, ma come arte ausiliaria, per l'esercizio della quale non risulta necessaria una formazione di livello universitario.
Tanto ha obbligato il Ministero dell'Università e della ricerca a chiedere il parere al Consiglio universitario nazionale, organo consultivo e propositivo del Ministro su materie di interesse per il sistema universitario, in merito ai contenuti delle prove che dovranno costituire l'esame di abilitazione all'esercizio della professione di chimico e di fisico. Tuttavia, in sede di parere il CUN ha ritenuto che fosse necessario avviare un più generale progetto di revisione del suddetto DPR, dal momento che l'assenza di regolamentazione in tema di esame di Stato investe più professionalità, e non solo quella dei fisici.
A conferma della grande importanza che il Ministero da me rappresentato riserva alla materia in questione, sono lieto dunque di informare che è proprio di questi giorni la richiesta formulata dal Ministero dell'Università e della ricerca al Ministero della Salute, al Ministero della Giustizia e al Ministero dell'Istruzione in ordine alla costituzione di un tavolo congiunto ai fini della revisione dell'intero DPR n. 328 del 2001, con particolare riferimento alla regolamentazione degli esami di Stato per i fisici, per i periti industriali e per l'aggiornamento dei titoli universitari necessari per l'accesso agli esami medesimi.
Desidero pertanto rassicurare gli onorevoli interroganti in merito alla fattiva prosecuzione di questo percorso da parte del Ministero, dal momento che quella del tavolo tecnico potrà rappresentare la sede più idonea per disciplinare tutte le fattispecie che non trovano ancora una chiara definizione nell'ordinamento delle attività professionali, compresa quella dei fisici con qualifica in ottica e in optometria.
PRESIDENTE. La deputata D'Arrando ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
CELESTE D'ARRANDO(M5S). Presidente, sottosegretario, mi ritengo parzialmente soddisfatta della risposta, anche perché ci sono state diverse interlocuzioni in questi mesi rispetto al tema dei fisici e optometristi, che risalgono anche a una fase precedente ovviamente rispetto all'attuale Ministro dell'Università e della ricerca. È importante che quanto da lei riferito vada nella direzione di aggiornare: quindi il fatto che esista un tavolo congiunto ci rassicura che perlomeno si operi una riforma uniforme, si aggiorni in maniera uniforme il DPR n. 328 del 2001; tra l'altro era previsto entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge che lei ha citato, la n. 3 de 2018.
Questo proprio perché la definizione delle competenze di questa figura è necessaria anche per l'esercizio della professione per evitare che ci siano, poi, anche accuse di abuso della professione sanitaria. Ad oggi, infatti, l'optometrista è una professione che, sebbene sia inserita a pieno titolo nel nostro sistema universitario, non è ancora stata ordinata, come si diceva poc'anzi, ai sensi della legge n. 3 del 2018; una situazione che ha lasciato nell'incertezza centinaia di professionisti ogni anno, regolarmente formati nelle sette università statali in cui è attivo il corso di laurea in scienze e tecnologie fisiche-ottica e optometria, nato nel 2001 all'università degli studi “Bicocca” di Milano e riconosciuto dal Ministero dell'Università e della ricerca, che si colloca nel quadro di riferimento europeo per il settore ottico e optometrico.
Come è noto, la legge n. 3 del gennaio 2018 ha riordinato la disciplina degli ordini delle professioni sanitarie e ha istituito l'obbligo di iscriversi all'albo. Con il primo decreto attuativo del 13 marzo 2018, che citava anche il sottosegretario, si sono così formati gli albi di 17 professioni sanitarie fino ad allora regolamentate ma sprovviste di albo. Tra questi, con l'articolo 8 della citata legge, si è costituito, presso ciascun ordine dei chimici e dei fisici, l'albo professionale unico, dove anche i fisici con qualifica in ottica e optometria sono obbligati a iscriversi nella sezione B, settore “Fisica”, essi, secondo la tabella D allegata al decreto 23 marzo 2018, devono possedere il titolo di studio di laurea triennale nella classe L30-Scienze e tecnologie fisiche. Istituito l'albo e la figura sanitaria dell'optometrista, quindi, è ora di aggiornare, come dicevamo, il decreto n. 328 del 2001, per definirne le competenze e conseguentemente fissare i criteri da seguire per gli esami di abilitazione.
Da quasi vent'anni i nostri maggiori atenei si dedicano con impegno e risorse alla formazione di professionisti in grado di assistere le persone, tra l'altro sane, che hanno cercato nella loro competenza una soluzione efficace per la misurazione della funzionalità visiva, la progettazione di ausili ottici per la prevenzione e il miglioramento dell'equilibrio visivo e che, davanti a delle anomalie riscontrate, sono state indirizzate verso il medico oculista per una diagnosi. Questo anche per rispondere alla diatriba rispetto alla sovrapposizione delle competenze. Chi afferma che vi possa essere una possibile sovrapposizione tra il ruolo dell'optometrista ed altre professioni mediche, o ignora la disciplina delle rispettive professioni - tra l'altro comprensibili e conosciute da ogni paziente, che sa a chi rivolgersi se ha un occhio arrossato o se ha bisogno di un paio di occhiali -, o agisce per ragioni che non appaiono chiare. Come hanno sentenziato i giudici della Cassazione, infatti, l'optometrista è un operatore sanitario intermedio tra l'ottico e l'oculista; è un professionista che misura la vista e prescrive occhiali o trattamenti non implicanti l'uso di medicinali o interventi chirurgici; come tale, non intacca la sfera di competenza della professione del medico oculista. Quindi, anche alla luce della risposta ottenuta, auspico che si proceda ad un celere aggiornamento del decreto n. 328 del 2001 e alla completa attuazione della legge n. 3 del 2018, riconoscendo con equità ed equilibrio le competenze della figura sanitaria dell'optometrista. Ringrazio il sottosegretario per la risposta.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Università e la ricerca, Giuseppe De Cristofaro, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Suriano e Penna n. 3-01853 .
GIUSEPPE DE CRISTOFARO,. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti, poiché con la loro attenzione mirano a perseguire uno dei più importanti e condivisi obiettivi che debbono guidare l'azione politica nella pubblica amministrazione, in particolare in un settore, quello della formazione universitaria, che deve essere rivolta all'affermazione dei principi di trasparenza e di valorizzazione del merito.
Nel premettere che i fatti riportati nell'interrogazione, che hanno dato vita all'inchiesta “Università bandita”, sono tuttora al vaglio dell'autorità giudiziaria, va detto subito che l'ambito di intervento del Ministero dell'Università e della ricerca, in tale circostanza, deve essere inquadrato alla luce del principio dell'autonomia riconosciuta alle università dalla legge 30 dicembre 2010, n. 240, ai cui sensi le procedure di reclutamento per l'accesso alla carriera universitaria del personale docente, come pure quelle riferite al personale tecnico- amministrativo, sono gestite, direttamente e in autonomia, dagli atenei attraverso concorsi locali.
Simili considerazioni riguardano anche la ulteriore segnalazione riferita ad asserite anomalie nelle prove di ammissione alla facoltà di medicina, che, laddove ritenute sussistenti, pure meriterebbero il diretto intervento dell'autorità giudiziaria.
Fatta questa premessa, va detto anche che ciò non ha impedito che il Ministero, nel caso di specie, formulasse espressa richiesta alla Procura della Repubblica in merito alla possibilità di essere informato in ordine ai provvedimenti applicativi di misure cautelari assunti dall'autorità giudiziaria con riferimento al procedimento in oggetto, con espressa riserva di costituirsi parte civile nel procedimento medesimo. Ciò anche al fine di assicurare il corretto svolgimento di procedure di competenza del Dicastero stesso, tra cui quella di Abilitazione scientifica nazionale, ed allo scopo di garantire che vi partecipino, in qualità di commissari, soggetti legittimati a svolgere tale incarico istituzionale.
In ordine a quanto richiesto dagli onorevoli interroganti in merito alla necessità di assicurare che in ambito universitario le procedure di reclutamento avvengano nel pieno rispetto dei principi di trasparenza e di meritocrazia, si fa presente che il Ministero ha di recente collaborato con l'ANAC e con gli altri organismi rappresentativi del mondo accademico ai fini della stesura di una specifica sezione, dedicata all'Università, del Piano nazionale anticorruzione, adottando, altresì, in data 14 maggio 2018 l'atto di indirizzo n. 39, che si propone - leggo testualmente - di “”. Pur nel rispetto della esclusiva competenza delle università in ordine allo svolgimento delle procedure di reclutamento, cui si è già fatto cenno, si ritiene infatti che il Ministero debba assicurare il giusto supporto agli atenei in termini di indirizzo, in modo che essi non siano sottoposti a indebite pressioni. Nel suddetto atto di indirizzo, infatti, il Ministero, in accordo con l'ANAC, ha ribadito che gli atenei dovrebbero allineare la definizione di procedure concorsuali alla programmazione prevista dai piani triennali per il reclutamento del personale adottando criteri di oggettività, sia in ordine al numero di professori già incaricati per materia, sia in relazione alle esigenze di natura didattica e di ricerca del dipartimento. A tali indicazioni se ne aggiungono altre concernenti una adeguata apertura delle procedure anche all'esterno e alla necessità che ogni processo decisionale e ogni scelta sia il più possibile accessibile, trasparente, oltreché adeguatamente motivata.
Per ciò che concerne la formazione delle commissioni giudicatrici e gli eventuali conflitti di interesse dei componenti, l'ANAC parte dalla considerazione che la composizione irregolare delle commissioni o la presenza di soggetti che siano in conflitto di interessi con i candidati può pregiudicare l'imparzialità della selezione. Per tale motivo, con il predetto atto di indirizzo il Ministero ha raccomandato alle università di prevedere nei propri regolamenti, ai quali è rinviata la disciplina di formazione delle commissioni, che per l'individuazione dei componenti si ricorra alla modalità del sorteggio basato su liste di soggetti in possesso dei medesimi requisiti previsti per la partecipazione alle commissioni dell'abilitazione scientifica nazionale, che i componenti appartengano al medesimo settore concorsuale messo a concorso, che sia rispettato il principio delle pari opportunità tra uomini e donne nelle formazioni delle commissioni giudicatrici e, infine, che ciascun commissario non possa essere incaricato in un anno per più di due procedure svolte a livello locale. In particolare, si prevede che le commissioni per il reclutamento dei ricercatori e dei professori associati siano composte da almeno tre membri in maggioranza esterni e, quelle per il reclutamento dei professori ordinari, di almeno cinque membri di cui uno solo interno. Si intende costituire in questo modo un sistema di “garanzie crescenti” in relazione alla crescente rilevanza delle posizioni accademiche. Si tratta di una serie di misure volte proprio a tutelare gli atenei mantenendo elevato quel prestigio giustamente richiesto dagli onorevoli interroganti. Naturalmente, con riferimento alle ipotesi di conflitto d'interessi dei componenti delle commissioni giudicatrici, trovano applicazione i principi generali in materia di astensione e ricusazione del giudice e, nello specifico, le cause di incompatibilità e di astensione di cui agli articoli 51 e 52 del codice di procedura civile. In tali ipotesi, l'amministrazione interessata, valutata l'esistenza dei presupposti predetti, ha l'obbligo di disporre la sostituzione del componente, al fine di evitare che gli atti del procedimento risultino viziati. Desidero, pertanto, rassicurare gli onorevoli interroganti in merito alla condivisione da parte del Ministero della necessità di garantire che ogni procedura universitaria avvenga nel pieno rispetto di quei principi di trasparenza e meritocrazia, che, oltre a rappresentare elemento ispiratore del decisore pubblico, devono essere alla base di ogni azione amministrativa.
Se questo è vero in generale, nell'università diventa una priorità volta a garantire che le stesse siano quel luogo di libera ricerca, di libera formazione e di elaborazione critica, che, pur nel rispetto dei rispettivi ordinamenti, operino per il progresso culturale, civile ed economico della Repubblica.
PRESIDENTE. La ringrazio signor sottosegretario. La deputata Simona Suriano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto o meno, prego collega.
SIMONA SURIANO(M5S). Grazie sottosegretario, mi ritengo abbastanza soddisfatta per l'impegno che sta mettendo l'università per fronteggiare questa situazione incresciosa che si è verificata a Catania. Purtroppo, l'Università di Catania è salita alla cronaca per la vicenda “Università bandita”, in cui sono stati coinvolti anche un ex sindaco, un ex assessore comunale e due ex rettori, quindi la situazione è abbastanza complessa e la città di Catania e gli studenti catanesi sono feriti nel proprio orgoglio. Ricordo che l'Università di Catania è una delle prime università fondate in Sicilia: è la più antica, si parla del 1434 quando fu fondata l'Università in Sicilia, quindi abbiamo e ci teniamo particolarmente a che vengano preservati l'orgoglio e anche la nomea che si è costruita faticosamente negli anni. Quindi, ben vengano tutte le misure che sono state predisposte affinché si evitino gli episodi che hanno portato alla vicenda della “Università bandita”. Per quanto riguarda il concorso di medicina, mi fa piacere sapere che il Ministero sta valutando, ovviamente laddove vi sono le condizioni, di costituirsi anche parte civile. Sono state diverse le segnalazioni che abbiamo ricevuto dagli studenti sulle irregolarità, quindi ben venga tutto quello che sta facendo il Ministero per porre luce su questa vicenda incresciosa, grazie.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca, Giuseppe De Cristofaro, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Suriano n. 3-01854 .
GIUSEPPE DE CRISTOFARO,. Grazie Presidente, anche questo quesito verte sull'università di Catania e, in questo caso, sulla nomina a direttore generale del professor Giovanni La Via, avvenuta nel dicembre 2019. Preliminarmente si ricorda che le disposizioni relative alla nomina e alle funzioni dei direttori generali sono disciplinate dagli statuti delle singole università, nell'ambito dei principi stabiliti all'articolo 2 della legge 30 dicembre 2010, n. 240, richiamata anche nella precedente interrogazione. Per tale motivo, si è provveduto a richiedere direttamente all'ateneo ogni elemento utile e pertinente alle istanze formulate dall'onorevole interrogante. Nell'interrogazione viene paventata la violazione, in relazione alla nomina del suddetto direttore generale, del comma 1- dell'articolo 53 del decreto legislativo n. 165 del 30 marzo 2001, nella parte in cui si prevede che non possono essere conferiti incarichi di direzione di strutture deputate alla gestione del personale a soggetti che rivestano o abbiano rivestito, negli ultimi due anni, cariche in partiti politici o in organizzazioni sindacali o che abbiano avuto negli ultimi due anni rapporti continuativi di collaborazione o di consulenza con le predette organizzazioni. Al riguardo, l'ateneo riferisce che il professor Giovanni La Via non ha rivestito, nei due anni precedenti alla nomina, cariche in partiti politici o in organizzazioni sindacali, in quanto l'ultimo incarico in tal senso svolto è stato quello di capogruppo del suo partito fino al giugno 2014, in epoca dunque anteriore a quella presa in considerazione dalla predetta normativa. In proposito, si segnala che la circolare del dipartimento della funzione pubblica n. 11 del 2010 chiarisce che elemento necessario per l'individuazione del concetto di “carica in partito politico” è il potere direttivo. In particolare, l'incarico formale su posizioni direttive dell'organizzazione del partito, nelle sue varie articolazioni, concerne compiti di reale impulso all'attività mediante l'adozione di decisioni, anche con la loro esternazione al di fuori dell'organizzazione, di atti di gestione, come da statuto, da atto costitutivo, delibera dell'assemblea o di altro organo del partito. Tale considerazione trova una conferma anche nell'orientamento della giurisprudenza amministrativa. In relazione al ruolo di parlamentare europeo svolto dal luglio 2009 al luglio 2019, la norma di cui all'articolo 53, comma 1-, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, va letta secondo l'ateneo in combinato disposto con il decreto legislativo n. 39 dell'8 marzo 2013, che, all'articolo 8, elenca espressamente, con riferimento ai parlamentari europei, le incompatibilità al conferimento di incarichi dirigenziali o di responsabilità amministrativa di vertice nelle pubbliche amministrazioni, negli enti pubblici e negli enti di diritto privato in controllo pubblico. In particolare, tale norma limita l'inconferibilità di cui sopra agli incarichi di direzione delle aziende sanitarie locali.
L'interrogante lamenta inoltre anche la presunta violazione dell'articolo 2, comma 1, lettera , della legge n. 240 del 30 dicembre 2010, in base alla quale la figura del direttore generale deve essere scelta tra personalità di elevata qualifica professionale e comprovata esperienza pluriennale con funzioni dirigenziali. Sul punto, l'università riferisce che lo statuto reca disposizioni conformi alla legge n. 240 del 2010. Il regolamento del medesimo ateneo, inoltre, precisa che l'individuazione del direttore generale avviene nell'ambito di una rosa di nominativi acquisiti in esito ad avviso pubblico. Sotto il profilo del possesso dell'elevata qualificazione professionale, riferisce ancora l'ateneo che il professore può vantare una brillante formazione universitaria e post-universitaria e che, per ciò che concerne la pluriennale esperienza con funzioni dirigenziali, questa pare comprovata dai diversi ruoli di natura direttiva svolta dal professore presso l'università, nonché presso altre amministrazioni pubbliche, centri di ricerca e imprese private. Inoltre, il professor La Via risulta aver svolto, per un periodo significativo di tempo, differenti funzioni direttive di elevato livello presso l'Università di Catania in qualità di delegato del rettore per la ricerca applicata, di coordinatore responsabile del programma operativo multiregionale, di presidente del corso di laurea in scienze e tecnologie alimentari, di direttore del dipartimento di scienze economico-agrarie ed estimative. Tanto - conclude l'ateneo - a voler dimostrare non soltanto la conoscenza della normativa in ambito universitario, ma anche quella in materia di meccanismi di programmazione e finanziamento della formazione, della ricerca e dell'innovazione tecnologica. Per ciò che concerne lo svolgimento di funzioni amministrative e gestionali di elevato livello presso altre amministrazioni pubbliche, l'ateneo riferisce che il professor La Via ha dichiarato di essere stato componente e presidente di diversi consigli di amministrazione di differenti enti di ricerca, aziende speciali, consorzi, parchi scientifici, esperienze grazie alle quali ritiene di aver acquisito conoscenze e competenze in ambito amministrativo-contabile, di gestione del personale e dei rapporti con le organizzazioni sindacali, il tutto con particolare riferimento a strutture complesse. La relazione dell'ateneo si conclude dunque con l'intento di fornire le dovute rassicurazioni in ordine al possesso, da parte del professor La Via, di ogni requisito di qualificazione professionale e di esperienza dirigenziale richiesto dalla legge, dallo statuto e dall'avviso pubblico, ai fini dell'espletamento del delicato incarico di direttore generale dell'Università di Catania.
Concludo, dando assicurazione all'onorevole interrogante che, pur con i limiti connessi all'esigenza di garantire la dovuta autonomia all'università, questo Ministero condivide l'esigenza che i processi di selezione del personale degli atenei sia il più rigoroso possibile. A conferma di ciò, si ribadisce che il Ministero perseguirà ogni iniziativa di competenza laddove procedure di selezione o di nomina, come quella evidenziata nella presente interrogazione, dovessero essere sottoposte al vaglio giudiziario.
PRESIDENTE. La deputata Simona Suriano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta o meno per la risposta alla sua interrogazione.
SIMONA SURIANO(M5S). Grazie, mi ritengo parzialmente soddisfatta: la risposta dell'ateneo ovviamente non poteva essere diversa. Ho detto poco fa che l'Università di Catania è stata colpita da questa indagine, che ha colpito nell'orgoglio e ferito profondamente i cittadini catanesi. Sarebbe stato auspicabile dare un segnale veramente di rottura e di cambiamento. Io non giudico la persona del professore La Via, che sicuramente sarà una persona eccellente, con delle qualifiche e delle qualità sopra la norma. Mi sarei aspettata però un cambiamento definitivo, forte: è un personaggio che comunque è stato schierato politicamente per tanti anni, è stato assessore nella Giunta Cuffaro, è stato eurodeputato fino al 2019, quindi di un chiaro orientamento politico. Mi sarei aspettata da parte dell'Università di Catania una scelta più coraggiosa, tra l'altro - secondo ciò che è uscito dalle indagini - coloro che gestivano i concorsi e le assunzioni presso l'università parlavano di poche famiglie che comandano su Catania e questo, secondo me, non dà l'immagine di un cambiamento, anzi ribadisce che vi sono poche famiglie che continuano a gestire e a comandare su Catania; quindi, mi sarei aspettata da parte dell'ateneo una scelta più coraggiosa.
Voglio ricordare il caso Scirè, che, come tutti sanno, è passato da tutti i gradi di giudizio e da tutti gli ordini della magistratura – civile, amministrativa e penale - e ha vinto tutti i ricorsi per aver subìto ingiustamente una perdita di un concorso che gli ha stroncato la carriera. Nonostante ciò comunque, l'Università di Catania persevera, evidentemente, nel non voler dare una , una speranza di rinascita e di rinnovamento della città e dell'Università. La città è ferita nell'orgoglio, ma il nostro orgoglio rimane, quindi ben vengano i controlli e sicuramente auguro il miglior lavoro al professor La Via, se non altro per gli studenti catanesi, e che l'Università di Catania possa ritornare agli splendori di qualche anno fa.
PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione all'ordine del giorno Siragusa n. 3-01855 .
Il sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, Manlio Di Stefano, ha facoltà di rispondere.
MANLIO DI STEFANO,. Grazie, Presidente. Innanzitutto appare utile ricordare che l'Istituto comprensivo di Barcellona è stato istituito nel 2003 e riunisce in un unico istituto la scuola primaria statale “Maria Montessori”, la scuola secondaria di primo grado “Edoardo Amaldi”, entrambe situate nella sede di Carrer de Setantì, a Sarrià, e il liceo scientifico “Edoardo Amaldi”, situato nella sede storica di Pasaje Mendez Vigo. Nell'anno scolastico 2019-2020 gli studenti iscritti sono stati 549, suddivisi tra scuola primaria, 253, scuola secondaria di primo grado, 150, e liceo scientifico, 146. A questi si aggiungono cento iscritti alla scuola dell'infanzia paritaria ospitata presso i locali di Pasaje Mendez Vigo.
Come è noto, i titoli di studio finali hanno valore legale a tutti gli effetti sia in Italia che in Spagna e l'insegnamento delle materie curriculari italiane è integrato con lo studio della lingua e cultura spagnola. In termini di risorse impiegate, il contingente del personale della scuola inviato dall'Italia per l'anno scolastico in corso ammonta a 35 unità; di queste 33 sono docenti, di cui uno in servizio alla scuola dell'infanzia paritaria e 3 di sostegno, cui si aggiungono un dirigente scolastico e un direttore dei servizi generali ed amministrativi. Oltre al personale inviato dall'Italia, la scuola può contare su 16 unità, di cui 7 docenti e 9 amministrativi, contrattate localmente a tempo indeterminato. Come ricordato dall'interrogante, gli edifici che ospitano la scuola statale di Barcellona sono di proprietà dell'Ente Casa degli italiani, associazione nata in seno alla comunità locale nel 1911 con lo scopo iniziale di acquisire o costruire immobili destinati ad ospitare le scuole italiane.
L'ultimo contratto relativo ai plessi dell'Istituto comprensivo di Barcellona firmato dal consolato generale e dall'Ente Casa degli italiani risale al 2012, con scadenza il 30 giugno 2018. Nel corso del negoziato relativo al rinnovo del contratto è emersa l'assenza di alcuni documenti necessari all'operatività della scuola, in particolare le specifiche licenze d'uso scolastico degli edifici, richiesti dalla normativa locale.
La necessità di uniformare gli edifici alla normativa di riferimento al fine di ottenere le licenze prescritte è divenuta dunque l'elemento centrale del negoziato. Le nuove e più rigorose normative locali in materia di sicurezza degli edifici scolastici imponevano, infatti, l'effettuazione di importanti lavori di ristrutturazione in entrambi i plessi, con problemi particolarmente complessi per l'edificio di Mendez Vigo.
Il consolato generale in Barcellona si è attivato da subito per sollecitare l'ente proprietario ad attuare le misure necessarie . Sulla base delle indicazioni dei tecnici dell'amministrazione locale, è emersa la possibilità di una piena messa a norma del plesso di Sarrià. Per l'edificio di Mendez Vigo si è verificata la praticabilità di soluzioni che garantiscano l'utilizzo ai fini scolastici soltanto per un periodo di tempo limitato. Parallelamente alle verifiche di natura tecnica, il consolato ha ricercato soluzioni immobiliari alternative, anche con l'obiettivo di riunire l'Istituto statale in un unico edificio.
Sono stati avviati diversi contatti e vagliate alcune possibili soluzioni; tuttavia, sia per l'onerosità delle offerte immobiliari ricevute sia per le difficoltà legate all'emergenza COVID, la ricerca non ha ancora avuto un esito pienamente positivo. Per tale ragione si è quindi negoziato con l'Ente Casa degli italiani il rinnovo del contratto di affitto; è stata raggiunta un'intesa preliminare che definisce di comune accordo, nel rispetto della normativa locale ed italiana, gli adempimenti e gli adeguamenti relativi ai due edifici. Inoltre, è stata concordata la stipula di contratti separati per i due plessi, che si differenziano, oltre che per l'entità del canone, anche per la durata. In attesa della firma dei contratti definitivi, sono quindi state completate le misure e le attività di adeguamento strutturale. Questo intenso lavoro ha permesso di assicurare l'avvio dell'anno scolastico 2020-2021.
PRESIDENTE. La deputata Elisa Siragusa ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
ELISA SIRAGUSA(M5S). Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretario. Mi ritengo soddisfatta perché comunque è ammirevole lo sforzo che è stato fatto dal Ministero per far sì che l'anno scolastico ripartisse. Quando ho presentato questa interrogazione, inizialmente in Commissione, era giugno 2020: in quel momento non si sapeva, i genitori e gli studenti non sapevano se a settembre la scuola sarebbe ripartita. Quindi, è ammirevole che si sia trovata una soluzione in così breve tempo; ovviamente dalla risposta mi pare chiaro che non sia una soluzione durevole, ma è una soluzione temporanea, tant'è vero che si parla di contratti che devono ancora essere firmati con durata diversa.
Se a giugno l'emergenza era quella di far ripartire l'anno scolastico, e veramente grazie per lo sforzo che ha fatto la Farnesina, adesso l'impegno che il Ministero deve prendere ovviamente è quello di far sì di trovare una soluzione duratura affinché gli studenti e i genitori non debbano trovarsi, l'anno prossimo, a doversi chiedere ancora se l'anno scolastico ripartirà. Quindi, grazie per lo sforzo e speriamo di trovare una soluzione duratura per i prossimi anni.
PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Rizzetto n. 3-01856 .
Il sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, Manlio Di Stefano, ha facoltà di rispondere.
MANLIO DI STEFANO,. Grazie, Presidente. In riscontro al quesito posto dall'interrogante appare utile ricordare che il regime di navigazione nelle acque territoriali di un Paese rientra nel campo della sovranità nazionale. Nel caso della Slovenia, in base all'articolo 217 del codice marittimo in vigore nel Paese, tutti i natanti con lunghezza inferiore a 24 metri devono essere iscritti nel registro navale, con le seguenti eccezioni: imbarcazioni appartenenti a una nave; imbarcazioni sportive a remi, kayak o simili; imbarcazioni di lunghezza inferiore a tre metri, a meno che non abbiano una propulsione a motore superiore a 3,7 kW. L'obbligo della registrazione si applica indistintamente alle imbarcazioni slovene o straniere.
A seguito di alcune segnalazioni ricevute, il nostro Governo si è prontamente attivato tramite canali diplomatici con le autorità slovene. Queste ultime hanno chiarito che il provvedimento in questione non vuole rappresentare in alcun modo una limitazione al turismo nautico, ma risponde esclusivamente a esigenze di sicurezza. La Slovenia riconosce, infatti, pienamente la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, la UNCLOS, del 1982. In particolare, la decisione slovena è stata dettata dal verificarsi, nel 2019, di alcuni incidenti nelle proprie acque che hanno visto coinvolti anche natanti italiani privi di targa. L'immatricolazione del natante è considerata da parte di Lubiana quale elemento idoneo a fornire delle garanzie circa la periodica manutenzione tecnica del mezzo.
Da parte slovena è stata ribadita la disponibilità a discutere di possibili soluzioni alternative che siano comunque in grado di soddisfare le esigenze di sicurezza rappresentate dalle competenti autorità slovene. Al riguardo, è stato quindi avviato già un confronto tra le competenti autorità nazionali, che si inserisce nel quadro dell'intenso dialogo che Italia e Slovenia intrattengono su vari dossier afferenti alla cooperazione transfrontaliera. Grazie a questa costante collaborazione si è, peraltro, riusciti, nei mesi scorsi, a mitigare i profondi disagi creati dalla pandemia di COVID-19 nelle aree transfrontaliere. Con pari spirito costruttivo, il Governo intende proseguire il dialogo con Lubiana sulla problematica segnalata dall'interrogante, anche nel contesto del Comitato dei Ministri Italia-Slovenia presieduto dai due Ministri degli Affari esteri, che si riunirà prossimamente con la partecipazione dei Dicasteri competenti in materia.
PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
WALTER RIZZETTO(FDI). La ringrazio, Presidente Rosato. Buongiorno, sottosegretario. Grazie per la risposta, di cui evidentemente non sono soddisfatto, perché se, come da lei descritto, il provvedimento sloveno ricade - lo so anch'io - giustamente nella normativa slovena, che evidentemente gli sloveni possono applicare, ma se è un provvedimento che evidentemente è cosa buona, come di fatto lei ha citato, anche se pure in coda al suo ragionamento ci ha detto che qualche interlocuzione andrà avanti con il Governo di Lubiana, se è così, allora applichiamolo anche in Italia . Allora applichiamo anche in Italia il fatto che sotto i 10 metri - Presidente Rosato, lei viene da Trieste, sa perfettamente quello a cui mi riferisco - i natanti debbono essere immatricolati. Soltanto a Trieste - Trieste per dire la parte più prossima alle coste slovene e al mare sloveno, sulla cui sovranità non discutiamo, anche se molto spesso è la nostra sovranità che, ad esempio, da parte di qualche turco viene invasa, però lasciamo stare, questo è un altro argomento - ci sono 3 mila natanti sotto i 10 metri che non possono più andare a navigare in acque slovene, arrivare a Portorose piuttosto che poi arrivare alla vicina Croazia.
Tremila natanti significa che un'immatricolazione - per chi, voglio dire, più o meno è esperto di nautica o, perlomeno, si diletta su questo tema - costa mille euro per barche da 5, 6 o 7 metri, che sono a evidente scopo ludico e di ricreazione. Vede, io mi sono interessato a questo tema quando un nostro velista, nato a Monfalcone, che si chiama Pelaschier, disse, questa estate, che la politica non capisce la legge del mare e non capisce il mare. Io penso che lui abbia evidentemente ragione rispetto a questo divieto, anche perché le motivazioni che lei ha addotto, e sono corrette rispetto alla narrazione, riguardano la sicurezza sulla base del fatto che, presso le acque slovene, un incidente si è creato con un natante e, dopodiché, questa persona pare si sia dileguata. Quindi, per un incidente, gli sloveni vanno a chiudere tutta la navigazione sotto i 10 metri dall'Italia verso la Slovenia. È come se noi, sottosegretario, dicessimo che un automobilista sloveno, in autostrada, da noi fa un incidente e si dilegua, allora, a questo punto, chiudiamo, Presidente, tutto il traffico dalla Slovenia verso l'Italia per quanto riguarda le autovetture. È paradossale se ci pensa. Anche perché c'è una sorpresa importante dei nostri circoli nautici che hanno subito questa conseguenza, perché, ad esempio, nel periodo primavera-estate, molti di questi natanti vanno presso le coste slovene o le coste croate per una giornata, per un paio di giorni; ma c'è anche una sorpresa da parte degli stessi marinai sloveni per i cosiddetti contraccolpi economici degli stessi, perché, ad un certo punto, manca tutta una fase di revisione, di manutenzione di quelle barche che molti tra i nostri naviganti andavano a fare in Slovenia stessa.
Per quanto riguarda, poi, il tema che lei ha citato in coda rispetto al COVID, il mare, sottosegretario, la navigazione è uno dei luoghi più sicuri, è uno dei luoghi dove meno ci si contagia, è uno dei luoghi dove si evitano i contagi. Quindi, se Lubiana non ci vuole, noi andremo, Presidente, a navigare a Venezia, tra l'altro, o nelle nostre coste, che non hanno nulla da invidiare a Rovigno, a Parenzo o a quelle zone. Però gli sloveni, il Governo di Lubiana non può creare ostacoli per prevenire un incidente, perché c'è stato un incidente, è una decisione unilaterale. Tra l'altro, voglio dire non prendo e non prendiamo lezioni da parte di coloro che per un incidente vanno chiudere tutto il traffico dei natanti presso le loro acque territoriali e, poi, durante il primo - qualcuno se lo ricorderà sicuramente in Aula -, vengono a chiuderci i nostri confini con i massi. Non accettiamo lezioni da queste persone, mi dispiace
E, allora, io ritengo, sottosegretario - e vado a concludere, Presidente, ringraziandola -, che il mare, sotto questo punto di vista, sia un elemento importantissimo, soprattutto, in questo periodo, la navigazione da diporto sia molto importante, soprattutto, in questo periodo, perché il mare è emozione, è musica, è profumo, è equipaggio, ma, soprattutto, non toglieteci, e queste persone non ci tolgano, la possibilità di viverlo così come abbiamo sempre fatto. Lo rinnovo, è una decisione unilaterale: io ritengo che, anche sotto questo punto di vista, che magari può sembrare meno importante di altri, il Governo italiano non abbassi la testa nei confronti del Governo di Lubiana
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Elvira Savino n. 2-00789 .
La deputata Elvira Savino non intende illustrare la sua interpellanza.
Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Andrea Giorgis, ha facoltà di rispondere.
ANDREA GIORGIS,. Grazie, Presidente. L'onorevole Savino, premesso che l'articolo 119 del decreto-legge n. 18 del 2020, convertito dalla legge n. 27 del 2020, ha previsto una indennità per i giudici onorari, senza, però, ricomprendervi i giudici onorari ausiliari delle corti d'appello, chiede di sapere se il Governo non intenda indicare le ragioni di tale esclusione e se non ritenga di dover tempestivamente intraprendere le opportune iniziative di competenza atte a ricomprendere i giudici ausiliari onorari delle corti d'appello tra i beneficiari del bonus previsto dall'articolo 119 del decreto-legge n. 18 del 2020, sanando in tal modo una situazione di evidente iniqua discriminazione.
Come correttamente rappresentato dall'interrogante, l'articolo 119 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, “Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19”, cosiddetto Cura Italia, convertito con modificazioni dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, ha previsto, tra gli altri interventi di sostegno economico, misure destinate ai magistrati onorari in servizio.
L'articolo 119 prevede, al comma 1, che: “In favore dei magistrati onorari di cui all'articolo 1 e 29 del decreto legislativo 13 luglio 2017, n. 116, in servizio alla data di entrata in vigore del presente decreto, sia riconosciuto un contributo economico mensile pari a 600 euro per un massimo di tre mesi e parametrato al periodo effettivo di sospensione di cui all'articolo 83. Il contributo economico di cui al periodo precedente non concorre alla formazione del reddito ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917”.
Al comma 2, lo stesso articolo 119 prevede espressamente che: “tale contributo non spetti ai magistrati onorari dipendenti pubblici o privati, anche se in quiescenza, e che non sia cumulabile con altri contributi o indennità comunque denominati erogati a norma del presente decreto”.
La disposizione di cui al primo comma fa espresso riferimento ai magistrati onorari “di cui all'articolo 1 e 29 del decreto legislativo 13 luglio 2017, n. 116, in servizio alla data di entrata in vigore del presente decreto”. Il riferimento agli articoli 1 e 29 consente di includere nella norma, senza alcun dubbio, sia la nuova categoria di magistrati onorari disciplinata dallo stesso decreto legislativo, giudici onorari di pace e vice procuratori onorari (articolo 1 del decreto legislativo n. 116 del 2017), sia quei magistrati onorari in servizio alla data di entrata in vigore del decreto legislativo che siano stati confermati ai sensi del decreto legislativo n. 92 del 2016, già giudici di pace, giudici onorari di tribunale (GOT) e vice procuratori onorari (VPO).
Ora si tratta di valutare se l'esclusione dei giudici onorari ausiliari sia inequivoca e se sia ragionevole. La formulazione letterale della disposizione di cui all'articolo 119, occorre riconoscere, può ingenerare qualche incertezza, la tuttavia è chiara: garantire un sostegno ai magistrati onorari che si sono trovati privi di ogni fonte di sostentamento, perché non hanno potuto svolgere alcuna attività, perché non hanno altra fonte di reddito, perché non possono accedere agli altri contributi o indennità erogati dallo stesso decreto cosiddetto Cura Italia.
In proposito, occorre evidenziare che: secondo quanto previsto dall'articolo 63 del decreto-legge n. 69 del 2013, così come convertito nella legge del 9 agosto 2013, n. 98, possono essere chiamati all'ufficio di giudice ausiliario: i magistrati ordinari, contabili e amministrativi e gli avvocati dello Stato, a riposo da non più di tre anni al momento di presentazione della domanda, nonché magistrati onorari che non esercitano più ma che abbiano esercitato con valutazione positiva della loro funzione per almeno cinque anni; i professori universitari in materie giuridiche di prima e seconda fascia, anche a tempo definito o a riposo da non più di tre anni al momento della presentazione della domanda; i ricercatori universitari in materie giuridiche; gli avvocati anche se cancellati dall'albo da non più di tre anni al momento di presentazione della domanda e i notai anche se a riposo da non più di tre anni al momento di presentazione della domanda.
Occorre inoltre evidenziare che i giudici ausiliari di corte d'appello percepiscono una indennità così definita dall'articolo 72: “Ai giudici ausiliari è attribuita un'indennità onnicomprensiva, da corrispondere ogni tre mesi, di duecento euro per ogni provvedimento che definisce il processo, anche in parte o nei confronti di alcuna delle parti”.
Prosegue l'articolo 72: “L'indennità annua complessiva non può superare, in ogni caso, la somma di ventimila euro e sulla stessa non sono dovuti contributi previdenziali; l'indennità prevista dal presente articolo è cumulabile con i trattamenti pensionistici e di quiescenza comunque denominati”. A differenza di quanto previsto per le altre categorie di giudici onorari (GOT e VPO), la retribuzione dei giudici ausiliari di corte d'appello non è strettamente ancorata all'attività di udienza che, nel periodo interessato dalla sospensione della trattazione degli affari giudiziari, di cui all'articolo 83 del decreto-legge n. 18 del 2020, è stata, come è noto, interrotta o fortemente ridimensionata a causa dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 con le prevedibili ricadute economiche su tali figure, ma dipende dal numero di provvedimenti redatti, suscettibili di essere lavorati indipendentemente dalla celebrazione dell'udienza qualora relativi a procedimenti già riservati per la decisione e in attesa di essere definiti con l'emanazione del relativo provvedimento. Ai giudici ausiliari di corte d'appello occorre inoltre considerare che è attribuita la possibilità di svolgere l'attività giudiziaria, ivi compresa la definizione dei procedimenti con il provvedimento finale (suscettibile di redazione da parte dei giudici ausiliari), anche durante il periodo di sospensione, potendo, per le controversie pendenti in appello, trovare piena applicazione la trattazione scritta, prevista dall'articolo 83, comma 7, lettera , del decreto-legge n. 18 del 2018. In ogni caso, laddove, per ragioni connesse alla sospensione dell'attività giudiziaria, dovesse emergere una gravissima perdita di retribuzione in capo ai giudici onorari ausiliari privi di qualsiasi altra fonte di sostentamento, secondo la dell'articolo 119, comma 2, che esclude dal beneficio tutti i magistrati onorari che hanno altre fonti di retribuzione o percepiscono contributi o indennità, comunque denominati, erogati a norma del medesimo decreto, occorrerà approfondire la possibilità di un'applicazione estensiva della disposizione di cui all'articolo 119, primo comma, o, in ipotesi, valutare l'adozione di adeguate iniziative normative.
PRESIDENTE. La deputata Elvira Savino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
ELVIRA SAVINO(FI). Sottosegretario, la ringrazio per questa risposta decisamente articolata, abbastanza burocratica e piena di rimandi a leggi che forse comprendiamo solo io e lei che abbiamo seguito questa vicenda. Io mi riserverò di approfondire le ultime affermazioni che lei ha fatto circa la possibilità da parte dei giudici onorari ausiliari di corte d'appello di poter comunque emettere sentenze. Onestamente non mi risulta, nel senso che è evidente che questa interpellanza, che risale a qualche tempo fa, è sorta in evidente concomitanza con la chiusura dei tribunali, dovuta al diffondersi della pandemia da COVID-19 e alle difficoltà nelle quali si sono trovati questi giudici onorari, in quanto essendo pagati (come a me risulta e come anche lei ha detto, precisando, però, che non è del tutto così) a sentenza, non potendo prendere in carico le cause e non potendo emettere le sentenze, sostanzialmente non hanno ricevuto in quel periodo alcun introito e, quindi, hanno visto azzerati i loro compensi. Dunque, mi chiedevo come mai il decreto n. 118 del 2020 non avesse ricompreso o escluso esplicitamente i giudici onorari ausiliari di corte d'appello, apparendo questa opzione, a mio avviso, anche abbastanza irragionevole anche in ragione della delibera del CSM del 26 marzo 2020, che lei certamente conosce, con la quale l'organo di autogoverno della magistratura ha deliberato di estendere il sussidio a tutte le categorie di giudici onorari, tra cui, evidentemente, anche quelli ausiliari di corte d'appello. Quindi, pur non comprendendo il motivo di questa esclusione, io apprezzo il suo intendimento di approfondire tale questione. Al momento, magari, cominciamo con lo sperare che i tribunali non chiudano, cosa, diciamo, non improbabile. Però - ripeto -, questa vicenda atteneva a quel periodo, a quel momento e a quel particolare decreto. È evidente, però, che lei converrà con me, sottosegretario, che la questione, che investe i giudici ausiliari di corte d'appello, probabilmente è molto più ampia e rappresenta tante e varie criticità che mi inducono, con un certo rammarico, a dire che non posso dichiararmi soddisfatta della sua risposta.
Noi conosciamo tutti - se ne è più volte parlato e se ne parla continuamente - i problemi legati alla lentezza della giustizia in Italia, che rappresenta un problema cronico ed endemico che la mette in una condizione di costante crisi che bisogna cercare di attenuare in ogni modo. C'è un recente studio che dimostra, proprio analizzando le serie statistiche dal 1880 fino a oggi, che, almeno per quanto attiene la giustizia civile, dal 1950 non c'è mai stata una condizione di equilibrio all'interno degli uffici giudiziari. L'indice di smaltimento delle cause è stato sempre inferiore a cento, accumulando, evidentemente, dei ritardi e degli arretrati che sono difficilissimi da smaltire e per la giustizia civile le conseguenze sono note: intanto, gli oneri che derivano da questa deficienza, diciamo in questo senso, che obbligano a risarcire i danni per l'irragionevole durata dei processi riconosciuti dalla legge Pinto; e poi anche le conseguenze che derivano sul sistema economico, in quanto, come è noto, le aziende straniere, consapevoli dell'incertezza, farraginosità e lentezza del nostro sistema giudiziario, non sono indotte a investire nel nostro Paese. È chiaro, quindi, che bisogna concentrarsi sulle corti d'appello, che sono quelle che hanno i minori organici per far fronte a questa domanda di giustizia pendente.
Nel 2017, anche con il decreto legislativo che lei ha citato, c'è stata in particolare una revisione delle piante organiche delle corti d'appello, ma si è trattato di un intervento che era teso soltanto a razionalizzare l'esistente e non ha inciso sui problemi strutturali d'inadeguatezza degli organi delle maggiori corti a far fronte al flusso pressante che deriva dal primo grado. Invece, molto più utile è stato evidentemente - lei ha citato la legge del 2013, che ne ha introdotto la figura - fare ricorso ai giudici onorari, alla magistratura onoraria, che ha dato in poco tempo risultati molto importanti nel far fronte a questa mole di lavoro e nello smaltire l'arretrato. Quindi, non si può attribuire alla magistratura onoraria un ruolo marginale o, comunque, occasionale o complementare nell'amministrazione della giustizia, perché costituisce ormai una parte integrante e concorre in modo determinante a semplificare un quadro molto complesso e una gravità di contenzioso crescente che andrebbe sicuramente smaltita.
Siccome - come è stato affermato più volte dai più importanti presidenti delle corti d'appello - il sistema togato attuale non è in grado di far fronte ai provvedimenti che gravano sugli uffici giudiziari, il sistema onorario deve essere senza dubbio mantenuto e alimentato per evitare situazioni ancora peggiori e per raggiungere quei livelli di efficienza e di produttività che finora sono stati auspicati. Parliamo, dunque, del decreto legislativo del 2017 attuativo della legge delega del 2016, che è stato un tentativo di riformare la magistratura onoraria, anche se non ha dato, a mio avviso, i risultati e i benefici che erano attesi, perché il testo finale è risultato abbastanza deludente; lei sicuramente sa che è stato istituito, in seguito, un tavolo tecnico presso il Ministero della Giustizia che avrebbe dovuto approntare gli adeguati correttivi ma non mi sembra che le istanze, sia in sede nazionale ma anche comunitaria, che sono state avanzate dalla magistratura onoraria, siano state accolte e il risultato non è stato soddisfacente. Sicuramente si può ritenere una riforma monca, perché non ha inteso tutelare molte figure di magistrati onorari tra cui, appunto, quelli ausiliari di corte d'appello e lo abbiamo visto con il decreto-legge n. 18 del 2020, che li ha sostanzialmente arbitrariamente e inspiegabilmente esclusi da quel , da quel che è stato riservato a tutti gli altri, trattandoli, come fossero figli di un Dio minore.
Soprattutto questo aspetto della remunerazione - e mi avvio a conclusione - mi sembra molto, molto importante, perché è come se fosse fondato su un'attività di bassa manovalanza, ossia sostanzialmente a cottimo. Questi giudici vengono pagati soltanto a emissione di sentenze pubblicate, con un compenso di 200 euro, e nessun compenso, per quello che è di mia conoscenza, è previsto per la presenza in camera di consiglio o, come avviene per gli altri giudici onorari, per la presenza alle udienze.
Poi queste attività si svolgono spesso lontano da casa, quindi questi giudici devono anche sostenere spese di treno, di auto, di spostamento, che ovviamente non possono considerarsi irrisorie e vanno a gravare su un compenso già, a mio avviso, non adeguato. Quindi io auspico - e la ringrazio per la risposta - insieme a lei che si possa intervenire in maniera più organica e più decisa nella tutela di questa figura, con interventi che possano conferire ai giudici ausiliari una pari dignità degli altri onorari, sia in termini di riconoscimento economico, che di posizione e di garanzie e tutele.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Andrea Giorgis, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Grippa e Barbuto n. 3-01857 .
ANDREA GIORGIS,. Al fine di prevenire la diffusione di contagi, il presidente della regione Abruzzo, con ordinanza n. 38 del 16 aprile 2020, ha prescritto di isolare per quattordici giorni in area dedicata - quindi non nell'ambito della stessa sezione - i detenuti provenienti dalla libertà, quelli trasferiti da altro istituto e i soggetti che rientrano dai permessi, consentendo l'inserimento in comunità dopo l'effettuazione del tampone.
In una prima fase, ciascun istituto penitenziario dell'Abruzzo ha individuato, quali posti da destinare alla sorveglianza sanitaria COVID, le esigue stanze, nel numero di circa 2-4, dell'isolamento. Durante il periodo di i posti individuati erano sufficienti, non solo perché i detenuti e gli internati non potevano beneficiare di permessi o licenze, ma soprattutto perché il numero degli arresti era contenuto. A seguito della riapertura, si è registrato un incremento considerevole di arresti sul territorio abruzzese e i detenuti hanno potuto ottenere nuovamente permessi e licenze, a condizione che al rientro effettuassero la sorveglianza sanitaria per 14 giorni. Il numero dei posti di sorveglianza COVID-19, riservato in ciascun istituto, è così diventato del tutto insufficiente.
Per tale ragione il Provveditore regionale per il Lazio, l'Abruzzo e il Molise ha emanato la nota del 15 giugno 2020, n. 41.963. avente ad oggetto ingressi arrestati e detenuti in permesso, con la quale, al fine di intervenire sulla gravissima carenza di posti per l'isolamento cautelativo sanitario delle persone arrestate dalla libertà e condotte negli istituti dell'Abruzzo, ha stabilito di far condurre tutti gli arrestati nel territorio abruzzese, presso la Casa lavoro di Vasto, ove permarranno per tutto il periodo della cosiddetta quarantena. È stata individuata la Casa lavoro di Vasto perché unico istituto penitenziario a disporre nell'immediatezza di una intera sezione non occupata da internati. In virtù di ciò, la direzione richiedeva, alla direzione generale dei detenuti e del trattamento, di sospendere momentaneamente le assegnazioni di internati. Dal 1° gennaio al 7 luglio gli internati trasferiti dalla direzione generale dei detenuti e del trattamento alla Casa lavoro di Vasto sono stati dieci. I soggetti invece che vi hanno fatto ingresso dalla libertà nello stesso arco temporale sono stati 66. Per completezza si evidenzia che, alla data del 29 ottobre, presso la Casa lavoro di Vasto sono presenti 127 detenuti, di cui 82 sono ristretti presso la sezione internati. La capienza regolamentare è di 197 posti, con nove camere non disponibili, per un totale di 15 posti. Il rapporto presenti-posti regolamentari disponibili è pari al 64,97 per cento e non vi è, quindi, sovraffollamento. Il personale della Casa lavoro di Vasto, come riferiscono gli interroganti, ha avanzato doglianze per l'aumento del carico di lavoro, non supportato da un incremento della dotazione organica, e anche le organizzazioni sindacali hanno manifestato il loro disappunto con note indirizzate al provveditore e al direttore.
Sul punto va tuttavia evidenziato che, parallelamente alla creazione della sezione in questione presso l'istituto di Vasto, il provveditorato regionale ha nell'immediato adottato due iniziative: l'interpello urgente per l'invio di alcune unità in sostegno da altri istituti, nonché il coordinamento e sostegno da parte dell'ufficio sicurezza e traduzioni del provveditorato per procedere alla traduzione degli arrestati presso istituti di competenza alla fine del periodo di quarantena. Quanto alla dotazione organica, distinta tra prevista ed effettiva relativa alla Casa di lavoro di Vasto, in effetti risulta una forza pari, attualmente, a 78 unità, inferiore a quella prevista di 21 unità, cui però vanno aggiunte 9 unità in ingresso e 3 in uscita. L'analisi della situazione circa la carenza di organico dell'istituto in argomento rileva che la carenza maggiore è riferibile al ruolo dei sovrintendenti. Al riguardo va segnalato che sono già state attivate le procedure per i concorsi interni (complessivi 2.851 posti) per la nomina alla qualifica iniziale di vice sovrintendente del ruolo sia maschile che femminile del corpo, in ossequio a quanto disposto dal decreto legislativo n. 95 del 29 maggio 2017 in materia di revisione dei ruoli delle forze di polizia. L'avvio del prossimo e ultimo corso di formazione tecnico professionale è previsto per il mese di novembre. Per quanto concerne il ruolo agenti e assistenti, si segnala che l'organico ad oggi è rimasto tale poiché, pur incrementato di 3 unità nel ruolo maschile, a seguito della mobilità sviluppata in occasione dell'assegnazione del 175°, 176° e 177° corso allievi agenti, avvenuta nei mesi di marzo ed aprile, non è stato possibile procedere alla relativa assegnazione per revoca degli interessati.
PRESIDENTE. La deputata Carmela Grippa ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta o meno per la risposta.
CARMELA GRIPPA(M5S). Grazie. Ringrazio il sottosegretario Giorgis per la puntuale risposta ai contenuti di questo mio atto. La risposta mi trova parzialmente soddisfatta, parzialmente perché durante il primo io mi sono recata personalmente presso la Casa del lavoro di Vasto ed effettivamente la situazione è molto in affanno perché, ad oggi, risulta una carenza del personale del 30 per cento e gli agenti della polizia penitenziaria si trovano ad effettuare lavoro straordinario, per sopperire a questa carenza.
Accolgo, invece, favorevolmente il ruolo di ispettori e sovrintendenti, quindi con i prossimi concorsi; speriamo che vengano colmate queste carenze all'interno dell'istituto. Sicuramente questo Governo si sta impegnando molto per sopperire a quello che è stato il taglio della riduzione dell'organico penitenziario; ad oggi ci sono circa 700 unità in tutti gli istituti penitenziari, a causa della cosiddetta legge Madia.
Io spero e mi auguro che si faccia davvero carico il Ministro Bonafede affinché questa carenza venga colmata al più presto. Sul fatto che sia stato scelto l'istituto, la Casa lavoro di Vasto, come luogo per la quarantena di malati COVID, nel primo è vero - i numeri erano abbastanza irrisori; adesso però sicuramente la situazione sta degenerando a causa dei nuovi contagi e non è vero - per questo mi ritengo parzialmente soddisfatta - che le aree destinate alla Casa lavoro di Vasto, l'area COVID destinata, non era impiegata dai detenuti, perché i detenuti sono stati spostati in altri piani e l'affanno degli agenti di polizia è davvero abbastanza preoccupante. Quindi, la ringrazio per la risposta e spero davvero che si riesca a risolvere questa situazione.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Giustizia, Andrea Giorgis, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Costa n. 3-01648 .
ANDREA GIORGIS, . Grazie, Presidente. Con l'atto di sindacato in oggetto, l'interrogante chiedeva al Ministro della Giustizia se il Governo avesse intenzione di procedere con decreto-legge alla rimodulazione della norma incriminatrice di cui all'articolo 323 del codice penale (abuso d'ufficio). Confermando quanto ipotizzato nel corpo dell'interrogazione, il comma 1 dell'articolo 323 del codice penale, che punisce il reato di abuso d'ufficio, è stato modificato a decorrere dal 17 luglio 2020 dall'articolo 23, comma 1, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, cosiddetto “decreto Semplificazioni”, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 settembre 2020, n. 120.
Il testo attualmente in vigore è il seguente: “Salvo che il fatto non costituisca un più grave reato, il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali non residuino margini di discrezionalità, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto, è punito con la reclusione da uno a quattro anni. La pena è aumentata nei casi in cui il vantaggio o il danno hanno un carattere di rilevante gravità”. Il decreto, con l'articolo 23, interviene sostituendo le parole “violazione di norme di legge o regolamento” con “violazione di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali non residuino margini di discrezionalità”. L'effetto della modifica è dunque il restringimento delle condotte penalmente rilevanti ai sensi dell'articolo 323,a quelle espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge - e non più anche da regolamenti – e, in particolare, a quelle espressamente previste in specifiche regole, contenute in fonti primarie, dalle quali non residuino margini di discrezionalità. Con riguardo all'incidenza della nuova norma sui processi pendenti, spetterà all'autorità giudiziaria applicare gli ordinari principi e criteri previsti dalla Costituzione e dal codice penale per regolare la successione delle leggi nel tempo.
PRESIDENTE. Il deputato Enrico Costa ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta.
ENRICO COSTA(MISTO). Grazie, Presidente. Io non sono ovviamente soddisfatto, ma mi dispiace che il sottosegretario Giorgis abbia dovuto percorrere la strada da via Arenula fino al Parlamento per fornirmi una risposta così - devo dire – ovvia, asciutta, fredda, burocratica. L'ha letta, quindi immagino che sia stata predisposta dall'Ufficio legislativo. Il Governo ha modificato la disciplina del reato di abuso d'ufficio con un decreto-legge. Devo dire che se una cosa di questo genere l'avesse fatta un Governo di centrodestra probabilmente il sottosegretario Giorgis sarebbe oggi sui banchi del Governo, ma per occuparli. Perché andare ad approvare con decreto-legge, quindi immediatamente operativo su tutti i processi in corso, il restringimento della punibilità prevista da un reato, della fattispecie di un reato, è una cosa che è ammessa, ammessa assolutamente, ma che, devo dire, non si era praticamente mai vista. Questo Governo ha agito in modo schizofrenico, perché al disegno di legge anticorruzione il sottoscritto ha presentato degli emendamenti che andavano esattamente nella stessa direzione, emendamenti che sono stati respinti dal Governo. Il Ministro era sempre Bonafede; gli emendamenti sono stati respinti. Erano anche stati sollecitati in un'audizione dal procuratore Cantone, quello sulle specificità delle regole di condotta, perché di fronte alla violazione di legge una certa giurisprudenza contestava anche la violazione del principio di buon andamento della pubblica amministrazione, violazione dell'articolo 97 della Costituzione. Una genericità enorme. Bene, il Governo - il Ministro Bonafede - ci aveva respinto l'emendamento, senza particolari considerazioni motivazionali. Oggi invece noi ci troviamo con lo stesso Ministro Bonafede che, neanche con un disegno di legge, ma con un decreto-legge, interviene su questo. E mette anche la fiducia, per cui qui alla Camera non siamo riusciti neanche a modificarlo! Io volevo capire qual è il metodo di azione di questo Governo: se il Ministro Bonafede 1, che sui disegni di legge boccia, o se il Ministro Bonafede 2 che addirittura interviene con un decreto-legge.
C'è stato qualche fatto nuovo? C'è stato qualche elemento che ha portato il Governo a cambiare idea sul tema e ad intervenire addirittura con la decretazione d'urgenza? Me lo dica! Lei è torinese, sottosegretario Giorgis, conosce le cronache di Torino. Mi ha citato i temi della successione delle leggi penali nel tempo; per carità, lei è un professore, io sono un parlamentare, e devo dire che non c'era bisogno di disturbarla per avere questo chiarimento. Io le ho chiesto: questa modifica incide su qualche processo in corso? Lei mi doveva rispondere: ci sono 20, 30, 50, 80 processi in cui c'è la contestazione di abuso d'ufficio, ce n'è qualcuno che magari ha già una richiesta di condanna per abuso d'ufficio, ce n'è qualcuno che è nella fase semplicemente di istruttoria. Capire quanti sono e capire quante assoluzioni che non sarebbero state assoluzioni sono determinate da questa norma e da questo decreto-legge. Questo avrei voluto capire, perché forse questo mi avrebbe illuminato sul cambio di posizione da parte del Governo. Questo non c'è stato, e mi dispiace che lei, sottosegretario, oggi sia stato costretto a dare una risposta così burocratica, perché, guardate, il reato di abuso d'ufficio è una fattispecie che ha colpito tantissimi amministratori, li ha colpiti con la condanna in primo grado, per effetto della” legge Severino” sono stati sospesi e qualcuno è stato costretto a dimettersi; poi è stato assolto. Quegli amministratori non avevano il Ministro Bonafede pronto a fare un decreto-legge a loro tutela.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Roberto Traversi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Deidda n. 3-01181 ().
ROBERTO TRAVERSI,. Grazie, Presidente. In relazione all'esigenza di garantire la presenza di un presidio permanente del Corpo delle capitanerie di porto presso il comune di Villasimius e consentire così una più efficace tutela dell'area marina protetta di Capo Carbonara, comunico che la Direzione marittima di Cagliari ha rappresentato la sussistenza dei presupposti per l'istituzione dell'ufficio locale marittimo di Villasimius, in luogo dell'attuale presidio stagionale. Il Comando generale del Corpo delle capitanerie di porto, in considerazione del fatto che l'area marina in questione richiede una particolare protezione ambientale, da assicurare anche mediante la costituzione di un presidio permanente del Corpo, ha avviato il relativo procedimento amministrativo di cui è prevista la conclusione entro il primo semestre del 2021.
Dal punto di vista logistico, è stato già individuato nel porto di Villasimius un fabbricato demaniale ubicato sul molo di sopraflutto ed idoneo all'uso, in condivisione con la Guardia di finanza. Nelle more della conclusione del procedimento di costituzione del nuovo ufficio locale marittimo, il Comando generale ha assicurato che verranno effettuate frequenti attività operative sul litorale e in mare al fine di garantire la continuità dell'azione di sorveglianza.
PRESIDENTE. Il deputato Salvatore Deidda ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
SALVATORE DEIDDA(FDI). Grazie mille Presidente. Sono soddisfattissimo, ringrazio anche il sottosegretario. Lui è stato un mio collega in Commissione difesa e so benissimo l'attenzione che ha sempre dimostrato verso il settore della difesa, anche della Guardia costiera, e sta anche ben operando: è sempre molto presente nello svolgere il suo ruolo - e gli faccio i complimenti - al Dicastero dei Trasporti.
Quindi era una richiesta del comune di Villasimius, un'attenzione doverosa verso un territorio molto vasto e molto difficile da controllare, soprattutto per quell'area di pregiato valore ambientale e turistico. È un comune frequentato tutto l'anno, non solo nei mesi estivi, quindi è veramente un servizio fondamentale per noi, per la Sardegna, avere un presidio fisso tutto l'anno, che controlli, sia per il rispetto dell'ambiente, ma anche per la sicurezza, visto che, essendo un'isola, ha bisogno del controllo di tutte le coste. Quindi, grazie di cuore. Riporterò questa notizia - ci stanno seguendo anche il sindaco e l'amministrazione di Villasimius -, questo è un successo non di Fratelli d'Italia, ma è un successo dell'istituzione, quindi grazie veramente, l'aspettiamo anche a Villasimius, quando il presidio sarà aperto .
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.
Sospendiamo, a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Coin, Dieni e L'Abbate sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente centotre, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza, che sarà pubblicato nell'al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. . Care colleghe, cari colleghi, come sapete, nella notte di ieri Vienna è stata oggetto di un assalto terrorista di matrice islamista che, dopo un primo attacco nei pressi della sinagoga principale, ha colpito diversi luoghi della città. A pochi giorni dall'attentato di Nizza e dal barbaro omicidio di un professore in Francia, questa ignobile e feroce aggressione, contro persone innocenti, appare volta ad attaccare i fondamentali ed irrinunciabili valori europei di libertà, democrazia, solidarietà e di pace. L'attacco a Vienna è un attacco a tutti noi. Oggi più che mai dobbiamo ribadire, in seno all'Unione europea, l'impegno a non piegarci dinanzi all'insana logica del terrore e dell'odio; a saper individuare, e contrastare, tutti i germi del fanatismo e dell'intolleranza che possono deteriorare la convivenza nelle nostre società. E dobbiamo definire una risposta coordinata contro la minaccia terroristica e ogni forma di violenza, in particolare perfezionando una reale cooperazione giudiziaria e di Polizia a livello europeo e internazionale. In una lettera al Presidente del Consiglio Nazionale, Wolfgang Sobotka, ho espresso il cordoglio dell'intera Camera dei deputati al popolo austriaco e i sentimenti di profonda vicinanza alle famiglie delle vittime e ai feriti. Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio .
Ha chiesto di parlare la deputata Suriano. Ne ha facoltà.
SIMONA SURIANO(M5S). Presidente, ci stringiamo attorno ai viennesi in queste ore drammatiche, esprimendo la nostra massima solidarietà e vicinanza, in particolare ai familiari delle vittime di questo nuovo orrendo attacco, che torna a colpire l'Europa a pochi giorni dagli attacchi in Francia. Ma i nostri diritti e la nostra democrazia sono più forti della violenza vigliacca e dell'odio fanatico del terrorismo islamico, che rappresenta un nemico che va combattuto con lucidità e fermezza, senza alimentare ulteriore odio o paura, senza strumentalizzazioni e drammatizzazioni. È solo dalla collaborazione e dalla cooperazione tra Paesi democratici che possiamo debellare l'odio e promuovere il dialogo e la tolleranza reciproca .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pretto. Ne ha facoltà.
ERIK UMBERTO PRETTO(LEGA). Presidente, oggi ci troviamo in quest'Aula a commemorare l'ennesima strage di civili innocenti avvenuta sul suolo europeo. Il terrorismo islamico, il cui obiettivo è da sempre quello di minare la cultura occidentale fondata sulla libertà di pensiero e di espressione, ci ha colpiti ancora. Le Istituzioni nazionali e quelle europee devono ormai comprendere che siamo davanti a un nemico che va combattuto duramente, con azioni concrete. Non saranno i proclami, né i girotondi o gli arcobaleni appesi alle finestre a difendere il sistema socio-economico che intere generazioni hanno contribuito a costruire. È tempo di essere intellettualmente onesti. Chi proclama l'accoglienza e la tolleranza indiscriminata di soggetti che nulla hanno a che fare con la nostra comune identità europea, favorendone pure il mantenimento a spese dei nostri cittadini, è moralmente complice del fanatismo che purtroppo stiamo conoscendo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Matteo Perego Di Cremnago. Ne ha facoltà.
MATTEO PEREGO DI CREMNAGO(FI). Presidente, siamo vicini al popolo amico austriaco e al popolo francese, entrambi colpiti da vili attentati. Un attacco al cuore dell'Europa, all'Occidente, ai nostri valori, alla nostra cristianità, alla libertà degli individui, perpetrato dal fondamentalismo islamico che ha mandato a colpire tre ragazzi di vent'anni: questa è l'età degli attentatori dei tre attentati compiuti. Un attentato vile alla nostra democrazia, per il quale, Presidente, non si pensi che il nostro Paese abbia un patentino di immunità, perché è solo grazie agli sforzi dei nostri sistemi di sicurezza che non si sono compiuti attentati terroristici nel nostro Paese. E per questo, Presidente, chiediamo che la nostra proposta di legge di istituire una Commissione di inchiesta contro il terrorismo di matrice islamista venga calendarizzata al più presto in quest'Aula .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fassino. Ne ha facoltà.
PIERO FASSINO(PD). Signor Presidente, il nostro gruppo si unisce alle sue parole di cordoglio, esprimendo vicinanza e solidarietà alle famiglie e ai viennesi. L'attentato gravissimo di questi giorni, di queste ore, viene dopo la decapitazione di Samuel Paty e viene dopo l'aggressione mortale a tre donne a Notre-Dame di Nizza che, a loro volta, hanno alle spalle, come sappiamo, una lunga scia di sangue. Dall'attentato alle Torri Gemelle a New York ad oggi non c'è Paese occidentale che non sia stato colpito. E voglio ricordare qui fra le tante vittime Valeria Solesin e Antonio Megalizzi, che hanno pagato insieme a tanti altri l'aggressione terroristica . L'obiettivo è incutere paura, scavare un solco di rancore e odio, fomentare e alimentare una guerra di civiltà. È una sfida a cui si deve rispondere con la massima fermezza di contrasto e di repressione e con la massima unità di tutte le forze democratiche e dell'intera società.
Sono in gioco valori fondamentali di una società libera: la libertà, la convivenza, la democrazia, che sono valori irrinunciabili, e difenderli è la condizione fondamentale per vivere in un mondo liberato da ogni forma di sopraffazione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE(FDI). Grazie, Presidente Fico. Anche il gruppo di Fratelli d'Italia, evidentemente, esprime solidarietà al popolo austriaco, flagellato da questi vili attacchi terroristici. Non ci faremo intimorire, ho sentito dire anche in quest'Aula, da chi odia la nostra libertà e la nostra civiltà. Noi di Fratelli d'Italia vorremmo qualcosa di più, vorremmo che reagissimo, vorremmo che si sentisse dire che dobbiamo difenderci, che dobbiamo reagire. Oggi, Presidente della Camera, in Commissione affari esteri, come se nulla fosse accaduto, abbiamo iniziato l'esame di provvedimenti legislativi volti a reintrodurre la protezione umanitaria, norme di favore nei confronti delle ONG, cioè a disarticolare i “decreti Sicurezza”. Sembra che nulla sia cambiato. E allora noi di Fratelli d'Italia, consapevoli che siamo in guerra e che dobbiamo reagire, chiediamo, suo tramite, che vengano immediatamente in Aula il Presidente del Consiglio, il Ministro dell'Interno, il Ministro degli Affari esteri, il Ministro della Difesa, in una seduta, per capire quale sia la per combattere e vincere la battaglia contro il radicalismo islamico, che continua a insanguinare le nostre città europee. E nessuno, Presidente, nessuno pensi che, se noi ci prestiamo ad essere la porta del terrorismo islamico per il resto d'Europa, potremo essere immuni, perché non siamo immuni dal terrorismo che ci odia e ci vuole uccidere .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Migliore. Ne ha facoltà… “Basta sbarchi”“Europa reagisci”, Colleghi, per favore… Abbassate i cartelli per favore perché altrimenti devo fare intervenire gli assistenti parlamentari, per favore… Per rispetto agli assistenti parlamentari… Intervenite allora Per favore! Delmastro Delle Vedove… Delmastro Delle Vedove… Delmastro Delle Vedove, per favore. Deputato Migliore, prego.
GENNARO MIGLIORE(IV). Grazie, signor Presidente. Le sue parole ci rappresentano e certi gesti ci sconfortano. Noi commemoriamo le vittime di questo vile attentato terrorista, mentre, lo voglio ricordare, è ancora in corso una vasta operazione di polizia, una di quelle che quotidianamente i nostri servizi fanno per tutelare la nostra sicurezza. Il dovere di vicinanza, l'obbligo di solidarietà con i viennesi, con il popolo austriaco e, prima ancora, con quello francese, non possono farci velo rispetto ai nostri obblighi, che sono stati sintetizzati per tutti noi dal Premier Kurz: dobbiamo essere consapevoli, ha detto il Premier, che questa non è una contrapposizione tra cristiani e musulmani, o tra austriaci e migranti, questa è una battaglia tra le tante persone che credono nella pace e le poche che vogliono la guerra. Non dobbiamo dare tregua al terrorismo islamista jihadista, nessuna tregua. Non è solo fanatismo, ma è una strategia a livello internazionale. Dobbiamo prosciugare i bacini della radicalizzazione, dal web alle carceri. Se in Francia il terrorista era venuto dal mare, ieri era nato e cresciuto a Vienna. Il nostro nemico ci vuole chiudere in casa con la violenza e il terrore. La nostra forza sono e saranno i diritti, la libertà e la nostra unità di europei .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(LEU). Grazie, Presidente. Anche il nostro gruppo si associa al cordoglio delle famiglie ed esprime vicinanza al popolo austriaco per quanto è avvenuto in queste ore a Vienna. Credo che sia evidente che questa scia di sangue disegna una strategia chiara di un terrorismo di matrice jihadista, che non può e non deve mettere in discussione i nostri valori, la nostra cultura, i fondamenti della nostra idea di società e di civile convivenza. Sarebbe il più grande regalo che potremmo fare a quel mondo che ci odia, quello di cambiare e di modificare questa nostra impostazione.
E credo che, più che la propaganda, più che, come sempre, il tentativo di strumentalizzazione di queste vicende, serva invece sviluppare un'azione europea comune. Credo che bisogna cercare con testardaggine, come abbiamo fatto su altri temi, di sviluppare un'attività di europea. Ci vuole una europea contro il terrorismo, bisogna da questo punto di vista migliorare il coordinamento. Insomma, l'esperienza del passato ci dice che ci vuole unità politica per battere il terrorismo, lo abbiamo battuto in altri momenti e credo che sia possibile batterlo anche adesso .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Silli. Ne ha facoltà.
GIORGIO SILLI(M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Inutile dire che mi associo, ci associamo a tutti gli interventi che ci hanno preceduto. È anche vero, però, signor Presidente, che un'altra volta l'Occidente, l'Europa, si trova a giocare in difesa. Ma non giochiamo in difesa perché abbiamo delle falle da un punto di vista di o di strutture e apparati di difesa, giochiamo in difesa perché siamo diventati tiepidi, perché siamo diventati vulnerabili, perché non abbiamo più chiaro da dove veniamo e dove vogliamo andare. Noi dobbiamo essere orgogliosi dei diritti acquisiti in questi secoli, orgogliosi dei diritti fondanti della Comunità europea e del nostro Paese. E guai a scambiare questa per una guerra di religione, sarà una guerra di religione per coloro che attentano alla vita degli altri. Da parte nostra è una guerra, atomica, ma è una guerra tra mondo civile e civilizzato e mondo che di civile ha ben poco. Le condoglianze agli amici e al popolo austriaco .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gebhard. Ne ha facoltà.
RENATE GEBHARD(MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. L'attacco terroristico di ieri avviene al cuore dell'Europa: dell'Europa laica, libera e cristiana. Così come in Francia, l'Europa è ferita da attacchi terroristici che, è chiaro, non possono più essere considerati come azioni isolate, ma come parte di una strategia del terrorismo islamista. Non permettiamo a nessuno di uccidere i valori e la realtà di una Europa come modello di convivenza pacifica fra i popoli. Non intendiamo soccombere. Non intendiamo rinunciare. Non intendiamo vivere nel silenzio. E per queste ragioni l'Europa deve reagire. I nostri pensieri sono con le famiglie delle vittime e con gli austriaci. Siamo con il cuore a Vienna .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rospi. Ne ha facoltà.
GIANLUCA ROSPI(MISTO-AP-PSI). Grazie, Presidente. Dopo la Francia, anche l'Austria ieri ha subito un altro ripugnante attacco terroristico. Quattro sono state le vittime e diciassette i feriti, di cui sette in modo grave. Sono state ore drammatiche, Presidente, drammatiche e di paura, nel cuore di Vienna e di tutta l'Europa. Anche il mio gruppo condanna questo vile atto terroristico ed esprimiamo vicinanza e solidarietà al popolo austriaco e a tutta la comunità ebraica di Vienna. Come Italia ed Europa abbiamo il dovere morale di condannare ogni forma di estremismi e integralismi, al fine di proteggere e tutelare i valori fondanti della nostra comunità europea: il rispetto della dignità umana, l'uguaglianza, la libertà e la solidarietà ).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Turri. Ne ha facoltà.
ROBERTO TURRI(LEGA). Grazie, Presidente. Sull'ordine dei lavori, articolo 8 e seguenti. Stamattina abbiamo appreso dalla stampa nazionale che il dottor Giovanni Salvi, procuratore generale della Cassazione, avrebbe scritto alle procure generali e al DAP di applicare la misura carceraria come questo in considerazione del COVID. Allora, riteniamo che queste dichiarazioni - che non sappiamo se siano arrivate, l'articolo parlava di lettera, non so se sia arrivata una circolare o un ordine di servizio - se confermate, lo ribadisco, siano gravi e che vada…
PRESIDENTE. Arrivi al punto perché non è proprio sull'ordine dei lavori.
ROBERTO TURRI(LEGA). A questo punto chiedo, Presidente, che possa venire il Ministro Bonafede a riferire immediatamente su questa questione. E, ripeto, in realtà, quello che dice il procuratore generale è un'ovvietà, perché è lo stesso codice che ce lo dice.
Però lo diciamo preoccupati in ragione di quello che è occorso lo scorso marzo, con quella circolare famigerata del 21 marzo inviata dal DAP, a seguito della quale vi sono state numerosissime scarcerazioni anche di boss; quindi riteniamo sia importante che il Ministro, se confermata questa fonte, evidentemente, venga a dirci qualcosa in Aula. Grazie .
PRESIDENTE. Deputato Giachetti.
ROBERTO GIACHETTI(IV). Sì, a parte, Presidente, che 8 e seguenti, sull'ordine dei lavori, è un richiamo al Regolamento po' strambo, nel senso che non si capisce bene, se è un richiamo al Regolamento, per fare che cosa; ma è altrettanto strambo che un deputato chieda a un Ministro di venire a riferire sulle parole di un magistrato, peraltro alto in grado; normalmente il Ministro ha una responsabilità politica. Ancora più strambo è che ci sia un deputato che, invece di fare un plauso al fatto che ogni tanto c'è qualche magistrato, anche alto in grado, che chiede il rispetto della Costituzione e che dice che la gente non va arrestata, così come se niente fosse, si alza qui e collega questo a una cosa che non c'entra nulla. E, per chiudere su questo, io vorrei invece che il Ministro Bonafede venisse qui a riferire su quello che sta succedendo nelle carceri, perché nelle carceri, esattamente come sta accadendo in tutto il Paese, sta riesplodendo la situazione: non ci sono le aree riservate per coloro che sono infetti dal COVID-19, non si stanno prendendo ancora le misure adeguate e poi noi ci troveremo a affrontare la questione in Parlamento sulla base magari di qualche altra rivolta per quello che è accaduto. Quindi, probabilmente, usiamo il Parlamento e usiamo quest'Aula per chiedere che il Ministro venga a rispondere delle cose di cui è competente e non di quello che dice un magistrato che - vivaddio - chiede di rispettare la Costituzione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Grazie, Presidente. Mi sembra che l'intervento del collega Giachetti ristabilisca un pochino sia le competenze, sia le esigenze di garantismo che in questo Parlamento devono contraddistinguere il rispetto della Costituzione. È evidente che siamo di fronte ad una scelta che potrà essere commentata, ma che deve essere confrontata con quello che sta accadendo attualmente nel mondo della giustizia, un arcipelago in cui ciascuno governa come meglio ritiene il COVID e in cui i diritti dei cittadini di difesa vengono conculcati, a torto o a ragione.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Che il Ministro, quindi, venga a riferire come mai è possibile che in tutta Italia i diritti nell'ambito della giustizia siano così variegati e così diversificati. Mi sembra che il problema carceri sia uno dei temi, ma oltre al problema carcerario, che è certamente importante e che va risolto sempre - lo ribadisco, in chiave di garantismo -, il carcere deve essere una misura indispensabile, non una misura normale; non ci sono processi che per essere processi devono essere carcerari e questo deve essere chiaro, in quanto è scritto nella Costituzione. Ma, soprattutto, ci chiarisca, il Ministro, come è possibile tollerare che l'arcipelago della giustizia abbia isole così diversificate: non c'è la possibilità di una unitaria lettura dei diritti, che il COVID-19 certamente non contribuisce a rendere utili. Allora, Forza Italia chiede, sempre in nome del garantismo che ci ha contraddistinto, che il Ministro venga a spiegarci perché nessuno parla in epoca di COVID-19 del mondo della giustizia, così pesantemente fustigato e così ignorato, al di là invece di atteggiamenti che probabilmente meriterebbero più attenzione, grazie.
PRESIDENTE. Grazie deputato Sisto. Ha chiesto di parlare la deputata Ferro. Ne ha facoltà.
WANDA FERRO(FDI). Grazie Presidente, per entrare un attimo di fatto nel dibattito che si è aperto e che vede una mia posizione rispetto al garantismo molto vicina a quella dell'onorevole Giachetti. Però vorrei chiedere al Ministro non soltanto di venire a riferire su che cosa sta avvenendo nelle carceri, con quel presupposto che credo accomuni tutti quanti qui dentro rispetto all'emergenza COVID-19 e, ovviamente, al giusto diritto e doveroso diritto di curare soprattutto chi si trova ovviamente nella fase di detenzione. Inoltre, vorrei chiedere anche di avere quei chiarimenti, che mai sono arrivati rispetto alle scarcerazioni, rispetto all'aumento degli stipendi dei direttori, rispetto alla richiesta, che più volte è venuta da questi banchi, proprio per la preoccupazione di altre ulteriori rivolte rispetto a quelle che si sono già registrate nel passato; di far scorrere le graduatorie rispetto ad un organico di Polizia penitenziaria - e mi riferisco sia alla parte dei militari che a quella dei civili - che potrebbero rafforzare nell'assistenza ma soprattutto nella garanzia affinché le carceri siano ben presidiate; uomini troppe volte messi allo stremo, dove gli straordinari non vengono pagati. Allora, sarebbe importante, rispetto alla richiesta che credo sia partita dal collega della Lega, avere qui il Ministro una volta per tutte per capire, per capire rispetto al passato, al presente ma soprattutto ad obiettivi futuri che, certamente, non vedono in questo momento, per quanto riguarda le carceri italiane, una situazione da terzo millennio. Garantismo sì, ma chiarezza altrettanto, grazie.
PRESIDENTE. La ringrazio deputata Ferro. Deputato Di Muro, su cosa vuole parlare? Perché per il suo gruppo ha già preso la parola un suo collega.
FLAVIO DI MURO(LEGA). Sì, grazie Presidente, sull'ordine dei lavori e su altro argomento; mi spiace perché avrei voluto interloquire con il Presidente…
PRESIDENTE. Dica, purché sia sull'ordine dei lavori; si dovrà accontentare di me.
FLAVIO DI MURO(LEGA). Grazie, perché al Presidente Fico i capigruppo di Commissione giustizia hanno rivolto recentemente una lettera di chiarimenti, quindi mi rivolgo a lei e per il suo tramite al Presidente Fico, perché è in corso di audizioni e di esame della I Commissione Affari costituzionali l'esame del “decreto Sicurezza”. Ovviamente, lungi da noi pensare di mettere all'ordine del giorno le modifiche di questi decreti in tempi di COVID-19 e di emergenza nazionale, però la maggioranza ha voluto questo, il Governo ha voluto questo, e ci ritroviamo in I Commissione ad affrontare questo tema. Bene, noi della Commissione giustizia chiediamo di partecipare ai lavori come i nostri colleghi della Commissione affari costituzionali, non perché vogliamo rallentare l'iter dell'esame del provvedimento ma perché vogliamo dare il nostro contributo anche tecnico, se mi permette, in quanto la maggior parte degli articoli di questo decreto verte in materia di giustizia: si introducono nuove fattispecie, si modifica il codice penale; gli articoli dal 6 al 13 intervengono in materie di carattere strettamente giudiziario. Quindi, Presidente, mi rivolgo a lei e per il suo tramite al Presidente Fico per chiedere anche in quest'Aula, visto che nella nostra Commissione ci è stata data risposta negativa, affinché si trattino in maniera condivisa e congiunta, in I e in II Commissione, le modifiche del “decreto Sicurezza”. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei. Deputato Zanettin, ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori?
PIERANTONIO ZANETTIN(FI). Sì, per associarmi alla richiesta del collega Di Muro, in quanto anche Forza Italia ha chiesto che il “decreto Immigrazione”, che è attualmente all'esame della I Commissione, venga trattato in maniera congiunta con la II Commissione, Commissione giustizia. Ciò perché, evidentemente, il del provvedimento è prevalentemente di competenza della giustizia e non si capisce come sia stato assegnato solo alla Commissione I; chiediamo, appunto, al Presidente Fico di rivedere la assegnazione. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei. A questo punto non mi pare che vi siano altre richieste di intervento. Ovviamente la Presidenza comunicherà al Presidente Fico le richieste che sono pervenute attraverso questi richiami sull'ordine dei lavori. A questo punto possiamo andare di seguito e non c'è bisogno di sospensione perché è decorso il termine di preavviso.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 107-569-868-2171-2255-A: Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi legati al sesso, al genere, all'orientamento sessuale e all'identità di genere.
Avverto che la componente Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo-ADC del gruppo Misto ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento, compresi quelli aggiuntivi concessi dalla Presidenza. La Presidenza consentirà ai deputati di tale componente lo svolgimento di un breve intervento della durata di un minuto per ciascun emendamento, per illustrare la posizione della componente da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.
Avverto, infine, che la Commissione ha presentato l'emendamento 6.800 , che è in distribuzione e su cui la Commissione bilancio ha espresso il prescritto parere. Sono altresì in distribuzione i subemendamenti riferiti all'emendamento 6.800.
Al riguardo, faccio presente che la Presidenza ha consentito al gruppo della Lega di segnalare per la votazione il subemendamento Turri 0.6.800.1 e che, conseguentemente, l'emendamento Alessandro Pagano 8.23 deve intendersi come non segnalato.
Ricordo che nella seduta del 29 ottobre è stato da ultimo respinto l'emendamento Turri 6.415.
Ha chiesto di intervenire il relatore, deputato Alessandro Zan. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO ZAN, . Grazie, Presidente. Chiedo di accantonare, proprio perché è intervenuto questo emendamento della Commissione e ci sono i subemendamenti che devono avere il parere, tutti gli emendamenti all'articolo 6, compreso l'articolo aggiuntivo, e passare all'articolo 7.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate su cui chiedo i pareri al relatore.
ALESSANDRO ZAN, . Presidente, i pareri sono tutti contrari, eccetto l'emendamento della Commissione bilancio 7.700.
ANDREA GIORGIS,. Parere conforme al relatore.
PRESIDENTE. Passiamo dunque all'esame degli identici emendamenti 7.400 Turri e 7.402 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Ha chiesto di parlare il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI(FI). Grazie, Presidente, buon pomeriggio. Ritorniamo nel merito di questa proposta di legge. Come abbiamo detto in chiusura dell'altra seduta ad essa dedicata, questa seconda parte della norma sarebbe assolutamente pleonastica, soprattutto perché la prima parte mette in sicurezza, dal vostro punto di vista, quell'opera di polizia del pensiero alla quale abbiamo fatto costantemente riferimento; questa seconda parte della norma, che riguarda invece la pulizia del pensiero, sarebbe veramente inutile e superflua, se il vostro intendimento fosse stato unicamente quello di mettere al riparo da atti di discriminazione e di violenza le persone a motivo del loro orientamento sessuale. Questo articolo in particolare, l'articolo 7, prevede l'elaborazione di una strategia nazionale con cadenza triennale che vada a operare nel mondo dell'educazione e dell'istruzione - educazione e istruzione -, nel mondo del lavoro, della sicurezza, comprese le carceri, nel mondo della comunicazione e dei .
Lei, Presidente Rampelli, che è persona attenta, capisce che qui si tratta di un'azione volta a stabilire una pulizia del pensiero, cioè a determinare ciò che le persone possono o non possono pensare, e di conseguenza ciò che le persone possono o non possono esprimere. Per questo motivo, e chiudo, invito le colleghe e i colleghi a votare favorevolmente ai nostri emendamenti soppressivi di questo intero articolo proprio perché, da un lato, non intacca la prima parte della norma, che avete già messo in cassaforte, dall'altro lato, previene questa azione di pulizia del pensiero, che è veramente inutile e pericolosa.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 7.400 Turri e 7.402 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.403 Turri.
Ha chiesto di parlare il deputato Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Grazie, Presidente. Si corre il rischio, non valutando correttamente questo emendamento, di discriminare nel tentativo di non discriminare, perché il testo dell'articolo 7 non si occupa semplicemente di una previsione normativa ma di un programma di strategia riferito ad una diffusione della cultura che si vorrebbe costituzionale, e quindi, come tale, la limitazione contenuta nel testo, prevenzione e contrasto delle discriminazioni per motivi legati all'orientamento sessuale e all'identità di genere, in assenza di un'altra strategia analoga per i principi costituzionali corre il rischio di essere, ripeto, discriminatoria nell'ambito dei beni costituzionali. La proposta dei colleghi, che mi sembra in qualche modo riequilibri questo rischio, ogni forma di discriminazione in attuazione dei principi di uguaglianza e di pari dignità sociale sanciti dalla Costituzione e dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, ha un doppio pregio.
Innanzitutto il richiamo alla disciplina europea, ma soprattutto riporta la strategia informativa su un campo più ampio, più costituzionale. Cioè non è corretto, a mio avviso, una volta che si fa strategia, limitarla semplicemente ad una strategia di discriminazione sugli orientamenti sessuali. Una strategia comunicativa deve riguardare tutte le forme di disuguaglianza, nessuna esclusa. È un'occasione che non possiamo perdere: nel momento in cui noi ci accingiamo ad offrire al legislatore o dal legislatore a coloro che devono in qualche modo diffondere una cultura di matrice costituzionale un'occasione didattica, credo che l'occasione non possa essere limitata semplicemente ad alcuni parametri, ma vada, proprio per una questione di unicità della , estesa a tutto quello che riguarda le disuguaglianze. L'espressione mi sembra proprio felice: dei principi di uguaglianza e pari dignità sociale sanciti dalla Costituzione.
Si corre il rischio, per amor di - diciamo così - cultura di parte, per una sorta di bandierina che si vuole piantare su questi temi, di addirittura andare contro la prospettiva di crescita strategico-culturale. Cioè diventa questa semplicemente un'occasione per portare un pezzo di una certa cultura; è quello che noi vogliamo evitare. Forza Italia è un partito che fa della libertà di cultura un punto di partenza e, se noi siamo coerenti con questa nostra libertà di cultura, non possiamo consentire che, quando c'è una strategia di comunicazione di beni di rango costituzionale, la strategia sia limitata.
Mi sembra che si tratterebbe, questa sì, di una violenza culturale che difficilmente sarebbe compatibile con quello che può essere uno sforzo opportuno, valido, di diffusione di una cultura contro le disuguaglianze, per ribadire tutte le uguaglianze e tutte, come posso dire, le difettosità sotto il profilo delle discriminazioni. Ecco perché io pregherei i colleghi di valutare favorevolmente questo emendamento che, lungi dall'essere di parte, corre il rischio di essere di tutti, cioè di essere di matrice davvero costituzionale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.403 Turri, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Abbiamo votato quasi tutti, tranne le tribune, che hanno il medesimo problema, citato poc'anzi, di connessione, quindi dobbiamo pazientare ancora un pochino. Abbiamo votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.471 Lupi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Ci sono i tecnici al lavoro, quindi dobbiamo attendere. Abbiamo votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.460 Giannone. Ha chiesto di parlare il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI(FI). Grazie, Presidente. Due rapide osservazioni. La prima: l'emendamento Giannone, Lupi e Silli è nuovamente un emendamento realista e di buonsenso. Perché? Prima considerazione: nei e nella comunicazione, la tematica sulla quale ci stiamo accapigliando in queste settimane, in questi giorni qui, in Aula, è già abbondantemente superata. Non vi è non vi è programma televisivo, non vi è programma di intrattenimento in cui l'orientamento sessuale non sia una cosa che le persone liberamente scelgono quale attribuirsi; ciò è una cosa ampiamente sdoganata e basta accendere un qualsiasi canale televisivo o guardare qualsiasi serie Tv per accorgersene. E, quindi, in questo senso l'emendamento è un emendamento di realismo, perché dice: è inutile sottolineare e chiedere una cosa che c'è già. Altrimenti - seconda e ultima considerazione - si corre il rischio di andare a conseguenze paradossali, per esempio, ve ne dico alcune. La prima: di questo passo, nelle nei programmi, si dovrebbe impedire di poter chiedere a una donna incinta se il bambino che ha atteso è maschio o femmina. Cosa che può sembrare ridicola e paradossale, ma pochi giorni fa, la celebre modella Emily Ratajkowski, su - la signora Ratajkowski è incinta -, ha detto che aspetterà fino al diciottesimo compleanno della sua creatura per fargli scegliere a quale sesso appartiene. Di conseguenza paradossale e, in conseguenza paradossale, tutti i nomi maschili o femminili verranno aboliti, perché l'unico nome che almeno a me risulti che qui, in Italia, sia usato per maschi e femmine è Andrea, per cui, come diceva un vecchio film, ci chiameremo tutti Andrea. Ultima considerazione, sempre sul filo del paradosso - ma, poi, le conseguenze logiche di una posizione di partenza paradossale diventano queste -, arriveremo nelle ma anche nella realtà, all'abolizione degli specchi, perché, quando passi davanti a uno specchio, lo specchio ti rimanda a chi sei e, quindi, a quale genere appartieni. Allora, e chiudo, Presidente, veramente io invito le colleghe e i colleghi su questo emendamento a fare uno sforzo di ragionevolezza, ad accogliere questo emendamento, al quale unisco la mia firma, per evitare di cadere nel paradosso e nella illogicità, ma, d'altro canto, chi va contro l'evidenza, chi va contro la realtà diventa, paradossalmente, non più libero, ma, appunto, schiavo di queste conseguenze paradossali.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.460 Giannone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.501 Giannone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.700, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Intendo precisare che l'emendamento è formulato dalla V Commissione (Bilancio).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
Abbiamo adesso l'emendamento 7.0404 Lupi, su cui non era stato espresso il parere né dalla Commissione né dal Governo. Quindi, lo chiedo perché è un emendamento aggiuntivo, in modo che possa rimanere agli atti…
ALESSANDRO ZAN, . Contrario, Presidente.
PRESIDENTE. … il parere contrario della Commissione.
Il Governo?
ANDREA GIORGIS,. Conforme al relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 7.0404 Lupi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ALESSANDRO ZAN, . Grazie, Presidente. Identici emendamenti 8.1 Lucaselli, 8.400 Turri e 8.401 Bartolozzi, contrario; 8.402 Tomasi, contrario; 8.700, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento, favorevole; 8.7 Varchi, contrario; 8.25 Maschio, contrario; 8.403 Turri, contrario; 8.404 Turri, contrario; 8.405 Turri, contrario; 8.406 Turri, contrario; 8.407 Turri, contrario; 8.408 Maschio, contrario; 8.02 Magi, invito al ritiro, da accogliere eventualmente come ordine del giorno, Presidente; 8.01 Magi, ugualmente invito al ritiro, da accogliere eventualmente come ordine del giorno; 8.0400 Bartolozzi, contrario.
ANDREA GIORGIS,. Conforme al relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 8.1 Lucaselli, 8.400 Turri e 8.401 Bartolozzi.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.402 Tomasi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 8.700, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo. Si tratta, infatti, di un emendamento della V Commissione (Bilancio).
Ha chiesto di parlare il deputato Paolini. Ne ha facoltà.
LUCA RODOLFO PAOLINI(LEGA). Presidente, voglio fare solo notare che già queste cose sono state finanziate quest'estate con una delle varie leggi economiche e, quindi, è un'ulteriore somma che vorrebbero ricevere queste associazioni per sostenere questa cosa; quindi, appare veramente un mezzo surrettizio per chiedere altri soldi, senza capire esattamente ciò. Ricordo, infatti, che hanno già avuto e che - mi pare - questa cosa è stata finanziata con 4 o 8 milioni (4 sicuri, forse 8). Quindi, dichiaro il voto contrario. Suggerirei di ritirarlo o il voto è contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.700, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
A seguito dell'approvazione dell'emendamento 8.700, risultano preclusi tutti i restanti emendamenti riferiti all'articolo 8, nonché la votazione dell'articolo stesso.
Passiamo agli articoli aggiuntivi presentati all'articolo 8.
Abbiamo l'emendamento 8.02 Magi, con un invito al ritiro. Il firmatario accoglie l'invito, quindi l'emendamento 8.02 Magi si intende ritirato. Stessa cosa - immagino - per l'emendamento 8.01 Magi; va bene.
Quindi, passiamo alla votazione dell'emendamento 8.0400 Bartolozzi.
Ha chiesto di parlare la deputata Bartolozzi. Ne ha facoltà.
GIUSI BARTOLOZZI(FI). Presidente, veramente molto velocemente, perché non comprendo il parere contrario del relatore e del Governo se non sulla motivazione che la Commissione bilancio, prevedendo un incremento di spesa, aveva dato parere contrario; però non possiamo creare discriminazione e discriminazione. Sapete come la penso: non si fanno riforme se non si aggiungono risorse; lì abbiamo messo i 4 milioni per le associazioni che proteggono le persone LGBT; benissimo, ma dovrebbe essere incrementato il Fondo attuale, che prevede il ristoro per le altre vittime, che attualmente è fermo a 3 miliardi, e noi vi chiediamo di aumentarlo da 3 a 4.
Il parere è contrario solo perché non si trovano i fondi e perché c'è il parere contrario della Commissione bilancio: sinceramente non mi soddisfa. Quindi, per non creare discriminazione a discriminazione, chiederei quantomeno garbatamente al relatore un invito al ritiro e, poi, lo ripresenterei come ordine del giorno. Ma non si può pensare di non mettere risorse, quando si fanno lotte di questo genere. Uguali per tutti, relatore! Grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il relatore, deputato Zan. Prego.
ALESSANDRO ZAN, . Invito al ritiro, grazie.
PRESIDENTE. Deputata Bartolozzi? C'è un invito al ritiro, che accoglie. Quindi, l'articolo aggiuntivo 8.0400 si intende ritirato.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate
Relatore?
ALESSANDRO ZAN, . Grazie, Presidente, sono tutti contrari.
ANDREA GIORGIS,. Pareri contrari, conforme al relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 9.400 Palmieri e 9.401 Turri.
Ha chiesto di parlare il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI(FI). Presidente, grazie. Anche questo emendamento è un emendamento superfluo e inutile, ma al tempo stesso rivela le vere intenzioni dei proponenti della legge. Perché è superfluo e inutile? Come dice la seconda parte del testo di questo articolo, l'Istat compie già dal 2011 una rilevazione periodica, che analizza come le discriminazioni vengono sviluppate, per così dire, nel nostro Paese. Quindi, da questo punto di vista, l'articolo è inutile, perché l'Istat fa già un'azione in questo senso.
Perché, però, è rivelativo? È rivelativo perché, se andiamo a leggere la prima parte dell'articolo, laddove si dice che si chiede questa indagine per stabilire e fare un monitoraggio delle politiche di prevenzione. Allora, il monitoraggio delle politiche di prevenzione, che qui viene auspicato, che cos'è? È poter valutare l'azione di pulizia del pensiero, attuata con gli articoli 6 e 7: scuola, mondo dell'educazione, mondo del lavoro, mondo dei Allora, si tratta di stabilire questa azione di pulizia del pensiero che risultati sta avendo. Per questo - e chiudo - è rivelativo della vera intenzione alla base dell'intendimento della maggioranza: in questa seconda parte della legge, affiancare - e non mi stancherò mai di ripeterlo - alla polizia del pensiero, prevista nella prima parte della norma, questa pulizia del pensiero. E così il cerchio si chiude.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolini. Ne ha facoltà, per un minuto.
LUCA RODOLFO PAOLINI(LEGA). Presidente, questa norma inutile, come ha detto il collega Palmieri, è una forma di profezia che si auto-avvera. Si creano prima con la legge le condizioni necessarie, per creare quel clima di denuncia e di sospetto, che oggi non c'è.
E ce l'ha detto l'OSCAD: i casi sono pochissimi, nonostante quello che dicono. Grazie a Dio, sono pochissimi, aggiungo. Allora si crea una aggiunta a quelle rilevazioni, che già fanno sia le prefetture, che il Ministero dell'Interno, che l'OSCAD, che le associazioni, che l'Istat, per far vedere che poi il problema c'è. Invece no! Il problema non è così grave, come ci vogliono far credere, ma si vuol creare un meccanismo, per poi far sì che diventi apparentemente più grave. Una denuncia non è una condanna evidentemente. Se tu fomenti denunce per azioni minimali o addirittura poli-interpretabili, è chiaro che poi aumenteranno le denunce, che finiranno magari con tante archiviazioni e tante assoluzioni, ma intanto avrei rovinato la vita di persone, solo perché magari avranno osato dire che la famiglia naturale, forse, è meglio della famiglia non naturale. Ecco a cosa serve questo articolo! Votate contro signori del PD, almeno voi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 9.400 Palmieri e 9.401 Turri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.403 Di Muro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.404 Di Muro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.405 Di Muro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 9.406 Giannone, parere contrario della Commissione e del Governo.
Ha chiesto di parlare il deputato Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Grazie, Presidente. Direi che questo articolo 9, nella parte che si intende emendare con questo emendamento 9.406, costituisce una sorta di confessione un po' freudiana di questa legge. Infatti, io non ho mai avuto la possibilità di capire come si possano misurare le opinioni. Misurare le opinioni significa che in qualche modo questa non è una legge che tende a proteggere dei valori e dei beni di rilevanza costituzionale, ma semplicemente a formare una sorta di opinionismo, molto di parte, molto di coccarda, molto di provenienza e molto parziale, su determinati temi. Qui non si tratta di una sensibilità, ma si tratta di misurare una opinione. Allora che una legge possa prescriverlo - ripeto -, il richiamo è freudiano, perché ci siamo battuti e ci batteremo sempre contro i reati di opinione. Qui addirittura, ai reati di opinione, aggiungiamo le statistiche di opinione, cioè un paradosso nei paradossi.
Questa è la prova, la prova del nove, che questa, lungi dall'essere una normativa che vuole far crescere, vuole far decrescere un Paese, introducendo, sulla scorta di una pretesa battaglia culturale, delle categorie giuridiche e anche statistiche assolutamente inaccettabili. Noi questo lo denunciamo sul piano sistematico.
Riveliamo che questo tentativo di sopraffazione delle categorie giuridiche - ma anche logiche - dovrà necessariamente trovare un assestamento - io mi auguro quanto prima - perché poi i numeri possono essere utili, ma i numeri servono semplicemente per superare un primo tempo. Poi c'è un secondo tempo, i tempi supplementari, i calci di rigore e chissà che i calci di rigore, con questo sfascio che questo Governo sta ponendo in essere in questo momento, non possano convincerci che tutto questo deve finire.
Io denuncio, Presidente, pubblicamente, un tentativo direi continuo - e mi dispiace molto che ci siano, diciamo così, persone che in qualche modo avrebbero la possibilità di arrestarlo - di sopraffazione dei princìpi fondanti del sistema. Non c'è maggioranza che tenga allorquando si attaccano i reati di opinione e addirittura le statistiche di opinione: non c'è nulla che possa giustificare questo atteggiamento, neanche un momento di emergenza. Chiudo, Presidente, insistendo che questo emendamento sia approvato e sia votato a tutela dei minimi canoni di un Paese civile e che abbia nella Costituzione un punto di riferimento. Dopo i reati di opinione, le statistiche di opinione? Arriveremo al Governo di opinione, in cui si governerà semplicemente sulla scorta di un parere. Io credo che siamo veramente al fondo, ma come questo Governo ci ha insegnato non c'è mai un fondo che si possa raggiungere .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolini per un minuto. Ne ha facoltà.
LUCA RODOLFO PAOLINI(LEGA). Grazie Presidente. Se credessi che Sisto può leggere il pensiero, direi che mi ha letto nel pensiero perché volevo dire pressappoco le stesse cose. La statistica misura generalmente fatti e dai fatti deduce quello che fa nel futuro. Qui si chiede di misurare anche le opinioni! Sono gli istituti di sondaggio che misurano le opinioni! Qui si vuol sapere in anticipo - o meglio in modo statistico - cosa pensa la gente di questa legge. È una cosa incredibile e rivela il vero scopo, il vero scopo che è quello di fare il lavaggio del cervello, cioè condizionare soprattutto le generazioni future. Da qui la proposta di portare anche nelle scuole elementari e medie: una vergogna e ! Io voglio capire come si spiegherà a un ragazzino di dieci anni a contrastare l'omofobia o la transfobia se non gli si spiega prima cos'è un trans! Io ho chiesto - e lo chiederò anche dopo - e questo rientra in questa logica qui: misurare le opinioni. Ma come si fa a non votare un emendamento del genere, signori del Pd!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ciro Maschio. Ne ha facoltà.
CIRO MASCHIO(FDI). Grazie, Presidente. I miei colleghi mi hanno preceduto, ma perché chiunque legga questa norma capisce che un emendamento apparentemente banale tradisce la vera intenzione di questo progetto di legge che denunciamo fin dall'inizio, quella di introdurre dei reati di opinione di mettere in galera chi la pensa diversamente da loro e di misurare statisticamente quali sono le opinioni! Stiamo parlando di opinioni, garantite dall'articolo 21 della Costituzione, in barba al quale volete monitorare chi sta dalla parte giusta del tribunale d'inquisizione e chi invece va monitorato, per poi possibilmente essere perseguito. Non è accettabile e il voto contrario a questo emendamento sarebbe la conferma di qual è l'ideologia distorta che sta dietro a questo progetto di legge .
PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Forza Italia ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento, compresi quelli aggiuntivi concessi dalla Presidenza. La Presidenza consentirà ai deputati di tale gruppo lo svolgimento di un breve intervento della durata di un minuto per ciascun emendamento per illustrare la posizione del gruppo, da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.
Ha chiesto di parlare il deputato Sgarbi e poi il relatore Zan. Ne ha facoltà. Prego, ha un minuto.
VITTORIO SGARBI(M-NI-USEI-C!-AC). È evidente che l'articolo in esame contraddice l'articolo 21 della Costituzione in modo grave, soprattutto relativamente alla parola “opinioni”. Ma è anche vero che c'è un grave errore di grammatica, perché le opinioni non hanno dimensioni: non sono come falli, misurabili per lunghezza e per diametro, quindi non puoi misurare le opinioni, non puoi misurare la discriminazione …
PRESIDENTE. Deputato Sgarbi …
VITTORIO SGARBI(M-NI-USEI-C!-AC). La discriminazione è senza misura! Non ce n'è un po' di più o un po' di meno! Votare questo vuol dire votare contro la grammatica! Non c'è la misura della discriminazione: un po' di più, un po' di meno! Non c'è la misura della violenza: la violenza è violenza, non è di più o di meno! Chi vota questo articolo vota contro la grammatica e vuol dare misura a opinioni, violenza, discriminazioni e perfino alle caratteristiche. Le caratteristiche sono senza dimensioni!
VITTORIO SGARBI(M-NI-USEI-C!-AC). È grottesco, patetico e ridicolo!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il relatore Zan. Prego.
ALESSANDRO ZAN, . Presidente, giusto per fare chiarezza. In Commissione noi abbiamo cambiato questo termine, proprio su richiesta delle opposizioni, che non volevano la parola “atteggiamenti”, che era un altro termine usato a fini statistici. Ecco perché siamo arrivati, proprio in Commissione, dopo anche un lungo dibattito, ad inserire “opinioni”, anche mi pare dentro una concordia complessiva su questo termine, che - ricordo - è un termine di natura esclusivamente statistica, per misurare appunto i pareri, le opinioni, appunto, della popolazione in merito ad un determinato fenomeno; pertanto non stiamo sondando le opinioni della popolazione nel senso che si intendeva prima.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.406 Giannone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'articolo 9. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Muro. Prego.
FLAVIO DI MURO(LEGA). Intanto per esprimere il voto contrario del gruppo della Lega all'articolo 9 e per chiederle di valutare il voto segreto su questo articolo, perché evidentemente incide sulla di ogni cittadino, quindi anche sui diritti di libertà e quindi, ai sensi dell'articolo 49, ravvediamo le motivazioni per il voto segreto. Siamo in un contesto assolutamente surreale, Presidente - lo dico anche ai colleghi -, perché è la seconda settimana che discutiamo di una legge contro l'omofobia e la transfobia, con tutti i problemi emergenziali che abbiamo in Italia, ma, tant'è, abbiamo delle opinioni diverse anche sulle priorità di questo Paese. Ancora più ridicolo è che stiamo discutendo su come gli uffici dell'Istat devono riorganizzare i lavori per fare i loro sondaggi. Mi sembra una situazione assolutamente paradossale e non è questo ciò che ci chiedono di fare oggi gli italiani. Ma ancora più strano è votare un articolo che prevede, fra tre anni, di fare un sondaggio per capire quali strumenti legislativi dobbiamo mettere in atto per combattere queste forme di discriminazione. Se stiamo approvando una legge, evidentemente c'è una base di studi, di raffronti, di confronti che ci ha portato a fare questa legge, a votare questa legge, quindi a cosa serve spendere soldi pubblici? Su questo vorrei fare una precisazione: è vero che apparentemente non spendiamo nuovi soldi pubblici, ma nel momento in cui utilizziamo l'Istat…
FLAVIO DI MURO(LEGA). … con le risorse dello Stato già stanziate per questo istituto, noi andiamo ad incidere lo stesso sui soldi degli italiani, sui soldi delle tasse degli italiani, che spendiamo per organizzare l'Istat.
PRESIDENTE. Deve chiudere, ha esaurito il suo tempo.
FLAVIO DI MURO(LEGA). Quindi anche per questo, Presidente, le chiedo di valutare il voto segreto ed esprimo il voto contrario del gruppo della Lega .
PRESIDENTE. Di Muro, la richiesta di scrutinio segreto non può essere accolta in quanto il contenuto dell'articolo 9 non è riconducibile ad alcuna delle materie di cui all'articolo 49 del Regolamento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 .
Avverto che gli emendamenti riferiti all'articolo 10 sono preclusi a seguito dell'approvazione dell'emendamento 8.700, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento, che, nella sua parte consequenziale, recava la soppressione dell'articolo 10.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico emendamento presentato al titolo, Tit. 1 Noja. Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ALESSANDRO ZAN, . Presidente, il parere è favorevole.
ANDREA GIORGIS,. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI(FI). Presidente, “in coerenza”, due parole. In coerenza con tutti i voti che abbiamo espresso la settimana scorsa, ovunque ricorreva la parola “disabilità”, noi non possiamo votare che a favore; ma altrettanto in coerenza con quello che abbiamo detto la settimana scorsa, non possiamo che continuare a lamentare il fatto che questo inserimento tardivo, sia stato fatto tatticamente, con l'unico scopo di convincere e motivare al voto favorevole le colleghe e i colleghi di maggioranza che hanno e continuano ad avere forti dubbi su questa legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolini. Ne ha facoltà, per un minuto.
LUCA RODOLFO PAOLINI(LEGA). Presidente, l'avevo già detto in precedenza e lo ripeto: l'inserimento di questa categoria dei disabili, lo dissi già nella discussione generale, è stata solo strumentale. Tant'è vero che è stata inserita dopo, per venire incontro ad una nostra obiezione fondamentale: che se uno in un locale nascondeva, per non farli vedere, per non dequalificare il locale, un gruppo di disabili, non incorreva in nessuna sanzione con questa legge; se invece nascondeva in una sala separata un gruppo di transessuali vestiti come ballerine di Maracanà, allora sarebbe incorso nella legge. Di fronte a questa obiezione, che ho fatto ben presente in Commissione, si sono resi conto, anche grazie al richiamo ad una legge americana del 1998, che era insostenibile escludere quella categoria e l'hanno inserita strumentalmente (bene, per carità, abbiamo votato a favore), ma dimenticando altre categorie; e qui è il della legge, che ne rivela la natura ideologica e strumentale .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tit. 1 Noja, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Ricordo che erano stati accantonati tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 6, compresa la votazione dell'articolo e dell'emendamento 6.01 Montaruli.
Chiedo a questo punto al relatore, deputato Zan, come intenda procedere. A lei la parola.
ALESSANDRO ZAN, . Chiedo una sospensione di circa mezz'ora, Presidente, per dare il parere sui subemendamenti.
ALESSANDRO ZAN, . Possiamo anche fare venti minuti .
PRESIDENTE. Il relatore chiede allora la sospensione di 20 minuti, non mi pare che vi siano controversie particolari. Ha chiesto di parlare, deputato Borghi?
La seduta è sospesa per 30 minuti e riprenderà alle ore 18.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
Avverto che sono a questo punto esauriti anche gli ulteriori tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza per gli interventi a titolo personale. Essendo stata avanzata richiesta da parte del gruppo di Forza Italia di un ulteriore ampliamento dei tempi, la Presidenza concederà in via del tutto eccezionale a tale gruppo e agli altri gruppi che ne facciano richiesta un ulteriore tempo aggiuntivo, pari a un terzo rispetto a quello originariamente previsto. Chiede di parlare il deputato Di Muro. Ne ha facoltà.
FLAVIO DI MURO(LEGA). Presidente, sull'ordine dei lavori, per chiedere anche per il gruppo della Lega i tempi aggiuntivi che ha appena concesso ai colleghi di Forza Italia.
PRESIDENTE. Perfetto. Deputato Zucconi? A lei la parola.
RICCARDO ZUCCONI(FDI). Sì, per associarmi alla richiesta dei tempi aggiuntivi, grazie.
PRESIDENTE. Perfetto. Non ci sono altre richieste di intervento, anche Lupi, per il gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI- Cambiamo!-Alleanza di Centro.
Avverto che la Commissione bilancio ha espresso il parere sui subemendamenti riferiti all'emendamento 6.800 della Commissione, che è in distribuzione .
Chiedo al relatore e al rappresentante del Governo di esprimere il parere sull'emendamento 6.800 della Commissione e sui subemendamenti ad esso riferiti.
ALESSANDRO ZAN, . Grazie, Presidente. Sull'emendamento 6.800 il parere è favorevole, mentre sui subemendamenti i pareri sono contrari.
FEDERICO D'INCA',. Parere conforme.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.500 Giannone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione… Chiedo scusa, annulliamo la votazione. Aveva chiesto la parola, senza farsi notare più di tanto, il deputato Pagano, gliela concediamo comunque. Prego, a lei la parola, deputato Pagano.
ALESSANDRO PAGANO(LEGA). Grazie, Presidente, nei pochissimi minuti che abbiamo a disposizione - perché il contingentamento ha ucciso il dibattito e di conseguenza qualsiasi cosa oggi viene proposta non trova sostanzialmente contraddittorio - evidenziamo un'assoluta gravità in questo emendamento proposto dalla Commissione, condizionato largamente dalla maggioranza, che dice sostanzialmente questo e vi prego di fare attenzione perché tutti avete bambini piccoli: qui, i figli in un Parlamento giovane sono in abbondanza, specialmente in età tenera. Dicevo, l'emendamento 6.800 afferma - e salto tutti i passaggi intermedi, gli intercalari - che “Le scuole (…)” - quindi non dice quali scuole, le scuole di ogni ordine e grado a questo punto, è ovvio, è normale, la si intenderà sicuramente così, pubbliche – “provvedono alle attività di cui al precedente periodo (…)”, cioè sostanzialmente a trattare l'argomento di che trattasi. Con il subemendamento 0.6.800.1, la Lega mette in evidenza un concetto, invece, largamente condiviso, cioè il fatto che non è possibile che questo emendamento possa essere portato avanti nelle sedi che stiamo trattando. Perché? Perché è evidente che una cosa è trattare il diciottenne, il diciassettenne, che da un certo punto di vista è ormai lanciato a una decisione che è personale e che attiene al suo livello, un conto è farlo con un bambino piccolo. E con questo emendamento, i bambini piccoli, quindi scuola elementare ma anche scuola media, evidentemente sono già lanciati in un progetto didattico, che non si fermerà più soltanto nel giorno della festa, ma va anche oltre.
Ora, guardate che cosa succederà. Ve lo dico prima, in maniera tale che nessuno poi un giorno dica: è successo a mio figlio qualche cosa e io non ne sapevo niente. Il Dipartimento di pubblica istruzione sta indagando in questo momento sulla denuncia di una bambina di cinque anni che è stata aggredita sessualmente da un compagno di classe maschio, a cui è stato permesso di accedere al bagno delle femminucce. Dal 2017 sono stati documentati 130 casi - 130 casi! - di maschi biologici, accusati di usare, con la scusa dell'identità di genere, il bagno, lo spogliatoio, e di prendere di mira, quindi, ragazzine a fini voyeuristici o di vera e propria violenza sessuale. Se passa tutto questo, signori e cari colleghi, questo diventerà la norma. E nel caso un genitore si volesse opporre tutte queste fattispecie, rischia di essere portato in tribunale col rischio di essere omofobo. Allora qui c'è poco da ragionare e da discutere. Questa è vita reale, questi sono casi concreti, questi sono fatti che si verificano tutti i giorni e noi oggi abbiamo il dovere di evidenziarli, perché, ripeto, il dibattito è stato compromesso dal sistema, dal tatticismo che la maggioranza ha voluto portare avanti per inibire il dibattito, perché di questi argomenti noi ne abbiamo a iosa. Io ritengo che ciascuno di voi debba farsi, oggi, sì, veramente un proprio esame di coscienza, ma non pensando alle generazioni future, a quello che potrebbe accadere un giorno o a quelli che sono i ragazzi di oggi cosa saranno domani, ma a quello che accadrà ai vostri figli e sulla necessità che voi li educhiate secondo quello che è il vostro progetto educativo; fermo restando che ciascuno, poi, quando è grande, possa fare quello che vuole: ringraziando Iddio, la libertà è anche questa. Ma non può essere compromesso un percorso pedagogico e psicologico di un bambino di scuola materna: tre, quattro, cinque, dieci anni, dodici anni, tredici anni. Questo non lo dico io, ma il buonsenso dice che non può essere assolutamente né condiviso, né portato avanti. Vi prego di fare attenzione e di meditare profondamente su questo emendamento che propone la Commissione e quindi sulla necessità, da parte del Parlamento stesso, di abrogarlo con il nostro emendamento, che naturalmente è aperto anche alla condivisione di altre firme.
PRESIDENTE. Se non ci sono altre richieste di intervento, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.500 Giannone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo agli identici subemendamenti 0.6.800.1 Turri e 0.6.8002 Palmieri. Ha chiesto di parlare il deputato Palmieri. Gli concediamo volentieri la parola. Prego.
ANTONIO PALMIERI(FI). La ringrazio, soprattutto per il “volentieri”. Mi rivolgo al relatore Zan e alla maggioranza perché veramente hanno sprecato l'ennesima occasione per dimostrare che quello che diciamo in quest'Aula da tanti giorni non era vero; ed è un rammarico vero da parte mia e da parte nostra, perché questa era una grande opportunità per loro. Anche perché, quello che loro vogliono fare con questa giornata già c'è, è notizia di ieri, a Torino: il consiglio comunale di Torino ha deliberato che gli insegnanti dei nidi e delle scuole dell'infanzia della città di Torino dovranno andare “a scuola di genere”.
Allora, tra le motivazioni di questa scuola di genere, alla quale verranno sottoposte maestri e maestre delle scuole d'infanzia e dei nidi di Torino, viene indicato questo, vengono indicate tante cose: promuovere la cultura della parità di genere, riconoscere e saper decostruire a livello educativo didattico gli stereotipi sessisti, eccetera, eccetera. Ma - e chiudo - voglio portare la vostra attenzione su una delle motivazioni che ci riporta a quei paradossi dei quali ho parlato un'ora e mezza fa in quest'Aula, cioè a dire - udite udite - che l'intendimento di questa scuola di genere sarebbe quello di “perfezionare le pratiche educative affinché le bambine e i bambini possano decidere quali sono i loro percorsi”. I loro percorsi professionali? I loro percorsi di vita? Allora, se si vuole andare a imporre a dei bambini e delle bambine così piccole di predisporre, attraverso l'educazione di genere, i propri percorsi professionali, capite che ricadiamo in quelle conseguenze illogiche e paradossali per chiunque, per le quali verrà veramente proibito di chiedere a una mamma in attesa se ha nel suo grembo un bimbo maschio o oppure una bambina, una femmina, e verrà veramente proibito ai bambini e alle bambine di guardarsi allo specchio per non cogliere la differenza. Insomma, ricadiamo in questi paradossi, in questi paradossi che portano alla pulizia del pensiero della quale abbiamo parlato in tutti questi giorni. Per questo, c'è ancora la possibilità di poterli fermare e la possibilità è attraverso un voto saggiamente espresso, grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei deputato Palmieri. Non ci sono altre richieste di intervento, pertanto pongo in votazione
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Turri 0.6.800.1 e Palmieri 0.6.800.2, con parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palmieri 0.6.800.3, con parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento Palmieri 0.6.800.4.
Ha chiesto di parlare Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI(FI). Grazie Presidente, molto rapidamente, con questo emendamento si chiedeva di aggiungere dopo la parola “le scuole”, “secondarie di secondo grado” cioè, a dire, di mettere al riparo - perché di questo si tratta - le bambine e i bambini fino al compimento del primo ciclo di studi, cioè fino al compimento della terza media. Aggiungo: è evidente che un'azione diciamo educativa da un lato, rieducativa dall'altro, non va e non può essere applicata addosso a queste bambine e a questi bambini. Noi vi chiediamo veramente di ripensarci, attraverso la libera espressione del voto. Non si mette in discussione la norma; si intende solamente, con buon senso e realismo, capire la realtà, capire, come diceva il collega Di Muro giovedì scorso, se ben ricordo, che parliamo con bambini che non sanno cosa vuol dire omotransfobia, non sanno ciò di cui parliamo, ciò di cui parlate in questa legge. Allora, perché andare a confondere e a turbare i bambini: perché? Soprattutto, aggiungo e l'ho già detto altre volte e chiudo Presidente: l'indottrinamento è cosa ben diversa dall'educazione.
L'educazione, come abbiamo detto, comporta tempo, pazienza, ascolto, apertura - quello sì -, apertura rispetto alla differenza, cioè la differenza che c'è tra un bambino o una bambina della scuola elementare e un ragazzo maggiorenne o quasi delle scuole superiori. L'indottrinamento è una cosa che vi si ritorcerà contro, anche perché oggi non c'è solo la scuola, c'è un mondo di comunicazione e di messaggi che arrivano a ciascuno di noi, a ciascuno dei nostri figli, a ciascuna delle nostre figlie e che saranno di segno uguale e contrario, di pura reazione rispetto a quello che voi tenderete, con la forza - perché di questo si tratta - di inculcare. Chiudo veramente: non venitemi a dire che c'è la libertà di insegnamento, perché in quale consiglio di classe dovremmo andare a trovare insegnanti, maestre e maestri coraggiosi, i quali vogliano sfidare la minaccia di una denuncia penale da parte di una collega o di un collega? Questo è il punto. Su questo punto avete ancora tempo: fermatevi, esprimete un voto di buonsenso; lo dico a quanti - ed è così - nella maggioranza sono dubbiosi, sanno che state commettendo un abuso, state mettendo le basi per un arbitrio; è un atto - questo sì! - di vera violenza. Fermatevi, siete ancora in tempo, siamo ancora in tempo in quest'Aula, grazie .
PRESIDENTE. Grazie a lei deputato Palmieri. Ha chiesto di parlare il deputato Paolini, per un minuto. Anzi, cinque minuti. Ne ha facoltà.
LUCA RODOLFO PAOLINI(LEGA). Sì grazie Presidente, questo emendamento è sacrosanto perché toglie ogni dubbio. L'abbiamo chiesto e richiesto: non snaturerebbero in nulla il senso politico, morale, etico, come volete della norma, semplicemente circoscriverebbe ad alunni che hanno almeno superato le scuole medie, il fatto di parlare di queste tematiche. Io mi chiedo come si fa, cioè mi piacerebbe che me lo spiegasse qui il deputato Zan, a parlare a un bambino di 6 o 7 anni, o 8 anni, alle elementari, o di 11 o 12 alle medie, per spiegargli cos'è, per spiegargli che è brutto essere omotransfobici senza entrare nel concetto di omosessualità, transessualità, e via dicendo. È impossibile, perché i bambini - chiunque ha figli, io ne ho una piccola - la prima cosa che ti chiedono è: “Cos'è babbo questa cosa qua?”; e tu gli devi spiegare che non devi odiare quello, o essere discriminante, o emarginare quello, senza spiegargli cos'è. A parte che mi chiedo, a 10 anni - qui ci son tanti genitori - se vi è mai successo di parlare ai vostri figli di omofobia e transfobia: non esiste proprio, perché ancora non hanno un'età - grazie a Dio - in cui il tema è percepito . Quindi, dire no a circoscrivere alle scuole superiori questa norma è pura ideologia, quella stessa ideologia che, come nella Cina di Mao, come nei regimi illiberali, vuole istigare certe idee nei fanciulli fin dalla prima età, perché non vedano alcun diverso modo di vedere il mondo, e si chiede quindi di dire no. Io mi chiedo, colleghi del PD soprattutto, ma anche del 5 Stelle, come facciate a dire no a una norma che è di buon senso. Parliamo di queste tematiche, nell'ambito della Giornata contro l'omofobia e le discriminazioni, a gente che ha almeno 14 anni. Tra l'altro, personalmente, se verrà festeggiata una cosa del genere, io diffido però la scuola a parlare a mia figlia di omotransfobia a 10 anni o 11 anni, perché è una violenza vera e propria nella formazione e nella educazione del giovane, che viene interessato a certe tematiche di cui verosimilmente i genitori gli parlerebbero, ma a un'età un po' più avanzata. Quindi, dire no a questo emendamento è veramente incomprensibile. Si dice: però lo sostituiamo con una cosa chiara.
Vi invito a leggere l'emendamento Zan e a capire esattamente cosa significa. Ve lo leggo, perché resti agli atti: le scuole, nel rispetto del piano triennale dell'offerta formativa di cui al comma 16 della legge 13 luglio 2015, n. 107 e del patto educativo di corresponsabilità, nonché le altre amministrazioni pubbliche provvedono alle attività di cui al precedente periodo compatibilmente con le risorse disponibili a legislazione vigente e comunque senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Sopprime il comma… Ora, cosa vuol dire esattamente questa cosa? Non si capisce! Parliamo sempre di leggi incomprensibili e vogliamo introdurre al posto di un chiarissimo, semplicissimo “secondarie di secondo grado” una pappardella di burocratese in sei righe. Mi chiedo francamente: ma perché no, l'ho detto anche a Zan anche poco fa, perché no ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Maschio. Ne ha facoltà.
CIRO MASCHIO(FDI). Grazie, Presidente. Fratelli d'Italia aveva già presentato un emendamento in tal senso, quindi questa diventa l'ultima occasione per chiarire questo nodo fondamentale delle scuole secondarie. L'articolo 6 stabilisce che in occasione della Giornata nazionale contro l'omofobia, lesbofobia, bifobia e transfobia sono organizzate cerimonie, incontri e ogni altra iniziativa anche nelle scuole. Quindi, nel momento in cui c'è una giornata su questo tema, è chiaro che, se devi in qualche modo rappresentarla in una scuola, devi spiegare di cosa si tratta, come già abbiamo più volte cercato di spiegare. E allora in questo caso noi riteniamo che sia totalmente fuori luogo andare a portare in una fase dell'età evolutiva della persona ancora molto anticipata, molto giovane, in cui non si è ancora formata un'attenzione e una sensibilità su questi temi, una tematica che diventa un tentativo di manipolazione dei bambini dell'infanzia.
Su questo punto non si può scherzare ed è molto semplice la soluzione: è un emendamento in cui si decide che, se viene fatta questa giornata, può essere in qualche modo rappresentata nelle scuole superiori, ma che si lascino stare i bambini della scuola primaria. Credo che sia un appello al buon senso. Capisco che da parte di coloro che dicevano “mai con il partito di Bibbiano”, che loro chiamavano “partito di Bibbiano”, e poi ci hanno fatto il Governo assieme, non ci sia forse un'attenzione particolare alla manipolazione dei bambini, ma credo che qui c'è un'occasione, invece, per dimostrare con chiarezza che si vuole lasciare ai bambini della scuola primaria la libertà di vivere in modo sereno e spensierato la loro età e che si possano trattare queste tematiche, che sono molto delicate, solo in un'età più avanzata, nella quale i giovani possono quantomeno conoscere di cosa si sta parlando.
Quindi questo emendamento cerca almeno di limitare il danno rispetto al tentativo, attraverso questa proposta di legge, di realizzare una manipolazione delle sensibilità delle persone fin dalla giovane età, perché, facendo il paio con l'introduzione dei reati di opinione e di chi la pensa diversamente da questa opinione che si vuole inculcare, si chiude il cerchio sul fatto che questa è nella sostanza una legge bavaglio dall'inizio alla fine perfino su norme di buon senso come questa .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Giuliano. Ne ha facoltà.
CARLA GIULIANO(M5S). Grazie, Presidente. Voglio fare chiarezza anche rispetto a tutto quello che abbiamo ascoltato in Aula finora. Ho sentito parlare di mettere i minori al riparo, di evitare un danno di manipolazione. Ebbene, tutto quello che ho sentito non ha nulla a che fare con la nostra proposta ed è evidentemente strumentale fa parte di una ricostruzione che dobbiamo respingere con forza.
Presidente, di fronte a queste parole, che ritengo gravi, il mio stupore nasce dal fatto che abbiamo chiarito a chiare lettere, e basta leggere quello che è il tenore dell'articolo 6 di questa proposta, che l'intento della nostra iniziativa è quello di sensibilizzare i nostri giovani contro la violenza e contro ogni forma di discriminazione e di violenza che siano basate e motivate dal sesso o da un diverso orientamento sessuale. Non possiamo non renderci conto che effettivamente spesso episodi di violenza e di discriminazione, anche episodi di brutale violenza, colpiscono proprio e sono motivati da un diverso orientamento sessuale e colpiscono anche tanti giovani in età scolare.
Presidente, il mio stupore nasce dal fatto che proprio promuovere nelle scuole la cultura del rispetto, la cultura dell'inclusione, il contrasto rispetto ad ogni forma di discriminazione e di violenza e sensibilizzare i nostri ragazzi verso queste tematiche vuol dire tutelare tutti i minori; non vuol dire danneggiarli e non dobbiamo metterli al riparo da nulla . Mi spiego: quando parlo del fatto che la nostra iniziativa tutela tutti i minori, li tutela sia perché noi vogliamo tutelare quei minori che vengono fatti oggetto di atti di bullismo , di atti di scherno e di atti di intolleranza già in età scolare, e anche vogliamo tutelare quei minori
PRESIDENTE. Colleghi! La prego di interrompersi un attimo soltanto. Prego.
CARLA GIULIANO(M5S). Dicevo, vogliamo tutelare non soltanto quei minori che potrebbero essere e diventare oggetto di atti di violenza, di atti di bullismo, di atti di discriminazione e di scherno, ma vogliamo tutelare anche tutti quei minori che potrebbero essere inclini a manifestare o che già manifestano dei comportamenti aggressivi e dei comportamenti di violenza, perché insegnando a questi minori il rispetto dell'altro, il contrasto dell'intolleranza e della violenza, possiamo fornire a questi minori che già manifestano dei comportamenti aggressivi un'alternativa. Quindi tuteliamo anche questi minori
CARLA GIULIANO(M5S). …verso comportamenti violenti e aggressivi che poi potrebbero esporli anche a delle sanzioni ulteriori. In realtà, Presidente, quindi con questa proposta si fa il bene di tutti i minori e chi afferma il contrario mi stupisce, perché mi stupisce che in quest'Aula ci sia qualcuno che invece sia quasi a favore della discriminazione e della violenza perché quello che noi stiamo inserendo in questa legge è proprio tutto ciò che serve a tutelare i nostri giovani e a insegnargli il rispetto, a insegnargli la tolleranza e a contrastare ogni forma di discriminazione e di violenza.
CARLA GIULIANO(M5S). Presidente, non c'è posto migliore dove possiamo imparare i valori del rispetto e i valori dell'uguaglianza che non siano i banchi di scuola, perché sui banchi di scuola si formano le persone, si formano i cittadini e si formano quelli che saranno gli uomini e le donne del domani .
PRESIDENTE. Vorrei ricordare che ciascun deputato qui dentro è libero di esprimersi come vuole, ovviamente nel rispetto delle norme previste dal Regolamento, e quando ha la parola deve avere la libertà non solo di poterla esercitare, ma anche di poter restare concentrato e di non essere infastidito nei suoi ragionamenti.
Ha chiesto di parlare il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà, per tre minuti.
VITTORIO SGARBI(M-NI-USEI-C!-AC). Onorevole Presidente…
PRESIDENTE. Deputato Sgarbi, cerchiamo di intenderci subito: lei deve tenere la mascherina come tutti gli altri nella modalità che le norme e le regole prevedono . Non mettiamo in campo i soliti sipari…
VITTORIO SGARBI(M-NI-USEI-C!-AC). Obbedisco, ma eccepisco…
PRESIDENTE. Eccepisca, ma obbedisca.
VITTORIO SGARBI(M-NI-USEI-C!-AC). Io ho presentato un certificato medico a cui voi dovreste dare il giusto rispetto, essendo io persona cardiopatica, avendo avuto un infarto e avendo diritto alla sanità anche mia. Non voglio ridere su questa cosa, comunque faccia quello che lei vuole, ma non voglio essere irriso da chi è convinto che la mascherina sia l'opposto di quello che dice il presidente Borrelli: io la porto solo se non posso rispettare le distanze; io la distanza la rispetto! In quest'Aula abbiamo parlato senza mascherina fino a un mese fa, quindi chiudiamo questo capitolo e mi lasci parlare.
Allora, intendevo dire, onorevoli colleghi, che il sesso e il bene - parola usata dall'onorevole Giuliano - non sono di per sé compatibili: il sesso non è un rito, il sesso è un istinto e non può essere codificato con la parola “cerimonia”. Fare una cerimonia per dire a un ragazzo di dieci anni di rispettare quello che non sa è la stessa cosa che stabilire che la sessualità, come molti ideologi francesi indicano, non deve avere età. E, invece, stabiliamo che un ragazzo è libero di essere sessualmente espressivo a 14 anni; sotto si chiama pedofilia . Conosciamo la vicenda di Pasolini, che io richiamo all'amico Zan, che sa che il sesso è riservatezza, e sappiamo da Pasolini, in , di una serie di rapporti con dei ragazzi con cui non voglio descrivere quello che sarebbe bene che voi leggeste. Ma voi ricorderete che Pasolini fu indagato, incriminato e processato per atti sessuali con suoi studenti e poi assolto perché avevano più di 14 anni; ne avessero avuti meno, sarebbe stata pedofilia.
Allora, non voglio entrare nel merito di questa tematica di cui Althusser e Foucault hanno parlato a lungo; intendo dire che sotto i 14 anni non si parla né di bene né di sesso, ma si parla di un istinto che prenderà la direzione che ha preso, nel senso dell'amico Zan, che conosce bene che non può esserci una cerimonia per dire: rispettate quello che non sapete di essere. Quello che non sappiamo di essere è nostra riservatezza: il sesso è cosa nostra, non dobbiamo rivelarlo con una cerimonia! È la parola “cerimonia” che è grottesca e violenta. Allora, intendo dire che le pagine di , e tutti noi siamo stati adolescenti, compresa la onorevole Giuliano, sanno che la propria sessualità non deve essere messa in piazza, se non quando uno non ne è perfettamente consapevole: sotto i 14 anni si chiama pedofilia ! E vergognatevi, se non lo capite! Vergognatevi! Vergognatevi, vergognatevi !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sisto. Ne ha facoltà, per un minuto.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Presidente, grazie per avermi dato la parola. Solo per rammentare che le scuole non si devono sostituire alle famiglie . Questo tentativo di creare, come nella Repubblica Democratica Tedesca, la legge del 2 dicembre 1959, del 25 febbraio del 1965, la legge sul sistema socialista di istruzione scolastica, la legge sullo sviluppo sociale del sistema scolastico, è veramente un passo indietro incredibile. Qui è evidente che siamo di fronte ad un meccanismo orwelliano, in cui lo Stato - una parte dello Stato - rivendica il diritto ad una cultura che non può essere dello Stato, ma è delle famiglie . Io credo che questa sia la confusione più grave: uno Stato-famiglia, su un modello veterospartano, che pretende di dare ai nostri bambini un'educazione già preconfezionata. Questo non è consentito, essi devono poter crescere liberamente: liberamente! Presidente, questo è il motivo per cui io sono convinto che la battaglia che noi conduciamo non è una battaglia di bandiera, ma è una battaglia nell'interesse del progresso del nostro Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sasso. Ne ha facoltà, per un minuto. La deputata Bellucci? No? Volete fare un cambio all'interno del vostro gruppo? Allora, Furgiuele al posto di Sasso. Prego, un minuto, deputato Furgiuele.
DOMENICO FURGIUELE(LEGA). Grazie, Presidente, per rispondere, anche per suo tramite, alla collega Giuliano. La scuola non deve inculcare pedagogicamente modelli antropologici rigidi e per questo non suscettibili di poter essere criticati, di non poter essere liberamente valutati. La comunità scolastica deve contribuire, così come previsto, alla formazione di una coscienza critica degli allievi e non a restringerla secondo orientamenti che sono fissati per legge. A noi sembra che questo provvedimento, al di là di questo emendamento che dovrebbe essere preso in considerazione, come minimo, con la minaccia addirittura della sanzione penale, voglia comprimere la libertà di espressione, prima ancora che quella educativa. Noi dobbiamo rafforzare lo spirito democratico, lo spirito pluralista, piuttosto che frustrarlo, imponendo con la legge come bisogna pensare a proposito di determinate tematiche. Un conto è l'inclusione, un conto è l'integrazione e il sacrosanto diritto all'accesso alle agenzie educative, altra cosa è l'impostazione di modelli culturali antropologici che non hanno nulla a che spartire con la storia del nostro Paese e che sono stati respinti fino a quando, tempo fa - e non negli anni Novanta, ma molto prima -, fin dagli anni Sessanta, si è aperta una finestra di Overton per rendere possibile quello che era incredibile per aggiungere un tassello, come oggi voi volete fare, ad un percorso che mina alle fondamenta la nostra comunità
PRESIDENTE. Ricordo che sono esauriti gli interventi a titolo personale, quindi l'estensione che è stata concessa dalla Presidenza riguarda il tempo a disposizione dei gruppi, ma non interviene per analogia sui singoli deputati che volessero fare interventi a titolo personale. Quindi, un intervento per gruppo.
Non ho altri iscritti a parlare, perché la Lega ha già parlato, così anche Fratelli d'Italia; non ci sono altri partiti e il MoVimento 5 Stelle anche ha parlato. Intanto, facciamo parlare un attimo il relatore Zan e vediamo se ci dà qualche notizia; poi, per un richiamo al Regolamento, l'onorevole Di Muro. Prego, deputato Zan.
ALESSANDRO ZAN, . Giusto per fare chiarezza, Presidente. Allora, io ribadisco che le iniziative previste dall'articolo 6 di questa proposta di legge non trattano né dell'educazione sessuale, né dell'educazione all'affettività. A parte le gravi affermazioni fatte dal collega Sgarbi, che esprimono da sole il contenuto di ciò che ha affermato, ma l'articolo 6 promuove solo ed esclusivamente le iniziative finalizzate a promuovere la cultura del rispetto dell'inclusione, nonché di contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le motivazioni. Stiamo parlando di condizioni personali, stiamo parlando di persone, di bambini e di ragazzi, e ricordo che i fenomeni di bullismo e di discriminazione avvengono prevalentemente a partire dalle scuole primarie dove ci sono indici elevatissimi di discriminazioni. Trovo veramente anche irrispettoso mentre una persona sta parlando…
PRESIDENTE. Colleghi, ma cosa sono queste urla disumane? Siamo in un'Aula parlamentare, se è possibile, quando parla un deputato, si ascolta e quando la parola alla persona che non condivide quello che sta ascoltando, potrà fare, a sua volta, il proprio intervento. È un concetto semplice . Prego, deputato Zan, prosegua.
ALESSANDRO ZAN, . Ho sentito delle cose molto brutte in quest'Aula, però non mi sono mai permesso di alzare la voce, perché, appunto, rispetto la dialettica democratica. È un obiettivo pacifico del nostro ordinamento. Si pensi all'articolo primo, comma 16, della “Buona scuola”; si tratta di principi e di valori che discendono direttamente dall'articolo 3 della nostra Costituzione, dove devono essere rispettati i principi di uguaglianza. Ecco perché il richiamo che io faccio è sempre quello del Presidente della Repubblica Mattarella, che ha detto chiaramente che discriminare in base all'orientamento sessuale e all'identità di genere viola innanzitutto il principio di uguaglianza sancito dalla nostra Costituzione. Dunque, parlando di condizioni personali, noi stiamo affrontando un tema che deve essere affidato alle nostre scuole. Dobbiamo avere fiducia nelle nostre scuole, nel nostro sistema educativo.
E, in ogni caso, ricordo che il rapporto tra scuola e famiglia, nella definizione degli obiettivi dell'offerta formativa degli studenti, è già ispirato ad una collaborazione leale e rispettosa delle specifiche prerogative educative delle famiglie, così come della missione formativa della scuola. È una collaborazione, Presidente, che si ispira ai canoni dell'autonomia scolastica, dove la scuola autonoma ma anche democratica, aperta al contributo e alla partecipazione degli studenti e delle loro famiglie, fa crescere i nostri cittadini, che sempre di più devono avere gli strumenti critici per avere un'autonomia di pensiero e, soprattutto, il rispetto e l'inclusione che devono essere alla base del rapporto, perché è soprattutto - ripeto - nelle scuole che noi possiamo formare i nostri ragazzi e le nostre ragazze nel rispetto, ovviamente, di ciascuno, per evitare che ci siano fenomeni di discriminazione e di disparità di trattamento. Io lo dico partendo anche un po' dalla mia storia, quando nelle scuole medie o elementari ho subito anch'io bullismo e discriminazione e non c'era nessuno, nessun professore, nessun educatore, che mi dava conforto e mi diceva: “Guarda che tu sei esattamente come tutti gli altri” . Allora, stiamo parlando, come dire, di una questione, e l'emendamento che presenteremo e che voteremo tra poco parla proprio dell'importanza del patto educativo di corresponsabilità che sta alla base della costruzione dei programmi formativi in una leale collaborazione tra famiglie e scuola. Ecco perché fare questo polverone, parlando di sessualità e addirittura di pedofilia come ho sentito, additando sempre la questione dell'omosessualità come se fosse una malattia… Io francamente sono anche stanco di sentire, nel 2020 , delle espressioni che sono il frutto dei periodi più bui della discriminazione e dell'esclusione. La scuola dev'essere il luogo del rispetto e dell'inclusione, non dell'esclusione e della discriminazione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, il deputato Di Muro. Su cosa vuole parlare?
FLAVIO DI MURO(LEGA). Grazie, Presidente. Sull'articolo 49, per chiedere la votazione a scrutinio segreto, ai sensi della articolo 30 della Costituzione sui diritti della famiglia, e, in caso non rilevasse questa votazione a scrutinio segreto, vorrei rimettermi a una valutazione della Presidenza, perché vorrei ricordare che la scorsa settimana abbiamo dibattuto due ore su questo tema, su un emendamento nostro che è pari a quello presentato oggi dal collega Palmieri, su cui c'è stato un grande dibattito che ha interessato quest'Aula come ancora oggi sta avvenendo.
Voglio anche evidenziare, Presidente, che quell'emendamento della scorsa settimana andava ad abrogare questo articolo, che, invece, alcune parti della maggioranza - non tutta la maggioranza - hanno detto che era scritto bene e che andava bene, salvo presentarci oggi, a inizio lavori, e scoprire di un emendamento in fretta e furia del relatore che cambia nuovamente l'articolo 6. Evidentemente, non andava bene o ha scosso le coscienze la discussione della scorsa settimana. Quindi, sia in termini di Regolamento sia in termini di sua valutazione propria, Presidente, le chiedo il voto segreto per consentire, come già emerso nella discussione della scorsa settimana e poc'anzi, ai deputati, soprattutto a coloro che hanno dei figli, di poter votare serenamente secondo coscienza con un voto etico, perché - vorrei ricordarlo e concludo - qui si vota una singola frase, che sono quattro parole: si tratta di escludere queste cerimonie sulla omotransfobia dalle scuole, che sono quelle dell'infanzia ed elementari .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Meloni, sempre su un richiamo al Regolamento, immagino. Ne ha facoltà.
GIORGIA MELONI(FDI). Non so se posso intervenire o se è già intervenuto qualcuno di Fratelli d'Italia: volevo rispondere al collega Zan.
PRESIDENTE. È intervenuto già il deputato Maschio.
GIORGIA MELONI(FDI). Quindi, non si può. Scusi.
PRESIDENTE. Nel frattempo, rispetto al richiamo al Regolamento fatto dal deputato Di Muro, preciso che la richiesta di scrutinio segreto non può essere accolta, in quanto il contenuto della disposizione non è riconducibile, come già precisato in altra circostanza, all'articolo 49 del Regolamento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 0.6.800.4 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.800 della Commissione, con il parere favorevole della Commissione stessa.
Ha chiesto di parlare la deputata Meloni. Ne ha facoltà : Svegliati!
SALVATORE DEIDDA(FDI). Svegliati tu!
PRESIDENTE. Aveva chiesto la parola, prima non era possibile, perché aveva parlato il deputato Maschio del suo gruppo.
GIORGIA MELONI(FDI). Sì, grazie, Presidente. Approfitto di questa opportunità per una cosa che volevo dire riguardo all'intervento, che ho sentito fare dal collega Zan, riguardo all'emendamento precedente, perché, vede collega, io penso che non bisogna nascondersi dietro cose che sono diverse da quella rispetto alla quale noi stiamo discutendo in quest'Aula. Lei parlava di bullismo e diversi, immagino, all'interno di quest'Aula da bambini sono stati bullizzati per le ragioni più disparate. Io venivo bullizzata perché ero particolarmente sovrappeso e penso che, se lei chiedesse in quest'Aula chi vuole combattere il bullismo, troverebbe il 100 per cento dei colleghi che votano a favore di norme che consentono di combattere il bullismo, ma lei inserisce - e voi inserite - questa materia in una legge che tratta questione molto specifica, perché, collega Zan, come si spiega esattamente a un ragazzino di 10 anni cosa sia il genere, atteso che lo possiamo negare oppure no ma c'è un legame tra la percezione di sé e del proprio genere e l'attinenza sessuale che si sviluppa successivamente alle età delle quali stiamo parlando ? Allora, qual è il problema? Io non so come lei immagini e come voi immaginiate queste celebrazioni o questi momenti, ma temo che non si possa sfuggire dalla questione quando ci si ritroverà. Allora, la domanda che io faccio è: si è mai chiesto perché l'educazione sessuale non sia entrata a scuola? Si è mai chiesto perché lo Stato italiano abbia ritenuto, in tutti questi anni, di non trattare un tema che incide sulla nostra formazione al di sotto di una determinata età ? E non corriamo il rischio, in assenza di un'educazione sessuale che racconti, diciamo, la realtà nella sua completezza e nelle sue diversità, che raccontare solamente questo aspetto delle inclinazioni e dei gusti diventi, in realtà, un'esaltazione di uno specifico fenomeno ? Non diventa questo indottrinamento? Perché io temo che questo sia, soprattutto se fatto verso persone che non hanno elementi critici per difendersi da quello che si sta raccontando. È un fatto di non voler vedere che è troppo presto per parlare di queste cose e non lo diciamo perché siamo omofobi. Infatti, lo abbiamo pensato quando si parlava dell'educazione sessuale e non eravamo né sessuofobi né eterofobi: eravamo semplicemente persone che ritenevano che c'è tempo e tempo per parlare di qualunque cosa con serietà e con dignità . È questo il tema che non volete affrontare ed è questa la ragione per la quale fate una cosa che rischia di diventare molto pericolosa in questo sistema, cioè non rispettare i tempi per fare ciascuna cosa che è necessario fare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sasso. Ne ha facoltà.
ROSSANO SASSO(LEGA). Grazie, Presidente. Non pensavo che in quest'Aula fosse necessario specificare che chi discrimina sulla base dell'orientamento sessuale sia un idiota. Lo faccio, per suo tramite, Presidente, per rispondere alla collega Giuliano, che ci ha accusato di discriminazione. Ma allo stesso modo non lo definisco un idiota, perché non vorrei offenderlo, visto che in quest'Aula ce ne sono tanti di colleghi, che vorrebbero cercare di fare propaganda della propria ideologia, in questo caso di genere: siete pregati di farlo fuori dalle scuole però! Fatelo presso le vostre associazioni e le vostre sezioni di partito Fatelo su base volontaria e vediamo quanti genitori eventualmente potrebbero aderire. Questo è uno Stato etico, quello che voi volete creare! Perché, non solo intendete sostituirvi come agenzia educativa alle famiglie, togliendo loro il primato educativo, ma pensate anche che gli insegnanti consentano di fare tutto quello che voi temete. Qualcuno mi deve spiegare in che modo dovrebbe avvenire questa giornata? Allora, io, prima di fare questo lavoro, facevo l'insegnante. Domani è 17 maggio: cosa devo fare per difendere i diritti degli omosessuali? Non basta la mia coscienza di insegnante, dove condanno tutte le discriminazioni? Cosa dovrei fare? Dovrei chiamare un tecnico esterno, come lo si fa per i progetti di educazione alla salute o di educazione all'ambiente? Allora, guardate, cari colleghi, a me questa sa di battaglia ideologica, perché attraverso questo emendamento, dove tra l'altro ci sono degli strafalcioni - avete semplicemente invertito l'ordine tra soggetto e complemento oggetto, ma l'ordine non cambia -, voi vorreste fare una celebrazione, che sa più di conquista ideologica, sa tanto di bandierina, sa tanto di compromesso tra le due forze di maggioranza di questo Paese. Quindi, quello che vorrei cercare di farvi capire è di evitare di parlare però di patto di corresponsabilità o, ancora peggio, di piano dell'offerta formativa, perché, nel momento in cui il legislatore dovesse lasciare intendere che addirittura nel patto di corresponsabilità - che all'inizio di ogni anno scolastico le scuole pongono alle famiglie –, voi vorreste porre una cosa del genere, voi andreste - ve lo dico subito - ad instaurare un contenzioso nei confronti di ogni singolo istituto, perché verrebbero impugnati, perché ci sono scuole che si rifiutano di fare entrare il bambino, se non si firma il patto di corresponsabilità! Allora - io qui lo dico -, se in un patto di corresponsabilità dovesse esserci una celebrazione del genere, saranno milioni le famiglie italiane che si rifiuteranno ! Voi attraverso questa iniziativa non vi fidate nemmeno degli insegnanti. Allora, a vostro beneficio, Presidente, per suo tramite, vi informo che i progetti contro il bullismo, contro tutte le discriminazioni, già esistono! Questa è semplicemente l'apposizione di una bandiera ideologica! Concludo il mio intervento, Presidente, dicendo che chi discrimina sulla base dell'orientamento sessuale è un idiota. Ma è viscido chi cerca di fare, sulla base di queste presunte discriminazioni, propaganda di genere con i nostri figli .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Piccoli Nardelli. Ne ha facoltà.
FLAVIA PICCOLI NARDELLI(PD). Grazie, Presidente. Intervengo su un tema che è di particolare delicatezza, credo per tutti noi, ma su cui la Commissione cultura della Camera e tutti coloro che si occupano di scuola hanno portato riflessioni e pensieri in questi giorni. Intervengo per ricordare che questo emendamento della Commissione credo risponda a un'esigenza, che è quella espressa da molti dei colleghi che sono intervenuti oggi. Infatti, laddove si dice “nel rispetto del piano triennale dell'offerta formativa, di cui al comma 16 della legge 13 luglio 2015, n. 107”, al di là di quello che è una formula vuota, c'è un'indicazione molto specifica. È l'indicazione dell'articolo 1, comma 16, della legge 107: “Il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall'articolo 5, comma 2” e via dicendo.
Ora è evidente che il suddetto comma dà attuazione, Presidente, ai principi fondamentali di pari dignità e non discriminazione, di cui all'articolo 3 della nostra Costituzione. Ma c'è un'indicazione che io vorrei dare ulteriore, molto importante, perché accanto a questo, il comma 16 è stato illustrato da linee guida, che sono di particolare peso e importanza, perché intendono inquadrare nella cornice dell'educazione al rispetto delle differenze e ai principi di uguaglianza, sanciti dall'articolo 3 della Costituzione, e portare un forte sostegno alle scuole per orientare, nel pieno rispetto dell'autonomia delle scuole stesse, l'azione educativa, per prevenire la violenza di genere e tutte le forme di discriminazione.
Ora qualcuno prima ha detto che le scuole non si devono sostituire alle famiglie. Le scuole non si sostituiscono alle famiglie, ma la scuola lavora in continua sinergia con le famiglie. Infatti, noi è a questo tipo di scuola che dobbiamo guardare, è alla scuola in cui noi sappiamo che gli insegnanti lavorano in autonomia, ma in grande equilibrio. È questo tipo di scuola che noi vogliamo tenere aperta in questi giorni, Presidente È per questo che stiamo combattendo e lottando, perché sono queste le scuole che ci aiutano a crescere dei cittadini.
Aggiungo soltanto un'altra cosa, Presidente. C'è un altro punto che ci aiuta a capire il perché sia particolarmente significativo questo tema. Infatti, c'è una legge, che ormai è da quest'anno attuata, che viene da una virtuosa proposta dell'opposizione: è l'istituzione dell'educazione civica nelle scuole. Educazione civica, che prevede in maniera specifica che problemi complessi come questo, problemi delicati come questo, diventino argomento davvero di riflessione, quindi non cerimonie, non cose di questo genere, ma riflessioni, naturalmente capacità di abituare i ragazzi a pensare, da quando sono piccoli a quando sono grandi, naturalmente nei modi e nei tempi giusti e con le occasioni giuste. Quindi, fidiamoci della scuola, cerchiamo davvero di investire sulla scuola, cerchiamo di tirar fuori il meglio che possiamo dai nostri ragazzi, dagli insegnanti, da quello che è l'apporto che le famiglie sanno e possono portare , , .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà.
VITTORIO SGARBI(M-NI-USEI-C!-AC). Onorevole Presidente, mi dispiace di avere disturbato la sensibilità dell'amico Zan, ma io non ho fatto nient'altro che indicare quello che la sua e la mia esperienza - citando anche fonti letterarie - ci dicono, che il sesso non si impara a scuola, al sesso non si educa. Si può educare a dei comportamenti, ma l'inclinazione sessuale non può essere decisa dalla scuola. Il riferimento alla pedofilia è solo il discrimine, per cui abbiamo lungamente parlato di minorenni per un caso che riguarda un importante politico italiano, con la morale relativa che da sinistra è venuta. È evidente che quel discrimine, che può anche essere mutato, indica che, se c'è una parola politicamente scorretta, è la parola “normalità”. Non c'è una “normalità” di una parola rispetto a un'altra.
VITTORIO SGARBI(M-NI-USEI-C!-AC). Ma quella “normalità” è una conquista che non può essere imposta con cerimonie. Quello che mi sembrava importante nel mio intervento, non era la parola “pedofilia”: era la parola “cerimonia”. La cerimonia presuppone la consacrazione…
PRESIDENTE. Concluda, ha esaurito il suo tempo.
VITTORIO SGARBI(M-NI-USEI-C!-AC). …di un comportamento, rispetto a una persona che non ha ancora deciso o scelto il suo destino sessuale. Questo intendevo dire ….
PRESIDENTE. La ringrazio.
VITTORIO SGARBI(M-NI-USEI-C!-AC). … e credo che valga anche per l'amico Zan.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI(FI). Grazie, Presidente. Tutti voi qui sapete che esiste un testo ed esiste un contesto.
Allora, il testo che adesso ci accingiamo a votare, sul quale siete stati sordi a ogni tentativo di ragionevolezza, è un testo che voi avete, anche qui, approntato all'ultimo momento per un contesto, cioè per cercare di mettere la sordina ai grandi dubbi, ai numerosi colleghi all'interno della maggioranza, che sapevano che stavate facendo una forzatura con questa giornata. C'è un testo e c'è un contesto.
Questo testo, questa giornata, si inseriscono all'interno di un contesto, che è questa norma che, estendendo la legge Mancino, mette un'arma - come abbiamo detto più volte - carica nelle mani sbagliate. Voglio vedere come in ogni singola scuola si andrà a celebrare questa giornata, come ho già detto prima, quale docente avrà la forza e il coraggio di opporsi rispetto alla possibilità di una denuncia di carattere penale, rispetto allo svolgimento di una giornata che vada nel senso che noi stiamo cercando di indicarvi e che ha ricordato da ultimo l'onorevole Meloni, cioè a dire di non sottoporre tematiche a persone che sono ancora immature per poterle affrontare. C'è un testo e c'è un contesto.
Perché il contesto, vedete, riporta a quanto è appena successo a Torino, proprio a testimonianza del fatto che l'intento che avete è di natura pedagogica. Questa è una legge pedagogica, che mette la “carota” della pedagogia accanto al “bastone” della legge Mancino. A Torino - ve lo rileggo per l'ennesima volta - hanno detto: “Con la scelta di oggi, la città intende incoraggiare bambini e bambine - incoraggiare bambini e bambine - a decidere del proprio percorso formativo, professionale e di vita, basandosi sui loro interessi”. Allora, capite? Come può un bambino o una bambina della scuola dell'infanzia decidere il proprio percorso lavorativo, il proprio percorso di vita? Ma capite a che forzatura si arriva quando si nega la realtà, quando si nega l'evidenza, quando in nome di un intento pedagogico si forza la natura delle cose?
Ormai l'invito a votare in un modo ragionevole, dal mio e nostro punto di vista, è chiaro che è caduto nel vuoto. Avete detto “no” a quell'emendamento di salvaguardia che abbiamo votato da ultimo; continuate su questa strada. Ma veramente pensate che le persone fuori di qui possono non capire qual è l'intento che sottostà a questa norma? E chiudo, Presidente. Il fatto di utilizzare questi stratagemmi, come già avete fatto con l'inserimento della disabilità, non viene a vostro onore, tutt'altro! Viene a vostro danno, perché le persone non hanno l'anello al naso - con tutto il rispetto per chi oggi lo porta, naturalmente - e non hanno la sveglia al collo. Quindi veramente l'invito è alle colleghe e ai colleghi della maggioranza, che sanno che stanno commettendo un errore: hanno ancora il tempo per fermarsi con gli emendamenti successivi e col voto finale su questo provvedimento. Pensateci!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI(LEU). Signor Presidente, ho ascoltato il dibattito di questi giorni, poco fa l'intervento dell'onorevole Meloni e altri interventi. Devo dire la verità, c'è qualcosa che non mi torna in questa discussione, lo dico molto serenamente, perché ho l'impressione che ogni volta quel che traspare e non si dice dalla polemica che una buona parte - la larga parte, con pochissime eccezioni per la verità - dell'opposizione porta avanti da giorni, sia nei fatti un giudizio che torna in quella paura: “Non vorrete mica esaltare quel modello lì?”.
Nessuno lo vuole esaltare, nessuno vuole esaltare niente. Quell'articolo ha un obiettivo: provare a fare in modo che fin da piccoli tutti e tutte imparino che discriminare non va bene, che ogni discriminazione è una cosa sbagliata. Ma in quella preoccupazione – “Ma non vorrete mica esaltare quella cosa lì?” - quel che traspare in fondo, e forse sarebbe l'ora di dirselo, è un insopportabile (per quel che penso io) giudizio di valore. La costruzione ancora una volta di una gerarchia, l'idea che ci sia la natura da un lato, l'ordine, e dall'altro qualcosa che andrebbe in realtà confinato da un'altra parte. Non si dice, ma questa è la verità!
Occorrerebbe ricordarlo, perché altrimenti non si capisce neanche la ragione di quella contrapposizione tra gli interventi che, in punta di diritto, dicono: “Ma voi non potete usare la scure della minaccia penale su qualcosa che dovrebbe attenere alla cultura”. Poi però, quando si discute di cultura: “Ma non potete usare la cultura, perché vanno difesi i piccoli da cose che li potrebbero turbare”. Adesso la mia domanda è semplice …
GIORGIA MELONI(FDI). … anche la mia lo era, però! Anche la mia era una domanda semplice!
NICOLA FRATOIANNI(LEU). La faccio per suo tramite all'onorevole Meloni, all'onorevole Meloni che è madre, come io sono padre: a me è capitato - credo che sarà capitato anche all'onorevole Meloni - di passeggiare con mio figlio, che ha sette anni e mezzo, e di incontrare due ragazzi che si danno un bacio o due ragazze che si danno un bacio. E mio figlio, che ha sette anni e mezzo, si gira verso il papà e dice: “Papà, ma …” Perché magari non ci è abituato, in casa ci sono il papà e la mamma. La mia risposta è piuttosto facile e non credo che lo debba turbare troppo. È la risposta di chi dice: “Quelle due persone si vogliono bene”. E tutti si vogliono bene liberamente e se uno bacia un uomo, o un uomo travestito, se una donna bacia una donna, non c'è niente di strano () e in questa consapevolezza c'è la ragione di evitare di pensare che il piccolo possa essere turbato dalla spiegazione più semplice del mondo, quella che dovremmo acquisire una volta per tutte! Perché è troppo facile dire … … per favore, la smettete di vociare? Potete anche ascoltare ogni tanto chi parla senza insultare nessuno e poi dire la vostra no? Come dovrebbe avvenire in un posto come il Parlamento della Repubblica. Anche questa modalità … È anche l'ora di finirla ! Ascoltare e poi dire la propria opinione, come io ho fatto con voi, in tutti questi giorni.
Allora la verità è questa: non c'è niente di strano, non c'è niente di pericoloso, niente che possa turbare l'animo dei nostri figli. C'è il semplice diritto-dovere di un Paese di insegnare a tutti e a tutte, fin da piccoli, che nessuno e nessuna può essere discriminato, per nessuna ragione, comprese le proprie scelte d'amore, d'affetto, sessuali o di ogni altro tipo. Punto e basta .
PRESIDENTE. Avverto che il gruppo di Forza Italia ha richiesto lo scrutinio segreto sull'emendamento in esame. Tale richiesta, come già detto, non può essere accolta in quanto l'emendamento in questione, avendo natura organizzativa e recante una clausola di invarianza finanziaria, non incide su alcuno dei diritti e dei princìpi di cui all'articolo 49 del Regolamento.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Su cosa, deputato Sisto?
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Per un richiamo al Regolamento, articolo 49, se posso.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Presidente, ho letto attentamente l'articolo 49, che consente espressamente il voto segreto per quanto concerne gli articoli 30 e 31 della Costituzione. Richiamo il primo comma dell'articolo 30, il diritto-dovere dei genitori di istruire ed educare i figli, e l'articolo 31, secondo comma (la protezione dell'infanzia e della gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo). Quindi, mi sembra che, in una interpretazione che non può che essere ricognitiva di tutti i passaggi costituzionali, sia comunque questo emendamento perfettamente all'interno di questo perimetro. Grave sarebbe se noi interpretassimo restrittivamente gli articoli 30 e 31, perché ovviamente questo richiamo alla norma costituzionale implica tutte le conseguenze della norma, cioè un'interpretazione restrittiva di un richiamo costituzionale sarebbe assolutamente arbitraria e non consentita. Ma - e vengo al tema dell'assorbimento, sempre dell'articolo 49, comma 1-, sulle norme riferite a leggi: “Votazioni concernenti la legge finanziaria, le leggi di bilancio, le leggi collegate”, eccetera. Presidente, questo è un emendamento che ha assorbito una condizione della Commissione bilancio. Allora qui intendiamoci: se io recepisco integralmente l'emendamento della Commissione bilancio, è evidente che il divieto c'è. Ma se io ho semplicemente assorbito un emendamento, addirittura facendolo mio e modificandolo, come noi stiamo apprendendo, questa diventa un'interpretazione assolutamente arbitraria. Cioè basterebbe ogni volta assorbire un emendamento, ma dare un altro contenuto a quell'emendamento, per sottrarlo al voto segreto. Io credo che il termine “assorbito” significhi liberare quell'emendamento dai vincoli del comma 1- dell'articolo 49.
Questo è un emendamento che riguarda diritti fondamentali della famiglia, di istruzione; la famiglia che ha il diritto di istruire e si vede, a nostro avviso, privata di questo diritto, che comunque riguarda l'istruzione e riguarda la tutela di tutto ciò; pertanto, solo perché assorbito per via di un emendamento della Commissione bilancio, tutto ciò viene sottratto al voto segreto. A me sembra che ogni volta che non vi è perfetta coincidenza dell'emendamento della Commissione bilancio con quello che dev'essere votato, il concetto di assorbimento diventa uno strumento per sottrarlo - basta assorbire un emendamento - al voto segreto.
Io le chiedo, Presidente, di rivedere questa sua decisione e consentire che su questo emendamento si esprima un voto segreto: l'Aula glielo chiede, il dibattito glielo chiede. Vi è la necessità di dare a ciascuno la libertà di voto su un emendamento fondante, che deve dare ai nostri bambini la non libertà di crescere in maniera corretta; insisto, quindi, perché sia sottoposto al voto segreto .
PRESIDENTE. Io la ringrazio, deputato Sisto, per le sue argomentazioni, che comunque non coincidono con quelle della Presidenza, anche alla luce delle determinazioni della Giunta per il Regolamento che, nelle sedute del 7 febbraio e 7 marzo 2002, ha limitato lo scrutinio segreto alle disposizioni che incidono, modificando le condizioni di esercizio dei diritti interessati, direttamente sui principi richiamati dall'articolo 49 del Regolamento.
Procediamo, quindi, alla votazione dell'emendamento 6.800 della Commissione con voto palese
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.800 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
È così assorbito l'emendamento 6.700, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento, con l'approvazione dell'emendamento 6.800 della Commissione che si è appena svolta.
Avverto che il gruppo Fratelli d'Italia ha avanzato richiesta di scrutinio segreto sugli emendamenti 6.197 Varchi e 6.208 Montaruli, nonché 6.01 Montaruli. Tale richiesta è accolta, in quanto le proposte emendative in questione incidono rispettivamente sugli articoli 21, 31 e 25 della Costituzione, richiamati dall'articolo 49 del Regolamento tra quelli in relazione ai quali è ammesso lo scrutinio segreto.
Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 6.197 Varchi.
Ha chiesto di parlare la deputata Meloni. Ne ha facoltà.
Ha chiesto poi di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Lupi. Deputata Meloni, vuole far parlare prima il deputato Lupi? Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI(M-NI-USEI-C!-AC). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori solo per capire come andiamo avanti. Si apre una discussione delicata ed importante; alle 19,30 dovremmo chiudere per questioni di sicurezza; stiamo andando verso voti segreti e il dibattito è stato un dibattito importante. Mi auguro anche che vi sia flessibilità sui tempi da parte della Presidenza, perché stiamo parlando di materie su cui ci stiamo confrontando anche in modalità molto rispettosa. Quindi, se iniziamo questa discussione, ovviamente vuol dire che la dobbiamo concludere, almeno nel primo voto segreto, e andiamo oltre alle 19,30, che è una previsione stabilita per motivi di ordine sanitario. Come vede, l'Aula è molto affollata.
Quindi a lei la decisione di stabilire, secondo il Regolamento che le affida la conduzione del buon andamento dell'Aula, come proseguiamo. A me va bene qualsiasi cosa, perché credo che i temi siano così importanti da approfondirli, ma da concluderli, però; cioè, se si apre un voto è evidente che si deve concludere il voto indipendentemente dalla durata della discussione.
PRESIDENTE. Deputato Lupi, intanto preciso che ovviamente il richiamo all'ordine lavori ha precedenza su una dichiarazione qualunque, ma io avevo già dato la parola alla deputata Giorgia Meloni. Detto questo, faccio presente che è vero che c'è un termine delle ore 19,30 per concludere i nostri lavori pomeridiani, ma è anche vero che abbiamo mezz'ora a disposizione fino alle ore 20 prima dei tempi prescritti per la sanificazione, perché abbiamo sospeso comunque l'Aula per un'ora. Diciamo, quindi, che noi possiamo
VITTORIO SGARBI(M-NI-USEI-C!-AC). Per ragioni di salute, chiedo la sospensione dell'aula.
PRESIDENTE. La proposta che è pervenuta …Guardate, dovete tentare cortesemente di tenere un atteggiamento che sia appropriato. Io dico delle cose, non sono il verbo: chi non è d'accordo alza la mano e parla, civilmente. La proposta che è pervenuta è quella di tenere il primo voto segreto sull'emendamento 6.197 Varchi, che si presume vada oltre le 19,30, ma prima delle ore 20, e poi magari di aggiornarci a domani mattina. Però ascoltiamo le indicazioni dell'Aula, ovviamente.
Deputata Meloni, vuole parlare adesso oppure aspetta il giro sull'ordine dei lavori? Non c'è nessuno che vuole parlare. Deputato Sgarbi, per il suo gruppo ha già parlato il deputato Lupi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.197 Varchi.
Ha chiesto di parlare la deputata Meloni. Ne ha facoltà.
GIORGIA MELONI(FDI). Presidente, guardi, 30 secondi per rispondere al collega Fratoianni. Perché, vede, collega Fratoianni, anche io avevo fatto una domanda semplice, solo che lei non mi ha risposto. Il punto non è se suo figlio le faccia delle domande. Immagino che sia accaduto anche a ciascuno di noi che i nostri figli abbiano chiesto: mamma, come sono nato? E ciascuno dà le risposte che ritiene di dare. Il problema che noi stiamo ponendo è che questa risposta non l'ha mai data la scuola, non l'ha mai data il sistema educativo ! Questo è il problema che io le ho posto, sul quale lei non mi risponde, nascondendosi come sempre!
Perché, poi, collega Fratoianni, anche questo me lo faccia dire: ormai è diventato davvero stucchevole che chiunque provi a sostenere una tesi diversa dalla vostra debba essere bollato come impresentabile, per cui se lei non mi sa rispondere nel merito di una cosa precisa che le chiedo, lei risponde con “omofobo!”. Esattamente come se io le facessi una domanda sul vostro surreale governo dei flussi migratori, lei non sapendo rispondere nel merito direbbe “razzista”. Esattamente come se io le chiedessi perché ormai avete l'orticaria quando si parla di elezioni, voi mi rispondereste “fascista!” . Direi che è arrivato il momento in cui provate anche voi a dare risposte sensate a domande sensate che vi vengono poste, invece di nascondervi dietro a mostri che non esistono! Questo si chiama dibattito, collega .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.
Avrebbe esaurito il tempo, il suo gruppo, quindi la prego di stringere al massimo…
MAURIZIO LUPI(M-NI-USEI-C!-AC). Ho esaurito il tempo e ne prendo atto, quindi non voglio violare il Regolamento. Le sto dicendo solo che mi sembra che la Presidenza constati che il dibattito è un dibattito importante; abbiamo dei giorni di lavoro davanti e non riesco a comprendere le ragioni per cui si debba poter contrarre un dibattito che mi sembra stia dimostrando il valore del Parlamento. Questo dice che il Parlamento non è un “votificio”, ma è innanzitutto il luogo dove ci si confronta, ci si ascolta e si cerca di comprendere le ragioni dell'altro. Stiamo parlando -l'intervento della collega Meloni, l'intervento della collega Piccoli Nardelli, di Fratoianni, di tutti gli altri colleghi - di argomenti importanti. Capisco, quindi, il contingentamento dei tempi, ringrazio la Presidenza per la flessibilità che ha avuto fino ad oggi, ma le pongo una questione, proprio per l'importanza che questo ha e per il dibattito che avremo su questo emendamento, su tre voti segreti che sono fondamentali e riguardano la libertà.
Se lei ci dà la possibilità, come il Regolamento prevede (sto facendo un intervento sull'ordine dei lavori, evidentemente), di andare a voto segreto, vuol dire che stiamo parlando di materie delicatissime. L'emendamento successivo addirittura chiede l'autorizzazione dei genitori per i minori di 18 anni su certi temi. Allora, il contingentamento dei tempi così rigido, avendo davanti due giornate di lavoro senza alcun problema, ed era la ragione del mio intervento precedente, mi sembra una rigidità non comprensibile da parte della Presidenza, che fino adesso si è dimostrata sensibile e flessibile. Quindi chiedo a lei e, per il suo tramite, al Presidente di aumentare, come ha fatto precedentemente, di dare la possibilità di almeno un intervento per gruppo su ogni emendamento a voto segreto. Mi sembra che sia il minimo e che ci permetta di far capire le ragioni di ogni gruppo su un tema, che è fondamentale, che riguarda la dignità, la libertà delle persone, e temi che sono fondamentali per il nostro Parlamento. Quindi, questa è la richiesta che le faccio: un intervento almeno per gruppo, indipendentemente dal fatto che si siano esauriti i tempi, sui tre voti segreti che avremo da qui alla giornata di domani.
PRESIDENTE. Deputato Lupi, io recepisco la sua richiesta. Coinvolgerò il Presidente Fico perché abbiamo già avuto due deroghe e, quindi, due corrispettivi ampliamenti dei tempi disponibili per i gruppi. Attendiamo, casomai ci fossero delle risposte.
Ha chiesto di parlare il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI(FI). Grazie, Presidente. Sono stanco, siamo stanchi, però vale la pena di leggere l'emendamento che stiamo per votare tutti insieme, che dice: “in nessun caso le cerimonie, gli incontri e ogni altra iniziativa di cui al presente comma, possono essere finalizzati a pubblicizzare o promuovere la maternità surrogata, di cui alla legge n. 40 del 2004”. Allora qui il punto va sicuramente alle celebrazioni nella scuola, va altrettanto sicuramente rispetto alle celebrazioni che voi invitate tutte le amministrazioni comunali a svolgere in quella giornata, e va su un tema rispetto al quale, come già vi ho ricordato la settimana scorsa, persino le femministe, invano, da mesi, cercano di portare la vostra attenzione, colleghe della maggioranza; va nella direzione di sorvegliare e impedire che, inevitabilmente, nel momento in cui si affrontano i temi che voi volete affrontare, si arriverà a parlare del fatto che due uomini, due maschi, abbiano dei bambini; inevitabilmente si arriverà ad affrontare questo tipo di situazione, perché è una conseguenza logica dell'impostazione pedagogica che voi avete dato a questa norma - e come ho detto prima, lo ripeto anche adesso, e termino -, impostazione pedagogica che si appoggia sul fatto di innestare la norma dentro la legge Mancino. Quindi, non vi è alcuna contraddizione da parte nostra e non vi è, paradossalmente, nessuna contraddizione neanche da parte vostra: è tutto estremamente logico ed è chiaro a tutti, a tutti coloro che vogliono guardare con buon senso come stanno le cose. Questa è una legge che vuole applicare la “polizia” del pensiero e la “pulizia” del pensiero: le due cose stanno inesorabilmente insieme. Voi, anche in questa circostanza, dando parere negativo a questo emendamento, confermate che rifiutate ogni possibilità di dirci che abbiamo torto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Potenti. Ne ha facoltà.
MANFREDI POTENTI(LEGA). La ringrazio, Presidente. Effettivamente, l'argomento affrontato in questo frangente è molto delicato, ma è anche curiosa la sensibilità di molti componenti di questa maggioranza e di questo Governo, perché nello stesso giorno, nel momento in cui il Parlamento è assediato da temi delicatissimi quali quelli che stiamo discorrendo, ci sono ministri, come il Ministro Costa, Ministro dell'Ambiente, che, come riferisce un organo di stampa, questa mattina con telefonate molto dure si interessava dei problemi legati all'insuccesso del e all'esorbitante numero di chiamate che stavano bloccando le prenotazioni dei per i monopattini.
Questa è una maggioranza molto curiosa perché nello stesso tempo da settimane ci sono familiari di pescatori che dormono davanti a Montecitorio e non credo che nessun Ministro si sia ancora degnato di fare loro non dico una telefonata, ma una visita, visto che basterebbero venti passi per raggiungerli.
Ebbene, questa materia, questo articolo 6, questo emendamento, che viene presentato dagli amici di Fratelli d'Italia insieme a quelli della Lega, sarà la nostra linea del Piave. Sarà la linea del Piave nella quale interromperemo la marcia che state portando avanti con una serie di iniziative che mi sarebbe piaciuto vedere con lo stesso impeto rivolte alla soluzione di problemi contingenti, quali quelli economici che stanno subendo decine di famiglie e di imprese in questo Paese a causa del COVID-19. Ufficio per il contrasto delle discriminazioni, Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, Centri per l'assistenza di vittime, rilevazioni statistiche: c'è di tutto in questa legge, tutto quello che la perfezione non ha mai raggiunto in tutte le misure emergenziali. Vergogna! Vergogna! Vergogna !
Ma dicevo - e torniamo ad acquietarci -, trattiamo di quella che è l'autonomia didattica, sì, proprio quel momento di incontro di due libertà, quella dei docenti e quella dei genitori: è una linea del Piave, perché i genitori devono essere d'accordo per poter esercitare delle scelte libere. E quando, in caso di dissenso, si troveranno di fronte alla scelta se dover insistere o rinunciare, le famiglie che non sono d'accordo su quanto state proponendo, potranno anche esercitare un diritto di veto, perché lo prevede la stessa legge che citava la collega del PD: comma 14, punto 2, legge n. 107 del 2015. E non solo. Grazie a una nota MIUR, la n. 19.534 del 20 novembre 2018, i genitori hanno la libertà di esprimere il libero consenso o dissenso a scuola, di fronte a percorsi educativi non condivisi. Quindi la linea del Piave è ben munita e ben armata. Ci sono famiglie pronte, se dovesse essere necessario. E noi questo non lo vogliamo, vorremmo che la scuola fosse un luogo di pace, di serenità, di incontro anche fra religioni diverse, perché, ricordate, in Italia esistono anche delle scuole che hanno delle sensibilità diverse, come le scuole musulmane. Voglio capire come andrete a combaciare, impaciare esigenze ideologiche con sensibilità del tutto diverse da quelle che avete, benché una parte di quelli abbiano anche delle sensibilità purtroppo estranee, che condanniamo fermamente quando queste vanno a trascendere nel terrorismo; ma si sa, le mele marce, purtroppo, sono dappertutto.
Ebbene, vorrei finire questo intervento nel dirvi che l'autonomia didattica - e lo ripeto, perché è bene che si sappia - è finalizzata al perseguimento degli obiettivi generali del sistema nazionale di istruzione, nel rispetto della libertà di insegnamento, delle libertà di scelta educativa da parte delle famiglie: legge n. 59 del 1997, articolo 21, punto 9! Ripassatelo, perché potrete approvare qualunque legge volete, ma troverete sempre un grande ostacolo nella grandissima forza delle nostre famiglie italiane .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Rossini. Ne ha facoltà.
EMANUELA ROSSINI(MISTO-MIN.LING.). Vorrei rispondere all'onorevole Meloni che ad una domanda giusta la scuola si deve occupare. Ma guardi, stiamo parlando di omofobia, che è un fenomeno che crea ogni giorno 50 vittime, 20 mila segnalazioni nel Paese all'anno, di cui per 3.200 sono toccati i minori. Ora, questo fenomeno va affrontato, perché tocca tutti i bambini e i giovani. Le vittime del bullismo, le vittime dell'omofobia, sono tutti in una scuola, perché si crea un clima. E se non si fa comprendere, se non si permette a tutti i ragazzi di capire e di arginare certi sguardi, certi atteggiamenti, certe violenze, diventano loro stessi la vittima di questo contesto. E' chiaro che i ragazzi e i bambini sono lo specchio del mondo adulto, quindi anche nelle famiglie, negli adulti stessi, l'omofobia è presente, è presente come paura di affrontare anche certe problematiche.
Quindi, sarà questione, proprio come ha detto la collega Piccoli Nardelli, di equilibrio da trovare per toccare temi sensibili, difficili, però la scuola è vittima essa stessa di questi fenomeni, bullismo e omofobia, e vanno affrontati, non bisogna avere timori, ma aiutare gli stessi istituti su come affrontarli, perché, ripeto, le vittime non sono solo i soggetti discriminati, ma tutto il gruppo dei giovani, tutto il gruppo classe, nel momento in cui si esprimono in quella classe una violenza e un atto di prevaricazione.
ALESSANDRO PAGANO(LEGA). Presidente!
PRESIDENTE. Il suo gruppo ha già parlato.
ALESSANDRO PAGANO(LEGA). Solo per aggiungere la firma.
PRESIDENTE. Aggiunge la firma, benissimo, abbiamo registrato.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Varchi 6.197, con parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 9,30.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare la deputata Rosalba Testamento. Ne ha facoltà.
ROSA ALBA TESTAMENTO(M5S). Grazie Presidente, al fine di contenere il rischio sanitario connesso alla diffusione del COVID-19, con ordinanza del Dipartimento della Protezione civile, lo scorso aprile è stata avviata su tutto il territorio nazionale la selezione di 1.500 operatori sociosanitari, di cui 500 da destinare presso l'RSA e 1.000 presso gli istituti penitenziari. Alcuni operatori sociosanitari sono stati impiegati anche nelle carceri molisane, garantendo con professionalità un valido supporto alle attività infermieristiche di previste negli istituti penitenziari; questo però fino al luglio scorso in quanto, in occasione della proroga dello stato di emergenza al 15 ottobre, la regione Molise inspiegabilmente non ha prorogato i contratti degli operatori sanitari, al contrario di quanto deciso dalle altre regioni e nonostante le richieste presentate dai direttori degli istituti penitenziari molisani e dal provveditore dell'amministrazione penitenziaria per il Lazio, l'Abruzzo e il Molise. Ma non solo: oltre il danno si è consumata anche la beffa, perché gli operatori sanitari attendono invano di essere retribuiti dalla regione Molise per il servizio prestato.
Su questo, ovviamente, ho chiesto al Dipartimento della Protezione civile di sollecitare la regione Molise per l'effettuazione degli accrediti, ma quella appena descritta è però soltanto una delle tante scelte discutibili adottate dal presidente Toma per affrontare la pandemia da COVID-19; il centro COVID-19 non è pronto, lo sarà addirittura solo tra alcuni mesi, ha detto il presidente, e intanto il virus avanza, con percorsi separati COVID-19 e non COVID-19 che non esistono o non sono adeguatamente organizzati, una rete di emergenza-urgenza al collasso, sale operatorie bloccate per mancanza di personale, ritardi nell'erogazione delle prestazioni ordinarie e allungamento delle liste d'attesa. I casi di positività in Molise aumentano giorno per giorno, i cittadini molisani sono molto preoccupati e si sentono abbandonati, in balia di un governo regionale che sembra non consapevole della gravità della situazione. Per tali motivi, io chiedo al Ministero della salute massima attenzione per quanto sta accadendo in Molise, perché i livelli essenziali di assistenza e diritto alla salute continuano a non essere garantiti, in palese violazione della Costituzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Bella. Ne ha facoltà.
MARCO BELLA(M5S). Grazie Presidente, vorrei far risuonare in quest'Aula il grido di dolore di 500 genitori, che hanno scritto una lettera al sindaco di Tarquinia, Alessandro Giulivi. Da ieri, i ragazzi e le ragazze di questa città del Lazio sono privi della scuola in presenza, a causa di una sua ordinanza. La didattica a distanza può essere una soluzione emergenziale e soprattutto temporanea, per ridurre l'affollamento sui mezzi pubblici, ad esempio per gli studenti di superiori e università. Nonostante la difficile situazione, nessuno dei maggiori Paesi europei ha ritenuto di privare della scuola in presenza i propri studenti delle scuole elementari e medie. Ieri, c'era una nonna che seguiva contemporaneamente tre nipoti in tre stanze diverse. In una classe c'erano 9 assenti per mancanza di dispositivi. Non ci sono prove scientifiche che la chiusura delle scuole possa contribuire a contenere la pandemia. La scuola in Italia è un luogo sicuro, anche se il contagio zero non esiste e non può esistere. La rivista ha recentemente parlato della situazione italiana: i casi di positività nella scuola italiana sono pochi e il 90 per cento di questi ha riguardato un singolo alunno, che non ha contagiato docenti e compagni. La chiusura delle scuole quindi non solo causerà danni educativi certi ai nostri studenti e studentesse, ma si rivelerà persino inutile e dannosa al fine del contenimento della pandemia, perché si mettono a maggior rischio proprio le persone che dovremmo proteggere, le persone anziane. Il sindaco di Tarquinia ascolti la voce dei suoi cittadini e cittadine, che chiedono un'educazione di massima qualità per i propri figli, ascolti le mamme, ascolti la scienza, ma soprattutto, Presidente, ascolti il buonsenso. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei. Ha chiesto di parlare la deputata Fucsia Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI(FI). Prendo la parola per richiamare l'attenzione sulla mozione su Cristoforo Colombo, che è arrivata in Aula per la discussione generale la scorsa settimana, una mozione di una certa rilevanza per la nostra diplomazia culturale. Spero che il provvedimento arrivi presto in quest'Aula per il voto finale. Nel frattempo, sento il dovere di ringraziare pubblicamente coloro che si sono adoperati per dare risalto mediatico all'impegno degli italiani d'America in difesa della figura di Colombo e del suo significato, oggi, per tutti noi. È il caso di alcuni organi di stampa, che sono andati oltre la semplice notizia ed hanno fatto cultura, impegnandosi a salvaguardare la nostra identità culturale, in connessione alla figura di Cristoforo Colombo. Cito a tal proposito la voce di New York, Radio ICN, con il programma di Tony Pasquale, l'Associazione Hands off Christopher Columbus e il quotidiano un contributo davvero prezioso per far conoscere tutto quello che Cristoforo Colombo significa per noi italiani che viviamo negli Stati Uniti, ma anche il suo contributo alla costruzione di quella che oggi è la civiltà occidentale, grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Scoma. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SCOMA(IV). Grazie Presidente, vorrei attenzionare al Governo la grave crisi occupazionale che sta colpendo .
è uno storico quotidiano siciliano che esiste dal 1860, radicato a Palermo, nella sua storica via Lincoln.
Oggi questo giornale sta attraversando il periodo più difficile da quando ha visto nascere le sue giornate migliori. Dal 1860 ad oggi sono passati tanti anni, ma questo giornale racconta fatti, la storia, e la nuova proprietà ha pensato bene di fare un taglio, neanche troppo piccolo: da 34 dipendenti ne sono stati licenziati 17. Tale vertenza, se fosse confermata, porterà sostanzialmente alla fine dello stesso giornale; giornale che ha raccontato e continua a raccontare, con i pochi, pochissimi mezzi rimasti, la vita, le ombre e le luci della Sicilia, in un momento in cui una città come Palermo, una regione come la Sicilia, necessitano oggi più che mai di un'informazione libera e attenta, a garanzia di tutti. La situazione è grave, anzi gravissima e necessita di essere affrontata per la ricerca immediata di una soluzione a questa grave crisi con un tavolo tecnico presso il Mise che possa superare tali difficili problematiche .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.
SILVIA FREGOLENT(IV). Grazie, signor Presidente, il 2 novembre del 1975 veniva barbaramente ucciso nei lidi di Ostia Pier Paolo Pasolini, forse l'intellettuale più eclettico che il nostro Paese ha avuto: poeta, scrittore, giornalista, insegnante, regista. Chi veramente ha ucciso Pier Paolo Pasolini non è mai stato scoperto; è stato accusato e processato Pino Pelosi. Anche la sua vita è stata una vita tormentata; non amato dal suo Paese, mentre, quando fu ucciso, ritornava dall'Accademia Nobel di Svezia, che gli voleva conferire il premio Nobel, e, qualche settimana prima, era ritornato da un viaggio in America, ospite della sua amica Oriana Fallaci, dove era stato accolto trionfalmente. Invece, nel nostro Paese fu spesso perseguitato dalla giustizia, i suoi film censurati e anche il processo, che doveva determinare chi aveva ucciso Pier Paolo Pasolini, si trasformò in un processo contro la sua persona. Nel 1975 i suoi funerali laici furono svolti qui vicino, poco distante da questo posto, in Campo de' Fiori, alla sede della FIGC, dove l'allora segretario del Partito Comunista, Enrico Berlinguer, si posò silenzioso sulla sua bara.
SILVIA FREGOLENT(IV). Quello era un atto per chiedere scusa al grande artista che era stato, per i suoi orientamenti sessuali, espulso dal Partito Comunista. Visto che, in questi giorni, parliamo del reato di omofobia, penso che mai nessun intellettuale come Pier Paolo Pasolini fu perseguitato dal suo Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Grippa. Ne ha facoltà.
CARMELA GRIPPA(M5S). Grazie, Presidente, vorrei portare a conoscenza di quest'Aula quello che è accaduto ieri nei confronti della nostra capogruppo in regione Abruzzo, Sara Marcozzi, da parte del capogruppo Guerino Testa di Fratelli d'Italia, il quale ha rivolto parole sessiste nei confronti della medesima. Esattamente, nello specifico, si è rivolto a Sara Marcozzi, tirando in ballo il suo essere donna, la sua gravidanza e invitandola addirittura a starsene in silenzio. Ho provato profondo sconforto nell'apprendere queste parole, la solita infelice e vecchia battuta sulla gravidanza, la solita vecchia uscita a vuoto del centrodestra che, purtroppo, umilia ogni singola donna. Per loro, dietro la donna sembra quasi che non ci sia un ruolo di rappresentanza, un incarico delle competenze. La politica dovrebbe fondarsi su una dialettica fattuale, non incentrata sulla vita privata di chi rappresenta i cittadini. Sara è una donna forte e sa che le sono al fianco davanti a queste scene vergognose. Ieri, la politica abruzzese ha fatto un nuovo passo indietro, seguendo un mondo che ormai è cambiato da tempo; e non è solo perché è accaduto ad una mia collega del MoVimento che mi sono attivata, ma perché ritengo doveroso indignarci sempre davanti a tali affermazioni e imparare a condannare sempre queste frasi. Queste parole vanno oltre il regolare dibattito politico e, a mio avviso, signor Presidente, è inaccettabile, sono di una gravità inaudita e inappropriate.
Auspico quanto prima che arrivino delle scuse pubbliche non solo nei confronti della capogruppo Sara Marcozzi, ma nei confronti di tutte quelle donne che rappresentano le istituzioni, di qualsiasi appartenenza politica; di tutte quelle donne che sono impegnate nel mondo del lavoro e che oggi, come sempre, si stanno prodigando nel dare il proprio fattivo contributo alla nazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Billi. Ne ha facoltà.
SIMONE BILLI(LEGA). Presidente, membri del Governo, tanti italiani lavorano e vivono all'estero, ma vicino ai confini italiani, e tornano in Italia periodicamente nel fine settimana o più volte al mese per visitare la propria famiglia, le proprie mogli, i propri mariti, i propri figli o i propri genitori. Presidente, mi faccio portavoce delle loro preoccupazioni nei confronti del nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, del nuovo DPCM in preparazione nelle segrete stanze di Palazzo Chigi, che sembra ancora più duro dei precedenti per quanto riguarda gli spostamenti. Presidente, cari colleghi, sollecito il Governo a consentire a queste persone di rientrare nel nostro Paese per il ricongiungimento familiare, per visitare la propria famiglia, per visitare le proprie mogli, per visitare i propri mariti, i propri figli e i propri genitori. Per noi della Lega-Salvini Premier la famiglia è importante, è un cardine della società .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Novelli. Ne ha facoltà.
ROBERTO NOVELLI(FI). Grazie, Presidente. In quest'Aula mi sento di fare l'ennesimo appello al Governo: non c'è più tempo da perdere, ne è stato consumato davvero troppo inutilmente. Lo spettacolo allucinante delle 60 ambulanze dell'ARES ieri, che sono rimaste bloccate davanti ai pronto soccorso degli ospedali di Roma e anche della provincia, in attesa che i pazienti venissero ricoverati, alcune delle quali erano in fila sin dalle tre del mattino, sono lo specchio di una sanità che, nonostante l'impegno e il sacrificio dei medici, degli infermieri e del personale sanitario, in troppe zone d'Italia non riesce più a garantire la risposta alle emergenze sanitarie. Non sempre siamo riusciti a dare risposta alle emergenze sanitarie, ma in questo momento le cose stanno peggiorando vistosamente.
Si stanno accumulando sempre più ritardi in questo periodo molto lungo, purtroppo, di pandemia. Gli ospedali pubblici in troppe zone sono al collasso, con malati di COVID ormai disseminati in tutti i reparti di medicina, di chirurgia, senza adeguate misure di contenimento, tra l'altro, per la diffusione del virus rispetto agli altri degenti e ai sanitari. Il sistema sta saltando, pregiudicando le attività assistenziali anche per gli altri ammalati, che sono purtroppo tanti. Rischiamo di perdere vite umane, migliaia; già purtroppo ne sono state perse troppe. Servono assunzioni dirette di medici, infermieri e sanitari subito, non c'è più tempo da perdere. Questo è un appello che rivolgo al Governo e spero che possa servire per andare nella giusta direzione e per attivarsi immediatamente oltre a quello che è già stato fatto; troppo poco, purtroppo.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
BOLDRINI e SPERANZA; ZAN ed altri; SCALFAROTTO ed altri; PERANTONI ed altri; BARTOLOZZI: Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi legati al sesso, al genere, all'orientamento sessuale e all'identità di genere. (C. 107-569-868-2171-2255-A)
: ZAN.
2.
3.
LIUNI ed altri: Disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico. (C. 1824-A)
Relatrici: GADDA E LOSS.
4.
DI STASIO ed altri: Istituzione di una zona economica esclusiva oltre il limite esterno del mare territoriale. (C. 2313-A)
: CABRAS.
5.
6.
GALLINELLA ed altri: Misure di sostegno al settore agricolo e disposizioni di semplificazione in materia di agricoltura. (C. 982-A)
e delle abbinate proposte di legge: PAROLO ed altri; PAOLO RUSSO ed altri; CONSIGLIO REGIONALE DELLE MARCHE. (C. 673-1073-1362)
: CADEDDU.
7.
LA MARCA e SCHIRO': Istituzione della Giornata nazionale degli italiani nel mondo. (C. 223-A)
e delle abbinate proposte di legge: SIRAGUSA ed altri; FITZGERALD NISSOLI; FORMENTINI ed altri; UNGARO ed altri. (C. 2008-2219-2200-2606)
Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.
8.
9.
S. 1142 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica Italiana ed il Governo della Repubblica Kirghisa sulla cooperazione culturale, scientifica e tecnologica, fatto a Bishkek il 14 febbraio 2013 (Approvato dal Senato). (C. 2231)
Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.
Ratifica ed esecuzione degli Emendamenti all'Accordo sulla conservazione dei cetacei del Mar Nero, del Mar Mediterraneo e dell'area atlantica contigua, con Annessi e Atto finale, fatto a Monaco il 24 novembre 1996, adottati a Monaco il 12 novembre 2010. (C. 1704)
: ROMANIELLO.
S. 1143 - Ratifica ed esecuzione della Carta istitutiva del Forum internazionale dell'Energia (IEF), con Allegato, fatta a Riad il 22 febbraio 2011 (Approvato dal Senato). (C. 2232)
Relatrice: DI STASIO.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui servizi aerei tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Corea, con Allegato, fatto a Roma il 17 ottobre 2018. (C. 2415)
: ROMANIELLO.
S. 1239 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti Protocolli: a) Protocollo addizionale alla Convenzione sul trasferimento delle persone condannate, fatto a Strasburgo il 18 dicembre 1997; b) Protocollo di emendamento al Protocollo addizionale alla Convenzione sul trasferimento delle persone condannate, fatto a Strasburgo il 22 novembre 2017 (Approvato dal Senato). (C. 2522)
Relatrice: DE CARLO.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il governo deli Stati uniti messicani, con Allegato, fatto a Roma il 17 ottobre 2017. (C. 1768-A)
Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.
S. 1085 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Corea sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 17 ottobre 2018 (Approvato dal Senato). (C. 2524)
Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.
10.