PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
RICCARDO ZUCCONI, legge il processo verbale della seduta del 3 febbraio 2023.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 68, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 750-A: Conversione in legge del decreto-legge 2 gennaio 2023, n. 1, recante disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori.
Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli ordini del giorno.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pino Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi e signori del Governo, oggi è una giornata importante. Il decreto che ci accingiamo a votare arriva infatti dopo un vertice europeo sul quale è stato scritto molto, e molto spesso a sproposito, e fa luce su alcune ipocrisie che, magari, consentono a una certa parte politica di presentarsi come baluardo della solidarietà e invece coprono, dietro la cortina fumogena di una falsa filantropia, un mercato di illusioni e di morte. Il provvedimento che oggi approviamo va proprio in questa direzione, una direzione di chiarezza e di autentica attenzione alle persone, e stabilisce una disciplina più rigorosa per il transito delle navi nelle acque territoriali. Inoltre, detta regole serie per i salvataggi, fissa alcune procedure per meglio gestire le attività regolari e prescrive che la domanda di asilo sia fatta direttamente a bordo. Si tratta, signor Presidente, di un testo frutto di un confronto e figlio di alcune consapevolezze, di un testo che ben si sposa con le risultanze del Consiglio europeo nel quale il Presidente Meloni, appena qualche giorno fa, ha conseguito importanti risultati per il nostro Paese. Se mi è consentita una parentesi in proposito, a me fa sorridere il tentativo di dipingere con tratti caricaturali il ruolo dell'Italia nel consesso internazionale. Non vorrei che l'approssimarsi delle elezioni europee, oltre a far fibrillare qualche interlocutore oltre confine, spingesse qui un'opposizione, ormai ai minimi termini, a cercare di risollevarsi sulla pelle della nostra Nazione. La verità è che il Governo in Europa ha imposto un passo in avanti sull'emigrazione e ha ottenuto nuova attenzione sul controllo delle frontiere perché le frontiere dell'Italia sono le frontiere dell'Europa, non dobbiamo mai dimenticarlo. I critici a prescindere, anti italiani per convenienza di parte, hanno pensato di poter misurare i risultati del nostro Paese dal tema del ricollocamento dei profughi, tema che non è mai stato in cima alle nostre priorità. Dobbiamo dire agli italiani che i ricollocamenti riguardano essenzialmente i richiedenti asilo, che sono un'esigua minoranza di coloro che sbarcano sulle nostre coste, mentre il vero tema che dobbiamo porci è quello dei migranti economici. Dobbiamo dirlo che, per gli ingressi irregolari, è previsto solo il rimpatrio e il Consiglio europeo ha raggiunto un accordo per semplificarne le procedure. Dobbiamo dirlo che, per la prima volta, anche il flusso dell'immigrazione regolare sarà governato da accordi di cooperazione che renderanno giustizia a una parola fin qui abusata, la parola “accoglienza”, che presuppone una gestione razionale dei fenomeni e la capacità di regolare i flussi in base alla capacità di offrire un lavoro e una vita dignitosa e non di alimentare i traffici illegali di vita e di morte. Colleghi dell'opposizione, di cosa parlate quando vi riempite la bocca della parola “solidarietà”? Ci sono alcune consapevolezze che dovrebbero appartenere a ciascuno di noi perché disumano non è governare un fenomeno complesso, disumano sarebbe non vedere che la rotta migratoria del Mediterraneo è una delle più pericolose in assoluto, disumano sarebbe non vedere che incoraggiare l'attività dei trafficanti di esseri umani sta trasformando il in una tomba di sogni e di vite. Per favore, non venite a farci lezioni di solidarietà, colleghi della sinistra, perché voi non ne detenete l'esclusiva. La solidarietà è un valore che appartiene alla nostra comunità nazionale, appartiene al nostro DNA ma, se la si vuole praticare davvero, non si può far finta di non vedere la linea che separa il salvataggio - attività encomiabile - dall'incentivo alle partenze, che non favorisce certo i profughi e neanche i migranti ma favorisce solo i trafficanti - ricordiamolo - di vite e di morte. Si tratta di una linea talvolta evidente, talvolta più sottile, ma della quale la nostra legislazione non può non tenere conto. Il decreto che oggi approviamo fa esattamente questo: tiene conto della realtà, senza voltarsi dall'altra parte, né nei confronti dei profughi né, soprattutto, nei confronti dei traffici illegali e disumani. Ancora, signor Presidente, non si può far finta di non vedere anche che chi arriva dal mare lo fa spesso dopo aver compiuto estenuanti e costosissimi viaggi via terra per cercare fortuna in Europa o per ricongiungersi ai propri familiari. Si scappa dalla povertà per andare incontro a torture, sfruttamento e purtroppo, non di rado, alla morte. Rinunciare a governare questo fenomeno significa alimentare tutto questo, nascondendosi dietro narrazioni omertose che ci mostrano ciò che si ritiene utile mostrare, senza far vedere la realtà per intero ma, soprattutto, senza assumersi le responsabilità. Ma vogliamo continuare ad avallare, incentivare e sollecitare questo meccanismo infernale e illegale? Vogliamo aspettare inermi che 2,5 miliardi di persone finiscano per premere ai confini di un'Europa che, neanche se lo volesse, sarebbe in grado di accogliere tutti? Oppure vogliamo farci carico di una soluzione, magari meno immediata ma più strutturale, ai problemi del Sud del mondo, evitando nel frattempo che, dietro il paravento della solidarietà, i trafficanti arricchiscano le proprie fortune? L'Italia e questo Governo hanno scelto questa seconda strada e la maggioranza sostiene convintamente la scelta, una scelta di rigore ma anche di umanità, a dispetto di ciò che si vuol far credere. La stessa distinzione, signor Presidente, fra migranti economici e aventi diritto all'asilo, che, analizzando i numeri, smentisce tante narrazioni disinformate, non coglie infatti appieno la dimensione del fenomeno e la sfida alla quale il mondo è chiamato, se si considera la realtà di un continente nel quale molti territori faticano a offrire condizioni minime di vivibilità.
E un popolo che sia davvero in grado di vedere nell'altro un fratello, si preoccupa di queste condizioni di vita, non di foraggiare e alimentare chi le sfrutta per lucrarci sopra. Come rispondere a questa sfida? Ma veramente vogliamo alimentare i traffici dei mercanti di morte? No, grazie, noi a questo non ci stiamo. Questa sfida la si affronta gestendo i flussi con la solidarietà, con senso dell'umanità e senso delle regole, mettendo in campo, dopo tanti anni di parole, un vero e proprio Piano Marshall per l'Africa che coinvolga in un impegno reale tutta l'Europa e non solo i Paesi di frontiera, dandosi una prospettiva e smettendola di giocare sulle quote, smettendola con una politica da parolai che lasci, al dunque, i Paesi di primo approdo soli, con problemi che le tensioni geopolitiche rendono sempre più complessi.
L'Europa, signor Presidente, deve affrontare in maniera radicale il tema della pressione migratoria dal Sud del mondo, prevedendo un grande piano di investimenti nel continente africano, finalizzato allo sviluppo e alla creazione delle condizioni per una reale crescita economica. Questa, signor Presidente, è la vera solidarietà. Si tratta di un obiettivo che, certamente, non può avere i tempi della rotta di un barcone. Però, mentre il programma vasto viene messo in campo, non si può lasciare che il concetto di solidarietà venga continuamente travisato e non si può lasciare che si lucri sulle speranze e sui sogni di esseri umani che, se non trovano la morte in mare, trovano la sofferenza in un viaggio che spesso finisce con il rimpatrio. Non possiamo fare un braccio di ferro sulla pelle dei bambini, delle donne e degli uomini che cercano solo condizioni di vita migliori per sé e per le proprie famiglie. Come disse Benedetto XVI, prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare; come disse, ancora prima, Giovanni Paolo II, il diritto primario dell'uomo è di vivere nella propria patria. Di questo, come comunità internazionale, dovremo farci carico, impedendo che, nel frattempo, a proliferare sia il mercato delle vite umane.
Per queste ragioni, signor Presidente, il gruppo Noi Moderati annuncia con convinzione il proprio voto favorevole al provvedimento al nostro esame
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI(AVS). Grazie, signor Presidente. Colleghe e colleghi, signor Sottosegretario, quello che quest'Aula si appresta a convertire in legge, con la nostra opposizione, è un decreto frutto di cinismo e accompagnato da una lunga onda di ipocrisia: ne abbiamo ascoltato poco fa tracce diffuse. Sì, di ipocrisia si tratta, colleghe e colleghi, perché la vicenda delle migrazioni è vicenda complessa, strutturale, che da troppo tempo viene affrontata nel segno dell'emergenza. Ora, persino le parole dovrebbero tornare ad assumere un ruolo e una funzione in un dibattito pubblico e politico che, invero, spesso e volentieri ne rovescia il senso. Emergenza è parola che allude, di per sé, a una condizione specifica, eccezionale e determinata in questa forma anche dalla sua delimitazione temporale. Allora, appare chiaro che un fenomeno di proporzioni gigantesche, che coinvolge il mondo intero e che lo coinvolge in questa forma, non da mesi o da anni, ma da decenni, assume un altro carattere, quello di un fenomeno strutturale. L'esperienza, il buonsenso e l'amor di verità dovrebbero insegnarci che, di fronte a un fenomeno strutturale, occorrono risposte strutturali e non emergenziali, se si voglia almeno in parte tentare di governarne gli effetti. La verità, invece, è che da troppi anni e, diciamolo fino in fondo, con una qualche trasversalità politica si è affrontato questo nodo nel nome dell'emergenza: la difesa dei confini, i muri, gli improbabili e improponibili blocchi navali, i Protocolli di intesa con Paesi che non sono Paesi e che non garantiscono, in ragione della loro instabilità, condizioni minime di tutela dei diritti umani. Tutti strumenti progressivamente smontati dal diritto, dalle sentenze dei tribunali, smontati per la verità, ancor prima, dalla realtà. Pensate alla retorica dei porti chiusi - inaugurata ormai qualche anno fa da un altro Governo, il primo Governo Conte, nel quale il Sottosegretario Molteni ricopriva, anche allora, la stessa carica nello stesso Ministero - bucati quotidianamente da centinaia o da migliaia di arrivi che dimostravano una cosa molto semplice, cioè che di fronte a un fenomeno strutturale le risposte emergenziali, giuste o sbagliate che si vogliano considerare, semplicemente non funzionano.
Siamo di fronte, dunque, a un impianto complessivamente irricevibile e siamo di fronte a una gigantesca onda di ipocrisia. Aiutiamoli a casa loro, difendiamo il diritto a non emigrare, a non partire: bellissime parole, violentate però dalle scelte concrete e dalle pratiche quotidiane. Infatti, mentre si annuncia un Piano Marshall per l'Africa si tagliano i fondi alla cooperazione e, mentre si ragiona sulle cause che spingono alla fuga, si alimentano pratiche che investono sul fossile e alimentano una crisi climatica che oggi è uno dei fattori principali che determinano la crescita dei flussi migratori. Mentre si parla di ragionare sulle cause e di rimuovere gli effetti che spingono alla migrazione, continuiamo a commerciare in modo assai copioso in quel tratto del mercato segnato dal commercio delle armi, che alimenta le guerre da cui i poveri e le povere disperate di ogni parte del mondo continuano a fuggire.
In secondo luogo, quando ragioniamo sulla necessità di non solidarizzare o di non aiutare i mercanti di uomini, dimentichiamo che siamo noi a stringere con i mercanti di uomini patti alla luce del sole, fatti di finanziamenti, di motovedette, che abbiamo peraltro appena rinnovato. Infatti, colleghe e colleghi, questa è la verità e ci sono fiumi di parole che disegnano inchieste assai autorevoli, di fonti multiple e indipendenti, che raccontano nel dettaglio questa realtà. Alla cosiddetta Guardia costiera libica abbiamo affidato il controllo di una zona SAR, quella libica, che non dovrebbe semplicemente esistere, signor Presidente, perché non dovrebbe esistere la possibilità che a uno Stato sia offerto il ruolo di fare ricerca e soccorso quando quello Stato non ha, per il diritto internazionale e non per quel che pensiamo noi, alcun porto sicuro in cui accompagnare coloro che dovrebbero essere salvati, ma in realtà catturati quotidianamente . Quella Guardia costiera è quella che, di notte, svolge il ruolo del traffico di uomini e, di giorno, si veste col vestito della festa, con l'uniforme, che spesso e volentieri siamo noi ad aver pagato e fornito.
Siccome questo è il dato di realtà che svela l'ipocrisia del dibattito che accompagna dalle file della maggioranza questo decreto, occorrerebbe semplicemente fare un'operazione di verità. Si possono fare, infatti, scelte diverse, in fondo è la natura della politica, ma sarebbe opportuno che questo Governo dicesse chiaramente qual è l'obiettivo di questo decreto, perché questo decreto, se analizzato nei suoi aspetti fondamentali, racconta, né più né meno, un'operazione di cinica logistica del male. Questo state facendo. Che cos'altro è, se non questo? La scelta è di costruire un decreto che, di fronte al naufragio, qui sì, della retorica dei porti chiusi e dei blocchi navali e davanti al diritto di questa propaganda, costruisce in modo cinico e matematico lo strumento per impedire a chi salva le vite di continuare a svolgere un ruolo per il quale dovremmo ringraziare chi si assume il ruolo di supplenza in ciò che gli Stati e le istituzioni hanno rinunciato a svolgere. Questa è la verità, colleghi e colleghe, perché qui c'è un punto: questo decreto - e la retorica di chi lo sostiene lo conferma quotidianamente - è pensato esattamente per impedire, ascoltate bene, che l'attività di ricerca sia sistematica. Questo è quel che volete fare. Ma qui c'è un altro punto: chi la fa l'attività di ricerca? Qual è il risultato, quando per decreto costruite le condizioni per cui una nave debba abbandonare la zona di ricerca appena effettuato un soccorso? Questo è il combinato disposto con la prassi che stiamo osservando, perché alle leggi si somma la prassi, alla norma si sommano i comportamenti.
Avete scelto, per prassi, di indicare come porto sicuro di sbarco, giorno dopo giorno, porti sempre più lontani. Se poteste, li mandereste a Bolzano, ma lì le navi non ci arrivano, non ancora almeno . Ogni giorno cercate un posto più lontano: sapete che significa? Significa una cosa sola, ossia garantire che siano di più i giorni, le ore, le settimane in cui l'area del Mediterraneo centrale è priva di assetti navali in grado di cercare e soccorrere le persone in difficoltà.
In questo momento, signor Sottosegretario, Alarm Phone, una delle organizzazioni non governative che garantisce strumenti di indicazione alle guardie costiere e alle altre organizzazioni non governative, segnala un barchino con 33 persone a rischio di naufragio poco distante dalle coste di Sfax, uno dei principali punti di partenza, quelli appunto organizzati dagli amici della Guardia costiera libica, da noi opportunamente foraggiata. Chi c'è oggi in quel tratto di mare? La Guardia costiera tunisina dichiara di non essere in grado di trovare quella barca in questo momento. È arrivata una prima risposta. Chi è oggi lì presente in grado di soccorrere 33 persone che rischiano ancora una volta di perdere la vita?
La verità è che, dopo anni in cui il Mediterraneo centrale (che, come è stato ricordato con una parola di verità, è una delle rotte più pericolose del mondo) si è trasformato - e arrivo alla conclusione, signor Presidente - nel più grande cimitero a cielo aperto del mondo, voi state lucidamente lavorando per fare in modo che chi salva le vite abbia vita più difficile in questa straordinaria opera di dignità. La verità è che, di fronte a questa vergogna, voi fate spallucce.
Credo che questo Parlamento, questo Governo si assuma oggi ancora una volta la responsabilità non solo di girarsi dall'altra parte, ma qualcosa di peggio. Si assume la responsabilità di convertire in legge un decreto che lucidamente lavora perché si moltiplichino i naufragi e perché sia più difficile operare per chi salva le vite. Trasformare chi salva le vite in un nemico è il peggiore dei rovesciamenti semantici, culturali e politici. Vergognatevi !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE(A-IV-RE). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, mi rivolgo a lei, visto che il Ministro è assente. La vostra sfortuna è che, avendo utilizzato lo strumento del decreto-legge, e quindi l'approvazione in Consiglio dei ministri è già di qualche settimana fa, la conversione in Parlamento avviene quando il provvedimento ha già prodotto alcuni effetti, e quindi è anche possibile verificarne gli esiti. A gennaio, signor Sottosegretario, con le organizzazioni non governative quasi del tutto ferme, sono stati soccorsi 4.959 migranti grazie allo straordinario lavoro della Capitaneria di porto, che ringrazio per l'attività che svolge e grazie al lavoro della Guardia di finanza e del nostro personale sanitario.
Visto che vi piacciono i raffronti, “quando c'era Salvini”, “quando c'era Minniti”, e vi piacciono gli istogrammi e i grafici, le ricordo, Sottosegretario, che nel gennaio dello scorso anno gli sbarchi sono stati il 65 per cento in meno di quelli di quest'anno. Quindi, di fatto, con il decreto operativo e funzionante, con le ONG quasi del tutto ferme, gli sbarchi sono incrementati del 65 per cento. Ci avete spiegato che il - così lo avete chiamato - il fattore attrattivo dei migranti nel nostro Paese sono le ONG. Se noi volessimo fare propaganda, oggi potremmo dire che il , il fattore attrattivo è il Governo Meloni, il Governo con Piantedosi come Ministro e con lei come Sottosegretario.
Dovremmo dire questo, se volessimo fare propaganda. Ma fare propaganda non è il nostro compito e il nostro volere. Se fosse vivo il famoso generale Bernacca, potreste chiedere a lui perché sono aumentati gli sbarchi a gennaio. E magari vi accorgerete pure dell'assurdità di avere scomodato un intero Parlamento per un decreto totalmente inutile nella concretezza e dannosissimo nei messaggi che trasmette.
Ho sentito più volte da voi, sia in Commissione che in Aula, citare Minniti e il Governo Gentiloni come modello a cui vi siete ispirati per tirare fuori questo decreto. Ora, a parte che quando Minniti era Ministro dell'Interno e Gentiloni era Presidente del Consiglio, sugli stessi che oggi individuate come modello - quel Ministro e quel Presidente del Consiglio - sparavate contro a palle incatenate, dicendo che era il peggiore governo dell'immigrazione che potesse esprimere questo Paese. Ma ci sono due sostanziali differenze fra Minniti e questo Governo. La prima differenza è che Minniti non ha utilizzato lo strumento del decreto: ha fatto un protocollo volto a concertare con le organizzazioni non governative il processo dei salvataggi. La seconda differenza è che, quando Minniti era Ministro, le organizzazioni non governative organizzavano il 45 per cento degli sbarchi, non il 9 per cento, come sta accadendo questa volta.
Quindi, signor Sottosegretario, voi avete fatto convocare questo Parlamento, le Commissioni, avete chiesto che in Commissione si tenessero ritmi serratissimi, avete addirittura posto la fiducia, scomoderete i nostri colleghi più anziani del Senato per far sì che si approvi un decreto con effetti veramente irrisori rispetto a quello che ci avete raccontato in campagna elettorale.
Ricordo che c'era una tizia - non ricordo però il cognome, se il Presidente mi dà una mano - che faceva benissimo l'opposizione, una donna che gridava costantemente “blocchi navali!”. Addirittura, il blocco navale era utilizzato quasi come uno strumento di guerra nei confronti dei Paesi nordafricani. E la tizia - ho ricordato il cognome - è l'attuale Presidente del Consiglio, Presidente Mule'.
Vorrei capire che fine hanno fatto quelle idee. Per fortuna le avete dimenticate, però in campagna elettorale erano temi ossessivamente decantati, sbraitati, per poi partorire un decreto che è veramente pochino rispetto a un'organizzazione e a una forza politica che ha fatto di questi temi degli argomenti di grande propaganda elettorale. Questo decreto è solo il classico fallo di frustrazione, perché non riuscite a risolvere il problema laddove è possibile risolverlo, in Europa, e trovate qualcuno con cui prendervela e scaricargli addosso tutte le contumelie, confondendo gli italiani.
Le organizzazioni non governative organizzano il traffico di uomini, sono complici degli scafisti e alimentano l'immigrazione illegale: questo dite, salvo poi non esservi una sola sentenza passata in giudicato che abbia confermato questa vostra tesi. Però, dimenticate di dire che la revisione del Trattato di Dublino - il Trattato che prevede che sia lo Stato di primo approdo a dover far fronte al sistema di accoglienza, compresa la domanda di asilo - naufraga a Visegrád. Dimenticate di dire che il sistema della redistribuzione non funziona perché il vostro amico Orbán rifiuta la sua quota. L'internazionale sovranista funziona soltanto quando dovete sparare addosso all'Europa, perché poi è un ossimoro politico. Infatti, quando poi dovete fare a gara a chi è più sovranista, finisce che vi pestate fra di voi.
Signor Sottosegretario, non volevo credere alle mie orecchie la scorsa settimana, ma lo dico con benevolenza e compiacimento, quando la Presidente del Consiglio Meloni, dopo il Consiglio europeo, ha dichiarato: sono molto soddisfatta sul tema migranti, si è stabilito un principio nuovo - ha detto “nuovo”, Presidente - e si è cambiato approccio; abbiamo fatto mettere nero su bianco che l'immigrazione è un tema europeo e ha bisogno di una risposta europea.
Nuovo di che, Presidente? Noi lo diciamo da anni! La Presidente Meloni ci ha sempre detto che più si sta lontani dall'Europa, più si risolvono i problemi. E oggi arriva e fa una conferenza stampa in cui dice che, finalmente, l'Europa ha accolto la sua proposta e cioè che sia l'Europa a occuparsi dei temi dell'immigrazione.
Questa esperienza di Governo, signor Sottosegretario, è per voi una sorta di alternanza scuola-lavoro: avete firmato un contratto di apprendistato e, governando, imparate. Basterebbe, adesso, trasmettere quello che avete imparato sull'Europa anche ai vostri amici sovranisti e probabilmente risolveremmo tanti problemi.
Sempre nell'ambito dell'apprendistato, il Governo ha detto che le ONG sono navi private e non devono sostituirsi allo Stato, al quale spetta l'attività di salvataggio. E chi dice che non è così, signor Sottosegretario? È come, però, se dicessimo alle associazioni del Terzo settore: smettetela di occuparvi delle persone con disabilità, smettetela di portare pasti caldi ai senzatetto, smettetela di occuparvi delle donne maltrattate, spetta allo Stato occuparsene. Ma come si fa a dire una corbelleria del genere? Certo che spetta allo Stato, ma la competizione nell'assistenza, nella solidarietà non si può sentire come argomento . Non dovete richiamare un monopolio, ma trovare forme di collaborazione, dovete coordinare. Non stiamo parlando di settori strategici economici su cui applicare una sorta di , stiamo parlando di salvare vite umane, di presidiare chilometri di coste e superfici infinite di mare. Come ha fatto Minniti, signor Sottosegretario, il protocollo va firmato con le ONG: hanno organizzato insieme, si sono coordinati, si sono dati delle regole e chi le regole non le rispettava andava a casa. Così, andrebbe fatto. Non si gioca con le vite umane per rendere impossibile il lavoro di salvataggio, individuando porti sicuri sempre più distanti, così distanti da essere insicuri, o intimando di non salvare in mare.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
DAVIDE FARAONE(A-IV-RE). E mentre voi giocate - e chiudo, Presidente - alla guerra alle ONG, vi informo che nel mondo si è aperta una competizione globale per l'attrazione di risorse umane, con differenti livelli di qualificazione, che, tra l'altro, sta ormai investendo quei Paesi lì, e non farle andare via, a maggior ragione quando si tratta di professionalità utili strategicamente nei nostri Paesi…
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole.
DAVIDE FARAONE(A-IV-RE). Se ci sforzassimo di evitare norme manifesto - ho chiuso sul serio - e di utilizzare meno ideologia, probabilmente riusciremmo a gestire il traffico di esseri umani, che tutti noi diciamo essere una vergogna, ma non mettendolo in contraddizione con il dovere di salvare chi rischia di morire in mare .
PRESIDENTE. Seguono oggi i nostri lavori in Aula gli studenti, accompagnati dai docenti, dell'Istituto comprensivo Stradella di Nepi, in provincia di Viterbo. Li salutiamo, ringraziandoli per essere, oggi, qui con noi .
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Emilio Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO EMILIO RUSSO(FI-PPE). Presidente e onorevoli colleghi, nessuno si è mai sognato, né mai potrebbe farlo, di pensare che un grande Paese come l'Italia possa rinunciare all'immigrazione: sarebbe un oltraggio alla nostra cultura e alla nostra storia immaginare che si possano abbandonare al loro destino, in mezzo al mare o in luoghi pericolosi, bambini, donne e uomini costretti a partire per salvarsi la vita.
L'immigrazione è un fenomeno epocale e il compito che abbiamo come legislatori è di governare questo processo, anziché subirlo, come ha fatto troppo spesso il nostro Paese. Il lavoro al quale siamo chiamati è di rendere più efficienti le vie legali, scoraggiando, come facciamo con questo decreto, quelle illegali.
Il nostro contributo, quello di Forza Italia, e la nostra filosofia sono quelli che abbiamo delineato nel corso del lavoro in Commissione e, poi, tradotto con gli ordini del giorno: umanità e fermezza .
Le norme che regolano l'immigrazione rappresentano un mosaico che definisce il modo in cui un Paese immagina il suo futuro e il decreto che convertiamo oggi è una nuova tessera di questo mosaico.
Questo intervento legislativo regolamenta le operazioni che le navi delle ONG svolgono nel Mediterraneo centrale e impone la legalità dove sinora ce n'è stata poca. Noi non siamo quelli che si girano dall'altra parte quando vedono creature incolpevoli consegnate a quei criminali che sono gli scafisti; noi non siamo nemmeno quelli che dicono, però, di diffidare di ogni iniziativa privata, che amano il pubblico ad ogni costo, ma poi, guarda caso, si innamorano dell'iniziativa privata di alcune ONG che armano navi con bandiere tropicali, si finanziano in modo poco chiaro e provano a sostituirsi al lavoro difficile e rischioso della nostra Guardia costiera .
Pochi giorni fa, il Consiglio europeo ha stigmatizzato ciò che vediamo in quest'Aula ancora oggi, cioè l'abuso e la strumentalizzazione del tema dell'immigrazione in politica. Proprio la rappresentazione che stanno provando a fare anche oggi, in quest'Aula, di un sistema polarizzato dell'immigrazione in politica, cioè di un sistema politico schiacciato tra i due principi che enunciavo prima - umanità da una parte e fermezza dall'altra -, ha favorito gli estremi, le ultradestre e le ultrasinistre e non ci ha guadagnato la democrazia. Altri, qui in Italia, hanno provato a inseguire l'onda del consenso, spostandosi qua e là a seconda delle convenienze, salvo poi, magari, oggi, venire a farci la morale in Aula.
Ricordo due esempi già citati prima: il codice di condotta delle ONG, datato luglio 2017, e scritto dall'allora Ministro dell'Interno Marco Minniti del PD, ma c'è chi è stato ancora più esplicito, cari colleghi del MoVimento 5 Stelle. Dopo settimane trascorse a discutere della legittimità di utilizzare un decreto e della fiducia per approvare questo regolamento, dopo aver ascoltato con attenzione interventi quasi da azzeccagabugli ci troviamo costretti a ricordarvi che Luigi Di Maio, giovedì 3 agosto 2017, chiedeva sul di Beppe Grillo di riaprire il Parlamento chiuso per ferie per approvare una proposta di legge a firma di Alfonso Bonafede; quella proposta di legge, che ne ricalcava un'altra firmata da Fabiana Dadone, prevedeva nientemeno che l'obbligo di far salire la Polizia giudiziaria a bordo delle navi dell'ONG . Allora, mi chiedo: ma vi dicono qualcosa questi nomi?
Noi, invece, qui, siamo orgogliosi di rappresentare il popolo italiano con un partito che ha sempre tenuto la barra dritta su questo argomento, non ha mai cambiato idea, inseguendo gli umori e le paure degli italiani, un partito che è rimasto coerente per quasi trent'anni. Chi ha avviato nuove relazioni e ha lavorato alla stabilizzazione dei Paesi del Mediterraneo che riuscirono, nel 2010, quasi ad azzerare le partenze? Chi ha chiesto in tutte le sedi europee, prima di chiunque altro, un piano Marshall per l'Africa per ottenere la collaborazione degli Stati di partenza? Se non ve lo ricordate ve lo diciamo noi: è stato l'allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi .
Anzi, mi consenta a questo punto di felicitarmi a nome del gruppo per l'ennesima assoluzione del Presidente Berlusconi nel processo avvenuta poco fa . Il calvario giudiziario finisce.
Colleghi, noi abbiamo la coscienza pulita, anche senza esibire in favore delle telecamere gli stivali sporchi di fango . Noi siamo per l'accoglienza e per il rigore, vogliamo la sicurezza per tutti, ma siamo per le porte aperte a chi vuol lavorare e rispetta le regole, a partire dai diritti delle donne.
La coerenza è un valore, in politica, come in tutti i frangenti della vita, e forti di questa coerenza oggi possiamo votare un provvedimento che è finalizzato a salvare le vite umane.
Cari colleghi dell'opposizione, ieri abbiamo ascoltato in quest'Aula parole francamente inusitate e sproporzionate; avete raccontato questo decreto come un intervento cinico, insensibile, addirittura, maledetto, mentre illustravate i vostri ordini del giorno che prevedevano maggiore attenzione per i minori non accompagnati e i soggetti fragili. Ebbene, colleghi, questa vostra polemica, anzi, sarebbe meglio definirla propagandistica, vi ha tolto lucidità e deve avervi impedito di leggere cosa stavate votando. Prendete il fascicolo, ordine del giorno n. 9-750-A/9 Paolo Emilio Russo, presentato da Forza Italia e accolto dal Governo: ci siamo impegnati affinché nell'individuazione del porto di sbarco si tenga conto della presenza o della vicinanza di strutture di accoglienza per minori stranieri non accompagnati . Ai minori e ai bambini, coetanei dei nostri figli, finiti sull'inferno di quelle navi, passati per le mani di quegli assassini che sono gli scafisti, ci abbiamo pensato noi! Non abbiamo bisogno delle vostre lezioni!
Allora, cari colleghi, voterete il provvedimento adesso? Non credo. Bisogna avere il coraggio di prendere decisioni e non lasciar correre, pensando di lucrare sui buoni sentimenti degli italiani. E così a chi oggi, dopo giorni e notti di ostruzionismo, parla di un intervento inutile, rispondiamo con le parole di un campione del progressismo mondiale, Barack Obama, che, in uno storico discorso, disse che quando si tratta di immigrazione serve più politica, bisogna che torni in campo la politica.
L'ultimo Consiglio europeo si è concluso con parole chiare della Presidente della Commissione europea, che è autorevole esponente di quel Partito popolare europeo che Forza Italia rappresenta in Italia e che richiama, sin nel suo simbolo e nel suo nome. Leggo Ursula von der Leyen: “La migrazione è una sfida europea e le frontiere esterne devono essere gestite”. Dunque, la Commissione fornirà infrastrutture mobili e fisse, automobili e telecamere per la sorveglianza elettronica, e vuole cominciare finalmente a occuparsi di quella che è la frontiera meridionale del continente. Allora, mi chiedo, colleghi dell'opposizione: dove sarebbero l'isolamento, la solitudine e la distonia con l'Europa di cui parlate in quest'Aula? Non esistono, semplicemente.
Ma andiamo avanti e iniziamo con questo decreto (c'è molto da lavorare). L'immigrazione illegale non è certamente il più grande problema che ha oggi il nostro Paese, ma è uno dei problemi più sentiti dagli italiani e noi del centrodestra abbiamo assunto l'impegno a risolverli tutti, uno dopo l'altro in questi 5 anni. Abbiamo appena iniziato e andremo avanti. Ecco perché voteremo questo provvedimento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, signor Sottosegretario di Stato, il portavoce dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni ha appena dato notizia di un naufragio al largo della Libia. Abbiamo 11 morti e 62 dispersi, ora. Poi, il 3 febbraio: acque SAR, quelle acque nelle quali è fatto obbligo agli Stati di effettuare ricerca e salvataggio. C'è un barchino di 6 metri, con 50 migranti a bordo. Una giovane donna, stremata dalla stanchezza e dalla ipotermia, muore. Stringe forte al petto il suo neonato, il suo figlio di 4 mesi. Il neonato cade in acqua e muore. Di quei 50 migranti, ben 8 risulteranno morti. Siamo di fronte a una tragedia assoluta, non la prima e non l'ultima.
Il decreto-legge che oggi è all'esame di questa Camera introduce nel nostro ordinamento il divieto di soccorsi plurimi e il divieto di trasbordo. Ciò vuol dire che una nave che abbia già soccorso migranti non potrà soccorrerne altri nel corso della propria navigazione; vuol dire che quei 50 migranti, se non hanno avuto l'autorizzazione amministrativa necessaria, non potranno più essere soccorsi. Con questo provvedimento, se ne decreta la morte, la morte di tutti: uomini, donne, bambini e neonati, non uno in meno.
Ebbene, sia in Commissione sia in Aula assai forti sono state le nostre parole di denuncia di questo decreto-legge. Abbiamo richiamato a questo Governo le norme internazionali consuetudinarie e pattizie; abbiamo richiamato gli articoli 10 e 117 della Costituzione, le norme del diritto interno, del codice della navigazione e del codice di diritto penale, compresa quella norma che sanziona l'omissione di soccorso. Abbiamo richiamato alla memoria di una maggioranza assopita le leggi fondamentali, a partire da quella legge, quella antichissima, che è la legge del mare. Uno sforzo vano il nostro: nessuno dei nostri emendamenti è stato approvato; nessuna delle nostre osservazioni è stata accolta, nessuna. E già, ricordiamo bene il “carico residuale” del Ministro Piantedosi. Così egli definì gli uomini, le donne, i bambini e i neonati rimasti a bordo della ONG . Esseri umani trattati come merce: un'oscenità, tanto lessicale quanto culturale . Questo decreto-legge tratta con disprezzo i migranti e, con ciò, offende gli italiani, offende l'Italia. Questa normativa calpesta la dignità umana, la dignità umana che è la vera essenza della nostra Costituzione.
La Commissione per i diritti umani del Consiglio d'Europa ha inviato al Ministro Piantedosi una lettera contenente richiesta di cancellazione o, quantomeno, di revisione del decreto-legge. Nella nota si rimarca particolarmente che il decreto Flussi assicura ai migranti luoghi di sbarco anche lontani dalle aree di soccorso, in quella che è, secondo il Commissario, una delle rotte più mortali del Mediterraneo. E, infatti, con questo decreto non avremo più porti sicuri, ma avremo porti di sbarco, cioè porti anche lontani dai luoghi di salvataggio, con ulteriore afflizione di quelle persone. Di questa lettera abbiamo avuto notizia solo dai giornali. Non una parola, né in Commissione, né in Aula, dove pure il Sottosegretario di Stato, onorevole Molteni, è stato sempre presente. Perché è stata omessa? Gli italiani non hanno forse diritto di sapere?
Questo decreto-legge sfregia l'immagine dell'Italia nel mondo. È evidente, infatti, che politiche di tal fatta concorrono all'isolamento dell'Italia all'estero, a quella irrilevanza internazionale cui abbiamo assistito in occasione del Consiglio europeo del 9 febbraio scorso.
ALFONSO COLUCCI(M5S). La Presidente Meloni si è vantata di aver impresso una svolta nella gestione europea dell'immigrazione. Con arguta maestria, finge di dimenticare che già nel 2018 il Presidente Conte concluse con i europei un Accordo che pose le basi al superamento del regolamento di Dublino sulla responsabilità esclusiva del Paese di primo approdo nell'accoglienza dei migranti, sancendo il principio della solidarietà europea e delle redistribuzioni interne. Tutto ciò è agli atti del Consiglio europeo . La Presidente Meloni, se ne avesse la forza e l'autorevolezza, dovrebbe convincere, ora, i suoi colleghi sovranisti e l'Europa intera al fine del definitivo superamento del regolamento di Dublino .
La verità è che il tema dell'immigrazione è ben più articolato e complesso di questa propaganda costituita dal decreto Flussi. È un tema che non si risolve né con il blocco navale, né con torri, torrette e muri, che non si vede proprio come si possano applicare ai confini marittimi. Noi abbiamo sempre lavorato per partenariati e cooperazione in Africa, per la regolamentazione dei flussi migratori dai Paesi di partenza ai Paesi di arrivo e per regole europee più eque di redistribuzione dei migranti. I roboanti annunci della Presidente Meloni servono solo a coprire il suo sconcertante fallimento . È una presa in giro!
Noi non meritiamo questo, i cittadini italiani non lo meritano. La nostra Penisola, con Petrarca, con Boccaccio, dette origine a quel movimento culturale, l'Umanesimo, che costituì il motore della rinascita culturale e artistica dell'Europa, quell'Umanesimo che trae le sue origini da quell'affermazione, già di Protagora, per la quale “di tutte le cose misura è l'uomo”. Gli italiani di quella cultura umanistica sono i nobilissimi figli, gli italiani che accolgono l'altro a braccia aperte, gli italiani che conservano memoria di essere essi stessi stati accolti quando furono migranti .
Ogni migrante che muore è un lutto, è un lutto per noi tutti, sia singolarmente sia collettivamente. E, infatti, il migrante non è un altro da noi: migrante sono io, signor Presidente, migrante è lei, signor Presidente.
Migranti siamo tutti noi ove solo si riesca a cogliere il significato profondo del concetto di disperazione e del correlato concetto di solidarietà Sono concetti che trascendono la dimensione pur tragica e assoluta del migrante, per assurgere a metafora universale e ad archetipo del vivere umano.
Si vuole o non si vuole affermare l'anteriorità della persona rispetto allo Stato? Lo chiese Giuseppe Dossetti all'Assemblea costituente e il suo ordine del giorno venne approvato all'unanimità, ma oggi se ne oltraggia la memoria per mere ragioni ideologiche che non fanno onore alla politica, la cui unica funzione sta nel tentativo di tenere assieme gli eterogenei schieramenti politici che compongono questa incerta maggioranza.
L'uomo è al centro del nostro ordinamento costituzionale e internazionale; l'uomo è anteriore rispetto ad ogni altra cosa; l'uomo precede l'ordinamento giuridico. Questo decreto-legge oblitera questi concetti, così disonorando la nostra cultura, sia giuridica sia umanistica Aldo Moro, nel suo discorso all'Assemblea costituente del 13 marzo 1947, così disse: “Uno Stato non è pienamente democratico se non è al servizio dell'uomo, se non ha come fine supremo la dignità, la libertà, l'autonomia della persona umana”. Sir Thomas More, che ricordo essere il santo patrono dei politici, nell'omonimo dramma elisabettiano, stigmatizzò come segue le leggi di Enrico VIII, che vietavano l'accesso agli stranieri: “Voi mettete il guinzaglio alla maestà della legge per aizzarla come un cagnaccio”. Mai parole più adatte. Non vi avvedete che l'unico ordine possibile è quello dell'uomo? Questo decreto-legge è il naufragio dell'umanità, per cui il MoVimento 5 Stelle non potrà che opporsi, votando contro
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Molinari. Ne ha facoltà.
RICCARDO MOLINARI(LEGA). Grazie, Presidente. Il provvedimento che ci apprestiamo a votare va a modificare parzialmente il decreto-legge n. 130 del 2020, il cosiddetto decreto Lamorgese. Per chi avesse la memoria corta, si trattava di quel provvedimento che aveva stravolto sotto diversi aspetti i decreti Sicurezza voluti dal Ministro Salvini e su cui il gruppo Lega aveva fatto, già nel 2020, una strenua opposizione. Ricordo che eravamo stati in grado di bloccare il provvedimento qui, in Aula, per ben 13 giorni, forse un record nella legislatura passata Lo avevamo fatto, non per una ragione ideologica, ma perché eravamo convinti che il vero dell'immigrazione clandestina fosse proprio andare a stravolgere le norme previste dal Governo precedente. Purtroppo, guardando i dati sull'immigrazione nel nostro Paese, che cosa leggiamo? Leggiamo in maniera molto chiara che, quando vigevano le regole dei decreti Sicurezza, nel 2019, gli sbarchi sono stati 11.000; con le nuove regole, nel corso dell'anno 2020, sono stati 33.000; nel 2021 siamo arrivati a 63.000; l'anno scorso, nel 2022, siamo arrivati a 104.000. Cari colleghi, evidentemente, avevamo ragione: aver cambiato quelle norme è stato un fattore di attrazione dell'immigrazione clandestina nel nostro Paese Come ho detto, questa sarà una modifica parziale del decreto Lamorgese, perché riguarda solo il tema del soccorso in mare, quindi il tema delle ONG. Uno degli argomenti che sono stati agitati in Aula, in questo dibattito, è stato che non si capisce perché ci si debba concentrare solo su un fattore che, numeri alla mano, porta in Italia il 10 per cento degli sbarchi. Gli sbarcati recuperati dalle navi delle ONG sono infatti il 10 per cento del totale, nel 2022. Siamo stati accusati di fare una battaglia meramente politica. Ebbene, cari colleghi, vi dico che avete perfettamente ragione: questa è una battaglia politica Il problema è che però bisogna capire chi sta facendo la battaglia politica e contro chi, perché, nelle scorse settimane, noi abbiamo sentito dichiarazioni ufficiali e pubbliche di esponenti di queste organizzazioni che hanno apertamente sfidato il Governo italiano, dicendo che avrebbero intensificato la loro attività di recupero in mare e avrebbero portato ancora più immigrati in Italia, noncuranti delle leggi attuali o dei provvedimenti che il Governo italiano avrebbe emanato.
Voglio ricordare che il Parlamento tedesco, con la nuova maggioranza rosso-verde, recentemente, in legge di bilancio, ha finanziato con 2 milioni di euro all'anno, da qui al 2026, la ONG United4Rescue. Non è un atto politico, quello? Voglio ricordare che proprio ieri qualcuno, per esporsi contro questo provvedimento, ha usato come argomento la lettera di 65 parlamentari tedeschi, sempre rosso-verdi, che avrebbero in qualche modo chiesto al Parlamento italiano di ripensarci e di non approvare questo decreto. Scusate, signori, se c'è un Paese straniero che evidentemente ha un interesse al lavoro delle ONG, se le ONG apertamente dichiarano che vogliono violare la legge italiana e se 65 parlamentari stranieri vogliono dire al Parlamento italiano cosa fare, chi è che sta facendo una battaglia politica contro il Governo e contro l'interesse dell'Italia? Evidentemente non siamo noi, ma la nostra è la risposta politica a questa aggressione e a questo problema.
Come dicevo, la modifica è parziale perché andiamo a toccare soltanto la parte del decreto Lamorgese che riguarda il soccorso in mare. Cosa prevedeva quello stravolgimento delle regole? In particolare riguardava lo stravolgimento delle norme sul divieto di ingresso, di transito e di sosta nelle acque territoriali italiane, la riduzione delle multe e la cancellazione del blocco amministrativo delle navi, rendendo possibili multe e sanzioni amministrative solo dopo un procedimento penale; quindi, di fatto, rendendole inefficaci, come abbiamo potuto vedere. Noi riteniamo, come abbiamo detto prima, che le normative della Lamorgese fossero un ma è innegabile che anche l'attività delle ONG sia un . Non citerò Frontex, per evitare che qualcuno dall'opposizione mi dica che Frontex questo lo diceva qualche tempo fa e adesso ha cambiato opinione. Voglio citare un'altra fonte, sicuramente più vicina all'opposizione attuale, ovvero uno dei 13 punti del codice Minniti. Infatti, questo punto prevedeva, nella regolamentazione delle attività delle ONG, il divieto di fare segnalazioni luminose o comunicazioni per agevolare partenza e imbarco di natanti che trasportassero migranti. Allora, se il vostro Governo, un Governo di sinistra, aveva previsto il divieto di fare segnalazioni per richiamare i barconi dei disperati verso le ONG, è un problema di o non lo è ? Diversamente, non si capirebbe perché Minniti abbia negato la possibilità di richiamare le navi dei trafficanti di uomini verso le ONG. Mi pare che, nei fatti, anche voi, quando eravate al Governo, vi eravate resi conto che il problema c'era. Come si può essere contrari a questo? D'altra parte, entrando nel merito delle modifiche, come si può essere contrari a quanto prevede questo decreto, che fissa norme di sicurezza per chi fa attività di salvataggio in mare ma, soprattutto, per chi viene salvato in mare? È prevista la conformità della nave alle certificazioni e alla documentazione richieste dallo Stato di bandiera, a garanzia della sicurezza del funzionamento del mezzo e a garanzia delle condizioni di lavoro a bordo e di vita sulla nave. Credo che sia difficile essere contrari. È poi previsto che la richiesta di assegnazione del porto sicuro debba avvenire immediatamente dopo il salvataggio. Credo che siamo tutti quanti d'accordo. Dato che di avete fatto una testa così sui poveri migranti lasciati per ore sulle navi in attesa della redistribuzione , ben venga che un provvedimento preveda che, appena vengono salvati, devono essere portati nel porto più sicuro! È prevista la collaborazione – ovvia, ma che così ovvia evidentemente non è - con le autorità nazionali per fornire informazioni sulle operazioni di salvataggio e viene richiesto di non creare situazioni di pericolo e di arrivare tempestivamente al porto assegnato. Vi do una notizia: anche tutti questi punti, con parole e declinazioni diverse, erano tra i 13 punti del codice Minniti. Noi ne aggiungiamo un altro, che giuridicamente e politicamente credo sia più rilevante, ovvero il fatto che, a bordo della nave, il comandante ha l'obbligo di rendere un'informativa al migrante recuperato sulla possibilità di richiedere la protezione internazionale. Perché questo è importante? È importante a fronte delle regole del Trattato di Dublino che, come sapete, sono quelle per cui ai tedeschi interessa così tanto che la rotta mediterranea venga incentivata e che si finanziano le ONG, a fronte, invece, di una limitazione della rotta balcanica. Il motivo è evidente. Come sapete, infatti, chi arriva in Europa, chi arriva in Italia come richiedente asilo deve restare qui e l'Italia, in questo caso, deve farsi carico di esperire tutte le pratiche. Qual è l'interesse della Germania, che con tanto buon cuore ci invita a non approvare questo decreto?
È quello di spingere tutti quei migranti economici, che potrebbero scegliere una rotta o l'altra, perché i bengalesi, che sono una parte consistente dei migranti economici che arrivano in Italia - dei 100 mila migranti dell'anno scorso, lo voglio ricordare, 50 mila sono tunisini, egiziani e bengalesi, quindi persone che non scappano da guerre ma migranti economici -, possono scegliere quale rotta prendere perché parliamo di persone che hanno i soldi per pagare i trafficanti di uomini e farsi portare qua. Questo è l'interesse di chi vuole alimentare il traffico delle ONG e il trasporto dei migranti sulla rotta mediterranea. La norma inserita nel nuovo decreto prevede invece che lo Stato di bandiera si faccia carico di quei migranti che chiedono asilo sulla barca.
Visto che si è citato tanto il diritto internazionale, ricordiamo che per il diritto internazionale la nave che soccorre è territorio dello Stato di bandiera e allora se vige il Trattato di Dublino se il comandante chiede al migrante di fare domanda di asilo, dovrà farsene carico la Norvegia, la Germania o qualunque sia al Paese che ha armato quella nave . Questa è la modifica rilevante in più rispetto al codice Minniti.
Oltre a questo, sono poi reintrodotte quelle sanzioni amministrative e pecuniarie che erano state cancellate o rese inefficaci: le sanzioni pecuniarie per le violazioni, il fermo amministrativo della nave in caso si violano le regole italiane sull'immigrazione clandestina e sull'ordine pubblico ed è prevista anche la confisca del mezzo in caso di reiterazione. Io non riesco a capire quale sia lo scandalo nel momento in cui un Governo pone delle condizioni per cui chi viola una legge dello Stato sia messo nelle condizioni di non violarla più .
Per questo, Presidente, noi vogliamo fare i nostri complimenti al Ministro Piantedosi e al Sottosegretario Molteni per il lavoro fatto. Siamo consapevoli che questa sia una piccola parte della lotta all'immigrazione clandestina, proprio per questo noi, come gruppo Lega, avevamo proposto 16 emendamenti che volevano allargare il contenuto della normativa e trattare anche quegli aspetti cancellati dal decreto Lamorgese sulla gestione dei migranti in Italia. Ci è dispiaciuto che siano stati dichiarati inammissibili, ma siamo certi che presto il Governo ci metterà mano e ci porterà una nuova normativa che ristabilisca un sistema dell'accoglienza ispirato a principi di legalità.
Vogliamo fare anche i complimenti al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, perché con il lancio del piano Mattei credo abbia colto l'aspetto principale per contrastare l'immigrazione clandestina. Noi continuano a parlare di redistribuzione europea; abbiamo visto che tutti gli accordi volontari non hanno funzionato, continuiamo da anni a fare vertici in cui si parla di questo tema in Europa. La verità è che, non essendoci la volontà di farsi carico del problema, questo resta in capo a noi. Il punto è che è sbagliato l'approccio: noi non dobbiamo pensare a come redistribuire i migranti, ma dobbiamo fare in modo che l'immigrazione clandestina non ci sia più. Il piano Mattei, che parte da una situazione emergenziale, cioè dalla crisi energetica con il blocco delle forniture dalla Russia, oltre ad offrire al nostro Paese l'opportunità, in questo nuovo contesto, di diventare un della distribuzione energetica in Europa e nel Mediterraneo, presenta il vantaggio di produrre maggiore sviluppo proprio in quei Paesi perché solo creando condizioni di lavoro, di sviluppo e di formazione nei Paesi africani noi possiamo evitare che ci siano le partenze .
C'è chi non vuole vedere questo e pensa che l'immigrazione vada affrontata soltanto assecondando l'illegalità, assecondando chi parte su navi, imbarcazioni, mezzi di fortuna. Forniti da chi? Dalle mafie, dai terroristi, dai trafficanti di uomini, da Paesi criminali. Occorre porre regole serie, difendere i confini nazionali e creare flussi d'immigrazione legale, come giustamente è stato proposto dalla Premier Meloni aprendo, ad esempio, i consolati europei nei Paesi del Nordafrica per fare là le procedure di accoglienza e per portare in Europa quei lavoratori che ci servono e che vogliono arrivare legalmente nel nostro Paese . Chi finge di non capire che l'immigrazione illegale non è soltanto un danno per il nostro Paese, il danno più grande lo fa non a questa maggioranza e a questo Governo, che continueranno a portare avanti le sue battaglie sull'immigrazione come chiesto dalla maggioranza dei cittadini italiani, ma a quelle migliaia di immigrati regolari che vorrebbero venire nel nostro Paese rispettando le regole e che magari non hanno i soldi da dare allo scafista o che non vogliono assegnarsi alle mafie o ai terroristi .
PRESIDENTE. Deve chiudere, onorevole Molinari.
RICCARDO MOLINARI(LEGA). Tutelare la legalità e un sistema di immigrazione corretto fa l'interesse di quelle persone, oltre che l'interesse dell'Italia e dell'Europa. Per questo voteremo convintamente questo provvedimento e ringraziamo ancora il Ministro Piantedosi e il Sottosegretario Molteni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Matteo Mauri.
MATTEO MAURI(PD-IDP). Grazie Presidente, noi siamo qui, oggi, a discutere di un decreto che avete voluto incredibilmente chiamare, con una buona dose di ipocrisia, “decreto per la gestione dei flussi migratori”. Iniziamo allora col fare un'operazione di verità. Chiamiamo le cose per quello che sono, chiamiamole col loro nome. Questo non è un decreto per la gestione dei flussi migratori, questo è un decreto contro le ONG o, ancora meglio, questo è un decreto contro i salvataggi in mare, punto .
Con un decreto scarno, di poche righe, un decretino, direi, producete un danno tanto immenso quanto inutile a migliaia di esseri umani: donne, uomini e bambini disperati, che scappano dalla guerra, dalle persecuzioni, dalla fame, dalla povertà, dalle catastrofi ambientali. Donne, uomini e bambini che non sono numeri da contabilizzare come fate voi, ma donne, uomini e bambini con un nome e un cognome, un volto, una famiglia, affetti, esseri umani, individui, ognuno diverso dall'altro, ognuno con la propria storia personale, ma tutti accomunati da esperienze drammatiche: da deprivazioni, da sofferenza, spesso dall'aver subito violenze indicibili, che siano quelle in mezzo al deserto lontano dagli occhi di tutti o quelle nei lager libici molto più vicino a noi ma che ci si sforza sempre di non vedere, con molte responsabilità anche della comunità internazionale. Esseri umani così disperati che affrontano tutti i rischi del mare aperto, dell'ignoto e lo fanno su imbarcazioni fatiscenti e inadeguate, così disperati da mettere le proprie vite e quella dei propri figli piccoli nelle mani di trafficanti, criminali e scafisti senza scrupoli. E voi, di fronte a tutto questo, ci venite a raccontare la storiella che la presenza di qualche nave delle ONG in mezzo al mare, puntini isolati in mezzo al Mediterraneo, rappresenterebbe un , cioè un elemento che favorirebbe le partenze. Ma avete capito le forze che ci sono in campo? Vi è chiaro che qui il punto non è quello che attira il vostro ipotetico , ma quello che spinge, cioè il come è stato efficacemente definito in una delle belle audizioni che abbiamo fatto in Commissione? Non capite che la disperazione e la necessità di trovare un futuro accettabile siano motori più forti di tutto? Altro che qualche normetta che si inventa un Governo di turno. E la dimostrazione di ciò è che dopo questo decreto sono aumentati gli sbarchi, perché sono altri i motivi che spingono a partire o non partire. E poi quello che sostenete non sta nemmeno in piedi leggendo i numeri: le ONG nel Mediterraneo recuperano e salvano dal mare circa l'11 per cento del totale delle persone che arrivano; tante, importanti, anche una sola è importante, ma l'11 per cento. Salvano molte più persone le motovedette della Guardia costiera italiana, per capirci, a cui dobbiamo dire grazie per il lavoro straordinario che fa ogni giorno mentre circa la metà delle persone arriva sulle coste italiane autonomamente, con i cosiddetti barchini. E di fronte a tutto questo, anche a questi numeri, voi ve la prendete con le ONG, cioè ve la prendete con chi con mezzi propri si sacrifica e mette a rischio la propria vita in mezzo al mare in burrasca per salvare tutte le vite possibili? Cioè ve la prendete con chi fa il lavoro che dovrebbe fare lo Stato o ancora meglio che dovrebbero fare tutti gli Stati europei insieme. Sapete perché ci sono le ONG in mare? Perché non ci sono gli Stati, ecco perché ci sono le ONG. Voi con questo decreto pensate di fare un danno agli scafisti? Mi sembra chiaro che non sappiate nemmeno di cosa state parlando oppure lo sapete benissimo e state facendo solo propaganda, ma attenzione, una propaganda che in questo caso non si esaurisce nel prossimo televisivo, questa è una propaganda pericolosa che causerà inutilmente altro dolore e altre morti. Ve la ricordate la strage di Lampedusa dell'ottobre del 2013?
Vi ricordate quel naufragio in cui morirono 368 persone e vi ricordate l'emozione che provocò? Ecco, sappiate che da quel giorno, poco più di 9 anni fa, fino a oggi sono morte in mare, nel Mediterraneo, altre 25.000 persone - 25.000! - 25.000 donne, uomini e bambini; 25.000, un numero che dobbiamo scolpirci nella testa e nelle nostre coscienze, un numero che ci dovrebbe far vergognare .
Vi stanno veramente a cuore le vite da salvare dei disperati che sfidano la morte in mare? Allora, mettete in campo un sistema di soccorso in mare italiano o spingete per averne uno europeo; non andate, insieme ai vostri amici di altri Paesi, in Europa a chiedere di costruire muri, ma andate a chiedere che vengano messe le navi in mare .
Ma perché fate questo decreto, mi chiedo. Perché, con questo decreto, volete, ad esempio, impedire di fatto che le ONG – e, mi raccomando, solo le ONG - che hanno fatto un salvataggio possano soccorrere altre imbarcazioni, quando invece potrebbero farlo senza problemi per alcuno. Perché improvvisamente vi sta così a cuore la salute dei naufraghi salvati, tanto da imporre al capitano della nave di chiedere immediatamente un porto sicuro e di doverlo raggiungere senza il minimo ritardo? Ma, scusate, non eravate mica voi quelli dei porti chiusi? Non eravate mica voi quelli del “se vanno da un'altra parte, è meglio”?
Allora, ci sono due possibilità: o vi siete ravveduti sulla via di Damasco - e, sinceramente, su questo ho qualche dubbio, ma, nel caso, fatecelo sapere - oppure è solo una scusa, meschina, per tenere in mare il meno possibile le navi di soccorso e per mettere una regola che sapete benissimo che nessun comandante potrà rispettare se viene avvisato di altre vite in pericolo in quella zona di mare. E sapete perché non la potrà rispettare (oltre che non la vorrà rispettare)? Perché è contro ogni regola, ogni norma, nazionale e internazionale, dal momento che è contro le convenzioni internazionali sottoscritte dall'Italia e da tutti i Paesi occidentali, e non solo: perché è contro la legge morale che dovrebbe - e dico, dovrebbe - essere dentro ognuno di noi .
Continuate a ripetere - l'ho ascoltato anche ieri, nel dibattito sulla fiducia - che il decreto è stato fatto nel pieno rispetto delle norme di diritto internazionale ed europeo; mi dispiace, ma è falso, è assolutamente falso .
E, poi, vi voglio chiedere: perché mettete regole impraticabili nel concreto, come quella dell'obbligo di raccogliere già a bordo i dati dai migranti per la richiesta di protezione internazionale, quando è del tutto evidente che sia impossibile? Pensate che sia una gita di piacere quella su una barca di soccorso, dove ci sono persone che stavano per morire in mare? E, allora, perché lo fate? Semplice, perché volete trovare tutti i modi per sanzionare il capitano e l'armatore, e, soprattutto, per potere mettere il blocco amministrativo alla nave, e, se ci riuscite, pure a confiscarla, cioè a toglierla di mezzo, cioè a non far salvare altre vite umane .
Questo decreto inizia già a fare acqua, perché c'è già una sentenza del tribunale di Catania che lo smentisce e lo smentisce in maniera netta, in alcune delle sue parti; e voi provate anche a far passare tutto questo - l'ho ascoltato anche poco fa - come la necessità di stabilire un codice di condotta per le ONG, come se fossero dei ragazzini discoli da mettere in riga.
Beh, si sappia che non è vero che serve un codice di condotta, per un motivo semplice: perché c'è già; perché c'è già oggi; ci sono già oggi le norme di legge, precise e chiare, che prevedono, ad esempio, che le operazioni di soccorso vengano immediatamente comunicate al centro di coordinamento per il soccorso marittimo e allo Stato di bandiera della nave e che le operazioni vengano condotte nel rispetto rigoroso delle indicazioni alla competente autorità. Come potete constatare, si tratta di regole molto stringenti, assolutamente sufficienti, tanto che alcune di quelle norme le avete pedissequamente ripetute in questo decreto per far finta che le avete messe voi.
Ma quello che dimostra, più di qualunque altra cosa, tutta la malafede di questo decreto è la differenza tra quello che avete scritto con una mano e quello che state facendo con l'altra. Con una mano, fate un decreto in cui fingete di preoccuparvi delle condizioni delle persone salvate in mare, per giustificare l'immediatezza del raggiungimento del porto, ma poi, con l'altra mano, mandate le stesse navi e gli stessi naufraghi nei porti lontani, il più lontano possibile.
Qui c'è una contraddizione insuperabile tra le dichiarazioni a favore di telecamere e i fatti, ma, soprattutto, qui si chiarisce la grandissima ipocrisia scritta nero su bianco in questo decreto .
PRESIDENTE. Deve chiudere, onorevole.
MATTEO MAURI(PD-IDP). Chiudo, Presidente. Diciamola così, siete partiti ripetendo allo sfinimento che avreste fatto il blocco navale contro gli scafisti, cosa che sapevate impossibile, e siete arrivati a cercare di bloccare le navi che fanno soccorso in mare e salvano le vite. Vi faremmo i complimenti, se avessimo voglia di scherzare, ma qui non c'è niente da scherzare.
La verità di fondo - e concludo - è una sola: a voi non interessa quanti partono; a voi interessa solo quanti arrivano, perché per voi la tentazione di speculare sui fenomeni migratori per prendere qualche voto in più è troppo forte, non c'è niente da fare; peccato che qui ci sia in ballo la vita di migliaia di donne, uomini e bambini. Fateci un piacere: almeno per una volta, non dimenticatevelo e fermatevi, finché siete in tempo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.
MANLIO MESSINA(FDI). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, colleghi, abbiamo ascoltato - e continuiamo ad ascoltare -, non solo dentro quest'Aula, ma anche fuori da quest'Aula, un po' di tutto da parte delle opposizioni e, come ho ricordato qualche tempo fa, Presidente, parrebbe che queste opposizioni, che oggi lanciano parole e invettive del tipo “vergognatevi!”, non fossero state loro al Governo negli ultimi vent'anni.
Vede, Presidente, quando si sente dire - e può riferirlo lei, se possibile, all'onorevole Fratoianni - che siamo noi che giriamo le spalle e che addirittura dovremmo vergognarci per quello che stiamo facendo, e la stessa cosa viene poi ribadita dal collega del PD, che sostiene che anche in questo caso ci dovremmo vergognare per il numero dei morti che ci sono in mare, noi chiediamo: ma non eravate voi al Governo fino a un paio di mesi fa? Non eravate voi che avete governato e avete sgovernato questo Paese negli ultimi vent'anni ?
Il tema che continuano a sollevare, Presidente, ma di cui, in realtà, a loro non frega nulla, sono i morti in mare; in realtà, non gliene frega nulla dei morti in mare; a loro frega solamente che ci siano flussi migratori, che arrivino più persone in Italia, più persone in Italia ci sono, più cooperative lavorano, più soldi lo Stato spende più le ONG guadagnano soldi; questo è quello che interessa loro , perché altrimenti un Governo serio - che è quello che oggi, per fortuna, sta governando questo Paese - la prima azione che pone in essere, caro Sottosegretario, ed è quello che state facendo, è il tentativo di fermare i flussi migratori, proprio per evitare, cari colleghi, che la gente muoia in mare .
Nell'ultimo ventennio, sono morte più di 40.000 persone in mare, e le facevate partire voi, non noi ! E continuate a dire a noi che dovremmo vergognarci, perché da 3 mesi siamo al Governo e stiamo provando a fermare i flussi migratori, dal momento che quei flussi migratori creano morti in mare, e per noi salvare la vita umana è una priorità.
Calpestare la vita e calpestare la dignità umana: il collega dei 5 Stelle dice, Presidente, che noi staremmo calpestando la dignità umana. Ma la dignità umana si calpesta quando si fanno morire le persone in mare e quando si tengono le persone in uno stato di schiavitù, una volta che entrano in questo Paese, come avete fatto negli ultimi vent'anni ! Perché non ve ne frega nulla e non vi fermate. E il dramma, Presidente, è che non si fermano dinnanzi a nulla.
Non si fermano dinnanzi agli italiani che li hanno mandati a casa regolarmente negli ultimi quattro mesi, con un voto secco e chiaro, che dice loro che hanno sbagliato tutto quando hanno governato questo Paese . Vi hanno mandato a casa! E nemmeno dinnanzi al voto popolare avete cambiato idea! Non cambiano idea, Presidente, nemmeno dinnanzi alle statistiche. L'ultimo sondaggio di YouGov registra che il 77 per cento degli italiani ritiene che, in questo Paese, il fenomeno immigratorio è stato gestito malissimo - lo ripeto - il 77 per cento degli italiani: il sondaggio si riferisce ai vostri Governi, non al nostro.
Non vi fermate dinnanzi al comando della Capitaneria di porto, che stabilisce - e lo dice, “senza se e senza ma”, nella Commissione parlamentare di cui voi fate parte e che dovreste ascoltare - che l'Italia non ha alcun obbligo previsto dal diritto internazionale di riscontrare la richiesta di un porto proveniente da navi mercantili o ONG battenti bandiera straniera. Ripeto: l'Italia non ha alcun obbligo; le navi si devono rifare ai Paesi di cui battono bandiera, lo dicono il comando della Capitaneria di porto e la Guardia costiera. Che applaudite? Applaudite, perché salvano le vite, ma ve ne fregate di quello che mettono nero su bianco! E non vi fermate nemmeno dinnanzi ai numeri impietosi, Presidente, ai dati Istat, non del sottoscritto, del gruppo di Fratelli d'Italia o di questo Governo. I dati sono impietosi: nei 20 anni di governo delle sinistre …
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Salvini!
MANLIO MESSINA(FDI). …l'immigrazione clandestina è passata dal 2,5 al 32 per cento. I condannati e i detenuti in carcere, per il 36 per cento, sono immigrati irregolari. Il 78 per cento del carcere di Milano è occupato da detenuti stranieri irregolari. Questo dicono i numeri! Questo avete creato in questo ventennio! Avete creato il disastro nel sistema migratorio! Vi dovete vergognare per quello che avete fatto – Salvini!”.
Il tasso di criminalità degli immigrati irregolari, Presidente, è 34 volte superiore a quello degli italiani, 15 volte superiore per omicidi e 123 volte per borseggi e rapine. Questi sono i numeri impietosi. Siccome, probabilmente, i rappresentanti delle opposizioni sono abituati a stare nei salotti dei e non vivono le nostre città, non sanno cosa si trova nelle stazioni ! Le stazioni sono ormai infrequentabili da più di un decennio! Questo è quello che dicono i numeri ! Non vi fermate dinnanzi a nulla … non si fermano nemmeno adesso, Presidente.
È finito da poco il Festival di Sanremo e, per restare in tema, c'è una canzoncina famosa che recita “la verità ti fa male” . Soprattutto, Presidente, lo hanno capito gli italiani, per fortuna! Però, loro ancora non si fermano. Non si fermano davanti alle statistiche, ai numeri, al voto popolare, ai sondaggi e non c'è nulla che faccia capire loro che la politica migratoria, che hanno sostenuto in questi 20 anni, è stata un totale fallimento. Non lo diciamo noi! Basta camminare per le strade. Se si cammina per le strade, si capisce quello che avete creato in questo Paese. Ma loro non si rassegnano al fatto che adesso c'è un Governo serio e coeso, che ha deciso di affrontare la questione (. Devo cantare nuovamente la canzoncina? Gliela posso ricantare, Presidente. Sono anche leggermente intonato e, se vuole, gliela canto. Non mi autorizza? Allora, rispetto la Presidenza, però dica, cortesemente, di farmi parlare, se è possibile, Presidente.
E sa qual è il vero risultato di questo Governo forte, serio e concreto, che sta decidendo? Qualcuno, anche in questo caso del MoVimento 5 Stelle, fa sorridere un pochettino - il rappresentante del MoVimento 5 Stelle non me ne voglia -, quando dice che il Governo Meloni è isolato in Europa. Questa cosa fa un po' sorridere. Ma ciò che fa maggiormente sorridere è che non si rendono conto di una cosa, che, probabilmente, è vera: qualche Paese vorrebbe isolare l'Italia - è vero -, perché, finalmente, c'è un Governo che non va con il cappellino in Europa a chiedere di subire le politiche migratorie volute dai Governi precedenti ! Non c'è più il Presidente Conte, che non si degna di andare in Europa e sbattere i pugni e dire che l'Italia ha il diritto, come gli altri Paesi, di affrontare la questione migratoria, secondo le regole dello Stato, secondo la democrazia e secondo le leggi del nostro Paese ! Di questo, vi dovete vergognare! Noi non ci vergogniamo di questo! Siamo orgogliosi che ci siano un Governo, un Presidente, un Ministro e un Sottosegretario che, finalmente, facciano valere i diritti degli italiani, i diritti di una Nazione importante come quella dell'Italia (! Noi siamo orgogliosi di questo - e mi avvio alla conclusione, Presidente -, siamo orgogliosi che, finalmente, ci sia un Presidente del Consiglio che vada in Europa e faccia mettere al centro delle politiche europee le politiche migratorie, a differenza vostra, che starnazzate e che fate “buuu”.
PRESIDENTE. Deve concludere.
MANLIO MESSINA(FDI). Non ci sono abituati, Presidente. Il loro unico metodo è il cappellino, in ginocchio: lo zerbino, in Europa, per servire i Paesi europei - . Noi non serviamo nessuno. Noi, Presidente - e mi taccio - serviamo solo gli italiani !
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale, per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 750-A: "Conversione in legge del decreto-legge 2 gennaio 2023, n. 1, recante disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori".
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva , , .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il presidente Alessandro Cattaneo. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO CATTANEO(FI-PPE). Grazie, Presidente. Il gruppo di Forza Italia esprime un'amara soddisfazione per l'ennesima assoluzione del Presidente Berlusconi nel processo Ruby- (
È la 135ª assoluzione su 136 processi. Intervengo, non solo per sottolineare l'enormità di 135 processi a cui è andato incontro e ha subìto il presidente Berlusconi, ma anche per chiedere la calendarizzazione di quella Commissione d'inchiesta sull'utilizzo politico della magistratura che vuole fare chiarezza su 25 anni di lotte giudiziarie, che nulla avevano a che vedere con il merito, ma che sono state usate come scontro politico. Mai più persecuzioni giudiziarie! Forza Italia, dalla parte del garantismo, abbraccia il presidente Silvio Berlusconi e chiede verità per anni di feroci battaglie giudiziarie (
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: Dichiarazione di urgenza e fissazione del termine per la relazione all'Assemblea sulla proposta di legge n. 536.
Comunico che, a norma dell'articolo 69, comma 1, del Regolamento, è stata richiesta, dal gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, la dichiarazione di urgenza per la seguente proposta di legge: “Dori e D'Orso: Modifiche al codice penale, alla legge 29 maggio 2017, n. 71, e al regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 maggio 1935, n. 835, in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e di misure rieducative dei minori” (536).
Scusate, colleghi, vi ricordo che c'è un voto.
Avverto che, riproducendo la proposta di legge n. 536 l'identico testo di un progetto approvato dalla Camera nella precedente legislatura, a norma dell'articolo 107, comma 1, del Regolamento, è stato richiesto dal gruppo Alleanza Verdi e Sinistra che l'Assemblea, ove deliberata l'urgenza, fissi un termine di 15 giorni alla Commissione per riferire.
Passiamo, dunque, alla richiesta di dichiarazione d'urgenza relativa alla proposta di legge n. 536.
Sulla richiesta, è chiamata a deliberare l'Assemblea, a norma dell'articolo 69, comma 2, del Regolamento, con votazione palese, mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi.
Sulla dichiarazione di urgenza, a norma dell'articolo 41 del Regolamento, darò la parola, ove ne venga fatta richiesta, ad un oratore a favore e ad uno contro per 5 minuti.
Ha chiesto di intervenire a favore il deputato Devis Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI(AVS). Grazie, Presidente. Gentili colleghi, pochi giorni fa abbiamo celebrato la Giornata nazionale contro il bullismo e il cioè la giornata internazionale dedicata alla sicurezza sul . Inoltre, qui alla Camera, nel complesso di vicolo Valdina, abbiamo installato e inaugurato una panchina gialla antibullismo. Di bullismo si parla sempre di più e questo è un bene, però il fenomeno non accenna a diminuire.
Alla maggiore consapevolezza a cui può contribuire anche il legislatore, non consegue automaticamente una maggiore tutela per i nostri giovani. La cronaca ci dà atto quotidianamente dalla pervasività del fenomeno e della sua pericolosità. Dietro ogni atto di violenza, perché il bullismo è violenza, ci sono persone, molte persone, che soffrono.
Solo di pochi giorni fa è la notizia di uno studente di 14 anni, a Venezia, che ha ingerito 30 pastiglie di un medicinale, dopo essere stato vessato per settimane dai compagni di scuola. Fortunatamente, ora è fuori pericolo. Oppure due giorni fa, la notizia di una ragazza a Fuorigrotta, a Napoli, dove sui sono circolati i video mentre i compagni le tirano i capelli ed altri episodi di derisione e umiliazione. Ma il bullismo può portare anche alla tragedia, alla morte, come avvenne, lo ricorderete tutti, per Andrea Spezzacatena, qui a Roma, il 20 novembre 2012.
Ma dobbiamo anche essere consapevoli che quello che giunge a noi attraverso la cronaca è solo una piccola parte dell'intero fenomeno, la punta dell'iceberg. C'è un'enormità di sommerso che va fatto emergere in tempo utile. Rompere quel muro di omertà, quel muro di silenzio, di subdola complicità. Se di fronte a un atto di bullismo la risposta ambientale è inadeguata, si rischia addirittura di amplificare il dramma. La vittima diventa vittima due volte, perché si va a ricercare nella vittima stessa colpe che non ha. Allora noi, come legislatori, dobbiamo assumerci la responsabilità di agire e di non girare la testa dall'altra parte. Il bullismo provoca gravi danni alla salute psicofisica, quali disturbi d'ansia, dell'umore, depressione, ideazione suicidaria, autolesionismo, disturbi da deficit di attenzione, impulsività, ma anche difficoltà nell'ambito delle relazioni sociali e dell'inserimento lavorativo.
Nel 2017 il Parlamento ha già approvato una legge contro il cyberbullismo, la legge n. 71 del 2017. La legge n. 71 è da considerare certamente un primo fondamentale passo, imprescindibile. Tuttavia, ogni legge non è mai un punto di arrivo, ma un passo in avanti rispetto a un percorso da intraprendere. In questo senso la proposta di legge di cui oggi deliberiamo l'urgenza amplia lo sguardo anche al bullismo e non solo al cyberbullismo. Credo che il merito di questa proposta di legge sia anzitutto quello di consentirci, in forza dei Regolamenti parlamentari, di usufruire di una corsia d'urgenza. La presente proposta di legge è già stata approvata in quest'Aula senza voti contrari il 29 gennaio 2020.
Poi al Senato, anche a causa dello scioglimento anticipato delle Camere, non è stato possibile concluderne l'iter. Io credo che trattare questo tema sin dall'inizio di questa nuova legislatura sia un segnale forte e importante che lanciamo al Paese e che ci consente di restituire centralità al Parlamento.
Concepisco questa proposta di legge come un punto di partenza, ampliabile e integrabile con il contributo di tutti. Nessuno ha la ricetta giusta per sconfiggere il bullismo, perché una ricetta assoluta purtroppo non esiste. L'unica certezza è che bisogna mettere in campo tutti gli strumenti possibili: prevenzione, contrasto, emersione, monitoraggio. Tutto deve essere messo in campo: uno strumento non esclude l'altro. Sfruttiamo questa proposta di legge come un treno che passa e che non dobbiamo perdere. Sappiamo che non sarà un lavoro facile, ma non per questo dobbiamo rinunciarvi. Siamo consapevoli che nessuna legge potrà mai spazzare via di colpo o risolvere da sola un problema sociale come il bullismo. Il contenuto di qualsiasi legge o proposta di legge va concepito come un contributo a raggiungere un risultato, per agevolarlo, per indirizzarlo, in un certo senso anche per far prendere consapevolezza circa la gravità di certi comportamenti qualora l'opinione pubblica non fosse ancora sufficientemente sensibilizzata. Serve, quindi, un processo culturale di durata indefinita.
Per questo motivo chiedo all'Aula che possa essere deliberata l'urgenza per la trattazione di questa proposta di legge, che riproduce l'identico testo già approvato alla Camera il 29 gennaio 2020. Se con questo lavoro saremo riusciti a salvare anche solo un ragazzo o una ragazza, allora vorrà dire che avremo fatto il nostro dovere
PRESIDENTE. Chiedo se c'è qualcuno che intende intervenire contro. No.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi, sulla dichiarazione di urgenza della proposta di legge n. 536.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi, sulla richiesta di fissazione del termine di 15 giorni per la relazione all'Assemblea, ai sensi dell'articolo 107, comma 1, del Regolamento.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. . Care colleghe e cari colleghi, lo scorso 2 febbraio è mancato, all'età di 79 anni, Enzo Carra, già deputato dalla XIV alla XVI legislatura.
Nato a Roma l'8 agosto 1943, giornalista professionista, dal 1970 al 1987 è stato redattore politico ed editorialista per il quotidiano .
Capo ufficio stampa della Democrazia Cristiana dal 1989 al 1992, è stato uno dei fondatori e membro dell'esecutivo della Margherita, dapprima a capo del dipartimento cultura e, successivamente, del dipartimento politiche della conoscenza.
Eletto alla Camera per la prima volta nel 2001, nel corso della sua carriera parlamentare è stato componente delle Commissioni VII e IX. Ha inoltre fatto parte della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, di cui ha ricoperto l'incarico di segretario nella XVI legislatura. Nonostante la vicenda giudiziaria e mediatica che lo colpì nel 1993, riuscì con grande coraggio e dignità a superare quella dolorosa fase della sua vita, dedicandosi alla sua amata professione e impegnandosi in politica.
Con la scomparsa di Enzo Carra perdiamo un politico e un giornalista garbato e discreto, un interprete acuto della società contemporanea e della vita politica italiana.
La Presidenza ha già fatto pervenire ai familiari l'espressione della più sentita vicinanza e solidarietà, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea, invitandola a un minuto di silenzio .
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà. Per cortesia, chi deve uscire lo faccia in silenzio, grazie.
ROBERTO GIACHETTI(A-IV-RE). La ringrazio, signor Presidente. Questa mattina, credo per sua iniziativa, ma, comunque, la Camera ha ospitato il ricordo di un altro democristiano e di un altro pezzo di classe dirigente, che è Gerardo Bianco. Qualche mese fa abbiamo commemorato in Aula la morte di Ciriaco De Mita. Li cito perché rappresentano, per quel che mi riguarda, non solo, ovviamente, un pezzo di classe dirigente importante di questo Paese che se ne va, ma, per quanto mi riguarda e riguarda la mia storia, è l'unico tratto che metto insieme, riguarda anche la forza della conoscenza di persone che venivano da un mondo a me assolutamente estraneo, anzi, ci vedevamo un po' come il fumo nell'occhio i radicali con i democristiani di un tempo.
E ci trovammo, caso volle, insieme a tanti altri amici che stanno ora nel Partito Democratico, a formare un'esperienza politica, forse una delle più belle che io abbia attraversato e vissuto in questo Paese, che è stata quella della Margherita. Enzo Carra è stato, come lei ha ricordato, tra i fondatori della Margherita, ma poi Enzo Carra è stato anche tra quelli che hanno spinto di più per la costruzione e la promozione del Partito Democratico.
Enzo Carra - lei lo ha ricordato - è stato innanzitutto un giornalista, ma è stato anche una persona che ha avuto una forte esperienza politica, e queste due cose le ha sempre tenute insieme. Enzo Carra era una persona garbata, era una persona colta, era una persona dotata di un'ironia particolare. Faceva delle battute fulminanti in determinati momenti. Era una persona che, pur avendo coperto ruoli importantissimi, è sempre stata dietro, non ha mai voluto essere alla ribalta.
Enzo Carra soprattutto era una persona che ha subito - lei lo ha edulcorato, lo capisco, nel suo intervento, Presidente - e ha vissuto una vicenda giudiziaria come penso se ne possano ricordare rare in questo Paese. E non lo dimentichiamo, perché fu arrestato praticamente 30 anni fa, era il 19 febbraio del 1993. Non potendolo arrestare per altre ragioni, il di Mani Pulite lo arrestò per false informazioni, e fu arrestato in flagranza dentro la stanza dei PM, fu portato in carcere e, casualmente, il 4 marzo del 1993 fu preso dal carcere, fu portato in tribunale e, prima di entrare in tribunale, gli furono messi i famosi ceppi di vecchia memoria, alla quale ritornerò.
Fu fatto passare di fronte a due ali di giornalisti, cameraman e via dicendo, fu chiuso dentro la gabbia del carcere e poi, a un certo punto, andò Di Pietro a prenderlo per dire: no, lei non deve stare qui, venga qua. Questo è il quadro. Lei pensi, Presidente, non si era mai vista una persona arrestata per false informazioni. Contemporaneamente, si vedeva Riina che rideva tranquillamente dentro un'aula di tribunale senza nessuna manetta, senza niente.
Questo è quello che è accaduto a Enzo Carra. E lo sa, Presidente, perché è successo questo? Perché c'era qualcuno che sosteneva che lui non poteva non sapere quello che stava accadendo nella DC, adesso non posso ricostruirlo, sulla base di un presupposto, signor Presidente, tant'è che lui lo ha sempre ricordato. Diceva: in quel momento ho capito perfettamente di essere un simbolo, io ero la DC trascinata, in catene, a processo.
E sa, signor Presidente, come andavano le cose allora? Non è che oggi vadano molto diversamente. La teoria di Di Pietro in base alla quale Carra era colpevole era la “teoria del cesso”. E non è una parola che uso qui, perché la usò lui, dicendo che due persone che vivono e lavorano nello stesso ufficio, inevitabilmente, quando vanno al cesso, lavandosi le mani, comunicano una con l'altra, e quindi è chiaro che Carra avrebbe dovuto sapere.
Le dico, signor Presidente, che purtroppo questo, anche in termini diversi, succede anche adesso. Le rubo solo pochi istanti ancora. A me è capitato di parlare con Enzo Carra anche qui, seduto su questi banchi, di quella vicenda, anche se era molto restio a parlarne, e le posso garantire, Presidente, che ne parlava sempre con una grandissima lucidità, ma senza alcun rancore.
Penso che la qualità di Enzo Carra, la vicenda umana, che lo ha accompagnato - aveva anche scritto un libro, che purtroppo non ha potuto vedere, se non, come ci ha spiegato un giornalista, sul telefonino - è una vicenda umana complessissima, straordinaria, e alla quale credo, purtroppo, noi possiamo restituire un grande valore, come spesso accade, soltanto dopo che le persone non ci sono più. Si chiamava Enzo Carra, e quei ceppi erano quelli che qualche anno prima un altro Enzo, Tortora, aveva avuto e con i quali era stato sbattuto sulle prime pagine di tutti i giornali come criminale. Vorrei che almeno rimanesse nella nostra coscienza e convinzione che sono cambiati i sistemi, non si mettono più i ceppi, ma il modo di sputtanare e distruggere la vita della gente non è modificato fino ad oggi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Letta. Ne ha facoltà.
ENRICO LETTA(PD-IDP). Grazie, Presidente, grazie di questo momento importante, nel quale credo ognuno di noi voglia qui dare testimonianza di una personalità importante quale è stata Enzo Carra. Mi unisco alle parole del collega Giachetti e aggiungo che siamo qui, credo, con anche il compito, ognuno di noi, di restituire a Enzo Carra quello che durante la sua vita, la sua vita parlamentare, la sua vita politica, non ha visto restituito completamente.
Proprio per il suo atteggiamento, che è sempre stato un atteggiamento di grandissima discrezione, un atteggiamento di una persona che con molta parsimonia parlava delle vicende alle quali lei stesso e il collega Giachetti si sono riferiti, credo che sia importante che questo sia un momento nel quale noi aggiungiamo a quella foto il ricordo di una personalità che è stata completa.
È stato un giornalista importante, come lei ha accennato, è stato un uomo politico che ha preso decisioni impegnative. Era uno di quei moderati che scelsero il centrosinistra in un momento in cui la politica italiana si divise in due grandi campi. Un moderato che scelse il centrosinistra, che dette vita alla Margherita prima e al Partito Democratico poi, che fu un deputato della prima legislatura del Partito Democratico; un moderato che scelse di far parte di un centrosinistra plurale. Una scelta importante, una scelta che lui fece con grande determinazione, con quelle qualità umane che lo caratterizzavano. Era un uomo colto, un uomo acuto, ironico, molto intelligente.
Un uomo di cultura, tanto che nella vicenda politica della Margherita ebbe a occuparsi proprio di questi temi. Fu un uomo di comunicazione, molto attento all'evoluzione dei problemi della comunicazione nel nostro Paese, attento a quei problemi di monopolio, di oligopolio, a quei problemi di etica nella comunicazione che, ancora oggi, rappresentano un grave problema del nostro Paese.
Ho voluto citare questi punti, in questi brevi istanti che questi nostri momenti di commemorazione consentono di usare, per rendere conto anche e soprattutto di una personalità completa, che è riuscita a sopravvivere a quella foto. Io voglio, qui, rendere giustizia a una persona che è riuscita, in tutta la sua vita politica successiva a quegli eventi, a lasciare una traccia, a lasciare un segno, a non essere soltanto in politica con rancore per la vendetta rispetto a quei torti che subì. Io credo che questa caratteristica, che è stata citata anche prima molto bene dal collega Giachetti, imponga a tutti noi un sovrappiù di rispetto nei confronti di questa personalità, un sovrappiù di attenzione, ovviamente un'attenzione molto particolare, rispetto a quella vicenda che lo colpì, che alla fine si è rivelata non soltanto un'ignominia nei suoi confronti ma anche un grande boomerang nei confronti di chi compì quel gesto, tanto che, ancora oggi, trent'anni dopo, di quello parliamo.
Tuttavia, noi siamo qui, oggi, anche e soprattutto per dare testimonianza di questa figura politica completa che è riuscita, nei trent'anni successivi a quei fatti, a rendere servizio alle istituzioni con il suo atteggiamento sempre istituzionale, con il suo atteggiamento di impegno politico a tutto tondo. Noi, qui, oggi, con profondo rispetto, con profonda dedizione alle istituzioni e all'Aula nella quale siamo in questo momento, ci inchiniamo di fronte alla memoria di una persona come Enzo Carra .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Antoniozzi. Ne ha facoltà.
ALFREDO ANTONIOZZI(FDI). Presidente, onorevoli colleghi, Enzo Carra a 22 anni iniziò a scrivere e fondò anche un giornale dal titolo . Poi, nel 1970, l'approdo a dove rimase fino al 1987, come firma di punta delle pagine politiche. Successivamente, la Democrazia Cristiana e l'incontro con Arnaldo Forlani di cui divenne il portavoce. In seguito, è stato già ricordato, fu tra i fondatori della Margherita e nel 2007 confluì nei Democratici di Sinistra, per poi tornare, nel 2010, nel gruppo parlamentare Unione di Centro. Il suo nome ha segnato un episodio chiave nella stagione di Tangentopoli, quando furono usati gli schiavettoni - così si chiamano - per condurlo in aula in tribunale a Milano. L'accusa era di false dichiarazioni e non di corruzione o concussione. I cosiddetti schiavettoni non erano manette ma attrezzi usati sulle navi negriere. In ballo non c'era la sua innocenza o meno ma il suo ruolo politico. Così, quando Enzo Carra fu arrestato ed esposto ai giornalisti, con una messa in scena degna della più crudele operazione repressiva, in quel momento non fu lui a patire di più, ma la serietà medesima dell'indagine che la magistratura portava avanti.
È stato un galantuomo riservato, che ha patito con profonda sofferenza e dignità la gogna mediatica frutto della furia giustizialista. Il suo funerale ha testimoniato, se mai ce ne fosse stato bisogno, con una partecipazione straordinaria e con testimonianze di alto profilo, come Enzo Carra è stato percepito, amato e stimato.
Ricordare, oggi, Enzo Carra significa non solo commemorare un politico raffinato, un giornalista di prestigio e un uomo pieno di passioni politiche ma anche condividere tutti insieme la necessità di rendere trasparente la missione che la Carta costituzionale ci ha assegnato e cioè quella di rispettare sempre e comunque la dignità delle persone, elemento imprescindibile per ognuno di noi, patrimonio comune della nostra civiltà e della nostra storia.
Alla moglie Olga e al figlio Giorgio i più profondi sentimenti di cordoglio del gruppo parlamentare Fratelli d'Italia. Ciao, Enzo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Matone. Ne ha facoltà.
SIMONETTA MATONE(LEGA). Presidente, io inizierò la commemorazione di Enzo Carra, che ho personalmente conosciuto per motivi meramente amicali, in quanto frequentavamo gli stessi ambienti pur venendo da provenienze “politiche” diverse, dalla sua riabilitazione. Il 26 marzo 2004, il tribunale di sorveglianza di Roma, in ottemperanza alle conclusioni del procuratore generale, stabilì la sua riabilitazione in ordine alla condanna precedente. La sua vicenda, però, purtroppo, non fu un ma fu assolutamente paradigmatica di Mani pulite, della vicenda di Mani Pulite e dei guasti di Mani pulite. Egli fu coinvolto e ascoltato da Di Pietro nel febbraio 1993 in base alle dichiarazioni di un collaboratore del vicesegretario della DC e queste dichiarazioni riguardavano una presunta tangente che sarebbe stata data all'ex Democrazia Cristiana. Carra dichiarò di non saperne nulla. La procura ritenne la sua testimonianza falsa e lo incriminò per false e reticenti informazioni rese al pubblico ministero. Fu processato per direttissima il 4 marzo 1993 e fu portato da San Vittore al tribunale di Milano con i cosiddetti schiavettoni, attenzione, non manette. Cosa sono gli schiavettoni? Sono manette di ferro particolari, legate da una catena tenuta da un carabiniere. Soltanto il TG5 fece vedere queste immagini, gli altri telegiornali le oscurarono, cosa che non accadde invece per la carta stampata. Ciò accadde perché soltanto nel 1999 fu introdotta la legge per vietare la pubblicazione di foto che ritraessero persone in manette. Carra venne condannato a un anno e quattro mesi con la sospensione condizionale della pena.
Quegli schiavettoni, non manette, furono l'emblema della sua vicenda giudiziaria, manette che oggi, per esempio, vorrei ricordare a chi mi ascolta, sono state risparmiate addirittura a Matteo Messina Denaro, perché l'assenza di manette sta a simboleggiare la superiorità dello Stato rispetto al soggetto che viene ad essere tratto in arresto. Lo Stato non ha bisogno di questa simbologia.
Non è vero quello che la narrazione racconta e cioè che ci fu un fremito di indignazione nella stampa rispetto ai diritti dell'accusato, perché all'epoca non contavano assolutamente niente e perché l'ideologia del gruppo di magistrati dominante, quella vincente all'epoca, prevedeva l'umiliazione simbolica della politica e dei politici, aprendo la strada al vilipendio delle istituzioni attraverso il vilipendio dei singoli imputati. Era tutto fortemente simbolico, nulla accadeva, all'epoca, per caso.
Dietro l'attacco a Carra, però, quelli che hanno la mia età se lo ricordano perfettamente, c'era l'attacco al “CAF”; era una cosa diversa, oggi è tutto dimenticato. Noi però non possiamo dimenticare quello che gli è stato fatto, non possiamo dimenticare i guasti di quel periodo che passarono attraverso la sua persona.
Però, dobbiamo ricordare anche Carra per quello che è stato. Lui è stato altro. Non è stato soltanto l'uomo con gli schiavettoni: è stato portavoce, giornalista professionista, capo ufficio stampa della DC, autore Rai, autore di un grande su Cuba. Pochi se lo ricordano, ma è stato l'ultimo ad aver intervistato Madre Teresa di Calcutta. È stato fondatore della Margherita, è entrato nel PD ed è uscito dal PD. Proprio perché fu tanto altro, noi lo dobbiamo ricordare per un rapporto sano tra la politica e il giornalismo, un rapporto fatto di professionalità, di rispetto l'uno dell'altro, un rapporto dove non esiste il killeraggio politico, che vediamo, viceversa, tutti i giorni; un rapporto dove il giornalismo è vicino al - come si dice oggi - della gente, un rapporto dove il giornalismo si inchina al volere delle urne e non ci si ribella. Quindi, rendiamo onore a Enzo Carra .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.
ANDREA ORSINI(FI-PPE). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, Enzo Carra è stato un grande giornalista, autore di importanti interviste a protagonisti del nostro tempo, dal colonnello Gheddafi a Madre Teresa di Calcutta, come è stato ricordato. È stato un autorevole membro di questa Camera dei deputati, è stato un raffinato uomo di cultura e un intelligente osservatore della realtà storica. Ma, suo malgrado, il nome sarà sempre legato a quell'immagine indimenticabile, quella di un uomo perbene esibito ai fotografi e alle telecamere con gli schiavettoni ai polsi, uno strumento desueto e inquietante, uno strumento - lo dice il nome stesso - pensato all'epoca orrenda della schiavitù. Una foto che ne richiama immediatamente un'altra - e ha fatto bene il collega Giachetti a ricordarla -, cioè quella di un suo omonimo, Enzo Tortora che esce dall'hotel Plaza condotto in manette verso un destino ancora più iniquo. Due foto che rappresentano il peggio della malagiustizia, di quello che avviene quando si dimentica che la giustizia non è la ricerca forsennata di un colpevole purché sia, ma è e deve essere anche la tutela degli innocenti. Carra, come Tortora, lo era!
Enzo Carra non era neppure accusato di corruzione. Era accusato di false dichiarazioni al pubblico ministero, per non aver chiamato in causa Arnaldo Forlani, di cui era portavoce. Un reato pensato da Giovanni Falcone per i mafiosi.
Carra era una persona perbene, non meritava di essere trattato come un mafioso e non si inventò una confessione per sfuggire al carcere e alle umiliazioni. Con lui i metodi di quella parte della magistratura non funzionarono. Una parte minoritaria, molto minoritaria, che con quel gesto e con atti simili a quello conquistò un'effimera popolarità mediatica, ma gettò discredito sulla grande maggioranza della magistratura italiana; una magistratura che - anche oggi lo ha dimostrato - sa cosa significa fare davvero giustizia e non spettacolo.
Enzo Carra non era un nostro amico politico. Ebbi il privilegio di averlo come collega in Commissione cultura nella XIV legislatura. Lui era all'opposizione nella Margherita, mentre io ero in maggioranza. La sua era un'opposizione senza sconti, a tratti addirittura aspra, ma sempre corretta, sempre documentata, mai banale nell'argomentare, quell'opposizione che può fare male alla maggioranza ma che fa bene alla democrazia.
Non aveva mai dimenticato, ma non viveva di rancori. Sarebbe stato un testimone prezioso per una riflessione finalmente serena su quegli anni nei quali lo Stato di diritto fu travolto dalle contingenze della politica. A quella riflessione, ancora lontana, ha offerto un ennesimo contributo con il suo ultimo libro, che viene dato alle stampe proprio in questi giorni, che si intitola . Leggerlo sarà un buon modo per non dimenticarti, Enzo, e per non dimenticare il nostro passato .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orrico. Ne ha facoltà.
ANNA LAURA ORRICO(M5S). Grazie, Presidente. Come MoVimento 5 Stelle ci uniamo al cordoglio dell'Aula e siamo umanamente vicini alla famiglia di Enzo Carra, giornalista e politico la cui vita e la cui complessa vicenda giudiziaria sono state ricordate in quest'Aula negli interventi precedenti
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA(AVS). Oggi quest'Aula ricorda Enzo Carra, che ho conosciuto nel corso delle mie prime due legislature (2001-2008) e che ho potuto apprezzare per gentilezza, disponibilità, acume politico e tagliente ironia.
Fu storico portavoce dello scudo crociato ai tempi della segreteria di Forlani e poi, come dicevo, deputato della Margherita e del PD. Un uomo della Prima Repubblica, come è stato ricordato, ma che si trovò a essere protagonista di una fase assai delicata della vita politica e civile di questo Paese, cioè quella in cui avvenne la dissoluzione della Repubblica dei partiti, come la chiamò lo storico Pietro Scoppola, la Repubblica nata dalla Resistenza che affrontò il crollo del sistema agli inizi degli anni Novanta.
Tra gli eventi che segnarono quella fase vi fu Tangentopoli, la maxi-inchiesta che portò alla luce scandali e corruzioni endemiche nel nostro Paese. Carrà si trovò a essere protagonista, come è stato ricordato, di quella vicenda. Fu arrestato e pubblicamente condotto dai carabinieri con gli schiavettoni ai polsi a un interrogatorio al palazzo di giustizia, simbolo di quegli anni. Lui, catene ai polsi, telecamere pronte a riprendere il suo volto, sicuramente divenne uno degli emblemi delle storture e degli eccessi giustizialisti di quella fase di grande caos e confusione sulla quale non abbiamo ancora chiarito bene tutti i passaggi.
Non dimentichiamo che in quegli anni non ci fu solo Tangentopoli, ma vi furono anche vicende oscure e violente come le stragi di mafia che accompagnarono la nascita della cosiddetta Seconda Repubblica, quella che consacrò, tra l'altro, Silvio Berlusconi, uomo politico della nuova fase. Sappiamo come è andata poi. Ancora, però, non sappiamo molte cose che segnarono quei passaggi cruciali per la storia del nostro Paese.
Ricordare Enzo Carra, dunque, è importante, perché egli fu protagonista di una fase della nostra recente storia collettiva che va discussa e non dimenticata, analizzata e non celebrata, insieme a tutti i suoi protagonisti.
Ci uniamo al cordoglio della famiglia e di coloro che più gli sono stati vicini nel corso della vita personale e politica .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Grazie per il ricordo che ha fatto di Enzo Carra. Enzo era un uomo buono, un uomo di grande personalità e di grandissima cultura. Era un importante notista politico. Tanti lo ricordano come il portavoce di Forlani, ma, signor Presidente, Enzo Carra era soprattutto un uomo che sapeva ascoltare; un uomo che aveva la capacità di ascoltare e che sapeva consigliare.
È stato un importante deputato della Repubblica nella XIV, XV e XVI legislatura, un uomo profondamente rispettoso delle istituzioni ma che sapeva essere ironico, con quella ironia intelligente e a volte amara che quasi in ogni occasione accompagnava i suoi ragionamenti; ragionamenti sempre profondi e mai banali.
Signor Presidente, Enzo Carra per me era soprattutto un amico, un confidente, un uomo con cui ho avuto il privilegio di collaborare, anche se per poco tempo, ma che mi ha insegnato ad
affrontare le difficoltà sempre con il sorriso sulle labbra. Lui insegnava a sorridere. Sì, proprio lui che, negli anni di Tangentopoli, dovette subire la peggiore violenza della gogna mediatica, cui fu sottoposto quando, entrato nel tribunale di Milano per essere ascoltato come persona informata dei fatti, ne uscì - l'abbiamo detto più volte oggi - con gli schiavettoni ai polsi (gli schiavettoni, come dice l'etimologia, si usavano per trasportare gli schiavi). Fu immortalato, senza minimo rispetto, su tutti i giornali e telegiornali dell'epoca, immagini che diventarono storiche, una foto che divenne storica, perché, meglio di qualsiasi editoriale, rappresentò la violenza brutale degli anni di Tangentopoli e tutti, ricordo, ne fummo turbati. Violenza che è presente ancora oggi: se cerchiamo su la parola “schiavettoni”, esce quell'immagine. Forse, sarebbe giusto anche concedere il diritto all'oblio a una persona del valore di Enzo Carra.
Nel suo libro “Il caso Citaristi”, Enzo Carra, raccontando quell'episodio, scriveva: anch'io venni invitato alla festa ed era un invito assolutamente imprevisto. Ricevutolo, comprai per due volte il biglietto di andata-ritorno dell'aereo Roma-Milano. La seconda volta, il 19 febbraio 1993, il dottor Di Pietro mi impedì di servirmi del biglietto di ritorno. Ecco, signor Presidente, in queste pochissime parole, Enzo Carra riuscì a spiegare l'imprevedibilità e la violenza della giustizia di quegli anni.
L'ho sentito, l'ultima volta, durante la fine della campagna elettorale delle elezioni politiche. Fu una lunga telefonata e, nonostante la tensione delle ultime ore di campagna elettorale, anche in quell'occasione, mi diede preziosi consigli e mi trasmise, nonostante la sua malattia, tranquillità e buonumore.
Signor Presidente, a nome mio personale e a nome di tutto il gruppo Noi Moderati, porgo le più sentite condoglianze alla moglie Olga e al figlio Giorgio. Ciao Enzo, ci mancherai
PRESIDENTE. Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15, per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, la Ministra del Turismo, la Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità e la Ministra per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa.
Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Francesco Silvestri ed altri n. 3-00167. La deputata Onori ha facoltà di illustrare l'interrogazione che ha sottoscritto in data odierna.
FEDERICA ONORI(M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, risultano particolarmente gravi e inaccettabili le dichiarazioni rilasciate il 12 febbraio dal senatore Silvio Berlusconi, di Forza Italia. Il senatore Berlusconi, in riferimento all'incontro tra il Presidente Meloni e il Presidente Zelensky, ha dichiarato che, se fosse stato lui il non lo avrebbe incontrato. Il senatore Berlusconi ha poi tentato di riscrivere la reale dinamica degli eventi, imputando all'Ucraina la responsabilità del conflitto in atto. Queste sono dichiarazioni di evidente rottura della posizione tenuta dal Governo sul conflitto russo-ucraino ed esprimono, come già avvenuto più volte, posizioni contro l'Ucraina e contro gli ucraini. La domanda è, dunque, inevitabile: Ministro Tajani, come ritiene di poter conciliare i ruoli di Ministro degli Affari esteri e di Vice Presidente del Consiglio dei ministri di questo Governo con le posizioni ormai consolidate in politica estera, espresse, a più riprese, dal del suo partito politico, che, in merito al conflitto russo-ucraino, sono in aperto e totale conflitto di vedute con l'indirizzo politico del Governo di cui fa parte?
PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO TAJANI,. Grazie, signor Presidente. La posizione del Governo e di tutta la maggioranza è sempre stata chiara: siamo dalla parte dell'Ucraina, dalla parte dell'Europa, dalla parte della NATO, dalla parte dell'Occidente. Questo significa tutelare l'indipendenza e l'integrità territoriale dell'Ucraina, difendere i principi alla base dell'ordine internazionale, perseguire i crimini commessi, creare le condizioni per una pace giusta, che solo può scaturire dalla difesa, non certo dall'annientamento della parte aggredita. Contano i fatti e i voti che abbiamo dato. Forza Italia non ha mai avuto esitazione nel sostenere Kiev con finanziamenti e armi, ha sempre votato con gli alleati di Governo e in linea con il programma di tutta la coalizione. Lo ha fatto fin dalla passata legislatura. Il 1° marzo 2022 nelle due Camere abbiamo approvato le prime risoluzioni che impegnavano il Governo ad assistere l'Ucraina sotto tutti gli aspetti, inclusa la cessione di apparati militari, orientamento confermato con le successive risoluzioni, nel giugno 2022, in vista del Consiglio europeo e, nell'attuale legislatura, il 30 novembre e il 13 dicembre scorsi, che hanno consentito di prorogare alla fine di quest'anno la cessione di armi alle autorità ucraine; una coerenza che non tutte le forze politiche hanno dimostrato.
La stessa posizione abbiamo espresso in Europa, a cominciare dalla durissima risoluzione del 1° marzo 2022, votata anche dal presidente Berlusconi, per condannare l'aggressione russa illegale, non provocata e ingiustificata. Forza Italia ha votato al Parlamento europeo anche le risoluzioni successive, del 6 ottobre 2022 e del 2 febbraio 2023. L'Italia è in prima linea nella confisca di beni e fondi russi e ha sostenuto progressive sanzioni contro la Russia ed è in preparazione il decimo pacchetto. Al Consiglio europeo straordinario, il Presidente Meloni, forte di una maggioranza compatta, ha confermato l'impegno a tutto tondo per Kiev, non solo armi: abbiamo fornito assistenza umanitaria, accolto i profughi, inviato generatori e altri materiali. Lavoriamo per il rafforzamento dell'accordo sul grano e per creare una zona di protezione attorno alla centrale di Zaporizhzhia. Si tratta di collaborazioni mirate, ma che auspichiamo portino russi e ucraini a sedersi presto a un tavolo sotto l'egida delle Nazioni Unite. Tutti cerchiamo la pace e il Presidente Berlusconi è un uomo di pace. Il suo è un messaggio per dire: riflettiamo su come si possa raggiungere la pace, ad esempio, attraverso un piano per la ricostruzione.
La strada non è chiaramente tracciata, ciò che è chiaro è che la sconfitta dell'Ucraina non è quella giusta. Nel sostenere con fermezza Kiev e il coraggio del suo popolo, difendiamo i nostri valori, la prospettiva della pace e della ricostruzione.
Concludo, il messaggio che continuiamo a dare ai russi è che la guerra non è una soluzione. La linea di fermezza, difesa della libertà e del diritto internazionale, non può affievolirsi così come lo sforzo diplomatico. Ribadirò questa nostra posizione nei prossimi impegni internazionali, dalla Conferenza sulla sicurezza di Monaco alla sessione speciale di emergenza dell'Assemblea Generale dell'ONU sull'Ucraina. Questo è e resta l'impegno del Governo .
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Lomuti. Prego, a lei la parola.
ARNALDO LOMUTI(M5S). Grazie Presidente, signor Ministro, non ci riteniamo minimamente soddisfatti della sua risposta, perché lei non ha fatto altro che buttare il pallone in tribuna. Nonostante la sua retorica, la sua risposta non sgombra il campo dal gigantesco problema politico che questa vicenda ha evidenziato. È un problema molto serio per questa maggioranza di Governo - mi fa piacere che lei sorrida, Ministro -, perché, se il del suo partito non è in linea con la politica estera di questo Governo, ne consegue che Forza Italia non è più nella posizione di esprimere il Ministro degli Affari esteri di questo Esecutivo, a meno che Forza Italia non voglia sconfessare il suo ma questo, a quanto pare, non è successo . Eccoli qua.
PRESIDENTE. Prego, prosegua.
ARNALDO LOMUTI(M5S). Continuo. La compattezza e la coerenza sono le virtù più forti, come avete detto sempre, a più riprese, di questo Governo. Allora, questa distanza incolmabile tra voi, di Forza Italia, e il Governo non può essere più ignorata e, quindi, Ministro, si dovrebbe procedere a un rimpasto di questo Governo
PRESIDENTE. Colleghi, fate parlare il deputato Lomuti, in silenzio per favore!
ARNALDO LOMUTI(M5S). A me fa piacere, vuol dire che stanno ascoltando. Altrimenti, e concludo signor Ministro e mi rivolgo anche agli onorevoli colleghi, la credibilità dell'Italia all'estero, già compromessa, subirà il definitivo colpo di grazia .
PRESIDENTE. Il deputato De Luca ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gnassi ed altri n. 3-00168 di cui è cofirmatario.
PIERO DE LUCA(PD-IDP). Grazie Presidente. Il balletto messo in campo dalla maggioranza e dal Governo sulla vicenda dei balneari rappresenta una presa in giro clamorosa degli operatori del settore, dei comuni e dell'intero Paese. Il Milleproroghe licenziato dal Consiglio dei ministri, lo ricordiamo, non ha previsto alcun cambiamento rispetto alle norme vigenti, né l'allungamento dei tempi per le procedure, quei tempi definiti in linea anche dal Consiglio di Stato, in consonanza con le norme europee. La destra ha poi proposto un emendamento a se stessa, in queste ore, in Parlamento, che però non risolve alcun problema, ma, come sta emergendo dal dibattito di queste ore, butta solo la palla in tribuna, creando ulteriore incertezza, confusione e rischi per gli amministratori e per i concessionari.
Chiediamo, allora, al Governo trasparenza e chiarezza sulle proprie intenzioni. Il Presidente del Consiglio ha parlato della volontà di affrontare, in modo strutturale, questa vicenda. Ritenete seria e strutturale la proposta di allungare i tempi per la mappatura delle aree demaniali e la durata delle concessioni, senza dire nulla su come intendete procedere allo scadere, su quali criteri applicare per tutelare le coste, gli operatori, il lavoro e gli investimenti, l'ambiente, nelle future procedure di evidenza pubblica? E, soprattutto, ritenete serio non aver ancora attribuito la delega a nessun Ministro? Vi invitiamo, allora, a smetterla con la propaganda e la demagogia, perché oggi avete la responsabilità di governare e dare risposte .
PRESIDENTE. Il Ministro del Turismo, Daniela Garnero Santanche', ha facoltà di rispondere.
DANIELA GARNERO SANTANCHE',. Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi, a seguito della stratificazione delle norme nel tempo le competenze statali sulle concessioni demaniali marittime per finalità turistiche-ricreative sono ripartite principalmente fra il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, che esercita le funzioni e i compiti di spettanza statale, tra l'altro in materia di demanio marittimo, il Ministero del Turismo, cui spetta tra l'altro la programmazione, il coordinamento e la promozione delle politiche turistiche nazionali e la cura dei rapporti con tutte le imprese turistiche. In ultimo, il Comitato interministeriale per le politiche del mare che, come sapete, è presieduto dal Ministro per le Politiche del mare, per delega del Presidente del Consiglio, e di cui fanno parte anche i Ministri per le politiche europee, le politiche di coesione e di coordinamento del PNRR, degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, della Difesa, dell'Economia e delle finanze, delle Imprese e del dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, dell'Ambiente e della sicurezza energetica, delle Infrastrutture e dei trasporti, della Cultura, del Turismo e degli Affari regionali e le autonomie.
Al predetto Comitato compete l'elaborazione e l'approvazione del piano del mare con cadenza triennale, contenente gli indirizzi strategici, tra l'altro, in materia di valorizzazione del demanio marittimo, con particolare riferimento alle concessioni demaniali marittime per finalità turistiche-ricreative.
Com'è evidente dalla ricostruzione che ho fatto del quadro normativo - ho cercato di essere sintetica nell'illustrazione -, tutto ciò il Governo l'ha ereditato. Si tratta, come potete comprendere, di questioni molto complesse e articolate su cui è intenzione dell'Esecutivo intervenire.
Come è stato anche ricordato dagli onorevoli interroganti, è in discussione, come sapete, nell'altro ramo del Parlamento, il disegno di legge di conversione del decreto n. 198 del 2022, recante proroga di termini, in cui sono state inserite, nel corso dell'esame in sede referente, alcune disposizioni in materia. Concludo dicendo che, all'esito dell'approvazione in via definitiva del provvedimento da parte di questa Camera, il Governo, attraverso gli strumenti legislativi e amministrativi che saranno individuati, procederà ad una revisione della disciplina anche sotto il profilo della ripartizione delle competenze.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Gnassi. A lei la parola.
ANDREA GNASSI(PD-IDP). Grazie Presidente, signor Ministro, colleghi, ci sono tante competenze e dobbiamo prorogare. Questa è la risposta che ci ha dato il Ministro. Il problema è che queste competenze sono lì dal 2009, e il nostro Paese versa in una situazione di infrazione europea perché non procede sulla Bolkestein dal 2009. Al Parlamento oggi, di fatto, si comunica che il Governo ribadisce di aver deciso di non decidere sulle spiagge e le coste italiane, sulle modalità di assegnazione delle concessioni demaniali marittime e delle concessioni balneari, con la conseguenza immediata e reale che il grande patrimonio paesaggistico, turistico, economico e lavorativo del Paese - circa 8.000 chilometri di coste e spiagge, 27.000 imprese e centinaia di migliaia di lavoratori - non avrà alcuna certezza. Nessuno - operatori, imprenditori e comuni - potrà quindi investire in servizi e imprese, né riqualificare in senso ambientale. Il Ministro e il Governo non fanno ciò che dovrebbero fare e sanno benissimo ciò che non vogliono dire: il diritto europeo e il Consiglio di Stato hanno sancito definitivamente che non ci possono essere proroghe sull'assegnazione delle concessioni demaniali. Il Governo nel decreto Milleproroghe proroga ancora e il Ministro, mi si consenta, sa benissimo, perché è preparato su questo, che bisogna procedere ad evidenze pubbliche per assegnare le concessioni. Il punto, quindi, è uno solo: iniziare a ragionare a definire i criteri delle evidenze pubbliche per l'assegnazione delle concessioni con un approccio concreto, serio, di visione e attenzione specifica.
Concludo, siamo qui non solo per sottolineare un fatto evidente, cioè che buttate la palla in tribuna, ma per dirvi che come forza seria e concreta siamo disponibili per fare la nostra parte in campo perché il turismo balneare rappresenta una colonna portante del turismo nazionale. Convocate regioni, comuni, imprenditori, datevi da fare, parliamo a lei, Ministro del Turismo, ma non sappiamo neanche se lei avrà la delega o chi l'avrà su questa materia. Per il bene del turismo, del Paese e degli operatori e dei territori, cambiate registro .
PRESIDENTE. La deputata Ravetto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-00169 di cui è cofirmataria.
LAURA RAVETTO(LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, l'articolo 4, comma 8, del decreto legislativo 29 dicembre 2021, n. 230 riconosce una maggiorazione dell'assegno unico e universale fino a 30 euro mensili per ciascun figlio minore, nel caso in cui entrambi i genitori siano titolari di reddito da lavoro, questo naturalmente nell'ambito di un ISEE pari o inferiore a 15.000 euro.
Secondo la ricostruzione fornita da diversi articoli di stampa, la maggiorazione in oggetto è stata inizialmente riconosciuta dall'INPS anche ai genitori vedovi e vedove che, al momento della presentazione della domanda, avessero dichiarato di essere titolari di reddito da lavoro, ma, a partire dal mese di ottobre 2022, l'INPS avrebbe avviato le procedure per il disconoscimento e il recupero della maggiorazione erogata nei confronti dei nuclei familiari monogenitoriali, portando i relativi importi in compensazione sulle mensilità successive dell'assegno unico, che quindi hanno subito - o stanno subendo - decurtazioni, anche in misura consistente.
Quindi, con questa interrogazione siamo a chiederle quali iniziative intenda adottare per risolvere questa criticità e ripristinare l'erogazione della maggiorazione di cui all'articolo 4, anche a beneficio dei nuclei familiari monogenitoriali.
PRESIDENTE. Il Ministro per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, ha facoltà di rispondere.
EUGENIA ROCCELLA,. Grazie, Presidente. Colleghi, l'universalizzazione dell'assegno unico è stata fin dall'inizio al centro del mio operato. Ricordo che la legge di bilancio, grazie all'impegno di tutto il Governo, ha ampliato la fruibilità dell'assegno, in particolare per le famiglie numerose, per quelle con un figlio disabile e, in determinati casi, per le famiglie con i figli al di sotto dei 3 anni.
Ad un anno dall'introduzione dell'assegno unico, si rende necessario rimuovere alcune criticità; riguardano, ad esempio, i lavoratori transfrontalieri, le famiglie monogenitoriali, cui non spetta una delle maggiorazioni previste per le famiglie con due percettori di reddito, le difficoltà interpretative rispetto ai bambini e ai ragazzi dati in affido, la clausola di salvaguardia; sono tutti problemi monitorati dall'Osservatorio che si è già riunito due volte in questi mesi.
Tra i criteri per la determinazione dell'assegno, la norma vigente pone il caso in cui entrambi i genitori siano titolari di reddito da lavoro, fattispecie per cui è prevista una maggiorazione, per ciascun figlio minore, pari a 30 euro mensili, decrescenti per le famiglie con un ISEE superiore a 15.000 euro, fino alla soglia di 40.000 euro.
Il caso che sollevate ci è noto ed è oggetto della nostra attenzione: nelle interlocuzioni con il Ministero, l'INPS ha informato che la maggiorazione in oggetto è stata richiesta, per errore, da circa 82.000 nuclei monogenitoriali. Sempre l'INPS ha reso noto che, per evitare il caso di appropriazione indebita, dopo il monitoraggio dei mesi estivi e due comunicazioni sull'argomento, è stato avviato, dall'ottobre 2022, il recupero della maggiorazione non dovuta, a legge vigente, recupero che avverrà in modo graduale, con una rateizzazione che prevede una compensazione non superiore al 20 per cento della rata in pagamento. In tale casistica rientrerebbe anche la delicata fattispecie dei genitori che diventano vedovi; per la maggiore fragilità di questi nuclei, l'INPS ha confermato il fino al 28 febbraio, data entro cui sarà fornita adeguata comunicazione all'utenza. Si annota, inoltre, che l'istituto segnala circa 25.000 genitori unici vedovi richiedenti la maggiorazione.
Rimane la necessità di assicurare un adeguato sostegno ai nuclei familiari monogenitoriali, in particolare ai genitori vedovi lavoratori. A tale proposito, intendo lavorare in sinergia con il Ministro Giorgetti per equiparare tale condizione a quella del doppio percettore di reddito, seguendo la della legge. Se, infatti, l'intenzione era quella di non sfavorire il secondo percettore di reddito, molto spesso quello femminile, nel caso dei nuclei con un genitore vedovo si tratta di sostenere i compiti economici e di cura del genitore rimasto solo.
PRESIDENTE. La deputata Ravetto ha facoltà di replicare.
LAURA RAVETTO(LEGA). Grazie, Ministro. Comprendiamo che questa norma non è stata formulata da lei, ma dal precedente Ministro Bonetti. Comprendiamo anche che il Ministro Bonetti aveva un'intenzione in buona fede, che era quella di incentivare il lavoro di entrambi i genitori e, in particolare incentivare l'ingresso nel mondo del lavoro anche delle madri.
Tuttavia, lei stessa, oggi, in quest'Aula, riconosce che rifiutare l'interpretazione della norma nel senso di escludere dall'aumento dell'assegno unico i nuclei monogenitoriali di vedovi e vedove sarebbe assolutamente discriminatorio, anche perché trattasi di famiglie dove uno dei due genitori non lavora non perché non abbia voglia di lavorare, ma perché, purtroppo, non il lavoro c'è. Si tratta, soprattutto, di nuclei familiari particolarmente fragili, che dovrebbero ricevere di più dallo Stato e che, incredibilmente, in questo momento, si trovano ad avere meno dallo Stato, e ai quali è stato dato anche un legittimo affidamento, perché inizialmente hanno percepito queste somme.
Accogliamo con favore il fatto che lei - che, effettivamente, si è già spesa per migliorare la disciplina dell'assegno unico, rendendolo, come lei stessa ha ricordato, strutturale per le famiglie con all'interno persone disabili -, nell'arco della legislatura e interfacciandosi anche con il MEF (quindi, nel reperimento delle risorse) si impegni, affinché questa discriminazione venga eliminata. Infatti, è di tutta evidenza che lo Stato debba essere più vicino a chi è stato più sfortunato e non possa voltare le spalle a donne e uomini che la vita ha costretto a crescere i figli da soli.
PRESIDENTE. La deputata Semenzato ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bicchielli ed altri n. 3-00170 di cui è cofirmataria.
MARTINA SEMENZATO(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Gentile, Ministro, il tema delle adozioni internazionali può sembrare di nicchia, ma per i bambini e per chi vive in prima persona tutto l'iter burocratico è molto importante che venga affrontato.
Dai dati in nostro possesso, risulta che, in Italia, negli ultimi 12 anni, il numero di adozioni internazionali sia diminuito, a causa di diversi fattori, e la pandemia è solo uno di questi. In generale, il processo di adozione richiede troppo tempo e troppi soldi e molte famiglie aspiranti all'adozione, per questo motivo hanno smesso di crederci. Ciò significa che molti bambini rimangono nei centri di accoglienza, anziché poter essere, più dignitosamente, accolti in una famiglia.
Ci segnalano difficoltà soprattutto in alcuni Paesi dell'Est europeo e dell'Asia, problemi che comportano l'interruzione delle procedure adottive, ferme anche da tre anni (penso ai tanti bambini cinesi).
Alla luce di questo, le chiediamo di aggiornarci sulla situazione attuale delle adozioni internazionali, in particolare dei Paesi con le maggiori difficoltà e quali iniziative il suo Ministero intenda intraprendere per superare i problemi esposti e promuovere le adozioni internazionali.
PRESIDENTE. Il Ministro per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, ha facoltà di rispondere.
EUGENIA ROCCELLA,. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti, perché è un tema che suscita molta attenzione, un tema sensibile per la parte interessata dell'opinione pubblica.
Secondo i dati della Commissione per le adozioni internazionali (CAI), le adozioni sono state 742 nel 2020, 735 nel 2021, 705 nel 2022. Pur confermandosi un piccolo calo, si evidenzia una capacità di resistenza dei numeri, nonostante il difficile quadro internazionale.
L'Italia è ancora il secondo Paese al mondo per l'accoglienza, dei minori e, soprattutto, è il Paese che adotta più minori con bisogni speciali. Sono quattro i paesi con maggiori criticità: Cina, Bielorussia, Russia e Ucraina. La Cina è l'unico Paese a non aver riaperto alle adozioni internazionali dall'inizio dell'emergenza sanitaria; sono 30 le coppie abbinate a un minore cinese che attendono la conclusione della procedura. La CAI ha interloquito costantemente con l'autorità centrale cinese.
In un recente contatto con il nostro Ministro degli Esteri, il Governo cinese si è reso disponibile ad attenzionare la situazione. Considerata la recente nomina del nuovo ambasciatore in Italia, saranno intrapresi tutti i passi per definire un percorso condiviso, che possa portare alla riapertura delle frontiere.
Con la Bielorussia, esiste un Protocollo d'intesa del 2017, che prevede la presentazione annuale di una lista di famiglie candidate all'adozione; l'ultima con esito positivo è del 2019, le successive non hanno avuto seguito, per le vicende politiche bielorusse. Il Governo si sta adoperando per cercare una soluzione per sbloccare le 182 adozioni in corso con riferimento a motivi umanitari.
Con la Federazione russa le maggiori criticità sono sorte a causa del conflitto. Nonostante la Russia non abbia mai ufficializzato una posizione di chiusura rispetto alle adozioni in corso, si segnala che, perdurando la situazione di guerra, la CAI ha dovuto sospendere l'attivazione di nuovi incarichi di coppie agli enti autorizzati.
Con l'Ucraina, all'inizio del conflitto, erano in corso 126 procedure, delle quali 19 in stato avanzato, per 24 minori oggi in Italia. L'autorità ucraina ha comunicato di non poter formulare nuove proposte di adozione di bambini, di cui non può vagliare lo stato di adottabilità. La Commissione ha, pertanto, sospeso la presa in carico di nuove coppie.
Per tutte queste coppie in attesa, a novembre del 2022, la CAI ha previsto la possibilità di una procedura adottiva parallela in un secondo Paese, con la possibilità di uno specifico sussidio economico. La CAI assegnerà, inoltre, ai genitori che hanno concluso un procedimento adottivo negli anni 2021-2022 un rimborso significativo per le spese sostenute e un rimborso supplementare a chi adotti bambini portatori di bisogni speciali (). Si segnala poi che, nel 2023, saranno avviati 15 nuovi progetti di cooperazione in Africa, Asia e America Latina e che sono in corso trattative con Paraguay, Costa d'Avorio e Repubblica democratica del Congo.
PRESIDENTE. Il deputato Bicchielli ha facoltà di replicare.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Gentile Ministra, in premessa, la vorrei ringraziare, anche a nome del nostro gruppo, per il lavoro prezioso che sta facendo a favore della famiglia e, soprattutto, perché, grazie al suo lavoro, speriamo che il nostro Paese riesca a uscire velocemente dall'inverno demografico.
Venendo alla nostra interrogazione, la ringrazio, perché la sua risposta è esaustiva, soddisfacente e soprattutto di buon auspicio per la soluzione delle problematiche determinate dal quadro internazionale. La ingrazio, altresì, per l'attenzione a questo tema che - come abbiamo detto più volte - è centrale per il nostro Paese.
La sua risposta e i dati che ci ha fornito confermano che l'Italia è in prima linea a livello internazionale. Attendiamo con fiducia gli esiti delle iniziative che sono state già messe in campo dal suo Ministero e dal Governo, soprattutto per sbloccare le situazioni di criticità, come ci diceva, presenti in Cina, Bielorussia, Russia e soprattutto Ucraina, per dare risposte alle coppie e ai bambini in attesa. Vogliamo formulare anche il nostro apprezzamento per le azioni che la Commissione adozioni internazionali, da lei presieduta, sta portando avanti, sia per incentivare il numero delle adozioni internazionali nel nostro Paese, avviando nuovi processi di cooperazione e accordi con altri Stati interessati ad aprire le frontiere dell'adozione, sia per sostenere dal punto di vista economico le molte coppie che hanno intrapreso un percorso adottivo, in particolare - mi consenta di dirlo - per quelle coppie che si fanno carico di quei bambini che hanno bisogni speciali. Anche da queste iniziative, si vede la solidarietà di una Nazione e l'Italia, grazie anche al nostro Governo, si conferma un'eccellenza su questo terreno.
PRESIDENTE. L'onorevole D'Alessio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gadda ed altri n. 3-00171 di cui è cofirmatario.
ANTONIO D'ALESSIO(A-IV-RE). Grazie, Presidente. La legge n. 32 del 2022, il cosiddetto costituisce una pietra miliare di una riforma delle politiche della famiglia che vuol porre al centro le nuove generazioni e le pari opportunità. È ovvio che occorra procedere con il riconoscimento delle agevolazioni fiscali e con l'introduzione di misure che favoriscano l'individuazione di servizi offerti alle famiglie anche da enti del terzo settore. Per completare l'attuazione delle misure, occorre naturalmente stanziare risorse adeguate.
Si chiede in che tempi si intenda emanare i decreti attuativi, con particolare riferimento all'articolo 2, che contiene misure di sostegno all'educazione dei figli, e, nell'attesa, se si intenda rifinanziare, anche per l'anno 2023, come è stato fatto per gli anni precedenti, le attività educative e i centri estivi promossi dai comuni con il Terzo settore.
PRESIDENTE. Il Ministro per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, ha facoltà di rispondere.
EUGENIA ROCCELLA,. Grazie, Presidente. Vi ringrazio per l'importante tema che sollevate. Trovo, infatti, che le misure di sostegno all'educazione dei figli siano un punto caratterizzante delle politiche familiari. La famiglia rimane il luogo della trasmissione, dell'educazione, dell'introduzione al mondo di un nuovo nato, di un cittadino, e sicuramente i servizi educativi devono sostenere l'armonizzazione dei compiti familiari e lavorativi, ma ancora prima formano la persona, ne valorizzano le aspirazioni e la portano a scoprire il mondo. La famiglia ha, nelle attività educative, dei fondamentali alleati in questo compito comune.
Ritengo che il vada portato avanti nei decreti attuativi ma, al contempo, vada adeguato e ricalibrato alle priorità della nuova maggioranza, quindi continuità e discontinuità. L'impostazione data con il trova continuità già nelle prime misure del mio ufficio sul potenziamento del congedo parentale, di cui nella legge di bilancio abbiamo esteso la fruizione di un mese all'80 per cento della retribuzione. Ancora, come enunciato nelle linee programmatiche, l'attenzione per la natalità ci porta a indicare anche altre strade di lavoro, incentrate sul sostegno ed il supporto alla maternità.
Devo sottolineare però che le cinque deleghe di cui si compone il mancano di copertura economica: nessuna delega ha una posta di bilancio collegata, se non un richiamo a risorse residue di altre politiche. Proprio per questo, nella XVIII legislatura, le economie per i centri estivi, a cui si fa qui riferimento, furono di anno in anno inserite nel Fondo per le politiche della famiglia. Occorre, quindi, un cambio di passo sul finanziamento delle politiche per la natalità, che intendiamo attuare.
Già nella nostra legge di bilancio, nonostante i tempi stretti e gli stretti spazi finanziari, il combinato disposto dell'aumento dell'assegno unico per milioni di famiglie e della riduzione dell'IVA sui prodotti per la prima infanzia ha dato un primo importante segnale sulla direzione che il Governo intende intraprendere.
Superata la contingenza, si tratterà di adottare politiche di lungo respiro che possano dare alle famiglie italiane la serenità che meritano. Confermo dunque la volontà del Governo di garantire per l'anno in corso e per quelli successivi adeguate risorse per il potenziamento dei centri estivi, dei servizi socio-educativi territoriali e dei centri con funzioni educative e ricreative che svolgono attività a favore dei minori anche in collaborazione con enti pubblici e privati.
PRESIDENTE. La deputata Gadda ha facoltà di replicare.
MARIA CHIARA GADDA(A-IV-RE). Grazie, Presidente. Signora Ministra, il è in effetti la prima riforma strutturale che riguarda le famiglie. Nel nostro Paese vi è un tasso di natalità molto basso e non a caso. Riforma strutturale significa prenderci carico di investire risorse nei capitoli giusti. Il non è soltanto assegno unico e universale, ma, come illustrato nella nostra interrogazione, riguarda, per esempio, un capitolo molto importante, quello del sostegno alle spese educative, anche con riferimento al tema dei servizi; soprattutto, è una risposta sul fronte delle detrazioni fiscali o del sostegno diretto alle famiglie. Perché poi il tema è questo e l'ha detto anche lei: nell'ultima legge di bilancio, rispetto all'attuazione dell'articolo 2, non sono state stanziate risorse, quindi auspichiamo che, nel corso dei prossimi mesi, si possano stanziare.
Sappiamo anche noi che, per quanto riguarda i centri estivi, con grande fatica, l'allora Ministra Bonetti aveva inserito 150 milioni di euro per il 2020, 150 milioni di euro per il 2021 e oltre 50 milioni di euro per il 2022. Queste risorse sono state trovate - ripeto: con grande fatica ma determinazione - e credo che questa risposta debba essere trovata ora perché i comuni hanno bisogno di riorganizzare la loro attività, ma, soprattutto, hanno bisogno di riorganizzarla in un'ottica di coprogettazione e di cogestione dei servizi insieme al Terzo settore.
Ministra, capisco che ogni Governo voglia determinare il suo punto di vista, ma credo che per le famiglie sia importante e fondamentale, in questo momento storico, dare continuità ad una riforma strutturale che - ribadisco e ricordo - in questo Parlamento non ha visto alcun voto contrario. Quindi, stanziamo risorse e prendiamoci il tempo giusto anche per attuare gli altri principi di delega che includono il sostegno alle spese educative, che passa anche attraverso la cosiddetta educazione non formale: dal sostegno allo sport alle attività culturali. Quindi, le chiedo, insieme al gruppo di Azione-Italia Viva, un sostegno più convinto che passi dalle risorse, ma anche dai fatti concreti che stanno nei decreti attuativi
PRESIDENTE. La deputata Polidori ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00172 .
CATIA POLIDORI(FI-PPE). Signora Ministro, solo nel 2022 sono stati commessi 120 femminicidi, 97 dei quali compiuti in ambito familiare o affettivo. In Italia muore ancora una donna ogni 3 giorni a causa di violenza. Nonostante l'impegno quotidiano delle Forze di polizia e dell'Autorità giudiziaria, e malgrado le leggi a nostra disposizione, la situazione non migliora. Un ruolo chiave nel contrasto al fenomeno è rappresentato dal Piano strategico nazionale sulla violenza maschile sulle donne. Siamo a chiederle, Ministro, quali azioni intenda assumere come prioritarie, anche alla luce della recente convocazione dell'Osservatorio contro la violenza sulle donne da lei presieduto e del comitato tecnico-scientifico in seno allo stesso.
PRESIDENTE. La Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, ha facoltà di rispondere.
EUGENIA ROCCELLA, . Grazie, Presidente. Ringrazio anche gli interroganti per questo quesito, perché è un tema che ci sta molto a cuore. Il fenomeno della violenza di genere è un'emergenza sociale, sulla quale siamo chiamati ad operare sia dal punto di vista culturale, che normativo, là dove vi sono lacune da colmare e problemi soprattutto nell'applicazione delle nostre norme, sebbene il nostro sistema in materia sia tra i migliori d'Europa.
In questo senso abbiamo convocato l'assemblea e il comitato tecnico-scientifico dell'Osservatorio sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e sulla violenza domestica per condividere con le realtà che quotidianamente operano sul campo questioni già rilevate e analizzate in questi primi mesi di attività, e acquisire suggerimenti e sollecitazioni per l'attuazione del Piano strategico nazionale 2021-2023.
C'è stata una grande condivisione delle priorità, tra le quali il tema della formazione del personale coinvolto a diverso titolo nell'assistenza a donne vittime di violenza, per evitare ogni riferimento a costrutti ascientifici da utilizzare nelle sedi processuali, il mancato riconoscimento o la sottovalutazione della violenza domestica, troppo spesso declassati a mera conflittualità, la necessità di un adeguato scambio di informazioni fra i tribunali civili e penali in situazioni di violenza, specie quando vengono coinvolti i minori vittime di violenza assistita, l'importanza di evitare sempre qualsiasi percorso di mediazione fra autori e vittime di violenza come indicato dalla Convenzione di Istanbul.
Vanno, inoltre, rafforzati gli strumenti di prevenzione e protezione delle donne, tra cui il braccialetto elettronico, intervenendo sulle norme già esistenti a livello di codice penale e di procedura penale.
Con la medesima finalità stiamo lavorando con le amministrazioni interessate per dare completa attuazione alla legge n. 53 del 2022 in materia di raccolta di dati statistici. Anche per questi obiettivi abbiamo convocato un tavolo operativo per il prossimo 23 febbraio con i Ministri dell'Interno e della Giustizia.
Voglio qui ricordare, poi, l'incremento di 10 milioni del fondo per il Piano strategico nazionale antiviolenza in legge di bilancio. È un risultato importante, che testimonia l'attenzione del Governo, tenuto conto dei ristretti margini finanziari in cui l'ultima manovra finanziaria è stata concepita.
Segnalo, inoltre, la campagna di promozione del numero verde 1522, in collaborazione con Poste Italiane.
Infine, il tema dell'autonomia economica delle donne: nella legge di bilancio è stato previsto un nuovo finanziamento pari a 1.850.000 euro per il cosiddetto reddito di libertà, e di rilievo è anche il progetto per il microcredito di libertà.
PRESIDENTE. La deputata Polidori ha facoltà di replicare.
CATIA POLIDORI(FI-PPE). Ministro, la ringrazio per il lavoro che sta facendo. Siamo assolutamente soddisfatti della sua risposta e ci complimentiamo non solo per il suo impegno, ma anche per la sua sensibilità, con la quale affronta temi così difficili, soprattutto perché li affronta da un Ministero senza portafoglio, che ovviamente non è una cosa da poco.
Lei nei prossimi anni sarà chiamata, data la sua delega, ad avere un ruolo di regia importante, perché, come lei stessa ha detto, i Ministeri interessati saranno molti, a partire da quello dell'Istruzione, per educare al rispetto sin dall'età prescolare, a quello anche dell'Università, però, per la formazione di personale specializzato, a quello dell'Economia - l'ha appena detto - per rifinanziare, ad esempio, i centri antiviolenza, piuttosto che tutte quelle misure, come il reddito di libertà, che vanno a sostegno delle donne vittime di violenza, a quello dell'Interno, per avere strumenti per proteggere; lei ha parlato di braccialetto elettronico, ma anche di braccialetti di localizzazione, piuttosto che di applicazioni.
Credo che, in questo momento, le applicazioni che seguono le donne in videochiamata nelle strade più pericolose siano ancora su base volontaria. Magari potrebbero diventare (questa è una proposta) come il 1522, quindi, un numero e un'applicazione governativa; però anche il Ministero della Salute, per curare queste donne e anche i figli, purtroppo, psicologicamente, e il Ministero della Giustizia, per avere norme che non consentano interpretazioni errate e via di fuga.
Su questo, posso dirle che Forza Italia è disposta a fare tutto il lavoro necessario in Parlamento, con la competenza che l'ha sempre contraddistinta in questi anni .
PRESIDENTE. La deputata Lucaselli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-00173 che ha sottoscritto in data odierna.
YLENJA LUCASELLI(FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, come sicuramente sa meglio di me, le recenti rivelazioni dell'Istat hanno evidenziato un fenomeno molto preoccupante, che, purtroppo, non si riesce ad arrestare, relativo alla natalità nella nostra Nazione. Dal 2008, si registra una diminuzione delle nascite complessivamente del 30,6 per cento. Un calo della natalità che è riconducibile per lo più all'incertezza economica e lavorativa, da un lato, e alla carenza di servizi alle famiglie, dall'altro, che va sicuramente contrastato, non solo avviando un processo culturale di sensibilizzazione, ma mettendo a disposizione anche le risorse economiche necessarie.
Per Fratelli d'Italia, Ministro, questo è sempre stato un tema fondamentale. Il sostegno alla genitorialità è per noi una priorità assoluta, che deve essere affrontata culturalmente ed economicamente. Ed è proprio per questo motivo che la legge di bilancio per il 2023 ha già destinato 1 miliardo e mezzo alle famiglie, con l'obiettivo di promuovere la natalità. Evidentemente, questo non è sufficiente. Le chiediamo di illustrarci quali siano le sue ipotesi di lavoro futuro per sostenere la natalità.
PRESIDENTE. La Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, ha facoltà di rispondere.
EUGENIA ROCCELLA, . Grazie, Presidente. Il tema sollevato, per il Governo è una priorità assoluta. In pochi mesi, la questione demografica ha già ricevuto importante attenzione, come è stato ricordato anche adesso, a cominciare dalla legge di bilancio, che è intervenuta con il potenziamento dell'assegno unico, la riduzione dell'IVA sui prodotti per la prima infanzia, la stabilizzazione dei sostegni per i figli con disabilità, l'estensione dei congedi parentali. Nella stessa direzione vanno anche la decontribuzione per l'assunzione di giovani e donne, i mutui agevolati per le giovani coppie, gli interventi come la carta risparmio e il reddito alimentare.
I nostri princìpi ispiratori in futuro continueranno ad essere: l'equità orizzontale, affinché un figlio non sia un elemento penalizzante per le famiglie e per le donne (non chiediamo che le famiglie abbiano di più, vogliamo che, almeno adesso, non abbiano di meno, come è stato per troppo tempo); la libertà è l'altro principio ispiratore, non per convincere le donne a fare figli, ma perché si sentano libere di farli, se li vogliono fare; la sussidiarietà, affinché ogni soggetto sia coinvolto per il proprio livello di responsabilità.
La nostra strategia è affiancare alle misure dirette in favore della natalità un approccio trasversale e sinergico, che possa permeare ogni ambito dell'azione di Governo e consideri il fattore demografico e familiare un parametro qualificante. Allo stesso modo, intendiamo promuovere un grande Piano, che coinvolga tutti gli attori in campo, dagli enti locali, alle imprese, dal ai corpi intermedi, per agire su un piano tanto economico e dei servizi, quanto culturale.
Come in ogni intervento che riguardi il futuro, è necessario che le misure abbiano un orizzonte stabile di lungo periodo, per rendere certa la base sulle quali le famiglie possono contare. Bisogna creare un ambiente favorevole alla maternità, non certo per negare la dualità delle figure genitoriali - quindi, il prezioso apporto della figura paterna -, ma per fare in modo che il maggiore peso, che, oggettivamente, ricade sulle donne, non sia di ostacolo alla realizzazione personale, e, dunque, non sia un freno alla realizzazione del desiderio di maternità, ove questo vi sia.
Servono, dunque, una filiera di servizi e un importante coinvolgimento del mondo del lavoro e dell'impresa in termini di contesto e di integrativo. Si tratta di un investimento sul futuro.
Gli ambiti di intervento, sia per il statale, sia per la sollecitazione del aziendale, sono la continuità di carriera delle madri, le iniziative di prevenzione e cura dei bisogni di salute, l'adattamento dei tempi e modi di lavoro, la facilitazione delle transizioni familiari legate alla maternità. Non si tratta di adottare un approccio dirigista, ma di rimuovere gli ostacoli che frenano la realizzazione di un desiderio di genitorialità che, in Italia, ancora resiste e che va accompagnato.
PRESIDENTE. La deputata Morgante ha facoltà di replicare.
MADDALENA MORGANTE(FDI). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per l'esposizione chiara, precisa, puntuale e soprattutto esauriente. Il gruppo Fratelli d'Italia, Ministro, è al suo fianco, perché crede fortemente nel suo progetto e perché crede fortemente che quella della natalità sia un'urgenza non più rimandabile e che, per ovviare alla crisi demografica, serva una leva non solo economica, ma anche culturale che rimetta al centro i bisogni della famiglia e restituisca alla maternità l'alto valore sociale.
Ministro, non c'è più un'alternativa possibile: o torniamo a crescere immediatamente oppure il nostro , nel giro di una sola generazione, sarà destinato a crollare drasticamente.
La legge di bilancio del Governo Meloni, il primo guidato da una madre nella storia della nostra Repubblica, ha già destinato 1 miliardo e mezzo alle famiglie, dando, quindi, un segnale forte, chiaro e preciso.
Siamo sicuri, signor Ministro, che farà di tutto per supportare le famiglie in questo momento storico così difficile, creando, pertanto, quelle condizioni di tipo economico, ma anche di tipo sociale e culturale, che possano davvero fare la differenza .
PRESIDENTE. Approfitto per salutare gli studenti e i docenti della scuola secondaria “Scipio Sighele” di Riva del Garda, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
PRESIDENTE. Il deputato Borrelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00174 .
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Ministro, il che le poniamo è per avere notizie. Il 2 febbraio, il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge recante disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario, non ancora trasmesso in Parlamento.
Il disegno di legge, in attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, definisce i principi generali per l'attribuzione a regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia e le relative modalità procedurali di approvazione delle intese fra lo Stato e una regione. La bozza presentata consentirebbe di trasferire poteri e risorse imponenti in 23 materie fondamentali, tra cui, su tutte, l'istruzione, la sanità, la tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali, la Protezione civile e la materia della tutela e della sicurezza sul lavoro.
Sotto il profilo finanziario, resisterebbe ancora il criterio della spesa storica nel trasferimento delle risorse economiche alle singole regioni e, solo per alcune materie, la concessione di ulteriori forme di autonomia sarebbe vincolata all'adozione dei livelli essenziali delle prestazioni, i cosiddetti LEP.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Caro Ministro, vogliamo capire come si possa procedere a mantenere unito un Paese con una proposta di riforma di questo tipo.
PRESIDENTE. La Ministra per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha facoltà di rispondere.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI,. Grazie Presidente e grazie all'onorevole Borrelli che, con la sua interrogazione, offre nuovamente la possibilità di illustrare il contenuto del disegno di legge sull'autonomia differenziata, sfatando così falsi miti e contrastando la non precisa e spesso strumentale informazione sul tema.
Il testo dell'interrogazione ne costituisce un emblematico esempio. Contiene, infatti, affermazioni palesemente smentite dall'esame letterale del disegno di legge e, prima ancora, della Costituzione, poiché il disegno di legge costituisce l'attuazione dell'autonomia differenziata prevista dall'articolo 116 della Costituzione nell'ambito della riforma del Titolo V del 2001, approvata dal Governo di centrosinistra.
Nel disegno di legge il criterio della spesa storica a cui fa riferimento l'interrogante è stato superato in favore dei costi e fabbisogni standard per le materie riguardanti i diritti civili e sociali da garantire in tutto il territorio nazionale. La definizione dei livelli essenziali delle prestazioni costituisce, infatti, la precondizione per la stipula delle intese fra Stato e regioni.
In definitiva, non si possono fissare i LEP se prima non sono stati determinati i costi e i fabbisogni standard.
In relazione ai paventati attacchi al principio solidaristico, è sufficiente osservare che il disegno di legge in questione prevede in maniera inequivocabile, da un lato, all'articolo 8, comma 3, che le intese non possano pregiudicare l'entità delle risorse da destinare alle regioni che non si avvarranno dell'autonomia differenziata e, dall'altro, all'articolo 9, misure perequative , anche di tipo infrastrutturale, per azzerare i divari territoriali ora esistenti, come del resto già imposto alla legislazione ordinaria dall'articolo 119 della Costituzione.
Riguardo al ruolo poi del Parlamento, la volontà del Governo è stata quella di garantire, nel silenzio della Costituzione, il più ampio coinvolgimento delle Camere, sia nella fase preliminare degli schemi di intesa che nell'approvazione. È stato, infatti, affidato al dibattito parlamentare un disegno di legge che assolve ad una funzione di garanzia per tutti gli attori in gioco e che intende circoscrivere e limitare la discrezionalità della fase devolutiva.
La stessa soluzione di disegnare una legge generale di attuazione dell'articolo 116 della Costituzione, pur non essendo prevista…
PRESIDENTE. Concluda, Ministro.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI,. …dalla Carta fondamentale, persegue gli obiettivi di garantire il rigoroso rispetto degli equilibri finanziari e valorizzare nel modo più ampio possibile il ruolo del Parlamento. Non era infatti scontato nel dibattito dottrinale e politico che una legge fosse necessaria. Averla prevista è segno del rilievo centrale che le Assemblee rappresentative giocheranno nel riassetto dei poteri territoriali nel segno dell'unità e della coesione nazionale.
PRESIDENTE. Ministro, deve concludere. Le chiedo scusa, ha finito il suo tempo da un po'.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI,. Concludo. Appare pertanto singolare e anche contraddittorio che l'interrogante, nel mentre rivendica la centralità del Parlamento, chieda di ritirare il disegno di legge ad un Governo che invece lo ha affidato al più ampio e democratico dibattito parlamentare.
Avviandomi a concludere, il Governo, come ha già sottolineato il Presidente del Consiglio dei ministri nelle dichiarazioni programmatiche del 25 ottobre 2022, è fortemente determinato a dare seguito al processo virtuoso di autonomia…
PRESIDENTE. Deve concludere, Ministro, porti pazienza.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI,. …differenziata - finisco - già avviato da diverse regioni italiane secondo il dettato costituzionale e in attuazione dei principi di sussidiarietà e solidarietà in un quadro di coesione nazionale, e sono sicura che, grazie al confronto parlamentare, il disegno di legge ne uscirà irrobustito nei contenuti e nello spirito unitario.
PRESIDENTE. Il deputato Borrelli ha facoltà di replicare.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). È alquanto singolare che il Ministro che risponde contrasti e contraddica quanto ha affermato Calderoli, un altro Ministro, dicendo che non volevano portare in Parlamento questo disegno di legge. Non c'è alcuna contraddizione, Ministro: voi dovete portarlo in Parlamento e non volevate farlo. E se lei dice che, in questo momento, tale progetto è a favore di tutto il Paese, mi dispiace ma - lo dico tramite il Presidente - lei non dice una cosa corretta e vera. Venga a verificare le condizioni di uguaglianza che attualmente ci sono nel Mezzogiorno e cosa ciò comporterebbe; non c'è nessun giurista, nessun economista, nessun esperto che confermi quello che lei dice.
Purtroppo, in questo momento - come giustamente diceva la sua collega, la Ministra per la Famiglia - dobbiamo pensare all'Italia come a un unico Paese, e non che i più ricchi abbiano di più e chi ha meno abbia ancora di meno, come d'altronde già sta avvenendo e come potrebbe avvenire ancora in modo più drammatico.
Le dico una cosa: affossare ulteriormente il Mezzogiorno non porterà un vantaggio al Centro-Nord per un motivo molto semplice: perché nel nostro Paese, se non andiamo avanti tutti, arretreremo tutti.
Quindi, questo disegno di legge - che per fortuna verrà discusso in Aula dopo una battaglia anche di alcuni esponenti della maggioranza, che ovviamente volevano assolutamente che ci fosse un dibattito in questa sede e in Senato - sarà un momento di confronto in cui dovremo mettere davanti anche chi conosce e chi è esperto in queste materie, per confermare le cose che sono state dette oggi e che non corrispondono a nessun atto di studio giuridico e di interesse di unità e di coesione del nostro Paese.
È un momento difficile. Dividere ulteriormente il nostro Paese, la nostra Nazione, impoverendo ancora di più chi ha meno e chi ha avuto meno in questi anni (parliamo, ad esempio, dei fondi per la sanità) non è un atto di coesione e va oltre la destra, la sinistra, i dieci o vent'anni fa quando qualcuno ha approvato o non ha approvato quelle norme. Oggi, dobbiamo cercare di essere uniti per sventare un'operazione che, così come l'avete presentata, porterà a una divisione terrificante e drammatica per il Paese .
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato convenuto che nella giornata odierna i lavori dell'Assemblea si concluderanno al termine dell'informativa del Governo sull'esito degli approfondimenti prospettati dal Ministro della giustizia nel corso della seduta della Camera dei deputati del 1° febbraio 2023.
È stata inoltre convenuta la seguente riarticolazione dei lavori per la settimana in corso e per quella successiva:
Esame del disegno di legge n. 771 - Conversione in legge del decreto-legge 14 gennaio 2023, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di trasparenza dei prezzi dei carburanti e di rafforzamento dei poteri di controllo del Garante per la sorveglianza dei prezzi, nonché di sostegno per la fruizione del trasporto pubblico
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 771 - Conversione in legge del decreto-legge 14 gennaio 2023, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di trasparenza dei prezzi dei carburanti e di rafforzamento dei poteri di controllo del Garante per la sorveglianza dei prezzi, nonché di sostegno per la fruizione del trasporto pubblico :
- dichiarazioni di voto sulla fiducia
- votazione per appello nominale
- esame degli ordini del giorno, limitatamente alle fasi dell'illustrazione e del parere del Governo
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 771 - Conversione in legge del decreto-legge 14 gennaio 2023, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di trasparenza dei prezzi dei carburanti e di rafforzamento dei poteri di controllo del Garante per la sorveglianza dei prezzi, nonché di sostegno per la fruizione del trasporto pubblico :
- votazione degli ordini del giorno
- dichiarazioni di voto finale e votazione finale
Esame del disegno di legge S.452 - Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198, recante disposizioni urgenti in materia di termini legislativi
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata
Seguito dell'esame del disegno di legge S.452 - Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198, recante disposizioni urgenti in materia di termini legislativi :
- dichiarazioni di voto sulla fiducia
- votazione per appello nominale
- esame degli ordini del giorno, limitatamente alle fasi dell'illustrazione e del parere del Governo
Seguito dell'esame del disegno di legge S.452 - Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198, recante disposizioni urgenti in materia di termini legislativi
Seguito dell'esame delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00038, Foti ed altri n. 1-00039, Bonelli ed altri n. 1-00054, Cattaneo ed altri n. 1-00055, Pavanelli ed altri n. 1-00043, Simiani ed altri n. 1-00057, Manes ed altri n. 1-00058 e Ruffino ed altri n. 1-00062 concernenti iniziative in relazione alla proposta di direttiva europea sulla prestazione energetica nell'edilizia
Seguito dell'esame delle mozioni Sportiello ed altri n. 1-00051, Bonetti ed altri n. 1-00061, Ciocchetti, Panizzut, Benigni, Semenzato ed altri n. 1-00066 e Furfaro ed altri n. 1-00067 concernente iniziative volte al potenziamento del Servizio sanitario nazionale
Esame delle mozioni Zucconi ed altri n. 1-00041 e Serracchiani ed altri n. 1-00046 concernenti iniziative a livello europeo e internazionale in materia di etichettatura delle bevande alcoliche, nell'ottica della salvaguardia delle produzioni italiane del relativo comparto
Il termine per la presentazione degli ordini del giorno riferiti al disegno di legge n. 771 è fissato a venerdì 17 febbraio, alle ore 12.
Il termine per la presentazione degli ordini del giorno riferiti al disegno di legge S. 452 è fissato a mercoledì 22 febbraio, alle ore 9.
È stato altresì convenuto di prevedere nella settimana 27 febbraio – 3 marzo la votazione per l'elezione dei componenti del Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa, del Consiglio di Presidenza della Corte dei conti e del Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 67, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sull'esito degli approfondimenti prospettati dal Ministro della Giustizia nel corso della seduta della Camera dei deputati del 1° febbraio 2023.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi - per 7 minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per un tempo aggiuntivo - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
CARLO NORDIO,. Grazie, signor Presidente. Grazie, onorevoli colleghi, per la vostra attenzione. Mantenendo fede agli impegni assunti nei vostri confronti il 1° febbraio 2023, vi rassegno gli esiti della compiuta istruttoria svolta dalle articolazioni ministeriali. Svilupperò l'intervento in tre momenti: il primo riguarderà la questione delle dichiarazioni rese in questa Camera dall'onorevole Donzelli; il secondo l'iter amministrativo e giudiziario di Cospito; il terzo le sue condizioni di salute.
Il 29 gennaio 2023 il Sottosegretario, onorevole Delmastro Delle Vedove, chiedeva al capo del DAP una relazione aggiornata sul detenuto Cospito sia da parte del Nucleo investigativo centrale, detto NIC, in ordine ai presidi esterni e all'attività esterna posta in essere da elementi della galassia anarchica e terroristica, sia del gruppo operativo mobile, il GOM, in relazione all'osservazione del detenuto. Il 30 gennaio il capo del DAP trasmetteva alla segreteria dell'onorevole Delmastro Delle Vedove le informazioni richieste.
La comparazione resa tra le dichiarazioni che sono state pronunciate nel corso del dibattito parlamentare del 31 gennaio e le informazioni contenute nelle relazioni del GOM e del NIC, che sono state citate prima, evidenziano che l'affermazione dell'onorevole Donzelli - recito testualmente - dai documenti che sono presenti al Ministero della Giustizia è riferibile ad una scheda di sintesi del NIC, indicata dal DAP come relazione, sulla quale non risultano posizioni formali di segretezza e neppure ulteriori diverse classificazioni, ai sensi dell'articolo 42 della legge 3 agosto 2007, n. 124. Questa legge, com'è noto, attribuisce il potere di apporre la classifica di segretezza all'autorità che forma il documento e stabilisce altresì che le uniche classifiche attribuibili sono quelle tassative di segretissimo, segreto, riservatissimo e riservato.
La rilevata apposizione della dicitura “limitata divulgazione”, che è presente nella nota di trasmissione della scheda di sintesi, rappresenta una formulazione che esula dalla materia del segreto di Stato e dalle classificazioni di segretezza, disciplinate dalla legge n. 124 del 2007 ed è di per sé inidonea a connotare il documento trasmesso come atto classificato. Si tratta di una mera prassi amministrativa interna, in uso al DAP a partire dall'anno 2020, che non è disciplinata a livello di normazione primaria.
Quanto poi al contenuto dei cosiddetti colloqui tra Cospito e altri detenuti, che sono desumibili dalla medesima scheda di sintesi del NIC, è chiaramente emerso che gli stessi non sono stati oggetto di un'attività di intercettazione di comunicazioni e nemmeno di conversazioni, ma frutto di mera attività di vigilanza amministrativa. Poiché, sia in questa onorevolissima Camera che al Senato, si è ipotizzata la possibilità che fossero state divulgate delle intercettazioni preventive o altro, disposte dalla magistratura, desidero chiarire su questo punto che nessuna di queste intercettazioni, neppure in parte, è mai stata divulgata, né sarebbe stato possibile, perché non ci sono.
Dalle note del 2 febbraio inviate dal comandante del NIC al capo del DAP emerge che - cito - la natura del documento non rileva o disvela contenuti sottoposti al segreto investigativo o rientranti nella disciplina degli atti classificati e che, allo stato e relativamente al detenuto in oggetto, non risultano a carico di questo servizio centrale di polizia giudiziaria deleghe alle indagini conferite dalle autorità giudiziarie né tantomeno sono state intraprese attività investigative di iniziativa.
In conclusione, la scheda di sintesi del NIC non rientra nella categoria degli atti classificati né rileva o disvela contenuti sottoposti a segreto investigativo o, comunque, frutto di attività di intercettazione, trattandosi di un appunto da inserirsi nel quadro delle attività di elaborazione dei dati e delle notizie, di cui all'articolo 3, comma 4, del decreto ministeriale del 28 luglio 2017, e redatto sulla base degli elementi informativi, frutto delle attività di vigilanza, di cui all'articolo 42 del DPR n. 82 del 1999.
Successivamente al dibattito in Aula, alcuni parlamentari hanno inoltrato al Ministero richieste di rilascio di copie e/o di accesso a una pluralità di atti concernenti la posizione del detenuto Cospito. Il Ministero, valutando le istanze quale espressione del potere parlamentare di sindacato ispettivo, ha fornito ai richiedenti il contenuto degli atti nel rispetto della loro ostensibilità ed epurati dai dati sensibili riguardanti il personale operante e i detenuti. Allo stesso tempo, la pendenza di un'indagine da parte della procura di Roma mi impone di procedere nel doveroso rispetto delle prerogative e dell'operato dell'autorità giudiziaria.
Per quanto riguarda l'iter amministrativo e giudiziario del caso Cospito mi riporto a quanto detto la volta precedente. Nei suoi confronti sono, per così dire, pendenti due situazioni: una di competenza esclusivamente giurisdizionale, che viene trattata davanti alla Corte di cassazione, e una di competenza di questo Ministero, a seguito della richiesta di revoca che è stata inoltrata dal difensore del Cospito per la revoca del 41-.
Nel frattempo è bene che io vi aggiorni. Do per noto quello che ho detto la volta scorsa senza dilungarmi in una prolissa ricostruzione di tutto l'iter giudiziario che riguarda i due settori, quello che riguarda appunto la sfera di cognizione, di esclusiva competenza della magistratura, autonoma e indipendente, e quello che invece riguarda questo Ministero. Nel contempo sono intervenute sulla vicenda novità delle quali avete probabilmente, anzi sicuramente, avuto conoscenza da fonti di stampa.
Il 9 febbraio, dopo aver acquisito i pareri di tutte le autorità giudiziarie e di Polizia interessate, ho firmato il decreto con il quale è stata respinta la richiesta di revoca anticipata del regime previsto dall'articolo 41- avanzata il 12 gennaio dal difensore. Gli elementi di novità addotti dalla difesa a sostegno della richiesta di revoca anticipata del regime carcerario differenziato non sono dotati della necessaria portata demolitoria dei presupposti per il mantenimento di questo regime. Faccio presente che la ragione, che giustifica l'inoltro di una istanza di revoca dell'articolo 41- da un punto di vista giuridico, poggia sulla sopravvenienza di novità rilevanti.
Ebbene, questa valutazione che ho fatto io trova pieno riscontro nel parere che è stato espresso il 31 gennaio dallo stesso Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, di cui mi permetto di citare testualmente le dichiarazioni con le quali ha ritenuto non fondate le ragioni giuridiche che erano state portate dal difensore del Cospito a sostegno della sua richiesta di revoca. Sono, ripeto, parole o, meglio frasi che sono state scritte dal Procuratore nazionale antimafia: Le argomentazioni difensive poste a sostegno dell'istanza di revoca non appaiono - scrive il Procuratore antimafia - condivisibili; i profili di pericolosità correlati al ruolo associativo del detenuto risultano confermati, smentendo le deduzioni difensive, e sono confermati dal moltiplicarsi delle azioni intimidatorie e violente, seguite all'adozione del regime penitenziario speciale, del quale si discute, da parte di gruppi anarchici insurrezionali che, superando le divisioni interne, hanno ritrovato coesione nella campagna di proteste volte a ottenere la revoca del provvedimento. Non solo - cito sempre il parere del Procuratore nazionale antimafia di cui magari la stampa ha diffuso soltanto una parte -, richiamando le note informative del ROS e della DCPP risulta che quei gruppi hanno sviluppato sinergiche e intimidatorie azioni di protesta, unitamente a noti irriducibili già condannati per appartenenza ad organizzazioni terroristiche di antica matrice marxista-leninista, realizzandosi una imprevedibile convergenza di obiettivi e di metodi di per sé rivelatrice della generalizzata eccitazione delle pulsioni criminose proprie di circuiti eversivi tradizionalmente lontani e non comunicanti tra loro, ma ora cooperanti. Il parere prosegue con l'espressione: ribadita la fallacia delle deduzioni difensive. È vero che, in una seconda parte di questo documento, che è stato ampiamente anche discusso dalla stampa, il parere del Procuratore nazionale antimafia si sofferma su un secondo aspetto, che tutti conoscete, ma a me interessava dare qui rilievo al profilo squisitamente giuridico. Perché, ripeto, l'istanza di revoca dell'articolo 41- poggia sulla sopravvenienza di fatti nuovi, che lo stesso Procuratore antimafia ha considerato irrilevanti o comunque non accoglibili.
Sull'infondatezza di queste deduzioni difensive convergono, tra l'altro, nei rispettivi pareri, il procuratore generale presso la corte d'appello di Torino e il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torino della Direzione distrettuale antimafia. Mi sento anche in dovere di precisare che, in tale mia determinazione, non ha influito, né poteva influire la requisitoria del Procuratore generale presso la Corte di cassazione; anche qui si è fatta confusione.
Come ho detto, vi è un processo - sul quale la magistratura è autonoma, indipendente e sovrana nel pronunciarsi - che pende davanti alla Suprema Corte di cassazione e il Procuratore generale presso la suddetta Corte ha depositato un parere, l'8 febbraio 2023, che è un atto endoprocedimentale o endoprocessuale, cioè è un atto che afferisce a una fase giurisdizionale, per l'udienza fissata il 24 febbraio, che il Ministero non può conoscere e, in quanto tale, è un documento che non è stato richiesto all'autorità procedente e non è mai stato comunicato alla stessa. Questo va ribadito perché anche qui ho addirittura letto che io avrei emanato il provvedimento di rigetto ignorando o, addirittura, dopo aver letto - e disattendendolo - il parere del Procuratore generale della Cassazione. Ripeto, questo atto non poteva e non doveva essere inviato al Ministero e, infatti, non ne abbiamo avuto conoscenza, o, meglio, ne abbiamo avuto conoscenza, come spesso accade, attraverso la stampa.
Gli elementi addotti dalla difesa del Cospito attengono invece a procedimenti penali rispettivamente avviati dall'autorità giudiziaria di Roma e da quella di Perugia, che hanno ad oggetto delle strutture associative che non sono aderenti al FAI-FRI, alle quali comunque Alfredo Cospito non prendeva parte.
Quanto al procedimento contro Sibilla, quello fondamentale, ricordo che la Corte di cassazione, con la sentenza 22 giugno 2022, ha annullato con rinvio l'ordinanza del tribunale di Perugia che non aveva riconosciuto nei confronti di Cospito la ricorrenza del reato di cui all'articolo 414 del codice penale - quello di cui ho parlato l'altra volta, la cosiddetta strage, ma strage con decessi -, mentre ha ritenuto che dovesse essere presa in considerazione l'ipotesi più grave che prevede la pena dell'ergastolo per l'articolo 285, e vi tralascio, per non annoiarvi, le ulteriori considerazioni di ordine giuridico.
E passo all'allegazione della difesa per quanto riguarda l'attenuazione della pericolosità sociale del detenuto. Qui va premesso che, per la costante giurisprudenza in materia, il regime carcerario differenziato previsto dall'articolo 41- ha natura preventiva e, quindi, è sufficiente che sussista il pericolo, e non già l'effettività di contatti con l'esterno da parte del detenuto. L'incessante succedersi di eventi critici, legati indubitabilmente alla galassia anarco-insurrezionalista, cui appartiene l'associazione comandata da Alfredo Cospito, mi ha, quindi, determinato a rendere immutata, ed anzi aumentata la valutazione sulla sua pericolosità sociale. Questi pericoli sono confermati dal moltiplicarsi delle azioni intimidatorie e dalle violenze, che sono seguite all'adozione del regime carcerario differenziato, da parte di gruppi anarco-insurrezionalisti.
Permane dunque la capacità del Cospito di orientare le iniziative di lotta della galassia anarco-insurrezionalista verso strategie e obiettivi più rilevanti. Gli appelli del detenuto, al di là dell'assenza di un suo specifico mandato per ogni singola vicenda, non solo non vengono ignorati, ma si sono trasformati in un'onda d'urto, propagatasi sul territorio nazionale e all'esterno. Questo mondo antagonista si muove ispirandosi a Cospito e a sostegno di costui mediante azioni violente di grave intimidazione, ossia proprio ciò che il detenuto propugna, e che viene immediatamente raccolto in pratica e in atti concreti.
Segnalo al riguardo che, nell'arco di pochissime settimane, la spirale degli eventi verificatisi, ha suscitato un forte allarme sociale su tutto il territorio nazionale, tanto da imporre misure di sicurezza rafforzate. Citerò alcuni di questi eventi, senza entrare nei dettagli.
Il 5 dicembre 2022, davanti alla Corte d'assise di Torino, sono stati intonati i cori: “Chi va col nucleare impari a zoppicare” - c'è stato un chiaro riferimento alla gambizzazione (non si tratta solo di una manifestazione di pensiero) dell'amministratore delegato di Ansaldo Nucleare - e “Susy Schlein impara a parcheggiare”, che è stato il di questa protesta.
Il 28 dicembre 2022, alla redazione del quotidiano di Livorno , è stata inviata una missiva anonima, dal tenore: “Se Alfredo Cospito muore, i giudici sono tutti obiettivi. Due mesi senza cibo. Fuoco alle galere”. Il 28 gennaio 2023, a Torino, è stata data alle fiamme la cabina di un ripetitore telefonico, con l'apposizione della scritta: “Fuori Alfredo Cospito dal 41-”. Il 30 gennaio 2023 a Roma sono state incendiate 5 autovetture.
L'11 febbraio 2023, a Milano, si è svolto un corteo con oltre 500 manifestanti, caratterizzato da un alto livello di conflittualità, degenerata in scontri con le Forze di Polizia, a seguito dei quali sono rimasti feriti 2 manifestanti e 6 operatori di Polizia. Il 13 febbraio 2023, il Ministero dell'Interno ha ritenuto di implementare i servizi di prevenzione e vigilanza, al fine di scongiurare azioni ostili o criminose in danno di siti o obiettivi sensibili.
Vanno, altresì, menzionate le molteplici azioni intimidatorie e violente ai danni delle rappresentanze diplomatiche e degli istituti di cultura italiana all'estero. Quindi, è proprio l'incessante succedersi di eventi critici, legati alla galassia anarco-insurrezionalista, cui appartiene Cospito, che aumenta il rischio di collegamento operativo del detenuto con questi ambienti, ovvero con la sua associazione criminale di riferimento. Da qui, le ragioni del mantenimento del regime differenziato.
Passando alla terza parte dell'intervento, cioè alla salute del detenuto, ribadisco che lo Stato ha il dovere di tutelare, comunque, sempre le condizioni di salute di ogni detenuto e, dunque, anche di Cospito ed è per questo che è doveroso che ora vi rassegni la cronologia dei nostri interventi. Premesso che il 20 ottobre 2022 Cospito ha avviato uno sciopero della fame, passando da 115 a 70 chilogrammi di peso, è stato trasferito, il 30 gennaio 2023, presso la casa di reclusione di Milano-Opera, in cui si trova uno dei migliori centri clinici per l'assistenza. Era assicurato, ovviamente, il continuo, quotidiano monitoraggio del suo stato di salute.
In data 11 febbraio, Cospito è stato ricoverato nella V divisione di medicina protetta dell'ospedale Santi Paolo e Carlo di Milano, dove è tuttora degente. Si tratta, ovviamente - come sapete -, di un centro clinico di eccellenza, dove le sue condizioni vengono monitorate in tempo reale. A tale decisione, si è giunti a seguito di una visita collegiale, che era stata eseguita dai sanitari dell'ospedale di Milano, che hanno rilevato un calo progressivo dei livelli di elettroliti, per il quale è stato indicato il rimedio del ricovero ospedaliero, al quale abbiamo subito provveduto.
Dalla relazione sanitaria del 12 febbraio del 2023, è emerso che Cospito si trova in discrete condizioni generali, è vigile e orientato, autonomo nella deambulazione; viene posto in monitoraggio elettrocardiografico continuo e sono richiesti esami ematici di controllo e proposta terapia, che, al momento, accetta solo parzialmente. Tuttavia, dalla nota del 13 febbraio, si rileva che il detenuto ha ripreso gli integratori di potassio e i valori sono risaliti di poco. Questa condizione è lievemente migliorativa. Successivamente, i medici hanno rilevato che ha migliorato notevolmente il quadro clinico, che, comunque, rimaneva critico. Dalla nota del giorno successivo, 14 febbraio, risulta che Cospito, nella giornata di ieri, abbia assunto yogurt con miele e oggi ha assunto potassio, zucchero e sale. Ha anche fatto sapere che già dal pomeriggio riprenderà l'assunzione degli integratori personali. Gli esami ematici hanno fatto apprezzare il rientro nella norma del potassio, mentre il valore del sodio risulta nei limiti inferiori del , anche se in netta risalita.
Dalle risultanze della documentazione medica non emerge, fortunatamente, alcun decadimento cognitivo del detenuto. L'elemento cognitivo è l'unico elemento valutabile ai fini dell'incidenza sulla pericolosità sociale, che viene in rilievo nella procedura di revoca del regime del carcere duro.
In ogni caso, l'eventuale compromissione dello stato di salute generale è attentamente valutata, lo ripeto ancora una volta, anche dalle competenti autorità giudiziarie, le uniche deputate a verificare la compatibilità con il mantenimento della restrizione carceraria.
Appare opportuno ricordare che il 27 gennaio 2023, l'Ufficio di sorveglianza di Sassari - quindi, vedete quante siano state le autorità giudiziarie che si sono pronunciate e continuano a pronunciarsi in questo settore -, in via di urgenza, ha ritenuto la insussistenza di elementi idonei a giustificare un rinvio obbligatorio o facoltativo dell'esecuzione della pena nei confronti del Cospito, reputando lo stato di salute di costui, costantemente monitorato e tutelato, comunque, compatibile con il regime detentivo carcerario.
Ancora una volta, rappresento che, per la massima tutela della salute del detenuto e del rispetto della volontà, dallo stesso esplicitata, di rifiutare eventuali trattamenti sanitari salvavita, come forse già avete qui appreso dalla stampa, in data 6 febbraio 2023, abbiamo inoltrato al Comitato nazionale di bioetica una richiesta di parere.
In conclusione, le condizioni di salute del Cospito, derivanti, in via esclusiva, dallo sciopero della fame da lui attuato sin dalla data del 20 ottobre, non sono tali da incidere in maniera determinante sulla sua rilevante e permanente pericolosità sociale. Rappresento che il detenuto non è affetto da una patologia cronica invalidante, ma si sta volontariamente procurando uno stato di salute precario, perseverando nel suo comportamento, nonostante i reiterati inviti da parte dell'autorità sanitaria a desistere dal mantenere questa condotta.
Un'osservazione finale. È appena il caso di rilevare che, qualora la modifica del regime del 41- fosse subordinata alle condizioni di salute del detenuto, e, a loro volta, queste condizioni di salute fossero determinate da una scelta consapevole di deterioramento fisico attraverso il rifiuto della nutrizione, la stessa norma - questo è importante - perderebbe automaticamente di efficacia, perché, chi vi fosse sottoposto, potrebbe, attraverso la medesima strategia, ottenere la modifica. Questo, è evidente, vale per Cospito, ma, un domani, potrebbe valere per le centinaia di mafiosi sottoposti al 41-
Vi è, dunque, un'insanabile contraddizione logica tra la richiesta, pressoché unanime, di questa stessa onorevolissima Assemblea di mantenere questa disciplina severa e quella, che per ora è limitata al caso Cospito, di modularla in funzione di una libera scelta dell'interessato, al quale spetterebbe, in ultima analisi, la delibera e la decisione sulla sua stessa applicazione
PRESIDENTE. Passiamo ora agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha facoltà di parlare il deputato Tommaso Foti.
TOMMASO FOTI(FDI). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, colleghi, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, penso di ringraziarla non soltanto perché, appena ha avuto le notizie di cui il Parlamento le aveva chiesto conto, ce le ha fornite. Come capogruppo, sono stato informato, la scorsa settimana, della sua disponibilità. La Camera non svolgeva i suoi lavori per ovvie ragioni, ma, non appena i lavori sono iniziati, ella ha inteso completare la sua precedente illustrazione, che pure era stata richiesta da alcuni gruppi parlamentari, e, mi sia consentito di dirlo, sul piano politico, lei ha chiarito tutto ciò che andava chiarito su questa vicenda. Non vi sono più dubbi. Non vi sono dubbi in ordine a tutto ciò che ha fatto il suo Ministero al riguardo di Cospito.
Voglio aprire una parentesi: quando noi politicamente siamo intervenuti sul caso Cospito, non lo abbiamo fatto per un accanimento terapeutico nei confronti di un estremista di sinistra; lo abbiamo fatto perché riteniamo, ritenevamo e continueremo a ritenere che l'applicazione del 41- sia una cosa estremamente seria e non possa essere subordinata a comportamenti individuali che una persona assume per mettersi in condizioni di essere sollevata da una misura che è stata decisa opportunamente dall'autorità competente . E aggiungo di più: non è un caso che si parli di revoca, perché questo provvedimento, signor Ministro, non lo ha iniziato lei.
Questo provvedimento non è stato suggerito a chi legittimamente lo ha adottato da questi banchi. Questo provvedimento è stato assunto da chi l'ha preceduta nell'incarico con le ragioni che, evidentemente, sussistevano allora e con le ragioni che sussistono tutt'oggi.
Ma le dirò di più: poiché attorno al tema del 41- a Cospito si è aperto un dibattito su tutto il tema del 41-, in questo momento, in un momento in cui non vi è la certezza ma il legittimo dubbio che si possano saldare attorno a questa battaglia politica delle battaglie anche da parte di altre forze che, probabilmente, utilizzano una battaglia politica per fini sicuramente personali e non nobili - mi riferisco a mafia, camorra, jihadisti e quant'altro - allora penso di poter dire che la mozione che noi abbiamo presentato, con la quale si ribadisce da parte del Parlamento l'opportunità del 41-, non deve essere intesa come una provocazione. Per quanto ci riguarda, è una testimonianza di coerenza di atteggiamenti.
Infatti, quando nel 1992 la destra di allora, il Movimento Sociale Italiano, era all'opposizione del Governo, venne presentata in quest'Aula nel mese di agosto la conversione in legge di un decreto presentato dal pentapartito. Noi non facemmo distingui, non dicemmo “siamo all'opposizione e non votiamo certi provvedimenti” . Lo fecero altri, lo fecero altri che poi ci hanno voluto insegnare l'antimafia in quest'Aula, non lo facemmo noi! E dirò di più: quando nel 2002 un altro decreto-legge volle introdurre non la periodicità del 41-, ma la sua definitività per quanto riguarda l'applicazione del medesimo, noi eravamo lieti di farr parte di quella maggioranza come destra politica di Alleanza Nazionale.
E quando nel 2009 si passò dai 2 anni della durata del provvedimento ai 4 anni del provvedimento - anche quello Governo di centrodestra - noi fummo lieti da questi banchi di votare a favore di quella misura , perché la destra politicamente sta con lo Stato. E lo Stato non è che coincida con il Governo del momento, lo Stato è innanzitutto un insieme di poteri che ne difendono l'esistenza nei confronti di coloro i quali lo vorrebbero abbattere.
Signor Presidente, vado brevemente all'ultimo punto che è stato toccato in quest'Aula. Non parlerò dell'articolo 58 del Regolamento, che è stato già soddisfatto e che avrà una sua conclusione con un giudizio di una Commissione di cui la Camera potrà prendere atto senza discussione.
Non parlerò, come qualcuno spesso fa sui giornali, di un fascicolo penale aperto all'insegna dell'articolo 326 del codice penale - mi pare che sia stato detto così sui giornali - per vedere se vi è stata o meno una rivelazione del segreto d'ufficio, perché su questi banchi noi non ci sostituiamo alla magistratura. Ma dirò che, da quello che lei ci ha detto e ci ha confermato, rimane scolpito in quest'Aula che nessuno, da questi banchi, ha violato qualsiasi norma di legge o ha fatto atti contrari ai propri doveri d'ufficio ! Questo non lo accettiamo! Perché lei ha citato fatti inoppugnabili e non pettegolezzi e noi stiamo con i fatti e non con i pettegolezzi !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI(PD-IDP). Eccoci di nuovo qui, signor Ministro. Mi permetta, prima di tutto, di mandare una forte condanna per tutte le azioni violente che lei ha ricordato, Ministro, e un ringraziamento e la nostra solidarietà a tutte le Forze dell'ordine che sono intervenute in queste settimane rispetto a quelle vicende .
Lei, oggi, Ministro, è venuto a raccontarci l'esito della sua indagine interna; la ringraziamo, Ministro, lo fa, siamo certi, mettendo a disposizione dell'Aula il suo bagaglio giuridico di già magistrato e, oggi, di Ministro.
Lei sa, Ministro, che i magistrati, quando assumono l'incarico, giurano con questa formula: “Giuro di essere fedele alla Repubblica italiana e al suo Capo, di osservare lealmente le leggi dello Stato, e di adempiere con coscienza i doveri inerenti al mio ufficio”. Quando si è magistrati nella vita, lo si è sempre, vero Ministro?
Ebbene, allora, atteniamoci per un momento ai fatti, come farebbe un magistrato.
Il 31 gennaio, il collega Donzelli in Aula, nell'attaccare alcuni parlamentari del Partito Democratico sulla nota vicenda, che non sto qui a ripetere, affermava di avere utilizzato documenti depositati al Ministero della Giustizia, consultabili da qualsiasi deputato, non coperti da alcun segreto e che sono stati inviati al Ministero della Giustizia dal Dipartimento penitenziario. Poco dopo, in una delle sue rare interviste, il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove che, ricordiamolo, ha la delega al DAP, ammetteva di avere fornito al collega Donzelli le informazioni dallo stesso utilizzate.
Di che documenti si tratta? Ce lo ha spiegato oggi lei, Ministro, si tratta di informative provenienti dal GOM, cioè dal Gruppo operativo mobile, e dal Nucleo investigativo centrale, il NIC. Il primo svolge attività di vigilanza e osservazione dei detenuti al 41- e il secondo svolge funzioni di Polizia giudiziaria e di in ambito penitenziario, con particolare riguardo alla criminalità organizzata e al terrorismo.
Sulla base del suo approfondimento, lei oggi ci ha detto, Ministro, che non sono atti formalmente segreti o classificati come tali - cosa che già sapevamo - né sono sottoposti al segreto investigativo, trattandosi di mera attività di vigilanza amministrativa del DAP che, evidentemente, Ministro, solo per diletto li definisce di limitata divulgazione. Sarebbe carino anche capire se la limitata divulgazione significhi venire in quest'Aula e utilizzarli nel modo in cui sono stati utilizzati .
Ministro, però, non è così, non è affatto così e sa chi è che ci dice che non è così? Lei, Ministro, lo ha detto il suo Ministero. Tutti quegli atti e le relative informazioni sono riservati e non divulgabili. In occasione, infatti, delle richieste di accesso agli atti che sono state presentate dai colleghi Bonelli, Lai e Grimaldi, il suo Ministero ha dichiarato esattamente questo: non sono accessibili, cioè sono atti riservati e non divulgabili e degli stessi non si può avere copia perché lo dice espressamente la legge. L'avete citata voi questa legge: gli articoli 22 e 24 della legge n. 241 del 1990, il regolamento governativo, il decreto ministeriale n. 115 del 1996 e l'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 184 del 2006.
Tutti questi provvedimenti legislativi dicono che sono espressamente vietati all'accesso e non divulgabili - figurarsi - tutte quelle relazioni di servizio e informazioni, tutti quegli atti e documenti che riguardino notizie la cui conoscenza sia di pregiudizio concreto ed effettivo alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica negli istituti penitenziari e dell'attività di prevenzione e repressione della criminalità e di tutti quei documenti che riguardano l'assegnazione, il trasferimento e la traduzione dei detenuti e degli internati nelle diverse sezioni degli istituti penitenziari.
Potrei continuare, perché l'elenco è lungo. Del resto, Ministro, sul fatto che siano riservati e non accessibili: pensi, le planimetrie delle case non sono accessibili, neanche ai parlamentari. Pensi che non sono accessibili - neanche a me, parlamentare - i che sono stati presentati per la nomina di amministratore delegato in una società . Ma le pare normale, allora, che se non mi sono accessibili questi atti, mi sarebbero accessibili, invece, i dialoghi tra i detenuti al 41-? Ma le pare normale ? Accessibili e divulgabili?
Ed ecco, Ministro, di fronte a tutto questo il magistrato non avrebbe dubbi. Capisco, oggi, il suo imbarazzo, Ministro. Come se ne viene fuori? Con l'arzigogolo giuridico: gli atti sono riservati, non si può accedere, né si possono divulgare, ma siccome - come viene scritto ai colleghi che hanno fatto la richiesta - il richiedente è un parlamentare, allora l'istanza si può qualificare, , come ascrivibile, , al sindacato ispettivo.
Ministro, qui siamo all'assurdo; mi appello alla sua intelligenza, pregandola di non offendere la nostra, e alla sua onestà intellettuale di fine giurista. Il sindacato ispettivo è disciplinato esclusivamente dal Regolamento della Camera e dalla circolare del 1996 e il sindacato ispettivo sono esclusivamente interpellanze, interrogazioni in forma orale, interrogazioni in forma scritta o interrogazioni in Commissione! Non sono attività di sindacato ispettivo gli accessi agli atti.
Ma qui siamo all'assurdo, Ministro, perché nessuna richiesta di accesso agli atti è mai stata fatta dall'onorevole Donzelli! Mai, mai ! Non solo: prima del 31 gennaio non è stato presentato alcun atto di sindacato ispettivo da parte dell'onorevole Donzelli o da parte di Fratelli d'Italia. Nessun atto di sindacato ispettivo è stato mai presentato.
Allora, in un Paese normale, basterebbe questo per chiedere scusa e lasciare l'incarico di vicepresidente del Copasir, in un Paese normale. Ancora peggio per il Sottosegretario, perché ha la delega al DAP e non poteva non sapere che quelle informazioni erano riservate e, se non lo sapeva, meglio togliergliela, quella delega, Ministro .
Soprattutto, vale la pena ricordare che le informazioni riservate sono state utilizzate, mettendo a rischio la sicurezza nazionale, mettendo a rischio, potenzialmente, anche una procedura giudiziaria, mettendo a rischio la stessa essenza del 41-, perché grazie a voi i detenuti e le loro organizzazioni criminali sanno tutto quello che non avrebbero dovuto sapere, grazie a voi !
Ministro, lei è anche un uomo politico; quando è venuto alla Camera per le sue linee programmatiche, è tornato su una sua battaglia storica, sulle intercettazioni. Che cosa ha detto? Ha affermato che la diffusione pilotata e arbitraria di intercettazioni non è civiltà, non è libertà, ma è una deviazione dai principi minimi di civiltà giuridica e, come Ministro, era disposto ad arrivare alle dimissioni. Ministro, queste sono parole sue. È inutile che le ricordi che le riforme, e lei vuole farne di importanti, si reggono sulla credibilità di chi le fa.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
DEBORA SERRACCHIANI(PD-IDP). Concludo. Ministro, lei è anche un uomo politico e, come uomo politico, sa l'uso che è stato fatto di queste informazioni riservate, attaccando un partito, il Partito Democratico, in quest'Aula, in quel modo.
Ministro, l'altro giuramento che lei ha fatto, oltre a quello di magistrato, è quello, appunto, relativo all'incarico importantissimo che lei ricopre: “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione”.
La legge, Ministro, non si può piegare alle ragioni di parte, né si può interpretare secondo la convenienza del momento. Lo dico a un uomo di legge, che è stato uomo di legge e che è uomo di legge, non lo dimentichi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bisa. Ne ha facoltà.
INGRID BISA(LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, buongiorno. Siamo al secondo atto della questione “Cospito” e abbiamo sentito la sua informativa. Ho ascoltato con attenzione i motivi per cui lei ha confermato il fatto che Cospito debba rimanere al 41-. Ci ha riferito di aver esaminato la documentazione in possesso del suo Dicastero, quindi i pareri che le sono arrivati da autorevolissime magistrature, i pareri del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo e del procuratore generale di Torino. Lei, Ministro, ha confermato, quindi, la pericolosità di Cospito e il concreto rischio che possa comunicare dall'interno del carcere con la galassia anarchica. Pertanto, vi è la conferma del regime duro del 41-.
La pericolosità di comunicare dall'interno del carcere rientra - lo sappiamo bene - tra i motivi per i quali è in vigore il 41- nel nostro Paese, cioè misure di controllo e di vita in carcere che impediscano qualsiasi comunicazione con l'esterno. Lei ha ribadito, Ministro, che vi è un controllo anche sulla salute di Cospito e sui rischi che lo sciopero della fame possa comportare, rischi che però, come dice lei, devono essere sempre bilanciati. Infatti, qualche giorno fa è stato trasferito dal centro clinico di Opera al reparto di medicina penitenziaria del San Paolo. Quindi, diremo che la sua salute, concordando, appunto, con lei, è sotto tutela.
Concordiamo, quindi, come Lega, che vi sono ragioni di sicurezza sul caso Cospito per le quali il 41- deve assolutamente rimanere. Il motivo è bene ribadirlo: il 41- è lotta al terrorismo, è lotta ai fenomeni mafiosi.
Parlando del 41-, dobbiamo sempre ricordarci cosa abbia fatto chi si è meritato questo trattamento. Scusate, come si può aver senso di umanità per chi ha gambizzato - ed è bene ribadirlo - Roberto Adinolfi solo perché era l'amministratore delegato di Ansaldo Nucleare? Come si può avere senso di umanità per chi ha dichiarato al proprio processo di aver goduto appieno, quando ha sparato quei tre colpi di pistola? E, ancora, come si può avere senso di umanità per chi ha attentato alla scuola allievi carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo? Infine, come si può avere senso di umanità per chi, con questi atti, comunque, ha attentato al nostro Stato di diritto? Ricordiamoci sempre che un attentato allo Stato è un affronto a tutti i cittadini.
Queste azioni vanno sempre condannate, senza se e senza ma, come vanno sempre condannati - e mi permetto di ricordarlo in quest'Aula - tutti gli atti come quello che è avvenuto nel nostro amato Veneto, a Eraclea, in provincia di Venezia, dove ci sono stati festeggiamenti in grande stile e fuochi d'artificio, che hanno provocato anche l'intervento dei Carabinieri, per celebrare la scarcerazione di Luciano Donadio, imputato nel maxiprocesso “Casalesi di Eraclea”.
È un palese messaggio esterno rivolto non solo ai 12.000 cittadini della sua città, ma a tutti gli italiani. Unitamente alla collega Andreuzza, infatti, abbiamo presentato un'interrogazione al suo Dicastero, affinché vi sia attenzione anche per quanto accaduto in Veneto.
Lo Stato non si deve mai e poi mai piegare ai ricatti, perché quelle di Cospito, a cui stiamo assistendo, sono scelte ricattatorie, perché consapevoli nella pienezza delle sue funzioni mentali e lo dimostra il fatto che ha ripreso ad assumere gli integratori, come abbiamo letto dagli organi di stampa e come lei oggi ci ha confermato. Ma chiedo: è solo una coincidenza, visto che la richiesta della procura generale della Cassazione è quella di annullare con il rinvio per un nuovo esame l'ordinanza del tribunale di sorveglianza di Roma del 1° dicembre 2022, che aveva confermato il regime di carcere duro per Cospito?
Come è sempre stato dichiarato da parte del nostro partito, non c'è alcuna sottovalutazione dei fenomeni di criminalità organizzata esistenti nel nostro Paese, come certa stampa, invece, vuole accreditare.
La nostra attenzione è sempre stata massima e riteniamo che gli strumenti legislativi esistenti siano in grado di fronteggiare anche le emergenze come nel caso Cospito. Pur rendendoci conto che è difficile coniugare espiazione e rieducazione, il punto di equilibrio va trovato anche nei casi come quello in circostanza.
Nel rispetto della separazione dei poteri, mi permetto, infine, di indicare che ci sarà anche una decisione della Corte di cassazione sul caso Cospito e, quindi, attendiamo fiduciosi.
Sulla vicenda dei colleghi, lei oggi ci ha spiegato cosa è accaduto in modo esaustivo e credo che null'altro si debba aggiungere. Attenderemo serenamente, anche in questo caso, la conclusione dell'attività istruttoria dell'autorità giudiziaria competente .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO(M5S). Grazie, Presidente. Il Ministro ci ha dato una sua esposizione per quanto riguarda la collocazione, quindi i provvedimenti che sono stati emessi nei confronti di Cospito, quale sia stata la valutazione delle sue istanze, e non poteva essere d'altro canto diversamente. Infatti, nessuno può cedere ai condizionamenti, alle violenze e alle minacce, cioè a quello che lo stesso Ministro ci ha rappresentato.
È evidente che tutte le cure necessarie andranno fatte perché è la nostra Costituzione che lo prevede, ma lo Stato non cede, non arretra. Questo vale per Cospito, vale per i mafiosi, vale per la nostra legislazione antimafia e per tutto ciò che è il contrasto al sistema della corruzione .
Vede, Ministro, però sulla parte che lei ci ha oggi esposto, riguardante le esternazioni dell'onorevole Donzelli, non riteniamo assolutamente soddisfacente la sua risposta, perché appare contraddetta da elementi oggettivi.
Cominciamo col dire che, già il 1° febbraio, proprio io ho avanzato richiesta di copia di tutta quanta l'informativa alla quale aveva fatto riferimento Donzelli, ed era un'informativa che evidenziava rapporti fra Cospito, , mafiosi e camorristi. È evidente che si trattava di un'informativa di grande importanza e l'avevo chiesta il 1° febbraio, proprio per poter poi interloquire immediatamente con lei che era intervenuto, sebbene in quella sede non abbia espresso quale fosse stato lo sviluppo di quelle notizie.
Alla richiesta mi è stato risposto solo il 6 febbraio dicendo che essa non poteva essere esitata, ai sensi degli articoli 22 e 24 della legge n. 241 del 1990 e del decreto ministeriale 25 gennaio 1996, n. 115. È stata, però, ascritta - così si esprime il vice capo di gabinetto - al sindacato ispettivo.
Ebbene, la nota del Ministero dice che le dichiarazioni che l'onorevole Donzelli ha pronunciato nel corso della seduta dell'Aula, per il richiamo che egli ha fatto a documenti presenti presso il Ministero, sono da riferirsi a una scheda di sintesi del NIC non coperta da segreto. Al NIC ha fatto riferimento anche lei e anche lei ha detto che non vi erano apposizioni formali di segretezza né ulteriori diverse classificazioni.
Come affermato da lei - che naturalmente come massimo rappresentante del Ministero è colui che ha l'ultima parola - nella nota si citavano contenuti che non erano sottoposti nemmeno al segreto investigativo. Nella suddetta nota, peraltro, si parla - e lei stesso in qualche modo vi ha fatto riferimento - di una limitata divulgazione. Essa, tra l'altro, fa soltanto riferimento ad alcune pagine - cioè 49, 53 e 54 - che sono state estratte per sintesi, affermando che gli altri atti non sono ostensibili. E, allora, non sono ostensibili per chi? Per noi, per l'Aula? Non sono ostensibili perché c'è un segreto?
Ministro, lei è contraddetto dal fatto che la nota è del NIC e il NIC (acronimo di Nucleo investigativo centrale) è il reparto specializzato della Polizia penitenziaria che, come servizio centrale di polizia giudiziaria, si occupa di indagini in materia di criminalità organizzata e terrorismo, le quali, in ragione della particolare complessità, non possono essere svolte dai reparti territoriali di polizia penitenziaria. Come servizio centrale di polizia giudiziaria svolge, in via continuativa e prioritaria, le funzioni di polizia giudiziaria, indicate nell'articolo 55 del codice di procedura penale, alle dipendenze funzionali e sotto la direzione dell'autorità giudiziaria, per fatti di reato commessi in ambito penitenziario o, comunque, direttamente collegati ad esso.
L'attività investigativa, di iniziativa o su delega dell'autorità giudiziaria, è di regola svolta dal NIC relativamente a delitti di criminalità organizzata, terrorismo, anche internazionale, indagini che riguardano gli istituti penitenziari. Ebbene, il NIC dipende funzionalmente dall'autorità giudiziaria. È inammissibile che il Sottosegretario dica al NIC di svolgere un'indagine di questo tipo: è al di fuori del mondo. E, comunque, l'organismo di polizia giudiziaria non dà informazioni che non siano più che riservate. Quella è una vera e propria informativa di reato È per questo che non l'avete comunicata a noi e a noi stessi dite che potete darci soltanto alcune delle pagine di quelle informative.
D'altro canto, è un lavoro enorme. Già è finito il tempo? Un minuto, bene.
Oltretutto c'è il GOM che, come Gruppo operativo mobile, svolge un'attività di vigilanza sui detenuti al 41 e le indicazioni che provengono dal GOM vengono poi incorporate dal Nucleo investigativo centrale proprio per le informative di reato. Quella è un'informativa di reato assoggettata a pieno segreto, perciò non c'è nemmeno necessità di scrivere “divulgazione riservata” o “divulgazione limitata”: qualunque altra indicazione è inutile, perché l'informativa di per sé non può essere diffusa e, d'altro canto, se ne occupa il procuratore di Roma.
Ma quel che più mi sta a cuore è che la sua informativa qui, in Aula, non ci ha assolutamente dato indicazioni sul perché sia venuta fuori. Noi abbiamo presentato una mozione, affinché venga revocato al Sottosegretario il compito che ha attualmente, perché lo riteniamo assolutamente inadeguato alle funzioni che sta svolgendo . D'altro canto, l'utilizzazione di questa informativa dimostra…
PRESIDENTE. Deve concludere.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO(M5S). …come non si abbia la capacità di comprendere quali siano gli atti riservati. È importante avere competenza, professionalità, preparazione, esperienza, tutte cose che non hanno né il Sottosegretario, né tantomeno l'onorevole Donzelli perché altrimenti atti come questi non sarebbero mai venuti fuori.
Ministro, noi la ringraziamo per la sua esposizione, ma certamente è un'esposizione che viene contraddetta sotto tutti i punti
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calderone. Ne ha facoltà.
TOMMASO ANTONINO CALDERONE(FI-PPE). Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Cortesemente, ai colleghi: chi vuole continuare a seguire rimanga pure, ma in silenzio o a bassa voce, grazie.
TOMMASO ANTONINO CALDERONE(FI-PPE). Signor Ministro, lei oggi è stato assolutamente esaustivo. Dispiace che ancora quest'Aula si debba occupare del detenuto Cospito. Sono tanti i problemi italiani e sono tante le questioni cui questo Governo è stato chiamato a rispondere, e i cittadini italiani sono in attesa di risposte.
Bisogna subito chiarire le idee: l'imputato non è l'onorevole Donzelli. Lei ha fatto riferimento a norme di legge, signor Ministro. Il deputato Donzelli ha appreso le informazioni da una scheda di sintesi del NIC.
Come lei ha chiarito, esistono degli atti tassativi, coperti da segreto, e questa scheda, mera attività di vigilanza amministrativa, non era coperta da segreto. Se si vuole strumentalizzare il diritto, lo si faccia pure, ma che si dica la verità, signor Ministro. Queste informazioni riferite in Aula non erano né intercettazioni processuali, né intercettazioni preventive, né atti di indagine. Erano - lo ribadisco - atti di mera attività di vigilanza amministrativa. Esiste la legge n. 124 del 2007, che elenca tassativamente gli atti che non possono essere divulgati: gli atti riservatissimi (RR); gli atti riservati (R); gli atti segretissimi (SS); gli atti segreti (S). Questa è la tassatività degli atti segreti. Quindi, si sgombri subito il campo: nessuna rivelazione di segreto d'ufficio, di segreto di Stato o di segreto di professionale è stata consumata in questa Aula, non perché lo dice l'onorevole Calderone, non perché lo dice Forza Italia, ma perché lo dice la legge. Tutto il resto è suggestione e volgare strumentalizzazione.
Lo Stato sta dimostrando - e mi complimento con il Governo - fermezza. Esistono le norme ed esiste la divisione dei poteri. Il condannato Cospito ha usufruito, come tutti gli altri cittadini, come tutti gli altri condannati, di tutti gli strumenti che la legge appresta a chi è condannato. La sottoposizione al carcere duro non è un atto irreversibile, intangibile o inoppugnabile. Il condannato Cospito ha proposto reclamo nei termini di legge - credo siano 20 giorni - al tribunale di sorveglianza. È stato rigettato perché è un soggetto pericoloso per l'ordine e la sicurezza pubblica . Non si può difendere ad oltranza un soggetto pericoloso per la sicurezza e l'ordine pubblico! Il provvedimento del tribunale di sorveglianza è un atto inoppugnabile? Assolutamente no! È stato proposto ricorso per Cassazione, è pendente e fa specie questa continua anticipazione. Ci piacerebbe che l'anticipazione dell'udienza, signor Ministro, potesse avvenire per tutti i condannati, per tutti gli imputati, per tutti i ricorrenti. Siamo arrivati da aprile al 24 febbraio. Questa è una corsia preferenziale per il signor Cospito Alfredo. Lo Stato ha un solo compito: uno, uno soltanto! È quello di curare Cospito, non quello di rimettere in libertà o attenuare il carcere duro a Cospito Il carcere duro, Cospito se lo merita, non soltanto perché lo ha stabilito la politica ma perché, fino ad oggi, lo ha stabilito la magistratura. Chi si occupa di diritto e non vuole strumentalizzare sa che la richiesta di annullamento del Procuratore generale con rinvio, signor Ministro - non senza rinvio! - significa soltanto che il Procuratore generale chiede alla Suprema corte di motivare meglio il provvedimento, con il quale è stato rigettato il reclamo del condannato Cospito. Non c'è stata nessuna apertura: soltanto un atto tecnico, che è il parere del Procuratore generale presso la Corte di cassazione. Attenzione, non è il provvedimento definitivo, che pertiene e compete soltanto alla Corte di cassazione.
È sorprendente che - lo dico fuori da ogni inutile polemica -, nel momento in cui il Procuratore generale esprime un parere nel senso di chiedere l'annullamento, il povero Cospito riprende ad assumere integratori. Grazie al cielo, oggi lei ci ha comunicato che i valori di Cospito sono tutti in via di miglioramento. Il diritto alla salute è un diritto di rango costituzionale. Lo Stato sta dimostrando con tutta la sua forza che è accanto al malato Cospito. Aggiungo che Cospito non è malato o ammalato, è colui che ha deciso per libera scelta di non cibarsi, pur tuttavia lo Stato lo sta curando al meglio, ora si trova al San Paolo - stiamo parlando di eccellenze -, solo questo deve fare lo Stato e solo di questo si deve occupare lo Stato.
Concludo, bastava leggere le norme per capire che non si è consumata in quest'aula nessuna rivelazione di segreto. Lo Stato sta dimostrando fermezza, serietà, competenza e conoscenza delle norme. Lo Stato sta facendo lo Stato. Questa è una strada pericolosa, lo dico a tutti e invito tutti a una riflessione: pensate se i 700 e rotti condannati al 41-, , da un momento all'altro cominciassero a non cibarsi tutti i mafiosi, i camorristi. Questa è, lo ripeto, una strada pericolosa. Se lo Stato non dimostra fermezza - signor Ministro, continui così - è finita. Questo è un ragionamento pericoloso perché proprio quelle intercettazioni o quelle comunicazioni, quei dialoghi dimostrano che dietro la vicenda Cospito c'è un'organizzazione per mettere in pericolo l'ordine e la sicurezza dello Stato. Questo non deve e non può avvenire e siamo sicuri non avverrà mai con questo Governo e con queste forze di governo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Matteo Richetti. Ne ha facoltà.
MATTEO RICHETTI(A-IV-RE). Grazie, Presidente. Colleghi, Ministro, noi non ci aspettavamo un'informativa sui fatti perché i fatti sono noti e gli organi di stampa ne hanno dato anche dovizia di particolari, noi ci aspettavamo un'informativa sulle conseguenze di quei fatti. E proprio perché i fatti sono noti e sono noti a tutti, quello del 2 febbraio è, Ministro, un suo comunicato imbarazzato in maniera evidente, perché chi la conosce e la stima come uomo di cultura, di intelletto e di giustizia, non può non vedere imbarazzo in quelle parole; è un comunicato imbarazzante perché ci ha spiegato che quell'informativa non era coperta da segreto, ma lei sa benissimo che questo non significa che quelle informazioni fossero divulgabili, anzi quelle informazioni non erano divulgabili. E questo è un fatto, ed è inutile continuare a ripetercelo e a ribadircelo. Il Sottosegretario Delmastro non doveva, a mio giudizio, forse nemmeno riceverle - sulla delega in ordine allo spacchettamento delle competenze tra i Sottosegretari ci sarebbe da fare un approfondimento -, sicuramente non divulgarle e altrettanto sicuramente non divulgarle in favore di un collega di partito che le ha utilizzate per un vile e vergognoso attacco nell'aula del Parlamento verso dei colleghi parlamentari . E questi sono fatti.
Ministro, nei Paesi che hanno e conservano ancora un minimo di senso dello Stato e delle Istituzioni queste discussioni non avvengono. Un esponente del Governo che assume condotte fuori dal rispetto delle Istituzioni stesse si accomoda, si dimette, fa dell'altro. Ciò può accadere per un incidente, per uno scivolone, per mancanza di senso delle Istituzioni, ma quando avvengono fatti di questo tipo nei Paesi che conservano senso dello Stato ci si dimette. Comprendo bene, Ministro, che questa vicenda riguarda due intoccabili esponenti politici, in quanto vicinissimi alla Presidente del Consiglio e quindi la questione politica è molto comprensibile, ma una personalità del suo spessore non può diventare in questo modo il difensore dell'indifendibile .
Che quel documento non fosse divulgabile lei lo sa bene e lo sa bene perché conosce il diritto molto meglio di chi le parla, ma c'è un punto politico che va sollevato - lo dico con rammarico, nei suoi confronti - e che riguarda il fatto che lei rischia di diventare il Ministro delle dichiarazioni importanti e condivisibili, membro di un Esecutivo che fa l'esatto contrario di ciò che lei dichiara e ciò che lei dichiara riaccende una speranza per chi crede nello Stato di diritto e nel garantismo, ma ciò che avviene è lo spegnimento di quel faro. Utilizzo le sue parole, che noi abbiamo condiviso con convinzione, sia in occasione dell'illustrazione delle linee programmatiche, sia in occasione della relazione sullo stato della giustizia. Cito: “è necessario finirla con l'alimentare l'idea che chi difende le garanzie del processo, chi difende la presunzione di innocenza, chi difende l'inviolabilità della libertà personale e delle comunicazioni, chi difende i diritti dei detenuti, sia complice dei criminali, sia colluso, sia favoreggiatore dei delinquenti” . Sono parole importanti e grazie al cielo lei le ha pronunciate. Ma se lei non crede che sia ora di chiuderla con chi non difende i diritti dei detenuti e con chi, addirittura, definisce un inchino ai mafiosi chi va a verificare le condizioni di quei detenuti , allora le sue parole non hanno valore, e ciò sarebbe per noi un rammarico enorme, oppure Delmastro Delle Vedove non può rimanere ad occuparsi del DAP, perché Delmastro Delle Vedove è il Sottosegretario a cui lei ha delegato l'attuazione dei principi che lei ha pronunciato in quest'Aula del Parlamento e so quanto lei considera sacro, dal punto di vista ovviamente laico, ciò che avviene in quest'Aula . Altrimenti, Ministro, non abbiamo solo un problema, ma ne abbiamo due. Come la mettiamo con tutto ciò che lei sta dichiarando e che riapre la possibilità di vedere la giustizia rimessa su binari corretti e che noi stiamo prendendo sul serio, separazione delle carriere, prescrizione - in quest'Aula abbiamo approvato un nostro ordine del giorno che chiedeva di riaprire questa tematica - intercettazioni, abuso della custodia cautelare, abuso d'ufficio. Sa cosa abbiamo fatto sulle sue parole: abbiamo presentato delle proposte di legge e se le sue parole hanno l'attendibilità di ciò che ha pronunciato rispetto ai diritti dei detenuti, allora, Ministro, abbiamo un serio problema . Delmastro Delle Vedove non può rimanere ad occuparsi del DAP.
Concludo, o si ripristina una coerenza profonda tra le sue affermazioni e le azioni conseguenti o passerà alla storia come un Ministro di grande caratura intellettuale - e questo nessuno lo può negare -, ma parte di un Esecutivo che ha contraddetto i principi dello Stato di diritto e del garantismo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA(AVS). Grazie, Presidente. Signor Ministro, oggi lei è in quest'Aula a riferire su quello che è diventato pubblicamente il caso Donzelli-Delmastro, dopo essere già venuto, lo scorso 1° febbraio, a riferire sul caso Cospito, l'anarchico detenuto in regime di 41-. Ebbene, si tratta di due casi da voi creati, due casi che hanno impegnato questo Parlamento, che impegnano il suo Ministero, due casi che potevano essere risparmiati al Paese; l'uno nato da un maldestro e malsano senso delle istituzioni; l'altro da una contorsione degli apparati dello Stato.
Vorrei soffermarmi sulla questione Donzelli-Delmastro, forse liquidata troppo velocemente da lei, Ministro. I due esponenti di Fratelli d'Italia, che ricoprono due delicati incarichi istituzionali, si sono resi protagonisti di un episodio sconcertante; abbiamo appreso che il Sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove ha confidato al suo coinquilino, Donzelli, notizie, captate durante una conversazione registrata, di uno scambio di battute tra detenuti in regime di 41-, tra i quali appunto il sedicente anarchico Alfredo Cospito. Come se ciò non bastasse, l'onorevole Giovanni Donzelli ha pensato bene di usare queste informazioni per attaccare le opposizioni in Parlamento. Era il 31 gennaio, stavamo discutendo di un tema incredibilmente importante, l'istituzione della Commissione antimafia, quando il deputato Donzelli ha fatto letteralmente irruzione in Aula con il suo scomposto e provocatorio intervento.
Quanto ai colleghi che andarono a visitare Cospito, si è già detto molto, ma ribadisco: è un diritto-dovere dei parlamentari ispezionare lo stato dei penitenziari; questo, e non più di questo, è stato fatto, entro le regole. L'accusa è stata poi aggravata da parole aggressive e fuorvianti del Sottosegretario Delmastro, che si è spinto ad alludere a fantasiosi conciliaboli tra i nostri colleghi e i detenuti visitati.
Detto ciò, se oggi siamo ancora qui è perché non si è voluto sciogliere un nodo importante; abbiamo chiesto, tutte noi, opposizioni compatte, di far sapere se quelle notizie rivelate da Donzelli fossero pubbliche; abbiamo avuto un muro da parte del Governo; ci avete detto che è tutto normale, anche oggi, che quelle informazioni, usate come clave, fossero assolutamente non segrete. Ebbene, il co-portavoce Angelo Bonelli ha regolarmente eseguito un accesso agli atti, e così ha fatto il nostro collega Marco Grimaldi, e Lai e Magi. Il collega Marco Grimaldi ha anche presentato un'interpellanza, il 14 febbraio; oggi, l'onorevole De Raho ha precisato anche quanto egli ha fatto per avere informazioni sul tutto. Volevamo sapere: il contenuto del resto delle conversazioni, anticipate solo in parte, e la loro effettiva natura; come sono state captate, in che modo. I suoi uffici, signor Ministro, hanno risposto che, ai sensi dell'articolo 24 della legge n. 241 del 1990 e del decreto ministeriale 25 gennaio 1996, n. 115 del Ministero della Giustizia, i documenti non possono essere dati in visione, perché riservati; nessuna sorpresa, infatti, ben sappiamo che tutti gli atti della pubblica amministrazione sono riservati, a meno che non vengano resi accessibili; tanto più lo sono quelli di una amministrazione statale così delicata e sensibile per la sicurezza dello Stato; eppure, anche oggi, voi insistete a dire che si tratta di atti non coperti dal segreto. Dovete essere chiari e leali con l'opinione pubblica, oltre che con noi; un atto non segreto non è un atto pubblico, a disposizione di tutti; la pubblica amministrazione tutela la propria attività attribuendo diversi livelli di tutela agli atti in ragione della loro riservatezza; perciò, in definitiva, quegli atti confidati da Delmastro all'amico Donzelli non potevano essere divulgati, punto. Questa è la verità e bene ha fatto l'onorevole Bonelli a depositare un esposto alla procura di Roma, in merito.
Se non lo ammettete, continuerete ad alimentare il cortocircuito che avete creato e, attenzione, le vittime di questo comportamento non saremo noi dell'opposizione, ma sarà il meccanismo di funzionamento dell'istituzione che deve essere sempre trasparente e coerente con le regole del sistema; non è ammesso usare il potere, detenuto , come fosse una proprietà, mai. In questo assurdo capitolo della vita politica delle ultime settimane, vi abbiamo visti alle prese con lo sciopero della fame dell'anarchico Cospito, condannato per gravi reati e detenuto in regime di 41-. La vicenda doveva essere gestita con senso di responsabilità, ragionevolezza, evitando che divenisse il simbolo di uno Stato che usa in modo inappropriato i suoi legittimi strumenti di forza. Molte voci si sono levate a difesa delle ragioni di Cospito, lui, per molti aspetti indifendibile; voi non avete voluto ascoltarle, perché avete preferito lasciar crescere le proteste; avete parlato di assedio delle nostre città da parte di gruppi di anarchici che, per quanto violenti, sono di sicuro alla portata delle nostre Forze dell'ordine. Voi non volete affrontare il caso Cospito, ma volete usarlo per farvi forti.
Da un Ministro che conosciamo come garantista sincero e libero ci aspettavamo, e ci aspettiamo, di più e meglio; è suo dovere operare per la trasparenza, la certezza del diritto e la giustizia.
Abbiamo sottoscritto la mozione di censura che richiede le dimissioni del Sottosegretario Delmastro Delle Vedove e aggiungiamo: chiediamo anche quelle dell'onorevole Donzelli da vicepresidente del Copasir, per evidente inadeguatezza nella cura dei segreti di Stato e della sua sicurezza .
TOMMASO FOTI(FDI). Quali segreti di Stato?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente …
PRESIDENTE. Colleghi, scusate, dobbiamo ascoltare l'intervento dell'onorevole Bicchielli. Prego, onorevole.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)-M). In primo luogo, signor Ministro, vorrei ringraziarla per la sua precisa illustrazione. Noi abbiamo una preoccupazione di carattere politico; non è che Alfredo Cospito, in realtà, ci sta usando? Sta usando quest'Aula come cassa di risonanza del suo caso, della sua lotta? E, noi, involontariamente ci stiamo facendo usare …
NICOLA FRATOIANNI(AVS). Che problemi ha il collega Foti? Che urla?
TOMMASO FOTI(FDI). E allora? Chi sei tu per giudicare?
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia…Per cortesia, per cortesia, onorevole Fratoianni! Onorevole Fratoianni! Onorevole Foti! Vi richiamo all'ordine! Fate proseguire il collega Bicchielli - ! Colleghi, per cortesia! Per cortesia, basta! Colleghi, colleghi, colleghi, scusate, andiamo avanti… Andiamo avanti! Colleghi…Colleghi, colleghi, per cortesia, c'è l'onorevole Bicchielli… Per rispetto del vostro collega . Chiedo agli assistenti di intervenire . Deputati, tornate al vostro posto, per cortesia! Onorevole Foti, non mi costringa… l'ho già richiamata all'ordine, per cortesia!
Sospendo la seduta, per cinque minuti.
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. Per cortesia, vi chiedo rispetto per l'onorevole Bicchielli, che deve intervenire. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Anche perché il mio non era assolutamente un intervento divisivo. Stavo dicendo che Cospito sembra che usi quest'Aula, e forse anche noi involontariamente ci facciamo usare. Dico questo perché è nei fatti di cronaca, come lei ha dettagliato puntualmente, l'accadere di una serie di atti di violenza e intimidazione all'indirizzo di organi di stampa, rappresentanze diplomatiche e sedi istituzionali, seguiti all'annuncio del digiuno di Cospito, con esplicito riferimento a questa sua forma di protesta.
Ora, signor Ministro, l'istituto di cui all'articolo 41-dell'ordinamento penitenziario ha tra le sue principali finalità proprio quella di evitare la trasmissione di comunicazioni e messaggi fra i detenuti e l'esterno, soprattutto nel caso di appartenenza ad organizzazioni, gruppi o formazioni dediti ad attività illegali, di stampo mafioso o terroristico.
Il nostro gruppo, Noi Moderati, ha sempre difeso e continuerà a difendere l'istituto fondamentale per il nostro ordinamento democratico, cioè la prerogativa istituzionale dei parlamentari di visitare le carceri, in quanto ciò consente ai rappresentanti del popolo di verificare, nel rispetto di determinate regole, le condizioni di detenzione e le modalità di esercizio del potere repressivo da parte dello Stato. Alfredo Cospito, come nel diritto di ogni detenuto, ha ricevuto diverse visite in carcere da parte di esponenti delle istituzioni - parlamentari, consiglieri regionali - con la forma, appunto, della visita ispettiva. Ma il problema, secondo me, non è questo.
Quello che, secondo noi, signor Ministro, può costituire un problema politico e un problema di rispetto della giustizia, è che ad alcune delle suddette visite hanno seguito dichiarazioni agli organi di stampa, con le quali sono stati divulgati all'esterno – vanificando, di fatto, il senso del 41- - i contenuti di asserite conversazioni con il detenuto Cospito.
Un consigliere regionale della Lombardia, dopo aver incontrato Cospito, ha affermato pubblicamente (non ha parlato delle sue condizioni di salute), cito il virgolettato: “Cospito non sta facendo una battaglia , ma una battaglia di sistema. L'obiettivo finale è quello di guadagnare una maggiore civiltà a questo Paese”. Questo riguarda gli atti di violenza perpetrati all'esterno del carcere in appoggio alla protesta di Cospito. Così ha riferito questo consigliere regionale. E ha continuato: “Il signor Cospito non dice di approvare questi gesti, ma in lui prevale l'anarchico rispetto a quello che sta conducendo un'azione non violenta. Quindi lui dice da anarchico ‘io non sono nessuno per dire agli altri cosa dovrebbero fare”.
Ulteriori dichiarazioni - questa volta senza nominare la fonte - sono state attribuite a Cospito relativamente al 41- e alla detenzione di appartenenti alla mafia.
Signor Ministro, non spetta sicuramente a noi valutare il contenuto di questi messaggi, se abbiano un significato letterale o se siano da decifrare. Resta, comunque, il fatto che sono messaggi politici all'esterno, dati da un soggetto detenuto al 41- E la propalazione di affermazioni attribuite a Cospito, in particolare con riferimento a giudizi sugli atti di violenza e intimidazioni in corso, potrebbero rilevarsi potenziale, ancorché certamente involontario, veicolo di messaggi rivolti alla galassia anarchica o, comunque, da essa interpretabili. Abbiamo detto -, lo abbiamo sentito da più colleghi - che Cospito usa il suo corpo come arma per la sua battaglia politica. È una decisione libera e volontaria, che dobbiamo rispettare. Essendo, però, il corpo di Cospito in custodia dello Stato, lo Stato deve fare e sta facendo il possibile, affinché questa sua decisione non abbia conseguenze estreme. Ma stiamo attenti, oltre a non subire ricatti, a non diventare anche noi strumento della lotta di Cospito, perché, va ricordato, la sua è una lotta contro lo Stato. Questa è la vera preoccupazione, è la nostra preoccupazione di carattere politico.
Entrando nel merito della sua puntuale informativa, prendiamo atto positivamente dei fatti da lei esposti. In primo luogo, quanto detto in quest'Aula da un parlamentare non ha violato alcun segreto, si trattava di notizie non dovute a intercettazioni, ma contenute in una nota del nucleo investigativo centrale della Polizia penitenziaria, che poteva essere messa a disposizione dei parlamentari. Mi auguro che su questa diatriba, qualunque sia il giudizio sulle modalità espressive dell'onorevole Donzelli, si ponga la parola fine.
In secondo luogo, quella di confermare il regime del 41- a Cospito non è una decisione arbitraria, frutto di un'istruzione sommaria, ma il punto di approdo di relazioni della magistratura, che - come già successo con il Ministro Cartabia il 4 maggio 2022, che accolse la richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Torino e della Direzione nazionale antimafia - confermano la pericolosità di questo detenuto.
Come già ho detto, di fronte a un digiuno così prolungato, è giusto che lo Stato intervenga, come è intervenuto a tutela della salute del detenuto. Aggiungo ora che ci dà sollievo la notizia che Cospito abbia ripreso a nutrirsi, ma tutto questo dibattere intorno a un caso particolare - ed è questa la nostra seconda più grave preoccupazione politica - non vorrei che facesse una vittima collaterale, che forse tanto collaterale non è: la riforma della giustizia, di cui questo Paese ha urgente ed estremo bisogno.
È di oggi - voglio ricordarlo, l'abbiamo prima ricordato - la notizia dell'assoluzione di Silvio Berlusconi, a cui va la nostra piena solidarietà, da un processo che si è trascinato per 6 anni, con tutte le strumentalizzazioni politiche e mediatiche che gli hanno fatto da contorno.
La riforma della giustizia civile e penale ce la chiede da tempo l'Europa, ce la chiedono i cittadini, ce la chiedono le imprese e ce la chiede la nostra coscienza di uomini delle istituzioni. La giustizia non deve più essere terreno di scontri ideologici e politici, ma un tema di serio confronto tra noi, se è vero, come abbiamo giurato e come ripetiamo spesso, che vogliamo servire questo Paese e le sue istituzioni con disciplina e con onore.
Signor Ministro, vada avanti. Noi Moderati sarà al suo fianco .
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cantone. Ne ha facoltà.
LUCIANO CANTONE(M5S). Grazie, Presidente. Oggi sono qui a portare il grido di disperazione di migliaia di autotrasportatori che, nel nostro Paese, soprattutto in Sicilia e Sardegna, non sono più in condizione di lavorare e che subiscono la concorrenza sleale da parte di aziende, con sede legale in altri Paesi europei, che pagano una miseria i propri conducenti.
Negli ultimi mesi centinaia di piccole imprese sono state costrette a chiudere, apportando un danno significativo al sistema dei trasporti e della logistica italiano, che è carente di organi di vigilanza, di un sistema integrato di controllo basato non soltanto sugli orari di lavoro, che ormai sono diventati impossibili da rispettare, che aumenta i rischi per la sicurezza nelle nostre strade e che scarica tutto il costo e la responsabilità sulla parte più debole, cioè gli autisti.
La direttiva europea n. 1057 del 2020 suggeriva al nostro Paese norme sulle sanzioni nei confronti di speditori, spedizionieri, contraenti e subcontraenti, ma, per mancata osservanza delle disposizioni nazionali, si è scelto, invece, di sanzionare esclusivamente il trasportatore e il conducente.
Nel nostro Paese ci sono circa 80.000 aziende private, con 300.000 conducenti, che stanno chiudendo i battenti e che rischiano di bloccare il sistema produttivo, già in grandi difficoltà con la pandemia e, in maniera particolare, con l'aumento incontrollato dei prezzi dei carburanti. Il Governo non può far finta di niente di fronte a questa situazione e occorre porre rimedio immediatamente per evitare il disastro economico e sociale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.
ANTONIO CASO(M5S). Grazie, Presidente. Sono qui per informare il Parlamento di una situazione piuttosto preoccupante, che si sta verificando in diverse zone della Campania. Mi riferisco al problema sicurezza che sta emergendo ogni giorno con più forza.
Da diversi mesi, leggiamo di rapine e furti in abitazioni e nelle attività commerciali. Tra le aree più colpite, c'è quella della zona flegrea. Ad esempio, in comuni come Pozzuoli e Bacoli c'è stato un incremento di addirittura il 60 per cento rispetto all'anno precedente.
Nonostante gli enormi sforzi messi in campo dalle Forze dell'ordine e dai sindaci, non si riesce, però, a porre freno a questi fenomeni e tantissimi sono i cittadini che mi scrivono preoccupati.
Non ha certo aiutato, poi, a distendere gli animi quello che è avvenuto nel comune di Pozzuoli circa un mese fa, per il quale ho presentato un'interrogazione al Ministro. Mi riferisco all'incendio, di probabile matrice camorristica, di un camion dell'azienda di trasporto rifiuti, messo a segno da tre uomini armati e incappucciati, che hanno fatto scendere gli operatori ecologici, hanno cosparso il mezzo di liquido infiammabile e gli hanno dato fuoco.
Per dare una risposta chiara al territorio, insieme agli amministratori locali, ho chiesto al prefetto di istituire un tavolo di sicurezza quanto prima. Richiesta che, ovviamente, è stata accolta favorevolmente e che nei prossimi giorni dovrebbe dare vita a questo tavolo.
Le problematiche le conosciamo tutti e sono emerse anche dai vari incontri che ho fatto con gli esponenti delle Forze dell'ordine e con gli amministratori locali. Occorre più forza, un maggiore monitoraggio del territorio, anche e soprattutto tramite l'installazione di sistemi di videosorveglianza in grado di supportare le Forze dell'ordine.
Chiudo con un auspicio, che anche, in questa sede, si possa mettere in campo qualsiasi operazione atta ad aiutare gli uomini delle varie Forze dell'ordine che si impegnano sul nostro territorio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maiorano. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MAIORANO(FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, è di ieri la notizia di un triste episodio accaduto a Napoli, l'ennesimo. Un agente della Polizia di Stato, per difendere la vita di un collega, è stato costretto a fare uso dell'arma in dotazione e a sparare al suo aggressore. L'aggressore, un pregiudicato di 29 anni, probabilmente sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, è stato fermato solo grazie a un colpo di pistola a una gamba, poco prima che lo stesso riuscisse a colpire con delle forbici la gola di un poliziotto intervenuto in difesa di due persone. Pochi minuti prima, infatti, lo stesso giovane, a seguito dell'ennesima lite familiare, aveva già tentato di uccidere sia la madre che il suo compagno, sempre con le stesse forbici, sempre infierendo diversi colpi in varie parti del corpo.
L'epilogo, purtroppo, è tragico: vede la morte dell'aggressore, a causa di eventi che devono essere ancora accertati dalla magistratura. Credo sia doveroso, in questa sede, esprimere anzitutto il cordoglio e la vicinanza ai familiari del ventinovenne che ha perso la vita. Non possiamo, però, dimenticare l'agente di Polizia che è stato costretto ad aprire il fuoco, unico modo per riuscire a salvare la vita del proprio collega. Presidente, parlo con cognizione di causa, ma anche per esperienza personale: quanto accaduto a Napoli è quello che tutti noi auspichiamo che non succeda mai. Nessun componente delle Forze dell'ordine avrebbe mai voluto fare uso delle armi o della forza, questo glielo posso assicurare.
Se la vita del giovane aggressore si è interrotta, se la vita dei propri familiari non sarà più la stessa, sarà anche così per i giovani poliziotti coinvolti in questa vicenda. Oltre alla questione morale e psichica che ti può colpire dopo avere cagionato la morte di un tuo simile, si aprirà sicuramente un capitolo giudiziario, anche questa volta a causa di quel famoso atto dovuto, atto dovuto che porterà a vedere il nome del poliziotto sul registro degli indagati, non escludo su qualche testata giornalistica, probabilmente una sospensione dal servizio, a metà stipendio, un trasferimento e il blocco della carriera, in attesa che il processo, che sicuramente potrà durare anni, faccia il suo corso, vedrà il poliziotto e la sua famiglia travolti da infinite difficoltà, anche economiche.
Dovremmo anche noi, in questa sede, parlare di atto dovuto, ma un atto dovuto a sostegno delle nostre donne e dei nostri uomini in divisa. Dobbiamo ricordarci di loro non soltanto quando portano a compimento una brillante operazione, come la cattura di un pericoloso latitante o, peggio, quando qualcuno di loro finisce esanime sulla strada, nell'espletamento del proprio dovere. Abbiamo il dovere di ricordarci di loro e del loro sacrificio ogni santo giorno , ogni santo giorno. Presidente, oggi abbiamo rischiato di commemorare l'ennesima vittima del dovere. Ci saremmo abbracciati intorno alla famiglia del poliziotto ucciso in servizio, per poi magari dimenticarcene già domani. Per fortuna, non è stato così, soprattutto grazie al tempestivo intervento di un altro collega, che, con responsabilità e senso del dovere, non si è tirato indietro.
PRESIDENTE. Deve concludere.
GIOVANNI MAIORANO(FDI). Un giovane poliziotto che ha rischiato di morire con colpi di forbici alla gola, infieriti da un esagitato che, dopo avere colpito in casa i propri familiari, ha seguito gli stessi fino all'interno del commissariato di Polizia, dove gli aggrediti avevano cercato aiuto. Oggi piangiamo comunque, piangiamo la morte di un giovane travolto da una vita sicuramente non facile, vittima anche lui della criminalità organizzata, dello spaccio di sostanze stupefacenti e di una società spesso distratta. In questa sede, però, non abbiamo solo il dovere della commemorazione; abbiamo, soprattutto, il dovere di affrontare la questione della correttezza di una procedura che si attiva come un automatismo ogniqualvolta le Forze dell'ordine sono costrette a fare uso delle armi. Appare opportuno avviare una riflessione sul tema e immaginare che, laddove si sia ricorsi alle armi, sia possibile svolgere una valutazione preliminare per determinarne la legittimità dell'utilizzo, al fine di uscire dal rigido schema dell'atto dovuto, che spesso, proprio nelle situazioni più delicate, rappresenta un ostacolo al lavoro degli agenti operanti.
Ho concluso. Ribadendo le condoglianze, mie e delle istituzioni, ai familiari della vittima, auspico una presa di coscienza e interventi concreti da parte dell'organo legislativo sulla questione sollevata, e io, Presidente, ne sarò comunque prossimo promotore.
È giusto esprimere cordoglio in vicende come questa, ma non dimentichiamo mai gli uomini e le donne in divisa, servitori dello Stato e angeli custodi della legalità .
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
Conversione in legge del decreto-legge 14 gennaio 2023, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di trasparenza dei prezzi dei carburanti e di rafforzamento dei poteri di controllo del Garante per la sorveglianza dei prezzi, nonché di sostegno per la fruizione del trasporto pubblico.
(C. 771-A)
Relatrice: COLOMBO.