PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ANNARITA PATRIARCA, legge il processo verbale della seduta del 20 aprile 2023.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 77, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Il Presidente del Senato, con lettera pervenuta in data 21 aprile 2023, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96- comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla I Commissione (Affari costituzionali):
S. 591 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 marzo 2023, n. 20, recante disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all'immigrazione irregolare” (1112) -
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96- è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Poiché il suddetto disegno di legge è iscritto nel calendario dei lavori dell'Assemblea a partire da martedì 2 maggio 2023, ai sensi del comma 5 dell'articolo 96- del Regolamento, il termine di cui al comma 4 del medesimo articolo è conseguentemente adeguato.
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti col Parlamento, con lettera in data 22 aprile 2023, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96- comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e XI (Lavoro):
“Conversione in legge del decreto-legge 22 aprile 2023, n. 44, recante disposizioni urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche” (1114) -
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96- è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 20 aprile 2023, il presidente del gruppo parlamentare Fratelli d'Italia ha reso noto che, in data 19 aprile 2023, l'assemblea del medesimo gruppo ha nominato vice presidente la deputata Augusta Montaruli.
Saluto gli studenti e i docenti della classe V dell'Istituto comprensivo “Manin” di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune
Ricordo che in questo momento stiamo per affrontare la discussione generale e che sono presenti prevalentemente i deputati parlamentari che svolgeranno i loro interventi sull'ordine del giorno.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Cappelletti ed altri n. 1-00100 concernente iniziative in relazione al Piano REPowerEU e ai relativi investimenti in campo energetico nell'ambito del PNRR .
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea .
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
È iscritta a parlare la deputata Pavanelli, che illustrerà anche la mozione n. 1-00100, di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI(M5S). Grazie Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, Vice Ministra Gava, come tutti sappiamo, il PNRR è stato ideato per sostenere le economie di tutti gli Stati membri di fronte agli effetti della pandemia. In quel momento nessuno poteva pensare che da lì a poco ci saremmo trovati ad affrontare un'altra emergenza ancora più grave, come quella scaturita dalla guerra in Ucraina. Al netto del prezzo altissimo che stiamo pagando in termini umanitari, la guerra ha avuto un ulteriore effetto negativo sul prezzo dell'energia, colpendo le economie europee, già martoriate dagli effetti della pandemia. La risposta dell'Europa a questa nuova emergenza è stata REPowerEU, che riguarda l'inserimento di un nuovo capitolo del PNRR, volto a eliminare gradualmente la dipendenza dell'Unione europea dalle importazioni di combustibili fossili, in particolare quelli russi. Tale obiettivo dovrebbe essere raggiunto ben prima del 2030, coerentemente con gli obiettivi climatici previsti dal europeo per la stessa data del 2030 e per il 2050. Per raggiungere questi ambiziosi traguardi, l'Europa ha previsto misure destinate a incrementare l'efficienza e il risparmio energetico degli edifici e la decarbonizzazione delle industrie.
Davanti a queste esigenze dobbiamo avere chiaro che diventa indispensabile aumentare immediatamente gli investimenti nelle misure di efficienza energetica, come l'adozione di soluzioni di riscaldamento e raffreddamento sostenibili ed efficienti, che offrono un mezzo efficace per affrontare alcune delle sfide più urgenti in materia di approvvigionamento e di costi dell'energia. Così come non si può ignorare l'esigenza di riforme e di investimenti, con l'obiettivo di incrementare l'efficienza energetica e la decarbonizzazione dell'industria, per l'idrogeno verde e gli altri combustibili rinnovabili di origine non biologica.
Il REPowerEU, se possibile, è ancora più ambizioso del pacchetto di interventi contenuti all'interno del Saremo chiamati a incrementare del 42,5 per cento la quota di produzione di energia rinnovabile ed aumentare dal 9 al 13 per cento l'obiettivo di efficienza per ridurre del 40 per cento i consumi energetici rispetto al 2007. Nel dettaglio dobbiamo raddoppiare la capacità solare fotovoltaica, installando 320 gigabyte entro il 2025 e 600 gigawatt entro il 2050. Dobbiamo introdurre l'obbligo giuridico di installare pannelli solari su tutti i nuovi edifici, rafforzare le catene di approvvigionamento dell'energia eolica e snellire il processo di autorizzazioni, installare almeno 10 milioni di pompe di calore nei prossimi 5 anni e varare misure per integrare l'energia geotermica e termo-solare nei sistemi di teleriscaldamento e riscaldamento collettivo. Inoltre, nell'immediato, dovremo ridurre di circa 80 miliardi di metri cubi l'importazione di gas.
Una domanda sorge spontanea: come pensate di raggiungere questi obiettivi, anche molto prossimi, senza un reale impegno nell'ottica della decarbonizzazione del Paese? Dal 1° febbraio 2022 tutti gli Stati membri dovevano indicare le nuove riforme e i nuovi investimenti, da realizzare entro il 2026 con l'obiettivo di aumentare le quote di energie sostenibili e rinnovabili. Il 28 febbraio 2023 è stato pubblicato il nuovo regolamento per l'inserimento di capitoli dedicati al Piano REPowerEU all'interno del PNRR. Gli Stati membri dovranno presentare capitoli dedicati quanto prima e preferibilmente entro due mesi da tale data e, quindi, entro il prossimo 30 aprile, ovvero tra 4 giorni. Da quanto ci risulta soltanto a febbraio scorso il Governo ha convocato a Palazzo Chigi gli amministratori delegati delle maggiori società partecipate italiane (ENI, Enel, Snam e Terna) per fare il punto sui progetti da inserire all'interno del PNRR con i fondi del REPowerEU. Come mai non avete ascoltato le imprese del settore delle rinnovabili? Permettetemi di ritenermi preoccupata già dalla tempistica. Non vorrei che, oltre ai soldi del PNRR, si possa correre il rischio di perdere anche tali risorse. E sappiamo che questo è il Governo del procrastinare e ci possiamo aspettare di tutto.
Per quanto concerne il metodo, secondo la Premier servono pochi progetti necessari e fattibili, un punto di vista che non condividiamo assolutamente e che addirittura va contro l'essenza ontologica della transizione verde. Il MoVimento 5 Stelle si è sempre opposto alle grandi opere particolarmente impattanti sul territorio, non sul piano ideologico, ma su quello pratico. La realizzazione di grosse opere comporta la distrazione di risorse che, invece, potrebbero essere usate per finanziare iniziative diffuse su tutto il territorio nazionale, sfruttando il più grande valore delle energie rinnovabili, ovvero di essere accessibili a tutti .
Vi abbiamo dato anche un esempio su come fare, con il superbonus e con le comunità energetiche. Ancora oggi, siamo in attesa della pubblicazione dei decreti attuativi per la messa a terra di numerosi progetti pronti per le comunità energetiche.
Vice Ministro, tramite il Presidente chiedo, ancora una volta, che vengano pubblicati questi decreti attuativi, altrimenti rischiamo di perdere 2,2 miliardi di euro per le comunità energetiche nei piccoli comuni . Io mi auguro che il Governo non pensi che la transizione ecologica debba restare un affare di pochi. Noi riteniamo che invece si tratti di un cambiamento che deve riguardare tutti, in primo luogo i cittadini, in modo che chiunque si senta parte integrante di questo processo e sia messo nelle condizioni di poter dare il proprio contributo.
I progetti che trapelano dalla stampa non ci danno rassicurazioni. Siete sicuri che il gasdotto appenninico di Snam sia in linea con il REPowerEU? Oppure, leggo di un impianto proposto da ENI per la cattura della CO2 a Ravenna. Questo tipo di impianti fu tolto dal PNRR in quanto non rispettoso del principio di non arrecare danno, un principio fondamentale del. Non vorrei che fosse bocciato come gli stadi, visto che è una tecnologia non ancora sicura. Infatti, nell'ultimo rapporto dell'IPCC, l'International Institute for sustainable development ha inserito quanto segue: si rileva che l'attuazione del CCS attualmente deve affrontare barriere tecnologiche, economiche, istituzionali, ecologico-ambientali e socio-culturali. Inoltre, ci sono metodi più ecosostenibili per la cattura della CO2. Penso, ad esempio, ai progetti, già sperimentati in Italia, con le micro alghe. Alcuni di questi sono stati esposti all'Expo come fiore all'occhiello dell'innovazione tecnologica del .
Allora, perché non sfruttare modelli innovativi meno impattanti, creando così una filiera industriale? Lo dico anche perché fra poche settimane sarà discusso in Europa il Net Zero Industry Act, che ha l'obiettivo di produrre all'interno dell'Unione europea, entro il 2030, almeno il 40 per cento del fabbisogno annuo di tecnologie utili per la neutralità climatica. Sapete cosa accomuna i vostri progetti? Il fatto di essere conservatori di un modello energetico fondato sulla centralizzazione e sull'impiego di fonti fossili e, in particolare, del gas, esattamente l'opposto degli obiettivi europei per la neutralità climatica. A questo va aggiunto anche lo svantaggio che si tratta di grandi opere che impongono impegni commerciali di lungo periodo, di cui lo Stato dovrà farsi carico, con ricadute economiche su tutti i cittadini.
Ma, davvero, credete che sia questa la strada giusta? Non vi rendete conto che tutti i Paesi dell'Eurozona continuano ad andare in direzione opposta alla vostra? Eppure, grazie alla conformazione del nostro Paese, che ha sole e vento in abbondanza, abbiamo l'opportunità di essere produttori di energie rinnovabili anche per altri Paesi, come sta facendo in questo momento la Spagna, che oggi ha già raggiunto il 40 per cento di fabbisogno tramite rinnovabili e sta esportando energia in Francia. Sì, avete sentito bene, stanno esportando energia rinnovabile in Francia. Inoltre, le rinnovabili creano posti di lavoro locali, basta leggere i risultati ottenuti negli Stati Uniti dove, negli ultimi sei mesi, si sono creati 100.000 nuovi posti di lavoro nel settore delle rinnovabili.
Ecco perché sarebbe fondamentale promuovere la formazione nelle scuole, nelle università e negli ITS per avere lavoratori per questa grande trasformazione industriale. Lo scorso 18 aprile, il Parlamento europeo ha dato il via libera a tre pilastri della direttiva , tra cui la riforma dell'ETS - Emissions trading system - cioè il sistema europeo di scambio di quote di immissione di gas a effetto serra. L'ETS sancisce un principio semplice: chi inquina paga. Viene fissato anche un prezzo da pagare per l'immissione di gas a effetto serra direttamente in capo alle industrie dei vari Stati membri, che saranno così incentivate a ridurla, investendo in tecnologie verdi. Tuttavia, questo meccanismo è stato esteso anche alle emissioni relative alle auto e agli edifici, con i costi dei combustibili fossili destinati ad aumentare sempre di più.
In buona sostanza, oggi, continuare a sostenere le fonti fossili significa fare ricadere i costi futuri di questa scelta direttamente su imprese e cittadini. È bene che i colleghi della maggioranza lo sappiano, l'alternativa è la vera transizione ecologica in grado di portare sin da subito benefici all'ambiente ma anche economici diretti per i cittadini, tramite il taglio del costo dell'energia. Allora, colleghi della maggioranza, vi chiedo: come immaginate il futuro dell'Italia? Non sono certa che vi siate resi conto che questa è la sfida che stiamo affrontando oggi. Dicevate di essere pronti, forse lo siete, ma a una nuova restaurazione, non certo a immaginare il futuro del Paese tra venti o trent'anni. Eppure, molte imprese italiane ed estere sono pronte ad investire ingenti somme nel nostro Paese, perché - come dicevo prima - abbiamo molto sole e vento, condizioni perfette per la transizione energetica, ma chiedono di avere più certezze per i tempi di attuazione dei progetti proposti, chiedono che la rete elettrica sia efficace per ricevere queste energie e chiedono di poter investire in batterie di accumulo efficienti.
La transizione energetica ed ecologica non è un'ideologia, come raccontate ai cittadini, ma è una necessità per ambire alla neutralità climatica, cosa che chiede da anni anche il Segretario generale delle Nazioni Unite, Guterres, che, infatti, solo un mese fa dichiarava: ogni anno di inerzia per mantenere il riscaldamento globale sotto un grado e mezzo ci porta più vicino al precipizio, aumentando i rischi sistemici e riducendo la nostra resilienza contro la catastrofe climatica.
Ecco perché il MoVimento 5 Stelle ha depositato questa mozione che impegna il Governo a garantire nuovi progetti per il REPowerEU, coerenti con gli obiettivi europei per la decarbonizzazione, rivolti a sostenere la riduzione dei consumi attraverso l'efficientamento energetico delle case e l'autoconsumo singolo e collettivo, a sostenere le imprese verso la transizione energetica, con agevolazioni economiche, a puntare su infrastrutture compatibili con la transizione energetica da fonti rinnovabili, finanziando progetti per l'accumulo delle rinnovabili, a puntare sulla decarbonizzazione in ogni ambito produttivo, puntando alla neutralità climatica e allargando la platea a un'ampia consultazione prima dell'invio dei progetti in Europa .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Andrea Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, torno dopo pochi giorni a intervenire in quest'Aula sul tema del REPowerEU, a nome del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, perché la mozione che abbiamo depositato e che presentiamo oggi si inserisce in un percorso di iniziative politiche e di iniziative parlamentari che hanno un obiettivo molto chiaro e molto importante: noi vogliamo tenere acceso un faro da parte delle istituzioni sull'importanza del Piano del REPowerEU. Lo abbiamo fatto nella discussione che c'è stata sul tema della del PNRR in queste settimane al Senato, grazie a un ordine del giorno che è stato approvato e che è stato presentato dal nostro senatore Nicita. L'Esecutivo si è impegnato e inviare al Parlamento una relazione illustrativa degli investimenti e delle riforme inserite, sul piano generale, nel PNRR, ma anche, specificatamente, nel REPowerEU.
Grazie a una nostra interpellanza, qui, alla Camera, che ho presentato insieme al collega Piero De Luca, abbiamo messo in luce quanto però, al di là degli impegni su ciò che sarà presentato e messo in campo in futuro da parte del Governo, siamo fortemente preoccupati da quello che non si sta già facendo sul Piano REPowerEU, e non tanto solamente per una questione di date o di elementi perentori – vi è stata una replica da parte del Governo alla nostra interpellanza in cui si è ribadito che è possibile comunque osservare non la scadenza del 30 aprile, che non è stata al momento rispettata, ma proiettare poi tutti gli impegni nella dimensione del 31 agosto - ma perché noi abbiamo una fortissima paura.
Oggi avremo finalmente l'occasione di confrontarci, in termini generali, con il Ministro Fitto nell'informativa che abbiamo chiesto per settimane senza risposta, e l'unica risposta che abbiamo avuto in quest'Aula è stata la replica alla discussione generale, una replica immaginata per non ammettere repliche. Oggi finalmente ci sarà una possibilità di informativa e di confronto, perché la nostra paura è che tutti questi ritardi possano far perdere al nostro Paese un'occasione. E non ripeterò in quest'Aula, perché è stato fatto, sarà fatto quando andremo poi a fare le dichiarazioni di voto, che cos'è il REPowerEU, perché nasce il REPowerEU, quanto vale, non solo 2,7 miliardi di euro, ma tutti i capitoli che può arrivare a mettere insieme, oltre 5 miliardi.
Lo abbiamo detto quanto sia importante, all'indomani di quella enorme tragedia che ha sconvolto e che sta continuando a sconvolgere le nostre vite, che è quella della guerra, riflettere su quello che possiamo cambiare per raggiungere i grandi e ambiziosi obiettivi comunitari, ma farlo garantendo anche al nostro Paese una strategia energetica che possa emanciparci dalla dipendenza dal gas russo. Quindi abbiamo detto tante volte che cos'è, perché nasce, quanto vale, ma metto un accento in più, ed è l'accento a cui sono rivolti gli impegni della nostra mozione, gli impegni che chiediamo al Governo, gli impegni che ci aspettiamo che vengano assunti da quest'Aula e dal Governo, ed è a chi è destinato. Tutti questi interventi, dagli interventi infrastrutturali agli interventi che servono a ridurre il consumo di energia, agli interventi che servono a rendere più efficiente la nostra transizione verso le rinnovabili, hanno dei destinatari chiari, che sono le famiglie e le imprese italiane. Famiglie e imprese italiane che si sono già fatte carico di spese fortissime, in parte giustamente e fortemente sostenute dagli interventi che, a partire dall'azione dei precedenti Governi, sono stati messi in campo, ma che chiaramente devono essere implementati in un termine che non può essere solo quello di aiutare il pagamento in bolletta, ma di fare tutto quello che serve a far sì che costi di meno quell'energia e che possa esserci un risparmio, e non un doppio costo nel momento del sostegno.
Tutti questi interventi sono assolutamente necessari, e sprecare questa occasione, questi miliardi di euro di occasione, per le imprese e i cittadini significa perdere quelle infrastrutture rinnovabili, quell'energia sostenibile, quel lavoro per le comunità energetiche che è assolutamente necessario e indispensabile! Ed è per questo che noi, con un occhio rivolto all'interesse delle famiglie e delle imprese, chiediamo oggi, ancora una volta, parole chiare.
Il primo impegno che abbiamo chiesto è quello di presentare entro il 30 aprile 2023 il capitolo dedicato al Piano REPowerEU all'interno del PNRR, comunque garantendo una piena e consapevole valutazione, da parte dei soggetti interessati, dei progetti ivi previsti, ai fini della piena sostenibilità economica, sociale, territoriale e ambientale. Lo ripeto, dopo che lo abbiamo ripetuto in occasione della presentazione dell'interpellanza: il termine finale del 31 agosto non ci esime dall'aprire una grande discussione pubblica e politica nel termine del 30 aprile su quello che il Governo sta effettivamente facendo per realizzare il REPowerEU, perché, in assenza di passaggi che costruiscano anche le dimensioni di un'impresa che non è solo un'impresa politico-istituzionale, che è un'impresa sociale che coinvolge i cittadini, le imprese, i soggetti del Paese, senza creare quelle condizioni, noi rischiamo di arrivare all'ultima scadenza e non cogliere l'occasione complessiva, è ancora peggio.
Se c'è qualcosa eventualmente da correggere, se c'è qualcosa eventualmente di sbagliato, un conto è aprire la discussione il 30 aprile e avere dal 30 aprile al 31 agosto i mesi necessari per effettuare i correttivi che servono a non sprecare un'occasione di questo livello, un conto è presentarsi l'ultimo giorno. Spesso presentarsi l'ultimo giorno può equivalere a perdere un treno, ma lo vediamo, ciascuno di noi, nella nostra esperienza quotidiana. Se devo prendere un treno ho due occasioni: posso presentarmi alla stazione 20 o 10 minuti prima, o posso anche dire “punto a prenderlo all'ultimo secondo”, ma, se ho sbagliato qualcosa in quell'ultimo secondo, quel treno parte e mi lascia a terra. E non lascia a terra il Governo, non lascia a terra il Parlamento; lascia a terra le imprese e le famiglie italiane.
Secondo punto, lo abbiamo detto, un ordine del giorno al Senato andava in questa direzione, è una funzione indispensabile, bisogna coinvolgere il Parlamento sulla definizione dei programmi ivi compresi, anche al fine di assicurare la coerenza con gli obiettivi fissati dal PNRR, e che ciascuno dei progetti contribuisca effettivamente ed efficacemente al conseguimento degli obiettivi del REPowerEU, come previsto dal regolamento comunitario, con particolare riferimento - e qui andiamo ai punti - al contrasto della povertà energetica, distribuzione territoriale in conformità al rispetto degli obiettivi in materia di coesione economica, sociale e territoriale e alla clausola del 40 per cento, il rispetto della percentuale di almeno il 37 per cento dei costi totali stimati nelle misure per contribuire efficacemente alla transizione verde, compresa la biodiversità, il contributo alla diffusione delle energie rinnovabili, al miglioramento dell'efficienza energetica, alla riduzione della dipendenza da combustibili fossili, la riqualificazione della forza lavoro per acquisire competenze verdi.
Questo tema cruciale della formazione e della costruzione di posti di lavoro che ci possano garantire di occupare uno spazio nel futuro è il grande tema, la scelta strategica che dobbiamo compiere, osservando gli indirizzi comunitari. Scegliere di posizionarsi in anticipo sui settori del futuro significa garantire il lavoro per oggi e per domani; non farlo significa arrancare nella direzione di futuro che sta prendendo l'intero sistema comunitario. In ogni caso, occorre prevedere, per il raggiungimento degli obiettivi del REPowerEU, l'immediata entrata in vigore dei decreti attuativi sulle comunità energetiche rinnovabili, essendo i termini per l'emanazione degli stessi già ampiamente scaduti, per favorire la produzione diffusa di energia rinnovabile e contribuire al contrasto della povertà energetica.
Secondo punto, la prioritaria riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare pubblico, con particolare riferimento agli istituti scolastici, alle strutture sanitarie, ai tribunali e alle carceri, con un'attenzione particolare nei confronti della drammatica situazione delle nostre carceri, garantendo la continuità degli strumenti di finanziamento degli interventi e prestando particolare attenzione alla riqualificazione degli edifici con le peggiori prestazioni energetiche. Infine, terzo punto, meccanismi incentivanti che favoriscano l'autoproduzione da fonti rinnovabili da parte delle imprese. Noi vogliamo scongiurare ritardi e rimodulazioni del PNRR per non disperdere le risorse che derivano dal PNRR, ma anche per assicurare il raggiungimento di quegli obiettivi necessari alla transizione verde che sono nel cuore della programmazione comunitaria.
Quindi, quello che noi chiediamo con questa mozione da parte del Governo è una piena assunzione di responsabilità, e lo facciamo in un'ottica che non è di parte, lo facciamo da opposizione, lo facciamo negli spazi che sono consentiti all'opposizione, lo abbiamo fatto in Parlamento, lo stiamo facendo alla Camera, lo abbiamo fatto al Senato, lo faremo oggi, lo continueremo a fare, ma sempre tenendo nel cuore l'attenzione di dare e mettere queste risorse nelle condizioni di arrivare nelle tasche dei cittadini, delle imprese, nella vita delle persone.
Questo è il nostro obiettivo ed è il motivo per cui noi continuiamo a presentare atti su questo tema. Questa è la ragione per cui noi chiediamo a tutti di assumere una consapevolezza collettiva dell'importanza di questa questione e di costruire un calendario dei lavori che non sia un adempimento burocratico.
La preoccupazione quando si cambiano le macchine in corsa e quando lo si fa in maniera così pesante e così profonda - l'abbiamo visto nel dibattito sul DL PNRR e ce ne stiamo accorgendo - è che alla fine non si arrivi al traguardo. Non a caso, anche nelle corse automobilistiche può succedere che ci si fermi per un , per cambiare carburante. C'è la necessità, se sono cambiate le condizioni dell'asfalto, di cambiare gli pneumatici, ma non è mai successo che un mezzo, che sta competendo a una corsa così importante, cambi nella sua interezza tutti i pezzi di cui è composto, perché nel momento in cui si vuole ossessivamente cercare di cambiare tutto quello che si vuole nascondere è che forse non si vuole arrivare a destinazione e noi di non arrivare a destinazione non ce lo possiamo permettere .
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'istituto professionale di Stato per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera “Federico di Svevia” di Termoli, in provincia di Campobasso, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
Avviso, per correttezza di informazione, che siamo in presenza di una discussione generale e sono presenti in Aula i parlamentari iscritti al dibattito in corso, prevalentemente i parlamentari iscritti al dibattito in corso. È iscritto a parlare il deputato Schiano Di Visconti. Ne ha facoltà.
MICHELE SCHIANO DI VISCONTI(FDI). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi e Governo, il nuovo regolamento dell'Unione europea 2023/435 disciplina l'inserimento di capitoli dedicati al REPowerEU nei Piani per la ripresa e la resilienza. Ha l'obiettivo di rafforzare l'autonomia strategica dell'Unione europea, diversificandone l'approvvigionamento energetico e ponendo la parola “fine” alla sua dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili da Paesi non più affidabili per diverse ragioni, come la Russia.
Volendone tradurre gli effetti in termini tecnico-pratici, gli Stati membri potranno aggiungere un nuovo capitolo dedicato al piano REPowerEU ai rispettivi Piani nazionali per la ripresa e la resilienza nell'ambito del allo scopo di finanziare investimenti e riforme chiave che contribuiranno al conseguimento degli obiettivi del Piano stesso.
Tra le mete principali del REPowerEU figurano l'aumento della resilienza, della sicurezza e della sostenibilità del sistema energetico dell'Unione europea, mediando la necessaria riduzione della dipendenza dai combustibili fossili e la diversificazione dell'approvvigionamento energetico a livello continentale, anche potenziando la diffusione delle energie rinnovabili, l'efficienza energetica e la capacità di stoccaggio dell'energia.
Attraverso i meccanismi europei di redistribuzione, saranno poste a disposizione ulteriori sovvenzioni pari a circa 20 miliardi di euro per finanziare gli investimenti e le riforme. Le fonti di tale finanziamento saranno il Fondo per l'innovazione, per il 60 per cento, e l'anticipazione delle quote enti Terzo settore per il 40 per cento. Il criterio di ripartizione è una formula che tiene conto della politica di coesione della dipendenza degli Stati membri dai combustibili fossili e dell'aumento dei prezzi degli investimenti. Gli Stati membri avranno ulteriore occasione di richiedere un sostegno sotto forma di prestito anche nel caso di richieste superiori al 6,8 per cento del reddito nazionale lordo laddove si applichino le condizioni pertinenti. Inoltre, gli Stati membri avranno la possibilità di trasferimenti volontari dalla riserva di adeguamento alla Brexit.
Questo è il quadro normativo generale in cui si sta muovendo il nostro Governo, nel pieno rispetto delle disposizioni di programmazione comunitaria. Lo fa con decisione e pragmatismo, al di là delle inutili picconate dell'opposizione, che troppo spesso si affanna a correre a vuoto, come nel caso della mozione dei 5 Stelle di oggi sulle CES, per piazzare la bandierina mediatica su temi che non sono di parte o che almeno non dovrebbero esserlo, ma che stanno a cuore, invece, a tutti gli italiani che amano questa splendida Nazione, il suo futuro e quello delle proprie famiglie e imprese, al netto delle bandiere, delle appartenenze e delle facili partigianerie.
È infatti di poche settimane fa la predisposizione di un piano serio e concreto del nostro Governo che punta a incentivare le comunità energetiche, vale a dire la diffusione di forme di autoconsumo di energia da fonti . Il testo del provvedimento, sul quale il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Pichetto Fratin, ha impresso una decisa accelerazione in quella direzione dopo i ritardi accumulati nei mesi precedenti proprio a causa delle incertezze e delle incapacità del Governo Conte prima e del Governo Draghi poi, dovrà attendere il disco verde della Commissione europea per la sua definitiva entrata in vigore. Con questo provvedimento si darà al sistema Italia una nuova energia, tutta improntata all'approvvigionamento rinnovabile, e una poderosa fonte di sviluppo economico sostenibile, uno strumento coerente con il doppio obiettivo di questo Governo: la decarbonizzazione entro il 2030 e l'autonomia energetica da Nord a Sud.
La ricchezza dell'Italia sono le sue comunità. La visione energetica del futuro del Governo Meloni la pone al centro di una strategia volta a produrre e a consumare energia da fonti pulite, risparmiando sui costi delle bollette. Se, come sistema Paese, sapremo completamente implementare le comunità energetiche, queste si riveleranno un enorme di crescita finanziaria sostenibile ma soprattutto di coesione sociale.
Questo Governo è impegnato anche a promuovere la realizzazione di impianti agrivoltaici innovativi, come prevede il PNRR, e si è posto l'obiettivo di installare almeno 1,04 chilowattora di impianti agrivoltaici entro il 30 giugno 2026. Il PNRR attribuisce a questo investimento risorse finanziarie pari a quasi un miliardo e 100 milioni di euro. L'autonomia energetica si costituisce anche puntando sulla vocazione agricola di una gran parte del territorio del nostro Paese. Oggi la sfida che questo Governo interpreta con grande attenzione è far coesistere nei campi coltivabili l'eccellenza agricola con soluzioni nuove per generare energia pulita, aprendo opportunità di crescita nel settore nel segno della sostenibilità e dell'attenzione all'ambiente.
Assieme a quello delle comunità energetiche, questo è probabilmente uno dei provvedimenti più qualificanti per cambiare dal territorio il paradigma energetico del nostro Paese e guardare al futuro. L'elemento fondamentale della misura per garantire la realizzazione di progetti che generino benefici concorrenti nell'agricoltura e nell'energia e valutarne gli effetti nel tempo è il sistema del monitoraggio. È previsto, infatti, che queste installazioni garantiscano la continuità dell'attività agricola sottostante all'impianto per tutto il periodo di vita utile delle strutture stesse e che siano monitorati il microclima, il risparmio idrico, il recupero della fertilità del suolo, la resilienza ai cambiamenti climatici e la produttività agricola per i diversi tipi di culture.
Le preoccupazioni circa i ritardi di attuazione del PNRR sono respinte al mittente. In queste ore il Ministro Fitto è al Senato proprio per l'informativa sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, dunque per spegnere i soliti focolai di dubbi, perplessità e scetticismi, forieri di sterili denigrazioni dell'avversario politico. Fitto sta operando nel migliore dei modi possibili a Bruxelles per tutelare gli interessi degli italiani. Questa è la priorità e il cambio di rotta rispetto al passato, cioè gli interessi degli italiani sottolineati con molta decisione .
I presunti ritardi non hanno nulla a che vedere con l'operato di Fitto o del Governo italiano. Sappiamo benissimo che alcuni progetti, riferiti ai 55 obiettivi assegnati all'Italia nel secondo semestre 2022 dalla Commissione europea, erano stati dati per certi già nell'anno scorso e poi si sono arenati, ma non per colpa di Roma e non a Roma. È di pochi giorni fa, invece, la notizia certa dello sblocco della rata da 19 miliardi di euro che l'Europa darà all'Italia nei primi giorni di maggio. Questa vittoria certo non la dobbiamo a chi ci ha preceduto, ma è dovuta alla competenza, alla pazienza e alla capacità di mediazione internazionale del nostro Ministro.
Dunque, il Governo si sta muovendo in più direzioni al fine di soddisfare le disposizioni presenti nel Regolamento (UE) 2023/435. Questa normativa impone di tener conto del europeo quale strategia di crescita sostenibile dell'Europa e dell'importanza di far fronte ai cambiamenti climatici, in linea con l'impegno dell'Unione ad attuare l'Accordo di Parigi e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Contribuirà inoltre all'integrazione delle azioni per il clima e per la sostenibilità ambientale e al conseguimento dell'obiettivo globale di dedicare il 30 per cento della spesa del bilancio dell'Unione europea a sostegno degli obiettivi climatici.
Le misure sostenute dal dispositivo e incluse nei Piani nazionali di ripresa e resilienza degli Stati membri devono contribuire alla transizione verde, compresa la biodiversità e ad affrontare le sfide che ne derivano, oltre che determinare un importo corrispondente ad almeno il 37 per cento della dotazione totale del Piano nazionale di ripresa e resilienza ed almeno il 37 per cento dei costi totali stimati delle misure incluse nel capitolo dedicato al Piano REPowerEU, sulla base della metodologia di controllo del clima, come da altro regolamento dell'Unione europea. Sarà dunque necessario ottimizzare la complementarità e la coesione delle azioni intraprese dagli Stati.
Per promuovere l'indipendenza, la sicurezza e la sostenibilità dell'approvvigionamento energetico dell'Unione è stato introdotto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza un apposito capitolo dedicato al REPowerEU. Il tema della diversificazione dell'approvvigionamento energetico e la ricerca progressiva della sovranità energetica nazionale sono priorità di questo Governo. Non possiamo dipendere da Paesi stranieri per sostenere energeticamente le nostre famiglie, le nostre imprese e le strutture statali.
Di fondamentale importanza per il futuro della Nazione è il perseguimento degli obiettivi fissati nel Piano Mattei, come il nostro Premier ha recentemente sostenuto e continua a sostenere. In questo senso, di primaria responsabilità sarà per questo Governo incentivare le iniziative e le attività - come sta facendo ENI da qualche anno - continuando a puntare, in particolare, sui biocarburanti ottenuti dai rifiuti organici, dagli scarti dell'industria agricola e zootecnica e da colture non destinate all'uso alimentare. Ricordiamo che la stessa ENI ha convertito in bioraffinerie due impianti tradizionali a Venezia e a Gela e sta lavorando all'espansione di quest'ultima per incrementare la produzione di biocombustibili per il traffico aereo.
Dobbiamo tenere ben presente che la decarbonizzazione è l'obiettivo finale ma per la risoluzione del problema energetico non si può fare a meno dell'industria, perché l'industria ospita i grandi impianti fotovoltaici e dall'industria arrivano le tecnologie per sistemi di accumulo che riguardano non solo batterie ma anche sistemi di pompaggio, interamente , necessari a superare il carattere di intermittenza della rete, sempre più alimentata dalle rinnovabili. È anche opportuno ricordare che nell'industria si sperimentano le prime comunità energetiche e le unità virtuali abilitate miste (UVAM) che contribuiranno a stabilizzare la rete. Questo insieme di linee di meta da oltrepassare è costituito da tutti elementi cruciali per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e sovranità energetica.
Dovrà essere nostra cura e nostro impegno impiegare parte delle risorse del REPowerEU alla riqualificazione e al miglioramento delle competenze professionali, al fine di dotare la forza lavoro di ulteriori abilità in materia ecologica, nonché alla ricerca e allo sviluppo di soluzioni innovative legate alla transizione verde e alle tecnologie digitali ad esse funzionali, senza tralasciare di prevedere nel capitolo del REPowerEU le riforme di semplificazione, volte a superare gli ostacoli alla diffusione delle energie rinnovabili rappresentati dalla eccessiva applicazione delle procedure amministrative, da sempre ostacolo insormontabile e di freno all'economia italiana.
Dunque, parliamo di misure di rafforzamento e di sostegno - oltre che migliorative - nonché di urgenze strutturali non più rimandabili o sopperibili. Già, perché i concetti di sopperibilità, surrogabilità, precarietà e temporaneità, molto cari ai Governi precedenti, non possono più far parte del vocabolario istituzionale e della grammatica legislativa del nuovo Governo, del Governo in corso, che ha iniziato la sua attività da ottobre scorso.
Sì, cari colleghi, tutto è opinabile, tutto è discutibile tranne i fatti storici, oggettivi, realmente accaduti negli ultimi tempi in Italia. Per anni, l'emergenzialità ha costituito l'elemento caratterizzante i Governi precedenti: tutto veniva impacchettato, infiocchettato e propinato agli italiani sotto forma di pillole salvifiche . Così è stato per i a pioggia, poi rivelatisi un fallimento solidaristico e un incomprensibile spreco di danaro pubblico. Si è andati avanti per anni sulla falsariga dell'instabilità, della precarietà strutturale e degli incentivi a macchia di leopardo, indici di una mentalità assistenziale priva di una visione programmatica e di una costruzione pragmatica e razionale, necessarie all'economia e al di un grande Paese come l'Italia.
Concludo dicendo che questo Governo, invece, ha optato per una scelta coraggiosa: affrontare le carenze sistemiche annose ed irrisolte della macchina Stato a guida, da anni, di Governi scellerati di centrosinistra. Di conseguenza, dico alle opposizioni - tramite il Presidente - di stare tranquille e serene, perché stiamo facendo il bene degli italiani senza infingimenti, come era fatto in passato. Abbiamo idee chiare e competenze tali da riuscirci nel miglior tempo possibile, a cominciare dai prossimi appuntamenti europei in cui l'Italia si presenterà, finalmente, a testa alta ed adeguatamente preparata .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Vice Ministro, il tema che oggi affrontiamo ruota attorno a tre parole chiave: sovranità, sostenibilità, opportunità. Sovranità, perché è evidente che, in un mondo complesso e interconnesso, come quello di oggi, il tasso di sovranità reale passa anche e soprattutto dai grandi capitoli del debito pubblico e dell'indipendenza energetica. Sostenibilità, perché la tutela ambientale deve essere economicamente sostenibile e lo sviluppo economico deve armonizzarsi con la sostenibilità ambientale. Opportunità, infine, perché il processo che deve portare l'Italia e l'Europa verso la progressiva autonomizzazione energetica e verso il raggiungimento degli obiettivi di abbattimento dell'impatto ambientale non deve essere pensato in chiave oppositiva alla crescita economica bensì in termini di apertura di nuove filiere e di implementazione di nuove professionalità.
L'azione di Governo si prefigge di armonizzare questi obiettivi, affinché le tappe di questo percorso tengano conto della specificità della nostra economia, del tessuto produttivo nazionale, degli elementi caratterizzanti la nostra società, come ad esempio quelli legati al patrimonio immobiliare.
Signor Presidente, colleghi, dobbiamo spezzare la doppia fallace equazione ideologica per la quale l'ambientalismo sia necessariamente di sinistra e lo sviluppo necessariamente nemico dell'ambiente. A nulla più che ad una cultura conservatrice, riformista e liberale appartiene l'idea della conservazione dell'ecosistema, inteso come la casa nella quale l'uomo vive e opera. Da qui un approccio non ideologico, ma consapevole e pragmatico che renda la transizione ambientale graduale ed economicamente sostenibile e trasformi questa sfida, senz'altro difficile e gravosa, in una vera opportunità di sviluppo.
Non bisogna dimenticare, peraltro, che questa sfida, in atto da tempo, da tantissimo tempo, si interseca oggi con un quadro geopolitico estremamente complesso che ha portato, fra l'altro, a pesanti rincari in termini di energia, di approvvigionamenti alimentari e di materie prime. Rincari che, a loro volta, si ripercuotono sul Piano nazionale di ripresa e resilienza e sulla sua attuazione e dei quali, forse, l'Europa avrebbe dovuto avere, in corso d'opera, maggiore considerazione. In questo contesto, un contesto gravido di incognite, il Governo italiano si sta muovendo a tutela dell'interesse nazionale e perseguendo obiettivi ambiziosi, a cominciare dall'idea di un nuovo Piano Mattei che renda l'Italia un energetico mediterraneo per l'Europa, facendo dunque della crisi energetica e della necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento una grande occasione di prosperità. Nella stessa chiave, come già accennato, vanno intesi i processi di riduzione dell'impatto ambientale.
La salvaguardia della natura non deve essere la foglia di fico per coprire ideologie anti-sviluppiste, il sogno, o meglio, l'incubo di una decrescita infelice, che abbiamo già visto manifestarsi al Governo, nel recente passato.
Queste trasformazioni, al contrario, devono essere interpretate e utilizzate anche per creare nuove filiere produttive. Si annidano grandi potenzialità nello sviluppo delle tecnologie di efficientamento energetico che, sostenute con adeguati investimenti, possono avere ricadute economiche e occupazionali importanti; lo stesso dicasi per la creazione e la formazione di nuove competenze.
Insomma, signor Presidente, se l'evoluzione di un mondo che si trasforma deve seguire una giusta gradualità, le trasformazioni devono essere guidate da una grande attenzione alle loro ricadute. Quindi, il nostro obiettivo è uscire da questo dualismo suicida tra chi vede l'ecologia come un da perseguire a tutti i costi, senza mediazioni e adattamenti e chi vede, invece, nell'ambiente solo un freno, carico di costi sociali. Nel mezzo c'è la giusta strada, quella che noi intendiamo perseguire, una strada che passa per il pragmatismo, per il buon senso, per l'ambizione di una sfida e il realismo nella sua realizzazione; una strada che passa per lo sviluppo, per la conversione del capitale umano, oltre che delle tecnologie, per la creazione di nuove opportunità di impresa e di lavoro.
PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali. Il Governo intende intervenire o si riserva di farlo successivamente? Non interviene. Il seguito alla discussione è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del progetto di legge, approvato, in un testo unificato, dal Senato, n. 859: «Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: Accordo tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri, con Protocollo aggiuntivo e Scambio di lettere, fatto a Roma il 23 dicembre 2020, Protocollo che modifica la Convenzione tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio, con Protocollo aggiuntivo, conclusa a Roma il 9 marzo 1976, così come modificata dal Protocollo del 28 aprile 1978 e dal Protocollo del 23 febbraio 2015, fatto a Roma il 23 dicembre 2020, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno» e dell'abbinata proposta di legge n. 567.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta del 20 aprile 2023 .
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.
Le Commissioni III (Affari esteri) e VI (Finanze) riunite si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore per la III Commissione (Affari esteri), deputato Paolo Formentini.
PAOLO FORMENTINI, Grazie, Presidente. La proposta di legge al nostro esame, Atto Camera n. 859, approvata dal Senato il 1° febbraio scorso, adottata come testo base, reca l'autorizzazione alla ratifica dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera relativo all'imposizione sui redditi dei lavoratori frontalieri e il Protocollo che modifica la Convenzione tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
Per quanto concerne il primo Accordo, sul quale mi soffermerò in qualità di relatore per la III Commissione, questo è composto da 10 articoli e risponde alla necessità di definire un quadro giuridico in grado di eliminare le doppie imposizioni sui salari, sugli stipendi e sulle altre remunerazioni analoghe ricevute dai lavoratori frontalieri.
In merito agli aspetti generali, le disposizioni dell'Intesa bilaterale prevedono innanzitutto il principio di reciprocità. A differenza del precedente accordo del 1974, che regola unicamente il trattamento dei lavoratori frontalieri italiani che lavorano in Svizzera, l'Accordo del 2020 disciplina anche il trattamento dei frontalieri svizzeri che lavorano in Italia.
Quanto al metodo di imposizione, i salari sono imponibili nel Paese di svolgimento dell'attività lavorativa, mentre vi è il limite dell'80 per cento di quanto dovuto dallo stesso Paese, in base alla normativa sulle imposte sui redditi delle persone fisiche. Lo Stato di residenza applica, poi, le proprie imposte sui redditi ed elimina la doppia imposizione relativamente alle imposte prelevate nell'altro Stato.
Nella proposta di legge si riconosce, inoltre, la specificità della NASpI dei frontalieri e le deduzioni da reddito imponibile di assegni familiari e dei contributi per il prepensionamento, oltre all'innalzamento della franchigia a 10.000 euro.
L'Accordo fornisce, poi, una definizione di aree di frontiera riferendosi, per quanto riguarda l'Italia, alle regioni Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta e alla provincia autonoma di Bolzano, mentre per la Svizzera si intendono i cantoni dei Grigioni, del Ticino e del Vallese. A sua volta, si chiarisce che per lavoratore frontaliero si intende una persona fisica fiscalmente residente nei comuni i cui territori ricadono, per intero o parzialmente, in una fascia di 20 chilometri dal confine con l'altro Stato contraente e che svolge un'attività di lavoro dipendente nell'area di frontiera dell'altro Stato contraente, per un datore di lavoro residente, una stabile organizzazione o una base fissa dell'altro Stato e che, in generale, ritorna quotidianamente nel proprio Stato di residenza.
Viene disposto un regime transitorio per i lavoratori frontalieri residenti in Italia che lavorano in Svizzera o che vi hanno lavorato, con decorrenza dal 31 dicembre 2018. Ai lavoratori summenzionati viene applicato il regime di tassazione esclusiva in Svizzera fino alla data di entrata in vigore del nuovo Accordo. In particolare, le remunerazioni ricevute dai lavoratori frontalieri residenti in Italia che, alla data di entrata in vigore dell'Accordo svolgono, oppure che tra il 31 dicembre 2018 e la data di entrata in vigore hanno svolto, un'attività di lavoro dipendente nell'area di frontiera in Svizzera per un datore di lavoro ivi residente, una stabile organizzazione o una base fissa svizzere, restano imponibili soltanto in Svizzera.
Si prevede che i cantoni dei Grigioni, del Ticino e del Vallese verseranno, a beneficio dei comuni italiani di confine, una parte del gettito fiscale derivante dalle remunerazioni dei lavoratori frontalieri fino all'anno fiscale che termina il 31 dicembre 2033 e tale compensazione è stabilita nella misura del 40 per cento dell'ammontare lordo delle imposte pagate.
Viene, inoltre, istituito un apposito Fondo che garantirà ai comuni di frontiera eguali risorse, oltre al Fondo che permetterà il rilancio delle zone di confine.
Ulteriori disposizioni riguardano: il principio di non discriminazione del lavoratore frontaliero nel trattamento fiscale in base alla nazionalità, alla residenza, come anche alla durata del soggiorno e alla frequenza del ritorno al proprio domicilio; l'amichevole risoluzione delle questioni riguardanti l'interpretazione e l'applicazione dell'Accordo e la cooperazione amministrativa tra i due Paesi; l'entrata in vigore dell'Accordo e la clausola di riesame.
In conclusione, auspico che si porti a compimento il percorso, dopo il necessario passaggio al Senato. Come emerso, in sede di esame presso le Commissioni riunite III e VI, occorre ricordare che nel solo Canton Ticino lavorano circa 80.000 italiani, mentre nel Cantone dei Grigioni e in quello del Vallese i lavoratori italiani sono, rispettivamente, 8.000 e 6.000.
La Svizzera è il principale Paese estero nel quale l'italiano è lingua ufficiale e, inoltre, è il primo contribuente estero di pensioni erogate attraverso l'INPS, con un importo di circa 3 milioni di euro annui.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore, presidente della Commissione finanze, deputato Marco Osnato.
MARCO OSNATO, . Grazie, Presidente. Non aggiungerò molto a quanto già compiutamente descritto dal collega Formentini, però ritengo opportuno segnalare preliminarmente che alcune disposizioni della proposta di legge di ratifica non riguardano esclusivamente i lavoratori frontalieri con la Svizzera, ma tutti i lavoratori frontalieri italiani. In particolar modo, gli articoli 4, 5 e 6 prevedono: l'innalzamento della franchigia da 7.500 euro a 10.000 euro (disposta dall'articolo 4), la deducibilità dei contributi obbligatori per i prepensionamenti di categoria dei lavoratori frontalieri (di cui all'articolo 5) e la non imponibilità degli assegni familiari percepiti dei lavoratori frontalieri (di cui all'articolo 6).
È importante, inoltre, ricordare l'articolo 8 che, in relazione ai redditi prodotti in Italia dai frontalieri residenti in Svizzera, prevede che, sempre a decorrere dal periodo d'imposta successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore dell'Accordo, l'imposta netta e le addizionali comunali e regionali all'Irpef dovute sui redditi derivanti da lavoro dipendente prestato in Italia siano ridotte al 20 per cento.
Con riferimento alla ripartizione della compensazione finanziaria dovuta dai cantoni dei Grigioni, del Ticino e del Vallese, riguardo ai lavoratori frontalieri interessati dal regime transitorio, occorre menzionare l'articolo 9 dell'Accordo, che prevede che tale compensazione per ognuno dei tre cantoni sia pari al 40 per cento dell'ammontare lordo delle imposte sui salari, sugli stipendi e sulle altre remunerazioni analoghe pagate durante l'anno fiscale di riferimento. Essa è dovuta per ciascun anno fiscale di riferimento sino all'anno fiscale in corso al 31 dicembre 2033.
L'articolo 10 dispone, al comma 1, che, nel corso del periodo transitorio di cui all'articolo 9 dell'Accordo, ai comuni italiani di frontiera spetti un contributo statale idoneo a garantire un livello di finanziamento pari a 89 milioni di euro annui, che corrispondono all'importo ottenuto per l'anno 2019 per i trasferimenti effettuati dai cantoni della Svizzera in base al precedente Accordo dell'ottobre del 1974. Il comma 2 stabilisce che tale livello di finanziamento, pari a 89 milioni di euro annui, continui ad essere assicurato dallo Stato italiano ai comuni italiani di frontiera con la Svizzera, individuati ai sensi dell'Accordo, anche una volta terminato il periodo transitorio di cui sopra.
Concludo, ricordando, come ha già fatto il collega Formentini, il Fondo per lo sviluppo economico e il potenziamento delle infrastrutture e il sostegno dei salari nelle zone di confine elvetiche, così come, gli ultimi articoli che, ovviamente, sono di natura tecnica, con le coperture e la disciplina dell'entrata in vigore.
Questo è un Accordo molto atteso. È dunque opportuno e positivo che la Camera oggi lo affronti per l'approvazione. Credo sia anche uno dei primi passi. Altri passi sono stati evidenziati in Commissione, anche riguardo al tema dello dei lavoratori italiani in Svizzera, che è molto importante e che, a partire dal Senato, si sta già affrontando.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, Sottosegretario Freni, che rinuncia. È iscritto a parlare il deputato Pellicini. Ne ha facoltà.
ANDREA PELLICINI(FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'approvazione del progetto di legge di ratifica dell'Accordo fiscale tra Italia e Svizzera, anche alla luce della recente dichiarazione congiunta rilasciata dal Ministro Giancarlo Giorgetti e dalla sua omologa svizzera Karin Keller-Sutter, segna un momento fondamentale per le relazioni tra queste due Nazioni, legate da profondissimi rapporti economici, ma anche culturali.
Essendo stato sindaco per 10 anni di un comune di frontiera, il comune di Luino, ho potuto entrare nel vivo di queste relazioni antichissime, soffermandomi spesso sulle questioni legate ai frontalieri, cioè quei lavoratori italiani che ogni giorno si recano in Svizzera per andare al lavoro. Si tratta, oggi, di circa 77.000 lavoratori, che contribuiscono in modo rilevante allo sviluppo dell'economia di frontiera. I nostri lavoratori, con la loro professionalità, hanno fatto crescere e prosperare la Svizzera, ma hanno anche portato in Italia risorse importanti con i loro stipendi. Molti di questi lavoratori sono arrivati dal Sud Italia e sono venuti ad abitare nella fascia di confine, integrandosi con le comunità locali.
Con gli accordi del 1974, ottenuti grazie alla caparbietà di un sindaco di frontiera, il sindaco di Lavena Ponte Tresa, Antonio Sanna, i comuni insistenti nella fascia di 20 chilometri dal confine con la Svizzera ottennero importantissimi riconoscimenti economici, i cosiddetti ristorni. I lavoratori frontalieri pagavano le tasse in Svizzera, ma ai comuni italiani in cui vivevano erano riconosciute risorse considerevoli per la costruzione di scuole, strade e, più in generale, di infrastrutture che potessero soddisfare le esigenze di una popolazione che continuava a crescere, con l'aumento delle opportunità lavorative in Svizzera.
L'Accordo odierno, che modifica quello del 1974, ha avuto una lunga gestazione, in cui ha avuto un ruolo di primaria importanza l'associazione dei comuni di frontiera, il cui presidente, il sindaco Massimo Mastromarino, sindaco di Lavena Ponte Tresa, come il suo predecessore Antonio Sanna, audito anche in Commissione esteri in Senato, si è battuto con immenso impegno per difendere i diritti dei lavoratori e gli interessi dei comuni italiani, ottenendo nelle trattative, insieme alle associazioni sindacali dei lavoratori, significativi risultati.
In particolare, i frontalieri odierni e quelli che verranno assunti sino alla data di entrata in vigore dell'Accordo - si presume il 1° gennaio del 2024 - continueranno ad essere tassati soltanto in Svizzera, mentre i comuni manterranno, comunque, le entrate assicurate loro dai ristorni. Il Governo italiano si è, infatti, impegnato a mantenere i suddetti versamenti in loro favore.
Ma in questo progetto di legge diventa centrale anche un altro tema, quello della tutela delle imprese italiane di confine che, spesso, si vedono sottratta la loro manodopera, che, non appena formata, si indirizza verso gli stipendi molto più alti erogati oltre confine.
In questo modo, l'intero sistema formativo italiano, dalla scuola all'impresa, è paradossalmente al servizio delle aziende svizzere, con il risultato della desertificazione produttiva nelle aree di frontiera. Un esempio di questo fenomeno negativo si è avuto nel nord della provincia di Varese, nel luinese, distretto industriale tessile e meccano-tessile di primaria importanza fino agli anni Settanta e oggi ridotto a ospitare pochissime industrie, sebbene di grandissima qualità.
Ebbene, nel passaggio al Senato, è stato approvato un emendamento all'articolo 10, che poco fa richiamava il presidente Osnato, che mira ad assicurare ai dipendenti delle aziende di frontiera assegni integrativi sullo stipendio a titolo di premio di frontiera, al fine di sostenere la competitività salariale rispetto ai livelli salariali oltre confine e scongiurare i conseguenti rischi di desertificazione produttiva.
Questo principio importantissimo, per cui si sono battuti industriali, artigiani e associazioni imprenditoriali del territorio, nonché politici eletti in queste terre, come, nella scorsa legislatura, l'onorevole Matteo Bianchi, di Varese, trova finalmente riconoscimento in una legge dello Stato. L'obiettivo è di creare l'equilibrio che oggi manca nelle relazioni economiche di frontiera e di consentire alle nostre imprese, già sottoposte a un carico di fiscale considerevole, che va, comunque, ridotto, di contare su una continuità nella propria manodopera, non sacrificando in tal modo anni di formazione scolastica in azienda.
Concludo, Presidente. Con la modifica introdotta al Senato e con l'annunciato accordo sul telelavoro per i frontalieri da parte del Ministro Giorgetti e della sua omologa svizzera Karin Keller-Sutter, vi sono tutte le condizioni per approvare il progetto di legge in modo convinto .
PRESIDENTE. Le ricordo che, quando ascolta la campanella, è solo per avvisarla che ha un minuto a disposizione per concludere.
È iscritto a parlare il deputato Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Grazie, Presidente. In questo Paese, molte volte, abbiamo sottovalutato l'importanza strategica e storica di un Paese come la Svizzera. Ce lo dimostrano i dati economici: la Svizzera è il nostro sesto Paese; esportiamo in Svizzera quello che Cina e India insieme fanno. Abbiamo un di 39 miliardi sull'. In Svizzera risiede la terza comunità italiana nel mondo, è l'unico Paese dove l'italiano è la lingua ufficiale. Credo, soprattutto, che la ratifica di questo provvedimento sia anche la dimostrazione di quanto questi luoghi assolvano alla continuità amministrativa. Questo processo inizia nel 2017 con un ordine del giorno del Partito Democratico, prosegue oggi e, a distanza di tre anni dalla firma svizzera, finalmente, poniamo la parola “fine” a questo percorso.
Credo che, tra i tanti elementi da sottolineare (è stato ricordato da chi mi ha preceduto), vi sia, in primo luogo, la doppia imposizione fiscale, tema sul quale dovremmo ritornare per altri provvedimenti (il primo è lo , il secondo è relativo all'IMU); credo che questa procedura ci possa aprire un varco di discussione nuovo con la Svizzera. In secondo luogo, vi è l'articolo 11, che prevede, per i comuni di frontiera, complessivamente, dal 2025 al 2045, uno stanziamento di oltre 2,5 miliardi di euro. Questo cosa ci fa dire, Presidente? Ci fa dire che esiste un'area di frontiera che va ridefinita. Io la definisco la frontiera anomala.
Lì abbiamo assistito, negli ultimi 30 anni, al ribaltamento di una prospettiva: prima, era Chiasso il luogo di attrazione, adesso Ponte Tresa è luogo di attrazione. Si sono ribaltate le logiche e queste logiche ci portano a reintrodurre, con l'articolo 12, uno strumento antico dei rapporti istituzionali e diplomatici tra i due Paesi, ovvero il tavolo interministeriale. Tutto questo per dire cosa? I frontalieri in Svizzera non sono una categoria dello spirito. La Svizzera ne conta quasi 400.000 - il 25 per cento di questi sono italiani, quasi 100.000, suddivisi tra Ticino, Grigioni e Vallese -, ma, soprattutto, i frontalieri producono ricchezza per entrambi i Paesi e, soprattutto, per le zone di frontiera.
Il fatto che si sia rivista una fiscalità, - chiudo Presidente - come dire, per una tassazione concorrente e concordante, ci fa capire quanto sia di necessaria vitalità questo accordo. Perché? Perché il Ticino, Presidente - lei lo sa -, è uno dei primi cantoni della Confederazione ad avere adottato in Costituzione federale cantonale il concetto di “prima ai nostri”. I frontalieri italiani sono stati oggetto - l'oggetto! -, ad esempio, dell'approvazione, per la prima volta nella storia elvetica, di una misura contro gli stranieri e, guarda caso, questi stranieri erano esattamente quanti vivevano dall'altra parte del confine. Credo che questi momenti avvicinino, sì, fiscalmente e culturalmente, ma anche dal punto di vista - mi sia consentito - pedagogico, le comunità che si accusano l'un l'altra di economico, fiscale e salariale. È un momento decisivo per svolgere una funzione pedagogica, per capire alle frontiere - come molte volte il COVID ha dimostrato alla frontiera tra Italia e Svizzera - quanto l'uno abbia bisogno dell'altro, quanto il contributo degli uni sia fondamentale per gli altri. Per questa ragione noi plaudiamo al buon esito di questa ratifica
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Billi. Ne ha facoltà.
SIMONE BILLI(LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signori membri del Governo, l'Accordo tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri, con Protocollo aggiuntivo e Scambio di lettere, fatto a Roma il 23 dicembre 2020, e il Protocollo che modifica la Convenzione tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio, rivestono grande importanza per le province del nostro Paese che confinano con la Svizzera. Non è, infatti, un mistero per nessuno che le economie di Lombardia, Piemonte e Valle d'Aosta siano profondamente interconnesse con quella elvetica e quanto siano numerosi i lavoratori italiani che si recano oltre frontiera per lavorare, circa 100.000 tra Ticino, Vallese e Grigioni. La Lega-Salvini Premier ha lavorato - in particolare, il Ministro Giorgetti - per migliorare questo provvedimento, esprimendo metà dei relatori, tanto al Senato quanto qui alla Camera, sostenendo la necessità di procedere rapidamente alla ratifica, ma anche rilevando le imperfezioni che dovranno essere in futuro corrette.
La nuova intesa bilaterale, che ci accingiamo a votare oggi, supera la precedente sotto molteplici aspetti. Contiene, ad esempio, un principio di reciprocità, precedentemente assente, forse anche per tener conto di una più estesa presenza lavorativa svizzera nelle province italiane di frontiera. Il sistema fiscale delineato prevede un'imposizione a carico del frontaliere nel Paese dove lavora, entro il limite dell'80 per cento di quanto previsto dalle sue leggi, lasciando la parte residua allo Stato di residenza, che applica a sua volta le proprie aliquote defalcando, però, quanto già versato nel Paese dove è stata prevista l'attività lavorativa. Si precisa e si conferma, inoltre, chi ha diritto ad essere considerato un lavoratore frontaliero, precisando che deve trattarsi di una persona residente in un comune entro i 20 chilometri dal confine, che lavora oltre frontiera ma ritorna quotidianamente nel proprio Paese. Viene altresì disposto un regime transitorio per i lavoratori frontalieri residenti in Italia che lavorano in Svizzera o che vi hanno lavorato con decorrenza dal 31 dicembre 2018. Ulteriori disposizioni riguardano il principio di non discriminazione del lavoratore frontaliere nel trattamento fiscale, in base alla nazionalità e alla residenza, come anche alla durata del soggiorno o alla frequenza del ritorno al proprio domicilio, malgrado qualche ombra sullo di questa categoria di persone sia sopravvissuta. Altre norme concernono la risoluzione amichevole delle questioni riguardanti l'interpretazione o l'applicazione dell'Accordo, la cooperazione amministrativa tra i due Paesi, l'entrata in vigore dell'Accordo e la clausola di riesame. Dell'Accordo è parte integrante il Protocollo aggiuntivo, con funzione interpretativa e integrativa, composto da dodici paragrafi. La sostituzione dell'Accordo sui lavoratori frontalieri del 3 ottobre 1974 con il nuovo Accordo del dicembre del 2020 comporta la necessità di adeguare, attraverso lo strumento del Protocollo modificativo, anche la disposizione dell'articolo 15, paragrafo 4, della Convenzione tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera per evitare le doppie imposizioni del 1976.
Per quanto attiene al contenuto del progetto di legge di ratifica al nostro esame, si pone in rilievo l'importante articolo 11, che dispone l'istituzione, l'alimentazione e il riparto del Fondo per lo sviluppo economico, il potenziamento delle infrastrutture e il sostegno dei salari nelle zone di confine dei due Paesi. Il Fondo è allocato allo stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle finanze ed è destinato al finanziamento di progetti di sviluppo economico e sociale dei territori dei comuni di frontiera e al potenziamento delle infrastrutture nelle zone di confine tra Italia e Svizzera, con particolare riguardo al sostegno delle remunerazioni nette dei lavoratori residenti nei suddetti comuni occupati in aziende degli stessi territori, mediante assegni integrativi a titolo di premio di frontiera, al fine di sostenere la competitività salariale rispetto ai livelli salariali oltre confine e scongiurare i conseguenti rischi di desertificazione produttiva. L'articolo 12 del provvedimento dispone, inoltre, che entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali istituisca con proprio decreto un tavolo interministeriale, con lo scopo di discutere le proposte in materia di sicurezza sociale, mercato del lavoro e dialogo sociale, nonché cooperazione transnazionale per la definizione di uno statuto dei lavoratori frontalieri.
In conclusione, signor Presidente, la ratifica, oggi al nostro esame, va vista non solo come un punto d'arrivo, ma altresì come un elemento positivo di progresso verso una migliore disciplina degli interessi coinvolti, che dal lato italiano sono di grande importanza, non solo per il numero dei lavoratori coinvolti - come accennavo prima sono circa 100.000 - ma altresì per evitare che le zone di confine a ridosso della Svizzera vadano incontro ad un pronunciato arretramento produttivo. Si fa in effetti un passo avanti, che era del resto molto atteso. Buon lavoro.
PRESIDENTE. Saluto studenti e docenti dell'Istituto comprensivo “Daniele Manin”, plesso Di Donato, di Roma, che assistono ai nostri lavori delle tribune, insieme agli studenti e agli insegnanti dell'Istituto professionale per i servizi alberghieri e di ristorazione “Federico di Svevia” di Termoli, in provincia di Campobasso . Ne approfitto per ricordare che sono presenti in Aula i parlamentari interessati e coinvolti nella discussione generale su questo provvedimento.
Non vi sono altri iscritti a parlare e, pertanto, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore per la III Commissione (Affari esteri), deputato Formentini, il relatore e presidente della VI Commissione (Finanze), Marco Osnato, e il Sottosegretario Freni rinunciano alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta. Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 78, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Orrico ed altri n. 1-00079, Manzi ed altri n. 1-00063, Piccolotti ed altri n. 1-00106, Boschi ed altri n. 1-00112 e Amorese, Sasso, Dalla Chiesa, Cavo ed altri n. 1-00113 concernenti iniziative in materia di dimensionamento scolastico, nel quadro di interventi per la valorizzazione e il potenziamento del sistema di istruzione .
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di martedì 11 aprile 2023, sono state presentate le mozioni Piccolotti ed altri n. 1-00106, Boschi ed altri n. 1-00112, Amorese, Sasso, Dalla Chiesa, Cavo ed altri n. 1-00113 che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. La rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo, altresì, il parere sulle mozioni presentate. Prego, Sottosegretaria Frassinetti.
PAOLA FRASSINETTI,. Grazie, Presidente. Cominciamo dalla mozione Orrico ed altri n. 1-00079: il parere è contrario sulle premesse e sugli impegni nn. 1), 2) e 3); il parere è favorevole sugli impegni nn. 4) e 5).
Sulla mozione Manzi ed altri n. 1-00063 il parere è contrario sulle premesse e sugli impegni nn. 1), 2) e 3), mentre è favorevole sugli impegni nn. 4), 5) e 6).
Per quanto riguarda la mozione Piccolotti ed altri n. 1-00106, il parere è contrario sulle premesse e sugli impegni nn. 1), 2), 3). Il parere sull'impegno 4) è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative volte a reperire risorse adeguate e finalizzate ad arrivare alla progressiva e piena attuazione del Piano nazionale per la promozione del sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita sino a sei anni, implementando le risorse del Fondo nazionale diretto a garantire la progressiva gratuità dei servizi educativi 0-3 anni a favore dei nuclei familiari a basso ISEE, con particolare attenzione all'offerta formativa nel Sud del Paese e a una scuola dell'infanzia 3-6 anni ad accesso universale e gratuito”. Il parere è contrario sull'impegno n. 5) e favorevole sull'impegno n. 6), ma con la seguente riformulazione: “ad adottare le iniziative di competenza per rafforzare il sistema di orientamento nella scuola, tenendo conto dell'obiettivo di aumentare il numero dei laureati per portarlo almeno al livello della media europea”. Il parere sull'impegno n. 7) è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative di competenza, al fine di assicurare il diritto allo studio ai capaci e meritevoli anche se privi di mezzi”. Il parere sull'impegno n. 8 è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative per sostenere la partecipazione degli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado ai viaggi di istruzione”. Il parere sull'impegno n. 9) è favorevole con la seguente riformulazione: “a proseguire il percorso di riforma dei PCTO, Percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento, per riportare il valore della laboratorialità al centro del percorso d'istruzione, assicurando la diffusione della cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro”. Il parere sull'impegno n. 10) è favorevole, con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative per prevedere lo stanziamento di risorse per il rinnovo del contratto del personale del comparto istruzione in misura sufficiente a prevedere l'adeguamento progressivo degli stipendi all'inflazione e ai livelli della media europea”. Il parere sull'impegno n. 11) è contrario. Il parere sull'impegno n. 12) è favorevole con la seguente riformulazione: “ad attuare i progetti del PNRR adeguatamente finanziati per il contrasto alla dispersione scolastica in quelle zone del Paese in cui la percentuale di abbandono tra i 18 e i 24 anni è superiore alla media europea del 9 per cento”.
Sull'impegno n. 13) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a salvaguardare l'autonomia della comunità educante, la libertà di insegnamento e l'eguale diritto all'istruzione di tutti i giovani residenti in Italia, garantendo al sistema di istruzione un adeguato finanziamento pubblico, distribuito in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale”.
Per quanto riguarda la mozione Boschi ed altri n. 1-00112, il parere è contrario sulle premesse, mentre è favorevole sull'impegno n. 1). Il parere è favorevole, con riformulazione, sull'impegno n. 2); qui ci sono ulteriori punti: le lettere , e . Quindi, sulle lettere e dell'impegno n. 2), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a lasciare alle regioni la piena libertà di modellare l'articolazione degli istituti scolastici a prescindere dal parametro rigido del numero di alunni minimo per singola istituzione scolastica, valorizzando in questo modo, in assenza di parametri statali, le peculiarità dei propri territori, con particolare attenzione per quelle istituzioni situate nelle zone più disagiate (aree interne, comuni montani, piccole isole, minoranze linguistiche) e in questo quadro a rivedere l'articolo 10, comma 4, del DPR n. 81 del 2009. Sulla lettera dell'impegno n. 2) il parere è favorevole.
Sull'impegno n. 3) il parere è contrario. Sull'impegno n. 4) il parere è favorevole con le riformulazioni che seguono. La lettera va riformulata in questo modo: “continuare il processo di valorizzazione economica di tutto il personale scolastico”. La lettera ha parere favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative volte a reperire risorse adeguate e finalizzate ad arrivare alla progressiva e piena attuazione del Piano nazionale per la promozione del sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita sino a sei anni, implementando le risorse del Fondo nazionale dirette a garantire la progressiva gratuità dei servizi educativi 0-3 anni a favore dei nuclei familiari a basso ISEE, con particolare attenzione all'offerta formativa nel Sud del Paese, e di una scuola dell'infanzia 3-6 anni ad accesso universale e gratuito”. La lettera ha parere favorevole con la seguente riformulazione: “che il finanziamento di cui all'articolo 1, comma 561, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, sia stabilizzato e incrementato al fine di finanziare la figura del ”.
La lettera ha parere favorevole con la seguente riformulazione: “adottare iniziative volte a incrementare le risorse finalizzate a dare sostegno economico al personale della scuola, docente e non docente, impiegato in sedi disagiate quali le piccole isole o le aree interne, ovvero al personale assunto con contratti a tempo determinato in province diverse da quelle del proprio domicilio abituale”. Sulla lettera il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative, anche normative, affinché si pervenga ad una diminuzione del numero massimo di allievi per classe, in particolare nelle realtà territoriali più disagiate e con più alto tasso di dispersione scolastica”. Anche sulla lettera , il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “che siano adottate iniziative per assicurare l'erogazione della carta del docente nella misura sufficiente a dare attuazione alle indicazioni della giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea”.
Sull'impegno 5) il parere è favorevole, così come sull'impegno 6). Sull'impegno 7), parere favorevole con riformulazione: “nell'emanare i regolamenti attuativi per la riforma degli ITS , ad agire nell'ottica della messa a sistema dei diversi interventi che si sono succeduti nel tempo, incluse, quindi, le riforme varate dai precedenti Governi, prestando particolare attenzione allo sviluppo degli ITS ”. Sull'impegno 8), parere favorevole con riformulazione: “ad introdurre progressivamente forme di valorizzazione delle professionalità presenti nelle istituzioni scolastiche, anche attraverso incentivi economici alle figure quali il docente e il docente orientatore”.
Con riferimento alla mozione Amorese, Sasso, Dalla Chiesa, Cavo ed altri n. 1-00113, parere favorevole sulle premesse. Il parere è favorevole sugli impegni 1), 2), 3), 4), 5), 6), 7), 8) e 9).
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cavo. Ne ha facoltà.
ILARIA CAVO(NM(N-C-U-I)-M). Signora Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, la scuola è la frontiera della società, è attraverso di essa che ognuno di noi entra a far parte della comunità, ne apprende il senso e i principi, impara nozioni e regole; ma l'obiettivo primario della scuola dovrebbe essere quello di aiutare, sostenere e guidare ogni studente ad individuare il proprio ruolo e il proprio spazio.
Valorizzazione dei talenti, lotta alla dispersione scolastica, rafforzamento della formazione dei docenti: sono questi gli obiettivi delineati dal Ministro Valditara nel destinare, recentemente, un miliardo e 200 milioni del PNRR per il potenziamento dello studio delle materie STEM e la formazione degli studenti, dei docenti e del personale scolastico. Parto da quest'ultimo provvedimento perché rilevante. Noi Moderati lo condividiamo negli obiettivi, ma anche nella scelta sollecitata di garantire l'accesso ai fondi a tutto il sistema scolastico nazionale, sia alle scuole statali che alle scuole paritarie finora escluse dall'accesso al PNRR. Si tratta di un segnale importante nel senso di un approccio unitario al mondo della scuola e all'interesse dello Stato ad investire sull'istruzione e sul futuro di tutti gli studenti, senza distinzioni. Dunque, 600 milioni saranno destinati alla realizzazione di percorsi didattici, formativi e di orientamento per studentesse e studenti di tutti i cicli scolastici, finalizzati a promuovere e sviluppare le competenze STEM, digitali e di innovazione. Un tema, questo dell'orientamento alle competenze STEM, su cui più volte siamo tornati, come gruppo Noi Moderati, anche con il , qui, in Aula e che, quindi, ci ha fatto piacere vedere in questo provvedimento. Altri 150 milioni saranno indirizzati alla formazione dei docenti, al potenziamento delle competenze linguistiche, al miglioramento delle metodologie di insegnamento; 450 milioni saranno destinati alla formazione di tutto il personale scolastico in servizio per la digitalizzazione delle procedure amministrative. L'orientamento è un punto centrale che compare in quest'ultimo stanziamento e che dovrà essere sempre di più un pilastro per costruire una scuola davvero al passo con i tempi, che sappia aiutare gli studenti nelle loro scelte, nella valorizzazione dei propri talenti, ma nella consapevolezza delle reali opportunità.
Ho letto - abbiamo letto - nelle mozioni dell'opposizione la critica, in alcuni casi, per l'assenza di politiche di orientamento da parte del Ministero dell'Istruzione. Per questo vorrei soffermarmi su un altro schema di un altro decreto presentato dal Ministero dell'Istruzione, che prevede, con uno stanziamento di 150 milioni di euro nel 2023, l'istituzione di due figure professionali dedicate, l'una, a sviluppare la personalizzazione dell'istruzione nelle scuole superiori di secondo grado e l'altra a concretizzare l'attività di orientamento: il docente e il docente orientatore. Ho già espresso pubblicamente il mio plauso per questa iniziativa del Ministro Valditara, che trova anche la sua origine nella Carta di Genova, quella Carta nata nella mia città, nella regione capofila dell'orientamento, sede del Salone Orientamenti, frutto del lavoro degli assessori regionali di tutta Italia, in cui nel 2021 si chiedeva, tra varie istanze, di istituire nelle scuole proprio la figura dell'orientatore - lo chiedevano tutte le regioni indistintamente - per fare in modo che l'orientamento fosse istituzionalizzato, diventasse costante, non avvenisse soltanto in occasione di grandi eventi o saloni, ma potesse durare tutto l'anno per aiutare gli studenti nelle loro scelte di studi e di futuro rispetto alle offerte e alle esigenze dei territori, nel rispetto delle loro inclinazioni, ma rendendoli sempre più consapevoli anche del mercato del lavoro, delle opportunità che ogni livello di formazione consente di aprire.
Nel decreto del Ministro, la prima proposta che prende spunto anche dalla Carta di Genova è una scelta importante, non esaustiva, ma un primo passo importante: l'orientatore entrerà a pieno titolo nelle scuole secondarie di secondo grado e sarà affiancato dalla figura del per gli alunni più in difficoltà. Certo, bisognerà, poi, pensare alle altre scuole, alla formazione anche primaria, ma, ribadisco, è un passo importante.
Queste risorse che sono state stanziate sono peraltro aggiuntive rispetto ai finanziamenti derivanti dal PNRR e dal PON per remunerare attività didattiche di potenziamento sulle discipline e attività innovative per l'orientamento. Sono pilastri importanti quelli che il Ministero, il Governo hanno scelto di inserire nella costruzione di una scuola nuova: una scuola che premi il valore, il merito e valorizzi le potenzialità di ogni studente. Senza un orientamento strutturale, non si risolveranno i problemi di crescente tra le professionalità richieste e i percorsi scelti dagli studenti. Abbiamo sempre più bisogno di una scuola che sappia aiutare a guardare avanti e, contemporaneamente, sia attenta alle esigenze di tutti gli studenti, soprattutto quelli che hanno più bisogno. Apparentemente piccoli, in realtà grandi passi, ancor di più in un momento di trasformazione della società, come quello che stiamo vivendo, da un punto di vista dei processi produttivi e dell'organizzazione stessa del lavoro. Dobbiamo formare giovani in grado di agire nel mondo di domani e di costruire quello di dopodomani: in questo la scuola ha un compito fondamentale.
Ma la scuola - lo precisa bene la mozione unitaria presentata dalla maggioranza e in cui ci riconosciamo - deve fare i conti, oltre che con i parametri imposti dall'Europa, con il fenomeno della denatalità. Gli ultimi dati Istat hanno fotografato un crollo delle nascite nel 2002, con il record meno 1,9 per cento, che porterà una costante riduzione del numero degli iscritti alle scuole nei prossimi anni. Si prevede, nei prossimi 15 anni, che la popolazione studentesca dovrebbe ridursi di circa il 15 per cento. Se ciò si riflettesse anche in termini di classi meno numerose, andrebbe, prima di tutto, a vantaggio della qualità dell'insegnamento, ma consentirebbe anche la specializzazione del personale scolastico a funzioni complementari all'insegnamento. Per questo chiediamo al Governo di adottare iniziative, anche normative, affinché si pervenga ad una diminuzione del numero massimo di allievi per classe, in particolare nelle realtà territoriali più disagiate e con più alto tasso di dispersione scolastica. Un passaggio importantissimo il punto 9) della mozione presentata: riduzione del numero massimo di allievi per classe. Lo ribadisco, è il punto che Noi Moderati abbiamo voluto inserire con decisione, perché è con questo impegno che il Governo garantisce la volontà di fare del calo demografico non solo un problema, ma un'opportunità, per una scuola in cui aumenti la qualità e l'inclusione, evitando il fenomeno delle classi pollaio e riducendo la dispersione scolastica. Ringrazio, ovviamente, il Sottosegretario, perché, dando parere favorevole all'intera mozione, ha dato parere favorevole anche a questo punto. Di fronte alla progressiva riduzione del numero degli alunni, se si protraesse il fenomeno delle classi pollaio per una non adeguata e conseguente redistribuzione delle risorse, sarebbe inaccettabile. Anche questo - il fenomeno delle classi pollaio - è un tema che ricorre nelle mozioni e che ascolteremo, c'è da aspettarselo, negli interventi dell'opposizione. Ritengo importante l'impegno assunto, positivo da parte del Governo. L'affermazione del principio della riduzione del numero massimo di allievi per classe in base ai parametri di ogni ordine e grado diventa un passaggio importantissimo e una risposta chiara.
Il territorio nazionale non presenta certamente le stesse condizioni, né le stesse esigenze in termini di scuola. Il fenomeno dell'abbandono precoce del percorso educativo è gravissimo - sfiora il 13 per cento come media nazionale, con livelli differenziati a seconda dell'area geografica - ed è per questo che è necessario lasciare alle regioni la piena libertà di modellare l'articolazione degli istituti scolastici a prescindere dal parametro rigido del numero di alunni minimo per singola istituzione scolastica, proprio per poter garantire la presenza della scuola su tutto il territorio, valorizzando le peculiarità dei propri territori, con particolare attenzione per le zone più disagiate: aree montane, comuni montani, piccole isole, minoranze linguistiche. Anche questo è un punto che abbiamo proposto, come Noi Moderati, nell'iniziale mozione depositata e poi confluito e, quindi, rafforzato, nella mozione unitaria, consapevoli - mi permetto di sottolinearlo, anche sulla base dell'esperienza di due mandati da assessore regionale all'istruzione - dell'importanza di garantire alle regioni un vero ruolo di scelta nell'approntare i piani di dimensionamento scolastico, nel rispetto delle loro competenze, per fare in modo che non debbano solo prendere atto di numeri e coefficienti nella distribuzione delle autonomie dei plessi scolastici, ma, nel numero delle autonomie didattiche spettanti alle dirigenze assegnate, possano fare scelte che rispettino le esigenze dei territori che ben conoscono.
Questo è il senso e il valore del primo punto dell'impegno della mozione unitaria.
Un altro punto sicuramente di rilievo è quello riferito al ruolo di inclusione sociale affidato alla scuola, che deve essere sempre più compiuto. Chiediamo, pertanto, al Governo di adottare iniziative volte a reperire risorse adeguate, ponendo particolare riguardo agli alunni con disabilità.
Ovviamente, condividiamo tutti i punti della mozione unitaria con riferimento alla valorizzazione del sistema 0-3, all'attivazione, anche da questo punto di vista, del Piano nazionale di ripresa e resilienza, perché anche sul sistema 0-3 e 0-6 si arrivi a dare una risposta alle esigenze delle famiglie per il sostegno e per l'accesso a questi servizi educativi.
Sono tutti impegni fondamentali da cui potrebbe nascere il disegno di una scuola nuova, potenziata e adeguata alle sfide del prossimo futuro. Con tutte queste argomentazioni ovviamente dichiaro il voto favorevole, da parte di Noi Moderati, alla mozione unitaria della maggioranza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI(AVS). Grazie, Presidente. Oggi parliamo di un tema fondamentale per il Paese e per i giovani, e, purtroppo, parliamo di un grande fallimento delle politiche attuate negli ultimi decenni e anche di tante speranze tradite, le speranze dei giovani, degli studenti e delle studentesse che vengono dai luoghi più difficili del Paese e che hanno una situazione socioeconomica di partenza particolarmente dura. Dico che parliamo di un grande fallimento perché ci sono dati che si configurano come un gigantesco monito a quest'Aula.
Il primo è il dato sulla dispersione scolastica. Chi ha parlato prima di me non lo ha detto, ma l'Italia è in fondo alle classifiche europee per dispersione scolastica e, tra i 18 e i 24 anni, il 12,7 per cento dei nostri studenti si ferma alla licenza media. In Europa lo stesso dato segna il 9,7 per cento, quindi si vede come siamo indietro e come non siamo all'altezza dei più grandi Paesi europei.
L'abbandono scolastico, purtroppo, è più alto proprio negli istituti professionali, dove raggiunge il 7,2 per cento dei ragazzi, ed è più alto anche nei percorsi regionali di istruzione e formazione professionale, quelli su cui il Governo vorrebbe puntare di più per la formazione dei nostri giovani. In questi percorsi la dispersione scolastica è del 7,9 per cento.
In più ci sono altri dati che fanno paura, quelli sulla dispersione implicita, denunciati dal rapporto di Save the Children . Il 9,7 per cento degli studenti con un diploma superiore nel 2022 è in condizione di dispersione implicita, e ci sono alcune punte davvero preoccupanti, perché il 19,8 per cento dei ragazzi è in condizione di dispersione implicita in Campania. Vuol dire che sono ragazzi che non hanno competenze di base in italiano (circa il 60 per cento in Campania, in Calabria e in Sicilia) e non hanno competenze di base in matematica (circa il 70 per cento in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna).
Alcuni dati parlano di una situazione drammatica anche sul terreno dei NEET, cioè di quei ragazzi che non studiano e non lavorano, i quali sempre in Sicilia, in Campania, in Calabria e in Puglia ormai hanno superato il numero dei coetanei che invece lavorano.
Sempre il rapporto di Save the Children ci dice che c'è una correlazione fra la dispersione implicita, cioè tra le basse competenze che maturano i ragazzi, e l'offerta in termini di strutture e tempo scuola. Dove ci sono più mense, dove c'è il tempo pieno, dove c'è il tempo prolungato, dove ci sono più palestre, dove le scuole sono migliori, la dispersione implicita è più bassa. E, in particolare, è più bassa dove almeno la metà degli alunni della primaria frequenta il tempo pieno.
Allora, di fronte al fatto che ci sono tantissimi ragazzi e ragazze di questo Paese che, anche dopo il diploma, non riescono a comprendere un testo scritto, non sanno fare un ragionamento logico oppure un calcolo aritmetico (si tratta circa del 10 per cento dei nostri studenti, e in particolare di quelli che vengono dalle famiglie più povere, quelli che vivono al Sud, in molti casi, e quelli con un migratorio), di fronte a questo affresco dei risultati della scuola italiana, credo che la Presidente Meloni e il Ministro Valditara avrebbero dovuto dichiarare lo stato di emergenza per la scuola italiana .
Invece di andare in Europa a dichiarare lo stato di emergenza per l'immigrazione, avrebbero dovuto occuparsi di quanto la scuola impoverita, precarizzata, burocratizzata e piegata alle logiche delle imprese, come si vede dal tema dell'alternanza scuola-lavoro, non riesca a far fronte al compito che le assegna la Costituzione, ovvero quello di formare i cittadini del futuro, investendo sulla loro crescita personale e sullo sviluppo della loro intelligenza, del loro spirito critico, sulla capacità di lettura e interpretazione della realtà sociale, civile ed economica in cui siamo immersi.
Ma è chiaro che di questo al Governo poco importa, purtroppo, e ci dispiace anche dover vedere che oggi discuteremo delle mozioni che contengono degli impegni generici, ad esempio, sul tema della riduzione degli studenti per classe, ma non disegnano una vera e propria inversione di rotta.
Bisognerebbe abbandonare quella pratica spregevole di fare riforme cercando di tagliare, cercando di risparmiare risorse, così come fece la Gelmini, quando fece approvare una riforma che ha devastato la scuola italiana, e così come fate oggi voi, visto che ne parliamo nello specifico, con il dimensionamento scolastico, che, per veder risparmiati 90 milioni di euro, ci porta ad accorpamenti pericolosi di istituti nelle aree più deboli del Paese e più in difficoltà.
Bisognerebbe fare, invece, l'esatto contrario. Prima di tutto bisognerebbe investire risorse per arrivare fino alla media europea di investimento attraverso la legge di bilancio, esattamente il contrario di quello che avete fatto nell'ultima che abbiamo appena approvato, e con queste risorse ricostruire il tessuto della comunità educante e concedere nuovi diritti. Il primo è quello a cui il Governo ha dato parere negativo nella nostra mozione, ossia fissare il numero massimo di alunni per classe a 18.
Lo chiediamo perché le classi pollaio, quelle con più di 26 alunni, sono il 15 per cento di tutte le prime classi delle scuole secondarie di secondo grado; e lo chiediamo anche perché siamo convinti che la crisi demografica del Paese, e quindi la riduzione del numero degli studenti che sta vivendo la scuola italiana, debba servire non a comprimere le risorse - come chiese, tra l'altro, Mario Draghi illustrando il suo ultimo DEF - ma, al contrario, per aumentare la qualità dell'insegnamento. Perché, se ci sono meno studenti, è venuto il momento di approvare la proposta che cancella per sempre le classi pollaio e anche di provare ad estendere il tempo scuola.
Noi chiediamo che ci sia il tempo pieno - che oggi è garantito in meno della metà delle scuole italiane - in tutte le scuole italiane. C'è una grande disparità territoriale, lo dico alla Sottosegretaria, rispetto al tempo pieno: a Roma lo ha il 60 per cento delle scuole, a Milano l'80 per cento; e poi, invece, se si guarda al Sud, c'è un deserto educativo e di investimento dello Stato. Ed è tanto grave che, di fronte a questa disparità, il Governo, anche in queste mozioni, continui a perseguire la logica dell'autonomia differenziata, e quindi di un ulteriore impoverimento del sistema di istruzione al Sud.
Lo stesso vale per gli asili nido. Sappiamo che siete molto in ritardo sull'attuazione del PNRR su questo punto, ma, nei prossimi tre anni, servirebbero almeno 100.000 posti per raggiungere la media europea di 33 bambini su 100 negli asili nido. Le do solo un dato e riguarda, ancora una volta, il Sud: in Campania, i bambini che frequentano l'asilo nido sono 9 su 100 - una percentuale vergognosa - e i tassi di frequenza dell'asilo nido salgono al salire dei redditi.
Infine, due parole sugli insegnanti. Siamo davvero scandalizzati dall'idea che si possa risolvere il gigantesco problema delle retribuzioni degli insegnanti inventando figure come quelle del o dell'insegnante orientatore. All'Italia non serve una logica che premia alcuni e lascia altri con paghe da fame e troppo basse per rispondere al costo della vita. Noi, di Alleanza Verdi e Sinistra, oggi, chiediamo con forza che il Governo trovi le risorse per alzare gli stipendi di tutti gli insegnanti , di tutto il personale della scuola, per portarli alla media europea.
Contemporaneamente - e questa è l'ultima cosa che dico -, chiediamo che si garantisca la gratuità dell'istruzione pubblica. Infatti, Sottosegretaria, c'è uno studio di Moneyfarm che ci dà un dato aberrante: per un ciclo di istruzione, che va dall'asilo nido fino all'università, utilizzando solo le strutture pubbliche, una famiglia può arrivare a spendere 53.000 euro. Allora, qualcuno ci deve dire come la famiglia di un precario, come la famiglia di qualcuno che prende 600, 700 o 800 euro al mese possa permettersi di mantenere i figli a scuola e all'università.
PRESIDENTE. Deputata, dovrebbe concludere.
ELISABETTA PICCOLOTTI(AVS). Capisce bene che questo significa che lo Stato italiano sta venendo meno al dovere costituzionale di garantire piena istruzione a tutti e a tutte, a prescindere dalle condizioni economiche della famiglia di partenza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.
MARIA ELENA BOSCHI(A-IV-RE). Grazie, Presidente. Prima di tutto vorrei esprimere, a nome mio e del mio gruppo, solidarietà al Ministro Valditara e agli altri esponenti della maggioranza per gli attacchi che hanno subito ieri con i manifesti nella città di Napoli perché, a prescindere dalla dialettica politica, quando si passa il segno, credo sia giusta una reazione condivisa da parte di tutti, a prescindere dalla parte politica che, in quel momento, è oggetto dell'attacco o della minaccia.
Tornando all'oggetto della discussione di oggi, cioè la mozione che abbiamo presentato, segnalo che stiamo discutendo sull'infrastruttura nazionale più importante, ossia l'istruzione o, più in generale, l'educazione. Infatti, è alla scuola che affidiamo il bene più prezioso che abbiamo, i nostri figli, sia come famiglie, sia come comunità. A scuola, i nostri figli passano la maggior parte del tempo fuori dalle mura domestiche; a scuola si formano, crescono, imparano il gusto per il sapere e la curiosità. Spesso è la scuola a salvare i ragazzi dalla povertà, dalla strada, dall'isolamento, a volte dalla solitudine. L'abbiamo visto bene, quando, purtroppo, questi beni essenziali, istruzione e educazione, hanno subito un rallentamento o, addirittura, si sono quasi fermati a causa del COVID, con lezioni a distanza, con scuole chiuse e con molti insegnanti che si sono adoperati per tenere lezioni all'aperto pur di non perdere i propri studenti e le proprie studentesse, soprattutto nelle aree più difficili del nostro Paese. Nonostante questo, sappiamo quale occasione preziosa in quel periodo abbiano perso i nostri studenti e le nostre studentesse, non solo per arricchire le loro conoscenze, ma anche per crescere come cittadini e come persone.
Allora, è fondamentale l'investimento nella scuola. Sappiamo benissimo che anche il PNRR rappresenta un'occasione preziosa. Sarebbe irresponsabile, ovviamente, mancare questa opportunità. Si tratta di risorse irripetibili - quasi 200 miliardi di euro - per i cittadini italiani e chiunque dovesse perdere questa occasione si macchierebbe di una responsabilità enorme verso le prossime generazioni. Sappiamo che il PNRR ci impegna non soltanto sulla strada delle riforme, ma anche ad assumere doveri e impegni in più come Paese.
Abbiamo sostenuto e appoggiato questi impegni del PNRR, quando abbiamo sostenuto il Governo Draghi e, oggi, che siamo passati all'opposizione, sarebbe irresponsabile da parte nostra, semplicemente perché non sosteniamo il Governo Meloni, dimenticarci gli impegni che abbiamo assunto col PNRR e non vogliamo farlo.
Tuttavia, non condividiamo il modo con cui il Governo Meloni, attraverso l'ultima legge di bilancio, ha deciso di dare attuazione a quegli impegni, che riguardano anche il dimensionamento connesso al calo demografico, che, purtroppo, vive il nostro Paese. In modo particolare, attraverso la mozione che abbiamo presentato e che, parzialmente, il Governo ha accolto, chiediamo che siano rivisti alcuni parametri e che si tenga conto di alcuni elementi fondamentali. Innanzitutto, chiediamo che non si penalizzino quelle regioni che, negli anni precedenti, hanno già fatto uno sforzo in termini di razionalizzazione e di maggiore efficienza (penso al Lazio, alla Toscana, alla Lombardia e al Veneto), e che, nell'attuare la riforma, si tenga conto necessariamente del supporto che regioni ed enti locali possono dare. Per questo, ci preoccupa il ritardo nel coinvolgimento della Conferenza unificata rispetto al decreto che il Ministero deve predisporre.
Ma vorremmo anche che, nel dare attuazione concreta, si tenesse conto di alcuni elementi fondamentali, primo fra tutti quello della dispersione scolastica, che, come alcuni colleghi hanno già ricordato, è molto eterogenea a seconda delle zone del nostro Paese, ma ancora rilevante, perché il dato complessivo parla di 80.000-90.000 studenti che, ogni anno, abbandonano la scuola nel nostro Paese. Ma chiediamo che si tenga conto anche della dispersione implicita, che, purtroppo, in Italia, è vicina ancora al 13 per cento; sicuramente, una percentuale che non ci soddisfa, che, anzi, ci stimola e ci spinge a fare di più e meglio.
Vorremmo, soprattutto, un impegno concreto e vero da parte del Governo per quanto riguarda i bambini e le bambine più piccoli, a cominciare dalle sezioni primavera, dalla scuola dell'infanzia e dalla scuola primaria. Questo perché sappiamo che lo spopolamento di alcune aree del nostro Paese è, in gran parte, legato alla carenza di scuole per i bambini, che porta le famiglie a scegliere di trasferirsi. Al tempo stesso, laddove mancano le occasioni importanti di crescita e di educazione per i bambini, ma anche i servizi offerti ai genitori e alle famiglie, per i genitori diventa più difficile conciliare i tempi di lavoro e la famiglia. Purtroppo, quasi sempre, questo problema ricade drammaticamente sulle spalle delle donne.
Allora, non possiamo continuare a sentire dichiarazioni e proclami, anche da parte del Governo, che spingono verso l'aumento della natalità e verso il sostegno alle donne che lavorano, e poi non vengono garantiti i servizi necessari, perché questa possibilità alle donne sia offerta realmente e concretamente.
In più, chiediamo con forza che il Governo si adoperi - e guardiamo positivamente l'impegno che ha assunto la Sottosegretaria a nome del Governo, ma vorremmo qualche termine e qualche presa di assunzione di responsabilità più stringente da parte del Governo - sull'attuazione del . È una legge molto importante. Nasce da un'intuizione del nostro gruppo Italia Viva. Nella scorsa legislatura, l'abbiamo portata avanti con la Ministra Bonetti. È stata votata all'unanimità ed è diventata legge di questo Paese. Oggi, manca ancora una parte importante dell'attuazione e, su questo, continueremo a incalzare il Governo, soprattutto per quanto attiene al sostegno alle famiglie per il diritto allo studio e alla possibilità di vedere garantiti, soprattutto per i redditi più bassi, sostegni economici per affrontare i primi anni di scuola e di apprendimento dei propri bambini e bambine.
Sappiamo che la scuola, purtroppo, in questi anni, ha vissuto un processo anche di delegittimazione, una delegittimazione che ha coinvolto anche gli insegnanti, che riguarda, sì, il loro trattamento economico, in parte legato alla retribuzione degli insegnanti, ma non soltanto. È un problema più ampio e più profondo che attiene alla considerazione sociale e anche al riconoscimento da parte delle famiglie e di tutti noi, come comunità, del valore fondamentale dell'insegnante, della vocazione all'insegnamento.
Credo che gli insegnanti, al pari dei medici, possano salvare vite, forse non in senso fisico, ma in senso morale e intellettuale. Incontrare il giusto insegnante nella vita, che sappia valorizzare il tuo talento, la tua capacità o cogliere la particolarità della situazione del singolo bambino, ragazzo o ragazza, può garantire un futuro diverso a quel bambino, a quella bambina, a quel ragazzo e a quella ragazza.
La scuola resta, ancora oggi, non soltanto un grande laboratorio di talenti ma, speriamo e ci auguriamo, sempre più una possibilità di mobilità sociale per il nostro Paese, come nei decenni passati quando, attraverso la scuola, soprattutto nel secondo dopoguerra abbiamo trovato una cultura nazionale identitaria, ma anche la possibilità per tanti ragazzi di emergere da situazioni più difficili o da famiglie più disagiate. Tutto questo passa, però, attraverso un riconoscimento vero del valore degli insegnanti, anche attraverso una retribuzione adeguata ai livelli europei e una valorizzazione dei ruoli, che non siano soltanto quelli dell'insegnamento. Quindi, noi vorremmo che continuasse l'impegno del Governo anche sulle figure del e per l'attività di orientamento che gli insegnanti possono portare avanti, non solo con riguardo al lavoratore, all'insegnante, ma anche agli studenti che, spesso, se non ben guidati, sostenuti e orientati nelle loro scelte, rischiano poi di avvertire un senso di frustrazione e di inadeguatezza nell'affrontare gli studi, che può arrivare anche a conseguenze estreme. Io non credo che la soluzione sia livellare verso il basso le aspettative nei confronti degli studenti e delle studentesse. Non è la spinta verso la mediocrità che può essere la soluzione quanto cogliere la specificità delle singole studentesse e dei singoli studenti, aiutarli a scegliere bene il percorso adatto ai propri interessi, alle proprie capacità e non abbandonarli lungo quel percorso. Questo passa anche attraverso insegnanti capaci di farlo, con le risorse adeguate per portare avanti il loro impegno.
Concludo, Presidente, ricordando quello che per noi, come gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe, è il valore fondamentale dell'istruzione, non soltanto in termini economici ma in termini valoriali, per il nostro Paese. Viviamo sempre più in una realtà in cui abbiamo grande accesso alle informazioni. Con i nostri , ogni giorno, abbiamo milioni di dati e di notizie e viviamo nella presunzione di saper cogliere e gestire quei dati e quelle notizie meglio di prima. In realtà, non è così perché spesso siamo invasi da che non sappiamo più distinguere dalla realtà. Proprio per questo, accanto al ruolo insostituibile delle famiglie, è fondamentale che la scuola possa offrire gli strumenti alle nuove generazioni per cogliere davvero la complessità della realtà, per non smettere di farsi domande e per poter distinguere la realtà dalla finzione. Come ci ha insegnato Hannah Arendt, il suddito ideale per qualunque regime totalitario non è il nazista o il comunista perfetto, è il cittadino che non sa più distinguere tra realtà e finzione, tra verità e bugia. Ecco, noi abbiamo bisogno di cittadini che sappiano distinguere tra realtà e finzione e che siano cittadini liberi. Perché la democrazia funzioni, serve una scuola che funzioni .
PRESIDENTE. Saluto studenti, studentesse e docenti dell'Università di Siena, in visita di studio, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
Ha chiesto di parlare la deputata Dalla Chiesa. Ne ha facoltà.
RITA DALLA CHIESA(FI-PPE). Grazie, Presidente. La mozione che ci accingiamo a votare riguarda l'organizzazione del sistema scolastico. La Missione 4 del PNRR prevede numerosi interventi e investimenti che si propongono di migliorare e ampliare i servizi di istruzione e formazione. Questo obiettivo dovrà essere raggiunto attraverso un insieme di riforme e di operazioni, alcune delle quali già adottate e in fase di attuazione, tra cui un ruolo importante lo ricopre la riorganizzazione del sistema scolastico. Bisogna, per esempio, diminuire il numero di alunni per classe e intervenire sul dimensionamento della rete scolastica. Le risorse che abbiamo a disposizione con il PNRR possono rappresentare una grande scommessa da affrontare proprio in questi anni. C'è la concreta possibilità, infatti, di promuovere il cambiamento e lo sviluppo, di intervenire per prevenire l'analfabetismo funzionale, di limitare la povertà educativa e la dispersione scolastica. Il PNRR costituisce anche una sfida importante per la costruzione di una scuola innovativa, sostenibile, sicura. Dobbiamo garantire il diritto allo studio e fornire alle ragazze e ai ragazzi le competenze necessarie per le sfide del futuro, superando ogni tipo di disparità e contrastando i divari territoriali. I ragazzi devono avere fiducia nella scuola devono fare parte di un sistema scolastico posto al centro della crescita dell'Italia, pienamente integrato nella dimensione europea. I giovani sono il futuro. Spesso diciamo che sono il nostro futuro, ma sbagliamo. I giovani sono soprattutto il loro futuro. Il nostro compito - noi che, invece, purtroppo siamo il loro passato - è quello di permettere loro di attraversare il proprio tempo nel migliore dei modi, facendo loro spazio e fornendo loro tutti gli strumenti per sostenerli e permettere di realizzare sogni e progetti . È proprio di questi giorni la pubblicazione, da parte dell'Istat, dei dati relativi alla popolazione riferiti all'anno 2022. La natalità segna il minimo storico ma il calo è costante da anni. Non siamo qui per indagare le cause di tale denatalità ma non possiamo non considerare che questo dato si rifletterà sul numero degli iscritti nelle scuole che, ovviamente, andrà a diminuire nei prossimi anni. Questo aspetto potrebbe rappresentare l'occasione per ripensare l'organizzazione del sistema scolastico, intervenendo su una organizzazione al di fuori dagli schemi e dai parametri rigidi, una organizzazione scolastica che potrà essere pensata tenendo conto delle necessità specifiche dei territori, permettendo così interventi che siano il più possibile mirati. La scuola non può essere identica in ogni area del Paese e non è soltanto una questione organizzativa. C'è una formazione culturale e civica che deve essere uguale e di qualità su tutto il territorio nazionale, ma la scuola deve anche mantenere un forte contatto con il suo territorio di appartenenza, valorizzandolo, facendo conoscere agli studenti l'artigianato locale, per esempio, o approfondendo con i ragazzi le specifiche caratteristiche geografiche e paesaggistiche del territorio, magari raccontando e facendo conoscere anche la fauna tipica di quei luoghi o, ancora, l'arte. Ecco, una scuola che mantenga e integri nella società giovane questi legami profondi con la propria terra sarà sicuramente una scuola di qualità.
Esiste, lo sappiamo, il fenomeno della dispersione scolastica che in Italia segnava, già prima della pandemia, per quanto in leggero miglioramento negli ultimi anni, percentuali che erano preoccupanti. Secondo i dati riportati nel rapporto Censis presentato a dicembre 2022, i giovani tra i 18 e i 24 anni usciti precocemente dal sistema di istruzione e formazione sono il 12,7 per cento a livello nazionale e il 16,6 per cento nelle regioni del Sud, contro una media europea di dispersione scolastica che si ferma al 9,7 per cento. L'Italia si attesta al terzo posto tra i Paesi con più alto tasso di abbandoni. In alcuni grandi centri urbani del Mezzogiorno, il dato dell'abbandono scolastico supera addirittura il 20 per cento. Nel 2021, in una delle più importanti regioni d'Italia, la Puglia, l'abbandono scolastico si è attestato al 17,7 per cento. Non andare a scuola rappresenta davvero una resa, l'abbandono di un'idea di futuro che porterebbe al miglioramento delle condizioni di vita di questi ragazzi, di gratificazione, di realizzazione di sé. Di solito, purtroppo, riguarda ragazzi e ragazze che affrontano già un percorso in salita nella loro vita, oltre a rappresentare un bacino di raccolta per la criminalità organizzata che li attrae con l'idea di facili guadagni. C'è infatti una correlazione fra dispersione scolastica, condotte devianti e marginalità economica. Il PNRR ha dedicato particolare attenzione al fenomeno nell'ambito della Missione 5, Inclusione e coesione, in cui ha previsto un investimento e interventi speciali per la coesione territoriale, con l'obiettivo di contrastare la povertà educativa, soprattutto - lo ripetiamo ancora una volta - nelle regioni del Sud. Questo Governo e questa maggioranza terranno alto il livello di attenzione per verificare l'attuazione degli interventi e il raggiungimento degli obiettivi del PNRR. Questa maggioranza, come più volte ha ribadito anche il Ministro Valditara, è fortemente decisa a perseguire il miglioramento del sistema di istruzione, per restituire alla professione docente e a tutta la scuola autorevolezza e valore, e a investire affinché sia al passo con i tempi dal punto di vista dei metodi didattici e degli ambienti di apprendimento e affinché sia data ogni possibilità ai nostri giovani di esprimere al massimo il loro talento e - ripeto ancora una volta - la realizzazione dei loro sogni, che è sacrosanta.
Per tutte queste ragioni il gruppo Forza Italia sosterrà la mozione di maggioranza e continueremo a mantenere alta l'attenzione sulla scuola, sui suoi problemi e sulle sue grandi opportunità .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Orrico. Ne ha facoltà.
ANNA LAURA ORRICO(M5S). Grazie, Presidente. Campania meno 146, Sicilia meno 109, Calabria meno 79, Puglia meno 66, Sardegna meno 45, Lazio meno 37, Veneto meno 32, Lombardia e Piemonte meno 20: questi che ho appena elencato sono alcuni dei dirigenti scolastici e dirigenti amministrativi che avremo in meno, nei prossimi mesi, a causa della prima legge di bilancio del Governo Meloni, frutto di tagli che si verificheranno già quest'anno, in tutta Italia e con le conseguenze più gravi nelle regioni del Mezzogiorno. Una decisione che il Ministro Valditara e la sua maggioranza hanno preso, male interpretando il principio che, nel PNRR, dispone la riorganizzazione della rete scolastica nell'ottica di ridurre il numero di studenti per classe, approfittando del calo demografico che sta subendo il nostro Paese. Si tratta di un principio che è stato stravolto e piegato alla logica che vuole che le aree geografiche meno popolose della nostra cara Patria perdano progressivamente sempre più servizi essenziali e presìdi socioeducativi di fondamentale importanza come le scuole. L'equazione è molto semplice: meno dirigenti scolastici, più istituti scolastici da gestire contemporaneamente, dunque gravi conseguenze sulla qualità dell'organizzazione didattica e dell'efficienza amministrativa.
Meno dirigenti scolastici significa anche che quelle scuole che hanno meno di 900 studenti non potranno restare aperte e gli studenti dovranno trasferirsi negli istituti scolastici delle aree urbane limitrofe, magari distanti anche diversi chilometri, le famiglie vedranno aumentare i costi a proprio carico per sostenere gli studi dei propri figli e chi vive in contesti già fragili vedrà aumentare i disagi, con la conseguenza che l'abbandono scolastico crescerà proprio in quelle aree del Paese che già soffrono per tante fragilità . Un solo esempio: in provincia di Reggio Calabria, un dirigente opera già su 4 scuole di titolarità situate in 4 comuni diversi: Brancaleone, Africo, Bruzzano e Ferruzzano; in più, ha una dirigenza in un quinto comune, a San Luca. Sapete, in totale, le 5 scuole quanti studenti fanno, tra infanzia, primaria e primo grado? Non superano le 500 unità, tra ragazzi e ragazze. E ora immaginate cosa accadrebbe con il ridimensionamento. Ma oramai ci si dimentica che in alcune zone d'Italia la scuola resta l'unico presidio di Stato. Ed è proprio in quelle zone svantaggiate che il personale scolastico è chiamato a svolgere un compito che va al di là del mero insegnamento. Questo avviene principalmente nei piccoli centri del profondo Sud. Solo lo scorso anno, abbiamo avuto oltre 80.000 abbandoni, un ragazzo su sei non completa il ciclo di studi .
Nella XVIII legislatura, il MoVimento 5 Stelle si era già battuto per abbassare a 500 studenti, 300 nei comuni montani e nelle piccole isole, la soglia per consentire di disporre di un dirigente scolastico e di uno amministrativo titolari, proprio allo scopo di supportare e garantire gli istituti nei territori più fragili e nelle aree interne, quali presìdi fondamentali di legalità e di accessibilità, e minori costi per le famiglie. L'accorpamento degli istituti si configura, pertanto, come un vero e proprio taglio, che, ancora una volta, andrà a colpire le regioni e i territori più deboli, incentivando lo spopolamento dei piccoli centri e finendo per incrementare i divari territoriali. Si tratta di una scelta politica precisa, in continuità con quanto già realizzato in passato, un accanimento dettato da una visione deformata ed economicistica della scuola
Sembra passata un'epoca dai 10 miliardi decisi dal Governo Conte per la scuola e sembra altrettanto lontano il momento in cui si è concretizzato l'ottenimento del finanziamento europeo più cospicuo per il nostro Paese, il PNRR: 209 miliardi, di cui 30,8 dedicati alla scuola e alla ricerca
Nella nostra mozione chiediamo che il Governo faccia un passo indietro rispetto a questa scellerata decisione di tagliare 700 istituti scolastici solo nel 2023 e circa 1.000 fino al 2026. Chiediamo che i fondi del PNRR vengano usati tutti e in modo efficiente per rendere la scuola il primo di crescita e di sviluppo del nostro Paese , con ambienti di apprendimento innovativi per tutti gli studenti, il tempo pieno garantito in tutte le regioni del nostro Paese, sostegno e supporto scolastico concreto per vincere la guerra contro l'abbandono scolastico, mettendo in campo ogni iniziativa possibile per lottare contro la povertà educativa. Vogliamo che venga restituita dignità alla professione dell'insegnante, che venga valorizzata, sul piano qualitativo e retributivo, e non creando le gabbie salariali , come vuole il Ministro Valditara, per incrementare i divari territoriali nella nostra Penisola.
La Costituzione italiana è molto chiara: affida all'istruzione il compito di formare le cittadine e i cittadini italiani. Ma voi volete modificare questo principio, volete creare cittadini lombardi piuttosto che cittadini veneti. Volete recuperare 90 milioni di euro tagliando 700 scuole su tutto il territorio nazionale. E non veniteci a dire, voi della maggioranza, che avete messo sul piatto 300 milioni in più per gli stipendi dei docenti, perché quelli sono i residui dell'ultimo Governo Draghi, quello che la Meloni osteggiava e che oggi copia pedissequamente, per rispettare i rigidi dettami della europea. Ma si sa, voi con i princìpi fate a botte, o meglio, li rigirate come più vi conviene, come state facendo in Giunta delle elezioni , dove volete ribaltare il risultato elettorale ottenuto dal MoVimento 5 Stelle in Calabria, nel collegio uninominale di Cosenza, per piegarvi allo strapotere di chi ha sgovernato la mia regione per quarant'anni ! Volete cambiare le regole del gioco a partita chiusa. Volete imbrogliare i calabresi che hanno deciso di esprimere un voto libero e diverso. Volete dimostrare che, con la forza dei numeri, potete ottenere qualunque cosa e avere sempre ragione. E quando non potete cambiare la realtà dei fatti, conseguente alle vostre decisioni, provate a girare intorno alla questione, come fate nella vostra mozione, dove non c'è traccia di una sensata ragione con la quale giustificate questo taglio indiscriminato al numero delle scuole. Tra l'altro, sono diverse le regioni che hanno già fatto ricorso contro questa decisione: Toscana, Puglia, Emilia-Romagna, Campania e, guarda un po', anche in Calabria alcuni consiglieri regionali di centrodestra hanno detto “no” a questo taglio scellerato !
Il Ministro Valditara ha annunciato un Piano Sud per la scuola. Ministro, a noi il Piano Sud interessa molto e allora cominci ad attuarlo, dando alla sua maggioranza l'indirizzo di votare favorevolmente sulla mozione del MoVimento 5 Stelle, se davvero tiene, se davvero tenete al futuro di questo Paese e al futuro delle nostre giovani generazioni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Miele. Ne ha facoltà.
GIOVANNA MIELE(LEGA). Colleghe e colleghi onorevoli…
PRESIDENTE. Onorevole, credo ci sia un problema con l'audio del suo microfono.
GIOVANNA MIELE(LEGA). Mi sentite?
PRESIDENTE. No, è proprio un fastidio di fondo, forse è meglio se lo cambia.
GIOVANNA MIELE(LEGA). Mi sposto?
PRESIDENTE. Sì, proviamo con quello a fianco, prego.
GIOVANNA MIELE(LEGA). Si sente?
GIOVANNA MIELE(LEGA). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi onorevoli, l'istruzione rappresenta la chiave e la possibilità per conoscere e costruire, poi, una propria idea di mondo e di futuro.
Le mozioni su cui siamo chiamati a esprimerci oggi affrontano un tema molto importante e a me particolarmente caro: il dimensionamento scolastico. Infatti, l'autonomia di una scuola rappresenta un micromondo importante, che agisce sul senso di responsabilità, di creatività e intraprendenza, e sancisce l'orgoglio di ogni istituto. È una questione da sempre sotto i riflettori degli enti locali e regionali, perché è noto che si assiste ormai da anni al valzer degli accorpamenti di plessi di questo o di quell'istituto, proprio per via del numero sempre minore di alunni iscritti a scuola.
Il calo di iscrizioni non avviene oggi o negli ultimi 5 o 6 mesi: è un calo costante, che negli ultimi 15 anni attanaglia l'Italia.
Cari colleghi della minoranza, è il caso di ricordarlo: non ci siamo svegliati oggi con questo problema, ma è cosa conosciuta e mai affrontata; sono anni che leggiamo e ascoltiamo il grido di allarme proveniente da ogni parte e ogni direzione per questa via triste che ha preso l'Italia. La miopia politica di chi si è sempre considerato paladino della cultura e dell'istruzione non ha di certo portato la tutela del sistema scolastico, che oggi vede un altissimo tasso di lavoratori precari - così come, in precedenza, raccontato dai colleghi - tra i quali: insegnanti di sostegno, oggi quanto mai necessari, personale amministrativo insufficiente a sopperire alla quantità di progetti cui dover far fronte; senza considerare il nodo dei DSGA, le mobilità dei dirigenti scolastici, la continuità didattica degli insegnanti, le stabilizzazioni. E permettetemi di dire che, grazie a questo Governo, ci sarà l'accesso diretto alle specializzazioni al sostegno dei docenti primari.
È bene ribadire che, così come tutti i sottoscrittori delle mozioni hanno sottolineato, abbiamo ereditato una situazione normativa che, di fatto, considera come unici criteri di valutazione le cifre e l'economia, dimenticando la storia, le abitudini e il lavoro che si fa ogni giorno in ogni plesso scolastico. Non dimentichiamo, inoltre, che il Ministero dell'Istruzione e del merito, negli ultimi anni, ha reclutato personale docente e amministrativo sempre in stato di emergenza e senza una chiara pianificazione; difficoltà concorsuali, scorrimenti di graduatorie, algoritmi, responsabilità sempre più crescenti agli istituti. Mi urge volere rappresentare le difficoltà a ogni inizio anno scolastico, negli ultimi 15 anni, con le supplenze dei docenti e dei docenti di sostegno in classi che, spesso, sono classi pollaio.
Noi conosciamo bene l'importanza di salvaguardare le aree interne, collinari e montane, le isole e tutti quei borghi d'Italia che, oltre al problema della denatalità, soffrono lo spopolamento dovuto alla carenza di servizi e di attrattive lavorative che possano permettere di costituire nuclei familiari e vogliamo affrontare tali questioni con misure concrete e attuali, ripartendo dalla tutela di famiglie e imprenditori.
L'intervento normativo di riforma del sistema di dimensionamento della rete scolastica nazionale discende da una stringente indicazione europea nell'ambito delle misure del PNRR, che mira ad adeguare la rete scolastica all'andamento anagrafico della popolazione studentesca e non prevede chiusure di plessi scolastici, ma l'efficientamento della presenza della dirigenza sul territorio, eliminando l'abuso della misura della reggenza, che non è altro che precariato , un vero deficit organizzativo che abbiamo ereditato dai Governi precedenti.
Sono state adottate misure importanti per l'armonizzazione delle reti scolastiche a livello regionale, con il numero crescente degli studenti nell'arco temporale di 10 anni, favorendo una migliore programmazione pluriennale della rete scolastica. Sappiamo bene che il dimensionamento deve sempre tener conto delle esigenze delle scuole, delle variabili che le caratterizzano e del contesto in cui sono inserite e per questo riteniamo di dover chiedere al Governo un ulteriore sforzo. Ora siamo certi che farà in modo che l'attuazione della nuova riforma avvenga in modo graduale, escludendo il verificarsi di situazioni di esubero dei dirigenti scolastici e forme di compensazione quali la mobilità interregionale per gli attuali dirigenti scolastici; e, a tal proposito, colgo l'occasione per annunciare una proposta di legge a mia prima firma, l'Atto Camera n. 1086, che punta ad assicurare l'esonero dall'insegnamento per i docenti vicari del dirigente in tutte le scuole in attuale reggenza; le reggenze, lo ribadisco, costituiscono una grave disfunzione organizzativa nella gestione del personale scolastico, dei dirigenti scolastici e dei DSGA e non contribuiscono al miglioramento del sistema di istruzione e formazione, incidendo, di conseguenza, in modo negativo sulla qualità del servizio presso le istituzioni scolastiche sprovviste di tali figure in modo stabile. Finché questo modello non sarà completamente superato - e ci auguriamo che lo sarà ben presto - è necessario assicurare che i vicari possano dedicarsi completamente alle attività organizzative della scuola, per supportare efficacemente il dirigente impegnato in un altro istituto, assai spesso molto distante e di ambito ampio.
Voglio richiamare anche l'attenzione che il Ministro Valditara ha avuto, sin dal suo insediamento, per garantire al personale del mondo della scuola il giusto riconoscimento per la dignità del lavoro svolto quotidianamente; in poche settimane, infatti, è stato raggiunto un accordo con i sindacati, che ha previsto 100 milioni di risorse nuove, aggiunte alle somme disponibili e la destinazione di ulteriori 300 milioni già previsti nel bilancio per altri scopi, finalizzati, invece, al rinnovo del contratto a condizioni migliorative. Gli incrementi, da parecchio tempo attesi da oltre 1.200.000 lavoratori del comparto scuola, ammontano, a regime, a una voce media di 124 euro in più a mensilità.
È chiaro che, in brevissimo tempo, non avremmo potuto agitare la bacchetta magica, colleghi, ma abbiamo ben chiaro il percorso e sappiamo dove dobbiamo arrivare per sopperire ai problemi e risolvere tutte le questioni che non sono mai state affrontate dai Governi precedenti, rispetto alla dispersione scolastica, al grande problema delle diagnosi che non arrivano mai in maniera congrua sui tavoli degli insegnanti di sostegno all'inizio dell'anno scolastico, nonché al fatto gravissimo che i dirigenti scolastici e il personale amministrativo delle scuole, a cui va il mio ringraziamento personale e quello di tutta la Lega e del centrodestra e , ogni anno, devono affrontare sempre più oneri a carico di istituti che hanno sempre meno personale.
Quindi, vogliamo partire da una revisione del sistema istruzione che sia confacente alle esigenze di alunni e famiglie, con una visione strategica e completa, a 360 gradi, che dia dignità ai lavoratori, senza ideologie precostituite, ma con le idee di chi la politica la vive tra le persone.
Per questo voteremo “Sì”, per i nostri giovani, che non sono il futuro, ma sono il presente !
PRESIDENTE. Saluto studenti, studentesse e docenti del liceo scientifico Marconi Delpino, di Chiavari, in provincia di Genova, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
Ha chiesto di parlare la deputata Manzi. Ne ha facoltà.
IRENE MANZI(PD-IDP). La ringrazio, signora Presidente. Vorrei iniziare questo mio intervento raccontando ai colleghi una storia; la storia di due bambini, di un bambino e di una bambina, Carla, che vive a Firenze e Fabio, che vive invece a Napoli.
Carla ha sempre mangiato a scuola, grazie al servizio di mensa, un servizio di mensa che, nella sua regione, è assicurato a quasi l'85 per cento dei bambini. Nel pomeriggio, Carla, più volte, è rimasta nell'istituto, per praticare un'attività sportiva.
Fabio, invece, frequenta la V elementare a Napoli, in una scuola che non ha il servizio di mensa, che non gli consente di svolgere attività fisica, perché, purtroppo, in quella scuola non c'è una palestra, così come in tante scuole vicine a quella di Fabio. Alla fine dei 5 anni di scuola, Fabio rischia di aver frequentato un intero anno scolastico in meno rispetto alla sua coetanea di Firenze.
Questi sono i dati che tracciano due scuole all'interno di uno stesso Paese; sono dati drammatici che, come narra il cortometraggio realizzato, tra l'altro, da Svimez e L'Altra Napoli Onlus, illustra proprio quei divari territoriali che esistono nel nostro Paese per quanto riguarda l'offerta educativa.
Ho voluto riportare questo racconto per fare un invito a tutti i colleghi; oggi discutiamo un tema importante, quello posto dalle mozioni sulla scuola. Allora, c'è proprio la necessità, per tutti noi che sediamo in queste Aule parlamentari, di uno scatto di serietà e di responsabilità, dell'individuazione, in particolar modo, di una serie di urgenze e priorità che le mozioni che tra poco voteremo pongono, in quest'Aula.
Il Ministro Valditara ha fatto più volte riferimento, nel suo programma di mandato, a una grande alleanza tra famiglie, docenti, personale scolastico e studenti, nel nome del merito. Il suggerimento che mi sento di dare al Ministro è quello di cambiare nome a questa alleanza; un'alleanza è sì necessaria, ma chiamiamola Alleanza per l'inclusione e la lotta alle diseguaglianze all'interno della scuola; sono le parole del cardinale Zuppi che voglio riportare in quest'Aula. Il cardinale, Presidente della CEI, ci ricorda che l'emergenza educativa è talmente forte che richiede una risposta che possiamo dare soltanto insieme, piena di incanto, per guardare al futuro. E, allora, parliamo di cose serie ed evitiamo anche le rappresentazioni caricaturali cui abbiamo assistito nei mesi passati.
Penso alla dichiarazione del Ministro di qualche mese fa intorno agli stipendi differenziati, all'elogio del valore educativo dell'umiliazione, alla minaccia di sanzioni ad una dirigente scolastica responsabile soltanto di aver sollecitato i propri studenti a non essere indifferenti di fronte alla violenza, condannando, tra l'altro, ogni forma di violenza e di prepotenza, dichiarazioni poi prontamente e fortunatamente smentite dal diretto interessato.
Ecco perché, come gruppo parlamentare del Partito Democratico, pochi mesi fa abbiamo depositato questa mozione in quest'Aula, per chiedere un impegno serio e concreto su alcuni temi fondamentali che riguardano la scuola, che avete ascoltato e potete leggere nella nostra mozione: la retribuzione dei docenti e l'allineamento di quelle retribuzioni alla media europea, i divari territoriali, gli investimenti sul tempo pieno e a favore del sistema integrato di istruzione ed educazione da 0 a 6 anni e, più in generale, le risorse che devono essere investite nel settore dell'istruzione nel suo complesso, perché questo sia davvero centrale all'interno delle politiche pubbliche del Paese. Infatti, mentre il Governo è impegnato in dichiarazioni e successive smentite, ci sono i dati della dispersione territoriale e dei divari territoriali, con cui dobbiamo fare quotidianamente il conto, citati anche dai colleghi e dalle colleghe che mi hanno preceduto.
Il Governo rispetto a queste urgenze che cosa fa? Risponde con il dimensionamento scolastico e con la riforma costituzionale sull'autonomia differenziata. Da un lato, quindi, finisce per ridurre il contingente organico dei dirigenti scolastici, accorpando sedi e personale, con dati allarmanti, tra l'altro, proprio su quelle aree interne e sulle regioni del Mezzogiorno che più rischiano di essere colpite; dall'altro, invece, mette in campo una riforma costituzionale che rischia concretamente di spaccare il Paese e, quindi, di moltiplicare i disagi anziché ridurli.
Voglio rimarcare, allora, in questa sede, il nostro sostegno a quelle regioni che già hanno impugnato la norma davanti alla Corte costituzionale. Si dirà che era una riforma del PNRR. Questa riforma, però, si poteva attuare in modo diverso. Come Partito Democratico, in legge di bilancio, abbiamo fatto delle proposte alternative, a conferma del fatto che certi obiettivi e certe misure possono essere adottati in un modo, piuttosto che nell'altro.
Vengo proprio al tema del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Non è un caso che quel Piano nazionale indichi tra i suoi obiettivi - assegnando, tra l'altro, delle risorse importanti - proprio il tema della povertà educativa e dei divari territoriali. Non è un caso che il PNRR punti, ad esempio, sugli asili nido, un tema - e sentiremo tra poco il Ministro Fitto cosa potrà dirci a questo proposito - su cui rischiamo di perdere un obiettivo centrale e qualificante per lo sviluppo e il futuro di questo Paese. Non è un caso che si investa sulla formazione iniziale e sulle assunzioni dei docenti: al riguardo, anche qui, stiamo aspettando l'obiettivo di PNRR e risposte chiare e certe da parte del Governo.
Colleghi, siamo molto, molto preoccupati, perché al momento, di fronte alle difficoltà attuative sul PNRR, i fatti, purtroppo, rischiano di essere questi: tagli, dimensionamento scolastico, progetti spacca-Paese e perdita di risorse ed investimenti.
Abbiamo visto i tagli apportati dalla legge di bilancio al sistema di istruzione da 0 a 6 anni. Come gruppi di opposizione abbiamo più volte sollecitato il Governo ad intervenire in modo differente, ma i nostri appelli sono rimasti totalmente inascoltati. È vero che avete provveduto a rinnovare il contratto del personale docente, peccato però che nella legge di bilancio mancassero quelle risorse aggiuntive, quei 300 milioni di euro che erano stati proprio inseriti dal Governo Draghi un anno prima nella legge di bilancio, risorse che non erano destinate - attenzione - ad obiettivi o a progetti generici, come qualcuno ha ricordato, ma che erano destinate proprio a vantaggio della valorizzazione dei docenti e, quindi, a quel merito tanto importante e fondamentale per voi, già dal nome che avete voluto attribuire a questo Ministero.
C'è un tema di visione e di investimenti colleghi. Il DEF, su cui discuteremo domani in quest'Aula, manca totalmente di misure concrete relative alla scuola, come abbiamo detto anche in Commissione, presentando un parere alternativo rispetto al vostro. Oggi chiediamo proprio questo: visione ed investimenti. Infatti, come diceva Calamandrei, la scuola è un organo costituzionale, come il Governo, il Parlamento e la magistratura. Se si dovesse fare un paragone con gli organi del corpo umano avrebbe il compito di creare il sangue, di creare cittadini, non diseguaglianze.
Vogliamo rimarcare in quest'Aula che l'istruzione è un diritto fondamentale e, come tale, implica che tutti devono poter avere una scuola aperta ed inclusiva, che sia in grado di coinvolgere tutti, nessuno escluso. Una scuola che sia capace di offrire a tutti e ancora di più ai più deboli e a coloro che hanno meno strumenti ciò che serve perché possano raggiungere un buon livello di istruzione, di competenza e di capacità per ragionare ed operare scelte autonome. Quindi, si tratta di estendere il tempo pieno e prolungato, di intervenire sul numero degli alunni per classe, favorire la creazione di ambienti di apprendimento che siano sostenibili, accessibili, innovativi e sicuri. Soprattutto, interveniamo sulle comunità educanti nei territori.
Al Senato è iniziato da poco l'esame in Commissione cultura su tale tema, su questo strumento che può essere davvero un mezzo importante per ridurre le diseguaglianze. Siamo a fianco delle studentesse e degli studenti di fronte alle difficoltà e al disagio psicologico che stanno affrontando. Affianchiamoli e sosteniamoli, perché c'è un tema fondamentale di disagio giovanile, che non possiamo trascurare e non vedere. Non è questione di buonismo, è questione di voler costruire una comunità scolastica che sia capace di sviluppare conoscenza inclusiva, condivisa, multiculturale, impegnata a garantire la serenità e il benessere di tutti i suoi protagonisti.
L'equità non si esplicita dando a tutti le stesse cose, ma cercando di modulare le opportunità, osservando i ragazzi e comprendendo le loro richieste implicite, senza lasciare indietro nessuno. Citando nuovamente il cardinale Zuppi, ci vuole tempo, ci vuole passione e, soprattutto, ci vuole la convinzione che per ognuno c'è un merito “e la scuola si deve dannare per trovarlo”. Dobbiamo essere all'altezza del compito a cui siamo chiamati. C'è bisogno di visione, colleghi e di prospettive, di un grande dibattito sulla scuola riguardo al futuro del nostro Paese. Ciò, soprattutto, riguarda la possibilità di avere un futuro, perché se non ci impegniamo ora a pensarlo e a costruirlo, rischiamo davvero di non averne uno
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cangiano. Ne ha facoltà.
GEROLAMO CANGIANO(FDI). Grazie, Presidente. Sarà forse per deformazione professionale, ma mi piace parlare di scuola e ascoltare chi parla di scuola, perché c'è sempre qualcosa da imparare nel confronto con gli altri, anche se oggi mi aspettavo un confronto più sereno.
Oggi ci vengono a spiegare come deve diventare la scuola italiana quegli stessi che la scuola italiana l'hanno praticamente messa in ginocchio nel corso degli ultimi anni .
È veramente paradossale sentire parlare di risorse, di aumenti, di stipendi da chi ha consentito si spendessero centinaia di milioni di euro per dotare le istituzioni scolastiche di bizzarri banchetti a rotelle . Ancora più paradossali - ne ho sentiti di numeri oggi! -, giusto per rendere un po' l'idea, sono le famose sedute innovative che sono costate più di 300 milioni di euro.
Allora, anch'io oggi voglio dare qualche numero. Nelle settimane scorse il Ministro Valditara ha emanato una direttiva che istituisce un fondo finalizzato ai viaggi di istruzione per circa 50 milioni di euro e, nei mesi scorsi, l'integrazione all'atto di indirizzo ha consentito di utilizzare 300 milioni di euro per gli aumenti stipendiali al personale scolastico, più o meno la stessa cifra che nel 2020 è stata utilizzata da Conte e Azzolina, appunto, per i banchetti a rotelle, ma con condizione e prospettive completamente diverse.
Eppure, mi pare di capire che, secondo le opposizioni, noi dovremmo prendere lezioni di scuola da chi ha preferito i banchetti a rotelle rispetto al miglioramento dei servizi che il sistema scolastico italiano deve garantire agli utenti e agli operatori.
Noi oggi dovremmo stare ad ascoltare la paginetta di belle parole da chi non ha perso occasione in questi mesi per scendere in piazza al fianco di chi ha inneggiato alle foibe , di chi ha minacciato il Presidente del Consiglio e il Ministro Valditara e di chi ha contestato ogni singolo provvedimento, per partito preso e senza cognizione di causa, mentre noi eravamo impegnati a rispettare quegli impegni assunti da altri, che ci chiamano a scelte impegnative e in tempi stretti per rispettare le scadenze previste dal PNRR.
Tra le scadenze più stringenti c'era, appunto, questa regolamentazione del sistema scolastico, quella riforma che comunemente definiamo dimensionamento, ma che, in realtà, è molto più complessa e molto più profonda di un'asettica e aritmetica riduzione di istituti giuridicamente autonomi. È una riforma la cui approvazione normativa era necessaria per poter centrare gli obiettivi previsti dalla seconda del PNRR e la cui piena e fattiva attuazione è adesso necessaria per gli obiettivi previsti dalla terza .
È superfluo, forse, ricordare ancora una volta che questi obiettivi e queste scadenze li abbiamo ereditati da chi ha contratto il PNRR, quello stesso Governo cui appartengono tanti esponenti politici che oggi si scagliano contro la riforma e che forse non hanno compreso né l'urgenza, né la che, comunque, si sono intese dare a un provvedimento ben lontano dai toni e dai numeri allarmistici che pure hanno tenuto banco nelle ultime settimane.
È nell'ottica di armonizzare che, finalmente, si tiene conto, non solo dei criteri numerici e quantitativi, ma anche di quelli qualitativi e funzionali. La riforma, così com'è pensata, mira a eliminare quel triste fenomeno delle reggenze delle figure apicali nelle istituzioni scolastiche, garantendo contestualmente un enorme risparmio di risorse economiche, che saranno destinate a valorizzare il comparto scuola in ogni suo aspetto e ad assicurare un notevole miglioramento in termini di innalzamento dei servizi proposti all'utenza di riferimento, perché è proprio questo il senso di garantire che le istituzioni scolastiche abbiano autonomia decisionale: consentire, appunto, ai dirigenti di pensare alla propria idea di scuola con un orizzonte temporale che possa essere certo e definito.
L'adozione di nuovi parametri, meno vincolanti, non solo non inciderà sulla chiusura fisica di alcun plesso o istituto scolastico, al contrario di quanto qualcuno ha detto in precedenza, non solo non interesserà i criteri di formazione delle classi e non concorrerà all'istituzione di classi pollaio, ma, in realtà, contribuirà a rivoluzionare il perimetro in cui ogni regione avrà la piena libertà di muoversi, tenendo finalmente nella giusta considerazione quelle peculiarità territoriali che in molte realtà fanno, appunto, la differenza . Mi dispiace aver sentito alcuni governatori affermare esattamente il contrario, creando inutili preoccupazioni tra le donne e gli uomini del personale scolastico e riempiendo i giornali con titoli che gridavano alla chiusura di centinaia di scuole e ai tagli di migliaia di posti di lavoro, perché non è vero; non è corretto accusare questo Governo di voler chiudere, in tre anni, oltre 700 scuole e, soprattutto, non è rispettoso del lavoro avviato e che dovrà vedere, a breve, nella Conferenza unificata, una sua compiuta applicazione, perché è in tale sede che le regioni potranno definire, a loro volta, i parametri e i criteri che mireranno a salvaguardare le proprie specificità, con particolare attenzione per quelle realtà scolastiche che, in alcune città e in alcune province più complesse, rappresentano l'unica possibilità per combattere la dispersione e ridurre i divari. Infatti, c'è una differenza abissale tra annunciare la chiusura di 700 scuole e spiegare, invece, ciò su cui si andrà a intervenire, che è lo stato giuridico di queste istituzioni, e non la loro presenza fisica nei contesti di riferimento. È questa la differenza, e sarà comunque un'attuazione graduale, nell'arco dei prossimi sette anni e che partirà dall'anno scolastico 2024-2025, lasciando inizialmente invariato il numero di autonomie scolastiche, così come determinato dall'applicazione dei coefficienti da 600 a 400 unità.
Ma, attenzione, non è soltanto la sbandierata preoccupazione per il dimensionamento che ha tenuto banco in questi giorni, una lettura parziale e strumentale dei provvedimenti che questo Governo ha messo in campo per il comparto scuola e che non si sono limitati alla riforma della riorganizzazione della rete scolastica, ma si è tentato di sminuire l'importantissimo risultato raggiunto sul rinnovo del contratto nazionale, che ha consentito di riconoscere aumenti correnti in busta paga per il personale scolastico e il riconoscimento degli arretrati maturati sul precedente contratto nazionale, con un ritardo colpevole, cui nessuno, però, fa cenno, e che di certo non è attribuibile a questo Governo.
Si è cercato di distorcere la portata quasi rivoluzionaria delle misure che riguardano il comparto scuola inserite nel decreto-legge n. 44 del 2023, pubblicato in qualche giorno fa, che garantiscono numeri importanti, con l'obiettivo di non calpestare e mortificare l'impegno di tantissimi docenti precari; si parla di docenti di sostegno.
Piuttosto che strumentalizzare qualsiasi atto di questo Governo, io credo che occorra anche il rispetto dell'organico ATA, gli ex COVID, migliaia di uomini e donne che aspettano di conoscere il loro futuro e che hanno dato tanto durante il periodo pandemico ed emergenziale, ma per i quali non era stata prevista, dai precedenti Governi, alcuna forma di compensazione a emergenza dichiarata terminata, per i quali stiamo provvedendo ad immaginare soluzioni che non ledano ulteriormente la dignità, prima umana e poi professionale . Questo silenzio è triste, perché sono stati tanti gli argomenti intorno ai quali possiamo rivestire ruoli di maggioranza e di opposizione, ma nella scuola, forse, no, forse non è giusto; la scuola deve restare fuori dal gioco delle parti, e ve lo dico più come docente che come deputato: non consentiremo che il futuro dei nostri giovani debba diventare terreno di scontro, non consentiremo lotte ideologiche e richiami a un passato che non ci appartiene, per tenere alto solo il livello dell'allarmismo sociale qui, in Italia; non vi lasceremo aizzare le piazze con slogan fin troppo populistici. Vi contesteremo ogni distorsione, ogni strumentalizzazione, ogni manipolazione delle notizie e delle informazioni non veritiere, e non perché noi siamo al Governo e voi no, e non perché abbiamo timore del vostro rumore, ma perché ho ben impresse nella mente, e anche nel cuore, le parole che citò, anni fa, un mio amato professore: l'istruzione è un debito dovuto dalle presenti alle future generazioni. Noi questo debito lo vogliamo onorare. Ora tocca anche a voi .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Passiamo alla mozione Orrico ed altri n. 1-00079. Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima i capoversi 1°, 2° e 3° del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario. A seguire, distintamente, il 4° e il 5° capoverso del dispositivo e, infine, la premessa.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 1°, il 2° e il 3° capoverso del dispositivo della mozione Orrico ed altri n. 1-00079, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 4° capoverso del dispositivo della mozione Orrico ed altri n. 1-00079, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
A seguito dell'approvazione del 4° capoverso del dispositivo, risulta assorbito il 7° capoverso del dispositivo della mozione Amorese ed altri n. 1-00113.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 5° capoverso del dispositivo della mozione Orrico ed altri n. 1-00079, congiuntamente all'identico 3° capoverso del dispositivo della mozione Amorese ed altri n. 1-00113, che è identico nei contenuti, su cui il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Orrico ed altri n. 1-00079, limitatamente alla premessa, su cui il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della mozione Manzi ed altri n. 1-00063.
Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Avverto che i capoversi 4°, 5° e 6° del dispositivo sono identici ai capoversi 4°, 5° e 6° del dispositivo della mozione Amorese ed altri n. 1-00113 e pertanto saranno votati congiuntamente.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 1°, 2° e 3° del dispositivo della mozione Manzi ed altri n. 1-00063, su cui il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 4°, 5° e 6° del dispositivo della mozione Manzi ed altri n. 1-00063, congiuntamente agli identici capoversi 4°, 5° e 6° del dispositivo della mozione Amorese ed altri n. 1-00113, su cui il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Manzi ed altri n. 1-00063, limitatamente alla premessa, su cui il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della mozione Piccolotti ed altri n. 1-00106.
Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni relative ai capoversi 4°, 7°, 8°, 9° e 13° del dispositivo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Su che cosa?
ELISABETTA PICCOLOTTI(AVS). Volevo chiedere una conferma di una riformulazione al Governo, perché è scritta in un modo che lascia alcuni dubbi.
PRESIDENTE. Era meglio, magari, farlo prima di votare.
ELISABETTA PICCOLOTTI(AVS). Me ne sono accorta ora.
PRESIDENTE. Di che impegno stiamo parlando?
ELISABETTA PICCOLOTTI(AVS). Siamo al punto 7. Il Governo riformula il nostro punto sulla gratuità dell'istruzione sostenendo che vogliono adottare iniziative di competenza al fine di assicurare il diritto allo studio ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, mentre abbiamo appena approvato dei punti della mozione del PD, ripresi da una mozione di maggioranza…
PRESIDENTE. Però non entriamo nel merito, collega.
ELISABETTA PICCOLOTTI(AVS). … in cui diciamo di assicurare il diritto allo studio a tutti i bambini e a tutte le bambine.
PRESIDENTE. Chiedo al Governo se rilegge la riformulazione, senza entrare nel merito, perché abbiamo già affrontato le dichiarazioni di voto. Sottosegretaria, impegno 7.
PAOLA FRASSINETTI,. Ad adottare iniziative di competenza al fine di assicurare il diritto allo studio ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi.
PRESIDENTE. Bene, quindi non accettano la riformulazione, confermo quello che dicevo prima.
Quindi, ripeto, avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni relative ai capoversi 4°, 7°, 8°, 9° e 13° del dispositivo.
Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima il 1° capoverso, con il parere contrario del Governo; a seguire, congiuntamente, i capoversi 2°, 3°, 4°, 5°, 7°, 8°, 9°, 11° e 13° del dispositivo, con il parere contrario del Governo; a seguire ancora, i capoversi 6°, 10° e 12° del dispositivo, su cui il parere del Governo è favorevole; infine, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 1° capoverso del dispositivo della mozione Piccolotti ed altri n. 1-00106, su cui il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, congiuntamente, sui capoversi 2°, 3°, 4°, 5°, 7°, 8°, 9°, 11° e 13° del dispositivo della mozione Piccolotti ed altri n. 1-00106, su cui il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, congiuntamente, sui capoversi 6°, 10° e 12° del dispositivo della mozione Piccolotti ed altri n. 1-00106, su cui il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Piccolotti ed altri n. 1-00106, limitatamente alla premessa, su cui il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della mozione Boschi ed altri n. 1-00112.
Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, distintamente, ciascun capoverso del dispositivo; infine, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 1° capoverso del dispositivo della mozione Boschi ed altri n. 1-00112, su cui il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 2° capoverso del dispositivo della mozione Boschi ed altri n. 1-00112, come riformulato, su cui il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Su cosa?
ROBERTO GIACHETTI(A-IV-RE). Sull'ordine dei lavori, signor Presidente. Volevo sapere se, secondo lei, è normale che, mentre noi stiamo in Aula votando, riceva dal presidente della I Commissione, un invito a salire all'Ufficio di Presidenza che è convocato adesso. Vorrei sapere cosa dobbiamo fare; se ce lo dice lei, a termini di Regolamento, e, una volta che lo ha detto a noi, magari lo dica anche agli uffici della I Commissione.
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, immagino che il presidente pensi che sia già iniziata l'informativa. In realtà, comunque, lo faremo presente, ovviamente. Lo faremo presente immediatamente, grazie per avercelo detto, onorevole Giachetti.
Proseguiamo con le votazioni.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boschi ed altri n. 1-00112 limitatamente al 3° capoverso del dispositivo, sui cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte alle lettere , ed del 4° capoverso del dispositivo. Il parere si intende, quindi, contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boschi ed altri n. 1-00112, limitatamente al 4° capoverso del dispositivo, lettere , ed , su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boschi ed altri n. 1-00112, limitatamente al 4° capoverso del dispositivo, lettere , ed , come riformulate, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boschi ed altri n. 1-00112, limitatamente al 5° capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boschi ed altri n. 1-00112, limitatamente al 6° capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boschi ed altri n. 1-00112, limitatamente al 7° capoverso del dispositivo, come riformulato, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Avverto che i presentatori non hanno accettato la riformulazione proposta all'8° capoverso del dispositivo. Il parere si intende, quindi, contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boschi ed altri n. 1-00112, limitatamente all'8° capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boschi ed altri n. 1-00112, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della mozione Amorese, Sasso, Dalla Chiesa, Cavo ed altri n. 1-00113.
Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente ciascun capoverso del dispositivo e, a seguire, la premessa.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Amorese, Sasso, Dalla Chiesa, Cavo ed altri n. 1-00113, limitatamente al 1° capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Amorese, Sasso, Dalla Chiesa, Cavo ed altri n. 1-00113, limitatamente al 2° capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Ricordo che i capoversi 3°, 4°, 5° e 6° del dispositivo sono già stati approvati, mentre il 7° risulta assorbito dal 4° capoverso della mozione Orrico ed altri n. 1-00079.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Amorese, Sasso, Dalla Chiesa, Cavo ed altri n. 1-00113, limitatamente all'8° capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Amorese, Sasso, Dalla Chiesa, Cavo ed altri n. 1-00113, limitatamente al 9° capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Amorese, Sasso, Dalla Chiesa, Cavo ed altri n. 1-00113, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
RICCARDO RICCIARDI(M5S). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo, onorevole Ricciardi?
RICCARDO RICCIARDI(M5S). Presidente, sull'ordine dei lavori.
RICCARDO RICCIARDI(M5S). È per informare quest'Aula di un fatto che appare ineluttabile, secondo noi molto grave, che sta accadendo nella Giunta delle elezioni dove si sta mettendo in discussione un seggio vinto dal MoVimento 5 Stelle in Calabria e, giustamente e legittimamente, c'è un ricorso (ci mancherebbe: quando un seggio viene vinto di pochi voti è legittimo). Quello, però, su cui vogliamo informare è che la maggioranza ha depositato un emendamento con il quale si sovvertono le regole con le quali siamo andati a votare, perché se voi prendete il col quale siamo andati a votare e fatto dal Ministero dell'Interno, questo dice che due segni su due liste annullano il voto - ed è scritto nel - mentre in Giunta si sta dicendo che questa cosa non è più valida. Quindi, visto che voi siete quelli delle regole - ah le regole, bisogna rispettare le regole! - voi state sovvertendo le regole . A colpi di maggioranza e nel chiuso della Giunta delle elezioni state sovvertendo le regole democratiche, in una terra, in Calabria, dove i cittadini si sono espressi, dove manca da tempo la fiducia nelle istituzioni e quando votano gli si dice che il loro voto non conta nulla perché una maggioranza vuole sovvertire a colpi di numeri queste cose. È una cosa indegna ! Noi questo lo ripeteremo qui, lo ripeteremo su tutti i mezzi di informazione e lo ripeteremo ovunque, per rispetto del lavoro della Giunta, e lo diciamo oggi perché ieri tutti, più o meno convintamente, abbiamo festeggiato il 25 aprile e il valore della democrazia, su cui tutti siamo d'accordo. Ebbene, quella democrazia non si festeggia solo nelle ricorrenze, si festeggia tutti i giorni in tutti i luoghi e si celebra in tutti i luoghi, specialmente nei luoghi come questo che sono la casa della democrazia. Quindi, noi come MoVimento 5 Stelle chiediamo a tutta l'Aula, maggioranza e anche opposizione, di stare con noi in questa battaglia, perché è una roba inammissibile, inammissibile !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sempre sull'ordine dei lavori l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI(FDI). Signora Presidente, solo per fare due riflessioni. La prima è che, come è noto, la Giunta delle elezioni è talmente importante che tradizionalmente la sua presidenza viene riservata ai gruppi di opposizione e così è stato anche quest'anno, con l'elezione pressoché unanime dell'onorevole Fornaro.
La seconda considerazione è che mi sembra che l'Aula, sui lavori della Giunta - se vogliamo rispettare le regole, che non sono istruzioni, ma sono regole -, non abbia titolo per intervenire in questo momento, in virtù dell'autonomia che è propria della Giunta delle elezioni , soprattutto perché mi risulta che, allo stato, non vi sia …
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.
TOMMASO FOTI(FDI). …alcuna votazione prevista, ma vi sia, invece, una discussione in atto sul fatto - questo sì, meritevole di riflessione - che gli emendamenti debbano ricevere un parere non da parte dei componenti la Giunta e sul fatto che vengano audite persone esterne alla Giunta, con un programma di audizioni, che è stato richiesto, ritengo legittimamente, ma che non è mai stato attuato nella vita parlamentare di quella Giunta. Infatti, non si è mai presentata una richiesta di questo tipo, sempre per stare alle regole e, neanche alle istruzioni, ma alle eccezioni. Allora, mi consenta il collega Ricciardi di dire: lasciamo lavorare la Giunta, lasciamo che la Giunta …
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, colleghi! Dovete far concludere l'intervento all'onorevole Foti, esattamente come ha fatto l'onorevole Ricciardi!
TOMMASO FOTI(FDI). Comprendo che non sappiano che l'ultima decisione, eventualmente, è dell'Aula e comprendo che non sappiano che da quest'Aula, nel passato, nonostante la Giunta avesse detto che doveva essere sostituito, un deputato è stato confermato, e non era un deputato di centrodestra !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Sullo stesso argomento?
Colleghi, per cortesia, colleghi!
Ha chiesto di parlare il collega Della Vedova. Sull'ordine dei lavori, vero? Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Sì, Presidente, sull'ordine dei lavori, essendo membro della Giunta delle elezioni e avendo presentato io stesso un emendamento che va nella direzione opposta rispetto alla valutazione del collega Ricciardi, il quale - mi permetto di dire - credo non sia perfettamente informato sul lavoro che il Presidente Fornaro, in modo eccellente, sta conducendo nella Giunta . Volevo solo chiarire un elemento, brevemente.
Non si tratta di cambiare le regole, non si tratta di considerare alcun caso specifico. Quello al quale egli si riferisce, ad esempio, a me è del tutto sconosciuto . Si tratta, invece, di affermare un principio, cioè che le istruzioni del Viminale non sono oltre la legge e che compito della Giunta delle elezioni - non voglio tediare i colleghi con i precedenti, non c'ero e me li sono studiati - è quello di stabilire all'inizio della legislatura, com'è stato fatto anche in precedenza, i criteri mediante i quali possano essere attribuiti i voti, nel caso vi fossero casi sollevati, che eventualmente non sono stati attribuiti, in quanto voti nulli.
Per quel che mi riguarda - mi autodenuncio -, ho presentato un emendamento che è anche più ampio di quello presentato dai colleghi e l'ho fatto - caro collega Ricciardi - a difesa del voto degli italiani , perché, con le regole attuali - non so cosa succederebbe nel caso che lei ha sollevato e di cui non mi occupo -, mi dicono ci sarebbero decine e forse centinaia di migliaia di voti, palesemente regolari, che, palesemente, testimoniano la volontà dell'elettore, che non verrebbero assegnati.
Credo che questo sia un molto più grave di quello che lei ha paventato.
PRESIDENTE. Naturalmente, il dibattito si svolgerà in Giunta delle elezioni. Riporterò al Presidente la segnalazione dell'onorevole Ricciardi, come previsto.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio, sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD-IDP). Intervengo sull'ordine dei lavori, Presidente. Alcune Commissioni, a partire dalla Commissione affari esteri e comunitari, dovevano essere convocate in una pausa prevista tra la fine delle votazioni e l'informativa del Ministro Fitto. La Commissione è convocata durante l'informativa del Ministro Fitto, ma questo non permette di partecipare a un'informativa richiesta dalle opposizioni di assoluta importanza. Quindi, chiediamo alla Presidenza di gestire questa vicenda, eventualmente chiedendo alle Commissioni di spostare la convocazione al termine dell'informativa del Ministro o in un altro momento nel corso della giornata.
PRESIDENTE. Grazie, collega Quartapelle. Ovviamente è l'Ufficio di Presidenza della Commissione che decide il proprio calendario. In questo caso, non c'è un'incompatibilità tra l'informativa e i vostri lavori. Naturalmente, avrò cura di riferire anche la sua richiesta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo in relazione all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con particolare riferimento alla revisione del sistema di .
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi - per sette minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per un tempo aggiuntivo - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.
Ha facoltà di parlare il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto.
RAFFAELE FITTO,. Grazie, Presidente. Colleghi, questa informativa verterà sull'impostazione del lavoro che il Governo ha messo in campo dal momento del suo insediamento e affronterà alcune delle questioni collegate al raggiungimento degli obiettivi della terza rata al 31 dicembre 2022 e relativi al raggiungimento della rata al 30 giugno 2023. Svolgerò alcune riflessioni specifiche rispetto ai contenuti e agli effetti del decreto-legge che è stato varato dal Governo nei giorni scorsi e alla sua attuazione, con le previsioni specifiche, e anche relativamente ad alcuni ambiti di intervento collegati alle modifiche e rimodulazioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza, in riferimento ai regolamenti europei. Questo avverrà anche e soprattutto tenendo conto del fatto che a questa informativa - lo voglio dire preventivamente - su questi punti seguirà, nel mese di maggio, così come previsto, una relazione semestrale complessiva sullo stato di attuazione e sull'andamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza che, così come le precedenti relazioni, avrà la possibilità di sviluppare e di fotografare nel merito la situazione su ogni singola questione.
Parto da una considerazione che ho già avuto modo di fare durante il dibattito che abbiamo avuto in quest'Aula, relativamente alla conversione in legge del decreto-legge sulla nuova , per fare un riferimento specifico collegato ai contenuti di questo decreto e anche e soprattutto alla scelta che il Governo ha messo in campo, in via preliminare, scelta del Presidente del Consiglio, di individuare nell'organizzazione e nella sinergia tra le diverse deleghe del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del Piano di sviluppo e coesione una visione complessiva nell'affrontare queste questioni. Tale visione è collegata alla volontà precisa di mettere in campo una struttura che, da una parte, veicolasse e guidasse la fase di attuazione dell'intero programma e, dall'altra, avesse la possibilità di sviluppare una fase di coordinamento con le politiche di coesione, così come è emerso anche in altre circostanze su indicazione della Commissione europea e così come emerge dai contenuti del Piano REPowerEU, sul quale tornerò successivamente.
Partirei da questo per fare una riflessione che abbiamo già avuto modo di discutere nelle Commissioni competenti - e che penso sia indispensabile richiamare -, collegata alla programmazione 2014-2020, laddove emerge, per quanto riguarda la politica di coesione, una situazione sicuramente non esaltante, quella di una programmazione che, complessivamente, assegnava a Ministeri e regioni, tra risorse europee, nazionali e regionali, una cifra complessiva di 126 miliardi di euro e che, dopo 9 anni - perché siamo a 9 anni dall'avvio di quella programmazione -, risulta avere il 34 per cento di spesa
Cito questo perché penso che sia un elemento di riferimento rispetto all'approccio che dovremmo avere sulle modalità di utilizzo delle risorse europee, tanto della coesione, quanto del Piano nazionale di ripresa e resilienza, perché è evidente che su questo si gioca una delle partite più rilevanti, se non la partita più rilevante per il nostro Paese. Ed è per questo che il Governo vuole avere un approccio che prevede in modo chiaro le criticità, con l'intento non di aprire polemiche, ma di risolvere i problemi, e farò alcuni esempi in modo specifico, collegati al lavoro che abbiamo messo in campo.
Partirei, evidentemente, dal primo punto, che è quello collegato al raggiungimento degli obiettivi per avere accesso alla terza rata di 19 miliardi di euro, che il Governo doveva raggiungere al 31 dicembre 2022, ricordando che il Governo si è insediato a fine ottobre 2022, ha trovato 25 dei 55 obiettivi da raggiungere già raggiunti e ha lavorato, nei due mesi conclusivi dell'anno, al raggiungimento dei 30 obiettivi che dovevano essere ancora perseguiti.
In questo lavoro costante con l'intero sistema delle autonomie locali, regioni, province e comuni, con i diversi e singoli Ministeri e con tutti gli enti attuatori, si è sviluppata un'azione che ha portato al raggiungimento dei 55 obiettivi.
Per l'Italia e per tutti gli altri Paesi europei, raggiunti gli obiettivi, si apre, con la Commissione europea, la fase di , cioè di verifica del reale raggiungimento di questi obiettivi, che si è sviluppata, per i primi mesi di questo anno, con la Commissione europea, in un lavoro costante e positivo, che ha fatto, però, emergere alcune criticità.
Le criticità emerse sono quelle sulle quali il Governo sta lavorando in queste ore per il loro superamento, tant'è che, d'intesa con la Commissione europea, così come altri Paesi hanno fatto precedentemente, abbiamo individuato una proroga di un mese ulteriore, per potere definire gli aspetti di criticità che non venivano condivisi dalla Commissione europea. In modo particolare, tra le diverse questioni sollevate e sostanzialmente risolte, ce ne sono tre sulle quali stiamo lavorando ancora in queste ore. Sono relative a tre questioni che sono state anche oggetto di dibattito, a livello nazionale, molto mediatico.
La prima è relativa ai piani urbani integrati, che prevedevano, tra gli altri, il finanziamento di due piani urbani integrati, quello di Firenze e quello di Venezia. La Commissione europea, dopo una serie di interlocuzioni su questo, ha sollevato il problema dell'inammissibilità. I piani urbani integrati sono stati approvati, con decreto interministeriale, del Ministero dell'Interno e del Ministero dell'Economia e delle finanze il 22 aprile 2022. Da quella fase in poi, l'obiettivo dei piani urbani integrati si è ritenuto approvato e si è avviata una fase di attuazione di questi interventi. La Commissione europea ha ritenuto, invece, di immaginare che su due di questi piani urbani, in modo specifico, appunto, Firenze e Venezia, per due interventi specifici, il Bosco dello Sport di Venezia e lo stadio Artemio Franchi di Firenze, non c'era la possibilità di dare un accesso al finanziamento europeo del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Si è aperta un'interlocuzione con i sindaci di Firenze e di Venezia, abbiamo condiviso i chiarimenti da inviare alla Commissione europea, ma la posizione resta quella e quindi questi due interventi sono stati considerati non finanziabili. Il Governo, in queste ore, sta procedendo con la soluzione del problema, che è il superamento del finanziamento, con le risorse del PNRR, relativamente a questi due piani urbani integrati, con la modifica del decreto interministeriale del 22 aprile dello scorso anno, per immaginare una soluzione che possa recepire questa indicazione.
La seconda criticità emersa per lo sblocco della terza rata di dicembre è quella relativa al bando sul cosiddetto teleriscaldamento: un bando del giugno dello scorso anno, sul quale sono emerse una serie di criticità sull'ammissibilità di alcuni progetti. Abbiamo avviato una fase di interlocuzione con la Commissione europea, che ha prodotto un risultato che io ritengo sia definitivo, considerato che abbiamo condiviso lo stralcio di alcuni progetti che non erano ritenuti ammissibili, e l'individuazione di un nuovo bando che andrà ad affrontare il superamento di queste criticità.
La terza questione è collegata alle concessioni portuali, laddove, con un decreto del 14 ottobre 2022 - che successivamente, con un parere del Consiglio di Stato, il 25 ottobre 2022, aveva completato il suo iter - erano state individuate le linee guida delle concessioni portuali. Ma la Commissione europea ha sollevato la questione relativa al rafforzamento del quadro regolatorio, anche con riferimento al parere dell'Autorità di regolazione dei trasporti. Su questo abbiamo lavorato d'intesa con la Commissione europea e con il Ministero delle Infrastrutture, in modo particolare con il collega Salvini, definendo una soluzione che ha visto l'approvazione di un nuovo decreto, con le nuove linee guida, il 21 aprile 2023. Ci auguriamo che, nelle prossime ore, su questi aspetti ci possa essere una definizione e, quindi, un superamento delle vicende e delle questioni collegate ai problemi sollevati sullo sblocco della terza rata di 19 miliardi di euro.
Seguendo questo schema, mi sento di fare una considerazione di carattere generale, collegata a un dato, quello degli obiettivi raggiunti al 31 dicembre 2022: 151 obiettivi, divisi in 132 e 19 , che rappresentano un quadro di avanzamento, anche con una serie di problematicità - emerse, come dirò da ora a fra poco, anche nella relazione della Corte dei conti, che è stata oggetto di numerosi riferimenti nel recente dibattito tenuto anche in quest'Aula - collegate al ritardo della fase di avvio degli interventi, in modo specifico sui tempi di selezione dei progetti, alla parcellizzazione degli stessi interventi e, in modo particolare, alla capacità amministrativa dei soggetti attuatori, e anche ad una terza questione, oggettiva, che riguarda l'aumento del costo delle materie prime, collegata alla questione della guerra e, quindi, anche al cambio alla modifica degli obiettivi e delle strategie che sono stati individuati all'interno di questa programmazione.
Ora, l'obiettivo che noi vogliamo portare avanti è avviare, così come sta accadendo per la terza rata, un lavoro che possa anche apportare modifiche, anticipando le tempistiche e le modalità di risposta sugli altri obiettivi. Infatti, come abbiamo ribadito in più circostanze, il Governo non ha l'orizzonte temporale della prossima scadenza, ma ha un orizzonte temporale dell'intera legislatura. Quindi, è evidente che il nostro lavoro, oggi, nella fase di rimodulazione, non possa che essere quello di immaginare soluzioni sugli obiettivi da raggiungere, soprattutto con riferimento alle criticità che emergono in modo molto chiaro e sulle quali mi auguro - e farò esempi specifici - non si apra il dibattito, con il tentativo di mettere in campo una polemica, ma si immaginino - e faremo anche alcune proposte in tal senso - soluzioni per risolvere alcune questioni, che sono oggettive e determinate da diversi fattori esterni, ma anche collegate a ritardi che vanno rimossi e superati per avere una soluzione del problema a livello generale. In questo senso, abbiamo discusso più volte e vi è stato fatto riferimento, nei giorni scorsi, in merito alla relazione della Corte dei conti sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, una relazione che copre l'arco temporale che va dall'inizio del Piano nazionale di ripresa e resilienza fino al 31 dicembre 2022, e che quindi va inquadrata in questo ambito.
Le criticità che emergono da questa relazione - e farò esempi specifici – sono anche state recepite nel decreto sulla , che è uno dei temi dell'informativa, che il Governo ha messo in campo allorquando ha deciso di affrontare complessivamente il tema appunto della con un decreto-legge che, nei giorni scorsi, ha visto la sua conversione definitiva in legge. All'interno di questo decreto, come dicevo, sono state affrontate alcune questioni.
La prima è collegata a un nuovo modello di , che dia anche impulso alle scelte che il Presidente Meloni ha fatto nel momento in cui ha individuato un Ministero per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Al tempo stesso, è stato individuato un lunghissimo elenco di semplificazioni per accelerare la spesa e dare una risposta efficace a molti elementi di criticità ai quali abbiamo fatto riferimento.
Il terzo punto è un nuovo modello di per la coesione, proprio per il lavoro che il Governo ha messo in campo nel creare una sinergia tra le diverse programmazioni e ragionare complessivamente sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, collegato alla coesione e anche al Fondo per lo sviluppo e la coesione.
Abbiamo fatto un lavoro in questo senso che trova, come dicevo, nel decreto alcune risposte importanti. La prima, lo voglio sottolineare, credetemi, ma molto serenamente, come dato oggettivo: si continua a far riferimento ai ritardi presunti che sarebbero stati determinati dall'approvazione di questo decreto. La giornata odierna è utile per sottolineare un dato: proprio oggi è stato firmato il DPCM che dà attuazione alla struttura organizzativa e, quindi, sinceramente, sostenere che quanto previsto nel decreto abbia rallentato la fase di attuazione fino ad oggi è semplicemente impossibile , non fosse altro perché noi abbiamo un DPCM che inizia oggi a spiegare e a costruire questa attuazione. Fino ad oggi, le strutture, così come erano previste, sono state regolarmente funzionanti, come lo erano state nei mesi precedenti, con un impulso all'interno della Presidenza del Consiglio.
Così come è stato anche sottolineato e come emerge dal decreto, rispetto anche alle sollecitazioni e alle criticità emerse dalla relazione della Corte dei conti, esiste un altro aspetto molto importante, che è quello collegato al rafforzamento della capacità amministrativa, che trova una prima risposta nel decreto-legge n. 13 sulla del PNRR ed una seconda risposta nel decreto-legge n. 44 sulla pubblica amministrazione, che sarà oggetto di conversione in legge in questi giorni, per cui le Camere sono impegnate in questo percorso di conversione in legge.
È importante fare questo riferimento, perché, oltre a ricordare il clima positivo, al di là di alcune posizioni emerse all'interno della Conferenza unificata, che ha dato un parere favorevole, come regioni, province e comuni, in una riunione ufficiale rispetto a questo decreto, emerge un altro elemento molto importante che mi preme sottolineare, collegato al tema della stabilizzazione del personale. È una questione sollevata dai sindacati in sede di cabina di regia precedentemente e in modo altrettanto forte dal sistema delle autonomie locali, non solamente collegate ai ministeri - perché l'ANCI lo ha chiesto anche per i comuni -, che ha trovato nel decreto una prima importante attuazione, se è vero, come è vero, che, all'interno di questo decreto, noi abbiamo inserito in modo molto chiaro la stabilizzazione delle unità di missione, che era una delle criticità più importanti che la Corte dei conti rilevava, indicando la precarietà delle strutture presso ogni singolo ministero come un punto di debolezza assoluto della fase di attuazione. Avere stabilizzato questo personale e aver messo in moto un meccanismo per poter rafforzare le strutture delle unità di missione non crea il problema dell'indebolimento, ma, oggettivamente, dà la risposta al rafforzamento delle strutture delle unità di missione presso i singoli ministeri. E questo è ancor più vero collegato alla stabilizzazione dei cosiddetti tecnici della coesione, che originariamente sarebbero dovuti essere 2.800, ma che, poi, sono stati circa 900, presso i singoli comuni, che il Governo con questo decreto ha stabilizzato, dando un'altra importante risposta in questa direzione, che, sicuramente rappresenta, all'interno della dimensione del decreto-legge varato, un elemento molto importante.
A questo aggiungo, senza elencarle anche per ragioni di tempo, moltissime semplificazioni che sono state inserite all'interno del decreto-legge, che sono frutto di un lavoro e di una condivisione con l'intero sistema delle autonomie locali, che, poi, ha generato il parere favorevole, che ha messo in campo un meccanismo teso a raccogliere quella preoccupazione forte sulla fase di attuazione e di semplificazione dell'intero sistema del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
In questo contesto, la riflessione, inevitabilmente, ci porta ad una seconda valutazione, che è quella collegata agli obiettivi del 30 di giugno. Anche qui dobbiamo fare tesoro di quanto ho poc'anzi detto sugli obiettivi del 31 dicembre, laddove, in poche decine di giorni, è stato fatto un lavoro, per evitare che ci si ritrovi, dopo il 30 giugno, a prendere atto di alcune criticità, ma, anziché farlo in fase di verifica con la Commissione europea, anticipare questo confronto con la Commissione europea e fare emergere alcune delle criticità al 30 di giugno per trovare ora delle soluzioni che possano affrontare questo tipo di questioni. Ce ne sono alcune, diverse, vorrei fare alcuni esempi concreti, con una premessa fondamentale: mi auguro che tali questioni - leggendo alcuni giornali, sinceramente, il rischio c'è, ma io vorrei provare ad esprimere alcune parole di chiarezza -, che questi chiarimenti servano a far comprendere l'impostazione che il Governo mette in campo.
Farò tre esempi concreti in questa direzione collegati ai 27 obiettivi da raggiungere al 30 giugno, perché sono criticità sulle quali è indispensabile dare oggi delle risposte, avendo oggi il tempo per poter in anticipo, nel confronto con la Commissione europea e con l'ANCI in modo particolare in un caso specifico, trovare delle soluzioni che possano, nella modifica dell'obiettivo intermedio, salvaguardare l'obiettivo finale. Questo è un concetto importante che vorrei venisse acquisito alla consapevolezza generale. Noi, per esempio, parlando degli asili nido, non stiamo mettendo in discussione gli asili nido come si dice, stiamo lavorando per salvare gli asili nido dal rischio che il non raggiungimento dell'obiettivo al 30 di giugno li possa mettere in discussione ! Allora, il confronto è di andare a modificare un obiettivo intermedio per potere rafforzare il raggiungimento finale dell'obiettivo al giugno del 2026 e, quindi, poter realizzare gli asili nido, partendo da alcune considerazioni che sono importanti.
Anche qui, è giusto ricordarle, perché con riferimento agli asili nido, così come emergerà anche in sede di relazione semestrale su altri interventi, il tema dei progetti nuovi, cioè dei progetti inseriti nel PNRR, e dei progetti che, invece, sono frutto dei cosiddetti progetti in essere, cioè quelli che c'erano già, è un tema con il quale dobbiamo fare i conti, e dobbiamo dirlo con molta chiarezza, per risolvere le questioni. I progetti in essere sono quei progetti precedenti all'approvazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza che non tenevano conto delle regole del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che sono datati precedentemente e che sono stati inseriti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, rendendo complesso il percorso di spesa e di rendicontazione e immaginando in modo molto chiaro un'azione che guardi in modo concreto a come superare questa criticità insieme ai progetti nuovi, per i quali, sia in un caso che nell'altro, le procedure di evidenza pubblica sono state avviate, rispettivamente, il 22 marzo del 2021 e il 2 dicembre del 2021.
Il valore complessivo di questa misura sugli asili nido è di 4,6 miliardi. La misura ha accumulato ritardi in fase di selezione evidenti, visto che il primo bando di selezione è stato pubblicato a dicembre del 2021. La fase di selezione si è conclusa ad ottobre del 2022 e occorre affidare i lavori entro il 30 giugno del 2023. Oggi cosa facciamo? Proviamo ad individuare delle modalità per modificare questo obiettivo, con l'intento di salvaguardare i progetti, di realizzare gli asili, non con l'intento di togliere la misura e di andare contro la realizzazione degli asili. Dobbiamo trovare soluzioni che siano compatibili con il confronto con la Commissione europea e che, con il costante confronto che abbiamo messo in campo con l'ANCI, ci consentano, con i comuni, di individuare le soluzioni, perché gli asili, i 4,6 miliardi, non sono uguali per tutti: ci sono i comuni che avranno già appaltato le opere, quelli che rispetteranno il termine e quelli che non lo rispetteranno. Bisogna capire se l'obiettivo di modificare il primo degli obiettivi delle scadenze a giugno sia possibile - e noi siamo convinti che sia una strada percorribile - per salvaguardare la rendicontazione finale, quindi, salvaguardare gli interventi e, quindi, realizzare gli asili.
Faccio un secondo esempio, sempre con gli obiettivi del 30 di giugno, che è quello collegato allo sviluppo dell'industria cinematografica, del progetto Cinecittà. È stato individuato un progetto che, con certezza assoluta, non potrà rispettare gli obiettivi per una serie di questioni tecniche sulle quali non voglio intervenire in questa circostanza, ma che con il Ministro Sangiuliano stiamo definendo per immaginare una soluzione in grado di rimodulare, superare le questioni e le difficoltà e, quindi, condividere con la Commissione europea la realizzazione dell'intervento.
Faccio un terzo ed ultimo esempio, sempre collegato agli obiettivi del 30 di giugno del 2023, che è quello relativo alla sperimentazione dell'idrogeno nel trasporto stradale. Il bando prevedeva 40 progetti da finanziare: sono arrivate 36 domande. Non vedo soluzione: se qualcuno la immagina, io sono ben lieto, ma, siccome non c'è una soluzione, bisogna trovare, d'intesa con la Commissione europea, la modalità per modificare questo obiettivo.
Ho fatto tre esempi di tre obiettivi dei 27 da raggiungere al 30 di giugno di quest'anno per individuare complessivamente un quadro che faccia comprendere anche le oggettive difficoltà, frutto di diverse questioni, sulle quali a me adesso interessa relativamente entrare nel merito perché sono e siamo concentrati nella fase di confronto con la Commissione europea e con tutti gli attuatori delle misure per trovare soluzioni e, quindi, garantire il raggiungimento del degli obiettivi al 30 giugno nella fase preliminare, come dicevo prima, per evitare il percorso che stiamo seguendo sulla terza rata di dicembre, ma anche per anticipare e risolvere in modo adeguato questo tipo di questioni. Oltre ciò, c'è una considerazione più generale, sulla quale stiamo lavorando, collegata alla rimodulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La Commissione europea, approvando il regolamento REPowerEU, ha dato un'indicazione chiara, innanzitutto, su un dato che, per noi, ha una valenza molto rilevante, perché è sostanzialmente una linea di tendenza che la Commissione giustamente dà per correggere le previsioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza che, essendo stato immaginato prima dell'invasione della Russia in Ucraina, chiaramente non aveva in alcun modo guardato ad una priorità fondamentale, ovvero una risposta alla crisi energetica che abbiamo di fronte. Per far questo, il REPowerEU oggi può essere realizzato, rispettando la tempistica che viene data dai regolamenti e soprattutto immaginandolo esattamente come la Commissione europea ci indica. Dico questo perché si ritrovano nella lettura degli obiettivi del REPowerEU molte delle indicazioni programmatiche delle scelte che il Presidente del Consiglio Meloni ha fatto all'inizio della legislatura. Infatti, all'interno del REPowerEU ci sono sostanzialmente alcuni aspetti che sono una conferma in questa direzione.
Primo: la possibilità di poter utilizzare le risorse della coesione fino ad una misura del 7,5 per cento, quindi, la necessità di riallineare il REPowerEU come capitolo aggiuntivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza - che lo modifica e lo implementa - alla politica di coesione, utilizzando fino al 7,5 per cento delle risorse.
Secondo, altro aspetto importante: l'utilizzo di 2,7 miliardi di euro, che sono la cosiddetta quota ETS assegnata a fondo perduto al nostro Paese. In terzo luogo, la verifica dell'utilizzo di queste risorse per gli obiettivi del REPowerEU dei progetti non spendibili, che non possono concludere il loro iter a giugno del 2026 - e su questo tornerò per dire più di qualcosa -, per utilizzare queste risorse in modo efficace su interventi - e vengo al REPowerEU - che saranno caratterizzati dalle strategie inserite all'interno del REPowerEU, che muovono sostanzialmente su due gambe. La prima è quella infrastrutturale e il Presidente del Consiglio ha avuto un primo incontro, con tutti i ministri competenti, a Palazzo Chigi con le società più importanti del nostro Paese e gli principali (Enel, ENI, Snam e Terna) per recuperare le risorse che, dal punto di vista infrastrutturale, possono implementare e rafforzare l'autonomia strategica del nostro Paese. La seconda gamba è mettere in campo un sistema di incentivi che possa affrontare il tema dell'efficientamento energetico per famiglie e imprese. In questa direzione è importante sottolineare un elemento che vorrei rendere chiaro, anche per rafforzare l'approccio che il Governo sta mettendo in campo in questa direzione. Si tratta delle modalità di confronto che il Governo ha deciso di mettere in campo. Avere riunito per ben quattro volte la cabina di regia nella fase finale dello scorso anno, per raggiungere gli obiettivi mancanti al 31 dicembre, penso che abbia rappresentato un modello positivo di confronto sia con le regioni, le province e i comuni, sia con i Ministeri, sia con tutti coloro i quali sono stati indirettamente coinvolti. Averlo fatto altre tre volte all'inizio di quest'anno. La scorsa settimana, poi, nel giorno di entrata in vigore del decreto che riorganizza la del PNRR e che ha modificato la parte relativa al tavolo di confronto con le parti sociali e con le organizzazioni datoriali, avere immaginato un momento di confronto non in modo formale tutti insieme, ma in modo settoriale, settore per settore, per aprire il dibattito anche sul REPowerEU, rappresenta un elemento di novità assoluta che rafforza il sistema di confronto con il partenariato sociale e datoriale e che mette in campo una strategia del Governo chiara, che ha come obiettivo quello di riuscire a rendere partecipe l'intero sistema produttivo, economico e sociale del nostro Paese rispetto alle scelte che devono essere messe in campo sul REPowerEU .
Per far questo penso sia molto importante evidenziare il lavoro messo in campo, soprattutto perché, come ho detto prima, il REPowerEU rappresenta un'occasione vera per il nostro Paese, perché può dare una risposta in termini di efficacia e di efficienza della spesa e può essere l'elemento di aggiornamento reale delle condizioni e delle situazioni, che nel Piano nazionale di ripresa e resilienza semplicemente non potevano prevedersi, perché, come ho detto prima, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, come tutti sappiamo, è stato immaginato prima dello scoppio della guerra. È molto importante ricordarlo, perché quando è stato scritto l'articolo 21, il famigerato articolo 21, da utilizzare per la modifica del Piano, come è stato già più volte ricordato, nemmeno chi lo ha scritto in quel momento avrebbe mai potuto immaginare che le ragioni potessero essere quelle di una guerra al confine dell'Europa, a poche centinaia di chilometri dal nostro Paese. Quindi, è evidente che quelle ragioni sono ancora più vere oggi e saranno un elemento decisivo per quanto riguarda il REPowerEU, la sua impostazione e il lavoro nella sua predisposizione. Rispettando i termini del regolamento europeo e soprattutto delle linee guida successive, che indicano con chiarezza le modalità e i tempi entro i quali muoverci, il Governo sta procedendo in una direzione chiara per mettere in campo una proposta seria e credibile per il futuro del nostro Paese. A questo aggiungo un'altra considerazione, collegata al tema del REPowerEU, che ho accennato prima e che voglio richiamare, ovvero il tema dei progetti. Si è aperto anche qui un grande dibattito: “fateci l'elenco dei progetti che definanziate”. Noi completeremo in modo serio e puntuale la fase di verifica dell'impossibilità di poter realizzare una serie di progetti al giugno del 2026, la data entro la quale bisogna completare il singolo progetto e aver speso il 100 per cento delle risorse; se non sarà così, ci sarà la conseguente revoca dell'intervento e noi non possiamo permetterci di accorgerci della questione a fine programma. Dobbiamo farlo adesso, potendolo fare oggi, perché in questo modo possiamo andare a correggere il confronto e dare delle soluzioni. Lo faremo in modo puntuale, come stiamo già facendo, in incontri con i singoli Ministeri e con tutti gli enti attuatori del Piano, e sarà oggetto - e ci mancherebbe altro! - di un confronto con il Parlamento. Sulla fase di rimodulazione del PNRR, sulla verifica dei progetti che dovessero non completare la loro realizzazione al giugno 2026, sull'attuazione e la realizzazione del REPowerEU e sui suoi contenuti è quanto mai opportuno e fondamentale mettere in campo un confronto con il Parlamento. Non mi sembra - lo voglio dire con molta franchezza - che fino ad oggi su questo terreno sia mancata da parte del Governo una disponibilità al confronto costante con il Parlamento in tutti i luoghi istituzionali preposti. Lo voglio ribadire, perché lo ritengo centrale e sarà un elemento che caratterizzerà i passaggi successivi, perché siamo convinti che da questo possa venire un confronto utile e positivo.
Chiudo con una nota di riflessione generale, rispetto alle modalità della modifica del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Io penso - l'ho detto poco fa il Senato e lo voglio ribadire - che vada preso per intero, condiviso e sostenuto l'appello del Presidente della Repubblica rispetto allo stimolo di azione sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma non solo per essere citato, ma per essere attuato. Quindi, oggi noi siamo in una fase complessa e importante, nella quale il Governo ha il quadro chiaro di fronte a sé. Ha ben chiaro che bisogna avviare e tenere aperto un confronto con la Commissione europea, come stiamo facendo in modo serio e costruttivo, a livello di a livello di Commissario europeo, come io faccio regolarmente con il Commissario Gentiloni, così come il Presidente Meloni fa con la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, per rafforzare il percorso che stiamo mettendo in campo e per attuare uno degli elementi fondamentali che ha rappresentato un'azione credibile e forte in sede di Consiglio europeo, a febbraio scorso, quando il nostro Paese, il nostro Governo e il Presidente Meloni hanno ottenuto il richiamo forte nelle conclusioni del Consiglio europeo alla flessibilità nell'utilizzo di queste risorse sui programmi attualmente esistenti.
È una chiave di volta molto importante che, in un confronto aperto a 360 gradi, a partire dal Parlamento, porteremo avanti, con l'obiettivo di spendere tutte le risorse, ma di spenderle bene, in modo efficace, cercando di costruire una dinamica che possa affrontare, in modo molto chiaro, le questioni strutturali del nostro Paese e, in via definitiva, la fase dello sviluppo, anche nella ricucitura delle due parti del Paese. Questo è uno degli elementi fondamentali, non solamente all'interno delle previsioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma, com'è evidente, il Sud del Paese, rispetto al tema complessivo del nostro Paese, trova nelle politiche di coesione l'altro elemento decisivo e fondamentale sul quale costruire questo elemento di raccordo.
Su questi temi e su questo percorso, il Governo è aperto a qualsiasi confronto di merito. Lo vogliamo fare senza costruire polemiche, lo vogliamo fare, qui, in Parlamento, senza altri luoghi non preposti, perché è giusto farlo nelle sedi competenti, nel Parlamento, e lo vogliamo fare anche nella consapevolezza che la partita che abbiamo di fronte - come tutti amiamo dire, al di là delle parti politiche - è una partita per l'Italia. Certamente la metteremo in campo con questo spirito, la metteremo in campo con questo obiettivo e da parte nostra non mancherà la possibilità di dare risposte concrete alle questioni che sono state sollevate.
Ecco, su questi temi, come su altri, nel mese di maggio, non soltanto avremo l'occasione del confronto sulla relazione semestrale, che avrà la possibilità, ad ampio raggio, di entrare nel dettaglio in modo specifico, ma avremo la possibilità, in qualsiasi momento, sia le Commissioni parlamentari competenti, sia l'Aula, se lo riterrà, di avere un confronto chiaro, alla luce del sole. Per noi questo è un esercizio utile e positivo, che, come oggi, faremo in qualsiasi momento sarà utile e necessario, con uno spirito assolutamente costruttivo .
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare il deputato Massimo Ruspandini. Ne ha facoltà.
MASSIMO RUSPANDINI(FDI). Grazie, Presidente. Grazie, soprattutto, Ministro Fitto. Abbiamo ascoltato e potuto apprezzare il livello di un'interlocuzione che ci rassicura, che rassicura non solo noi, di Fratelli d'Italia, ma anche, mi sento di dire, tutti gli italiani.
Ha parlato per un'ora a braccio e le faccio i complimenti per come e per quanto questo Governo stia lavorando e per quanta passione siamo stati in grado di mettere in uno dei problemi più grandi. Lei affrontava, tra l'altro, le ultime criticità, quelle delle quali parla la stampa, quindi, Firenze, Venezia, il riscaldamento, le concessioni portuali, ma mi piace ricordare, mi piace invitare, spero - invitare, magari, sa di presuntuoso -, mi piacerebbe assistere ad un dibattito, per esempio, sulla stabilizzazione del personale. Se ne parla troppo poco, ma i nostri comuni, soprattutto quelli piccoli, che sono l'architrave della nostra Nazione, stanno salutando questo provvedimento come salvifico, perché davvero ce n'era bisogno.
Siamo consapevoli che il Piano nazionale di ripresa e resilienza sia uno strumento di straordinaria importanza per la crescita economica dell'Italia, non lo neghiamo, certo, è fondamentale per quanto riguarda gli investimenti in infrastrutture, innovazione tecnologica, sostenibilità ambientale, vale la pena sottolinearlo, proprio perché alcuni di questi settori erano stati colpiti dalla crisi pandemica che rappresenta - non lo dobbiamo dimenticare - uno spartiacque fondamentale nella nostra contemporaneità.
Il PNRR era nato per questo, per immaginare uno strumento in grado di porre rimedio ai danni economici e sociali causati dal COVID, del quale non dobbiamo mai dimenticarci. Dopo quel giorno, come lei ripeteva, piomba un'altra incredibile storica calamità: l'invasione della Russia in Ucraina, che, in pochi mesi, cambia ulteriormente il contesto, lo fa in maniera repentina e ancora più impattante. Quindi, sul fronte energetico e su quello del reperimento delle materie prime, si apre un'altra voragine, un'altra partita incredibile, sulla quale ancora oggi si stanno giocando i destini di intere economie.
È per questo che queste sanzioni, che stanno pesando sulla vita quotidiana delle imprese e dei cittadini italiani e che tornano in campo per i 110 miliardi previsti dal PNRR, non possono non essere considerate nella sua interlocuzione, che noi condividiamo. Questo sta pesando sulla capacità di raggiungere gli obiettivi che il Piano si era originariamente prefissato. Basti pensare, non dobbiamo dimenticarlo, che, tra giugno e ottobre 2022, l'Esecutivo guidato da Draghi aveva raggiunto solo 25 dei 55 traguardi previsti per il secondo semestre dell'anno 2022 e che il Governo Meloni, invece, insediatosi verso la fine dello scorso ottobre, in soli due mesi, ha dovuto conseguire i 30 traguardi restanti.
In questo contesto e per consentire una forte accelerazione e razionalizzazione degli interventi previsti, il Governo ha messo in campo, come lei ripeteva, questo decreto, che è uno strumento volto ad eliminare molti degli impedimenti che ostacolavano la piena realizzazione e attuazione del PNRR. Analizzato dal Senato e approvato dalla Camera dei deputati, questo provvedimento ha visto il coinvolgimento di tutte le forze politiche nel corso del suo iter parlamentare e, convertito la scorsa settimana in legge, ha fatto in modo che le amministrazioni attuatrici portino a compimento i loro obiettivi con scadenze prefissate, con maggiore tempestività ed efficienza. Le parole d'ordine, come ha detto lei - vale la pena ripeterlo - sono state: snellimento, semplificazione e flessibilità per un'ottimizzazione ideale delle risorse.
Questa legge ha introdotto novità molto importanti, una su tutte quella della razionalizzazione della , volta a fornire una maggiore efficienza. La nuova Struttura di missione PNRR, istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, assumerà il coordinamento strategico per la verifica della coerenza dei risultati derivanti dall'attuazione del Piano e gli obiettivi e i traguardi concordati a livello europeo.
Gli sforzi, ora, si dovranno concentrare, come ha detto lei, nell'ottenimento, dalla Commissione europea, di ulteriori forme di flessibilità per indirizzare al meglio i fondi del PNRR, fondi strutturali e fondi di coesione, su progetti che abbiano ricadute significative per il nostro sistema produttivo e sociale e per dotare il nostro Paese di una solida politica industriale, che permetta alle nostre imprese di cogliere le opportunità date dalla transizione ecologica e digitale, restando al passo delle sfide e dei principali stranieri.
Credo che, in questi ultimi mesi, in tema di PNRR si sia alimentata una narrazione tendenziosa e negativa per l'Italia, imputando a questo Governo colpe e ritardi che, oggettivamente, non c'erano. Ha fatto bene, lei, a non voler ulteriormente creare inutili diatribe dialettiche. Noi dobbiamo andare avanti per la nostra strada; basterebbe leggere la nota aggiuntiva al DEF, dove Giorgia Meloni, già nel mese di ottobre 2022, in uno scambio di dichiarazioni con Mario Draghi, sosteneva che i ritardi fossero evidenti, ma noi, com'è nostro solito fare, ci siamo rimboccati le maniche e siamo andati avanti. Stiamo subendo critiche ingenerose alle quali rispondiamo con il lavoro. Oggi, Fratelli d'Italia è orgoglioso del lavoro del Ministro e del lavoro del Governo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, stasera il tono era diverso rispetto a qualche uscita delle ultime settimane, più prudente, e questo la riappacifica con la sua tradizione. A maggio, lei ha annunciato la relazione semestrale sul PNRR. Noi ci auguriamo sia precisa e puntuale, appunto, come le due relazioni precedenti, ma il Parlamento aveva chiesto, con insistenza, un'informativa di fronte allo stillicidio di notizie che hanno punteggiato le polemiche di queste settimane, con la sospensione della terza rata da parte della Commissione.
Tra l'altro, anche questa vicenda dei Fondi strutturali e dei Fondi per lo sviluppo e la coesione aveva avuto modo, nella mia precedente esperienza, il 15 dicembre del 2021, di anticipare formalmente lo scarso utilizzo dei fondi europei per il sessennio, non sono cose nuove. Anche per questo il PNRR non può seguire le modalità d'uso dei fondi di coesione. Però mi viene da ricordare che su questo tema delle regioni forse un po' di raccordo più preciso ci deve essere, perché ho visto che le è stata inviata una lettera dal presidente Massimiliano Fedriga che evidenzia una serie di critiche.
Voglio ricordarle che, quando ero segretario del CIPESS, negli ultimi giorni prima della caduta del Governo, e quindi non era stato possibile fare nulla, erano già pronte le carte che adesso il presidente Fedriga richiede abbiano una loro conferma, che è il riparto del Fondo di sviluppo e coesione per il periodo 2021-2027. Il CIPESS non l'ho potuto convocare perché eravamo in campagna elettorale. Chissà cosa sarebbe successo se, avendolo convocato per fare questo riparto, fossero poi nate delle polemiche. Non avevamo bisogno certo di aggiungere polemiche a polemiche, però voglio segnalare il fatto che questo tema dei fondi strutturali e del rapporto con le regioni incide molto sulla questione del PNRR.
Vorrei che lei non facesse confusione, ho letto da qualche parte che lei intenderebbe spostare sul Fondo di coesione alcuni progetti: la considero un'iniziativa molto discutibile e forse impraticabile. Noi oggi avremmo voluto capirne di più sul punto specifico, ad esempio sulle case della salute si va avanti o ci si ferma? E come si comporta il Governo sul REPowerEU? Non basta il tavolo con le controllate del settore, faccia un tavolo con il Parlamento, ho visto che nelle ultime parole lei ne ha fatto cenno. Sarebbe bene che si facesse così, ma non perché siamo l'opposizione dobbiamo dire questo perché è scontato.
Sono un tifoso del ruolo del Parlamento, e quindi non posso non pensare che le iniziative che lei intenderà assumere passino da qui. E poi i fondi del PNRR si usano tutti o, come ha detto qualcuno, si rinuncia a una parte dei fondi richiesti a prestito? Perché abbiamo sentito molte parole in libertà, e questo ha portato delle conseguenze. E poi la salvaguardia del 40 per cento dei fondi al Sud. Ricordo che il Sud, e lei è un Ministro che viene da quelle parti, con i giovani e le donne era uno dei tre obiettivi fissati dal per il PNRR italiano. Non si può sentire qualche voce del Nord che dice “dateli a noi che li sappiamo spendere”. L'esperienza sull'uso dei fondi strutturali dice che nessuno è in grado di salire in cattedra, purtroppo. Quindi non si confonda la storia dell'utilizzo dei fondi strutturali con la realizzazione del PNRR.
Dove sono avvenute delle confusioni in questi mesi? Il Presidente Meloni ha avuto il passaggio di consegne ormai più di 6 mesi fa. Ci sono stati errori nella comunicazione, che lei oggi in parte ha corretto. Ad esempio, sul mutamento della non c'entra la Corte dei conti. È parso forse più legato agli equilibri interni, perché questo ha generato una confusione nella duplicazione del coordinamento tra MEF e Palazzo Chigi. Prima il MEF era la struttura portante, il MEF è un Ministero con i fiocchi, e il coordinamento, ma molto leggero, era a Palazzo Chigi. Con la modifica che lei ha introdotto sembra che ci sia un coordinamento forte, ma, se stiamo parlando adesso di un'unità di missione, quanto si impiega a mettere in campo un'unità di missione e farla lavorare? Ora questa duplicazione ha creato una serie di confusioni che sarebbe stato meglio evitare.
E poi l'incertezza sul cammino delle riforme, in particolare quella sulla concorrenza, con l'ambigua doppiezza sui balneari. Voglio ricordare che le riforme non è che le dobbiamo fare perché le abbiamo concordate con l'Europa, avremmo dovuto farle da tempo non perché c'è l'Europa che ce le chiede, ma fare i furbi sul punto non ci conviene proprio! L'incertezza sul cammino delle riforme, il fisco che litiga con la progressività.
E il codice degli appalti, che Salvini si è attribuito con un fuor d'opera, dopo avere introdotto alcune modifiche che hanno creato perplessità, che poi erano modifiche introdotte al testo predisposto dai magistrati del Consiglio di Stato. Quindi è inutile intestarsi, era giusto farlo, quell'incarico era venuto dal Governo precedente. Il difficile rapporto con l'Europa è reso plastico con la mancata ratifica del MES, che blocca, in una fase delicata del sistema, lo stesso completamento dell'unione bancaria. Ma perché dobbiamo metterci a litigare anche quando non serve, posto che il sistema bancario italiano sembra addirittura più solido in questa fase di quello tedesco? Allora perché dobbiamo aspettare? Perché non facciamo la ratifica del MES e non ci mettiamo dalla parte della ragione, visto che adesso, tra un po', è già cominciato, c'è il finale sul tema del Patto di stabilità?
Allora, e concludo, il PNRR è costruito con una metodica e un molto diversi da quelli che hanno consentito all'Italia di fare un uso disinvolto dei fondi strutturali europei. Bisognerebbe uscire da quella stagione e inventarne una nuova. Lo scaricabarile sul Governo Draghi, e non voglio essere interpretato come un difensore del Presidente Draghi, è una tentazione che è riemersa in queste settimane ed era del tutto sbagliata, perché è parsa come un suicidio dell'Italia rispetto all'Europa, che considera ancora Draghi una riserva e un'opportunità straordinaria. Quindi perché avviare delle polemiche di questa natura? Mi sembrano del tutto sbagliate, errate, ma si sono lette qua e là, e penso che siano irricevibili.
La sottovalutazione - concludo davvero - nell'attuazione del PNRR danneggia la posizione dell'Italia in Europa. Ora che si dovranno ridiscutere le regole del Patto di stabilità, mi vengono ancora in mente le polemiche che ci sono state all'atto dell'emanazione del . I Paesi frugali dicevano che quella sarebbe stata un'eccezione, mentre noi immaginiamo, avendo in testa un'Europa federale, che il bilancio dell'Europa debba somigliare un po' di più al bilancio di un Paese federale, come gli Stati Uniti d'America.
PRESIDENTE. Deputato, deve concludere.
BRUNO TABACCI(PD-IDP). Il nostro bilancio è l'1 per cento del nostro PIL, il bilancio americano è il 20 per cento del suo PIL. Ora un punto di equilibrio bisogna trovarlo, e non si può pensare che il sia un'eccezione, ma, per diventare la regola, l'Italia deve dimostrare che lo sa utilizzare fino in fondo, non è possibile avere delle scorciatoie !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Molinari. Ne ha facoltà.
RICCARDO MOLINARI(LEGA). Grazie, Presidente. Vogliamo congratularci con il Ministro Fitto per questa informativa, perché ha riportato il dibattito sul tema del PNRR sul piano su cui vorremmo tutti quanti confrontarci, sul quale dovremmo confrontarci, cioè un piano di realismo, di pragmatismo, che lascia da parte gli aspetti ideologici che hanno connotato molte delle discussioni che abbiamo sentito nelle ultime settimane e forse anche negli ultimi mesi su questo tema, quasi come se ogni critica, ogni valutazione, ogni ipotesi di correzione, ogni presa d'atto della realtà rispetto al principio sul PNRR si tramutasse automaticamente in una lesa maestà verso la Commissione europea, in un atto di mancanza di rispetto verso i territori che hanno bisogno di questi fondi o, addirittura, in una critica preventiva ai Governi che hanno preceduto questo Governo.
Così non è , però, per fare un ragionamento compiuto, è necessario sempre a questo punto chiarire un aspetto. Noi dobbiamo partire sempre dal presupposto che i soldi del PNRR non sono soldi gratis, non sono soldi che escono da una magica cornucopia che elargirà fondi per sempre a chiunque li chieda, ma sono dei soldi che vengono dati in parte, la maggior parte, a prestito e in parte con sovvenzioni. Sono stato il primo e la Lega è stata il primo gruppo, anche se eravamo all'opposizione, a congratularci con l'allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte quando in quella trattativa, durante la fase pandemica, con la Commissione europea e con gli altri Paesi europei si riuscì a iniziare ad abbozzare un'idea di debito comune, sicuramente migliore e preferibile come sistema di sostentamento per i Paesi agli strumenti che c'erano allora, come il MES, che già aveva dato buona prova di sé in Grecia.
Siamo stati i primi a riconoscerlo, ma questo non significa che il PNRR sia uno strumento che non possa essere criticato o che non abbia criticità. E allora guardiamole queste criticità. Diceva prima il collega Tabacci delle riforme. Il tema delle riforme è un tema, perché prendere i soldi del PNRR ci vincola e vincola la politica nazionale a fare delle riforme che vengono decise altrove. La nostra posizione è che ci sono sicuramente delle riforme necessarie di cui il nostro Paese aveva bisogno anche senza il pungolo europeo, e il codice degli appalti è una di queste, che velocizzerà la realizzazione delle opere pubbliche e semplificherà le procedure , ma ce ne sono anche altre su cui un Governo nazionale può avere legittimamente delle posizioni diverse.
Il tema della concorrenza, in particolare quello dei balneari, è uno degli esempi più noti e più discussi. Quindi, prendendo quei soldi, noi ci vincoliamo a una di riforme decise altrove. Oltre a questo c'è, poi, il tema della restituzione degli interessi. Vedete, si è detto tante volte che questi soldi hanno un tasso d'interesse vantaggioso. Certo, questo è quello che dice il Trattato, ma si può presupporre facilmente che il tasso di interesse a cui restituiremo questi soldi sarà in aumento. Da cosa lo si deduce? Lo si deduce dalle aste dei titoli europei che sono stati emessi sul mercato, che alla prima emissione avevano un interesse praticamente nullo, cioè dello 0,09 per cento, mentre l'ultima emissione, di pochi giorni fa, aveva superato il 3 per cento. A rigor di logica, sebbene sapremo qual è il tasso a cui restituire questi fondi solo quando i fondi verranno erogati, la logica vuole che il tasso andrà ad aumentare e, quindi, prendendo questi fondi noi stiamo indebitando le future generazioni del Paese. Se lo facciamo, quindi, lo dobbiamo fare per qualcosa che faccia bene al Paese e non tanto per dire che siamo stati i più bravi a prendere e a spendere tutti i soldi, anche perché - ricordiamocelo bene! - soltanto 7 Paesi hanno chiesto la parte a prestito e dei Paesi che hanno chiesto la parte a prestito soltanto due hanno chiesto più prestiti che sovvenzioni. Siamo noi e la Romania, ma noi siamo quelli che ne hanno presi di più, perché il rapporto è del 64 per cento. Allora, la domanda che può sorgere spontanea è la seguente: siamo stati più bravi a prenderne di più o forse siamo stati i meno cauti? Questo ce lo dirà la storia. Non lo possiamo sapere prima, ma certamente una riflessione è giusto farla.
Allora, come si risponde ai problemi che stanno emergendo, oltre ai problemi di principio, che sono, questi, dei problemi concreti? Lei ha detto in maniera molto chiara quali sono i problemi che stanno emergendo: ci sono problemi di messa a terra che nascono da una situazione strutturale del Paese. Non abbiamo scoperto oggi che anche sui fondi strutturali europei e sui fondi di coesione abbiamo parti di territorio che qualche difficoltà a spendere i fondi ce l'hanno sempre avuta. Perché ce l'hanno sempre avuta? C'è una questione di burocrazia, una questione di necessità di semplificazione e una questione di personale. Ebbene, i decreti del Governo sul PNRR e la che è stata studiata sono un primo passo e vanno nella direzione di risolvere questo problema. Quindi, criticare ed evidenziare i problemi è la chiave per trovare le soluzioni - non è lesa maestà - e il Governo, da questo punto di vista, sta seguendo certamente la strada giusta.
C'è, poi, un problema legato al mondo cambiato rispetto a quando il PNRR è stato pensato. Quelle stesse opere molto spesso oggi costano di più e diventano irrealizzabili. Perché? Non perché i sindaci hanno sbagliato a presentare i progetti, ma perché nel frattempo, a causa della guerra in Ucraina, abbiamo avuto un aumento dei costi dell'energia, delle materie prime e del denaro, per cui i tassi d'interesse aumentati, di cui parlavo prima, nascono dalle politiche monetarie della Banca centrale europea che sta alzando i tassi e, quindi, questo crea dei problemi oggettivi a stare nei che erano stati pensati due o tre anni fa. Dunque, questo è o non è un problema? Se abbiamo dei comuni che stanno rinunciando ai progetti perché non possono portarli a termine, il problema c'è o diciamo parole in libertà come qualcuno ha detto anche poco fa?
Poi, c'è il problema, oltre agli aspetti concreti di realizzazione, legato anche alle finalità del PNRR. Vedete, dal nostro punto di vista, viste le conseguenze che il PNRR porta - e le ho appena elencate -, noi dobbiamo fare in modo che questi investimenti, che pure sono necessari al Paese, servano ad ammodernare il Paese ma soprattutto a creare PIL, facendo da leva economica al nostro Paese. Io non voglio puntare il dito su nessuno, ma l'Ufficio parlamentare di bilancio l'8 febbraio 2021 - cioè, quando quelle parti politiche, che oggi ci puntano il dito addosso, erano al Governo col Governo giallorosso - diceva, nella sua relazione, che di questo effetto leva non c'era traccia, né c'era traccia della possibilità di completare tanti progetti per la scarsità dei tempi. Allora, andare a metterci mano, come abbiamo provato a fare nel Governo di unità nazionale e come vogliamo tornare a fare oggi, con una ricontrattazione del PNRR con la Commissione europea, penso che sia un atto di assoluto e semplice buonsenso.
Noi vi diamo un suggerimento, Ministro Fitto e membri del Governo: se noi vogliamo spendere i fondi nei tempi - vogliamo spenderli entro il 2026, vogliamo fare davvero effetto leva e creare PIL - troviamo il modo di dare quanti più soldi possibili alle imprese. Noi abbiamo fatto una legge di bilancio dove abbiamo investito 21 miliardi di euro sulle bollette, una cosa che era impensabile ai tempi del PNRR, e l'abbiamo fatto perché? Per salvare le famiglie, ma anche per salvare il tessuto produttivo italiano e per tenere in piedi il PIL. Se vogliamo perseguire questa strada il modo più sicuro per sapere che quei soldi vengono investiti in innovazione, rispettando gli assi di finanziamento e le missioni del PNRR e soprattutto rispettando i tempi, è avere fiducia nel tessuto imprenditoriale italiano . Quindi, aumentiamo la quota di fondi che va direttamente ai privati, perché abbiamo la certezza che quelli sicuramente ci daranno un riscontro e verranno messi a terra.
PRESIDENTE. Deputato, dovrebbe concludere.
RICCARDO MOLINARI(LEGA). Per concludere, Presidente, noi stiamo evidenziando dei problemi. Nessuno qui tifa perché l'Italia fallisca nella realizzazione del PNRR, ma far finta che questi problemi e le conseguenze dell'aver accettato il PNRR non ci siano non fa il bene del Paese. Vuol dire mettersi una benda sugli occhi e arrivare ad avere il rischio di trovarci nel 2026 senza le opere fatte, con un Paese più indebitato o, peggio ancora, con opere non fatte e soldi buttati in cose che non servono e penso che questo non lo potrebbe perdonare nessuno a questa classe politica, ricordando che del PNRR ci siamo occupati in quota parte tutti nei vari Governi. Quindi, se si fallisce si fallisce tutti insieme, ma la strada che ha preso il Governo mi pare quella giusta per evitare che questo accada. Buon lavoro !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Chiara Appendino. Ne ha facoltà.
CHIARA APPENDINO(M5S). Grazie, Presidente. Vede, io oggi vorrei far fare a quest'Aula un piccolo salto avanti nel tempo e voglio portarvi in quel futuro che, grazie all'occasione unica del PNRR, con l'Italia guidata da Giuseppe Conte, avevamo iniziato a costruire, proprio quel futuro che ora questo Governo sta colpevolmente mettendo a rischio. Allora, dove siamo? Siamo nell'Italia del 2026. Ci sono oltre 260.000 nuovi posti negli asili, un aiuto vero e concreto - non parole - per le famiglie e soprattutto per quelle donne che possono pensare con più serenità a mettere al mondo dei figli senza rinunciare al lavoro. Ci sono oltre 1.300 nuove case di comunità e quasi 400 nuovi ospedali di comunità - siamo nel 2026 - e sapete cosa fanno? Diminuiscono la pressione sugli ospedali che oggi sono, purtroppo, al collasso e rendono l'assistenza sanitaria più veloce e realmente vicina alle esigenze dei malati e delle loro famiglie. Siamo nel 2026 e ci sono oltre 100.000 edifici riqualificati. Abbiamo ridotto le emissioni di gas serra di circa 667 milioni di chili di CO2 all'anno. Poi, pensate che tutto il territorio italiano - ma tutto, dai piccoli borghi alle isole - è connesso: un passo fondamentale, come sappiamo, per avanzare come Paese nell'evoluzione tecnologica. Nel 2026, pensate, inquiniamo di meno anche la nostra aria, perché la mobilità è finalmente sostenibile e sta diventando prevalentemente elettrica. Gli autobus elettrici si producono in Italia e stanno sostituendo quelli vecchi altamente inquinanti. Abbiamo 1.500 nuovi chilometri di piste ciclabili e ci sono nuovi collegamenti ferroviari attesi da anni.
Allora, come vi sembra e come ci sembra questo piccolo assaggio del 2026? Un sogno? Invece no, colleghi e colleghe, perché per una volta non è utopia. Stiamo semplicemente guardando una piccola, piccolissima parte di quei miliardi che abbiamo già imbastito e che devono essere semplicemente realizzati. Allora, Ministro, lei si chiederà perché le abbiamo chiesto di venire in Aula: che cosa manca? Ci sono i soldi, per i quali il Presidente Conte ha combattuto in Europa, ci sono migliaia di progetti pronti, grazie al lavoro di sindaci, presidenti di regioni e pubbliche amministrazioni, ci sono aziende pubbliche e private che stanno tendendo la mano perché si stanno mettendo a disposizione del Paese con senso di responsabilità per realizzare in tempo questi progetti, ci sono lavoratori e lavoratrici che stanno facendo gli straordinari per rispettare i tempi e, guardate, ci sono milioni di cittadini e cittadine che aspettano da anni di poter vedere i propri quartieri, dove risiedono, finalmente migliorati in termini di vivibilità. Allora, cosa manca, dunque? Cosa manca? Be', glielo dico io, Ministro, cosa manca: manca un Governo coeso degno di questa sfida . È questo ciò che manca, perché, sì, il paradosso, il vero paradosso, è che in questa grande occasione l'unica cosa che manca, chi non è pronto, siete proprio voi. Guardate, in 6 mesi, in soli 6 mesi, avete messo in dubbio l'opportunità del PNRR stesso ancora oggi, messo a rischio gli obiettivi e mancato le riforme necessarie (guardate, non apro il tema dei balneari, il disastro che avete fatto, perché dovrei parlare per 10 minuti solo di questo). Avete litigato sulla e non ci prenda in giro, Ministro, perché avete paralizzato per settimane gli uffici. Dica la verità agli italiani che ci ascoltano ! Avete ritardato i progetti. Sa, Ministro, ha dimenticato un piccolo pezzetto nella sua informativa sui nidi, ma lo ricordo io. Ci avete messo - il suo Ministero, quello del merito perché vi piace chiamarlo così - 5 mesi per proporre la convenzione ai comuni e ai sindaci per potere attuare quella graduatoria. Forse questo piccolo pezzetto, che il sindaco Decaro ha ricordato, ve lo siete dimenticati. Parlate a vanvera di natalità, ma poi quando ci sono da fare i fatti non riuscite a rispettare le tempistiche .
Allora, Ministro, davvero crede sia accettabile? Io trovo disarmante, come è venuto qui a parlare in Aula, che abbiate bucato la scadenza che vi eravate dati del 30 aprile.
Le do una notizia, magari le è sfuggita: per il 50 per cento delle risorse che avete speso, si tratta di transizione 4.0 e di superbonus. Allora, al di là dei proclami - non state facendo nulla per le aziende, le avete smantellate - se proprio non sapete come spendere i soldi perché non siete capaci, rifinanziate almeno queste due cose, fate almeno questo, prendete qualcosa di buono che vi abbiamo lasciato !
Ministro, lei ha sentito gli esponenti della sua maggioranza definire il PNRR una frittata fatta? Quello stesso partito, la Lega, ha contribuito, con il Governo, prima, dei migliori, il Governo Draghi, e poi dei pronti, che pronti non sono, il Governo Meloni, a definire quasi il 90 per cento dei progetti. Ci rendiamo conto di quale sia il punto in cui è un partito della sua maggioranza? Ha letto, Ministro, che i suoi colleghi ammettono serenamente di non essere in grado di spendere le risorse? Ha percepito, ogni tanto, quel sentore per cui fosse quasi un torto avere 200 miliardi da spendere? Ministro, siete al Governo da sei mesi e, insomma, i giorni sono passati e abbiamo capito che siete bravissimi a fare una cosa: a tagliare. Tagli alla scuola, tagli alla sanità tagli a Opzione donna, tagli ai sostegni per la casa, tagli al reddito di cittadinanza , taglio agli investimenti: siete diventati più austeri di un qualsiasi Governo Monti! Allora, Ministro, le chiedo, a nome anche del mio gruppo; ma ogni tanto, tra un dossier e l'altro, tra una sforbiciata e l'altra, non potete ricordarvi che avete 200 miliardi da investire? Siete talmente bravi a fare austerità che forse vi state dimenticato questo piccolo dossier !
Ministro, vi definite patrioti ma, forse, mancano due parole, cioè patrioti al contrario, dato che siete impegnati tutti i giorni - lo vediamo anche oggi - a remare contro gli interessi nazionali. Vi definite sovranisti ma anche oggi state dimostrando di essere un Governo nemico degli italiani, state buttando al vento la più grande occasione di sviluppo e rilancio del nostro Paese post pandemia ! Siete confusi, inadeguati e spaccati e questo è evidente a tutti. Voglio farle una domanda, Ministro, e concludo. Sinceramente risponda, perché oggi non ho avuto risposta, sentendo anche la sua maggioranza. Lei da che parte sta? Con chi chiede al nostro Paese di rimboccarsi le maniche per mettere a terra i progetti o con chi vuole rinunciarci? Guardi, a noi è chiara una cosa: se fallite sul PNRR non fallisce solo Giorgia Meloni, fallisce il Paese intero. È per questo che, tramite il presidente Conte, più volte abbiamo detto a voi di essere disponibili a sederci a un tavolo per far sì che queste risorse possano davvero cadere a terra. Quando avremo una risposta a questa domanda? Noi abbiamo chiesto solo due cose: la prima, chiarezza sullo stato di attuazione; la seconda, che non possiamo accettare che anche un solo centesimo non venga speso. Allora, Ministro, prenda questi impegni, noi siamo disponibili a lavorare insieme al Governo nell'interesse degli italiani .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pella. Ne ha facoltà.
ROBERTO PELLA(FI-PPE). Grazie, Presidente e, soprattutto, grazie a lei, signor Ministro, per l'informativa puntuale e documentata che ha svolto, un'informativa della quale il gruppo Forza Italia ritiene non ci fosse neppure bisogno. Lungi da noi voler discutere il sacrosanto diritto democratico del Parlamento, in particolare delle opposizioni, di richiedere che il Governo si rechi alle Camere per fornire informazioni, quello che però riteniamo è che, in materia di stato dell'arte del Piano nazionale di ripresa e resilienza, della sua e anche delle interlocuzioni in corso a livello europeo, quello che c'era da dire sia stato abbondantemente detto nel corso dell'esame parlamentare del decreto-legge in materia di del PNRR, approvato definitivamente la scorsa settimana. A tal proposito, Ministro Fitto, in maniera non formale le riconosciamo di aver adottato un metodo estremamente apprezzabile, quello di aver svolto, sia al Senato sia alla Camera, repliche al dibattito approfondite e di merito, che hanno comunque valorizzato quei dibattiti e, in primo luogo, il ruolo dell'opposizione.
Mi consenta di dirle, essendo anche sindaco, rispetto all'ultimo intervento, che l'ANCI, così come l'UPI e come la Conferenza delle regioni, invece, ringraziano per la fattiva collaborazione che lei ha dato alle associazioni , coinvolgendole in una cabina di regia che mi sembra che molte volte, da alcuni interventi che avvengono in quest'Aula, forse si fa finta di non conoscere e si citano ANCI, UPI e Conferenza delle regioni a seconda della necessità politica, più che dell'interesse nazionale.
In quella cabina di regia - nessuno mi può mentire - sono state invece accolte le richieste che arrivavano dai comuni, dalle province e dalle regioni e i dati sullo stato di attuazione del PNRR erano già tutti in quegli interventi. Nell'informativa che ha appena svolto, signor Ministro, non ha potuto che ribadirli e, alcuni casi, anche chiarirli ulteriormente. Gli elementi importanti che sono emersi mi permetto di riepilogarli in ordine di importanza. Innanzitutto, il Parlamento avrà un ruolo centrale. Ministro, lo ha ribadito diverse volte e questo è un dato di assoluta importanza, perché ogni decisione sarà discussa e presa in questa sede, cosa che, colleghi, con i precedenti Governi non è mai avvenuta , il Parlamento era esautorato del suo potere!
In secondo luogo, non si vuole rinunciare neppure ad un centesimo dei finanziamenti complessivi e non si vuole neppure rinunciare a nessun progetto. In terzo luogo, rimodulare, come ella ha più volte ripetuto, ha un significato ben diverso dal verbo rinunciare. Se qualcuno non lo capisce, o lo fa strumentalmente, ha problemi, direi, con la lingua italiana, perché le criticità che sono state riscontrate non nascono oggi e non nascono con questo Governo. Lei ha fatto un elenco puntuale, citando i piani urbani integrati di Firenze e Venezia, dove si è posto il problema degli stadi, per capirci. Anche qui, mi pare che il sindaco di Firenze non appartenga a questa maggioranza. Il Ministro Fitto ha fatto gli interessi della Nazione e non del comune di appartenenza alla classe politica del sindaco. Allo stesso modo, le concessioni portuali e il teleriscaldamento, e i decreti interministeriali che li dichiaravano come obiettivi raggiunti, sono tutti nel primo semestre 2022.
Sulle obiezioni sollevate in sede europea, attivate successivamente alla nascita di questo Governo, è stato proprio l'attuale Esecutivo ad avviare interlocuzioni per risolvere le criticità sollevate. Ulteriori elementi informativi, colleghi, li abbiamo potuti attingere con chiarezza dal Documento di economia e finanza che domani discuteremo e voteremo proprio in quest'Aula. Da questo punto di vista, un dato estremamente significativo che il DEF ci dice sul Piano Nazionale di ripresa e resilienza è che, se dobbiamo discutere di rallentamenti nella sua attuazione o di un effetto prodotto inferiore alle aspettative, entrambi gli elementi si sono già verificati nel corso dell'anno 2022, quando l'attuale Governo di centrodestra non era ancora in carica.
Nel 2022 - dice il DEF - gli investimenti finanziati con le risorse del Piano sono stati pari a circa lo 0,2 per cento del PIL e questo significa che dei circa 18 miliardi che avremmo dovuto spendere ne sono stati spesi appena 4! Questo semplice dato numerico, oltre a quanto riferito dal Ministro, a nostro avviso dovrebbe cambiare l'angolo di visuale di chi paventa, in maniera più o meno strumentale, che questo Governo possa avere un problema nell'attuazione completa del PNRR. Onestà intellettuale, prima ancora che politica, imporrebbe di ammettere che il problema si è già posto nel corso dello scorso anno. La questione non è puntare il dito contro questo o contro quello ma l'impostazione è un'altra: individuare le soluzioni per risolvere al meglio le criticità che ci sono. Questo è lo spirito su cui sta lavorando Forza Italia in Parlamento e nel Governo. Forza Italia apprezza molto l'impostazione che lei, signor Ministro, e il Governo sul punto avete assunto, quella del pragmatismo e del coraggio. Oggi ha specificato che, a circa tre anni e due mesi dalla scadenza di giugno 2026, si può valutare con certezza cosa sarà realizzabile entro quel termine e cosa non lo sarà. È qui che entrano in gioco il coraggio e la serietà perché, mentre un Governo di politicanti potrebbe far finta di nulla, facendo esplodere il problema nel 2026, questo Governo di centrodestra, invece, si pone ora il problema, per realizzare tutti i progetti che sono stati messi in campo. In questo senso è condivisibile la teoria dei vasi comunicanti che il Ministro Fitto ha più volte esposto, nel senso di utilizzare altri fondi europei a disposizione, come quelli per la coesione, per guadagnare anni preziosi e indispensabili.
Quando parliamo di PNRR, colleghi, non dobbiamo mai dimenticare che 122 miliardi di finanziamento sono prestiti, sono debiti, e come tali dobbiamo fare in modo di utilizzarli al meglio, per consentire che gli investimenti previsti producano appieno un effetto volano. È proprio quello che questo Governo, di cui Forza Italia è orgogliosamente parte essenziale, sta facendo. Anche le polemiche sulla questione della sono state di difficile comprensione.
Ciò, perché, da un lato, consentire di tirare le fila alla Presidenza del Consiglio è una soluzione fisiologica ed efficiente in un Governo politicamente e amministrativamente coeso come quello attuale e, perché, dall'altro, alcune misure, come il rafforzamento delle unità di missione, non hanno fatto altro che raccogliere suggerimenti della Corte dei conti. Un , questo, che da sempre è quello di Forza Italia e che il Governo, come dimostrato con il decreto-legge sulla e come dimostrerà ulteriormente il decreto appena depositato del Ministro Zangrillo, sta cercando di perseguire al meglio. Su questo - e vado a concludere, Presidente - i piccoli comuni sono stati momento essenziale. E come ha detto, giustamente, il collega di Fratelli d'Italia, i piccoli comuni ringraziano per l'attenzione che questo Governo ha dato, perché sono la maggior parte dei comuni e sono quelli, oggi più che mai, più bisognosi dei fondi del PNRR.
Ministro, l'Italia nel suo complesso deve investire al meglio le risorse del PNRR ed è per questo che Forza Italia-Berlusconi Presidente sostiene con convinzione la linea che questo Governo, di cui è parte organica, sta portando avanti nella realizzazione del PNRR, così come sosterremo con lealtà, come è avvenuto nella scorsa legislatura, un Governo di unità nazionale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE(A-IV-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, se dovessimo valutare quello che ci ha detto…
PRESIDENTE. Collega Faraone, mi perdoni, ma c'è un problema con il suo microfono. Provi a usare quello a fianco, magari.
DAVIDE FARAONE(A-IV-RE). Lei non ha idea, quando dice di spostarci di un posto…
PRESIDENTE. Credo ci sia un problema anche con questo. Provi a parlare.
DAVIDE FARAONE(A-IV-RE). Quando ci dice di spostarci di un posto, qui bisogna smontare …
PRESIDENTE. Lo so, però purtroppo neanche quel microfono funziona bene, quindi deve essere un complotto! Se lo spegne… Abbia pazienza, collega Faraone, vediamo se questa volta siamo più fortunati…
DAVIDE FARAONE(A-IV-RE). Ci siamo?
PRESIDENTE. Bene, prego collega.
DAVIDE FARAONE(A-IV-RE). Ci siamo organizzati, possiamo iniziare! Grazie, Presidente. Signor Ministro, se noi dovessimo valutare quello che ci ha detto oggi e, soprattutto, l'appello che il Presidente Mattarella ha rivolto al Parlamento sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, ossia di trovare le ragioni dell'unità, noi non potremmo che rispondere positivamente all'appello del Presidente, al suo appello di guardare agli interessi del Paese prima che agli interessi di parte, e quindi andare avanti dritti e spediti sull'approvazione e sull'esecuzione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Però, signor Ministro, lei mi deve scusare: io non so se ha notato che, nel dibattito parlamentare di oggi, ma anche nelle settimane passate, nelle dichiarazioni di tanti esponenti del Governo e di tanti esponenti parlamentari della maggioranza, voi portate avanti tre linee diverse. La prima è la sua e del Premier Meloni, che noi condividiamo, e cioè: andiamo spediti e utilizziamo tutte le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza senza perdere un euro, perché quell'investimento è decisivo.
La seconda linea è quella di chi dice: andiamo avanti, vediamo quanto riusciamo a spendere e riguardo a ciò che non riusciremo a spendere: amen, pazienza.
La terza linea è quella che è stata rappresentata nelle giornate passate e rivendicata ulteriormente oggi dal capogruppo della Lega, Molinari, che dice: prendiamo solo le risorse a fondo perduto, restituiamo le risorse a debito.
Ora, signor Ministro, mi perdoni, ma per un Piano così imponente da realizzare in così poco tempo - 200 miliardi per realizzare infrastrutture, opere e investimenti necessari per questo Paese entro il 2026 - avere tre linee per un Governo è un po' troppo. Quindi, io le dico, signor Ministro: noi ci siamo, noi crediamo che sia possibile realizzare il Piano e portarlo avanti fino in fondo, ma il Governo, la maggioranza che la sostiene in questa proposta che ha manifestato oggi, c'è? Perché noi, questo, non l'abbiamo ancora compreso.
Tra, l'altro signor Ministro, io vorrei capire da questi scienziati, da questi geni che dicono che le risorse sono troppe, da questi geni che dicono che dobbiamo utilizzare soltanto una parte delle risorse, delle due l'una: o hanno un'alternativa per trovare risorse per gli investimenti in questo Paese, che tutti diciamo essere indispensabili - proprio oggi è stato presentato il nuovo modello di Patto di stabilità: il tema della crescita è un tema centrale e la crescita, se non la realizziamo con le opere pubbliche e gli investimenti, come pensiamo di realizzarla in questo Paese? -, quindi, sanno che c'è un altro fondo, oppure pensano che questo Paese non abbia bisogno di investimenti. Io credo che sarebbero, tutte e due, proposte assolutamente incredibili.
Ora, noi, signor Ministro - è vero - abbandoniamo le polemiche, però, l'esponente intervenuto in rappresentanza di Fratelli d'Italia prima di me, ricordando i ritardi del Governo Draghi e la grande prestazione offerta, invece, dal Governo Meloni, non aiuta rispetto ad un percorso che ci dovrebbe vedere uniti. Io, infatti, potrei stare qui a dire che, quando ci avete trascinato al voto, con la scadenza elettorale ormai ravvicinata, quella naturale, se anziché montare i banchetti per le campagne elettorali, l'amplificazione e i palchetti, avessimo utilizzato quei mesi per dedicarci al Piano nazionale di ripresa e resilienza, probabilmente non avremmo accumulato ritardo. Potrei anche dire, con riferimento alla , che è vero che oggi inizia l'attuazione concreta di quel modello che lei ha predisposto, ma è anche vero che una che lavora delegittimata per mesi, sapendo che presto sarà sostituita, non ha la stessa efficacia e non mette in campo la stessa azione che, invece, metterà in campo una nuova e pienamente sostenuta dal Governo. Io potrei dire tutte queste cose, però non credo che sia utile.
Io credo che noi oggi dobbiamo trovare le ragioni dell'unità e della costruzione di un percorso, che, è vero, ci vede coinvolti tutti. Infatti, mancavate soltanto voi, Ministro Fitto, nel coinvolgimento sull'approvazione e attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ma tra le forze politiche che hanno sostenuto il Governo “Conte 2”, le forze politiche che hanno sostenuto il Governo Draghi e le forze politiche che sostengono il Governo Meloni, siamo tutti coinvolti sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Quindi, se noi sbagliamo, se il Paese sbaglia sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, non perde una forza politica: oltre a perdere gli italiani per la mancata crescita e i mancati investimenti, perdono tutte le forze politiche.
Per cui, Ministro, innanzitutto dica ai suoi di avere rispetto del lavoro fatto dal Presidente Draghi e dalle forze politiche che, prima di quelle che stanno sostenendo lei, hanno lavorato al Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Su questo credo che, trovando ragioni di unità, possiamo anche accettare le rimodulazioni, Ministro. Il problema, però, è che lei non deve soltanto informare il Parlamento sulle rimodulazioni, lei deve coinvolgere il Parlamento, perché dalla relazione che lei fa, sembra che l'unica differenza - e chiudo, Presidente - fra le varie misure di finanziamento siano le date di scadenza: alcune stanno al 2026, altre al 2029, per cui sposto le risorse e ho risolto il problema. Non è proprio così, signor Ministro. Lei sa bene, infatti, che ci sono dei vincoli di percentuale di investimenti anche sui singoli finanziamenti. Le ricordo che i fondi comunitari dovrebbero aggiungere risorse agli investimenti nazionali e non sostituirle; che i Fondi per lo sviluppo e la coesione per l'80 per cento sono vincolati al Sud, perché tali risorse servono per riequilibrare le condizioni di difficoltà di zone disagiate rispetto a zone più ricche; che sul PNRR, grazie al lavoro della Ministra Carfagna, abbiamo un vincolo del 40 per cento dei fondi per il Sud. Quindi, è un cubo di Rubik, questo lavoro che lei ci propone, che non riguarda soltanto il tema delle date, ma anche il tema di come riposizioniamo gli investimenti, non smarrendo le finalità per cui quegli investimenti sono immaginati per il nostro Paese.
Dopodiché - e chiudo, signor Ministro - vi è il tema della e delle quattro leggi di riferimento sugli appalti: non bastava il vecchio codice, non bastavano i commissari previsti da Conte, non bastavano i commissari previsti da Draghi, ora mettiamo pure Salvini; quattro linee di intervento che, secondo me, creano più difficoltà.
E gli investimenti, quelli su cui di fatto basta soltanto l'autorizzazione del CIPESS per partire, li sblocchi, perché non è che, per aspettare l'intera riorganizzazione per capire cosa destinare al PNRR, possiamo tenere bloccate anche quelle opere che erano già lì per partire e sono ferme da novembre.
PRESIDENTE. Deputato, deve concludere.
DAVIDE FARAONE(A-IV-RE). Per cui, noi ci siamo, signor Ministro, daremo una mano, naturalmente ci aspettiamo dal Governo che si dia esso stesso una mano .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI(AVS). Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, una delle condizioni essenziali per avere una collaborazione con i gruppi parlamentari di opposizione - parlo per il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra - è la chiarezza. Lei è venuto nel Parlamento italiano, ha fatto un articolato, devo dire ha anche parlato a braccio, conosce bene la questione, però non ha detto le questioni essenziali. Partiamo dal documento della Corte dei conti. La Corte dei conti ha individuato dei rilievi importanti, imponenti, dalla sanità alle questioni delle condotte idriche: alcuni lei li ha citati, però non ha indicato in maniera puntuale come intende il Governo superare le criticità rilevate dalla Corte dei conti, ma non con un discorso generico, perché è un'informativa e noi ci saremmo aspettati che questa informativa entrasse nel merito. Non è sufficiente che lei ci venga a dire “poi, dopo vedremo, quando ci sarà la relazione semestrale”, anche perché lei si sarà accorto - e glielo ribadisco - che una delle condizioni essenziali per avere collaborazione è che ci sia una maggioranza di Governo che parli con una voce sola. L'intervento del capogruppo della Lega Molinari conferma che c'è qualcosa che non va dentro la vostra maggioranza. Lei ha detto che spenderemo i soldi fino all'ultimo e lavoreremo in quella direzione, il capogruppo della Lega ha detto un'altra cosa, ha detto “ma perché dobbiamo fare debito, se, poi, non riusciamo a spendere queste risorse?”. Vorrei dire al capogruppo Molinari incidentalmente che, evidentemente, c'è un debito buono e un debito cattivo. Questo debito non gli piace e, invece, il debito che si deve andare a fare per realizzare un'opera inutile e dannosa come il ponte sullo Stretto di Messina va bene. Sono questioni abbastanza singolari e bizzarre che ho avuto modo di sentire oggi. Lei ha anche detto che il tema della è stato mal posto dall'opposizione e che non c'è stato un problema di perché ha firmato il DPCM e, quindi, non c'è stato un problema di malfunzionamento, mettiamola così, però è da quando vi siete insediati al Governo che state dicendo che bisognava cambiare il PNRR, che bisognava cambiare la . Avete creato un livello di smobilitazione in chi costruiva e doveva gestire questa fase delicata per il Paese, con le conseguenze che abbiamo di fronte. Noi abbiamo questi 27 obiettivi che dobbiamo raggiungere entro il 30 giugno, da cui la rata da 19 miliardi di euro. Ci ha parlato delle criticità legate agli asili nido, al tema dell'idrogeno per il trasporto pesante. Il tema è: quanti altri, poi, ce ne sono? A noi risultano a rischio, ad esempio, altre questioni: pensiamo al fatto che alcune linee ferroviarie interregionali rischiano di saltare. Lei non ha detto, non ci ha confermato, non è entrato nel merito da questo punto di vista, però ha aggiunto una cosa su cui voglio soffermarmi: il tema dei finanziamenti sull'idrogeno per il trasporto pesante. Dice che sono arrivati pochi progetti rispetto alle disponibilità del PNRR e, quindi, chiederemo all'Unione europea di rimodulare queste risorse. Però io le faccio un'immediata obiezione, che è la seguente: voi dovete interrogarvi sul perché in questo Paese non ci sono investimenti in questi settori strategici legati all'innovazione tecnologica e nel settore della transizione ecologica. Perché, in Germania e in Francia, in questi settori stanno facendo investimenti importanti e, invece, in Italia, questo non sta accadendo. È un problema che riguarda le vostre politiche. Ci ha detto anche che sarà necessario un cambio degli obiettivi strategici del PNRR, ma non ci ha detto come e con chi avverrà questo cambio degli obiettivi strategici del PNRR. Io, però, mi azzardo a dire come avverrà, perché abbiamo capito. Vede, noi abbiamo capito dove volete arrivare con questo cambio degli obiettivi strategici; in realtà, state utilizzando questa fase di ritardi per costruire una strategia per affossare, di fatto, la transizione ecologica, signor Ministro, e non è un caso che lei, in maniera puntuale, associ questa fase a quella del REPowerEU. È evidente, che cosa volete fare dal nostro punto di vista, l'ha detto la Presidente Meloni: costruire l'energetico in Italia del gas per vendere il gas all'estero, utilizzare ENI e Snam per realizzare questa infrastrutturazione spostando risorse, le risorse del PNRR e spostandole verso il REPowerEU. Ma questa operazione non la potete fare e sa perché, Ministro? Perché le quattro azioni previste dal REPowerEU individuano quattro vincoli fondamentali, che sono: 1) risparmiare energia; 2) sostituire rapidamente i combustibili fossili, accelerando la transizione ecologica; 3) diversificare l'approvvigionamento, e lo avete fatto attraverso gli accordi che avete fatto con Algeria ed altri; 4) combinare investimenti e riforme in modo intelligente. Ma come potete pensare di fare un'operazione di questo genere, appaltando un pezzo importante del PNRR ad ENI, Snam, Leonardo che, in realtà, stanno andando verso una direzione diversa, che non è quella di realizzare la transizione ecologica? Questo è quello che volete fare, come la realizzazione del deposito di stoccaggio della CO2 a Ravenna - uno dei depositi di stoccaggio tra i più importanti d'Europa - e questo per consentire ad ENI di continuare a rendere dipendente l'Italia dalle fonti fossili. Questo cambio di strategia per noi non è accettabile e, da questo punto di vista, voi non avrete la nostra collaborazione su questo punto perché è un punto che smonta la transizione ecologica, è un punto che non possiamo accettare ed è abbastanza evidente la ragione per la quale voi state appaltando il PNRR, attraverso il REPowerEU, a ENI e Snam. Voi non potete pensare di vendere il futuro alle generazioni che verranno, che oggi ha a che fare con una questione che si chiama crisi climatica. Il PNRR aveva dei vincoli importanti sul tema della transizione ecologica, come ha dei vincoli importanti anche il REPowerEU. Voi non potete fare questa operazione che smonta la transizione ecologica e appalta il futuro ad aziende che vogliono continuare ad investire nel petrolio su un problema, invece, che noi dovremmo affrontare, come la crisi climatica. Mi scusi, andrò in controtendenza, ma, su questo, voi non avrete la nostra collaborazione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, le dico subito, a nome del nostro gruppo Noi Moderati, che la sua relazione al Parlamento ci ha soddisfatto nel merito e nell'impostazione che lei ha voluto dare. Ricordo, lo ricordo a me stesso, ma anche ai colleghi che sono intervenuti, che quella del PNRR è una sfida che riguarda tutti e ha fatto bene il Ministro Fitto, alla fine della ricostruzione del lavoro di questi sei mesi al Governo, a ricordarlo e a ricordarcelo. Qui non si tratta di fare il tifo a favore o contro, si tratta di capire che è una sfida per tutti, è una sfida che riguarda l'Italia ed è una sfida che può, nella sua attuazione, cambiare l'Italia, portarla ancora di più a superare quella crisi che abbiamo attraversato e a costruire un futuro: l'Italia insieme con l'Europa. E non a caso, l'appello finale che ha rivolto il Ministro Fitto è un appello non formale, ma sostanziale. Non è un caso che il PNRR sia stato voluto da due Governi. Il primo, come è stato riconosciuto già da altri colleghi, il Governo “Conte 2” che ha anche il merito, va detto, di aver fatto comprendere all'Europa che non ci si salva da soli rispetto alla tragedia che avevamo davanti; finalmente, si stava compiendo un passo fondamentale in termini di coesione, di unità dell'Europa, che ci si assume insieme il costo dello sviluppo e della risposta alle crisi epocali, come quella del COVID e, poi, quella successiva del costo energetico, oppure l'unità europea rimane solo a parole. Poi, il Governo Draghi, che aveva confermato anche la scelta, che noi tutti avevamo voluto, di prendere tutte le risorse a disposizione, sia quelle a debito che quelle a fondo perduto.
Infine, un Governo politico, quello che è arrivato dopo 8-9 anni e che ha lo stesso interesse - per sua natura, proprio per la natura di essere un Governo politico - a realizzare e ad utilizzare fino in fondo le risorse messe a disposizione: il Governo Meloni. Anche qui, se l'appello all'unità non è formale, dobbiamo essere seri e realisti. C'è una giustificazione - faccio politica da tanto tempo, da tanti anni -, si dice che il Governo non è coeso, non è unito, ha responsabilità. Ci si può meravigliare o meno rispetto a queste considerazioni, ma è evidente che, in questo caso, il Governo è unito e coeso per due ragioni molto semplici. La prima, per la natura stessa di un Governo. Quale Governo politico, che ha un orizzonte - lo dico ai colleghi dell'opposizione - di 5 anni, non prende le risorse che ha a disposizione per attuare il mandato che gli elettori gli hanno dato? E qual è il primo mandato che gli elettori hanno dato? Quello di cambiare l'Italia, quello di attuare il cambiamento secondo le missioni previste nel PNRR che nessuno ha voluto cambiare.
Attraverso lei, Presidente, mi rivolgo alla collega Appendino, che ha fatto anche il sindaco di Torino. La sua domanda è pleonastica, formale e non ha senso dal punto di vista del lavoro comune. È semplicissimo. “Qual è l'interesse che abbiamo?” Serietà, responsabilità, concretezza, realismo. È avere le opportunità; lei, ha fatto il sindaco, collega Appendino, sa molto bene il lavoro che è necessario fare e mi riferisco alla concretezza di prendere quei progetti, vederne i limiti, metterli a terra e avere il coraggio di dialogare, di discutere con la Commissione europea - perché l'obiettivo è comune - e di arrivare all'obiettivo finale. Questo è il tifo che tutti noi dobbiamo fare! Tutto il resto è demagogia.
Dire che il Governo non è coeso è semplicemente uno strumento per cui, alla fine, non si vuole mai entrare nel merito. È evidente che il Governo è coeso! È coeso, perché c'è il Presidente del Consiglio che dà un indirizzo, perché il Ministro delegato è il Ministro Fitto e perché il rapporto con il Parlamento è fondamentale, non solo perché è previsto dalla legge, ma perché crediamo fino in fondo che la collaborazione tra Parlamento e Governo ci permetta di raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati.
Il problema non è prendere o lasciare, perché le risorse ci sono e sono messe a disposizione. Ma abbiamo il coraggio di dialogare e di verificare ciò che funziona e ciò che non funziona, di porlo con serietà alla Commissione europea? Abbiamo il coraggio di dire che, se la stessa Commissione europea - ed è stato voluto dai Governi precedenti e da coloro che hanno lavorato all'elaborazione del PNRR - aveva previsto che, qualora ci fossero stati eventi eccezionali, senza modificare complessivamente tutto, si sarebbe potuto, nel dialogo con la Commissione europea, verificarne gli obiettivi e correggerlo? Ci sono stati eventi eccezionali? Il costo delle materie prime è un alibi o un dato oggettivo? C'è la possibilità di verificare se i progetti stanno andando avanti o non stanno andando avanti? Con quale chiarezza e con quale correttezza? Ribadisco che due sono gli obiettivi: le riforme e la messa a terra dei progetti. Non è un caso che la debolezza più grande di tutti i Governi che si sono succeduti negli anni è nella messa a terra dei progetti, nel divario che esiste tra le risorse allocate e l'attuazione di queste risorse. Vogliamo nasconderci che questo è il problema reale che abbiamo davanti, che hanno i comuni, le regioni e i Governi che si sono succeduti? Tra chi ha fatto il sindaco, chi ha fatto il Ministro, chi ha funzioni di Governo, chi pensa di interrompere una struttura di missione o un obiettivo che sta lavorando? Non esiste! È evidente che sempre si è continuato a lavorare. Ma questo Governo ha la possibilità legittima, se vede una debolezza, di investire, di dare una risposta a quella debolezza e di assumersi la responsabilità di rafforzare addirittura la e non di diminuirla? Abbiamo il coraggio di dire che, alla fine dei 6 anni, in questo meraviglioso Paese, come lo abbiamo descritto per il 2026, abbiamo costruito infrastrutture, ma non abbiamo destinato risorse? Le case di comunità e gli ospedali: realizziamoli! Ma quanti infermieri assumeremo? Quali costi di gestione ci saranno? Quanti medici assumeremo? Negli anni successivi, le infrastrutture che abbiamo creato diventeranno efficienti, senza essere monumenti, a ricordarci che abbiamo speso tutti i soldi, senza dare risposte efficienti?
Ma è un interesse comune quello che abbiamo o è solo il problema di dire se il Governo sia coeso o meno? Ci siamo ricordati e ci ricordiamo che una parte di queste risorse sono a fondo perduto? Il collega Molinari ha detto di fare attenzione, ma lo avevamo detto con il Governo Conte e con il Governo Draghi: il debito che stiamo facendo non è sulle nostre spalle, ma sui nostri figli e sui nostri nipoti e questa è una responsabilità! La forza di un Governo politico, protagonista in Europa, è anche nel dire che l'obiettivo è comune. O dobbiamo nasconderci, come al solito, ed arrivare, fra 3-4 anni, a dire che non ce l'abbiamo fatta?
PRESIDENTE. Deputato dovrebbe concludere.
MAURIZIO LUPI(NM(N-C-U-I)-M). Credo - e concludo - che l'appello che abbiamo fatto sia serio: quello di lavorare tutti insieme e di smetterla con polemiche inutili e pretestuose sul PNRR, perché non si tratta di prendere un voto in più o un voto in meno, ma di lavorare insieme, chi facendo l'opposizione e chi stando convintamente in maggioranza, come Noi Moderati, per costruire il futuro di questo Paese. Non possiamo permetterci di perdere la scommessa della costruzione del futuro Per questo, signor Ministro, siamo con lei e siamo con il Governo. Questa maggioranza è coesa e speriamo di arrivare, nel dialogo con l'opposizione, all'obiettivo che ci poniamo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Della Vedova . Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, siamo consapevoli, come lei, di due questioni. La prima è che le difficoltà che abbiamo davanti, come per il Governo precedente e per voi, non sono congiunturali, ma strutturali. Lo diceva il collega Lupi poco fa. Per +Europa il successo del PNRR italiano è un successo dell'Europa e non ci vedrà mai in una posizione pregiudiziale su questo, perché noi siamo tra quanti scommettono sulla replicabilità di questo tipo di esperimento. Tuttavia, affinché l'esperimento sia replicabile o possa politicamente avere la forza di essere replicabile deve andare bene e deve andare ben essenzialmente in Italia. Signor Ministro, però, questa doveva essere un'informativa. Lei ha lodevolmente svolto una serie di considerazioni, ma che sono grosso modo le stesse che aveva svolto in sede di discussione del decreto, la settimana scorsa. Non ci sono state informazioni puntuali di dettaglio diverse.
Emergono alcune criticità. Io penso che il coinvolgimento delle grandi aziende pubbliche possa essere un fattore positivo, a patto però che dettiamo noi l'agenda e non loro e lei sa benissimo di cosa stiamo parlando. Poi c'è un punto, totalmente scomparso dalla discussione sul PNRR - e questo per me è grave - che riguarda le riforme. Noi sappiamo benissimo - e lei lo sa meglio di noi e meglio di me - che tutto lo sforzo del PNRR consiste in risorse per investimenti, in cambio di riforme, per la produttività e la crescita. Di questo lei non ha fatto cenno ed è stato richiamato dal collega Tabacci. Voi siete ancora lì: abbiamo questo gigante, questa montagna da scalare e voi state ancora a discutere di balneari e di ambulanti. Questo è un elemento gravissimo, signor Ministro - lei lo sa -, perché questo mina la sua credibilità e la credibilità del Governo, nel momento in cui dovrà andare a chiedere di rivedere tempi, rimodulare obiettivi e via dicendo.
Concludo con un altro elemento, che potrebbe apparire non pertinente e invece c'entra tantissimo, che è la questione del MES. Oggi avete avuto il richiamo delicato da parte dell'Eurogruppo e la risposta da fonti di Palazzo Chigi - leggo le agenzie - è: “Non se ne parla nemmeno! Noi chiediamo di rifare tutto per devolvere e destinare le risorse del MES alla crescita”. Signor Ministro, questo danneggia lei e la credibilità del Governo. La danneggia nel momento in cui dovrà andare a negoziare, proprio con il commissario Gentiloni e con Dombrovskis, la rimodulazione del PNRR.
Avete cambiato idea - non lei o probabilmente anche lei -, il Presidente del Consiglio ha cambiato idea su tutto, su tanto. Cambi idea rapidamente anche sul MES. Rispetto a questo vicolo cieco, in cui vi siete infilati, danneggiando l'Italia, prima uscirete, facendo rapidamente marcia indietro, prima ratificherete il nuovo MES e prima si ricomincerà a discutere meglio sarà per l'Italia e, probabilmente, anche per voi
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Serracchiani ed altri n. 1-00073 Ilaria Fontana ed altri n. 1-00064, Ruffino ed altri n. 1-00081 Bonelli ed altri n. 1-00117 Almici ed altri n. 1-00121 e Manes ed altri n. 1-00123 concernenti iniziative volte a contrastare il fenomeno della siccità .
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 17 aprile 2023, sono state presentate la mozione Manes ed altri n. 1-00123 e una nuova formulazione della mozione Bonelli ed altri n. 1-00117, che sono già state iscritte all'ordine del giorno .
Avverto che, in data odierna, è stata presentata una nuova formulazione della mozione Almici ed altri n. 1-00121, che è stata sottoscritta anche dai deputati Davide Bergamini, Nevi e Bicchielli che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventano rispettivamente il secondo, il terzo e il quarto firmatario. Il relativo testo è in distribuzione .
PRESIDENTE. La rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.
Cominciamo dalla mozione Serracchiani ad altri n. 1-00073 .
VANNIA GAVA,. Presidente, per quanto riguarda la mozione Serracchiani ad altri n. 1-00073 le premesse sono accoglibili relativamente ai capoversi 1°, 2°, 3°, 4°, 5°, 6°, 7°. L'8° capoverso è così riformulato: dopo: “la temperatura è più alta fino a due gradi sopra la media”, viene espunta la parte: “la produzione di energia elettrica è in stallo”, poi il resto rimane uguale.
Sui capoversi 9°, 10°, 11°, 12°, 13° e 14° il parere è favorevole. Il 15° capoverso è accoglibile con la seguente riformulazione: “la siccità rappresenta una delle sfide più pressanti del nostro tempo e richiede politiche pubbliche efficaci di prevenzione e adattamento ai cambiamenti climatici, per la gestione delle perdite d'acqua e per gli investimenti nelle infrastrutture idriche. Inoltre, le azioni volte alla riduzione delle emissioni di gas serra e alla promozione della mobilità - viene espunto: “elettrica e” - alternativa sono essenziali per la lotta contro la crisi climatica”.
Il 16° capoverso non è accoglibile. Il 17°, il 18°, il 19° e il 20° capoverso sono accoglibili. Il 21° capoverso viene riformulato; sostanzialmente, dopo la parola: “interventi”, viene tolto: “sono volti ad”, e inserito: “contribuiscono ad evitare”. Poi, viene tolta tutta la parte da: “L'attività manutentiva (…)” fino alla fine. Il 22° capoverso della premessa è accoglibile. Il 23° capoverso viene riformulato come segue: “il risanamento del sistema fluviale, con particolare riferimento al ripristino della connettività, è una misura auspicabile che andrebbe nella direzione della strategia dell'Unione europea per la biodiversità”. I capoversi 24°, 25°, 26° e 27° sono accoglibili. Il 28° capoverso è accoglibile. I capoversi 29°, 30°, 31°, 32°, 33°, 34° e 35° sono tutti accoglibili.
Per quanto riguarda gli impegni, il n. 1) non è accoglibile, il n. 2) non è accoglibile, il n. 3) non è accoglibile, il n. 4) non è accoglibile… scusate al n. 3), il punto …
PRESIDENTE. Aspetti, Vice Ministra. Ci sta dicendo quali lettere hanno parere contrario o favorevole? Di quale impegno stiamo parlando? Del n. 3)?
VANNIA GAVA,. Allora, l'impegno n. 3) non è accoglibile.
VANNIA GAVA,. Sì, sto leggendo le lettere: . L'impegno di cui alla lettera è accoglibile con riformulazione, viene introdotta la formula: “a valutare l'opportunità di adottare”.
PRESIDENTE. Vice Ministra, sulla lettera dell'impegno n. 3) il parere è contrario o favorevole? Hanno tutte parere contrario tranne la lettera ? Mi perdoni.
VANNIA GAVA,. Sì, tutte le lettere dell'impegno n. 3) hanno parere contrario, tranne la lettera che ho riformulato.
PRESIDENTE. Benissimo, andiamo avanti.
VANNIA GAVA,. L'impegno n. 4) è accolto con la riformulazione: “a valutare”. L'impegno n. 5) non è accoglibile, mentre il n. 6) è accoglibile. L'impegno n. 7) è accoglibile con la seguente riformulazione: “a promuovere e sostenere l'adozione di una normativa efficace per il contenimento del consumo del suolo che consenta di raggiungere gli obiettivi comunitari di riduzione di consumo del suolo”, poi da lì, dalla parola: “suolo” viene tutto espunto. L'impegno n. 8) è accoglibile con la riformulazione: “a valutare di adottare iniziative”, così come l'impegno n. 9) che è accoglibile con la riformulazione: “a promuovere l'utilizzo di criteri minimi ambientali”. L'impegno n. 10) è accoglibile. L'impegno n. 11) è accoglibile con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. L'impegno n. 12) non è accoglibile. L'impegno n. 13) è accoglibile con una riformulazione, sostanzialmente, espungendo: “a partire dal ruolo fondamentale dei consorzi di bonifica e irrigazione”; queste parole vengono espunte. L'impegno n. 14) non è accoglibile, così come l'impegno n. 15).
PRESIDENTE. Passiamo alla mozione Ilaria Fontana ed altri n. 1-00064.
VANNIA GAVA,. Allora, le premesse sono tutte accoglibili, tranne il 16° capoverso della premessa che non è accoglibile. Per quanto riguarda gli impegni, i nn. 1), 2), 3) 4), 5), 6), 7), 8) e 9) non sono accoglibili, così come non è accoglibile neanche il n. 10). Gli impegni nn. 11), 12), 13), 14) e 15) non sono accoglibili, così come gli impegni nn. 16) e 17).
PRESIDENTE. Bene, quindi parere contrario, fino all'impegno n. 17).
Passiamo alla mozione Ruffino ed altri n. 1-00081 .
VANNIA GAVA,. È accoglibile il 1° capoverso delle premesse. Il 2°, il 3° e il 4° capoverso non sono accoglibili. Il 5° capoverso è accoglibile. Poi, il resto è accoglibile, tranne: “nel nostro Paese non esiste poi un piano nazionale per il riuso delle acque (…)”…
PRESIDENTE. Il 15° capoverso.
VANNIA GAVA,. Quindi, questo non è accoglibile, come non è accoglibile: “appare infatti urgente, quindi, adottare misure volte a mitigare”.
PRESIDENTE. Il 20° capoverso.
VANNIA GAVA,. Il resto delle premesse è accoglibile. Passiamo agli impegni. L'impegno n. 1) non è accoglibile, come il n. 2).
L'impegno n. 3) è accoglibile con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. L'impegno n. 4) è accoglibile con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Gli impegni n. 5) e n. 6) non sono accoglibili. L'impegno n. 7) è accoglibile. L'impegno n. 8) non è accoglibile. L'impegno n. 9) non è accoglibile. L'impegno n. 10) non è accoglibile e l'impegno n. 11) non è accoglibile.
PRESIDENTE. Bene. Passiamo alla mozione Bonelli ed altri n. 1-00117
VANNIA GAVA,. La mozione Bonelli ed altri n. 1-00117 non è accoglibile con riferimento sia alle premesse sia agli impegni.
Per quanto riguarda la mozione Almici, Davide Bergamini, Nevi, Bicchielli ed altri n. 1-00121 le premesse sono accoglibili. Per quanto riguarda la parte dispositiva, al primo impegno, le lettere , e sono accoglibili, mentre le lettere , , e sono riformulate nel modo seguente: “a valutare l'opportunità di”.
PRESIDENTE. Quindi, le lettere e sono tutte riformulate, con l'espressione: “a valutare l'opportunità di”?
VANNIA GAVA,. Esatto.
Sulla lettera il parere è favorevole; la lettera non è accoglibile; la lettera è riformulata nel modo seguente: “valutare l'opportunità di”; le lettere e sono accoglibili; la lettera è riformulata con la formula: “valutare l'opportunità di”; le lettere e sono accoglibili…
PRESIDENTE. C'è la lettera prima della .
VANNIA GAVA,. La lettera va riformulata con: “valutare (…)”. Le lettere e sono accoglibili, mentre la lettera va riformulata con: “valutare (…)”.
Al secondo impegno, le lettere , e sono accoglibili.
Al terzo impegno, le lettere , e sono accoglibili.
Il quarto impegno è accoglibile.
Il quinto impegno è accoglibile con la riformulazione: “a valutare (…)”.
Il sesto impegno è sempre con la riformulazione: “a valutare (…)”.
Gli impegni settimo e ottavo sono accoglibili.
Sulla mozione Manes ed altri n. 1-00123 nelle premesse il punto 4) non è accoglibile, come non è accoglibile il punto che inizia con: “non risulta però definito come le strutture di ”, e gli altri punti sono accoglibili.
Per quanto riguardi gli impegni, il n. 1) non è accoglibile, l'impegno n. 2) non è accoglibile, il 3) non è accoglibile, il 4) è accoglibile, il 5) è accoglibile, il 6) non è accoglibile e il 7) non è accoglibile.
PRESIDENTE. Colleghi, prima di passare alle dichiarazioni di voto, facciamo una brevissima pausa tecnica. Quindi sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 18,57.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)-M). Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, l'acqua è vita e futuro, è un bene inestimabile che va tutelato. Non richiede ulteriori spiegazioni il perché affrontare tali questioni nel più efficiente modo possibile risulti pertanto vitale. A differenza di quanto fatto da qualche collega dotato di particolare creatività, non andremo a raccogliere sassi nei letti dei fiumi per dimostrare ciò che avrebbe dovuto essere fatto in passato e che, invece, con ogni evidenza, non è stato fatto. Alcuni elementi, tuttavia, non possono essere sottaciuti.
Il calcolo della disponibilità della risorsa idrica in Italia, infatti, viene effettuato considerando i trentenni climatologici successivi e questo calcolo ha evidenziato un negativo nei valori di disponibilità. Le rilevazioni dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale parlano chiaro. Ciò significa che si sarebbe potuto e si sarebbe dovuto intervenire prima. Invece, non si è intervenuti e oggi ci troviamo di fronte a quello che viene definito il paradosso dell'acqua: siccità, eventi climatici calamitosi e innalzamento dei mari, con tutto quello che a questi fenomeni consegue in termini di dissesto idrogeologico e conseguente pericolo per le popolazioni e per l'ambiente. Anche in questo caso sono da evitare tanto i negazionismi quanto gli ideologismi e a guidarci devono essere esclusivamente il realismo e la concretezza. Non sarebbe, infatti, utile, oltre a non essere evidentemente corretto, negare che il sistema climatico sia oggetto di modificazioni e che queste modificazioni abbiano delle conseguenze. Sarebbe, però, altrettanto improduttivo, signor Presidente, gridare al riscaldamento globale senza analizzare i vari fattori in base alla loro reale effettività. Per quanto riguarda l'acqua, ad esempio, non ci sono da considerare solo i prolungati periodi di siccità, ma anche che spesso le piogge, che a lungo mancano, si riversano a volumi torrenziali in periodi molto concentrati, sicché ai danni da siccità vanno ad aggiungersi quelli da inondazione. Da quelle acque il territorio va protetto per evitare dissesti e quelle acque vanno recuperate perché non vadano disperse. C'è, dunque, un gran lavoro da fare e la mozione che la maggioranza ha offerto al dibattito parlamentare traccia un quadro preciso degli interventi, in un quadro che ha già visto il Governo attivarsi per mettere in campo una e iniziative che consentano di affrontare al meglio questo tipo di fenomeni. Le emergenze, di cui abbiamo parlato e che sono state in quest'Aula compiutamente descritte, spingono, infatti, a occuparsi con immediatezza della messa in sicurezza del territorio e dell'efficientamento della rete idrica, applicando, appunto, anche sistemi di riutilizzo e di recupero delle acque. Oltre a fronteggiare l'emergenza, tuttavia, le azioni predisposte dal Governo con il decreto Siccità definiscono una struttura che di tutto questo possa occuparsi costantemente e predispongono strumenti rapidi di intervento a tutti i livelli di governo del territorio.
C'è bisogno di manutenzione, c'è bisogno di infrastrutture di raccolta delle acque per consentire l'utilizzo anche in tempi diversi, c'è bisogno di efficientamento dell'esistente e di introduzione di nuovi strumenti. C'è bisogno, signor Presidente, anche in questo campo come in molti altri, di un impianto normativo più snello e meno farraginoso, che non disperda in mille pastoie burocratiche le direttrici di intervento. C'è bisogno di sostenere le categorie sulle quali i problemi climatici impattano di più. Quindi, non possiamo non parlare di agricoltura e dei problemi che la siccità le arreca, problemi che colpiscono il nostro Paese da Nord a Sud. L'acqua, da problema, si può, però, trasformare in opportunità. Dobbiamo, infatti, sfruttare al meglio i giorni di pioggia, che sono - voglio ricordarlo - circa 93 all'anno, che, attraverso i vasi e i canali di raccolta delle acque piovane, possono diventare fonti preziose di risparmio idrico civile.
Signor Presidente e colleghi, è un fatto ormai acclarato che siamo in un'epoca cosiddetta di , vale a dire che le crisi si susseguono, si sovrappongono e si sommano. È proprio in situazioni come queste che divengono insostenibili l'ipertrofia burocratica, la complicazione delle procedure e i bizantinismi che, purtroppo, caratterizzano il funzionamento della nostra macchina Paese. Fra le priorità del Governo e di questa maggioranza c'è quella di liberare il motore di questa macchina dai blocchi che lo frenano e permettergli di correre a pieni giri, oggi per recuperare terreno rispetto alle emergenze, appunto come quella della siccità, che per anni si sono lasciate moltiplicare per inerzia e, in un domani molto prossimo, per fare dei dati di realtà non un problema ma soprattutto un'opportunità.
Nelle more, quindi, di una riforma radicale del nostro sistema statale, anche il tema della siccità e dell'emergenza idrica testimonia una prontezza di intervento a cui troppo spesso ci eravamo disabituati e soprattutto certifica la capacità di una visione ad ampio raggio, che non si limiti ad affrontare l'esistente nel momento in cui il problema si manifesta ma sia capace di connettere gli ambiti per affrontare, con un approccio organico, le sfide epocali che abbiamo di fronte. Signor Presidente, fra queste sfide c'è, appunto, il tema delle risorse idriche, come anche quelli del cambiamento climatico e della transizione ecologica. Porsi uno di questi problemi senza considerare gli altri sarebbe miope e, poiché le miopia e gli strabismi non appartengono a questa parte politica, non è un caso che di queste materie ci si stia occupando con una coincidenza temporale che non può essere certo considerata casuale.
Oggi Noi Moderati sosteniamo, dunque, questa mozione, perché ci ricorda le tante azioni che possono e devono essere messe in campo e perché traccia una rotta che non insegue le sirene dell'ideologia ma i dettami del pragmatismo nella gestione delle infrastrutture, nella prevenzione dei dissesti, nella salvaguardia dell'ambiente, nella tutela delle persone e nell'accompagnamento di filiere vitali, come quella agricola, verso un futuro che sta cambiando intorno a noi e che dobbiamo saper affrontare, preservando le nostre peculiarità e le nostre tradizioni e sfruttando, signor Presidente, le potenzialità dell'innovazione per trasformare preservando o per preservare trasformando ciò che un Paese ricco di potenzialità ci ha tramandato attraverso le generazioni. Possiamo dire che l'acqua è il petrolio del nostro tempo. La sua gestione - mi scuso per il gioco di parole - in Italia ha fatto troppo spesso acqua da tutte le parti, ma in questo scorcio di legislatura abbiamo già iniziato a intervenire e oggi dimostriamo che abbiamo le idee chiare per continuare a farlo. Noi Moderati ha dato e continuerà a dare il proprio contributo e oggi voterà con convinzione la mozione di maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI(AVS). Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, rappresentante del Governo, noi ci saremmo aspettati su una discussione così importante un'attenzione diversa. Purtroppo, vedremo nei prossimi mesi che l'Italia dovrà affrontare un disastro, un disastro legato alla siccità. Tutti gli istituti scientifici indicano che la siccità che l'Italia subirà nei prossimi mesi sarà peggiore di quella dell'anno precedente e noi sappiamo cosa è accaduto nell'anno precedente, con il Po, ad esempio, dove il cuneo salino è penetrato di ben 20 chilometri, con tutti i problemi connessi con la biodiversità e con l'impossibilità di produrre energia perché non c'era acqua sufficiente per raffreddare le turbine. Ebbene, noi immaginavamo un'attenzione diversa da parte del Governo, di un Governo che ha annunciato l'approvazione di un decreto, che poi ha approvato e pubblicato in che nulla introduce, se non la figura di un commissario. Non voglio mettermi a fare propaganda o demagogia di vario genere, ma si tratta, in realtà, a questo punto di nominare un commissario, ma per fare cosa? Vedete, onorevoli colleghi e colleghe, qui c'è un qualcosa che dovremmo anche un po' chiarirci. Sembra che ci sia tanta acqua da qualche parte e noi non riusciamo a capire come fermare quest'acqua. Ma vogliamo capire che c'è un problema che si chiama crisi climatica e che l'acqua e il petrolio sono due cose antitetiche tra loro? Vogliamo capire che se continueremo a bruciare idrocarburi i processi di desertificazione e di siccità aumenteranno? Io sono veramente sconcertato dal “no” che il Governo ha dato alla nostra mozione, sia nelle premesse sia negli impegni. Noi abbiamo indicato 16 impegni: nemmeno uno andava bene al Governo. Io sono veramente molto dispiaciuto, perché c'è un approccio che non è politico, da questo punto di vista, ma è culturale. Non c'entrano niente l'ideologia e il pragmatismo, perché in realtà, se devo fare un'accusa, a questo punto dico: sì, io accuso questa destra di Governo di essere ideologica, perché fa della questione della crisi climatica una salvaguardia degli interessi di chi oggi ha continuato e vuole continuare a inquinare .
Io accuso questa destra di Governo di voler salvaguardare gli interessi di chi - ripeto - vuole continuare a far dipendere l'Italia dalle fonti energetiche da idrocarburi. Qualcuno domanderà: Bonelli, ma che cosa c'entra la politica energetica con la siccità? Noi dobbiamo fare infrastrutture, costruire invasi, fare commissari, dare poi indennità qua e là. Non vi interrogate minimamente, invece su come sia necessario costruire una politica climatica che possa veramente dare una risposta al futuro delle generazioni che verranno. Manca anche una dimensione etica nel vostro agire rispetto a una questione così fondamentale. Deridete tanto la vicenda dei sassi, la deridete così tanto questa vicenda, ma mettetevi in testa e mettiamoci in testa una cosa: tra poco tempo, noi, su quei letti di fiume andremo a portare gli studenti a fare le gite scolastiche, per dire loro che lì, una volta, c'era un fiume e adesso c'è un corridoio di sabbia, ci sono questi sassi e quant'altro. È un'irresponsabilità per noi inaccettabile; quella irresponsabilità che porta il Ministro Pichetto Fratin ad andare in Europa a fare la guerra alle politiche sul clima che l'Unione europea sta cercando di costruire, dal risparmio energetico sulle case all'auto elettrica. Per non considerare il fatto che siete andati e avete portato l'Italia ad essere isolata e a far vincere Paesi che poi hanno portato avanti e ottenuto grandi privilegi. Ad esempio, penso alla Germania, con i carburanti sintetici. Non abbiamo capito assolutamente - lo dovete dire agli italiani - come intendiate dare una risposta alla grande questione della dispersione dell'acqua dai grandi acquedotti. Ovviamente non è una vostra responsabilità, per carità, però è un problema. Oggi voi state governando e dovete indicarla. La Corte dei conti sul PNRR dice chiaramente che avete problemi a spendere pure i fondi del PNRR per la dispersione dell'acqua. Insomma, noi disperdiamo tanta acqua che potremmo dare da bere a circa 40 milioni di persone. Poi, arriverà la Ministra Garnero Santanchè, la Ministra del Turismo, che vuole costruire l'aeroporto a Cortina, perché deve andare a sciare ed è un po' difficoltoso che raggiunga Cortina come tutti gli altri; quindi, ha bisogno dell'aeroporto. Vi pare normale che questa sia una politica sul clima che possa soddisfare una problema epocale come quello della crisi climatica? Segnalo che il 95 per cento delle piste da sci oggi sono innevate artificialmente. Vogliamo capire forse - lo dico al Governo - che dobbiamo cambiare la modalità di vivere la montagna, dobbiamo cambiare il modo di approcciare la montagna, che non può essere certamente quello di continuare a innevare artificialmente prendendo acqua dalle falde per poi buttare la neve artificiale sulle piste. Il clima è cambiato e dobbiamo cambiare anche noi e quello che non può andare bene è quello che ha fatto il Governo, con un decreto - non me ne vogliano il Governo ma nemmeno gli onorevoli colleghi e colleghe - che io potrei battezzare così: speriamo che piova. Questo Governo non ha assolutamente una strategia in termini di politiche del territorio. Avete detto di no, Vice Ministra Gava, anche sul punto in cui noi chiediamo lo stop al consumo di suolo. Voi siete contrari allo stop al consumo di suolo! Potevate dire tutto e dire: tranne quel punto. Invece, noi sappiamo quanto è importante oggi dire: stop al consumo di suolo. Uno degli elementi fondamentali è riportare nelle falde l'acqua piovana attraverso processi di ricarica naturale e non cementificando, visto che nel nostro Paese il consumo del suolo viaggia a 2 metri quadri al secondo, con un ritmo incredibile rispetto a tutta Europa. Avete detto di no anche a questo.
Francamente noi siamo, non sorpresi, ma preoccupati. Non siamo sorpresi dalla vostra impresa impostazione ma preoccupati per il futuro del nostro Paese. La lotta alla siccità e alla desertificazione avviene attraverso un combinato disposto di diverse politiche sul clima, politiche energetiche e investimenti sugli acquedotti, per fare in modo che l'agricoltura diventi meno esigente dal punto di vista dell'utilizzo dell'acqua.
Riutilizzare l'acqua anche nei cicli industriali: questo è un elemento che manca fortemente nella vostra azione. In realtà, come abbiamo oggi detto in quest'Aula replicando all'informativa del Ministro Fitto; voi avete in mente una strategia ben precisa: pensate che l'emergenza possa diventare anche un'occasione di , a un certo punto, e non invece lo strumento per costruire politiche strutturali. Lo stiamo vedendo anche nel PNRR, dove state smontando alcuni pezzi fondamentali per costruire la politica energetica di trasformazione dell'Italia in un del gas europeo, per vendere il gas all'Europa. Tutto in controtendenza rispetto a quello che si dovrebbe fare con le politiche sul clima.
Per queste ragioni, noi sosterremo convintamente la nostra mozione e ribadisco che siamo francamente sorpresi e anche sostanzialmente indignati del fatto che ci saremmo aspettati un atteggiamento diverso da parte del Governo su un tema così importante. L'Italia sarà chiamata, purtroppo, ad affrontare nei prossimi mesi una siccità forse tra le più gravi tra quelle che abbia mai subito nella sua storia. Francamente ci saremmo aspettati atteggiamenti e provvedimenti diversi da quelli che questo Governo sta prendendo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Castiglione. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CASTIGLIONE(A-IV-RE). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, signor Vice Ministro, non riusciamo a capire il parere, in questa occasione, sulla nostra mozione, la mozione che avevamo posto all'ordine del giorno e della quale tutto il gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe è fortemente convinto. Era una sollecitazione, un impegno a lavorare insieme al Governo, vista la drammaticità di alcuni eventi. Non le sarà sfuggito certamente l'ultimo rapporto, di alcuni giorni fa, di valutazione sui cambiamenti climatici e quel rapporto certamente rappresenta una situazione molto drammatica. La nostra mozione andava in questa direzione e non comprendiamo perché il Governo non abbia voluto aderire ad alcuno degli impegni. Come si fa a dire di no ad un impegno forte sull'ammodernamento delle infrastrutture idriche? Lei mi dirà: sì, già abbiamo provveduto, abbiamo nominato un commissario. Tuttavia, chi ha un'esperienza di Governo, chi ha vissuto la stagione delle regioni sa che la nomina di un Commissario certamente non può essere la risposta. Se dovessi dire quanti commissari ci sono in Sicilia, caro Vice Ministro… Penso all'acqua, penso alle infrastrutture, penso alla Messina-Palermo: ogni qualvolta si presenta un problema si nomina un commissario. Di fronte ai dati, come si fa a dire di no a un impegno forte su una Missione sulla tutela del nostro territorio, sul suolo, sull'assetto idrogeologico? Abbiamo tutti memoria dei tanti eventi che si sono succeduti negli ultimi anni nel nostro Paese. Come si fa a dire di no ad un impegno ad accelerare tutti i progetti che sono compresi all'interno del CIS, del Contratto di istituzionale di sviluppo, sul bene acqua? Come si fa a dire di no ad un impegno per interventi di natura fiscale? Come si fa a dire di no ad una nuova per i nuovi invasi, per costruire nuovi invasi? Certamente, visti i dati di questo rapporto a cui facevo riferimento, bisogna agire, caro Vice Ministro, urgentemente su tutti i fronti, perché il tema del clima diventi un tema prioritario. L'auspicio è che anche grandi Paesi come la Cina e come l'India possano aderire a questi impegni che noi stiamo assumendo. Diceva Guterres, l'altro giorno, che bisogna disinnescare immediatamente il tema clima. Se non si agisce ora, si condannano le nuove generazioni, le future generazioni ad un clima al quale difficilmente il genere umano potrà resistere. In Italia, caro Vice Ministro, caro Presidente, l'osservatorio CittàClima ha rilevato nel periodo 2010-2022 più di 1.500 eventi climatici estremi. I recenti fenomeni in Sicilia, ma anche nel resto del Paese, hanno messo sempre più in luce che la crisi climatica ha contribuito in maniera determinante al proliferare di questi eventi estremi.
Nel 2022 abbiamo registrato anche una carenza delle risorse idriche di oltre il 45 per cento delle piogge e di circa il 70 per cento della neve. Il Po ha fatto registrare un deficit storico e il lago di Garda è stato riempito non oltre il 35 per cento. Sono tutti dati che hanno preoccupato anche e soprattutto le nostre imprese agricole. La crisi idrica ha prodotto danni notevolissimi al settore agricolo: mais, riso, ortaggi. Ogni anno utilizziamo più di 25 miliardi di metri cubi di acqua, più del 51 per cento è impegnato nel settore agricolo e più del 21 per cento nel settore industriale.
E allora abbiamo chiesto un intervento immediato, abbiamo chiesto una cabina di regia, che è stata istituita, così come sollecitata in altre occasioni e in altri appuntamenti, qua, in Parlamento. È certamente un segnale, la cabina di regia, ma una cabina di regia che operi e che faccia degli interventi in maniera urgente. Servono misure strutturali urgenti. Serve la manutenzione dei corsi d'acqua, dei fiumi, con un costante monitoraggio di tutto questo. Serve un intervento concreto sulle reti idriche, che ormai sono fatiscenti (oltre il 60 per cento della rete risale a più di trent'anni fa). Bisogna procedere urgentemente a un nuovo piano anche di programmazione degli invasi. Secondo l'Associazione nazionale delle bonifiche, servirebbero più di 2.000 nuovi invasi, con un impegno a manutenere quelli già esistenti, anche e soprattutto con una forte e robusta semplificazione normativa. Non esiste, per esempio, caro Vice Ministro, un Piano nazionale per il riuso delle acque di depurazione. Invece di venire riutilizzate in agricoltura, vengono restituite ai fiumi e ai mari. L'Unione europea ha adottato anche un regolamento per il riutilizzo dell'acqua, che sarà applicato negli stabilimenti a partire da giugno 2023.
Bisogna rivedere anche gli investimenti nel Mezzogiorno, nel Sud del nostro Paese, rispetto al Nord: 62 euro di investimenti , rispetto ai 25 euro del Mezzogiorno del nostro Paese. Le vorremmo dare dei suggerimenti, non la faccio lunga, il tema è drammaticamente urgente. Noi come Azione-Italia Viva abbiamo presentato questa mozione e vorremmo che il Governo, non solo con la nomina di un commissario, ma con un'azione efficace, possa dare delle risposte in tempi assolutamente rapidi. Vorremmo anche immaginare, caro Vice Ministro, un percorso che ha visto l'Europa in prima fila su questi temi, l'Europa su alcune scelte di carattere strategico. Penso al tema del suolo, penso al tema dell'adattamento ai cambiamenti climatici, penso agli oceani, oltre al cancro e alle città intelligenti. Ma su questi tre grandi temi, che impattano direttamente sul tema del clima e dei cambiamenti climatici, la Commissione europea ha coordinato le diverse strategie che oggi sono in campo, dal , al , alla biodiversità, alla Politica agricola comune, al , alla La Commissione europea ha messo insieme tutte queste strategie per farle diventare dei piani di azione, degli interventi. Vedo che il Vice Ministro è molto disattento, però questa sarebbe un'indicazione molto importante, perché la Commissione europea, avendo coordinato tutte queste strategie e avendo messo in campo una serie di piani di azione, cosa vuole dire al nostro Paese, che ha aderito con grande entusiasmo, ma che dovrà aderire non solo sul piano teorico, ma anche sul piano concreto? Che ogni qualvolta il nostro Paese, l'Italia - mi pare che di risorse, oggi ne abbiamo discusso ampiamente, ce ne sono veramente tante - investe su un piano d'azione, la Commissione europea cofinanzia ancora quel piano d'azione.
Quindi, su questi temi, caro Vice Ministro, caro Governo, io penso che occorrano non solo un'attenzione particolare, ma soprattutto anche strumenti e procedure amministrative che permettano a noi di utilizzare tali risorse. Questo esperimento a livello europeo è un'esperienza molto significativa sul tema degli oceani, dove tutte le politiche sono state messe dentro un'unica regia. Io penso che questo potrà servire anche al nostro Paese e potrà essere un utile strumento per utilizzare proficuamente quelle risorse che oggi sono a nostra disposizione, ma soprattutto sono in condizione di incidere su temi così gravosi e così importanti, che riguardano il nostro futuro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gatta. Ne ha facoltà.
GIANDIEGO GATTA(FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la possibilità di intervenire oggi in rappresentanza di Forza Italia per la dichiarazione di voto sulle mozioni relative alla siccità mi consente di ribadire quanto sia importante per noi discutere dei problemi che affliggono la nostra agricoltura, la nostra economia, il nostro vivere quotidiano, la nostra società. Non a caso vengo dalla “Puglia sitibonda”, così definita dal grande poeta latino nato a Venosa, Orazio. Voglio, però, condividere con voi, in questi pochi minuti concessici, una riflessione più ampia, che parta dalle mozioni presentate dalle opposizioni. Lo faccio perché ritengo che il dibattito debba essere franco e leale. Quel che noi diciamo in questa autorevole assise, deve essere esclusivamente a favore dei cittadini e del nostro Paese, ed è per tale motivo che non dobbiamo - anzi non possiamo - lanciare un messaggio infarcito dei soliti luoghi comuni di certo ambientalismo militante, e ne ho sentiti già parecchi.
Gentili colleghi - e mi rivolgo soprattutto a voi della minoranza, che non condividete il nostro percorso di Governo, col massimo rispetto che vi si deve -, confesso che, se dovessi attenermi esclusivamente ad alcuni passaggi delle premesse di alcune mozioni che avete presentato, riterrei il dibattito superfluo. L'unica strada utile sarebbe quella di trasferirsi su un altro pianeta . Perdonatemi, ma non credo in questa visione dell'uomo cattivo, colonizzatore, distruttore. Forza Italia muove da una visione positiva della vita e del futuro. Il nostro , il Presidente Silvio Berlusconi , a cui va il nostro più affettuoso abbraccio con l'augurio di rivederlo al più presto tra noi, è un dispensatore di operoso ottimismo e, da padre nobile del centrodestra, ha contagiato tutti, convincendoci che il miglior punto di vista per trovare una soluzione ad un problema, dal più piccolo al più grande, sia quello della fiducia e dell'impegno ottimista.
Noi ascoltiamo le istanze di tutti, ma rifuggiamo da un'idea di ambientalismo catastrofista, ideologizzato , un ambientalismo che trova la sua più plastica espressione in comportamenti illegali e culturalmente esecrabili per il messaggio che lanciano, come quello di incollarsi a del Botticelli agli Uffizi o di imbrattare la statua di Vittorio Emanuele II in piazza Duomo, a Milano , causando danni per centinaia di migliaia di euro, che la collettività sarà costretta a sopportare.
Non intendiamo piegarci all'idea che l'unica via percorribile sia quella della cosiddetta decrescita infelice. Le tematiche ambientali sono delicate, complesse e variegate, e non possiamo dividerci sui risultati da ottenere. Certo è che la nostra posizione realista e liberale mal si concilia con le visioni cupe di una certa ideologia, che sfocia troppo spesso in un estremismo che nulla di buono ha mai prodotto e continua a produrre. Oggi, l'esperienza maturata ci dà la possibilità di affrontare ogni problema con serietà, con competenza, con razionalità. Il panorama dell'ambientalismo italiano non è più monopolizzato da un pensiero unico e la sensibilità dei cittadini è cresciuta tanto quanto la loro consapevolezza. Per questo non vogliono più sentir parlare i soloni della emotività, ma hanno imparato a dare più credito agli scienziati e ai tecnici
La nostra idea di protezione non si scontra con il concetto di crescita, ma si fonde con essa e promuove uno sviluppo sostenibile che diventa una realtà e non più un ossimoro. Non è necessario condannare per direttissima l'economia alle più atroci pene.
Non è ragionevole conservare tutto in una campana di vetro, ma è essenziale porre i giusti limiti per consentire la convivenza tra l'essere umano, la flora, la fauna e gli elementi naturali, favorendo così una crescita economica, nei limiti del rispetto sacro dell'ecosistema. Ed è probabilmente proprio questa visione che ci distingue, onorevoli colleghi: noi vogliamo superare la vecchia visione biocentrista, che rinnega l'uomo, e sostituirla con un antropocentrismo con limitazioni, che rappresenta un nuovo Rinascimento, una nuova frontiera, un nuovo campo da sperimentare. Vogliamo affrontare le problematiche ambientali, promuovendo una gestione ottimale delle risorse naturali, superando il catastrofismo apocalittico, che alimenta e che manipola la paura. Vogliamo lasciarci alle spalle la fase della lotta a ogni forma di progresso, per andare oltre ogni “no” aprioristico e pregiudiziale .
E, allora, è in questo filone che si instaura la nostra posizione sulla problematica della siccità, egregiamente sintetizzata nella mozione delle forze di maggioranza, mozione che, oltre a illustrare le conseguenze rilevanti sul piano economico, sociale, energetico della siccità, formula proposte concrete, impegnando il Governo a una serie di iniziative – e ne voglio citare alcune - frutto proprio del contributo significativo di Forza Italia alla mozione. E leggo testualmente: “definire specifiche linee per la manutenzione e l'ampliamento degli invasi e rivedere la qualificazione di rifiuto dei fanghi di dragaggio degli invasi idrici, con l'obiettivo, nel quadro dell'economia circolare” - di cui si sente fin troppo parlare, spesso, a vanvera - “di trasformarli in materiali riutilizzabili nell'edilizia o per il ripascimento delle nostre spiagge”.
Ebbene, tutto questo perché abbiamo voluto affrontare il problema con serietà e con determinazione e, aggiungerei, con grande senso di responsabilità; lo esige la situazione che sta interessando il nostro Paese. Nel 2022, si è registrato un aumento delle temperature, con una diminuzione del 45 per cento delle piogge rispetto alla media degli ultimi 30 anni e il 2023 pare essere in linea con il suo predecessore. Constatiamo che gli afflussi ai laghi sono ridotti, che le portate dei fiumi continuano a decrescere, che i serbatoi idroelettrici sono in sofferenza, che l'accumulo nevoso è insufficiente e le precipitazioni non sono state tali da recuperare il deficit pluviometrico. Gli agricoltori sono i primi a subire le conseguenze della mancanza di acqua, con l'84 per cento delle produzioni agroalimentari italiane che necessita di irrigazione. Nel 2022, alcuni comparti produttivi hanno risentito moltissimo della siccità, con una riduzione delle produzioni che, in alcuni casi, ha superato il 30 per cento. Negli ultimi 20 anni, la siccità ha provocato danni all'agricoltura italiana per oltre 15 miliardi di euro. Anche il comparto idroelettrico sta soffrendo: le produzioni sono scese drasticamente, registrando un calo, nel 2022, del 38 per cento, mentre gravano sui gestori degli impianti oneri che prescindono dalla produzione. Anche su questo aspetto, abbiamo chiesto al Governo di valutare la possibilità di introdurre criteri preferenziali in sede di rinnovo delle concessioni idroelettriche, e non. Perché questo problema richiede una risposta urgente, a cui non si è sottratta questa maggioranza, consapevole della necessità, ineludibile, di adottare misure concrete per la salvaguardia delle risorse idriche e per la mitigazione degli effetti della siccità sulle attività produttive e sull'agricoltura.
Ebbene, il Governo ha varato un decreto-legge che raccoglie molte proposte avanzate da Forza Italia e prevede una serie di misure che potenzieranno e adegueranno le infrastrutture idriche, per aumentare la resilienza dei sistemi ai cambiamenti climatici e ridurre le dispersioni di risorse idriche. Ne discuteremo prossimamente in quest'Aula: niente stregoni e niente danze della pioggia, ma sblocco immediato delle opere e pianificazione , misure serie e concrete da attuare per dare soluzioni ai problemi come mai nessuno è stato capace di fare.
A fronte del varo del decreto - e mi accingo a concludere, Presidente -, nulla rimane delle mozioni oggi in esame, tranne che di quella unitaria delle forze di maggioranza, ma è opportuno dare merito ai colleghi dell'opposizione dei diversi spunti offerti alla discussione, seppure in alcune di esse siano contenute argomentazioni, francamente, insostenibili e talvolta contraddittorie.
PRESIDENTE. Deputato, dovrebbe concludere.
GIANDIEGO GATTA(FI-PPE). Come si fa a sostenere il rilascio pressoché libero delle acque contenute nelle dighe, sostenendo che il loro trattenimento impedisca il deflusso dei sedimenti a mare, se, poi, quelle stesse forze politiche impediscono, di fatto, la pulizia degli invasi perché considerano quei sedimenti rifiuti speciali, impedendo che possano essere utilizzati, per esempio, per il ripascimento delle spiagge o nell'edilizia?
PRESIDENTE. Deputato, ha esaurito il suo tempo, deve proprio concludere.
GIANDIEGO GATTA(FI-PPE). Questa e altre contraddizioni - ho terminato, Presidente, grazie - emergono dai testi di alcune mozioni, che possono ritenersi, negli effetti auspicati, assorbite e superate dalla mozione unitaria del centrodestra. L'auspicio, e concludo davvero…
PRESIDENTE. Siamo un minuto oltre, collega, deve concludere.
GIANDIEGO GATTA(FI-PPE). …è che si abbandonino posizioni ostative e ideologiche, per collaborare tutti insieme alla risoluzione di questo problema, che deve essere onnicomprensivo e non divisivo, come qualcuno vorrebbe .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.
ILARIA FONTANA(M5S). Grazie, Presidente. Ho ascoltato molto attentamente le dichiarazioni di voto dei colleghi che mi hanno preceduta, come lo farò, ovviamente, per quelle che si svolgeranno dopo il mio intervento. Anch'io inizierei da alcuni dati, che sottolineano l'urgenza e l'assoluta emergenza di cui stiamo parlando: entro il 2050, la siccità potrebbe colpire oltre tre quarti della popolazione mondiale, è una delle principali cause della desertificazione, che, a sua volta, comporta il declino della fertilità dei suoli, della biodiversità e, quindi, degli ecosistemi tutti; tutti effetti i cui impatti sono fortemente inaspriti dal cambiamento climatico in atto. L'Amazzonia - si leggeva oggi - assorbirà sempre meno anidride carbonica proprio a causa della siccità. In molte regioni del mondo, le crisi idriche aumentano l'instabilità politica e sociale e, purtroppo, è una spirale che si autoalimenta. La Commissione globale sull'economia dell'acqua ha dichiarato che, entro il 2030, la domanda di acqua dolce potrebbe superare del 40 per cento la sua disponibilità, il che vuol dire che già oggi, in realtà, per almeno un mese l'anno, metà della popolazione mondiale vive in condizioni di scarsità fisica di acqua.
Ma cosa vuol dire siccità? Cosa comporta? Vuol dire ripercussioni sulla nostra salute, vuol dire perdita della biodiversità e, quindi, degli ecosistemi, vuol dire avere meno acqua a disposizione per gli usi civili, vuol dire una minore disponibilità nelle industrie, anche nel settore idroelettrico, nei campi agricoli, con ripercussioni economiche e anche riflessi sulla nostra alimentazione.
Quale è il quadro dell'Italia? Purtroppo, il quadro non è dei migliori: settimana dopo settimana, si aggrava la situazione idrica del Nord e dalle immagini del fiume Po, purtroppo, emerge una situazione chiarissima. È notizia di oggi che 36 comuni del novarese vanno verso le limitazioni di acqua potabile. Anche nelle regioni del Centro-Sud, i nostri fiumi sono in sofferenza. L'ANBI ci evidenzia che la siccità, come sistema Paese, nel 2022, ci è costata 13 miliardi e si pensa che, nel 2023, questa cifra potrà addirittura aumentare. Però, nel frattempo, chi si onora di governare il nostro Paese, cosa sta facendo? Sono settimane, Presidente, che questa maggioranza si dice di essere pronta, pronta a una tempestiva presa in carico della situazione; però, non vediamo gli esiti di tutto ciò , a parte, purtroppo, dell'ironia, che spesso è del tutto fuori luogo, da chi dovrebbe governare con onore.
Questa maggioranza e questo Governo hanno millantato interventi per settimane, hanno promesso provvedimenti, però, di fatto, hanno solo perso tempo prezioso, che era l'unica cosa, purtroppo, da non perdere. Hanno annunciato, direi in maniera compulsiva, l'arrivo di un imminente decreto. Passavano le settimane e, ogni giorno, in rassegna stampa, diventava quasi una barzelletta, perché ci si contraddiceva: una volta il Commissario sì, una volta il Commissario no, una volta tre Commissari, razionamenti sì, razionamenti no, con dichiarazioni e giornalate tanto altisonanti, quanto ridicoli.
Un decreto che, poi, finalmente, è arrivato, dopo settimane, è stato approvato in Consiglio dei ministri; un decreto che, nonostante il tempo atteso, comunque manca di visione e di lungimiranza, pianifica la comunicazione che, per quanto importante sia - perché è fondamentale -, non è abbastanza, non basta; prevede, tra l'altro, forme di superamento del dissenso in Conferenza dei servizi fuori luogo e che, molto probabilmente, daranno luogo anche a contenziosi. Tra l'altro, nella mozione di maggioranza noi abbiamo letto impegni anche di buon senso; peccato che la maggioranza stessa ha dovuto ricorrere a un atto di indirizzo, perché il decreto è completamente vuoto, non c'è nulla . Quindi, in realtà, si smentiscono da soli. Nel frattempo, il Ministro Salvini è stato nominato, dalla Presidente Meloni, alla guida della cabina di regia che si dovrà proprio occupare dell'emergenza. Contemporaneamente, cosa succede? Che la Corte dei conti ha usato toni molto severi, in una relazione sulle opere idriche legate al PNRR e, in particolare, riguardo al rapporto tra l'individuazione dei sistemi idrici complessi e, quindi, delle singole opere da realizzare. Possiamo dirlo: una nomina che fa acqua da tutte le parti ; in questo caso, diciamo che l'acqua c'entra.
In tutto ciò mi chiedo - e le chiedo, Presidente -: che fine ha fatto la nomina del Commissario? Perché il decreto l'ha scritto il Governo e i tempi se li è dati il Governo; i tempi in cui doveva essere nominato il commissario; si diceva entro 10 giorni dalla data di entrata in vigore; guardate un po', i 10 giorni sono scaduti, il decreto è stato emanato il 14 aprile, oggi siamo al 26 aprile; sicuramente vengono prima gli equilibri, che sono importanti per questo Governo, mentre la siccità può aspettare. Del resto, lo vediamo soprattutto dalle immagini che ci vengono dai nostri fiumi.
In queste settimane, Presidente, abbiamo ascoltato tutto e il contrario di tutto, anche attacchi e accuse di immobilismo nei confronti dei Governi precedenti; queste accuse, in maniera gentile e cortese, le rimandiamo al mittente; quando siamo stati al Governo, come MoVimento 5 Stelle, avevamo ben chiara la situazione, ci siamo attivati fin da subito, con un approccio integrato, capendo e avendo contezza della complessità che questo fenomeno comporta. Abbiamo sbloccato il Piano invasi, grazie all'allora Ministro Toninelli, il Piano straordinario invasi, da 250 milioni di euro e abbiamo approvato il DPCM sul Fondo di garanzia per le opere idriche, che erano anni che era fermo; in legge di bilancio del 2019 è stato finanziato, con un miliardo di euro, il Piano nazionale invasi e l'allora Ministro Sergio Costa, oggi Vicepresidente della Camera, ha lavorato per definire il Piano di adattamento e mitigazione e si è fatto promotore della prima legge clima in Italia che, tra le diverse norme, ha, ovviamente, quella della forestazione urbana, della campagna informativa sull'uso della risorsa nazionale idrica e quella del idrico. Abbiamo lavorato nel PNRR per inserire 2 miliardi da destinare per le infrastrutture primarie, quelle che la Corte dei conti attenziona oggi nei confronti del Ministero delle Infrastrutture. Il Governo faccia in modo che questi 2 miliardi non tornino indietro e affinché non ne vada perso neanche un centesimo, perché la responsabilità non dovete attribuirla a noi, ma dovete prendervela nei confronti del Paese. Più volte il Ministro Fratin continua a far riferimento al nucleare come alla panacea di tutti i mali, ma il Ministro Fratin - mi chiedo e le chiedo, Presidente - ha contezza di quanta acqua serva a una centrale nucleare ? Un impianto di 1.000 Megawatt richiederebbe per il raffreddamento quasi un terzo dell'acqua che scorre nel Po; tra l'altro, poi, l'acqua che deve essere reimmessa nell'ambiente, se troppo calda, avrebbe - nel caso si facessero le centrali - un impatto devastante per l'ecosistema circostante.
Non abbiamo mai chiesto miracoli, mai, anche perché veramente abbiamo contezza della complessità del fenomeno della siccità e, sicuramente, non abbiamo la bacchetta magica, però certamente pensavamo almeno di riscontrare che il Governo avesse avuto almeno chiara l'emergenza che stava affrontando, il senso di urgenza, perché se non si ha il senso di urgenza non si ha neanche contezza e pragmatismo nell'affrontare questi provvedimenti. E noi, nell'emergenza, nell'urgenza abbiamo veramente fatto fatica a vedere qualcosa. Nella nostra mozione abbiamo scritto impegni a breve, medio e lungo periodo; eppure abbiamo appena ascoltato i pareri del Governo; gli impegni ci sono stati respinti, uno dietro l'altro. Mi chiedo e le chiedo: due pesi e due misure, considerati gli impegni scritti nelle mozioni della maggioranza? Perché sono delle opposizioni non vanno bene, e, invece, quelli della maggioranza, sì ? Qui dobbiamo lavorare in maniera veramente unita, perché l'ambiente è di tutti e ci siamo messi nelle condizioni di ascolto.
Il 14 aprile tantissime associazioni ambientaliste, tra cui Legambiente, WWF, LIPU - veramente tante, non le cito tutte per non dimenticarne nessuna -, hanno lanciato un appello al Governo chiaro, chiarissimo: la crisi climatica e la siccità vanno affrontate subito, in maniera realmente efficace; non servono slogan e soluzioni estemporanee, ma interventi integrati, che vadano oltre l'emergenza, mettendo in campo una politica idrica che favorisca l'adattamento ai cambiamenti climatici; ascoltatele, sono tante associazioni , non è il MoVimento 5 Stelle che lo chiede, sono diverse associazioni, con diversa sensibilità e vi chiedono una cosa sola. Come istituzioni, abbiamo dei doveri intergenerazionali da onorare e portare avanti; serve coraggio - lo sentivo anche dal collega di Forza Italia - serve coraggio, è vero, e qui non c'è, serve visione, che non vediamo, serve responsabilità, lungimiranza, ma non c'è nulla di tutto questo da parte della maggioranza e del Governo. La Costituzione ci indica la strada che dobbiamo percorrere, ecco, facciamo in modo di onorarla quotidianamente, nel nostro lavoro. Il MoVimento 5 Stelle farà tutto ciò che potrà, come da sempre, per prendersi cura della nostra casa comune e non considereremo mai, mai, la cura dell'ambiente come parte del problema, ma sempre e soltanto parte della soluzione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Bergamini. Ne ha facoltà.
DAVIDE BERGAMINI(LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi siamo qui, a presentare questa mozione unitamente ai gruppi di maggioranza proprio per fare il punto, per dare un nostro contributo sul problema della siccità, un fenomeno che, in questi ultimi anni, sta mettendo veramente a dura prova tutti i nostri comparti produttivi e quello che in precedenza sembrava solamente un problema legato a un anno si sta dimostrando, invece, un problema che sta perdurando nel tempo e l'anno 2023 probabilmente sarà più critico del 2022, che abbiamo appena passato, in cui una forte siccità e una serie di eventi climatici avversi eccezionali hanno messo veramente a dura prova interi comparti. Specialmente nel settore agricolo ci sono state incidenze in modo straordinario che solitamente si misuravano in un arco temporale di 10 anni; oggi si sviluppano all'interno di un unico anno solare; questo deve farci riflettere, anche a fronte di dati che sono allarmanti: abbiamo visto i principali fiumi italiani che hanno segnato e stanno segnando parametri che non si erano mai visti in precedenza; abbiamo i principali laghi italiani, come il lago di Garda, di cui si sta parlando proprio in questi giorni, che misurano, in alcuni casi, un 50 per cento di capienza in meno, dal punto di vista idrico, in confronto agli anni passati. Ci sono alcune regioni veramente in forte crisi; abbiamo una regione come il Veneto che ha sempre avuto un grande impulso produttivo, anche dal punto di vista economico e che si trova in grave difficoltà a causa della siccità e a causa anche delle scarse nevicate che quest'anno sono state poco rilevanti su tutto il nostro arco alpino e dolomitico, ciò che metterà ancor di più a dura prova la capienza dei bacini e dei fiumi, nei prossimi mesi.
Il bilancio di questa ondata di siccità è veramente drammatico e tutte le informazioni che ci arrivano ci suggeriscono che è necessario prendere iniziative che siano lungimiranti e di lungo periodo. A differenza di quanto ha appena affermato la collega Fontana, che sostiene che questo Governo non è lungimirante, dobbiamo dire che è vero il contrario, perché probabilmente è il primo Governo, dopo tanti anni, che dimostra di avere iniziato una politica in una direzione che sia quella per iniziare i primi passi per poter finalizzare poi le opere e le azioni che possano iniziare a risolvere il problema della siccità in modo concreto . L'emergenza siccità ha scatenato, in alcuni settori come quello dell'agricoltura, una tempesta perfetta; si era già arrivati di fronte a momenti molto critici; c'era stato un problema legato alle forti temperature, a temporali che arrivano in un tempo molto limitato e che vanno a danneggiare interi raccolti, ma con il problema della siccità si sta amplificando sempre di più questo fenomeno.
I dati che ci trasferiscono le associazioni di categoria ci dicono che la situazione è veramente allarmante. Abbiamo intere produzioni di frutta, di seminativi, che vengono messe a repentaglio dove si misurano addirittura perdite con punte fino al 70 per cento. Qui, dobbiamo agire e dobbiamo agire subito per fare in modo che le nostre aziende siano tutelate, abbiano un supporto idoneo da parte del Governo e ci siano quelle strategie da mettere in campo che possano supportare in tempi rapidi questo problema, che non è più un problema momentaneo, ma è diventato oramai una stagione continua che probabilmente anche nei prossimi anni provocherà queste ondate di siccità.
Come dicevo prima, Presidente, servono nuove strategie per far fronte al cambiamento climatico che, come ormai è di fronte agli occhi di tutti, è in atto da diverso tempo. Non si può più considerare il problema della siccità come temporaneo o considerarlo straordinario, ma deve essere considerato come un problema ricorrente. Non possiamo più continuare a gestire le emergenze di volta in volta, ma dobbiamo iniziare un percorso e credo che questo Governo abbia dato l' giusto, come dicevo poc'anzi, con l'istituzione di una cabina di regia, cosa che, come gruppo Lega, non possiamo che accogliere in modo positivo .
La cabina di regia va finalmente a fare interagire fra loro i vari Ministeri, tutti i Ministeri competenti, che possono con le loro energie e le risorse che il Governo potrà mettere a disposizione riuscire ad iniziare un percorso che sia finalizzato alla gestione di questo problema, non alla gestione di un'emergenza, perché altrimenti continuiamo a sprecare denaro pubblico, come si è fatto probabilmente negli anni passati, dove non c'è mai stata la volontà di intraprendere un percorso finalizzato a gestire questo tipo di problema.
Proprio in questi giorni, abbiamo letto che il presidente di ANBI ha accolto positivamente la scelta di Governo della cabina di regia, definendola un'azione per la prima volta in anticipo sulla gestione di un problema a livello nazionale. Si tratta di un problema a livello nazionale perché non è più legato ad alcune zone geografiche del Paese, anzi, a volte vediamo che è il contrario di ciò che succedeva molti anni fa: spesso abbiamo regioni del Nord che non hanno mai avuto problemi di siccità e che oggi si trovano con una grave carenza idrica.
Quindi, questo commissario avrà, ovviamente, l'onere e l'onore di gestire questa situazione alla quale, con questa mozione, vogliamo contribuire come gruppo Lega insieme agli altri gruppi di maggioranza su quegli che ci vengono portati quotidianamente dai cittadini, dalle famiglie e dalle imprese che stanno lavorando nonostante le immense difficoltà che stanno affrontando quotidianamente.
Per fare questo dovremo ovviamente lavorare di concerto fra i vari Ministeri, riuscire a intraprendere e a mettere in atto tutte quelle infrastrutture necessarie e di cui alcuni colleghi hanno già ovviamente sottolineato prima l'importanza, come la possibilità di realizzare più invasi, riuscire a realizzare più canalizzazioni e ad aumentare la capienza di quelli che sono i corsi d'acqua presenti nei nostri territori in base alla morfologia del suolo e in base, ovviamente, alla competenza geografica del territorio stesso. Bisogna pensare a utilizzare le nuove tecnologie. Proprio alcuni giorni fa ho partecipato personalmente a un incontro con un'associazione di bonifica, dove parlavano di tecnologie 4.0 in agricoltura, nell'ambiente, perché queste permetteranno di gestire i flussi d'acqua con una maggior velocità e ciò permetterà di non avere zone che soffrono il problema della siccità.
Per questo crediamo che i primi passi del Governo siano andati nella giusta direzione e per fare questo ci sarà bisogno di ammodernare e di mettere in sicurezza tutte le reti esistenti, ma soprattutto di iniziare un percorso di educazione a un minor consumo, perché purtroppo nel nostro Paese non si è mai pensato a questo, perché l'acqua non è mai stata un problema. Oggi, vediamo che può essere un problema, un problema del presente, ma che probabilmente potrebbe amplificarsi in futuro.
Da qui, occorre un insieme di azioni, da quelle infrastrutturali a quelle di un sistema di educazione che ci permetta anche di risparmiare l'acqua, partendo dal presupposto che il nostro Paese, purtroppo, detiene il record negativo del consumo di acqua al confronto con altri Paesi europei e credo che anche in questo senso ci sia tanto da fare.
Quindi, con questo, troverà sicuramente il gruppo della Lega al suo fianco, per dare utili suggerimenti, per dare tutte quelle informazioni che recepiamo quotidianamente e che possono permettere a questo Paese di ripartire con una nuova strategia, per far fronte al problema della siccità .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Partirei, dopo avere ascoltato i colleghi, da alcuni dati che credo siano estremamente significativi, li conosciamo, però, è bene ricordarli. Circa il 25 per cento della rete idrica italiana risale a oltre 70 anni fa; da questa rete idrica ci sono perdite che superano il 40 per cento; gli italiani a rischio razionamento dell'acqua sono già 3,5 milioni e 4,3 miliardi sono i fondi che il PNRR ha messo a disposizione dell'Italia per agire su reti, fognature e irrigazioni; 6,7 milioni di italiani non hanno fogne pubbliche; il 29 per cento degli italiani non si fida dell'acqua del rubinetto.
Ho ricordato dei dati che sembrano anche, se vuole, molto diversi l'uno dall'altro, ma che in qualche modo danno il quadro di una situazione rispetto alla quale la siccità non è una novità dell'ultimo minuto, la siccità non è neanche un evento ciclico, come ho sentito affermare anche dalla Presidente del Consiglio, purtroppo è una realtà con cui fare i conti ormai da tempo e per lungo tempo. Quindi, non è neanche un evento sul quale si possa parlare meramente di emergenza, non si può parlare di straordinarietà, serve avere una strategia.
Scusi, Presidente, ma se non mi ascolta la Sottosegretaria, è inutile che io faccia il mio intervento, perché volevo rivolgermi proprio al Governo. Grazie, Presidente.
Volevo rivolgermi al Governo, perché noi abbiamo la volontà di esporre, prima, una questione di metodo, se volete, di forma, e, poi, di sostanza. Ora, la forma ci lascia abbastanza interdetti - lo dico per suo tramite, Presidente, alla Sottosegretaria - e ci lascia interdetti perché è stato detto di no e, quindi, non è accoglibile una buona parte di quegli impegni che noi peraltro abbiamo scritto tanto tempo fa, perché siamo stati i primi a depositare una mozione sulla siccità, quando appunto di siccità si parlava, lo ripeto da molto tempo; poi, per una serie di motivi siamo potuti arrivare alla decisione sulla siccità soltanto in queste giornate di Aula, dopo un decreto Siccità che è in discussione al Senato, però, con una riserva mentale che ci lascia, come dicevo, abbastanza perplessi, perché il “no” agli impegni che sono stati indicati nella nostra mozione è giustificato dal fatto che non sono accoglibili perché già previsti nel decreto Siccità in discussione al Senato.
Ora, questo mi fa dire, però, che se oggi in quest'Aula non sono accoglibili perché stanno nel decreto Siccità, quando il decreto Siccità arriverà in quest'Aula neppure in quel momento saranno accoglibili, perché se non sono accoglibili oggi, non lo saranno neanche quando arriverà qui il decreto Siccità . È una motivazione che non ha assolutamente nessun senso logico!
Ci si dica: siamo d'accordo, siamo talmente d'accordo che li abbiamo messi anche nel decreto Siccità che, per inciso, noi riteniamo del tutto insufficiente e sul quale sia al Senato che alla Camera proveremo a fare la nostra parte e cercheremo di fare delle modifiche anche molto profonde, però, Sottosegretaria, non torna quello che ci è stato detto, non torna nel merito e non torna neanche nella forma.
Quindi, ripeto, i nostri impegni non sarebbero accoglibili, perché già contenuti nel decreto Siccità che una volta approvato al Senato arriverà alla Camera e, quindi, conterrà le stesse identiche parole. Pertanto, quello che non è accoglibile oggi, come mai sarà accoglibile tra un po' di tempo? Allora, la domanda è: sarà accoglibile tra un po' di tempo solo perché l'avete scritto voi e, quindi, non sono accoglibili le cose quando le scriviamo noi? Perché questo non è il modo di far politica, questo è semplicemente il modo di piantare le solite bandierine su temi così angoscianti, così drammatici e così complessi per il Paese che richiederebbero invece quantomeno un richiamo all'unità .
Ma non ci avete neanche provato a chiedere di fare una mozione unitaria. Non avete neanche provato a capire se questo Parlamento poteva ritrovarsi su punti in comune. Ricordo che stiamo parlando di siccità, cioè stiamo parlando di una questione che riguarda tutti noi. Se quest'anno c'è una neve che è meno 69 per cento sulle Alpi, è un problema di tutti gli italiani, mica soltanto di quelli di sinistra o di destra! E credo francamente che quello che sta accadendo in quest'Aula, onestamente, sia sbagliato, perché si sarebbe dovuto e potuto fare di più.
Quindi, la risposta che abbiamo ricevuto sul no e sulla non accoglibilità dei nostri impegni, francamente, la troviamo assolutamente non condivisibile. E lo diciamo oggi, come lo diremo quando arriverà il decreto Siccità.
Parlavo poi del merito. Se siamo tutti d'accordo che la siccità, purtroppo, non è ciclica, che la siccità, purtroppo, è una questione che ci portiamo dietro da tempo, che alcuni di questi interventi andavano fatti tanto tempo fa e che oggi siamo costretti a farli, perché i cambiamenti climatici ci impongono di farli molto più velocemente di quanto pensassimo, ma, allora, il decreto Siccità, ma, allora, anche quello che oggi ritenete non accoglibile è del tutto insufficiente rispetto a questo momento così importante. Infatti, se la soluzione alla siccità è fare una cabina di regia, siccome ho fatto la cabina di regia e siccome questa cabina di regia è coordinata dal Ministro Salvini, ho risolto il problema della siccità.
Non lo abbiamo risolto solo con la cabina di regia, ma soprattutto non lo state risolvendo neppure facendo quello che avete scritto nel decreto Siccità. Infatti, nel decreto Siccità, ad esempio, c'era scritto che, entro 10 giorni da quando il decreto è stato licenziato in Consiglio dei ministri - ed è stato licenziato, se non ricordo male, il 6 aprile 2023, quindi i 10 giorni sono abbondantemente passati -, il Governo avrebbe nominato il commissario straordinario. E, invece, siccome state litigando sul nome del commissario straordinario, non abbiamo ancora neppure il nome del commissario ! Non abbiamo un commissario che si metta a lavorare sulle emergenze e che ci indichi quale sia il punto di caduta di una situazione così complicata e difficile come quella della siccità.
Quindi siamo preoccupati? Certo che siamo preoccupati, perché, di fronte alla drammaticità di questa situazione, ci sembra che non si sia colto, da parte della maggioranza, quanto sia, invece, necessario intervenire. Ci sembra un po' la risposta che abbiamo ricevuto poc'anzi dal Ministro Fitto sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, e cioè che ci proviamo, ma non ne siamo del tutto convinti. Questo sembra stia accadendo anche rispetto alla siccità. E qui - me lo consentirà, suo tramite, Presidente, la Sottosegretaria - torno anche al merito, perché non solo ci avete detto che le nostre proposte non sono accoglibili, perché sono già contenute nel decreto Siccità, ma va anche detto che buona parte delle cose che avete dichiarato non accoglibili o che ci chiedete di annacquare con un “valutare l'opportunità di” o togliendo pezzi, sono le stesse cose che poi troviamo scritte, identiche, nella mozione di maggioranza! Ma perché allora dovete dire a noi di modificarle? Perché dovete dire a noi di non accoglierle? Perché dovete dire a noi che non le condividete, quando sono scritte nella mozione di maggioranza, le stesse identiche cose?
Trovo, francamente, che questo atteggiamento della maggioranza e del Governo sia ingiustificato, Governo che, su questo tema, , ancora una volta, crea divisioni, sostenendo che ci sono distanze, e non capisce che devono tenerci insieme i punti di caduta e di equilibrio, perché il tema è di una tale complessità che va affrontato da tutto il Parlamento. Ancora una volta, si mira alla divisione, ancora una volta si mira a dire “no”, ancora una volta si mira a piantare l'ennesima bandierina.
Ma riteniamo che su un tema di questo tipo - lo abbiamo detto, e, con noi, lo hanno detto anche altri colleghi e altri gruppi -, su un tema riguardante l'emergenza, la straordinarietà, la ciclicità, chiamatela come volete (pensiamo sia necessario avere una strategia di medio e lungo periodo che nel decreto Siccità, oggettivamente, non vediamo) avremmo voluto - lo dico, suo tramite, Presidente, alla Sottosegretaria e al Governo - che ci fosse un impegno in più da parte del Governo. Avremmo voluto che, in quest'Aula fosse, possibile trovare una condivisione almeno sui punti fondanti di un lavoro che dovremo fare tutti insieme, che dovrà fare quella cabina di regia, che dovrà fare il commissario, che dovrà fare il Parlamento, che dovranno fare gli enti locali. E, invece, di tutto questo mettere a sistema non c'è traccia.
Per questo motivo, Presidente, siamo estremamente sconcertati da quello che abbiamo udito rispetto alla nostra mozione, sconcertati dalle risposte che sono state date alle altre mozioni, ma, allo stesso tempo, siamo sconcertati nel pensare che quello che oggi diciamo non va bene, ma, se sta scritto nel decreto fatto dal Governo e dalla maggioranza, va bene lo stesso. Delle due l'una. La politica è anche una politica di condivisione, e, su temi come questi, la politica non può e non deve dividersi. Questa è una responsabilità enorme che, ancora una volta, vi state prendendo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Almici. Ne ha facoltà.
CRISTINA ALMICI(FDI). Grazie, Presidente. Dopo le mozioni depositate e lo svolgimento della discussione dei giorni scorsi, un elemento appare chiaro: tutte le forze politiche che siedono in Parlamento conoscono esattamente cosa sia l'emergenza legata alla siccità e sono perfettamente a conoscenza di cosa servirebbe al Paese e le azioni da attuare. Questo perché la siccità non è un'emergenza improvvisa, sono 20 anni che, ciclicamente, il Paese ne è colpito. Un problema emergenziale, se si guarda all'anno 2023, ma strutturale, se si considera che, negli ultimi 20 anni, il 2023 è il quinto anno nel quale si verifica un evento siccitoso.
Il 2022 è stato l'anno più siccitoso dal 1800, con un deficit di precipitazioni a chiusura del periodo del 30 per cento, che sale al 40 per cento per le regioni del Nord, e i dati nei primi mesi dell'anno si pongono sulla stessa linea.
Nonostante la situazione, in questi anni, si sia dimostrata tale, di crisi, i Governi che ci hanno preceduto non sono intervenuti a risolvere le criticità. Il quadro italiano mostra una situazione di assoluta criticità, con laghi e fiumi in forte sofferenza, neve accumulata in montagna scarsa, corsi d'acqua ormai in stato di severità idrica media in tre delle sette autorità di bacino.
Considerato che il 53 per cento dell'acqua disponibile è utilizzato in agricoltura, è possibile facilmente comprendere che, in questo quadro, l'impatto del cambiamento climatico sul settore primario sarà devastante, con danni quantificabili in diversi miliardi di euro.
Un comparto, quello agricolo, fortemente provato dai noti incrementi dei costi della produzione dell'energia e per il quale si prospettano cali delle produzioni stimate, solo per citarne alcune, del 30 per cento per il raccolto del grano e riso, del 50 per cento per il mais, del 40 per cento per l'olio e fino al 70 per cento, in alcune zone, per frutta e verdura. Paghiamo le conseguenze di una mancata visione combinata a primati negativi nella dispersione di acqua, giunta al 40 per cento di media nazionale, con punte anche del 50 per cento, a un recupero di acque piovane che non supera l'11 per cento e a criticità nell'utilizzo delle acque reflue, lontano dal livello auspicato dall'Unione Europea e dallo straordinario 77 per cento raggiunto in Israele.
È indispensabile recuperare le criticità ancora presenti e generate dalla mancanza di azione del passato. È evidente che l'evento siccitoso poteva essere trattato in modo diverso nella previsione e nell'utilizzo delle risorse, un problema che poteva e doveva essere affrontato prima da chi c'era al Governo. Ma chi non lo ha fatto? Doveva essere affrontato da chi fa della transizione ecologica il proprio e l'unico obiettivo dell'azione elettorale-propagandistica, da chi vede nel PNRR la soluzione a tutti i mali e attribuisce ad altri i ritardi della sua attuazione, nel catasto delle concessioni sulle acque il sistema per ridurre i prelievi e decidere a chi dare l'acqua, tra l'industria, che fa risparmiare acqua, e quella che la spreca, e che, quindi, dovrebbe essere chiusa.
L'emergenza nel 2023 non può attendere gli studi di ripartizione idrica, non può attendere che si attivi la Protezione civile o che si limitino i prelievi delle acque minerali. Doveva essere affrontata da chi ha dovuto raccogliere i sassi dell'Adige per accorgersi che l'acqua non c'era o per capire che l'assenza di piogge aumenta la concentrazione di CO2 in atmosfera e identifica negli osservatori permanenti sugli utilizzi idrici la misura fondamentale per un piano di gestione delle acque.
Sono le stesse persone che sono contrarie agli impianti di desalinizzazione e di regolazione dei deflussi superficiali, ma vogliono la riconversione dell'industria zootecnica con l'eliminazione degli allevamenti intensivi. Noi tuteleremo il nostro sistema agroalimentare e non consentiremo che sia abbattuto da nessuno. La questione doveva essere affrontata da chi ora sostiene l'elettrico e la mobilità elettrica quale soluzione a tutti i problemi ambientali solo perché l'Europa ci vuole dipendenti dall'estero. È ancora necessario sostenere il comparto agroalimentare sacrificando il comparto idroelettrico e autorizzando la discesa dei laghi sotto i livelli minimi, anzi ora è un'esigenza strategica per una politica di tutela del e di autosufficienza alimentare, perché sappiamo che con il fiume Po in secca si mette a rischio un terzo del a tavola.
È evidente che su un tema quale la mancanza di acqua la politica dovrebbe essere non divisa ma trovare un punto d'incontro, ma è altrettanto vero che le soluzioni ai problemi derivano da dove questi e come questi si affrontano. Per affrontare la crisi idrica serve una gestione strutturale e sistemica, con azioni di breve, medio e lungo termine aventi carattere risolutivo. Serve un approccio non ideologico, ma pragmatico, che parta dalla considerazione che le acque sono utilizzate in Italia per il 51 per cento dal settore agricolo, per il 21 per cento dal settore industriale, per il 20 per cento nel civile e per l'8 per cento nel settore energetico e zootecnico. Abbiamo, quindi, avviato un confronto con gli operatori dei vari settori e le loro associazioni di categoria per condividere metodologie di analisi, soluzioni, strumenti e tempi di azione.
Lo scorso 1° marzo 2023 il Governo Meloni ha meritoriamente approvato il decreto Siccità per la prevenzione e il contrasto della siccità e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche, con l'obiettivo di aumentare la resilienza dei sistemi idrici ai cambiamenti climatici e ridurre le dispersioni di risorse idriche. Fondamentali sono l'introduzione del regime semplificatorio per le procedure di progettazione e realizzazione delle infrastrutture idriche, già sperimentato in ambito PNRR, la previsione dell'aumento dei volumi utili degli invasi, la possibilità di realizzare liberamente vasche di raccolta di acque meteoriche per uso agricolo entro un massimo volume stabilito, il riutilizzo delle acque reflue depurate per uso irriguo, oltre all'introduzione di notevoli semplificazioni nella realizzazione degli impianti di desalinizzazione.
Non è più tempo per una politica sorda ai problemi del Paese, trascinati per decenni, e per una politica di breve terminismo che insegua la logica emergenziale anziché dedicarsi a soluzioni sistemiche. Dobbiamo sbloccare gli oltre 8 miliardi di euro a disposizione da qualche anno, inutilizzati per ragioni burocratiche e normative. Dobbiamo realizzare il Piano invasi, fermo dal 2017, perché costruendo 10.000 bacini per la raccolta di acqua piovana aumenteremo la nostra capacità di invaso di oltre il 63 per cento, aumentando le superfici irrigabili di quasi 435.000 ettari. Dobbiamo realizzare i desalinizzatori: con la realizzazione di 18 dissalatori saremo in grado di produrre 1,6 milioni di metri cubi di acqua al giorno, pari a 584 milioni di metri cubi all'anno, rispetto a una domanda di circa 2,9 milioni di metri cubi l'anno. Dobbiamo mettere in sicurezza la nostra rete idrica, con investimenti quantificabili in 12 miliardi, e dobbiamo promuovere il riuso e ridurre gli sprechi, anche cambiando il nostro modello di consumo dell'acqua in uno più sostenibile. Per fare tutto questo il Governo Meloni sta utilizzando, oltre ai fondi nazionali, il PNRR, i fondi europei per la coesione e il Fondo di sviluppo e coesione nazionale.
È per lo stesso motivo che abbiamo proposto questa mozione che, sul solco del decreto Siccità, intende delineare le azioni da doversi attuare e che passano tramite l'adozione di un Piano nazionale per promuovere una politica di prevenzione attraverso la definizione di una strategia idrica nazionale che abbia un approccio circolare, con interventi di breve, medio e lungo periodo. In particolare, sono necessarie misure che favoriscano l'adattamento ai cambiamenti climatici e la riduzione dei prelievi e degli sprechi d'acqua.
Occorre realizzare una rete di micro-medi impianti di raccolta delle acque piovane e fluviali, utilizzando i fondi del PNRR destinati anche all'ammodernamento delle reti e delle captazioni dell'acqua, nonché recuperare e riutilizzare le acque depurate che possono trovare un nuovo impiego anche in agricoltura, evitando alterazioni dell'ecosistema. È necessario stanziare risorse a sostegno dei comparti produttivi maggiormente colpiti dall'emergenza idrica, con particolare riguardo al settore agricolo.
Sul piano ambientale dobbiamo evitare ostacoli al corso naturale dei fiumi, favorire il rimboschimento e garantire un uso razionale delle risorse d'acqua sotterranee. Dobbiamo anche ottenere dall'Europa la deroga all'uso non produttivo dei terreni e sulla rotazione annuale obbligatoria dei seminativi. Serve un tavolo di confronto ed è indispensabile promuovere campagne nazionali di informazione e di sensibilizzazione della cittadinanza sul tema del contrasto allo spreco della risorsa idrica.
Con queste azioni promuoveremo una politica stabile e in grado di seguire una strategia unica e capace di orientare gli investimenti nella giusta direzione. Il nuovo Piano nazionale supera la precedente logica segmentata, adottando una gestione integrata. Gli strumenti per mettere in sicurezza le infrastrutture idriche del Paese ci sono, ora serve la volontà politica per elaborare e attuare il piano. Il Governo Meloni sarà capace di passare dalla teoria alla pratica, dalle parole ai fatti, a differenza di chi ci ha preceduto. Per questo motivo, annuncio il voto favorevole di Fratelli d'Italia su questa mozione
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Il Governo ha chiesto la parola per una precisazione sui pareri. Prego, Vice Ministra.
VANNIA GAVA,. Grazie, Presidente. Sulla mozione 1-00121 Almici, Davide Bergamini, Nevi, Bicchielli ed altri sul punto 5) degli impegni, sul quale c'era la riformulazione “a valutare”, il parere diventa contrario. Invece, sul punto s), che era stato riformulato con un “a valutare”, ha invece parere favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Avverto che i presentatori della mozione Serracchiani ed altri numero 1-00073 hanno accettato tutte le riformulazioni proposte dal Governo, mentre non hanno accettato l'espunzione…
Il collega Foti chiede di intervenire. Su che cosa?
TOMMASO FOTI(FDI). Alla luce del parere della Vice Ministra, intervengo per dire che accettiamo le riformulazioni.
PRESIDENTE. Per accogliere le riformulazioni. Va bene, avevamo avviato le vie informali ma va benissimo.
Dunque, i presentatori della mozione Serracchiani ed altri numero 1-00073 hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, mentre non hanno accettato l'espunzione del capoverso n. 16 delle premesse.
Avverto, altresì, che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima i capoversi 1, 2, 3, lettere a), c), d), e), 5, 12 e 14 del dispositivo, sui quali il parere è contrario; il 3° capoverso, lettera b), e il 15° capoverso del dispositivo, su cui il parere è contrario; il 3° capoverso, lettera f), il 4° e il 9°, come riformulati, sui quali quindi il parere è favorevole; a seguire, congiuntamente, il 6°, 7°, 8°, 10°, 11° e 13° capoverso, come riformulati, su cui il parere è favorevole; successivamente, in caso di approvazione totale o parziale del dispositivo, le premesse, ad eccezione del capoverso n. 16, come riformulate, su cui il parere del Governo è favorevole; infine, il 16° capoverso della premessa su cui il parere è contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Serracchiani ed altri n. 1-00073 , capoversi 1, 2, 3, lettere a), c), d), e), 5, 12 e 14 del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Serracchiani ed altri n. 1-00073 , 3° capoverso, lettera b), e 15° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Serracchiani ed altri n. 1-00073 , 3° capoverso, lettera f), e 4° e 9° capoverso, come riformulati, del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Serracchiani ed altri n. 1-00073 , 6°, 7°, 8°, 10°, 11° e 13° capoverso, come riformulati, su cui il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Serracchiani ed altri n. 1-00073 , limitatamente alle premesse, ad eccezione del 16° capoverso, come riformulate, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Serracchiani ed altri n. 1-00073 , limitatamente al 16° capoverso della premessa, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della mozione Ilaria Fontana ed altri n. 1-00064.
Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate nel senso di votare distintamente il 16° capoverso del dispositivo dalla restante parte della mozione. Il parere del Governo è contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ilaria Fontana ed altri n. 1-00064, ad eccezione del 16° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ilaria Fontana ed altri n. 1-00064, limitatamente al 16° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della mozione Ruffino ed altri n. 1-00081 .
Avverto che i presentatori hanno accettato solamente le riformulazioni relative al 3° e 4° capoverso del dispositivo.
Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, i capoversi 1°, 6° e 9° del dispositivo, il parere è contrario; a seguire, il 2° capoverso del dispositivo, il parere è contrario; a seguire, i capoversi 3° e 4° del dispositivo, come riformulati, il parere è favorevole; a seguire, i capoversi 5° e 10° del dispositivo, il parere è contrario; a seguire, il 7° capoverso del dispositivo, il parere è favorevole; a seguire, l'8° capoverso del dispositivo, il parere è contrario; a seguire, l'11° capoverso del dispositivo, il parere è contrario; infine, la premessa, sulla quale il parere è contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ruffino ed altri n. 1-00081 , limitatamente ai capoversi 1°, 6° e 9° del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ruffino ed altri n. 1-00081 , limitatamente al 2° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ruffino ed altri n. 1-00081 , limitatamente al 3° e 4° capoverso del dispositivo, come riformulati, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ruffino ed altri n. 1-00081 , limitatamente al 5° e 10° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ruffino ed altri n. 1-00081 , limitatamente al 7° capoverso del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ruffino ed altri n. 1-00081 , limitatamente all'8° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ruffino ed altri n. 1-00081 , limitatamente all'11° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ruffino ed altri n. 1-00081 , limitatamente alla premessa, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bonelli ed altri n. 1-00117 , con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della mozione Almici, Davide Bergamini, Nevi, Bicchielli ed altri n. 1-00121 .
Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni e le espunzioni proposte dal Governo. Pertanto il parere del Governo è favorevole.
Passiamo, dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Almici, Davide Bergamini, Nevi, Bicchielli ed altri n. 1-00121 , come riformulata, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo alla votazione della mozione Manes ed altri n. 1-00123.
Avverto che i presentatori hanno accettato le espunzioni proposte dal Governo. Pertanto il parere del Governo è favorevole.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Manes ed altri n. 1-00123, come riformulata, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Scerra. Ne ha facoltà.
FILIPPO SCERRA(M5S). Grazie, Presidente. È di oggi la notizia della proposta da parte della Commissione europea sulla modifica del Patto di stabilità e crescita. Questa proposta non ci soddisfa perché i parametri irrealistici del 3 per cento e del 60 per cento permangono, gli stessi parametri che sono stati definiti irrealistici dallo stesso Presidente Meloni.
In questa proposta non c'è lo scorporo degli investimenti pubblici produttivi dal calcolo del deficit, cioè la cosiddetta , non prevede un , non prevede la possibilità di dotarsi di una capacità fiscale a livello europeo. È una proposta, a nostro modo di vedere, insufficiente, che denota l'inadeguatezza di questo Governo e la scarsissima capacità di questo Governo di incidere ai tavoli europei . Questa è la realtà. Il Governo non è in grado di far valere gli interessi degli italiani. È il Governo dell'austerità, austerità che, oltre che in Italia, ha riportato anche in Europa. Per questo, Presidente, chiediamo un'informativa da parte del Ministro Giorgetti, che deve venire a riferire in Aula sulla modifica del Patto di stabilità e crescita .
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Scerra, riferirò al Presidente la sua richiesta di informativa urgente.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare la deputata Grazia Di Maggio. Ne ha facoltà.
Colleghi, vi pregherei di uscire in silenzio, solo se dovete uscire, naturalmente.
GRAZIA DI MAGGIO(FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il 20 e il 21 maggio prossimi, a Milano ci sarà “”, una fiera della maternità in provetta e delle tecniche di procreazione assistita. L'evento era già stato in calendario con un diverso titolo nel maggio del 2022, sempre a Milano, ma era stato rinviato dagli organizzatori stessi, in conseguenza di una forte mobilitazione contraria da parte di un fronte composito, da parte delle militanti femministe, da parte degli attivisti e, anche grazie all'intervento del centrodestra e di Fratelli d'Italia, con interrogazioni presentate dalle colleghe Paola Frassinetti, Daniela Santanchè e Isabella Rauti, oltre alle dichiarazioni del nostro Giorgia Meloni. Anche qualche esponente della sinistra milanese e della sinistra nazionale aveva manifestato allarme e preoccupazione, perché l'attenzione sull'evento è cresciuta dopo che la manifestazione gemella tenuta a Parigi nel settembre 2021 si era rivelata una vera e propria fiera dell'utero in affitto. Si era rivelata tale con un avvocato francese, che affermava ai presenti e al pubblico che questa pratica è illegale in Francia, ma non è un delitto, se ci si reca all'estero. Il Salone parigino, accanto a pratiche ammesse, proponeva anche la gestazione per altri, vietata oltralpe così come in Italia. In Italia, infatti, anche solo promuovere la maternità surrogata è vietato dalla legge n. 40 del 2004 e questo è stato probabilmente decisivo nella scelta di annullare ladel 2022 e rinviarla a tempi migliori. Ecco, io intervengo qui, oggi, per ricordare a tutti che non ci sono e non ci saranno mai tempi migliori per la propaganda vietata di una pratica vietata che sovverte la distinzione tra le cose e le persone, tra la procreazione e la produzione e che rende in questo modo dei bambini semplicemente degli strumenti e, allo stesso tempo, le donne e il loro corpo in un'infrastruttura per confezionarla.
PRESIDENTE. Deputata, deve concludere.
GRAZIA DI MAGGIO(FDI). Dunque, non importa se gli organizzatori hanno utilizzato questo anno in più per mascherare il loro messaggio e il loro intento. Io auspico che Milano, così come tutte le altre città d'Italia, si facciano trovare ancora una volta pronte contro questa pratica abominevole e contro chi suggerisce in modo smaccato o allusivo l'elusione delle nostre leggi
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Laura Boldrini. Ne ha facoltà.
LAURA BOLDRINI(PD-IDP). Grazie, Presidente, magari, se fosse possibile parlare in quest'Aula con un po' di attenzione. Signor Presidente, colleghe e colleghi, due giorni fa l'ex presidente russo Medvedev è tornato a minacciare l'uso delle armi nucleari. Si parla ormai di una guerra nucleare come di una cosa normale e di una concreta possibilità. Se vogliamo salvare l'umanità, torna attuale come non mai l'obiettivo del disarmo nucleare generalizzato. Domani, Presidente, mi recherò in Giappone, a Tokio e poi a Hiroshima, per partecipare su invito della al Forum dei parlamentari del G7 per l'eliminazione delle armi nucleari. Ci saranno parlamentari di altri Paesi impegnati in questa iniziativa e incontreremo i testimoni sopravvissuti alla distruzione di Hiroshima, gli Per il suo impegno a favore del completo disarmo nucleare, la campagna nel 2017, ottenne il Premio Nobel per la pace. Fu infatti l'animatrice della grande mobilitazione della società civile, che portò proprio nel 2017 presso le Nazioni Unite alla firma del trattato per la proibizione delle armi nucleari, che poi dal 22 gennaio 2021, grazie al superamento delle 50 ratifiche, è entrata in vigore ed è vincolante per tutti i Paesi firmatari. L'Italia, Presidente, purtroppo, non è tra i Paesi firmatari, ma considero urgente, vista la situazione, che il Governo e il Parlamento aprano una riflessione su questo tema, come ha chiesto con voto unanime la Commissione affari esteri della Camera, approvando una risoluzione, a mia prima firma, che impegnava il Governo a partecipare, almeno come Paese osservatore, alla prima conferenza mondiale degli Stati parte del Trattato che si è tenuta a Vienna, appunto, nel giugno del 2022…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
LAURA BOLDRINI(PD-IDP). Sì, signora Presidente, mi dia pochi secondi, perché questo è importante. Io sono certa che a ciascuno di noi in quest'Aula faccia orrore la sola ipotesi dello scoppio di una guerra nucleare, ma non è facendo finta di niente, non ascoltando la minaccia ormai esplicita, non è rimuovendo mentalmente il pericolo e non è rimettendo la testa sotto la sabbia che questo rischio si evita. Bisogna agire ed è per questo che oggi pomeriggio ho inviato una lettera a tutti i colleghi e a tutte le colleghe per partecipare a un Intergruppo per il disarmo nucleare. Mi auguro che i colleghi e le colleghe, sia dell'opposizione, sia della maggioranza, aderiranno a questa iniziativa .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Caramiello. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO CARAMIELLO(M5S). Presidente, onorevoli colleghi, cito dichiarazioni prese da alcune agenzie di stampa: “Non ci rappresenta”, “Un'operazione vergognosa”, “Un insulto alle istituzioni italiane”. Noi preferiamo non nominarlo, ma Josep Borrell lo ha indicato come inviato speciale dell'Unione europea per il Golfo, non quello di Napoli, la mia città, ma il Golfo Persico. Per carità è nelle sue facoltà, ma alcuni Paesi del Golfo Persico che cosa dicono di questa nomina? Presidente, ve lo dico io cosa dicono: è uno scherzo, è umorismo dell'Unione europea?
Visti gli incidenti diplomatici che ha creato con alcuni Paesi di quell'area geografica mi domando: questa nomina è utile politicamente all'Unione europea? Presidente, è vero che parliamo di un cittadino italiano, ma che non rappresenta politicamente gli italiani che lo hanno sonoramente bocciato nel settembre scorso, che non rappresenta il Governo attuale, che a più riprese si è espresso contro questa nomina, che non rappresenta questo Parlamento, basta leggere giornali e dichiarazioni varie e di sicuro non rappresenta più il MoVimento 5 Stelle e non lo rappresenta almeno dal gennaio del 2022.
Presidente, è proprio ai fatti di quei giorni, forse, che andrebbe ricercato il suo maggiore e probabilmente unico . Presidente, vado a concludere. Purtroppo, da questa surreale vicenda si può ben comprendere che il peso politico di questo Governo nell'Unione europea è pari a zero e questo non è un bene per il nostro Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Presidente, volevo, tramite lei, chiedere che il Governo venga più spesso e che si allinei almeno ai numeri degli ultimi Governi nel rispondere alle interrogazioni parlamentari. Le faccio un esempio: a gennaio scorso, io ho fatto un'interrogazione, dopo la puntata di riguardante le richieste, rispetto ai Ministeri competenti, legate alla Chiesa di San Biagio ai Taffettanari. ha fatto scoprire, purtroppo alcuni noi già lo sapevano, che si tratta di un palazzo in mano a delinquenti, in alcuni casi camorristi, in alcuni casi pluriomicidi, in alcuni casi spacciatori e in altri casi parcheggiatori abusivi, che hanno, in più occasioni, sempre secondo quanto è documentato da e noto alle cronache giudiziarie napoletane, passato i loro arresti domiciliari in quel palazzo, dove non pagano, ma che sarebbe di proprietà della Curia.
Io ho presentato un'interrogazione, tre mesi fa, e perché chiedo, tramite lei, di intervenire? Perché dai dati di Openpolis - quindi stiamo parlando di dati ufficiali - risulta che questo Governo ha risposto solamente al 27,2 per cento degli atti di sindacato ispettivo presentati, fatte salve ovviamente le interrogazioni a risposta immediata, alle quali, come si sa, durante il , bisogna per forza rispondere. Allora, la domanda che pongo è: è possibile avere un'implementazione delle risposte anche alle interrogazioni non presentate al ?
Siamo 400 parlamentari, mi risulta che tantissimi hanno presentato atti, richieste ispettive, interrogazioni parlamentari e altri documenti utili alla funzionalità del Parlamento e del Paese, e non hanno ottenuto risposta. Il Governo deve essere rispettato, ma anche noi parlamentari dobbiamo essere rispettati per il nostro lavoro dal Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO(PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Prendo la parola, non senza una certa emozione, per mettere quest'Aula al corrente di una notizia molto rilevante. Dopo oltre 4 anni la vicenda di 317 lavoratori dell'ex Whirlpool di Napoli trova finalmente uno sbocco positivo. Se ne è occupata già quest'Aula con una mozione unitaria votata all'unanimità 2 anni fa, e, consentitemi, non senza una certa dose di commozione, di ricordare proprio qui l'ultimo discorso del collega Guglielmo Epifani proprio a proposito della vertenza della Whirlpool . Oggi il commissario della ZES Campania Giosy Romano ha annunciato l'acquisizione da parte dell'azienda Tea Tek, nel settore della transizione e azienda napoletana, del sito di via Argine 310 e dell'assunzione di tutte le operaie e degli operai della fabbrica.
Questa notizia rappresenta una svolta oggettiva, che riaccende la speranza per un intero territorio, per una città, come Napoli, che si è identificata in una vertenza così lunga e difficile. Ha pagato la scelta, non scontata, di praticare una sinergia istituzionale forte, per evitare che sul sito di via Argine si addensassero, come avvoltoi, speculatori di ogni tipo, ma ha pagato soprattutto la capacità delle lavoratrici, dei lavoratori e dei sindacati di non rassegnarsi, di trasformare la lotta per il posto di lavoro in una lotta per la dignità di un'intera città, di trasformare quella fabbrica in uno dei luoghi del riscatto civile, interloquendo con il mondo della Chiesa, dell'accademia, della cultura, dell'impresa sociale.
Quel “Napoli non molla” è stato qualcosa di più di un semplice slogan, è il segnale di un Sud che vuole lavorare, produrre, innovare, sognare e sottrarsi al giogo della criminalità, del malaffare e del pregiudizio. Questo passo di oggi ovviamente ha bisogno di verifiche e di sostegno istituzionale. Il Ministro Urso convochi rapidamente le parti sociali per discutere il piano industriale, i tempi e le assunzioni, gli ammortizzatori sociali. Bisogna ricominciare a correre per lo sviluppo del Mezzogiorno .
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
: PELLA.
2.
- due componenti il Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa;
- due componenti il Consiglio di Presidenza della Corte dei conti;
- due componenti il Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria.
3.
4.
5.
6.
S. 108-376 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI ALFIERI ed altri; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri, con Protocollo aggiuntivo e Scambio di lettere, fatto a Roma il 23 dicembre 2020, b) Protocollo che modifica la Convenzione tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio, con Protocollo aggiuntivo, conclusa a Roma il 9 marzo 1976, così come modificata dal Protocollo del 28 aprile 1978 e dal Protocollo del 23 febbraio 2015, fatto a Roma il 23 dicembre 2020, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato, in un testo unificato, dal Senato). (C. 859)
e dell'abbinata proposta di legge: QUARTAPELLE PROCOPIO e TONI RICCIARDI. (C. 567)
: FORMENTINI, per la III Commissione; OSNATO, per la VI Commissione.