ENRICO GASBARRA, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Antezza, Michele Bordo, Brambilla, Antimo Cesaro, D'Incecco, Fico, Silvia Giordano, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Leone, Giorgia Meloni, Migliore, Nicchi, Nicoletti, Pes, Petrenga, Pisicchio, Santerini, Sorial, Speranza, Venittelli, Vito e Zampa sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sulla questione del cosiddetto Datagate.
Dopo l'intervento del Presidente del Consiglio dei ministri interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Enrico Letta.
ENRICO LETTA, . Presidente, onorevoli colleghi, le notizie relative alle intercettazioni su vasta scala di comunicazioni in voce e dati, il cosiddetto Datagate, hanno avviato un ampio dibattito sugli organismi di e sull'evoluzione delle relazioni internazionali. È una riflessione ancora in corso, ma le sue implicazioni sulla tutela delle libertà individuali e di sicurezza nazionale, mi conducono oggi a riferire alla Camera, dopo averlo fatto la scorsa settimana al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.
Mi presento qui dopo una collaborazione intensa in questi sei mesi e mezzo, in questi sette mesi, con il Copasir, al quale abbiamo fornito e forniremo tutti gli elementi per svolgere al meglio le sue funzioni di controllo e garanzia nei settori previsti dalla legge.
I fatti sono largamente noti, mi limito a fornirne una sintesi. Secondo le rivelazioni di Edward Snowden, l'informatico, ex collaboratore dell’ negli Stati Uniti, la National Security Agency disporrebbe di un programma, Prism, in grado di monitorare, con il consenso dei americani, il flusso di metadati sulle comunicazioni, vale a dire i dati identificativi delle comunicazioni stesse. La stessa Agenzia svolgerebbe, inoltre, attività di sorveglianza sulle sedi diplomatiche straniere negli Stati Uniti, mentre unità miste NSA-CIA, una delle quali a Roma, secondo indiscrezioni, intercetterebbero le comunicazioni telefoniche di Capi di Stato e di Governo di Paesi alleati, tra cui è stata citata la Cancelliera Angela Merkel.
Un diverso programma, Tempora, sarebbe invece usato per accedere alle comunicazioni internazionali, veicolate su cavi sottomarini in fibra ottica dal britannico Government Communications Headquarters, che secondo avrebbe sviluppato cinque anni fa un programma di intercettazioni, di intesa con i servizi di alcuni Paesi europei. L'Italia non vi ha preso parte perché i suoi organismi non sono stati disponibili ad andare al di là di quanto previsto dall'ordinamento interno italiano.
Desidero innanzitutto dire che, ad oggi, in base all'analisi della nostra e dei contatti internazionali, non risultano compromissioni della sicurezza delle comunicazioni, né dei vertici di Governo, né delle nostre ambasciate, né risulta che la dei cittadini italiani sia stata violata da organismi informativi nazionali o in collaborazione con i servizi di stranieri.
Fino a questo luglio, negli incontri di vertice delle delegazioni tecniche, le autorità statunitensi hanno assicurato che i loro organismi informativi non hanno rivolto in via sistematica i propri strumenti di ricerca contro il nostro Paese.
Ci tengo soprattutto a ribadire che i nostri servizi non effettuano intercettazioni di dati in maniera difforme da quanto previsto dal nostro ordinamento e che l'attività svolta, in collaborazione con l’ straniera, non è mai rivolta verso obiettivi italiani. Escludo sia uno scambio massivo di dati di cittadini italiani, sia l'esistenza di accordi per l'acquisizione da parte di terzi di dati relativi alle comunicazioni nazionali.
Voglio qui confermare perciò che i servizi italiani non hanno partecipato a Prism e Tempora né hanno mai ricevuto richiesta di parteciparvi. Hanno ricevuto una proposta di collaborazione sulla condivisione di dati non riguardanti i cittadini italiani sul progetto Tempora e l'hanno declinata perché incompatibile con il quadro di regole della nostra democrazia.
Del resto i programmi Prism e Tempora, da quanto sta emergendo, erano il fulcro di attività del Datagate ed erano ignoti non solo a noi, ma anche agli altri alleati. Secondo l’ statunitense il perimetro delle informazioni di cui può essere in possesso Snowden non è ancora definito, ma è ragionevole pensare che l'eventuale pubblicazione di altro materiale non sarà in contraddizione con il quadro attuale. In ogni caso, vi garantisco che continueremo a seguire con la massima attenzione l'evoluzione del Datagate.
Questa breve sintesi rende evidente le insidie per la tutela delle comunicazioni che caratterizzano la grande partita tra spionaggio e controspionaggio. È una partita in continua evoluzione con minacce asimmetriche che richiedono strategie efficaci ed una schietta consapevolezza del ruolo dell'Italia. Infatti, proprio la centralità geopolitica che l'Italia ha ritrovato nella gestione delle crisi internazionali impone un'attenzione vigile ed una sempre più viva percezione delle esigenze della sicurezza nazionale. Penso, in particolare, alla fragilità dell'area mediterranea, alle minacce del terrorismo, a fenomeni abietti come il traffico di esseri umani.
Dobbiamo essere all'altezza di queste situazioni esercitando fino in fondo la responsabilità della stabilità per l'Italia e per l'Europa intera e occorre navigare in questa fase delicata delle relazioni internazionali mantenendo salda la bussola transatlantica ed europea della nostra politica estera.
Veniamo quindi ai rapporti con gli Stati Uniti. Nel corso del mio incontro con il Segretario di Stato John Kerry, ho sottolineato la grande attenzione del Governo italiano sul Datagate e il mio interlocutore mi ha confermato la volontà del Presidente Obama, oltre che sua personale, di non mettere in opera azioni di sorveglianza generalizzata sulle comunicazioni di istituzioni e cittadini dei Paesi alleati, anche nel quadro della revisione delle priorità e modalità operative dell’ degli Stati Uniti definite dopo l'11 settembre del 2001.
In ambito Unione europea il Datagate è stato affrontato, come è noto, nella discussione sull'economia digitale e sulla protezione dei dati nel Consiglio europeo del 24 e 25 di ottobre. L’ della nuova normativa UE sul trattamento dei dati deve affrontare il freno di alcuni Stati membri, cosa che ha comportato un rinvio al 2015. In ogni caso, gli scambi in ambito europeo ci hanno consentito di integrare al meglio i dati emersi dai contatti con le autorità statunitensi.
Ci tengo a ribadire che ritrovare un quadro di stabilità del rapporto euroatlantico è una premessa essenziale per la sicurezza delle democrazie occidentali. In una fase così delicata non possiamo dimenticare che la fiducia reciproca è indispensabile per contrastare insieme con efficacia il nemico del terrorismo e la sua nuova incarnazione del cyberterrorismo.
Nel Consiglio europeo del 24 e 25 ottobre è stata presentata un'iniziativa della Francia e della Germania per ottenere colloqui bilaterali con gli Stati Uniti e giungere, entro la fine dell'anno, a un'intesa sulle relazioni reciproche. I Capi di Stato e di Governo hanno ritenuto che altri Paesi dell'Unione possano aderire a quest'azione e hanno chiesto progressi rapidi e costruttivi al gruppo di lavoro Stati Uniti-Unione europea sulla protezione dei dati.
Il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, da me presieduto, nella riunione del 31 ottobre, ha espresso pieno sostegno alle deliberazioni del Consiglio europeo e alle iniziative conseguenti, sempre nella convinzione che sia necessaria la massima chiarezza con gli Stati Uniti e che, nel contempo, occorra lavorare tra europei e con gli Stati Uniti per un futuro di rapporti basati su piena fiducia e sincera cooperazione.
Il CISR ha dato mandato all'autorità delegata e ai responsabili del sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica di contribuire all'elaborazione di una nuova cornice di collaborazione tra servizi di attraverso le iniziative idonee per intensificare i contatti con gli organismi statunitensi ed europei, a partire dai confronti in corso con Francia e Germania.
Per quanto riguarda, più in generale, l'attività degli organismi informativi sulla sicurezza cibernetica, lo stesso CISR ha confermato la necessità di proseguire l'attività di verifica e di tutela già avviata dalle nostre due agenzie operative, per escludere, con sempre maggiore certezza, che si siano verificati episodi di violazione della riservatezza delle comunicazioni istituzionali e dei cittadini o danni all'integrità del sistema Paese.
A poche settimane dall'insediamento del Governo, nell'emanare la direttiva con cui vengono annualmente indicati ai servizi gli obiettivi della loro attività di ricerca, ho collocato la minaccia cibernetica in cima all'elenco delle priorità, insieme alle minacce alla sicurezza economico-finanziaria del nostro Paese. In conformità alla mia direttiva, gli organismi di informazione per la sicurezza stanno ora lavorando in tre direzioni: l'intensificazione della collaborazione internazionale, sia multilaterale che bilaterale, il raccordo con le amministrazioni pubbliche e lo scambio di informazioni con i privati.
Queste attività rientrano nel percorso avviato dal Governo per attuare le norme introdotte in materia di protezione cibernetica e sicurezza informatica dalla legge n. 133 del 2012, con cui, sulla base del consenso, che allora fu unanime, dei due rami del Parlamento, la legge di riforma dell’, approvata nel 2007, è stata, come noto, completata e aggiornata. Nel gennaio di quest'anno è stata emanata la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri che definisce l'architettura istituzionale del settore e costituisce l'atto preliminare di una strategia nazionale di sicurezza cibernetica.
Sono ora in via di definizione, in linea con gli accordi e gli indirizzi strategici della NATO e dell'Unione europea, il Quadro strategico nazionale e il Piano nazionale per la sicurezza dello spazio cibernetico. Alla stesura dei due documenti hanno contribuito i Ministeri presenti nel CISR, l'Agenzia per l'Italia digitale e il Nucleo per la sicurezza cibernetica. Dopo l'esame da parte del CISR, gli atti saranno pronti per essere da me firmati entro la fine di quest'anno.
Volevo, inoltre, richiamare l'attenzione della Camera sul protocollo di intenti siglato la settimana scorsa, molto importante, firmato dal Garante per la protezione dei dati personali, il Garante della e dal direttore generale del DIS, frutto dei contatti avviati a luglio in occasione dell'audizione dello stesso Garante della davanti al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica proprio sulla vicenda Snowden.
Il protocollo tra il Garante della e i nostri servizi realizza una preziosa collaborazione istituzionale tra controllore e controllati. Il controllore ne trae strumenti per un più efficace esercizio delle sue funzioni. Al Garante sarà, infatti, comunicato il piano ricognitivo degli archivi cui hanno accesso le due agenzie operative, che dovranno riferire anche le acquisizioni di dati da operatori privati che gestiscono reti pubbliche. I controllati, gli organismi informativi, si muovono in una cornice di più compiuta legittimità per l'utilizzo dei dati personali.
Questa nostra scelta, convinta e consapevole, si inserisce in un quadro normativo ben più rigoroso rispetto a quello di altri ordinamenti sull'uso delle nuove potenzialità tecnologiche da parte dell’. È una linea di rigore, di cui noi italiani dobbiamo essere orgogliosi, perché esprime l'equilibrio di due valori costituzionali di fondo che circoscrivono l'attività di : da una parte la tutela della sicurezza della Repubblica, dall'altra parte la protezione dei diritti di libertà costituzionalmente garantiti per i cittadini.
Su questo equilibrio, onorevoli colleghi, occorre radicare una nuova cultura della sicurezza nazionale, coinvolgendo le università, il mondo della ricerca e le imprese e creando spazi per una trasparente collaborazione tra pubblico e privato, fondamento di una sicurezza condivisa che metta il Paese in condizione di affrontare le sfide della sicurezza cibernetica, garantendo, nel contempo, i diritti dei cittadini.
Concludendo, l'equilibrio tra la tutela della sicurezza nazionale e la protezione delle libertà personali non è una debolezza: è un punto di forza della nostra democrazia, è la stella polare che ci ha guidato e ci guiderà nella vicenda del Datagate, che continueremo a seguire con la massima attenzione, in rapporto, come sempre, di stretta e fattiva collaborazione con il Parlamento. Grazie .
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare la deputata Rosa Maria Villecco Calipari. Ne ha facoltà.
ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, vorrei innanzitutto esprimere un sincero apprezzamento per la disponibilità e la chiarezza con la quale lei ha informato prima il Copasir e oggi quest'Aula su quanto il Governo abbia messo in atto per verificare prontamente come e quanto i nostri servizi di abbiano operato con lealtà e correttezza, nel rispetto dei dettami costituzionali e delle leggi, sul piano internazionale e nel rapporto con gli Stati Uniti.
Non sono in pochi a sostenere che il cosiddetto Datagate rappresenti il terremoto più violento che abbia mai scosso i servizi segreti internazionali. A differenza di quanto accadeva durante la Guerra fredda, dove i cosiddetti blocchi contrapposti rappresentavano i confini e il principale campo di manovra dentro il quale ogni Stato operava, oggi ci troviamo di fronte a un sistema incredibilmente più complesso, senza quasi più confini, in un contesto tecnologicamente avanzato dentro il quale non sempre sono chiaramente identificabili schieramenti e singoli interessi nazionali.
La crisi generata dalla rivelazione del programma Prism rappresenta una delle sfide più difficili e complesse che dovremo affrontare. Una parte rilevante del problema riguarda l’ più potente al mondo, quella americana, e sicuramente quanto è avvenuto imporrà agli Stati Uniti di ridisegnarne assetti e regole.
Tuttavia, un'altra parte, quella che anche lei ha ricordato nel suo intervento, nella sua informativa, è il rapporto tra Stati Uniti e Unione europea. I prossimi mesi vedranno il nostro Paese protagonista di due momenti importanti: il primo, in apertura del semestre italiano, nel quale verrà presentata la relazione sull'Agenda digitale e su ciò che l'Unione europea dovrebbe fare per raggiungere obiettivi di integrazione; il secondo sarà il proseguimento delle trattative e forse la firma dell'importante accordo di libero scambio con gli Stati Uniti, all'interno del quale si toccherà anche la complessa questione del trasferimento dei dati. Qui si inserisce il cuore del problema e del dibattito: non ci può essere libero scambio senza sicurezza e non ci può essere sicurezza senza libertà. Sappiamo che ci sono Paesi che fanno esattamente questo, ma noi non possiamo accettarlo come parametro obiettivo e destino delle nostre democrazie, per quanto insidiate e imperfette.
Limitare la questione a una intimistica è riduttivo, fuorviante e pericoloso, perché si tratta in realtà dell'equilibrio indispensabile e dinamico tra libertà individuale e collettiva, tanto nel mondo reale, quanto in quello digitale.
Relazioni inconciliabili, nel senso che per avere e garantire maggiore sicurezza è necessario per forza comprimere la libertà ? Non c’è dubbio che ci sono quelli che lo pensano, lo hanno pensato, lo hanno teorizzato, praticato e svolto come azione di Governo. Oggi sappiamo, a riconferma di ripetute esperienze storiche, che si tratta di una pericolosa illusione autoritaria ed imperiale, destinata prima o poi al fallimento.
Noi crediamo che i due diritti, che comunque rimangono inscindibili nelle democrazie, debbano e possano essere conciliati e che, in definitiva, sia possibile garantire sicurezza e libertà senza che esse vengano contrapposte o che una prevalga sull'altra.
Ed è appunto l'impianto normativo che lei ha ricordato poco fa, che regola il nostro sistema di che ha garantito proprio nel nostro Paese quell'equilibrio tra sicurezza e libertà, quelle regole che il capo della nostra l'ambasciatore Massolo, ha definito «draconiane», quelle che, per esempio, non consentono, come è accaduto negli Stati Uniti, di fare intercettazioni preventive senza l'autorizzazione del procuratore generale presso la corte d'appello, quelle per cui, quando l'operazione è conclusa, viene informato il Copasir, cioè il controllore politico, quelle per cui non si possono neanche acquisire i tabulati senza il meccanismo che ho appena descritto.
Siamo quindi lieti, signor Presidente, di sentire dalle sue parole che questo impianto di norme, forse draconiane, non solo non ha provocato una riduzione della capacità operativa della nostra ma soprattutto è stato l'elemento di tutela che ha garantito i nostri cittadini.
Ed è bene ricordare che l'Italia non passa burocraticamente le informazioni agli Stati Uniti, ma collabora rispetto agli accordi internazionalmente negoziati.
E allora, Signor Presidente, voglio concludere, dicendo che è bene il protocollo firmato con l’ per la ; bene perché è un nel mondo. Ma abbiamo ancora il dovere di rassicurare i nostri cittadini e l'opinione pubblica che avvertono con crescente disagio la sensazione di una costante perdita di e, quindi, di libertà.
Abbiamo ancora il dovere di continuare a verificare costantemente che il nostro servizio di operi nel rispetto della Costituzione e delle leggi, ma che, nello stesso tempo, sia messo in grado di poter esercitare nella maniera più efficace possibile i propri compiti istituzionali nell'interesse del Paese.
Abbiamo ancora un impegno, quello che lei ha citato in sede europea e concludo signor Presidente: la necessità di un'azione comune e anche di rafforzare accordi bilaterali e, nel caso, per giungere ad una cornice di piena reciproca collaborazione tra servizi, riverificando spirito e prassi di accordi esistenti. Infine, mi perdoni l'ultima cosa, l'applicazione di discipline cogenti ed efficaci nell'uso dei mezzi di telecomunicazione tra le personalità chiave del Paese nel pubblico e nel privato. Su questo, Signor Presidente, ha il nostro pieno e convinto appoggio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Angelo Tofalo. Ne ha facoltà.
ANGELO TOFALO. Signor Presidente, chiarisco da subito a quest'Aula una cosa: da sempre chi gestisce le informazioni ha il controllo dei processi e, quindi, ha il potere. Avevo chiesto al Copasir, entro la giornata di ieri, l'audizione di due tecnici di AISI e AISE, due analisti e non politici – con tutto il rispetto per il senatore Minniti – o generali, perché erano gli unici che potevano farci capire. Quindi, lei oggi, Presidente Letta, – non ci prendiamo in giro – è venuto a dire il nulla e lo sa benissimo.
La vicenda Datagate è semplicemente la vetta momentanea di un'immensa montagna di letame e, mentre tutti sono distratti dalla depravazione che abbiamo raggiunto ormai qui con la politica nazionale, lei, Presidente Letta, sta facendo scappare dal retrobottega le «grandi orecchie americane»: complimenti ! Già, perché proprio gli Stati Uniti sono il timone della NATO. La domanda è: fino a che punto allora i servizi informativi europei possono spingersi nella collaborazione con quelli americani, rispettando i singoli interessi nazionali ? È proprio qui che sorge il problema della doppia lealtà della quale nessuno parla e sulla quale in quest'Aula oggi ci saremmo aspettati da lei dei chiarimenti.
Gli americani hanno accettato spese ed imprese militari della NATO e non certo per avvantaggiare gli europei. Infatti, l'euro non ha minimamente indebolito la posizione politica del dollaro. È in questo quadro che va inserito il costante spionaggio americano sulle attività di governo degli alleati: una forma di guerra economica accettata passivamente e supinamente dalle vittime. Questo era il conto da pagare ed oggi è chiaro a tutti, non ci prendiamo in giro.
Presidente, se ne faccia una ragione: l'Europa non esiste. In nome di un evidente «aborto politico», lei sta conducendo l'Italia sulla stessa strada della Grecia, lasciata morire dai fratelli europei, sacrificata sull'altare delle banche tedesche e francesi che volevano indietro la loro libbra di carne . «Solidarietà» doveva essere la prima parola, il primo mattone della costruzione europea. Non è stato così, non è così.
Chi sono i veri responsabili di questo fallimento ? Chi ha tradito il popolo sovrano ? Proprio lei, che si vanta nella sua Europa di avere «palle d'acciaio» e che, invece, se girasse per le strade italiane, magari senza scorta, sentirebbe le voci di chi questi attributi proprio non li riesce a vedere in lei.
Tutti sanno che l'Europa post 1945 antigermanica è un'operazione di contenimento del gigante, ma pochi sono consapevoli che il vero collo di bottiglia della politica comunitaria è la : la potenza nucleare francese usata come dissuasione. Lei Presidente, che è uomo di mondo, che parla bene il francese, che ha studiato a Strasburgo, sa bene che cinquant'anni fa per mano loro, dei francesi, fallì il progetto della CED (Comunità europea della difesa).
Oggi, invece, succede che la NSA lavora autonomamente su una quantità di dati praticamente infinita: in un solo giorno mezzo milione di contatti, il caso Petrobras, i Governi brasiliani e messicani violati, 70,3 milioni di telefonate in trenta giorni in Francia. Queste sono solo alcune delle cose trapelate da Snowden.
E l'Italia ? Tranquilli, tutto ok, gli americani ci difendono. Pesano come macigni le dichiarazioni dell'ex capo della CIA per l'Italia Vincent Cannistraro, che ci accusa di avere sistemi analoghi ai loro e di venderli a terzi. Mi chiedo: ma il Governo cosa ha risposto a queste accuse gravissime ?
Tanti di voi non hanno ben chiara la differenza tra sicurezza e condivisione e controllo, tra metadati e contenuti degli stessi, tra un cavo LAN e il tubo di scarico della mia automobile .
Non si domandi cosa è meglio per lei, ma cosa è meglio per milioni di italiani a cui, rubato il futuro, svendete senza vergogna anche l'identità. Spiate, spiate. Troverete la disperazione di un popolo che non riesce a liberarsi da un manipolo di affaristi senza scrupoli. Troverete tanti insulti rivolti a voi e, andando ancor più in profondità, scoprirete che gli indirizzi IP di provenienza non appartengono solo a disperati, classi disagiate, esodati, cassintegrati, lavoratori e pensionati: dentro ci troverete una media borghesia distrutta dal vostro colpevole immobilismo pagato dalle .
Intanto, grazie alle follie che avete firmato alle nostre spalle con gli altri Stati, cercate di svendere spiaggia, suolo, terreni agricoli, mentre gli avvoltoi stranieri volano alti, continuando a prendere informazioni di mercato per capire come smembrare al meglio i nostri economici e commerciali. Siete ormai totalmente compromessi con il mondo della finanza internazionale e lei, Presidente Letta, indossa una maschera di cera regalatale dagli eurocrati che la tengono in vita, su quella sedia, per farle eseguire solo ordini, come un bravo burattino .
Ma di questo e di tanto altro parleremo fra qualche mese nel Parlamento europeo: sarà un vero piacere .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cicu. Ne ha facoltà.
SALVATORE CICU. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio e onorevoli colleghi, per dare un giudizio sui fatti relativi al occorre innanzitutto rendersi conto di che cosa si sta parlando. Stiamo parlando della possibilità totale e incontrollabile, ai livelli di possibilità tecnologica del nostro Paese e in generale dell'Europa, di impedire con qualsiasi scudo la penetrazione della spada tecnologica nelle conversazioni e anzi nell'intimità di chicchessia. Dunque non servono a nulla, salvo alla retorica, i giudizi moralistici. Sono veri, sono giusti i comandamenti etici e di legge secondo cui non si deve, non bisogna ascoltare e violare le comunicazioni private. Lo stabilisce l'articolo 15 della nostra Costituzione ed esso ha ragione mille volte, ma esso, oltre che violato tranquillamente per indagini giudiziarie ordinarie o per indagini che qualche volta hanno scopi politici, e quindi ci sono anche situazioni che configurano risvolti inquietanti, è tranquillamente reso obsoleto dalle tecnologie che oggi dominano il mondo e attraversano i confini degli Stati, senza possibilità di essere fermati.
Il fatto è che tutto è diventato intercettabile e per l'imperativo tecnologico dominante nei rapporti tra gli Stati vale l'imperativo tecnologico, per cui ciò che è possibile alla fine si fa. Se è intercettabile si intercetta. Ed esistono sempre ragioni validissime di interesse nazionale e sovranazionale per farlo e per dare alibi a se stessi e agli altri: è la lotta al terrorismo, la scoperta di sistemi d'arma, l'individuazione di malattie in nemici o persino alleati per capire come tutelare meglio la sicurezza e così via.
Qualcuno ridicolizza la differenza di efficienza in questo campo tra i servizi italiani e quelli americani e degli altri Paesi. Queste sono offese tipiche degli ignoranti: non si tratta di essere più furbi o più agili mentalmente di altri, così da avere la manualità in maniera più specifica per piazzare cimici o scoprire cimici. Questa roba è da preistoria. Oggi la questione vera è il disallineamento tecnologico – ripeto questa formula: disallineamento tecnologico –, una differenza tale che noi non sappiamo neanche che cosa possa essere in azione sopra di noi per captare che cosa non sappiamo. Il disallineamento tecnologico è tale che ci mancano persino i parametri di riferimento. Non abbiamo un metro di misura. Qualunque esperto ci potrebbe dire che l'America è avanti 30 anni rispetto all'Italia in queste ricerche e nella loro applicazione all’ – chiamiamolo pure spionaggio –, 10 sulla Cina, sull'India e sulla Russia, un po’ di più verso i Paesi dell'Europa. La conoscenza attraverso strumenti tecnologici del genere dei droni e dei satelliti non è un fatto marginale.
È parte costitutiva del sistema delle potenze e delle superpotenze. Esse sono tali proprio perché hanno questi strumenti che sempre di più coincidono con strumenti di guerra. Una volta lo spionaggio aveva strumenti per avvantaggiare un Paese in guerra. Adesso lo strumento di conoscenza penetrante e quello di attacco coincidono. La guerra ha questi strumenti. Non c’è da scandalizzarsi. Tutti hanno sempre spiato tutti. Mai prima d'ora, però, c’è una sproporzione tra la potenza di di un Paese rispetto ad un altro. Ora, non si spiano tutti, ma tutto di tutti, soltanto che se lo possono permettere solo alcuni.
Dinanzi a questo, come diceva una grande spia inglese e grande scrittore, Graham Greene, l'unica possibile difesa è saperlo ed esserne consapevoli. Ma credo che l'aspetto importante sia quello di capire che il nostro Paese ha saputo coltivare, più di americani e russi, nello scacchiere mediorientale che è diventata la nostra ricchezza umana e dove è spinto al massimo il disallineamento tecnologico, le carte per cui essere rispettati e avere un ruolo decisivo per la pace, quelle dell'essere, il fattore umano, di congiunzione tra est ed ovest, quello che riuscì a Silvio Berlusconi, portando Putin e Bush a Pratica di Mare il 28 gennaio del 2002 .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vitelli. Ne ha facoltà.
PAOLO VITELLI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, la ringrazio per l'esposizione dei fatti trasparente e diretta. Il gruppo Scelta Civica per l'Italia aveva sollevato il tema quando il problema era appena agli inizi, perché avevamo capito la pericolosità e le conseguenze per i cittadini italiani per quanto riguarda la protezione dei dati personali e aziendali. Seppure motivato da necessità riguardanti la sicurezza e la lotta al terrorismo, il controllo del traffico telematico e telefonico ha destato polemiche e proteste dovute a due ordini di ragioni. In primo luogo, la sproporzione massiva, a detta di molti, dei controlli generalizzati. In secondo luogo, la sottoposizione a controllo di soggetti anche al di fuori degli Stati Uniti d'America.
Sono passati cinque mesi dall'esplosione del . Era, infatti, il giugno del 2013 quando a Hong Kong il signor Snowden improvvisò una specie di conferenza stampa e dichiarò di voler avviare in tutto il mondo un dibattito sulla sorveglianza di massa. Sembra ci sia proprio riuscito. I due principali ingredienti di questa sorveglianza di massa dovrebbero essere la paura del terrorismo e la rivoluzione digitale. Il nostro compito è di accertare se la rivoluzione digitale serva solo per combattere il terrorismo e non invece abbia altri obiettivi. Ad oggi questa certezza non l'abbiamo ancora raggiunta, anzi sembra proprio che l'iniziativa e le dichiarazioni di Snowden tendessero a togliere il coperchio di una pentola in ebollizione.
Riassumiamo che cosa abbiamo accertato in questi cinque mesi e cosa a mio avviso ci sia ancora da capire. Una cosa sicuramente è chiara, come lei, signor Presidente ha confermato, ossia che i servizi segreti italiani intrattengono una stretta collaborazione con l’ USA da molti anni. Altra cosa che appare chiara e confermata e, quindi, quasi certa è che questa collaborazione non ha rivelato all’ italiana il programma «Prism», cioè quello della raccolta massiccia dei dati. Infine, sembrerebbe anche chiaro ed accertato che nell'ambito della raccolta massiccia di dati non ci fosse anche la sorveglianza delle massime autorità dello Stato italiano come è capitato per altri Paesi europei. Questa chiarezza per contro ci apre il primo di tre interrogativi che sento la necessità di porre e che probabilmente anche il Governo dovrebbe porsi. Perché gli americani e gli inglesi lavorando congiuntamente hanno allargato la sorveglianza ai vertici della Repubblica e del Governo francesi e tedeschi e non già a quelli italiani ? Da un lato, mi sento un privilegiato, dall'altro mi viene un dubbio: non ci hanno scartati perché non interessiamo ? La seconda domanda che mi viene spontanea è perché viene utilizzato l'ascolto di massa. Sembrerebbe acclarato, da autorevoli fonti italiane, che la sorveglianza pervicace per prevenire il terrorismo sia la raccolta motivata e mirata ai singoli individui sospetti.
Allora, perché gli americani e gli inglesi hanno adottato un sistema poco efficace, appunto un controllo di massa ? Ci sono forse altri fini ? E, se «sì», quali sono questi fini ?
La terza domanda che mi pongo riguarda i confini: il Governo americano avrebbe dichiarato di non avere l'esatta conoscenza di quali sono i confini delle informazioni raccolte da Snowden, ma sembrerebbe che le autorità americane non abbiano neppure l'esatta conoscenza del perimetro della sorveglianza effettuato nell'ambito del programma . Quindi ? Il Governo americano non controlla i propri servizi segreti ? Questa, fra tutte le domande, è quella che mi desta più preoccupazioni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Claudio Fava. Ne ha facoltà.
CLAUDIO FAVA. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, noi abbiamo apprezzato in passato l'attenzione con cui lei ha trattato questo tema e le preoccupazioni che ha anche manifestato. Per questo ci sentiamo delusi dal suo intervento di oggi, perché è un intervento che su alcuni aspetti tace, per molti altri omette e non chiarisce.
Lei ha detto che non risulta violata la dei cittadini italiani. È un'espressione che richiama il «non ci sono evidenze», che è stato ammannito al Copasir, al Parlamento per molti mesi dai vertici delle nostre agenzie di sicurezza e che è un'espressione pudica, ma assolutamente inappropriata e soprattutto molto lontana dalla verità.
Le farò dono di una copia di uno che è un documento non classificato, quindi reperibile, e che riguarda l'audizione del generale Clapper e del generale Alexander, rispettivamente (DNI) e Capo della (NSA), presso il Senato degli Stati Uniti d'America: dodici pagine la cui introduzione dice che nel programma di che riguarda ossia cittadini non americani, il Governo americano ha l'autorità di cui ha bisogno per poter difendere in ogni caso la sovranità del Paese e la sicurezza contro il terrorismo. È l'anticipazione di un programma che viene spiegato in modo dettagliato e che ha come obiettivo conclamato, affermato e rivendicato, anche con la franchezza con cui gli americani sono soliti trattare questo tema, la di coloro che non sono cittadini americani.
Avremmo voluto un punto di verità anche su questa pratica, sui risultati e l'efficacia di questa pratica, questa raccolta compulsiva di dati. Noi un punto di verità e di valutazione molto preoccupato lo abbiamo ricevuto dal sostituto procuratore della Repubblica, Armando Spataro, che aveva raccolto l'opinione di tutti i procuratori della Repubblica delle più importanti procure italiane e che ci diceva che sostanzialmente questo programma nella lotta al terrorismo è totalmente innocuo e l'unica efficacia che produce è quella di una manifesta violazione della .
Abbiamo ricavato anche un'altra sensazione, un'altra preoccupazione, ossia che questo programma sia utilizzato in minima parte nella lotta contro il terrorismo, ma che si presti a molti eccessi e a molte derive. Che possa tracimare in altre direzioni lo testimonia – e pensiamo che siano notizie vere – l'attività compulsiva di spionaggio che è stata fatta dall'ambasciata americana in occasione della crisi del Governo Monti ai danni delle istituzioni italiane. Credo che i giorni della crisi di quel Governo, nel dicembre del 2012, non rappresentassero un momento particolarmente caldo nella lotta contro il terrorismo.
Lei dice – e fa bene, dice il vero – che i nostri servizi non hanno partecipato al programma di spionaggio e hanno declinato un'offerta che era stata presentata dai loro alleati britannici. Non dice ciò che, invece, ci è stato detto dai vertici dei servizi di sicurezza, mentendo, e cioè che loro non sapevano: hanno saputo, hanno ricevuto un'offerta, l'hanno declinata, non hanno riferito – quando su questo sono stati richiesti di fornire informazioni al Parlamento – del fatto che esisteva un programma di spionaggio massiccio, sul quale c'era un'esplicita richiesta di collaborazione ai servizi italiani.
Ci sembra che l'atteggiamento del suo Governo in questa occasione sia stato prima distratto e poi tiepido. Noi abbiamo avuto, probabilmente, ambasciate spiate all'estero. Sappiamo di due centri di spionaggio che sono stati organizzati e collocati stabilmente nel consolato americano a Milano e nell'ambasciata americana a Roma: centrali di ascolto che rappresentano una manifesta violazione, nelle loro intenzioni, in ciò che producono, all'articolo 617 del codice penale, e la procura di Milano ha aperto un'inchiesta.
Ci saremmo aspettati dal Governo qualcosa di più efficace, di più netto, di più chiaro delle rassicurazioni di rito che sono state ricevute e archiviate da parte del Segretario di Stato americano.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CLAUDIO FAVA. Io mi rendo conto, ci rendiamo conto, signor Presidente, che è sempre difficile trovare un punto di equilibrio tra tutela della e sicurezza nazionale e internazionale. Ci piacerebbe – e in questo sentiamo che il Governo è stato all'altezza – che questo punto di equilibrio venisse affidato al rispetto della Costituzione, non ai desideri degli alleati americani .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vignali. Ne ha facoltà.
RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, ringrazio il Presidente Letta per l'informativa che ha reso al Parlamento e al Paese: la ringraziamo, perché su questa vicenda dobbiamo acquisire tutta la verità e dire tutta la verità ai nostri cittadini. È una vicenda, come lei ha sottolineato, di grande delicatezza, e lo è su più fronti: innanzitutto, riguarda i rapporti con i nostri alleati.
Noi abbiamo apprezzato il suo riferimento alla conferma dell'Alleanza atlantica e la condividiamo pienamente, così come abbiamo apprezzato la posizione chiara e decisa sua, del Ministro Alfano e di tutti i Ministri sia in Europa che con gli alleati statunitensi. Non mi è sembrata, francamente – e mi riferisco agli interventi che abbiamo sentito – una posizione distratta, non abbiamo visto un Governo distratto, abbiamo visto un Governo attivo. Ma crediamo anche che, nell'epoca del cyberspazio e dell'evoluzione della NATO verso una frontiera di sicurezza, quindi non solo militare come nel passato, sia indispensabile, ancor più di prima, e decisiva la fiducia. La fiducia reciproca è la base che non può essere minata, se vogliamo garantire effettivamente sicurezza.
Da questo punto di vista, ci auguriamo che l'iniziativa europea sul trattamento dei dati giunga pienamente a conclusione, ma è fondamentale che sia condivisa anche con gli altri alleati al di là dell'Atlantico. È fondamentale, infatti, su queste cose, comunque, e dell'altro fronte, coniugare, trovare un equilibrio forte tra sicurezza e riservatezza, perché una sicurezza che violi in continuazione la riservatezza è l'anticamera del totalitarismo: questo noi dovremmo ricordarlo sempre. Dobbiamo tutelare i dati sensibili dei cittadini, ma dobbiamo tutelare anche le comunicazioni riservate degli organi della Repubblica, perché, francamente, tante notizie uscite, che riguardano non soltanto noi, ma anche gli altri europei, sono inaccettabili.
Ma –, mi consenta – credo che questo valga anche per il sistema nostrano, interno, delle intercettazioni. I «saggi», nel loro documento, hanno proposto di limitarne l'uso per garantire il diritto costituzionale dei cittadini alla sicurezza dello Stato. Dobbiamo da questo punto di vista, anche qui, però, evitare abusi, ma garantendo strumenti efficaci di indagine alla magistratura. Ma non possiamo lasciare cadere nel vuoto l'appello dei «saggi»: dobbiamo, io credo, affrontarlo senza pregiudizi, con serenità, in modo aperto, avendo come stella polare il dettato costituzionale.
Concludo, perché questa non è soltanto una questione di come dicevo prima: è una questione di libertà – queste sono parole che ha detto anche il sottosegretario Minniti in questi giorni –, perché la libertà è il primo bene. Noi siamo un Paese adulto, siamo un Paese maturo, non possiamo contrapporre, come a volte facciamo e abbiamo sentito anche in qualche intervento, sicurezza e libertà. Dobbiamo saperle coniugare, perché sono entrambe pilastri fondamentali della nostra esistenza civile, della nostra esistenza democratica, di un Paese che sia veramente un Paese del terzo millennio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, lo scopo di questo dibattito sarebbe, perlomeno nelle intenzioni, quello di confrontarci su di un tema che ha monopolizzato l'opinione pubblica dalla scorsa estate fino ad oggi.
Prima di analizzare la situazione e di parlare del tema, mi permetta, però, di ringraziare il Copasir, ma anche il Governo, in qualche modo, per aver svolto, nell'attesa di questo dibattito, un ruolo importante e delicato al fine di sottrarre alla polemica politica contingente un dato delicatissimo come quello dei rapporti internazionali legati alla gestione e alla raccolta di quelli che dovrebbero essere i metadati, poi parliamo magari del resto.
Il ringraziamento del Copasir è ancora più doveroso, come dicevo, alla luce delle ennesime e stanche liturgie parlamentari che, ancora una volta, stanno spostando in maniera ipocrita l'indignazione verso la scoperta dell'acqua calda, ossia che gli Stati si spiano, si spiano tra di loro e lo fanno da sempre. Lo dico ai colleghi che ogni tanto, quando sento parlare di indignazione su questi temi, mi sembra che vivano sulla luna. Di più: gli Stati si spiano fra di loro – lo sappiamo – e lo fanno anche con molta disinvoltura persino quando sono alleati. Facciamo qualche esempio: l'ampiezza del programma di intercettazioni della NSA e dei servizi anglosassoni associati del cosiddetto era da tempo nota; fra l'altro questi due programmi, questi due progetti sono oggetto di inchieste condotte dal Parlamento europeo sin dagli anni Novanta del secolo scorso.
La stessa Amministrazione americana, sotto la pressione della propria opinione pubblica, non nega più l'accaduto, ma lo giustifica e spiega chiamando in causa le esigenze imposte dalla lotta all'antiterrorismo, che assolutamente condividiamo. È probabile che la ricerca di informazioni, con l'ampia dotazione di mezzi e tecnologie accessibili all'America, si sia estesa anche ad altri ambiti sensibili, ma non è possibile scandalizzarsi più di tanto.
Il BND tedesco, ad esempio, che pure è oggi sotto accusa per non avere difeso adeguatamente la riservatezza delle comunicazioni della Cancelliera Merkel, mantiene un intero dedicato al nostro Paese: magari su questo sarebbe stato utile sentire qualche parola in più da parte sua.
I vertici dei servizi francesi si sono a loro volta vantati delle attività informative offensive condotte sul suolo americano proprio all'indomani dell'ultima tornata di rivelazioni ed è del resto noto come lo Stato francese mantenga una scuola di guerra economica che collabora intensamente con l’ di Parigi.
Di tanto in tanto, inoltre, il Dipartimento di Stato americano espelle agenti della DGSE transalpina, beccati con le dita nella marmellata oltreoceano. Con più discrezione si allontanano dall'America addirittura operativi israeliani: è raro, ma succede e continuerà a succedere.
Pertanto, noi non ci leghiamo alla schiera degli indignati a orologeria o a senso unico, soprattutto se questo tipo di serve a garantire, a trecentosessanta gradi, la sicurezza dei cittadini.
Il vero tema a nostro avviso, oggi, è un altro. La riservatezza delle comunicazioni in Europa non è soltanto minacciata dalle intercettazioni più o meno automatiche realizzate dalla NSA americana o dalle strutture equivalenti in possesso di altri Paesi, come la Gran Bretagna, ma lo è anche ad opera di aziende private, come quelle che gestiscono Google, Yahoo, WathsApp, e qualsiasi altro tipo di servizio informatico, nelle cui mani si trovano, ormai, enormi quantità di dati e di metadati – lo ripeto: di dati e di metadati – in grado di permettere una profilatura istantanea di milioni di persone.
Il progresso in questo campo, se così lo si può chiamare, è incessante e impressionante. Microsoft ha appena brevettato un che permetterà di associare i movimenti degli occhi alle emozioni che gli individui provano al cospetto delle immagini che vedono sul loro il tutto ha, per ora, scopi esclusivamente commerciali, ma un domani ? Chi può escludere che i privati non usino tutto questo potere per alterare il processo politico in atto in qualche Paese di loro interesse ?
In Italia si è fatto per decenni tanto baccano sul potere delle televisioni, che ormai è il passato; la vergogna è che si taccia rispetto a questo inquietante, nuovo fenomeno. La nostra sicurezza non è minacciata soltanto occasionalmente da iniziative intraprese più o meno autonomamente da questo o quel servizio del tale o del talaltro Stato. La sua compromissione, più o meno estesa, è invece costante, parte della fisiologia del nostro modo di vita, con riflessi significativi sulla competitività delle imprese che possono essere già danneggiate ben prima che venga registrato un attacco informatico da parte di criminali del o concorrenti sleali.
Siamo, quindi, in presenza di un fenomeno più vasto, che dovrebbe obbligarci tutti ad investire maggiormente nella protezione della nostra infrastruttura comunicativa.
In ultimo – e chiudo – sarebbe sbagliato sul piano geopolitico reagire alterando l'assetto delle alleanze internazionali del nostro Paese, come qualcuno forse vorrebbe oggi fare. Una risposta scomposta potrebbe a questo punto soltanto danneggiarci, tagliandoci fuori da un circuito informativo che è per noi di grande importanza...
PRESIDENTE. Deve concludere.
GIANLUCA PINI. Ho finito... dovendo fronteggiare sfide complesse in connessione con le turbolenze che sconvolgono le regioni geopolitiche adiacenti, in primo luogo Mediterraneo e Medio Oriente, da dove partono ingenti flussi di clandestini e il jihadismo è endemico. Ci auguriamo quindi che non ci siano ulteriori problemi relazionali...
PRESIDENTE. Concluda. Ha esaurito il suo tempo da un minuto.
GIANLUCA PINI. ... con i nostri atlantici e questa crisi venga velocemente superata. Dobbiamo metterci questa storia finalmente alle spalle
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Edmondo Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi deputati, signor Presidente del Consiglio, signori ministri. La vicenda del riporta una tragica o una grave realtà che sembra che noi dimentichiamo. L'Italia è un Paese a sovranità limitata ed è un Paese a sovranità limitata perché ha deciso consapevolmente – non so se in maniera giusta o sbagliata – di dedicare una cifra irrisoria di risorse finanziarie alla propria difesa e alla propria sicurezza nazionale. Noi abbiamo delegato per questi settant'anni – e tutto sommato ci è andata anche bene – agli Stati Uniti e ai Paesi della NATO, segnatamente quelli che oggi ci spiano, la nostra sicurezza e la nostra difesa. È una realtà che è inutile negare.
Allora, io credo che un Paese serio, più che indignarsi, debba cercare di porre rimedio a questa arretratezza, investendo in tecnologia, cercando di garantirci la sicurezza, facendo in modo che i nostri servizi segreti non dipendano dagli Stati Uniti d'America, ma abbiano una loro autonomia nella capacità di garantire la nostra sicurezza; dobbiamo essere leali e corretti con gli americani, che mantengono in piedi un apparato militare anche in Italia per difendere noi e, ovviamente, i loro interessi, ma guardarci anche i fatti nostri. Mi sembra una cosa del tutto legittima. Non si possono, diciamo, «fare le nozze con i fichi secchi»: se non spendiamo in sicurezza e in difesa, non ci possiamo lamentare che altri nella spesa considerino anche attività di spionaggio, a volte anche nei confronti degli alleati.
Non è che io li voglio giustificare, ma comprendo; d'altro canto, noi dobbiamo ricordare nella gestione della vicenda del generale Dozier – alcuni più anziani la ricordano – come il nostro Stato abbia avuto un atteggiamento compiacente con un'organizzazione terroristica, le Brigate Rosse, che erano finanziate dall'Unione Sovietica. Così come con la vicenda Gladio: noi abbiamo processato la rete di persone che avrebbero dovuto difendere la democrazia in Italia da un'invasione sovietica e invece non abbiamo processato la Gladio rossa, cioè coloro che, al servizio dell'Unione Sovietica, spiavano l'Italia, anzi alcuni che hanno fatto corsi di addestramento in Unione Sovietica hanno avuto anche incarichi governativi. Poi ci stupiamo. Possiamo parlare dell'ultima vicenda di Abu Omar. Come gli alleati si possono fidare dell'Italia ?
Allora, io credo che dobbiamo essere più coerenti, più seri, dobbiamo essere più che persone che si indignano, persone che fanno cose concrete per guardarci la nostra sovranità, anche nei confronti degli alleati, che probabilmente non ci considerano e non ci stimano.
Allora, cerchiamo di essere seri, cerchiamo di difendere la nostra sovranità non delegando tutto agli altri, ma delegando innanzitutto le nostre risorse e la nostra capacità ai nostri scienziati, ai nostri servizi, ai nostri apparati militari, che devono avere fiducia da parte dello Stato, cosa che sinora non è accaduto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, è indubbio che è in evoluzione il punto di equilibrio tra nuove tecnologie dell'informazione e della cibernetica e difesa delle ragioni della sicurezza e della stabilità dell'area italiana e europea. Si potrebbe dire: è la nuova tecnologia... «bellezza», non si può restare indietro e poi lamentarsi. La tecnologia cibernetica potrebbe essere interpretata come la guerra del futuro, e allora ?
Il PIL cinese può superare quello americano, ma il divario tecnologico resta in campo per i prossimi decenni. Il punto è: l'Europa ha presente questa situazione e intende fare qualcosa ? Ma il dibattito di oggi ha suggerito anche un'interpretazione che rasenta l'umorismo; io ho molto apprezzato lo stile istituzionale e l'equilibrio della sua posizione, Presidente Letta, mi tranquillizza molto di più dell'avventurismo. Oggi si è appreso che Grillo avrebbe una posizione ferma contro gli Stati Uniti, anzi finora traspariva una certa intesa maliziosa. Mi auguro che l'ambasciata americana abbia sentito la posizione in Aula dei rappresentanti del MoVimento 5 Stelle, dopo avergli dedicato così grande attenzione. Era accaduto anche con Di Pietro, ma si sa, gli americani capiscono poco della politica italiana, malgrado tutte le informazioni di cui dispongono e tutte le intercettazioni che fanno .
Per questo, signor Presidente, le politiche europee sul tema della difesa – ecco qui il punto – devono fare un salto di qualità, non è che i francesi pensano di fare da soli, i tedeschi da soli. Tutela della sicurezza e promozione dei diritti di libertà personali da non confondersi con la non mettiamo sullo stesso piano la difesa delle libertà personali con la che è un concetto assolutamente riduttivo, richiede un nuovo punto di equilibrio. Certo non possiamo appaltare agli americani, se l'idea è che appaltiamo questi servizi agli americani e poi ci lamentiamo che essi ne facciano un uso, vuol dire che siamo proprio indietro, abbiamo capito poco.
Quindi, Presidente, lei che in Europa è ascoltato e stimato, batta un colpo e richiami gli europei alle loro responsabilità .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Di Lello. Ne ha facoltà.
MARCO DI LELLO. Onorevole Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, le sue parole ci rassicurano sia in ordine al mancato coinvolgimento dei nostri Servizi in attività illegali, sia in riferimento alla sicurezza – me lo auguro – delle conversazioni sue e dei vertici istituzionali, ma su questa premessa noi socialisti riteniamo che tale vicenda imponga una duplice riflessione: da un lato, come lei ha detto, nell'individuazione del punto di equilibrio tra sicurezza nazionale e diritto alla rapporti tra Paesi alleati ed equilibri politici internazionali. È un tema non di oggi, ieri lo scandalo si chiamava Echelon, oggi è Prisma; ma dall'altro, una riflessione è doverosa anche sulla vulnerabilità del nostro sistema di telecomunicazioni.
Dopo aver consegnato la maggioranza dei gestori telefonici in mani straniere, ora abbiamo consentito che anche la rete telefonica sia in mani straniere. Ogni giorno, come lei sa, onorevole Presidente, i nostri dati telefonici, e internet possono agevolmente essere letti e conservati in Cina, a Mosca, a Newbury, a Madrid ma anche a Mountain View e in tanti altri Paesi stranieri.
Torna oggi l'onda delle privatizzazioni, dopo le autostrade e le comunicazioni, pare essere anche il turno della rete energetica. Riflettiamo bene, onorevole Presidente, perché è dalle scelte di oggi che passa il futuro dell'Italia e non vorrei che ci ritrovassimo fra qualche anno a gridare a finti scandali, frutto di scelte precise, assunte spesso sotto la pressione di un'opinione pubblica non sempre disinteressata .
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo. Sospendiamo ora la seduta, che riprenderà alle ore 10,30 con la discussione della mozione presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri. La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Colletti ed altri n. 1-00230 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro della giustizia, Annamaria Cancellieri.
Avverto che la nuova organizzazione dei tempi per l'esame della mozione, predisposta a seguito della costituzione del nuovo gruppo parlamentare «Nuovo Centrodestra», è in distribuzione e sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali della mozione.
È iscritto a parlare il deputato Turco, che illustrerà la mozione Colletti n. 1-00230, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.
TANCREDI TURCO. Grazie Presidente, colleghe e colleghi, signor Ministro Cancellieri, lei è assurta al clamore della cronaca a causa di alcune telefonate intercorse con alcuni componenti della famiglia Ligresti e del suo conseguente interessamento sulle sorti di Giulia Ligresti, all'epoca dei fatti detenuta in carcere.
Un Ministro, e soprattutto un Ministro della giustizia, rappresenta la figura più alta della gerarchia amministrativa e deve essere terza e rispetto ai propri atti e ai propri comportamenti.
Qui, Ministro, non si tratta solo di un problema giudiziario, né tanto meno procedurale, qui il nodo è politico, qui è in discussione il concetto stesso di giustizia, una giustizia che lei rappresenta e che deve essere uguale per tutti i cittadini, siano essi ricchi o poveri, amici di famiglia o perfetti sconosciuti. Lei non può promettere un impegno personale a favore di amici suoi, che la contattano telefonicamente, né può permettersi di dire «no, così no, effettivamente così non è giusto», andando così ad inficiare e a polemizzare con l'operato di magistrati e giudici.
Nel corso del suo discorso al Senato e alla Camera del 5 novembre scorso, lei ha dichiarato – e cito testualmente le sue parole – «non esiterò a fare un passo indietro qualora venga meno, o sia inclinata la fiducia istituzionale nei miei confronti. La fiducia del Parlamento è fondamentale per la vita di un Ministro. Non voglio essere di intralcio».
Ebbene, signor Ministro, le devo far presente che la fiducia, da parte di questo Parlamento, lei non ce l'ha più . Non ha ovviamente la fiducia del MoVimento 5 Stelle, sicuramente, ma non ha nemmeno la fiducia di altre forze politiche dell'opposizione e di una parte di Scelta Civica e dello stesso Partito Democratico.
Le leggo in proposito le dichiarazioni dei candidati rimasti alla segreteria del Partito Democratico. Cominciamo dal deputato Gianni Cuperlo. Le leggo virgolettate: «Il Ministro ha dichiarato di non aver violato alcuna norma, ma la mia opinione è che per motivi di opportunità dovrebbe dimettersi prima del voto. Serve una riflessione da parte del Ministro Cancellieri: deve valutare se esistano le condizioni di serenità e di opportunità politica per poter continuare a svolgere un ruolo così delicato». Passo alle dichiarazioni del deputato Pippo Civati, sempre virgolettate: «Se siamo tutti d'accordo che questo sia stato un episodio scivoloso e concordiamo sull'inopportunità che il Ministro stia ancora al suo posto, perché tergiversare ? Chiedo solo coerenza ai miei compagni di partito. Se non si vota la sfiducia perde il PD». Aggiungo che il collega Pippo Civati aveva anche annunciato che avrebbe presentato una propria mozione di sfiducia che, a quanto mi risulta, era stata anche firmata da almeno una quindicina di colleghi del Partito Democratico. Tralascio le dichiarazioni del sindaco Matteo Renzi in quanto non è parlamentare e, quindi non dovrebbe influenzare quella che è l'opinione e l'operato di questo Parlamento.
Vado già alla conclusione, signor Ministro: se le è rimasta un minimo di coerenza con quanto detto, si deve dimettere. Lei ha senza dubbio la fiducia del Governo, non certo quella di questo Parlamento e, senza dubbio, non quella del Paese.
Lei, Ministro, è già stata sfiduciata dai cittadini italiani
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Verini. Ne ha facoltà.
WALTER VERINI. Signor Presidente, nell'intervento pronunciato dal Ministro lo scorso 5 novembre davanti alle Camere, la stessa Ministra espresse il suo rammarico – crediamo sincero – per aver fatto prevalere sentimenti di amicizia e di umanità sui doveri di un rigoroso profilo istituzionale. Tuttavia, nello stesso discorso, emergeva come questo comportamento, così gravemente inopportuno, non avesse determinato gesti e atti discrezionali di alcun genere, decisioni o iniziative improprie, tese ad intervenire con l'autorità ministeriale a favore di una particolare detenuta, le cui condizioni erano incompatibili con il regime carcerario.
Questa tesi, possiamo dire a questo punto questo dato di fatto, è stata poi confermata da dichiarazioni e interviste dei dirigenti del DAP, da prese di posizione della procura di Torino, titolare dell'inchiesta e del procedimento a carico dei responsabili di uno dei più gravi e odiosi scandali finanziari degli ultimi decenni, quello Fonsai, che ha visto protagonisti diversi membri della famiglia Ligresti. La stessa procura di Torino, guidata con rigore da uno dei magistrati più stimati di questo Paese, ha ritenuto di ribadire l'altro ieri, nel trasmettere gli atti a Roma, questa situazione di assenza di profili penali.
Nel dibattito di questi giorni poi, mi hanno colpito le parole di Luigi Manconi – invito tutti a prenderle in considerazione, perché vengono da una persona che si è sempre occupata e si è sempre sporcata le mani attorno ai temi della condizione bestiale dei detenuti – il quale ha testimoniato di aver sempre trovato nel Ministro Cancellieri una interlocutrice attenta e obbiettiva nei confronti di tutte le situazioni di gravissimo disagio nelle nostre carceri.
Così, mentre la procura e personalità diverse segnalavano questa correttezza, da parte del MoVimento 5 Stelle veniva presentata la mozione di sfiducia. In realtà, io non credo che si trattasse e si tratti di una mozione di sfiducia individuale; penso che si tratti di un legittimo attacco politico al Governo, ma lo si chiami con il suo nome.
Io penso cioè che si tratti di una mozione a prescindere. Se per caso il Ministro avesse tenuto ipoteticamente il comportamento opposto, se cioè davanti a una segnalazione, sia pure da parte di una famiglia di amici, di una grave situazione di incompatibilità con il regime carcerario non si fosse non dico attivata, ma quanto meno preoccupata di capire se qualcosa si stesse facendo, sono convinto che, per motivi opposti, per assenza di intervento, per non aver avuto la sensibilità, i colleghi del MoVimento 5 Stelle avrebbero presentato la stessa mozione di sfiducia. È un attacco politico al Governo – diciamolo – reso forse ancora un po’ più astioso dalla delusione che i colleghi del MoVimento 5 Stelle hanno provato recentemente magari con i risultati delle elezioni in Basilicata
Noi pensiamo che questo Governo debba e possa continuare il suo lavoro. Noi respingiamo questo attacco politico e pensiamo che lo debba continuare a fare rispettando i tempi, i programmi e l'orizzonte che si era dato al momento della fiducia, ribadito nel tornante del 2 ottobre, quando non è che non sia successo niente; è la data dopo la quale abbiamo assistito ad una spaccatura significativa all'interno del PdL.
È un lavoro difficile che tuttavia va fatto nell'interesse del Paese, per dare un senso a parole come lavoro, speranza e futuro. È un percorso difficile per aggredire davvero le drammatiche emergenze che riguardano tanti giovani, tante famiglie e tante imprese, e poi anche perché non solo si aiuti l'Italia a risollevarsi e a guardare con fiducia in avanti, ma anche per fare finalmente quelle riforme, per superare un bicameralismo perfetto troppo spesso paralizzante, per diminuire i parlamentari e per fare finalmente quella legge elettorale.
Lo voglio dire a chiunque, a tutte le latitudini, ma in particolare agli amici del MoVimento 5 Stelle, visto che Grillo ha apertamente detto di voler tornare a votare con questa legge.
Noi faremo di tutto per non tornare a votare con questa legge . Faremo di tutto per dare ai cittadini italiani il potere di scegliere un Governo e il potere di scegliere e controllare i propri rappresentanti . Si mettano il cuore in pace !
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, sta parlando. Per favore, per favore.
WALTER VERINI. Noi vogliamo una legge di questo tipo. Ecco perché confermiamo, e mi avvio a concludere, Presidente, il nostro «no» alla mozione di sfiducia. Però, però, però ...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Potrete poi intervenire ed esprimere il vostro dissenso. Adesso fate parlare il collega, lasciatelo terminare. Ognuno ha il suo spazio, è il suo turno. Prego, onorevole Verini.
WALTER VERINI. Detto questo, con altrettanta franchezza, voglio dire che, da quello che è emerso fin qui, non vi sono tali elementi da prefigurare nella gestione della condizione dei detenuti ... Presidente, chiedo scusa, ma queste intemperanze, che mi impediscono di parlare, spero che vengano tenute in conto per recuperare il tempo che non posso impiegare per parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Verini, continui. Prego. Colleghi !
WALTER VERINI. Non vi sono, dicevo, elementi tali da prefigurare, nella gestione delle carceri italiane e negli altri atti, comportamenti impropri. Però, voglio dire che il nostro partito, che è un partito democratico, ha discusso, discute, con posizioni diverse; lo ha fatto fino a ieri sera, in una riunione di gruppo. Da diverse parti, nel nostro partito, nel nostro gruppo, è stato auspicato, richiesto e anche sperato non solo un rammarico del Ministro, ma anche un suo passo indietro. E questo è avvenuto non in modo strumentale, ma in modo aperto, solare, direi. Lo hanno fatto candidati alla segreteria, ma lo hanno fatto tanti parlamentari.
Io voglio dire che, secondo me, nel disagio che molti di noi hanno provato per quelle telefonate – mi rivolgo a lei, Presidente, ma riferendomi, ovviamente, alle telefonate del Ministro – non vi era solo il disagio per quelle specifiche telefonate, ma vi è un disagio per un modo di essere del nostro Stato, della pubblica amministrazione, che causa disagio ai cittadini.
Infatti, non vi è solo il disagio che deriva dal fatto che non tutti possano telefonare a un Ministro, ma vi è anche il disagio, a cui quotidianamente assistiamo, per l'umiliazione di chi, per avere in tempi umani una risonanza magnetica, deve chiamare un amico politico ; vi è il disagio di chi, per avere riconosciuto un diritto, deve chiedere una raccomandazione; vi è il disagio di chi, per affermare due parole semplici, meriti e bisogni, è costretto a umiliarsi per chiedere uno scambio.
Questo è il tema ! Il Ministro ha valutato, ha ritenuto di non compiere passi indietro e crediamo, per quello che la conosciamo, che sia stata una decisione sofferta, supportata dal Governo, una decisione che noi rispettiamo. Per questo, allora, oggi, anche se legittimamente molti di noi mantengono perplessità, noi, uniti e in maniera aperta, senza prendere ordini da nessuno respingiamo questo attacco politico al Governo, rinnoviamo la fiducia al Governo e chiediamo di andare avanti.
L'ultima cosa che voglio dire, come componente della Commissione giustizia, è che vorremmo che si vada avanti e non si perda tempo su alcune questioni drammaticamente urgenti, come ci hanno ricordato il Presidente Napolitano e tanti altri: la drammatica situazione delle carceri, l'esigenza di una giustizia più umana, più civile, più al servizio dei cittadini...
PRESIDENTE. Deputato, concluda.
WALTER VERINI. ...e non dei potenti di turno. Questo è quello che diciamo, e lo diciamo con lealtà nei confronti del Governo e dei suoi componenti, ma respingendo la strumentalità di chi non ha a cuore una cosa che noi abbiamo: il nostro Paese .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Nicola Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, abbiamo ascoltato le parole del collega Verini, da cui emerge chiaro non solo che la maggioranza non ha intenzione di chiedere le dimissioni del Ministro Cancellieri, ma, addirittura, vorrebbe estendere le sue deleghe . Se fossi nel Ministro Quagliariello, mi preoccuperei particolarmente, visto che, probabilmente, le dimissioni potrebbero chiederle sulla sua figura.
Detto questo, Presidente, la Lega ovviamente conferma in modo coerente la propria posizione: noi voteremo a favore della mozione di sfiducia.
Siamo in attesa che il Ministro Cancellieri, con un atto di responsabilità nei confronti delle istituzioni – lo sentiremo successivamente – possa rassegnare le dimissioni – ce lo auguriamo – rispetto ai fatti che l'hanno chiamata in causa. Se così non sarà, ovviamente la Lega insisterà per votare la mozione di sfiducia nei confronti del Ministro Cancellieri.
Noi rimarremo coerenti rispetto alle posizioni che abbiamo tenuto sino ad oggi. Non abbiamo fatto riunioni, non abbiamo fatto assemblee, non ci siamo riuniti in conclave come hanno fatto altre forze politiche. Rimaniamo coerenti rispetto alla nostra linea, rimaniamo coerenti rispetto a quello che abbiamo detto il 5 novembre in occasione dell'informativa del Ministro, rimaniamo coerenti con quello che abbiamo detto dopo il 5 novembre.
Per questo motivo noi voteremo la mozione di sfiducia, che – è vero – è una mozione di sfiducia individuale nei confronti del Ministro, una mozione di sfiducia nei confronti del Ministro, ma che indirettamente diventa una mozione di sfiducia nei confronti del Governo, quindi una mozione di sfiducia chiaramente politica.
Il 5 novembre, quando il Ministro fu chiamato dalle forze politiche di opposizione a riferire in Aula sulla vicenda, anzi sull'intreccio Ligresti, la Lega cosa chiedeva ? La Lega chiedeva di chiarire questo intreccio, anzi chiedeva al Ministro di fugare ogni dubbio, ogni legittimo sospetto con riferimento alla vicenda Ligresti. Chiedevamo di chiarire l'opacità e l'ambiguità del rapporto con la famiglia Ligresti. Chiedevamo di chiarire la commistione tra il ruolo pubblico e la funzione pubblica del Ministro rispetto alla sua sfera privata, di chiarire che non vi fossero condizionamenti e soggezioni da parte del Ministro nell'esercizio delle sue funzioni rispetto al rapporto di amicizia legittimo, ma che diventa incompatibile nel momento in cui lei ha un ruolo delicato e importante come Ministro della giustizia. Chiedevamo di chiarire – e questo era per noi il vero punto di questa vicenda – la telefonata del 17 luglio avuta con la compagna di Ligresti, telefonata grave, telefonata inopportuna, telefonata rispetto alla quale anche il Ministro stesso si è scusata nei confronti all'Aula; chiedevamo di chiarire la telefonata di sensibilizzazione al DAP, la telefonata fatta per sensibilizzare circa lo stato di salute di Giulia Ligresti ai due vicedirettori del DAP. E voglio ricordare, quella stessa Giulia Ligresti, Ministro, di cui qualche giorno fa abbiamo visto le foto mentre passeggiava nel «quadrilatero della moda» a fare shopping . Delle foto che non hanno sicuramente aiutato la sua persona e la sua figura ! È indegno che una persona che rischiava, come è stato detto, la vita passeggiasse nel «quadrilatero della moda» a Milano a fare shopping. E purtroppo nulla di queste circostanze, nulla di queste vicende è stato chiarito. Le pezze giustificative che lei portò il 5 novembre furono assolutamente carenti, deboli ed è il motivo per cui la Lega chiuse quell'intervento, l'intervento del 5 novembre, chiedendo al Ministro un passo indietro e invocando il Ministro alle dimissioni.
Nel frattempo le forze politiche di maggioranza tutte, in modo particolare il Partito Democratico, con le parole del capogruppo Speranza, difendevano il Ministro. In quell'occasione il Ministro cosa chiedeva ? Chiedeva una fiducia piena, chiedeva una fiducia totale, complessiva, una fiducia politica da parte della propria maggioranza, chiedeva che gli venisse riconosciuta stima istituzionale.
In quella occasione lei ebbe stima istituzionale da parte della maggioranza di Governo che la sostiene. Peccato che due giorni dopo, il 7 novembre, il futuro segretario del Partito Democratico va da Santoro a – due giorni dopo, non due giorni prima, rispetto all'informativa – e il 7 novembre Renzi dice: «Avrebbe fatto – ed è la prima bordata che arriva al Ministro e la prima bordata che arriva al Governo – un favore – riferito al Ministro Cancellieri – al Paese se si fosse dimessa. Fossi stato io il segretario del PD, non l'avrei difesa». E qui si apre poi una partita politica il cui esito, i cui sviluppi li abbiamo visti in questi giorni.
Veniamo ai giorni nostri. Rispetto alla vicenda Cancellieri-Ligresti intervengono due fattori determinanti: un fattore di natura giudiziaria ed un fattore di natura politica. Il fattore di natura giudiziaria sono i riscontri che alcuni quotidiani riportano, rispetto ai quali è stato aperto un fascicolo di inchiesta da parte della procura di Torino, trasferito alla procura di Roma. E vedremo quali saranno gli esiti di questa vicenda. Emerge una terza telefonata, emergono nuove contestazioni – terza telefonata che, tra l'altro, viene fatta esattamente il giorno prima del 22 di agosto, quando il Ministro viene interrogata dal procuratore aggiunto di Torino, Vittorio Nessi –, emergono altri elementi, rispetto ai quali il Ministro sarà chiamata a chiarire. Infatti, se è vero che il Ministro non è indagata, quindi, se è vero che il Ministro non è iscritta nel registro degli indagati di quella inchiesta, è altresì vero che la posizione del Ministro non è archiviata e probabilmente il Ministro sarà chiamata a rispondere nuovamente di questi fatti.
Noi non diciamo che il Ministro ha mentito, non ci prendiamo la responsabilità di attribuire questa responsabilità al Ministro. È evidente, però, che con riferimento ad alcuni fatti, ad esempio che le telefonate non sono state due, ma sono state tre, che non ha riferito della terza chiamata, che le telefonate anziché essere ricevute, sono state fatte, è evidente che il Ministro dovrà ancora chiarire questa vicenda. E, quindi, ci sono fatti nuovi, ci sono circostanze nuove, che rendono ancora di più la figura del Ministro incompatibile con il ruolo istituzionale che ricopre.
Poi c’è la vicenda politica. Ovviamente attenderemo l'esito del dibattito per capire che cosa farà il Partito Democratico. Il collega Verini ha dato un primo accenno di quello che la maggioranza sarà indotta a fare, ovvero difendere il Ministro per difendere il Governo. Rimane evidentemente una vicenda grottesca, una farsa, che getta discredito sul Ministro.
Ministro, se anche dovesse rimanere, rimarrà un Ministro dimezzato, un Ministro azzoppato, un Ministro senza credibilità, un Ministro senza autorità ed autorevolezza, e in questo particolare contesto e in questo particolare momento di grande bisogno della giustizia di riforme vere, noi crediamo che un Ministro in queste condizioni non potrà dare un contributo importante al Paese, ai cittadini e a una vera riforma della giustizia.
È per questo che la Lega confermerà, all'esito del dibattito, il proprio voto di sfiducia con riferimento alla mozione di sfiducia nei confronti del Ministro
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Ministro Cancellieri oggi è accusata di avere raccolto gli sfoghi telefonici di un vecchio amico, un cui familiare, in detenzione preventiva per un importante scandalo finanziario, si trovava in condizioni di grande sofferenza fisica e psichica, tanto da far temere un possibile suicidio.
Il Ministro ha ascoltato, ha confortato per quanto possibile, ha assicurato il proprio interessamento. Parola vaga: «interessamento». Come si è interessato il Ministro ? Ha chiamato il magistrato competente per minacciarlo o per blandirlo ? Pare di no. Quello che risulta agli atti è che ha incaricato un suo collaboratore di portare a conoscenza questa situazione di disagio al magistrato competente, perché potesse verificare se la situazione fosse davvero così grave e decidere quali interventi fossero eventualmente necessari.
Possiamo dire che si è trattato di un'intromissione indebita ? Sembra proprio di no. Cosa fareste voi, onorevoli colleghi ? E lo chiedo a quelli che hanno parlato prima di me, chiedendo le dimissioni del Ministro Cancellieri. Cosa farebbe ciascuno di voi se gli pervenisse la notizia che un detenuto rischia di morire in carcere ? Il caso non è teorico: a ciascuno di noi capita di essere raggiunto in qualche modo, spesso fermato per strada da qualcuno che descrive un caso pietoso e sollecita un intervento. Sarà vero che la situazione è così grave ? Non lo sappiamo. I familiari tendono comprensibilmente, anche in buona fede, ad esagerare il disagio del loro congiunto. Ma possiamo permetterci di ignorare un segnale che forse indica davvero un pericolo di vita ? Quello che faccio io e quello che fate anche voi – perché ognuno di voi si è trovato in situazioni del genere –, quello che faccio io è portare a conoscenza delle autorità competenti le informazioni che mi sono pervenute, perché le possano valutare, e questo è quello che ha fatto il Ministro.
Ha avuto anche la delicatezza di non telefonare personalmente per non dare neanche l'impressione lontana di voler influenzare l'autorità competente, che sola ha il diritto e il dovere di valutare l'informazione e di prendere le decisioni conseguenti.
Ma, si potrebbe obiettare, il Ministro deve essere egualmente vicino a tutti i cittadini italiani, non è bello che intervenga, anche nel modo corretto che abbiamo descritto, a favore degli amici suoi mentre tanti altri cittadini versano nella medesima condizione. Risulta, però, che il Ministro è intervenuto in molti altri casi di cui è venuto a conoscenza, con modalità analoghe a quelle del caso preso in esame. E, purtroppo, di casi del genere ce ne sono tanti e ognuno di voi – credo – è intervenuto qualche volta – correttamente, mi auguro – a portare a conoscenza le informazioni a lui pervenute di chi ha il potere e il dovere di decidere.
Dov’è, allora, lo scandalo ? Qualcuno ha detto: «Il Ministro ha perso, magari senza sua colpa, la fiducia del Parlamento e del Paese». È un argomento irricevibile, anzi risibile. Il popolo esercita la sua sovranità attraverso il Parlamento e il Parlamento la sua fiducia si appresta ad esprimerla attraverso il voto.
Signor Ministro, la nostra fiducia, la mia fiducia lei non l'ha persa, vedremo se ha perso quella del Parlamento oppure no. Credo di no. Nessuno può individualmente parlare a nome del Parlamento e nemmeno a nome di tutto il popolo italiano: ognuno di noi rappresenta un frammento della sovranità del popolo italiano e dovrebbe avere la modestia di riconoscere il ruolo egualmente importante e dignitoso di ciascuno dei suoi colleghi.
Ma la questione Cancellieri ha anche un versante politico, che sarebbe ipocrita voler ignorare. Il Governo Letta sta complessivamente ben operando per far uscire il Paese dalla recessione e riportarlo sul sentiero dello sviluppo. Abbiamo fiducia che il 2014 sia l'anno della ripresa e, se arriva la ripresa economica, se torna il lavoro, se le medicine amare che il Paese ha dovuto ingoiare cominciano a fare il loro effetto benefico, si smorza e alla fine si spegne l'ondata della antipolitica, sulla quale molti, e non solo il MoVimento 5 Stelle, hanno costruito la loro fortuna.
È per questo che quelli che, fin dal principio, hanno scommesso sul crollo dell'Italia cercano in queste settimane ogni possibile pretesto per abbattere il Governo. Dopo, se non ci riescono in queste settimane, diventerà sempre più difficile abbattere un Governo che riporta in Italia lavoro e benessere e riesce, come contiamo avvenga nelle prossime settimane, anche a ottenere una svolta della politica europea verso lo sviluppo, la crescita e la solidarietà. Da qui l'accumularsi degli attacchi pretestuosi e dei tentativi di ricatto: il peggio del peggior vecchio della vecchia politica.
E vorrei dire anche ad alcuni amici della maggioranza: io mi auguro che con questo atteggiamento, che è coerente da parte di chi ha sempre scommesso sul crollo del Paese, perché vuole la decrescita felice (la decrescita l'abbiamo, felice non è ed è dubbio che possa diventare felice nel futuro), da parte di chi magari vorrebbe lo sfascio dell'unità nazionale – è coerente, non lodevole ma coerente –, nessuno colluda con questi atteggiamenti, che nessuno, per una comprensibile, ragionevole e giustificata ambizione di succedere all'attuale Presidente del Consiglio, dimentichi che non si possono costruire le proprie fortune politiche sul male dell'Italia, provocando una crisi la quale potrebbe farci perdere tutto ciò che faticosamente abbiamo guadagnato.
Allora, torniamo alla ragionevolezza, guardiamo con oggettività quello che succede, non lasciamoci prendere dal turbine della calunnia e del pettegolezzo, confermiamo la nostra fiducia nel Ministro e confermiamo la nostra fiducia nel futuro dell'Italia .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, membri del Governo, signora Ministra, userò toni bassi e linguaggio piano, ma vengo al punto diretto. Noi dieci giorni fa abbiamo chiesto al Ministro della sentenza «Torreggiani»: sentenza pilota della Corte europea dei diritti dell'uomo che inchioda il nostro Paese, inchioda l'Italia.
La inchioda ad un termine, cioè a porre in atto immediate misure per cambiare ciò che è diventato l'inferno delle carceri, perché questa vicenda è intimamente legata alle carceri. Si tratta in sostanza di chiudere entro maggio l'insopportabile forbice tra capienza regolamentare e numero dei detenuti. E se – veniamo al punto – ciò non fosse stato, le chiedevamo, signora Ministra, se lei non fosse stata in grado, se si fosse fortemente indebolita in relazione a questa vicenda, le chiedevamo di fare un passo indietro, di farlo lei autonomamente. Troppo importante quell'obiettivo, troppo importanti le vite che oggi sono in gioco. Questo dieci giorni fa.
Devo dire che i giorni sono passati e non sono stati giorni buoni su questo versante. Chi le parla pensa che lei abbia lavorato bene in questi mesi, che sia un buon decreto quello che porta il suo nome, che siano buone le iniziative parlamentari che sono iniziate e che sono passate in quest'Aula (parliamo sempre di giustizia, parliamo di carceri), cioè Sinistra Ecologia Libertà non si iscrive al partito e non è iscritta al partito di chi pensa che l'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge si manifesta meglio tenendoli in carcere il più possibile, innocenti compresi, a differenza invece di alcune altre discussioni che abbiamo fatto e di alcuni altri voti che sono stati dati in quest'Aula.
Ma c’è un «ma»: la strada che abbiamo di fronte fino a maggio è una strada complicata e temo che lei, signora Ministra, indipendentemente dal voto di oggi, non abbia più la piena fiducia della sua maggioranza. Come ci arriveremo a maggio, quando il futuro segretario del maggior partito della coalizione di Governo, il Partito Democratico – e qui c’è gente che fa gli scongiuri su questo futuro, ma è probabilisticamente così –, ebbene, quel segretario un giorno parla contro l'amnistia, un giorno parla contro l'indulto e il terzo giorno, invece che rinsavire, chiede le sue dimissioni, signora Ministra ? Come facciamo a metter mano agli avvelenati inutili frutti legislativi degli scorsi anni (parlo sempre della Fini-Giovanardi, della Bossi-Fini, dell'ex Cirielli, della possibilità di introdurre il reato di tortura e di altro) ? Come facciamo a tentare questo e magari a dire qualcosa e a fare qualcosa che limiti quel traffico di intercettazioni e di atti coperti da segreto – questo sì reato – che dalle procure scorre ininterrotto, inquinando anche ormai da tempo la nostra vita politica ? Queste e tante altre cose: come facciamo in questa situazione ?
Allora, alla base il contenuto della mozione che è stata presentata è un contenuto, un testo – basta leggerlo – che è un pignolo lavoro di questura, diciamo che di politico c’è poco, c’è poca traccia. Tuttavia, alla luce delle cose dette di merito, non tanto alla luce delle cose scritte, signora Ministra, credo che abbia ancora il tempo lei, autonomamente, di decidere che quel passo indietro oggi va fatto per il bene del Paese, direi, per il bene delle nostre carceri e del nostro sistema giudiziario.
Se così non sarà, temo che dovremo essere noi a dare il nostro voto di sfiducia all'interno di quest'Aula e a votare, nostro malgrado devo dire, a favore di quella mozione .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Polverini. Ne ha facoltà.
RENATA POLVERINI. Signora Presidente, signora Ministro e onorevoli colleghi, trasmettendo gli atti a Roma, la procura di Torino, oltre alle dichiarazioni rese dal dottor Caselli, ha definitivamente chiarito che non esistono indagati in merito alle famose telefonate del Ministro Cancellieri sulla situazione carceraria di Giulia Ligresti.
Questa triste storia avrebbe dovuto spingerci ad una valutazione sulla situazione in cui versano le carceri italiane e a sollecitare una riflessione più approfondita e seria sulle parole rivolte – ricordo a quest'Aula – da Papa Giovanni Paolo II e, più recentemente, dallo stesso Capo dello Stato in merito alle inumane condizioni di detenzione di una parte non irrilevante degli oltre 60 mila detenuti e, di conseguenza, del personale addetto. Abbiamo, invece, purtroppo, assistito ad un raro esercizio di cinismo e di speculazione politica nella quale si sono esercitati consumati polemisti e si sono sovrapposti interessi di bottega che hanno attraversato, purtroppo, anche i partiti. Per giorni abbiamo assistito alla messa in moto di un tritacarne mediatico che ha investito il Ministro e ha messo in discussione uno dei pilastri della nostra cultura politica, il garantismo. Una campagna giornalistica, però, come abbiamo detto più volte in questi giorni e non solo, non può determinare la messa in discussione di un incarico. Arrivo a dire che neppure l'apertura di un'inchiesta giudiziaria deve diventare motivo per chiedere le dimissioni di una carica pubblica se crediamo nel principio di civiltà giuridica della presunzione di innocenza.
Rivendico alla mia parte politica di aver mantenuto un profilo garantista anche in questa circostanza convinti come siamo che pure questa vicenda vada ascritta a quel clima di giacobinismo strisciante che caratterizza una certa sinistra tranne quando ad essere coinvolti, non sfiorati, da vicende giudiziarie sono i suoi uomini o le sue donne. Gli esempi anche recenti sono tanti, ma non vale oggi la pena neppure farli. E voglio evitare anche parallelismi con altre telefonate che sono costate care a chi ha tentato di informarsi sulla sorte di un fermato o di un detenuto. Su questa vicenda, però, è necessario e doveroso denunciare, qui e oggi, l'atteggiamento del Partito Democratico. In un primo momento il Partito Democratico aveva confermato la fiducia al Guardasigilli. Passate poche ore, però, ha avuto inizio una battaglia tutta interna alle correnti del partito giocata proprio sulla pelle di Annamaria Cancellieri. Abbiamo assistito allora alla schizofrenia dei Democratici che prima hanno confermato la fiducia richiesta dal Letta, poi, una volta emersi nuovi tabulati che non cambiano la sostanza del fatto, sono ritornati a chiedere un atto di responsabilità al Ministro in controtendenza con ciò che avevano sostenuto giusto qualche giorno prima, per poi ieri sera, come abbiamo appreso in diretta televisiva, cambiare di nuovo atteggiamento. È chiaro come sulla stabilità del Governo che dicono di voler difendere si stia giocando una partita che esula totalmente dai temi della giustizia, nonché dalle carceri italiane, signor Ministro, sui quali lei è impegnata.
Certo, siamo tutti pronti a batterci il petto quando accade qualcosa di irreparabile, quando la detenzione diventa talmente insopportabile da portare al suicidio, quando sull'Italia piovono condanne per la gestione del sistema carcerario. Ma se qualcuno prova a reagire per senso di umana compassione o di convinta consapevolezza del proprio ruolo di deputato, di Ministro o di Capo del Governo, ecco che scatta l'invettiva, il retropensiero, la condanna. Conosco un po’ la Ministra Cancellieri; non tanto, ma abbastanza per capire che alla base del suo intervento – e di tutti quelli che, è provato, ha fatto nella sua qualità di Ministro per accertare la condizione di altri detenuti – c’è la profonda umanità che la caratterizza e che ce l'ha fatta apprezzare anche quando è stata titolare del Viminale. In un'altra situazione l'intervento del Ministro della giustizia sarebbe considerato più che legittimo. Ma forse, più che in un'altra situazione, dovrei dire, e mi dispiace, in un altro Stato, in uno Stato in cui il responsabile del Dicastero della giustizia non sia considerato il «terminale», ma il «controllore» di quanto accade in ambito giudiziario e carcerario a garanzia di tutti i cittadini, non solo di quelli togati.
Cari colleghi, non penso che il centro della questione sulla quale oggi siamo chiamati a discutere e votare sia quello di contare le telefonate del Ministro e di inchiodarla alla responsabilità di non averle forse ricordate tutte.
Siamo tutti registrati, osservati, in qualche modo «ascoltati» – e non solo dai nostri connazionali, pare – e questo non può essere un'insignificante dettaglio, buono per giustificare l'ennesimo editoriale di chi ha bisogno di dimostrare che c’è sempre qualcuno che trama per impedire il trionfo della giustizia. Ma la giustizia, quella con la «G» maiuscola, in Italia non trionferà mai se continuerà ad essere amministrata in maniera irresponsabile, nel senso tecnico del termine, non morale o politico, perché non risponde – e quindi non è responsabile – degli errori, pur numerosi e gravi, che commette.
In un bel libro, forse tra i meno conosciuti, dell'autrice delle «, «, si dice: «Ho sempre scoperto qualche bassezza in coloro che credono così facilmente all'indegnità degli altri». Mi sembra che questa frase si adatti pienamente alla situazione che stiamo affrontando. Noi – lo voglio dire con forza – crediamo nella buona fede del Ministro. Di più: crediamo che il suo ruolo le imponesse ciò che lei ha fatto e che speriamo – lo dico ancora, signor Ministro – continui a fare, restando salda alla guida del Ministero di via Arenula .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, noi Socialisti abbiamo scelto di non iscriverci né nelle schiere dei dimissionisti, né in quelle dei cancellieristi. Non vogliamo vincere alcuna partita. Abbiamo laicamente guardato i fatti senza pregiudizi e deciso di conseguenza, confermando la nostra fiducia alla Ministra Cancellieri.
Anche a noi sono apparse inopportune alcune conversazioni telefoniche, ma la caccia alle streghe, anzi le ripetute cacce alle streghe di questi mesi sono ancor più inopportune, direi inaccettabili. Provate a pensare: Biancofiore, Idem, Kyenge, la Presidente Boldrini ed ora la Ministra Cancellieri: sarà una coincidenza ?
Ma torniamo ai fatti di ora. Nel giornale socialista di ieri, l’, il direttore riportava in modo preciso i fatti. Li riassumo: la procura di Torino ha negato la sussistenza di motivi di reato e, quindi, non è stato emesso alcun avviso di garanzia. Questo è un fatto.
Ci chiediamo: ci sono fondati elementi di disparità di trattamento a proposito della scarcerazione di Giulia Ligresti ? Le autorità competenti lo hanno negato, affermando che la pratica di scarcerazione della donna era stata avviata prima della telefonata. Altro fatto.
Ad oggi, oltre a notizie di ulteriori intercettazioni della Ministra Cancellieri con il suo medico privato – e non si capisce perché questo signore, mai indagato, avesse le telefonate intercettate – altro non pare ci sia.
C’è chi sostiene che un Ministro o una Ministra debba non solo essere, ma anche apparire «terzo» rispetto ai propri atti. Capisco la richiesta, ma aggiungo che il gesto di umanità, certamente dettato in questo caso da amicizia è uno di una lunga serie di atti che si sono resi necessari per la drammatica condizione in cui versano le carceri italiane.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PIA ELDA LOCATELLI. Ho ancora 20 secondi, signora Presidente.
E, dunque, la verità è che da una parte ci sono i colleghi del MoVimento 5 Stelle, cui non par vero di dare realizzazione al loro che ci ripetono da mesi – «tutti a casa» – e hanno iniziato con la Ministra Dall'altro, c’è il congresso del Partito Democratico e Renzi ha agitato le dimissioni della Ministra Cancellieri come una clava, Cuperlo ha incassato e ha ripiegato su una posizione intermedia e Civati si proponeva di superare Renzi in questo campo non avendolo superato in altri. Questi sono i fatti. Per fortuna ci si è fermati in tempo con questa caccia alle streghe e per fortuna hanno fatto barriera l'autorevolezza del Primo Ministro e la fermezza di Anna Maria Cancellieri, al di là dei congressi di partito o del partito del «tutti a casa».
PRESIDENTE. Deve concludere.
PIA ELDA LOCATELLI. Noi, signora Ministro, le chiediamo di restare, perché anche noi – come Don Rigoldi che nelle carceri lavora da quarant'anni – pensiamo che lei sia Ministra concreta e competente, impegnata con grande determinazione a migliorare le incivili condizioni di vita dei detenuti e delle detenute
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Sarti. Ne ha facoltà.
GIULIA SARTI. Signor Presidente, colleghi, dall'inizio di questa legislatura, la Commissione giustizia si è occupata e si sta occupando, per la stragrande maggioranza del suo tempo, del sovraffollamento carcerario. Per mesi, non si è fatto altro che parlare di questo. Il MoVimento 5 Stelle ha presentato addirittura un piano carceri per indicare una possibile soluzione, ma siamo stati prima ignorati e, poi, accusati proprio da lei, Ministro, di aver preso dati e notizie falsi sulle carceri.
Intanto, però, dietro le quinte, nei mesi estivi, che cosa succedeva ? Il Ministro della giustizia si attivava per sincerarsi che la situazione delle condizioni di salute di una sola detenuta fossero state prese in considerazione dal personale competente (DAP più magistrati). Tutto ciò, per fare un favore ad un'amica, la signora Fragni, compagna di Salvatore Ligresti e madre della detenuta. Non solo: il Ministro della giustizia diceva al telefono che si sarebbe messa a disposizione della famiglia Ligresti e ribadiva che no, non era giusto quello che stava capitando in riferimento agli arresti delle figlie di Salvatore Ligresti, mentre il terzo figlio, ricordiamolo – ricordiamolo –, continua la sua latitanza in Svizzera .
E tutti gli altri detenuti, Ministro ? Quanti malati ci sono all'interno delle nostre carceri ? Quanti versano in condizioni disastrose, ai limiti della tortura ? E il personale che lavora in carcere, di cui non si parla mai, purtroppo ? Quanti soffrono di depressione ? Quanti avrebbero bisogno di ottenere un trasferimento, che non viene mai concesso, perché c’è totale mancanza di organico ? Quante persone arrivano al suicidio ? Non ci sembra di ricordare che nella sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo ci fosse scritto che bisognava risolvere il problema del sovraffollamento solo in caso di detenuti con cognome Ligresti !
La verità è che, spesso, le emergenze in questo Paese vengono create ad arte, magari, per far guadagnare qualcuno, magari perché ci sono interessi economici apparentemente nascosti. Prendiamo il caso dei braccialetti elettronici, solo per fare un esempio: uno spreco da 9 milioni di euro l'anno. E sapete quante volte sono stati applicati dal 2001 questi braccialetti ? Quattordici volte ! E chi gestisce il sistema del controllo dei braccialetti elettronici ? La Telecom. Il 31 dicembre 2011 il contratto con Telecom viene rinnovato dall'allora Ministro dell'interno, proprio lei, Ministro Cancellieri, salvo poi essere annullato dal TAR del Lazio perché non era stata fatta gara e si era proceduto con trattativa privata ! E oggi chi gestisce la contabilità di Telecom, in cui viene assegnata anche la maxicommessa del Ministero della giustizia ? Chi è responsabile dei settori di amministrazione, finanza e controllo ? Suo figlio, Ministro Cancellieri, Piergiorgio Peluso che ha lasciato Fonsai nel 2012 con una liquidazione di 3,6 milioni di euro !
Bene Ministro, da questa vicenda, dalla vicenda Cancellieri-Ligresti, colleghi, emerge chiaramente che nel nostro Paese esistono cittadini di serie «A» e cittadini di serie «Z», come ha già precedentemente ricordato il collega Bonafede.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIULIA SARTI. Una volta bastava conoscere persone influenti per avere raccomandazioni e favori; oggi siamo passati oltre: è necessario avere il numero di cellulare di un Ministro per ottenere facilmente corsie preferenziali.
Vede, Ministro Cancellieri ...
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
GIULIA SARTI. ... a volte, proprio per il ruolo che si sta ricoprendo, è meglio non farle certe telefonate !
PRESIDENTE. Colleghi, togliete questi telefonini, per favore. Grazie !
Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali della mozione presentata «Dimissioni, dimissioni !». Colleghi, per favore !
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la Ministra della giustizia, Annamaria Cancellieri.
ANNAMARIA CANCELLIERI, . Gentile Presidente, onorevoli deputati, ho già riferito a questa Assemblea sui fatti relativi alla scarcerazione della signora Giulia Ligresti in occasione dell'informativa urgente dello scorso 5 novembre. Oggi, non posso che rifarmi integralmente a quella ricostruzione, riassumendone brevemente i passaggi salienti e aggiungendo gli elementi di novità emersi in questi giorni.
La vicenda penitenziaria di Giulia Ligresti inizia il 17 luglio 2013, quando viene eseguita nei confronti suoi, del padre Salvatore e della sorella Jonella, una misura cautelare e si conclude il 28 agosto, quando il GIP concede gli arresti domiciliari in seguito ad una consulenza medico legale disposta dalla procura di Torino che accerta come la permanenza in carcere costituisca: «un concreto danno per la salute del soggetto».
Per quanto mi riguarda, il 19 agosto ho informato i vertici del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria delle condizioni fisiche e di salute della detenuta, che si trovava in custodia cautelare, condizioni critiche che mi erano state comunicate dallo zio, Antonino Ligresti, al quale sono legata da un lungo rapporto di amicizia . Si trattava, peraltro, di una situazione che era già nota sia alla magistratura torinese che all'amministrazione penitenziaria, in quanto, cinque giorni prima della mia telefonata, il direttore dell'istituto di Vercelli, in cui era detenuta Giulia Ligresti, aveva trasmesso all'autorità giudiziaria di Torino una relazione medica che attestava la gravità delle sue condizioni di salute.
Non vi è stato, dunque, nessun inconsueto zelo, né una anomala tempestività, meno che mai generata da un mio intervento, come adombrato da qualcuno, ma un'ordinaria attività di prevenzione, che si è sviluppata in maniera assolutamente autonoma, come dimostra la scansione temporale degli avvenimenti.
Ho già avuto modo di riportare le affermazioni del procuratore di Torino Giancarlo Caselli, che testualmente ha affermato: «Tutte le risultanze del fascicolo del procedimento relativo a Giulia Ligresti testimoniano, in modo univoco e incontrovertibile, che la concessione degli arresti domiciliari è avvenuta esclusivamente in base alla convergenza di decisive circostanze obiettive: le condizioni di salute verificate con consulenza medico legale e l'intervenuta richiesta di patteggiamento da parte dell'imputata, risalente al 2 agosto, e perciò di molto antecedente alle conservazioni telefoniche oggetto della notizia. Ne deriva – cito sempre le parole del procuratore Caselli – che sarebbe arbitraria e del tutto destituita di fondamento ogni illazione che ricolleghi la concessione degli arresti domiciliari a circostanze esterne di qualunque natura».
La mia comunicazione al dipartimento affari penitenziari in relazione a questa vicenda è stata in tutto e per tutto analoga a quella che io e i miei uffici trasmettiamo quasi quotidianamente in relazione a casi di detenuti che si rivolgono a me per le più svariate ragioni. Si tratta di decine e decine di situazioni di varia natura, oltre cento soltanto negli ultimi mesi.
In questi giorni, un quotidiano ha raccontato la storia di una detenuta che si è rivolta direttamente a me per cercare di accelerare il suo trasferimento in un carcere più vicino alla famiglia, poiché le due figlie adolescenti soffrivano di disturbi psicofisici connessi alla lontananza della mamma. Ho segnalato la vicenda al dipartimento affari penitenziari, come ho fatto per tanti altri casi su cui non erano accesi i riflettori della cronaca. Come risulta anche dai giornali, è stato finalmente possibile in questi giorni riavvicinarla alle figlie.
Respingo, quindi, con assoluta fermezza il sospetto che l'esito della vicenda processuale di Giulia Ligresti sia la conferma dell'esistenza di un'odiosa giustizia di classe, che distingue tra detenuti di serie A e di serie B, tra quelli ricchi e quelli poveri.
Sono perfettamente consapevole delle mille difficoltà e disagi che affliggono il sistema carcerario e so bene che il trattamento penitenziario può conoscere, purtroppo, risposte differenti pur in presenza di situazioni eguali. Non vi è stato nessun favoritismo, tanto meno collegato ad un intervento operato dall'alto: questo è ciò che dicono i fatti.
Mi addolora sinceramente che anche i comportamenti più ordinari, rientranti nella fisiologia della normalità delle procedure, siano stati e vengano ancora letti alla luce di una visione preconcetta e colpevolista ad ogni costo.
Voglio ribadire quanto già espresso il 5 novembre: non contano le modalità con cui le segnalazioni arrivano, né da chi provengano, né se la persona che viene segnalata appartenga a una famiglia in vista o ad un uomo importante. Sono certa di non essere stata il solo Ministro della giustizia ad essersi comportato secondo questo elementare principio di imparzialità né ritengo che una siffatta condotta rappresenti uno speciale merito; al contrario, è quanto normalmente ci si aspetta in un Paese civile da istituzioni democratiche.
Ma, oggi, concedetemi di poterlo ribadire ancora una volta senza esitazione: i miei doveri di Ministro della giustizia e la mia coscienza non mi avrebbero consentito di comportarmi in questo caso diversamente da come ho fatto in tutti quelli che, attraverso le più varie strade, arrivano ogni giorno alla mia attenzione.
Tornando alla vicenda della signora Giulia Ligresti, ho già avuto modo di riferire al Parlamento che, con la telefonata del 17 luglio alla signora Gabriella Fragni, ho solo ed esclusivamente inteso manifestare ad una persona che conoscevo da molti anni la mia umana vicinanza, usando comprensione per la profonda sofferenza che stava provando in quel momento, determinata dall'arresto di tutti i suoi familiari. In quell'istante la spinta a condividere umanamente lo stato di prostrazione di una persona ha prevalso sul doloroso distacco che il ruolo di Ministro impone.
Come ho già riconosciuto il 5 novembre in Parlamento, ne provo dispiacere e sincero rammarico; credetemi, ne sono intimamente rammaricata. Non posso fare a meno tuttavia di constatare che su alcuni passaggi di questa conversazione si è arrivati a costruire congetture inaccettabili; le singole parole, estrapolate dal contesto e senza tener conto dell'emotività della situazione, sono state interpretate come dirette a delegittimare l'operato della magistratura o addirittura come un impegno ad andare oltre i miei doveri istituzionali. Tutto ciò è assolutamente falso ! A dimostrarlo c’è la mia lunghissima storia professionale al servizio dello Stato e soprattutto i comportamenti che ho sempre tenuto, anche in questa specifica vicenda.
Nei giorni immediatamente successivi alla mia informativa del 5 novembre in Parlamento, alcuni articoli di stampa hanno nuovamente rimesso in discussione la correttezza del mio operato. Si è sostenuto che io abbia omesso di riferire circostanze rilevanti al pubblico ministero di Torino, nel corso dell'audizione del 22 agosto, di cui non conoscevo le motivazioni, ed in particolare che avrei taciuto di una terza telefonata tra me e Antonino Ligresti avvenuta il 21 agosto. Non vi è stata da parte mia alcuna omissione o reticenza e lo dimostrano in modo inconfutabile i contenuti del verbale della mia audizione, oggetto di valutazione anche da parte della magistratura torinese, in cui ho dichiarato al PM, cito testualmente: «Ieri sera», cioè in data 21 agosto «Antonino Ligresti mi ha inviato un sms chiedendomi se avessi novità. Gli ho risposto che avevo effettuato la segnalazione nei termini che ho sopra spiegato». Nulla di più.
Ora, si può ampiamente discettare sul significato letterale del termine «risposto», ma la circostanza che lo stesso magistrato di Torino, che ha provveduto personalmente alla redazione del verbale, abbia ritenuto di non richiedere ulteriori specificazioni circa le modalità con cui tale risposta si sarebbe estrinsecata credo che deponga per la sostanziale ininfluenza della questione.
Su questo punto è dirimente il fatto che sono stata io stessa a riferire del contenuto delle comunicazioni intervenute con Antonino Ligresti, spiegandone il senso. Se non l'avessi fatto, i contenuti di quelle comunicazioni, che non erano state intercettate, mai sarebbero diventati noti, mai sarebbero diventati noti. Ho risposto con sincerità alle domande poste e con la coscienza di chi sapeva che nulla di illecito o anche di semplicemente irregolare aveva commesso. Ho raccontato che il 19 agosto Antonino Ligresti mi ha detto che la nipote stava male, che lo stesso giorno ho avvisato di questo i vertici del dipartimento affari penitenziari, che il 21 agosto Antonino Ligresti mi ha chiesto ulteriori notizie e che io gli ho riferito quello che mi ero limitata a fare. Peraltro, lunedì scorso, è stata la stessa procura di Torino a comunicare che nessun soggetto è stato iscritto nel registro degli indagati e che nel fascicolo trasferito alla procura di Roma non si ravvisano allo stato ipotesi di reato.
Non ho mentito, dunque, al Parlamento né ai magistrati su alcun elemento di fatto che poteva essere utile a chiarire ogni aspetto della vicenda; non ho mentito neppure sulla mia amicizia con uno dei membri della famiglia Ligresti, Antonino: siamo amici da molti anni, è amico di mio marito, ci vediamo e ci sentiamo spesso al telefono . Il fatto che vi siano dei contatti è dovuto a questo.
Nel processo relativo alla Fonsai, Antonino non è stato mai indagato né ha avuto alcun ruolo. Come molti sanno, opera da anni in Francia in campo sanitario e non ha alcun rapporto di affari con il fratello Salvatore. Respingo con forza l'automatismo, privo di qualunque sostanza, secondo il quale da questo rapporto di amicizia sarebbero derivati favoritismi o addirittura abusi connessi con il ruolo istituzionale da me ricoperto. I fatti dimostrano il contrario.
C’è un passaggio nella mozione in discussione che vorrei citare testualmente: «In carcere si soffre e si muore: ogni giorno è emergenza umanitaria nelle nostre carceri». Si tratta di un passaggio tanto forte quanto, purtroppo, drammaticamente reale e che condivido pienamente. D'altronde, la denuncia più circostanziata e drammatica dell'emergenza carceraria è stata formulata nel messaggio del Presidente della Repubblica al Parlamento, una priorità da affrontare sia sul piano delle misure normative che nell'azione amministrativa per risolvere il problema del sovraffollamento, ma anche per migliorare le condizioni di vita all'interno degli istituti penitenziari. Alcune misure sono state già adottate, molte altre dovranno ancora essere varate nella direzione di un forte mutamento culturale nel modello dell'esecuzione della pena. In questo senso, un grande incoraggiamento a continuare nella direzione intrapresa ci viene dall'Europa, dove è stato ampiamente apprezzato, nel corso del recente incontro alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo del 4 e 5 novembre, l'impegno intrapreso dal Governo italiano per far fronte all'emergenza carceraria.
Ma non è solo al carcere che bisogna guardare per modernizzare il sistema di giustizia, è altrettanto urgente affrontare risolutivamente il tema della durata irragionevole dei processi, civili e penali, semplificando le procedure, ma senza disperdere, anzi rafforzando, le garanzie delle parti processuali, specie dell'imputato nel processo penale.
Di recente è uscito il rapporto per il 2014 della Banca mondiale, che analizza dal punto di vista delle imprese il grado di competitività dei servizi di 189 Paesi e, dunque, della loro attrattività. Riporto questo dato senza alcun trionfalismo, in primo luogo perché i problemi della nostra giustizia civile sono ben lungi dall'essere risolti e, in secondo luogo, perché non possiamo certo considerarci appagati dal balzo dal centoquarantesimo posto al centotreesimo posto.
Ma ciò non significa che questo dato non debba essere letto come un importante incoraggiamento ad andare avanti su una strada di riforme e di interventi mirati che riducano finalmente la durata dei nostri processi in ambito civile e rendano più certe e prevedibili le decisioni che vengono assunte.
Prima di chiudere, sento la necessità di manifestare la mia amarezza per come l'intera vicenda si è sviluppata, con risvolti che hanno toccato il mio onore e anche quello della mia famiglia. Si è partiti con un'accusa di indebita interferenza sulla scarcerazione di Giulia Ligresti. Caduta questa accusa, si è passati a quella di aver mentito ai magistrati, affermando di aver ricevuto, e non di aver fatto, il 19 agosto, una telefonata ad Antonino Ligresti, mentre – ammesso che questo dettaglio abbia una qualche rilevanza – si è poi accertato che era stato lui a cercarmi per primo. Spunta allora l'accusa di aver omesso di parlare di una terza telefonata, che sembra essere l'unica novità rispetto ai fatti sui quali ho riferito in Aula il 5 novembre. Ebbene, anche in questo caso, risulta che ho riferito al PM l'esistenza di questo contatto e che sono stata anzi io a comunicarne il contenuto.
Infine, si è detto che avrei mentito al Parlamento e alla procura: ho provato ripetutamente a spiegare che non è vero. Consentitemi di dire che io stessa non nascondo di aver avuto difficoltà, a tratti, a comprendere i confini, i contenuti e le vere ragioni delle contestazioni che mi venivano mosse. Dunque, tutto quello che mi viene contestato è smentito dai fatti e dalla magistratura che se ne è occupata, nella quale ho sempre riposto la massima fiducia. Da parte mia, l'impegno e la dedizione sono totali.
Devo riconoscere che in queste settimane non mi è mai mancato il convinto sostegno del Presidente del Consiglio e degli altri colleghi di Governo . Sono a tutti loro profondamente grata, confidando che anche il Parlamento mi voglia confermare la sua fiducia. Conto poi di poter avere il sostegno delle Camere sugli importanti provvedimenti in materia di giustizia che sono in gestazione. Ho affrontato queste giornate da persona libera, che non ha contratto debiti di riconoscenza a cui non sarebbe in grado di sottrarsi e da persona forte per la profonda convinzione di avere agito sempre in assoluta fedeltà e lealtà alle istituzioni.
Se avessi avuto solo un dubbio sulla correttezza del mio operato, non avrei atteso un istante a lasciare ad altri questo delicato incarico. In quasi cinquant'anni trascorsi al servizio dello Stato, non sono mai venuta meno al principio che nessuna posizione personale può prevalere o essere anteposta all'interesse superiore del Paese. Vi ringrazio per l'attenzione .
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Bruno. Ne ha facoltà.
FRANCO BRUNO. Signora Presidente, guardi, non so se un alto funzionario dello Stato, che si trova a fare il Ministro debba rispondere delle sue frequentazioni con un pezzo del sistema, se debba venire in Aula a parlare delle proprie amicizie, rispondere del comportamento addirittura dei propri figli. Non lo so. Per come la vedo io, la vicenda, questa vicenda è inficiata all'origine; per come la vedo io, la trascrizione di intercettazioni telefoniche tra persone che non risultano indagate e che non hanno commesso alcun reato non può e non deve finire in alcun modo sui giornali, in pasto all'opinione pubblica e non può essere utilizzata per tentare di dare alcun giudizio, né etico, né politico. Semplicemente non si può. Ogni forza politica, ogni esponente del Parlamento, delle istituzioni o dei partiti, che si presta o si accomoda a questo tipo di situazione, commette un errore di fondo.
Per qualsiasi motivo lo faccia, per lisciare il pelo ai propri elettori, per lotta politica, per accondiscendenza verso una parte di opinione pubblica, commette un errore di fondo. Legittima di fatto l'utilizzo di questo tipo di indagine, l'utilizzo delle intercettazioni, per altri fini, per fini diversi da quelli per cui vengono disposte dal Parlamento e dalla nostra legislazione. Finisce per alimentare l'uso delle intercettazioni «a strascico», per favorire una convivenza basata su uno Stato che spia i propri cittadini, anche per usi diversi da quelli di perseguire e prevenire i reati. Si crea una convivenza impossibile. Ecco perché questo tipo di discussione, per quanto mi riguarda, non sarebbe nemmeno dovuta arrivare in Parlamento. Per quanto mi riguarda, questa mozione è assolutamente infondata e non voterò certamente a favore della mozione presentata
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, Presidente del Consiglio, Ministra, signori Ministri, noi come Socialisti in questi giorni ci siamo interrogati a fondo per capire che differenza ci fosse tra un'intercettazione del Ministro della giustizia e quella di un presidente di regione. Abbiamo convenuto alla fine che non è possibile che si possano intercettare delle telefonate che non hanno nulla di rilevanza penale. E quindi abbiamo convenuto con grande convinzione che, per quello che ci riguarda, bisogna rigettare questa mozione di sfiducia, perché non è una mozione di sfiducia nei riguardi della Ministra Cancellieri, ma è una mozione di sfiducia nei riguardi di questo Governo, cui va la nostra totale e piena solidarietà, nella convinzione che stia facendo bene. Siamo convinti che questo Governo stia facendo bene e continuerà a fare bene. Per questo voteremo contro questa mozione di sfiducia.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, mi avvio alle conclusioni. Ministra, lei ha un grosso compito davanti. Riconoscendo la sua professionalità, la sua onestà e la sua storia, siamo convinti che è in grado di dare risposte ai problemi della giustizia e soprattutto, conoscendo la sua umanità, che darà risposta a quella situazione carceraria che ormai è diventata insostenibile. Per questo voteremo contro la mozione di sfiducia presentata
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pisicchio. Ne ha facoltà.
PINO PISICCHIO. Onorevole Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, onorevole Ministro, onorevoli colleghi, già quindici giorni fa il Parlamento si è espresso nel corso di un dibattito sulla questione relativa alla Ministra Cancellieri. Da allora, non ci è parso che siano intervenuti elementi di novità. Al netto allora di considerazioni motivate da strumentalità e da pregiudizialità evidenti, questa vicenda va valutata tenendo conto della compatibilità del comportamento del Ministro con la linea di imparzialità e di buona fede che si deve esercitare nell'espletamento della funzione.
È una compatibilità che va valutata anche ai sensi dell'articolo 54 della Costituzione, laddove si lega l'esercizio della funzione pubblica ad un adempimento che va svolto con disciplina ed onore in ossequio al giuramento prestato nelle mani del Presidente della Repubblica. È una valutazione, ancora, che non può essere avulsa dall'insieme dei comportamenti fino ad allora resi dal Ministro nell'esercizio del suo mandato, perché sarebbe eccentrico, questo sì, il comportamento di chi si fosse fatto riconoscere dalla pubblica opinione con atteggiamenti particolarmente restrittivi, con dichiarazioni e atti concludenti tesi a rendere più dure le norme carcerarie o a sostenere che la privazione della libertà personale in attesa di giudizio rappresenti il percorso normale per l'imputato.
Ma la Ministra della giustizia, a cui credo non si possa fare altro carico se non quello di avere agito con un di più di spontaneità, che però ne rafforza la buona fede, ha svolto un impegno e ha sostenuto una linea di pensiero del tutto coerente con l'intervento umanitario, peraltro, come è stato provato, del tutto irrilevante dal punto di vista del risultato.
Testimonianze concrete, prassi ministeriali, dichiarazioni di magistrati di sorveglianza, di procuratori capo, di coloro che avevano una qualche responsabilità nella vicenda, testimoniano, infatti, che la Ministra e, prima di lei, altri Ministri hanno, aggiungerei meritoriamente, svolto interventi umanitari nei confronti di carcerati in difficoltà di salute o in gravi difficoltà psicologiche.
Un «problema Cancellieri» non c’è mai stato, per quanto ci riguarda. Vi sono molte mani, questo sì, che agitano il caso come strumento di debilitazione del Governo, per raggiungere obiettivi che trascendono...
PRESIDENTE. Deputato, concluda.
PINO PISICCHIO. ... il merito della vicenda, e mi avvio alla conclusione. Vi è un gravissimo caso giustizia, vi è un drammatico caso carceri, che non possiamo più eludere, e vi è questo insopportabile impulso, da parte di certi protagonisti della politica, a strumentalizzare tutto pur di ottenere elezioni anticipate con questa legge elettorale, e questo, francamente, è il vero delitto .
Per tutte queste ragioni, onorevoli colleghi, il Centro Democratico voterà «no» alla mozione di sfiducia nei confronti della Ministra .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fabio Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, colleghi deputati, Ministro, qualche giorno fa ci siamo intrattenuti e abbiamo fatto le nostre riflessioni rispetto a un caso che ha comunque avuto grandissima eco sulla stampa. Il circuito mediatico ci ha letteralmente storditi rispetto a questa vicenda. Siamo comunque consapevoli – penso che in cuor suo, Ministro, lo sia anche lei – che la vicenda, questa vicenda di Giulia Ligresti, potesse essere gestita in maniera decisamente diversa.
Qualche giorno fa, quando abbiamo avuto l'opportunità di esprimere il nostro giudizio – certamente un giudizio a posteriori –, le avevamo suggerito di, magari, fare un medesimo intervento, ma con modalità diverse, molto semplicemente: per esempio, formalizzando, scrivendo al DAP; per esempio, facendolo diventare un caso pubblico, e quindi attirando l'attenzione del circuito mediatico esattamente su una vicenda che lei riteneva si stesse svolgendo a dispetto dei principali e più elementari diritti di umanità nella detenzione.
Siamo tutti particolarmente perplessi, lo sono anche i colleghi che oggi, magari per ragioni interne, si trovano a disquisire su un caso che pure è molto dissimile rispetto a quello dell'ex Ministro, ormai, Josefa Idem, che, per un cambio di destinazione d'uso, si è vista, di fatto, estromessa, per una ragione decisamente meno importante di quella che ci vede oggi qui impegnati, cari colleghi, caro Ministro, cara Presidente. Forse vi sono delle ragioni di carattere politico, vi è una sorta di precongresso che condiziona la vita del Governo e condiziona anche il giudizio della maggioranza che sostiene il Governo rispetto a questo caso. Ma io non mi voglio attardare su questioni che sono state già ampiamente sviluppate, non solo e non tanto da noi, ma anche da tanti altri colleghi, nel corso di questi giorni.
Il nostro giudizio, il nostro voto favorevole rispetto a questa mozione di sfiducia è, innanzitutto, orientato da ragioni di carattere politico: forse qualche riflessione dovrebbe farla anche il Presidente del Consiglio, non solo e non tanto sulla conduzione del Governo e su tutte le questioni di macroeconomia che abbiamo tante volte citate e che riteniamo fallimentari rispetto all'Esecutivo che avete messo in campo, ma almeno in ordine alle competenze del Ministro Cancellieri.
Infatti, noi abbiamo già affrontato in quest'Aula provvedimenti definiti «svuota carceri»; lo abbiamo fatto senza che vi fosse una sorta di sistema, di rete, di orizzonte verso il quale condurre l'azione del Governo. Abbiamo una popolazione carceraria – ce lo ha ricordato anche il Capo dello Stato nella nota e pluricelebrata missiva indirizzata al Parlamento – che vive in condizioni disumane e non riusciamo a fare niente di meglio che, in buona sostanza, mettere fuori dalle patrie galere coloro i quali sono stati comunque condannati per reati, di fatto mortificando le vittime e le famiglie delle vittime di quei reati.
È una vergogna ! È una vergogna che a un anno dall'insediamento del Governo, di fatto, ancora la situazione sia questa. E poi insomma, diciamo che buona parte dei Ministri hanno già avuto una precedente esperienza con l'altro Monti, non «il Monti» che noi simpaticamente definiamo «dei poveri», che oggi fa il Presidente del Consiglio, ma l'altro Monti, il Professor Monti. Quindi, di fatto, stiamo, come nel caso della Cancellieri, a quasi due anni di presenza all'interno dell'Esecutivo. Sappiamo che c’è il terribile, ingiusto provvedimento di custodia cautelare che colpisce il 40 per cento della popolazione carceraria. Di questo, il 22 per cento non ha mai avuto una condanna neanche in primo grado e quindi si trova in prigione, di fatto, non con presunzione di innocenza, ma con innocenza conclamata, fino ovviamente a prova del contrario. Dunque, se si vuole rendere migliore, più umana la vita, come è necessario e come è dovuto, nel rispetto di chi ha subito reati e delle famiglie che di fatto subiscono una seconda volta una prepotenza da parte di chi ha commesso eventi delittuosi, noi dobbiamo intervenire su questa materia in maniera urgente. Invece non si è fatto.
Così come lei, Ministro, insieme all'altro Ministro, il Ministro Bonino, il Ministro per gli affari esteri, non vi siete mai preoccupati di intervenire sugli accordi bilaterali per fare in maniera che il 30 per cento e più di popolazione carceraria che oggi è di provenienza straniera non continui ad affollare le nostre carceri, di fatto, rendendo, appunto, le condizioni di permanenza assolutamente invivibili per coloro che ci stanno e per coloro che sono stati condannati, facendo salvo il principio della certezza della pena, che in punta di giustizia è il caposaldo su cui si costruisce la fiducia dei cittadini verso le istituzioni. Non lo hanno fatto. Stiamo all'anno zero da questo punto di vista; nessun accordo bilaterale per far scontare le pene ai cittadini stranieri a casa loro, sempre per tentare di svuotare le carceri, ma di farlo in maniera virtuosa, equa, sostenibile, giusta e comprensibile da parte della pubblica opinione. Non l'ha fatto, non l'avete fatto, caro Presidente Letta. Da questo punto di vista siete fermi al palo, ed è una vergogna !
Non avete messo una parola, non avete scritto un capitolo, non avete fatto nulla rispetto al giusto processo, rispetto alle intercettazioni, rispetto alla responsabilità civile dei giudici. Stiamo esattamente come stavamo prima, con l'aggravante di un Governo che ha una maggioranza estesa, direi blindata, le cosiddette «larghe intese». Certo, poi voi fate di tutto per farvi del male e quindi per non riuscire a tenere coesa la vostra maggioranza neanche quando avreste a disposizioni il 70 per cento dei numeri, di fatto, di questo Parlamento e di questa Camera. Ma questo è un problema vostro, se permettete. Voi avete editato un Governo di larghe intese che trova nella sua promiscuità un'unica giustificazione: prendere di petto i problemi veri di fronte ai quali c’è l'indignazione e la sofferenza del popolo italiano. E non lo state facendo ! Questa è la condanna vera che il gruppo Fratelli d'Italia esprime nei confronti del Governo Letta e nei confronti del Ministro Cancellieri.
Per queste ragioni, prima ancora che per altre, noi ci sentiamo convintamente di chiederle di fare un passo indietro. Peccato non averlo fatto fin qui, e aver perso una grande occasione per poterlo fare. Caro Ministro, io ritengo che la sua scelta, di fatto, finisca per menomare anche la prosecuzione del suo mandato e indebolisca il Governo, caso mai ce ne fosse bisogno e casomai si volesse presupporre che questo Governo sia un Governo solido e forte, e così non è. Ma comunque, in ordine alle ragioni di merito e di metodo, riteniamo che nulla si possa fare fuorché, da parte del gruppo di Fratelli d'Italia, per amore verso la giustizia, oltre che per tentare di offrire un contributo serio per la soluzione dei problemi della popolazione carceraria, della giustizia in genere, per andare verso la strada delle riforme, per tentare di affrontare una volta per tutte quei nodi che per l'ennesima volta abbiamo messo noi sul tavolo del Governo, visto che il Governo è fortemente distratto ed è recidivo nella sua distrazione sino al punto, vergogna delle vergogne, di immaginare di calare nel Parlamento italiano i provvedimenti di amnistia o di indulto, e cioè di agire attraverso il solito colpo di spugna, di fatto mandando a casa persone che sono state condannate e casomai mantenendo in galera persone del tutto innocenti che subiscono l'umiliazione, la forzatura, talvolta addirittura la tortura psicologica, della custodia cautelare, cioè della carcerazione in punto di innocenza, della carcerazione preventiva.
Queste le ragioni, Presidente, colleghi e Governo, per le quali Fratelli d'Italia voterà a favore della mozione di sfiducia per chiedere alla Cancellieri di fare un passo indietro e di essere avvicendata da un Ministro più efficiente
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, Ministro, sulla vicenda Cancellieri, da un lato, e sul dibattito all'interno del PD, dall'altro lato, si è consumata una delle pagine più vergognose, tristi e buie della storia della Repubblica di questo Paese e di questa traballante ed inadeguata maggioranza.
Abbiamo assistito in questi giorni ad una farsa in piena regola, ad una vicenda grottesca, ridicola, che rappresenta, purtroppo, ma perfettamente, la fotografia del nostro Paese, un Paese allo sbando, guidato da un Governo e da un partito, il PD, che nella ricerca della propria identità e della propria guida politica fa ricadere sulla testa dei cittadini italiani la propria incapacità e la propria inadeguatezza a guidare il Paese
Sulla testa del Ministro Cancellieri si è giocato ieri il vero congresso del Partito Democratico È una vicenda, quella riferita al Ministro Cancellieri, gravissima, ovvero un Ministro che ha tenuto comportamenti almeno e alquanto inopportuni ed inadeguati per il ruolo che riveste e rispetto alla funzione che ricopre. E questa vicenda si è tramutata in una guerra tra bande e tra correnti all'interno del Partito Democratico.
Mi chiedo e vi chiedo cosa sarebbe successo se su quella poltrona e in questo contesto ci fosse stato un Ministro della Lega Sarebbe stato linciato e sarebbe stato costretto alle dimissioni a forza. Oggi gli unici soggetti che perdono e che soccombono in tutta questa triste vicenda sono i cittadini del nostro Paese e la giustizia del nostro Paese.
Sulla vicenda Cancellieri avete compiuto – e mi riferisco in modo particolare ai colleghi del Partito Democratico – un vero capolavoro, l'ennesimo pasticcio, l'ennesimo regolamento dei conti al vostro interno, e l'avete fatto sulla pelle dei cittadini italiani. Avete fatto prevalere la ragione di Stato rispetto alle istituzioni, perché in qualunque – e voi lo sapete benissimo –, in qualunque altro Paese al mondo normale, in questo contesto, il Ministro si sarebbe dimesso.
Dov’è, che fine ha fatto la mozione di sfiducia di Pippo Civati ? Che fine ha fatto questa mozione annunciata, propagandata su ogni televisione e su ogni TV unicamente per recuperare qualche voto tra gli iscritti del PD e poi repentinamente accantonata e cestinata ? Pippo Civati, che non è neanche presente oggi al dibattito in Aula ! Che fine hanno fatto le dichiarazioni bellicose e di guerra dei vari Renzi, Pittella, Cuperlo un po’ meno, e del presidente Monti, che poi ha repentinamente fatto marcia indietro ?
E che fine hanno fatto quelle decine di dichiarazioni di decine di parlamentari renziani del Partito Democratico, che chiedevano al Ministro Cancellieri le dimissioni ed il famoso passo indietro per il senso di responsabilità ? Lo vedremo poi che fine hanno fatto queste dichiarazioni: sono ipocrisie allo stato puro.
Vi siete rimangiato tutto quello che avete detto, avete fatto marcia indietro, avete chinato il capo e vi siete rimessi alla volontà dei vostri capi, avete annullato la vostra dignità di parlamentari. Un bell'esempio di responsabilità nei confronti del Paese ! E mi chiedo come andrete, voi parlamentari, di fronte ai vostri iscritti, di fronte ai vostri militanti, rispetto ai quali noi portiamo grande stima e grande fiducia, a rendere conto del voto che andrete a dare poi successivamente.
Di tutta questa triste vicenda cosa rimane ? Rimane un Governo, Presidente Letta, ancora più debole, un Governo dilaniato al proprio interno. Un Governo debole non risolve i problemi dei cittadini. Lei si è sempre fatto vanto di poter contare su un Governo, su una maggioranza stabile perché solo così i problemi possono essere risolti.
Rimane un Partito Democratico allo sbando e ci sarà probabilmente da ridere, Presidente Letta, quando l'8 dicembre Renzi diventerà segretario del partito. Rimane un Ministro della giustizia dimezzato, probabilmente azzoppato, un mezzo Ministro, senza autorità, senza autorevolezza, senza credibilità, che sarà probabilmente da ostacolo a quella riforma della giustizia che da anni invochiamo, ma che non viene risolta. Un Ministro sul cui capo questa triste vicenda peserà come un macigno.
E, intanto, la giustizia del Paese continua ad avere problemi, problemi che non vengono risolti: i processi continuano ad essere lunghi, i tribunali sono stati chiusi, sono stati fatti gli «svuota carceri», gli indulti mascherati che non hanno assolutamente risolto il problema del sovraffollamento delle carceri.
E un altro nodo, uno dei nodi drammatici di questo Paese, cioè il nodo tra politica e giustizia, continuerà ad esistere e la giustizia italiana quotidiana continuerà a mietere indegnità, continuerà a mietere ingiustizie.
Ministro, le ricordo che dall'8 di novembre c’è un cittadino italiano, un sindaco onesto, per bene, il sindaco di Adro, che è agli arresti domiciliari . Da otto giorni è in sciopero della fame per una reclusione ingiusta, unicamente per aver aiutato delle aziende locali a realizzare un'opera pubblica gratuita per i propri cittadini, senza intascare una lira. Le chiediamo di fare eventualmente una telefonata anche al sindaco Lancini di Adro, come ha fatto con Giulia Ligresti .
Ministro, concludo, ci saremmo aspettati da lei più responsabilità e maggiore responsabilità, più senso delle istituzioni da parte di un servitore dello Stato – come lei si è sempre definita – e, invece, abbiamo assistito al solito teatrino all'italiana, alla solita farsa della politica italiana.
Avrebbe probabilmente salvato il suo onore, la sua dignità e la sua figura facendo un passo indietro e noi la invitiamo ancora a fare un passo indietro. Se così non sarà la Lega voterà a favore della mozione di sfiducia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fabrizio Cicchitto. Ne ha facoltà.
FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, per esprimere nel modo più netto il rifiuto della mozione che è stata presentata voglio fare ricorso a quello che ha detto il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani, persona certamente al di sopra di ogni sospetto, che ha certificato, nei confronti suoi, il fatto che lei è intervenuta sul caso di Giulia Ligresti – e ha fatto benissimo, a mio avviso, a intervenire – così come è intervenuta su molti altri casi. Questo è quello che dice il senatore Manconi, che aggiunge anche – e questo risulta dagli atti – che lei è intervenuta sul DAP, non è intervenuta sul circuito che poi ha deciso quel provvedimento, che è il circuito – chiamiamolo così – giudiziario, penale, amministrativo che risolve tutti questi casi.
E il fatto che una magistratura così dura e rigorosa, quale è quella di Torino, abbia manifestato, attraverso personaggi quali Maddalena o Caselli, la testimonianza della regolarità di quello che è avvenuto, dovrebbe costringere tutti i demagoghi che abbiamo sentito in quest'Aula a fare una seria riflessione su quello che sta avvenendo e sulla indegna speculazione politica che viene fatta su un caso che, invece, è cristallino dalle sue origini.
Quindi non c’è né reato, né avviso di reato e c’è una procedura rigorosissima, che è certificata da Caselli e da Maddalena.
Poi ci stanno le telefonate: le telefonate tra la Cancellieri e la compagna di Ligresti, le telefonate con Antonino Ligresti. Ma attenzione, onorevoli colleghi, che qui ci inoltriamo su un terreno nel quale questo Parlamento può diventare una sorta di tribunale speciale in servizio permanente effettivo, che mette in piedi una ghigliottina. E i Ministri, ma non solo i Ministri di questo Governo – che qualche forza in questo Parlamento vuol far saltare anche attraverso questo grimaldello – ma qualunque Ministro, qualunque Governo si verrebbe a trovare in una situazione nella quale con gli con le intercettazioni, che sono e che hanno le caratteristiche negative e del tutto deviate di cui parlava poco fa l'onorevole Bruno, ebbene metteremmo in moto un meccanismo nel quale non ci sarebbe più fine e termine a questo tipo di operazioni che oggi, ancora una volta, noi stiamo celebrando.
E io sfido ognuno di noi a ricordare quante telefonate ha fatto, quali ha mandato, quale linguaggio ha usato. Quale linguaggio ha usato: ma sul linguaggio, onorevoli colleghi, sulle frasi, sulle parole, quante esercitazioni si possono fare ? Avete visto come è uscito male da un esercizio di questo tipo colui che è uno dei più grandi affabulatori di questo secolo, cioè l'onorevole Vendola. È uscito malissimo, perché anche lui è stato colpito da questo ingranaggio, che poi dal suo partito viene cavalcato in altre direzioni e in altre circostanze.
E allora vedete, bisogna umilmente prendere atto che ognuno di noi non è perfetto, è imperfetto. È imperfetto il Ministro Cancellieri, è imperfetto il sottoscritto, forse è anche imperfetto il sindaco Renzi. Non è certamente imperfetta, da quello che leggo, la senatrice Puppato, che ha il privilegio di essere perfetta per definizione: che Dio la benedica !
Voglio anche dire: non voglio buttarla in politica nel senso stretto del termine, però consentitemi di riflettere sul fatto che una certa ossessione antiberlusconiana ha messo in moto una sorta di AIDS su questo terreno, per cui ognuno di noi poi per essere equanime o ognuno di voi, per essere equanime, e non esercitare questa ossessione soltanto nei confronti di Berlusconi, la deve osservare e realizzare nei confronti di tutti, anche se sono fratelli, sorelle o altri parenti, perché così sta a posto con la propria coscienza.
Ma questo tipo di coscienza ci introduce in una logica: poco fa abbiamo sentito una riflessione del Presidente del Consiglio sul grande fratello telematico, che al di là di ogni meccanismo ci ascolta, ci accompagna e ci guida. Ebbene, se innestiamo questo meccanismo che noi stiamo celebrando ancora oggi su questi meccanismi tecnologici, ebbene davvero edificheremo una grande fabbrica degli animali, nella quale non c’è più libertà, ma c’è soltanto un suicidio mediatico che noi eserciteremmo.
E quindi difendo il Ministro Cancellieri, perché questa vicenda può capitare ad ognuno di noi e ad ognuno di voi, se un attimo ci si distacca dalla violenza e dalla durezza dello scontro politico.
Aggiungo un'ultima considerazione. Io ho la percezione che mentre noi stiamo qui a dilaniarci, a dilaniarci su questo caso, a scontrarci fra partiti, a dilaniarci all'interno dei partiti, poi non ci rendiamo conto che stiamo vivendo un tragico dramma storico e questo dramma storico è costituito dal fatto che noi stiamo in Europa, siamo costretti a stare in Europa, ci dovremmo stare al meglio, però questa Europa è matrigna, ci strangola sulle politiche economiche e tutti i riferimenti che noi abbiamo, noi il Partito Popolare Europeo, voi il Partito Socialista, non ci sono di aiuto.
Qualche giorno fa Berlusconi ha detto che contro il suo Governo si sono scagliati la Merkel e Sarkozy. Non mi sembra, sentendo e leggendo con attenzione alcune riflessioni che io condivido dell'onorevole Stefano Fassina, che, a vostra volta, né in Hollande, né nei socialdemocratici tedeschi si trovino degli sbocchi rispetto al nodo che abbiamo della crescita. Dopodiché, litigheremo fra di noi su questi casi o sulle coperture, ma non ci rendiamo conto che stiamo vivendo un dramma alla fine del quale noi tutti possiamo uscire molto male .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE. Signora Presidente, colleghe, colleghi, signori del Governo, signora Ministro, noi abbiamo chiesto ed auspicato un suo passo indietro. L'abbiamo fatto sulla base delle risultanze che ci sono pervenute dalla stampa e abbiamo chiesto questo passo indietro con la pacatezza e con la determinazione di chi è convinto che questo sia ciò che è più utile al nostro Paese.
È ancora in tempo per farlo. Ha anche questi ultimi minuti per prendere questa decisione. Infatti, noi sappiamo quali sono i danni e i problemi che in questo momento attanagliano il nostro Paese e il livello di civiltà che si misura, in primo luogo, nel momento in cui si custodiscono le vite dei detenuti che a quel punto diventano, essi stessi, parte integrante della responsabilità dello Stato.
Sappiamo dell'abuso della carcerazione preventiva, dell'illegalità e dell'inumanità della condizione carceraria. Però, mi lasci dire che circoscrivere, minimizzare, come lei ha fatto e come hanno fatto altri suoi autorevoli colleghi di Governo e di questa maggioranza, non serve e non fa un buon servizio al prestigio delle istituzioni.
I rapporti di familiarità e l'incresciosa dichiarazione di disponibilità nei confronti della famiglia Ligresti, nonché la critica che è risuonata con il «non è giusto» riferita all'azione della magistratura, non possono essere accettabili e noi non li accettiamo. E non pensiamo che siano state esaustive le sue dichiarazioni rese anche oggi.
Non bisogna in alcun modo accentuare neanche la percezione che vi possa essere una giustizia di serie «A» e di serie «B» e, pur riconoscendo, come abbiamo fatto in altri casi, che il suo non è stato un interessamento unico o episodico, non penso che questa sia una vicenda che possa essere messa tra parentesi.
Le sue lunghe e durevoli amicizie appartengono alla sua sfera privata, ma le amicizie della Ministra guardasigilli riguardano tutti. Noi pensiamo che questa familiarità non sia con un'importante famiglia – questa, di tutte le sue dichiarazioni, mi ha anche un po’ ferito rispetto a quanto bisognava dire a questo Parlamento – ma con una famiglia che è una consorteria nota alle cronache giudiziarie e in quanto tale non è una relazione normale e normalmente amichevole. I Ligresti non sono un'importante famiglia. In questo momento sarebbe grave considerare l'importanza delle famiglie a seconda del loro reddito e del loro patrimonio. L'importanza delle famiglie è data dalla dignità con cui si presentano nella sfera pubblica .
Poi c’è stata un'evoluzione politica, purtroppo non inedita per questo Governo.
Dopo la blindatura e la salvaguardia del Vicepresidente del Consiglio Alfano sulla vicenda Shalabayeva, oggi ci tocca rivedere la stesso film, o quasi, visto che in quel caso, pure gravissimo, che pure non ha ancora diradato le ombre sul prestigio internazionale del nostro Paese e sulla sua autonomia di giudizio, il Partito Democratico non si era espresso con tanta nettezza.
Io, rispetto – a differenza di altri – il dibattito interno al partito e non pronuncio giudizi sulle scelte che verranno fatte in questo Parlamento. Ma sinceramente – e ritengo anche risibili alcune argomentazioni che sono state qui portate sulle singole posizioni dei deputati e dei senatori del Partito Democratico – questa è una vicenda drammatica per l'autonomia delle istituzioni e il loro prestigio, per l'autorevolezza delle istituzioni.
E mi rivolgo proprio a lei, Presidente del Consiglio: se, come appare sempre più evidente, le ragioni della sopravvivenza claudicante – giorno per giorno, con la legge di stabilità che non piace a nessuno, con dei provvedimenti che vengono cambiati continuamente, con le bocciature e i rimandi ad altre sedi – vengono prima del rapporto con vicende tanto drammatiche, se vengono prima di un discernimento libero ed autorevole delle forze politiche, costrette anche, diciamo così, a rispondere ad un malinteso senso di responsabilità dal mio punto di vista, sicuramente non necessario in questo caso, se viene a cadere il rapporto causale tra maggioranza e Governo, ed è il Governo che giustifica l'esistenza della maggioranza e non la maggioranza che giustifica l'esistenza del Governo, vuol dire che il potere esercitato dal suo Governo è fuori controllo – è fuori controllo ! – e questo è preoccupante, non nella forma, che viene mantenuta – e lei su questo ovviamente è capace di farlo – ma nella sostanza.
«Chi comanda qui ?» verrebbe da dire, essendo noi una democrazia parlamentare e non a cancellierato o presidenziale. Chi comanda qui ? Cosa accadrà quando, tra un mese, si dovranno affrontare i provvedimenti e sarà insediata la nuova del Partito Democratico, visto che chiunque vinca nelle primarie del PD, i tre candidati si sono espressi nel modo che sappiamo, come ha qui ribadito anche il collega Verini ?
Noi non solo non ci accodiamo, ma siamo disgustati dalle argomentazioni che usano la mezze parole, magari per dileggiare una patologia grave come quella dell'anoressia, che noi consideriamo una patologia grave: è un segno di profondo maschilismo quello che è stato esercitato nel corso di queste settimane nel volerla derubricare come una sorta di vizio da ricche e viziate. Così come abbiamo assistito, inquietanti – e mi dispiace che il collega Molteni lo abbia qui ribadito – al pedinamento di una persona in piena libertà, in questo caso la signora Ligresti, perché doveva essere braccata allo .
Ma il punto non è questo: noi – lo dico all'onorevole Cicchetto – sappiamo discernere e siccome non possiamo accettare nessuna autocensura dovuta ad una specie di idea del «siamo tutti uguali», reagiamo anche alle parole infamanti e immotivate che sono state scritte e pronunciate persino da un Vicepresidente di questa Camera nei confronti del nostro Presidente Nichi Vendola, e non per questo staremo zitti quando noi ravviseremo le questioni della incompatibilità con l'ufficio ministeriale.
Non si tratta, quindi, di abbassare il livello di guardia, ma di alzarlo, perché la legge non deve essere ingiusta per tutti, ma deve essere giusta per tutti. E per questo mi rivolgo a lei, Ministro: non è in questo momento nelle condizioni di garantire né la serenità, né la coesione di un Parlamento che in maniera pubblica, anche se non attraverso un voto, le ha manifestato il disagio e la sofferenza a vederla lì. Quando ha detto che non sarà un Ministro dimezzato, a cosa si riferiva, all'esercizio formale di respingere una mozione delle opposizioni ? Perché, se è così, è poco.
E noi dovremo essere chiamati ad affrontare, invece, dei provvedimenti indispensabili, che lei, giustamente, ha anche indicato a livello europeo e, in più, quelli che sono stati richiamati dal messaggio del Presidente della Repubblica, che noi vogliamo abbia una risposta, e che non si usi la polemica su di lei per impedire che si facciano le azioni che servono per riportare legalità e giustizia dentro le nostre carceri .
È per questo che noi abbiamo, ovviamente, la stessa preoccupazione di Luigi Manconi non sulla sua figura, ma sui provvedimenti che dovranno essere portati avanti. A noi interessano quei provvedimenti e pensiamo che bisogna rispondere alle prescrizioni della sentenza Torreggiani. Lei, però, non ci garantisce: non garantisce né noi né il Parlamento né l'opinione pubblica, a partire anche da quell'opinione pubblica più democratica che ha più a cuore le cose che anche lei positivamente ha portato avanti, come la messa alla prova e il decreto-legge «svuota carceri».
Noi, com’è evidente, non condividiamo le motivazioni della mozione, che solo per una questione tecnica non possiamo presentare a nostra volta, perché ci vogliono sessantatré firme e noi siamo trentasei in questo gruppo a poterlo fare. Però, voteremo convintamente per il dispositivo che prevede l'unica cosa ragionevole da fare, cioè che questo Parlamento le tolga la fiducia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Galgano. Ne ha facoltà.
ADRIANA GALGANO. Signor Presidente, grazie Ministro per l'esauriente esposizione. Allo stato delle nostre conoscenze, i fatti riportati testimoniano una volta di più l'assenza di qualsiasi sua responsabilità nella vicenda che la vede coinvolta. Certo che i cittadini, in questo momento così difficile per la vita del Paese, chiedono ai politici comportamenti rispettosi del ruolo e trasparenti anche in conversazioni private. Noi riteniamo, però, che quarant'anni di carriera irreprensibile al servizio dello Stato non possano essere cancellati da conversazioni private, forse inopportune, ancorché in buona fede.
In questo contesto, la mozione di sfiducia presentata da una forza di opposizione diventa un atto esclusivamente politico, a cui va data una risposta altrettanto politica. Per questi motivi, il gruppo di Scelta Civica, in modo compatto, a differenza di quanto affermato oggi dal MoVimento 5 Stelle – che ad alcuni discutibili comportamenti in Aula aggiunge oggi anche l'arrogarsi la curiosa e poco democratica prerogativa di parlare a nome di altre forze politiche –, per questi motivi, dunque, il gruppo di Scelta Civica, in modo compatto, voterà contro la mozione di sfiducia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brunetta. Ne ha facoltà.
RENATO BRUNETTA. Signora Presidente, onorevoli colleghi, il voto di oggi darà la fiducia al Ministro Cancellieri. Noi gliela daremo convintamene, onestamente, sinceramente. Noi. Ma oggi questo è anche un voto fasullo, insincero, da parte del Partito Democratico, del suo partito, signor Presidente Letta; una finzione ridicola allestita in un Parlamento trasformato nella sala giochi dei «renziani», dei «civatiani», dei «cuperliani» e, alla fine, dei «lettiani». Che tristezza.
Noi non abbiamo da aggiungere nulla a quanto detto il 5 novembre sul Guardasigilli: siamo garantisti e, nel merito, gli interventi del Ministro ci paiono riguardare il dovere di umanità ed esprimere la volontà di far rispettare nelle carceri, che sono di competenza del suo Dicastero, l'articolo 27 della Costituzione, che non tollera pene disumane.
Il resto è frutto della macchina del fango messa in moto da e da dotati di intercettazioni e tabulati che non si capisce come siano finiti dalle procure a loro. Lo ripeto: oggi questo, da parte del Partito Democratico, del suo partito, signor Presidente Letta, è un falso voto di fiducia. Il Ministro Cancellieri è, suo malgrado, un bersaglio tattico in una guerra mortale che attraversa il Partito Democratico, ma anche che colpisce l'Italia, dandole instabilità e rendendola ostaggio di squallidi «tornei di potere». Qui non si vota la fiducia al Guardasigilli, lo ripeto; qui si celebra un rito macabro i cui protagonisti e il cui significato è tutto interno alla lotta di Renzi per impossessarsi, non solo del posto di segretario del Partito Democratico, ma per demolire il suo avversario e finto compagno Enrico Letta, Presidente del Consiglio.
Letta, ieri, abbandonando la Sardegna di corsa, non si è recato a dirigere i lavori di soccorso da Roma, ma a soccorrere se stesso all'assemblea dei trecento che non erano né giovani né forti, ma erano solo incerti se far fuori subito la Cancellieri, o restituirceli qui, apparentemente intatti, ma svuotati di fatto di consenso. Lei e la Cancellieri, lesionati da un giudizio su di loro che è esattamente il contrario di quello che oggi esprimeranno con il voto. Oggi qui usando il fazzoletto pieno di lacrime di coccodrillo della fiducia, i deputati del Partito Democratico praticheranno una danza macabra attorno al Presidente Letta e al suo Governo. Lo ha detto ieri sera lei, Presidente Letta, la sua frase è rivelatrice e insieme ipocrita. Lei ha detto testualmente: questa mozione di sfiducia è frutto di una campagna aggressiva molto forte e slegata dal merito; vi chiedo di considerarla per quella che è, un attacco politico al Governo e la risposta deve essere un atto politico, un rifiuto.
Ebbene, chi di fatto ha posto la sfiducia al Ministro Cancellieri ? Non ci prenda in giro, Presidente Letta, è il suo partito, Presidente Letta. Il MoVimento 5 Stelle ha agito come forza di opposizione, legittimamente ed eticamente, persino, ma il suo segretario Renzi, i suoi ormai sconfitti, Cuperlo, Civati, Pittella, su una sola cosa sono d'accordo quanto a merito e contenuti ed è la sfiducia alla Cancellieri. Dunque, come ha ammesso ieri sera lei davanti a loro, fingendo di parlare ai 5 Stelle è un'implicita sfiducia a lei, Presidente Letta. Delle due l'una, o non si fidano di lei nel giudicare giusto quanto nel merito ha fatto il Guardasigilli, oppure sono proprio contro il suo Governo, . In un caso e nell'altro quella di oggi è una fiducia di Pirro, una triste fiducia in maschera.
Ci dica ora, Presidente Letta, chi è contro la stabilità, chi destabilizza ? Il MoVimento 5 Stelle ? Noi di Forza Italia che votiamo la fiducia, convintamente, onestamente, sinceramente al Ministro Cancellieri ? No, chi mina la stabilità e la legittimità del suo Governo è il Partito Democratico che lei, abbandonando la Sardegna, ha dovuto invocare perché le concedesse, un momento ancora, la fiducia. L'ultima goccia per favore ! E gliel'hanno data. Ma che miseria è mai questa ? Lei ha anche detto ieri sera: la nostra unità è l'unico punto di tenuta del sistema politico. Allora stiamo freschi, siamo a posto. Che fa, ci prende in giro, Presidente Letta ? Se un partito in lotta totalitaria, in cui si vota «fiducia» intendendo «sfiducia» è il punto di stabilità, significa che lei ha perso l'equilibrio della sinderesi, vale a dire di fare la scelta giusta tra il bene e il male, oppure finge e fa agli italiani un pessimo servizio.
Dica la verità, Presidente Letta, Renzi, ormai capo del PD, vuole sloggiarla al più presto, altro che 2015, semestre europeo, risanamento dei conti, uscita dalla crisi; ci dica ora dopo la sfiducia conclamata nelle dichiarazioni di tutto il Partito Democratico come potrà il Ministro Cancellieri proporre una riforma della giustizia ? Ella malauguratamente risulta azzoppata, delegittimata, schizzata dal fango di chi l'ha pubblicamente sfiduciata salvo oggi salvarla per rimandare a tra un po’ l'affondamento della sua barca di Governo, Presidente Letta.
Con questa amarezza profonda, con questa delusione nei confronti del Partito Democratico che ha ucciso le larghe intese con la decisione di votare la decadenza di Silvio Berlusconi e oggi infila un cappio doppio attorno al collo del che pure viene dal suo partito noi diamo una fiducia morale e convinta al ministro Cancellieri...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
RENATO BRUNETTA. ... convinti che sia un atto simbolico la nostra morale dinanzi alla crisi latente, ma reale, che è causata dal Partito Democratico e dalle sue insopportabili lotte di potere
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto il deputato Andrea Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, Ministro Cancellieri, il 29 aprile nei nostri discorsi sulla fiducia al Governo le avevamo rivolto queste precise parole: se lei si batterà per l'indipendenza della magistratura, se lei si dimostrerà indipendente, noi non soltanto la sosterremo ma la chiameremo con orgoglio Ministro della giustizia. Ebbene, signor Ministro, lei con i suoi comportamenti ha perso ogni minima fiducia che noi e i cittadini italiani riponevamo nel suo operato, mi dispiace
Lei, signor Ministro, riferendosi alla vicenda di Giulia Ligresti, si è messa a completa disposizione della famiglia Ligresti, ritenendo ingiusto ciò che stava succedendo. Ma davvero ritiene normale che un Ministro della giustizia si metta a disposizione di una famiglia dedita alla delinquenza finanziaria ? Dedita alla corruzione Come il certo Salvatore Ligresti già condannato ? E a favore di chi doveva mettersi a disposizione ? Di una signora che, sofferente appena uscita, è andata a fare sfrenato presso le migliori di moda
Per questo motivo, voglio citare le parole di un grande giurista del passato, Piero Calamandrei, che sosteneva, riferendosi ai giudici: il giudice deve essere distaccato da ogni legame umano, superiore ad ogni simpatia e ad ogni amicizia, questo perché sia garantita la sua indipendenza che in uno Stato democratico si realizza secondo la massima secondo cui la legge si applica ma per gli amici si interpreta. E se vale per un giudice, dovrebbe valere ancora di più per un ministro della Repubblica; un giudice valuta e ha in mano i destini di una singola persona, un ministro ha in mano i destini di una intera comunità. Comunità che lei ha tradito.
Ministro Cancellieri, un ministro della Repubblica deve essere assolutamente imparziale rispetto ai propri interessi amicali, rispetto ai propri interessi familistici, rispetto agli interessi patrimoniali dei propri figli. Un ministro della Repubblica deve essere imparziale ma deve soprattutto apparire imparziale agli occhi dell'opinione pubblica
Le ricordo, e mi ricordo, che in altri Paesi vi sono stati ministri, come in Germania, che si sono dimessi per aver copiato passaggi della propria tesi di dottorato; in Inghilterra, per avere addossato la colpa di una multa alla moglie; in Spagna, per essere andati a caccia con un giudice; in Svezia, per non aver pagato il canone tv. E lei, che si mette a disposizione di una famiglia di indole delinquenziale ritiene davvero di non doversi dimettere ?
Lei parla di onore, di dignità; proprio per l'onore e la dignità della sua carica, una carica alta come quella di un ministro, lei si sarebbe dovuta dimettere non oggi, non ieri ma già da luglio. Perché le dimissioni non devono darsi per il fatto che sono uscite delle intercettazioni ma perché non ci si ritiene più di fronte ai cittadini
Lei sta affermando, come ha affermato oggi, di non aver mentito. Forse è vero, forse lei non avrà mentito ma ancor più grave lei ha volutamente omesso di dire la verità e chi omette di dire la verità è bugiardo quanto chi mente.
Ministro, la bugia è sfacciata, la reticenza è subdola. Il suo comportamento, da luglio fino ad oggi, forse non ha risvolti penali, ma ha sicuramente risvolti penosi . Lei dovrebbe essere un servitore dello Stato ed invece è diventata una serva dei potenti.
Cosa dire, infine, della posizione dei vari partiti, il Partito Democratico, che più si è speso su questa vicenda con molte parole, molti omissioni e poche opere ? In questi ultimi quindici giorni, grazie anche al fatto di essere in campagna elettorale nei propri circoli, Renzi, Cuperlo, Civati hanno affermato che sarebbe stato meglio che la Ministra si fosse dimessa; il Viceministro Fassina – sempre del PD – ha ricordato a Civati, intenzionato – sembrava – a presentare una mozione di sfiducia, che fa parte di un partito e che decisioni così rilevanti si prendono insieme. Un partito, certo, che deve decidere insieme, ma finora è stato unito soltanto dal collante dell'ipocrisia e delle poltrone .
Chiaramente voglio chiedere a quest'Aula, ma alla parte destra di quest'Aula, cosa sarebbe successo se invece del Ministro Cancellieri vi fosse stato come Ministro della giustizia un certo Nitto Palma o un certo Schifani, oppure un certo Previti: tutti – e dico tutti – ovviamente a chiedere le dimissioni per indegnità. Ho omesso volutamente il Ministro Alfano, responsabile politicamente per omissione nel sequestro di una bambina e che voi mesi fa, in nome della avete voluto salvare. Invece ecco arrivare ieri il del Presidente del Consiglio Enrico Letta e del segretario del Partito Democratico Epifani, che preferiscono un Ministro che fa scarcerare gli amici e governare con chi dovrebbe starsene in galera, che ripudiano la guerra spendendo miliardi per gli e votando il rifinanziamento delle missioni in Afghanistan, il in cui ieri ha obbligato i propri soldati a fare quello che decide il Capo del Governo e dobbiamo ancora capire chi sia il vero capo di questo Governo.
Vedete, voi non dovreste obbedire a Letta, ma al volere degli italiani ed anche alla decenza istituzionale e il Partito Democratico dovrebbe fare pace con sé stesso, decidere se la sinistra in Parlamento è davvero l'incarnazione di grandi ideali o è soltanto la parte dei seggi lasciati liberi dalla destra . Dovrebbe decidere di non deludere per l'ennesima volta i propri elettori, smettendo i panni dell'ipocrisia che sta rivestendo da anni. Per voi la politica – parole di ieri – deve ergersi sopra l'etica e la morale pubblica: niente di più sbagliato. La politica è susseguente e subalterna all'etica e alla morale pubblica.
Alcuni colleghi del PD hanno parlato di «ricatto di Letta»: con il vostro voto voi siete complici di questo ricatto, favoreggiatori di questo ricatto .
RENZO CARELLA. E Casaleggio ?
ANDREA COLLETTI. Noi ci siamo abituati ad ascoltare, da voi degli altri partiti, un profluvio di parole e di principi, ma è qui dentro, qui, con i voti che si danno in quest'Aula, e non solo quando si tratta di racimolare qualche voto in più in televisione, che si deve dimostrare di non essere i soliti ipocriti, ma di fare alla fine ciò che si promette ai cittadini.
Voi affermate che non si può votare la nostra mozione di sfiducia, perché sarebbe la nostra vittoria politica. Non è una questione politica, è una questione di giustizia e moralità .
Vede, Presidente, queste cose da politicanti su chi ha messo la firma sulle mozioni non ci interessano: noi abbiamo già votato la mozione Giachetti per togliere il che voi non avete votato perché vi interessa tenere questa legge schifosa; noi abbiamo già votato la mozione Marcon per l'eliminazione degli ... Un po’ di educazione...
PRESIDENTE. Per favore, colleghi !
ANDREA COLLETTI. Ripeto, noi abbiamo votato la mozione Giachetti, un vostro deputato, su cui voi avete votato contro sottostando al ricatto di Enrico Letta ! Siete voi che non avete voluto modificare questa legge e l'avete dimostrato anche in questi giorni, siete voi che non avete eliminato gli e noi abbiamo votato la mozione Marcon, un esponente di SEL.
Tutta questa ipocrisia noi, come sempre, saremo qui a ricordarvela, con la coerenza dell'agire politico che ci contraddistingue .
Dimostrate con i fatti che avete lasciato la vostra consueta via di questa ipocrisia e votate, come faremo noi, la sfiducia al Ministro Cancellieri, altrimenti semplicemente vergognatevi. Vergognatevi . Cancellieri a casa ! ! ! !
PRESIDENTE. Togliete quei cartelli ! Togliete subito i cartelli ! Chiedo ai commessi di intervenire per togliere i cartelli, immediatamente, per favore . Continuiamo con i nostri lavori.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Epifani. Ne ha facoltà.
ETTORE GUGLIELMO EPIFANI. Signora Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio ...
PRESIDENTE. Colleghi, scusate, quando voi avete parlato, c’è stato il silenzio . Adesso tocca a qualcun altro. Vi prego di rispettare l'Aula.
ETTORE GUGLIELMO EPIFANI. Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, il Partito Democratico non voterà la sfiducia nei confronti della Ministra Cancellieri, alla quale quindi chiede di continuare il suo lavoro. Una parte delle considerazioni di questa nostra posizione le abbiamo già espresse in quest'Aula il 5 novembre e la stessa cosa abbiamo fatto al Senato, dopo le dichiarazioni del Ministro.
Non voglio aggiungere altro a quello che abbiamo detto in quella occasione da parte del nostro capogruppo, ma voglio fare una considerazione aggiuntiva e anche non sottacere un problema che avvertiamo.
La considerazione aggiuntiva che voglio fare è che noi riteniamo, tutti, convintamene, che il Governo è alle prese con un compito essenziale e difficile in un momento della vita del Paese quanto mai complicata. Se solo metto insieme i temi che sta affrontando, in queste ore, in questa settimana, si ha il quadro esatto delle difficoltà con cui il Governo è costretto ad operare: la legge di stabilità, resa difficile da una dinamica del PIL che non è quella che vorremmo; un rapporto con l'Europa che, al di là delle parole di circostanza, non va esattamente nel senso giusto; una crisi che continua a dilagare e – come sapevamo – una conseguenza sull'occupazione e, soprattutto, sull'inoccupazione giovanile, che sta diventando il dramma vero della nostra comunità nazionale; e, in tutto questo, una sfiducia che si avverte, un clima pesante nel Paese, che non riesce a riprendere con la fiducia necessaria a guardare al proprio futuro.
Per non parlare poi delle vicende politiche che accompagnano questa fase. Ho ascoltato molto l'onorevole Brunetta – e poi gli dirò una cosa – parlare della discussione interna al Partito Democratico, ma vorrei ricordare quello che è successo esattamente in queste ore e in questi giorni all'interno del campo del centrodestra. Per non parlare di quello che ci capiterà in questa settimana con il voto che si avrà al Senato sulla decadenza di Silvio Berlusconi. Vedo in questo tante tendenze di sgretolamento nel Paese e a livello istituzionale e aggiungo anche che fa parte di questa tendenza un uso del populismo molto sgangherato.
Ho ascoltato con grande attenzione le motivazioni del MoVimento 5 Stelle e del suo gruppo; vorrei solo ricordare – lo faccio con rispetto, ma anche con fermezza, perché ho visto quello che è successo in una piazza di Matera solo qualche giorno fa – che, a furia di urlare e a furia di mettere cartelli, si finisce poi per non prendere neanche un voto e noi siamo sottoposti al voto e al giudizio dei cittadini italiani ! Ce lo dobbiamo ricordare noi e ve lo dovete ricordare anche voi !
Per questo abbiamo bisogno, il Paese ha bisogno di un Governo che continui a lavorare e rafforzi la propria azione, perché, come ho detto tante volte, non possiamo permetterci né il galleggiamento né uno stato di fibrillazione continua.
Poi c’è la seconda valutazione, quella su cui, in tutta onestà, voglio ripetere qui esattamente come la penso. Questa vicenda, signor Ministro, ha davvero tante facce. Riflettevo questa mattina, venendo qui e pensando alle cose da dire, come ci potrebbe vedere un Paese o un osservatore che viene da fuori rispetto al fatto che noi stiamo da giorni e giorni, da settimane e settimane, a discettare su una telefonata, sul suo contenuto, su una virgola su una parola, su un aggettivo. Vedo che poi un'altra telefonata nelle ultime ore è diventata un altro elemento di cui si discute, si discetta e si valuta. Ma naturalmente questo perché avviene ? Non solo perché questa – diciamo – è una cosa che può capitare, ma perché naturalmente in quella telefonata, come abbiamo detto esattamente nel discorso alla Camera, ci sono cose che non ci hanno convinto da subito e che lei stessa nel suo intervento anche oggi ha ripetuto.
Ebbene, le voglio dire con chiarezza che anche io ho esercitato questo ruolo di leggere tra le righe di una telefonata. Vede, quello che non va in quella telefonata, signor Ministro, se posso dire, non è quello che c’è, è quello che manca. Sarebbe bastato aggiungere alla sua telefonata la seguente frase: «naturalmente opererò nel rispetto dei doveri che la mia funzione mi impone» e non ci sarebbe stata tutta questa discussione e il problema sarebbe stato in gran parte risolto.
Così come non mi piace – lo dico con la forza necessaria della coscienza di un liberaldemocratico quale mi ritengo – che per giudicare l'operato di un Ministro si debba insieme giudicare l'operato e la vita del proprio marito e del proprio figlio, perché non ci si comporta così in una democrazia moderna ! Si attacca una persona per quello che fa e si lasciano stare le responsabilità di chi vive con quella persona. Questa è l'essenza della democrazia e mi dispiace ...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, lasciate finire l'intervento.
ETTORE GUGLIELMO EPIFANI. Eppure, ho detto che un problema c’è e il problema lo posso raffigurare in questo modo: non l'esistenza di un reato, non l'esistenza di fatti non conformi alla legge, non è questo il problema; è che si è radicata, in ragione di questo e della campagna mediatica, in una parte consistente dell'opinione pubblica dell'Italia, l'idea che in questa vicenda ci si sia comportati così perché da una parte c'era una famiglia di potenti e non una famiglia di persone normali. Questa è l'idea che si sta facendo una parte del Paese. Ed è questo il tema più delicato: non quindi se c’è stato un atteggiamento non conforme alla legge – ci mancherebbe –, ma che una parte della nostra opinione pubblica pensa che sia avvenuto qualcosa che ha a che fare con un'assenza di imparzialità tra le funzioni che si debbono e le conseguenze.
Allora, siccome questo è vero e dobbiamo fare i conti con questa opinione pubblica, perché non possiamo far finta che questo non avvenga, dobbiamo avere anche la coscienza del perché questo avviene. Perché con la crisi, con le difficoltà, con la durezza della condizione di molti, si è alzata la soglia nel Paese e questo riguarda tutti noi, non soltanto un Ministro. Si è alzata la soglia della tolleranza del Paese verso l'assenza di rigore, di imparzialità e di sobrietà. Ne siamo coscienti tutti e dobbiamo esserne coscienti, ed è un problema che riguarda l'intera comunità nazionale e chi ha più responsabilità.
Per questo, io penso che, nel momento in cui con questo voto le diciamo di andare avanti, le diciamo però insieme anche una cosa: che non con le parole, perché il Paese non ha più bisogno di parole, ma con i fatti, ci sia da parte sua l'impegno, con forza, a rimuovere una parte di questa considerazione e di questa critica che l'opinione pubblica avverte su questa vicenda.
Trovi lei il modo, anche visibile, per consentire a chiunque di poterle fare una telefonata o di accedere a una procedura che metta in discussione la possibilità, da parte di chi non ha voce, di potersi fare ascoltare e avere una risposta ai propri problemi .
Dia lei, con il suo lavoro, una maggiore attenzione, oltre a quella che ha avuto, nei confronti del tema delle carceri e della condizione dei carcerati. Dia lei un impulso alle politiche di riforma di cui ha bisogno il nostro Paese. Infine ...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
ETTORE GUGLIELMO EPIFANI. ... siccome vi è stato tanto discutere sulla nostra discussione interna, voglio dire a tutti che noi, le nostre discussioni, le abbiamo fatte alla luce del sole in maniera trasparente, con una discussione franca, come si conviene a un partito democratico.
E voglio dire all'onorevole Brunetta, non solo che bisogna sempre parlare con rispetto delle discussioni che riguardano altre forze politiche, perché viene sempre, poi, il dubbio che si parli degli altri per non parlare mai di sé, ma che, probabilmente, e non solo nelle sue parole, ma anche in una parte della discussione che stiamo facendo, si è, in qualche misura, e purtroppo, smarrito che cosa deve essere e che cos’è un vero partito democratico e che cos’è il vero congresso di un partito democratico, di una vera forza politica democratica, quale noi ci onoriamo di essere e in nome della quale rappresentiamo quella parte del Paese che ci continua a dare, come si vede, grande fiducia ad operare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Michaela Biancofiore. Ne ha facoltà . Colleghi, per favore. Prego, onorevole Biancofiore.
MICHAELA BIANCOFIORE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, gentile Ministro, ho concordato con il mio capogruppo, quando ha detto: «che Paese è questo, nel quale non si può più fare una telefonata, seppur decisamente inopportuna», ma ho concordato anche con l'esponente del MoVimento 5 Stelle, quando ha affermato, con onestà intellettuale, che tutti abbiamo amici, ma che, quando si rappresentano le istituzioni, non si devono dimenticare gli amici, ma dire: «mi dispiace, ma io sono il Ministro della giustizia italiana» .
Questo è essere rispettosi delle istituzioni, non genuflettersi acriticamente a quei poteri forti che hanno occupato tutte le istituzioni del nostro Paese e che impediscono di cambiarlo. Non ho nulla di personale nei suoi confronti, Ministro, anche perché non la conosco, e questo è paradossale, visto che, fino a un mese fa, facevamo parte della stessa compagine di Governo.
Purtroppo, infatti, per la nostra Italia, chi avrebbe il compito di coordinare l'azione di Governo e dare gli obiettivi reali per il funzionamento del Paese non ha posto in essere nemmeno una riunione, dicasi una, della compagine ministeriale completa, a costo zero, troppo votato com’è alla propaganda della sua immagine internazionale e a miserabili dispettucci alle spalle, che ne danno uno spaccato umano lungi dal consentirgli di rappresentare il Paese, tutto il Paese, Presidente Letta; non solo la parte politica della quale è espressione, ma anche chi dissente, chi ha opinioni personali diverse dalle sue, chi, libero, si riserva diritti di critica sanciti dalla Costituzione, chi rappresenta con fierezza l'uomo politico che le ha consentito di sedere sulla poltrona alla quale è avvinghiato con tutte le sue forze, anche contro l'opinione della maggioranza del suo partito .
PRESIDENTE. Deputata, concluda.
MICHAELA BIANCOFIORE. Un momento, Presidente. E alle giovani leve del PD, dalle quali mi divide tutto, ma verso le quali provo stima per l'azione di rinnovamento che stanno tentando di fare nel loro apparato, che va oltre la lotta a Berlusconi, voglio dire: non abdicate ai vostri principi e ai vostri valori, al vostro credo, perché perderete credibilità e consenso...
PRESIDENTE. Concluda ! Il suo tempo è finito, concluda.
MICHAELA BIANCOFIORE. ... ed è tutto ciò che vogliono per impedire il cambiamento, a sinistra come a destra...
PRESIDENTE. Le devo togliere la parola.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Giuseppe Civati. Ne ha facoltà . Colleghi, non facciamo ogni volta un commento vocale. Prego, deputato Civati.
GIUSEPPE CIVATI. Signor Presidente, rispetto le parole del segretario nazionale Guglielmo Epifani, ma devo confermare che, dopo aver ascoltato quelle del Ministro, mantengo il disagio che ho espresso nei giorni scorsi. Dichiaro che mi unirò al voto del Partito Democratico per rispetto della disciplina di partito, come peraltro mi pare facciano altri gruppi che non capiscono questa posizione e lo stesso faranno i parlamentari che hanno proposto la mozione di cui molto si è discusso oggi in Aula. Una mozione che avevamo presentato proprio nella convinzione che avremmo potuto fare diversamente, e che però – lo preciso, perché rimanga agli atti – non avevamo presentato direttamente all'Aula, ma all'attenzione del nostro gruppo, come è giusto che sia, e l'abbiamo sempre dichiarato in questi termini. Si è deciso diversamente e quindi noi ci comportiamo in questi termini. Lo facciamo però convinti delle ragioni che avevamo espresso e perché davvero rimanga agli atti di quest'Aula e della Camera dei deputati .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Indìco la votazione per appello nominale sulla mozione Colletti n. 1-00230, presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento nei confronti del Ministro della giustizia, Annamaria Cancellieri.
Ricordo che chi è d'accordo con la richiesta di dimissioni dovrà rispondere «sì», chi invece è contrario alla richiesta contenuta nella mozione dovrà rispondere «no».
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatto motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione per appello nominale sulla mozione Colletti ed altri n. 1-00230, presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento nei confronti del Ministro della giustizia, Annamaria Cancellieri:
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per la coesione territoriale e il Ministro per gli affari regionali e le autonomie.
PRESIDENTE. La deputata Paola Carinelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gallinella n. 3-00456, recante iniziative per garantire l'erogazione dei contributi per la realizzazione dei progetti finanziati dall'Unione europea, in relazione al quadro di regole che consentono la sospensione dei relativi pagamenti delineato dalla proposta di regolamento in corso di esame in ambito comunitario di cui è cofirmataria.
PAOLA CARINELLI. Signor Presidente, ieri il Parlamento europeo ha preso una decisione che in Italia non ha avuto nessun risalto mediatico, nonostante questa decisione influenzerà moltissimo le sorti del nostro Paese: ieri, infatti, il Parlamento europeo, nell'approvare il quadro di bilancio, ha approvato anche la condizionalità macroeconomica. La condizionalità macroeconomica vuol dire, in pratica, che uno Stato membro potrà usufruire dei fondi europei solo a condizione che rispetti i vincoli macroeconomici imposti dall'Europa: cioè delle regole imposte dai Paesi più ricchi, regole che sono praticamente impossibili da rispettare per i Paesi meno ricchi come noi. Quindi molto probabilmente, a questo punto, avendo molta difficoltà a rispettare queste regole, corriamo il grande rischio di non poter usufruire dei fondi europei.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PAOLA CARINELLI. Detto questo, quindi, chiediamo al Governo cosa intende fare nel caso, ahimè molto probabile, in cui l'Italia non riuscirà a rispettare i parametri imposti dall'Europa, e quindi le regioni si vedranno sospesi i finanziamenti europei.
PRESIDENTE. Il Ministro per la coesione territoriale, Carlo Trigilia, ha facoltà di rispondere.
CARLO TRIGILIA, . Signor Presidente, il Governo italiano non ha condiviso la clausola di condizionalità macroeconomica: inizialmente si è opposto a questa clausola, e successivamente in sede negoziale ha cercato di rendere l'applicabilità di questa clausola più restrittiva. In effetti, il Parlamento europeo oggi, questa mattina, ha approvato il regolamento che contiene l'ultima formulazione dopo le negoziazioni alle quali facevo riferimento della clausola di condizionalità macroeconomica.
Non siamo soddisfatti della clausola in sé, ripeto, perché riteniamo che sia contraddittoria con il principio dei fondi strutturali, che sono appunto dati a Paesi che hanno gravi problemi di coesione territoriale, e che quindi devono essere messi in condizione di affrontare, questi Paesi, indipendentemente dalle condizioni macroeconomiche. Tuttavia, questa norma è passata: è passata oggi in una formulazione più attenuata, che prevede che l'intervento della Commissione possa avvenire solamente a determinate condizioni di proporzionalità, di parità di trattamento tra gli Stati membri, di considerazione attenta delle condizioni economiche e sociali e del tasso di disoccupazione dei Paesi coinvolti, e anche del possibile impatto macroeconomico che una misura di questo genere può avere. Sono delle misure che restringono l'applicabilità, e quindi devono essere in qualche modo, passata la norma, considerate con favore.
Per il resto, il Ministro per la coesione territoriale si impegna, nell'eventualità che questa clausola dovesse essere applicata – speriamo non all'Italia e ad altri Paesi, ma nel caso in cui dovesse essere applicata –, in sede di Consiglio europeo, a limitarne il più possibile l'applicazione estensiva, e quindi a proporre un'interpretazione estremamente restrittiva della sua applicabilità. Ricordo che il Consiglio può a maggioranza qualificata respingere la richiesta della Commissione di applicare questa clausola.
PRESIDENTE. Il deputato Gallinella ha facoltà di replicare.
FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, in pratica la frittata è fatta, e ora cerchiamo di sistemare le cose. Ma è possibile che ci si accorge oggi, ieri, di queste cose ? I parlamentari italiani, Tajani, il Vicepresidente della Commissione, quando era il momento giusto potevano intervenire ! I fondi strutturali sono fatti per far sì che certi Paesi, in qualche modo in difficoltà, possano riprendersi: se li vincoliamo a parametri macroeconomici come il rapporto debito/PIL, è chiaro che i soldi che noi diamo all'Europa come contribuenti netti aumentano il debito, non li possiamo reinvestire, nonostante i bandi siano stati fatti bene; perché l'amministrazione centrale, lei, ma soprattutto i predecessori hanno fatto in modo che l'Italia sia caduta così in basso.
Chiaramente si entra in una spirale che non ha più fine. Quindi, mi domando come sia possibile oggi accorgersi di questo, perché comunque le trattative europee sono lunghe e c'era modo di intervenire. Sicuramente dell'impegno del Governo per far sì che in qualche modo si addolcirà la pillola, io non mi fido per niente, perché la stessa cosa è stata fatta con le quote latte; all'epoca si è scelto, si è istituzionalizzato il fatto che l'Italia era un Paese importatore, quando poteva benissimo vivere con il proprio latte e quindi questa cosa abbiamo paura si ripeterà. Stessa cosa, come è stato fatto per le quote zucchero: strategicamente non ci siamo impuntati all'epoca per dire che era un settore strategico, e adesso paghiamo i danni. Sempre a raccogliere cocci ! Queste, a nostro avviso, sono chiacchiere purtroppo perché i fatti dicono altro; si dice: ah, è successo, ma ci vuole una visione strategica. Noi ci lamentiamo del fatto che purtroppo non c’è questa visione strategica, i cittadini italiani ed europei ne pagheranno sicuramente le conseguenze e quindi mi domando dove sono le «palle d'acciaio» ? Qui probabilmente c’è una testa dura perché non si vuole capire che ci vuole una visione strategica; questo è il momento di cambiare la classe politica sia italiana ma anche europea.
PRESIDENTE. La deputata Pannarale ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00458, concernente iniziative per evitare la perdita di una consistente quota di risorse comunitarie, da utilizzare in funzione anticiclica .
ANNALISA PANNARALE. Signor Presidente, signor Ministro, i fondi strutturali e di coesione rappresentano oggi l'unico vero strumento a disposizione delle istituzioni territoriali e regionali per misure di inclusione sociale e di accesso all'occupazione, per interventi di tutela ambientale o di crescita infrastrutturale. Il quadro delle regioni nell'impegno e nell'utilizzo dei fondi comunitari, come lei sa, è piuttosto variegato, con regioni in ritardo e regioni, anche nel sud, che hanno già raggiunto di spesa. Più volte, signor Ministro, sottolineando il rischio di disimpegno dell'elevata percentuale dei fondi assegnati, lei ha sottolineato l'urgenza di un'azione di riprogrammazione delle risorse a rischio da concentrare su poche misure anti-cicliche: lotta alla povertà e alla disoccupazione giovanile, soprattutto al sud, sostegno al sistema delle piccole e medie imprese.
Resta ancora una consistente quota di risorse comunitarie non spese, circa 30 miliardi, da spendere entro dicembre 2015. Per questo, signor Ministro, abbiamo bisogno di sapere quale sia lo stato effettivo delle riprogrammazioni, in che modo, con quali obiettivi anti-ciclici e con quali interventi riusciremo a risolvere in maniera speriamo strutturale il problema della perdita di una quota di risorse tanto essenziale per stimolare la crescita e la competitività delle regioni.
PRESIDENTE. Il Ministro per la coesione territoriale, Carlo Trigilia, ha facoltà di rispondere.
CARLO TRIGILIA, Signor Presidente, vorrei anzitutto chiarire che la cifra di circa 27 miliardi che restano da spendere e da certificare si riferisce all'intero ammontare delle risorse che entro il 2015 devono essere certificate. Come ho già detto in altre occasioni, lo ripeto agli onorevoli interroganti, non tutti questi 27 miliardi sono a rischio, ma solo una quota fortunatamente più limitata, diciamo fra i 5 ed i 7 miliardi. Su questa cifra, da quando si è insediato il nuovo Governo, stiamo lavorando per cercare anzitutto di definirla con precisione e poi per eliminare il rischio di definanziamento.
A questo proposito, ricordo – gli onorevoli interroganti sono consapevoli di questo perché lo citano – il primo provvedimento che abbiamo preso a sostegno dell'occupazione giovanile e della lotta alla povertà e di misure per i tirocini dei giovani, per l'auto-imprenditorialità e per la formazione di imprese in campo sociale. Intendiamo continuare su questa strada, stiamo attualmente lavorando, anche in riferimento alla legge di stabilità, per introdurre delle misure, che probabilmente verranno introdotte come emendamento del Governo, che riguardano il finanziamento di piccole e medie imprese attraverso il Fondo centrale di garanzia e potrebbero riguardare – ma questo è attualmente allo studio – misure volte a sostenere piccole opere di manutenzione ordinaria e straordinaria, piano città, lavori relativi alla qualificazione e riqualificazione urbana o anche a manutenzione straordinaria e poi misure per l'edilizia scolastica, per l'efficientamento dell'edilizia scolastica, eccetera.
Queste misure ci auguriamo che possano essere già prese in relazione alla legge di stabilità attualmente in corso di approvazione, ma se per ragioni di tempo o per motivi tecnici non fosse possibile, noi siamo impegnati a realizzarle appena possibile, cioè nei primi mesi dell'anno prossimo.
PRESIDENTE. La deputata Pannarale ha facoltà di replicare.
ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Signor Ministro, non posso che augurarmi che le sue buone intenzioni possano essere davvero concretizzate. I fondi, come lei ben sa, rappresentano una grande risorsa nazionale, peraltro, in un momento in cui la spesa ordinaria è stata drasticamente tagliata da una logica tutta contabile e ragionieristica. I fondi sono una grande possibilità di programmazione e di pianificazione strategica che noi non possiamo perdere e non possiamo perderla perché siamo un Paese con la disoccupazione giovanile al 40 per cento, con un apparato produttivo dismesso, con un sistema dell'istruzione che è stato marginalizzato e che, dunque, rischia di non riagganciare più prospettive di crescita.
Certo, come lei spesso ricorda, e ha ricordato nelle due audizioni che ha fatto nelle Commissioni congiunte, ci sono ritardi e ci sono inadempienze, però io credo che sia anche il caso di andare a guardare bene, nel profondo, in questo sistema perché, al di là dell'accesso piuttosto complicato che rende inadempienti alcune regioni, è altrettanto vero che ci sono regioni che invece sanno spendere bene, sanno spendere presto e spenderebbero ancora di più in interventi sociali, ambientali, infrastrutturali e in nuovi cantieri se, ad esempio, non avessero le proprie spese di cofinanziamento delle risorse europee, quelle necessarie perché altrimenti non arriverebbero le risorse europee, strozzate dal Patto di stabilità.
Allora, forse è il caso di ripensare davvero, nel profondo, questo quadro di regole e di norme e forse è più utile fare immediatamente questo piuttosto che puntare, ad esempio, su centralizzazione e sorveglianza, come rischiamo di fare con l'istituzione dell'Agenzia nazionale per la coesione territoriale, che – come lei stesso ha ricordato ieri nella sua audizione – non si limiterà solo ad un'attività di raccordo e di ausilio per le regioni meno virtuose, ma avrà il potere di sostituirsi alle regioni come unica autorità di gestione nazionale. Allora, è vero che parliamo di regioni inadempienti, ma le regioni, prima ancora che controllate, sorvegliate e commissariate, dovrebbero essere messe nella condizione di poter esercitare appieno prerogative e competenze.
PRESIDENTE. Deve concludere.
ANNALISA PANNARALE. Questa partita è nevralgica e forse è anche un modo per sostituire, con un'Europa sociale e delle persone, l'Europa monetaria che proprio non ci piace.
PRESIDENTE. Il deputato Pisicchio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00459, concernente iniziative per incentivare l'utilizzo dei fondi dell'Unione europea .
PINO PISICCHIO. Onorevole Presidente, onorevole Ministro, la sua presenza è propizia per riparlare di sud perché, anche se in quest'Aula appare sempre meno frequente il riferimento alle acutissime difficoltà del Mezzogiorno, quasi che una questione meridionale non fosse più all'ordine del giorno, il sud soffre drammaticamente, più di altre aree, per la crisi economica.
Per questo, diventa necessario non sprecare un solo euro delle dotazioni europee, che nel periodo 2007-2013 sono rimaste, in qualche misura, inutilizzate. Il Governo ha istituito l'Agenzia per la coesione territoriale, che sembrerebbe muoversi nella direzione volta ad assistere l'azione delle regioni meridionali, con l'obiettivo del pieno utilizzo dei fondi.
Chiediamo di sapere come il Governo intenda muoversi per rendere attiva la nuova Agenzia ed efficace il suo impegno.
PRESIDENTE. Il Ministro per la coesione territoriale, Carlo Trigilia, ha facoltà di rispondere.
CARLO TRIGILIA, . Signor Presidente, la costituzione dell'Agenzia nazionale per la coesione territoriale fa parte di un insieme di misure che abbiamo ritenuto di avviare per rendere più incisivo il sistema dei fondi strutturali, a partire dalla programmazione del nuovo ciclo dei fondi 2014-2020.
I due assi principali di questo cambiamento riguardano, da un lato, l'impianto programmatico del sistema dei fondi e cioè a dire l'individuazione di una strategia più precisa che parta dall'analisi attenta della situazione attuale del Mezzogiorno e dei problemi contemporanei di coesione territoriale per individuare alcuni pochi obiettivi ben selezionati e ben calibrati rispetto a questa strategia sui quali intervenire. In altre parole, noi dobbiamo fare meno e dobbiamo fare meglio rispetto al passato. Per questo, è necessario concentrarsi e ridurre la frammentazione. L'altro aspetto importante di questa ipotesi di cambiamento del sistema di governo complessivo dei fondi riguarda l'Agenzia da lei citata. L'Agenzia nazionale per la coesione territoriale interverrà nella fase di esecuzione: nei prossimi mesi sarà messo a punto lo statuto e saranno fatte le scelte organizzative necessarie.
Noi siamo impegnati a mantenere le scadenze previste nella legge per l'introduzione di questo nuovo strumento organizzativo, che dovrebbe, quindi, andare a essere operativo nei primi mesi – direi nel marzo – del 2014. Questo strumento è uno strumento importante, perché deve consentire il monitoraggio più efficace e sistematico della spesa dei fondi, in modo da consentire un'azione di accompagnamento – ripeto: questo è un punto centrale dell'Agenzia – alle autorità di gestione dei fondi, siano esse centrali che regionali o di altra natura, in modo da impedire quei ritardi o quelle inadempienze che si sono spesso verificate in passato. Nel caso, però, che tali ritardi ed inadempienze persistessero, è prevista dalla legge la possibilità che l'Agenzia assuma poteri sostitutivi, ma si tratta evidentemente di casi eccezionali, sebbene sia importante, a mio avviso, prevedere questo strumento.
Noi ci auguriamo che attraverso le modifiche dell'impianto strategico e la concentrazione su pochi e selezionati obiettivi, mirati sulla situazione del Mezzogiorno, con particolare riferimento alla valorizzazione dei beni culturali, ambientali e all'agricoltura, all'agroindustria e a quello che resta o è rimasto dei settori manifatturieri, sia possibile mettere in atto una strategia più efficace del passato per affrontare i problemi del Mezzogiorno.
PRESIDENTE. Il deputato Pisicchio ha facoltà di replicare.
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, grazie signor Ministro. Io apprezzo i suoi chiarimenti. Tuttavia, vorrei richiamare la sua attenzione sulla prospettiva strategica che lei ha anche evocato e che l'utilizzo delle provviste europee deve avere. Io credo che il compito di un'agenzia per la coesione territoriale debba essere quello di allestire utili coordinamenti – lei ha parlato di accompagnamento – per mettere in campo efficaci politiche di stimolo anche per gli investimenti pubblici e privati, costruendo le condizioni per la riattivazione dei crediti d'imposta, per esempio, per gli investimenti produttivi ed elaborando un piano organico per le infrastrutture e per l'occupazione.
Per questo chiedevamo anche chiarimenti in ordine ad alcune dichiarazioni, che pure abbiamo ascoltato in questi giorni, con riferimento all'utilizzo dei fondi europei per finanziare il cuneo fiscale. È vero che le regioni meridionali talvolta non hanno utilizzato – non tutte – non hanno utilizzato a pieno le risorse europee, ma è proprio per questo che nasce l'Agenzia, per consentire il recupero di risorse destinate al Sud finalizzato a destinazioni, invece, diverse dal Sud. Credo che la nostra principale attenzione debba essere quella di indirizzare le provviste verso obiettivi produttivi, primo fra tutti l'occupazione (e mi ha fatto piacere sentirglielo dire anche in quest'Aula).
Secondo la Ragioneria generale dello Stato basterebbe un incremento del 4 per cento degli investimenti per il Sud a generare un incremento occupazionale di circa 200 mila giovani. È una grande occasione, dunque, che non possiamo rischiare di perdere.
PRESIDENTE. La deputata Polidori ha facoltà di illustrare l'interrogazione Brunetta n. 3-00460, concernente elementi ed iniziative in sede comunitaria in ordine alle nuove regole in corso di esame inerenti all'erogazione dei fondi di coesione per gli anni 2014-2020 di cui è cofirmataria.
CATIA POLIDORI. Signor Presidente, gentile Ministro, come abbiamo già sentito da più colleghi la scorsa settimana, la Commissione sviluppo regionale dell'Europarlamento ha dato finalmente, dopo quasi più di 70 incontri, via libera all'accordo sulla riforma della politica di coesione, raggiungendo un'intesa che io chiamerei un po’ più un «accordo svantaggioso», che riguarda il nodo della macrocondizionalità nelle nuove regole per i fondi strutturali dei prossimi sette anni.
Chiaramente, è un passaggio cruciale. Stiamo parlando di un bel periodo per il quale saranno destinati 325 miliardi di euro ai fondi strutturali e, come lei prima ha spiegato, circa 30 dovrebbero essere quelli destinati all'Italia.
Questa condizionalità macroeconomica, fortemente voluta dalla Germania nell'erogazione di questi fondi, prevede, però, che la Commissione abbia un'altra discrezionalità nel decidere quali siano i Paesi o meno virtuosi e quando sospendere, eventualmente, l'erogazione di questi fondi. È un meccanismo che, secondo noi, risulta essere molto svantaggioso, soprattutto per i Paesi più deboli, come, ad esempio, l'Italia.
Io chiedo, quindi, al Ministro cosa intenda fare e quali iniziative intenda prendere nell'ambito, ovviamente, delle sue competenze in sede comunitaria.
PRESIDENTE. Il Ministro per la coesione territoriale, Carlo Trigilia, ha facoltà di rispondere.
CARLO TRIGILIA, Come già ho avuto occasione di dire, l'Italia è stata contraria inizialmente all'introduzione di questa clausola di condizionalità macroeconomica, successivamente però è stato impossibile evitare che questa clausola venisse portata avanti, perché non ci sono state alleanze sufficienti per impedirlo. Quindi, l'azione del nostro Paese si è mossa soprattutto nella direzione di cercare di rendere più restrittive le condizioni di impiego di questa clausola, dove più restrittive significa limitarne la possibilità di un impiego troppo ampio o troppo generalizzato in presenza di condizioni di squilibri macroeconomici di un Paese membro.
Vi è stata una lunga negoziazione che si è conclusa solamente questa mattina. Poche ore fa è stato approvato il regolamento, ne ho avuto notizia. Il regolamento conferma l'ultima versione di questa clausola, che presenta alcuni elementi di maggiore flessibilità rispetto alla versione originaria. Come dicevo, anzitutto bisogna che si sia in presenza di una situazione di deficit o di macroeconomici significativi. Viene usata questa parola, prima era usata la parola «persistente», che è stata sostituita con la parola «significativa», ed è stata inserita tutta una serie di clausole che prevedono la parità di trattamento tra gli Stati, il fatto che si deve trattare di una decisione proporzionata, ma soprattutto il fatto che la Commissione deve ascoltare le ragioni dello Stato interessato, deve valutare attentamente il tasso di disoccupazione dello Stato interessato e le possibili implicazioni economiche e sociali dell'applicazione della clausola della sospensione dei pagamenti relativi ai fondi strutturali.
Naturalmente questo allenta e rende meno onerosa l'eventuale applicazione di questa clausola, più difficile, però non elimina il problema. Quindi, come Governo, in ogni caso il Ministro per la coesione territoriale è impegnato a far sì che in sede di eventuale prima applicazione di questa clausola – speriamo che questo non sia il caso dell'Italia, ma anche di altri Stati – qualora si dovesse porre questo problema, l'Italia assuma in sede europea una posizione volta a delimitare molto l'applicabilità di questa clausola.
PRESIDENTE. La deputata Polidori ha facoltà di replicare.
CATIA POLIDORI. Signor Presidente, signor Ministro, io la ringrazio per la risposta che ho seguito attentamente. Ho seguito i lavori dei nostri europarlamentari e, a differenza dei miei colleghi che mi hanno preceduto, li ringrazio per essersi opposti con tutte le loro forze a queste disposizioni. Reputo che però, se da una parte con una legge di stabilità un po’ debole il Governo non si sia mostrato sufficientemente forte per dare, come dire, un aiuto, un programma, un appoggio alla crescita del nostro Paese, quindi delle nostre famiglie e delle nostre imprese, dall'altra parte l'aver accettato questa regola imposta dalla Germania fortemente – lo ripeto: voluta dalla Germania fortemente – ancora una volta dimostra una mancanza addirittura di coraggio.
Io quindi, signor Ministro, la invito, a nome di tutte le imprese – mi conforta quello che lei ha appena detto – ad insistere molto di più in ambito comunitario perché queste prese di posizione così dirigiste, che sembrano scritte delle volte appositamente – mi permetta di dirlo guardando anche un po’ la storia degli ultimi mesi – contro l'Italia, vengano assolutamente allentate. Quindi, ritengo che il nostro Governo debba nella maniera più assoluta, a mio avviso, avere molto più coraggio.
PRESIDENTE. La deputata Schirò ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00457, concernente iniziative per un tempestivo e proficuo utilizzo dei fondi strutturali dell'Unione europea .
GEA SCHIRÒ. Signora Presidente, martedì 19 novembre 2013 si è votato a Strasburgo il bilancio pluriennale 2014-2020, che mette a disposizione dell'Italia, in termini di fondi strutturali, una dote di circa 31,8 miliardi di euro, cui si sommerà una quota di cofinanziamento nazionale pari a 24 miliardi di euro.
Tuttavia, si deve rilevare che, a pochi mesi dalla chiusura del ciclo 2007-2013 della programmazione dei fondi europei, l'Italia ha speso circa il 40 per cento delle risorse programmate, che ammontano oggi, a seguito delle ultime riprogrammazioni, a 49,5 miliardi di euro, compreso il relativo cofinanziamento nazionale. Poiché per la realizzazione dei programmi europei vengono concessi due anni di tempo dalla fine del ciclo di programmazione, entro la fine del 2015 l'Italia dovrà spendere tutte le risorse non ancora utilizzate.
PRESIDENTE. Deputato, concluda.
GEA SCHIRÒ. L'impiego di fondi per la realizzazione di politiche per la coesione è, nell'attuale contesto economico, fondamentale per il rilancio del sistema produttivo italiano, l'incremento dell'occupazione e la tenuta sociale nel nostro Paese...
PRESIDENTE. Deve concludere.
GEA SCHIRÒ. ...in generale e, soprattutto, per quelle regioni che potrebbero avere da questi fondi le risorse necessarie per effettuare investimenti e produrre nuova occupazione.
PRESIDENTE. Il Ministro per la coesione territoriale, Carlo Trigilia, ha facoltà di rispondere.
CARLO TRIGILIA, . Signor Presidente, onorevole Schirò, le sue osservazioni toccano due punti che, del resto, sono strettamente collegati: l'esito del ciclo 2007-2013 e la nuova programmazione, che si sta avviando con il ciclo 2014-2020. Per quanto riguarda il vecchio ciclo, è indubbio che vi sono ancora consistenti risorse da utilizzare. La spesa può essere certificata, ricordo, fino al dicembre 2015. Come ho avuto modo di dire, siamo impegnati perché non un solo euro di queste risorse vada perso. Questo vuole dire che abbiamo già avviato una prima riprogrammazione, lavorando sul cofinanziamento nazionale dei programmi operativi nazionali. Abbiamo in cantiere altre azioni, che, probabilmente, potrebbero trovare spazio, almeno in parte, in sede di legge di stabilità, ma altre ne faremo nei primi mesi dell'anno successivo, per evitare che le risorse a rischio vengano effettivamente perdute.
Contemporaneamente, abbiamo cercato di trarre, come si dice, tesoro dalla lezione dei vecchi cicli, per impostare in modo diverso, come dicevo, il nuovo ciclo dei fondi che partirà, il ciclo 2014-2020. Intendiamo perseguire una strategia di maggiore concentrazione e selezione degli obiettivi e, attraverso l'agenzia di nuova costituzione, l'Agenzia nazionale per la coesione territoriale, intendiamo monitorare più sistematicamente e intervenire più prontamente laddove si verificassero problemi che richiedono un accompagnamento o un'assistenza alle autorità di gestione operativa dei fondi, siano esse – tengo a sottolineare questo aspetto – regionali o anche nazionali, perché problemi di ritardi inaccettabili si sono verificati anche nella gestione di PON nazionali da parte di alcuni Ministeri.
Quindi, attraverso l'agenzia, cercheremo di monitorare maggiormente e di accompagnare, ma, ripeto, anche di sostituirci, laddove fosse necessario, ad autorità di gestione inadempienti. Noi riteniamo, soprattutto, che il nuovo ciclo dei fondi debba essere un'occasione importante perché questo strumento diventi veramente uno strumento nazionale, sia sottratto a qualsiasi forma di campanilismo e di corporativismo e risponda a una logica complessiva al servizio dello sviluppo di tutto il Paese e della riduzione degli squilibri territoriali.
PRESIDENTE. La deputata Schirò ha facoltà di replicare.
GEA SCHIRÒ. Signor Presidente, la programmazione 2014-2020 costituisce un'occasione straordinaria, forse l'ultima, per finanziare le riforme strutturali che sono necessarie per rilanciare la crescita e l'occupazione. La predisposizione del contratto di partenariato con cui saranno definiti gli obiettivi tematici, vale a dire gli assi su cui concentrare le risorse dei fondi strutturali e la quota di cofinanziamento nazionale, è dunque una delle più importanti e delicate decisioni che dovremo prendere.
Ritengo fondamentale che il contratto preveda risorse adeguate per finanziare una riforma del sistema scolastico e dell'apprendistato che favorisca lo sviluppo di quelle competenze necessarie al rilancio della competitività, e quindi dell'occupazione. Non vi sono indicazioni chiare degli obiettivi precisi e vincolanti per una riduzione immediata degli oneri nei settori indicati dalle stesse piccole e medie imprese o risorse ancora da destinare al finanziamento della ricerca.
Ritengo, altresì, necessario aumentare il Fondo sociale verso le regioni con l'Obiettivo Convergenza attualmente pari al 25 per cento, sbilanciato a favore delle regioni dell'Obiettivo Competitività.
Lei, Ministro, in occasione della sua audizione sulle linee programmatiche dello scorso giugno ha condiviso questo obiettivo in risposta ad una mia specifica sollecitazione. Spero, e sono certa, che potremo definire nel contratto di partenariato degli strumenti adeguati allo scopo.
PRESIDENTE. Il deputato Invernizzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00461, concernente iniziative per una riforma organica degli enti territoriali nell'ambito del processo di riforma costituzionale .
CRISTIAN INVERNIZZI. Signora Presidente, signor Ministro, vorrei parlare con lei, seppure all'interno dei ristrettissimi tempi imposti dalla diretta televisiva, del progetto di riforma, soprattutto per quanto riguarda le province. Si tratta di un progetto nei confronti del quale la Lega Nord esprime una seria preoccupazione, perché riteniamo innanzitutto che non sia all'interno di un più organico progetto che pertanto riguardi tutto il comparto degli enti intermedi, e in secondo luogo perché non siamo così convinti che sia possibile realizzare attraverso quello che proprio in questi giorni in Commissione stiamo affrontando, una importante, seria, razionalizzazione della spesa pubblica. Pertanto, le chiediamo con questa interrogazione quali sono gli intendimenti precisi del Governo e se non sia magari più opportuno tirare un attimo il fiato e riflettere maggiormente su queste posizioni.
PRESIDENTE. Il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere.
GRAZIANO DELRIO, . Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Invernizzi e gli altri interroganti. Il Governo ritiene che questo progetto legislativo si inserisca in un quadro molto più ampio che è certificato anche dalla presentazione, sempre da parte del Governo, del disegno di legge n. 1543, il disegno di legge costituzionale presentato dal Governo al fine di sopprimere, appunto, abolire, le province dal testo costituzionale. Il testo contiene modifiche, quindi, a tutte le norme costituzionali che attualmente prevedono le province e affida alle regioni nuove competenze in materia di enti di area vasta e di città metropolitane, che credo fosse anche nell'interrogazione uno degli elementi su cui si chiedeva chiarezza. Anche noi riteniamo che debbano essere le regioni, a regime, a decidere l'organizzazione degli enti di area vasta.
Come lei sa, però, l'intervenuta sentenza della Corte costituzionale n. 220 del 2013, con la quale la Corte ha dichiarato incostituzionale il provvedimento normativo adottato dal Governo Monti, ha costretto il Governo anche a ripensare a questo ente di area vasta, anche in previsione del fatto che vi è in prossima scadenza l'indizione delle elezioni amministrative. È quindi necessario procedere con tempestività, riordinando le funzioni, alleggerendo le funzioni delle province, evitando uno dei difetti del nostro federalismo, che è quello di duplicare le stesse funzioni su diversi enti. Da questo punto di vista vengono conservate solo funzioni tipiche dell'area vasta di pianificazione, di coordinamento in vari settori tra cui le scuole, le strade, l'ambiente e la pianificazione urbanistica e viene attribuita alle province la competenza sulle strade di carattere provinciale.
Quindi noi crediamo che il combinato disposto dei due disegni di legge riesca a dare un'idea molto chiara. Anche nella discussione che sta avvenendo in questi giorni con le regioni, con i deputati, con la Commissione stessa, ci pare che stia emergendo proprio un quadro molto più armonico di rispettive competenze, di ruolo regionale, di ruolo dei vari enti, che credo porterà, a differenza di quello che viene qui riferito dagli interroganti, sostanziali risparmi. La Corte dei conti nella sua audizione ha riferito che non è in grado di quantificare i risparmi, a parte i 163 milioni delle spese che si risparmiano dagli enti elettivi, ma invece la stessa Corte dei conti, nella relazione sul coordinamento della finanza pubblica 2013, aveva riferito a risparmi derivanti dall'abolizione delle province oltre 750 milioni solo nelle regioni a statuto ordinario. Anche studi realizzati dalla Bocconi a nome dell'UPI avevano riferito che la semplice riduzione delle funzioni avrebbe portato a significativi risparmi per oltre un miliardo e molti altri studi vanno in questa direzione.
Quindi noi non pensiamo che questa riforma sia assolutamente, come viene detto, irrilevante da questo punto di vista anche economico; viene però fatta per semplificare, per ridurre la sovrapposizione di competenze, per cominciare un percorso che poi verrà pienamente assunto dalle regioni quando la riforma costituzionale, che, come lei sa, ha ben più lunghi, arriverà a realizzazione.
PRESIDENTE. Il deputato Invernizzi ha facoltà di replicare.
CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Ministro noi – e penso che su questo concordi anche lei – riteniamo che una riforma, per essere tale, deve realizzare una duplice finalità: la prima è rendere più agevole la vita del cittadino, che possa quindi confrontarsi con un'amministrazione pubblica dal volto umano; la seconda ovviamente è far sì anche che il cittadino possa pagare meno tasse, altrimenti viene meno proprio la ragione di una qualsiasi riforma.
Quello che noi non riusciamo a capire è che il Governo di cui lei è rappresentante ha anche un Ministro per le riforme costituzionali che sta portando avanti un progetto di riforme costituzionali e non riusciamo a capire come mai, appunto, il Governo abbia deciso di andare su una doppia via. Noi riteniamo che le province ne facciano parte sicuramente, essendo previste come organi costituzionali, e pertanto debbano rientrare in un progetto di riforma costituzionale più globale. Guardi, abbiamo già avuto occasione – lei lo ricordava – di vedere un progetto di riforma, portato avanti dal Governo Monti, che non ha realizzato sostanzialmente quello che si proponeva, tant’è vero che c’è una situazione attualmente degli enti provinciali che è disperata, i sindaci non sanno più sostanzialmente con chi parlare. È intervenuta la Corte costituzionale, che ha ribadito l'incostituzionalità appunto di quanto fatto dal Governo Monti. Il risultato è che adesso c’è un grandissimo caos e, ripeto, i cittadini soprattutto, che sono già stati investiti da quel progetto di riforma, non hanno visto abbassare le tasse che devono pagare.
Quindi la nostra preoccupazione sincera è questa. Fa piacere che anche lei riconosca il ruolo delle regioni, quindi anche noi siamo d'accordo che poi, a regime, devono essere le regioni, col proprio bilancio ovviamente, che al proprio interno devono organizzarsi come meglio ritengono, basandosi sia sulle tradizioni che sulle caratteristiche geofisiche.
Però riteniamo anche – ed è per questo che noi la invitiamo, signor Ministro, a tirare un attimo il fiato – che capiamo la necessità, anche, se vogliamo, propagandistica, di far vedere che il Governo vuole tagliare sui costi della politica, ma la nostra paura è che, se questa iniziativa va avanti ma è scollegata da quello che sta facendo l'altra parte del suo Governo e cioè il Ministro Quagliariello – e concludo – il risultato sia un'ennesima riforma sbagliata, che comporta non tagli ma costi .
PRESIDENTE. Il deputato Tullo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fossati n. 3-00462, concernente iniziative per il contrasto dell'illegalità negli sport e, in particolare, nel calcio di cui è cofirmatario.
MARIO TULLO. Signor Presidente e signor Ministro, con questa interrogazione partiamo dall'episodio triste della vicenda di Salernitana-Nocerina, dove c’è stata anche una sorta di frode sportiva, questo ci piace dire, e ci rivolgiamo al Ministro ed al Governo. Dinanzi alla violenza negli stadi, noi siamo convinti che bisogna operare anche con azioni di carattere repressivo – ma in questo Paese da trent'anni si affronta solo la questione del punto di vista repressivo, quando è necessario, e dell'emergenza – per uscire da una situazione di emergenza e iniziare a vedere se gli strumenti che sono stati adoperati, per esempio la «tessera del tifoso», con delle lacune applicative che poi determinano quello che si vorrebbe combattere (tensione e violenza); vogliamo chiedere se non c’è da parte del Ministro e del Governo un ripensamento non tanto appunto per consentire agli stadi di essere zone franche, ma per accompagnare anche politiche di dialogo e di confronto con le tifoserie organizzate, con gli stessi che sappiamo essere anche protagonisti di iniziative di associazionismo e di volontariato e non solo di violenza.
PRESIDENTE. Il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere.
GRAZIANO DELRIO, . Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Tullo e l'onorevole Fossati per l'interrogazione. Come sapete lo scorso 10 novembre si è tenuta la partita Salernitana-Nocerina, che è stata poi sospesa dopo appena 20 minuti. L'episodio è gravissimo. Intanto queste immagini hanno girato il mondo ed hanno dato l'immagine di uno sport italiano assolutamente privo di dignità. Credo quindi che l'interrogazione vada nella direzione di sollevare un giusto problema.
Per risolvere questo tipo di problemi le soluzioni sono di due ordini: il primo è quello repressivo, che viene richiamato anche qua, il secondo è di accompagnarlo invece con misure di prevenzione, di dialogo, di accompagnamento. Il Governo concorda con entrambe le impostazioni.
Intanto, devo far sapere che le indagini immediatamente avviate dalla questura di Salerno, tuttora in corso, hanno portato alla denuncia per violenza privata di 38 persone, tutte sottoposte a Daspo, e che il provvedimento del prefetto di Salerno, quello che impediva di assistere alla gara, era fondato su presupposti che vi era un sistematico comportamento illegale dei tifosi della Nocerina già dallo scorso campionato. Da tempo, inoltre, l'Osservatorio aveva messo sotto osservazione il programma «tessera del tifoso» della Nocerina in quanto la società non aveva saputo valorizzare i principi di etica e legalità che lo ispirano.
Osservate preliminarmente queste cose, quindi, dobbiamo dire appunto che è stata affrontata la situazione verso la tifoseria della Nocerina. I fatti verranno esaminati in un'apposita riunione del Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive che avverrà molto presto. Nel corso di pregresse riunioni dell'Osservatorio sono state invitati a partecipare i dirigenti di squadre di calcio. L'obiettivo è costituire un dialogo costruttivo appunto tra la società e i gruppi di tifosi, proprio come già avviene a livello europeo. A tal proposito, sottolineiamo che proprio a partire dalla stagione 2012-2013 tutti i club devono avere istituito, come nuovo requisito per la concessione delle licenze UEFA, un . Questo obbligo è stato inserito all'interno del nuovo regolamento UEFA.
Quindi, dobbiamo certamente, da un lato costituire una forza, come sta già avvenendo, una al Ministero dell'interno e al Ministero che rappresento, che ha la delega allo sport, che tenda a favorire le condizioni di maggiore qualità negli stadi, più professionali, società sportive maggiormente responsabilizzate, anche sul tema delle relazioni con le tifoserie. Io do qui da subito la mia piena disponibilità ad avviare un dialogo con le tifoserie organizzate – lo dissi in una delle mie prime interviste proprio appena assunta la delega allo sport – proprio perché credo che se non vi devono essere zone franche negli stadi e comportamenti illegali tollerati, alla stessa maniera credo che tutto questo possa essere ottenuto molto più facilmente attraverso un dialogo costruttivo con coloro che accettano di collaborare a rendere gli stadi e lo spettacolo più fruibili per tutta la nostra popolazione.
PRESIDENTE. Il deputato Fossati ha facoltà di replicare.
FILIPPO FOSSATI. Signor Presidente, signor Ministro, la sua risposta è una risposta per molti aspetti convincente. Noi ne prendiamo atto e vogliamo incoraggiare il Governo in questa svolta, perché noi riteniamo che di questo si debba parlare. Le politiche repressive basate sul circoscrivere l'oggetto dell'intervento alla tifoseria nello stadio sono politiche che in questi anni hanno mostrato limiti e carenze. C’è stata una diminuzione dei fenomeni di violenza, ma c’è stato un ampliamento per esempio dei fenomeni di esposizione razzistica e discriminatoria. Ci sono state, comunque, in molti casi, situazioni di insicurezza fuori, prima e dopo l'avvenimento sportivo. Il dato, che poi è un dato europeo, è che non funzionano le politiche di repressione se non c’è accanto, come lei ha giustamente detto, una politica di prevenzione fondata sul dialogo con i e con le tifoserie.
Le volevo ricordare il caso della Germania in cui per lungo tempo si è costruito, attraverso degli atti che hanno valore anche giurisdizionale. Vi è, per esempio, il sostegno all'ingresso delle tifoserie organizzate nella compagine societaria dell'associazione sportiva, della società sportiva, con il sistema del oppure vi è la programmazione di interventi della società sportiva, se vogliamo davvero che la società sportiva stessa sia, come è, un pezzo di città. E si è visto quali tensioni, poi, per esempio nel caso di Salernitana-Nocerina, porta. Ecco, se è un pezzo di città, deve essere utilizzato per quello che è. In Germania gli stadi sono tornati a riempirsi. Il dato oggi è del 50 per cento di fruitori, di utenti e di visitatori degli stadi in più rispetto alla situazione desolante degli stadi italiani.
Quindi, un buon inizio. Bisogna cambiare l'Osservatorio e l'Osservatorio dei grandi eventi deve essere il primo punto in cui questa nuova situazione viene rappresentata plasticamente, con un allargamento delle funzioni e dei soggetti che vi partecipano per avere un quadro più chiaro, che possa dialogare quando serve e colpire con più efficacia, anche investigativa...
PRESIDENTE. Deve concludere.
FILIPPO FOSSATI. ... su nuovi reati come la frode sportiva che non sono considerati, ma che invece sono la nuova frontiera su cui bisogna lavorare.
PRESIDENTE. Il deputato Corsaro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00463, concernente tempi per la definizione dei costi standard per il comparto sanitario e iniziative di competenza per velocizzarne l'adozione con riferimento alla spesa per gli acquisti .
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, signor Ministro, la legge n. 42 del 2009 istitutiva del percorso di attuazione del federalismo fiscale ha dato vita ad un percorso che si è interrotto nel corso della passata legislatura e che non ha ancora visto la luce nei suoi punti principali, che, come lei ben sa e ricorda, attengono soprattutto all'intenzione di attribuire agli enti locali, a partire dalle regioni, una maggiore potestà e autonomia nella costruzione delle entrate – e, quindi, delle risorse –, ma anche una maggiore responsabilizzazione nei confronti degli amministratori locali sull'utilizzo di quelle risorse – e, quindi, sulla capacità di spesa –, rendendole soprattutto più trasparenti ed intellegibili agli occhi degli amministrati che, avendo un contatto diretto territorialmente più prossimo a chi gestisce la spesa pubblica, possono avere una maggiore possibilità di esercizio e di controllo.
Venne definita, all'interno di quella legge, l'individuazione del criterio della scelta del costo standard ovvero di quello che deve essere la spesa media applicabile ai principali servizi di pubblica utilità da erogare, uno degli obiettivi principali, soprattutto, per la determinazione dei livelli di spesa della gestione sanitaria. Vorremmo chiederle a che punto siamo nella costruzione di questo percorso.
PRESIDENTE. Il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere.
GRAZIANO DELRIO, . Signor Presidente, grazie per l'occasione che ci dà di puntualizzare il percorso relativo ai costi standard in sanità, che è frutto di un lavoro congiunto con il Ministro Lorenzin. Come lei sa, i costi standard e, in particolare, quelli sanitari, non sono da intendersi per singola prestazione, intesa come bene e servizio, bensì per macrolivelli prestazionali: assistenza collettiva, assistenza distrettuale, assistenza ospedaliera.
Il Ministero dell'economia e delle finanze, il Ministero della salute e il nostro Ministero hanno predisposto una serie di indicatori e, sulla base di questi indicatori, proprio il 1o agosto abbiamo individuato le cinque regioni le cinque regioni che per questi livelli sono da considerarsi eccellenti e, quindi, che hanno livelli di assistenza collettiva, di assistenza distrettuale e di assistenza ospedaliera di ottima qualità e di bassi costi. Dentro queste cinque regioni, la Conferenza delle regioni doveva scegliere, già dagli inizi di agosto, le tre regioni definitive, quelle previste, appunto, nei decreti legislativi. Quindi, stiamo attendendo – ormai, si sta esaurendo – la fase istruttoria delle regioni, che si è prolungata per un periodo maggiore del previsto, a causa della discussione che c’è stata sui costi in sanità, sul finanziamento della sanità, sui tagli e sui 2 miliardi di .
Quindi, la Conferenza Stato-regioni sarà tra poco nelle condizioni di scegliere le migliori regioni in equilibrio economico, cioè quelle che garantiscono l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza in condizioni di efficienza e di appropriatezza. Questo è certamente un passo importantissimo in avanti, in applicazione del federalismo. Contestualmente, stanno procedendo anche le determinazioni dei fabbisogni standard da parte di Sose (Società per gli studi di settore) e di Ifel (Istituto per la finanza e l'economia locale), dei comuni e delle province; a fine anno, avremo anche i fabbisogni standard definitivi per comuni e province. Quindi, credo che il percorso del federalismo si sia riavviato e sia oggi a disposizione dei decisori politici una serie di dati e di indicatori che possono consentire una decisione più congrua e un livello di efficienza maggiore di tutta la pubblica amministrazione.
Faccio anche presente che la determinazione annuale dei costi standardizzati per tipo di fornitura e servizio è un'attività in corso da parte dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, che sta lavorando proprio in ambito sanitario all'elaborazione dei prestiti di riferimento, dopo che l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) ha fornito l'elenco dei prestazioni dei servizi sanitari e non sanitari, nonché dei dispositivi medici. Quindi, credo che il percorso sia in fase avanzata di istruttoria e che i prossimi mesi potranno consentire l'applicazione piena della legge n. 42 del 2009.
PRESIDENTE. Il deputato Massimo Corsaro ha facoltà di replicare.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signora Presidente, signor Ministro, nel ringraziarla per la cortesia non posso, purtroppo, dichiararmi soddisfatto perché la circostanza che lei ci ha voluto ricordare, ovvero l'individuazione delle regioni sulle quali analizzare i costi della spesa sanitaria per determinarne i livelli standard di riferimento da rendere applicabili per tutti, è un percorso che non ha nulla di nuovo, nel senso che è esattamente il percorso nel quale, ancora nel 2010, si era impegnata l'attività del Governo, del Parlamento e della Commissione bicamerale per il federalismo. La sensazione è che siamo di fronte, per l'ennesima volta, ad una occasione perduta in cui questo Governo continua, come dire, a rimandare l'individuazione della soluzione dei problemi, come se il mettere la polvere sotto il tappeto davvero rappresentasse un'opportunità di giustizia e di pulizia. La realtà invece è che, una volta di più, voi scegliete, anziché la strada dell'individuazione di una vera analisi della spesa pubblica, quella del più facile ricorso all'aumento della pressione fiscale in qualunque strumento, noncuranti della necessità, oggi, di dover individuare le sacche di dispersione; è storia nota di ognuno dei provvedimenti di questo Governo.
Le comunico, signor Ministro, ma credo che lei lo sappia, che a oltre nove mesi dall'avvio di questa legislatura, cioè in un tempo sufficiente per dare corso ad una vita umana, voi non siete stati in grado nemmeno di reistituire la Commissione bicamerale per il federalismo, quella che poi deve dare corso ai decreti attuativi di esecuzione della legge n. 42 del 2009 e in questo accompagnate, viceversa, ogni provvedimento con una ulteriore manovra di leva fiscale, non essendo capaci di andare ad incidere in quelli che sono i gangli vitali. Credo che, come lei sa, signor Ministro, essendo la spesa sanitaria circa l'80 per cento della spesa delle regioni e la circostanza che il Titolo V dalla sua esecuzione in poi ha prodotto un aumento a dismisura della spesa negli enti locali senza che questo avesse come risposta una contrazione delle spese statali – aumentando cioè costi a costi e in questo producendo un aumento continuo della pressione fiscale a carico dei cittadini e del contribuente – sia un tema ineludibile del quale la invito ulteriormente a volersi far carico senza indugio.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Alfreider, Amici, Balduzzi, Baretta, Berretta, Bindi, Bocci, Boccia, Michele Bordo, Brambilla, Bray, Bressa, Brunetta, Caparini, Capezzone, Casero, Castiglione, Cicchitto, Cirielli, D'Alia, Damiano, De Girolamo, Dell'Aringa, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Fassina, Ferranti, Fico, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Gebhard, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, Gitti, Kyenge, Legnini, Leone, Letta, Lorenzin, Lupi, Melilla, Giorgia Meloni, Merlo, Meta, Migliore, Pisicchio, Ravetto, Realacci, Sani, Santelli, Schullian, Speranza, Tabacci, Toninelli e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, il seguito dell'esame del decreto-legge recante misure urgenti di riequilibrio della finanza pubblica nonché in materia di immigrazione, a partire dalla giornata odierna, precederà quello del decreto-legge sulla proroga delle missioni internazionali.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
EUGENIA ROCCELLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EUGENIA ROCCELLA. Signor Presidente, ci tengo a correggere qui di fronte all'Assemblea un mio errore, visto che ho per errore votato «sì» nel voto sulla mozione di sfiducia al Ministro Cancellieri. Voglio ribadire qui davanti a tutti che non era questa la mia intenzione; non sono questi i miei convincimenti sulla questione. Volevo anche ribadire al Ministro Cancellieri la mia stima e la mia considerazione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1690-A: Conversione in legge del decreto-legge 15 ottobre 2013, n. 120, recante misure urgenti di riequilibrio della finanza pubblica nonché in materia di immigrazione.
Ricordo che nella seduta del 14 novembre 2013 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre i relatori vi hanno rinunciato.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione .
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione .
La I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia .
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85- del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine il deputato Adriano Zaccagnini, iscritto al gruppo parlamentare Misto, è stato invitato a segnalare l'unico emendamento da porre comunque in votazione.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili in Commissione:
Melilla 1.4 e 3.3, nonché Marcon 1.3, che recano una copertura finanziaria relativa alla riduzione delle spese sostenute dalle amministrazioni pubbliche per l'acquisto, la manutenzione, il noleggio e l'esercizio di autovetture, nonché per l'acquisto di buoni taxi. Si tratta di una copertura che non presenta carattere accessorio, strumentale e proporzionata rispetto all'intervento principale e che riguarda materia del tutto estranea rispetto a quelle oggetto del decreto-legge in esame (si veda al riguardo il parere reso dalla Giunta per il Regolamento in data 26 giugno 2013);
Corsaro 2.110, analogo all'emendamento Guerra 2.32, già dichiarato inammissibile in Commissione, che esclude alcune spese contenute sostenute dal comune di Campione d'Italia ai fini del rispetto del Patto stabilità;
Causi 2.143, relativo all'accreditamento provvisorio delle strutture sanitarie e socio-sanitarie private, in quanto interviene sulla stessa materia dell'emendamento Causi 2.23, già dichiarato inammissibile in Commissione;
Marcon 2.6, volto ad intervenire sulla composizione dell'apposito tavolo tecnico istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze, preposto alla verifica degli adempimenti connessi al pagamento dei debiti da parte delle regioni e delle province autonome, integrandola con la presenza dei rappresentanti dell'UPI e dell'ANCI.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, non previamente presentate in Commissione: Molteni 1.128, che prevede che la cittadinanza italiana possa essere concessa solo previo superamento di un di lingua italiana; Artini 1.129, volto ad escludere che il soccorso in mare costituisca reato; Petrini 2.142, in materia di semplificazione delle norme per il trasferimento di immobili degli enti locali; Melilla 2.115, che interviene in tema di definizione di aliquote IRAP; Marcon 2.116, che prevede la possibilità per le regioni di stabilire una soglia di esenzioni in materia di addizionale regionale IRPEF; Marcon 2.130, che estende a tutte le regioni benefici sul Patto di stabilità interno ora previsti per le sole regioni che hanno aderito alla sperimentazione contabile; Boccadutri 2.131, limitatamente alla parte consequenziale, volto ad estendere anche al 2014 l'esclusione dal Patto di stabilità dei trasferimenti a valere sui residui passivi in conto capitale; Naccarato 2.125, che prevede l'affidamento a Poste Italiane dei servizi di tesoreria nei comuni fino a 5 mila abitanti; Fraccaro 2.145, recante disposizioni in materia di recesso dai contratti di locazione delle pubbliche amministrazioni.
Avverto inoltre che la Commissione ha presentato gli emendamenti 2.500 e 2.501, che sono in distribuzione e con riferimento ai quali il termine per la presentazione di subemendamenti è fissato per le ore 17 di oggi.
Ha chiesto di intervenire sul complesso degli emendamenti il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.
CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge 15 ottobre 2013, n. 120, si occupa di almeno due argomenti di grande rilievo apportando, con riferimento a tali aspetti, modifiche significative, tanto da essere stato subito ribattezzato dagli addetti ai lavori come «manovrina». Una piccola manovra discussa un po’ all'ombra della sorella maggiore: la legge di stabilità per il 2014, attualmente all'esame del Senato, che occupa le pagine economiche dei mentre questo decreto, in silenzio provoca non pochi e non poco duraturi danni ai comuni e alla buona gestione dei fondi pubblici. Non capiamo bene quale sia la che ha portato il Governo in questi mesi, anche con il decreto-legge in esame, a proporre interventi normativi che, sistematicamente, accostano tra loro temi forti e assolutamente disomogenei; che non può essere ricondotta ad altro che alla volontà di creare confusione, di gettare fumo negli occhi, lasciando però in eredità al futuro un normativo schizofrenico, incoerente, incerto e contraddittorio, senza risolvere, anzi alimentando, l'incertezza normativa che è uno dei grandi mali di questo Paese, rendendo felici forse solo i legulei, azzeccagarbugli e burocrati di professione.
Abbiamo assistito alla ricorrente accoppiata IMU-ammortizzatori sociali. Ora inauguriamo il duetto immigrazione-finanza locale. Come se ciascuno di questi argomenti non fosse abbastanza importante da essere trattato autonomamente, con la necessaria completezza, e non con misure raffazzonate e da correggere subito dopo, con successivo decreto d'urgenza.
Dal nostro punto di vista, questo decreto è assolutamente da bocciare. In particolare, l'articolo 1 crea dal nulla un Fondo di 190 milioni per il 2013 per «far fronte alle problematiche derivanti dall'eccezionale afflusso di stranieri sul territorio nazionale». Di questo Fondo, non si sa nulla, se non che sarà gestito dal Ministero dell'interno: non ci viene detto a chi andranno questi soldi, per svolgere quali attività, con quali obiettivi, e come sarà effettuata la verifica o il controllo dei fondi impiegati. L'elemento che ulteriormente suscita perplessità è che, di quei 190 milioni, ben 95 costituiranno oneri per il personale: considerando che il decreto è del 15 ottobre, parrebbe che in 2 mesi e mezzo verrà spesa una simile cifra per pagare non si sa quale personale, scelto con quali criteri, con quale inquadramento, e per fare cosa.
Sul punto la relazione tecnica è assolutamente vaga: limitandosi a parafrasare il dispositivo, non dà conto di quante unità e per quale inquadramento contrattuale sia stata calcolata una cifra così ingente. Il Fondo non è connesso ad alcuna procedura di emergenza e pare caratterizzarsi come permanente. Dunque, avremo d'ora in poi un fondo con ingenti disponibilità e dalle varie destinazioni.
Tra i vari emendamenti che il nostro gruppo ha presentato e che sono stati respinti senza un adeguato approfondimento ce n'erano alcuni tesi almeno ad arginare la libertà di spesa del Fondo. Cito, su tutti, almeno la previsione che la ripartizione del medesimo avesse per destinatari gli enti locali, anche al fine di verificare la necessità di eventuale assunzioni di personale. Mi sembra richiesta di buon senso quella tesa a fare sì che il denaro pubblico sia destinato ad enti pubblici che li gestiscono con regole certe previste dalla legge.
Ciò che contestiamo, inoltre, è che la copertura di un nebuloso fondo per gli immigrati sia stata trovata: svuotando il Fondo rimpatri – 90 milioni su 100 – istituito dal decreto-legge sicurezza dell'allora Ministro dell'interno e alimentato con i proventi derivanti dalla tassa sui permessi di soggiorno, utilizzando i fondi derivanti dall'ultima sanatoria di immigrati clandestini del 2012 – fondi che dovrebbero restare all'INPS per pagare i contributi pensionistici relativi alla regolarizzazione – ed infine, con un'azione a nostro avviso immorale oltre che scorretta, attingendo al Fondo unificato per le vittime di reati mafiosi, di fenomeni estorsivi e dell'usura, che è a sua volta alimentato con un prelievo erariale su tutte le assicurazioni – incendi, auto, responsabilità civile – stipulate in Italia, pagato cioè da tutti i cittadini in virtù del nobile fine cui dovrebbe essere dedicato.
Questo decreto in breve si abbevera alla fonte della tassa sui permessi di soggiorno, tanto criticata dai ben pensanti di sinistra, per finanziare il fondo immigrati e, contemporaneamente, preclude qualunque azione di rimpatrio. Le uniche attività, che insieme ai respingimenti direttamente operati sulle coste di partenza avevano posto un argine all'immigrazione clandestina e scoraggiato le partenze, vere e uniche cause delle tragedie in mare.
La nostra proposta di utilizzare almeno in parte i fondi per gli immigrati per aiutare i comuni nelle attività a favore della sicurezza, come la videosorveglianza e le altre possibili azioni per tutelare i cittadini dalla criminalità, non sono state nemmeno ammesse alla discussione; allo stesso modo, non è stata ammessa la possibilità di coperture alternative: si vuole fare un fondo per gli immigrati, a prezzo di togliere il finanziamento di qualunque operazione di rimpatrio o dei risarcimenti alle vittime di mafia.
Svuotare questi fondi è sbagliato e colpevole, ci sono molte altre risorse da aggredire, come le pensioni d'oro e altri privilegi. L'idea di attingere a queste fonti, però, non è piaciuta a questa maggioranza che sostiene il Governo e la lettura è duplice: c’è il preciso disegno di non effettuare più alcun rimpatrio, c’è la volontà di non toccare determinati privilegi o entrambe ? L'articolo 2 costituisce la prova dell'ipocrisia con la quale questo Governo, e in particolare la sua componente di sinistra, affronta la questione degli enti locali. Se sul territorio e sulla stampa si proclamano vicini agli amministratori locali, condannando la rigidità del Patto di stabilità interno e i tagli di bilancio, al momento di approvare questo decreto non hanno esitato invece ad inasprire il patto in maniera brutale, a fine anno e a bilanci già scritti.
Il suddetto articolo fa confluire nel Fondo di solidarietà comunale 120 milioni di euro che non sono stati usati dai comuni per pagare i propri debiti ai sensi del decreto-legge n. 35 del 2013. Queste risorse non riguardano i comuni virtuosi, che non avevano bisogno di prestiti, ma di spazi finanziari per utilizzare i propri attivi di cassa. Si tratta invece dei fondi che i comuni privi di cassa propria avrebbero dovuto prendere in prestito dalla Cassa depositi e prestiti, pagarvi un interesse, procedere al pagamento dei propri debiti e poi restituirli. Occorre dunque chiedersi perché questi 120 milioni siano avanzati, posto che certamente non tutte le amministrazioni hanno saldato i propri passivi. Probabilmente molti comuni non hanno chiesto i fondi, per raggiunti limiti di indebitamento o per non pagare, poi, i relativi interessi. I 120 milioni, quindi, sono stati redistribuiti tra tutti i comuni con il decreto-legge in esame, creando però l'ennesima sovrapposizione normativa ed incertezza giuridica: infatti dal Fondo di solidarietà comunale sono già stati pagati due acconti ai comuni, sulla base di due interventi legislativi diversi, ma mentre si aggiungono questi 120 milioni e contestualmente si ripartiscono gli stessi, restano fermi sul Fondo 2,5 miliardi, che servirebbero ai comuni per chiudere almeno i bilanci preventivi al 30 novembre, ma che non sono stati ancora ripartiti, né si sa al momento in che termini ciò avverrà.
Questi ulteriori fondi sono inutilizzabili inoltre da parte dei comuni virtuosi, perché costituiscono entrate escluse dal Patto di stabilità. La cosa più grave è che il decreto inasprisce a fine anno i coefficienti di Patto per l'anno in corso. Al di là della deprecabilità della scelta in sé, come è ovvio che sia, i comuni hanno a questo punto dell'anno già effettuato le proprie scelte di bilancio, e quindi la stretta richiesta non potrà che tramutarsi in rinvii dei pagamenti all'esercizio successivo. In sostanza, dopo un anno nel quale abbiamo affannosamente cercato, e a caro prezzo, di porre un argine ai debiti non pagati dalla pubblica amministrazione, con un colpo da maestro di fine anno, li obblighiamo a creare nuovi debiti, in una spirale senza soluzione. Ciò non bastasse, questa manovrina cancella il meccanismo premiante cosiddetto «di virtuosità», l'unico elemento intelligente e premiante della disciplina del Patto di stabilità, che sta uccidendo gli enti locali. Questa duplice mannaia sui comuni serve per ricavare contabilmente 450 milioni da imputare al rispetto dei vincoli di indebitamento netto della pubblica amministrazione stipulato in sede europea (in totale servono tagli per 1,6 miliardi, cui concorrono tagli ai Ministeri e 525 milioni da trovare entro la fine dell'anno in dismissioni immobiliari).
La cosa grave è che, stante il meccanismo della virtuosità che avrebbe imputato ai non virtuosi i benefici ottenuti dai comuni virtuosi (con saldo zero per il comparto), di fatto il peso dei 450 milioni del vincolo europeo ricade solo ed esclusivamente sui comuni virtuosi, con una decisione presa a quindici giorni dalla chiusura dei bilanci comunali e a due mesi dalla fine dell'esercizio finanziario. Esattamente il contrario di quanto la Lega Nord e Autonomie ha sempre sostenuto e proposto, anche in questo provvedimento, con emendamenti mirati e ragionevoli: innanzitutto tesi a mantenere il meccanismo della virtuosità per i comuni bene amministrati, tenendoli fuori dalle manovre compensative necessarie per coprire i buchi della malagestione dello Stato.
Le proposte emendative presentate erano volte a cercare di dare respiro ulteriore agli enti locali, che sono in prima linea nell'affrontare il disagio sociale delle persone determinato dalla crisi economica: abbiamo proposto di tener fuori dal Patto di stabilità almeno i piccoli comuni, quelli fino a 5 mila abitanti. Non è certo un problema di copertura questa volta, ma di pura volontà politica: il Fondo immigrazione era più che capiente per coprire l'esclusione dal Patto per i comuni piccoli almeno per l'anno 2013; ma evidentemente, tra le due opzioni, il Governo ha scelto gli immigrati.
Infine, in questo decreto il Governo ha inserito anche la possibilità di pagare, con i fondi stanziati per i debiti della pubblica amministrazione, anche i debiti fuori bilancio, sanando e premiando ancora una volta la condotta di amministratori irresponsabili e scorretti, possibilità finora scongiurata anche per le denunce operate dalla Lega.
L'atteggiamento del Governo e della maggioranza riguardo a questo decreto-legge è dunque paradigmatico dell'intera linea politica che li sta guidando: a noi che chiediamo maggiori tutele e sicurezza, si risponde favorendo l'uscita dal carcere dei detenuti; a noi che chiediamo spazi di manovra per i comuni per aiutare le nostre famiglie in difficoltà, si risponde investendo quei soldi in un fondo per clandestini ed immigrati; ai richiami persino accorati dei nostri esponenti a favore di una soluzione allo scandalo degli esodati si oppone la tutela ad oltranza dei pensionati d'oro.
Questo è l'ennesimo provvedimento che premia i cattivi amministratori, che favorisce la spesa pubblica irresponsabile, che rende difficile il pagamento dei debitori, e, dunque, delle imprese e dei loro lavoratori, e che mette immigrati e clandestini al primo posto. Non possiamo dunque condividere la relazione favorevole della Commissione. Intendiamo quindi insistere, anche in Assemblea, per modificare, con i nostri emendamenti, un testo che riteniamo sbagliato, ma ancora migliorabile; e per tali motivi, non presenteremo un testo alternativo .
MARCO CAUSI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO CAUSI. Signor Presidente, intervengo per chiedere alla Presidenza maggiori ragguagli sulle motivazioni dell'inammissibilità che avete certificato per il mio emendamento 2.143.
Nel metodo, voglio ricordare che sì, è vero che un emendamento che trattava lo stesso argomento era stato presentato in Commissione, ma in forma molto meno articolata di come poi è stato riscritto per l'Aula, anche in relazione alla discussione che c’è stata in Commissione. Perché in Commissione è sembrato di ravvisare un'estraneità di materia, abbiamo qui, in modo molto più articolato, collegato la questione degli accreditamenti provvisori con la questione dei piani di rientro, e quindi del risanamento delle finanze regionali.
Nel merito perché ove questo parere non possa essere modificato, questa questione va affrontata, lo vorrei dire al Governo in questo caso, se il Governo avesse la compiacenza di ascoltarmi...
PRESIDENTE. Se i colleghi lasciano che il Governo ascolti gli interventi dei deputati, onorevole Rosato !
MARCO CAUSI. Perché questa questione, se non potrà essere affrontata su questo «veicolo» del 120, dovrà comunque essere affrontata dal Governo. L'uscita dagli accreditamenti provvisori, quindi in sostanza l'emendamento bocciato in Commissione, cioè non bocciato, ritenuto inammissibile in Commissione sembrava meramente una deroga di un termine posto al 1o gennaio 2013 che veniva spostato al 1o gennaio 2014. Qui invece la riarticolazione, quindi la nuova formulazione, permette di chiarire meglio che non di sola deroga si tratta; si tratta di un fatto sostanziale, relativo alla finanza sanitaria delle regioni, perché se alcuni, o molti, o pochi accreditamenti provvisori non sono stati trasformati in accreditamenti definitivi alla data del 1o gennaio 2013, essi comunque dovranno essere trasformati, perché è solo tramite questo tipo di trasformazioni che si entra nel merito di questi contratti, ottenendo risparmi. Cioè noi stiamo parlando di una procedura messa in piedi dai piani di rientro per ottenere risparmi su numerosi contratti di servizio in campo sanitario in cui il passaggio dal provvisorio al definitivo è l'arma che l'amministrazione ha per ottenere una ricontrattazione, con risparmi. Quindi priviamo le regioni di quest'arma – mal per loro quelle che sono in ritardo o che sono state in ritardo –, infatti qui si dice che se le regioni non fanno questi passaggi da provvisorio a definitivo entro il 1o gennaio 2014, a questo punto si nomina un commissario, perché questi accreditamenti provvisori non possono restare nel limbo, dato che finché restano nel limbo si tratta di contratti che senza ricontrattazione costano sempre come nello storico, e non si possono introdurre quei parametri di efficienza e di qualità in base alle nuove regole che le regioni hanno concordato con il Governo nei piani di rientro sanitario.
Quindi, io invito la Presidenza a valutare se ci siano le possibilità di «ripescare» questo emendamento e comunque invito il Governo a farsi carico di questo tema nell'ambito di un eventuale futuro provvedimento relativo alla finanza locale.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Causi, la Presidenza ha rivalutato questo suo emendamento, che, tuttavia, non appare ammissibile poiché la precedente versione, ancorché meno articolata, come lei ha appena spiegato, era comunque stata dichiarata inammissibile in Commissione per estraneità di materia, quindi la motivazione resta la stessa, tuttavia è chiaro che il Governo ha ascoltato le sue argomentazioni e, se vorrà, poi interverrà in proposito.
Se nessun altro chiede di intervenire sugli emendamenti, invito i relatori ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere. Prego, onorevole Melilli.
FABIO MELILLI, . Signor Presidente, sarei a chiederle, se è possibile, un quarto d'ora di sospensione, perché stiamo chiedendo alcune vicende anche di una certa rilevanza che sono emerse adesso, nel corso della discussione, quindi il Comitato dei nove avrebbe bisogno di un quarto d'ora per vedere se possiamo chiudere positivamente alcune particolari note emendative.
PRESIDENTE. Se non ci sono obiezioni da parte dei gruppi, sospendiamo i lavori. Fino a che ora si riunisce il Comitato dei nove ? Mi dica un orario preciso, non mi faccia tornare qui per un'altra sospensione, onorevole Melilli.
FABIO MELILLI. Signor Presidente, fino alle 17.
PRESIDENTE. Sta bene, la seduta è sospesa fino alle ore 17. Il Comitato dei nove si riunisce al piano Aula. Sospendo la seduta.
PRESIDENTE. Invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere i prescritti pareri. Do la parola al relatore per la maggioranza, onorevole Melilli.
FABIO MELILLI, Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Guidesi 1.7, Marcon 1.5 e Guidesi 1.8.
La Commissione invita al ritiro dell'emendamento Zaccagnini 1.110.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Currò 1.130, Guidesi 1.13, Corsaro 1.113 e Guidesi 1.10.
La Commissione invita al ritiro degli emendamenti Currò 1.15 e 1.100.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Currò 1.126 e 1.127, Guidesi 1.11 e 1.12, Corsaro 1.111 e 1.112 e Guidesi 1.6.
La Commissione invita al ritiro del subemendamento Marcon 0.1.501.1, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento 1.501 della Commissione.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Guidesi 1.17 e 1.9, Boccadutri 1.1 e 1.2.
Sull'emendamento Lenzi 1.123 il parere è contrario in quanto c’è una riformulazione, mentre è favorevole sull'emendamento 1.500 della Commissione che è la riformulazione.
La Commissione invita al ritiro dell'emendamento Guerra 2.31, perché c’è un emendamento della Commissione che lo recepisce in parte.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Guidesi 2.14, Currò 2.100, Boccadutri 2.8, Guidesi 2.19, Currò 2.140, Castelli 2.141 e 2.33, Guidesi 2.13 e 2.20 Sull'emendamento Currò 2.132 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «le disposizioni del comma 2- non si applicano ai comuni coinvolti dagli eventi di afflusso stranieri nell'anno 2013, da individuare con decreto del Ministero dell'interno, previa intesa in sede di Conferenza Stato-città ed autonomie locali». Il finanziamento è identico.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Zanetti 2.16 e Miotto 2.111.
PRESIDENTE. Emendamento Boccadutri 2.131 limitatamente alla parte ammissibile.
FABIO MELILLI, . Esatto. L'emendamento tra l'altro, tolta la parte inammissibile, è identico all'emendamento Causi 2.144 e il parere è contrario.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Castelli 2.101, Guidesi 2.12, Boccadutri 2.5, sugli identici emendamenti Castelli 2.35 e Melilla 2.4.
Sull'emendamento Fraccaro 2.145, Presidente, noi abbiamo fatto una riflessione come Comitato dei nove e ci riserviamo di fare una riformulazione rapidamente, una formulazione naturalmente diversa.
PRESIDENTE. Che superi l'inammissibilità.
FABIO MELILLI, . Esatto. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Marcon 3.2, Castelli 3.6, Mannino 3.102, Miotto 3.104, Mannino 3.101, Caso 3.5 e Marcon 3.1.
PRESIDENTE. E così abbiamo finito. Qual è il parere del Governo ?
ALBERTO GIORGETTI, . Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Il parere del relatore di minoranza, onorevole Guidesi ?
GUIDO GUIDESI, . Signor Presidente, il parere è favorevole sull'emendamento Guidesi 1.7, mentre sull'emendamento Marcon 1.5 mi rimetto all'Assemblea. Il parere è favorevole sull'emendamento Guidesi 1.8, mentre il parere è contrario sugli emendamenti Zaccagnini 1.110 e Currò 1.130.
Il parere è favorevole sugli emendamenti Guidesi 1.13, Corsaro 1.113 e Guidesi 1.10, mentre sugli emendamenti Currò 1.15, 1.100, 1.126 e 1.127 mi rimetto all'Assemblea. Il parere è favorevole sugli emendamenti Guidesi 1.11 e 1.12, Corsaro 1.111 e 1.112 e Guidesi 1.6.
Sul subemendamento Marcon 0.1.501.1 e sull'emendamento 1.501 della Commissione mi rimetto all'Assemblea. Il parere è favorevole sugli emendamenti Guidesi 1.17 e 1.9 e sugli emendamenti Boccadutri 1.1 e 1.2. Il parere è contrario sugli emendamenti Lenzi 1.123 e 1.500 della Commissione.
Il parere è favorevole sugli emendamenti Guerra 2.31, Guidesi 2.14, Currò 2.100, Boccadutri 2.8 e Guidesi 2.19. Sugli emendamenti Currò 2.140 e Castelli 2.141 mi rimetto all'Assemblea. Il parere è favorevole sugli emendamenti Castelli 2.33, Guidesi 2.13 e Guidesi 2.20 .
Il parere è contrario sull'emendamento Currò 2.132 anche con la riformulazione. Il parere è favorevole sull'emendamento Zanetti 2.16, mentre il parere è contrario sull'emendamento Miotto 2.111. Sugli emendamenti Boccadutri 2.131 e Causi 2.144, che diventano identici, il parere è favorevole.
Il parere è contrario sull'emendamento Castelli 2.101, mentre il parere è favorevole sull'emendamento Guidesi 2.12. Il parere è contrario sull'emendamento Boccadutri 2.5 e sugli identici emendamenti Castelli 2.35 e Melilla 2.4. Poi è stato accantonato l'emendamento Fraccaro 2.145...
PRESIDENTE. No, è inammissibile. L'emendamento Fraccaro 2.145 è inammissibile. Il relatore ha detto che su quella materia è in corso una riflessione della Commissione e del Comitato dei nove, eventualmente per una nuova formulazione che superi l'inammissibilità, ma quella formulazione è inammissibile. Qual è il parere sull'emendamento Marcon 3.2 ?
GUIDO GUIDESI, . Sull'emendamento Marcon 3.2 il parere è favorevole, così come sull'emendamento Castelli 3.6.
Il parere è contrario sull'emendamento Mannino 3.102, mentre è favorevole sugli emendamenti Miotto 3.104 e Mannino 3.101.
Esprimo parere contrario sull'emendamento Caso 3.5. Il parere è favorevole sull'emendamento Marcon 3.1 e sugli emendamenti della Commissione 2.500 e 2.501.
FRANCESCO CARIELLO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente, il mio richiamo si riferisce all'articolo 79, comma 4, del Regolamento. Faccio presenta all'Aula che durante la fase istruttoria di questo decreto è mancata l'indicazione della normativa dell'Unione europea a cui stiamo facendo riferimento. Ripeto: a noi interessa che venga specificato esattamente a quale norma del Trattato o, comunque, a quale normativa europea si sia fatto riferimento per l'emanazione di questo decreto. Lo riteniamo fondamentale, visti anche i pareri della I Commissione permanente (Affari costituzionali) e del Comitato per la legislazione. In pratica, viene fornita una serie di indicazioni di tipo narrativo, ma manca l'indicazione precisa dell'articolato, di una norma di riferimento. Noi chiediamo che questo venga definito oggi e, in attesa che il Governo si esprima a tal riguardo, chiediamo la sospensione dei lavori in Aula.
Vorrei precisare che il preambolo di questo disegno di legge riporta due aspetti e, se devo seguire l'ordine con cui, appunto, il Governo definisce questo decreto, al primo punto si fa riferimento alla «straordinaria necessità ed urgenza (...) di adottare misure finalizzate al riequilibrio della finanza pubblica in conformità ai parametri fissati dall'Unione europea, nonché di introdurre ulteriori misure in materia di finanza locale». Bene, dire «in conformità ai parametri fissati dall'Unione europea», a mio avviso, non stabilisce esattamente e in maniera circostanziata a quale norma noi stiamo facendo riferimento. Quindi, pretendo che quest'Aula riceva – così come si attende – da parte del Governo una specificazione in tal senso, e in attesa di tale dichiarazione l'Aula deve essere sospesa
PRESIDENTE. Grazie, collega. Per quanto riguarda la sua obiezione ai sensi dell'articolo 76 comma 4, lettera del Regolamento, le ricordo che è stato espresso il prescritto parere dalla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea). Poi il relatore può, se intende, offrire ulteriori spunti, ma questo non può essere ovviamente causa di sospensione dell'esame del provvedimento. In ordine alla necessità e all'urgenza del provvedimento, questa è illustrata nel preambolo.
Chiede di nuovo la parola sul Regolamento, collega Cariello ? Prego, ne ha facoltà.
FRANCESCO CARIELLO. Sì Presidente, grazie. Intendo precisare che l'articolo a cui facevo riferimento è l'articolo 79, comma 4. Comunque...
PRESIDENTE. Sì, la lettera
FRANCESCO CARIELLO. Comunque, la norma è facilmente reperibile. Il Governo deve far riferimento al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Noi pretendiamo che questo venga chiarito oggi in Aula. Senza questa chiara indicazione, il Parlamento non può continuare i lavori su questo provvedimento.
PRESIDENTE. Le ripeto la risposta che le ho già dato. La XIV Commissione, che ha proprio il compito di verificare questo aspetto, ha già espresso al riguardo il prescritto parere.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, in relazione al parere espresso dal relatore e richiamato dal Presidente che l'ha preceduta: è stato detto più volte che veniva riformulato un emendamento per renderlo ammissibile. Io vorrei che specificasse che gli emendamenti inammissibili non possono essere riformulati, semmai è un nuovo emendamento.
MASSIMILIANO FEDRIGA. E quindi dovranno anche essere previsti i tempi necessari per subemendarlo.
PRESIDENTE. Certo, è chiaro, onorevole Fedriga.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Guidesi 1.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.
GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, io volevo innanzitutto spiegare per quale motivo noi presentiamo questo emendamento: in funzione di un decreto-legge...
PRESIDENTE. Mi perdoni onorevole Guidesi: chiedo ai colleghi di prendere posto – colleghi ! – e di permettere all'onorevole Guidesi di intervenire. Se intanto prendiamo posto, perché poi lo porremo in votazione. Prego.
GUIDO GUIDESI. Grazie Presidente. Noi ci troviamo ad affrontare questo decreto-legge, che ha come obiettivo – il cosiddetto decreto-legge «manovrina» – di rientrare nel limite del rapporto deficit-PIL del 3 per cento imposto dall'Unione europea. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un decreto-legge che mette insieme due argomenti che tra di loro non c'entrano assolutamente niente: l'argomento immigrazione con l'argomento della finanza locale. Io vorrei specificare a tutta l'Aula che in questo decreto-legge è prevista l'istituzione per 190 milioni di euro di un fondo che andrà ad essere utilizzato non si sa come per le esigenze rispetto all'afflusso di immigrati degli ultimi tempi. Questo fondo trae copertura da un fondo che era destinato invece ai rimpatri, per cui alle espulsioni. Ma non solo: trae copertura dallo svuotamento del Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive e dell'usura.
Detto questo, noi chiediamo la soppressione, attraverso questo emendamento, di questo nuovo Fondo per l'accoglienza di immigrati, ma soprattutto chiediamo di spostare quei fondi messi nel nuovo fondo per gli immigrati a disposizione invece di quello che viene definito il Fondo per per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, ma che questo non sia utilizzato solo per i bambini non accompagnati stranieri, ma che venga utilizzato anche per quei bambini e per quei piccoli su cui gravano situazioni di crisi economica, sociale e familiare dovuta ad una situazione di carenza occupazionale o a una situazione di disagio economico della famiglia, in maniera tale da renderlo perlomeno più equo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.
MARCO RONDINI. Signor Presidente, con questo emendamento cerchiamo di tamponare i danni che questo provvedimento di fatto istituisce, a causa proprio della copertura dei complessivi 210 milioni dei finanziamenti relativi all'incremento di 20 milioni per l'anno 2013 per il Fondo per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati ed alla dotazione di 190 milioni per l'istituendo Fondo immigrazione, prelevando 90 milioni, come diceva giustamente il collega Guidesi, dal Fondo rimpatri, che alla data attuale presenta una dotazione di soli 100 milioni. Questo ci dà la dimensione di quale linea avete intenzione di adottare nel contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina, di fatto svuotando il fondo che era destinato per garantire il rimpatrio degli immigrati che clandestinamente permangono sul nostro territorio e magari sono in attesa di essere rimpatriati e sono all'interno dei centri di identificazione ed espulsione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, nell'annunciare il voto favorevole di Fratelli d'Italia a questo emendamento, ci preme sottolineare come l'articolo 1 e il tema che in esso viene affrontato costituisce effettivamente il vero motivo per il quale il Governo, così prolifico nella redazione e presentazione alle Camere di una serie di decreti senza i quali non si può vivere, ha ritenuto di dover presentare un apposito decreto-legge con la scusa di fare una mini manovrina sul Patto di stabilità che, come si legge in allegato, avrà come salvifico effetto la circostanza che la gran parte dei comuni interessati riceverà una somma inferiore alle cinque cifre, cioè meno di 10 mila euro.
Ma nella realtà l'obiettivo che si vuole conseguire surrettiziamente, è quello di inserire all'interno del decreto-legge, in questo articolo 1 – bypassando la necessità di metterci la faccia e di affrontare il tema della gestione e del controllo dell'immigrazione clandestina e del rimpatrio dei clandestini e cercando di nasconderlo all'interno di un provvedimento di natura economica – il totale svuotamento del Fondo per i rimpatri. Si cancellano 90 dei 100 milioni di euro di cui è costituito questo fondo e si utilizzano 50 milioni di euro, peraltro inesistenti, in un fondo che al momento non è capiente e, quindi, non c’è misura di copertura, prelevandoli dalla destinazione che dovrebbe essere prevista per il supporto alle vittime della mafia e dell'estorsione, per fare la costituzione di una dotazione per l'accoglienza straordinaria a fronte dei nuovi flussi di immigrazione nel nostro Paese.
Ecco, io credo che questo sia davvero il modo peggiore per mascherare quello che si vuole fare, ma, soprattutto, quello che mi preme sottolineare in questo intervento, signor Presidente, è il sintomo del fallimento della strategia delle larghe intese che avrebbe voluto avere, nell'idea di qualcuno, la possibilità e la capacità di mettere insieme quello che poteva essere messo insieme tra le diverse opzioni di una parte e dell'altra, sostanzialmente rinunciando a marcare culturalmente l'azione di questo Governo su quelle cose per le quali non c'era la possibilità di trovare un'intesa.
Signor Presidente, mi rivolgo direttamente a lei, approfittando del suo turno di Presidenza, così come, mi consenta, per l'amicizia che mi lega da tanto tempo, di rivolgermi, per il suo tramite, al rappresentante del Governo, sottosegretario onorevole Giorgetti, e mi chiedo e vi chiedo se per davvero fosse nelle priorità che vi hanno impegnato nella recente campagna elettorale la circostanza di azzerare le risorse per il rimpatrio dei clandestini immigrati e piuttosto di sostituire tutti quei fondi per disporre più puntualmente di migliori accoglienze e, quindi, per il tramite di questo passaggio, solo apparentemente di natura contabile, dare per l'ennesima volta l'idea di una Nazione che rinuncia – rinuncia ! – ad attenzionare i livelli di sicurezza del proprio territorio, che rinuncia a determinare la propria capacità di accoglienza accorpandola con la dignità che deve essere garantita ai cittadini che siamo in grado di accogliere, quindi determinandone la misura solo in ragione di un'identica individuazione dei posti e dei luoghi nei quali i cittadini stranieri possono essere accolti, delle realtà economiche operative del mondo del lavoro attraverso le quali può essere garantita ai cittadini che vengono nel nostro Paese la possibilità di vivere con dignità e di mantenere se stessi e la propria famiglia, solo per fare una norma «bandiera» che – mi permetta di continuare a pensarlo e spero di non essere da lei e dal Governo, e da chi oggi rappresenta il Governo in questo senso, smentito – rappresenta chi vuole colorare solo della propria parte l'azione politica di un Governo che, invece, poggia su una maggioranza che su questo tema – mi piacerebbe essere smentito se qualcuno ha la faccia di farlo – si era posto al giudizio degli elettori proponendosi in modo fortemente alternativo. Quindi, il voto di Fratelli d'Italia sarà favorevole a questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, riteniamo inaccettabile un provvedimento come questo, che stanzia dal nulla un fondo di 190 milioni di euro per far fronte a problematiche derivati dall'eccezionale afflusso di stranieri sul territorio nazionale. Ed è altrettanto inaccettabile la copertura che viene prevista da questo decreto-legge. Detto questo, con questo nostro emendamento, noi ci proponiamo di non creare un nuovo fondo da ripartirsi, poi, tra destinatari non specificati, ma di far confluire i fondi dell'emergenza in quelli destinati ai comuni per i minori non accompagnati, contestualmente, permettendo ai comuni di usare tali somme per tutti i minori in difficoltà, anche a seguito della crisi economica che ha investito le nostre famiglie.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
STEFANO BORGHESI. Sostanzialmente, vogliamo evitare questa assurdità, per la quale si stanziano ingenti somme per minori stranieri e, poi, invece, si preclude qualsiasi beneficio per i minori cittadini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, questo provvedimento è chiaramente velleitario, afferma dei principi vaghi di accoglienza, ma non offre delle soluzioni; ed è chiaro nella vaghezza della determinazione delle responsabilità, degli obiettivi e degli strumenti che si vogliono utilizzare per destinare e rendere fruttiferi questi fondi per l'afflusso straordinario di immigrati. Altrimenti, non si capirebbe perché, di fronte ad un flusso straordinario di immigrazione, si vada a toccare un fondo che prevede la destinazione di somme per i rimpatri. Di fronte ad afflussi straordinari di immigrazione, la logica vorrebbe, per uno che ragiona, appunto, nell'ottica di gestire un problema, anche una dotazione straordinaria di fondi per il rimpatrio degli stessi. Si affermano, come sempre, dei principi astratti e si aderisce sempre all'etica irresponsabile, tipica della sinistra, che non risolve i problemi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, io vorrei sollevare l'incongruità delle affermazioni fatte dal Ministro Alfano e dal Ministro Kyenge quando sono venuti più volte in Aula a sottolineare che l'arrivo di immigrati nel nostro Paese, durante quest'anno, non è un fatto eccezionale, ma sarà la regola. Io mi domando, allora, come si possono fare queste affermazioni e presentare un provvedimento di questo tipo, in cui dite esplicitamente che serve per la straordinarietà degli eventi.
Non solo. Dei 190 milioni di euro, perlomeno 95 milioni di euro – la parte del personale – servono all'incirca per due mesi e mezzo. Quindi, mi domando, il prossimo anno, quanti milioni di euro il Governo ha intenzione di stanziare per fare arrivare nel nostro Paese gli immigrati, perché di questo si tratta: sono soldi non per contrastare l'immigrazione clandestina, ma per fare arrivare nel nostro Paese un'immigrazione selvaggia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.
CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, io vorrei richiamare ancora una volta l'attenzione dei colleghi sul presente emendamento, perché siamo di fronte, obiettivamente, a qualcosa, quanto meno, di difficilmente spiegabile, sotto il profilo logico. Sostanzialmente, si crea un fondo con dei destinatari che sono sostanzialmente indeterminati, si svuota il fondo di emergenza previsto per i comuni per l'assistenza ai minori non accompagnati e, all'interno di tutto questo, si finge di dimenticare che, oggi, lo Stato italiano non è quello del 2005, che c’è una crisi che va avanti dal 2008.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CRISTIAN INVERNIZZI. Quando si dice che è giusto – per carità – pensare anche ai minori non cittadini, però, magari, sarebbe anche il caso di pensare ai minori che, invece, cittadini sono, e che sono figli di quelle persone che sono qui da generazioni, che hanno sicuramente qualche merito se oggi l'Italia – e concludo – non è più una terra di emigranti, o almeno non lo era più fino a qualche mese fa, terra di emigranti, ma terra di emigrati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà.
EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, è imbarazzante questo dialogo perché in nome dell'accoglienza, soprattutto in modo illegale, si discriminano i cittadini onesti, i cittadini che meriterebbero di essere aiutati. Questo è imbarazzante perché un Paese che si permette un lusso del genere, in un contesto economico assolutamente difficile, fa assolutamente pensare male. Io mi pongo una domanda: con quali soldi sono stati pagati questi 20 milioni di euro ? Sono stati pagati con i soldi dei cittadini onesti o, invece, con i soldi degli immigrati che sono appena arrivati in maniera assolutamente legale ? Questo dovrebbe far riflettere un po’ tutti.
PRESIDENTE. Onorevole Prataviera, concluda.
EMANUELE PRATAVIERA. Poi, vi è l'atteggiamento di un Governo che sembra, di fatto, aiutare e incentivare i fenomeni mafiosi perché oltre a ritardare gli strumenti per vigilare sulla mafia – con la Commissione antimafia abbiamo visto quanti mesi abbiamo impiegato per deliberare la Commissione stessa – va a togliere a chi è stato leso dalla mafia. Quindi questo è assolutamente pericoloso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caon. Ne ha facoltà.
ROBERTO CAON. Signor Presidente, è veramente imbarazzante oggi stare qui a parlare di 190 milioni di euro che vanno a favore, magari, degli extracomunitari e, magari, anzi, senza magari, oggi stiamo assistendo al fatto che questo Governo non riesce a tirare fuori pochi milioni di euro per quella cassa ippica, per quelle persone che stanno aspettando da più di qualche anno il ristoro che veramente aspettano. Allora io dico: ma più che con un Governo di larghe intese ci ritroviamo con un Governo di larghe disattese per il nostro popolo, per le nostre persone ? Perché oggi c’è gente che sta andando nei comuni a peregrinare la bolletta dell'ENEL e voi pensate di stanziare 190 milioni di euro per questi extracomunitari, cosa di cui, sicuramente, oggi non abbiamo veramente bisogno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, la convinzione nel votare favorevolmente questo emendamento è data dal fatto che indubbiamente si aumenta lo stanziamento da 20 a 210 milioni di euro nell'articolo. Ciò soprattutto, bisogna specificarlo per fare chiarezza, a favore di minori non stranieri, perciò, quelli italiani, perché dobbiamo essere corretti essendo una disposizione in materia di immigrazione. I 210 milioni di euro vengono presi dal Fondo delle vittime dell'usura e invece di agevolare, sburocratizzare questo fondo, viene azzerato il Fondo delle vittime dell'usura per poter continuamente, come si dice in questo provvedimento, aiutare gli immigrati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, intervengo solo per far presente, intanto, a tutto il centrodestra che comunque ha avuto la possibilità di sostenere un Governo e di varare un provvedimento all'interno del quale, anche se in fasi successive, è stato introdotto il reato di immigrazione clandestina e per ricordare anche a chi, non di centrodestra, ha comunque criticato l'abolizione di questo reato, non fosse altro ritenendolo incongruente rispetto alle norme vigenti negli altri Paesi europei, che noi, di fatto, in questo momento, votando questa norma calata dal Governo, stiamo abrogando il reato di immigrazione clandestina. Infatti stiamo definanziando, passando da 100 milioni di euro a dieci milioni di euro, il principale, anzi l'unico, strumento di contrasto all'immigrazione clandestina.
PRESIDENTE. Onorevole Rampelli, concluda.
FABIO RAMPELLI. Quindi, non potremo rispedire a casa persone dopo aver acclarato che caso mai sono indesiderate, perché magari si portano dietro dei reati che hanno fatto nelle loro terre o perché sono trafficanti di armi o perché sono trafficanti di organi...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, volevo suggerire al Governo, perché forse sono io che ho interpretato male, che non è magari che quello che voi dite sia un atteggiamento volpino. Infatti ricordo l'esempio degli ottantanove eritrei superstiti della tragedia di Lampedusa che sono stati accolti dal sindaco di Roma, che sono arrivati con un Boeing, pagato ovviamente dallo Stato italiano, a Roma, ricevuti con tutti gli onori e che proprio dopo otto giorni che sono stati a Roma e a cui abbiamo dato 35 euro al giorno, la scheda telefonica gratuita internazionale, gli asciugamani, i saponi e tutto quello che gli serviva, sono scappati tutti e ottantanove insieme e non si sa più dove sono andati a finire.
Complimenti al sindaco di Roma; complementi alla Kyenge. Penso che il sindaco di Roma potrebbe fare il vicesindaco di Lampedusa, che gli riuscirebbe meglio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Totaro. Ne ha facoltà.
ACHILLE TOTARO. Signor Presidente, noi veramente vogliamo denunciare con forza quello che sta avvenendo con questo provvedimento; lo vogliamo dire ai colleghi del centrodestra, che hanno fatto la campagna elettorale su questo argomento: di fatto viene eliminato il reato di clandestinità. Ma quando facciamo riferimento a questo tipo di reato – lo voglio dire a molti colleghi che sono in quest'Aula che non conoscono le situazioni –, non ci riferiamo a coloro che arrivano e sono vittime di guerre e quindi chiedono asilo politico; parliamo di tanti soggetti che non danno le proprie credenziali, quindi non danno il proprio nome. Poi, nel momento in cui viene acclarato che queste persone sono persone che hanno commesso già dei reati a casa loro, non ci sono soldi per rimpatriarli. Vi rendete conto di quello di quello che state approvando ? Io faccio un appello ai colleghi del centrodestra a votare questo emendamento. Noi di Fratelli d'Italia voteremo questo emendamento, perché francamente è una vergogna che poi si esca da quest'Aula e si vada a raccontare in giro che si fanno le iniziative per la sicurezza per evitare che ci siano persone che arrivano clandestinamente e poi, dopo, si fa il contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guidesi 1.7, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, preso atto che l'emendamento 1.7 è stato bocciato, per cui preso atto che, come diceva qualche collega precedente, questo Governo e questa maggioranza hanno deciso di far cessare qualsiasi possibilità di espellere i criminali dal nostro Paese, noi osiamo chiedere con questo emendamento di andare perlomeno a limitare un pochettino il nuovo fondo da voi insediato, che è il fondo per l'accoglienza degli immigrati e voglio specificarlo soprattutto a quei colleghi che poi fanno della sicurezza una bandiera. Chiediamo di limitarlo e di spostare alcuni fondi, 30 milioni in più, sul fondo invece per l'accoglienza dei minori. Perché ? perché i comuni sono in estrema difficoltà dal punto di vista dei bilanci, e vedremo dopo, grazie a questa manovrina e a questo decreto lo saranno ancora di più, e siccome il fondo dell'accoglienza dei bambini non accompagnati è una competenza obbligatoria dei comuni e degli enti locali, noi attraverso questo emendamento cerchiamo di dare una mano perlomeno per quanto possiamo agli enti locali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, ribadiamo il concetto espresso prima: non siamo assolutamente d'accordo con la costituzione di questo nuovo fondo. È inutile parlare di sicurezza, inutile parlare di lotta alla clandestinità quando andiamo ad approvare normative come quella che è qui in Aula quest'oggi. Quindi noi con questo emendamento vogliamo cercare di limitare il più possibile la costituzione di questo fondo, e con la nostra proposta emendativa chiediamo di mettere a disposizione dei comuni ulteriori 30 milioni per poter adempiere al loro obbligo di farsi carico dei minori non accompagnati. Essendo questo un problema molto, molto sentito crediamo che almeno questi fondi possano essere così ben destinati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, io vorrei fare presente all'Aula che questo doveva essere il decreto della cassa integrazione in deroga rifinanziata per la fine dell'anno. Invece non è stata messa una lira ! Ebbene, sono stati presi 70 milioni dall'INPS, per metterli a favore dell'immigrazione. Allora ci domandiamo se in un momento nel quale abbiamo una disoccupazione giovanile imperante, in cui abbiamo più del 12 per cento di disoccupazione generale, in cui abbiamo i lavoratori che non hanno garantita nemmeno la cassa integrazione, noi diamo 210 milioni a favore dell'immigrazione e andiamo a toglierli invece alla lotta all'immigrazione clandestina.
Prendo atto, Presidente, e chiudo, che l'unico gruppo in Aula è la Lega Nord insieme a Fratelli d'Italia e qualche sparuto deputato di Forza Italia, minoranza all'interno del suo gruppo, che vuole mantenere fede agli impegni presi dalla coalizione di centrodestra davanti agli elettori. Tutti gli altri hanno dimenticato cosa hanno detto in campagna elettorale ai nostri cittadini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, noi siamo favorevoli a questo emendamento sia perché, come dire, costituisce una parziale limitazione del danno, diminuendo delle risorse che vengono destinate per garantire una bandiera elettorale alla sinistra più estrema e retriva, sia perché il parziale risparmio di quel fondo che viene indicato in questa proposta emendativa costituirebbe una ricapitalizzazione importante del fondo per l'accoglienza dei minori stranieri.
Voglio specificare, per non turbare la comprovata sensibilità del Ministro degli interni, che questo è un fondo che aiuta l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, giacché abbiamo avuto dimostrazione che il Ministro degli interni sui minori accompagnati mostra la sua virulenza immediata e dispone l'allontanamento coatto di pericolosissime bambine che provengono dalle ex repubbliche sovietiche. Quindi non si turberebbe, il vicepresidente del Consiglio, sarebbe in grado di poter sopportare il fatto che ci rivolgiamo ai bambini non accompagnati, verso i quali finora non ha dato prova di azionare alcuna forma di polizia notturna e quindi auspichiamo che questa limitazione del danno possa essere accolta da tutti
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, con questo emendamento vogliamo ribadire il nostro contributo alla gestione del problema dell'immigrazione degli extracomunitari, di questo afflusso straordinario, spostando i 30 milioni da un fondo che, come ho detto prima, è indeterminato quanto a responsabilità, strumenti e obiettivi, ad un altro fondo, invece, che, essendo gestito dai comuni che danno una garanzia maggiore quanto ad oculatezza della spesa e a concretezza dell'intervento, provvede ad affrontare un problema concreto che è quello della tutela dei minori extracomunitari.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, vede, il Governo non trova 330 milioni di euro per la cassa integrazione per i nostri lavoratori sul 2013 e sappiamo quanta necessità vi è di poter recuperare queste risorse, soprattutto a fronte dei tre milioni di disoccupati che abbiamo. Quindi, il Governo non trova i soldi per poter finanziare la cassa integrazione, ma splendidamente trova 190, più 20 milioni di euro, per potere affrontare e non risolvere, ovviamente, il problema dell'emergenza umanitaria e dell'immigrazione a Lampedusa. Credo che un minimo di riflessione vada fatta.
Fortunatamente la Lega dà voce a questa istanza e credo che recuperare questi soldi sottraendoli al fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di mafia e delle richieste estorsive e di usura sia l'ennesima vergogna. Questa è la conferma che questo Governo non ha minimamente attenzione dei confronti di chi i reati li subisce
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, mi rivolgo sempre al Governo e al sottosegretario che ha lo sguardo nel vuoto e probabilmente è un po’ affaticato. Riguardo sempre a questi soldi sull'immigrazione clandestina, vorrei fare una puntualizzazione di questo genere, e lo faccio in maniera molto seria, signor Presidente, glielo dico chiaramente. Con la tragedia di Lampedusa, giustamente, è stato indetto un lutto nazionale. Io mi chiedo perché in quest'Aula non si è chiesto il lutto nazionale per la tragedia in Sardegna, perché a questo punto mi viene da pensare che il Governo pensa ai clandestini e non pensa alla sua gente e alla Sardegna per quello che è successo. È l'ennesima vergogna di quello che succede qua dentro: si tutelano i clandestini e si dimentica la nostra gente, in questo caso i sardi con loro tragedia e i sedici morti. Grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Caon. Ne ha facoltà.
ROBERTO CAON. Signor Presidente, noi diciamo sempre, l'altro giorno l'amministratore Mastropasqua diceva che c'era un problema all'INPS. Oggi ci ritroviamo che per gli extracomunitari voi spostate 70 milioni. Come fate ad andare a dire ai nostri lavoratori – oggi in cassa integrazione o che stanno aspettando la finestra della finestra della finestra del sistema pensionistico che avete fatto voi qui dentro, con la riforma Foriero –: «abbiamo spostato 70 milioni perché abbiamo bisogno di quei soldi per questi extracomunitari o clandestini che ci arrivano» ? Perché questo Governo non è capace di fare i rimpatri, di far capire che il bel Paese non è più il bel Paese che stanno sognando quelle persone dall'altra parte del canale di Sicilia ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, ribadendo il concetto che hanno già espresso i miei colleghi della Lega, che siamo assolutamente contrari a questo Fondo, noi, essendo contrari al Fondo sull'immigrazione, e alla clandestinità selvaggia soprattutto, non vediamo il futuro di questo Paese in chi vuole tutelare gli immigrati clandestini, liberare i detenuti, e così via. Noi vedremo un Belpaese, un'Italia futura, in una situazione dove un sottosegretario che viene sollecitato da un sindaco qualsiasi, gli dia una risposta ben precisa, e non gli si dica: sì ai tagli che abbiamo effettuato nei Governi precedenti, poi vedremo cosa fare, e nel frattempo gli si dà dei fondi vincolati esclusivamente per una categoria ben precisa di cittadini – in questo caso, immigrati clandestini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, penso che al di là dell'incredibile procedura, al di là del fatto che si vanno a reperire fondi per finanziare questa genialata addirittura sottraendoli a settori sensibili, per cui non sarà facile davvero per il Governo e per la maggioranza che lo sostiene andare a spiegare le ragioni di questa inversione a «U», stiamo comunque intervenendo in maniera assolutamente antica, cioè nella consapevolezza che quello che si è fatto e si sta cercando di fare attraverso questo provvedimento è già accaduto, si è già fatto nel corso degli ultimi decenni, con risultati negativi e devastanti. Quindi, se proprio vogliamo fare degli investimenti per tentare di contrastare o comunque di agevolare alcuni processi di affaticamento, di povertà, di miseria, o addirittura andare a soccorrere persone che fuggono da scenari regionali di guerra, dobbiamo farlo investendo sulla cooperazione allo sviluppo, dobbiamo farlo in maniera innovativa, moderna e più incisiva. In questo caso, stiamo sbagliando, ancora una volta, tutto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, evidentemente non è vero che non è stato trovato 1 miliardo di euro per non aumentare l'IVA. Evidentemente per il Governo non è vero che ci sono i cassintegrati che vanno rifinanziati, non è vero che c’è la crisi economica, non è vero che dall'anno prossimo arrivano gli accordi con l'Europa, poi arriva il non è vero che dobbiamo trovare ancora i soldi per evitare la seconda rata dell'IMU. Non è vero che c’è un Paese in difficoltà, in cui mancano veramente soldi, ma troviamo 200 milioni per finanziare gli immigrati: per fare una marchetta al Presidente Boldrini, e magari per far contenta l'ala sinistra del Partito Democratico, in attesa che i 5 Stelle capisca che cosa pensare di questa tematica politica, visto che hanno poche idee, ma ben confuse. Nell'attesa di tutto questo, continuiamo a finanziare la solidarietà verso gli immigrati, ma ci dimentichiamo degli italiani: compresi soprattutto i sardi, che ieri hanno visto anche dei morti, ma forse sono rei di essere italiani .
PRESIDENTE. Onorevole Grimoldi, è un po’ entrato nel gergo comune, però il termine «marchetta» lo escluderei dal dibattito parlamentare, se fosse possibile. È proprio antipatico .
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marco Meloni. Ne ha facoltà.
MARCO MELONI. Signor Presidente, intervengo perché mi ha colpito l'intervento precedente, del collega Buonanno. Vede collega, noi sardi siamo in lutto: oggi nella mia terra si stanno celebrando dei funerali. Il Governo è intervenuto prontamente, stanziando le risorse necessarie per l'emergenza, e tutti siamo uniti attorno alle popolazioni e ai territori colpiti da un fatto tragico. Non la autorizzo ad utilizzare vicende di questo genere per le sue sterili e continue polemiche politiche. Per cortesia, abbia rispetto e taccia !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Currò. Ne ha facoltà.
TOMMASO CURRÒ. Signor Presidente, io in merito a questa questione vorrei far rilevare quanto sia veramente inaccettabile e odioso operare strumentalizzazioni su questo tema, soprattutto quando queste strumentalizzazioni sconfinano addirittura in questi confronti tra tragedie di vario genere e di vario tipo, come se una tragedia togliesse all'altra dignità oppure capacità di essere in qualche modo aiutata in varie e diverse forme, tra cui anche quelle del sostegno finanziario.
Vorrei far rilevare ai colleghi della destra e ai colleghi leghisti che per quanto riguarda i 70 milioni di euro che vengono stanziati, si tratta di risorse che provengono dall'emersione del lavoro nero per i cittadini extracomunitari, quindi ritengo che in questo caso sia giusto riassegnare queste quote a coloro che in qualche misura, provenendo magari da Paesi stranieri, abbiano patito dalle sofferenze. Per quanto riguarda invece la quota dei 90 milioni, cari colleghi, non è vero che questa somma va a ridurre le disponibilità per quanto riguarda i rimpatri, ma questo vale solo per il 50 per cento, perché quei fondi per un altro 50 per cento vanno a finanziare le attività istruttorie del Ministero dell'interno per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno. Quindi, se proprio vogliamo restare in una tematica di approccio leghista, l'una compensa l'altra .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, veramente scopro che c’è una nuova maggioranza, che anche i 5 Stelle stanno appoggiando questo Governo che stanno facendo un po’ di confusione, perché si sono tolti i fondi per l'espulsione, per il rimpatrio dei clandestini per altri motivi, altri motivi che non servono in questo momento e che non sono prioritari. Quando il mio collega parlava, faceva una considerazione politica, non stava facendo una speculazione politica del problema della Sardegna, che bisogna trovare ulteriori fondi per l'emergenza, come abbiamo discusso molte volte per altre problematiche, ad esempio per l'alluvione in Veneto qualche anno fa oppure per il terremoto dell'Emilia Romagna, non è speculazione politica.
Dunque, ricordo a tutti i colleghi che qui siamo in Parlamento, ognuno esprime la propria idea e nessuno può permettersi di intimare a un altro collega di tacere e minacciarlo di non parlare. Di questo, Presidente, dovrebbe farsi garante in confronto a tutti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Totaro. Ne ha facoltà.
ACHILLE TOTARO. Signor Presidente, noi volevamo dire che, per quanto riguarda quello che ha detto l'onorevole Meloni, abbiamo qualche perplessità quando qualcuno si esprime parlando a nome di un popolo. Noi diciamo che la solidarietà nei confronti dei sardi è indubbia e dopodiché andiamo avanti, perché noi stiamo parlando di un'altra questione, stiamo parlando di soldi che vengono sottratti ad alcune cose, tipo il fondo che riguarda le vittime di mafia o dell'usura, e vengono dati per altri scopi. Di fatto, checché ne dica il rappresentante dei 5 Stelle che ha parlato prima, questi soldi, 90 milioni di euro, vengono tolti dal fondo che riguarda i soldi che vengono spesi per il rimpatrio dei clandestini. Ne parli con Grillo, con il suo capo di partito, probabilmente gli spiegherà questa cosa, ma così è. Non si può raccontare una cosa che non è ... qui in Parlamento. Quindi si chiariscano le idee, ma questo sta avvenendo nel silenzio, perché dispiace che i colleghi del centrodestra che su questo – lo dicevo prima – fanno le campagne elettorali, francamente rimaniamo stupiti e consequenzialmente saremo contro questo provvedimento.
EMANUELE PRATAVIERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Il suo gruppo ha esaurito gli interventi a titolo personale, avete svolto nove interventi, più di questi non potete farne.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guidesi 1.8, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
ADRIANO ZACCAGNINI. No, signor Presidente. Chiedo che sia posto in votazione.
GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento, ai sensi dell'articolo 85, comma 7 e seguenti.
La inviterei, cortesemente, se uno chiede la parola, innanzitutto di verificare se stava parlando in dissenso dal gruppo o se stava parlando per altri motivi, perché se qualcuno voleva fare un richiamo al Regolamento o un intervento sull'ordine dei lavori lei non ha questa preveggenza di sapere che cosa stava dicendo il collega. Quindi, magari attenda che chieda la parola e specifichi per quale motivo e poi, eventualmente, gliela nega.
PRESIDENTE. Onorevole Gianluca Pini, avevo già aperto la votazione.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, intervengo solo per una nota amichevole. Lei magari prima giustamente mi ha fatto notare che il termine «marchetta» non è dei più ortodossi. Prendo atto della sua nota e ne farò buon uso (anzi, la ringrazio). Le faccio però notare che quando qualcuno ha intimato di tacere quanto meno una sillaba poteva almeno proferirla. Mi viene da pensare che forse, visto quello che sta succedendo al suo partito, sta cercando di tenersi tutte le strade aperte, anche a sinistra, in vista della prossima legislatura, un po’ a mo’ di «marchetta».
PRESIDENTE. Vedo che il richiamo è stato «accolto».
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà.
EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, parlerò a lei, ma mi riferirò al collega Marco Meloni, parlando nei suoi stessi termini. Il collega Marco Meloni non è nessuno per autorizzare noi ad esprimere la nostra opinione. Altro che democratico ! Lui è un dittatore e un autoritario filogovernativo .
Vorrei anche rispondere con la sua stessa lingua. Allora, noi non vogliamo autorizzare a buttar via dei soldi destinati a delle persone che ci usano, che usano i cittadini onesti e che usano le tasse degli imprenditori che si tolgono la vita per questo Stato perché non riescono a onorare gli impegni con il fisco, togliendoli invece a chi avrebbe veramente bisogno e a chi vorrebbe investire la sua vita in questo territorio.
Poi, vorrei anche assicurare il collega Bragantini. Io non sono d'accordo con lui perché semplicemente il MoVimento 5 Stelle in Aula non sta difendendo il Governo. Adesso arriverà Beppe Grillo a far fare retromarcia a tutti i suoi, perché non hanno fatto la consultazione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, la ringrazio perché ha sempre molta attenzione per me. Come era molto più gentile e bravo quando stava qui nel gruppo suo, signor Presidente. Adesso mi sembra che abbia un po’ cambiato visione.
PRESIDENTE. Ho cambiato il luogo dove siedo.
GIANLUCA BUONANNO. Voglio ricordare al collega che mi ha citato che io, se fossi al suo posto, mi vergognerei, perché da sardo invece di andare in televisione stamattina...
PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, si rivolga alla Presidenza. Onorevole Buonanno, si rivolga alla Presidenza !
GIANLUCA BUONANNO....sarei andato nella sua terra ad alzarsi su le maniche, invece di fare passerella...
PRESIDENTE. Onorevole Buonanno !
GIANLUCA BUONANNO....solo guardando quello che è successo in Sardegna.
PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, la richiamo !
GIANLUCA BUONANNO. Ma vergognati, caro collega !
PRESIDENTE. Onorevole Buonanno...
GIANLUCA BUONANNO. Vergognati...
PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, le tolgo la parola ! Grazie, onorevole Buonanno .
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.
GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, mi sembra che sull'emendamento Zaccagnini 1.110 sia stata chiesta la votazione, giusto ?
GUIDO GUIDESI. Allora, rispetto all'emendamento voglio solo precisare per quale motivo io e il mio gruppo esprimeremo voto contrario. Perché, se c'era ancora qualcosa sul Fondo per i rimpatri questo emendamento trova proprio le coperture dal poco che era rimasto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccagnini 1.110, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza. Dichiaro aperta la votazione.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, cambiando argomento e sempre comunque sulla questione che riguarda l'antimafia, io vorrei chiedere a quest'Aula: ma quelli che sono i falsi e ipocriti dell'antimafia e votano questo tipo di provvedimento, con cui si tirano via 50 milioni, i cari seguaci di don Ciotti, il caro collega Fava, che ha fatto dell'antimafia il suo cavallo di battaglia, ovviamente morto, e anche non so la Picierno, la Garavini e tutte queste splendide Giovanne d'Arco dell'antimafia, ma dove sono finite ? Siete andate sotto un banco ? Non parlate di queste cose ? E poi va bene, c’è anche l'omosessuale che fa così e abbiamo fatto tutto.
IVAN SCALFAROTTO. Ma sei un coglione forte !
PRESIDENTE. Onorevole Scalfarotto, allora... E no, abbia pazienza ! La richiamo. Onorevole Scalfarotto, per favore, voti !
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Currò 1.130, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza. Dichiaro aperta la votazione.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, io capisco che forse tocchiamo dei nervi scoperti quando diciamo che la maggioranza e i parlamentari del Partito Democratico – e giustamente il collega Buonanno ha fatto nomi e cognomi di chi si vanta di fare la lotta alla mafia – tolgono soldi alle vittime della mafia e dell'usura per stanziarli con altre finalità per l'immigrazione.
Capiamo che tocchiamo dei nervi scoperti, ma crediamo altrettanto che dicendo la verità non meritiamo di essere offesi, perché noi stiamo dicendo la verità presente in questo provvedimento e quello che state votando deve essere sotto gli occhi di tutti gli italiani. Non basta andare a manifestare con «Libera», bisogna venire in Aula e votare conseguentemente. State togliendo a delle vittime della mafia i soldi che le maggioranze passate e i Governi passati avevano stanziato. Lo vogliamo dire chiaramente ? Lo vogliamo dire chiaramente che state facendo un canale che favorisce l'immigrazione clandestina e lo finanziate togliendo soldi a queste persone ? Vogliamo dire chiaramente ai cittadini che i colleghi, presentatisi alleati con noi alle ultime elezioni politiche, stanno togliendo i soldi per rimpatriare gli immigrati clandestini per andare invece a favorire l'immigrazione clandestina ? Noi lo diciamo chiaramente e conseguentemente esprimiamo dei voti trasparenti che vanno in questa direzione, nella direzione che tutela le vittime della mafia e le vittime dell'usura e contrasta l'immigrazione clandestina
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, questo provvedimento, per noi e per i colleghi e amici della Lega, rappresenta l'opportunità di tirare una serie di calci di rigore a porta vuota, perché, ovunque ci giriamo nell'emiciclo, muovendo da questo documento, troviamo la possibilità di richiamare alla memoria, e quindi di fare una richiesta di analisi di coscienza quanto a congruità del passaggio dagli enunciati ai fatti, un po’ dappertutto.
Mi consenta in questo mio intervento – poi mi dedicherò ad altre parti dell'emiciclo negli interventi successivi – di rivolgermi, certamente sempre per il suo autorevole tramite, signor Presidente, ai colleghi del centrodestra che, insieme alla Lega e a Fratelli d'Italia, avevano raccolto, pochi mesi fa, un cospicuo consenso elettorale dicendo delle cose che sono tutt'affatto diverse da quelle che, invece, si trovano all'interno di questo provvedimento.
Allora, se me lo permette, onorevole Presidente, sempre per il suo tramite, perché a lei mi rivolgo, nel dettaglio e nel particolare vorrei rivolgermi ai colleghi del gruppo di Forza Italia e anche ai colleghi del gruppo Nuovo Centrodestra, e, ancora più nello specifico, all'amabile collega Antonio Palmieri. Infatti, signor Presidente, come lei ben sa, l'onorevole Palmieri è un autorevole, importante e invidiato redattore degli opuscoli elettorali che vengono mandati per l'Italia in decine di migliaia di copie ad ogni scadenza elettorale per conto del principale partito del centrodestra.
Siccome ho guardato con attenzione al voto dell'onorevole Palmieri e ho visto che sta votando in difformità, non tanto da me, da Fratelli d'Italia e dalla Lega, ma da quanto egli stesso ha detto, scritto, sostenuto e diffuso nel porta a porta, non solo nell'ultima, ma anche nelle precedenti campagne elettorali, chiedo, per il tramite suo, all'onorevole Palmieri, a cui sono legato da sincera amicizia, almeno, nella scrittura del prossimo elettorale, di espungere completamente il capitolo che riguarda l'immigrazione. Altrimenti, sarei costretto ad inseguirlo, piazza per pazza, e a ricordargli come sta votando in questo momento.
PRESIDENTE. E non sarebbe una bella scena, credo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.
GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, appellandomi anche a quanto hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto, questo emendamento è l'occasione per confermare un po’ le idee che la compagine di centrodestra aveva presentato nel proprio programma elettorale, evitando che questo decreto possa fare esattamente il contrario di quello che c'era scritto nel programma elettorale.
Con questo emendamento, noi andiamo a sopprimere il comma 2, e quindi la creazione del fondo per l'immigrazione, e andiamo a ripristinare quei fondi di cui si è parlato negli ultimi interventi riguardanti l'INPS, riguardanti i fondi per le vittime dei reati di usura e di mafia. Io credo che questa sia l'occasione, per tutti coloro i quali sono stati eletti nel centrodestra, per confermare che il loro pensiero non è cambiato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, io chiedo, senza isterismo da parte di nessuno, maggiore chiarezza sul provvedimento, perché noi stiamo vedendo che vengono tolti i soldi alle vittime della mafia e dell'usura e ci piacerebbe sapere – il mio collega lo ha citato poc'anzi – cosa direbbe proprio don Luigi Ciotti, con la sua associazione «Libera», su questo evento. Voi tanto vi affiancate nei televisivi costantemente alla sua figura, alla sua personalità e al suo carisma, e oggi tagliate il fondo proprio per le vittime della mafia.
Questo deve essere un ringraziamento ! E con riferimento al territorio in cui risiedo, in cui vi è una grandissima indagine della magistratura per la lotta e il contrasto alla e alla mafia, vi sarebbe da capire quali sono le risorse effettive che vengono tagliate su questo territorio.
Infatti vi è necessità non tanto di agevolare l'immigrazione clandestina come state facendo, ma di poter dare sollievo alle vittime stesse della mafia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bruno. Ne ha facoltà.
FRANCO BRUNO. Signor Presidente, intervengo solo per specificare che le coperture di cui si parla, i 210 milioni, arrivano, sì, una parte dal Fondo per i rimpatri e un'altra parte dalla regolarizzazione degli immigrati, dalle entrate maggiori che ha l'INPS, come è già stato specificato, e poi ci sono effettivamente 50 milioni che vengono dalla riduzione del Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive e dell'usura.
Siccome su questo tema, in quest'Aula, c’è chi non può essere tacciato di arretrare nemmeno di un millimetro, spieghiamo pure di che cosa si tratta. Questo è un Fondo particolare che viene alimentato non solo dagli stanziamenti per questo tipo di fondi da parte dello Stato, ma dai premi assicurativi. Le risorse che già in questo momento, negli anni passati, sono state concentrate in questo Fondo, non sono mai state tutte, per fortuna, utilizzate per la dicitura che indica il Fondo, anzi, spesso e volentieri, quello che residua da questo tipo di Fondo è stato distribuito nei vari Ministeri senza sapere il loro utilizzo. Io dico al sottosegretario che forse sarebbe più corretto, certamente, insomma che si dicesse ai cittadini italiani: «Una parte dei premi assicurativi verrà destinato a questo scopo», ma capisco anche la e non c’è nessun arretramento né alcun risparmio rispetto alla lotta alla mafia o rispetto alle vittime dell'usura. Per cui si finisca per dire cose che non sono vere ! Questo lo dovevamo all'Aula e a chi vota in maniera convinta quello che ci state proponendo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, dopo aver sentito l'ultimo intervento ho capito che facendo tanta confusione non si vuole ammettere che hanno preso 50 milioni di euro da chi subisce la mafia, l'estorsione e per quanto riguarda l'usura. E chi lo fa questo ? Chi fa queste cose ? Le fanno coloro che vivono sull'antimafia. Allora io mi chiedo – non vedo qui il presidente della Commissione antimafia, Rosy Bindi – : cosa dice di queste cose il presidente Rosy Bindi ? Cosa dice di queste cose la pluricitata Alfano (che non è quello del Governo, ma quella che sta nella Commissione antimafia europea, che stava con Di Pietro e che adesso non so con chi sta) ? Ma in sostanza questo è il risultato contro la mafia... Ma che, siete amici della mafia, che tirate via i soldi a chi invece è vittima della mafia ? Siete voi i conniventi della camorra e della mafia, che dite delle cose del genere ?
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, onorevole Buonanno !
GIANLUCA BUONANNO. Perché difendete questo provvedimento in cui ci sono 50 milioni di euro che vanno...
PRESIDENTE. Grazie ! Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Totaro. Ne ha facoltà.
ACHILLE TOTARO. Signor Presidente, intervengo per rispondere all'onorevole collega Bruno. Lui poneva un problema. Diceva che questi fondi non sono stati dati per le vittime della mafia, per le vittime dell'estorsione e così via. Ma cosa c'entra questo ragionamento, scusi onorevole collega ? Il fatto che non siano dati non è una buona ragione perché non vengano dati in futuro, e quindi il fatto che voi comunque li sottraete a prescindere è un problema. Quindi, che ci siano persone vittime del vittime dell'estorsione, vittime della mafia, dell'usura, è un dato di fatto oggettivo. Se questi fondi non sono stati utilizzati, è un problema che non siano stati utilizzati. Questo non comporta il fatto che debbano essere utilizzati per altre cose e per altre questioni che riguardano questo aspetto nello specifico. Questa è la situazione. Capisco che è un problema parlare di questa questione, perché molti di voi fanno dell'antimafia una sorta di mestiere e quindi trovarvi...
ACHILLE TOTARO. ... a levare i fondi da questa cosa è un problema. Però è un dato di fatto oggettivo che noi denunciamo con forza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.
MAINO MARCHI. Signor Presidente, la questione che qui è stata posta in diversi interventi e soprattutto da parte della Lega è una questione che per primo il relatore ha posto al Governo quando abbiamo esaminato questo provvedimento.
Ricordo che si tratta di fondi che non vanno ad intaccare quelli degli anni futuri: si parla del 2013 e quindi, a garanzia che non fossero intaccati gli interventi che si devono finanziare con il Fondo di cui stiamo discutendo per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive e dell'usura, abbiamo chiesto al Governo di darci garanzie che i fondi che rimangono su questo capitolo di spesa siano sufficienti per far fronte alle finalità istituzionali per cui il Fondo esiste. Questa risposta dal Governo è stata data con una nota apposita da parte del Ministero, da parte del servizio legislativo, della Ragioneria, su questo e sugli altri temi che erano stati posti come interrogativi rispetto al decreto. Quindi, non c’è una sottrazione di risorse che vada ad intaccare gli interventi sul 2013 che sono previsti per questa finalità. C’è la possibilità di recuperarle per altre finalità, senza intaccare gli interventi che sono previsti dalla legge.
La seconda osservazione che vorrei fare – e l'onorevole Buonanno, che è stato in Commissione antimafia, lo sa – è che quando parliamo dell'immigrazione clandestina e parliamo dell'immigrazione in generale non parliamo di una questione rispetto alla quale non ci siano anche organizzazioni criminali mafiose e quindi interventi che vadano a creare condizioni per affrontare meglio, sul territorio, i problemi che vengono portati anche da queste organizzazioni; io non credo che siano una cosa separata e distinta dalla lotta alle organizzazioni criminali mafiose. Ovviamente vanno accompagnati anche con norme – e abbiamo posto il problema anche a livello europeo e il Governo italiano su questo punto si è fatto sentire in Europa – che permettano di avere un coordinamento dell'azione complessiva di contrasto all'immigrazione clandestina.
Ma non credo che si possa dire che stiamo facendo un intervento che va in contraddizione con la lotta alle organizzazioni criminali mafiose. Quello che si sta dicendo in quest'Aula da questo punto di vista io lo trovo pienamente privo di fondamento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà.
EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, ringrazio chi ha combattuto la mafia e intende ancora combatterla con le parole, dicendo che di fatto non si trovano risorse, però l'algebra è una materia talmente elementare che è sotto gli occhi di tutti; quando si dice: «si tolgono delle risorse per darle a qualcos'altro» si tolgono, punto. E probabilmente secondo il PD va bene così.
Ma notiamo comunque che c’è un silenzio generale all'interno del PD. Il capogruppo Speranza ha pochi anni più di me, è un giovane impegnato e vorremmo anche sentire la sua opinione, dal momento che dobbiamo altresì registrare che proprio oggi la direzione distrettuale di Salerno ha avviato un'indagine sul caso del rigonfiamento delle tessere a Salerno appunto, in cui il congresso è stato vinto da Renzi. Presidente, per lei questo non è un silenzio imbarazzante ? Dove sono i duri e puri del PD ? Perché fate il contrario di quello che state dicendo ? E soprattutto: non è che questo silenzio, come il silenzio di Saviano, voglia coprire qualcosa ? Per noi sì .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, io volevo ricordare che l'immigrato clandestino è molto semplicemente una persona che non vuole dare le proprie generalità. Talvolta addirittura, per rendere ancora più difficile la possibilità di risalire alla propria identità, modifica anche la propria struttura: cancella anche in maniera approssimativa le proprie impronte digitali, fa resistenza e spesso questa resistenza rispetto alla possibilità di dichiarare la propria identità è legata esattamente alle attività che ha svolto a casa propria, che non sono state attività legali e lecite.
Quindi, il combinato disposto tra il definanziamento del fondo per le vittime della mafia, dell'usura, del e dell'estorsione e l'abrogazione dei fondi per i rimpatri è allucinante perché prevede addirittura una possibilità di connessione, prevede addirittura la possibilità, abbassando la guardia, di dire: venite...
FABIO RAMPELLI. ... persone straniere che non avete la possibilità. Infatti, combattere l'immigrazione clandestina significa...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rampelli.
FABIO RAMPELLI. ... avere possibilità di immettere nel nostro tessuto connettivo le persone che vengono da altri Paesi e che vogliono lavorare rispettando le regole e le leggi italiane.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.
CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, io capisco che oggi sia una giornata difficile per i parlamentari soprattutto del PD che stamattina hanno dovuto votare – e così mi hanno fatto anche capire – tutta una serie di cose e hanno dovuto fingere di credere che effettivamente l'iniziativa del Ministro Cancellieri fosse dovuta soltanto al buon cuore e, quindi, fosse sostanzialmente una questione di forte istinto umanitario. E adesso stanno cercando invece di farci credere, nella migliore delle ipotesi, che 50 milioni di euro su un fondo destinato alle vittime della mafia fosse nella migliore delle ipotesi inutile. Inutilizzato ci hanno detto. Se ho capito bene, l'onorevole Bruno ha detto: sì, ma 50 milioni che erano lì non servivano. Allora, anziché destinarli per altri scopi, vediamo invece di destinarli a chi servono, perché probabilmente le vittime della mafia, come voi ci insegnate, sono tante. Le vittime della mafia, non si tratta di un fenomeno ormai così tranquillo...
CRISTIAN INVERNIZZI. ... e distrutto. Quindi, prendo atto di questo, ma noi non ci crediamo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, devo dire onestamente che non avevo collegato, come ha fatto invece il collega Prataviera, questo strano silenzio degli esperti dell'antimafia della sinistra con quello che è avvenuto oggi alla direzione distrettuale antimafia di Salerno. Probabilmente sarà un caso, il silenzio, così come diceva effettivamente il silenzio anche di Saviano, o probabilmente no, non lo so. Volevo solo comunque replicare al collega Marchi e fargli notare una cosa. Leggo le sue parole: «Non ci sarà nessun effetto negativo riguardo gli impegni presi per le finalità del 2013». Marchi, siamo al 20 novembre. Questo decreto-legge scade il 14 dicembre. Almeno abbiate la decenza di non prenderci in giro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, ringrazio il relatore per la maggioranza perché, a differenza dell'onorevole Bruno, che ha cercato di fare un po’ il gioco delle tre carte nel raccontarci i movimenti contabili, è stato intellettualmente più onesto e ha detto: abbiamo chiesto al Governo spiegazioni sul perché vengono spostati questi soldi, perché la cosa sta a cuore anche a noi. Il Governo ci ha rassicurato che sul 2013 le vittime della mafia sono coperte economicamente. Io prendo atto delle rassicurazioni del Governo, peccato che il 2013 non è ancora finito e magari qualche emergenza in ambito di criminalità organizzata può sempre capitare, anzi, basta leggere le cronache, capita sempre. Sulla seconda questione, invece, che è quella che l'immigrazione clandestina viene gestita dalla criminalità organizzata, mi trova assolutamente d'accordo. Ma è facendo i respingimenti che si mette in difficoltà la criminalità organizzata non favorendo l'immigrazione clandestina, non andandoli a prendere e portandoli qua e dicendo: siete clandestini, ma chissenefrega, qua trovate tutto quello che vi è di necessità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caon. Ne ha facoltà.
ROBERTO CAON. Signor Presidente, ho cercato anche di concentrarmi su quello che ha detto l'onorevole Marchi, ma mi sembrava proprio parlasse «abracadabra», cioè questa è la classica matematica italiana, che siamo arrivati a toccare il fondo e questo è veramente il fondo di questo Governo delle disattese. Ma come fate a dire: li levo di qua, li metto di là, però non tolgo niente da questa parte perché mettendoli dall'altra parte non ve ne accorgerete ? È veramente demenziale questo modo di fare la politica ed è il frutto che l'Italia purtroppo sta vivendo, di questa politica esattamente dell’«abracadabra». Io dico: 70 milioni dalle casse dell'INPS e non riuscite a trovare un milione e 600 mila euro per la cassa ippica, di quei pensionati che stanno andando in fila dentro ai comuni per chiedere esattamente il pagamento delle loro bollette, dell'acqua e dell'ENEL. E voi vi preoccupate di 210 milioni di euro per gli extracomunitari. È una vergogna per questa maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, intervengo soltanto per dire che noi abbiamo già denunciato, a suo tempo, la gravità e anche la nefandezza, se vogliamo, di un dibattito politico in cui la presidenza della Commissione antimafia diventava terra di conquista nelle varie lotte per la spartizione delle poltrone. Ora, mi sembra giusto che, in un dibattito come quello che si sta tenendo oggi, effettivamente, il presidente della Commissione antimafia, Bindi – ma mi sembra che non sia presente –, dica la sua, perché è giusto che l'Aula venga a conoscenza di quello che pensa la presidente della Commissione antimafia riguardo a fondi che vengono effettivamente sottratti alla lotta alla mafia .
Allora, per esempio, se anche il meccanismo contabile non andava bene, se anche ci fossero problemi di questo tipo, sarebbe interessante sapere se, comunque, questi fondi possono rimanere, al di là dell'opportunità di investire fondi nell'immigrazione (usciamo un attimo da questo discorso); sarebbe interessante sapere se la lotta alla mafia ha necessità di ulteriori investimenti, magari, non nelle forme in cui sono avvenuti in questi anni, magari, in altre forme. Ma se qui c’è il silenzio del presidente della Commissione antimafia, direi che è un fatto abbastanza grave .
PRESIDENTE. La grammatica... Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guidesi 1.13, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, anche questo emendamento, come i precedenti, si pone l'obiettivo minimo di ricostituire il fondo per il rimpatrio degli immigrati clandestini e il fondo di solidarietà per le vittime della mafia, dell'estorsione e dell'usura.
In questo caso, io vorrei dire ai tanti – per usare un termine mutuato da Sciascia – professionisti dell'antimafia, che, volta a volta, si alzano come i tasti di una macchina da scrivere a depositare le loro verità sui tragici eventi della malavita organizzata, che, forse, devono provare a rileggersi il testo sul quale sono chiamati a votare. E siccome io nutro ancora la speranza che, nonostante quello che tutti stiamo facendo, ci sia in Italia ancora anche un solo cittadino che, per il tramite di o per il tramite della piattaforma abbia la volontà ancora di starci ad ascoltare e di sentire quello che avviene in quest'Aula, vorrei usare questo spazio a beneficio dell'italiano ignaro di quello che è in discussione oggi in Aula, per spiegargli che non è vero quello che è stato sostenuto in alcuni interventi che si sono succeduti negli ultimi dieci minuti.
Infatti, nella deposizione letterale del testo che siamo chiamati a votare, in ordine al finanziamento dei 190 milioni aggiuntivi per l'accoglienza agli immigrati che questo provvedimento si occupa di raggranellare, alla lettera è chiaramente individuato che: «quanto a 50 milioni di euro» – quanto a 50 di quei 190 – le risorse vengono individuate «mediante riduzione della dotazione del fondo di cui all'articolo 2, comma 6-, del decreto legge 29 dicembre 2010, n. 225, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10, iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'interno».
Allora, siccome mi rendo conto che con questo non ho ancora chiarito evidentemente all'italiano che ci sta guardando o ascoltando a che cosa ci stiamo riferendo, esplicito che quella norma si riferisce al Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive e dell'usura, il che significa, tradotto, che noi stiamo azzerando le risorse disponibili per le vittime della mafia, dell'estorsione e dell'usura per utilizzare quelle risorse in accoglienza dell'immigrazione clandestina. Siccome, come ha insegnato e più volte citato il più autorevole esponente della storia della Prima Repubblica nella politica italiana, a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, verrebbe quasi da pensare che, forse, chi è così violentemente interessato a spostare le risorse da questo fondo ad un altro non abbia magari in animo o abbia magari più semplicemente individuato una più diretta possibilità di mettere le mani sul bottino per il tramite di qualche associazione sedicentemente umanitaria che si dovrà, un domani, occupare dell'accoglienza degli immigrati clandestini, piuttosto che di andare a dover distribuire le risorse ai cittadini che per davvero sono vittime dei fenomeni della malavita organizzata, della mafia, dell'estorsione e dell'usura.
Se disgraziatamente questa porcata di legge dovesse passare, state ben attenti, perché andremo a sindacare sull'utilizzo, fino all'ultimo centesimo, di questi 50 milioni di euro che togliete alle vittime della mafia per andarli a destinare nell'imbuto dell'indirizzo degli amici dei vostri amici che sono pronti, già oggi, a creare le solite associazioni di carità pelosa che servono esclusivamente per spartirvi tra di voi i quattrini che vengono tolti agli italiani che ne hanno bisogno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.
GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, condividiamo l'emendamento presentato dal collega Corsaro, per cui lo voteremo favorevolmente. Vorrei specificare, però, come il Governo ha chiarito più volte in Commissione sulle nostre controindicazioni, sulle nostre proposte, che questo è un provvedimento che ha un connotato non solo di bilancio, e cioè quello di rientrare nel rapporto deficit/PIL del 3 per cento, ma che soprattutto è un provvedimento di scelta politica chiara. Il Governo oggi decide di dare una chiara priorità all'accoglienza degli immigrati, creando un fondo . E io insisto su questo tema, perché non vorrei che poi dopo la questione si trasformasse solo ed esclusivamente in una questione di bilancio. Qui c’è una scelta chiara, che è quella di creare un fondo per l'accoglienza degli immigrati e non solo si trovano le risorse nei vari capitoli di bilancio che i colleghi precedentemente hanno citato, nei vari svuotamenti dei fondi dove vengono trovate le risorse, ma si dà un colpo probabilmente decisivo per quest'anno ai comuni virtuosi. Oggi, questo Governo, attraverso questo provvedimento, decide di dare priorità agli immigrati clandestini e di penalizzare gli amministratori responsabili.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, io volevo risottolineare – visto che si parla sempre di questi famosi 50 milioni di euro che, vorrei ricordare, sono 100 miliardi delle vecchie lire, quindi non sono proprio due bruscolini –, che se la Direzione distrettuale antimafia di Salerno ha messo sotto accusa il congresso del PD dove Renzi ha vinto con il 90 o 95 per cento dei consensi, in questo Governo c’è un Viceministro del PD che è sindaco di Salerno . Allora, adesso io vorrei sapere, siccome è arrivato anche un avviso di garanzia a questo sindaco Viceministro, come si comporta il PD anche in questo caso ? Mi piacerebbe sentirlo da Rosy Bindi, dalla Picierno e da quelli che ovviamente fanno tutto un fascio sulla questione della camorra e della mafia. Perché non parlano ? Se non hanno la voce gli portiamo qualcosa per fare un po’ di gargarismi. Poi, vorrei sentire la Picierno, che ha una bella giacca gialla da farci vedere, esattamente che cosa dice rispetto ai 50 milioni di euro al Viceministro De Luca...
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Totaro. Ne ha facoltà.
ACHILLE TOTARO. Signor Presidente, rivolgo un invito ai colleghi a votare l'emendamento del collega Corsaro, dei Fratelli d'Italia. Veramente vorrei chiederlo anche ai colleghi della sinistra, perché spesso in televisione assistiamo a programmi ai quali loro partecipano molto spesso in cui si fanno appelli, si intervistano persone vittime del della mafia, delle estorsioni – Santoro è uno dei personaggi che spesso fa questo tipo di servizi –, e si lamentano che mancano i fondi per aiutare queste persone. Si lamentano, tutti gridano allo scandalo, voi intervenite e strappate le lacrime del telespettatore, e poi vediamo che addirittura ci è stato detto che questi 50 milioni di euro sono stati tolti da questo fondo, ma non sono stati utilizzati. Andatelo a spiegare alle vittime delle estorsioni. Infatti, a chiacchiere si fa l'antimafia e si fanno discorsi strappalacrime che raccattano qualche consenso, poi, nei fatti, in quest'Aula, voi vi adoperate in maniera diversa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tofalo. Ne ha facoltà.
ANGELO TOFALO. Signor Presidente, non volevo intervenire, però vedo che i colleghi salernitani del PD tacciono. Allora, essendo salernitano, volevo rispondere io ai colleghi della Lega dicendo di non meravigliarsi che succedono queste cose a Salerno, perché proprio oggi il sindaco Viceministro, Vincenzo De Luca, viene indagato per abuso d'ufficio, falso in atto pubblico e lottizzazione abusiva .
Il cantiere del «Crescent» è stato sequestrato. E giusto una chicca: il sindaco Viceministro è un filosofo specializzato in teoretica, cioè la filosofia della filosofia, e viene messo qui, seduto tra questi banchi, come Viceministro del Ministero dei trasporti e delle infrastrutture; rendiamoci conto. Questa è l'Italia, questo è il PD .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Schirò. Ne ha facoltà.
GEA SCHIRÒ. Signor Presidente, volevo dire al collega che innanzitutto se è indagato non è già condannato, ma chi ritiene che una persona indagata possa essere colpevole senza prove, ritiene anche che possa essere assolto con le prove. Bisogna far tesoro dell'esperienza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intervengo solamente per rispondere all'intervento che ho sentito prima del collega del MoVimento 5 Stelle, quando ha detto che i 70 milioni di euro presi all'INPS è giusto che vengano riservati per l'immigrazione clandestina.
Ebbene, io voglio ricordare però a quest'Aula che abbiamo ancora 250 mila esodati che rischiano di rimanere o sono rimasti senza alcun tipo di reddito. Noi, Presidente, come gruppo, riteniamo che nel Paese esistano delle priorità. La nostra priorità è andare a tutelare i cittadini del nostro Paese che hanno perso lavoro e rischiano di rimanere in uno stato di emergenza sociale, abbandonati da uno Stato che non ha rispettato il patto con il proprio cittadino. Se qualcun altro, invece, preferisce dare questi soldi dell'INPS all'immigrato clandestino, ben venga, però io credo che forse la collocazione politica è da quella parte e non da questa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, intervengo solo per sottoscrivere l'emendamento del collega Corsaro e sottolineare ancora volta che con questo provvedimento si dà un doppio colpo alla lotta alla mafia. Da una parte si sottraggono dei fondi alle vittime della mafia e dell'usura, che veniamo a sapere dai colleghi del PD che erano esuberanti, oltre quello che serviva, anche se secondo noi non è così. È soprattutto il segnale che si dà con questo provvedimento che è sbagliato.
Dall'altra agevolando, o comunque dando l'impressione che la nostra sia una accoglienza, senza se e senza ma, all'immigrazione extracomunitaria, che in un periodo di crisi come quella attuale, sappiamo benissimo che va a rimpolpare i ranghi della criminalità perché queste persone per la maggior parte non troveranno lavoro e non saranno rimpatriate perché gli togliamo i fondi e quindi rimarranno nel nostro territorio a disposizione della manovalanza mafiosa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Currò. Ne ha facoltà.
TOMMASO CURRÒ. Signor Presidente, io vorrei chiarire la posizione del nostro gruppo in merito a questa questione. Intanto faccio rilevare...
PRESIDENTE. Onorevole Currò, il suo intervento è a titolo personale perché la posizione del gruppo ufficialmente è rappresentata dall'onorevole Tofalo, che ha parlato per primo.
TOMMASO CURRÒ. Va bene, a titolo personale. Vorrei far rilevare intanto che questi emendamenti sono sostanzialmente mirati, finalizzati ad abrogare la norma che dispone, diciamo, le risorse per il sostegno alla crisi migratoria.
In secondo luogo, vorrei chiarire anche il fatto che sul tema riguardante il Fondo per le vittime dell'usura, delle mafie e del noi siamo profondamente contrari all'utilizzo di questi fondi a copertura di altre destinazioni. Questo è chiaro, tuttavia si registra quello che diceva anche la maggioranza, cioè che questo Fondo a fine esercizio viene riutilizzato per essere redistribuito verso destinazioni che non sono ben precisate. A questo punto, allora noi equilibriamo il nostro ragionamento: da un lato abbiamo quel Fondo, dall'altro abbiamo l'altra esigenza dei 190 milioni che servono per affrontare la crisi migratoria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, al netto ovviamente delle contrapposizioni politiche che ci stanno e delle possibili strumentalizzazioni che ovviamente questo decreto potrebbe portare, però io credo che su questo tema, sulla lotta alla mafia, sulla lotta alle criminalità organizzate, credo che il Parlamento debba quanto meno interrogarsi, chiedere e pretendere chiarimenti con riferimento a questo Fondo. E lo dico soprattutto rivolgendomi a quei colleghi, visto che il tema della lotta alla mafia è un tema trasversale, che dovrebbe trovare comunanza da parte di tutte le forze politiche, ai quali voglio ricordare la battaglia comune che è stata fatta in questa Aula su un testo di legge approvato da tutto il Parlamento in riferimento al 416-. Io credo che quella battaglia debba portare tutte le forze politiche a pretendere e a chiedere un chiarimento e credo che il collega che interverrà dopo di me darà numeri tali da poter chiarire che questo Fondo non è un fondo che può essere svuotato.
PRESIDENTE. Immagino che lei si riferisca al collega del suo gruppo, perché adesso ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.
MAINO MARCHI. Signor Presidente, vorrei ricordare ai colleghi della Lega l'ultimo atto che hanno compiuto quando erano ancora al Governo. Era la legge di stabilità per il 2012; l'articolo 4, comma 19 della legge n. 183 del 2011 (che è la legge di stabilità per il 2012), ha ridotto gli stanziamenti destinati al Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive e dell'usura, di 10 milioni per ogni anno a decorrere dal 2012. Quindi, si vede bene da qui come questa sia una polemica strumentale se consideriamo anche il fatto che la ricognizione che è stata fatta alla fine del 2012 dei fondi disponibili ci da una somma di 322 milioni di euro che, quindi, sono stati ritenuti sufficienti anche togliendo questi 50, per far fronte alle esigenze di questo Fondo e perché non succeda ciò che è già previsto dalla legge, che ciò che rimane di questo Fondo viene poi distribuito ad altri ministeri. Mentre noi riteniamo che questa sia una destinazione giusta rispetto anche al tema della mafia considerato quello che ho detto prima e che certamente i migranti sono, a loro volta, vittime delle organizzazioni criminali mafiose che organizzano anche l'immigrazione clandestina.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA. Signor Presidente, come ha detto chi mi ha preceduto, il collega Marchi, ma anche prima il collega Currò, è evidente che da parte della Lega si sta strumentalizzando questa vicenda. La Lega non è interessata, naturalmente, al Fondo per le vittime della mafia e dell'usura, ma legittimamente sta facendo una battaglia politica volta a contrastare il Fondo che invece si istituisce in materia di immigrazione.
Il collega Marcon nella discussione generale ha illustrato la posizione di SEL, che non solo è stata contraria – lo abbiamo detto anche in Commissione – a questo utilizzo dei fondi per finanziare il Fondo dell'immigrazione dal Fondo per le vittime della mafia e dell'usura, ma anzi noi abbiamo presentato degli emendamenti, che sono stati regolarmente bocciati, in cui abbiamo proposto delle alternative per finanziare questo fondo per l'immigrazione. Queste alternative erano essenzialmente rivolte a realizzare dei risparmi della spesa pubblica, in particolare per quanto riguarda l'uso e il noleggio di autovetture di servizio, ad eccezione di quelle adibite dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco e dalle forze dell'ordine alla sicurezza e alla tutela dell'ordine pubblico. Per questo noi ci sentiamo assolutamente tranquilli anche rispetto ai rilievi, alle osservazioni fatte dal sottosegretario Giorgetti in rappresentanza del Governo, che ci ha detto le cose che poi il collega Marchi qui ha rilevato, cioè che siamo alla fine dell'anno e quei fondi possano essere utilizzati anche in altro modo, perché non necessitano più a quel Fondo.
Ovviamente questo non implica assolutamente che in futuro nel Fondo – e mi sembra che la legge di stabilità vada in questa direzione – non vengano stanziati tutti i fondi necessari, a partire dal 2014, per rispondere alle esigenze di una lotta intransigente e rigorosa nei confronti del fenomeno mafioso e di ogni altra forma di criminalità .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Castelli. Ne ha facoltà.
LAURA CASTELLI. Signor Presidente, credo che a questo punto siamo arrivati al vero fulcro di questa discussione. La strumentalizzazione vera, Presidente, è da parte di chi da anni guarda questo Fondo che non viene utilizzato come dovrebbe essere utilizzato e rimane in silenzio, rimane immobile. Allora, noi proporremo un ordine del giorno in cui chiederemo una modifica della norma attuativa di questo Fondo, perché se un fondo non funziona bisogna farlo funzionare, non lamentarsi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, innanzitutto, nuovamente, per rispondere senza polemica al collega che segnalava come nel passato con altri Governi ci sono stati dei tagli, devo dire che il buon modo di fare politica è riconoscere anche gli errori: se errori ci sono stati, non è che per forza di cose bisogna proseguire su questa strada. Prima cosa.
Seconda, a chi dice che quei 50 milioni non servono, sono ridondanti, non sono assolutamente funzionali a quelli che sono gli scopi istituzionali, perché sono di più rispetto a quello che effettivamente servirebbe alle vittime della mafia do due dati: sono relativi effettivamente al 2009, però purtroppo, nonostante questo Paese abbia avuto un ottimo Ministro dell'interno che ha ottenuto risultati straordinari nei confronti del contrasto alla criminalità organizzata e alla mafia, cioè Roberto Maroni, purtroppo il fenomeno della mafia non è estirpato. Do due dati e chiudo: dal 1o gennaio 2009 al 30 settembre: 389 istanze presentate, 219 accolte, per circa 40 milioni di euro, 30 istanze respinte, altre 408 in istruttoria, per un importo di circa 43 milioni, quindi più di 80 milioni. A chi dice che 50 milioni sono troppi, questi sono i numeri con i quali rispondo.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE., Onorevole Corsaro, lei è già intervenuto.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, le volevo cortesemente chiedere di essere più dettagliato ed esplicito nell'uso delle consonanti labiali, perché per la seconda volta consecutiva, nel dare la parola all'onorevole Pini, ha quasi dato l'impressione di evocare fantasmi che per grazia di Dio e volontà della nazione questo Parlamento ha espunto .
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Corsaro. L'onorevole «Pili» è un membro autorevole della nostra Assemblea. Anche l'onorevole Pini, ovviamente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo solo per ribadire il concetto che qui ci troviamo di fronte ad una scelta politica di questa maggioranza. Non è assolutamente vero che questi 50 milioni di euro non servono per le vittime che sono state colpite dalla mafia: questa è una scelta chiaramente politica, così come è una scelta politica quella di togliere i 90 milioni di euro dal Fondo per i rimpatri, per reinserirli in questo nuovo Fondo. Quindi, anche da qui riusciamo a capire la direzione, anche sul fenomeno del contrasto all'immigrazione clandestina, che questo Governo intende dare, di fatto sottraendo risorse per i rimpatri e girandole appunto a questo nuovo Fondo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rampi. Ne ha facoltà.
ROBERTO RAMPI. Signor Presidente, intervengo solo per suggerire, per risolvere il problema di Corsaro, anche un'altra cosa: lei ha tutti i presidenti, se dice...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rampi, abbiamo già risolto il problema.
ROBERTO RAMPI. Se dice «Gianluca Pini», non si confonde con la collega Giuditta Pini, e non si confondono anche le posizioni politiche.
PRESIDENTE. È difficile confonderli, anche con una certa fantasia.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Corsaro 1.113, con parere contrario di Commissione e Governo, e favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, uno dei problemi, al di là delle posizioni politiche, dell'istituzione del Fondo immigrati è che nessuno sa come verrà speso: neanche la nota tecnica ci specifica in che modo verranno spesi questi soldi, e in che modo quindi il Ministero dell'interno li utilizzerà. Proprio per questo noi presentiamo un emendamento, con cui vorremmo aggiungere, relativamente all'istituzione del Fondo, dove si parla dell'utilizzo, che esso possa essere anche utilizzato per le operazioni connesse all'identificazione e al rimpatrio.
PRESIDENTE. Colleghi, che cosa succede ? Onorevole Giachetti...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, questo è un altro emendamento al quale andrà il convinto appoggio di Fratelli d'Italia, perché sottolinea la necessità che non si debba abbassare la guardia e non si debba destrumentalizzare la capacità e l'autorevolezza di uno Stato che, nel difendere se stesso, i propri confini e il proprio sistema di vita, sia in grado di attrezzarsi per il rimpatrio di quanti provano ad entrare a casa nostra in barba alla legge, non dando la disponibilità ad essere identificati e, nella più frequente, ahinoi, delle ipotesi, candidandosi a diventare immediatamente facile manovalanza per la malavita organizzata.
Talché, viene quasi fatto di pensare che il collegamento contabile inserito in questo provvedimento per cui da un lato si tolgono i soldi per il rimpatrio e dall'altro si tolgono anche quelli per gli aiuti alle vittime della mafia sia tutto un circolo per consentire una più facile azione della malavita organizzata. Ma, proprio per questo e proprio per chiarire che stiamo parlando di un argomento di tutela che forse è sfuggito, senza colpa, al lettore superficiale di questo provvedimento, io voglio ricordare le autorevoli parole che sono state pronunciate poche settimana fa da un importante esponente politico, ancorché non collega dell'Aula, che ha segnatamente detto: se avessimo sostenuto queste cose nelle piazze nel corso della campagna elettorale avremmo preso l'1 per cento dei voti. Queste parole le ha citate il signor Giuseppe Grillo, in arte Beppe, leader di riferimento del MoVimento 5 Stelle, in risposta ad una improvvida decisione di alcuni senatori del suo gruppo di riferimento che viceversa avevano indiscriminatamente aperto, con un emendamento, le loro braccia all'immigrazione clandestina.
Ecco, io vorrei suggerire, siccome è di tutta evidenza che c’è stato un calo di attenzione da parte di alcuni colleghi nella lettura dei contenuti del disposto di questo provvedimento, magari di fare una telefonata al signor Giuseppe Grillo, in arte Beppe, prima di decidere come votare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, per sottolineare la politica sull'immigrazione che sta portando avanti questo Governo, io vorrei rimarcare che più volte il Ministro dell'integrazione di questo Governo, e non solo, si è espressa troppe volte per chiedere la chiusura dei Centri di identificazione e di espulsione. Io voglio ricordare che quest'oggi una di quelle persone che è stata liberata dal CIE di Gradisca, che è nella mia regione, ha commesso un doppio furto, ma non solo. Io voglio ricordare che su 36 ospiti del CIE, 34 avevano precedenti penali quali: stupefacenti, rapina, tentata violenza carnale, violenza carnale, ricettazione, inosservanza dei provvedimenti dell'autorità, furto, lesioni, falso, minacce in famiglia. Trentaquattro su trentasei: questa è la politica che sta portando avanti questo Governo, e lo si vede anche in questo provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, solo per ribadire come noi non vogliamo che questi 90 milioni di euro vengano sottratti dal Fondo per i rimpatri e appunto tramite questo emendamento chiediamo che questi 90 milioni di euro vengano comunque utilizzati, attraverso l'istituzione di questo nuovo Fondo, anche e soprattutto per il rimpatrio di extracomunitari clandestini, al fine di continuare, e di combattere il più possibile, la lotta alla clandestinità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caon. Ne ha facoltà.
ROBERTO CAON. Signor Presidente, questi 90 milioni, se fossero spesi per il rimpatrio, svolgerebbero una triplice funzione: in primo luogo, avremmo meno problemi di immigrazione, perché così si va a fomentare l'immigrazione in arrivo, perché si dice «tanto ci sono i soldi che vi aspettano»; in secondo luogo, se vengono utilizzati per il rimpatrio, vi ricordo che durante il Governo, quando c'era il Ministro Castelli alla giustizia, 150, 180 immigrati ogni mese venivano rispediti a casa loro. Ciò vuol dire che, moltiplicato per dieci anni, fanno esattamente quel numero di detenuti che voi oggi, anzi l'altro giorno, avete fatto due decreti «svuota carceri», decreto 1, decreto 2, sempre «svuota carceri».
Avete fatto o state facendo degli indulti mascherati, proprio perché non riuscite a contenere il problema delle carceri, il numero di detenuti nelle carceri. Se questi fondi, invece, fossero utilizzati proprio per la loro funzione forse sarebbe meglio per tutti noi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Totaro. Ne ha facoltà.
ACHILLE TOTARO. Signor Presidente, lo ripetiamo. Non è che qui stiamo parlando di chi viene, chiede asilo e proviene da situazioni di guerra. Parliamo delle situazioni che diceva prima il collega della Lega, che riguardano soggetti che non danno le proprie generalità, che nel proprio Paese di appartenenza già commettevano dei crimini e che improvvisamente non saranno più rimpatriati.
Allora, voglio dire ai colleghi: ma cosa pensate che vadano a fare queste persone nel momento in cui non saranno rimpatriate ? Vanno a svolgere un'attività lavorativa oppure continuano, anche qui sul nostro territorio nazionale, a svolgere attività criminose e ad essere vittime del e anche della criminalità ? E vi chiedo: poi, siete i soliti che vi lamentate del sovraffollamento delle carceri ? Cioè, noi stiamo a parlare qui del sovraffollamento delle carceri – e date la colpa a leggi che non c'entrano niente – quando poi facciamo arrivare qualcuno che già sappiamo che commetterà dei reati, andrà quindi ad incrementare le fila della criminalità e lo facciamo rimanere sul territorio nazionale. E poi ci lamentiamo che i nostri penitenziari sono pieni. Signori, un po’ di coerenza !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guidesi 1.10, con il parere contrario della Commissione e del Governo mentre il relatore di minoranza ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
TOMMASO CURRÒ. Signor Presidente, chiedo che sia posto in votazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, per andare avanti con il mio intervento ...
PRESIDENTE. Mi perdoni. Colleghi, per favore ! Colleghi, lasciamo parlare l'onorevole Fedriga. Prego.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, per andare avanti con l'intervento di prima, io vorrei soltanto ricordare all'Aula e anche ai colleghi di SEL, che sono andati a manifestare fuori dal CIE di Gradisca, chi erano gli ospiti del CIE, sette dei quali lasciati liberi.
Farò l'elenco, non per nomi e cognomi che ovviamente non ho per questioni di ma per i reati che hanno commesso. Il primo: stupefacenti e falsa attestazione di identità; il secondo: stupefacenti e rapina; il terzo: furto e porto abusivo d'armi; il quarto: tentata violenza sessuale e lesioni; il quinto: stupefacenti, furto aggravato; il sesto: stupefacenti; il settimo: furto aggravato; l'ottavo: stupefacenti; il nono: non hanno riscontrato precedenti; il decimo: furto aggravato, ricettazione; l'undicesimo: evasione e stupefacenti; il dodicesimo: stupefacenti; il tredicesimo: oltraggio, violenza a pubblico ufficiale, furto e appropriazione indebita; il successivo: furto aggravato, ricettazione, porto d'armi abusivo, stupefacenti; il quindicesimo: violenza carnale; il sedicesimo: furto e riciclaggio; il diciassettesimo: furto e sfruttamento della prostituzione; il diciottesimo: rapina; il diciannovesimo: favoreggiamento, immigrazione clandestina e falso; il ventesimo: stupefacenti; il ventunesimo: resistenza a pubblico ufficiale e violenza privata.
Il ventunesimo – scusate i numeri ma, Presidente, nella concitazione del discorso li posso sbagliare – resistenza, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, rapina e furto; il successivo: violenza a pubblico ufficiale e ricettazione; quello dopo: resistenza a pubblico ufficiale e inosservanza di provvedimenti dell'autorità; il successivo: stupefacenti e furto; quello dopo: furto, rapina e lesioni; il successivo: stupefacenti e falso; poi: stupefacenti e minacce in famiglia; poi: stupefacenti; successivamente un altro: maltrattamenti in famiglia e/o verso i minori; il successivo: furto e ricettazione; un altro fortunatamente sul quale non sono stati trovati dei precedenti; il successivo: ricettazione, stupefacenti e armi; il successivo – questo è il massimo, è un unico soggetto – furto, estorsione, stupefacenti, porto abusivo d'armi, resistenza a pubblico ufficiale, fabbricazione e vendita d'armi, rapina, violenza, lesioni personali, tentata rapina in concorso, molestie; il successivo: falso, ricettazione e rapina; l'ultimo: stupefacenti.
Queste sono le persone che la sinistra vuole lasciare libere
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.
SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, per quanto riguarda la sollecitazione che mi viene dal collega, onorevole Fedriga, in merito alla situazione del Centro di identificazione e di espulsione di Gradisca, tutte le persone che lui ha citato sono degli ospiti, come li chiama e li declina la legge Bossi-Fini.
In realtà, queste persone sono trattenute e sono degli ex detenuti che in qualsiasi Paese civile, essendo ex detenuti, diventano uomini liberi. Se fossero cittadini italiani, ad oggi sarebbero uomini liberi. Io non vedo per quale motivo debbano essere citate tutte le pendenze che sono state assolutamente già espletate con un giusto periodo di detenzione. In questo momento queste persone sono trattenute con una sanzione amministrativa all'interno dei CIE di tutta Italia e, dal nostro punto di vista, non possono continuare ad essere trattenute in questo modo. Gli ospiti vengono trattati diversamente, onorevole Fedriga
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, innanzitutto vorrei ringraziare il meticoloso lavoro del collega Fedriga che ci ha veramente deliziato con questa scelta fior da fiore delle capacità e delle peculiarità degli ospiti, come diceva la collega di Sinistra Ecologia Libertà. Direi che a noi basta l'elenco che ha prodotto il collega Fedriga per dire che nella nostra concezione di ospitalità, se qualcuno di questi ceffi ci suona alla porta, preferiamo non invitarli a prendere il caffè nei nostri salotti.
Peraltro, la circostanza che nei CIE siano tenuti questi ospiti dipende proprio dal fatto che forse, sempre per sbandierare una battaglia politica di facciata, c’è qualcuno che non si rende conto che non tutti – anzi purtroppo i numeri di Fedriga dicono solo una ristretta minoranza dei casi di cittadini che vengono a casa nostra provenienti da realtà extracomunitarie – ma solo una parte estremamente ristretta di questi, che vengono nel totale anonimato, senza cioè denunciare il loro arrivo, senza dichiarare come si chiamano, senza avvertire in quale modo intendono mantenersi, senza dire dove intendono andare a vivere, è in grado di darci la garanzia di venire a casa nostra senza delinquere e senza sovvertire quello che una volta si chiamava l'ordine costituito.
Allora, noi pensiamo che il fatto che in questo provvedimento si insista nel volere azzerare il Fondo di dotazione per il rimpatrio sia esattamente per questo motivo un errore macroscopico di chi non si rende conto che azzerare il Fondo per il rimpatrio vuol dire rassegnarci all'idea che questi meravigliosi personaggi, che hanno messo insieme un insieme di reati che neanche il più acerrimo nemico che siede nei banchi esattamente frontali rispetto ai miei potrebbe additare per esempio, al del centrodestra, del quale normalmente c’è una consumata abitudine a sottolineare i propri inadempimenti rispetto al percorso giudiziario...
Ci pare assolutamente impensabile rinunciare, per uno Stato che voglia garantire la sicurezza dei propri cittadini, ma anche la piena ospitalità di chi viene a casa nostra a viso aperto, dichiarando chi è, dicendo dove vuole andare, dando la disponibilità a capire come si mantiene.
Per poter garantire questa dignità, noi dobbiamo essere in grado ed essere autorevoli nel rispedire al mittente quelli che vengono a casa nostra per deliziarci dell'elenco dei reati che il collega Fedriga ci ha voluto ricordare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, intervengo solo perché capisco che la foga populista porti a non occuparsi dei problemi reali. Quindi, vorrei intervenire nel merito dell'emendamento e far notare come noi stiamo ragionando di spostare 30 milioni di euro a favore del comune di Lampedusa, e quindi stiamo parlando di impiegare questi soldi per creare infrastrutture per alleggerire il peso che l'isola di Lampedusa porta sulle spalle, che è il peso della dignità di un intero Paese e di un intero continente che deve accogliere chi arriva e chi fugge dalla guerra.
Penso che oggi – lo dico ai colleghi del Partito Democratico e, soprattutto, ai colleghi siciliani – bisogna risarcire Lampedusa per quello che stanno sopportando .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà.
EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, proprio per intervenire anch'io nel merito dell'emendamento, vorrei ricordare al collega che è appena intervenuto...
PRESIDENTE. Chiedo scusa. Onorevole Fucci, onorevole Fucci ! Cortesemente. Prego.
EMANUELE PRATAVIERA. ... che il sindaco di Lampedusa non ha assolutamente bisogno di quei soldi. Ce lo ha detto lei quando siamo andati a trovarla con una delegazione di altri colleghi a giugno, all'indomani della prima delle tante e, purtroppo, grandi tragedie di questa estate al largo delle coste di Lampedusa.
Ha detto che il Governo sta già facendo abbastanza e ci ha invitato ad andarcene da un'altra parte. Per cui, casomai, quei soldi vanno ripartiti dove servono veramente e i sindaci li chiedono, e non a Lampedusa, dove il sindaco ha detto che va tutto bene, anzi, ci ha detto: «andatevene voi della Lega, che state sporcando il nostro territorio». Parole del sindaco di Lampedusa !
PRESIDENTE. Poniamo in votazione l'emendamento... Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà. Però, colleghi, per favore, anche per una questione di rapporti decenti in quest'Aula: chiedete la parola, nessuno ve la nega, però, se lo fate ogni volta nel momento in cui il Presidente indice la votazione, io poi procedo con la votazione e non vi do la parola. Prego.
PAOLO GRIMOLDI. Ha assolutamente ragione, Presidente. Chiedete e vi sarà dato, ne prendiamo atto. Chiederemo per tempo.
PRESIDENTE. Non qualunque cosa, la parola.
PAOLO GRIMOLDI. Non volevamo arrivare a tanto, neanche eravamo interessati. Detto questo, io volevo dire che, sull'emendamento relativo a Lampedusa, il sindaco, effettivamente – confermo quello che è stato detto – diceva: «a noi non interessano i soldi».
Il sindaco di Lampedusa chiedeva che venisse svuotato il centro di accoglienza sulla sua isola. Quindi, io registro, quanto meno, che il sindaco chiedeva che gli ospiti – così definiti dall'onorevole Pellegrino, di cui riconosco la passione politica: lo dico con simpatia, visto che è anche nella mia Commissione – venissero spostati da qualche altra parte.
Questa era la richiesta che veniva da quel sindaco e da quel territorio. Evidentemente, se vi sono ospiti che non rispettano le regole di casa nostra, il problema si pone, perché l'ospite, quanto meno, dovrebbe stare alle regole di casa nostra e rispettare le nostre leggi, e non delinquere, come, purtroppo, purtroppo, i dati ci dicono e ci raccontano.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chaouki. Ne ha facoltà.
KHALID CHAOUKI. Signor Presidente, intervengo solo per dire che davvero, a proposito dell'elenco becero che ha fatto l'onorevole Fedriga un elenco che richiama davvero a una propaganda che non esito a chiamare razzista perché per noi i crimini sono tutti uguali, indipendentemente dalla razza e dall'origine di chi li commette...
Chiunque compie un crimine o un reato è uguale. Fare un elenco di persone ...
MASSIMILIANO FEDRIGA. Sei tu un razzista !
EMANUELE PRATAVIERA. Fascista ! Cosa stai dicendo ?
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
KHALID CHAOUKI. Fare un elenco di persone che hanno commesso reati classificandoli per la loro origine e per la loro razza è inaccettabile nella nostra Italia democratica ! E allora capisco ...
PRESIDENTE. Colleghi, facciamo parlare. Colleghi, facciamo parlare l'onorevole Chaouki !
KHALID CHAOUKI. Capisco, signor Presidente
PRESIDENTE. Colleghi ! Onorevole Buonanno, per favore.
KHALID CHAOUKI. Capisco, signor Presidente, che di fronte a un tema importante e delicato come quello dell'immigrazione, dell'isola di Lampedusa, si sia ricreato quel vento di propaganda che vede insieme paradossalmente i cosiddetti, appunto, fratelli della Padania con i Fratelli d'Italia. Lo capisco e capisco che avete bisogno di recuperare qualche punto sulla pelle dei nostri comuni, sulla pelle delle nostre amministrazioni, sulla pelle di un'isola come Lampedusa che...
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, onorevole Chaouki
KHALID CHAOUKI. ... che, appunto, ha chiesto un sostegno. Io dico che il vero fallimento lo avete fatto voi. Quelli che voi oggi chiamate clandestini, voi li avete regolarizzati. Quindi non erano forse dei criminali. Sono persone che purtroppo subiscono lo sfruttamento. La più grande sanatoria in Italia l'ha fatta il centrodestra, l'ha fatta il Governo Berlusconi e Maroni quindi sono persone, sono persone...
PRESIDENTE. Onorevole Chaouki ! Onorevole Chaouki ! Onorevole Chaouki !
KHALID CHAOUKI. ... sono persone, e non criminali come ...
PRESIDENTE. Onorevole Chaouki ! Onorevole Chaouki !
KHALID CHAOUKI.... voi continuate a ribadire qui !
EMANUELE PRATAVIERA. Sei una bandierina !
PRESIDENTE. Onorevole Chaouki, per il futuro si rivolga alla Presidenza, perché aiuta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Totaro. Ne ha facoltà.
ACHILLE TOTARO. Signor Presidente, non mi faccia partire il tempo, perché quando saranno finiti i rumori d'Aula potrò iniziare a parlare.
PRESIDENTE. Certo. Prego.
ACHILLE TOTARO. Vorrei rispondere ad alcuni colleghi, tramite lei, che sono intervenuti in quest'Aula, dicendo che il collega Fedriga prima si è reso protagonista dell'elenco, senza fare nomi, di alcuni soggetti, di alcune persone che frequentano i cosiddetti CIE. Era una piccola indagine demoscopica, perché una casistica potrebbe essere molto più vasta. Ma vorrei dire al collega che mi ha preceduto del Partito Democratico che questa battaglia di legalità e di espulsione di chi si comporta male – perché chi ha fatto quelle cose si è comportato almeno male, per usare un eufemismo – la facciamo anche per essere solidali nei confronti di tutti quegli stranieri che sono in Italia da anni e si comportano bene, pagano le tasse, rispettano gli altri, pagano quello che devono pagare e hanno diritti e doveri, caro collega. Lei non rappresenta dei popoli che arrivano qui, lei sta difendendo dei delinquenti che stanno nei CIE e si...
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Molteni.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, noi non consentiamo di attribuire alle nostre idee, al nostro pensiero valutazioni di carattere razzista. La Lega non ha fatto affermazioni di natura razzista e invitiamo il collega Chaouki ad avere rispetto per un pensiero politico sicuramente e orgogliosamente diverso dal suo. Lo invitiamo al rispetto, non accettiamo questi atteggiamenti di assoluta intolleranza nei confronti di chi la pensa legittimamente diversamente rispetto a lui e lasciamo al Partito Democratico e al collega Chaouki il sostegno alle politiche...
PRESIDENTE. Chaouki, si chiama Chaouki.
NICOLA MOLTENI. Scusi. Chaouki. Mi consenta..., il sostegno alle politiche di natura filoimmigrazionista. I cittadini italiani, che oggi ci stanno ascoltando, avranno oltremodo la possibilità di capire chi difende i diritti dei lavoratori italiani, i diritti dei pensionati e dei giovani italiani e chi invece sostiene politiche di natura filoimmagrazionista.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, io resto abbastanza attonito rispetto a questo dibattito tra il Partito Democratico e la Lega e, al netto di novità che attualmente a noi non sono pervenute, ricordo al deputato Chaouki – anche per concludere la giornata drammatica che sta vivendo il Partito Democratico ad oggi – che lui ha parlato di centrodestra e di Berlusconi: esattamente la persona con cui voi state governando !
Ci state governando da inizio legislatura e quindi a questo punto decidetevi: decidetevi se continuare a governare con un condannato in via definitiva .
PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, se lei si rivolge alla Presidenza è meglio.
WALTER RIZZETTO. Ho finito .
ILEANA ARGENTIN. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, io voglio invitare la Presidenza a sottolineare quanto è avvenuto poc'anzi; dopo che ha parlato il collega del PD, dai banchi della Lega hanno gridato (le dico esattamente il termine): «Sporco Marocco, sporco Marocco !» . Vi dico anche nome e cognome, non ho problemi . Lo sto dicendo, fammi parlare, dammi tregua .
PRESIDENTE. Colleghi, per favore !
ILEANA ARGENTIN. Il collega Buonanno gridava: «Sporco Marocco, sporco Marocco !». Su questo, invito la Presidenza a prendere provvedimenti, grazie .
PRESIDENTE. La Presidenza si riserva di verificare questa circostanza, grazie onorevole Argentin.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caon. Ne ha facoltà.
ROBERTO CAON. Signor Presidente, io vedo una sinistra impacciata oggi.
PRESIDENTE. Colleghi ! Colleghi ! Lasciamo parlare l'onorevole Caon.
ROBERTO CAON. È una sinistra veramente che non sa più che pesci pigliare per poter dire che tolgono 210 milioni da dei fondi destinati sicuramente a delle cose importanti per il nostro popolo, per darli agli extracomunitari. Io vedo veramente una sinistra impacciata, perché oggi..., signor Presidente, è impossibile parlare se lei non riesce a tenere l'Aula come si deve, grazie.
PRESIDENTE. Grazie onorevole Caon, credo che la Presidenza sappia tenere l'Aula, però se invita anche i colleghi che sono intorno a lei ad abbassare la voce... . Io l'ho già fatto ed è di tutta evidenza che forse non erano molto interessati, però il silenzio è dovuto a tutti agli oratori.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nuti. Colleghi intorno al presidente Nuti: se lo lasciate parlare anche voi, grazie. Capisco che l'orario è tardo, siamo tutti un po’ stanchi, però per cortesia. Ne ha facoltà.
RICCARDO NUTI. Signor Presidente, volevo un attimino chiarire che l'emendamento richiede trasparenza per quanto riguarda i fondi destinati all'immigrazione. Ecco, siccome secondo me c’è un po’ di ipocrisia da una parte e dall'altra, perché c’è chi si schiera con gli immigrati e c’è chi si schiera contro, vorrei citare solamente alcuni numeri, visto che sono stato protagonista di un'interrogazione in Commissione.
PRESIDENTE. Onorevole Nuti, parli vicino al microfono, perché ogni tanto va via l'audio. Prego.
RICCARDO NUTI. Allora, noi abbiamo fatto un'interrogazione sui 480 milioni di fondi dell'Unione europea per l'immigrazione. Perché ? Perché semplicemente i fondi non vengono utilizzati o vengono utilizzati male. Faccio degli esempi; ritardi: Marineo, 1,5 milioni di euro da tre anni per un centro di formazione migranti ancora non concluso; o per esempio: 400.000 euro alla fondazione Onlus arciconfraternita santissimo sacramento san Tritone per servizi e ospitalità a minori stranieri e in realtà non fa nulla (lo denuncia pure . Quindi, in realtà, forse, piuttosto che dividersi su questi argomenti, bisognerebbe andare nel merito dell'emendamento del collega Currò, che chiede semplicemente trasparenza .
GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, in merito alle accuse rivolte ad un collega del mio gruppo, molto specifiche e molto circostanziate, io devo dire in tutta onestà che non ho sentito quello che lei ha detto. Dovesse però essere verificato chiedo anch'io che vengano presi gli opportuni provvedimenti. Così come però, dovesse non risultare vero, i provvedimenti vengano presi nei confronti di chi strumentalizza sempre queste stupidate in aula .
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pini, la Presidenza ha già detto che verificherà la questione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Currò 1.15, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, noi, con questo emendamento, tendiamo a ripristinare il Fondo per i rimpatri e il Fondo per le vittime dell'usura e della mafia.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guidesi 1.11, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
MARCO DI STEFANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO DI STEFANO. Signor Presidente, io prendo la parola per tentare di esprimere solidarietà rispetto ad alcuni fatti che sono accaduti pochi minuti fa. Per cui sull'ordine dei lavori...
PRESIDENTE. Chiedo scusa, a fine seduta se possibile perché stiamo andando avanti con le votazioni. Se non è per dichiarazione di voto, siccome siamo in fase di votazione...
MARCO DI STEFANO. Signor Presidente, io vorrei ricordare che, non più di dieci giorni fa, abbiamo sospeso l'intera giornata di lavori, perché qui fuori accadevano fatti gravi fra i manifestanti no TAV e le forze dell'ordine. Io voglio ricordare all'Aula – perché le agenzie di stampa le conosciamo tutti quanti – che non più di un'ora fa è stata aggredita una sezione del Partito Democratico. E siccome non voglio passare per uno che si vergogna di dare solidarietà ai militanti del Partito Democratico, speravo che qualcun altro intervenisse, e mi auguravo...
PRESIDENTE. Collega, mi perdoni se la interrompo. Siamo in fase di votazione: era già stata fatta una richiesta da parte di un collega, proprio del suo gruppo, a cui la Presidenza ha cortesemente fatto presente che avrebbe potuto svolgere l'intervento a fine seduta. Alla stessa stregua, lo chiedo a lei per una questione anche di economia dei nostri lavori, altrimenti, rimaniamo su questo punto tutto il tempo e non possiamo andare avanti con le votazioni.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guidesi 1.12, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, intanto, approfitto dello spazio che ho a disposizione sull'emendamento per dire che non eravamo a conoscenza di quanto ha anticipato il collega del Partito Democratico, al quale, senza meno, va la solidarietà del gruppo di Fratelli d'Italia, non foss'altro perché conosciamo quanto sia aspra la vita di chi deve, nella sua quotidianità politica, fare il confronto con l'intolleranza di chi cerca di venirti a colpire le sedi. Quindi, crediamo che sia un atto ignobile da qualunque parte provenga e che la solidarietà debba sempre essere espressa nei confronti di chi viene colpito da questi atti.
Ma nel dire questo, signor Presidente, mi consenta di tornare sul tema dell'emendamento. È davvero uno degli ultimi tentativi di riduzione del danno rispetto all'obiettivo di questo provvedimento, che è quello di prosciugare totalmente i fondi destinati per il rimpatrio degli immigrati clandestini. Lo dico, signor Presidente, sempre per il suo tramite, rivolgendomi davvero, senza iattanza, ai tanti amici e ai colleghi che, insieme a noi di Fratelli d'Italia e insieme gli amici della Lega, hanno svolto una campagna elettorale nelle file del centrodestra dicendo in chiaro che il tema della lotta all'immigrazione clandestina, che il primato per la tutela della sicurezza dei cittadini, che il governo del territorio erano in cima agli impegni che assumevamo nei confronti di tutto il corpo elettorale.
Questo emendamento si propone di riservare almeno – almeno – una quota residua di 50 milioni di euro per il fondo dei rimpatri. Non è tanto una questione numerica, non è il dimensionamento – se sono 50 milioni, se sono 60, se sono 40 –, è un tema molto più importante. È il tema, cioè, di evitare che, con la totale cancellazione di questo fondo, si addivenga surrettiziamente con l'approvazione di questo provvedimento a quella che, in realtà, sarebbe la cancellazione del reato di immigrazione clandestina.
Non solo il mio richiamo va agli amici del centrodestra perché questo non ha mai fatto parte del nostro comune programma elettorale e non ha mai fatto parte dell'impegno che alcuno fra noi, indipendentemente dalla colorazione politica dietro la quale oggi si cela, ha sostenuto quando è andato a costruire il consenso per sé e per le proprie bandiere, ma lo dico perché la cancellazione del reato di immigrazione clandestina rappresenterebbe, nei fatti, esattamente il contrario di quello che si prefiggono le «anime belle» della sinistra. Dire cioè che in Italia si può entrare indiscriminatamente, indipendentemente dalla necessità dello Stato di capire chi viene a casa nostra, come ci entra, dove va a vivere e come si mantiene, non sarebbe un atto umanitario di indiscriminata apertura, ma sarebbe, viceversa, un atto di collaborazionismo nei confronti delle mafie che sfruttano la disperazione di tanti e tanti Paesi, e utilizzano gli scafisti più spregiudicati per fare soldi e per schiavizzare tanti disperati che, non avendo né arte né parte e non sapendo come mettere insieme il pranzo con la cena, cercano di arrivare nel primo lido di destinazione possibile, noncuranti della destinazione umana alla quale poi sono soggiogati esattamente da quelli che si prestano a trasferirli da una sponda all'altra del Mediterraneo.
Attenzione, cancellare il reato di immigrazione clandestina, togliere le risorse al rimpatrio significa dire agli scafisti: guardate bene che le coste italiane sono la panacea per ogni male, sono la disponibilità per i vostri traffici peggiori, sono lo spazio nel quale, in modo indiscriminato, potete addossare e potete ammassare tante e tante vite di disperati. Non credo che sia questo quello che anche le «anime belle» vorrebbero prefigurarsi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Corsaro 1,111, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, con questo emendamento noi vogliamo tentare di fare chiarezza sulla destinazione del fondo in questione, cioè del Fondo per l'immigrazione di cui abbiamo parlato. Siccome verrà gestito dal Ministero dell'interno, e non si capisce come, noi chiediamo che all'interno di questo articolo i fondi siano destinati solo ed esclusivamente o, soprattutto, per lo meno, agli enti locali per avere una certezza di finalizzazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guidesi 1.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Siccome non mi pare che ci sia stata una pubblicizzazione degli intendimenti sul proseguimento dei lavori d'Aula, volevo sapere da lei come intendiamo proseguire.
PRESIDENTE. Intanto poniamo in votazione questo subemendamento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Marcon 0.1.501.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
FRANCESCO BOCCIA, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOCCIA, . Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per comunicare all'Assemblea, come già è stato preannunciato in sede di espressione del parere sugli emendamenti, che il Comitato dei nove ha approvato all'unanimità l'articolo aggiuntivo 2.0500 della Commissione, in relazione al quale tutti i gruppi hanno rinunciato alla fissazione dei termini per la presentazione dei subemendamenti. Tale proposta emendativa, pur riprendendo in parte i contenuti dell'emendamento Fraccaro 2.145, già dichiarato inammissibile dalla Presidenza, connette la facoltà delle amministrazione pubbliche di recedere dai contratti di locazione di immobili alla finalità di contenimento della spesa del provvedimento.
Pertanto, anche in considerazione di tale finalità, chiedo alla Presidenza, a nome di tutti i gruppi, di ammetterlo all'esame e al voto dell'Assemblea.
PRESIDENTE. La Presidenza prende atto della presentazione dell'articolo aggiuntivo 2.0500 della Commissione, come prende atto che su tale proposta emendativa vi è il consenso unanime in seno al Comitato dei nove, e si riserva di valutarne l'ammissibilità e di verificare che al suddetto consenso corrisponda quello della presidenza di tutti i gruppi in Assemblea.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.501 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccagnini. Ne ha facoltà.
ADRIANO ZACCAGNINI. Signor Presidente, vorrei ringraziare la Commissione perché ha recepito, nell'emendamento 1.501, il contenuto dell'emendamento che ho presentato. Vorrei semplicemente spiegare come questo emendamento rivolge i fondi e le risorse in maniera prioritaria all'assistenza medica e psicologica – anche se non è stato recepito proprio in questa formulazione – delle donne incinte o che hanno partorito in mare.
Pensiamo, in particolare, al fatto che il viaggio, la tratta dei migranti verso le coste italiane, dura mesi, e tutti siamo a conoscenza dei soprusi e delle violenze cui sono sottoposte le donne. A volte rimangono incinte dopo uno stupro e il bambino che portano è frutto di queste violenze. Ovviamente questa tratta dei migranti dovrebbe essere affrontata con altri provvedimenti volti a creare tutele per chi vuole approdare legittimamente e cambiare la propria vita dalla condizione, spesso terrificante, da cui provengono. Anche concettualmente, il «devono stare bene a casa loro», mi lascia perplesso, perché è una posizione discriminante, è una posizione tipicamente discriminante e un affronto alla libertà di movimento delle persone, che invece noi garantiamo in Europa; libertà, appunto, che non hanno queste persone, mentre noi possiamo viaggiare in maniera indiscriminata per tutto il mondo.
Tuttavia, se lo stato attuale è questo, è solo un atto di buonsenso quello di assistere in via prioritaria le donne e i loro figli – figli che possono diventare parte della nostra comunità e che diventeranno cittadini a tutti gli effetti – invece che, appunto, relegarli nei CIE senza alcun tipo di assistenza, soprattutto psicologica, in seguito alle vicende che hanno dovuto subire.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.501, della Commissione con il parere favorevole di Commissione e Governo e sul quale il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, voglio qui esprimere la mia solidarietà ai militanti del Partito Democratico rimasti sotto assedio per diverse ore questo pomeriggio nel circolo di via dei Giubbonari, a Roma oggetto di un assalto di «squadracce», secondo me fasciste, che operavano all'interno del corteo della manifestazione di quest'oggi a Roma, che hanno tentato di sfondare il portone del nostro circolo, hanno tentato di divellere la storica targa che ricorda il circolo che lì esisteva del Partito Comunista e che hanno lievemente ferito un nostro compagno militante, a cui va la nostra solidarietà !
Se qualcuno pensa, in questo Paese, di mettere paura al Partito Democratico con assalti violenti alle nostre sedi, sappia che noi continueremo la nostra vigilanza democratica sulle istituzioni perché, per quanto difettosa, la nostra democrazia è l'unico metodo che conosciamo per far valere le idee di maggioranza e di minoranze !
Noi concepiamo il dissenso come il sale della democrazia, ma ci ribelleremo sempre a qualsiasi forma di violenza, a qualsiasi forma di manifestazione violenta nei cortei, contro le cose e contro le persone ! Difenderemo sempre chi ha opinioni contrarie alle nostre, diverse dalle nostre su qualsiasi argomento, ci opporremmo sempre a chiunque esprima le proprie idee con la violenza !
PRESIDENTE. Onorevole Fiano, la Presidenza si unisce all'espressione di solidarietà nei confronti dei militanti che sono stati aggrediti e nella condanna di ogni genere di violenza.
ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, oggi pomeriggio, nell'ambito di un corteo che si è dispiegato per molte strade di Roma, che ha avuto al centro il tema della protesta verso la costruzione di un'opera come la TAV, è avvenuto un fatto gravissimo, un fatto che non esito a definire estremamente pericoloso per la tenuta democratica del nostro Paese. Quando si assalta una sede di un partito si assaltano le sedi di tutti i partiti democratici nel nostro Paese e una sede come via dei Giubbonari, per chi la conosce, che ha avuto nel corso degli anni una funzione importantissima di dibattito culturale, di impegno civile e sociale, nella quale hanno partecipato tanti militanti e tanti dirigenti della storia della sinistra italiana.
Vedere quelle scene, quelle fotografie, quei militanti aggrediti, respinti all'interno della sede e quel simbolo imbrattato è un atto gravissimo ed è un atto che fa male al cuore di tutti i sinceri democratici, per cui al nome del gruppo Sinistra Ecologia Libertà mi unisco nella solidarietà ai compagni, agli amici del gruppo della sezione di via dei Giubbonari .
RAFFAELLO VIGNALI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, anche il Nuovo Centrodestra esprime tutta la solidarietà nei confronti del Partito Democratico per i fatti successi oggi che ha ricordato il collega Fiano. Peraltro, vi sono stati anche scontri a Sant'Andrea della Fratte, un'ottantina di attivisti hanno cercato di forzare il cordone e cercato di entrare nella sede del Partito Democratico a via del Nazareno.
Anche io ribadisco quanto è già stato detto. I partiti, per quanto siano stati vituperati in questi anni, comunque restano gli strumenti per la vita democratica e per la partecipazione alla democrazia di questo Paese. Sono d'accordo anche con il collega che ha detto che attaccarne uno è attaccarli tutti. Su questo non ci sono divisioni di cultura, di appartenenza politica, ma siamo tutti fermi nel difendere la democrazia. Peraltro, manifestiamo solidarietà anche alle forze dell'ordine, che sono state impegnate a lungo oggi nel lavoro di contenimento di queste manifestazioni violente e soprattutto non possiamo che deplorare chi non avendo la forza delle proprie idee sa soltanto usare quella della violenza, trincerandosi dietro a passamontagna e caschi .
SANDRO BIASOTTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SANDRO BIASOTTI. Signor Presidente, nome del gruppo di Forza Italia porgo la mia solidarietà al Partito Democratico, ma non posso non portare l'attenzione sul fatto che queste persone non sono contestatori, sono dei delinquenti. Io penso che contestare è legittimo, è civile, ma assalire un partito, assalire nelle strade i poliziotti, contestare per qualsiasi motivo non è più accettabile.
Voglio ricordare a quest'Aula un caso che è successo nella mia città di Genova ieri ed oggi, diverso, però grave nello stesso tempo. Una vertenza degli autisti dei mezzi pubblici ha bloccato e invaso la sede comunale, ha preso in ostaggio il sindaco, gli assessori e i consiglieri e oggi ha bloccato una città. Hanno delle ragioni, questi lavoratori, non hanno fatto violenza, però occupare una sala consiliare, prendere in ostaggio il sindaco e gli assessori è altrettanto grave. Quindi la mia solidarietà va al partito, va al sindaco di Genova, da cui mi divide tanto, ma in questo momento credo che sia giusto esprimere la solidarietà .
EMANUELE PRATAVIERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, anche noi come Lega vorremmo unirci all'abbraccio ideale a tutti i militanti e ai dirigenti del Partito Democratico. Ci associamo alle parole del nostro segretario federale, Roberto Maroni, e vorremmo anche in questo modo ricordare la nostra vicinanza ad un partito che è stato offeso, come è stata offesa la Lega Nord tante volte. La segreteria provinciale di cui ero segretario provinciale fino a pochi mesi fa è stata incendiata qualche anno fa ed è notizia di pochi giorni fa che anche la sede di Vicenza centro storico è stata offesa con delle sassate.
Non solo, dovremmo ricordare qui anche quando quella parte di sinistra non ha per nulla difeso gli attacchi invece diretti a dei gazebo, in particolare a Bologna, operati da no global, oppure a Padova, dove dei gruppi con falce e martello si sono scagliati contro dei giovani padani lo scorso anno. Questo per dire che la democrazia va difesa, la libertà di opinione va difesa e soprattutto il pregiudizio va combattuto. Lo dico da leghista che si è sentito pochi minuti fa tacciato di razzismo da parte di un esponente proprio del Partito Democratico di questo emiciclo.
LELLO DI GIOIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Secondo il nostro punto di vista, e credo che sia la maggioranza all'interno di quest'Aula e anche nel Paese, i partiti politici sono momenti di grande democrazia all'interno di questo Paese; e quello che è accaduto oggi alla sezione del Partito Democratico è una grande offesa alla democrazia. Per noi socialisti non va semplicemente – come posso definirlo ? – un senso di rapporto con i compagni...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! Le chiedo scusa, onorevole Di Gioia. Colleghi, credo che sia un momento particolare: se evitiamo... Colleghi, se evitiamo di fare capannelli in Aula, mentre sta parlando l'onorevole Di Gioia. Prego, mi scusi ancora.
LELLO DI GIOIA. ... di solidarietà nei riguardi del Partito Democratico. Dico ciò perché credo che sia anche ipocrita: noi dobbiamo fare in modo che si possa recuperare, partendo da noi qui, il senso di un'istituzione come quella dei partiti; e non fare in modo che, giorno dopo giorno, vengano ad essere criminalizzati. Questo è quello che sta accadendo in questo Paese, questo è quello che sta accadendo nelle sezioni, e soprattutto in quelle sezioni dove vi è un dibattito democratico, come sta accadendo oggi nel Partito Democratico celebrando i propri congressi.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LELLO DI GIOIA. Noi come socialisti esprimiamo sicuramente la solidarietà, ma vogliamo costruire, e vogliamo isolare coloro i quali giorno dopo giorno tentano di demonizzare i partiti, e quindi creano questo stato di sistema di astio e di odio nei riguardi di coloro i quali hanno creato la democrazia, la libertà di questo Paese e di questa Repubblica !
FABIO RAMPELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, penso che sia comunque un bel momento questo, paradossalmente, anche se trae origine da un episodio increscioso: vedere e ascoltare tutte le forze politiche che rivendicano il diritto alla solidarietà. Ho ascoltato anche l'intervento di Sinistra Ecologia Libertà, particolarmente significativo laddove concludeva che quando si assalta la sede di un partito, qualunque esso sia, si assalta la sede di tutti i partiti.
Condivido e rivendico, per quel che può valere, anche la capacità in anni trascorsi di rompere la spirale dell'odio e della violenza, per evitare appunto che possano tornare gli anni Settanta, gli anni tristi del terrorismo, della lotta armata, del colpo alla schiena, dei ragazzi che si scannavano per strada, caso mai manipolati da qualche burattinaio che voleva conservare il potere e continuare a fare quello che poi abbiamo potuto verificare e constatare nel corso della storia, nel suo epilogo.
Penso che oggi sia importante questo momento, l'attestazione della solidarietà a dei ragazzi che presidiavano, che erano dediti alla loro attività all'interno della sede di via dei Giubbonari. E mi piace ricordare che pochi mesi fa, proprio in quella sede, Fratelli d'Italia si avvicinò per constatare, per verificare come si svolgevano le elezioni primarie incuriosita da un episodio, un esperimento che comunque riteneva assolutamente positivo.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FABIO RAMPELLI. L'unico fatto che vorrei comunque precisare, proprio perché altrimenti non si fa un buon servigio alla verità, è che coloro i quali si sono staccati da quel corteo non sono certamente appellabili come li ha appellati il collega del Partito Democratico. Non bisogna essere ipocriti: erano persone appartenenti a gruppi di facinorosi; se proprio li vogliamo identificare politicamente sono sicuramente comunisti. Ma io penso che non vadano identificati in nessun modo perché sono semplicemente degli imbecilli.
Sono dei delinquenti, sono delle persone che vanno, tra virgolette, «isolate» per quello che hanno svolto, per il tasso di violenza che mettono nelle azioni di cui si rendono protagonisti, quindi così vanno appellate.
ANGELO CERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELO CERA. Signor Presidente, anche a nome di Scelta Civica per l'Italia non possiamo fare altro che condannare in maniera forte il deplorevole atto di intolleranza che il circolo di via dei Giubbonari, circolo del PD, ha subito in questa giornata. I circoli, le sedi, le sezioni sono la più alta forma di democrazia che i partiti mettono in campo, sono le cellule vitali che portano la voce della base nei palazzi dove si determinano le cose importanti. Per cui ogni attentato alle sezioni e ai circoli è un attentato contro la democrazia e io sono felice che oggi, in questa conclusione di questa giornata, tutti i partiti hanno condannato in maniera forte questo vile atto, che appartiene solo a dei mascalzoni che non hanno nulla a che spartire con la democrazia .
GIULIA GRILLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIULIA GRILLO. Signor Presidente, giusto per associarci alla condanna della violenza fisica, che noi rifiutiamo in qualunque forma, in qualunque espressione. Ci sono le sedi, ci sono i luoghi e ci sono i modi; capisco la frustrazione dei cittadini perché la vivo e la viviamo in prima persona; capisco anche lo stato di abbruttimento in cui questo Stato purtroppo ha portato e porta i cittadini, anche sponsorizzando modelli culturali che di per sé sono violenti, servili, servilisti e ignoranti. Ciononostante, ci tengo a dire che il mio gruppo e io personalmente condanniamo, ripeto, ogni forma di violenza .
PRESIDENTE. Se non vi sono altri interventi su questo punto, lo svolgimento degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato ad altra seduta.
Secondo quanto convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, lo svolgimento della discussione sulle linee generali ...colleghi, cosa succede ? Quale agitazione anima i colleghi in questa parte ? Sì, con calma. Allora, secondo quanto convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, lo svolgimento della discussione sulle linee generali della proposta di istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro non avrà luogo.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuta la seguente rimodulazione del calendario dei lavori dell'Aula:
PRESIDENTE. Vi sono ora alcune richieste di parola. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rostan. Ne ha facoltà.
MICHELA ROSTAN. Signor Presidente, ieri è scomparso Marcello D'Orta e con lui vola via un pezzo di cultura partenopea, straordinaria, geniale e disincantata allo stesso tempo. Marcello D'Orta ha saputo interpretare la spontaneità napoletana come pochi altri hanno saputo fare, facendola apprezzare a tutto il Paese. Scrittore vitale, ha vissuto l'insegnamento a Napoli, in alcuni dei quartieri più disagiati della nostra città, avendo la capacità di trasferire esternamente l'esperienza vissuta tra i banchi delle scuole di Forcella, Secondigliano e Arzano. Se ne è andato al termine di una malattia, il cancro, che troppe e troppe volte entra a fare parte delle nostre vite, specie a Napoli, specie nella Terra dei fuochi, come lui stesso ha fatto notare pubblicamente in una recente intervista.
Marcello D'Orta ha saputo poeticamente raccontare nel suo libro più famoso di sempre, dal quale Lina Wertmüller e Paolo Villaggio hanno tratto spunto per uno dei film più apprezzati degli anni Novanta, i tratti distintivi del popolo di Napoli, inventando un modo nuovo e diverso di fare insegnamento. Prima di essere giudicato come scrittore a D'Orta piaceva essere considerato un maestro. Diceva: «I miei insegnanti avevano la verga in mano e nel cuore. Non ricordo nessuna affettuosità, nessun interesse per il bambino D'Orta. Come si può capire l'alunno se non si conosce il bambino ? Quando è toccato a me sedere dietro una cattedra, ho agito in modo contrario. Per conoscere il bambino l'ho incontrato in orari extrascolastici, facendomi portare sul luogo del suo lavoro. Ho visitato la sua casa, l'ho portato in gita con me e ho voluto conoscere i suoi genitori».
Marcello D'Orta ha avuto la capacità di emozionare migliaia di famiglie e fanciulli, raccontando il disagio della nostra società con ironia, sarcasmo e leggerezza. Va via, come dicevo, un pezzo straordinario di cultura partenopea. Resta indelebile nel tempo il frutto della sua opera. Il nostro impegno, pertanto – e concludo –, dovrà essere quello di far sì che la sua opera e la sua testimonianza non vadano disperse, bensì trovino diffusione, valorizzazione e nuovi eredi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Agostinelli. Ne ha facoltà.
DONATELLA AGOSTINELLI. Signor Presidente, uno dei principi cardine delle istituzioni repubblicane è il principio di separazione dei poteri, principio base di ogni democrazia, formulato per la prima volta da Montesquieu. Nello si legge che «chiunque abbia potere è portato ad abusarne: egli arriva sin dove non trova limiti. Perché non si possa abusare del potere occorre che il potere arresti il potere».
Ora, in questa ottica tutte quelle associazioni nate per influenzare pezzi dello Stato, in quanto costituenti al principio di separazione dei poteri, sono da considerare associazioni eversive dell'ordine democratico. Il caso storico della P2 e del gran maestro Licio Gelli è noto a tutti: un'associazione segreta, formata da un migliaio di personalità di primo piano unite in segreto da un vincolo massonico, con la finalità di sovvertire le istituzioni democratiche dello Stato italiano. Una struttura di potere parallela a quello Stato e diretta ad alterarne il funzionamento democratico.
Ma, la storia oggi si ripete. Proprio ieri il GUP del tribunale di Roma ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio formulata nei confronti di 17 persone appartenenti ad un'associazione segreta, nata per influenzare il corretto esercizio della funzione amministrativa e della funzione giudiziaria. Questa associazione è stata ribattezzata P3.
Uno scandalo scoppiato nella primavera del 2010 che ha coinvolto, ancora una volta, imprenditori, politici, amministratori locali, appartenenti alla magistratura. Per loro le accuse della procura capitolina sono gravissime. Tra le persone coinvolte vi è l'uomo di affari Flavio Carboni, il giudice tributario Pasquale Lombardi, l'imprenditore Martino, l'ex primo presidente della Corte di cassazione Vincenzo Carbone, il governatore della Sardegna Cappellacci, l'ex coordinatore del PdL Verdini, gli ex parlamentari Marcello Dell'Utri e Nicola Cosentino. Ora, saremmo dunque forse in presenza di condotte gravissime commesse anche da persone appartenenti alla magistratura.
DONATELLA AGOSTINELLI. Concludo, allora. Ove venisse accertato giudizialmente il coinvolgimento dei magistrati, ciò non dovrà condurre assolutamente alla delegittimazione e alla sfiducia nei confronti della magistratura come istituzione, pena il definitivo declino dello Stato di diritto e la crisi di ogni più elementare certezza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amoddio. Ne ha facoltà.
SOFIA AMODDIO. Signor Presidente, io intervengo per sollecitare la risposta ad alcune interrogazioni, in particolare all'interrogazione al Ministero della pubblica istruzione n. 4-00390, depositata l'8 maggio 2013, alla quale non ho avuto alcuna risposta, che riguarda la possibilità per i dirigenti scolastici di stipulare direttamente convenzioni con piccole cooperative sociali di tipo B.
Un'altra interrogazione è la n. 4-00805 al Ministero della giustizia, depositata l'11 giugno 2013 – sono veramente interrogazioni ormai antiche nel tempo – che riguarda la richiesta al Ministero se vuole costituirsi in giudizio in un processo che riguarda reati ambientali e quindi anche il diritto all'ambiente.
E ancora vi è un'interrogazione al Ministro della giustizia per un caso di mala giustizia, al Ministero della giustizia e al Ministero dell'interno, la n. 4-00894, depositata il 17 maggio 2013. Ed ancora vi è un'interrogazione al Ministero dell'ambiente depositata il 23 maggio 2013 – sarò telegrafica – già sollecitata il 16 luglio di quest'anno, è la n. 5-00169. Per ultimo, vi è l'interrogazione al Ministero dei beni e delle attività culturali n. 5-00898, depositata il 7 agosto 2013, riguardante lo statuto della fondazione Inda di Siracusa.
PRESIDENTE. La Presidenza come è d'uopo solleciterà il Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baruffi. Ne ha facoltà.
DAVIDE BARUFFI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ricorre oggi il sessantanovesimo anniversario della vicenda nota come «i Fatti di Limidi». Il 20 novembre 1944, sessanta civili innocenti furono messi al muro della chiesa della frazione della mia città, Soliera, e destinati alla fucilazione per rappresaglia. La vicenda ha assunto un particolare rilievo non solo perché ha rappresentato il culmine drammatico di accadimenti di quell'autunno, ma perché forse per la prima volta, e alla luce del sole, il braccio di ferro tra i ribelli da una parte, cioè i partigiani della prima zona partigiana di Modena, e le forze di occupazione nazista dall'altra – il comando di stanza a Carpi – approdò ad uno scambio a seguito di una trattativa. La pervicace determinazione dei nostri partigiani costrinse insomma la a trattare e, alla fine, a cedere.
Siamo nella pianura modenese e non è consueto condurre una lotta di posizione per le campagne, al di fuori di ogni rifugio naturale: la campagna non è fatta per la guerriglia. Ma sarà proprio la solidarietà della gente semplice, quella che non ha più nulla nei granai, a costituire un fattore tattico-militare sconosciuto e quindi sottovalutato dagli occupanti. È in forza di questa solidarietà che la lotta continua, al punto che all'inizio di novembre, inscenando una manifestazione per il pane, saranno proprio le donne della mia città ad occupare il municipio di Soliera e a dare alle fiamme i registri dell'anagrafe, per sottrarre l'identità dei propri figli e mariti alla chiamata alla leva. Ne è seguito un rastrellamento a tappeto, con la cattura e la carcerazione sommaria di centinaia di civili. Ed è per liberare costoro che i partigiani catturarono sei militari. Per la logica spietata nazista, per ogni tedesco preso dieci italiani vengono messi al muro: si va quindi verso l'epilogo, che vuole la fucilazione sommaria di sessanta civili scelti a caso tra i rastrellati.
In quei giorni si apre un durissimo braccio di ferro tra patrioti e comando tedesco: i primi chiedono uno scambio, i secondi una liberazione incondizionata dei prigionieri, non volendo naturalmente riconoscere ai partigiani lo di belligeranti.
I ribelli non si arresero e l’ di violenza non si fermò, sempre più brutale, fino al punto di dare alle fiamme tutte le case della frazione di Limidi. Come gesto disperato viene, ancora una volta, fatto appello al vescovo, monsignor Federico Vigilio Dalla Zuanna, perché tratti, medi. Lo ha già fatto in altre circostanze questo vescovo, mettendo a repentaglio la propria vita. In prima linea in questo tentativo è in particolare il parroco di Limidi, don Walter Silvestri, che alla cura delle anime ha sempre affiancato la tutela della propria comunità e il sostegno ai partigiani.
La trattativa alla fine si sblocca e solo all'ultimo istante, quando orami i fucili sono puntati, prevale la ragione. Per questi ed altri fatti il comune più importante di quella zona, quello di Carpi, è stato insignito della medaglia d'argento al valore militare mentre il vescovo di Carpi della medaglia d'oro al merito civile. Ed è stato un onore avere con noi, per la commemorazione di questi fatti nel sessantacinquesimo anniversario, il Presidente emerito della Repubblica Oscar Luigi Scàlfaro.
Concludo riportando sommariamente questi fatti, la cui ricorrenza cade proprio oggi, non solo perché vi sono intimamente legato, ma per ricordare in quest'Aula che l'anno prossimo ricorrerà il 70o anniversario della Liberazione. Abbiamo avanzato proposte legislative per valorizzare questo appuntamento importante.
PRESIDENTE. Deve concludere.
DAVIDE BARUFFI. ... e mi pare che il percorso per le riforme istituzionali che il Parlamento ha intrapreso renda più urgente e necessario questo impegno. Non può esserci riforma saggia che non si misuri anche con questa memoria collettiva, con questi fatti da cui la nostra Costituzione è nata.
PAOLO PARENTELA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, mentre il maltempo colpiva Sardegna e Calabria, disseminando i territori di morti, devastazione ed ingenti danni ad infrastrutture e terreni agricoli, i rappresentanti dei vecchi partiti, con le solite facce da facevano a gara per guadagnarsi i favori delle telecamere.
Tutti pronti a lanciare i soliti messaggi di cordoglio, con richieste di aiuto per i territori dilaniati dalle piogge. Nella mia Catanzaro, fiumi d'acqua scorrevano per le strade della città, devastando ogni cosa che incontravano. Furia della natura o semplice incuria da parte delle autorità cittadine ? Il sindaco Sergio Abramo, rispondendo alle istanze di un cittadino disperato, ha pensato bene di rispondere: «a me nessuno ha detto niente». Giustamente, a lui non è stato detto mai nulla di una città con i tombini ed i canali di scolo intasati dall'erbaccia lasciata sui marciapiedi; nessuno gli aveva accennato dei letti dei torrenti pieni di ogni schifezza.
Forse gli amministratori locali non sono a conoscenza del fatto che le loro concessioni ad edificare in ogni dove generano queste calamità. Si stimoli la prevenzione dei disastri, si faciliti la messa in sicurezza dei territori, si stoppi la cementificazione scellerata ed il consumo del suolo. Le proposte del MoVimento 5 Stelle sono già state depositate.
È arrivato il momento di cambiare direzione, di iniziare ad ascoltare e di lasciarsi guidare dal pianeta su cui viviamo: ridiamo permeabilità ai terreni, ridiamo le spiagge alle nostre coste, diamo spazio al verde, ripensiamo in maniera naturale le sponde dei nostri fiumi. Altrimenti, sarà inutile piangere le vittime di un disastro annunciato.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.