PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
CLAUDIA MANNINO, legge il processo verbale della seduta del 26 febbraio 2016.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Baretta, Catania, Cicchitto, D'Ambrosio, Damiano, Epifani, Ferrara, Fraccaro, Gentiloni Silveri, Leva, Mazziotti Di Celso, Molea, Rigoni, Rossomando, Schullian, Sereni, Speranza, Tabacci, Tofalo e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente novantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna allegato A .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di una interrogazione.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza all'ordine del giorno Centemero e Occhiuto n. 2-01168, concernente assegnazione dei posti a tempo indeterminato dei docenti che hanno presentato la domanda prevista dal piano straordinario di assunzioni (cosiddetta fase C) .
Chiedo alla deputata Centemero se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
ELENA CENTEMERO. Grazie, Presidente. Solo per rilevare che questa interpellanza, urgente, è stata presentata il 18 novembre 2015 e, quindi, urgente non sembra essere per il Ministero; chiede sostanzialmente che cosa succederà ai docenti della fase «C», cioè sia a quelli che, sostanzialmente, avrebbero dovuto raggiungere la loro sede di immissione in ruolo e che hanno assunto, invece, una supplenza a tempo determinato, sia a quelli che sono in servizio presso le scuole paritarie e, soprattutto, cosa succederà per l'anno scolastico successivo, cioè il prossimo, 2016-2017, a questi docenti.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.
GABRIELE TOCCAFONDI, Grazie, Presidente. L'interpellanza verte, come è stato ricordato, sui docenti immessi in ruolo nell'ambito della fase «C» del Piano assunzione previsto dalla legge n. 107 del 2015. Con riferimento all'organico aggiuntivo, è utile ricordare che le singole istituzioni scolastiche, una volta individuato il proprio fabbisogno, hanno potuto indicare agli uffici scolastici regionali le proprie richieste attraverso il sistema informatico del Ministero, che ha raggruppato in sei macro aree, per il primo ciclo, e in sette, per il secondo ciclo, i diciassette campi di intervento previsti dal comma 7 dell'articolo 1 della legge n. 107 del 2015.
Le richieste espresse dalle istituzioni scolastiche sono state recepite, poi, dagli uffici scolastici regionali, tenendo conto di quanto previsto dal piano assunzioni straordinario e, quindi, sulla base del fabbisogno espresso dalle istituzioni scolastiche medesime, ricondotto nel limite delle graduatorie del concorso pubblico per titoli ed esami a posti e cattedre, bandito con decreto direttoriale 82 del 24 settembre 2012, e delle graduatorie ad esaurimento del personale docente, di cui all'articolo 1, comma 605, lettera della legge n. 296 del 2006.
Venendo a quanto evidenziato dagli onorevoli interpellanti, si rappresenta innanzitutto che questo Ministero ha ben presente, tiene in considerazione il fatto che il nostro sistema nazionale di istruzione e formazione sia costituito da scuole statali e scuole non statali, ovvero paritarie, ed è per questo fortemente impegnato a garantire pluralismo e libertà di scelta educativa, in modo da ampliare l'offerta formativa e la conseguente diffusione della domanda di istruzione dell'infanzia lungo tutto l'arco della vita. Proprio per questo, i docenti in servizio nel corrente anno scolastico, 2015-2016, presso scuole paritarie, hanno potuto produrre al competente ufficio scolastico regionale domanda di differimento al 1o settembre 2016 della presa in servizio presso le scuole statali di nomina. In caso di esito favorevole dell'istanza, anche il periodo di prova potrà essere posticipato al prossimo anno scolastico. Conseguentemente, ad essi non si applica quanto previsto dal comma 99 della legge n. 107 del 2015.
Per quanto riguarda le prospettive di permanenza nelle province di appartenenza o di nomina del personale assunto nelle ultime due fasi del piano straordinario, va considerato che il comma 108 dell'articolo 1 della legge n. 107 del 2015, prevede un Piano di mobilità straordinaria territoriale e professionale su tutti i posti vacanti nell'organico dell'autonomia, rivolto a docenti assunti a tempo indeterminato entro l'anno scolastico 2014-2015. Tali docenti avranno diritto alla precedenza per tutti i posti vacanti e disponibili, inclusi quelli assegnati in via provvisoria nell'anno scolastico 2015-2016 ai soggetti immessi in ruolo da graduatorie ad esaurimento nelle ultime due fasi del Piano straordinario di assunzioni.
Questa disposizione comporterà, inevitabilmente, delle variazioni delle sedi del personale immesso in ruolo su posti del potenziamento. Tuttavia, il recente Contratto collettivo nazionale integrativo per la mobilità, sottoscritto il 10 febbraio 2016 con le principali organizzazioni sindacali del comparto scuola, prevede alcune tutele a riguardo, come, ad esempio, il limite del 25 per cento dei posti assegnato alla mobilità professionale.
PRESIDENTE. La deputata Centemero ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza. Prego, ha 10 minuti.
ELENA CENTEMERO. Grazie, signor Presidente. Non impiegherò così tanto tempo per dichiarare che ci riteniamo insoddisfatti dalla risposta che il Ministero, appunto, fornisce. Innanzitutto perché questa interpellanza era stata fatta proprio nel momento in cui erano stati immessi in ruolo i docenti precari assegnati sui posti dell'organico e del potenziamento, quindi aggiuntivi – non sono i posti vacanti e disponibili, sono quelli aggiuntivi che le singole scuole hanno individuato –, e quindi ci troviamo di fronte ad una risposta, a mesi di distanza rispetto a quelle che sono state le preoccupazioni di tanti docenti immessi in ruolo, appunto, nella fase «C». E ci troviamo di fronte, soprattutto, ad una situazione rispetto alla quale, voglio sottolinearlo, nella fase «C», rispetto alle richieste della scuola sull'organico del potenziamento, che era volto ad arricchire l'offerta formativa in base ai bisogni formativi della scuola, queste richieste dei bisogni formativi delle scuole non sono state soddisfatte, perché, pur di esaurire le graduatorie ad esaurimento, che probabilmente era la finalità prima di questo provvedimento, in realtà nelle scuole sono arrivati, nella fase «C», non esattamente gli insegnanti che sono stati richiesti dalle singole istituzioni scolastiche per potenziare l'offerta formativa. Faccio un esempio molto semplice: sono cose che sono successe realmente nelle scuole della mia regione, là dove sono stati richiesti, ad esempio, degli insegnanti nel potenziamento di matematica, sono arrivati, magari, degli insegnanti di disegno, di scienze pittoriche, quindi non rispondendo a quello che era il bisogno formativo delle scuole.
Detto questo, l'altro elemento che ci rende insoddisfatti della risposta da parte del Ministero è la questione della mobilità straordinaria di questi docenti: è chiaro che ha priorità chi è stato immesso in ruolo nell'anno precedente a questo Piano straordinario di assunzioni, e questo ovviamente comporterà degli spostamenti, però, quello che appare dalla lettura del contratto, che è stato siglato e che il sottosegretario Toccafondi ha ricordato in questa sede, è una disparità di trattamento tra chi è stato immesso nelle fasi diverse, cioè nella fase «0» e «A», e poi nella fase «B», che risulta essere penalizzata, ad esempio, rispetto ad altre fasi ed anche a quelli della fase «C»; e questo è uno dei punti che non sono stati presi in considerazione. Infatti, mentre, da una parte, è stato, ad esempio, preso in considerazione, e di questo noi siamo soddisfatti, il tema della scelta educativa – quindi permettere a quegli insegnanti, che quest'anno erano o in supplenza al 30 giugno o che erano in servizio nelle scuole paritarie, di rimanere nei loro posti per garantire la continuità didattica è stata una buona scelta, ovviamente demandata agli uffici scolastici regionali – però, dall'altro punto di vista, noi ci rendiamo conto che, per quanto riguarda questa fase di mobilità straordinaria, non vengono prese in considerazione le esigenze familiari di tanti docenti, che si sono trasferiti in diverse regioni dell'Italia proprio per prendere servizio nelle scuole in cui sono stati immessi in ruolo. E noi ci chiediamo, se è stato rispettato il tema della legge n. 104, invece il tema dell'avvicinamento al nucleo familiare non è stato preso in considerazione.
E qui apro un altro punto su cui noi, come Forza Italia, presenteremo un'altra interpellanza urgente: è il tema delle assegnazioni, se saranno ancora possibili le assegnazioni provvisorie legate, però, a dei temi specifici, cioè quelli del ricongiungimento con la famiglia e con i figli, perché questo è, comunque, un problema che molti docenti ci hanno segnalato .
PRESIDENTE. Grazie, collega Centemero. Faccio solo presente che queste non sono interpellanze urgenti, sono solo interpellanze. Quelle urgenti le discutiamo il venerdì.
PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Dell'Orco ed altri n. 3-02062, concernente iniziative in materia di imposizione fiscale sui carburanti .
Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Pier Paolo Baretta, ha facoltà di rispondere.
PIER PAOLO BARETTA, . Grazie, Presidente. Occorre preliminarmente evidenziare che l'accisa costituisce una delle componenti del prezzo finale dei carburanti e concorre alla sua formazione unitamente all'IVA, all'imposta regionale limitatamente alla benzina, ove istituita, e, ovviamente, al costo industriale. Il prezzo finale dei carburanti è, comunque, liberamente determinato dalle compagnie petrolifere e, in conseguenza, la leva fiscale non costituisce uno strumento determinante per la variazione del prezzo di vendita dei carburanti. Vale a dire che ad una riduzione della componente tributaria non necessariamente corrisponde una riduzione di pari valore del prezzo finale del prodotto, come, d'altro canto, da un incremento della fiscalità non deriva un eguale aumento del prezzo finale.
Ciò posto, in merito alla natura e alla composizione dell'accisa, va evidenziato che la stessa è un'imposta armonizzata nell'ambito dei Paesi dell'Unione europea e, di conseguenza, la sua disciplina trova fondamento in apposite direttive comunitarie, che individuano i prodotti sui quali essa debba gravare e le relative modalità di applicazione, inclusi i livelli minimi al di sotto dei quali non è possibile fissare le aliquote nazionali.
In concomitanza con il recepimento nell'ordinamento italiano delle direttive in materia di accise a decorre dal 1o gennaio 1993, le preesistenti imposte di fabbricazione che gravavano sui carburanti sono venute a cessare e sono state sostituite dalle accise, le cui aliquote sono state stabilite dal legislatore nazionale nel rispetto, naturalmente, dei livelli minimi comunitari.
Per quanto riguarda più propriamente le accise, si sono succedute, a decorre dal 2011, una serie di disposizioni legislative che hanno disposto incrementi delle relative aliquote – in particolare, benzina e gasolio usato come carburante – per far fronte alle esigenze di bilancio permanenti o temporanee. In tale ultima ipotesi, tuttavia, gli incrementi previsti originariamente per un periodo limitato di tempo sono stati resi permanenti con apposite disposizioni di legge.
Fa eccezione l'incremento delle aliquote di accise su benzina e gasolio usato come carburante, disposto con determinazione del direttore dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli per il periodo 1o marzo 2014-31 dicembre 2014, a copertura degli oneri derivanti dall'attuazione delle disposizioni contenute nel decreto-legge n. 69 del 2013. Tale incremento ha cessato di avere efficacia il 31 dicembre 2014, determinandosi, in questo modo, la reviviscenza delle minori aliquote confermate dall'articolo 1, comma 487, della legge n. 228 del 2012, tuttora vigenti.
Relativamente al secondo quesito, concernente l'inclusione dell'accisa nella base imponibile dell'IVA, occorre precisare che il diritto comunitario – articolo 78, paragrafo 1, lettera della direttiva 2006/112/CE – prevede espressamente che la base imponibile su cui calcolare l'IVA debba obbligatoriamente includere le imposte, i dazi, le tasse e i prelievi, ad eccezione della stessa IVA, in tal modo includendo anche l'accisa.
Stante l'intervenuta armonizzazione comunitaria della materia, risulta conseguente l'impossibilità di introdurre disposizioni difformi nell'ambito dell'ordinamento nazionale, giacché ne potrebbe derivare l'avvio da parte della Commissione europea di una procedura di infrazione a carico dell'Italia.
Per quanto concerne la terza questione posta dagli interroganti circa l'auspicata razionalizzazione dell'imposizione fiscale sul consumo dei carburanti per autotrazione, trasformandola di fatto in una o altra imposta di scopo, giova, innanzitutto, rammentare che, già decorre dal 1999, il legislatore nazionale aveva introdotto nell'ordinamento, con la legge n. 448 del 1998, la cosiddetta che consisteva nella rimodulazione delle aliquote di accisa sugli oli minerali sulla base delle emissioni di CO2 dei singoli prodotti, ferma restando l'applicazione di un indispensabile coefficiente correttivo, che serviva a tener conto del raffronto tra i livelli di tassazione europea e quelli italiani.
Nell'ambito della predetta rimodulazione, la citata legge fissava le aliquote obiettivo dei menzionati prodotti che sarebbero dovute entrare in vigore il 1o gennaio 2005, per il raggiungimento delle quali venivano previsti aumenti intermedi da adottarsi annualmente con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, con l'unica eccezione del GPL per autotrazione, per il quale si sarebbe dovuto procedere ad una progressiva riduzione dell'aliquota di accisa.
Il DPCM in parola fu emanato soltanto nel 1999, poi, la fluttuazione del prezzo del petrolio, che determinavano inevitabili ripercussioni sui prezzi al consumo dei carburanti e dei combustibili, portarono, dapprima, ad una sospensione dell'erogazione dei previsti DPCM e, poi, ad una definitiva abrogazione, a decorre dal 1o gennaio 2005, delle norme su cui si fondava la
Pare, inoltre, opportuno evidenziare, in relazione al quadro giuridico comunitario, che la Commissione europea, nel corso del 2011, presentò una proposta di integrale riforma della direttiva 2003/96/CE, che disponeva, tra l'altro, che la tassazione dei prodotti energetici venisse articolata in due elementi: una tassazione legata alle emissioni di CO2 e una tassazione basata sul contenuto energetico dei prodotti. La proposta, tuttavia, non ha raccolto il favore degli Stati membri, in quanto ne limitava fortemente l'autonomia impositiva e, pertanto, nonostante sia stata nel corso dei lavori dell'apposito gruppo del Consiglio UE fortemente rimaneggiata, è stata, poi, ritirata dalla Commissione nel 2014.
Tutto ciò rappresentato, su tale ultima questione, pur non sussistendo particolari preclusioni tecniche che ostino alla rimodulazione delle aliquote di accisa tenendo conto delle emissioni di CO2 né ad una eventuale introduzione di nuove forme di tassazione ambientale, fermo restando evidentemente il mantenimento della flessibilità necessaria all'adozione di manovre strettamente fiscali, si ritiene opportuno che ciò debba, comunque, avvenire in un quadro comunitario di riferimento.
PRESIDENTE. Il deputato Michele Dell'Orco ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione. Ha cinque minuti. Prego.
MICHELE DELL'ORCO. Grazie, Presidente. Io sono più che altro sconcertato dalle parole del sottosegretario, perché dire che le accise sulla benzina non sono determinanti sul prezzo finale, quando incidono quasi per il 70 per cento, è veramente incredibile.
La nostra domanda era molto semplice: chiedevamo perché il prezzo del petrolio va giù, mentre, invece, il prezzo della benzina costantemente rimane alto. Tutte queste parole che ha detto oggi in Aula mi piacerebbe che le ripetesse anche al Presidente del Consiglio Renzi, che dichiarava, a il 23 maggio del 2014, che entro quell'anno il Governo avrebbe rimesso mano alle aliquote per togliere le accise non più attuali, riferendosi in particolare alla guerra in Etiopia. Naturalmente non è stato fatto nulla e Renzi si è, perfino, spinto a dichiarare che non risultava neppure chiaro se il trasferimento di quote relative alle accise disposto per legge per l'alluvione di Firenze fosse mai stato rispettato.
Quindi, alla fine della fiera, la sostanza non cambia, perché la pressione fiscale continua a non dare tregua. Se avete mai viaggiato in automobile in Europa – anche se il Presidente il Consiglio, adesso, preferisce l’, l'aereo blu, che ci costa 40 mila euro al giorno –, avrete notato che in Europa i prezzi dei carburanti ai distributori sono decisamente inferiori rispetto a quelli del nostro Paese. In Italia, infatti, le accise per benzina senza piombo sono fisse a quota 728 euro per mille litri dal settembre 2012. Con qualche aumento, a dir la verità, con l'entrata in carica di Renzi per finanziare il «decreto del fare» fatto, a sua volta, da Letta.
A questo salasso si aggiunge, appunto, il discorso dell'IVA che viene calcolata anche sulle accise. Quindi, un'IVA sul prodotto e, poi, un'IVA anche sulle accise: una tassa sulla tassa. Voi dite che il sottosegretario mi ha appena risposto, che per lui è tutto secondo norma, secondo legge, mentre per noi è, quanto meno, sconveniente.
Il risultato lo conosciamo tutti e lo ripetiamo: un'incidenza fiscale sui carburanti in Italia pari al 70 per cento del prezzo al consumo della benzina. Quindi, paghiamo oltre 22 centesimi al litro in più rispetto alla media europea, tutti dovuti alle maggiori imposte e alle maggiori tasse. Questi centesimi in più, alla fine dell'anno, pesano sulle tasche delle famiglie. I conti non li ha fatti il MoVimento 5 Stelle, ma li hanno fatti alcune associazioni dei consumatori, che hanno calcolato che basterebbe riportare la tassazione sui carburanti ai livelli del 2009 per lasciare nelle tasche delle famiglie ben più 72 euro dovuti in termini diretti e più 59 euro in termini indiretti, perché è ovvio che, se vado ad aumentare le aliquote, aumenta il costo della benzina e, con il trasporto merci, andrà a costare anche maggiormente quel prodotto che un qualsiasi cittadino va ad acquistare al supermercato. Quindi, un leggero ritocco al ribasso porterebbe nelle tasche delle famiglie italiane un totale di 131 euro annui. A me fanno ridere le mancette elettorali che ogni tanto date a ridosso delle elezioni (gli 80 euro), che poi vi riprendete con l'altra mano magari alzando le accise sulla benzina, sui carburanti o qualche altro tipo di tassa. Se proprio dovete far cassa, perché non iniziate con i tagli alle spese militari, i tagli alle consulenze delle pubbliche amministrazioni, con riduzioni delle pensioni d'oro, con l'eliminazione delle auto blu oppure uno stop a questi continui regali alle banche ? Penso anche all'ultimo, che facilita il pignoramento delle case per i cittadini che non riescono a pagare le rate dei mutui. Ma tornando alla questione carburanti, la proposta del MoVimento 5 Stelle, oltre a ritornare ad aliquote accettabili o, per meglio dire, umane, è quella di trasformare l'imposta sui carburanti in una vera e propria che si può fare come una sorta di ecotassa per incentivare le energie rinnovabili, invece. Ciò significa che l'imposizione fiscale gravante sul consumo dei carburanti dovrebbe essere completamente razionalizzata e rideterminata. Facciamo in modo che ogni litro di carburante che ancora viene usato serva almeno a costruirci la strada per il futuro, cioè l'era post-petrolio. Quindi, in conclusione, il prezzo della benzina è ancora troppo alto e bisognerebbe incentivare l'uso del trasporto pubblico, che dovrebbe essere l'alternativa all'uso dell'auto privata, perché è ovvio che, se alzo la benzina, non do neanche il servizio di trasporto pubblico e continuo a tagliare i treni regionali e ad aumentare i biglietti degli autobus (che sono autobus del dopoguerra), è ovvio che non ne veniamo fuori. Se Delrio, il Ministro dei trasporti non fosse occupato a costruire nuove autostrade, che magari sono finanziate da qualche cooperativa che andrà a costruire queste autostrade e che casualmente ha finanziato il Partito Democratico, e se Renzi ogni tanto facesse un giro su un autobus, su una metropolitana, invece di usare gli aerei e i voli di Stato come se fossero privati, forse qualcosa cambierebbe, ma forse dobbiamo aspettare che arrivi il MoVimento 5 Stelle al Governo .
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e dell'interrogazione all'ordine del giorno. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Meta, Portas e Scanu sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente cento, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 14,20.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, notizie di stampa giungono purtroppo al Parlamento (dovrebbe essere viceversa) che il Segretario della difesa americano Carter avrebbe dichiarato che l'Italia si è proposta nel ruolo guida in un'ipotetica missione in Libia. Ovviamente riteniamo gravissimo che il Parlamento non sia stato informato, se così fosse: riteniamo gravissimo che il Governo non abbia deciso di coinvolgere il Parlamento, perlomeno venendo a riferire in Aula delle decisioni, o delle ipotetiche decisioni che si potranno assumere, anche in relazione a come si evolveranno i fatti in Libia con il Governo unitario. Per questo le chiedo formalmente, in primo luogo che il Governo venga in Aula a riferire; e altrettanto chiaramente le chiedo di ricordare al Presidente del Consiglio Renzi che la Costituzione non è ancora stata modificata e bisogna rispettarla anche per quanto riguarda gli interventi militari, e quindi con la vincolante partecipazione del Parlamento nelle decisioni che sono state assunte o verranno assunte.
ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, nell'ultima Conferenza dei presidenti di gruppo, prima ancora che sui giornali, sui quotidiani italiani venissero rivelate le questioni che poneva prima il collega Fedriga, avevamo chiesto che il Presidente del Consiglio venisse a riferire sulla Libia, perché i non bastano e perché da quello che cominciamo a leggere parliamo di una situazione già sufficientemente avanzata. Siccome esiste la Costituzione, ed esiste l'obbligo di passare per il Parlamento rispetto ad eventuali missioni militari all'estero, noi pensiamo che sia giusto svolgere in tempi rapidi questa discussione, e chiediamo formalmente che si tenga un'informativa.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente, il MoVimento 5 Stelle da giorni chiede che il Premier ci metta la faccia qui in Parlamento sul caso Regeni ancor più di quanto non abbia fatto il Governo in precedenza. Da giorni chiediamo che venga il Presidente del Consiglio a dare spiegazioni sul fatto che l'Italia – l'Italia, Presidenza del Consiglio dei ministri ! – sia stata intercettata dagli Stati Uniti d'America. Da giorni chiediamo, perché l'hanno fatto i colleghi della Commissione difesa, appunto che il Governo venga a riferirci rispetto a questo nuovo concetto di guerra in Libia: si è passati, Presidente, dal concetto di guerra preventiva alla teorizzazione della guerra all'insaputa del popolo italiano; non so se è accettabile che questo Parlamento, che ingoia qualsiasi nefandezza e schifezza, sia disposto ad ingoiare anche il fatto che, senza che l'opinione pubblica ne sia a conoscenza, sostanzialmente si va in guerra a poche centinaia di chilometri dalle nostre coste. Per cui chiediamo per l'ennesima volta, pregandovi gentilmente di farvi carico di questa richiesta, al Presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi di venire in Aula e fornirci spiegazioni dettagliate in materia di politica estera: dal caso Regeni alle intercettazioni nei confronti del Presidente Berlusconi, fino ad arrivare soprattutto a questo intervento in guerra a nostra insaputa in Libia .
ROBERTO OCCHIUTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO. Presidente, anche noi ci associamo alla richiesta del collega Fedriga: su questioni di politica estera di questa entità, riteniamo che il Parlamento non possa apprendere ciò che succede da indiscrezioni giornalistiche o da dichiarazioni di ministri...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore...
ROBERTO OCCHIUTO. ... di altri Governi. Per cui anche noi rivolgiamo una pressante richiesta alla Presidenza dell'Aula, perché il Governo venga al più presto a riferire su questa vicenda; così come su quella prima evocata dal collega Di Battista, delle intercettazioni a Berlusconi, a proposito della quale già abbiamo rivolto un'analoga richiesta alla Presidenza della Camera.
ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente, per ribadire la medesima richiesta che, ad onor del vero, era emersa anche nell'ultima riunione dalla Conferenza dei presidenti di gruppo proprio su richiesta del collega Scotto. A questo aggiungerei una ulteriore richiesta, stante che tutti danno per scontato che un flusso di emigranti dovrebbe sbarcare in Puglia con punto di riferimento Taranto: non si capisce quanti, chi parla di 15.000, chi di 20.000, chi dice che è vero, altri che non è vero. Anche qui forse sarebbe necessaria una parola del Governo in Aula, in Parlamento e non sui giornali e dappertutto tranne che in Parlamento.
PRESIDENTE. Ovviamente, colleghi, trasferirò immediatamente la sollecitazione che è emersa dai vostri interventi alla Presidente della Camera, la quale si metterà in contatto con il Governo. Immagino che la prossima Conferenza dei presidenti di gruppo potrà eventualmente ritornare sulla questione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 3317-3345-A: Coscia ed altri; Pannarale ed altri Istituzione del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione e deleghe al Governo per la ridefinizione della disciplina del sostegno pubblico per il settore dell'editoria, della disciplina di profili pensionistici dei giornalisti e della composizione delle competenze del Consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti.
Ricordo che nella seduta del 22 febbraio si è conclusa la discussione generale e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
Ha chiesto di intervenire la presidente della Commissione, onorevole Piccoli Nardelli.
FLAVIA PICCOLI NARDELLI, . Grazie, Presidente. Chiedo dieci minuti di sospensione per poter riunire il Comitato dei nove per prendere atto del parere della Commissione Bilancio che è arrivato ora. Quindi dieci minuti soltanto.
PRESIDENTE. Se lei mi consente, onorevole Piccoli Nardelli, sapendo un po’ come vanno le cose, proporrei che la seduta riprenda alle ore 14,45, in modo che siamo sicuri che il tempo poi sarà utilizzato.
Sospendo la seduta che riprenderà alle 14,45.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Riprendiamo il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 3317-3345-A.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposte di legge e degli emendamenti presentati. Avverto che, fuori dalla seduta, gli emendamenti Vignali 2.251, 2.153 e 2.164 e 2.167 sono stati ritirati dal presentatore.
La I Commissione (Affari costituzionali) e la V Commissione (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri che sono in distribuzione. In particolare, il parere della Commissione Bilancio reca tre condizioni, che sono in distribuzione, volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione e che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4- del Regolamento.
Avverto inoltre che la Commissione ha presentato le proposte emendative: 1.400, 2.401, 3.0400 e 5.401 nonché la nuova formulazione dell'emendamento 2.400 in relazione alla quale risulta alla Presidenza che tutti i gruppi abbiano rinunciato alla fissazione dei termini per la presentazione dei subemendamenti. Tali proposte emendative sono in distribuzione.
Avverto infine che la Commissione ha ritirato l'emendamento 5.400.
Informo l'Assemblea che in relazione al numero di emendamenti presentati la Presidenza applicherà l'articolo 85- del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazione a scalare.
A tal fine i gruppi del MoVimento 5 Stelle, Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia e Libertà, Scelta Civica per l'Italia, Lega Nord e Autonomie, il gruppo Misto per la componente politica Conservatori e Riformisti e il deputato Catalano sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito i relatori ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1 segnalati per la votazione. Iniziamo dal relatore per la maggioranza. Vuole che li legga io ?
ROBERTO RAMPI, . No. La Commissione formula su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 1 un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, tranne l'emendamento Coscia 1.167, Brescia 1.171...
PRESIDENTE. Può dirmi la pagina, gentilmente ? La sa ?
PRESIDENTE. Gliela dico io: l'emendamento Coscia 1.167 è a pagina 13.
ROBERTO RAMPI, . Emendamento Brescia 1.171.
ROBERTO RAMPI, . Emendamento Brescia 1.173.
PRESIDENTE. Un attimo solo...l'emendamento Brescia 1.173 è a pagina 12.
Abbiamo anche l'1.500 che è una condizione della Commissione Bilancio e dovrebbe essere inserito a pagina 8.
ROBERTO RAMPI, . Ho sbagliato: l'emendamento Brescia 1.173 è precluso.
PRESIDENTE. Un attimo solo: le preclusioni sono stabilite dalla Presidenza.
ROBERTO RAMPI, . La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Coscia 1.167...
PRESIDENTE. Un attimo solo, onorevole Rampi, altrimenti così facciamo confusione. Mi deve dire il parere sull'emendamento 1.400 della Commissione a pagina 8.
ROBERTO RAMPI, . Favorevole.
PRESIDENTE. Inoltre mi deve dire il parere sull'1.500, a pagina 8, che è sempre della Commissione Bilancio.
ROBERTO RAMPI, . Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento 1.401 della Commissione, a pagina 10 ?
ROBERTO RAMPI, . Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento 1.501, a pagina 13, della Commissione Bilancio ?
ROBERTO RAMPI, . Favorevole.
PRESIDENTE. Inoltre il parere favorevole da lei espresso sull'emendamento Brescia 1.171 riguarda anche l'emendamento Giancarlo Giordano 1.154 che è identico ?
ROBERTO RAMPI, . Sì, sono identici.
PRESIDENTE. Passiamo al relatore di minoranza, onorevole Brescia. Leggo io gli emendamenti o enuncia lei ?
GIUSEPPE BRESCIA, . Grazie, Presidente, prima vorrei soltanto precisare una cosa: a me non è arrivato alcun fascicolo con gli emendamenti della Commissione Bilancio. Quindi non sono in condizione di giudicarli.
PRESIDENTE. Sono in distribuzione, onorevole Brescia.
GIUSEPPE BRESCIA, . Io non ce li ho. Ad ogni modo per gli altri...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Brescia, sono stati distribuiti nel Comitato dei nove e ora sono in distribuzione in Aula.
GIUSEPPE BRESCIA, . D'accordo. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Brescia 1.1, Brescia 1.2 a pagina 5 e Luigi Gallo 1.156 a pagina 6. Esprimo invece parere contrario sull'emendamento 1.400 della Commissione.
Sull'emendamento 1.500 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4- del Regolamento mi rimetto all'Aula, mentre esprimo parere favorevole sugli emendamenti Brescia 1.158 e Fico 1.159.
Il parere è contrario sull'emendamento Caparini 1.22, mentre mi rimetto all'Aula sull'emendamento Lainati 1.162.
Esprimo parere favorevole sull'emendamento Fico 1.157, mentre il parere è contrario sull'emendamento Pannarale 1.151.
Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Palmieri 1.160, mentre sull'emendamento 1.401 della Commissione mi rimetto all'Aula.
Il parere è contrario sull'emendamento Paglia 1.152, mentre sull'emendamento Blazina 1.190 mi rimetto all'Aula.
Esprimo parere contrario sugli emendamenti Lainati 1.161, Lainati 1.163, Lainati 1.164 e Lainati 1.165, mentre esprimo parere favorevole sugli emendamenti Brescia 1.172, Brescia 1.173, Brescia 1.170 e Pannarale 1.153.
Sull'emendamento Lainati 1.168 mi rimetto all'Aula, mentre il parere è contrario sugli emendamenti Coscia 1.167 e Caparini 1.46.
Sull'emendamento 1.501 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento mi rimetto all'Aula, mentre esprimo parere favorevole sugli identici emendamenti Giancarlo Giordano 1.154 e Brescia 1.171.
LUCA LOTTI, Grazie Presidente. Il parere è conforme al relatore di maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Brescia 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE BRESCIA. Grazie Presidente. Questo emendamento, ovviamente, è un emendamento soppressivo, perché attraverso questo emendamento noi esprimiamo la nostra contrarietà al provvedimento nel suo complesso. È un impianto che noi respingiamo, perché riteniamo che, come abbiamo esplicitato più di una volta (siamo arrivati anche a presentare una proposta di legge per abolire i finanziamenti ai giornali), il rapporto diretto tra il Governo e gli editori, a nostro avviso, è controproducente per il pluralismo dell'informazione, l'autonomia e l'indipendenza dell'informazione. È di parere diametralmente opposto il Governo e anche gran parte dei gruppi di quest'Aula e, a nostro avviso, il motivo è che si preferisce continuare a mettere le mani sull'informazione, si preferisce continuare a controllarla attraverso questi finanziamenti. Perché dico questo ? Faccio un esempio pratico per far capire che cosa può succedere con una proposta di legge di questo tipo. Può succedere che alcuni giornali siano per metà finanziati dallo Stato e per metà, magari, da un gruppo imprenditoriale. Quindi questo giornale, questo editore, risponderebbero, di fatto, a due soggetti, di cui uno è lo Stato. Da questi proventi dipende la vita di questo giornale o la morte di questo giornale.
Noi ci chiediamo come potrebbe mai questo giornale andare contro la linea del Governo che lo tiene in vita, così come ci chiediamo come potrebbe mai andare contro la linea economica e imprenditoriale di un'impresa che lo sostiene. Secondo noi, quindi, questo tipo di misure non favoriscono assolutamente l'autonomia e l'indipendenza e, come è stato segnalato in una parte della relazione degli uffici della Camera, a nostro avviso, sarebbe stato molto più importante concentrarsi su un altro aspetto che è quello della concentrazione del potere dell'informazione nelle mani di pochi Se veramente si vuole favorire il pluralismo si deve evitare questo, si deve evitare che pochi soggetti detengano gran parte delle fette di mercato di questo settore; con questa misura, con questo provvedimento, questo non si fa nella maniera più assoluta.
Quindi, con l'emendamento a mia prima firma 1.1, chiediamo la soppressione dell'articolo 1.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brescia 1.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
GIUSEPPE BRESCIA. Grazie Presidente. Io chiedo scusa per la mia voce, sono evidentemente raffreddato e chiedo, pertanto, anche all'Aula di aiutarmi facendo un pochino di silenzio, grazie.
Con questo emendamento, invece, noi vogliamo ripresentare un po’ quella che era la conclusione del lavoro...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Brescia. Onorevole Verini, grazie. Prego, onorevole Brescia.
GIUSEPPE BRESCIA. ... la conclusione del lavoro che si è bruscamente interrotto in quest'Aula rispetto alla nostra proposta di legge. Anche se abbiamo ricevuto un parere contrario molto netto da quest'Aula, noi, in maniera coriacea, cerchiamo di ritornare sul punto. Si era fatto un lavoro molto lungo, che è durato quasi un anno, fatto di audizioni, di approfondimenti, e noi, dopo tutto questo lavoro, siamo arrivati ad un testo che era molto diverso dalla precedente proposta di legge, mi riferisco alla n. 1990, presentata dal sottoscritto e dal gruppo MoVimento 5 Stelle.
Era diverso: ovviamente, manteneva l'obiettivo principale, che era quello dell'abolizione dei finanziamenti, ma lo faceva in maniera più ponderata, cercando di stabilire un tempo entro il quale questa abolizione doveva avvenire, cosa che è consigliata – e questo lo voglio sottolineare, anche facendo riferimento ad altri emendamenti che sono stati presentati a questa proposta di legge – anche dall'Antitrust. L'Antitrust dice che, se ci devono essere dei finanziamenti, questi devono essere ben determinati nel tempo; ma su questo, poi, torneremo in seguito.
Noi, infatti, avevamo stabilito questo tempo per il termine di questi che sono veri e propri aiuti di Stato che vengono fatti alle imprese editoriali e avevamo ridestinato una parte di questi soldi che si sarebbero risparmiati alla finalità della creazione delle sole di imprese editoriali perché riteniamo che quella, solo per un periodo ben determinato, possa essere sì una modalità per favorire un reale pluralismo. Ovviamente, dopo avevamo stabilito dei criteri, che trovate in questo emendamento, ben precisi, ben determinati, e non certo avevamo fatto riferimento a delle deleghe che, più o meno precise, sono contenute in numero davvero cospicuo in questa proposta di legge, che questa Camera, senza il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle, approverà, perché riteniamo che sia ancora il Parlamento a dover fare la parte del legislatore e il Governo a dover eseguire le leggi che il Parlamento elabora.
Di questo parleremo, poi, più approfonditamente nell'articolo 2. Su questo, voglio dire che la nostra proposta prevede tutta una modalità completamente diversa, che prevede come coperture soltanto i soldi che si sarebbero risparmiati da un'abolizione progressiva del finanziamento all'editoria e che sarebbero state destinate alle . La linea che ha preso il Governo è completamente diversa e, in sostanza, secondo noi, si cambia il nome del fondo che si va ad istituire, si modificano leggermente i parametri per l'accesso a questo fondo, ma, di fatto, la sostanza non cambia, perché, addirittura, si è scelto di tenere in vita questo fondo vita natural durante, e questo ci sembra inaccettabile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pannarale. Ne ha facoltà.
ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Soltanto una breve dichiarazione che credo sia il caso di lasciare agli atti. Noi di Sinistra Italiana abbiamo votato contro il precedente emendamento Brescia e voteremo contro i successivi, contro tutti quelli che hanno un impianto...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Pannarale. Per favore, il Governo deve... grazie.
ANNALISA PANNARALE. Dicevo, contro tutti quelli che hanno un impianto culturale dal quale noi prendiamo le distanze e che, peraltro, abbiamo già rigettato qualche mese fa, in quest'Aula, quando la proposta di legge che proponeva l'abolizione del finanziamento pubblico all'editoria è stata bocciata.
Le proposte emendative, compresa quella in questo momento in sede di votazione, sono proposte che, sostanzialmente, ritengono che le attività che indirizzano il sostegno, la regolazione e il finanziamento dell'editoria possano essere esclusivamente affidate alla logica del mercato e della libera concorrenza. È esattamente da questo che noi prendiamo le distanze ed è questa la ragione per cui questi emendamenti meritano un voto contrario. La libertà di stampa, il rispetto e la valorizzazione del pluralismo sono diritti fondamentali di immensa portata.
Sono diritti che hanno a che fare con la solidità, la tenuta e il buon funzionamento della democrazia, e dunque possono essere garantiti soltanto se a farsi da garante è lo Stato. Si può lavorare – ed è esattamente quello che abbiamo fatto in sede di comitato ristretto, in Commissione, con le proposte emendative – per rimuovere storture e opacità che ci sono state in questi anni, si può lavorare per riequilibrare in maniera equa quelli che sono gli oneri e i benefici, ma è importante che un settore assolutamente cruciale come quello della libertà di stampa e del pluralismo informativo possa continuare a contare su un sostegno adeguato, oltre che rigoroso, da parte dello Stato .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.
LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. Io rigetto le deduzioni della collega Pannarale, perché, in sostanza, quando si finanzia l'editoria, non si pensa che si sta drogando un sistema, un mercato, cioè si decide di facilitare alcune aziende, dandogli delle risorse statali, ma altre non le riceveranno. Quindi, chi ci dice che quelli che restano fuori dal finanziamento non siano adeguatamente dei soggetti che arricchirebbero il pluralismo dell'informazione ? E anche il fatto che l'informazione la potrebbero fare solo i ricchi o solo le imprese è una falsa notizia: significa che qui, in questo Paese, nessuna persona medio-borghese o di bassa borghesia può costruire un'impresa, avere successo e portare avanti un determinato progetto imprenditoriale ! È una cosa che non sta in piedi, ma, in realtà, si sta drogando il sistema dell'informazione perché semplicemente ci vuole un'informazione accondiscendente verso il potere .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brescia 1.2, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. Tre anni fa, quando sono entrato in Parlamento, devo ammetterlo, avevo ancora un briciolo di ingenuità. Conoscevo i partiti, i vostri rappresentanti mediocri sui territori, conoscevo i vostri danni, cioè l'aria che avete portato al collasso nelle grandi città, le coste che avete distrutto, i parchi nazionali o le oasi verdi che avete trasformato in spazi per discariche, riempiti di immondizia, di eternit, di sostanze radioattive e tossiche.
So a cosa state pensando: qualcuno di voi pensa che non è colpa vostra. È colpa dei cittadini che buttano la carta a terra, sono i cittadini che sporcano il mare, sono i cittadini che scelgono le macchine inquinanti. Balle, perché, in sostanza, siete sempre stati voi i colpevoli.
Io vi ho conosciuto, sono stato a faccia a faccia con voi. Insieme ai cittadini attivi abbiamo portato delle proposte reali su tutti questi temi e, quando ci trovavamo faccia a faccia con voi, ridevate, le buttavate nel cestino e spesso non eravate all'altezza. Per molti di voi, persone che ho incontrato, «sviluppo sostenibile» significava sostenibile dal punto di vista economico, non ambientale (ignoravate dati sui rifiuti e sull'acqua), però avevo un briciolo di ingenuità – ripeto – sul rapporto dell'informazione in questo Paese: ho creduto che il problema dell'informazione in Italia fossero solo Mediaset e la lottizzazione della RAI; ho pensato che in Parlamento avremmo potuto accendere un faro e, con i riflettori, le argomentazioni e il racconto dei fatti la verità avrebbe potuto scalfire i disonesti, ma non è stato così, perché spesso, troppo spesso c’è stato un buio pesto dell'informazione in questo Palazzo. Ci sono ottimi giornalisti in Italia, naturalmente, come ce ne sono in Moldavia e Nicaragua, visto che nella classifica della libertà di stampa siamo tra questi Paesi. Ci sono almeno 43 casi di aggressioni fisiche di giornalisti che hanno fatto il loro lavoro di ma sono stati colpiti dalla criminalità organizzata, e questi giornalisti magari vengono pagati due euro al pezzo. Nel Paese, in realtà, esistevano due tipi di informazione, prima: Berlusconi e contro Berlusconi; quella contro Berlusconi non era per niente un'informazione libera, ma era una macchina mediatica da guerra del Partito Democratico. Oggi ce ne accorgiamo perché non esiste più questa polarizzazione, adesso esiste un unico blocco di informazione: tutti contro il MoVimento 5 Stelle. Il problema dell'informazione in Italia è la concentrazione di potere in mano a pochi soggetti; allora vi offro oggi in Parlamento di votare una norma che, questa sì, tratta di pluralismo dell'informazione, perché semplicemente stiamo dicendo di voler abbassare la percentuale di concentrazione dei prodotti editoriali in mano ai soggetti. Oggi il limite prevede la possibilità di avere anche solo cinque soggetti editoriali nazionali; noi diciamo che ce ne devono essere almeno dieci e diciamo che nelle zone extra-regionali, dove si prevede che ci possano essere addirittura solo due soggetti editoriali, chiediamo di abbassare la percentuale e quindi prevedere che ce ne siano almeno quattro. Quindi, stiamo facendo una norma che, quella sì, chiedendo un equilibrio di concentrazione di potere, sarebbe una norma per il pluralismo dell'informazione. Abbiamo chiesto al Comitato dei nove, alla Commissione, di valutare questo emendamento, che sarebbe l'unica norma vera del pluralismo dell'informazione, e lo chiediamo – lo ribadiamo – ancora con forza in quest'Aula .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 1.156, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
ROBERTO OCCHIUTO. Presidente, intervengo per spiegare il senso di questo emendamento. Qualche mese fa, quando discutemmo la legge di stabilità, furono stanziate delle risorse rinvenienti dal previsto aumento del gettito del canone RAI, stabilendo che queste risorse sarebbero state destinate alla riduzione del canone stesso per alcune categorie di cittadini, per i cittadini meno abbienti, e destinate alle emittenti radiotelevisive private. Bene, dopo qualche settimana il Governo decide di cancellare quelle risorse appostate in legge di stabilità. Vorrei ricordare che in quell'occasione furono tante le dichiarazioni, da parte di esponenti di maggioranza e anche di esponenti del Governo, che salutavano con favore il fatto che fossero stanziate in legge di stabilità risorse per la riduzione del canone per alcune categorie oppure per il sostegno alle emittenti radiotelevisive private, ma a distanza di qualche settimana queste risorse non ci son più, o almeno non ci sono quelle destinazioni, perché si va a costituire un indistinto fondo per l'editoria.
È grave che si dimentichi anche l'impegno che il Governo e la maggioranza avevano assunto nella direzione appunto di ridurre il canone RAI per alcune categorie di cittadini, come per gli anziani, per esempio.
Con questo emendamento, al fine di ridurre il danno, chiediamo di ridurre lo stanziamento da 100 a 50 milioni affinché possa essere ricompreso negli interventi già stabiliti con la legge di stabilità l'intervento rivolto alla riduzione del canone per i cittadini che hanno bisogno di questa misura.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE BRESCIA. Grazie Presidente, approfitto di questo emendamento per parlare del tema del canone RAI e di una delle coperture che sono state trovate per questa misura, dato che sono stati preclusi i nostri emendamenti precedenti, l'emendamento Brescia 1.158 e Fico 1.159.
Alla lettera del comma 2, dell'articolo 1, si trova la seguente copertura: una quota, fino ad un importo massimo di 100 milioni di euro in ragione d'anno, delle eventuali maggiori entrate versate a titolo di canone di abbonamento alla televisione (...). Si tratta di una misura che, in legge di stabilità, si era trovata come copertura per un'altra finalità ben più nobile e che condividiamo molto di più rispetto a quella del finanziamento agli editori, ossia l'esenzione dal pagamento del canone RAI dei soggetti che hanno un reddito inferiore agli 8.000 euro. Ora noi troviamo assurdo che si trovi questa copertura per finanziare i giornali e, così facendo, si metta a rischio quella misura sacrosanta; sarebbe veramente inaccettabile, irricevibile da parte del Governo, se, dopo aver rassicurato questa fascia di cittadini che si trova in difficoltà rispetto all'esenzione del canone RAI, poi la si tradisse in questa maniera per finanziare i giornali; quindi, rispetto a questo, io chiedo che, in quest'Aula, il Governo, la maggioranza si assumano un impegno ben preciso e ci rassicurino rispetto al fatto che sarà data priorità a quella finalità, ossia l'esenzione dei soggetti in difficoltà rispetto a questa finalità che ovviamente noi non condividiamo affatto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Coscia. Ne ha facoltà.
MARIA COSCIA. Grazie Presidente, vorrei svolgere alcune precisazioni rispetto all'emendamento del collega Lainati, 1.162, a cui devo dare atto che ha dato veramente un contributo costruttivo e positivo nell'ambito della discussione che abbiamo svolto in Commissione.
Vi era un invito del relatore al ritiro perché sostanzialmente riteniamo questo emendamento superato da quanto previsto anche con emendamenti successivi del relatore e mi riferisco alla previsione di istituire un fondo unico che riguarda tutto il sistema dell'informazione ossia sia quello riferito ai periodici e ai quotidiani sia quello riferito alle radio e alle TV locali. Si tratta di un fondo unico che viene istituito presso il MEF ma da cui attingono sia la Presidenza del Consiglio sia il Ministero dello sviluppo economico nell'ambito delle rispettive competenze proprio per soddisfare le esigenze dell'editoria, da un lato, e delle radio e delle TV locali, dall'altro. Quindi, non viene in alcun modo messo in discussione quanto previsto dalla legge di stabilità, anzi viene ulteriormente rafforzato con una visione organica e unitaria di tutto il sistema che appunto noi vogliamo innovare con questo provvedimento.
Aggiungo che ovviamente viene assolutamente confermato quanto già previsto e cioè che, per quanto riguarda le esenzioni dal pagamento del canone, è assolutamente già previsto che le fasce sociali abbiano l'esenzione; quindi, con riferimento a questo tema, se questo può rassicurare i colleghi dei 5 Stelle, ma già avevano avuto una risposta dal Governo per la verità in sede di Commissione, vi è un'ulteriore conferma che assolutamente non viene messo in discussione tutto ciò, ma piuttosto accade che le risorse in più che arriveranno verranno date sia alle TV locali sia all'editoria .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Grazie Presidente, il punto evidentemente è quello di capire come un fondo così come è stato concepito debba essere dotato.
Noi abbiamo da sempre sostenuto, prima di tutto, che lo strumento di riscossione della proprietà dell'apparecchio televisivo, perché di questo si tratta, oggi diventerà poi la riscossione sul possesso dell'apparecchio televisivo con varie forme, che non ci è ancora dato di conoscere, ma che sicuramente confermano un impianto per cui la stragrande maggioranza delle risorse pubbliche sono destinate alla Radiotelevisione italiana, che, grazie alla precedente riforma da voi fatta, diventa un concessionario di lunghissima durata (quindi, un concessionario che non verrà nemmeno sottoposto ad alcuna gara pubblica) di quella che è l'informazione televisiva italiana.
Sappiamo che l'ammontare di questo aiuto di Stato, dal nostro punto di vista e non solo, viste alcune sentenze anche della Corte europea, è talmente spropositato rispetto all'effettivo servizio pubblico poi espletato che noi siamo convinti – e l'abbiamo fatto con i nostri emendamenti – che molto più di quello che è il gettito del canone dovrebbe confluire nel fondo; noi, infatti, abbiamo sposato con enorme entusiasmo quest'idea di razionalizzare le decine, se non centinaia, di diverse prebende che confluiscono nel mondo dell'editoria, però siamo altrettanto consci che sia solo una piccolissima parte, una parte marginale di ciò che il cittadino contribuente consegna allo Stato per l'attuazione dell'articolo 21 della Costituzione.
Allora, la nostra richiesta precedente purtroppo è stata bocciata ed ha anche visto il voto contrario dei colleghi del 5 Stelle; ma se si è favorevoli all'abolizione del canone RAI, poi, una volta preso atto che c’è, trovo che sia legittima la battaglia per fare in modo che le maggiori risorse possibili confluiscano nel sistema dell'editoria e, quindi, non siano solo ad esclusivo appannaggio di Mamma RAI.
Io inviterei poi i colleghi di Forza Italia, conoscendone le battaglie e prendendo anche spunto dal precedente voto favorevole al nostro emendamento, ad essere coerenti nel senso che noi prima aumentavamo le risorse e qui si chiede di diminuirle e, quindi, come dire, c’è una bella differenza rispetto a quello che noi continuiamo a proporre e per cui ci battiamo; ovvero: sappiamo benissimo che l'emittenza locale di questo Paese è un patrimonio; è un patrimonio che, nel corso di questi anni, è stato tutt'altro che valorizzato. Noi siamo convinti che, dei due canali, quello del finanziamento della contribuzione vada rivisto sicuramente e su questo siamo pienamente convinti e d'accordo con voi nelle modalità ma rivisto anche nella dotazione economica e qui purtroppo, a quanto pare, non abbiamo una visione identica; devono poi anche essere rivisti, evidentemente, i meccanismi di finanziamento.
Quindi, in conclusione, vi chiedo prima di tutto di ritirare questo emendamento, colleghi, perché è contrario a ciò che è stato da poco votato, ma soprattutto chiedo ai colleghi della Commissione, che so essere attenti alla questione dell'emittenza locale, anche nell'ottica e qui mi rivolgo al Governo, di un ordine del giorno, di porre l'attenzione su quelle che sono le modalità di finanziamento e anche su quello che è l'ammontare totale delle necessità dell'emittenza locale.
PRESIDENTE. Prima di andare avanti con gli interventi, salutiamo gli alunni e i docenti dell'Istituto comprensivo statale di Montecorvino Pugliano in provincia di Salerno che seguono i nostri lavori
Colleghi, vi è anche una lieta notizia: domenica, è nato Paolo, il figlio del nostro collega Sebastiano Barbanti e, ovviamente, a lui e alla mamma di Paolo vanno le migliori felicitazioni da parte nostra
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Altieri. Ne ha facoltà.
TRIFONE ALTIERI. Signor Presidente, durante la legge sulla riforma della RAI, sia in Commissione che in quest'Aula, abbiamo cercato di far comprendere ai colleghi e al Governo prima di tutto quanto oggi il sistema radiotelevisivo andasse ripensato, andasse utilizzato quello strumento legislativo per modernizzare, andasse utilizzato uno strumento legislativo che aveva l'ambizione di chiamarsi «riforma della RAI» nel senso di riformarla per davvero e non solo concedere tutti i poteri ad un'unica persona, così come è stato nella riforma della RAI che l'unica cosa che ha riformato è stato dare il potere al direttore generale.
In quella sede abbiamo più volte detto, abbiamo proposto tante cose, non abbiamo solo contestato, abbiamo proposto come modernizzare il sistema radiotelevisivo e abbiamo cercato di far comprendere quanto oggi la tassa sul possesso, il cosiddetto canone RAI, sia una tassa anacronistica, una tassa che i cittadini non vogliono e non possono accettare e che questo Governo ha addirittura inserito nella bolletta elettrica facendo una violenza davvero sul cittadino italiano. Questo è il comune sentire degli italiani, ma purtroppo non siamo riusciti a trasferirlo a quest'Aula.
Riteniamo che il sistema possa equilibrarsi, anzi vada riequilibrato e sicuramente vada riequilibrato togliendo tanti paletti a un sistema che è ingessato e appare agli stessi telespettatori antico. Infatti i primi rilievi che provengono da tutte le analisi sono che i cittadini non vogliono pagare il canone RAI perché non ritengono all'altezza il servizio radiotelevisivo, quindi non pagano per qualcosa che non vogliono.
Arrivo quindi al dunque e all'emendamento. La riforma della RAI è passata però con il mantenimento del canone RAI. A quel punto abbiamo evidenziato che va considerato servizio di pubblico interesse anche il servizio che viene espletato da centinaia di emittenti locali, dalla stampa, quella che consente il pluralismo vero perché non possiamo avere un'informazione che è regimentata in soli due poli.
Per queste ragioni riteniamo che, avendo un canone RAI anche molto alto e molto elevato, lo spazio per creare e alleggerire su determinate fasce sociali quel canone RAI vada trovato sui fondi che arrivano alla RAI e non quelli che arrivano alle emittenti locali...
TRIFONE ALTIERI. ... alla stampa locale che in questo Paese, in questo momento, garantisce per davvero il pluralismo. Per queste ragioni voteremo contro questo emendamento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Liuzzi. Ne ha facoltà.
MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, in quest'Aula abbiamo parlato di riforma della RAI giusto qualche mese fa e abbiamo, anche durante la legge di stabilità, parlato del canone in bolletta, che è questa nuova trovata del Governo Renzi, con tutti i ritardi del caso perché si aspettavano i decreti attuativi entro il 15 febbraio 2016, decreti attuativi che non sono ancora arrivati e che ovviamente determinano un certo allarmismo da parte della società e anche delle società elettriche.
Ora, tornando al merito di questo argomento, noi crediamo che i soldi che vanno presi in canone di bolletta o in altro modo dagli italiani per la RAI – perché questo è un canone, quindi andiamo a finanziare la RAI – debbano andare alla RAI, non alle emettenti locali o private; per quello si potrebbero trovare anche altre soluzioni. Però, prendere in giro in questo modo i cittadini che nemmeno hanno idea che si vada a finanziare un fondo per il pluralismo...
MIRELLA LIUZZI. ... un fondo per l'editoria con i propri soldi è veramente meschino da parte di questo Governo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, anch'io mi unisco a quanto detto dall'onorevole Coscia, cioè al ringraziamento per il lavoro fatto dal collega Giorgio Lainati, ed è un ringraziamento vero e non formale. Al tempo stesso, però, noi manteniamo l'emendamento in essere e, sempre con la medesima stima per il collega Caparini, vogliamo solo che restasse agli atti che noi abbiamo votato un altro emendamento della Lega, cioè quello che aumentava gli stanziamenti a favore delle emittenti locali e non quello a cui faceva riferimento il collega. Quindi, alla fine dei conti, teniamo l'emendamento e speriamo di convincere tutti a votare favorevolmente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lainati 1.162, con il parere contrario della Commissione e del Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, questo è un emendamento importante perché si va ad esplicitare proprio quello che abbiamo detto in precedenza, ossia stiamo subordinando l'utilizzo di quelle eventuali maggiori entrate a quella finalità stabilita in legge di stabilità appunto...
PRESIDENTE. Colleghi, abbassiamo per favore un po’ il tono della voce, gentilmente ?
GIUSEPPE BRESCIA. Ossia all'esenzione delle fasce deboli, coloro che sono sotto gli 8 mila euro, esenzione dal canone Rai, rispetto a questa finalità. Abbiamo ricevuto rassicurazioni di ogni genere, come diceva anche la collega Coscia, sia in Commissione che in Aula, rispetto a questo tema. Voglio capire perché il parere è contrario a questo emendamento. Se il Governo e la maggioranza sono convinti del fatto che questi soldi in più che deriveranno dal pagamento del canone Rai che, lo vogliamo ricordare, avete inserito nella bolletta della luce degli italiani, per quale motivo si deve votare in maniera contraria a questo emendamento ? Potranno dire che magari questa misura risulta essere pleonastica, che sarà già così. Anche se così fosse, sarebbe per noi una rassicurazione maggiore e quindi, se non ci sono problemi di altro tipo, di altro genere, chiediamo che si cambi il parere su questo emendamento e che lo si voti tutti convintamente in maniera favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, a dimostrazione che noi non guardiamo i proponenti ma guardiamo il contenuto, anche noi ci uniamo alla richiesta del collega Brescia e annunciamo che voteremo favorevolmente questo emendamento proprio per le motivazioni che ha detto prima la capogruppo del Partito Democratico, l'onorevole Coscia; vale a dire, se quella era la loro intenzione, rendiamola palese con questo emendamento, altrimenti è ovvio che rimarrà il sospetto nella testa degli esponenti della minoranza e non solo e rimarranno delle ombre su quello che viene affermato dal relatore di maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, quello che sta avvenendo all'interno di quest'Aula, avendo caricato nel canone Rai il finanziamento di fatto dell'editoria, ricordo a tutti che è già successo in altri ambiti: bolletta elettrica dove finanziamo lo smaltimento delle centrali nucleari, accise della benzina dove ancora una volta, sotto un'unica voce, sono ancora comprese le accise per la guerra in Etiopia e le alluvioni. Io credo che andare a raccontare che non aumentano le tasse dei cittadini italiani sia una falsità totale ; di fatto voi oggi state dicendo che il canone Rai, che teoricamente doveva essere destinato univocamente alla Rai, può essere utilizzato per il finanziamento all'editoria, vuol dire di fatto prendere in giro gli italiani che pagano il canone, perché stiamo consentendo di utilizzare quei soldi per le vostre solite ragioni: finanziare i vostri giornali
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Liuzzi. Ne ha facoltà.
MIRELLA LIUZZI. Presidente, intervengo per sostenere questo emendamento, perché, se ci saranno maggiori entrate da parte di questa novità del canone in bolletta, di cui – ripeto – non sono ancora usciti i decreti attuativi e la cui prima rata dovrebbe essere proprio a partire da luglio 2016 e sebbene il Servizio studi della Camera, durante l'esame del disegno di legge di stabilità, abbia sostenuto che non è certo che ci saranno – e, quindi, anche questa assunzione di responsabilità da parte della maggioranza è alquanto strana –, chiedo che almeno sia esplicitato (e con questo emendamento lo facciamo) che le maggiori entrate vadano a coprire innanzitutto quei soggetti che hanno un reddito al di sotto degli 8 mila euro annui.
Io credo questo emendamento sia migliorativo e che non vada a intaccare – purtroppo devo dire – tutto il provvedimento che è in discussione. Però, è una specifica per noi molto importante, che invitiamo tutta l'Aula a valutare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonaccorsi. Ne ha facoltà.
LORENZA BONACCORSI. Grazie, Presidente. Io credo che sia giusto e doveroso rimettere un po’ di puntini sulle «i», anche perché diciamo che proprio in queste ore e in questi minuti stiamo vedendo da tanti dati che le bugie dell'opposizione, del MoVimento 5 Stelle, hanno le gambe corte.
Io vorrei ricordare che innanzitutto il canone RAI è stato abbassato da 113 a 100 euro, innanzitutto. Quindi, questa è il primo puntino sulle «i» da ricordare. È stato abbassato per un principio fondamentale, un principio per cui l'evasione rispetto al canone RAI è alta – è intorno al 26-27 per cento – e, quindi, per intervenire sull'evasione si introduce il meccanismo del pagamento in bolletta. Quindi, questo è all'interno di un ragionamento ben preciso che va poi ovviamente a essere inserito nel principio che ricordava prima la mia collega Coscia, per cui andiamo a razionalizzare tutti gli interventi rispetto al settore editoria e informazione.
Quindi, credo che vada appunto ripristinata la verità in questo senso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.
DALILA NESCI. Grazie, Presidente. Collega, quindi gli italiani quasi quasi vi dovrebbero dire grazie per lo sconto sul canone ? Gli italiani l'hanno costruita la RAI con le loro tasse ! Allora, voi non volete abolire il finanziamento all'editoria e vi volete fregare anche i soldi della RAI tramite il canone che pagano i cittadini. Allora, qui è necessario un intervento del Governo che chiarisca questo punto, perché le nostre non sono illazioni e ovviamente sono questioni che ormai conosciamo perfettamente, perché conosciamo i vostri decreti, il vostro modo di legiferare. Quindi, è il caso di un intervento sul punto, anche per rispetto del lavoro che, con grande fatica e puntualità, hanno fatto i miei colleghi – e io stessa – in Commissione di vigilanza RAI.
Quindi, non scherziamo anche su questo tema .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Presidente, contrariamente a quanto dice la collega, per me il canone è aumentato di 100 euro, visto che prima non lo pagavo . Il problema per chi come me e come tanti altri ha fatto obiezione fiscale proprio per non pagare quella che noi abbiamo sempre ritenuto una gabella...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
DAVIDE CAPARINI. ... e una tassa iniqua, che viene spesso ricordata come la più odiata dagli italiani, non a caso proprio perché mamma RAI non svolge il suo ruolo di servizio pubblico e proprio perché è intollerabile pagare gli sprechi di cui continuamente leggiamo e purtroppo osserviamo dalla TV pubblica.
Noi abbiamo sempre sostenuto che questo canone, oltre ad essere ingiusto, non debba essere pagato proprio a fronte della sua iniquità, perché va a colpire tutti i ceti sociali e non è proporzionale, come la Costituzione richiederebbe per un'imposta di questo genere. Ricordiamo tutti che purtroppo il canone Rai ha una sola forma di esenzione, che è quella per coloro che hanno maturato i 75 anni di età e hanno un cumulo ISEE inferiore ai 5 mila euro.
Ora voi capite che, quando Prodi fece questa norma, individuò dei beneficiari molto, molto ristretti, nel senso che, disponendo di poche risorse, fece più una norma manifesto che, una norma che andava effettivamente a togliere quella iniquità insita in una tassa che non è proporzionale ma colpisce tutti in modo indiscriminato.
Ora voi avete gettato benzina sul fuoco, perché con questo meccanismo di riscossione avete aggravato quella che era già una stortura evidente. Noi l'abbiamo chiesto più volte da evasori, perché – lo ribadisco – sono un evasore del canone RAI e faccio obiezione fiscale sul canone RAI fin dal giorno zero, cioè dal giorno in cui sono diventato un contribuente di questo Paese. Sono assolutamente convinto che si potesse fare e noi abbiamo proposto più volte una manovra diversa, che fosse proporzionale in base ai redditi: tu guadagni, tu contribuisci maggiormente a quello che è il servizio pubblico, slegando ciò da quella che è la reale funzione di andare a finanziare gli sprechi del carrozzone RAI.
Se voi aveste accettato questo approccio sicuramente oggi il vostro fondo sarebbe un fondo ben dotato, nella piena disponibilità del Parlamento e del Governo, che in questo modo avrebbero potuto legittimamente decidere come attuare quella che era la nostra e la vostra funzione di servizio pubblico. Oggi non è così, purtroppo perché, mantenendo collegato il canone con il concessionario principe del servizio pubblico televisivo, ovvero la RAI, abbiamo vincolato 1,7 miliardi di euro e, quindi, noi stiamo discutendo delle briciole, perché è questa la situazione.
Discutendo delle briciole, legittimamente i colleghi del MoVimento 5 Stelle chiedono se siamo in grado di eliminare almeno quelle storture che purtroppo, nel corso degli anni, sono andate via via aumentando e a cui anche voi avete cercato di porre rimedio, ma evidentemente non ci siete riusciti. Questa è una domanda legittima, a cui io mi aspetterei una sola risposta: sì, possiamo, e visto che siamo in sede di delega qual è lo strumento migliore, per il Governo, per potere intervenire ?
Quindi, anche io vi chiedo se riuscite a concepire un sistema per cui oggi, 1o marzo, non sappiamo ancora cosa devono fare quei cittadini che non hanno alcuna ragione di pagare il canone RAI perché non hanno un apparecchio televisivo o perché rientrano nelle fasce di esenzione e ancora, al 1o marzo 2016, non sanno cosa devono fare. Se per voi questo è un Paese civile che rispetta il contribuente...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.
DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Io voglio rassicurare l'onorevole Bonaccorsi del fatto che noi abbiamo ben compreso il fatto che, con il canone RAI, i partiti stanno finanziando i propri giornali di partito e noi su questa eventualità ovviamente rabbrividiamo dall'orrore. Io non ho guardato tutto il fascicolo degli emendamenti ma mi viene il terrore, Presidente, che i partiti e il Partito Democratico, possano usare l'eccedenza dei versamenti del canone RAI addirittura per finanziare direttamente il partito. Questo soltanto manca !
PRESIDENTE. Per favore, lasciamo libero il banco del Governo !
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Grazie, Presidente. Sottosegretario Lotti, finalmente possiamo parlare direttamente. Lei parla poco, parla poco pubblicamente. La vediamo parlottare un po’ in Senato con i senatori verdiniani. Sottosegretario, le voglio ricordare due cose: nel 2013 il suo Presidente del Consiglio – non il nostro – diceva: «Via il finanziamento pubblico ai giornali», mentre il 30 luglio 2014 dichiara: «Costi quel che costi toglierò la RAI ai partiti. Il mio PD non metterà più bocca».
Ora penso che la risata debba essere fragorosa ! Io le chiedo: perché noi cittadini dobbiamo pagare il canone a voi per mentirci ? Di fatto avete lottizzato la RAI, inserendo personaggi vostri anche ultimamente in . È stata lottizzata (forse è esatto, perché lei si chiama Lotti e ha lottizzato). Perché dobbiamo pagare per mentire e per ascoltare le vostre menzogne ?
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Di Battista.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Io le dico questo, sottosegretario: io la televisione non ce l'ho, il canone non lo pagherò, spiegherò ai cittadini come non pagarlo e sarà un piccolo atto rivoluzionario .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signor Presidente.
PRESIDENTE. Colleghi ! Tranquillo, onorevole Di Battista, stiamo tutti tranquilli . Onorevole Di Battista, abbiamo ascoltato, non è che...
ALESSANDRO DI BATTISTA. Prendessero la parola ed intervenissero !
PRESIDENTE. Va bene, ma ci sarà pure il diritto di un commento sottovoce, no ? Prego, onorevole Capezzone.
DANIELE CAPEZZONE. Grazie. Sì, lo è garantito da tutte le parti. Invece, signor Presidente e signor rappresentante del Governo, devo dire che le cose che ho ascoltato con amarezza dai rappresentanti della maggioranza e anche alcune di quelle che ho ascoltato dai rappresentanti delle opposizioni, gli uni e gli altri in modo diverso aggrappati al feticcio del pubblico, mi convincono una volta di più che state andando sulla strada sbagliata e mi convincono una volta di più che sia necessario rimettere in campo una proposta seria, da un lato, di fine dei finanziamenti pubblici a tutto, inclusa l'editoria, e, soprattutto, di privatizzazione della RAI, unico modo per fare uscire i partiti, tutti i partiti. Purtroppo, nessun Governo, neanche i Governi di centrodestra, si sono chiamati fuori dal rito italiano dell'occupazione. Quasi nessuno, anzi nessuno, come Governo, ha consentito ai cittadini di non finanziare le opinioni che non condividono. E lo dico con molta tristezza a voi: dovevate essere il primo dei nuovi Governi e vi state rivelando anche su questo l'ultimo dei vecchi, occupando tutto l'occupabile. Vedere in queste settimane, pagati dal denaro dei cittadini, dei telegiornali della RAI, che sono ridotti...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Capezzone. Onorevole Rotta ! Onorevole Rotta ! Grazie.
DANIELE CAPEZZONE. Grazie. Dicevo che è triste vedere, più ancora di quanto sia accaduto con i Governi del passato di ogni segno e colore, i telegiornali in queste ore, pagati con i soldi di tutti i cittadini, ridotti a bollettini del Governo. È uno spettacolo triste. Sbagliate voi, ma sbaglia anche quella parte di opposizione che, per contestare questo si aggrappa al feticcio del pubblico, non comprendendo che, fintanto che è la politica a nominare, sarà il Governo del momento a incassare. Bisogna privatizzare e occorrerà che qualcuno faccia quello che la parte riformatrice del centrodestra aveva promesso e non ha fatto e la parte riformatrice del centrosinistra aveva promesso, cioè voi, e avete fatto naturalmente il contrario occupando anche i posacenere di viale Mazzini .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.
LUIGI GALLO. Grazie Presidente. Io vorrei tornare un attimo sul merito dell'emendamento. Qui abbiamo sentito le rassicurazioni, sia del Governo, che della collega Coscia, che il fondo che è previsto dal canone RAI, che va a esentare i pensionati minimi oltre gli 85 anni di età, non verrà toccato. L'emendamento Fico 1.157 non dice altro, cioè eventuali risorse ai giornali devono essere subordinate all'esenzione dei pensionati minimi che non devono pagare il canone RAI. Se, quindi, siamo tutti d'accordo ed è d'accordo il Governo, è d'accordo il Partito Democratico e noi proponiamo l'emendamento, non capiamo perché non venga approvato .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fico 1.157, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
ANNALISA PANNARALE. Solo per dire che ritiro l'emendamento perché così com’è rimodulato non avrebbe più assolutamente senso e, ahimè, siamo diciamo costretti...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Pannarale, solo per intenderci. Il fatto che è assorbito non vuol dire che è riformulato. È che quella parte è già stata inglobata.
ANNALISA PANNARALE. Sì, ma aveva senso nella sua interezza.
PRESIDENTE. Va bene, come decide lei.
ANNALISA PANNARALE. Quindi, mi vedo costretta a ritirarlo perché in un precedente emendamento della Commissione si è votato, ahimè, a favore della soppressione della lettera quella che prevedeva le somme legate alle sanzioni Agcom, grazie ad un'imposizione della Ragioneria generale dello Stato che assume la funzione esecutiva molto spesso e che, per ragioni di copertura, ha imposto l'eliminazione di questa lettera. Tuttavia, nella stessa relazione tecnica ha omesso di dirci a quanto ammonta l'importo nel bilancio, ma questo avremo modo probabilmente e mi auguro di chiederglielo successivamente.
PRESIDENTE. Onorevole Pannarale, le chiedo scusa, solo per una premura della Presidenza perché non vorrei che fossimo orientati nelle decisioni in modo sbagliato. L'emendamento che abbiamo approvato recepisce sostanzialmente una parte di questo emendamento. Comunque, l'importante è che sia chiaro che non era una cosa in contraddizione. Perfetto. L'abbiamo soppresso con l'emendamento precedente. Va bene, comunque d'accordo, l'importante è che sia chiaro. Quindi, l'emendamento Pannarale 1.151 è ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Palmieri 1.160.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Grazie Presidente. Con questo emendamento noi proponiamo la soppressione della lettera perché questo tipo di contributi di solidarietà, che sono una forma di tassazione sotto mentite spoglie, non ci sono mai piaciuti. Quindi, a maggior ragione, non ci piacciono in un momento in cui da diversi anni, per colpa della crisi, che nonostante le buone intenzioni emanate e prospettate dal Governo, in realtà purtroppo non accenna a terminare, a molte aziende è ancora impedito di investire in pubblicità.
In questi anni di crisi le entrate del settore pubblicitario a ogni livello si sono contratte e, quindi, mettere una tassa mascherata su questo tipo di entrate ci sembra una forma di penalizzazione in un settore che avrà bisogno, invece, di più ossigeno e più fiato per riprendere a correre. Infatti, è evidente che, se le aziende riprendono a investire in comunicazione, questo sì è il segnale che la crisi è davvero definitivamente alle spalle perché, com’è noto a chiunque si occupi di questo tipo di settore e di argomenti, nei tempi di crisi i primi che vengono tagliati sono per l'appunto questi dedicati alla pubblicità e alla comunicazione stessa.
Per questo motivo, noi insistiamo nel tenere questo emendamento soppressivo e invitiamo la maggioranza a riconsiderare questo approccio che di fatto è un approccio punitivo nei confronti di tutto il sistema italiano della comunicazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pannarale. Ne ha facoltà.
ANNALISA PANNARALE. Grazie Presidente. Naturalmente, noi voteremo contro questo emendamento soppressivo anche perché voglio dire all'onorevole Palmieri che si va a sopprimere forse una delle parti che dà maggiore certezza al Fondo di sostegno per l'editoria, visto che, come dicevo poco fa, la Ragioneria generale dello Stato ha anche soppresso la parte che riguardava le somme derivanti dalle sanzioni Agcom. E, allora, abbiamo le somme che derivano dal canone RAI che dobbiamo ancora in qualche modo quantificare e rispetto alle quali dobbiamo anche decidere bene quale sia la modalità di riscossione; con questo emendamento si va a sopprimere anche un'altra parte assolutamente certa e che io ritengo importante e questo lo considero un errore.
Questa misura che è stata inserita nel Fondo, grazie peraltro ad una discussione approfondita in seno al Comitato ristretto, ha due obiettivi: è una misura equa e redistributiva, mi viene da dire, perché dà maggiore certezza al Fondo, ma, chiedendo un contributo di solidarietà alle grandi società di concessione pubblicitaria, in qualche modo va ad affrontare quella disparità molto italiana del mercato pubblicitario che vede una grande concentrazione nel mercato radiotelevisivo, ad esempio, oppure digitale e, invece, sostanzialmente una presenza piccolissima nella piccola e media editoria.
Quindi, ci sarebbero due obiettivi. Sarebbe il caso, secondo me, di riconsiderare, invece, l'utilità di questo emendamento soppressivo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palmieri 1.160, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
GIUSEPPE BRESCIA. Grazie, Presidente. Qui andiamo a ristabilire una misura che era stata prevista inizialmente anche dagli stessi proponenti e che, in corso d'opera, è stata modificata sempre in peggio. Inizialmente questo fondo doveva avere durata triennale; poi è stato stabilito che ne avesse una quinquennale e, alla fine, si è tolta la durata e si è reso questo fondo disponibile vita natural durante.
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Brescia. Forse non sono stato inteso, il Governo deve ascoltare .
GIUSEPPE BRESCIA. Grazie, Presidente. Al Governo che ascolta voglio dire: è vero che da parte degli è stata avanzata la richiesta della certezza di queste risorse, ma con questo emendamento non si toglie questa certezza, semplicemente si stabilisce un termine alla fine del quale il Governo ha sempre la facoltà di rinnovare o meno questo fondo. Semplicemente si va a rispettare un principio, stabilito sempre dall'Antitrust, che dice che, se ci sono degli aiuti di Stato, questi devono essere ben determinati nel tempo.
Quindi, sarebbe stato molto più corretto prevedere un termine. Io ho proposto due emendamenti, di due tipologie, mettendo anche una durata triennale prorogabile, se proprio avevate questa preoccupazione di dare certezza e una prospettiva futura, e voi avete dato parere contrario ad entrambi gli emendamenti, a mio avviso perché avete questa necessità di far capire a tutta l'Italia che questi finanziamenti esisteranno per sempre e a prescindere.
Quindi – ripeto – dal nostro punto di vista volete dire che volete tenere le mani sull'informazione vita natural durante.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampi. Ne ha facoltà.
ROBERTO RAMPI. Intervengo per chiarire che il punto vero è che, se uno analizza il complesso della legge, vede che il grosso del contenuto è come si riformulato i criteri. Allora, noi non vogliamo che questa revisione dei criteri, dei processi di attribuzione dei contributi eccetera debba tornare nuovamente all'Aula in un tempo breve, ogni tre anni, anche considerato il tempo che si è impiegato, questa volta e le volte che non ci si è riusciti in passato. Noi vogliamo completare una riforma del pluralismo dell'informazione, del sostegno pubblico al pluralismo informazione che sia stabile. Poi, di volta in volta, il Governo interverrà rispetto alle risorse e ad alcuni decreti attuativi. Quindi è una legge che, al tempo stesso, ha una capacità di essere elastica e di modularsi nel tempo, ma che ha una sua stabilità. Intervenendo, invece, con questo emendamento si toglie il principio di durata della legge e si crea una legge praticamente a scadenza, come lo yogurt, che secondo noi è sbagliata.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brescia 1.172, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
GIUSEPPE BRESCIA. Io ringrazio l'intervento del relatore di maggioranza, perché mi dà l'opportunità di dire una cosa: non si tratterà di yogurt, ma si tratta sicuramente di un settore che, come sanno benissimo sia il relatore di maggioranza che il Governo, è in continua evoluzione, tanto che addirittura dalla maggioranza stessa si è detto che forse si sta facendo un provvedimento che sarà già superato dai fatti. Quindi, è logicissimo prevedere una scadenza per dare la possibilità a chi governerà in futuro – speriamo non gli stessi che stanno governando in questo momento – di prevedere dei principi e dei criteri diversi o, se lo riterranno opportuno, ma questo lo potranno fare in ogni modo, di abolire questo fondo.
Credo che la chiusura – ripeto – che arriva da parte alla maggioranza derivi dal fatto che si ha intenzione di mettere le mani sull'informazione, così come è stato detto anche dai miei colleghi, non soltanto su quella della stampa cartacea, ma anche sull’ ed anche sulla televisione. C’è un controllo totale e questo controllo deve essere per sempre, non ci deve essere una durata per questo controllo, deve essere per sempre. Questa è la libertà di informazione che voi perseguite.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brescia 1.173, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
ANNALISA PANNARALE. Grazie Presidente, tramite lei mi rivolgo al relatore, che ha mostrato apertura e disponibilità, lo riconosco, durante tutto l'iter del provvedimento. Con questo emendamento, onorevole Rampi e Governo, noi non poniamo nessuna condizione ostativa all'approvazione del decreto, e ci mancherebbe, visto che stiamo lavorando insieme ad una legge che possa sostenere adeguatamente l'editoria. Cerchiamo soltanto di riconoscere un minimo di funzione alle Commissioni parlamentari, e allora chiediamo che, laddove il Governo non intenda conformarsi a quello che è il parere delle Commissioni competenti, venga ritrasmesso il testo con le opportune osservazioni e segnalazioni, in modo da poter esprimersi in qualità di Commissioni parlamentari entro trenta giorni, dopo i quali, lo leggo, il decreto può comunque essere adottato.
L'emendamento meriterebbe davvero un parere favorevole, anche sulla base, collega Rampi, del comma 7 dell'articolo 2. Voglio segnalare che al comma 7 dell'articolo 2 noi andiamo ad esplicitare con chiarezza esattamente quello che si propone nell'emendamento, cioè che il Governo, qualora non intenda conformarsi ai pareri, trasmette nuovamente il testo alle Camere e, decorsi i trenta giorni, il decreto viene adottato. Chiedo nuovamente al relatore Rampi di riconsiderare questo emendamento. Possiamo anche trovare una mediazione tra i 30 e i 60 giorni, però io penso che sarebbe complicato, proprio in ragione di quel lavoro che abbiamo fatto insieme, cassare in maniera totale questo emendamento, perché è soltanto il riconoscimento di un ruolo alle Commissioni parlamentari, come è giusto che sia, perché siamo in presenza di deleghe. Siamo in presenza di un Governo che dovrà trasmettere dei decreti attuativi e credo che un minimo di contrappeso sia necessario nell'approvazione degli emendamenti e dunque nella stesura del testo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Grazie Presidente. In una precedente discussione parlamentare, quando abbiamo approvato il cosiddetto decreto «Giubileo ed Expo», io ho fatto menzione del nuovo centralismo democratico, intendendo per questo nuovo centralismo democratico il fatto che ogni cosa viene accentrata a Palazzo Chigi e, quindi al Governo, e in questo modo ampi spazi di intervento, sia in sede parlamentare che per quanto riguarda ambiti della società, vengono inevitabilmente compressi.
Questo emendamento dell'onorevole Pannarale, sul quale noi voteremo in modo favorevole, è un aiuto per riportare il centralismo democratico in un alveo, per così dire, meno centrale, meno auto-centralistico, soprattutto in un provvedimento come questo che, avendo a che fare con la libertà di informazione, è, di tutta evidenza, estremamente delicato. Non oso pensare se i Governi Berlusconi si fossero comportati allo stesso modo che cosa sarebbe successo. Caro Presidente Giachetti, lei sa che spesso io mi rivolgo a lei, quando lei presiede, dicendo che lei è in quest'Aula da tanto tempo quanto il sottoscritto.
Si ricorderà quindi il modo con il quale voi avete avversato nostri atti normativi molto minimi e di peso estremamente inferiore rispetto non soltanto a questo, ma rispetto anche ad altri decreti di questo Governo. Quindi, riassumendo, anch'io mi unisco all'appello dell'onorevole Pannarale al relatore Rampi, che è persona di buonsenso, di grande ragionevolezza, perché riconsideri la sua posizione e lo stesso faccio nei confronti del Governo, che è qui validamente rappresentato dal doppio sottosegretario .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE BRESCIA. Presidente, qui arriva l'ennesima conferma che non solo questo controllo sugli editori deve essere esercitato senza un termine, ma deve essere esercitato solo ed esclusivamente dal Governo, senza neanche un coinvolgimento del Parlamento, che è la cosa che mestamente si sta chiedendo perché ormai siamo arrivati a questo ! Il Parlamento è arrivato ad elemosinare di essere ascoltato a elemosinare da parte del Governo l'ascolto di un parere delle Commissioni, a questo siamo arrivati ! Noi non lo chiamiamo centralismo democratico, noi, che forse esageriamo sempre un po’, la chiamiamo dittatura, sarà un'esagerazione ma siamo convinti che, nel momento in cui si vogliono mettere le mani sull'informazione, si mettono le mani sul potere legislativo, avendo già il potere esecutivo, qualche accentramento un po’ pericoloso del potere si sta avendo e quindi chiediamo di essere smentiti in minima parte votando favorevolmente a questo emendamento, al quale anche noi abbiamo dato parere favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Longo. Ne ha facoltà.
PIERO LONGO. Grazie signor Presidente. Io voterò in dissenso dal mio gruppo, che ha annunciato il voto favorevole e quindi mi asterrò, perché a mio parere in questo emendamento Pannarale c’è un errore tecnico: è previsto un termine di decadenza di 30 giorni, entro il quale le Commissioni parlamentari – qui è scritto – «possono esprimersi», mentre in realtà se c’è un termine di decadenza «debbono esprimersi», e quindi l'errore è formale ma con qualche sostanza.
ROBERTO RAMPI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO RAMPI, . Solo per chiarire che nel lavoro che si è fatto in Commissione noi abbiamo aumentato i tempi, abbiamo anche previsto più passaggi rispetto ad altre fasi del processo di delega, proprio perché qui non c’è né da chiedere con cortesia o pregare qualche cosa, né una dittatura del centralismo democratico, ma c’è una, io credo, corretta e seria divisione delle funzioni, dove il Parlamento sta proponendo una legge che ha degli indirizzi molto precisi e molto puntuali sui criteri e, quindi, nessuno deciderà in maniera autonoma come contribuire a questa o a quella testata, ma con dei criteri di indirizzo molto precisi.
Stiamo parlando tuttavia dell'articolo 3, che stabilisce come viene ripartito il contributo, quindi noi riteniamo che vi sia una differenza tra il comma 2, di cui parlava anche la collega Pannarale, dove nella fase dei decreti attuativi e dei criteri vi è un doppio passaggio nelle Commissioni e questa fase sulla ripartizione che è più prettamente dell'esecutivo. Peraltro, abbiamo davvero fatto, e devo dire che è stato riconosciuto da parte di tutti, un lavoro molto condiviso in Commissione su questi aspetti. Abbiamo, credo, superato anche una serie di reciproche diffidenze. Io sono convinto davvero che leggendo nel dettaglio sia l'articolo così come è sia come è l'emendamento non sia questo un elemento determinante che modifica l'equilibrio che abbiamo raggiunto, delicatissimo, tra la delega e la precisione dell'indirizzo della delega. Io credo che questa sia una legge che contiene le deleghe, ma contiene degli indirizzi molto precisi per l'attuazione delle deleghe stesse, lasciando un dinamismo solo nel rapporto tra le l'obiettivo che si vuole raggiungere, deciso dal Parlamento, e come concretizzare l'obiettivo nella concretezza del tempo e di come si trasforma appunto questo mondo nel tempo, cosa che, ad esempio, diceva anche prima il relatore di minoranza, per dire che lo condividiamo in maniera molto ampio.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pannarale 1.153, con il parere contrario del relatore di maggioranza e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. Prendo in parola il relatore Rampi, che in questo momento è impossibilitato ad ascoltare perché impegnato...
PRESIDENTE. Relatore Rampi ! L'onorevole Palmieri sta parlando con lei. Onorevole Rabino ! L'onorevole Palmieri sta parlando con il relatore.
ANTONIO PALMIERI. Prendo, come sempre, in parola il collega e – mi permetto – amico, Roberto Rampi, sul fatto che la delega debba essere il più possibile circostanziata. Questo emendamento è un aiuto ad andare in questa direzione perché indica con chiarezza l'importo che deve essere destinato all'emittenza locale.
Sappiamo tutti che l'Italia in questo ambito ha una storia del tutto particolare – siamo il Paese dei cento campanili e anche delle cento emittenti, anzi un tempo settecento emittenti – per cui, sotto questo aspetto, il definire con chiarezza l'importo della cifra destinata a sostenere questo importante patrimonio, ormai possiamo dire non solo informativo, ma anche storico e culturale del nostro Paese, ci sembra che sia un aiuto che va nella direzione degli intenti sbandierati dalla maggioranza e dal Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Grazie, Presidente. In un momento di crisi economica, che poi diventa crisi del settore pubblicitario, in un momento in cui c’è una vera e propria rivoluzione tecnologica, che poi comporta di conseguenza una rivoluzione nei consumi e nell'utilizzo del sistema dell'informazione, noi ci aspettavamo una riforma strutturale e questa avrebbe potuto essere un'occasione – l'ennesima, visto che in questa legislatura abbiamo spesso parlato di emittenza locale (ne abbiamo più parlato, che poi contribuito a ridurre la mole dei problemi che attanaglia il settore) – mentre è l'ulteriore prova, o meglio la riprova, del fatto che questo Governo vede passare delle opportunità che poi non riesce a cogliere appieno. Lo dico perché, proprio nella costituzione di un fondo di aiuto all'editoria, l'emittenza locale, sia radio che televisiva, ne deve far parte a pieno titolo e, nelle pieghe della legge, qualche accenno c’è, però del tutto insufficiente a nostro modo di vedere.
Qui i colleghi Lainati, Palmieri ed altri pongono l'attenzione proprio sulla dotazione delle risorse. Noi sappiamo che, fino al 2009, l'emittenza locale ha goduto di alcune provvidenze dell'editoria – ricordo quelle sull'energia elettrica, ricordo quelle sulle utenze telefoniche, sul canone di abbonamento alle agenzie –, tra tutte queste è sopravvissuta al 50 per cento quella telefonica. È evidente che il venire a mancare di questi contributi ha notevolmente modificato, non solo i bilanci, ma anche il modo di fare editoria, che poi evidentemente, con l'enorme rivoluzione tecnologica ha comportato quindi dei consumi e ha comportato una conseguente rivoluzione nel modo di fare editoria locale.
Allora, noi ci saremmo aspettati, proprio nella realizzazione di questo fondo e poi nel successivo articolo di delega al Governo, un accenno a quello che noi pensiamo debba essere il futuro dell'editoria e dell'editoria radiotelevisiva locale, perché comunque di questo si tratta, in quanto noi abbiamo una visione di azienda multimediale, perché questo e solo questo può essere il futuro delle tantissime emittenti radiotelevisive, che ricordo al sottosegretario Giacomelli, che so essere attento e molto sul pezzo, per quanto riguarda l'emittenza locale, che solo in questi mesi ha a che fare con l'annosa questione delle interferenze (che colpisce ben 76 frequenze e quindi 144 emittenti locali, il più sulla costa adriatica), interferenze con l'estero, per le quali il Governo ha stanziato 50 milioni, che sono ritenuti ampiamente insufficienti per coloro che accetteranno di risolvere il problema interferenziale con questo risarcimento.
Ora, qui stiamo parlando di 2.000 dipendenti, l'intero settore sappiamo che impegna oltre 6.000 dipendenti: è un ganglio importante di quello che, proprio nell’ di questa legge, si propone essere la tutela del pluralismo dell'informazione di questo Paese, a garanzia dell'articolo 21 della Costituzione e quindi l'impegno dei colleghi di Forza Italia di segnalare una cifra minima di dotazione del fondo credo che sia ampiamente condivisibile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Altieri. Ne ha facoltà.
TRIFONE ALTIERI. Grazie, Presidente. Anche in questo caso ci ritroviamo su questo emendamento a parlare di un settore di fondamentale importanza per il nostro Paese e per il pluralismo dell'informazione nel nostro Paese, quale quello delle emittenti locali, cercando di arrampicarci a un testo normativo attraverso gli emendamenti proposti dalle minoranze. E ancora, dopo mesi nei quali c’è una richiesta forte in questo Parlamento di affrontare in maniera unica e univoca il sistema radiotelevisivo italiano e quindi il sistema delle TV e delle radiotelevisioni a livello locale, ancora oggi, tutto questo non c’è. Continuare questa attività può essere anche forse una buona palestra per le opposizioni, ma sicuramente sta indebolendo di molto la maggioranza e il pluralismo dell'informazione in questo Paese. Sia sulla riforma della RAI, sia in legge di stabilità, dal Governo erano arrivate le rassicurazioni che presto avremmo affrontato, in maniera nuova moderna e contemporanea, l'aggiornamento del sistema radiotelevisivo nazionale, includendo finalmente le emittenti locali e invece, ancora oggi, ci sforziamo di fare questa attività con emendamenti come questo, come quelli che abbiamo presentato e quelli che abbiamo già discusso. Io ritengo che il Governo debba dire finalmente una parola certa su questo tema, perché non si può continuare con un'attività che è cercare di mettere toppe a un sistema che è di fondamentale importanza, ma che oggi, lo ripeto, vive una grandissima crisi per una serie di ragioni, che poi sono quelle della crisi economica, fino a quelle di essere schiacciati da un sistema radiotelevisivo nazionale che non lascia più spazio, né a livello di mercato pubblicitario, né a livello di palinsesti, alle emittenti locali. Quindi, per questo, diciamo al Governo che non vogliamo applicarci più in ogni testo normativo a salvaguardare questo mondo; finalmente il Governo mantenga la parola data in più occasioni e affrontiamo questo sistema in maniera univoca e centrale !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, solo per segnalare alla maggioranza e al Governo che laddove in questo emendamento noi chiediamo di vincolare 50 milioni di euro alle emittenti radiotelevisive locali non è che ci inventiamo questa somma, semplicemente chiediamo che le stesse risorse promesse e stanziate per questo settore in legge di stabilità vengano vincolate nell'utilizzo del Fondo per l'editoria. Ricapitolando, il Governo ha preso quelle risorse già destinate alle emittenti televisive, ora le mette in questo Fondo, noi chiediamo se ritenete che non ci debba essere una riduzione di questi stanziamenti scrivetelo perbene, chiaramente in legge così come proponiamo noi.
PRESIDENTE. Avverto che la componente Conservatori e Riformisti, onorevole Palese, del gruppo Misto ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame... calma, calma, colleghi. Però, essendone stata fatta richiesta e come da prassi, la Presidenza concederà un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto, quindi siate morigerati colleghi.
Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lainati 1.168, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, in aggiunta a ciò che abbiamo detto a proposito dell'emendamento Lainati, Palmieri, Occhiuto, Gullo, noi affrontiamo il problema in modo diverso. Lì si poneva un limite per quanto riguarda i finanziamenti all'emittenza locale, un limite di almeno 50 milioni di euro, quindi un limite inferiore perché sappiamo benissimo che – l'esperienza ce l'ha insegnato – di anno in anno, di legge di stabilità in legge di stabilità, questo Fondo viene costantemente diminuito, siamo passati dagli oltre 200 milioni di euro dei tempi d'oro, delle finanziarie del centrodestra, a quelli delle vacche magre delle finanziare del centrosinistra. Noi, dato che le previsioni dell'extra-gettito da canone Rai sono sicuramente lusinghiere e sono, non dico ottimistiche, però fanno ben sperare, siamo convinti che finalmente si possano ridotare il Fondo per l'emittenza locale delle risorse necessarie, prima di tutto per fare chiarezza riguardo la partita risarcitoria di cui più volte si è parlato e che è rimasta ancora irrisolta.
Poi finalmente per dare una stabilità e anche la possibilità all'emittenza locale di questo Paese di comportarsi da azienda in un Paese economicamente civile, ovvero riuscire a fare quello che dovrebbe fare qualsiasi azienda in un Paese avanzato: la programmazione, cosa che purtroppo in questo Stato non è mai possibile in quanto sia la normativa – per quanto riguarda quella fiscale ma anche di attuazione delle concessioni – non rende in alcun modo giustizia a quegli imprenditori che cercano con lungimiranza di programmare la vita della loro azienda, che poi evidentemente si riflette sulla qualità della proposta radiotelevisiva, quindi la qualità editoriale. Per questo noi chiediamo certezza, io credo che partire dalla dotazione economica sia la strada buona per poi arrivare a quello che abbiamo detto prima, ovvero una riforma strutturale che traghetti quelle che sono oggi delle imprese radiotelevisive a delle vere e proprie aziende multimediali del territorio .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caparini 1.46, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, per sottoscrivere questi emendamenti e congratularmi con la maggioranza perché si sono accorti che oggettivamente attribuire la capacità di decretazione a un sottosegretario di Stato, pur essendo noto che questo Governo ha dei valentissimi sottosegretario di Stato, è una cosa – usando un eufemismo – lievemente esagerata, oltre che non possibile per le regole che ci guidano. Quindi con piacere sottoscriviamo gli emendamenti dei colleghi e voteremo favorevolmente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Brescia 1.171 e Giancarlo Giordano 1.154, su cui c’è il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.
ROBERTO RAMPI, . Presidente, se mi autorizzata mi sono preparato meglio di prima e darei i pareri favorevoli, indicando il numero e la pagina della proposta emendativa. La Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti Malisani 2.173, a pagina 17, Coscia 2.177, a pagina 21, Ascani 2.190, a pagina 23, 2.401 della Commissione, a pagina 23, Pannarale 2.157, a pagina 26, gli identici emendamenti Vignali 2.158, Pannarale 2.159 e Baruffi 2.196, a pagina 26, Coscia 2.197, a pagina 26, Quintarelli 2.195, a pagina 27, 2.500 della Commissione, a pagina 28, e 2.400 della Commissione, a pagina 31.
Sulle altre proposte emendative la Commissione invita i presentatori al ritiro o esprime parere contrario.
PRESIDENTE. Attenda, perché c’è ancora qualche emendamento che è saltato e su cui deve esprimere il parere. Vediamo se ho sbagliato io oppure... lei ha espresso il parere sul subemendamento Brescia 0.2.401.1 ?
ROBERTO RAMPI, . No, ma su quello il parere è contrario.
PRESIDENTE. Dunque, lo consideriamo contrario; sta bene.
Sull'emendamento 2.500 della Commissione è stato espresso parere favorevole.
Infine, per quanto riguarda l'emendamento 2.400 della Commissione si intende la nuova formulazione.
Qual è il parere del relatore di minoranza, onorevole Brescia ?
GIUSEPPE BRESCIA, . Sul mio subemendamento 0.2.401.1 ovviamente esprimo parere favorevole, così non ci confondiamo.
Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Brescia 2.1, 2.2, 2.3, 2.6 e 2.7, Vezzali 2.10, Giancarlo Giordano 2.13, Brescia 2.15 e 2.16 e Luigi Gallo 2.170.
Esprimo parere contrario sull'emendamento Simonetti 2.17.
Il parere è favorevole sull'emendamenti Luigi Gallo 2.171.
PRESIDENTE. Osservo che l'emendamento Malisani 2.173 è un emendamento di carattere meramente formale e come tale non dovrebbe essere posto in votazione. Quindi, se non è ritirato bisogna spiegare che...
GIANNA MALISANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANNA MALISANI. Signor Presidente, io ritiro il mio emendamento 2.173, perché in effetti è un emendamento di tipo formale.
Però, sono certa che in sede di coordinamento formale del testo verrà accettata la formulazione.
PRESIDENTE. È esattamente così. Dunque, l'emendamento Malisani 2.173 è ritirato.
Passiamo ai pareri sugli altri emendamenti all'articolo 2.
GIUSEPPE BRESCIA, . Il parere è contrario sugli emendamenti Simonetti 2.19, Vezzali 2.26, Merlo 2.252 e Vezzali 2.28.
Il parere è favorevole sugli emendamenti Brescia 2.25 e 2.27, sugli identici emendamenti Fava 2.155 e Altieri 2.192, sugli emendamenti Simonetti 2.36, Coscia 2.177, Brescia 2.40, 2.42, 2.180, 2.178, 2.182 e 2.185.
PRESIDENTE. Ha già detto che esprime parere favorevole sul suo subemendamento 0.2.401.1.
GIUSEPPE BRESCIA, . Mi rimetto all'Aula sull'emendamento 2.401 della Commissione.
PRESIDENTE. L'emendamento Catalano 2.187 è ritirato.
GIUSEPPE BRESCIA, . Il parere è contrario sugli emendamenti Ascani 2.190 e De Girolamo 2.250.
Il parere è favorevole sugli emendamenti Brescia 2.191 e 2.189.
Il parere è contrario sull'emendamento De Girolamo 2.208.
Il parere è favorevole sugli emendamenti Brescia 2.45, Luigi Gallo 2.193 e Pannarale 2.49.
Mi rimetto all'Aula sull'emendamento Pannarale 2.50.
Il parere è favorevole sugli emendamenti Brescia 2.51 e Pannarale 2.157.
Mi rimetto all'Aula sugli identici emendamenti Vignali 2.158, Pannarale 2.159 e Baruffi 2.196 e sugli emendamenti Coscia 2.197 e Quintarelli 2.195.
Il parere è favorevole sugli emendamenti Brescia 2.63 e 2.65.
Mi rimetto all'Aula sull'emendamento Giancarlo Giordano 2.64.
Il parere è contrario sull'emendamento Palmieri 2.66.
Il parere è favorevole sugli emendamenti Brescia 2.67 e 2.72, Luigi Gallo 2.200, 2.199 e 2.198.
Mi rimetto all'Aula sull'emendamento 2.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento.
Il parere è favorevole sull'emendamento Brescia 2.81.
Il parere è contrario sugli identici emendamenti Lainati 2.84, Altieri 2.85 e Molea 2.87.
Il parere è favorevole sull'emendamento Brescia 2.90.
Il parere è contrario sugli identici emendamenti Molea 2.101 e Lainati 2.202.
Mi rimetto all'Aula sugli identici emendamenti Lainati 2.95, Vignali 2.164 e Bueno 2.201.
Il parere è contrario sull'emendamento Pisicchio 2.162.
Mi rimetto all'Aula sugli emendamento 2.400 della Commissione e D'Ottavio 2.204.
Esprimo parere contrario sugli emendamenti Simonetti 2.102, Vezzali 2.166, Altieri 2.205 e Bueno 2.206.
PRESIDENTE. L'emendamento Vignali 2.167 è stato ritirato prima della seduta.
GIUSEPPE BRESCIA, . Il parere è contrario sugli identici emendamenti Molea 2.103, Lainati 2.104 e Simonetti 2.106 e sull'emendamento Lainati 2.107.
Il parere è favorevole sull'emendamento Brescia 2.111.
Il parere è contrario sull'emendamento Simonetti 2.207.
Il parere è favorevole sull'emendamento Pannarale 2.114.
Il parere è contrario sull'articolo aggiuntivo Vignali 2.0150.
LUCA LOTTI, Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Brescia 2.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE BRESCIA. Grazie Presidente. Ovviamente, anche per questo articolo abbiamo presentato un emendamento soppressivo, soprattutto perché siamo contrari a questo sistema di delega. L'abbiamo detto e lo ripetiamo: il Parlamento ha l'opportunità di fare le leggi e non deve aspettare la valutazione e l'approvazione di qualche sottosegretario, di un Ministro o del Presidente del Consiglio per farle. Avremmo potuto, su questa materia su cui in Commissione siamo da circa un anno e mezzo ormai, elaborare degli articoli di legge senza dover ricorrere alla formula della delega e, invece, si è deciso di fare una norma delega. Su queste deleghe noi comunque in Comitato ristretto ci siamo rapportati in maniera costruttiva perché, se pure rispetto all'impianto della legge il nostro parere rimane fermamente contrario, abbiamo voluto contribuire a fare una legge che fosse meno inaccettabile, diciamo così, e, quindi, rivendichiamo comunque l'inserimento di alcune nostre proposte. Ad esempio, abbiamo circoscritto – e questo lo riteniamo molto importante – la platea ai soli editori puri. E questo è veramente importante perché prima non era previsto e, quindi, si rischiava di dare, anche in questo caso, con questa riforma, soldi a chi secondo noi non li meritava.
Delle cose sono state accolte, altre sono state disattese purtroppo. Una seconda cosa che è stata accolta era relativa alla trasparenza e anche questa secondo noi è molto importante perché grazie a questa legge tutti coloro che riceveranno dei finanziamenti dovranno dichiarare e rendere pubblici sul loro giornale anche quei finanziamenti che non derivano dallo Stato, ma che ricevono a qualsiasi titolo, in modo tale che i lettori siano ben a conoscenza di quali sono i soggetti a cui potrebbero rispondere i giornali che leggono. Abbiamo fatto questo e abbiamo fatto anche altre proposte che vanno in questo senso perché ci siamo messi per una volta dal punto di vista dei lettori e non degli editori. Noi abbiamo provato a fare questo sforzo qui. Ci sono altre proposte che, però, non sono state accolte e che vanno in questa direzione. Speriamo che nel corso della discussione di questi emendamenti si possa cambiare idea, soprattutto rispetto ad una formulazione, che è quella che prevede che possano accedere ai finanziamenti pubblici solo ed esclusivamente quei giornali che hanno una platea di lettori. Chiediamo che sia stabilita per legge una platea minima di questi lettori rispetto alle copie vendute. Noi avevamo previsto un 35 per cento delle copie vendute. Può essere del 30, può essere del 25 per cento, ma una soglia minima deve essere stabilita perché questo è un principio fondamentale che deve essere assicurato. Se un giornale non ha dei lettori, non ha motivo di essere finanziato pubblicamente.
Sulle altre questioni che non sono state assorbite, come altri suggerimenti che noi avevamo formulato e che non sono stati assorbiti in sede di Comitato ristretto, né in sede di discussione degli emendamenti in Commissione, ci soffermeremo più in là.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Mi scuso, Presidente, perché non mi sono iscritto tempestivamente.
PRESIDENTE. Non si preoccupi.
ANTONIO PALMIERI. Intervengo per dire che con il metodo appunto che ci contraddistingue voteremo questo emendamento del collega Brescia perché questo – lo dico anche qui rivolto al sottosegretario Giacomelli in questo caso e all'abbracciante sottosegretario Lotti – è un altro modo per tamponare e mitigare quel centralismo democratico che vive di accentramento a Palazzo Chigi e di leggi delega. Quindi, da questo punto di vista, nuovamente questo della soppressione è il modo più drastico che c’è per riportare una materia delicata come questa nel pieno ambito della discussione parlamentare. Per questo motivo, voteremo questo emendamento e invitiamo nuovamente la maggioranza e il Governo appunto a riflettere su questo metodo e su questo modo di procedere che sta caratterizzando una stagione governativa che non ha precedenti nella storia della nostra Repubblica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pannarale. Ne ha facoltà.
ANNALISA PANNARALE. Grazie Presidente. Solo per esprimere, da parte di Sinistra Italiana, un voto di astensione tutto politico. Se dovessimo considerare il numero di deleghe che è presente in questo articolo, dovremmo votare a favore. Tuttavia, nel corso dell'analisi del provvedimento sono state fatte numerose modifiche, sia sulle tutele dei lavoratori e delle lavoratrici, sia su un maggiore rigore nei criteri di accesso. Forse qualcosa in più potremo costruire qui in Aula man mano che andremo avanti con l'analisi degli emendamenti a questo articolo. Dunque, non possiamo votare a favore, non voteremo contro, ma ci asteniamo politicamente per lasciare agli atti il segno di un elemento di debolezza che, ahimè, rimarrà fino alla fine in questo testo, che è un numero di deleghe a cui il Governo e la maggioranza non hanno voluto rinunciare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brescia 2.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
GIUSEPPE BRESCIA. Su questo intervengo davvero telegraficamente, per informare l'Aula. Chiedo un momento di attenzione da parte di tutti. Stiamo semplicemente proponendo un'aggiunta ai criteri che devono essere utilizzati dai giornali che vogliono accedere al finanziamento pubblico; quindi non da tutti, solo da quelli che vogliono accedere a questo finanziamento pubblico. Stiamo chiedendo loro di essere corretti ed obiettivi e la maggioranza e il Governo stanno votando in maniera contraria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Presidente, in questo caso il collega Brescia avrebbe ragione se avesse limitato il punto a «corretto». Infatti, un'informazione obiettiva è un po’ difficile per il semplice fatto che ciascuno di noi è un essere umano che ha un proprio punto di vista. Quindi, ci asterremo su questo emendamento, condividendo l'intenzione. Ma le parole hanno il loro peso, quindi «corretto» sarebbe già un enorme passo in avanti rispetto all'informazione finanziata con i soldi pubblici che vige attualmente.
ROBERTO RAMPI, Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO RAMPI, Questa è la cartina tornasole del lavoro che si è fatto, nel senso che gli indirizzi che si danno al Governo sono degli indirizzi molto precisi e puntuali. Non c’è nessuno in quest'Aula che non condividerebbe i due termini citati da questo emendamento, ma non sono in alcun modo misurabili, non sono verificabili in alcun modo. Quindi, noi li potremmo inserire e non servirebbero assolutamente a niente. Allora proprio per questo noi diamo parere contrario, perché gli indirizzi che vogliamo dare sono degli indirizzi che devono essere puntuali e verificabili, non tanto per dirci delle cose che condividiamo tutti, ma che non hanno nessun valore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Sentito il relatore, potrei obiettare che varrebbe la stessa cosa anche per «autonoma». Comunque, mi associo alle osservazioni del collega Palmieri, che, come sempre, sono acute e puntuali. Purtroppo, l'emendamento non si può votare per parti, quindi anche noi ci asterremo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Longo. Ne ha facoltà.
PIERO LONGO. Grazie, signor Presidente. Il rappresentante della maggioranza ha detto che non accetta «corretta e obiettiva» perché occorrono parametri verificabili e ha difeso il concetto di autonomia e indipendenza. Vorrei sapere, così, attraverso lei, quali sono i modelli di valutazione dell'autonomia e dell'indipendenza che non potrebbero essere adoperati anche per l'obiettività e la correttezza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brescia 2.15, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. In questa legge c’è un passaggio ipocrita, perché, in sostanza, si dice che non ci saranno più i finanziamenti ai giornali di partito. Ma sostanzialmente oggi possiamo dire che con l'estinzione del giornale della Lega non esistono più altri giornali di partito, perché è – sì – l'organo di propaganda del Partito Democratico, ma è comunque configurabile come una società, come tutte le altre, così come sarebbero configurabili altre società, chiamate associazioni senza fini di lucro oppure fondazioni oppure cooperative, nelle quali basta mettere dei politici all'interno, che controllano queste fondazioni, che controllano la maggioranza delle cooperative, e abbiamo la stessa distorsione che abbiamo sempre avuto, cioè degli organi politici che governano degli organi di informazione, finanziati dal Governo.
Quindi, è chiaro che non risolviamo nulla con questa legge, perché andrebbe sostanzialmente abrogato il finanziamento pubblico, con un paio di emendamenti cerchiamo di eliminare i soggetti più ambigui dal punto di vista di bilancio e di trasparenza, quali sono le fondazioni con l'emendamento 2.171, e mettiamo un limite alle cooperative, cioè al possesso di quote all'interno delle cooperative, stabilendo che ogni socio non può avere più del 10 per cento delle quote della cooperativa, in modo da evitare che poi alla fine si formi una cooperativa dove ci sono in sostanza due-tre soci che comandano il vero prodotto editoriale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 2.170, parere contrario di Commissione e Governo, parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. L'emendamento riguarda la soppressione di una parte del punto 3, quella che fa riferimento alla temporalità di tre anni, per i quali le imprese editrici che attualmente percepiscono dei contributi da parte dello Stato, con dei contributi pubblici, devono sostanzialmente secondo la vostra visione riorganizzarsi al fine di sopravvivere poi in assenza di questi.
Credo, però, che se deve esserci un intervento pubblico, deve esserci non solo per le cooperative di giornalisti, che hanno una caratteristica che le accomuna, quelle di esser tutte di sinistra. Quindi, non vorrei che questo fosse effettivamente un provvedimento che va ad escludere quella parte di giornali legati al mondo cattolico a favore di una parte legata a chi non è a favore di un mondo cattolico, quali appunto il mondo che proviene più dalla sinistra. Quindi, se deve esserci uniformità che ci sia per tutti ! Si faccia un controllo su chi effettivamente percepisce questi contributi, ma non si tolga la possibilità a queste case editrici, a questi imprenditori, che sono poi tutti coloro che svolgono un'attività, non dico sociale ma quasi, perché svolgono proprio quell'informazione molto capillare, molto peculiare, legata ai territori e alle identità territoriali. Cancellare queste significa cancellare anche una parte dell'identità locale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Per dire che noi voteremo favorevolmente a questo emendamento duplice e sottolineare che in quest'Aula, ormai quasi un anno fa, abbiamo votato la legge di riforma del terzo settore, e trovo curioso, assieme alle motivazioni addotte dall'onorevole Simonetti ovviamente, che in questo caso nella delega il Governo ponga un limite esclusivamente alle realtà editoriali che provengono dal terzo settore. Come dice l'emendamento: cooperative, fondazioni ed enti non aventi fini di lucro. La trovo una schizofrenia e, quindi, sotto questo punto di vista invito nuovamente il Governo e maggioranza a ripensarci.
Invito nuovamente Governo e maggioranza a riconsiderare il parere su questi emendamenti e a votare in modo coerente con quanto abbiamo fatto dieci mesi fa in quest'Aula.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Simonetti 2.17, parere contrario di Commissione, Governo e relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
GIUSEPPE BRESCIA. Presidente, con questo emendamento noi vogliamo specificare ulteriormente l'esclusione di tutti quei giornali che non solo in maniera diretta sono collegati a partiti o movimenti politici, ma anche in maniera indiretta.
Ci rendiamo conto che chiediamo troppo e ci rendiamo però anche conto che questa vostra ostentata volontà di escludere i giornali e i partiti politici sa un po’ di ipocrisia – questo lo devo dire – nel momento in cui sappiamo che il giornale che rappresenta le ragioni proprio del partito di maggioranza e del Presidente del Consiglio è stato salvato dalla stessa Presidenza del Consiglio con fondi pubblici, circa 107 milioni di euro di soldi degli italiani, andando in barba a qualsiasi legge sul finanziamento ai giornali. Non c'era nessuna legge che permetteva di finanziare ma si fa un decreto, che viene dalla Presidenza del Consiglio, con il quale si finanzia comunque così come non c'era nessuna legge che prevedesse di finanziare anche grandi giornali, ma si è fatto un fondo straordinario per il finanziamento dell'editoria, con il quale si sono finanziati anche i grandi giornali.
Quindi, a prescindere dall'approvazione o dal voto contrario su questo emendamento, a prescindere dal fatto che voi abbiate escluso, o meno, le testate che facciano riferimento diretto ai partiti politici, avete dimostrato che, quando ce n’è bisogno, il giornale del vostro partito l'avete salvato con i soldi pubblici .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Luigi Gallo. Colleghi, vi pregherei, se è possibile, di farvi vivi prima. Prego, onorevole.
LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. Solo per sottolineare quello che ha detto il mio collega Brescia e quello che annunciavo prima: non è che se mettiamo dei paletti del tipo: «non finanziamo i giornali di partito», poi, il giro delle tre carte non funzioni lo stesso.
Ricordiamo che in questi anni sono stati finanziati i prodotti editoriali di Denis Verdini, di Antonio Angelucci, che è un membro di Forza Italia, di quello che ne è rimasto, di Giuseppe Carrapico, di De Gregorio e di tanti altri, per cui abbiamo avuto sempre soggetti che, in sostanza, hanno poi preso i finanziamenti pubblici, erano politici, afferivano ad una certa forza politica, però non si potevano chiamare giornali di partito.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brescia 2.25, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
TRIFONE ALTIERI. Grazie Presidente, non l'avevo sentita nel darmi la parola.
Sempre a livello culturale – e non mi stancherò mai di ripeterlo – noi ci siamo schierati contro il finanziamento in quella maniera della radiotelevisione italiana, della RAI, contro i finanziamenti a pioggia, soprattutto se i finanziamenti a pioggia, piuttosto che andare alle eccellenze, a quelle aziende, cooperative, giornali, televisioni, che rendono davvero un servizio di pubblico interesse, vanno invece a editori, televisioni e giornali che di servizio di pubblica utilità non fanno nulla. E infatti ci sono tante di queste società in Italia che non hanno nemmeno un giornalista. Allora, come si fa a fare televisione, a fare un notiziario, a fare un giornale, senza avere giornalisti ? O, peggio ancora, per incamerare alcuni di questi finanziamenti ci sono delle testate che hanno dei giornalisti assunti; per questi vengono pagati i contributi, in modo tale da avere una regolarità contributiva, al momento della presentazione dei rendiconti per i finanziamenti, ma è stato più volte rilevato che non vengono pagati gli stipendi ai giornalisti.
Allora noi, con questo emendamento, chiediamo che tutti gli adempimenti debbano essere fatti e controllati prima del ricevimento dei finanziamenti, perché non ci sia in Italia nessun giornale o nessuna televisione che possa ricevere una lira di denaro pubblico senza avere un giornalista, o, peggio ancora, avendocelo in carico ma non pagandolo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Presidente, lei sussurra e quindi è difficile scattare, soprattutto quando i cognomi hanno la stessa conformazione finale.
Intervengo per dire che voteremo a favore di questo emendamento del collega quasi omonimo, Altieri, perché ne condividiamo le finalità e anche questo corregge quel centralismo democratico che si esprime attraverso l'eccesso di delega, al quale questo Governo ci ha abituati.
Per questo motivo, anche in questa circostanza, nuovamente, rivolgo un appello al Governo e alla maggioranza perché riconsiderino il loro parere contrario e accolgano questo emendamento che dà un criterio di verità e giustizia al lavoro che stiamo facendo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fava 2.155 e Altieri 2.192, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
MARA CAROCCI. Signor Presidente, con questo emendamento vogliamo tutelare in modo esplicito la dignità dell'immagine del corpo della donna. Per poter accedere ai contributi previsti quindi introduciamo l'obbligo per le imprese editrici di adottare misure idonee a contrastare la pubblicazione di immagini lesive appunto della dignità della donna. Infatti, pur esistendo un codice di autoregolamentazione delle imprese pubblicitarie, riteniamo che non sia sufficiente e intendiamo quindi con questo emendamento responsabilizzare anche le imprese editrici .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Longo. Ne ha facoltà.
PIERO LONGO. Signor Presidente, sono molto perplesso rispetto a questo emendamento perché non riesco a capire perché possa essere invece la pubblicità lesiva dell'immagine del corpo dell'uomo. Questa tendenza un po’ ossessiva alla difesa del corpo della donna e dell'immagine della donna mi trova assolutamente consenziente; qui si rischia però di cadere nel ridicolo. Propongo al presentatore dell'emendamento che si possa cambiare in questa maniera: «(...) a contrastare qualsiasi forma di pubblicità lesiva dell'immagine e del corpo delle persone», così sono contente le donne, gli uomini, i e quelli che verranno .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, mi sembra che, al di là della proposta del collega, che condivido, non vedo perché le donne e non i bambini o comunque tutti in qualità di individui e di persone devono essere tutelati nell'immagine del proprio corpo. C’è anche un'attuabilità di questa norma all'interno di questo comma e di questo articolo che rende piuttosto perplessi, sapete voi di cosa stiamo parlando, e agganciare questo principio, che è assolutamente legittimo se esteso a tutte le persone, in questa posizione del comma sia piuttosto inadeguato. Quindi noi, se non verrà modificato, ci asterremo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Coscia 2.177, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, soltanto per un chiarimento in realtà. Secondo noi il nostro emendamento chiarisce la finalità, lo scopo di una delle misure introdotte in questo provvedimento, ossia qui si prevede il superamento delle differenze tra le testate nazionali e le testate locali. Siccome si è detto che questo provvedimento mira a favorire in qualche modo le testate locali, noi lo esplicitiamo qui.
Senza questa esplicitazione non capiamo bene per quale motivo si dovrebbe superare la differenza tra la testata locale e nazionale e quindi, qualora ci fosse sempre il parere contrario di Governo e maggioranza, vorrei che almeno intervenissero per chiarire meglio perché si vuole fare questo superamento.
ROBERTO RAMPI, Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO RAMPI, Signor Presidente, sto cercando di ridurre a favore d'Aula le precisazioni che già abbiamo dato in Commissione, però questa è utile anche rispetto ad alcune tematiche evidenziate prima. Su molte questioni siamo intervenuti in maniera precisa e il tentativo è quello di andare verso un'uniformità, quindi non c’è alcun tentativo discrezionale. Ad esempio, quando prima si parlava di cooperative di giornalisti rispetto agli enti no profit o non a fini di lucro, una progressiva uniformità è uno degli obiettivi delle norme della legge e vale anche per questo. È chiaro che noi, con i criteri che adottiamo, favoriremo in maniera significativa le piccole realtà locali, ma togliendo la distinzione tra testata locale e testata nazionale e non ha neanche senso specificare che aiutiamo quella locale, che a quel punto non è più chiaro qual è, perché non c’è più la distinzione. Lo facciamo lavorando sui criteri, escludendo alcuni in maniera molto forte, raccogliendo anche emendamenti di altre forze politiche, le grandi testate, le testate partecipate, le testate quotate in borsa eccetera e, alla fine di tutto questo processo, è chiaro chi sono quelli che sono oggetto e obiettivo del parziale sostegno pubblico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brescia 2.40, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, qui siamo davanti ad una serie di emendamenti che in diverse modalità, con diverse formulazioni, cercano di raggiungere un obiettivo secondo noi fondamentale, ossia quello che siano finanziati soltanto i giornali che abbiano una certa platea di lettori. Nella formulazione attuale si prevedono sì degli scaglioni come criteri di finanziamento, per quantificare il finanziamento, ma non si prevede una soglia minima. Secondo noi questo è un valore fondamentale che va rispettato; un giornale che non ha dei lettori non avrebbe motivo di essere finanziato con soldi pubblici, perché altrimenti sarebbe mero assistenzialismo, e quindi chiediamo in questa formulazione di prevedere almeno il 35 per cento delle copie vendute, poi ce ne sono delle altre. So che ci sarebbe l'orientamento ad accantonare uno di questi emendamenti per vedere quale soglia stabilire, spero che ciò avvenga perché, ripeto, lo ritengo un principio dal quale non si deve e non si può sfuggire.
ROBERTO RAMPI, Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO RAMPI, Signor Presidente, penso che il collega relatore lo abbia anticipato; io in effetti propongo di accantonare l'emendamento Brescia 2.185 e sollecito l'invito al ritiro degli altri emendamenti con soglia più alta, sui quali sicuramente non potremmo che esprimere parere contrario, mentre accantonerei l'emendamento Brescia 2.185.
PRESIDENTE. Dunque, lei propone l'accantonamento dell'emendamento Brescia 2.185, che è però inserito successivamente nel fascicolo e chiede il ritiro di quali emendamenti ? Degli emendamenti Brescia 2.42 e 2.180 ? Perché lei ha dato un parere contrario prima.
ROBERTO RAMPI, Sì, lo davo per scontato perché il collega Brescia li conosce bene.
PRESIDENTE. Sì, ma li dobbiamo conoscere anche noi.
ROBERTO RAMPI, Gli emendamenti Brescia 2.42, 2.180, 2.178 e 2.182 sono tutti – e ve ne erano anche altri non segnalati – con lo stesso principio, ma con soglie e modalità di scrittura diverse.
PRESIDENTE. Se ho inteso bene, onorevole Rampi, la proposta di accantonamento è condizionata al ritiro di questi emendamenti ? No ! Quindi, diciamo che noi chiediamo il ritiro...
Andiamo avanti, onorevole Brescia. Dunque, prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro e insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brescia 2.42, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
GIUSEPPE BRESCIA. Presidente, io spiego anche perché non accetto l'invito al ritiro. Questa forbice che noi abbiamo utilizzato, tra il 35 e il 25 per cento, non è casuale e spiego questo anche facendo riferimento a quello che dicevo prima sul superamento delle testate nazionali e locali. Prima era stabilito che, per accedere al finanziamento, le testate locali dovessero dimostrare di aver venduto almeno il 35 per cento delle copie, mentre quelle nazionali il 25 per cento delle copie. Quindi, erano favorite le testate nazionali rispetto a quelle locali. Andando ad accantonare il mio emendamento 2.185 appunto ci sarebbe un superamento che va in qualche modo a favorire le testate locali. Ecco perché noi dicevamo, con l'emendamento precedente che è stato bocciato, di esplicitare meglio questo concetto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brescia 2.180, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
GIUSEPPE BRESCIA. Presidente, qui c’è una questione, anche in questo caso a nostro avviso, abbastanza importante. Se anche dovessimo accettare, per assurdo dal nostro punto di vista, che siano finanziati dei giornali, non possiamo accettare che questi siano finanziati addirittura per la metà dei loro ricavi. Questo ci sembra veramente troppo, proprio per quei discorsi relativi all'autonomia e all'indipendenza che facevo prima. Ecco perché abbiamo presentato degli emendamenti nei quali, con la stessa logica di quelli di prima sulle copie vendute, abbiamo previsto una forbice che va dal 20 al 30 per cento di finanziamenti possibili dal punto di vista pubblico.
Pensavamo che anche su questo aspetto si sarebbe potuti addivenire ad una posizione comune, proprio per tutelare quei principi di indipendenza e autonomia. Addirittura, invece, ci siamo accorti che da parte di altri soggetti politici – e anche da parte del Partito Democratico – sono stati presentati degli emendamenti che andavano nella direzione esattamente opposta, ossia finanziare fino, per esempio, al 70 per cento i giornali con finanziamenti pubblici.
A questo punto mi viene da dire: perché non facciamo proprio dei giornali di Stato finanziati al 100 per cento con finanziamenti pubblici e così ci siamo assicurati proprio che questi giornali non possano dire assolutamente nulla sull'operato del Governo ? Sarebbe stato molto meglio tagliare la testa al toro e fare così.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brescia 2.191, con il parere contrario della Commissione, del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
LUIGI GALLO. Presidente, dal 2003 ad oggi sono sei i parlamentari coinvolti in inchieste su illeciti amministrativi e concorso in truffa per ottenere i contributi statali per il proprio giornale. Abbiamo Denis Verdini, Massimo Parisi, Sergio De Gregorio, Antonio Angelucci, Giuseppe Ciarrapico e, in ultimo, Italo Bocchino di Fratelli d'Italia. Tra proprietà occulte e regole aggirate sono stati fregati allo Stato più di 100 milioni di euro. Sarebbero illecitamente usciti dalle casse della Presidenza del Consiglio 110 milioni di euro che sono andati da un fondo per l'editoria dal 2003 a sei parlamentari editori coinvolti in inchieste di illeciti amministrativi. Abbiamo il padre costituente, Denis Verdini, con la procura di Firenze che ha chiesto il processo per bancarotta fraudolenta, come amministratore di fatto e socio di maggioranza della Società Toscana di Edizioni fallita nel 2014; stessa richiesta per altri coindagati, tra cui Massimo Parisi, parlamentare di Forza Italia. La distrazione di capitale alla fine ha causato la bancarotta. Secondo gli inquirenti, gli indagati avrebbero realizzato atti di distrazione di capitale della società editoriale causandone la bancarotta per 2 milioni e 600 mila euro. Passiamo, poi, a Sergio De Gregorio, ex senatore PDL, per il quotidiano ; al senatore PDL Giuseppe Ciarrapico, condannato a cinque anni di reclusione in relazione alla bancarotta della società con l'intenzione di ingannare i soci e il pubblico per conseguire un ingiusto profitto; e, poi, ad Antonio Angelucci, che si dice sia deputato di Forza Italia di questa legislatura, ma nessuno l'ha mai visto. Un'ultima indagine riguarda proprio l'attività editoriale di famiglia. È il 2013 quando Angelucci viene indagato per i contributi pubblici incassati da ed . Contributi doppi e, quindi, illeciti secondo l'accusa, che iscrive il parlamentare nel registro degli indagati per l'accusa di falso e truffa aggravata. Per la Guardia di finanza, le due società avrebbero dichiarato di appartenere a editori diversi aggirando così l'obbligo per ciascun imprenditore di chiedere finanziamenti per un solo giornale. Finiamo, poi, con Italo Bocchino per con 2,5 milioni di euro di contributi pubblici destinati a ; tutto per portare nelle casse dei politici editori oltre 110 milioni di euro dal 2003 al 2009.
Ora, ci dite che non saranno più finanziamenti di giornali di partito, ma nulla naturalmente impedisce che questi politici si creino i loro prodotti editoriali secondo norma per iniziare ad incassare di nuovo dalla mangiatoia di Stato. Allora, considerato che il settore è questo e che le truffe sono state enormi, pari appunto a 110 milioni di euro (parliamo più della cifra che il Governo mette a disposizione in un anno), altro che falsi invalidi ! Vogliamo aggiungere qualche deterrente in più su questi provvedimenti ? Queste sono le truffe scoperte dalla magistratura.
Noi non possiamo permettere di sprecare soldi delle tasse dei cittadini se solo si accende una spia per false attestazioni e dichiarazioni mendaci . Allora, noi chiediamo di mettere per norma che innanzitutto lo Stato debba riprendere l'intero finanziamento pubblico che è stato dato ai giornali, più una multa pari al 50 per cento del contributo che hanno ricevuto. Sarebbe un deterrente importante visto che adesso non c’è. Quando si commette questa truffa, come abbiamo visto con un'interrogazione che è stata svolta in Commissione a mia prima firma, addirittura il Governo fa un accordo con gli editori che hanno truffato lo Stato per ridurre la sanzione. Questo accordo viene in pratica giustificato dal fatto che poi l'impresa rischia di morire. In altre parole, c’è un'impresa che truffa lo Stato, finanziata dai soldi pubblici, e lo Stato si preoccupa che in pratica rischi di andare in fallimento dopo che ha truffato tutti i cittadini. Se non vogliamo dare spazio ai furbi e far pagare i debiti di questi giornali ai cittadini, dobbiamo fare una norma...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Luigi Gallo. Onorevole Rubinato ! Onorevole Rubinato !
LUIGI GALLO. Dobbiamo fare...
PRESIDENTE. Aspetti, onorevole Luigi Gallo. Prego.
LUIGI GALLO. Dobbiamo fare una norma che sia da deterrente a ulteriori furti dei politici attraverso i giornali.
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Luigi Gallo. Onorevole Morani, come lo devo dire, in arabo ? Prego.
LUIGI GALLO. Ho concluso il mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Grassi, esca il Governo e consentite che ci sia rispetto per chi sta parlando . Prego.
LUIGI GALLO. Sta chiedendo i criteri per formare un nuovo prodotto editoriale forse al Governo. Comunque, chiediamo che i politici non entrino in alcun modo e ci sia un deterrente per le truffe che finora non c’è stato .
FABIO RAMPELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Grazie Presidente. Cari colleghi, attraverso la Presidenza vorrei fare una precisazione dopo che hanno preso la parola alcuni parlamentari di un settore di questa nostra Camera. Vorrei precisare che Italo Bocchino non fa parte di Fratelli d'Italia, né ha mai fatto parte di Fratelli d'Italia. E per un partito che dichiara di non volere e non poter candidare chi ha delle indagini in corso, penso sia indispensabile, quando si fanno queste arringhe, cercare di documentarsi perché esiste anche l'istituto della querela di parte che automaticamente può diventare un avviso di garanzia. Non è possibile ogni volta dover sottostare a insulti, a insinuazioni, a bugie, a falsità perché comunque quello che si dice qui finisce negli atti parlamentari, diventa di dominio pubblico e penso che sia davvero inaccettabile. Quindi, ribadisco che il collega di una scorsa legislatura, Italo Bocchino, non ha mai fatto parte di Fratelli d'Italia e, quindi, tutto ciò che abbiamo ascoltato fin qui da un collega del MoVimento 5 Stelle, onorevole Luigi Gallo, è privo di fondamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 2.193, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Noi abbiamo scelto di mantenere tra questi emendamenti segnalati quello soppressivo della lettera al di là del parere della maggioranza e del Governo, che sappiamo essere contrario, dunque non modificabile. Lo abbiamo mantenuto per ragioni politiche. Io ho sempre considerato questa materia troppo importante e delicata per essere affidata ad una delega. Stiamo parlando della rete di vendita e, quindi, delle edicole, in particolare, che sono l'anello più fragile della rete di vendita. Infatti, esse sono sottoposte ad obblighi di legge pesantissimi, oltre che a scelte unilaterali da parte dei distributori locali, che non possono modificare. Non si può correre il rischio che decisioni non ragionate, non condivise, non ponderate, non approfondite possano far saltare quella distribuzione territoriale equa e democratica che viene proprio garantita dai cosiddetti punti vendita esclusivi, cioè dalle edicole.
Avremmo voluto lo stralcio di questa delega e avremmo voluto fare una riflessione quanto più aperta su questo, soprattutto partendo da un'analisi di quelle che sono le condizioni reali e anche di quelli che sono stati gli effetti – il relatore Rampi lo sa – di quella scelta di procedere alla liberalizzazione, compiuta anni fa. Si tratta di una scelta che in realtà è stata fallimentare, perché non ha prodotto un aumento delle vendite e non ha neanche inciso sui prezzi e, quindi, non ha, in qualche modo, agevolato neanche i lettori, i cosiddetti utenti. Non è riuscita a farlo perché stiamo parlando di un servizio che non è concorrenziale, questo è il punto. Ecco perché, in realtà, abbiamo provato a mettere in discussione lo stesso processo di liberalizzazione. Non è concorrenziale perché non si può decidere il prezzo, che è deciso a monte, come sappiamo. Non si può decidere di negoziare sul prezzo delle forniture e, inoltre, ci sono tutta una serie di obblighi legati alla rete della distribuzione locale che mettono le edicole in una condizione di assoluta debolezza.
È un servizio di interesse generale. Devo dire che questo, in realtà, è stato riconosciuto dalla stessa Unione europea, solo che noi, in questo Paese, siamo generalmente solerti con le indicazioni dell'Unione europea, salvo che in determinate circostanze. In questo caso continuiamo ad ostinarci nel dire che è un servizio potenzialmente concorrenziale.
Allora, non siamo riusciti ad eliminare la delega. Ci sono degli emendamenti dopo. Sono emendamenti che provano, quantomeno, a chiedere che vengano individuati dei criteri qualitativi nei decreti attuativi del Governo. Provano a chiedere un'effettiva parità di trattamento che finalmente metta le edicole nella condizione di non essere il pezzo della filiera più debole, che è in una condizione di esclusiva dipendenza economica, quindi soggetta a posizioni di abuso.
Non è un mondo tanto conosciuto quello delle edicole. Io ho imparato a capirlo in queste settimane. Non è tanto conosciuto, però è un mondo che è strettamente connesso alla garanzia del pluralismo. Se chiudono le edicole – tante edicole hanno chiuso nel corso di questi anni – diventa complicatissimo l'accesso alle fonti che garantiscono quel pluralismo. Diventa complicatissimo perché sono esattamente le edicole quelle che devono garantire il numero massimo delle testate.
Allora – concludo, Presidente –, abbiamo lasciato questo emendamento per ragioni politiche; siamo confortati dalla possibilità che quello successivo possa andare a migliorare e garantirci un po’ di più rispetto ai decreti che dovrà trasmettere il Governo, che ci auguriamo si attengano a questo dibattito e alla discussione che c’è stata in queste settimane .
ROBERTO RAMPI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO RAMPI, . Intervengo giusto per riferire all'Aula. Sul tema della rete di vendita è stato fatto forse uno dei lavori più significativi nel corso di questo processo e di questo provvedimento. A me non piace mai dire «è la prima volta», è proprio un'espressione che non amo, però sicuramente, in questo punto della norma, si è posta un'attenzione non solo all'esistenza di testate, al fatto di impedire lo spegnimento di voci, al fatto di non far chiudere piccole testate, al fatto di evitare che ci sia un'unica voce in alcuni territori, ma anche a far sì che, una volta che quella testata esiste, che quei giovani giornalisti scrivono in quella testata, che quei poligrafici stampano quel giornale, poi quel giornale effettivamente arrivi alle persone tramite quel lavoro prezioso e delicato che viene fatto nel sistema di distribuzione e di vendita del giornale. Si tratta di un lavoro oscuro, spesso notturno, ma è un lavoro preziosissimo.
Proprio per questo sarebbe un errore togliere questa delega. Ciò toglierebbe la possibilità di intervenire a sostegno e mitigando gli effetti negativi della liberalizzazione. Proprio per questo, però, invece, abbiamo espresso parere favorevole a una serie di emendamenti successivi, che, tra l'altro, provenendo da più parti di questo Parlamento, quindi dimostrando una sensibilità importante, rafforzano gli elementi già previsti con degli elementi qualitativi, pensando quindi alla possibilità di costruzione di una rete di vendita moderna, che tenga conto dei cambiamenti oggettivi avvenuti in questo sistema e nel tempo, ma che provi a rafforzare chi ancora oggi decide di fornire quel servizio ai cittadini italiani, che sono i veri destinatari ultimi di questo provvedimento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pannarale 2.49, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
ANNALISA PANNARALE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Ritiro questo emendamento in ragione del parere favorevole dato dalla maggioranza e dal Governo a quello successivo. Considero questa formulazione più avanzata, tuttavia la politica è fatta anche di mediazioni, pertanto scelgo di ritirarlo e mi rivolgo al Governo per ribadire la necessità che i decreti attuativi rispettino quelle che sono le indicazioni fornite nel testo, grazie al recepimento delle proposte emendative: una disciplina della distribuzione, oltre che parametri qualitativi che possano finalmente garantire una parità di trattamento ai soggetti più deboli, cioè i punti vendita esclusivi.
PRESIDENTE. Allora, l'emendamento Pannarale 2.50 è ritirato.
Passiamo all'emendamento Brescia 2.51.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brescia 2.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
GIUSEPPE BRESCIA. Presidente, solo per dire che su questo emendamento noi ci asteniamo. Non perché non lo condividessimo, ci siamo astenuti, non perché non lo condividessimo, ma perché lo riteniamo appunto ovvio, scontato, pleonastico, soltanto che ci accorgiamo che gli emendamenti ovvi, scontati, pleonastici e magari inutili, come questo della maggioranza, vengono approvati e quelli ovvi, scontati e pleonastici delle minoranze che magari invece possono essere più utili a specificare alcuni aspetti vengono bocciati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baruffi. Ne ha facoltà.
DAVIDE BARUFFI. Onorevoli colleghi, per tramite suo, Presidente, mi pare francamente molto discutibile la motivazione portata, pur rispettabile. Abbiamo lavorato per settimane per trovare una mediazione positiva, e io voglio ringraziare al riguardo il relatore Rampi ed il Governo, sul settore riconosciuto da tutti come delicato e le osservazioni fatte dalla collega Pannarale sono assolutamente condivisibili. Ora, chiamarsi fuori dal voto e motivare questo con un «ci pare pleonastico» non funziona ! Ci si sottrae a una responsabilità nel momento della decisione. Per quanto ci riguarda non è una buona motivazione, poi giudicheranno gli interessati e gli aventi causa .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Coscia 2.197, parere favorevole di Commissione e Governo, mentre si rimette all'Aula il relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
GIUSEPPE BRESCIA. Presidente, noi chiediamo, con questo emendamento, di sopprimere la lettera del comma 2 dell'articolo 2. Vediamo un po’ che dice la lettera : incentivazione fiscale degli investimenti pubblicitari incrementali su quotidiani e periodici. Lo ripeto: incentivazione fiscale degli investimenti pubblicitari. Con questa previsione cosa si fa ? Si vanno a concedere delle agevolazioni fiscali a coloro i quali decideranno di farsi pubblicità sui giornali. Ora, non sto parlando soltanto dei giornali locali o dei piccoli giornali, ma di chi si fa pubblicità sui giornali in generale ! Quindi con questa previsione il Governo e la maggioranza stanno decidendo di utilizzare soldi pubblici per finanziare i privati che si fanno pubblicità sui giornali ! Questo non è soltanto fuori dal mondo, non so neanche quale termine utilizzare per descrivere questa misura !
Faccio degli esempi per farvi capire ancora meglio che cosa potrà avverarsi. Nel caso in cui queste pubblicità siano fatte su giornali che ricevono i finanziamenti pubblici, il cittadino pagherà il finanziamento pubblico al giornale e pagherà questa misura, ossia le agevolazioni fiscali per le pubblicità. Mettiamo che sia, un partito a caso, il Partito Democratico a farsi pubblicità su qualche giornale che riceva finanziamento pubblico, siccome il finanziamento pubblico il Partito Democratico lo prende anche quale partito, il cittadino pagherà tre volte questo finanziamento. Nel caso in cui, invece, sia una impresa privata a decidere di farsi pubblicità su un grande giornale, noi staremmo finanziando, ad esempio, un'impresa di Berlusconi che decide di farsi pubblicità su un giornale di Berlusconi. Tutto questo è questa misura qui. Penso che occorra fare assolutamente un passo indietro su questa misura, perché se questa misura passasse sarebbe veramente un insulto nei confronti dei cittadini italiani che pagano le tasse .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.
DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Io intervengo su questo emendamento perché, per chi ancora non l'avesse capito, questa si chiama «distorsione del mercato», cioè io finanzio dei soggetti privati e li induco a scegliere una forma di comunicazione e di pubblicità piuttosto che un'altra, quindi non soltanto le aziende non saranno evidentemente libere di scegliere il mezzo più appropriato in base al che vogliono raggiungere, ma si useranno soldi pubblici per dirottare le aziende verso un mezzo comunicativo piuttosto che verso un altro, a prescindere da quello che è l'obiettivo dell'azienda, che si propone appunto di promuovere sui giornali un servizio o un oggetto di vendita .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barani, volevo dire Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Sarebbe interessante, oltre che Barani, sentire Baretta, perché una questione molto interessante rispetto a questa lettera è un fatto che non molti sanno, che ho ricevuto nei mesi passati una bellissima pubblicità su ed era proprio pubblicità sul gioco d'azzardo.
Ora, nell'anno in cui tutto è in crisi e Renzi si arrampica con le solite promesse con cui cerca di spiegare agli italiani che qualcosa è in crescita, una cosa è in crescita, ovvero il raccolto del gioco d'azzardo è ritornato di 5 miliardi sopra rispetto all'anno scorso.
Ebbene, con la pubblicità, con un parziale divieto di pubblicità nella televisione, ovviamente c’è maggiore disponibilità affinché la pubblicità sul gioco d'azzardo vada all'interno dei giornali ...
PRESIDENTE. La ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.
LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. Qui non si sta parlando più di pluralismo dell'informazione. Questa è una misura per finanziare le aziende qualsiasi. Qualsiasi multinazionale – che sia ENI, che sia MacDonald, che sia Microsoft – faccia un'inserzione pubblicitaria su un giornale, deve essere finanziata con i soldi dei cittadini; ma è possibile mai avere il mondo all'incontrario, capovolto ? Non penso che in questo Paese chi debba essere sostenuto siano le imprese, che naturalmente hanno tutto il diritto di farsi pubblicità, ma non a spese dei cittadini. Cosa facciamo adesso ? Arriviamo a finanziare addirittura la pubblicità e il consumismo sfrenato perché dobbiamo sostenere dei carrozzoni editoriali che, per metà, sono sostenuti dallo Stato e, per metà, sono sostenuti dallo Stato lo stesso, perché i privati vengono finanziati dallo Stato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Presidente, mi rivolgo al Governo e al relatore. Io su questo punto farei veramente una riflessione, perché a me sembra evidente, al di là delle dichiarazioni dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, se leggo bene la norma, che l'intenzione sia quella, in realtà, di privilegiare le e le piccole e medie imprese, che investono in nuova pubblicità. Però, per come è scritto questo emendamento, in effetti, le argomentazioni poste dai colleghi hanno più di qualche fondamento e quindi l'invito al Governo, al sottosegretario Giacomelli, che so essere attento e competente su questa materia, e al relatore è quello magari di fermarsi su questo singolo punto e valutare di scrivere meglio questo punto della norma, perché altrimenti, così com’è, oggettivamente ha un forte tasso di ambiguità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.
RICCARDO NUTI. Grazie, Presidente. Il MoVimento 5 Stelle vuole sopprimere questa parte che prevede l'incentivazione fiscale degli investimenti pubblicitari. Io sono ormai sempre più curioso, quando facciamo i nostri interventi, di ascoltare le motivazioni del Governo e della maggioranza in questo tipo di provvedimenti, perché vedo che non sanno più come gestire, a proprio uso e consumo, i soldi pubblici, per agevolare in realtà amici, parenti o aziende a loro vicini.
Io penso che sia arrivato il momento di avere un minimo di decenza, in questo sistema che vede dei soldi pubblici sprecati continuamente, con le belle parole di incentivazione, magari anche mettendo qualche parolina, come che può sembrare simpatica agli occhi dell'ascoltatore. Ma non è questo il caso, quindi vi invitiamo a cancellare questa norma o a votare favorevolmente su questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Quando si parla di agevolazioni fiscali, si parla di quelle che sono le priorità per un Governo, si vede dove vanno i pochi soldi pubblici che ci sono. Ebbene, io, due mesi fa circa, avevo detto chiaramente in quest'Aula che faceva schifo – ho usato questi termini – il fatto che qualcuno pensasse di tassare indennità di accompagnamento e di invalidità. La Presidente Boldrini, seduta al suo posto – ogni tanto capita che passa dalla Camera – disse che avevo torto, interruppe il mio intervento, Presidente, e si schierò praticamente nei confronti di un Governo che aveva fatto una norma che faceva schifo. Oggi, alla luce di quest'altra norma, che tende ad agevolare i soldi che vengono investiti nei giornali...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Bonafede
ALFONSO BONAFEDE. ... Presidente – lo dico ancora più ad alta voce – faceva schifo e lo ha detto anche il Consiglio di Stato...
PRESIDENTE. Onorevole Bonafede !
ALFONSO BONAFEDE. ... che con una sentenza ieri ha dichiarato incostituzionale quella legge .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frusone. Ne ha facoltà.
LUCA FRUSONE. Grazie, Presidente. Io vorrei ricordare anche che la pubblicità, in una testata giornalistica, è un ottimo strumento per le grandi aziende per pilotare l'informazione, perché – faccio un esempio – prendiamo una molto importante anche qui a Roma, ACEA, potrebbe comprare, per fare un esempio, delle pagine su un giornale, pagarle lautamente, e poi ricattare quel giornale di ritirare la sua partecipazione e il suo acquisto se escono notizie contro la società. Quindi, voi addirittura, con questo emendamento, andate ad agevolare questo strumento nelle mani delle grandi aziende, che, a questo punto, distorcono la realtà. Queste sono cose che capitano, perché vediamo grandi aziende che veramente mettono un veto e censurano determinate informazioni che vanno contro di loro.
PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, siccome non avevo capito e percepito bene le sue parole, esistono quattro Vicepresidenti della Camera, che sostituiscono il Presidente quando il Presidente della Camera ha altro da fare a livello istituzionale. Quindi, il fatto che non stia presiedendo, non vuol dire che sta in giro a non fare nulla.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Manlio Di Stefano È la spiegazione della realtà dei fatti: ci sono quattro Vicepresidenti perché il Presidente della Camera, oltre che presiedere la Camera, ovviamente ha anche altre funzioni istituzionali. . È un'informazione che le do perché lei ha fatto un riferimento che era incongruo. Tutto qui.
Prego, onorevole Manlio Di Stefano.
MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Esprimiamo una speranza. Questa norma – per come l'hanno pensata ed è il motivo per il quale vogliamo abolirla – dice una cosa ovvia, analizza il in calo costante delle pubblicità sui giornali, che sarebbero poi il vero pane, diciamo, dell'editoria, se fosse letta da qualcuno. E il Governo dice: siccome i soldi che diamo noi ai giornali non gli bastano, perché non li compra più nessuno, riportiamo la pubblicità ai giornali. Ma dovete rendervi conto che, se i giornali – faccio un nome a caso, come esempio, – continuano a fare disinformazione e la gente non li compra, non potete pompare il mercato con il finanziamento pubblico con pubblicità perché la pubblicità continuerà ad andare dove vende, essendo privata, su e su altri sistemi. Di conseguenza, dovete capire, una volta per tutte, che chi non vende va semplicemente chiuso. Quindi, cambiassero linea editoriale, facessero informazione e, forse, rimarranno in vita .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VACCA. Grazie, Presidente. Io, invece, non sono così speranzoso e di buone intenzioni, come invece il collega Palmieri, prima, perché io qui non ci vedo la buona fede, io qui vedo soltanto tanta malafede da parte della maggioranza, perché non si vuole incentivare la ma con il rischio di finanziare poi i grandi investitori.
Qui è il contrario: si è messa la norma sulle in realtà per mascherare quello che è una vera e propria marchetta – tanto ormai abbiamo sdoganato questo termine qui in Aula – una vera marchetta ai grandi gruppi, alle grandi che sono le stesse che finanziano i partiti di maggioranza e che adesso andranno a finanziare i giornali. Quindi di fatto in questo modo c’è un doppio controllo, c’è un controllo da parte delle sui giornali e un controllo da parte del Governo sulla pubblicità e quindi sul finanziamento ai giornali attraverso l'agevolazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Signor Presidente, questo è l'ennesimo esempio di come i partiti vogliono tassare le piccole e medie imprese, infatti non discutiamo mai di abolizione dell'IRAP ma in realtà diamo un mascherato finanziamento pubblico perché regaliamo ai giornali dei soldi dei cittadini, perché certamente non andremo a tassare le grandi aziende perché chi è che fa pubblicità sui giornali tipo tipo tipo questi vostri organi di stampa ? Esattamente ENI, Telecom e continua la commistione perpetua di un finanziamento pubblico continuo verso i grandi giornali. Noi lo vogliamo abolire e voi volete continuare a foraggiarli, questa è la grossa differenza sulla quale non ci troveremo mai .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.
ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, il governatore della Lombardia ha il mal di denti dopo avere azzannato poliziotti, infatti sta cadendo su una vicenda di protesi dentarie. Pensi che la pubblicità vera di queste protesi dell'imprenditrice Canegrati, intercettata era: queste protesi – cito l'intercettazione – sono fatte con il culo . Per cui se non vogliamo che...
PRESIDENTE. Onorevole Zolezzi, per favore, le tolgo immediatamente la parola. Non usi questo linguaggio in Aula, se vuole continuare. Benissimo.
ALBERTO ZOLEZZI. Se non vogliamo che questo provvedimento sia fatto così, visto che ci sono anche pubblicità di protesi dentarie di questa imprenditrice, stralciamo questo pezzo
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, mi rendo conto che questo Governo è diventato la «casa delle libertà», parole di Bersani, non nostre, noi, caro Bersani, vi chiamavamo PDL e PD meno L tre anni fa, voi vi arrabbiate, oggi ci date ragione, ma qui è assurdo defiscalizzare appunto le pubblicità. Si tratta di drogare un mercato fallimentare perché i giornali grazie a Dio non li pubblica più nessuno, Gramsci si sta rivoltando nella tomba ogni volta che legge la prima pagina de cioè nel momento in cui nessuno compra più menzogne perché capiscono i cittadini che i giornali mentolo, per tenerli in vita il governo della «casa delle libertà» – ripeto, parole di Bersani – intende defiscalizzare le pubblicità. Questa è una vergogna assoluta, continuate ma state tranquilli che i vostri giornali spariranno
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Della Valle. Ne ha facoltà.
IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, si continua a vedere l'intenzione di un Governo che vuole solo fare marchette ai suoi amici e continuare a defiscalizzare ad esempio le pubblicità sui giornali e usa quelle paroline come innovative. Bene, se vogliamo veramente aiutare le le innovative, c’è una proposta di legge del MoVimento 5 Stelle che chiede veramente di fare defiscalizzare le che veramente fa degli incentivi seri, non regalando dei soldi agli amici e regalando dei soldi all'editoria che ormai è morta
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, c’è un problema che molti non hanno sollevato, ovvero quanto questa norma in realtà possa provocare una procedura di infrazione in sede europea, perché a norma dell'articolo 107, paragrafo 1, del TUE, in realtà non si possono dare aiuti di Stato anche come sovvenzioni. Pertanto il vero rischio è che teoricamente questo aiuto di Stato – perché è una sovvenzione statale a determinate imprese – possa provocare un'apertura di procedura di infrazione a livello europeo da parte della Commissione, quindi a questo punto vorrei sapere dal sottosegretario una risposta su questo punto specifico, se sia mai stato valutato e se sia già stata valutata l'incidenza anche di medesime politiche con medesime procedure di infrazione aperte dalla Commissione europea
ROBERTO RAMPI, Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO RAMPI, Signor Presidente, intanto per rassicurare in particolare il collega Palmieri e altri che sono intervenuti in questo senso sul fatto che l'approfondimento su questo punto è stato massimo, perché è uno dei punti di cui noi siamo molto convinti.
Naturalmente si possono avere opinioni diverse su questo, anche se trovo un po’ contraddittoria l'opinione di chi sostiene che non ci debba essere alcun sostegno pubblico ai giornali e poi ritiene che sia sbagliata una norma che favorisce il sostegno privato, a meno che uno non voglia che chiudano tutti i giornali, allora si capisce che bisogna togliergli qualsiasi tipo di risorsa. Noi riteniamo – dati alla mano – che rispetto ad altri Paesi ci sia in Italia una condizione di squilibrio dell'investimento pubblicitario tra settori e settori, che quindi sia utile un intervento pubblico che io non ritengo distorsivo, ma un intervento sì sul mercato, perché noi non crediamo nelle finalità magiche e nelle capacità magiche del mercato, per cui sul mercato a volte si interviene. Una delle funzioni dello Stato è quella di interviste, intervenire sulle distorsioni del mercato...
PRESIDENTE. Colleghi ! Onorevole Sibilia, onorevole Nuti.
ROBERTO RAMPI, . Per cui un intervento che favorisca gli investimenti pubblicitari sul settore della carta stampata lo riteniamo utile e lo riteniamo particolarmente utile in questo – così è scritto nella norma – per quelle piccole realtà imprenditoriali, per le cioè per chi fa più fatica a vivere nel mercato e che può avere più beneficio dalla pubblicità ma fa fatica anche a fare investimenti pubblicitari proprio perché i margini che ha sono stretti. È un intervento a cui noi crediamo, pensiamo che tante delle cose che abbiamo sentito negli ultimi dieci minuti – ma spesso succede – fa parte della polemica politica, non c'entrano niente con il provvedimento, poi su questo ovviamente abbiamo opinioni diverse ma è una norma su cui abbiamo ragionato molto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sorial. Ne ha facoltà.
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, l'onorevole che ha appena parlato prima di me e che auspica di fare il relatore per un provvedimento del genere per la maggioranza, si ascolta minimamente quando parla ? Se nel testo c’è scritto «incentivazione fiscale» vuol dire che non solo c’è un ammanco dal punto di vista delle entrate dello Stato ma in realtà è lo Stato che con dei soldi pubblici fa degli incentivi per permettere alle aziende di fare pubblicità sui giornali ! Ma ne capisce qualcosa o parlava a vanvera ? Ma dove siamo finiti ? È lo Stato che incentiva fiscalmente, quindi sono dei soldi pubblici, non è il privato !
PRESIDENTE. Sì, però, onorevole Sorial, non c’è bisogno che lei distrugga il microfono, abbia pazienza.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brescia 2.63, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
ALFONSO BONAFEDE. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, articolo 8, comma 2, in cui si dice – come lei sicuramente sa – che gli interventi del Presidente o del Vicepresidente che ne fa le veci, sono limitati all'applicazione del Regolamento. In occasione del voto precedente lei è intervenuto dando un'informazione che era del tutto superflua, anche perché nel mio intervento io non avevo detto niente di sbagliato o di non veritiero, mi ero semplicemente limitato a dire che ogni tanto capita che la Presidente Boldrini venga qui a presiedere le sedute. È la verità, Presidente, lei ci ha informato del fatto che il Vicepresidente in quei casi può supplire all'assenza del Presidente – noi lo sapevamo già – ed è abbastanza offensivo nei confronti del deputato il suo intervento perché è chiaro che tutti sappiamo che il Vicepresidente viene a supplire rispetto all'assenza della Presidente. La mia era una specificazione che è inconfutabile.
Se vuole, le specifico anche che la maggior parte delle volte accade se si parla di commemorazioni, Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Bonafede...
ALFONSO BONAFEDE. La prego di limitare...
ALFONSO BONAFEDE. ... i suoi interventi perché capisce che l'autorevolezza dell'intervento del Vicepresidente può far pensare all'Aula che avevo detto qualcosa di sbagliato. Invece il mio intervento non aveva spostato di una virgola ciò che è vero e inconfutabile .
PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, innanzitutto ciò che superfluo o meno lo decide il Presidente, non lo decide lei, e se io lo ritengo, nell'esercizio della mia funzione, posso intervenire per chiarire che la Presidente viene quando viene a presiedere e quando non è a presiedere è perché ha un incarico istituzionale e ci sono quattro Vicepresidenti che presiedono in sostituzione della Presidente. Se io lo ritengo utile, visto il tipo di intervento che lei ha fatto, questo lo stabilisco io, non lo stabilisce lei. Detto questo, abbiamo risolto e andiamo avanti.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Brescia 2.65.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Credo che ci sia un po’ di nervosismo da parte sua sinceramente, Presidente, perché anche prima sono stato interrotto sull'emendamento. Stavo facendo un intervento molto importante, stavo informando i miei colleghi e non vorrei che lei si sentisse in conflitto di interessi rispetto alla sua candidatura a sindaco di Roma nel momento in cui lei rappresenta il secondo partito a Roma e potrebbe essere un po’ nervoso relativamente alla sua imparzialità
PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! Grazie...
MASSIMO ENRICO BARONI. Per cui, la prego di essere un po’ più tranquillo e di essere meno reattivo. Stiamo cercando di capire bene dove portano questi emendamenti. In particolare...
PRESIDENTE. Però, adesso entri nel merito dell'emendamento, onorevole Baroni, perché lei sta parlando su questo. Quindi, la prego di parlare sull'emendamento. Prego.
MASSIMO ENRICO BARONI. So benissimo di cosa sto parlando. Forse lei non lo sa...
PRESIDENTE. E, allora, deve parlare sull'emendamento.
MASSIMO ENRICO BARONI. Se lei vuole continuare ad essere tautologico per innervosire il MoVimento 5 Stelle glielo concedo.
PRESIDENTE. No, io applico il Regolamento, onorevole Baroni. Lei deve parlare sull'emendamento. Prego.
MASSIMO ENRICO BARONI. Però, cerchi di non farmi perdere tempo perché sto cercando di informare e poi mi deve levare la parola senza avvertire, come già fatto prima in maniera maleducata .
PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! Per favore colleghi, gentilmente ! Onorevole Carbone !
MASSIMO ENRICO BARONI. Allora, sostituire le parole: «pubblicitari incrementali...
PRESIDENTE. Onorevole Carbone, per favore ! Andiamo avanti, onorevole Baroni.
MASSIMO ENRICO BARONI. Questo emendamento chiede di sostituire le parole: «pubblicitari incrementali su quotidiani e periodici, riconoscendo un particolare beneficio agli inserzionisti di micro, piccola e media dimensione e alle» con la seguente: «delle». Ebbene, cosa leva la parola «delle»? Significa semplicemente incentivare delle innovative. Noi tiriamo via tutta questa defiscalizzazione alla pubblicità.
In questo momento uno dei più grandi finanziatori delle pubblicità è il gioco d'azzardo, in particolare il gioco d'azzardo . Non so se lei ha seguito, Presidente, lo scandalo di GazzaBet. GazzaBet è una delle maggiori concessionarie di gioco d'azzardo che è gestita, in uno spaventoso conflitto di interessi, da società di calcio e da società di editoria. Dunque, non solo avremo la partita di giro di defiscalizzare, ma si puliranno anche soldi all'interno di stesse società in modo da farle eventualmente uscire da un determinato circuito societario e magari si chiederà la cassa integrazione ed un ulteriore sostegno da parte dello Stato, oppure semplicemente si ricicleranno soldi da parte di società che si giocano tutto nella pubblicità sul gioco d'azzardo .
Questa lettera permette di fare tutte queste operazioni. È praticamente una botola legislativa. Io mi vergogno da parte di chi ha scritto questa lettera perché veramente se si parla di riciclo di denaro sporco di tipo camorristico, che è agli onori della cronaca in questo periodo soprattutto nel gioco d'azzardo diciamo che possiamo tranquillamente avere il lecito sospetto che questi portatori di interessi abbiano scritto questa lettera perché va esattamente a loro favore.
È un grandissimo favore, soprattutto nel momento in cui il settore del gioco d'azzardo ha aumentato il proprio ricavato, perché quest'anno lo ha aumentato enormemente passando da 85, nuovamente, a 89 miliardi. Quindi, ha ulteriori risorse da spendere in pubblicità, con un vincolo per le emittenti radiotelevisive che ha levato la possibilità del (quindi, di investire in gioco d'azzardo in . Dove ce le troveremo ?
Sui cartelloni degli autobus insieme alla pubblicità di Renzi, su e ce lo troveremo sulla pubblicità nell'editoria.
Allora che qualcuno faccia chiarezza su questa lettera perché qui i conti non tornano .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.
LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. Con questa misura non solo si incentivano le società di gioco d'azzardo, ma si incentivano i due grandi delle pubblicità, che sono le case automobilistiche e chi produce acqua in bottiglia, quindi le società private di acqua, che sono i maggiori inserzionisti.
Ma poi c’è un aspetto della norma che veramente è oscuro, che è quando si parla di pubblicitari incrementali. Che significa ? La pubblicità incrementale sul giornale, cioè come se fosse un gioco d'azzardo dove i primi cinquanta che arrivano non vengono defiscalizzati; arriva il cinquantunesimo e a sorte viene defiscalizzato.
Anche la norma è scritta male. Ci date un chiarimento, Governo e relatore, su che cosa significa «pubblicitari incrementali» ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.
RICCARDO NUTI. Grazie, Presidente. Con questa proposta il MoVimento 5 Stelle vuole permettere l'incentivazione delle come ha detto il mio collega Baroni, eliminando l'incentivazione fiscale che è invece prevista per gli investimenti pubblicitari.
È stata curiosa e molto particolare la risposta del relatore per la maggioranza, Rampi, che ha esordito dicendo: «Noi questi soldi glieli dobbiamo dare». Alla fine la motivazione tecnica che ha partorito è stata: «Ci abbiamo pensato, ci abbiamo pensato bene e abbiamo deciso che glieli dobbiamo dare». Questa è la spiegazione tecnica che un relatore per la maggioranza alla Camera dei deputati fornisce all'Aula davanti alla richiesta di spiegazioni sul dover fornire questi incentivi fiscali ai giornali. Complimenti !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE BRESCIA. Presidente, io voglio fare soltanto una precisazione rispetto a quanto si è detto finora rispetto a questa norma. Se si fosse accolto l'invito che era venuto da parte di qualcuno, anche in Comitato ristretto, di circoscrivere la platea di riferimento di questa norma ai soli giornali che prendono questi finanziamenti – e, quindi, stiamo parlando di editori puri con tutti i criteri che abbiamo stabilito, dato che abbiamo ristretto il campo tantissimo – non ci sarebbe stata questa levata di scudi da parte del MoVimento 5 Stelle.
La chiara ed esplicita volontà da parte di Governo e maggioranza di lasciare la norma a favore anche dei grandi giornali e dei grandi gruppi imprenditoriali non la possiamo proprio accettare. Ecco il motivo di tutti questi interventi.
ROBERTO RAMPI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO RAMPI, . Presidente, vorrei solo dire al collega Brescia, che è una persona attenta e che approfondisce i temi, che è vero quello che ha detto, ma che è anche vero che gli argomenti utilizzati dai colleghi del suo gruppo contro il provvedimento sarebbero stati esattamente validi anche se era limitato solo ai giornali oggetto di contributo.
Invece, agli altri colleghi del gruppo dico che fortunatamente esiste il processo verbale e, se avranno la pazienza domani di rileggere con attenzione quello che ho detto nella replica precedente, probabilmente potranno comprendere il contenuto che, evidentemente, io non ho spiegato in maniera sufficientemente comprensibile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Della Valle. Ne ha facoltà.
IVAN DELLA VALLE. Presidente, qualche giorno fa si parlava anche di conflitto d'interessi. Qui abbiamo Silvio Berlusconi proprietario di Mondadori, con il 45 per cento di Elemond, Einaudi editore, Mondadori Pubblicità, Mondadori Informatica. Dall'altra parte abbiamo De Benedetti, con ’ e . Secondo lei con questi presupposti che tipo di legge sull'editoria può votare questo...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Della Valle. Bisogna che il Governo sia... grazie.
IVAN DELLA VALLE. Con questi presupposti che tipo di legge sull'editoria può votare questo Parlamento quando ha questi elementi all'interno ? Alla faccia del conflitto d'interessi !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VACCA. Grazie Presidente. Se come è stato detto in precedenza, l'obiettivo è quello di incrementare e agevolare soprattutto le anzi unicamente le o le piccole imprese, quantomeno quelle che avviano progetti innovativi, non si capisce il motivo per cui questo emendamento, anche eventualmente riformulato o comunque messo anche in forma diversa, non possa essere preso in considerazione. Quindi, io propongo al relatore – non so se mi ascolta – di accantonare eventualmente questo emendamento e di ragionarci sopra e vedere come riformulare la lettera quella che noi contestiamo, in modo che sia meno ambiguo e sia un po’ più esplicito.
PRESIDENTE. La devo considerare una richiesta formale ? Ho bisogno del parere del relatore per la maggioranza sulla richiesta di accantonamento.
ROBERTO RAMPI, . È contrario. Io, nell'intervento sul precedente emendamento, ho spiegato qual è la finalità. Ribadisco che possiamo non essere d'accordo o possiamo non capirci, ma la finalità non è esclusivamente quella di favorire, ma favorire in maniera maggiore un certo settore, favorendo tutto l'intervento pubblicitario sul settore del cartaceo.
PRESIDENTE. Va bene, onorevole Rampi. Immagino che la richiesta la mettiamo ai voti, in quanto c’è una richiesta formale. Chi è a favore della richiesta di accantonamento ? Nessuno. Chi è contrario ? Nessuno.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di accantonare l'emendamento Brescia 2.65.
Dichiaro aperta la votazione.
ANNALISA PANNARALE. Io ho seguito con grande attenzione la discussione che c’è appena stata sul precedente emendamento e dico che questo emendamento, non soltanto risponde alle sollecitazioni e alla richiesta che era stata posta qualche intervento fa dal collega Palmieri, ma risponde anche alla richiesta del collega Brescia, nonostante devo dire abbia dato un parere di astensione, ma forse è stata una svista. A differenza del collega Rampi, io sono piuttosto critica nei confronti di questa parte dell'articolo 2 e spiego perché e lo spiego esattamente con questo nostro emendamento. Io comprendo il tentativo che si fa con questa delega di intervenire sulla sperequazione distributiva del mercato pubblicitario che vede una grande concentrazione di pubblicità nel settore radiotelevisivo digitale a scapito della carta stampata.
Quindi, fare in modo che ci sia un'incentivazione fiscale della pubblicità per giornali e periodici, dovrebbe aiutare a riequilibrare questa distribuzione della pubblicità. Il collega Rampi diceva che è utile questa misura per le piccole realtà editoriali. Ma, allora, perché comprendere all'interno di questa delega anche le grandi testate? Perché comprendere anche quelle realtà editoriali che oggi in maniera assolutamente autonoma possono sostenersi e autofinanziarsi visto che godono già di grandi proventi pubblicitari, tanto è vero che non sono oggetto della nostra proposta di legge ? Allora, questo emendamento propone che l'incentivazione fiscale venga riservata esclusivamente a tutti i quotidiani e periodici che beneficiano dei contributi di cui alla presente legge. Questo mi sembra un emendamento di buonsenso. Noi abbiamo deciso di individuare come segmento di riferimento in questa proposta di legge la piccola e media editoria e su questo dovremmo restare. Non capisco perché in questa parte del provvedimento noi facciamo entrare anche le grandi testate. Io lo considero un errore e richiedo ancora al collega Rampi, oltre che al sottosegretario Lotti, di riconsiderare questa parte. Non stiamo chiedendo di eliminare l'incentivazione fiscale, ma stiamo chiedendo di connetterla esclusivamente a coloro che beneficiano dei contributi in questa legge. Questo aiuterebbe davvero quelle piccole realtà editoriali che oggi non possono, diciamo così, beneficiare di quel mercato pubblicitario che invece va a concentrarsi altrove .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE BRESCIA. Presidente, colgo l'occasione per chiarire anche il motivo della nostra astensione su questo emendamento. Questo emendamento è esattamente quello che dicevo prima, ossia circoscrive la platea ai soli giornali che ricevono questi finanziamenti pubblici. Ci siamo astenuti perché comunque noi siamo contrari a tutto il provvedimento e a qualsiasi forma di finanziamento pubblico diretto o indiretto. Ecco perché ci siamo astenuti. Ma condividiamo questa revisione perché almeno renderebbe questa misura coerente con il resto del provvedimento. Così com’è scritta ora, ripeto, è assolutamente inaccettabile perché si possono verificare, com’è stato detto da molti miei colleghi e da me stesso, facendo diversi esempi, delle condizioni e delle situazioni che sono incredibili. In altre parole, grandi gruppi imprenditoriali che si fanno magari pubblicità sugli stessi giornali che loro posseggono e per questo prendono delle agevolazioni dallo Stato, ossia soldi pubblici per questa cosa. È veramente inaccettabile. Quindi, anche noi ci accodiamo e consigliamo, sia al Governo, che alla maggioranza, di ripensare e magari accantonare questo emendamento e rivedere e riconsiderare tutta la questione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giancarlo Giordano 2.64, con il parere contrario della Commissione e del Governo, mentre si rimette all'Aula il relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
GIUSEPPE BRESCIA. Quest'Aula ha appena deciso che nel bilancio dello Stato ci sono i soldi per agevolazioni fiscali per grandi gruppi imprenditoriali che si fanno pubblicità sui giornali. Governo e maggioranza danno parere contrario a questa misura, che, invece, avrebbe favorito i lettori. In questo emendamento noi aggiungiamo una lettera, la lettera che dice: «previsioni di detraibilità di abbonamento a quotidiani e periodici ». Quindi, se c’è, se ci sono delle persone che decidono di farsi un abbonamento ad un periodico avrebbero potuto detrarre questa spesa dalla loro dichiarazione. Su questo si dà parere contrario e molte volte in Commissione si è motivato questo parere contrario dicendo che poi ci sarebbero state delle coperture da trovare e, quindi, sarebbe stato troppo complicato. Quindi per l'emendamento di prima non ci sono state difficoltà, per quello...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Brescia. Onorevole Carbone, gentilmente, se lei può andare al suo posto...
GIUSEPPE BRESCIA. ... che stiamo discutendo in questa occasione, invece, c'erano delle difficoltà. Questo emendamento, oltre ad essere stato suggerito da esperti che abbiamo audito in Commissione, andava nella direzione di dare un apporto alla risoluzione di un grosso problema che abbiamo nel nostro Paese, che è quello di un numero sempre inferiore di lettori in generale, non soltanto di giornali, anche di libri. Quindi, ci sembrava una misura di buonsenso, che non è stata assolutamente presa in considerazione da maggioranza e Governo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brescia 2.72, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. Qui stiamo parlando di una delega al Governo che vuole intervenire sulle pensioni dei giornalisti, per riportarle a un pensionamento in linea con le norme generali che valgono per tutti i cittadini. Questo successo, cioè che avviciniamo progressivamente le norme riguardanti la pensione per i giornalisti alle norme che valgono per tutti i cittadini, è un successo del MoVimento 5 Stelle, ottenuto in Commissione con l'approvazione di un emendamento.
Ma, secondo noi, non basta. Infatti, nel provvedimento e nella delega non c’è un riferimento temporale, cioè non si dice entro quanti anni si vuole uniformare il sistema di pensionamento dei giornalisti rispetto al sistema di pensionamento dei cittadini normali. Non si dice, quindi potrebbe avvenire in dieci anni o potrebbe avvenire mai. Si parla di progressivo allineamento. Allora, con questo emendamento noi mettiamo dei termini precisi. L'emendamento che avete appena bocciato proponeva un progressivo allineamento entro un anno; questo emendamento prevede un termine di due anni e il successivo entro tre anni. Non pensiamo che si possa andare oltre questi termini. Ricordiamo che i giornalisti, ad oggi, vanno in pensione a 58 anni. Durante il Governo Letta e anche durante il Governo Renzi, avete dato degli incentivi per il prepensionamento ai giornali, quando abbiamo ancora un'indegna norma Fornero, che il Partito Democratico e Forza Italia, sotto il Governo Monti, hanno votato. Allora mettiamo uniformità e non continuiamo con un sistema previdenziale che avvantaggia una casta di giornalisti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cominardi. Ne ha facoltà.
CLAUDIO COMINARDI. Grazie, Presidente. Volevo aggiungere un'altra considerazione rispetto a quanto detto poc'anzi dal mio collega. C’è disparità di trattamento anche in seno alla categoria, se così possiamo definirla, dei giornalisti. Infatti, ci sono giornalisti che sono assunti a tutti gli effetti e vanno in pensione con un sistema retributivo, quindi molto vantaggioso, ma ci sono molti giornalisti a partita IVA, con contratti precarissimi, che, se riusciranno ad andare in pensione, andranno in pensione con pensioni da fame. Quindi, servirebbe più equità. Basta ai privilegi per pochi e basta sfruttare giornalisti che veramente devono fare lavori più servili in assoluto per due soldi. E questa dovrebbe essere una forma per garantire ancora più libertà all'informazione, quindi più correttezza anche all'interno del settore dei giornalisti .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 2.199, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
GIUSEPPE BRESCIA. Presidente, dato il silenzio e data comunque l'ostinazione di maggioranza e Governo a non voler ascoltare questo nostro suggerimento, ritengo di dover intervenire. Infatti, seppure riconosco...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Brescia. Colleghi ! Grazie.
GIUSEPPE BRESCIA. ...la formulazione attualmente presente nel testo, «progressivamente» – quel progressivamente è stato inserito proprio su nostra spinta –, pensiamo che possa essere un po’ un controsenso non inserire un termine, perché davvero «progressivamente» può significare un tempo indefinito. Quindi, voi rischiate di tornare un po’ sui vostri passi, non volendo stabilire un termine neanche di tre anni. Un termine di tre anni è un termine abbastanza cospicuo entro il quale crediamo si possa tranquillamente prevedere una materia conforme. Lo vogliamo precisare e ricordare ancora una volta.
In base ad una legge del 1981, alcuni giornalisti, e sono contento che il mio collega Cominardi abbia fatto le precisazioni del caso, alcuni giornalisti, quelli che noi davvero riteniamo essere una casta, possono andare in pensione a 58 anni, mentre il resto del Paese, anche in alcuni casi persone che fanno lavori usuranti, vanno in pensione a 66 o 67 anni. Quindi, ci sembra veramente una disparità che non ha senso. Siamo contenti del fatto che il Governo abbia deciso di mettere mano a questa misura; non capiamo però perché non si voglia prevedere un termine, non si voglia vincolare questa azione ad un termine temporale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 2.198, con il parere contrario di Commissione e Governo ed il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
GIUSEPPE BRESCIA. Con questo emendamento si va a toccare una questione a dir poco spinosa, quella dell'ordine dei giornalisti, che con una delega, in questa proposta di legge della maggioranza e del Governo, si vuole andare a modificare, a razionalizzare. Anche su questo noi abbiamo una posizione molto chiara e molto netta. Noi pensiamo che l'ordine vada abolito, perché lo riteniamo anacronistico rispetto alla situazione attuale e a quello che è il contesto in cui si muove l'informazione oggigiorno.
L'ordine dei giornalisti è un ente pubblico che, previa iscrizione obbligatoria all'albo, regolamenta l'esercizio della formazione di giornalista in Italia, costituisce un'eccezione rispetto a tantissimi altri Paesi europei – Gran Bretagna, Francia, Germania e Danimarca – in cui l'attività giornalistica non è disciplinata da alcun ente statale, né esiste alcun albo a cui è obbligatorio iscriversi per esercitare tale professione. È stato istituito tantissimi anni fa, quando ci si muoveva in un contesto completamente diverso; le funzioni a cui assolve potrebbero essere tranquillamente svolte da altri organi, come ad esempio l'Agcom, e quindi noi, decaduti tutti questi presupposti, non capiamo proprio per quale motivo si debba perdere un'occasione, perché questa, visto che c’è la volontà di mettere mano a questo sistema, sarebbe un'occasione persa.
Come al solito, si sceglie di fare qualcosa che è una via di mezzo, ma che non risolve un problema. Ossia, si sceglie di ridurre moltissimo il numero dei componenti del Consiglio nazionale dell'ordine, ma l'ordine continuerà ad esistere e, di fatto, non si risolve quello che secondo noi è uno dei problemi della libertà dell'esercizio della professione di giornalista.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tripiedi. Ne ha facoltà.
DAVIDE TRIPIEDI. Presidente, per sottoscrivere l'emendamento.
PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brescia 2.81, parere contrario di Commissione e Governo, parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
GIUSEPPE BRESCIA, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Revoco la votazione. Prego, onorevole Brescia, ha facoltà di intervenire.
GIUSEPPE BRESCIA, . Presidente, credo per distrazione, ma lei ha richiamato il parere del relatore di minoranza, che è contrario. Si è generata una certa confusione nel mio gruppo al momento del voto.
PRESIDENTE. Ha fatto bene a segnalarlo, ma non è stata una distrazione, lo avevo proprio segnato come parere favorevole. Ripetiamo la votazione, allora.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Molea 2.101 e Lainati 2.202, parere contrario di Commissione, Governo e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
GIUSEPPE BRESCIA. Presidente, io ho aspettato proprio fino all'ultimo non per farle un dispetto, ma perché in realtà volevo vedere se in qualche modo, in quest'Aula, partiva un dibattito su questa questione dell'Ordine del giornalisti, ma mi sono accorto che ciò non è accaduto e quindi torno un attimo sul tema, non sul tema dell'ordine dei giornalisti, ma sul tema delle competenze. Io credo che davvero gran parte di questo Parlamento si sia rassegnato al fatto che tanto ormai decide il Governo, se la vede il Governo e fa tutto il Governo.
Noi del MoVimento 5 Stelle, invece, non ci rassegneremo mai a questa cosa. Io ho presentato una proposta di legge sull'abolizione dell'ordine dei giornalisti, così come abbiamo fatto sull'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, perché crediamo e siamo fermamente convinti che su questi temi, che sono temi importanti, ci debba essere una lunga discussione parlamentare, ci debbano essere degli approfondimenti, ci debbano essere delle audizioni in Commissione per sentire le ragioni di tutti e prendere le decisioni migliori per il Paese. Non si può cedere a questa tendenza, che ormai è sempre più confermata, di lasciar fare al Governo, e mi aspettavo che, – anche chi, contrariamente, in senso diametralmente opposto al nostro, prevedeva un numero maggiore di componenti del consiglio dell'Ordine dei giornalisti – intervenisse in quest'Aula e dibattesse, ma ciò non è avvenuto e io me ne dispiaccio molto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lainati 2.104 e Simonetti 2.106, con il parere contrario dei relatori e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
ROBERTO RAMPI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Rampi, siamo andati oltre.
Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani a partire dalle ore 9,30.
ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Prego i colleghi che vogliono uscire di farlo, ma di lasciare che chi intende intervenire lo possa fare nel modo migliore.
ROCCO PALESE. Signor Presidente, semplicemente per evidenziare per il suo tramite che, nonostante ci fossero state reiterate discussioni e argomentazioni, tutte ben motivate, da parte di molti colleghi in riferimento alla decisione da parte del Governo, totalmente inopportuna, nell'individuazione dell'ISEE di calcolare anche l'indennità dei disabili – che noi ritenevamo dovessero essere escluse da quel calcolo, da quel paniere – in riferimento a questo il Governo è stato sordo a più riprese, sia nelle Commissioni e sia qui in Aula. Finalmente però il Consiglio di Stato, alla fine di un contenzioso instaurato da alcuni familiari purtroppo con disabili in famiglia, ha deciso in via definitiva che le indennità dei disabili debbono essere escluso dall'ISEE, esattamente come tanti colleghi di maggioranza e di opposizione ritenevano. Questo valga da lezione al Governo, che qualche volta è bene che ascolti un po’ di più il Parlamento.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Signor Presidente, la politica è desiderare qualcosa, in particolare la politica socialdemocratica è desiderare il cambiamento, perché solo il cambiamento promette il miglioramento delle condizioni di vita, alimenta la fantasia e consegna soluzioni possibili nell'immediato e stimoli ai sogni per il futuro, ma naturalmente questo desiderio deve andare in una direzione precisa e deve avere una meta. Sono queste le parole di Olof Palme, ucciso nella notte tra il 28 febbraio e il primo marzo di trent'anni fa, un omicidio ancora oggi avvolto nel mistero. La sua morte fu un vero e proprio per la società svedese, per l'Europa e per il movimento socialista e pacifista di tutto il mondo. La Svezia si svegliò dal sogno dell'isola felice, il socialismo europeo perse una delle sue migliori figure di riferimento, il mondo si trovò senza un uomo di pace. Palme lottò contro l'apartheid, si impegnò concretamente per la soluzione della crisi mediorientale, fu in prima fila contro la proliferazione nucleare. Nel suo pensiero sono irrinunciabili tre parole: uguaglianza, libertà e dignità. Olof Palme è stato uno dei migliori esempi di una stagione irripetibile del socialismo e più in generale del sistema socialdemocratico europeo, fece parte di una generazione di statisti, da Mitterrand a Brandt, da Schmitz Gonzalez fino a Craxi, uomini in grado di gettare lo sguardo venti o trent'anni in avanti.
Orgogliosamente contrari al totalitarismo sovietico, critici verso il liberismo, intravidero le problematiche e le questioni irrisolte che oggi abbiamo di fronte: l'aumento delle disuguaglianze, il pericolo delle guerre e dei fondamentalismi, l'inquinamento, l'esigenza di costruire un'Europa forte, unita e capace di essere punto di riferimento del mondo. In un momento in cui le pulsioni antieuropee...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Quartapelle.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. ... sembrano prevalere, è ancora più significativo ricordare Palme come esempio di un socialista che seppe vivere per la costruzione dell'unità europea...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Quartapelle.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. ... per l'abbattimento delle frontiere e per il superamento della divisione del mondo in blocchi
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.