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Giovedì 06 Luglio 2006 ore 09:00
AULA, Seduta 20
Resoconto stenografico
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AULA, Seduta 20 del 06/07/2006
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- Lettura Verbale
- Missioni
- Preavviso di votazioni elettroniche
- Proposta di legge: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse (A.C. 17) ed abbinate (A.C. 39-51-397-472) (Seguito della discussione ed approvazione)
- REALACCI: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. (17-A) (FAS)
e delle abbinate proposte di legge: BOATO; Paolo RUSSO; FOTI ed altri; PEZZELLA ed altri. (39-51-397-472)
- Esame articoli - A.C. 17 ed abbinate
- Esame articolo 1 - A.C. 17 ed abbinate
- REALACCI: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. (17-A) (FAS)
e delle abbinate proposte di legge: BOATO; Paolo RUSSO; FOTI ed altri; PEZZELLA ed altri. (39-51-397-472)
- La seduta, sospesa alle 9,15, è ripresa alle 9,40
- Seguito della discussione della proposta di legge:
- REALACCI: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. (17-A) (FAS)
e delle abbinate proposte di legge: BOATO; Paolo RUSSO; FOTI ed altri; PEZZELLA ed altri. (39-51-397-472)
- Esame articolo 1 - A.C. 17 ed abbinate
- Vice Presidente TREMONTI GIULIO
- Deputato BONO NICOLA (ALLEANZA NAZIONALE)
- Vice Presidente TREMONTI GIULIO
- Deputato BONO NICOLA (ALLEANZA NAZIONALE)
- Deputato CIRIELLI EDMONDO
- Deputato BANDOLI FULVIA (L' ULIVO)
- Deputato NARDI MASSIMO (DEMOCRAZIA CRISTIANA-PARTITO SOCIALISTA)
- Deputato DUSSIN GUIDO
- Deputato MARGIOTTA SALVATORE (PARTITO DEMOCRATICO)
- Deputato NESPOLI VINCENZO (ALLEANZA NAZIONALE)
- Deputato LONGHI ALEANDRO (COMUNISTI ITALIANI)
- Deputato FRIGATO GABRIELE (L' ULIVO)
- Deputato LOMAGLIO ANGELO MARIA ROSARIO (SINISTRA DEMOCRATICA. PER IL SOCIALISMO EUROPEO)
- Deputato SPERANDIO GINO (RIFONDAZIONE COMUNISTA - SINISTRA EUROPEA)
- Deputato REALACCI ERMETE (PARTITO DEMOCRATICO)
- Votazione Emendamento - A.C. 17 ed abbinate
- Votazione Emendamento - A.C. 17 ed abbinate
- Esame articolo 1 - A.C. 17 ed abbinate
- Votazione Emendamento - A.C. 17 ed abbinate
- Votazione Emendamento - A.C. 17 ed abbinate
- Votazione Articolo - A.C. 17 ed abbinate
- Esame articolo 2 - A.C. 17 ed abbinate
- Vice Presidente TREMONTI GIULIO
- Deputato STRADELLA FRANCO (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Sottosegretario per l'ambiente e la tutela del territorio PIATTI GIANNI
- Deputato NESPOLI VINCENZO (ALLEANZA NAZIONALE)
- Deputato BOATO MARCO
- Deputato CIRIELLI EDMONDO
- Deputato LA LOGGIA ENRICO (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Vice Presidente TREMONTI GIULIO
- Deputato BOATO MARCO
- Deputato STRADELLA FRANCO (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Esame articolo 1 - A.C. 17 ed abbinate
- REALACCI: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. (17-A) (FAS)
e delle abbinate proposte di legge: BOATO; Paolo RUSSO; FOTI ed altri; PEZZELLA ed altri. (39-51-397-472)
- La seduta, sospesa alle 10,30, è ripresa alle 10,35
- Seguito della discussione della proposta di legge:
- REALACCI: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. (17-A) (FAS)
e delle abbinate proposte di legge: BOATO; Paolo RUSSO; FOTI ed altri; PEZZELLA ed altri. (39-51-397-472)
- Esame articolo 2 - A.C. 17 ed abbinate
- Votazione Emendamento - A.C. 17 ed abbinate
- Votazione Articolo - A.C. 17 ed abbinate
- Esame articolo 3 - A.C. 17 ed abbinate
- Votazione Articolo - A.C. 17 ed abbinate
- Esame articolo 4 - A.C. 17 ed abbinate
- Votazione Emendamento - A.C. 17 ed abbinate
- Votazione Articolo - A.C. 17 ed abbinate
- Esame articolo 5 - A.C. 17 ed abbinate
- Votazione Articolo - A.C. 17 ed abbinate
- Esame articolo 6 - A.C. 17 ed abbinate
- Votazione Articolo - A.C. 17 ed abbinate
- Esame articolo 7 - A.C. 17 ed abbinate
- Votazione Articolo - A.C. 17 ed abbinate
- Esame articolo 7 - A.C. 17 ed abbinate
- Dichiarazioni di voto finale - A.C. 17 ed abbinate
- Deputato MISITI AURELIO SALVATORE (ITALIA DEI VALORI)
- Vice Presidente TREMONTI GIULIO
- Deputato DI GIOIA LELLO (MISTO)
- Deputato DE ANGELIS GIACOMO (COMUNISTI ITALIANI)
- Deputato ADOLFO VITTORIO (UDC UNIONE DEI DEMOCRATICI CRISTIANI E DEI DEMOCRATICI DI CENTRO (CCD-CDU))
- Deputato CACCIARI PAOLO (RIFONDAZIONE COMUNISTA - SINISTRA EUROPEA)
- Deputato PIAZZA CAMILLO (VERDI)
- Deputato NARDI MASSIMO (DEMOCRAZIA CRISTIANA-PARTITO SOCIALISTA)
- Deputato CIRIELLI EDMONDO
- Deputato RUSSO PAOLO (IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE)
- Deputato SATTA ANTONIO (POPOLARI-UDEUR)
- Deputato DUSSIN GUIDO
- Deputato GENTILI SERGIO (L' ULIVO)
- Coordinamento formale - A.C. 17 ed abbinate
- Votazione finale ed approvazione - A.C. 17 ed abbinate
- REALACCI: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. (17-A) (FAS)
e delle abbinate proposte di legge: BOATO; Paolo RUSSO; FOTI ed altri; PEZZELLA ed altri. (39-51-397-472)
- Sull'ordine dei lavori
- Disegno di legge di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 173 del 2006: Proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare ed ulteriori proroghe per l'esercizio di deleghe legislative (Approvato dal Senato) (A.C. 1222) (Seguito della discussione)
- S. 325 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, recante proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare. Ulteriori proroghe per l'esercizio di deleghe legislative e in materia di istruzione (Approvato dal Senato). (1222) (FAS)
- Esame articolo unico - A.C. 1222
- Vice Presidente TREMONTI GIULIO
- Deputato BOSCETTO GABRIELE (FORZA ITALIA)
- Deputato GIUDICE GASPARE (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Deputato BONO NICOLA (ALLEANZA NAZIONALE)
- Deputato SANTELLI JOLE
- Deputato STUCCHI GIACOMO (LEGA NORD PADANIA)
- Deputato SALERNO ROBERTO (ALLEANZA NAZIONALE)
- Deputato MARINELLO GIUSEPPE FRANCESCO MARIA (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Deputato CONTE GIORGIO (FUTURO E LIBERTA' PER L'ITALIA)
- Deputato APREA VALENTINA (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Deputato MISURACA FILIPPO (FORZA ITALIA)
- Deputato LUPI MAURIZIO ENZO (FORZA ITALIA)
- Deputato MINASSO EUGENIO (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Parere del relatore e del Governo - Esame articolo unico - A.C. 1222
- Esame articolo unico - A.C. 1222
- S. 325 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, recante proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare. Ulteriori proroghe per l'esercizio di deleghe legislative e in materia di istruzione (Approvato dal Senato). (1222) (FAS)
- Sull'ordine dei lavori
- La seduta è sospesa, riprenderà alle ore 15.00
- Interrogazioni a risposta immediata (Svolgimento)
- Iniziative normative concernenti l'ineleggibilità alla carica di sindaco di coloro che hanno ricoperto due mandati consecutivi - n. 3-00088
- Percorso seguito dalla manifestazione «street rave parade» a Bologna - n. 3-00089
- Situazione dell'ordine pubblico nella provincia di Avellino - n. 3-00090
- Interrogazione - n. 3-00091
- Iniziative normative e misure operative in materia di immigrazione - n. 3-00092
- Questioni connesse all'applicazione della normativa sulla continuità territoriale della Sardegna e delle isole minori - n. 3-00094
- Futuro assetto societario ed industriale dell'Alitalia - n. 3-00095
- Interrogazione - n. 3-00093
- Ipotesi di concessione in uso alle forze armate statunitensi di parte dell'area civile dell'aeroporto Dal Molin - n. 3-00099
- Presunti vincoli di parentela tra il direttore del carcere di Perugia ed il difensore di uno degli imputati ivi recluso - n. 3-00096
- Posizione del ministro della giustizia sull'ipotesi di liberalizzazione in alcuni settori professionali - n. 3-00097
- Tempi di costituzione degli «sportelli unici all'estero» - n. 3-00098
- La seduta, sospesa alle 16,15, è ripresa alle 16,40
- Missioni (Alla ripresa pomeridiana)
- Disegno di legge di conversione (Annunzio della presentazione e assegnazione a Commissioni in sede referente)
- Ripresa seguito della discussione del disegno di legge:
- S. 325 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, recante proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare. Ulteriori proroghe per l'esercizio di deleghe legislative e in materia di istruzione (Approvato dal Senato). (1222) (FAS)
- Ripresa esame articolo unico - A.C. 1222
- Dichiarazioni di voto - A.C. 1222
- Interventi a titolo personale
- Sull'ordine dei lavori
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Ripresa esame articolo unico - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Ripresa esame articolo unico - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Ripresa esame articolo unico - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Ripresa esame articolo unico - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Ripresa esame articolo unico - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Ripresa esame articolo unico - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Ripresa esame articolo unico - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Ripresa esame articolo unico - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Ripresa esame articolo unico - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Ripresa esame articolo unico - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Ripresa esame articolo unico - A.C. 1222
- Interventi a titolo personale - A.C. 1222
- Ripresa esame articolo unico - A.C. 1222
- per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali D'ANDREA VITTORIO GIAMPAOLO
- Deputato NESPOLI VINCENZO (ALLEANZA NAZIONALE)
- Presidente BERTINOTTI FAUSTO
- Deputato VITO ELIO (IL POPOLO DELLE LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE)
- Deputato BOSCETTO GABRIELE (FORZA ITALIA)
- Deputato COTA ROBERTO (LEGA NORD PADANIA)
- Deputato BENEDETTI VALENTINI DOMENICO (ALLEANZA NAZIONALE)
- Deputato RUSSO FRANCO (RIFONDAZIONE COMUNISTA - SINISTRA EUROPEA)
- Deputato CROSETTO GUIDO (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Deputato VIOLANTE LUCIANO (L' ULIVO)
- Deputato VITO ELIO (IL POPOLO DELLE LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE)
- Deputato VOLONTE' LUCA (UNIONE DI CENTRO)
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Ripresa esame articolo unico - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Ripresa esame articolo unico - A.C. 1222
- Votazione Emendamento
- Votazione Emendamento
- Ripresa esame articolo unico - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Ripresa esame articolo unico - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento
- Ripresa esame articolo unico - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Ripresa esame articolo unico - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Intervento del Presidente
- Ripresa esame articolo unico - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Votazione Emendamento - A.C. 1222
- Esame ordini del giorno - A.C. 1222
- Votazione ordine del giorno - A.C. 1222
- Votazione ordine del giorno - A.C. 1222
- Votazione ordine del giorno - A.C. 1222
- Ripresa esame ordini del giorno - A.C. 1222
- Votazione ordine del giorno - A.C. 1222
- Ripresa esame ordini del giorno - A.C. 1222
- Votazione ordine del giorno - A.C. 1222
- Votazione ordine del giorno - A.C. 1222
- Ripresa esame ordini del giorno - A.C. 1222
- S. 325 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, recante proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare. Ulteriori proroghe per l'esercizio di deleghe legislative e in materia di istruzione (Approvato dal Senato). (1222) (FAS)
- Gruppo parlamentare (Integrazione nella costituzione e affidamento dei poteri attribuiti dal regolamento)
- Gruppo parlamentare (Affidamento dei poteri attribuiti dal regolamento)
- Gruppo parlamentare (Integrazione nella composizione dell'ufficio di presidenza)
- Sull'ordine dei lavori
- Ordine del giorno della seduta di domani
, legge il processo verbale della seduta del 29 giugno 2006. .
. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Azzolini, Boco, Bonelli, Colucci, Galati, Lion, Lucà, Mura, Mussi, Pagliarini, Piscitello, Sgobio, Stucchi e Violante sono in missione a decorrere dalla seduta odierna. Pertanto i deputati complessivamente in missione sono quarantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna.
. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge d'iniziativa del deputato Realacci: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse; e delle abbinate proposte di legge d'iniziativa dei deputati Boato; Paolo Russo; Foti ed altri; Pezzella ed altri. Ricordo che nella seduta del 27 giugno 2006 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione. Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 2.50. Avverto, altresì, che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere.
. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate . Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
, . Signor Presidente, la Commissione invita i presentatori al ritiro degli emendamenti Misiti 1.10 e Nardi 1.11, altrimenti il parere è contrario.
. Il Governo?
, . Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
. Sta bene.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, immagino che la richiesta di invito al ritiro formulata dall'onorevole relatore sia stata motivata da considerazioni particolari; tuttavia, non mi ritengo soddisfatto, poiché immagino che, probabilmente, sia stata la filosofia complessiva contenuta nella mia proposta emendativa ad aver indotto il Comitato dei nove ad esprimere tale giudizio. Sulla base di questa considerazione, signor Presidente, chiedo quindi la votazione per parti separate del mio emendamento 1.11, auspicando che detta impostazione possa consentire all'Assemblea, nonché allo stesso relatore, di accettare alcune proposte emendative che, almeno a mio giudizio, sono più «puntuali» rispetto alla stesura iniziale del provvedimento oggi all'esame dell'aula. Pertanto, non accedo all'invito al ritiro del mio emendamento e ne chiedo la votazione per parti separate, nella speranza che tale soluzione possa venire incontro ad alcune osservazioni espresse, in sede informale, sulle proposte emendative al nostro esame.
. Sta bene. Chiedo all'onorevole Misiti se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 1.10 formulato dal relatore.
. Signor Presidente, dopo le considerazioni svolte dal Comitato dei nove e dal relatore e dopo la discussione che vi è stata, sono d'accordo a ritirare l'emendamento, anche se ritengo opportuno rammentare che si trattava di un emendamento soltanto formale. Infatti, poteva confondersi il senso della stessa Commissione, nel punto in cui si parla, nel titolo della proposta di legge, di Commissione «sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite connesse». Ritenevo che si dovesse indagare sulle attività illecite e non su tutto il ciclo; tuttavia mi sembra che le spiegazioni che mi sono state fornite siano esaustive e, quindi, il titolo può anche rimanere così. Ritiro pertanto il mio emendamento.
. Prendo atto che l'emendamento Misiti 1.10 è stato ritirato. Dovremmo ora passare alla votazione dell'emendamento Nardi 1.11. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.
. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
. Ne ha facoltà.
. Onorevole Presidente, vengo proprio ora da una riunione della Commissione cultura, che era stata convocata alle ore 9 di questa mattina, prima ancora che si sapesse che, in concomitanza, alle 9 sarebbero anche iniziati i lavori dell'Assemblea. Ho espresso l'esigenza di sconvocare la Commissione e mi è stato risposto che, inassenza di votazioni, si poteva tranquillamente proseguire. Mi permetto di contestare tale interpretazione e desidero che la Presidenza stabilisca la regola secondo cui, in caso di coincidenza tra i lavori dell'Assemblea e quelli delle Commissioni, queste ultime siano sconvocate in modo automatico. Ciò per evitare spiacevoli complicazioni nei nostri lavori parlamentari e per consentire ai parlamentari medesimi di svolgere correttamente il loro mandato. Non si può infatti dire che le Commissioni vengono sconvocate solo in presenza di votazioni. Le Commissioni si dovranno sconvocare anche in presenza di una discussione in aula, visto che il parlamentare ha il diritto di seguire il dibattito e di intervenire per svolgere il proprio ruolo senza essere costretto a fare i salti mortali e senza che gli sia impedito l'esercizio delle sue prerogative. Visto che abbiamo avuto uno scambio di vedute con il presidente della Commissione cultura e dato che si tratta di un problema che attiene non alla Commissione cultura, ma più in generale ai lavori della Camera, desidero che la Presidenza chiarisca che, in concomitanza dei lavori dell'Assemblea, non si possano tenere riunioni di Commissione .
. Onorevole Bono, vorrei fare soltanto una precisazione: la prassi esclude che si possano tenere i lavori delle Commissioni durante le votazioni in Assemblea e non durante le discussioni. Ha ragione. Tra l'altro, nel caso specifico la votazione era stata sospesa.
. Chiedo di parlare .
. Basta!
. Ne ha facoltà.
. Vorrei svolgere un'ulteriore chiarificazione. La prassi avverte l'esigenza di sconvocare le Commissioni in presenza di votazioni e su questo non discuto. Mi consenta però di sottolineare il fatto che i lavori di un Parlamento non si possono ridurre soltanto alle votazioni: noi non siamo un «votificio», siamo un Parlamento, ed in concomitanza con l'apertura di un dibattito in aula non si può consentire la contemporanea riunione delle Commissioni. Posso capire che le riunioni delle Commissioni proseguano in concomitanza del o di attività ispettiva di vario genere, ma non in concomitanza di una discussione sulle linee generali. Vi è infatti il diritto da parte di ogni parlamentare di intervenire e di ascoltare . Credo dunque che in ogni caso vada chiarito il metodo di lavoro da seguire.
. Onorevole, le assicuro che rappresenterò la sua posizione al Presidente della Camera.
. Chiedo di parlare sull'articolo 1 e sul complesso degli emendamenti.
. Le ricordo che dobbiamo votare l'emendamento Nardi 1.11.
. Allora chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
. Ne ha facoltà.
. Vorrei dire ai colleghi che attraverso l'emendamento in questione cerchiamo di migliorare il testo. Voglio solo ricordare all'Assemblea (poiché non debbono esservi ipocrisie) che la scorsa legislatura, proprio a seguito della istituzione di questa importante Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, si è verificato un fatto che soprattutto i nuovi colleghi devono sapere. Così come previsto dall'articolo 1 del provvedimento, è stata presentata all'unanimità una relazione che censura gravementela situazione campana, in maniera particolare la gestione commissariale del presidente della regione, onorevole Bassolino, e che denuncia una gestione grave ed allarmante dal punto di vista della spesa. Si denuncia, in particolare, lo sperpero di migliaia di miliardi senza che siano stati affrontati i problemi reali. Oggi, la Campania si trova peggio di dieci anni fa, con tanti miliardi spesi; e si stanno per riaprire le discariche senza che il ministro dei Verdi abbia detto alcunché, nemmeno nel corso dello svolgimento di interrogazioni a risposta immediata. Spero che l'istituzione di questa Commissione - che tutte le parti politiche nei due rami del Parlamento auspicano - non sia semplicemente un'occasione per creare un nuovo organismo inutile, che non interviene realmente sul grave problema che attanaglia soprattutto il sud (mi si consenta di parlare, in maniera particolare, della mia regione). Altrimenti, si creano enti inutili, che costano allo Stato, che non hanno alcuna reale efficacia e che rappresentano soltanto una vuota modalità di declamare problematiche che tutti conoscono, rispetto alle quali nessuno ha il coraggio di intervenire.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bandoli. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, onorevoli colleghi con l'emendamento in esame, che sarà posto in votazione per parti separate, si propone effettivamente di assegnare alla Commissione compiti in gran parte già previsti. Per questa ragione, non siamo d'accordo di aggiungere competenze che risiedono in altri enti, come le agenzie regionali per la protezione dell'ambiente o la Sogin, che si occupa dei siti nucleari, sulla cui gestione abbiamo molte perplessità, ma che svolge compiti precisi. Rispetto a quanto ha affermato il collega Cirielli, vorrei che tutti noi, la destra e il centrosinistra, ci assumessimo la responsabilità delle difficili situazioni esistenti in molte regioni italiane, in Campania. Vi sono, peraltro, molte altre regioni in situazioni difficili e, per quanto attiene la Campania, la verità non è quella che lei ha illustrato in questa sede, onorevole Cirielli. La verità è un'altra. In primo luogo, il piano regionale dei rifiuti, tentato dalla giunta Rastrelli di centrodestra, è stato largamente disatteso, perché sbagliato. In secondo luogo, anche la giunta di centrosinistra, non avendo modificato sufficientemente quel piano, non avendo optato per impianti di tipo diverso e anche di dimensioni differenti, ancora non è riuscita a risolvere l'emergenza rifiuti in Campania. Se tutti ci assumiamo le nostre responsabilità - anche voi che avete governato quella regione e che non siete riusciti a costruire né un sistema regionale dei rifiuti né alcun tipo di raccolta differenziata, come prevede la legge -, allora possiamo ragionare insieme su come risolvere i problemi esistenti in tante regioni d'Italia. Questa Commissione, del resto, esiste anche per questo motivo: per discutere delle illiceità, ma anche delle disfunzioni presenti nel sistema del ciclo dei rifiuti. Mi dica lei, onorevole collega, qual'è l'alternativa. Dove vorrebbe portare i rifiuti della Campania? Magari in Emilia Romagna, nella mia regione, dove li avete portati fino a pochi mesi fa, o in Lombardia o da altre parti ? No, i rifiuti li ha portati in giro per l'Italia Bassolino e, prima di lui, Rastrelli!
. Non dire bugie!
. No, questa è esattamente la verità . Il fatto che in Campania non vi sia neppure un impianto di trattamento dei rifiuti è una responsabilità dell'insieme delle forze politiche, ma voi non vi state assumendo le vostre !
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la mia speranza è che nelle proposte emendative presentate al provvedimento si possa trovare la sintesi di una volontà comune, che è quella di porre fine a quanto accade rispetto al ciclo dei rifiuti. In sostanza, credo che tutti siamo d'accordo che sul ciclo dei rifiuti vi è un'infiltrazione mafiosa e un atteggiamento prevaricante da parte di forze che hanno interessi diversi da quelli propri della comunità. Invito, quindi, i colleghi della maggioranza a sostenere il mio emendamento anche perché ritengo che essi non siano contrari alle argomentazioni portate, salvo quelle dettate dalla logica di appartenere ad una maggioranza o ad una minoranza politica. Con l'emendamento 1.11 il mio intento, che è stato confermato con la volontà di mantenerlo, nonostante l'invito al ritiro formulato dal relatore, è solo quello di rendere più puntuale l'azione della Commissione in oggetto. Nella stesura del testo del provvedimento, a mio giudizio, alcuni punti rimangono oscuri. E noi sappiamo che, quando un punto rimane oscuro o non definito, esso finisce per essere il meandro all'interno del quale si insinuano soggetti che hanno interesse al malaffare. Nelle lettere ed del mio emendamento desidero puntualizzare che debbono essere perseguite anche quelle violazioni parziali che qui, viceversa, non vengono, a mio giudizio, puntualizzate opportunamente. In questo senso, invito i colleghi della maggioranza e i colleghi della minoranza, che già hanno manifestato la loro disponibilità, a giudicare dal tenore degli interventi svolti, a trovare, ripeto, un momento di sintesi. Il mio emendamento ha solo la volontà di richiamare l'attenzione della Commissione in questione sulle violazioni anche parziali, e a puntualizzare che lo smaltimento dei rifiuti, soprattutto quando è svolto da privati, deve essere rispettoso di tutti gli iter. Dico ciò perché spesso nei vizi di forma, nelle cose non dette o non scritte, si inserisce la malavita, cioè coloro che hanno interessi diversi da quelli della comunità. Invito, quindi, i colleghi tutti a sostenere questo emendamento perché il suo spirito è solo quello di puntualizzare meglio alcuni aspetti che altrimenti, di ciò sono convinto, renderebbero più facile determinate infiltrazioni .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, ritengo sia giusto fare un po' di chiarezza sul tema dei rifiuti. Su tale problematica esistono dati che non possiamo contestare. Tra l'altro, gli ultimi risultati forniti da Legambiente rendono onore ai dati rilevati sul territorio. Ricordo ai colleghi, e ciò l'ho già fatto in Commissione, che c'è uno stretto rapporto tra rifiuti rimasti in strada, rifiuti che vanno in discarica e rifiuti riciclati. E questo rapporto è pari al risultato elettorale registratosi sul territorio. Nelle amministrazioni laddove è presente la Lega Nord Padania si fa raccolta differenziata, nelle amministrazioni di sinistra e di centrosinistra invece i rifiuti rimangono in strada . Allora, com'è questa storia?
. Non è così!
. Nelle amministrazioni dove è presente la Lega Nord Padania la raccolta differenziata si aggira intorno al 65 per cento, e ciò ci pone tra i primi comuni in Italia; mentre laddove è presente un'amministrazione di sinistra non si raggiunge neanche il 10 per cento di raccolta differenziata . Questa è una vergogna! Si tratta di un fatto puramente culturale! Ad esempio, Rovigo, dove storicamente è presente un'amministrazione di sinistra, è la provincia peggiore del Veneto, a differenza di Treviso che, con riferimento alla raccolta di rifiuti, è la prima in Italia . Ricordo a tutti che Treviso, fino all'altroieri, era guidata da un'amministrazione monocolore della Lega Nord. Pertanto, è inutile che alcuni colleghi veneti cerchino di alterare la verità! Deve sussistere un vero e proprio rapporto culturale; noi infatti insegniamo nelle scuole a fare raccolta differenziata, abbiamo organizzato i consorzi e siamo convinti che nelle municipalizzate si debba radicare una cultura pubblico-privata affinché si possano ottenere risultati. In ogni caso, l'elemento più importante è che il rifiuto sia considerato una risorsa. Per tale motivo sono contrario al contenuto della lettera dell'emendamento Nardi 1.11, nella quale si parla esclusivamente di incentivare la raccolta differenziata dei rifiuti. Se il rifiuto viene considerato risorsa, diventa una materia prima come tante altre, diventa denaro, determinando minori costi per l'utente-famiglia che si impegnerà a procedere alla raccolta differenziata. Evidentemente, occorre prevedere forme di smaltimento dei rifiuti. Attualmente, tale settore - in alcune regioni in particolare - è stato lasciato nelle mani della mafia, che ne ha alterato le dinamiche. Ribadisco dunque la necessità di considerare il rifiuto una risorsa, prendendo ad esempio quelle realtà comunali, provinciali o regionali che hanno fatto funzionare tutta l'operazione relativa allo smaltimento dei rifiuti .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.
. Innanzitutto, con riferimento all'intervento testè reso dal collega Dussin, vorrei precisare che l'idea di dividere il paese in due parti - o dal punto vista geografico o dal punto di vista politico - per quanto riguarda il settore dei rifiuti mi pare un po' eccessiva. Ci sono ottimi esempi...
. A Napoli!
. ... di buona gestione di questi problemi, ad esempio nella mia Basilicata e certamente in Emilia Romagna e in altre regioni. Quindi ritengo che né il dato geografico né quello politico possano costituire il discrimine sull'argomento. Per quanto concerne l'emendamento in esame, credo che sullo stesso debba essere espresso un voto contrario, sia per le considerazioni già svolte dalla collega Bandoli - infatti, in alcuni commi si fa riferimento a compiti già svolti da altri enti e da altre istituzioni - sia in quanto, alla lettera si ripropone la questione del sito unico di raccolta delle scorie nazionali che, nella scorsa legislatura, interessò questa Assemblea e la regione Basilicata e sulla quale non è ovviamente la Commissione di inchiesta a dover fare chiarezza.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nespoli. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, mi riservo di intervenire successivamente, ma ho chiesto di parlare ora perché ritengo che l'intervento della collega Bandoli meriti una risposta. Infatti, in questa aula, contro le idiozie e le bugie bisogna chiarire, una volta per tutte, certe situazioni. È evidente che la collega Bandoli non conosce la cronaca politica degli ultimi anni della regione Campania e non conosce gli atti, in quanto affermare che vi è responsabilità dell'allora governatore Rastrelli in merito alla gestione dei rifiuti significa dire una grande idiozia.
. È stato commissario straordinario per dieci anni!
. Rastrelli ha unicamente approvato il piano dei rifiuti su imposizione dell'allora ministro dell'ambiente Ronchi, che lo volle ridurre, in quanto in luogo dei cinque termovalorizzatori previsti ne autorizzò soltanto due. Successivamente, già all'epoca la democrazia vigente nel centrosinistra, basata sui«ribaltoni», mandò, per così dire, a casa il centrodestra e Rastrelli ed elesse Losco presidente della regione Campania, oggi europarlamentare dell'Ulivo, che si affrettò a confermare il piano e tenne la gara per l'affidamento del sistema dei rifiuti. Dov'è la responsabilità della gestione da parte di Rastrelli e del centrodestra?
. Onorevole Nespoli...
. In questi anni l'onorevole Bassolino, e concludo ma mi riservo successivamente di continuare la cronistoria per fornire elementi di valutazione, si è impegnato a mandare l'immondizia della Campania, spendendo migliaia di miliardi, in tutta l'Italia e in tutta l'Europa, sostenendo giustamente (lo condividiamo) che le discariche erano gestite dalla camorra. Oggi, si appresta a riaprire le discariche. Chi le gestisce ?
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Longhi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo sulla lettera dell'emendamento in esame. Mi meraviglia che si chieda di verificare lo stato di conservazione dei rifiuti radioattivi. Nella precedente legislatura ho presentato ben otto interrogazioni a risposta scritta sulla questione Sogin e il Governo di centrodestra non ha mai risposto. La Sogin aveva come presidente il generale Jean, che era agli atti della Commissione d'inchiesta sulla loggia P2 perché facente parte, anche lui, di una loggia «coperta», la loggia Adriano Lemmi, e che era stato anche incaricato dal Governo Berlusconi di essere commissario straordinario dell'emergenza rifiuti radioattivi . Quindi, da un lato, come commissario si dava gli ordini e, dall'altro, come presidente li eseguiva. La Sogin è una società in cui sono state realizzate clientele con assunzioni di parenti di ministri ed appalti a trattativa diretta. Bisognerebbe istituire una Commissione d'inchiesta sulla Sogin, che non ha mai fatto nulla se non clientele e sperpero di denaro pubblico e non sulla questione dei rifiuti radioattivi
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intendo anch'io fare una riflessione rapida su questa materia in quanto ritengo, collega Dussin, che le posizione ideologiche non servano rispetto ai problemi concerti, in particolare rispetto al tema dei rifiuti. Sappiamo che la problematica è complessa e che vi sono grandi aree urbane, piccoli comuni, realtà ben diverse nel nostro paese, ma affermare che alcuni comuni amministrati dalla Lega sono i migliori e non altri, mi pare assolutamente non vero. Di una cosa sono convinto, collega Dussin: i rifiuti sono una risorsa, una ricchezza, ce ne siamo accorti da più parti, anche nei comuni gestiti dal centrosinistra. Vi sono esempi intelligenti di gestione del problema, esempi di raccolta differenziata e questi dobbiamo prendere in considerazione, indipendentemente dal colore politico. Per quanto riguarda, la realtà polesana che il collega Dussin ha citato, ricordo che se il comune di Rovigo ha qualche ritardo, proprio questo comune è stato amministrato negli ultimi cinque anni anche dalla Lega, insieme alle altre forze del centrodestra.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lomaglio. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, il punto che trova eco in questa discussione è proprio la differenza tra diverse aree geografiche del nostro paese: quelle aree in cui vi è stata una maggiore attenzione alla raccolta differenziata e, quindi, ad un ciclo virtuoso della gestione integrata dei rifiuti equelle, invece, in cui si è scelto di non fare nulla in tale direzione, privilegiando i grandi affari ed i rapporti inquinati con settori dell'organizzazione criminale. Per tale ragione credo si debba votare contro l'emendamento in esame. Quando si dice che bisogna individuare ogni forma possibile di incentivo alla raccolta differenziata, probabilmente si dimentica che nella regione siciliana si è consentita una gestione commissariale prorogata per molti anni, che ha fatto un piano regionale dei rifiuti assolutamente in contrasto con i suddetti indirizzi necessari. Per questa ragione annuncio il mio voto contrario all'emendamento esame.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sperandio. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo solo per rappresentare all'onorevole Dussin che un'impostazione così ideologica della questione dei rifiuti è davvero sbagliata. Provenendo dalla stessa parte del paese, potrei facilmente ricordare all'onorevole Dussin che la Casa delle libertà, con vicesindaco un esponente della Lega, come primo atto nel comune di Belluno intende rivedere la politica coraggiosa di raccolta differenziata dei rifiuti. Si potrebbe dire facilmente che, dove subentra dopo opere virtuose del centrosinistra, la Casa delle libertà opera male. In realtà, credo che la questione dei rifiuti vada correttamente impostata come una questione di informazione, di coinvolgimento delle popolazioni e con scelte coraggiose, magari antipopolari, che però portano in pochi mesi i comuni virtuosi ad arrivare a percentuali di raccolta differenziata molto alte, come appunto è successo nel comune di Belluno. Pertanto, invito la Lega ad avere la stessa lingua sia dove è al Governo, sia dov'è all'opposizione e non, magari, scegliere di fare bene dove ha amministrato da anni e di fare male dove subentra ad ottime amministrazioni di centrosinistra .
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
, . Signor Presidente, sarò brevissimo. Questa Commissione ha una tradizione di lavori che finiscono con documenti comuni e con proposte legislative comuni. Anzi, consiglio ai colleghi che ne faranno parte di partire dai lavori svolti nella passata legislatura, per evitare che si arrivi alla fine e si propongano modifiche legislative che non c'è tempo di portare avanti. Sul problema dei rifiuti vi è una responsabilità che attraversa gli schieramenti politici. Ha ragione il collega Dussin ad essere orgoglioso di quanto fatto da tante amministrazioni leghiste. Potrei, però, ricordargli che il comune di quella provincia che ha la percentuale di raccolta più differenziata è amministrato da una senatrice de l'Ulivo: si tratta del comune di Roncade e la sindaca si chiama Simonetta Rubinato. È sbagliato pensare che non si possa fare al sud ciò che si è fatto in tante zone del nord perché ci sono comuni del salernitano dove si è superato il 50 per cento di raccolta differenziata. Vi sono, infine, errori che riguardano tutte le forze politiche: in Campania, ad esempio, tanti esponenti di centrodestra hanno combattuto impianti legali mentre la camorra continuava a fare affari sullo smaltimento illegale dei rifiuti. La responsabilità, quindi, è comune e la Commissione serve perché tale responsabilità comune venga assunta dalle forze politiche senza facili scarica barile. Così è stato nelle passate gestioni dei lavori della Commissione.
. Dobbiamo ora passare al voto dell'emendamento Nardi 1.11, emendamento sul quale la Commissione e il Governo hanno espresso parere contrario. Il presentatore ha chiesto la votazione per parti separate. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla primaparte dell'emendamento Nardi 1.11, relativa al comma 1, lettera non accettata dalla Commissione né dal Governo.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, volevo chiedere un chiarimento riguardo alla votazione. Tutta questa parte che stiamo votando è retta da un «conseguentemente», ma poiché l'Assemblea ha bocciato ciò che precede il «conseguentemente» con la prima votazione, ho dei dubbi che si possa proseguire a votare per parti separate. Infatti, questa parte - ripeto - è retta da un «conseguentemente» ma il primo comma non è stato approvato. A prescindere dal merito, che non discuto in questo momento, è solo un fatto procedurale: credo che il «conseguentemente» sia precluso.
. Onorevole Boato, si ritiene che le parti ora in votazione abbiano, nonostante il «conseguentemente», comunque una propria autonomia logica e, quindi, siano oggetto possibile di voto. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla terza parte dell'emendamento Nardi 1.11, volta ad aggiungere al comma 1 le lettere da ad non accettata dalla Commissione né dal Governo.
. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate . Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
, Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 2.50 e si rimette all'Assemblea sugli emendamenti La Loggia 2.20 e 2.21.
. Il Governo?
, . Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
. Sta bene. Passiamo alla votazione dell'emendamento La Loggia 2.20. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nespoli. Ne ha facoltà.
. In verità, avevo chiesto la parola per dichiarazione di voto anche sull'articolo 1 ed è chiaro che riprenderò in questa fase alcune considerazioni che volevo fare nel merito delle questioni che prima avevo annunciato. Prima qualcuno sosteneva che non ci può essere una gestione ideologica del rifiuto, ed è vero, ma non si possono neanche accettare campagne di denigrazione, che sono fuori luogo e che tendono, invece, ideologicamente a difendere i veri responsabili, le cui colpe sono consolidate da molto tempo. Non a caso, in Campania il ciclo dei rifiuti prevede una fase iniziale della raccolta differenziata. Come è stata gestita quest'ultima in questi anni, onorevole Bandoli? Assumendo 4 mila lavoratori socialmente utili, che, come hanno evidenziato le inchieste giudiziarie, non vengono utilizzati, mentre il servizio di raccolta differenziata viene affidato dai consorzi di bacino, tutti gestiti dalla regione, a ditte che non operano in tal senso, per cui si paga due volte per una raccolta differenziata che in Campania non produce un livello di soddisfazione vicino a quello richiamato dalla normativa nazionale. Il collega Realacci citava alcuni comuni del salernitano che hanno superato il 50 per cento di raccolta differenziata: tra questi in testa vi è il comune di Mercato San Severino, gestito da oltre 10 anni da una giunta di centrodestra. Questo per testimoniare che è vero che non si deve fare una gestione ideologica del rifiuto, ma è anche vero che non si possono continuare ad ascoltare idiozie quando qualcuno vuole in tutti i modi sottolineare responsabilità che non si hanno per coprire le vere responsabilità, che in Campania sono tutte del centrosinistra. Nel momento in cui non vi è più alcuna «foglia di fico», vogliamo rilevare che la responsabilità è a Roma e non a Napoli. Nel momento in cui siete anche al Governo della nazione, vorremmo che, con un atteggiamento coerente e corretto, indicastecosa volete fare in Campania nei confronti del problema della gestione dei rifiuti. Ci auguriamo che anche questa Commissione operi per fare chiarezza, in modo da giungere finalmente alla costruzione dei termovalorizzatori, come quello di Acerra, rispetto al quale, quando eravamo al Governo, ci siamo impegnati a seguire una nuova procedura di valutazione di impatto ambientale. Sono previsti una serie di interventi, che, a quanto sembra, la regione Campania, oggi che al Governo della nazione siede il centrosinistra, vorrebbe che non fossero attuati. Poichè la collega Bandoli mostra insofferenza, vorrei che contestasse quanto ho detto finora, perché la verità, quando viene supportata da elementi concreti come quelli che stiamo denunciando da anni circa le responsabilità della gestione dei rifiuti in Campania, non è bene accetta da chi fa solo propaganda. Quanto al merito dell'emendamento proposto, riteniamo che il presidente della Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti debba essere un presidente di grande garanzia; condividiamo pertanto che venga eletto dai due terzi dei componenti della Commissione e per questo siamo favorevoli all'emendamento La Loggia 2.20.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario del gruppo dei Verdi sia sull'emendamento La Loggia 2. 20 sia sul successivo La Loggia 2. 21 ed il voto favorevole sull'emendamento 2. 50 proposto dalla Commissione. In questo modo, avendo approvato ieri la legge istitutiva della Commissione antimafia, devo dire con soddisfazione, all'unanimità - cosa che mi auguro accada anche per l'istituzione di questa Commissione -, con un'ipotesi esplicita di elezione del presidente a maggioranza assoluta dei componenti, logica istituzionale vuole che, analogamente, si adotti lo stesso schema, come del resto opportunamente la Commissione ha fatto, per quanto riguarda la Commissione sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. Se posso permettermi, con grande rispetto vorrei suggerire al collega La Loggia di ritirare almeno l'emendamento 2.20, perché, anche se lungi dalla sua volontà, vi potrebbe essere un'eterogenesi dei fini. Invece che garantire l'autorevolezza della Commissione, potrebbe bloccarne il funzionamento, perché tale emendamento stabilisce che il presidente venga eletto con la maggioranza dei due terzi dei componenti la Commissione: se non si raggiungesse questo la Commissione non avrebbe mai il suo presidente e non potrebbe funzionare. Sono certo che il collega La Loggia non voglia perseguire questo risultato, ma il suo emendamento ha esattamente questa portata di potenziale paralisi istituzionale. Il suo secondo emendamento riporta un'ipotesi accuratamente valutata ieri dalla Commissione, ma poi respinta a larga maggioranza dall'Assemblea. Io suggerirei, visto che nella Commissione il relatore ha la rappresentanza politica della stessa ma anche di una forza politica, di ritirare questo secondo emendamento. Il primo, nell'ipotesi astratta che fosse approvato, potrebbe mettere la Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti nelle condizioni di non funzionare e di non entrare mai nella sua ordinaria attività. Quindi, ribadisco il voto contrario sugli emendamenti La Loggia 2.20 e 2.21 e favorevole sull'emendamento 2.50 della Commissione.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cirielli.
. Innanzitutto, signor Presidente, la pregherei di consentire un dibattito aperto su tale questione: io avevo chiesto la parola per dichiarazione di voto sull'articolo 1, che meritava, visto che istituisce la Commissione in oggetto, una discussione più ampia in ogni caso, è andata in questo modo. Volevo segnalare ai colleghi, proprio traendo spunto dai due emendamenti che prevedono una maggioranza ultraqualificata per l'elezione del presidente, che il dibattito di questa mattina dimostra quanto sia importante la Commissione che si vuole istituire. Voglio dire alla collega Bandoli - che ho sempre apprezzato, quando faceva parte della minoranza, per la sua onestà intellettuale - che non bisogna dire delle bugie. Infatti, dal 1994 al 1996, è vero che Rastrelli ha realizzato solo il piano di smaltimento dei rifiuti, ma allora c'erano le discariche e quindi neanche un sacchetto di spazzatura è stato portato fuori dalla Campania. Lo sperpero è iniziato con Losco e si è perpetrato con Bassolino. Queste non sono parole del centrodestra, ma della relazione della Commissione, che è stata approvata all'unanimità.
. La invito a concludere, onorevole Cirielli.
. Quindi, cerchiamo di non fare politica nel senso becero della parola, ma piuttosto di dire la verità. Inoltre, mi sembra politicamente miserevole che si rivendichino responsabilità a carico di chi ha governato dieci anni fa: che cosa avete governato a fare per dieci anni la Campania, se dovete dire che è colpa di chi ha governato dieci anni fa? Un po' dignità, colleghi!
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, sarò veramente breve. L'intenzione che è alla base della presentazione dei miei emendamenti 2.20 e 2.21 risiede nella stessa logica che ieri abbiamo tentato di spiegare senza successo, con riferimento all'istituzione della Commissione antimafia; vale a dire che, dinanzi a determinati argomenti, una divisione netta tra maggioranza e opposizione è quanto meno di dubbia opportunità. Ieri non siamo riusciti a far comprendere questo - non ci siamo spiegati bene -, ma siamo rimasti anche molto delusi dalle osservazioni che sono venute da diversi esponenti della maggioranza. Oggi riproponiamo sulla stessa impostazione, per l'appunto, questo tipo di soluzione. È evidente che il mio emendamento 2.20 è soltanto l'affermazione del principio, e sono senz'altro disponibile, come peraltro richiesto dal collega Boato, a ritirarlo, purché venga preso in considerazione - ci auguriamo favorevolmente - il mio emendamento 2.21, anche perché nella formulazione originaria della proposta di legge non era indicato alcun tipo di soluzione con riferimento alle modalità di elezione del presidente e dell'ufficio di presidenza. È vero che ora la Commissione propone di eleggere il presidente a maggioranza e, se nessuno ottiene tale risultato, che si vada al ballottaggio. Tuttavia, si potrebbe, secondo me senza difficoltà incorporare il mio emendamento 2.21 nell'emendamento 2.50 della Commissione, nel senso che il presidente è eletto a maggioranza dei due terzi dei componenti la Commissione, ma se nessuno ottiene tale maggioranza, neanche nella seconda votazione, si procede ad una terza votazione così da eleggere chi ha riportato la maggioranza assoluta dei voti, come recita il mio emendamento 2.21. A questo punto, si può benissimo aggiungere che, se neanche con questa procedura si ottiene un risultato, si procede al ballottaggio. Nella sostanza, si può aggiungere la parte finale dell'emendamento 2.50 proposto dalla Commissione alla fine del mio emendamento 2.21, con il coordinamento formale necessario. Laddove i colleghi Boato, Realacci e gli altri, nonchè il relatore fossero d'accordo, credo che otterremmo due risultati: anzitutto si darebbe il segnale di un primo tentativo - almeno un tentativo - di eleggere un presidente frutto di una amplissima maggioranza; in secondo luogo, nel giro di pochi minuti, si arriverebbe aduna soluzione positiva, perché il presidente verrebbe eletto a maggioranza oppure si andrebbe al ballottaggio. Se su questa soluzione convenissero anche gli esponenti della maggioranza, credo che avremmo un buon risultato .
. Prendo atto, pertanto, che l'emendamento La Loggia 2.20 è stato ritirato dal presentatore. Per quel che riguarda la modifica dell'emendamento La Loggia 2.21, si tratta di un'ipotesi che può essere formulata solo dal relatore. Onorevole Stradella, concorda su questa ipotesi?
, . Sì, signor Presidente.
. In tal caso, se il relatore è favorevole e fa propria l'ipotesi così «suggestivamente» formulata dall'onorevole La Loggia, è necessaria una riunione del Comitato dei nove.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, volevo suggerire proprio questo. Ovviamente, il relatore non può decidere da solo. Il Comitato dei nove ha espresso il proprio parere ed ha formulato un proprio emendamento. Ringrazio il collega La Loggia per aver ritirato il primo dei suoi emendamenti, il che costituisce un atto di dialogo parlamentare, ma l'ipotesi di modifica del parere, mentre al Senato deve essere valutata dal relatore, alla Camera è oggetto di valutazione da parte del Comitato dei nove. Quindi, suggerisco di mantenere il parere che il relatore ha espresso a nome del Comitato dei nove; laddove intendesse cambiarlo, bisognerebbe sospendere la seduta per riunire il Comitato dei nove. Però, insisto nel suggerire di mantenere la linea che correttamente il relatore e la Commissione hanno tenuto fin qui.
. Onorevole Stradella, intende chiedere una breve sospensione della seduta?
, . Sì, signor Presidente, chiedo che la seduta venga sospesa per cinque minuti.
. Sospendo pertanto la seduta per consentire al Comitato dei nove di riunirsi.
. Invito il relatore a riferire all'Assemblea in merito agli esiti della riunione del Comitato dei nove.
, Signor Presidente, il Comitato dei nove non ritiene opportuno modificare la formulazione dell'emendamento 2.50 e, quindi, conferma di volersi rimettere all'Assemblea sul testo presentato inizialmente dall'onorevole la Loggia.
. Grazie, onorevole Stradella. La Presidenza ne prende atto.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole La Loggia, non solo per aver ritirato il suo emendamento 2.20, ma anche per avere, con la sua proposta, sollevato un problema che noi, pur non potendo accettare quanto egli propone in questa sede, riteniamo sussista. L'onorevole La Loggia ritiene che le Commissioni di garanzia dovrebbero avere un sistema di elezione del proprio presidente maggiormente correlato alla possibilità di intese e di larghe maggioranze. In linea di principio, condivido tale intendimento. Non sono d'accordo nel creare un precedente iniziando dalla Commissione che stiamo per istituire o - come avrebbe potuto accadere ieri - dalla Commissione antimafia. Penso che il problema che l'onorevole La Loggia ha sollevato debba essere messo all'ordine del giorno di una discussione politica e parlamentare e, successivamente, tutte le Commissioni di garanzia potrebbero avere un identico procedimento di elezione del proprio presidente. Con questa posizione, chiedo pertanto all'onorevole La Loggia di accettare le conclusioni del Comitato dei nove e della Commissione, pur - ripeto - apprezzando l'intenzione che lo ha mosso ad avanzare tale proposta.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, prendo atto della decisione assunta dal Comitato dei nove. Mi rendo conto che lo spirito della mia proposta è tenuto in considerazione positiva ed è stato apprezzato dalla maggioranza, e ringrazio l'onorevole Bandoli per averlo voluto esplicitare. Mi rendo anche conto della impossibilità di procedere ad un'innovazione di tale portata in questa circostanza e, dunque, ritiro anche il mio emendamento 2.21 .
. Sta bene, onorevole La Loggia. Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 2.50 della Commissione.
. Passiamo all'esame dell'articolo 3, al quale non sono state presentate proposte emendative. Passiamo dunque ai voti.
. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata . Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
, . Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 4.50.
. Il Governo?
, Signor Presidente, il Governo accetta l'emendamento 4.50 della Commissione.
. Sta bene. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.50 della Commissione, accettato dal Governo.
. Passiamo all'esame dell'articolo 5, al quale non sono state presentate proposte emendative. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, colgo quest'occasione per annunciare, ovviamente, il mio voto favorevole, ed anche per avanzare un suggerimento che la Commissione può valutare. Opportunamente, i testi dei provvedimenti istitutivi della Commissione antimafia e della Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, dal punto di vista ordinamentale, risultano identici - ovviamente, diverse sono le finalità delle due Commissioni - e nel provvedimento istitutivo della Commissione antimafia che abbiamo approvato ieri si è introdotto un ultimo articolo, che prevede l'immediata entrata in vigore della legge istitutiva della Commissione di inchiesta a seguito della pubblicazione della stessa sulla . Poiché siamo ancora al voto sull'articolo 5, ci sarebbe la possibilità, se la Commissione lo ritenesse - mi rivolgo al relatore e al Comitato dei nove -, di aggiungere un articolo 7-, che poi diventerebbe l'articolo 8, con la previsione della norma sull'entrata in vigore il giorno successivo alla pubblicazione del provvedimento sulla . Così, le due Commissioni dal punto di vista ordinamentale sarebbero identiche e, soprattutto, la Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti potrebbe essere costituita tempestivamente, senza aspettare i rituali 15 giorni dopo la pubblicazione sullache sarebbe invece necessario attendere qualora non venisse introdotta la norma che suggerisco. Si tratta di una questione non politica, ma di mera rapidità per l'entrata in vigore della legge istitutiva della Commissione sul ciclo dei rifiuti. Il relatore e il Comitato dei nove valutino se ritengono di proporre tale nuovo articolo, perché adesso, stando ancora all'esame dell'articolo 5, ci sarebbe il tempo materiale per farlo.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
. Passiamo all'esame dell'articolo 6, al quale non sono state presentate proposte emendative. Passiamo dunque ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
. Passiamo all'esame dell'articolo 7, al quale non sono state presentate proposte emendative. Passiamo dunque ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
, . Signor Presidente, la Commissione non ritiene di dover presentare un nuovo articolo, così come proposto precedentemente dall'onorevole Boato. Il testo del provvedimento resta pertanto così com'è.
. Sta bene.
. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.
. A nome del gruppo dell'Italia dei Valori, esprimo il voto favorevole sul provvedimento in esame, in quanto il nostro gruppo ritiene indispensabile l'istituzione di questa Commissione bicamerale.
. Constato l'assenza dell'onorevole Giuditta, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: si intende che vi abbia rinunziato. Constato, altresì, l'assenza dell'onorevole De Angelis, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: si intende che vi abbia rinunziato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.
. Il gruppo della Rosa nel Pugno attribuisce estrema importanza all'istituzione di questa Commissione, così come all'istituzione della Commissione antimafia, che si è votata ieri. I colleghi, sia dell'opposizione sia della maggioranza, che questa mattina hanno discusso sulle proposte emendative sottoposte alla nostra attenzione, mi consentiranno di ricordare che noi oggi siamo chiamati a votare l'istituzione della Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e non a discutre, come se fossimo in un consiglio regionale, il piano regionale dei rifiuti né tanto meno le responsabilità di una giunta o di un consiglio regionale. Noi crediamo che i problemi vi siano e che la questione dei rifiuti debba essere messa al primo posto nella graduatoria dei problemi che esistono nel nostro paese. Ciò anche perché siamo profondamente convinti che la questione ambientale e dello sviluppo ecocompatibile debba essere considerata un punto di forza nella più ampia discussione che andremo ad affrontare nei prossimi giorni e mesi. Cari colleghi, oggi si sta determinando nel nostro paese - ma anche nell'intero pianeta - una situazione in cui si accentua sempre di più la cosiddetta densità urbana, cioè, vi sono sempre più persone nei grandi centri, nelle metropoli, nelle città medio-grandi, e si registra sempre di più uno spopolamento riguardante le zone rurali e anche le cosiddette realtà periferiche e marginali. Ciò pone un problema in termini di rifiuti, così come pone il problema di una discussione seria, importante, che i sociologi hanno definito in questi anni. Mi riferisco alla concentrazione della disoccupazione urbana, una questione che indebolisce un segmento importante della nostra società, creando quei fenomeni malavitosi che poi determinano le difficoltà che abbiamo incontrato e stiamo tuttora incontrando. Tutto ciò deve portarci a riflettere su cosa significhi costituire una Commissione speciale per i rifiuti e sull'eventualità di cambiare alcune norme approvate dal precedente Parlamento. Nella scorsa legislatura, la Commissione speciale per i rifiuti ha lavorato bene, ha determinato alcune scelte, ha identificato alcune difficoltà esistenti all'interno del nostro paese. Quindi, ritengo che tale Commissione debba continuare nella sua opera, che va nella direzione di scoprire le situazioni difficili e gli interessi criminali che in questo comparto vi sono. Basti pensare al volume di affari che i rifiuti producono: circa 23-24 miliardi di euro l'anno. Basti pensare a quali e quante aziende sono coinvolte in una simile situazione di illiceità, determinando una continua infiltrazione mafiosa all'interno del ciclo dei rifiuti. Basti infine pensare ai processi e alle indagini in corso per capire il grado di necessità e l'impellenza di istituire questa Commissione affinché, rapidamente, cominci a lavorare. Nella scorsa legislatura abbiamo lavorato bene, la Commissione ha lavorato bene, e oggi la stiamo ricostituendo, ampliando, per certi aspetti, i poteri che le erano già propri nella scorsa legislatura, perché il problema dei rifiuti è veramente serio. È chiaro che poi dovremo affrontare, nella Commissione di merito, una discussione sul rifiuto in quanto tale, definendo una gestione seria dei rifiuti e decidendoquale ciclo determinare per lo smaltimento degli stessi. Dobbiamo capire come agire dalla nascita alla morte del rifiuto, affinché si possa arrivare sempre di più ad una raccolta differenziata, facendo in modo che il quantitativo attuale venga fortemente ridotto. Vi sono motivi importanti, seri che inducono, innanzitutto, il Parlamento a riproporre con determinazione e forza la necessità di istituire la Commissione bicamerale speciale per i rifiuti. La Rosa nel Pugno è d'accordo sulla sua istituzione, per cui voteremo a favore, convinti come siamo che occorra eliminare all'interno di questo processo le infiltrazioni mafiose e camorristiche per dare più dignità e certezza ai cittadini del nostro paese. Abbiamo la necessità, inoltre, di confrontarci anche con gli enti locali, facendo in modo che essi possano controllare i servizi connessi al ciclo dei rifiuti. È necessario predisporre, in buona sostanza, un'impalcatura complessiva capace di mettere la Commissione d'inchiesta nelle condizioni idonee per affrontare con determinazione i problemi che ci troviamo di fronte. Ribadisco pertanto, in conclusione, che il gruppo della Rosa nel Pugno voterà a favore della istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta in oggetto .
. Con molte scuse per la «postergazione», do ora la parola per dichiarazione di voto all'onorevole De Angelis. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, credo che, a differenza di alcuni interventi svolti questa mattina, la discussione sulle linee generali che ha avuto luogo in Assemblea alcuni giorni fa abbia evidenziato, invece, una forte sensibilità in ordine alla tematica in oggetto, nonché un orientamento comune sia dell'opposizione, sia della maggioranza nell'affrontare tale questione. I vari interventi svolti, infatti, hanno messo in evidenza la necessità di accelerare la istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, nonché l'urgenza con cui la stessa Commissione dovrebbe iniziare la propria attività, poiché non passa giorno che l'opinione pubblica non venga a conoscenza di gravi illeciti commessi in ambito ambientale. Ciò grazie, soprattutto - dobbiamo riconoscerlo -, al lavoro costante e metodico svolto dagli organi giudiziari. A tale Commissione spetterà di compiere un lavoro impegnativo, seguendo il solco già tracciato da quella precedente. Dalle relazioni prodotte, infatti, emerge un quadro molto preoccupante in un settore così delicato, che investe anche la salute delle persone, dal momento che vi è troppa gente spregiudicata che si arricchisce distruggendo ed inquinando vasti settori e mettendo altresì a rischio la salute dei nostri cittadini. Riteniamo che tutto ciò - e credo si tratti di una convinzione comune - non sia più tollerabile. Il lavoro che questa Commissione di inchiesta è chiamata a svolgere dovrà scavare ulteriormente nelle gravi cause della disfunzione dell'intero ciclo dei rifiuti, individuando responsabilità, denunciando collusioni e proponendo soluzioni efficaci. Penso che la Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse sia chiamata ad approfondire alcune questioni dirimenti, emerse con forza in questi ultimi anni e sulle quali urge una riflessione definitiva. Infatti, riteniamo, in sintesi, che la mancata chiarezza normativa in tale settore favorisca, troppo spesso, operatori senza scrupoli, i quali, approfittando di regole non chiare, continuano ad inquinare il nostro paese; è altresì urgente rivolgere una maggiore attenzione verso i reati ambientali, assumendo l'impegno di adottare disposizioni che configurino tali crimini come veri e propri delitti ambientali. Un ulteriore approfondimento merita, a nostro avviso (come è stato precedentemente ricordato anche da qualche collega dell'opposizione), la funzionalità dei commissari straordinari in materia di emergenza rifiuti, nonché i benefici apportatialle istituzioni in diverse regioni, anche meridionali. Lo stesso lavoro svolto dalla precedente Commissione di inchiesta, che ho esaminato, ha evidenziato, infatti, notevoli responsabilità nella gestione delle fasi di emergenza; soprattutto, non è concepibile, secondo noi, una straordinarietà che dura da anni. In Campania, infatti, siamo ormai giunti al tredicesimo anno di commissariamento straordinario e, in verità, abbiamo assistito a progressi di scarso rilievo in tale settore; anzi, possiamo affermare che si passa da un'emergenza ad un'altra, con uno spreco enorme di risorse pubbliche! Tuttavia, il dato più negativo che tale gestione evidenzia, secondo il nostro punto di vista (come abbiamo già affermato, anche in altre circostanze), è che ciò legittima la deresponsabilizzazione degli enti locali e delle comunità territoriali: la straordinarietà, in questo caso, diventa «ordinarietà». Tutto ciò non è più possibile, secondo noi, non è più tollerabile, poiché gli enti locali devono assumersi le proprie responsabilità in materia di controllo del territorio e, insieme alle popolazioni locali - cosa che non avviene -, individuare soluzioni più idonee. Infine, la questione delle bonifiche dei siti inquinati: crediamo che il fatto di averli individuati con il lavoro già svolto in questi anni, di averli censiti, di averne accertato la gravità e di aver anche formalizzato il nuovo piano nazionale di bonifica non sia più sufficiente. Bisogna essere operativi, poiché più tempo passa più le situazioni, già di per sé gravi, rischiano di aggravarsi ulteriormente, e tutto ciò, come sappiamo, determina nuovi rischi per la salute pubblica. In conclusione, Presidente, come già emerso dalla discussione sulle linee generali, ritengo che questa Assemblea, nel momento in cui istituisce la Commissione in oggetto, debba sancire un impegno vincolante sia per il Parlamento sia per il Governo: il lavoro che la Commissione svolgerà, le proposte normative che avanzerà dovranno trovare uno sbocco naturale in questa Assemblea. Infatti, la questione ambientale in tutte le sue forme, l'aumento costante di veri e propri delitti contro l'ambiente, il territorio e le sue risorse naturali, soprattutto il diffondersi di una pratica illegale nello smaltimento di ogni genere di rifiuto ed, infine, la penetrazione sistematica della malavita organizzata nell'intero ciclo di smaltimento impongono, secondo noi, al Parlamento - è quello che emerge anche dalla lettura della relazione conclusiva della Commissione d'inchiesta della precedente legislatura - di votare e di introdurre norme chiare e severe contro ogni tipo di reato ambientale. Per tutte queste considerazioni, nella consapevolezza dell'importanza di questa scelta, dichiaro a nome del gruppo dei Comunisti italiani il voto favorevole sulla proposta di legge relativa all'istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adolfo. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, desidero esprimere il voto favorevole dell'UDC su questa proposta di legge, che riteniamo sia migliorativa rispetto alle precedenti e metta in evidenza i compiti affidati alla Commissione in questione. Riteniamo anche che il testo sia migliorativo in termini di garanzia dei soggetti terzi, così come puntuale è la definizione di un impegno di spesa, che giustamente è stato proposto. È chiaro che la Commissione è chiamata a dare risposte ai gravi problemi che esistono nel settore e sul territorio nazionale. Ci auguriamo che questo avvenga con forte puntualità e che sia il Parlamento sia il Governo prendano in esame quello che sarà il frutto del lavoro della istituenda Commissione.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cacciari. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, colleghi e colleghe, credo che sia molto importante aver raggiunto, anche questa volta, l'unanimità dei consensi in Assemblea sulla proposta di legge istitutiva della Commissione sul ciclo dei rifiuti, però non dobbiamo dimenticare che questa è la terza riedizione di tale Commissione e che sarebbe utile anche discutere dei risultati che emergono dalle relazioni conclusive delle Commissioni precedenti. Temo invece che siano poco conosciuti i lavori, le inchieste, le indagini, i sopralluoghi e le audizioni svolte dalle Commissioni di inchiesta. Credo che non vi sia un sufficiente recepimento da parte dell'Assemblea delle indicazioni e dei suggerimenti che le Commissioni di inchiesta forniscono: se non fosse così, dovremmo giudicare negativi i lavori svolti fino ad ora. Ciò perché i reati in campo ambientale e le infrazioni in cui il nostro paese continua ad incorrere da parte dell'Unione europea per inadempienze e per gravi lacune nella gestione del problema dello smaltimento dei rifiuti nel nostro paese ci dimostrano che non abbiamo fatto abbastanza. Ho qui un comunicato di tre giorni fa del commissario europeo all'ambiente Stavros Dimas in cui si afferma: «Se non sono gestiti in condizioni di sicurezza, i rifiuti possono costituire una minaccia reale per le persone e per l'ambiente. Mi auguro che l'Italia intervenga rapidamente per risolvere i problemi riscontrati». E annuncia altre tre procedure di infrazione sui rifiuti ai danni e contro il Governo e l'Italia: una è per le normative e le discariche, la seconda per la discarica di Manfredonia, e la terza, la più grave di tutte, riguarda la definizione di «rifiuto». La Commissione europea, infatti, ha deciso di deferire l'Italia dinanzi alla Corte di giustizia europea a causa della definizione restrittiva di «rifiuto» introdotta nella normativa nazionale dal cosiddetto testo unico sui rifiuti, la legge delega n. 152 dell'inizio di quest'anno, che ha già determinato l'emanazione di alcuni decreti, in particolare il decreto ministeriale del 31 maggio con il quale si opera quello che durante la discussione generale ho definito «sistema di occultamento dei rifiuti», per cui si spacciano i rifiuti per combustibili da biomasse o per materie prime seconde. Queste pratiche in uso nel nostro paese sono regolarmente censurate, anzi regolarmente siamo chiamati, probabilmente anche con consistenti multe, a rispondere presso la Corte di giustizia europea. Quindi, vedo in noi, cari colleghi, una sorta di schizofrenia: da una parte, svolgiamo inchieste e altro ancora per capire quanto larghe siano le maglie della nostra normativa (tant'è che attraverso queste maglie si inseriscono traffici illeciti ed ecomafie di tutti i tipi), dall'altra, non facciamo nulla per restringere quelle maglie, anzi le allarghiamo sfidando le direttive europee. In sede di dibattito generale, la mia parte politica è già intervenuta; dunque, non devo aggiungere null'altro, se non l'augurio che questa nuova Commissione possa avere esiti più concreti e che non sia solo una Commissione di studio, ma che sia davvero capace di influenzare l'attività legislativa del nostro Governo e del nostro Parlamento .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Camillo Piazza. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, nell'annunciare a nome dei Verdi il voto favorevole sul provvedimento in esame, che per noi riveste una grande importanza, credo sia giusto apprezzare il lavoro di sintesi svolto in Commissione dal relatore sui diversi progetti di legge, tra cui quello presentato dal nostro gruppo a firma del collega Boato. In Italia, la situazione dei rifiuti si prospetta divisa in due: vi sono rifiuti urbani e rifiuti industriali e, inoltre, vi è una divisione tra il nord e il sud. Al nord, la raccolta differenziata raggiunge il 30per cento, al sud, purtroppo, il 10 per cento, anche se in alcune realtà la situazione è abbastanza significativa. Diversa è la situazione dei rifiuti industriali, che è molto più drammatica al nord rispetto al sud. In Italia si registra, oltre ad un aumento di circa il 10 per cento all'anno del dei rifiuti industriali, anche un aumento della produzione ogni anno (siamo arrivati a circa 25 milioni di tonnellate). Purtroppo, gli impianti presenti in Italia che effettuano uno smaltimento corretto sono meno della metà: si smaltiscono solamente dieci milioni di tonnellate di rifiuti industriali. Il resto dei rifiuti non dico che sparisce, ma trova una strada diversa, non tracciabile, in qualche modo sconosciuta. Credo che la Commissione di inchiesta debba dare un aiuto alle pubbliche amministrazioni locali, per individuare in che modo si possono «tracciare» i rifiuti al nord e al sud. Occorre dare certezza alle imprese che smaltiscono i rifiuti in maniera corretta. Se è vero che mancano gli impianti, è anche vero che esistono gli «ecofurbi», che smaltiscono i rifiuti prodotti con pochi euro. Per queste imprese lo smaltimento rappresenta un costo, che a volte può anche mettere a rischio l'occupazione. Pertanto, riteniamo importante dare certezze alle imprese serie, che al nord e al sud affrontano seriamente il problema dei rifiuti. Occorre dare alle pubbliche amministrazioni la certezza di avere a fianco una Commissione che le aiuti ad individuare i percorsi da intraprendere e dare loro la certezza che gli «ecofurbi», d'ora in poi, avranno qualcosa contro cui combattere. È evidente che non è pensabile andare avanti in questo modo, con due diverse situazioni: chi smaltisce i rifiuti industriali spesso abusivamente e chi, invece, paga molto seriamente lo smaltimento corretto. In conclusione, nell'annunciare il voto favorevole dei Verdi sul provvedimento in esame, ritengo che la Commissione avrà un compito importante: dare certezze ai comuni e alle province ed affiancare con forza le aziende pubbliche e private che vogliono veramente dare un valore aggiunto all'ambiente e conservare il territorio. Solo in questo modo possiamo dare valore aggiunto a chi smaltisce correttamente i rifiuti
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, come gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista, avevamo presentato emendamenti che, a nostro giudizio, puntualizzavano maggiormente alcuni aspetti del testo che rimanevano nebulosi o, comunque, che in qualche modo permettevano a chi ne avesse interesse di gestire il problema dei rifiuti in maniera più tranquilla e serena. L'Assemblea ha ritenuto di respingere questi emendamenti, e credo che ciò sia dovuto ad alcuni fatti di carattere normale nell'ambito del dibattito politico. Taluni emendamenti toccavano nervi scoperti, che più volte erano stati affrontati in quest'aula. Alcuni emendamenti trattavano aspetti localistici che avevano dato luogo a notevoli polemiche tra le forze politiche; altri rappresentavano una sorta di denuncia riguardante l'azione sul piano sostanziale svolta dalla Commissione precedente, che non aveva portato ad iniziative specifiche da parte del Parlamento. È ovvia, quindi, la determinazione dei colleghi. Vorrei svolgere due considerazioni rispetto alla stessa. In primo luogo, ringrazio i colleghi che, pur appartenendo ad altre forze politiche, hanno voluto, seppure come sparuto gruppo, sostenere queste nostre proposte. In secondo luogo, vorrei ricordare che, al momento della votazione, alcuni voti si sono modificati in corso d'opera, ritengo per indicazioni da parte dei gruppi, indicazioni che vanno rispettate e che rispettiamo appieno. Evidentemente, le considerazioni svolte in ordine alle motivazioni che noi avevamo esposto sono state di natura diversa rispetto a quelle che noi immaginavamo dovessero essere fatte o, comunque, nonsiamo stati in grado di spiegare nel modo migliore quelle problematiche che, viceversa, dovevano essere sottolineate. Di queste problematiche mi permetto di evidenziarne solo una. Negli interventi che mi hanno preceduto, un collega, componente del Comitato dei nove, ha ribadito un aspetto relativo al passato. La Commissione in oggetto è giunta ormai alla terza edizione, eppure, sul piano legislativo, di atti concreti in grado di mettere al riparo il nostro paese da procedimenti intrapresi in sede europea o tali da dimostrare che la lotta alla gestione dei rifiuti da parte della malavita organizzata non dico sia stata vinta, ma abbia fatto dei passi in avanti non ce ne sono stati. Negli emendamenti di cui ho dato conto vi era un passaggio che aveva proprio questa finalità. Quella cioè di chiedere alla Commissione di elaborare una proposta che mettesse in evidenza quali fossero quegli aspetti su cui vi era la necessità di un'azione legislativa da parte del Parlamento, allo scopo di richiamarlo all'agire e non solo al denunciare; a portare avanti, insomma, qualcosa fino in fondo e non a continuare a parlarne in queste aule senza poi produrre quel risultato che tutti noi auspichiamo. Il problema dei rifiuti e della gestione degli stessi è grandissimo ed esso ci ricadrà addosso nel corso degli anni. Fra qualche anno, la gestione dei rifiuti sarà difficile sia in alcune zone «calde» della penisola sia all'interno delle nostre grandi città. Qualcosa va fatto, e va fatto con determinazione, a cominciare proprio da questa Commissione, che noi riteniamo importante e fondamentale proprio perché ha la possibilità, rispetto ad altri organismi dello Stato, di svolgere indagini conoscitive e valutazioni più approfondite - almeno questo è l'auspicio -, in maniera tale che i fenomeni che conosciamo, perché ne abbiamo sentito parlare o perché qualcuno di noi li ha vissuti sulla propria pelle, possano essere combattuti con la dovuta determinazione e continuità. Indubbiamente, la Commissione d'inchiesta è un passo importante, ma noi lo consideriamo soltanto un primo passo. Un passo che deve dare una risposta definitiva a questa problematica, perché non vorremmo che la Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti diventasse come quella antimafia, di cui ormai siamo giunti alla decima edizione. Il Parlamento ha l'obbligo, il dovere e, a mio avviso, la necessità di affrontare queste tematiche in maniera risolutiva e non soltanto in modo discorsivo. Rimane comunque la volontà politica, immagino di tutti noi, più volte espressa dai colleghi che mi hanno preceduto, di dar corso ad un'azione convinta e determinata. L'istituzione della Commissione in questione è un'azione importante. Ed è per questo motivo che noi del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista voteremo a favore del provvedimento in esame, che ne prevede l'istituzione. Il fatto che i nostri emendamenti non siano stati accolti non significa assolutamente nulla rispetto alla finalità principale che noi tutti ci prefiggiamo e che riteniamo prioritaria: il Parlamento deve agire e deve portare a casa dei risultati. Ci auguriamo che questo costituisca un primo passo nella direzione giusta .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello del ciclo dei rifiuti e delle attività illecite ad esso connesse è un tema troppo serio per liquidarlo semplicemente con demagogia politica o con polemiche tra maggioranza ed opposizione. A me dispiace se questa mattina il mio intervento può aver suscitato questo tipo di lettura. Chi mi conosce sa che sono abituato a confrontarmi sui problemi, anche a prescindere dalla posizione politica di maggioranza o di opposizione. Nell'annunciare il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale sul provvedimento in esame, desidero, però, segnalare alcune valutazioni che ritengo sianoimportanti per tutto il Parlamento e, in maniera particolare, per le forze del centrosinistra che oggi governano la nazione, quasi tutte le regioni, quasi tutte le province e i comuni, soprattutto nel sud del paese. Ovviamente, non mi voglio dilungare sulla questione complessiva dei rifiuti, su quanto questi ultimi possano costituire una grande opportunità di sviluppo e di riduzione dei costi energetici e di produzione per i territori che sanno utilizzare al meglio la gestione del ciclo dei rifiuti. Inoltre, ciò non deve costituire un'occasione per arricchire alcune regioni a scapito di altre, approfittando dell'arretratezza nell'organizzazione della gestione del ciclo per procedere, in alcune regioni del centro Italia, alla termovalorizzazione a spese di molte regioni meridionali. Si tratta di un problema che occorre affrontare con responsabilità e, in tal senso, la Commissione ha un ruolo importante che, tuttavia, non deve restare chiuso in queste aule, ma deve produrre i suoi effetti anche all'esterno. È importante ricordare che spesso la Commissione svolge il proprio lavoro all'unanimità e, in tal senso, mi auguro si possa addivenire alla definizione di una nuova modalità di elezione del suo presidente, al fine di attribuire maggiore autorevolezza alla gestione della stessa. Occorre avere il coraggio di superare i poteri commissariali e la Commissione deve segnalare al più presto che, soprattutto nelle regioni meridionali, le classi politiche devono assumersi la propria responsabilità. Deve tornare al popolo sovrano la capacità di individuare le chiare responsabilità in materia di rifiuti. Quando la situazione diviene fonte di inquinamento economico e sociale si producono inevitabilmente ripercussioni negative in campo economico. Occorre inoltre avere il coraggio di superare le retoriche riferite alla mafia e alle infiltrazioni. Soprattutto al sud, si sta affermando un nuovo tipo di attività illecita connessa alla gestione del ciclo dei rifiuti, una sorta di mafia pubblica che utilizza i fondi ingenti dello Stato per aumentare le clientele e lo sperpero. Se i cittadini meridionali hanno perso la fiducia anche nella gestione e nella differenziazione dello scarico dei rifiuti è perché si vede chiaramente che non vi è un disegno strategico, in quanto si pensa semplicemente a spendere il denaro pubblico senza assicurare reali benefici in termini ambientali, economici ed occupazionali. Infatti - e mi meraviglio che ciò non sia stato denunciato dai colleghi della sinistra -, si sta affermando una sorta di caporalato anche nel settore dei rifiuti, determinando un aumento dei lavori precari e a tempo determinato. Mi scuso se, questa mattina, ho polarizzato il mio intervento sulla mia regione, la Campania, ma avendo ricoperto la carica di consigliere regionale ne conosco più ampiamente le caratteristiche. A tal proposito, mi dispiace che sia stato abbandonato l'esame del disegno di legge n. 472, che prendeva in considerazione proprio la drammatica situazione della Campania. Ritengo che il Parlamento e il Governo debbano assumere una posizione priva di demagogia su quello che sta diventando un problema grave per lo sviluppo economico delle regioni del sud e che sta fortemente deteriorando non solo l'ambiente, ma anche lo sviluppo agroalimentare che, negli ultimi anni, ha rappresentato una vera e propria risorsa per l'Italia meridionale. È sufficiente pensare all'emergenza diossina nel casertano, che ha comportato danni gravissimi all'industria agroalimentare di quella importante zona, famosa per essere una delle zone più ricche per le sue possibilità di sviluppo economico di un settore che rappresenta una vera opportunità per i giovani del sud. Vi è la massima apertura e disponibilità anche verso la maggioranza, se saprà dimostrare in questi anni un cambio di tendenza di una situazione pericolosa per il sud d'Italia. Ben venga l'istituzione della Commissione, se non diventa una semplice questione accademica che ingolfa di nuova burocrazia e nuove carte il Parlamento. Viè la massima disponibilità, ma anche fermezza perché l'idea che il sud, i cittadini del sud debbano essere spremuti con tasse altissime, senza aver garantito il diritto a vivere in un ambiente sano, senza avere occasioni di sviluppo, è un fatto inammissibile ed il gruppo di Alleanza Nazionale, state certi, vigilerà .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
. Il nostro è un paese, ahinoi, ricco di criticità ambientali, ma è anche ricco di eccellenze, talvolta misurate ed articolate proprio in ragione di una contrapposizione alle criticità ambientali. Il Nucleo di tutela ambientale dei carabinieri è una di queste eccellenze che ci viene invidiata in ogni parte del mondo. Il Corpo forestale dello Stato è un altro di quei presidi importanti a tutela della nostra sensibilità ambientale. Anche il Parlamento, con la Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, in questi anni, è diventato un punto di riferimento sul piano tecnico, sul piano gestionale, sul piano amministrativo, come elemento di legalità. La Commissione è uno strumento di conoscenza, di approfondimento, di disamina critica, non accademia, non scienza e basta, ma piuttosto rappresenta la capacità palpitante di misurare criticità, cercando di ridurle, ed eccellenze, cercando di esportarle. Essa è utile per il sistema istituzionale e politico, quando lavora attraverso un metodo di partecipazione democratica, prescindendo però da ideologismi, da atteggiamenti manichei, da considerazioni puramente strumentali e di parte, da quelle condizioni, insomma, che non avrebbero consentito l'approvazione di documenti all'unanimità. Si tratta di conoscenze, criticità ed eccellenze messe in rete, per indicare soluzioni normative, tecniche, amministrative, per migliorare insomma la ambientale del «sistema paese». A ciò serve la Commissione di cui approveremo, oggi, l'istituzione. Per questa ragione esprimo a nome del gruppo di Forza Italia il voto favorevole ad uno strumento così importante di conoscenza e verità. La Commissione non può essere una sorta di SOS ambiente, né un pronto soccorso ambientale, né lo strumento cui rivolgersi per un intervento di emergenza, ma piuttosto lo strumento che consente la riflessione e la proposta, l'approfondimento, la mediazione e l'iniziativa normativa. Sarà utile che quanti lavoreranno nella Commissione possano partire dal lavoro svolto, per esempio da una proposta, peraltro giunta anche in Assemblea con numerosissime firme da entrambi gli schieramenti politici: l'introduzione del diritto ambientale nel nostro codice penale. Insomma, bisogna far ripartire il modello di tutela ambientale attraverso uno strumento unico nei paesi democratici occidentali: una Commissione che precipuamente si occupi della vicenda rifiuti. Guardate, l'emergenza rifiuti nel nostro paese sembra quella rappresentata da molte città del sud cariche di rifiuti. Quella è incapacità politica e gestionale, nulla ha a che vedere con la vera emergenza del nostro paese su questo fronte che rappresenta, viceversa, l'emergenza dei rifiuti speciali. Si tratta, più o meno, di 10 milioni di tonnellate, una collina alta 500-600 metri, la cui base è composta da due-tre campi di calcio. Tale montagna di rifiuti speciali, pur prodotta dal nostro sistema industriale, non si ritrova nelle forme ordinarie di smaltimento. Credo che su questo tema sarà utile approfondire ulteriormente l'esame e mettere in campo iniziative, strumenti e norme che consentano di evitare tale condizione di grave disastro ambientale e grave disagio sanitario. In questo senso la Commissione che andiamo ad istituire potrà svolgere un ruolo importante. Si dice, talvolta erroneamente, che le mafie la fanno da padrone in tale settore. È vero che vi è una storicità in questo senso, ma negli ultimi anni abbiamo assistito ad un fenomeno molto più grave, molto più esteso, molto più pernicioso perché vicino alle pubbliche amministrazioni. Si tratta di un fenomeno per il qualeva crescendo una criminalità a prescindere dai sistemi mafioso e simili. Mi riferisco ad una criminalità affaristica di imprenditori senza scrupoli che, nel tentativo di abbattere i costi, chiudono completamente gli occhi sul fronte della sensibilità ambientale. Questa criminalità è ancora più pericolosa e perniciosa perché più difficilmente esecrabile e più vicina ai fenomeni sociali ed è molto legata ai colletti bianchi delle pubbliche amministrazioni. In questo senso credo possa essere orientato il lavoro della Commissione che andiamo quest'oggi ad istituire. Mi sia consentita un'ultima riflessione sulla raccolta differenziata. È giunta l'ora di cambiare registro su questo fronte, di eliminare una raccolta differenziata ideologica e mettere in campo iniziative concrete che rendano la raccolta differenziata valida non in funzione della raccolta stessa, ma in funzione del riuso e, quindi, del mercato. Bisogna cominciare a misurare, regione per regione, quali sono le esigenze del mercato del vetro e della plastica perché attraverso tale sistema, anche utilizzando il decreto che obbliga le pubbliche amministrazioni ad acquistare perlomeno il 30 per cento di beni e servizi dalla filiera del riuso, si rende ragione di una raccolta differenziata che non sia ambientalismo puro, ma sia una pratica positiva misurata sui territori di un moderno paese. Peraltro, devo dire che ho apprezzato il saggio lavoro della Commissione ambiente sulla proposta di legge in esame. Ho apprezzato anche l'emendamento del collega La Loggia, che era evidentemente teso a dare ulteriore autorevolezza ad una Commissione che ha lavorato sempre all'unanimità. Quello della Commissione ambiente è stato un lavoro utile, che ha prodotto un risultato assolutamente condivisibile e per il quale, ovviamente, Forza Italia non può che esprimere il suo voto favorevole .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Satta. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, colleghi deputati, il gruppo dei Popolari-Udeur è favorevole alla proposta di legge - di iniziativa prima dell'onorevole Realacci, poi degli altri colleghi che hanno presentato analoghe proposte di legge e, quindi, sono state abbinate - che propone l'istituzione di una Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse anche per la XV legislatura. Siamo certi, infatti, della grande utilità e dell'efficacia della Commissione, che - tramite la sua azione e con i poteri di indagine, di controllo e di approfondimento che spettano alle Commissioni bicamerali di inchiesta - può dare davvero un grandissimo contributo ad un'azione seria e specifica per un così complicato ed annoso problema, soprattutto per le regioni meridionali del nostro paese, in ritardo nella gestione ordinaria del ciclo integrato dei rifiuti. Per questo motivo, i Popolari-Udeur non possono che essere favorevoli all'istituzione della suddetta Commissione e non possono non registrare con favore la grande convergenza su questo tema anche degli altri gruppi politici. Il significativo lavoro che la Commissione ha compiuto nella scorsa legislatura e quello che si appresta a svolgere in questa, con l'approvazione della proposta di legge in esame da parte dell'Assemblea, ha richiamato e richiamerà l'attenzione dei mass media e delle istituzioni in particolare sul problema delle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. L'interesse che merita questo problema, soprattutto in riferimento alle amministrazioni periferiche - le quali sono responsabili delle attività di gestione tramite le quali un ciclo dei rifiuti viene posto in essere -, è, per quanto ci riguarda, estremamente importante. Infatti, le cosiddette ecomafie o, comunque, la gestione poco cristallina del percorso di smaltimento dei rifiuti si insinuano soprattutto e preferibilmente in ambiti poco conosciuti e nei quali la ribalta delle cronache non riesce ad arrivare. Per questo, riteniamo che la Commissione di inchiesta possa, con i poteri ad essa riconosciuti, richiamare l'attenzionedell'opinione pubblica, anche impegnandosi nella organizzazione di eventi che pubblicizzino i lavori da essa stessa svolti, in modo da sensibilizzare i cittadini e scongiurare i pericoli di infiltrazioni della criminalità organizzata. Di conseguenza, all'istituenda Commissione è affidato un compito estremamente importante, ampio ed articolato, fatto di indagini, ricerche e soprattutto di verifiche, per rimuovere le cause ostative e tutti gli elementi frenanti che a tutt'oggi non hanno consentito in tutto il paese e con riferimento alle diverse tipologie del ciclo dei rifiuti la realizzazione di un sistema moderno ed adeguato ai migliori standard comunitari per la sua gestione. Tuttavia, l'aspetto sul quale dovremmo riflettere è quello relativo agli obiettivi concreti da raggiungere attraverso l'attività della Commissione nell'attuale legislatura. Infatti, il nostro gruppo non può non rilevare che con l'operato della precedente Commissione di inchiesta sono state formulate linee di indirizzo che sollecitano il Ministero dell'ambiente ad avviare altre ed ulteriori attività. Riteniamo necessario e strategico che oggi i lavori della istituenda Commissione vengano indirizzati soprattutto ed anche verso l'individuazione delle cause della mancata applicazione della messa a regime del ciclo dei rifiuti e dello stato di attuazione della bonifica dei siti inquinati. Anche il monito del Presidente della Repubblica in occasione della sua recente visita a Napoli ha voluto sottolineare la necessità di uscire dalla fase dell'emergenza. Condividiamo appieno con convinzione il richiamo del Presidente Napolitano perché siamo sicuri che la fine della straordinarietà e l'attivazione di un sistema gestito in via ordinaria - con l'applicazione di regole certe, senza margini di incertezza e confusione - possa costituire un concreto elemento per contribuire ad allontanare le cosiddette ecomafie e per dare ai cittadini un servizio più efficiente, certo e duraturo. Il gruppo dei Popolari-Udeur si impegna, quindi, a fornire un fattivo e importante contributo affinché la Commissione possa svolgere fino in fondo il proprio lavoro con le competenze specifiche che le derivano dalla legge stessa. Si impegna altresì a far sì che sia più celere l'approvazione del più volte invocato testo unico dei rifiuti, affinché si possa fornire un quadro di riferimento normativo certo a tutti gli operatori del settore, alle amministrazioni, alle imprese ed agli organi giudiziari, così come auspicato dagli indirizzi della Commissione di inchiesta della scorsa legislatura. Sono questi i motivi che hanno convinto e convincono il nostro gruppo a votare a favore della proposta di legge .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.
. Presidente, il nostro voto non può che essere favorevole alla proposta di legge finalizzata ad istituire la Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite in questo settore. L'auspicio è che i lavori di questa Commissione possano e debbano concludersi entro l'attuale legislatura. Auspichiamo che periodicamente l'attività della Commissione sia portata a conoscenza della Commissione ambiente e, successivamente, del Parlamento. Sarebbe il caso di giungere ad una considerazione più unitaria del provvedimento affinché vi possa essere anche uno snellimento all'interno della Commissione ambiente, in modo tale da poter concedere spazio alle forze che dovrebbero attuare un forte controllo sull'attività della nostra Commissione. Più che reiterare gli interventi, sarebbe auspicabile una intesa, come è sempre avvenuto all'interno dell'VIII Commissione, al fine di sviscerare questo problema che si protrae dalla XII legislatura e che si è ulteriormente aggravato nel corso della XIII. Ho condiviso con il collega Russo, già presidente della Commissione sul ciclo dei rifiuti nella passata legislatura, il discorso che il rifiuto debba essere valutato in riferimento a realtà e zone diverse. Purtropposi sono create differenziazioni culturali, con interventi diversi nel settore, e rapporti economici ormai incolmabili. Bisogna intervenire sicuramente a livello locale, se non regionale, in modo tale che vi sia una considerazione diversificata fra zona e zona. Vi sono territori già molto avanti che non possono regredire, perché altrimenti rischierebbero di far penetrare nel proprio territorio mafie o camorre varie. Stiamo parlando infatti di settori che producono anche alti redditi, appetibili quindi per le organizzazioni criminali. Se i rifiuti vengono considerati una risorsa, sicuramente potremo risolvere parecchi dei nostri problemi pensando in Parlamento ad una modifica legislativa che dovremmo favorire all'interno delle regioni, con apposito provvedimento e con appositi finanziamenti mirati localmente. In particolare, condivido la proposta che va nel senso di favorire gli impianti regionali, in modo tale che ogni regione possa attuare una sua autonomia nello smaltimento dei rifiuti e ciò può accadere sia mediante una proposta legislativa, sia attraverso consistenti finanziamenti per l'impiantistica. Invece, con riferimento alla gestione degli impianti, sappiamo che quest'ultima è sottoposta ad un controllo pubblico anche con la compartecipazione dei privati, in relazione all'attività di smaltimento. A seguito dell'attività di questa Commissione ci aspettiamo di certo anche dei risultati a livello nazionale, per conoscere come si comportano le varie aziende municipalizzate; vorremo prendere conoscenza di questi risultati, in modo tale da poter anche valutare successivamente, in Parlamento, i comportamenti nel settore. Il nostro voto è dunque favorevole.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gentili. Ne ha facoltà. Avverto che questo è l'ultimo intervento.
. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'istituzione della Commissione sul ciclo dei rifiuti è uno dei primi atti di questo Parlamento significativo e positivo. Infatti, nella discussione sia in Commissione, ma soprattutto oggi in Assemblea si è manifestata una preoccupazione vera intorno alla gestione e allo smaltimento dei rifiuti. Ciò che più ci preoccupa è come questo settore, questa grande infrastruttura del nostro paese - perché così la dobbiamo considerare - sia, per così dire, circondata, non ancora liberata dalle maglie dell'illegalità sommersa e della microillegalità, potremmo dire dei «furbetti del cassonetto», che non rispettano le regole e che cercano di velocizzare processi, non tenendo in conto la qualità dei servizi e la tutela del territorio. Oltre a questo, esiste altresì la grande illegalità, quella legalizzata, come si dice, l'ecomafia, che è un vero sistema che controlla interi processi del ciclo dei rifiuti e i collegamenti con i mondi della produzione stessa, oltre che vaste parti del nostro territorio. Quando in un paese come il nostro ci sono ben quattro regioni, la Campania, la Puglia, la Calabria, la Sicilia, che vivono da anni - e qualcuno da più di dieci anni - una situazione di emergenza, di commissariamento permanente in questo settore, è chiaro che è urgente intervenire e risolvere questa grande questione democratica, economica e ambientale. L'istituzione di questa Commissione è un fatto positivo, così come lo è il dibattito che è in corso attorno a questa scelta. Ricordiamo inoltre che l'istituenda Commissione è la terza, considerato che ve ne sono state già altre due, che hanno svolto indagini e prodotto documenti, assumendo prese di posizioni forti, autorevoli e giuste, anche all'unanimità. Tuttavia, a queste scelte e a quei documenti non c'è stata una corrispondenza nell'azione legislativa, ma soprattutto non c'è stata corrispondenza e coerenza nell'azione di Governo. Anzi, addirittura, nell'ultima legislatura ci siamo trovati con un andamento della discussione sulla delega ambientale che, di fatto, ha espropriato forze sociali, istituzioni, regioni, comuni e forze economiche del dialogo volto a far funzionare il ciclo dei rifiuti. La Commissione che istituiremo dovrà avere un'anima e dovrà avere una funzionee un'attitudine nuove. In primo luogo dovrà raccogliere ciò che ha fatto la Commissione nella passata legislatura e votare all'unanimità per poter immediatamente assumere iniziative legislative e aprire un confronto con il Governo del nostro paese, con le regioni e gli enti locali. Occorre fare alcune scelte; non c'è più da discutere. Sappiamo come stanno le cose. Penso al sistema sanzionatorio, che è inadeguato. Bisogna intervenire. Nonostante il lavoro egregio delle Forze dell'ordine e della magistratura - che anzi in questa sede voglio ringraziare -, ma anche delle associazioni, che sul territorio lavorano, fanno indagini e avanzano proposte positive e che in qualche modo in questi anni hanno costituito una forma di tutela, di controllo e di vigilanza generale, abbiamo bisogno di aumentare la capacità di indagine, il livello tecnico, la tecnologia, le forze e le competenze in modo diffuso sul territorio. Così come non c'è molto da discutere anche sul fatto che dobbiamo avere un rapporto sempre più positivo e costruttivo con l'Unione europea. In modo particolare, dobbiamo sciogliere la questione della definizione di «rifiuto» e dobbiamo introdurre, finalmente, nel codice penale, la categoria del delitto ambientale. Quindi, la Commissione non deve essere chiusa in se stessa, ma essere un soggetto attivo, che in modo corresponsabile dialoghi e interloquisca con Governo, regioni ed enti locali, anche perché la partecipazione - oggi lo abbiamo visto in modo particolare su tali questioni - costituisce un elemento ed una cultura strategici per governare e risolvere realmente i problemi. Lo abbiamo visto, per esempio, sulla questione, sollevata dall'onorevole Bandoli, dei siti nucleari, di quelle scorie e di quei rifiuti che ancora oggi non hanno una soluzione. Abbiamo visto la vicenda di Scansano, dove vi sono state addirittura scelte calate dall'alto che hanno creato solamente confusione, malessere e proteste. No, bisogna cambiare registro, bisogna avere un rapporto vero con le popolazioni, bisogna avanzare proposte risolutive e condivise. Per queste ragioni, il gruppo dell'Ulivo non solo approva e voterà a favore di questa legge, ma sarà un protagonista all'interno di questa Commissione e di questo Parlamento. Chiediamo al Governo di interloquire positivamente con noi e con queste istituzioni, perché, veramente, è arrivato il tempo di cambiare per risolvere questioni che sono risolvibili .
. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato. Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito. .
. Passiamo alla votazione finale. Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge Realacci n. 17, di cui si è testé concluso l'esame.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, voglio richiamare l'attenzione dell'Assemblea su un problema di una certa gravità e richiedere anche, con urgenza, un intervento da parte del Governo. Oggi è il 6 luglio. Come è noto, dal 30 giugno migliaia di militari e centinaia di civili impegnati in missioni all'estero sono senza copertura politica, giuridica ed amministrativa. Con un atto di gravissima irresponsabilità, il Governo, anziché presentare, al di là degli annunzi e delle parole, un decreto-legge per la prosecuzione delle missioni e la copertura finanziaria delle stesse, ha presentato alla Camera dei deputati solo un disegno di legge ordinaria. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è di estrema gravità che il Governo, per problemi evidentemente interni alla sua maggioranza, o, peggio ancora, per bieche strumentalità di tattica parlamentare sulla limitazione dei tempi od altro, si prenda la responsabilità di lasciare i nostri soldati all'estero, sino all'avvenuta approvazione di tale provvedimento, senza alcun tipo di copertura, lo ripeto, politica, giuridica e amministrativa. È una cosa di estrema gravità! Voglio sottolineare che è importante che il Governo venga rapidamente a riferire su tale tema, perché l'appoggio ai nostri soldati all'estero si dà con i fatti, non con le parole alla stampa o in incontri privati di maggioranza !
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, trovo veramente strano e un po' schizofrenico che da parte delle forze dell'opposizione, quando si tratta di discutere di decreti-legge, si accusi sempre il Governo, come avvenuto, ad esempio, sul cosiddetto «mille proroghe», di utilizzare con troppa facilità e frequenza tale strumento, espropriando il Parlamento del proprio potere di decisione
. È il primo decreto...
. Fatemi parlare! Penso che sia un atto di assoluto rispetto del Parlamento e da apprezzare la circostanza che il Governo si stia muovendo, per il momento, perché ancora vi sono i termini giuridici per farlo, con un disegno di legge ordinaria, per consentire al Parlamento, per la prima volta, di discutere effettivamente sulle missioni militari. Quindi noi, come gruppo di Rifondazione Comunista - per il momento, perché anche noi vogliamo ovviamente offrire sicurezza e copertura ai soldati in missione all'estero, quella copertura che i medesimi richiedono e meritano - apprezziamo la scelta compiuta dal Governo di proporre un disegno di legge che ci consentirà in questi giorni di discutere approfonditamente come Parlamento e di intervenire per modificarle, senza appunto la «tagliola» del decreto-legge, sulle scelte che il Governo compie. Per questo credo convintamente che il Governo Prodi ed il ministro D'Alema si siano comportati non irresponsabilmente, ma con molto rispetto della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica .
. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Zacchera...
. A favore di che cosa...? A favore di che cosa? Non vi è stata alcuna richiesta!
. Onorevole Boato, diciamo che si è stabilita una relativa dialettica e pertanto ci sembrava che fosse... Prego, onorevole Zacchera. Ha facoltà di parlare.
. Signor Presidente, l'onorevole Boato è diventato il «Pierino» dell'aula: tutti i giorni, con tutti i sottosegretari ha soltanto da parlare ... Detto questo, non credo che il collega di Rifondazione Comunista sia sorpreso, ma che sia ipocrita. Infatti, la realtà vera è che la maggioranza, in questo momento, su tali questioni non sa cosa fare ed è gravissimo quanto affermato - e ne condivido i contenuti - dal collega Cossiga. In questo momento siamo in termini di mancata copertura, ma soprattutto non sappiamo fino a quando ciò accadrà. Oggi, infatti, nelle Commissioni riunite esteri e difesa è iniziato l'esame delle relazioni, subito interrotte, perché dopo breve tempo si è riunita quest'Assemblea. Riprenderemo l'esame delle suddette relazioni nel pomeriggio e continueremo per l'intera settimana. Quindi, per altri giorni le nostre truppe saranno in missione di pace all'estero senza alcuna copertura. Si dice che vi è sorpresa per l'approfondimento. Io sostengo che su ciò il Governo non ha le idee chiare. Signor Presidente, rilevo un altro aspetto: nelle relazioni che oggi abbiamo esaminato nelle Commissione riunite esteri e difesa non vi erano le tabelle comparative delle spese relative alle missioni del passato e a quelle in essere. Vorremmo sapere effettivamente quanto si spende e quanto si è investito per la missione e per quella in Afghanistan. Ci farebbe piacere constatare un aumento delle disponibilità, che, lo ripeto, non sono assolutamente chiare. Penso, dunque, che il collega Cossiga abbia assolutamente ragione e su tale problema richiamo l'attenzione della Presidenza
. Credo sia opportuno interrompere la discussione su questo aspetto, però con un chiarimento dovuto all'onorevole Cossiga. Come lei sa, onorevole Cossiga, la questione è già stata affrontata nel corso della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo svoltasi questa mattina. Ovviamente rientra nella responsabilità del Governo la determinazione dei tempi relativi alla presentazione delle proprie iniziative legislative. Per quanto riguarda la Presidenza, essendo già previsto in calendario l'esame di un provvedimento in materia di missioni internazionali, a fronte della presentazione da parte del Governo di un disegno di legge, la calendarizzazione ed il conseguente contingentamento non possono che riguardare, allo stato, il provvedimento effettivamente presentato.
. Chiedo di parlare.
. A che titolo?
. Sull'ordine dei lavori.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, prendo atto delle considerazioni da lei svolte; tuttavia, abbiamo letto sui giornali, e se non sbaglio anche nel comunicato stampa successivo al Consiglio dei ministri ...
. Ma c'è la replica al Presidente?
. Sto parlando sull'ordine dei lavori! Abbiamo letto che, unitamente al disegno legge, è già stato approvato dal Consiglio dei ministri un decreto-legge. Dunque, dato che il Consiglio dei ministri nonè che «dovrà approvare» un decreto-legge, avendolo già approvato, vorrei chiedere alla Presidenza che si faccia carico di chiedere al Governo quando questo decreto-legge, già approvato, verrà presentato in Parlamento, insieme al disegno di legge. Ciò affinché si possano organizzare i lavori dell'Assemblea, tenendo conto di quello che il Consiglio dei ministri ha già approvato, ma non ha reso noto.
. La Presidenza prende atto di quanto da lei richiesto.
. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, recante proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare. Ulteriori proroghe per l'esercizio di deleghe legislative e in materia di istruzione. Ricordo che nella seduta di ieri sono state respinte le questioni pregiudiziali Bocchino ed altri n. 1, Elio Vito ed altri n. 2, Maroni ed altri n. 3 e Maroni ed altri n. 4.
. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato . Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge. Ricordo che sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione . Avverto che, secondo quanto convenuto, nella giornata di oggi proseguiremo nell'esame del decreto-legge anche dopo lo svolgimento del sino alla conclusione dell'esame delle proposte emendative e degli ordini del giorno. Avverto che la Presidenza, a norma degli articoli 86, comma 1 e 96-, comma 7, del regolamento, e secondo la prassi costantemente seguita su analoghi provvedimenti, non ritiene ammissibile, in quanto volta ad introdurre nel decreto-legge materie nuove, non strettamente attinenti alle materie trattate dal decreto-legge stesso e non contenute in emendamenti previamente presentati in Commissione di merito, l'articolo aggiuntivo Raiti 1-. 0200, volto a prorogare i termini per i versamenti tributari e contributivi per le popolazioni colpite da calamità naturali della provincia di Catania. Avverto altresì che la I Commissione (Affari Costituzionali) ha espresso il prescritto parere. Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85- del regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine, il gruppo della Lega Nord Padania è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione. Prendo atto che l'onorevole Bertolini, che aveva chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative, rinuncia ad intervenire. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, andando ad illustrare i tanti emendamenti di Forza Italia, bisognerà cercare di sintetizzare i termini nei quali sono stati presentati. Perché c'è stato questo notevole sforzo emendativo? Perché, come abbiamo già ribadito in discussione generale e durante la discussione delle pregiudiziali, noi siamo, innanzitutto, radicalmente contrari al metodo che si è usato nel mettere in essere questo provvedimento. Non dobbiamo mai dimenticare che questo provvedimento, originariamente, era composto di una riga e mezzo ma è diventato un provvedimento, non solo pieno di articoli in più nel decreto-legge, ma con un'aggiunta enorme di articoli nella legge di conversione. Ancora di più, giova evidenziare come, caso forse unico nella storia del nostro Parlamento, anche quelle due righe che facevano parte di quel decreto-legge del Governo Berlusconi, firmato dal Presidente Ciampi, non siano rimaste ma siano state sostituite da un comma diverso, per cui, si è detto, con una sintesi paradossale, che non solo erano stati aggiunti alla locomotiva una serie di vagoni in più ma, addirittura, si era tolta di mezzo la locomotiva stessa per sostituirla con un'altra. Così, quel provvedimento finirà alla firma del nuovo Presidente della Repubblica senza che quest'ultimo abbia avuto la possibilità di valutare la congruità delle norme in termini di straordinaria necessità e urgenza, nonché l'opportunità, sia rispetto alla normativa costituzionale sia alla fondamentale legge n. 400 del 1988, di inserire determinate norme in un decreto-legge e nella legge di conversione. Qui sono state inserite persino due deleghe nuove, una all'articolo 3 e una all'articolo 12 della legge di conversione, quando sappiamo, per costante dottrina e giurisprudenza costituzionale, che ulteriori deleghe non possono essere inserite perché difettano, fra l'altro, dei requisiti di necessità e urgenza. Infatti una legge delega non può mai avere quei requisiti, dovendo provvedere, per la sua precipua natura, a regolamentare dei rapporti che non sono né necessari, né urgenti (soprattutto che non possono essere considerati urgenti). Con riferimento a questi due articoli, il 3 e il 12, noi abbiamo proposto emendamenti soppressivi, perché riteniamo che, per le ragioni che ho già esposto, questi due articoli violino ampiamente tutto il nostro sistema giuridico in termini di decretazione d'urgenza. Né si dica che la circostanza che tali disposizioni siano contenute nel testo del disegno di legge di conversione le pone in una situazione diversa rispetto a quelle comprese nell'ambito del decreto-legge in esame. Anche in questo caso, infatti, per costante dottrina, nonché sulla base di una dogmatica non solo dominante, ma del tutto condivisa, sappiamo che gli stessi motivi che rendono «speciali» gli articoli del decreto-legge si estendono anche al relativo disegno di legge di conversione. Ciò significa che anche tutte le disposizioni recate dal disegno di legge di conversione godono degli stessi requisiti di straordinaria necessità ed urgenza che, al contrario, dovrebbero appartenere soltanto a determinate norme, soprattutto quelle previste nell'ambito del provvedimento d'urgenza. Per quanto riguarda il merito del decreto-legge in esame, inoltre, vorrei rilevare che, con l'articolo 1-, è stata disposta la prosecuzione della valenza di una norma che, ormai, risulta abrogata dal mese di maggio del 2006. Ebbene, riteniamo impossibile, a nostro avviso, conferire continuità ad una disposizione abrogata. In tal caso, dunque, sempre attraverso le proposte emendative che abbiamo presentato, chiediamo di sopprimere l'articolo 1-, poiché regolerebbe alcuni rapporti richiamandosi, per l'appunto, ad una norma che non li può più disciplinare. Si tratta di una formidabile! Dovevate seguire il consiglio che, in sede di Commissione, vi abbiamo dato e provvedere quanto meno a risolvere questo errore macroscopico, oltre a sopprimere laprevisione delle due deleghe legislative che ho menzionato, facendo tornare il provvedimento al Senato. Voi, invece, siete costretti ad approvare il testo al nostro esame, sulla cui approvazione al Senato avete posto la questione di fiducia, perché, altrimenti, non fareste in tempo a convertirlo nel termine costituzionalmente previsto. Vi chiediamo, allora, il motivo per cui avete usato come «veicolo» il decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173 - che, come abbiamo visto, avete del tutto stravolto, poiché si trattava del famoso decreto-legge composto da sole due righe -, quando potevate adottare invece, uno o più provvedimenti d'urgenza per disciplinare le stesse materie. Forse lo avete fatto perché temevate che il Presidente Napolitano non apponesse la propria firma su strumenti del genere, così pieni di norme illegittime, e quindi avete pensato di usare il decreto-legge già firmato dal Presidente Ciampi. Oppure, il vostro è stato un atto di assoluta leggerezza ed anche - ve ne chiedo scusa, ma permettetemi il termine - di ignoranza, ragion per cui siete stati costretti a «correre» avendo fatto ricorso ad un mezzo che ha creato problemi non solo a voi, ma anche alla legislazione in assoluto, nonché al corretto uso della decretazione d'urgenza, senza tuttavia ottenere alcun beneficio. A meno che ciò che ho affermato non corrisponda a verità - vale a dire, che vi sia stato un uso volutamente strumentale del provvedimento citato -, ma allora la situazione sarebbe inaudita e gravissima! Vorrei segnalare che, a fronte di tali forti obiezioni - espresse sia in sede di Commissione, sia durante la discussione sulle linee generali del provvedimento e l'esame delle questioni pregiudiziali presentate in sede di Assemblea -, non abbiamo ancora avuto una risposta né dal relatore, né tantomeno dal Governo! Vi chiediamo, dunque: perché avete usato il decreto legge 12 maggio 2006, n. 173, per cambiare le due uniche righe di cui si componeva ed introdurvi quante più misure possibili? Perché l'avete fatto? Spiegatecelo in quest'aula! Ditecelo una volte per tutte, perché, in mancanza di una spiegazione chiara e soddisfacente, saremo costretti a rivolgerci al Presidente Napolitano, affinché rinvii questo provvedimento alle Camere, senza apporre la sua firma. Questo è un provvedimento che nasce nel modo di cui ho parlato: è stata posta la fiducia al Senato e adesso, attraverso una discussione rapida, ci si accinge a completarne l'esame. Martedì sarà l'ultimo giorno e voi sarete costretti ad approvarlo, senza rinviarlo al Senato neppure per colmare quelle evidenti lacune che tutti noi dell'opposizione abbiamo denunciato. Quello che stiamo vedendo serva per il futuro! Mai più si pensi di fare un uso delle leggi come quello che voi avete messo in essere! Noi dell'opposizione abbiamo il dovere di fare rispettare soprattutto le norme costituzionali, ma più in generale le norme che disciplinano la formazione delle leggi. Non potete pensare di bypassare noi e i vostri stessi parlamentari, che sono soltanto i notai di scelte compiute dal Governo, portate avanti attraverso il ricorso allo strumento della questione di fiducia. Il Governo fa la parte di colui che agisce, controlla e alla fine sforna un provvedimento senza la possibilità di nessun serio intervento parlamentare. Poiché il termine per la conversione del decreto scadrà martedì sera, anche se avete deciso di non porre la questione di fiducia alla Camera, i tempi non rendono comunque possibile né un'azione parlamentare né una discussione seria degli emendamenti, né tantomeno l'approvazione di qualche emendamento della minoranza o della maggioranza, con conseguente rinvio del provvedimento al Senato. Vogliamo che la stampa, i sentano questa nostra denuncia, che comprendano come il vostro Governo sia partito malissimo proprio attraverso l'uso di strumenti di questo tipo e il ricorso alla questione di fiducia continuo e costante al Senato. Diceva ieri Giovanni Sartori, il nostro politologo (nostro non certo per vicinanza politica), che il Governo Prodi non può pensare di continuare ad andare avanti acolpi di fiducia al Senato con il sostegno dei senatori a vita; Sartori, che pure vi è stato vicino per mesi ed anni, inoltre, esprimeva una prognosi infausta sulla durata del vostro Governo. Speriamo che il vostro Governo non duri a lungo, ma nell'interesse del paese vogliamo che, finché durerà, si ponga in termini di estrema correttezza, soprattutto sul piano legislativo. È arrivato al Senato il decreto-legge sul cosiddetto «spacchettamento», ma, quello che è peggio, è arrivato in Parlamento il provvedimento sulle liberalizzazioni e sulle fiscalizzazioni, che non si capisce per quale ragione sia stato adottato nella forma di un decreto-legge. Anche in questo caso voi non potete ritenere necessaria ed urgente la soluzione del problema dei tassisti! Sono anni che si parla di aumentare i taxi nelle varie città; c'era la straordinaria necessità ed urgenza di intervenire con un decreto-legge? Siamo completamente fuori da ogni logica che non sia quella del puro esercizio di un vostro potere, portato avanti un po' per scopi di consolidamento, un po' per scopi di propaganda. Cercate di ascoltare le nostre parole e di pensare ai provvedimenti futuri. Questo richiamo, però, al decreto-legge sui tassisti, sulla liberalizzazione, sulla fiscalità ci fa già comprendere che siete pronti a reiterare in modo recidivo la vostra posizione. Speriamo che il buonsenso prevalga! Grazie, signor rappresentante del Governo, grazie, signor Presidente, grazie, colleghi, per la pazienza .
. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giudice. Ne ha facoltà.
. Presidente, colleghi, prima di parlare degli emendamenti di cui sono primo firmatario, vorrei dire che il disegno di legge di conversione oggi al nostro esame è, sì, del Governo precedente, ma l'attuale maggioranza, per uno scopo assolutamente diverso dalle iniziali motivazioni, ha ritenuto di presentare un emendamento, su cui ha posto la questione di fiducia, che ha un solo ed esclusivo obiettivo, quello di rinviare alle calende greche ogni iniziativa assunta dal Governo, mettendo chiaramente in evidenza un palese pregiudizio politico-ideologico. Basta leggere il parere licenziato dal Comitato per la legislazione per comprendere quante anomalie presenti il provvedimento, così come approvato dall'altro ramo del Parlamento. Devo dire con molta correttezza di avere apprezzato moltissimo il comportamento del presidente del Comitato, l'onorevole Franco Russo, che ha approvato, così come è usanza del Comitato per la legislazione, all'unanimità il provvedimento in esame e che, con una onestà intellettuale che gli riconosco, ha affidato ad un ordine del giorno il futuro impegno del Governo a non incorrere nuovamente in queste anomalie. Devo dire però al presidente Franco Russo che, pur riconoscendogli questa correttezza intellettuale, non possiamo affidare solamente al futuro questo tipo di correzioni, nel presupposto che il provvedimento arrivi, dopo una questione di fiducia posta al Senato, blindato in questo ramo del Parlamento, perché, se ciò costituisse l'inizio di un percorso per cui, per necessità politiche, tutto quello che arriverà dall'altro ramo del Parlamento dovrà diventare un atto blindato in questa Camera, andremmo incontro al forte rischio di soffocare il dibattito parlamentare e il confronto sui singoli provvedimenti. Allora, cari colleghi, devo dire che per coerenza, pur ribadendo ciò che ho detto in merito al Comitato per la legislazione, gli emendamenti da me presentati, sottoscritti anche dagli onorevoli Verro e Fallica, intervengono, in uniformità con il parere espresso dal suddetto Comitato, a correggere gli errori contenuti nel maxiemendamento. Ritengo che sarebbe stato più opportuno, cari colleghi, sforzarci di svolgere un dibattito più stretto e veloce nella giornata di oggi e rinviare eventualmente il testo al Senato, pur di correggere le forti anomalie nello stesso contenute. Mi riferisco, inparticolare, all'emendamento che sopprime le disposizioni introdotte al Senato nell'articolo 1, in quanto non appare chiaramente corrispondente ad un corretto utilizzo dello specifico strumento normativo rappresentato dal disegno di legge di conversione l'inserimento in esso di disposizioni di carattere sostanziale, in particolare se destinate a conferire deleghe al Governo ovvero ad incidere in via diretta o indiretta sulle modalità dell'esercizio di deleghe legislative già esistenti. Sotto il profilo della legislazione, abbiamo presentato un secondo emendamento che riformula l'articolo 1- che prevede che, al fine di garantire la copertura degli insegnamenti mediante affidamento e supplenze, le università continuino ad applicare fino al termine dell'anno accademico 2006-2007 le disposizioni di cui all'articolo 12 della legge n. 341 del 1990. Ciò al fine di evitare che sia disposta la reviviscenza del citato articolo 12, ormai abrogato dal comma 22 dell'articolo 1 della legge n. 230 del 2005, con effetto a decorrere dalla data di entrare in vigore del decreto legislativo n. 164 del 2006, attuativo di queste deleghe. Quindi, questo emendamento non ha finalità di carattere ostruzionistico, perché comprendiamo con grande chiarezza l'importanza di questa proroga; ma avremmo potuto effettuare l'aggiustamento necessario ipotizzando un altro passaggio al Senato. Gli altri emendamenti riguardano sempre un settore in cui riteniamo si debba assolutamente intervenire, sotto il profilo dell'efficacia del testo, per la semplificazione e il riordino della legislazione vigente. Oggi, questo modo di legiferare va contro un principio che dovrebbe essere condiviso dall'intero Parlamento, ossia una maggiore chiarezza negli atti legislativi, che finiscono per confondere troppo spesso l'utente finale della nostra attività legislativa. Ecco perché abbiamo presentato anche un emendamento che riguarda l'articolo 1, comma 5, del disegno di legge di conversione, che proroga il termine per l'adozione di disposizioni correttive e integrative ai decreti legislativi previsti dalla cosiddetta legge Moratti. Così anche per quanto riguarda l'articolo 1 del disegno di legge di conversione, commi 2, 5, 6 e 14. Si tratta di un atteggiamento coerente con la nostra linea, che non vuole essere ostruzionistico, ma costruttivo e migliorativo. Mi rendo conto delle esigenze esistenti e ritengo che su questa strada possiamo affidare al Governo la sensibilità di accogliere l'ordine del giorno presentato, a tal riguardo, sia dai colleghi della maggioranza sia da quelli dell'opposizione, affinché in futuro si possa pervenire ad un percorso legislativo più coerente e corretto, che richiami le circolari volute congiuntamente dai Presidenti della Camera e del Senato e dal Presidente del Consiglio. Ritengo che, se questa strada sarà percorsa in futuro il Parlamento potrà vantarsi di legiferare in modo migliore e il Comitato per la legislazione potrà più responsabilmente compiere il proprio lavoro
. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Alleanza Nazionale, fin dall'inizio dell'esame di questo provvedimento ha contestato il metodo legislativo cui si è ricorsi, e lo ha fatto non solo attraverso le questioni pregiudiziali di costituzionalità, che ieri sono state trattate malamente dall'Assemblea, ma anche e soprattutto attraverso una valutazione attenta dei vari istituti utilizzati e di alcuni strumenti che non sono stati attivati. In modo particolare, abbiamo rilevato la mancanza della relazione tecnica e di quella sull'analisi dell'impatto sulla regolamentazione. Si tratta di due strumenti fondamentali al fine di consentire una corretta valutazione da parte del Parlamento. A questo proposito, ricordo che per tutta la passata legislatura i colleghi dell'opposizione, che oggi siedono sui banchi della maggioranza, lamentavano, nelle rare volte che accadeva, la mancanza di questi strumenti o, pur in loro presenza, carenze in alcuni punti degli stessi. Una moralità di fondo, nei lavori e negli assetti del Parlamento, deve, quindi, prevalere. In particolare, non si possono non considerare alcuni strumenti, al di là della posizione politica in cui ci si trova occasionalmente collocati, maggioranza od opposizione, indispensabili per l'esame, l'approfondimento e per una corretta valutazione dei provvedimenti. La mancanza, ad esempio, della relazione sull'analisi dell'impatto sulla regolamentazione in un provvedimento come quello che siamo costretti ad esaminare oggi costituisce un fatto gravissimo. Scommetto che neanche il Governo è in grado di apprezzare fino in fondo le conseguenze dirette sulla legislazione vigente di alcune delle proroghe contenute in tale provvedimento. Taluni riferimenti in tal senso li citerò esaminando nel merito il provvedimento, individuando, in particolare, dove il Governo, nel prevedere alcune di queste proroghe, non ha tenuto conto del loro impatto sulla legislazione. Al di là della mancanza di queste relazioni, il provvedimento in esame è stato adottato in violazione dell'articolo 15 della legge n. 400 del 1988, che fa esplicito divieto di introdurre norme recanti deleghe legislative nei decreti-legge. Quella appena citata è, a mio avviso, una norma virtuosa. Qual è il senso della delega che viene concessa al Governo? Il senso è che il Parlamento fissa, nel corso di un dibattito, dei paletti, stabilisce cioè dei criteri direttivi all'interno dei quali il Governo viene autorizzato ad emanare decreti legislativi con cui disciplinare intere materie o parte di esse. Se, quindi, la delega non viene valutata con condizioni e nei tempi propri di un libero dibattito, si rischia di concedere al Governo, come nel caso in questione si sta facendo e dirò anche dove e in quale parte del provvedimento, una delega in bianco, una delega ad operare a proprio piacimento. Ciò, evidentemente, è anticostituzionale, illogico e impolitico, e costituisce anche una palese violazione delle prerogative del Parlamento. E ciò non può non interessare la maggioranza che, all'interno del Parlamento, è il socio azionista che detiene la quota maggiore dei consensi. La maggioranza che si autocomprime, che si autolimita a favore di un provvedimento del Governo rappresenta un fatto, a mio avviso, inaudito e, soprattutto, sbagliato. Non si può, infatti, consentire che si proceda con un meccanismo di delega non sufficientemente trattata. L'articolo 15 della legge n. 400 del 1988 pone un problema serio, perché vieta che all'interno dei decreti-legge, che per loro natura sono strumenti legislativi adottati nei casi di necessità e di urgenza e per questa loro natura da esaminare velocemente in tempi ridotti e con modalità di emendabilità contenute, possano essere inserite deleghe legislative al Governo. Anche il Comitato per la legislazione, che certamente non si può considerare un organismo della Casa delle libertà, ha fatto dei rilievi importanti. In proposito, vorrei sottolineare il fatto che il Comitato per la legislazione ha affermato che l'inserimento in un disegno di legge di conversione di una disposizione volta a modificare il termine per l'esercizio di una delega non corrisponde ad un corretto utilizzo dello specifico strumento normativo rappresentato dalla legge di conversione. L'aspetto scandaloso contenuto nel presente provvedimento è rappresentato dal fatto che - essendo già vietata dalla norma la delega al Governo contenuta in un decreto legislativo quando è lo stesso Governo ad aver emanato l'atto di delega originario - l'esecutivo chiede al Parlamento una proroga per l'emanazione dei decreti legislativi. Ciò rende inaccettabile e contrario alla logica costituzionale il fatto che la proroga venga chiesta da un Governo diverso, che ha una posizione diversa in ordine al merito e al contenuto degli atti dei quali intende ottenere la proroga. Questa è la vera incostituzionalità del presente provvedimento! Questa è l'immoralità con la quale questa maggioranza si sta muovendo in tale contesto! Infatti, non è possibile che, a fronte di un dibattito svolto da un Parlamento che si caratterizzava per una posizione diversa e cheaveva individuato paletti e criteri direttivi per l'esercizio della delega, adesso il nuovo Governo - che ha esplicitamente sostenuto di voler abrogare molte disposizioni assunte dalla Casa delle libertà - possa utilizzare la medesima delega, ottenuta dal precedente esecutivo, in termini di proroga. Questa è una violenza alla logica, all'opportunità e al ruolo che ciascuno di noi ha il dovere di esercitare. Mi appello al senso di responsabilità e di moralità dei colleghi della maggioranza: non si può consentire un'aberrazione del genere! In merito alla parte del decreto-legge riferita all'istruzione, in questi giorni, abbiamo ascoltato le dichiarazioni del ministro Fioroni, il quale ha esplicitato la sua intenzione di procedere ad una radicale modifica della riforma Moratti. E noi consentiamo al ministro Fioroni di procedere alla destrutturazione della riforma Moratti attraverso la proroga di una delega ottenuta dalla stesso ministro Moratti? Questo è allucinante! Pertanto ritengo che, a fronte di una tale posizione, non si possa accettare il metodo che ci si propone di seguire, in quanto ciò ci offende. Per quanto concerne il merito del provvedimento in esame, basta esaminare i commi 5, 6, 7 e 8 dell'articolo 1 per comprendere la portata devastante degli aspetti per i quali sono state previste le proroghe e per capire come una proroga di 18 mesi possa porre l'attuale Governo nelle condizioni di stravolgere completamente la riforma Moratti. La nuova maggioranza, se lo ritiene, se ne ha i contenuti, per i numeri conseguiti ha il diritto di modificare la riforma voluta dal centrodestra, ma la modifica si realizza con la logica del confronto parlamentare, per cui si presenta un disegno di legge, si apre un dibattito, si discute nel merito delle modifiche che si intendono apportare, si consente al Parlamento di pronunciarsi e misurarsi intorno ad un argomento con il metodo istituzionale. Non si procede con le scorciatoie, non si utilizzano le deleghe ottenute in questo modo. E poi per fare quali modifiche? I decreti legislativi di cui si sta chiedendo la proroga riguardano la proroga del termine per l'adozione di disposizioni correttive ed integrative ai decreti legislativi riguardanti il diritto-dovere all'istruzione, l'alternanza scuola-lavoro, il secondo ciclo del sistema educativo d'istruzione e formazione, la proroga del regime transitorio concernente l'accesso anticipato alla scuola dell'infanzia, la definizione di un termine per la revisione dell'assetto organico delle scuole secondarie di primo grado, nonché il rinvio di un anno dell'attuazione del secondo ciclo. Ma queste proroghe porteranno all'attuazione della riforma Moratti, qualora dovesse restare in vigore oltre l'anno scolastico 2013-2014? E non si era detto che la scuola italiana doveva essere riformata al più presto? Non era d'accordo tutto il quadro politico nazionale su ciò? Cosa significa che il Governo ha bisogno di diciotto mesi per valutare quali interventi compiere? Avete o no un'idea della scuola italiana? E, in caso affermativo, non potete utilizzare la delega bensì gli strumenti ordinari. Vorrei tornare sull'osservazione da me fatta inizialmente, relativa all'impatto sulla legislazione. Onorevole presidente della Commissione, so che lei è molto attento a questi aspetti, ma pochi, forse, hanno notato che, all'articolo 1, commi 5, 6, 7 e 8, nella formulazione originaria era prevista una sorta di procedura cosiddetta aggravata, cioè complessa, che metteva in moto alcuni soggetti istituzionali rappresentati da altre amministrazioni dello Stato, dalle regioni, da una pletora di operatori istituzionali che dovevano concorrere alla definizione della riforma. Oggi, con le proroghe richieste, si modifica indirettamente l'articolo 4 della legge n. 53 del 2003 e, quindi, deve essere valutata l'opportunità di intervenire in questo modo, perché si stravolge il senso stesso della disposizione originaria. Con l'articolo 1-, poi, si propone di garantire nelle università la copertura degli insegnamenti mediante affidamento e supplenza, ricorrendo alle disposizioni di cui all'articolo 12 della legge n. 341 del 1990, che è stata abrogata. Ma è possibile prorogare gli effetti di una legge abrogata?
. Onorevole Bono...
. Cosa c'è, Presidente?
. Ha esaurito il tempo a sua disposizione.
. Mi dia la possibilità di completare il mio intervento.
. Senz'altro, ma rapidamente, dato che vi sono molti altri interventi.
. In conclusione, ci troviamo dinanzi ad un provvedimento pessimo, scritto male, che creerà un'enorme confusione applicativa, la cui unica motivazione è la destrutturazione delle riforme del centrodestra, in particolare della riforma Moratti, con un danno enorme per la scuola italiana. Per questo, invitiamo a valutare positivamente almeno alcuni emendamenti presentati dagli esponenti del gruppo di Alleanza Nazionale; altrimenti, il giudizio della nostra parte politica non potrà che essere totalmente contrario .
. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, non ripeterò quanto già detto dai colleghi anche in sede di discussione sulle linee generali rispetto al decreto-legge in esame, ma vorrei far riflettere l'Assemblea su un dato. Nel presentare questo provvedimento in I Commissione il relatore, onorevole Piazza, per spiegare le motivazioni della necessità e dell'urgenza e, quindi, della legittimità di tale decreto-legge, esplicitamente ha detto che si tratta di un testo complesso, che contiene una serie di proroghe che, se pure eterogenee, sono però accomunate. Il primo dato che abbiamo compreso già dagli interventi precedenti è che non di un insieme di proroghe si tratta. Questo provvedimento non è un classico «mille proroghe», ma un provvedimento alle cui disposizioni che prorogano alcuni termini sono accompagnate modifiche molto più incisive. Già l'articolo 1, in materia di tutela di dati personali, così come modificato dal maxiemendamento del Governo, prevede alcune modifiche alla materia indicata. Ve ne sono alcune che già nella relazione del relatore stesso appaiono particolarmente peculiari. L'onorevole Piazza, a proposito dell'articolo 1-, il famoso articolo relativo alle università, sostiene che rivivono alcune disposizioni. Dunque, con questo decreto-legge, per la prima volta, si interviene per far rivivere una legge che ormai legge non è più, perché questo Parlamento ha votato nel senso che ciò non fosse. Si tratta di un fatto che crea sgomento e che crea anche precedenti. Con il medesimo strumento potremmo immaginare di cancellare, allora, tre modifiche successive, magari perseguite nell'arco di vent'anni, e far rivivere una legge vigente trent'anni fa! Altrettanto delicate sono le modifiche apportate al codice dei contratti pubblici - materia di estrema rilevanza per quest'Assemblea - ed un'ulteriore delega di cui non si è parlato. Nella discussione sulle linee generali ci si è soffermati in maniera abbastanza approfondita sulla delega che il decreto-legge prevede in materia di agricoltura, ma non si è parlato abbastanza - e vorrei su questo richiamare l'attenzione del relatore e del presidente della Commissione - della delega prevista al comma 3 dell'articolo 1. Tale norma prevede la possibilità che il Governo intervenga nella materia delle procedure concorsuali e del diritto fallimentare. Non so cosa pensi di ciò il ministro Mastella, ma so che egli, nell'audizione nelle Commissioni giustizia, non ha parlato di modifiche al diritto fallimentare. Il ministro Mastella, già in altre occasioni, ha rivendicato l'autonomia delle proprie competenze. Vorrei sapere, ad esempio, dal Ministero della giustizia come mai su una materia così delicata, su cui si è discusso per cinque anni, non si immagina la presentazione di un disegno di legge e, quindi, una verifica nelle sediparlamentari competenti circa le modifiche e le integrazioni eventualmente da introdurre rispetto ad una riforma attesa in questo paese da sessant'anni e che, finalmente, nella scorsa legislatura è diventata legge. Al contrario, con un sotterfugio - dato che nessuno se ne era accorto - e con una norma nascosta nelle pieghe di un decreto-legge, il Governo si attribuisce la possibilità di modificare anche la legge fallimentare. Noi su questo, ovviamente, abbiamo presentato un emendamento soppressivo ed un ordine del giorno per chiedere alla maggioranza, su temi così delicati, di trovare un punto di incontro politico. Disponibilità massima a discutere di eventuali modifiche alla legge fallimentare, visto che siamo in fase di prima applicazione, ma quelle modifiche discutiamole serenamente in Parlamento; oppure - scusate la polemica - chiudiamo le Commissioni competenti, visto che, praticamente, alcuni temi li tratteremo solo in I Commissione e in sede di decretazione d'urgenza. Per quanto riguarda l'ulteriore fase delle riforme o delle deleghe in materia di scuola, se ne è ampiamente parlato: qui il problema non è solo tecnico, ma più propriamente politico. Come la collega Aprea ha già ricordato nel corso della discussione sulle linee generali, il nostro paese ha assunto degli obblighi a livello europeo per arrivare a determinati standard. Comprendiamo che l'attuale maggioranza non intenda proseguire sulla strada prevista dal precedente Governo, ma credo che sia un diritto ed un dovere della maggioranza - soprattutto del Governo - confrontarsi in quest'aula e al di fuori di essa su alcune modifiche. Non è accettabile né consentito - veramente è un'offesa nei confronti di tutti - procedere in questi termini, per azzerare qualcosa di cui si è discusso con passione, pur nella diversità delle opinioni. Della delega prevista al comma 12 in materia di agricoltura hanno già parlato i colleghi e parleremo ancora. In generale, quando l'opposizione si trova di fronte ad un provvedimento di questo tipo, gli emendamenti non possono che essere di natura complessa. Ovviamente, ci sono sensibilità diverse su alcuni punti, sensibilità che si sono anche incontrate. Ribadisco in quest'aula che bisogna dare atto al presidente Violante di aver recepito un allarme motivato, sia dalla maggioranza sia dall'opposizione, nei confronti del Governo in merito alla redazione dei testi legislativi; ma credo che il Parlamento debba dare un valore simbolico ed un segno di vita, individuando anche gli strumenti e le materie. Ritengo che, oltre all'agricoltura, anche la materia fallimentare - materia delicata perché riguarda in parte la giustizia e in parte l'economia - sia un tema ulteriore su cui riflettere. Al riguardo, pongo la questione al presidente della Commissione e, in genere, alla maggioranza
. Ha chiesto di parlare il deputato Stucchi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, quest'oggi ci troviamo ad intervenire sul complesso degli emendamenti al disegno di legge di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 173 del 12 maggio 2006, recante proroga di termini. Forse, più che prorogare dei termini, questo provvedimento reca delle innovazioni procedurali. Ne hanno già parlato alcuni colleghi. Ci sono stati degli interventi modificativi approvati tramite emendamenti al Senato e ci sono delle innovazioni che, tra l'altro, non sono nemmeno in linea con la consuetudine normativa sotto il profilo della formazione delle norme utilizzata nelle aule parlamentari, più volte anche condannata o che, forse, apparteneva ad un periodo passato dei lavori parlamentari. Da qui, forse, deriva la gravità, su cui occorre riflettere, di queste deleghe che all'improvviso vengono riproposte, con termini già ampiamente scaduti, e di tanti altri aspetti che non dovrebbero essere inseriti in un testo normativo. Soprattutto, alcune deleghe sono state inserite con emendamenti al Senato perché diversamente non potevano essere proposte in untesto da sottoporre all'attenzione del Presidente della Repubblica per l'emanazione del decreto-legge. Ci troviamo, quindi, ad intervenire su un disegno di legge di conversione che presenta dei grossi limiti e delle problematiche attuative non indifferenti, come si legge anche nel parere del Comitato per la legislazione. Certe cose non si possono fare, e inserire due deleghe pesanti, come è stato fatto al Senato, non rappresenta un modo corretto di rapportarsi con il Parlamento. Utilizzando lo strumento della questione di fiducia, si costringe sostanzialmente l'Assemblea della Camera a ratificare le decisioni prese al Senato. È inutile nascondersi che il vero problema di questa maggioranza è rappresentato dalla esiguità, quasi inesistente, della stessa al Senato. La mia preoccupazione, pertanto, è quella che l'aula di Montecitorio si trasformi nel luogo di ratifica delle decisioni assunte nell'aula di Palazzo Madama, con tutto il rispetto che dobbiamo ai nostri colleghi senatori per le scelte da loro fatte. Tuttavia, se le scelte vanno in questa direzione - scelte discutibili, oltre che nel merito politico, anche dal punto di vista legislativo -, allora dobbiamo riflettere sull'opportunità di modificare il testo che il Senato ci ha trasmesso per la sua approvazione. Non possiamo accettarlo ogni volta che ciò accade; in sostanza, non possiamo venir meno ad una delle prerogative che appartengono a questa Assemblea: quella di discutere il contenuto delle proposte che sono alla nostra attenzione ed, eventualmente, di modificarle in parte o integralmente, o, magari, di sopprimere determinate previsioni normative. Dobbiamo comunque svolgere l'attività parlamentare di predisposizione delle norme, che deriva dal mandato conferitoci dagli elettori. Per questo motivo, noi abbiamo presentato una serie di emendamenti che mirano a riportare nel corretto alveo l'impostazione di un decreto-legge varato per prorogare delle scadenze. Quando vi sono dei termini in scadenza e si interviene con un decreto-legge, che nella sua versione originale era di due righe, molto chiaro e sicuramente incisivo, finalizzato a risolvere i problemi contingenti che non possono essere ignorati, si compie una buona azione normativa. Se però, nel corso dell'iter di conversione, si utilizza quello strumento come una locomotiva a cui agganciare una serie di vagoni che contengono di tutto e di più, la cosa non è accettabile. Non è accettabile soprattutto se mischiamo il contenuto delle merci trasportate dai vagoni: se realizziamo una serie di interventi e inseriamo nel testo del disegno di legge di conversione una sfilza di materie tra loro neanche omogenee, ma se, soprattutto, carichiamo all'interno dei vagoni materiali «pericolosi» - per rimanere nell'ambito di questa metafora «trasportistica» - per i cittadini, ma anche per quanto riguarda i precedenti che creano, non possiamo tacere. Rileviamo tutto ciò con pacatezza, ma non vogliamo apparire remissivi; vogliamo invece invitare i colleghi a riflettere sulla questione, perché si può anche attirare la loro attenzione alzando i toni, ma credo che ciò non serva assolutamente a favorire il dialogo. Preferisco un confronto franco, duro, pacato, che però permetta a tutti di esprimere la propria opinione e di convenire su determinate questioni che dovrebbero stare a cuore a tutti noi. La cosa su cui dobbiamo riflettere è anche un'altra: alcuni colleghi della maggioranza sanno benissimo che il testo, così come c'è stato sottoposto, presenta dei limiti grossissimi, per utilizzare un eufemismo. Naturalmente, nelle discussioni personali al di fuori dell'ufficialità delle Commissioni e di questa Assemblea, queste valutazioni vengono condivise. Quindi, blindare questo decreto - perché tale è la scelta che viene fatta - e impedire di porre dei correttivi che tutti ritengono logici, non è sicuramente la strada che dobbiamo percorrere e non è la scelta giusta per un Parlamento democratico; non è la via che noi, per fare l'interesse dei cittadini, dobbiamo seguire. Allora, questo richiamo alle prerogative del Parlamento, ma soprattutto al fatto di attenersi al rispetto del contenuto originario del decreto-legge, nonchè la richiestadi sopprimere determinate previsioni normative inserite al Senato non sono strumentali. Ci possono essere degli emendamenti che vengono ritenuti strumentali e ostruzionistici, ma da parte nostra non c'è nessun problema a riconoscerlo e siamo anche disponibili, eventualmente, a ritirare quegli emendamenti. Tuttavia, almeno per quanto riguarda gli emendamenti di sostanza, vale a dire quelli che veramente vanno a risolvere i problemi che, come dicevo prima, sono riconosciuti, ammessi e testimoniati da tutti all'interno di quest'Assemblea (se non altro dai componenti della Commissione affari costituzionali), ci dovrebbe essere la volontà politica di dare una risposta positiva. Io credo che soluzioni diverse, come quelle che sono state proposte, possano essere magari percorribili ma arrechino un danno alle possibilità che hanno quest'Assemblea e tutti i suoi componenti di intervenire sulla stesura e sulla predisposizione del testo finale delle norme. Noi accettiamo che ci venga «amputata» una parte della nostra possibilità di intervento nella formazione delle norme, in quanto sappiamo che è possibile utilizzare strumenti diversi dall'approvazione di un emendamento per porre rimedio a previsioni sbagliate, inserite all'interno di questo provvedimento. Si tratta di emendamenti riconosciuti da tutti, al punto che la proposta di non dare seguito all'attuazione di determinate deleghe, probabilmente, verrebbe riconosciuta da tutti mediante l'approvazione di un ordine del giorno. Io mi chiedo, tuttavia, se questo sia serio e debba essere la linea da seguire. Questo non dipende - lo dicevo prima - da noi: credo che, all'interno della Camera, tutti i colleghi vogliano intervenire e fare «pulizia» delle cose che non funzionano all'interno di questo testo. Il problema vero, però, è che l'approvazione di queste modifiche comporterebbe un ulteriore passaggio al Senato. Allora noi siamo blindati in quest'aula - e proprio questo è il succo della questione - da quanto accade al Senato, dalle difficoltà della maggioranza a palazzo Madama. Questa è solo una delle prime volte in cui si presenta questa problematica, ma credo che ciò avverrà continuamente. Le previsioni di questo tipo sono facili da fare, perché ogni volta che c'è una votazione da fare al Senato su un provvedimento, il Governo pone la fiducia e automaticamente ogni volta la ottiene, sebbene, finora, a fatica: ritengo che verrà di conseguenza portata avanti in quest'aula la volontà di non modificare mai nulla di quello che verrà approvato al Senato. Questo non è, come dicevo prima, un modo corretto di agire e, soprattutto, noi non possiamo limitare le nostre prerogative di legislatori e di componenti di un'assemblea legislativa per il fatto che in un'altra assemblea - lo ripeto: ho il massimo rispetto, naturalmente, per i componenti del Senato - ci sono delle difficoltà e c'è una situazione che impedisce alla maggioranza di avere delle certezze. Sono problemi seri su cui dovremmo riflettere, anche per il prosieguo dei nostri lavori. Se è vero, infatti, che, da qui alla pausa estiva, gli appuntamenti saranno pochi, arriverà il periodo delle grandi scelte, il periodo del confronto vero su provvedimenti che non potranno essere, ogni volta, dei decreti-legge su cui porre la fiducia, ma che dovranno essere discussi anche al Senato oltre che alla Camera. Quindi, di fronte ad una situazione di questo tipo, iniziamo fin d'ora a dare un segnale. Credo che, se ci fosse la disponibilità della maggioranza ad approvare emendamenti condivisi che possano riportare sulla strada corretta il contenuto di questo provvedimento, probabilmente non ci sarebbe bisogno, tornando al Senato, di porre un'altra volta la questione di fiducia, perché l'espressione di un voto favorevole su un testo modificato del decreto da parte della Camera, comporterebbe, naturalmente, anche un impegno politico sullo stesso contenuto al Senato. Quindi, non ci sarebbe il problema di porre un'altra volta la questione di fiducia, perché non cambiamo opinione tra Camera e Senato. Non stiamo in quest'aula per giocare, ma per svolgere una attività parlamentare e legislativa seria e importante,impostata in modo serio. È questo che dovete capire. Forse, non c'è sufficiente fiducia, anche se tra colleghi un po' più anziani per appartenenza a quest'Assemblea ci si conosce, ci si stima e ci si rispetta e, quando si dà la parola, viene mantenuta. Bisognerebbe cercare di utilizzare anche il rapporto personale per poter dare delle garanzie che servano ad ottenere i risultati migliori per tutti, perché, quando si dà una risposta positiva ai cittadini, sono contenti sia coloro che hanno votato per il centrosinistra, sia coloro che hanno votato per il centrodestra. Non conta l'appartenenza politica. Credo che la strada che abbiamo suggerito sia percorribile. Mi auguro che la maggioranza non intenda proseguire comunque nell'azione preannunciata di bocciatura di tutti gli emendamenti predisposti, perché ciò significherebbe partire con il piede sbagliato. Partiamo con un provvedimento, se vogliamo importante, ma non fondamentale, che diventa fondamentale nel momento in cui ci si atteggia in questo modo.
. La prego...
. Mi auguro che il prosieguo dei nostri lavori sia diverso e che, soprattutto, su tematiche importanti ci possa essere un ragionamento serio che possa svilupparsi in modo concreto e analitico, senza avere, ogni volta, l'assillo della situazione della maggioranza al Senato.
. Ha chiesto di parlare il deputato Salerno. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi di Alleanza nazionale continuiamo ad essere estremamente preoccupati per questi primi passi del Governo, che vengono compiuti in maniera estremamente maldestra e con una totale irresponsabilità verso le conseguenze e gli effetti che essi producono nella realtà, non solo economica ma anche sociale, economica e professionale della nazione. Il provvedimento all'ordine del giorno è un ulteriore atto che rende un quadro estremamente negativo e disorientante e che testimonia la poca progettualità di questo Governo, se non addirittura la sua totale assenza. Lo ripeto, dai primi giorni di questa legislatura, il Governo appare sempre più incapace di indicare una rotta, una sua linea guida di azione nei temi e nei campi che più preoccupano lo sviluppo ed il futuro della nazione: la competitività, la leva fiscale, l'intervento per il sostegno delle piccole e medie imprese, la tutela dei distretti industriali, la tutela di quel marchio italiano che in alcuni settori è delicatissimo per quanto riguarda i rischi che presenta. Ad esempio, vi sono distretti tessili italiani, quale quello biellese, che ancora oggi ha una sua forza, una sua competitività, che ancora esiste: è una filiera del tessile, quella biellese, che funziona ancora dal primo stadio di lavorazione al prodotto finito. Verso tali marchi italiani, verso tali pregevolezze del sistema produttivo non abbiamo ancora capito cosa intenda fare e come intenda muoversi il Governo Prodi. Giungiamo a questo ulteriore provvedimento, potremmo dire una semplice proroga di deleghe, un provvedimento che sicuramente si ricollega al Governo precedente. Tale tranquilla e pedissequa proroga di termini lascia immaginare che questo Governo, a ben tre mesi dalla vittoria - discutibile - nelle elezioni politiche, continua sostanzialmente a «navigare a vista», nel buio più completo (buio o nebbia, bisogna scegliere qual è l'elemento che caratterizza tale incertezza totale nel muoversi). Abbiamo anche assistito, negli ultimi giorni, a lacerazioni molto gravi. Sarebbe forse necessario che il ministro dell'interno venisse in Parlamento a riferire sugli attuali momenti di tensione che si sono prodotti con l'ultima manovra finanziaria, che sempre più appare iniqua, vessatoria e punitiva, se non addirittura umiliatrice di molte categorie che rendono ricca la nostra economia e la nostra cultura sociale. Sto parlando delle categorie e degli ordiniprofessionali che sono stati letteralmente umiliati. Non si tratta, infatti, di liberalizzazione, ma di anarchia completa: si è entrati in un negozio di porcellane con la delicatezza di un ippopotamo! Non si procede in questo modo. In questo modo, si producono tensioni gravissime, disagi e lacerazioni sociali. La rivolta dei tassisti è solo una rappresentazione emblematica di quanto danno si compia procedendo in tale maniera, senza concertazione, senza ascolto e senza l'audizione delle categorie interessate. Noi di Alleanza Nazionale siamo profondamente preoccupati di tale sistema di procedere. Tra l'altro, i giornali quotidiani del settore, quali che deve essere sicuramente considerato almeno in campo economico, sta già indicando che i nostri conti sono a posto, che il deficit rispetto allo stesso periodo del 2005 è diminuito dal 7,5 per cento al 5,8 per cento e che addirittura il saldo primario, ossia l'avanzo al netto degli interessi passivi, passa dal 3 per cento dello stesso periodo del 2005, all'1,5 di quest'anno, il che comprova che l'economia era già in forte ripresa nel corso dell'ultimo quadrimestre del Governo di centrodestra e che oggi, quindi, il provvedimento che reca la manovra non solo è risultato molto leggero rispetto a tutti gli allarmismi lanciati dal Governo Prodi e dalla maggioranza attuale, ma sostanzialmente interviene in maniera iniqua, vessatoria e del tutto inutile. È un'inutile danno, che non produce alcun effetto positivo in economia. Oltretutto, preoccupa anche ciò che si sta annunciando in campo fiscale, ossia il provvedimento con cui il viceministro Visco intende intervenire in tale ambito. In tale provvedimento, appare non solo vessatorio, ma punitivo - in maniera non dico illegittima, ma macroscopica -, assimilare il mancato versamento dell'IVA periodica (quindi trimestrale o annuale) ad un delitto. Il mancato versamento dell'IVA da parte di un'impresa, che può anche denunciare quanto deve versare ma che per una semplice crisi di liquidità può non essere in condizione di versare tale imposta, viene addirittura assimilato a un delitto, quindi a un reato. Questa è una cosa abnorme, ingiusta, infondata e quindi iniqua e vessatoria, che ancora una volta prova quanto questo Governo sia lontano da una vera filosofia di governo che sia a sostegno del sistema produttivo e delle categorie produttive. Manifestiamo dunque ancora preoccupazione per questo avvio negativo ed incerto, sicuramente produttivo di grandi danni sociali, culturali ed economici alla nazione, ed ancora una volta esprimiamo una grande avversità verso questa politica e questo approccio del Governo Prodi in questo avvio di legislatura .
. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, onorevoli colleghi, se il buongiorno si vede dal mattino ho l'impressione che ci aspetterà un lungo ma sano periodo di tenebre. Tutti conosciamo la storia di questo decreto; tra l'altro, i colleghi che mi hanno preceduto ne hanno parlato sia dal punto di vista della tempistica, sia dal punto di vista giuridico e contenutistico. Abbiamo visto cosa è successo. Un decreto del precedente Governo, il Governo Berlusconi, è stato trasformato in una sorta di convoglio senza fine, al quale sono stati attaccati numerosi vagoni, dal contenuto strano ed eterogeneo, non tenendo però conto del fatto che molto spesso la dimensione delle rotaie può cambiare e quando si dà luogo ad un convoglio di questo genere c'è un rischio di deragliamento. C'è un rischio di deragliamento dal punto di vista delle norme e della loro attuazione. C'è un deragliamento sicuro dal punto di vista della democrazia e della dialettica parlamentare. C'è un deragliamento derivante dal - insito in questo decreto - recato alle prerogative del Parlamento, della Camera e del Senato. È anche possibile un deragliamento ad un livello più alto, perché non èassolutamente detto che la Presidenza della Repubblica ritenga opportuno controfirmare un provvedimento di questo tipo. Non voglio assolutamente pronunciarmi in tal senso, non avendo né livello, né la statura, né le possibilità, né le prerogative del Presidente della Repubblica, però sappiamo anche dai precedenti degli anni passati che questo può avvenire, così com'è avvenuto in passato, talvolta anche per motivazioni assolutamente meno importanti e meno pregnanti di quelle che fanno riferimento a questo decreto. D'altronde i risultati si sono visti. Già tutti conosciamo il parere espresso dal Comitato per la legislazione. In anni di attività parlamentare, a dir la verità non avevo mai visto un parere così negativo e così appesantito, a tal punto che il presidente del Comitato per la legislazione - il quale peraltro non appartiene al mio partito, né alla nostra parte politica, quella della Casa delle libertà - ha dovuto salvare quanto meno la forma con una dichiarazione riportata agli atti, e che abbiamo anche sentito all'inizio di questo dibattito parlamentare, prevedendo la possibilità della presentazione di ordini del giorno che possano servire, se non proprio a risolvere le problematiche esposte dai miei colleghi (e che tenterò di comporre nelle mie argomentazioni), quantomeno a salvare la faccia. Non voglio assolutamente divagare su argomenti che già sono stati trattati da altri parlamentari e non voglio annoiarvi leggendo le argomentazioni del Comitato per la legislazione, ma voglio concentrare il mio intervento soltanto su una parte del decreto. Si tratta di un decreto-legge eterogeneo, che fa rivivere addirittura delle scadenze già ultimate, prorogando - chiedo scusa per il gioco di parole - scadenze già scadute. Addirittura, un decreto che tenta un'operazione impossibile: quella di resuscitare delle norme che non esistevano e non esistono più nel nostro ordinamento! A mia memoria, tra l'altro, per mia esplicita fede, credo che l'ultima resurrezione importante, che vale la pena di ricordare, è appena retrodatata di 20 secoli: se non sbaglio, 1973 anni or sono! Questo è ciò che sta facendo l'attuale maggioranza! Ritengo, caro sottosegretario, che non ci sia niente da ridere. Questo è ciò che voi state facendo ed è giusto che il Parlamento ne prenda atto ma, soprattutto, è giusto che lo sappia il paese! Proprio voi, che vi siete riempiti per anni la bocca nelle aule parlamentari, sulla stampa, di regole, di rispetto delle stesse, di serietà al Governo! Se questo è il rispetto delle regole, se questa è la serietà al Governo, voglio vedere come sarà il prosieguo della vostra attività parlamentare e di governo! Proprio nel rispetto delle regole, io faccio appello alle prerogative del Presidente della Camera, che non può e non deve consentire che avvengano cose di questo genere. Soprattutto, non può avvenire che il Parlamento sia deprivato della sua dignità e della possibilità per i singoli parlamentari di svolgere la loro attività. Questo è invece ciò che di fatto è accaduto. Ciò è accaduto anche nella Commissione agricoltura, di cui faccio parte. Basti pensare a ciò che è accaduto per gli argomenti di competenza di quella Commissione, in particolare l'articolo 1-, riguardante i crediti previdenziali, quello riguardante il cosiddetto DURC (documento unico di regolarità contributiva) - di questi temi parlerà più esplicitamente l'onorevole Misuraca dopo di me - e quanto contenuto nel comma 12 e nel comma 11 (cioè, sostanzialmente, non solo il rinnovo delle deleghe chieste e ottenute dal precedente Governo derivanti dalla legge n. 57 del 2001 e dalla n. 38 del 2003 ma, soprattutto, la delega contenuta nel comma 11, conferita dall'articolo 6 della legge n. 229 del 2003). Voi avete chiesto sostanzialmente un rinnovo di queste deleghe: lo avete chiesto per un periodo maggiore - quindi, con ampliamento di un anno - e, in particolare per quanto riguarda il comma 11 (un tema delicatissimo, riguardante le deleghe in materia alimentare) avete chiesto un sostanziale ampliamento. Tutto questo è avvenuto - è veramente inaudito - prima che si effettuasse al Senato - ma poi anche e soprattutto alla Camera, visto che stiamo parlando in questa sede - una regolare audizione, la prima, del ministro competente (per le politiche agricole). Tutto questo è assolutamente inaudito! Di fatto, sono state chieste delle deleghe senza che il ministro competente potesse recarsi nelle specifiche Commissioni di merito per spiegare esattamente quali erano le strategie, le motivazioni, quale il disegno organico e complessivo delle politiche dell'attuale Governo. Tutto questo ha in sé determinato una grave lesione, non soltanto dei diritti del singolo parlamentare ma anche delle prerogative del Parlamento. Tra l'altro, signor Presidente, una riflessione va anche fatta - è doverosa - su un altro aspetto: le deleghe a cui fa riferimento il comma 12 e il comma 11, provenivano da specifici atti parlamentari, determinati dall'approvazione di disegni di legge. Sappiamo tutti come i percorsi dei disegni di legge siano essenzialmente diversi da quelli della decretazione d'urgenza. Anche questo aspetto contribuisce ad un del nostro sistema democratico e parlamentare. Questo fatto ci stupisce, ci meraviglia, soprattutto, se proveniente da parti politiche - non voglio ripetermi, ma vorrei che queste osservazioni risuonassero nelle vostre orecchie e nella vostra mente - che di regole e di rispetto delle stesse si riempiono la bocca. Evidentemente, tutto questo appartiene a chi della doppia morale fa molto spesso uno stile di vita e della politica. Di queste cose dobbiamo parlare, onorevoli colleghi, e dobbiamo assolutamente informare non tanto i nostri elettori, quanto soprattutto il paese. Esso, infatti, ci guarda, ed ha bisogno, sì, di soluzioni, ma anche - scusatemi se lo ripeto ancora una volta - di rispetto delle regole! Per tornare all'ampliamento delle deleghe, vorrei ricordare che il comma 11 dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame reca misure concernenti provvedimenti relativi al settore alimentare. Si tratta di una materia delicatissima, poiché stiamo parlando non solo della certificazione della tracciabilità dei prodotti, ma anche della stessa sicurezza alimentare, nonché del diritto dei cittadini a vedere tutelata la propria salute! Mi domando se sia mai possibile chiedere una delega «in bianco» su questi argomenti senza preliminarmente informare, discutere e confrontarsi su tali questioni nelle sedi proprie, vale a dire nelle Assemblee e nelle Commissioni parlamentari! Voi stessi conoscete la differenza che intercorre tra un decreto-legge ed un disegno di legge. Proprio oggi, infatti, abbiamo appreso che, per rifinanziare la missione in Iraq, non utilizzerete lo strumento del decreto-legge, ma presenterete un disegno di legge. Ciò perché, probabilmente, proprio voi avete bisogno di confrontarvi, all'interno della maggioranza, su questi temi e volete ricorrere ad uno strumento sicuramente più ampio, beneficiando anche di tempi parlamentari meno impellenti (poiché un disegno di legge non prevede assolutamente la sua decadenza entro il sessantesimo giorno dalla sua pubblicazione, come è invece previsto per i decreti-legge). Vorrei quindi osservare che proprio voi, che in casi come la missione internazionale in Iraq, ad esempio, utilizzate uno strumento come il disegno di legge, per materie come quelle che sto evidenziando, avete voluto ricorrere, invece, alla decretazione d'urgenza. Resto convinto che il decreto-legge in esame, per come è formulato, non possieda assolutamente i requisiti previsti dalla Costituzione; confido, comunque - non voglio assolutamente fare l'uccello del malaugurio -, in un atteggiamento attento e responsabile (perché non può essere altrimenti) da parte della Presidenza della Repubblica. Ricordo che abbiamo presentato una serie di proposte emendative non per riconoscere legittimità al provvedimento in esame - poiché non gliela abbiamo riconosciuta, avendo presentato, nella scorsaseduta, alcune questioni pregiudiziali che l'Assemblea, nella pienezza dei suoi poteri, ha respinto -, ma perché, in ogni caso, non ci sottraiamo e non ci sottrarremo al dibattito parlamentare. Infatti, vogliamo dare il nostro contributo sia nella seduta odierna, sia in quella che avrà luogo martedì prossimo, e spero che le proposte migliorative da noi presentate possano essere accolte. Auspichiamo, quindi, che, nell'ambito di quel confronto democratico che riteniamo sicuramente positivo, si avvii una dialettica capace di produrre risultati sostanziali !
. Ha chiesto di parlare il deputato Giorgio Conte. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, desidero innanzitutto ringraziare lei ed i rappresentanti del Governo presenti in Assemblea che ci stanno ascoltando. Desidero intervenire sul complesso di quelle nostre proposte emendative che mirano a limitare o correggere gli effetti di un provvedimento che, di fatto, come è stato già ampiamente ricordato dai colleghi precedentemente intervenuti, modifica e svilisce sostanzialmente il contenuto del decreto-legge originariamente adottato; a nostro avviso, inoltre, tale provvedimento svilisce e mortifica il ruolo del Parlamento proprio per la vastità degli argomenti in esso ricompresi. Il decreto-legge in esame si componeva, come già evidenziato, di un solo articolo. Ricordo che, nel corso dell'esame da parte del Senato della Repubblica, il Governo ha presentato un maxiemendamento interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione, sul quale ha successivamente posto la questione di fiducia, svuotando e mortificando, in tal modo, il significato originario dello stesso provvedimento. Una pratica - lo abbiamo sottolineato - quantomeno inusuale, inopportuna, perché raggira le procedure classiche del Parlamento e ne svilisce il ruolo. È chiaro che invece le materie affrontate, proprio per la loro eterogeneità, avrebbero richiesto un iter diverso: uno o più disegni di legge. Credo che, al contrario di quanto ci riferisce in aula il relatore, il carattere di necessità ed urgenza, richiamato nella sua breve relazione introduttiva, sia di fatto un paravento, una scusa, forse il pretesto per bloccare l'iter delle riforme approvate nella precedente legislatura. Altro che la politica del cacciavite! Questa piuttosto sembra la politica del martello demolitore, per disfare tutto ciò che è stato fatto da chi c'era prima di voi al governo del paese! Di fatto, nel disegno di legge di conversione, si inseriscono ulteriori proroghe per deleghe legislative su materie che non erano assolutamente oggetto dell'originario decreto-legge. Con preoccupazione e sconcerto, prendiamo atto che si proroga l'entrata in vigore del cosiddetto codice appalti, che aiuta e semplifica le procedure delle nostre imprese, si smantella e si mortifica la riforma Moratti e tutti gli istituti innovativi che ci consentivano di raggiungere importanti obiettivi internazionali comuni, si bloccano altre riforme che riguardano la previdenza agricola, il patrimonio abitativo, il fondo per le attività cinematografiche ed altre materie già citate dai colleghi che mi hanno preceduto. Tutto questo in un unico provvedimento! Pur nella mia breve esperienza parlamentare, credo che questo non sia accaduto e che il precedente che si introduce rischi di pesare ampiamente. Il relatore ha omesso, nella sua relazione, di parlare del parere del Comitato per la legislazione, che non è certo presieduto da un deputato dell'opposizione. Il Comitato per la legislazione parla chiaramente di profili di dubbia costituzionalità e di inadeguatezza tecnico-giuridica. Non sono parole dell'opposizione, sono parole del presidente del Comitato per la legislazione, e, invece di prenderne atto, pretendereste di andare avanti, con un comportamento che definisco di pura arroganza politica e prepotenza istituzionale. Certo, avete vinto le elezioni, avete certamente il diritto-dovere di modificare le riforme della maggioranza precedente,ma, ci auspichiamo, nel rispetto delle regole e delle procedure parlamentari. In questi giorni apprendiamo da un vostro autorevole membro del Governo che le regole non sono oggetto di concertazione; abbia il coraggio questo membro del Governo di dire alla CGIL o alla Confindustria che le regole non sono materie di concertazione! La nostra preoccupazione aumenta per la tenuta del dialogo da voi tanto annunciato ed evidentemente mai praticato. Avete il dovere di portare il vostro pensiero in aula con disegni di legge adeguati, invece avete scelto il maxiemendamento del Governo ad un decreto-legge, intervenendo sulle deleghe; in questo modo il Governo delega a se stesso! Complimenti! Un capolavoro! È chiaro che si tratta soltanto di atti governativi e il Parlamento ha il diritto-dovere di reagire, perché credo che si senta offeso e venga di fatto esautorato. Prima ancora di affrontare le questioni nel merito, è il metodo che risulta assolutamente inaccettabile, ed è ancor più preoccupante, tenuto conto che rappresenta di fatto il primo atto di un Governo che dimostra di aver paura di utilizzare lo strumento del disegno di legge specifico per materia. È la consapevolezza, evidentemente, di una maggioranza ricca di contraddizioni, la consapevolezza di avere già il fiato corto nelle prime settimane di lavoro parlamentare, priva di una spina dorsale e di un progetto politico chiaro e coerente. Tutti elementi che vi portano a prevaricare il Parlamento per bloccare il processo riformatore avviato nella precedente legislatura. È per questo che ci opponiamo duramente, con tutti gli strumenti leciti a nostra disposizione, per tenere alta la dignità del Parlamento. Da qui deriva il nostro parere fortemente negativo sul provvedimento, nella speranza che gli emendamenti correttivi possano trovare consenso anche nella maggioranza, per un maggiore rasserenamento dei rapporti e per il prosieguo dell'attività parlamentare nell'intera legislatura
. Ha chiesto di parlare l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, sottosegretario, colleghi e colleghe presenti, vorrei aggiungere il mio sconcerto a quello dei miei colleghi su alcune norme presentate, certamente sul rinvio dell'applicazione della riforma Moratti sugli ordinamenti, ma prima ancora sulla norma che reca questo tipo di disposizioni in materia di docenza universitaria. In proposito, non ho sentito, se non per la verità dall'onorevole Russo, presidente del Comitato per la legislazione, esprimere preoccupazione dai banchi della maggioranza. Mi interesserebbe conoscere, ad esempio, il parere dell'onorevole Boato, che so essere così attento alla legalità...
. E soprattutto sono attento a lei, uno dei pochi in questo momento!
. Grazie, onorevole Boato. Davvero io sono in questo Parlamento da ben dodici anni: un tempo sicuramente breve rispetto alle legislature del nostro paese, ma significativo per un parlamentare. La disposizione a cui mi riferisco prevede addirittura di far rivivere una norma abrogata nella scorsa legislatura: è possibile, onorevole Boato, sottosegretario, presidente Leoni, che la Camera dei deputati possa farla rivivere per decreto-legge senza richiamare neanche i principi di quella legge? È possibile questo, e cioè che con decreto-legge si possa annullare la legge che aveva sostituito una norma e rinviare direttamente alla legge 19 novembre 1990, n. 341, soprattutto in presenza di un'altra legge - onorevole Boato, è questo soprattutto quello che vorrei capire - che è attualmente in vigore? È vero che la presente norma avrebbe un effetto limitato nel tempo, poiché nel testo in esame si dice: «fino al termine dell'anno accademico 2006-2007». Avrebbe dunque un effetto transitorio; ma trovo che sia comunque grave, perché di fatto (e il sottosegretario D'Andrea, che ha seguito alSenato l'iter del provvedimento di legge, che ha modificato le norme per il reclutamento della docenza universitaria, sa bene che le due Camere hanno lavorato per circa tre anni per modificare la legge n. 341 del 1990) ora in un decreto-legge e in via transitoria si fa rivivere una legge abrogata: è possibile? Gli uffici della Presidenza del Consiglio non hanno avuto nulla da ridire? I nostri uffici della Camera dei deputati, quelli del Senato, come hanno valutato questa norma? A sentire l'onorevole Russo, presidente del Comitato per la legislazione, qualche dubbio vi è stato: immagino che i dubbi siano anche stati affrontati in sede di Commissione affari costituzionali. Questo comunque è solo uno degli aspetti inquietanti del presente provvedimento «mille proroghe». A parte il fatto che soltanto un Governo Prodi avrebbe potuto far rivivere una norma presentata dal presidente Berlusconi! Già questo ha del raccapricciante da una parte, mentre dall'altra sa di burla, perché naturalmente si comprende che è uno stratagemma, un', cui ricorre il nuovo Governo, comunque per raggiungere un obiettivo improprio e non proprio, perché di questo si tratta! Si va a bloccare, ad esempio, il processo riformatore della legge Moratti; ed il viceministro Bastico ha affermato che ciò è stato fatto in forma cautelativa, anche con riferimento ad alcuni decreti attuativi che sono entrati pienamente in vigore e sono a regime. Quindi, non avrebbe avuto alcun senso chiedere una proroga. Onestamente, ci saremmo aspettati la proroga del decreto attuativo del secondo ciclo, la ormai «maledetta» riforma della scuola secondaria superiore, che non si riesce ad attuare nel nostro paese, anche in presenza di leggi approvate nelle diverse legislature. Da quarant'anni si tenta di riformare la scuola secondaria superiore. Per due decenni il Parlamento italiano ha discusso progetti di legge e sulla riforma della scuola superiore sono caduti anche i Governi. Poi, a partire dalla XIII legislatura, sono stati approvati alcuni provvedimenti, ma ancora una volta non abbiamo saputo incidere sul cambiamento della scuola superiore. Ancora una volta, la maledizione interviene, e vi è un blocco del processo riformatore. Ad inizio di legislatura abrogammo la legge Berlinguer n. 30 del 2000, poiché non aveva prodotto effetti di alcun genere. Anzi, erano stati mossi rilievi dalla Corte dei conti. A questo punto, mi chiedo come possiamo procedere a riformare il sistema se continuamente giochiamo a scacchi e le maggioranze procedono con questi veti reciproci, ma soprattutto con strumenti inadeguati. Vorrei soffermarmi su questo, signor Presidente. Conformemente ad una prassi legislativa invalsa a partire dagli anni Novanta, nell'articolo 1 della legge n. 53 del 2003 avevamo previsto che si potessero adottare, oltre ai decreti attuativi della riforma - i cosiddetti decreti principali - anche decreti legislativi correttivi e integrativi dei primi. Premesso che i decreti principali dovevano essere emanati entro 24 mesi - cosa che abbiamo fatto - e che i decreti correttivi andavano adottati entro 18 mesi dall'entrata in vigore dei decreti principali, vorrei segnalare che, secondo l'insegnamento della Corte costituzionale, il potere delegato correttivo non ha la medesima estensione del potere delegato in esercizio del quale è stato emanato il cosiddetto decreto legislativo principale, posto che i decreti legislativi correttivi possono intervenire solo in funzione di correzione o integrazione delle norme delegate già emanate. Così si esprime la Corte nella sentenza n. 206 del 2001. Allora, come è possibile che il Governo pensi di ricorrere a queste disposizioni integrative e correttive per attuare il proprio programma, così come abbiamo letto nel parere espresso dalla relatrice De Simone in VII Commissione? In questa sede, mi è stato risposto che non sarà questo lo strumento. Ebbene, vorrei che rimanesse agli atti del dibattito che voi, per vostra ammissione, state bloccando un processo al buio; prendete tempo per perdere tempo e, di fatto, fate ripartire da zero un processo riformatore già avanzato e inficiate un processo, peraltro concordatoa livello europeo, che rispetta e rispecchia i principi europei valutati positivamente dalla Commissione europea, allora presieduta dal professor Prodi. Mi domando perché le giovani generazioni di questo paese debbano fare sempre le spese rispetto a questi dispetti della politica, a queste sconfitte che siamo costretti a registrare. Se una riforma non parte da quarant'anni, non sono il Governo Prodi o il Governo Berlusconi a perdere, bensì la politica intera, e ciò davvero ci dispiace .
. Ha chiesto di parlare l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, gli interventi che si stanno susseguendo sul complesso degli emendamenti presentati al provvedimento in esame ritengo siano un crescendo di una contestazione non formale ma sostanziale sul comportamento tenuto dall'attuale Governo. L'onorevole Boscetto, capogruppo di Forza Italia in I Commissione, ha più di tutti e meglio di tutti spiegato qual è questo comportamento e il motivo per cui noi abbiamo presentato tanti emendamenti. Mentre poco fa l'onorevole Aprea è intervenuta in materia di scuola, io intervengo su un tema che ritengo estremamente delicato ed importante e mi dispiace farlo davanti ad un'aula semideserta. Il tema cui faccio riferimento è quello dell'agricoltura. La mia esperienza di parlamentare giunto ormai alla terza legislatura mi porta a dire che quello agricolo è un tema che riguarda tutta l'Italia. L'aula, però, come detto, in tali occasioni ce la ritroviamo sempre vuota, i colleghi sono distratti e solo quando si tratta di votare gli emendamenti si ricordano che appartengono a territori dove esiste il problema delle quote latte, della mancanza di acqua per usi irrigui, della mancata produzione a causa di calamità o, ancora, dove si registra l'impossibilità di vendere i propri prodotti. Il precedente Governo nel corso della XIV legislatura ha svolto un buon lavoro con riguardo al mondo agricolo. Non voglio con questo enfatizzare il lavoro svolto dal Governo Berlusconi e dal ministro Alemanno, ma desidero attribuire a quell'esecutivo un riconoscimento per avere considerato l'agricoltura come un tema . Nella precedente legislatura, infatti, molti provvedimenti sono stati approvati con l'aiuto, con l'appoggio anche dei colleghi dell'opposizione di allora dei gruppi della Margherita e dei Democratici di sinistra. Dico ciò per far ricordare che noi siamo stati sempre aperti al fine di migliorare le leggi. Non riusciamo invece a capire perché questo Governo abbia inserito nel provvedimento in esame, cosiddetto «mille proroghe», quello che, a mio avviso, costituisce un torto a quello spirito . Faccio riferimento alla previsione, contenuta nel provvedimento in esame, di introdurre delle deleghe in bianco che il Parlamento dovrebbe concedere al ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Si tratta, quindi, di un provvedimento e di deleghe che rivisitano ed annullano quanto fatto dal precedente Governo. In questo modo, evidentemente, il clima politico non si può certo abbassare nei toni. Nel corso dell'audizione in Commissione agricoltura del ministro De Castro abbiamo compreso che l'iniziativa di inserire delle deleghe in bianco non è certamente del ministro in questione, ma è frutto di un progetto di Governo che lo obbliga a rivedere tutta la materia agricola. Ma il problema non è solo questo. Noi abbiamo presentato degli emendamenti che riguardano, in modo particolare, la proroga della durata della commissione istituita nel mese di marzo con il compito di svolgere uno studio sull'indebitamento delle aziende agricole nei confronti dell'INPS. Nel corso della XIV legislatura qui è stato dibattuto un provvedimento che è stato rinviato dal Presidente della Repubblica, non tanto per mancanza di copertura finanziaria quanto per via della di coloro i quali nel 1998 avevano portato avanti la cartolarizzazione dei crediti vantati dall'INPS nei confronti degli agricoltori. Tale tema si sta riproponendo anche adesso - ed abbiamo presentato un emendamento in proposito -, in quanto la proroga dei lavori della Commissione dal 31 luglio al 15 ottobre, alla vigilia o in pieno esame della legge finanziaria, può comportare il rischio che le somme previste nel provvedimento di fine marzo non possano essere utilizzate per la rateizzazione dei debiti delle imprese, per essere invece spalmate nella legge finanziaria che questo Governo si accinge a presentare. Per tale motivo, attraverso il nostro emendamento, chiediamo di prorogare il termine del 15 ottobre al 31 dicembre, al fine di uscire dalle maglie della legge finanziaria e per consentire che torni al vaglio del Parlamento un provvedimento che consenta la rateizzazione dei mutui. Diciamo ciò in quanto crediamo nel rilancio dell'agricoltura italiana; non si può parlare di fatti evanescenti! Ieri, il ministro De Castro ci ha presentato una relazione fatta di molto fumo e di poche cose concrete. Al ministro ho chiesto se avesse partecipato alla «fabbrica» del professor Prodi per costruire il progetto dell'agricoltura italiana perché, leggendo il programma sull'agricoltura italiana, ho notato che ieri il ministro ha fatto affermazioni ben diverse. Infatti, una cosa è presentare il programma dell'Ulivo, ben altra cosa è stare al Governo quando si è vincolati da forze conservatrici che non vogliono assolutamente un cambiamento del settore agricolo. Ieri, ad esempio, non ho sentito dal ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali quale sia la sua posizione sugli OGM o sulla caccia. Infatti, su tali argomenti, i Verdi cercherebbero di vincolarlo e di bloccarlo. Probabilmente, dietro la rivisitazione di quella delega in bianco, vi è da parte del Governo - non del suddetto ministro, che viene espropriato dei suoi poteri - la volontà di un colpo di mano. Vi chiediamo di rivedere tale posizione, di approvare il nostro emendamento di proroga dal 15 ottobre al 31 dicembre e di non applicare le deleghe in bianco. Abbiamo anche presentato alcuni ordini del giorno, nel caso i nostri emendamenti non fossero approvati. Mi appello al Governo nonché alla mediazione e al buonsenso del presidente Violante affinché, anche in questa occasione, svolga un ruolo di garanzia per evitare un colpo di mano .
. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, essendo l'ultimo iscritto a parlare, cercherò...
. Il penultimo...
. Allora, non sono quello che spegnerà la luce, caro onorevole Boato! Ritengo che, in questi giorni, si sia di fronte ad un paradosso, rappresentato dal fatto che, da quanto emerge dalle pagine dei giornali e dall'opinione pubblica, le parti appaiono invertite. Il centrosinistra si presenta come il campione della liberalizzazione e pone come bandiera il tema del rilancio della competitività del nostro paese attraverso un tema a noi molto caro, che fonda il contenuto politico della Casa delle libertà, appunto il tema delle libertà, mentre il centrodestra viene accusato di ostacolare le liberalizzazioni e si trova quasi in una sorta di angolo da cui non riesce ad uscire. È un paradosso - come dicevo - perché i provvedimenti che stiamo esaminando alla Camera, ma anche quelli in esame al Senato, dimostrano esattamente il contrario. O meglio, la prima parte del decreto-legge ormai noto come decreto Bersani è una cosiddetta foglia di fico, che nasconde il vero contenuto delle riforme, delle proposte di legge o dei decreti-legge che il Governo di centrosinistra sta presentando, che è un principio illiberale. Si deve spiegare il motivo e sostenerlo conforza. Una società liberale si fonda sul principio che, come ha voluto «intitolare» il suo decreto il ministro Bersani, il cittadino sia al centro dell'azione pubblica, il cittadino sia il protagonista dello Stato. Ma perché una società liberale si attui, ciò deve declinarsi nei provvedimenti che un Governo che crede in una società liberale intende varare. Se nel decreto-legge oggi all'esame del Senato, e che nelle prossime settimane esamineremo qui alla Camera, da una parte, si afferma di porre il cittadino al centro dello Stato e, dall'altra, invece, lo si considera di per sé evasore e, quindi, tutto ciò che si costruisce nella seconda parte del decreto-legge, che chiamerei Visco-Padoa Schioppa, attiene alla figura di un cittadino considerato negativamente, un evasore continuo per cui è necessario mettere in campo tutto il possibile per controllarlo, è evidente che non si sta costruendo una società liberale, che non si vogliono attuare le liberalizzazioni per rilanciare la competitività, ma si vuole un rafforzamento deciso dello Stato, l'unico che, secondo la vostra concezione, può garantire nella società che tutto si svolga in maniera corretta. Sembra che io l'abbia presa alla lontana, ma la questione posta in gioco con il provvedimento è esattamente la stessa. Nei diversi campi interessati dal decreto-legge in esame (come hanno considerato nei loro interventi i colleghi Aprea e Misuraca), questo è il lavoro che il Governo intende realizzare attraverso una scorciatoia. Questo è il secondo aspetto grave. Un altro principio fondamentale di una società liberale, che dovrebbe essere di responsabilità politica, è che chi fa politica e governa si assume la responsabilità di dire con chiarezza al paese i contenuti su cui intende governare, e non prendere scorciatoie. Volete fare una riforma nuova della scuola? Bene, presentate una proposta di legge che modifica radicalmente la riforma da noi approvata. Volete cambiare, per entrare nel merito del decreto-legge in esame, il codice sugli appalti dei lavori pubblici? Bene, non prendete una scorciatoia che lo proroga di sette mesi e intanto intervenite per bloccare altre situazioni per poi, forse, presentare complessivamente il vostro disegno di legge, ma affermate con chiarezza quale ispirazione o concezione vi è dietro la vostra visione della società che si declina nella fattispecie sui lavori pubblici. Questa è la questione di fondo; invece, voi usate scorciatoie, da una parte, perché nella vostra coalizione non esiste un collante ideale e politico e, dall'altra, perché mancando questo collante non avete la maggioranza per affermare con chiarezza cosa intendete realizzare. Noi nella precedente legislatura, nei primi cento giorni, abbiamo approvato i provvedimenti che ritenevamo indispensabili. Abbiamo avuto la maggioranza; non abbiamo presentato decreti-legge. Infatti, la cosiddetta legge obiettivo non è stata un decreto-legge, ma una legge presentata al Parlamento, con il quale ci siamo voluti confrontare. Questa è la prima questione di fondo, che ci vede contrari non per un pregiudizio nei confronti del Governo e del decreto-legge in esame, ma nel merito e nel metodo con cui state iniziando a lavorare, male, per lo sviluppo del paese. Un'ultima considerazione riguarda ancora più nel dettaglio la parte relativa alla proroga dell'entrata in vigore del codice dei contratti pubblici che avevamo approvato. Il Parlamento era stato costretto, finalmente, ad intervenire poiché l'Italia, nella materia dei lavori pubblici, aveva attuato una legislazione che partiva da un principio illiberale: regolamentare la materia dei lavori pubblici intervenendo sulle patologie e non sul positivo. La legge Merloni fu esattamente il frutto di questa concezione: poiché vi sono alcune patologie, regolamentiamo tutto il mercato dei lavori pubblici mettendo lacci e lacciuoli perché rispetto a tali patologie si possa intervenire. Ma così si blocca il mercato, mentre il problema è come lo si libera, come lo si rende più trasparente, più efficiente e, solo successivamente, come si interviene da parte dello Stato perché se qualcuno sbaglia debba pagare. La Comunità europea su tali questioni ci ha chiestocon forza di intervenire perché la legge in materia di lavori pubblici era totalmente contraria alla normativa europea. Infatti, il codice che abbiamo finalmente introdotto supera la vecchia concezione ed introduce elementi che hanno stravolto completamente la legge Merloni: quelli dell'efficacia, dell'efficienza e del libero mercato e della concorrenza. Ora ci troviamo di fronte ad un provvedimento che prevede, proprio perché non si ha il coraggio di affrontare la questione nel merito, una proroga di sette mesi per l'entrata in vigore di quelle figure che, addirittura, derivavano dal confronto della normativa europea con la normativa italiana. Faccio riferimento, in particolare, alle centrali di committenza, all'avvalimento, agli accordi quadro. Se abbiamo a cuore il mercato, se abbiamo a cuore lo sviluppo di questo paese, se abbiamo a cuore la possibilità che si realizzino le opere pubbliche, la prima cosa che dobbiamo fare è dare certezza ai nostri comuni ed alle stazioni appaltanti in merito alle leggi in base alle quali devono agire. Avere introdotto una proroga di sette mesi coprendo con una proroga tecnica una questione di merito, cioè la non condivisione delle questioni contenute nel codice degli appalti, fa trasparire una gravissima irresponsabilità da parte del Governo. A quali norme dovranno riferirsi le stazioni appaltanti? Alle vecchie norme della legge Merloni, sulle quali, però, la Comunità europea ci ha continuamente richiamato? Alle nuove norme del codice degli appalti, la cui entrata in vigore, però, viene prorogata di sette mesi? Ad altre norme che il ministro Di Pietro, piuttosto che questo Governo, ci presenterà? Quando e come? Coinvolgendo il Parlamento o non coinvolgendolo? Questa è la questione di fondo che traspare dal provvedimento in esame, di cui gli interventi dei colleghi sono alcune esemplificazioni. Altro che libero mercato, altro che concorrenza! Vi è la riaffermazione con forza di una concezione centralistica e statalista della politica e dello Stato, che non mette al centro la persona come protagonista, con le sue energie e la sua libera iniziativa, ma mette al centro l'unico che a vostro avviso può garantire che le cose funzionino: lo Stato. Dunque, ci troveremo di fronte a provvedimenti ancora più gravi, come il decreto Visco-Padoa Schioppa ricordato prima, che nel settore dei lavori pubblici addirittura prevede una responsabilità solidale fra l'appaltatore ed il subappaltatore. In pratica, se un soggetto, nella sua libera scelta, non ottempera ad alcune regole, chi gli ha dato il lavoro deve rispondere al posto suo. È una concezione che lascia stupiti perché la responsabilità è sempre soggettiva, è sempre della persona, non di qualcuno che deve intervenire e controllare al posto di un altro. Per questi motivi, come hanno detto gli altri colleghi, siamo contrari al decreto-legge in esame e siamo molto preoccupati per la china che questo Governo sta prendendo e per le proposte illiberali che sta presentando al paese coprendole, poi, con la foglia di fico e la faccia presentabile e moderata del ministro Bersani. Credo che non interessi né al ministro Bersani, né a noi, né al paese che questo Governo continui ad esercitare in maniera illiberale la propria azione .
. Ha chiesto di parlare l'onorevole Minasso. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, come neoeletto ho capito che mi toccherà «spegnere la luce», ma vorrei anche esternare le prime impressioni avute in quest'aula. Le prime impressioni sono quelle che questo Governo dimostra, dai suoi primi instabili passi, di soffrire di una sindrome di «panico da aula». Si percepisce chiaramente la volontà, ma più che altro l'incapacità, di affrontare il confronto in Assemblea, tentando di bypassarla, nel timore di confrontarsi e di uscirne certamente con grandi difficoltà, ed evidenziando - se c'è ne fosse ancora bisogno - la grande eterogeneità di questa maggioranza. Tale maggioranza rappresenta, ricordiamolo, solo il 50 per centodegli italiani, alla Camera può contare solo sul premio di maggioranza e al Senato sul «soccorso» dei senatori a vita. Ribadisco la sensazione percepita di una delegittimazione del Parlamento, nel tentativo di trasformare la Camera in un grande consiglio comunale, dove tutto viene deciso dal sindaco Prodi e dalla sua giunta, il Governo. Trovo tutto ciò davvero mortificante, non certo a livello personale, ma per il rispetto delle istituzioni che qui rappresento. È una sensazione di impotenza e di delegittimazione che mal digerisco stando all'opposizione, ma vorrei capire come si sentono i colleghi della maggioranza, che oggi si ritrovano in aula - quando si ritrovano in aula! - ad alzare solo la mano a comando, rendendo più che mai chiaro (ripeto, per me neofita di questa Camera) il significato della parola «». Colleghi della maggioranza, questo atteggiamento di imbavagliamento è una chiara scelta per evitare il confronto e la discussione, probabilmente visto le vostre grandi diversità di opinioni, quasi su tutto, e in questo caso uso un eufemismo. Infatti, sarei molto interessato e curioso nell'ascoltarvi all'interno di quest'aula, sicuro che ogni tre posti a sedere avreste un'idea diversa ed un proprio programma personale. Allora, si sta tutti zitti, nessun parli: ci pensa qualcuno al di sopra, e la maggioranza a votare, senza poter commentare nulla! Il Governo ha preso questo decreto-legge, ricordo del Governo precedente, di solo poche righe, e l'ha trasformato in un provvedimento vastissimo ed eterogeneo, che va a toccare punti in alcuni settori importanti, tentando probabilmente di affossare alcune riforme fatte dal Governo precedente relative a materie importantissime (il trattamento dei dati personali, la previdenza agricola, il patrimonio abitativo, la docenza universitaria). Questo lavoro è stato il risultato non solo di un impegno di quel Governo, ma anche di un confronto e di un dibattito da parte delle Commissioni parlamentari; lavoro che oggi, come vostro solito, volete vanificare con un semplice tratto di penna. Nessuno nega ad un nuovo Governo che ha appena vinto le elezioni la necessità ed il diritto di cambiare, anche se preferirei da parte vostra il termine «migliorare» - se foste in grado di migliorare qualcosa -, ma, non essendo in grado di farlo, non avete altro metodo che cancellare quello che è stato fatto prima. Anche in questo caso, penso che non dovreste arrogarvi il diritto di farlo attraverso il Governo, ma dovreste procedere confrontandovi all'interno del Parlamento con l'opposizione e soprattutto al vostro interno, rispettando il ruolo del Parlamento. Lo strumento della delega, come tutti sappiamo e come sapete meglio di me, è di per sé molto delicato; non a caso, è oggetto di una disciplina particolare nei regolamenti parlamentari. Al contrario, voi intervenite sulle deleghe con un decreto-legge o, peggio, con un maxiemendamento del Governo ad un decreto-legge e siete pronti, come già avete fatto al Senato, a porre eventualmente la questione di fiducia. Una delega attribuita attraverso un maxiemendamento non è altro che il Governo che delega il Governo. Siamo stati esautorati a tutti gli effetti delle nostre prerogative di parlamentari. Almeno, noi dell'opposizione possiamo contestare e gridare alla vergogna, ma non capisco come vi sentiate voi parlamentari di maggioranza nel ruolo di comparsa! Oltretutto, non mi risulta che vi sia stata la possibilità di esaminare il provvedimento in Commissione e di porre in votazione le proposte emendative presentate. Probabilmente, in Assemblea userete lo stesso atteggiamento, ponendo, eventualmente, la questione di fiducia. Concludendo il mio breve intervento, esprimo la convinzione, facendo riferimento alla discussione svoltasi ieri in Assemblea sui costi della politica, che potremmo risparmiare moltissimo facendo a meno del Parlamento, come state facendo voi; noi parlamentari dell'opposizione, consentendo e conservando il diritto di critica, almeno la pagnotta ce la guadagniamo!
. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
, . Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutti gli emendamenti presentati.
. Il Governo?
, . Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
. Sta bene. Il seguito del dibattito è rinviato alla ripresa pomeridiana della seduta, subito dopo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Grazie Presidente, intervengo per richiamare la sua attenzione, insieme a quella dell'Assemblea, sulla grave vicenda riportata dai giornali riguardante gli eventuali rapporti tra i servizi segreti, leciti ed illeciti, e l'attività del libero giornalismo in questo paese. Non è una questione di poco conto. Lei sa che nell'ambito dell'inchiesta, per molte ragioni controversa, riguardante il sequestro di Abu Omar, vi sono state autorevoli testimonianze che hanno parlato - le dichiarazioni sono riportate ampiamente dai principali quotidiani, mi riferisco al e a - di intercettazioni abusive nei confronti dei cronisti che svolgevano indagini e, addirittura, di pedinamenti nei confronti di giornalisti, quali i colleghi D'Avanzo e Bovini, che nei mesi scorsi avevano svolto attività giornalistiche di inchiesta su alcune grandi questioni di questo paese, di ordinaria e straordinaria corruzione. La cosa ha riguardato anche altri cronisti che si sono occupati della vicenda. La questione riguarda quindi le modalità di esercizio del lavoro dei cronisti in un paese che in questi ultimi anni ne ha espulsi molti mettendone altri in condizione di non poter operare serenamente. Nell'ambito dell'inchiesta si è persino parlato di un eventuale elenco coperto di giornalisti che hanno collaborato con i servizi. Non ho idee al riguardo: se ne occuperà sicuramente la Commissione specifica. Segnalo però che vi è qualcosa di straordinario che riguarda il libero funzionamento della democrazia in questo paese. Credo che su tutto ciò non possano esistere margini di ambiguità. Sarebbe opportuno, nei modi e nelle forme che la Presidenza deciderà d'intesa con il Governo, che venisse richiesta una spiegazione immediata ed esemplare di questa vicenda. Essa riguarda non questioni personali o individuali bensì beni giuridici protetti dalla Costituzione, le modalità dell'informazione rivolta ai cittadini, le modalità di esercizio della libertà e del funzionamento dei servizi. In questi ore si sono succedute molte dichiarazioni di fiducia nei confronti dei Servizi e la cosa mi fa piacere, perché si tratta di temi delicati. Credo sia ora e tempo - decidano in che modo il Governo e la Presidenza della Camera - che arrivino testimonianze di fiducia nei confronti della libera stampa e dei cronisti affinché possano lavorare liberamente su questi temi e anche nei confronti dei cittadini, che hanno diritto di sapere come ed in che modo possono ricevere la comunicazione per esercitare liberamente la loro funzione, appunto, di cittadini. Dico ciò perché oggi i grandi quotidiani pongono la questione del funzionamento e del modo di essere della democrazia. Non credo si possa far finta di niente: si tratta di domande precise, ed io credo che vi debba essere da parte nostra un impegno a non consentire disattenzioni, omissioni e distrazioni su una vicenda che,a mio giudizio, produrrà altre importanti novità nelle prossime ore che dovranno essere oggetto di una discussione attenta. Per questa ragione, le anticipo che alcuni parlamentari dell'Ulivo, Nicchi, Zaccaria ed altri (ma l'offerta riguarda tutti, com'è nostro costume), hanno firmato un'interrogazione parlamentare. Noi non ci preoccupiamo soltanto della «pagnotta», ma anche delle grandi questioni istituzionali e democratiche di libertà, per capire cos'è accaduto in questi anni in relazione a grandi questioni che dovrebbero essere alla nostra attenzione e difese dall'istituto parlamentare. Pertanto, colleghi del mio gruppo - ma anche di numerosi altri gruppi - depositeranno nelle prossime ore un atto di sindacato ispettivo rivolto al Governo. La richiesta, signor Presidente, è di valutare le forme più rapide possibili perché su tale questione si apra una pubblica discussione e arrivino delle risposte che - io credo - sono fondamentali, affinché si sappia che questo è un Parlamento forte, efficiente, libero, che sa individuare eventuali comportamenti illeciti e che sa liberare questo Stato anche da eventuali tentativi di ricatto che, se non affrontati con decisione, potrebbero pesare sul futuro stesso della nostra vita comunitaria .
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Presidente, sarò molto breve, vista anche l'ora e gli impegni incombenti. Ho sottoscritto, pochi minuti fa, l'atto di sindacato ispettivo che preannunciava il collega Giulietti; però, nell'associarmi alle considerazioni di grande rilevanza, sia politica sia istituzionale, riguardo al funzionamento del nostro sistema democratico che il collega Giulietti ha formulato, vorrei sottolineare - ovviamente, lei non potrà dare una risposta immediata, ma potrà consultare il Presidente della Camera ed avere una risposta, magari nel pomeriggio - l'opportunità che ci sia un'informativa urgente da parte del Governo, al di là degli strumenti di sindacato ispettivo che sono stati preannunciati. Credo che la questione che è stata posta sotto il profilo del rapporto tra l'informazione e la democrazia, da una parte, e i servizi di sicurezza, dall'altra, sia di tale importanza, rilevanza e gravità da richiedere un'informativa da parte dell'attuale Governo in carica, anche rispetto a vicende che non lo riguardano direttamente ma coinvolgono Governi precedenti e, tuttavia, sono comunque di assoluta priorità per la tutela della democrazia e della libera informazione del nostro paese. Valuti lei, concordandolo con il Presidente della Camera, il modo di dare una risposta e, sottolineo, questo al di là degli strumenti di sindacato ispettivo che verranno presentati nelle prossime ore. Grazie, Presidente.
. Colleghi, riferirò i rilievi da voi formulati su una questione così delicata e importante al Presidente della Camera, che stabilirà gli opportuni contatti con il Governo. È stata preannunciata la presentazione di un atto di sindacato ispettivo da parte dei colleghi intervenuti. Inoltre, il collega Boato ha chiesto che, a prescindere dalla presentazione di tale atto, vi sia un'informativa urgente da parte del Governo. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il ministro dell'interno, il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, il ministro dei trasporti, il ministrodella giustizia e il ministro delle politiche europee e del commercio internazionale.
. Il deputato Crapolicchio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00088 .
. Signor Presidente, onorevole ministro, l'interrogazione in esame ha per oggetto il terzo mandato dei sindaci. È noto che l'articolo 51 del testo unico degli enti locali stabilisce che il sindaco, allo scadere del secondo mandato, non sia immediatamente rieleggibile alla medesima carica. A tal proposito, si deve rammentare che, alle scorse elezioni amministrative, decine di sindaci si sono ricandidati anche al fine di contestare la legittimità costituzionale della norma in questione, soprattutto con riferimento ai piccoli comuni. È noto, altresì, che sono state presentate diverse proposte di legge, anche nelle passate legislature, volte all'abrogazione di tale limite, del resto auspicata da più parti. Va comunque evidenziato che i vari consigli comunali hanno convalidato le elezioni alle quali si sono candidati i sindaci in pendenza del terzo mandato. Pertanto, chiedo al Governo se intenda adottare iniziative di carattere normativo volte a definire la problematica, anche in relazione alle elezioni amministrative appena svoltesi, almeno per quanto riguarda i comuni fino a 15 mila abitanti.
. Il ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere.
, . Signor Presidente, la questione notoriamente esiste e, del resto, in occasione del primo incontro che ho avuto modo di fare con l'ANCI, l'Associazione nazionale dei comuni italiani, ne abbiamo discusso e la presidenza dell'ANCI ci ha fatto rilevare la circostanza dell'esistenza di 20 sindaci - loro hanno detto - eletti al terzo mandato, di cui uno solo in un comune superiore ai 15 mila abitanti. La presidenza dell'ANCI ha sottolineato l'urgenza di intervenire sulla materia e ha affermato che, se proporrà l'eliminazione del divieto del terzo mandato, lo farà a prescindere dalla dimensione dei comuni. Il tema dovrà essere affrontato e il Governo si ripromette di farlo. Indiscutibilmente, vi sono due profili delicati in questa vicenda: anzitutto, se una nuova normativa che preveda il terzo mandato possa anche consentire una sanatoria della situazione esistente. Su questo aspetto voglio essere molto chiaro. È un'abitudine italiana, che non condivido, quella di violare prima le leggi e di cambiarle dopo averle violate. Lo considero un problema delicato e che i pubblici ufficiali lo pongano non è tra le circostanze che apprezzo maggiormente. La seconda questione è se davvero, una volta che si decidesse di eliminare il vincolo, ciò debba essere fatto per i piccoli comuni perché sono piccoli. È ben vero che nei piccoli comuni è più difficile che vi sia un serbatoio di candidature numerose alla carica di sindaco, ma, per questa ragione, è anche più facile di quanto non lo sia nelle grandi città determinare la continuità di medesime persone e di medesimi gruppi, con la conseguenza di una «sclerosi democratica», che può avere i suoi lati negativi. Quindi, sono pronto a discutere con il Parlamento di nuove iniziative, ma anche dei problemi che esse pongono.
. Il deputato Crapolicchio ha facoltà di replicare.
. Onorevole ministro, non condivido l'idea che si farebbe una sanatoria. Non è una sanatoria. Nel nostro ordinamento, chi vuole contestare la legittimità di una norma deve farlo nel corso di un giudizio. Comunque, prendo atto della interlocutoria risposta e rinvio ogni valutazione. Auspico soltanto che non si perda una grande occasione, quale battaglia di civiltà in corso volta all'eliminazione del divieto del terzo mandato, che consente ai cittadini, ovvero al popolo, di scegliere liberamente il proprio sindaco, indipendentemente dal fatto che abbia già ricoperto l'incarico per due volte. Saranno i cittadini a valutare e, se del caso, a dargli fiducia con il proprio voto, se avrà ovviamente bene amministrato. Concludendo, ritengo che sia il popolo sovrano - e solo quest'ultimo - a dover valutare e decidere e che la sua volontà non possa e non debba essere piegata, direi forzata, su scelte alternative, ove l'elettore non desideri tale alternativa, senza ovviamente dimenticare l'evidente disparità di trattamento con le regioni a statuto speciale, che per i propri comuni hanno già derogato detto limite. Sia sempre il popolo sovrano a decidere, anche nel rispetto di un sindaco piemontese, Elio Ottino, primo cittadino di un piccolo comune, che iniziò questa battaglia contro una legge iniqua ed ingiusta.
. Il deputato Raisi ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00089 di cui è cofirmatario.
. Signor Presidente, signor ministro, ogni anno si svolge a Bologna una manifestazione chiamata «» nel corso della quale vengono distribuite ai giovanissimi partecipanti notevoli quantità di sostanze stupefacenti e bevande alcoliche. Quest'anno, anche grazie alla circostanza che si era creato un fronte che andava dai Democratici di sinistra - compreso il signor sindaco - ad Alleanza Nazionale, dopo lunghe trattative, alcuni parlamentari del centrosinistra, tra cui il vicepresidente della Commissione giustizia della Camera dei deputati, onorevole Daniele Farina, si erano fatti garanti del percorso che avrebbe seguito la manifestazione, assicurando che non vi sarebbe stato alcun corteo da Piazza XX settembre, dove gli stessi organizzatori avevano previsto un « antiproibizionista», a Piazza della Costituzione, luogo da cui partiva la «» di quest'anno...
. Deputato Raisi, si avvii a concludere.
. Ovviamente, gli accordi non sono stati rispettati...
. Deve concludere, deputato Raisi.
. Il corteo si è svolto lo stesso. Chiediamo, dunque, al ministro interrogato se sia a conoscenza di quanto esposto e se siano stati adottati provvedimenti nei confronti dei promotori della manifestazione non autorizzata.
. Il ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere.
, . Signor Presidente, il ministero ed il sottoscritto sono informati di come si sono svolti i fatti ed è effettivamente vero che è accaduto che, dopo lunghi negoziati, fossero stati definiti i caratteri dell'evento e che, quindi, le prescrizioni stesse prevedessero che si sarebbe svolto un evento localizzato in Piazza XX settembre e che, poi, un corteo si sarebbe mosso da Piazza della Costituzione, più distante dal centro, in direzione del Parco nord. È accaduto, in concreto, che le persone che erano assembrate in Piazza XX settembre si sono mosse, recandosi verso Piazza della Costituzione, da cui poi si è mossa nuovamente la gran parte degli altri proseguendo fino al Parco nord. È un dato di fatto che, essendo state violate le prescrizioni, la questura ha già deferito all'autorità giudiziaria i manifestantiritenuti, a vario titolo, responsabili di questa non preannunziata deviazione. Allo stesso tempo, l'autorità locale di pubblica sicurezza, ossia la questura, ha ritenuto che, per motivi di migliore tutela dell'ordine pubblico, non fosse il caso di procedere allo scioglimento e si andasse avanti, anche per evitare, in concomitanza con altre manifestazioni, di far scattare una scintilla. Voglio far notare, in punto di diritto, che già il testo unico di pubblica sicurezza del 1931, all'articolo 20, prevedeva che, in presenza di violazioni che arrivano fino al delitto nel corso di una manifestazione, l'autorità «possa» scioglierla e non «debba» scioglierla, perché ha ritenuto giusto il legislatore del 1931, ed è giusto ancora, che la tutela dell'ordine pubblico avvenga con i necessari margini di discrezionalità.
. Il deputato Raisi ha facoltà di replicare.
. La ringrazio, signor ministro, ma il punto non è ovviamente la condotta delle Forze dell'ordine, che hanno avuto un comportamento responsabile ed intelligente, considerata la situazione. Il comportamento da censurare è quello degli organizzatori, tra cui - vorrei sottolinearlo - vi è un vicepresidente della Commissione giustizia della Camera, Daniele Farina, ed un suo collega di Governo, il sottosegretario Paolo Cento, che era presente (e che si era anch'egli reso garante), i quali hanno volutamente provocato tale corteo, in spregio a quanto concordato e violando palesemente le norme di legge. Spero - la ringrazio fin d'ora per la sua risposta - che la segnalazione rivolta dalle forze dell'ordine all'autorità giudiziaria - peraltro ci sono stati anche degli esposti, compreso uno firmato dal sottoscritto - conduca finalmente all'apertura di un'inchiesta, anche giudiziaria, che porti gli imputati sul banco. La città di Bologna è stata sbeffeggiata, dopo lunghi mesi di trattativa, con riferimento alle massime cariche istituzionali: sindaco, questore e prefetto. Credo si tratti di un fatto grave, soprattutto perché dietro ci sono delle alte istituzioni parlamentari: ripeto, un vicepresidente della Commissione giustizia ed un sottosegretario del suo Governo.
. L'onorevole Francesco De Luca ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00090 .
. Signor Presidente, illustre ministro, premetto che nella provincia di Avellino, un tempo immune da episodi di malavita organizzata, ogni giorno si assiste ad un fatto di camorra: bombe carta davanti ai negozi, intere comunità presidiate dalla malavita, esercizi commerciali senza clienti, veri e propri monumenti al riciclaggio di denaro. Vorrei sapere se il ministro è informato dell'assoluta emergenza di ordine pubblico che investe la provincia di Avellino e se non ritenga necessario inviare subito un prefetto ed un questore con un'esperienza specifica nella lotta alla criminalità organizzata o, in alternativa, quali strumenti eccezionali intenda adottare, essendo tutti d'accordo sul fatto che la camorra e la malavita nel Mezzogiorno possono essere battute solo associando prevenzione e repressione.
. Il ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere.
, . Onorevole De Luca, lei segnala un problema che forse sottolinea con termini «da Bronx» ma che è reale nella misura in cui, come si diceva una volta, tutti sappiamo che la contiguità dell'avellinese con una zona più vicina al mare, che è una zona di forte e grave insediamento camorristico, induce tutti noi all'attenzione perché quella è una metastasi chetende ad allargarsi. Quindi, l'attenzione sull'avellinese deve essere particolare. In termini generali non posso non rilevare, anche per sua tranquillità, che il tasso di delittuosità della provincia di Avellino è tuttora ben più basso della media nazionale: si tratta di 2.728 delitti ogni 100 mila abitanti, mentre la media nazionale è ancora di 4.502,12. C'era stato, e lei ha ragione, un aumento nel 2005 dei delitti nell'avellinese (circa il 6,8 per cento rispetto all'anno precedente), ma nei primi tre mesi di quest'anno - e se ne avrebbe conferma dai dati in corso di elaborazione sul secondo trimestre - questo tasso è diminuito, con riduzioni particolarmente significative per le rapine (meno 41 per cento), per le lesioni dolose (meno 28 per cento) e per gli stessi reati inerenti agli stupefacenti. In ogni caso, a seguito degli episodi da lei indicati, il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica ha disposto l'intensificazione dei servizi di controllo con l'ausilio di equipaggi del reparto prevenzione crimine Campania, che hanno affiancato i dispositivi ordinari del territorio della provincia. Nell'ambito di indagini tuttora in corso, sono state arrestate persone affiliate al clan Cava, operante nel Vallo di Lauro, e al clan Pagnozzi, operante nella Valle Caudina, e altri appartenenti a questo secondo clan sono già stati individuati. La ringrazio della segnalazione; faremo del nostro meglio per ottemperare alle necessità che lei sottolinea.
. L'onorevole Francesco De Luca ha facoltà di replicare.
. Signor ministro, la ringrazio per la puntualità e per l'esposizione di dati significativi, che ha inteso dare a questa Assemblea. Mi auguro, tuttavia, che sia adottato ogni provvedimento idoneo a scongiurare il pericolo che la malavita organizzata allarghi i suoi maledetti tentacoli anche nella provincia di Avellino, un tempo oasi felice.
. L'onorevole Crema ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00091 .
. Signor ministro, le chiediamo di introdurre elementi di chiarezza in una questione che finora si è aggirata nelle fumisterie delle burocrazie ministeriali e non solo. Le chiediamo se è vero o meno che il Ministero dell'interno accompagnò la stesura del modello di verbale regionale per il Senato ad un'istruzione agli uffici, poiché consterebbe che gli uffici elettorali regionali, composti da magistrati di Corte d'appello, si affidarono agli argomenti contenuti in questo fantomatico atto di provenienza Viminale per sostenere che il riparto dei seggi al Senato non poteva mai estendersi alle liste che avevano conseguito meno del 3 per cento a livello regionale. Se ciò risulta agli atti del Viminale è bene che tutti gli organi competenti sulla verifica dei poteri - che, lo ricordo, decidono sulle posizioni soggettive di otto ricorrenti, dei quali quattro della Rosa nel Pugno, gruppo che rappresentiamo - possano leggere questi argomenti, restarne persuasi ovvero, come ritengo, fronteggiarli. Attendo una sua risposta.
. Il ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere.
, . Onorevole Crema, il Ministero dell'interno, a quanto risulta a me sopravvenuto - ma nutro la massima fiducia nell'amministrazione e nella sua lealtà -, non ha diramato alcuna direttiva o istruzione o documento interpretativo della legge elettorale; ha semplicemente assolto ad un compito che ha di fatto, perché nessuna legge glielo attribuisce: quellodella predisposizione del modello di verbale per gli uffici elettorali regionali che, per tradizione, viene fatta dal Ministero dell'interno, così come per tradizione il Ministero dell'interno comunica oralmente i risultati delle elezioni accertati in via provvisoria e che provvisori rimangono, perché poi i risultati veri delle elezioni sono quelli forniti dagli uffici regionali e, nel caso della Camera, definitivamente dall'ufficio circoscrizionale centrale. È vero, peraltro, che il modulo predisposto dal Ministero dell'interno era costruito in modo da presupporre l'interpretazione della legge elettorale alla quale ha fatto riferimento e che lei non condivide. Questa interpretazione, del resto, il Ministero l'ha enunciata in vario modo ma non attraverso una direttiva. Si tratta di un'interpretazione in base alla complessiva della legge che l'ha portato a ritenere in via analogica applicabile anche al Senato in riferimento alle sole liste che avessero superato lo sbarramento anche nel caso di conseguimento del premio di maggioranza. Questi sono i fatti. Se vuole conoscere la mia opinione, è anche possibile che se io fossi stato allora ministro dell'interno avrei discusso con l'amministrazione questa interpretazione perché, personalmente, tendo a ritenere che l'applicazione analogica in questa materia sia molto opinabile quando si risolva in limiti a diritti politici fondamentali. In questo caso, un limite all'elettorato passivo ha finito per essere imposto per interpretazione analogica in una situazione nella quale un emendamento noto del senatore Mancino - tanto per specificarlo - al Senato era stato respinto. Sappiamo che era stato respinto per evitare che la legge tornasse alla Camera, ma era stato respinto e questo sull'interpretazione pesa. Questa, però, è la mia opinione e oggi non vale più. Tanto più non vale in quanto opinione del ministro dell'interno perché la materia è nelle mani del Parlamento e, nel nostro ordinamento costituzionale, il Governo non ha alcun titolo per interferire con questo profilo che è tutto parlamentare.
. Il deputato Crema ha facoltà di replicare.
. Signor ministro, la ringrazio per la risposta che ha fornito ed anche per la franchezza della sua argomentazione. Vede, signor ministro, la penso esattamente come lei sul piano della valutazione della norma in questione. Debbo aggiungere che la gravità della situazione evidenziata, che determina attualmente una profonda illegalità nell'attribuzione di alcuni seggi al Senato della Repubblica, è dovuta anche al fatto che la maggioranza parlamentare della passata legislatura ha soppresso, per tale Camera, il secondo grado di giudizio in caso di ricorso. Mentre per la Camera dei deputati, infatti, vi è la possibilità di compiere tali valutazioni a livello di Corte di cassazione, per il Senato della Repubblica la maggioranza politica della passata legislatura ha eliminato, in maniera inopinata ed incredibile, tale via per i cittadini ricorrenti lesi nei loro diritti. Resta un po' di meraviglia - anzi, una certa incredulità - rispetto al fatto che i magistrati, in sede giurisdizionale, abbiamo dato tutti la stessa risposta ai ricorsi proposti. Ciò in virtù della compilazione di un modello che, come oggi lei stesso ha ricordato al Parlamento in risposta alla mia interrogazione, con grande sincerità ed onestà, è stato tecnicamente costruito per applicare la norma in maniera unilaterale ed analogica, violando, quindi, ogni elementare cognizione di diritto per quanto riguarda le leggi elettorali. Si tratta di uno scandalo e di una vergogna. Mi onoro di aver votato contro quella legge nella passata legislatura, ed auspico che l'attuale Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari si ispiri, con continuità di comportamento, a quanto abbiamo avuto occasione di fare nei cinque anni trascorsi. Si tratta di un augurio che formulo sia come parlamentare, sia come cittadino della Repubblica.
. Il deputato Boato ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00092 testé sottoscritta dai deputati Francescato e Poletti.
. Signor Presidente, signor ministro dell'interno, l'immigrazione è una questione drammatica e complessa, che va affrontata senza demagogia e populismo e sulla base di una autentica cultura di governo, con grande senso non solo di umanità, ma anche di responsabilità, e nella solidarietà e nella sicurezza. Le nostre domande, signor ministro, riguardano la drammatica situazione dei centri di permanenza temporanea che, come lei ha affermato, non devono essere carceri e devono garantire condizioni di sicurezza e di vivibilità. Esse concernono, inoltre, l'esigenza di emanare un nuovo decreto flussi, concernente gli extracomunitari che hanno già presentato regolare domanda e le necessarie modifiche alla legislazione vigente, al fine di superare ingiustizie, incongruenze e vere e proprie ipocrisie istituzionali. La nostra interrogazione, infine, riguarda anche l'urgentissima necessità di intervenire in materia di diritto di asilo: vorrei ricordare, infatti, che siamo scandalosamente indietro, in Europa, in materia di cittadinanza.
. Si avvii a concludere...
. In sintesi, signor ministro, riteniamo che bisogna governare le emergenze, ma anche affermare una diversa cultura di governo.
. Il ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere.
, . Signor Presidente, con i contenuti in parte tipici più di un'interpellanza che di una interrogazione, l'onorevole Boato mi chiede di rispondere in tre minuti ad un atto di sindacato ispettivo che mette in gioco gli indirizzi del Governo. Si tratta di linee che, come egli sa bene, sto già illustrando in sede di Commissione affari costituzionali, presso la quale è in corso una mia audizione. Lo faccio tuttavia volentieri, poiché i temi trattati sono comunque importanti. Vi sono cambiamenti della cui necessità ho già parlato, per l'appunto, in sede di Commissione. Si tratta di aggiustamenti che riguardano piccole vessazioni cui sono sottoposti i cittadini non italiani, che troveremmo inammissibili per i nostri e che inammissibili sono per chiunque. Ad avviso mio e del Governo, inoltre, sono necessari anche cambiamenti di impianto. Stiamo già provvedendo a predisporre, infatti, decreti legislativi di recepimento di direttive comunitarie che ci permettano di migliorare la situazione relativa ai ricongiungimenti familiari (in conformità, per l'appunto, a tali direttive), alla concessione della carta di soggiorno ed alla durata della medesima (che, in Europa, è pari a 5 e non a 6 anni). Stiamo valutando, tra legge e regolamento, come consentire che il permesso di soggiorno abbia una validità che arrivi fino al rinnovo o al mancato rinnovo, per evitare che queste persone si trovino in una condizione di illegalità, mentre sono solo in attesa delle nostre lentezze burocratiche. Ritengo necessario modificare il pilastro su cui la legge si regge, cioè quel contratto di soggiorno che si asserisce essere stipulato tra un imprenditore, un datore di lavoro italiano, ed un potenziale lavoratore, che si dovrebbe trovare nel paese di origine, quando invece abbiamo verificato che in concreto questi contratti hanno come controparti delle persone che già sono in Italia. Questo trasforma la legge in un provvedimento di permanente regolarizzazione, diversamente dalle intenzioni pronunciate, che erano quelle di porre fine alle regolarizzazioni. Per quanto riguarda le emergenze estive, abbiamo aumentato il numero deglioperatori del centro di Lampedusa, abbiamo potenziato i servizi di trasferimento, perché Lampedusa ha una capacità ricettiva molto inferiore al numero delle persone che lì arrivano dall'Africa, che vengono smistate in altri centri di permanenza e di identificazione. Stiamo lavorando - proprio stamattina si è insediata la commissione, presieduta dall'ambasciatore Stefan De Mistura - per verificare la situazione dei CPT. Siamo consapevoli della necessità di provvedere a trattenere queste persone finché non ne abbiamo accertato l'identità e il paese di origine e della necessità di rimandare i clandestini al paese di origine. Non c'è alcuna ragione di tenerli, per far questo, in condizioni che non garantiscono il rispetto dei loro diritti fondamentali.
. Il deputato Boato ha facoltà di replicare.
. Signor Presidente, anche a nome dei colleghi Francescato, Poletti e Cassola, voglio ringraziare il ministro Amato, perché, nella breve sintesi dei tre minuti, ha affrontato non tutti, ma quasi tutti gli argomenti che avevo posto. Ovviamente, so bene che abbiamo in corso una interlocuzione istituzionale nella Commissione affari costituzionali della Camera, ma il è rivolto non solo all'aula della Camera, ma anche ai cittadini italiani, in una cerchia più vasta, che possono e debbono essere informati di ciò che sta avvenendo su un tema come quello, importante e drammatico al tempo stesso, dell'immigrazione, che coinvolge le vicende di milioni di persone, direttamente o indirettamente. Questa mattina vedo che lei ha partecipato, insieme alla sua collega Rosy Bindi, ad un convegno importante delle ACLI sulle famiglie di immigranti, ed in quella occasione ha ripreso alcuni dei temi che adesso lei ha citato, cioè le possibilità di modifiche sia sotto il profilo regolamentare, sia sotto il profilo dei decreti attuativi delle direttive comunitarie, sia sotto quello della necessaria modifica legislativa. La sua collega Bindi ha definito in quella sede «cinica e ingiusta» la legge Bossi Fini, che dovremmo modificare. Proprio oggi, del tutto casuale la coincidenza, anche il Presidente della Repubblica Napolitano ha affrontato in sede di Conferenza internazionale su immigrazioni e sviluppo - «Sfide e opportunità per le relazioni euro-africane» - alcuni dei temi relativi alla necessità di rimuovere le cause che producono ingenti e drammatici fenomeni di immigrazione di popoli attraverso il Mediterraneo. Se posso permettermi, signor ministro, di attirare di nuovo la sua attenzione, oltre a quella della sua collega Bonino, che saluto, vorrei anche ricordarle - non ha avuto il tempo di affrontarli e anch'io devo concludere - i temi della cittadinanza e del diritto di asilo, perché sono due questioni di carattere legislativo importantissime, l'una precondizione per risolvere alcuni problemi di positiva integrazione, l'altra per superare lo scandalo del ritardo dell'Italia rispetto a tutti gli altri paesi europei. Comunque, grazie per la sua positiva interlocuzione
. Il deputato Marras ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cicu n. 3-00094 di cui è cofirmatario.
. Signor Presidente, con l'articolo 36 della legge n. 144 del 1999, in materia di continuità territoriale della Sardegna e delle isole minori, si è inteso intervenire, sulla base delle indicazioni programmatiche comunitarie, in favore dello sviluppo economico di talune aree isolate del paese, prevedendo una riduzione dei costi di trasferimento dei cittadini delle suddette aree. La differenza tra prezzo agevolato e prezzo reale è rimborsata dallo Stato,attraverso la regione, alle compagnie aeree o di navigazione sulla base di un'apposita convenzione. Per quel che riguarda la regione Sardegna, i disagi sono divenuti pubblici con la recente vicenda dell'esclusione, probabilmente autoprodotta, dell'Alitalia dal bando per l'assegnazione degli oneri di servizio sulle rotte aeree da e per la Sardegna ed il conseguente caos di ritardi e cancellazioni provocato dalle compagnie assegnatarie, per carenza di strutture e aeromobili. Da tempo comunque si registrano difficoltà e storture nell'applicazione della legge, che sembra avere prodotto problemi soltanto per la regione Sardegna. Per questi motivi, chiediamo al Governo di conoscere quali misure urgenti intenda adottare per porre fine al disservizio denunciato e se non ritenga anche opportuno avviare una commissione di inchiesta ministeriale sull'applicazione dell'articolo 36 della legge n. 144 del 1999, con il fine di individuarne carenze e distorsioni applicative, nonché di accertare le eventuali responsabilità amministrative e politiche dei soggetti sottoscrittori della convenzione relativa alla regione Sardegna o addetti all'applicazione della stessa e di suggerire le modifiche legislative necessarie al pieno esercizio della mobilità per i cittadini e per le merci della Sardegna.
. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
, . Signor Presidente, onorevoli interroganti, riassumo brevemente la vicenda dei collegamenti aerei, da cui si dovrebbe desumere anche l'atteggiamento del ministero per fronteggiare la situazione. I collegamenti aerei con la Sardegna sono oggetto di interventi da parte dello Stato al fine di migliorare l'accessibilità da parte dei cittadini, e questo è noto. In particolare, la legge n. 144 del 1999, all'articolo 36, utilizzando l'opportunità prevista dal regolamento comunitario n. 2408 del 1992, ha previsto l'imposizione di oneri di pubblico servizio ai collegamenti aerei tra la Sardegna ed i principali aeroporti italiani. La procedura relativa all'applicazione delle norme prevede lo svolgimento di una conferenza di servizi, riunita e presieduta dal presidente della regione Sardegna, al fine di determinare i contenuti degli oneri in termini di rotte, frequenze, orari, capacità, tipo di aeromobile e tariffazione. Nel caso di specie, le determinazioni della conferenza sono state formalizzate con due successivi decreti (n. 35 e n. 36) pubblicati sulla n. 8 dell'11 gennaio 2006. Entro la data del 24 aprile, il termine previsto dal decreto n. 35, i vettori di Air One e Meridiana hanno presentato accettazione per l'esercizio delle rotte, mentre Alitalia lo ha fatto oltre il termine indicato. In conseguenza di ciò, l'Ente nazionale per l'aviazione civile ha escluso la compagnia da queste rotte ed è tuttora aperto un contenzioso presso il Consiglio di Stato. In realtà, attualmente, con un intervento anche del Ministero dei trasporti, la situazione si è risolta di fatto attraverso la stipula di un accordo commerciale tra l'Italia e Meridiana per la gestione dei servizi sulle rotte da e per la Sardegna della durata di tre anni. Per quanto concerne i collegamenti previsti dall'altro decreto, il n. 36, che se vuole posso elencarle, è pervenuta formale accettazione degli oneri, senza contributi finanziari da parte dello Stato, dalla società Meridiana per le tratte Cagliari-Bologna-Cagliari, Cagliari-Torino-Cagliari, Cagliari-Verona andata e ritorno, Olbia-Bologna-Olbia. Per le restanti rotte sono state invece presentate offerte con compensazione finanziaria da parte della stessa Meridiana e di Air One. Si è in attesa della predisposizione - attualmente in corso - delle relative convenzioni da stipulare, e sarà stabilita altresì la decorrenza dei servizi e il termine con apposito decreto ministeriale. Riteniamo che, a completamento dell'iter di stipula di questeconvenzioni, la situazione si sarà sostanzialmente normalizzata per quanto concerne i voli per la Sardegna.
. Signor ministro, la prego di concludere.
, . Quanto alla richiesta di una Commissione ministeriale, riteniamo di dover rimanere per ora attestati sull'azione che sta svolgendo il comitato paritetico misto Regione-Ministero dei trasporti-ENAC, dal quale stiamo aspettando una relazione relativa all'ultimo periodo, con le relative vicende che ho richiamato. Valuteremo poi eventualmente, in un successivo momento, l'opportunità di una commissione ministeriale.
. L'onorevole Cicu ha facoltà di replicare.
. Signor Presidente, signor ministro, riteniamo che la sua risposta, seppure apprezzabile rispetto al tentativo di fornire una qualche indicazione degli obiettivi da raggiungere, non dia alcuna certezza in ordine alla situazione che vivono oggi i sardi e la Sardegna. Lei si è recato in Sardegna ed abbiamo apprezzato la sua visita; ma, al di là di qualche aspetto, nulla si è risolto. Infatti, la Sardegna continua a vivere giornalmente una situazione caotica, con ritardi che non hanno alcuna motivazione (o quantomeno non ne viene fornita alcuna). Addirittura, in una riunione del consiglio di amministrazione dell'ENAC si è stabilita la necessità di ispezioni quotidiane sugli aeromobili per comprendere le ragioni di questi ritardi. Sette parlamentari sardi - uniti, indipendentemente dai colori di partito e di bandiera, solo ed esclusivamente nell'interesse della Sardegna - si sono trovati a denunciare la compagnia Meridiana proprio perché in questi casi non veniva fornita alcuna giustificazione. Quindi, è necessario che, di fronte ad oltre 69 voli e 223 ritardi (è il caso, ad esempio, di Meridiana) e di fronte all'ingolfamento dei sistemi aeroportuali, si ravvisi una situazione d'emergenza, signor ministro, anche e soprattutto perché non c'è una visione di rete organica dei voli da e per la Sardegna. In altri termini, non possiamo individuare soluzioni minimali rispetto ad alcuni aeroporti. Vogliamo soluzioni che ci offrano giustizia ed equilibrio rispetto ai diritti sanciti dalla Costituzione, che devono valere anche per i sardi. Signor ministro, non siamo soddisfatti della sua risposta, perché riteniamo che immediatamente una Commissione d'inchiesta possa e debba dare delle risposte. Nell'ipotesi contraria, ci attiveremo con una proposta di legge, rivolgendo un invito a tutti i parlamentari - indipendentemente dal partito di appartenenza - affinché si costituisca una Commissione bicamerale di inchiesta.
. Il deputato Pedrini, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione, ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00095 .
. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro con questa interrogazione mi sono rivolto alla sua sensibilità, mostrando già in anticipo apprezzamento per alcune posizioni che ha assunto. Mi sono rivolto a lei parlando del problema di Alitalia; ma, in realtà, dietro tale questione, si cela il problema della mobilità del paese anche verso le isole, con un'interpretazione errata rispetto alle indicazioni della Comunità europea anche per quanto concerne la continuità territoriale. Mi sono rivolto a lei anche per sapere - considerata la limitatezza del tempo a mia disposizione - qual è la missione assegnata al principale vettore italiano, che cosa sta succedendo al suo assetto societario ed industriale e come si attuano le forme di tendenza verso la privatizzazione,un sistema di privatizzazione che è stato confuso con un problema di liberalizzazione, che ha portato soprattutto il sistema delle concessioni a determinare monopoli privati e, per quanto riguarda gli aeroporti, a determinare posizioni di rendita che impediscono uno sviluppo del trasporto aereo, ciò di cui avrebbe bisogno il sistema stesso per acquisire maggiore competitività.
. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
, . Signor Presidente, onorevole Pedrini, intanto la ringrazio di aver dato atto che il Ministero dei trasporti ha immediatamente posto un problema di carattere generale, quale quello di una ridefinizione del quadro della mobilità nel paese, con particolare riferimento alle varie forme di trasporto, sottolineando in modo particolare la necessità di integrazione tra queste modalità. Ritengo che, per affrontare i problemi nella loro complessità e vastità, sia necessario fare riferimento a questo quadro, al quale peraltro stiamo lavorando sollecitamente e che contiamo di portare all'attenzione del Governo e del Parlamento entro l'anno. Passando alla questione specifica, non c'è dubbio che l'intento del Governo sia proprio quello di definire quanto l'onorevole interrogante richiede nell'interrogazione in esame, ossia quale sia il futuro assetto societario-industriale dell'Alitalia e, dopodiché, assegnare questo assetto societario e questo piano industriale come missione ai vertici aziendali attuali o futuri. A questo fine, debbo far presente che è stato attivato un apposito comitato interministeriale, composto dal ministro per lo sviluppo economico, da quello dell'economia e delle finanze e da quello dei trasporti, con il compito di effettuare un'istruttoria su questo tema: per il trasporto aereo per l'Alitalia, per il trasporto ferroviario per le Ferrovie Spa. Siamo in attesa, ed è una questione veramente della consegna dei risultati di questa istruttoria da parte del gruppo di lavoro. Dopodiché, discuteremo, sebbene, credo, che vi sia condivisione sulle tre questioni principali concernenti la ricerca di un equilibrio economico-finanziario per la compagnia cosiddetta di bandiera, la definizione di un piano industriale, che consenta di uscire dalla situazione di sostanziale in cui questo si trova, e la definizione dell'assetto societario. Onorevole interrogante, in questo momento posso dirle che nessuna determinazione è stata assunta relativamente all'assetto societario e, quindi, nulla posso dirle sulla missione che a questo nuovo potrebbe o dovrebbe essere assegnata. Il percorso che lei ha delineato è esattamente quello che seguiremo nel momento per cui avremo a disposizione gli elementi per poter decidere.
. L'onorevole Pedrini ha facoltà di replicare.
. Signor ministro, mi dichiaro soddisfatto, almeno per il momento, delle sue dichiarazioni perché esse cercano di individuare una volontà di mettere mano, di porre attenzione e di invocare una particolare sensibilità nei confronti di un problema che non è di un'azienda ma riguarda la mobilità del sistema italiano; problema che interessa soprattutto il sud del paese e concerne anche la perdita di competitività nelle comunicazioni del sistema italiano rispetto agli altri paesi. In ordine alla politica intrapresa nei confronti della cosiddetta compagnia di bandiera, noi facciamo osservare che i lavoratori hanno fatto la loro parte. In particolare, si è registrata una riduzione dei costi ma siamo pur sempre in presenza di una situazione tale per cui ancora non si è individuato il posizionamento, strategico e di marketing, della compagnia. Non si tratta di un problema di contenimento dei costi, ma si tratta di comprendere qual è il futuro dell'azienda. Noi, infatti, non possiamo consegnare l'azienda a qualcuno che non garantisca il sistema della mobilità nel nostro paese. Signor ministro, a nostro avviso, occorre tenere conto anche del sistema di trasferimento delle concessioni, che non può non essere rivisto. Senza togliere nulla a nessuno, a mio parere, la linea da seguire è sicuramente quella della revisione dei sistemi concessori: avere previsto dei sistemi di trasferimento di concessioni quarantennale senza aver avuto la garanzia degli investimenti che ne debbono conseguire ha determinato una debolezza dello Stato nella revoca del sistema concessorio. Pertanto, non c'è dubbio che vada rivisto il sistema concessorio, ma occorre anche intraprendere una strada che potrebbe essere quella del trasferimento su base contrattuale del rapporto con i privati, mantenendo comunque la capacità di indirizzo del sistema concessorio nelle mani dello Stato perché altrimenti si comprometterebbe la garanzia sancita nell'articolo 16 della Costituzione che impone a noi di garantire il diritto alla mobilità.
. L'onorevole Zaccaria ha facoltà di illustrare l'interrogazione Giachetti n. 3-00093 di cui è cofirmatario.
. Signor ministro, l'interrogazione in esame ha per oggetto il problema collegato allo stato di agitazione dei tassisti in seguito all'emanazione del decreto-legge n. 223, del 4 luglio 2006. Tale agitazione è stata particolarmente forte ed ha interessato diverse città italiane, creando non solo disagi ma anche il rischio di causare veri e propri problemi di ordine pubblico. A noi è noto che, in tale materia, si intrecciano profili diversi, che riguardano, appunto, il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali, dunque un'attività regolamentata intensamente, nonchè la libertà dei cittadini e l'ordine pubblico. Vorremmo pertanto ricevere una risposta per sapere quali iniziative il Governo intenda assumere visto che, ieri, anche la Camera ha conosciuto alcune conseguenze gravi che hanno riguardato un membro del Governo, ma che potrebbero riguardare tutti i comuni cittadini.
. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
, . Signor Presidente, in ordine alla questione illustrata dall'onorevole Zaccaria, intendo in primo luogo richiamare l'attenzione di tutti noi sulle parole pronunciate in questi giorni dal Presidente Prodi riguardo al decreto-legge per i cittadini consumatori. Se il Governo - diceva il Presidente del Consiglio - si fa condizionare dalle pretese o dalle proteste di questa o quella categoria, non può perseguire la sua missione, che riguarda l'interesse collettivo. Se vogliamo un paese moderno, se più semplicemente, vogliamo un paese normale, bisogna che tutti si assumano la responsabilità di fare significativi passi in avanti per il rispetto dei diritti dei cittadini-consumatori. Questo è il nostro asse di comportamento. Ciò, ovviamente, non vuol significare che il Governo non sia disposto a dialogare con tutte le categorie interessate o ad ascoltare le legittime preoccupazioni. Ma tutto ciò dovrà avvenire con un punto fermo: non si accettano atti di violenza - che da nulla possono essere giustificati -, come l'episodio che ieri si è verificato in danno del ministro Mussi. In ogni caso, non si accettano atti di violenza che turbano la vita dei cittadini. Detto ciò, ritengo che oggi la questione sollevata sia in parte superata. Come si può notare anche dalle notizie riportate dagli organi di stampa, il Governo - e, in particolare, il ministro per lo sviluppo economico - aveva da subito dichiarato la propria disponibilità ad un tavolo di confronto. Tuttavia, questo tavolo non si erapotuto attivare perché veniva richiesta all'esecutivo, quale condizione per l'incontro, il ritiro del decreto-legge - che evidentemente non è negoziabile - e perché si intendeva procedere contemporaneamente con forme di protesta indifferenziata. Ora i rappresentanti dei tassisti hanno superato tali posizioni; infatti, per il prossimo 7 luglio, alle 15,30, è stato convocato il tavolo con i rappresentanti dei tassisti e una delegazione di sindaci in rappresentanza dell'ANCI, con la conseguente decisione di sospendere le iniziative di protesta, che da oggi risultano effettivamente sospese. Pertanto, a nome del Governo, intendo ribadire agli interroganti la disponibilità al confronto, con l'auspicio che si possa instaurare un dialogo pacato nel rispetto dei reciproci ruoli ma, insieme, la ferma volontà di garantire il rispetto delle leggi, dei diritti dei cittadini e delle norme che governano le forme di attuazione delle proteste e degli scioperi nonché l'impostazione di fondo del provvedimento attualmente all'esame delle Camere.
. La deputata Incostante, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
. Signor ministro, la ringraziamo del suo intervento, che ci ha rassicurato in ordine alle iniziative che il Governo intende assumere. Anche noi riteniamo che il diritto e la libertà della protesta debbano incrociarsi con il diritto costituzionale dei cittadini di poter liberamente circolare e scioperare. Pertanto, auspichiamo che il tavolo delle trattative sia risolutivo e invitiamo il Governo a vigilare nel caso si dovessero profilare ulteriori agitazioni di rilevanza nazionale tali da poter incidere sulla libertà di circolazione dei cittadini.
. Il deputato Sperandio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Deiana n. 3-00099 di cui è cofirmatario.
. Signor Presidente, signor ministro, l'interrogazione di cui sono cofirmatario è dettata da una grande preoccupazione da parte della popolazione di Vicenza che si trova sulla testa, senza ancora aver capito le dimensioni, gli oneri per la città, le pratiche amministrative e politiche, un'ipotesi di allargamento di un aeroporto di piccole dimensioni che, oggi, si prospetta essere inserito in un progetto di forte aumento delle truppe americane nella città di Vicenza. Orbene, vorremmo capire, al di là dello stato delle procedure ad oggi, quali siano le intenzioni del Governo, se questo progetto sia legato a qualche accordo internazionale che noi non conosciamo e quale sia l'intenzione rispetto al prosieguo della pratica.
. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
, In ordine alla questione presentata, il Governo conferma le valutazioni illustrate in aula dal Vicepresidente del Consiglio Rutelli il 31 maggio scorso; non abbiamo elementi diversi o ulteriori di informazione. Secondo quanto pervenuto dall'amministrazione del Ministero della difesa, non vi sono ulteriori elementi rispetto alle motivazioni della richiesta statunitense, oltre a quelle che risiedono nell'esigenza, fatta presente dagli Stati Uniti, di fornire un'idonea sistemazione logistica alla 173esima brigata paracadutisti nella sua nuova configurazione e per soddisfare le esigenze collegate di protezione delle forze. Quanto alla preoccupazione legata al tipo di materiali che verrebbero stoccati nell'area richiesta, non risultano previsionidi stoccaggio. L'area verrebbe utilizzata per il supporto tecnico delle forze e per la realizzazione di un complesso residenziale ad uso del personale militare e civile americano e delle rispettive famiglie. Tuttavia, ribadisco una precisazione. Da un lato, l'ipotesi di concessione in uso dell'area è stata portata avanti con l'interessamento attivo delle autorità locali, dalle quali non risulta siano stati sollevati particolari elementi ostativi. Dall'altro, attualmente, con gli Stati Uniti non sono stati sottoscritti accordi ma è stata manifestata una disponibilità di massima per tale concessione (ripeto: disponibilità di massima, non accordi formali), subordinando l'operazione alla formalizzazione di uno specifico piano di transizione per quanto riguarda l'area, allo scopo di pervenire ad una soluzione condivisa da tutte le parti interessate al progetto. Per concludere, sarà in sede di definizione di questo piano di transizione, per quanto ci riguarda, che ogni singolo aspetto collegato alla realizzazione del progetto, tra cui la sostenibilità sul piano urbanistico, dovrà essere opportunamente approfondita e concertata e, in ogni caso, come è del tutto evidente, sui temi della sostenibilità urbanistica ed ambientale del progetto il ruolo delle amministrazioni locali non può che essere fondamentale.
. Il deputato Sperandio ha facoltà di replicare.
. Signor ministro, da una parte debbo rilevare che il problema è anche politico, riguardando l'incapacità delle amministrazioni locali di comprendere quali siano davvero le volontà delle popolazioni. Le ricordo che, in soli tre giorni, in una città come Vicenza che ha circa 70 mila abitanti, sono state raccolte più di 7 mila firme contro questo progetto, firme che, davvero, non sono «targate» ma provengono da un intero quartiere che si ribella a questa ipotesi. Peraltro, dalle informazioni che abbiamo, risulta che il progetto preveda l'insediamento di 2 mila nuovi militari nella città di Vicenza. Pertanto, davvero chiediamo al Governo di attuare un procedimento virtuoso che consenta alle popolazioni locali di misurarsi con questo progetto, che consenta una vera consultazione delle popolazioni e non faccia apparire semplicemente come pareri tecnici i pareri che il comune e la provincia hanno dato facendoli surrettiziamente passare come atto dovuto quando, invece, su questo piano è mancata del tutto la consultazione e la collaborazione con la comunità locale .
. Il deputato Ronconi, al quale ricordo che ha un minuto a disposizione, ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00096 .
. Signor ministro, oltre un mese fa, nell'ambito di un'inchiesta su false fatturazioni e riciclaggio di denaro, su richiesta del pubblico ministero è stato sottoposto a misure cautelari presso il carcere di Perugia l'imprenditore Leonardo Giombini. La Guardia di finanza nel corso dell'indagine avrebbe rinvenuto materiale in cui si farebbe riferimento anche ad importanti esponenti politici locali. Sembrerebbe che, nelle scorse settimane, il presidente della giunta regionale ed il sindaco di Perugia abbiano effettuato una visita presso lo stesso carcere. Chiedo se corrisponda al vero la notizia che il direttore del carcere di Perugia, ove sono ancora reclusi l'imprenditore Giombini e gli altri coimputati, abbia vincoli di parentela di primo grado con uno dei legali dello stesso Giombini e se tale coincidenza non avrebbe consigliato lo spostamento dell'imputato in altra struttura penitenziaria.
. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
, . Signor Presidente, all'onorevole Ronconi appago questa sorta di curiosità parlamentare dicendo che è vero che Giombini è stato sottoposto ad indagini e gli sono state applicate le misure di custodia cautelare, in virtù delle quali si trova nella casa circondariale di Capanne di Perugia. Secondo quanto riferisce la procura di Perugia, Giombini ha nominato due difensori di fiducia: l'avvocato Carlo Orlando e l'avvocato Nicola Di Mario. Quest'ultimo, effettivamente, è il fratello della direttrice del carcere di Perugia, la dottoressa Bernardina Di Mario. L'ufficio inquirente ha anche confermato quello cui lei ha fatto cenno, cioè la presenza all'interno della casa circondariale della presidente della giunta regionale Maria Rita Lorenzetti che, assieme al sindaco del comune di Perugia, Renato Locchi, si è recata in visita al carcere di Perugia. Però, debbo dire che questa visita rientra in realtà, come è stato anche rappresentato dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, tra gli eventi che interessano normalmente gli istituti carcerari e che rispondono ad un'esigenza di partecipazione della comunità esterna alla vita del carcere ed all'opportunità di mantenere costanti rapporti con i rappresentanti degli enti locali, come sono la presidente della giunta ed il sindaco di Perugia. In relazione, poi, al quesito posto in modo specifico, e come anche evidenziato dallo stesso dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, debbo osservare che il legame di parentela tra la direttrice del carcere ed uno dei difensori del Giombini, in assenza di fatti penalmente rilevanti o di specifici episodi non conformi alle vigenti norme regolamentari, non comporta di per sé alcuna situazione di incompatibilità o di violazione del codice di comportamento dei pubblici dipendenti. Pertanto, di per sé la relazione di parentela non costituisce presupposto per disporre il trasferimento di Giombini ad altro istituto. Detto questo, per completezza devo dire che in data 28 giugno, per fatti che esulano dal contesto di questa interrogazione e riguardano altri aspetti gestionali della casa circondariale Capanne di Perugia - si tratta di un'inchiesta penale avviata a seguito del decesso di un detenuto e correlata ad indagini riguardanti il locale centro clinico - la dottoressa Di Mario, quindi la sorella dell'avvocato, è stata inviata in missione presso il provveditorato regionale di Firenze fino a nuove determinazioni per motivi precauzionali e di opportunità.
. Il deputato Ronconi ha facoltà di replicare.
. Ringrazio il ministro Mastella per la risposta. So che dal 28 giugno il direttore del carcere è stato inviato in missione in altra parte, ma questo esula completamente dalla vicenda che ho riferito attraverso il mio atto parlamentare. So bene, peraltro, che le visite del presidente della giunta regionale e del sindaco di Perugia fanno parte degli eventi che possono interessare gli enti locali; tuttavia, una questione di opportunità, rispetto ad un'inchiesta che sta interessando i politici dell'Umbria, avrebbe richiesto una maggiore prudenza da tutte le parti. D'altra parte, in Umbria vi sono altre carceri anche molto vicine alla città di Perugia, dove si sta svolgendo l'inchiesta che viene richiamata in questa interrogazione; evidentemente, poteva essere utilizzato un altro carcere e non quello di Perugia, il cui direttore è la sorella dell'avvocato difensore del maggiore imputato.
. La deputata Lussana ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00097 testé sottoscritta dal deputato Cota, di cui è cofirmataria.
. Signor ministro, il cosiddetto decreto-legge Bersani sulla competitività, o presunta tale, ha messo a punto una serie di liberalizzazioni riguardanti molti settori professionali. Allo stato di agitazione dei tassisti, che difendono l'acquisto di una licenza che con questo decreto non conta più nulla, si aggiunge quello degli avvocati, perché ci sono norme che investono direttamente le professioni intellettuali e, quindi, la sua competenza. Signor ministro, la settimana scorsa lei è venuto in Commissione dicendo che avrebbe concertato e che sul riordino delle professioni avrebbe ascoltato tutti: avvocati, notai, le categorie interessate. Invece - sorpresa! - ci troviamo tra «capo e collo» questo decreto e lei dice di non essere stato consultato ed ascoltato; addirittura, è arrivato a minacciare l'appoggio esterno a questo Governo, ma dice che collegialmente ne è responsabile. A questo punto, vorremmo sapere qual è la verità sulle sue rassicurazioni, che abbiamo letto anche ieri su ai professionisti oppure sull'intenzione di questo Governo, che - dietro lo schermo della tutela del consumatore, su cui noi siamo d'accordo -, in realtà stravolge le libere professioni, determinando, in nome della liberalizzazione, uno scadimento della prestazione professionale ed una tendenza al ribasso.
. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
, . Come sa l'intelligente mia collega, onorevole Lussana, gli atti di Governo sono collegiali. Quindi, anche questo atto, che ha un rilievo dal punto di vista del rilancio, utilizzando lo strumento della liberalizzazione, dell'economia e degli aspetti sociali del paese, a maggiore ragione è di rilievo collegiale. Dico come ho detto, non è una forma distorta né un mio atteggiamento biforcuto come lingua, come lessico ed anche come modalità e stile parlamentare e politico, di cui con onestà mi assumo le mie responsabilità perché sono all'interno del Governo. Qualora sincerassi aspetti diversi dalla collegialità, mi assumerei di conseguenza tutti gli effetti di natura politica. È anche evidente che la compagine, questa e anche quella di prima, in un sistema come il nostro - che è un sistema di coalizioni - esprime una qualche riluttanza e dei rilievi a fronte di qualche provvedimento. Ci sono distinzioni, ma spero mai separatezze sul piano delle visioni: questa distinzione c'è stata, da parte mia non la nego, non mi nascondo nel rilevare cose che ho rilevato e di cui ho dato una forma di esternalizzazione anche rispetto a qualche mia perplessità. Detto questo, sono personalmente convinto, come credo anche ella, che aiuti me, il Governo e il paese a rinnovare gli ordini professionali, che non sono messi in discussione. In questo caso non siamo in presenza, come ella ha detto, del desiderio del Governo di ottundere la volontà degli ordini, di chiudere gli ordini, di avere una sorta di «chiavi in mano» per far sì che siano rinchiusi all'interno di un proprio perimetro abbastanza particolare: assolutamente no. C'è la volontà del Governo di adeguarsi alla normativa europea, più volte espressa in quest'aula, oggi da parte di questo Governo e prima da parte del Governo di cui il suo partito e il suo gruppo facevano parte. Per quale ragione? Per rendere l'utente centrale rispetto ai processi, che a volte sono farraginosi. È questo il motivo per cui si è dato seguito a questo decreto-legge. Confermo da parte mia e do atto ai colleghi che non vi è alcun tentativo - se vi è stato, si è provveduto a ristabilire il rispetto delle competenze specifiche di ognuno - di espropriare della titolarità in materia sia le Commissioni giustizia di Camera e Senato sia il mio dicastero. Siamo di fronte ad una fisiologica dialettica che contraddistingue ogni maggioranza e ogni opposizione, almeno fino aquando le coalizioni vigono ed i Governi, dal punto di vista parlamentare, saranno nel cono d'ombra dell'idea di coalizione. Detto ciò, ribadisco che non abbiamo intenzione di abolire gli ordini professionali; ho dato mandato ai sottosegretari di discutere con gli ordini professionali, non solo con quello degli avvocati, per ascoltare pazientemente le loro ragioni. È questo il percorso che seguiremo, sperando che anche l'onorevole Lussana ed il suo gruppo potranno fornire un valido contributo.
. L'onorevole Cota, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
. Signor ministro, prima di tutto devo constatare che lei è stato emarginato all'interno del Governo o, meglio, per usare un'espressione forse più cara alla sua cultura che alla mia, «scippato» delle sue prerogative e delle sue competenze, con particolare riferimento quantomeno all'ordinamento di alcune professioni, come quella forense o quella notarile, che rientrano certamente nelle sue competenze. Inoltre, ministro, lei ci fornito oggi una risposta frutto di un esercizio di «politichese»; in realtà lei si è rimangiato una parola data. All'inizio del suo mandato lei ha più volte ripetuto che era sua intenzione dialogare con gli ordini professionali. Così non è stato, perché si è voluto calare dall'alto un decreto-legge. Mi chiedo cosa farete la prossima volta. Nell'arco di una notte cancellerete completamente le professioni con un decreto-legge? Non si tratta comunque di un provvedimento di liberalizzazione; in realtà, esso è finalizzato a creare nuovi oligopoli. Al riguardo, faccio tre esempi brevissimi. L'abolizione del divieto di pubblicità per quanto riguarda le professioni forensi porterà gli studi multinazionali ad occupare le nostre realtà, che non solo relegheranno i nostri avvocati al ruolo marginale di dipendenti, ma andranno anche contro gli interessi dei cittadini. Penso a ciò che potrà accadere con i farmacisti che andranno a vendere i farmaci nei banchi delle «coop», o alle cooperative rosse che gestiranno i servizi di taxi assumendo lavoratori extracomunitari sottopagati. Questo succederà. Siamo disponibili a dialogare su un vero provvedimento di liberalizzazione ma non ad appoggiare queste piccole, in realtà grandi per chi le subisce, vendette nei confronti di gente che lavora.
. L'onorevole Cioffi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00098 .
. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, tenuto conto della capacità competitiva delle imprese italiane, soprattutto nell'ambito del ma anche delle difficoltà delle piccole e medie imprese ad internazionalizzare i loro prodotti; premesso che la legge 31 marzo 2005, n. 56, recante misure per l'internazionalizzazione delle imprese, nonché delega al Governo per il riordino degli enti operanti nel medesimo settore, costituisce il nuovo quadro giuridico di riferimento creato al fine di rendere «più efficace e sinergica l'azione svolta dai soggetti operanti all'estero per il sostegno all'internazionalizzazione del sistema produttivo italiano, per la tutela del e per la promozione degli interessi italiani all'estero»; che detta legge prevede, fra l'altro, la costituzione di sportelli unici all'estero (cosiddetti «sportelli Italia») per l'internazionalizzazione delle imprese; che tali sportelli, operando in raccordo con le ambasciate e gli uffici consolari, sono volti ad esercitare funzioni di orientamento, assistenza e consulenza ad imprese ed operatori, italiani ed esteri, in riferimento anche all'attività di attrazione degli investimenti esteri in Italia; chiediamo di sapere quando tali sportelli, alla luce del quadro normativo vigente, diverrannorealmente operativi con personale adeguatamente formato per rafforzare la presenza imprenditoriale e commerciale italiana all'estero.
. Emma Bonino, ha facoltà di rispondere.
, Signor Presidente, ringrazio la collega per aver voluto sollevare una questione di grande rilevanza, proprio per l'importanza che gli «sportelli Italia» potrebbero assumere in ragione del sostegno che darebbero alle piccole e medie imprese del nostro paese nel loro processo di internazionalizzazione. Fu questo uno degli elementi di novità più importanti della legge n. 56 del 2005, che - lo ricordo - fu approvata di fatto all'unanimità nella scorsa legislatura. Il Governo, all'epoca, emanò il regolamento attuativo, che fu firmato dai ministri delle attività produttive e degli esteri di quel periodo (settembre-ottobre 2005). Tale regolamento venne poi trasmesso al ministro dell'economia e alla Conferenza Stato-regioni. Il ministro dell'economia, nei mesi successivi, chiese ed ottenne alcune modifiche sulla base di considerazioni economiche, mentre la Conferenza Stato-regioni formulò alcuni emendamenti, non recepiti. Nel corso del 2006, inoltre, la Conferenza Stato-regioni ha messo questo provvedimento in calendario per ben due volte: una prima volta, il 16 marzo, e la seconda il 28 marzo, ma non ha espresso parere favorevole all'intesa. Dunque, allo stato dell'arte, questo ministero (ricordo che il ministro ha preso funzione un mese fa), che ha ben presente la prioritaria importanza di questo strumento, intende attivare ben presto - già nelle prossime settimane - un rapporto con la Conferenza Stato-regioni per arrivare alla definizione di questo regolamento attuativo, senza il quale non è possibile - come l'interrogante sa molto bene - mettere in funzione gli «sportelli Italia», che rivestono per questo ministero un'importanza essenziale per il sostegno alle piccole e medie imprese. Ricordo anche che questo «sportello» ha una dotazione finanziaria prevista dalla legge, sia per il 2005 sia per il 2006; quindi, superato lo scoglio dell'intesa tra Stato e regioni, esso potrebbe essere effettivamente messo in marcia, con grande beneficio per il sistema paese e, in particolare, per il cui l'interrogante certamente faceva riferimento.
. L'onorevole Cioffi ha facoltà di replicare.
. Signor ministro, la ringrazio per la sua sensibilità verso questo problema, tenuto conto per esempio che - come lei sa - nel settore delle piccole e medie imprese l'esportazione in Cina del prodotto è aumentato addirittura del 34 per cento. Insieme al deputato Fabris, contiamo che si arrivi al più presto all'attuazione del citato regolamento. Riteniamo altresì che il personale debba essere adeguatamente formato non solo dal punto di vista economico-commerciale, ma anche da quello della comunicazione istituzionale e dell'uso dell'innovazione tecnologica. Infatti, siamo sicuramente contrari agli «sportelli» ad ogni costo, ma essi devono essere veramente un momento di comunicazione tra i paesi esteri ed il nostro paese. Inoltre, riteniamo che essi debbano essere adeguatamente pubblicizzati, in quanto è inutile aprire sportelli all'estero se non sono opportunamente promossi nel territorio. Ancora, crediamo che questi «sportelli» saranno molto utili alla lotta alla contraffazione, tenuto conto che il presenta questi pericoli, e quindi il loro uso può aiutare i nostri operatori ad essere più tranquilli. Contiamo dunque su una veloce attuazione, tenuto conto oltretutto dei paesi in cui potrebbero essere maggiormente utili; a tale proposito, vorrei ricordare i paesi emergenti e, quindi, non solo la Cina ma anche l'India.
. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo la seduta.
. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Bonelli, Castagnetti, Cento, Folena, Levi, Migliore, Mura, Parisi, Prodi, Sgobio, Stucchi e Violante sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta. Pertanto i deputati complessivamente in missione sono quarantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna.
. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-, comma 1, del regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa): «Conversione in legge del decreto-legge 5 luglio 2006, n. 224, recante disposizioni urgenti per la partecipazione italiana alle missioni internazionali» (1301) - ex bis, ex bis,
. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si sono svolti gli interventi sul complesso degli emendamenti e che il relatore e il Governo hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati. Ha chiesto di parlare, in rappresentanza del Governo, il sottosegretario D'Andrea. Ne ha facoltà.
, . Signor Presidente, ad integrazione del parere espresso questa mattina alla fine della seduta, volevo comunicare che siamo stati informati di un'iniziativa parlamentare condivisa in relazione ad alcune materie che verranno trasfuse in ordini del giorno specifici. Per quel che riguarda l'agricoltura, la disposizione relativa alla docenza universitaria e le procedure concorsuali di diritto fallimentare, il Governo preannuncia un orientamento favorevole. Poiché questo tipo di posizione può agevolare il corso dei lavori in aula, abbiamo ritenuto di doverla comunicare alla ripresa dei lavori.
. Passiamo alla votazione dell'emendamento Stucchi Dis.1.23. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Maria Fortuna Incostante. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sonoevidenti nell'intenzione dell'emendamento, che è di tipo soppressivo, tutte le perplessità che sono state avanzate, anche dall'opposizione, in più di una circostanza, su tutte le questioni relative a questo provvedimento, a cominciare dallo strumento della decretazione d'urgenza, che sicuramente indebolisce in qualche modo l'attività e la funzione delle Commissioni e della stessa Assemblea. Anche noi siamo convinti - come è stato affermato nel corso della discussione sulle linee generali del provvedimento - che la decretazione d'urgenza non sia lo strumento più auspicabile e sicuramente esso comprime il confronto, la capacità e la possibilità dei parlamentari di incidere, anche in termini legislativi, sui provvedimenti del Governo, sia nelle Commissioni di merito, sia in Assemblea. Purtuttavia, convinti di ciò, ci rendiamo conto che, in questo caso, l'azione del Governo era, in qualche modo, necessitata, per non creare un vuoto legislativo importante in molti settori, dall'agricoltura all'istruzione - come è stato detto -, all'ambiente e, naturalmente, anche in materia di appalti e di forniture di servizi. È per tale motivo, signor Presidente, onorevoli colleghi, che siamo contrari a questo emendamento, al pari della Commissione di merito e del Governo. Esso solleva questioni e perplessità giuste sull'uso della decretazione d'urgenza, che noi stessi riteniamo debba essere sempre meno usata, per consentire il massimo del dibattito parlamentare; ma in questo caso in particolare, si sarebbero creati un grave vuoto legislativo ed una paralisi su molte materie. Peraltro, come è noto, si tratta di una proroga di termini di atti e provvedimenti che erano stati adottati dal Governo precedente. Per tali ragioni, dichiariamo il nostro voto contrario su questo emendamento.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, credo anzitutto che, per quanto riguarda il provvedimento in esame, sia doveroso ripristinare un minimo di verità riguardo alla necessità di ricorrere allo strumento della decretazione d'urgenza nel momento in cui si devono risolvere questioni che sono a cuore al paese e che spesso, come in questa occasione, necessitano di un intervento da parte del Governo, che entra in azione dopo quello precedente ed a distanza di poco tempo. Non di rado, infatti, come in questa occasione, alcune prospettive dal punto di vista legislativo - e non solo - che erano state messe in campo per risolvere alcuni problemi non hanno avuto efficacia. Spesso e volentieri, dunque, su alcune materie ci troviamo in una condizione tutta particolare, che fa riferimento ad una contingenza legata ad un quadro che vede il succedersi...
. Deputato Giachetti, le faccio notare che aveva un minuto di tempo a disposizione.
. Ho finito, signor Presidente; la ringrazio
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Quartiani. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo perché penso sia opportuno che sul provvedimento oggi alla nostra attenzione, ossia il decreto-legge che reca la proroga di termini in scadenza, sia fatta chiarezza. Si tratta di un provvedimento nel quale si inseriscono alcuni elementi di carattere politico e sociale, e ciò relativamente al fatto che oggi discutiamo di un passaggio parlamentare che è stato oggetto, nelle fasi precedenti la discussione odierna, di una richiesta di verifica di costituzionalità, che è già stata respinta. Successivamente, nel momento in cui dobbiamo passare alla discussione di merito, l'attenzione complessiva del Parlamento è in parte negata dall'assenza dell'opposizione. Tuttavia credo che a questo punto, nonostante l'assenza dell'opposizione, sia possibile procedere al voto, se la Presidenza lo ritiene opportuno.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Russo, al quale ricordo che ha cinque minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, sono assolutamente d'accordo con l'intervento del deputato che mi ha preceduto, perché trovo che il comportamento dei gruppi dell'opposizione sia abbastanza stravagante, per non dire schizofrenico. Fino ad ora abbiamo condotto una discussione fondamentalmente sui profili ordinamentali di questo disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 173. Ora dovremmo entrare nel merito delle questioni e dimostrare così se effettivamente il Parlamento, in questo caso la Camera dei deputati, è in grado di confrontarsi sulle proposte che il Governo ha avanzato e che la maggioranza parlamentare fa proprie. Dovremmo dunque entrare nel merito della discussione, andando oltre gli importantissimi profili ordinamentali, che abbiamo già esaminato sia in sede di discussione sulle linee generali sia in occasione dell'esame delle questioni pregiudiziali di costituzionalità. Mi pare che l'atteggiamento dei gruppi di opposizione di centrodestra non onori la discussione che dovremmo ora avviare. Soprattutto, le opposizioni non tengono evidentemente conto dell'importante passo avanti fatto dal Governo con le dichiarazioni del sottosegretario D'Andrea sui punti richiamati all'attenzione proprio dai colleghi e dalle colleghe del centrodestra: fondamentalmente la questione della cosiddetta norma perenta relativa all'università e la questione della delega che il Governo si è dato sulle questioni dell'agricoltura (su cui anche la Commissione agricoltura aveva richiamato l'attenzione). Su tali questioni il Governo si è dimostrato molto sensibile, preannunciando addirittura l'accettazione di ordini del giorno, per andare incontro alle giuste preoccupazioni che le opposizioni avevano manifestato sia in Commissione in sede referente, sia in sede di discussione sulle linee generali. Anche se ovviamente mi rimetto completamente alle sue decisioni, Presidente, tuttavia credo che la maggioranza non possa subire un ricatto di questa natura, relativamente al numero legale, profittando probabilmente del fatto che sia giovedì. Noi in questi piccoli tranelli non cadiamo. È giovedì, ma noi siamo qui a lavorare. Dico questo anche alla luce della discussione di ieri sulla mozione relativa ai costi della politica, sul fatto che ci sarebbe semplicemente l'uso di privilegi. Noi invece siamo qui a dimostrare che di giovedì pomeriggio vogliamo lavorare, così come lavoreremo ogni qual volta la Presidenza ci chiamerà ad essere presenti in Assemblea. Mi dispiace di questo atteggiamento dei colleghi e delle colleghe del centrodestra, perché in Commissione abbiamo ascoltato e dialogato, scambiandoci le idee su molti punti. Siamo anche pronti a riconoscere alcune ragioni che il centrodestra ha soprattutto per quanto riguarda alcuni profili ordinamentali, attraverso la disponibilità a discutere di eventuali appositi ordini del giorno. Concludo dicendo che per quanto riguarda l'articolo 1 del disegno di legge di conversione in esame, il gruppo di Rifondazione Comunista respingerà l'emendamento soppressivo in votazione, perché ritiene che il Governo di centrosinistra guidato dall'onorevole Prodi debba intervenire su alcune decisioni assunte dal centrodestra, in relazione ad esempio alla cosiddetta riforma Moratti, per dare discontinuità all'azione legislativa del centrodestra. Se per certi aspetti lo strumento del decreto-legge e soprattutto lo strumento previsto dall'articolo 1 del disegno di legge può essere inappropriato, ritengo però che l'intervento che ci propone il Governo, sul quale la maggioranza è d'accordo, risponda ad un'esigenza dettata dalla necessità e dall'urgenza dei termini che stanno per scadere. Rifondazione Comunista è quindi pronta a sostenere tale intervento, respingendo l'emendamento in oggetto.
. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, chiedo che sia disposto il controllo delle tessere di votazione.
. Dispongo che i deputati segretari provvedano in tal senso.
. Fino a quando dobbiamo aspettare, Presidente?
. Invito però i deputati ad affrettarsi a votare, per favore, visto che stiamo aspettando la loro partecipazione. Grazie Per favore . .. Invito a votare con una sola delle due mani, grazie ! Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge
. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, questa mattina sono intervenuto sul complesso degli emendamenti perché questa proposta emendativa è estremamente importante. L'aula era vuota, mentre adesso è piena; quindi, vorrei spiegare ai colleghi i motivi di questo emendamento. Si tratta di un emendamento estremamente importante - vi prego di non essere distratti -, perché riguarda il famoso condono previdenziale, che impropriamente chiamiamo così, ma che non è altro che la rateizzazione dell'indebitamento delle imprese agricole nei confronti dell'INPS. È un problema che viene rinviato nel tempo, da un decennio, in modo particolare dal 1998, quando il Governo D'Alema ha cartolarizzato i crediti dell'INPS nei confronti degli agricoltori. È un tema che si ripropone e, se è vero che il Governo Prodi vuole il rilancio delle imprese agricole, bisogna eliminare il loro indebitamento. Questa è l'occasione buona, Presidente.
. La prego di concludere. Lei ha un minuto soltanto, perché, come sa, non avrebbe avuto diritto all'intervento.
. Chiedo allora, Presidente, l'approvazione di questo emendamento, per dare la possibilità alla commissione che sta studiando il problema di avere più tempo (dal 15 ottobre al 31 dicembre).
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Misuraca 1-. 200, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
. Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, vorrei sottolineare l'importanza di questo emendamento aggiuntivo al comma 1 dell'articolo 1. Il ministro dei beni e delle attività culturali presenta al Parlamento una relazione con l'esposizione delle modalità di svolgimento delle procedure di aggiudicazione del nuovo soggetto gestore del Fondo per la produzione, la distribuzione, l'esercizio e le industrie tecniche, come previsto dall'articolo 12, comma 7, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 28. L'intervento previsto dal Parlamento in questa norma è estremamente importante e ritengo altrettanto utile che la Camera approvi l'emendamento in esame.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
. Abbiamo visto che questo provvedimento si inserisce in un vero e proprio disegno del Governo volto ad esautorare - a nostro avviso - l'autonomia del Parlamento. È quindi molto importante che si introducano norme che riportino almeno determinate attività sotto il controllo dello stesso Parlamento. Così, a nostro avviso, diviene molto importante la previsione della relazione che il ministro dei beni culturali dovrà presentare al Parlamento, relazione che esporrà in maniera puntuale e dettagliata le modalità di svolgimento delle procedure di aggiudicazione del nuovo soggetto gestore del Fondo per la produzione, la distribuzione, l'esercizio e le industrie tecniche, come previsto dall'articolo 12, comma 7, del decreto legislativo n. 28 del 2004. Ed è proprio per poter offrire al Parlamento un efficace strumento di controllo sull'attività del Governo che abbiamo presentato l'emendamento in esame e che ne chiediamo l'approvazione.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stucchi 1-.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
. Anche quelli in votazione sono emendamenti importanti, perché propongono di sopprimere l'articolo 1- del provvedimento in esame, il quale autorizza il ministro dell'economia e delle finanze ad introdurre proroghe di termini in materia di patrimonio abitativo. Noi riteniamo che tale disposizione sia una delle tante inserite in questo decreto-legge, divenuto ormai un decreto . È questo il motivo per cui abbiamo presentato l'emendamento 1-2.
. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
. Ha facoltà di parlare, onorevole Boscetto. Le ricordo che ha disposizione un minuto di tempo, poiché - come lei sa - non avrebbe titolo ad intervenire.
. La ringrazio, Presidente. La richiesta di soppressione dell'articolo 1- è emblematica, poiché si inserisce nel filone critico secondo il quale nel provvedimento in esame vi sono interventi di proroga che si producono sunorme del 2005, cioè su una legislazione recentissima. A tale proposito, non sembra proprio il caso di andare ad intervenire con delle proroghe su una legge appena promulgata.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Stucchi 1-.2 e Boscetto 1-.17, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
. Signor Presidente, riteniamo che la formulazione dell'articolo 1- debba essere completamente riscritta. Per questo motivo, abbiamo presentato un emendamento che stabilisce che le disposizioni del capo V della parte seconda del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, già prorogato al 1o luglio 2006 dall'articolo 5- comma 2, del decreto-legge 27 maggio 2005, n. 86, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 luglio 2005, n. 148, abbiano effetto a decorrere dal 1o gennaio 2007. In questo modo, abbiamo cercato di arginare gli effetti dell'inserimento di queste proroghe e della riformulazione di diverse disposizioni di legge inserite in maniera eterogenea in questo provvedimento.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, vorrei esprimere esplicitamente il consenso del gruppo di Alleanza nazionale sull'emendamento in esame, rilevando che esso pone un problema di sostanza e non di mera forma. Sarebbe stato opportuno ascoltare, a questo riguardo, il parere del Governo. Si tratta dell'inserimento di una limitazione in ordine all'oggetto della proroga, che incide su interessi differenziati e legittimi. Mi sembra, dunque, che questo emendamento non sia da considerare meramente ostruzionistico, ma di merito. Sarebbe giusto e doveroso che il Governo si esprimesse al riguardo.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stucchi 1-.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
. Signor Presidente, vorrei che, in ordine a materie così importanti, il Governo esprimesse la sua opinione. Invece, stiamo procedendo a votazioni a raffica, senza che il Governo si esprima al riguardo. Attraverso i nostri emendamenti abbiamo posto questioni di merito che riguardano settori molto importanti e strategici: gradiremmo che vi fosse una risposta da parte del Governo.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stucchi 1-.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
. Non ne ha facoltà, perché è già intervenuto sul complesso degli emendamenti. Le ho già dato prima la parola eccezionalmente e non gliela posso concedere nuovamente. Passiamo dunque ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Bocchino 1-.13 e Boscetto 1-.16, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
. Onorevole Presidente, approfittando del fatto che le mie facoltà non cadono per il momento sotto il suo inesorabile maglio, le faccio cortesemente osservare che nei confronti del collega Boscetto, che ha dedicato, in Commissione oltre che in Assemblea, un forte impegno sul merito del provvedimento in esame, lei, avvalendosi inesorabilmente e inflessibilmente della lettera e non dello spirito del regolamento, gli ha inibito di parlare. Lei, Presidente, in tal modo, ha innovato in senso rigoristico rispetto alla giurisprudenza dei suoi altrettanto illustri predecessori, Violante e Casini.
. Non è vero!
. Appena il primo della classe avrà cessato di richiamarmi, concluderò il mio pensiero! Lei, dicevo, ha innovato inflessibilmente rispetto ad una giurisprudenza consolidata in termini procedurali, secondo la quale quando un parlamentare, con misura e con pertinenza rispetto ad argomenti di merito che lo richiedono, aveva consumato nel corso della discussione sul complesso delle proposte emendative il tempo a sua disposizione e chiedeva, per un giro di orologio o due minuti al massimo, di potersi pronunciare su un argomento a cui tiene, questa facoltà gli veniva accordata. Debbo, quindi, esprimere una rimarcata doglianza, non regolamentare ma politica, a questo riguardo. Sottolineo, inoltre, che a me pare che il collega Boscetto stesse chiedendo la parola su un tema di una qualche delicatezza e, precisamente, su come limitare il danno e, quindi, su come limitare gli effetti di una delega, su cui abbiamo parlato fin troppo in sede di discussione sulle linee generali, che viola con forza la correttezza dei rapporti tra esecutivo e Parlamento. Questa è anche la ragione di merito per la quale, con convinzione, il gruppo di Alleanza nazionale esprimerà voto favorevole sull'emendamento in esame.
. Prima di dare la parola ai colleghi che l'hanno chiesta, voglio solo far notare che le valutazioni politiche sono, naturalmente, soggettive. Mi sono attenuto, con qualche larghezza, al regolamento che, come lei sa, recita che i deputati che intervengono nella discussione sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo unico del disegno di legge di conversione non possono svolgere dichiarazioni di voto sugli emendamenti da loro presentati. Malgrado questo vincolo, per ragioni di opportunità, ho fatto un'eccezione. Vorrei, però, che non mi venisse chiesto di trasformare l'eccezione in regola. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, poiché il Governo su questioni così importanti rimane assolutamente zitto, mi vedo costretto a riprendere l'intervento svolto poc'anzi. Gli emendamenti che abbiamo presentato sono stati proposti per limitare il danno. Perché? Perché l'articolo 1-, introdotto con questo provvedimento, prevede, sebbene rechi un titolo che apparentemente potrebbe sembrare limitativo dato che si riferisce al patrimonio abitativo, la proroga dell'entrata in vigore delle norme per la sicurezza degli impianti per tutti gli edifici, indipendentemente dalla loro destinazione d'uso. In tal modo, quindi, avremo a che fare con gli impianti elettrici presenti all'interno degli edifici, con gli impianti radiotelevisivi, di riscaldamento, di climatizzazione, idrosanitari, antincendio e degli ascensori, la cui messa a norma viene, con questo provvedimento, prorogata ovvero sino all'entrata in vigore di un regolamento che non è stato ancora adottato e che non si ha, data la previsione di questa proroga, animo di adottare. Quindi, abbiamo a che fare con norme tecniche basilari per l'edilizia che non si vogliono introdurre e, in particolare, abbiamo a che fare con norme fondamentali per la sicurezza all'interno degli edifici pubblici. Con questo tipo di provvedimento, il Governo prende alla leggera una materia assolutamente importante. Poi non lamentiamoci quando accadono le catastrofi, in quanto queste ultime sono figlie di negligenza e di provvedimenti nei quali viene inserito di tutto e di più, mentre argomenti molto importanti vengono liquidati come se non dovessero essere degni di attenzione! Ripeto: stiamo parlando di norme sulla sicurezza degli edifici che non si intendono emanare, mentre si provvede ad una proroga dei termini quasi ad oltranza.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boscetto. Ne ha facoltà.
. No, Presidente...
. Sta bene. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stucchi 1-.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
. Ci sono pianisti, Presidente!
. Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge
. È su questo che aveva chiesto di parlare l'onorevole Boscetto!
. È inutile che lei mi costringa a questo esercizio, sapendo benissimo che non può farlo! La prego...
. Signor Presidente, si tratta, anche in questo caso, di un tema importante, inserito - diciamo così - come fosse acqua fresca. L'articolo 1- prevede la proroga dell'entrata in vigore della parte seconda del codice dell'ambiente concernente le valutazioni di impatto ambientale (VIA, VAS e AIA). Sono norme molto importanti proprio a tutela dell'ambiente, che dovrebbe essere uno dei diritti fondamentali e cari, a parole, anche all'Unione, che lo ha posto nel suo programma tra i primi punti. In realtà, non si intende far entrare in vigore queste norme predisposte nella passata legislatura dal precedente Governo. Sono norme a tutela dell'ambiente, a tutela del cittadino; con gli emendamenti in esame, intendiamo limitare il danno e cercare di farle entrare in vigore il prima possibile.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
. Onorevole Presidente, colleghi, esprimo a nome del gruppo di Alleanza Nazionale, un orientamento di particolare favore verso gli emendamenti in esame. Ci sembra, infatti, particolarmente grave che una maggioranza di sinistra-centro (mi riferisco, in particolare, a quelle componenti della maggioranza, che hanno fatto della sensibilità su questi temi il loro carattere identitario ed il cuore delle loro proposte programmatiche e della contestazione ai precedenti Governi) presenti una proroga dal 12 agosto 2006 al 31 gennaio 2007 e chieda, con un colpo di proroga, per dirla con gergo parlamentare, addirittura di oltre un anno, di spostare l'entrata in vigore del meccanismo di valutazione di impatto ambientale e della valutazione ambientale strategica nonché della ambientale integrata. Non ho bisogno di molte parole per ricordare ai disattenti, se pur ve ne fossero, che le realtà locali, le stesse regioni hanno straordinaria necessità di questi strumenti. Un quadro di certezza è indispensabile rispetto alle infinite contestazioni, qualcuna anche fondata e legittima, espressiva di interessi generali organizzati, anche sui territori, molte altre assolutamente pretestuose ed ingiustificate. Se non possiamo disporre di tali strumenti, entro questi mesi decisivi, anche con riferimento alla realizzazione di alcune opere pubbliche, di importanti condotte di struttureerogatrici dei servizi, incepperemo inesorabilmente un meccanismo delicatissimo. Non posso, dunque, non sottolineare in maniera severa il fatto che l'attuale maggioranza si dequalifica sull'argomento della sensibilità ambientale con un'ingiustificata proroga di questo genere e di questa portata. Esprimo perciò il voto convintamene favorevole sugli identici emendamenti in esame.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Stucchi 1-.1, Bocchino 1-.5 e Boscetto 1-.6, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intendo ritirare i miei emendamenti 1-.200 e 1-.201 per trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno, che proporremo come raccomandazione al Governo.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, a nome del gruppo di Forza Italia facciamo nostri gli emendamenti Adenti 1-.200 e 1-.201.
. Sta bene. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Adenti 1-.200, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo di Forza Italia, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
. Questa disposizione stabilisce la proroga al 30 giugno 2007 dell'applicabilità delle disposizioni contenute nel decreto-legge n. 115 del 2005, convertito nella legge n. 168 del 2005. Quindi, la materia riguarda la disciplina transitoria dei procedimenti per la dichiarazione dello stato di adottabilità e dei procedimenti civili davanti al tribunale dei minorenni, di cui all'articolo 336 del codice civile. Vorrei rimarcare - per questo noi chiediamo la soppressione del comma 2 con questo emendamento abrogativo - che questa disposizione ha ad oggetto una proroga di un termine che era già stato oggetto proprio di proroga per disporre che venissero regolate le situazioni transitorie. Quindi, ritengo che continuare ad andare avanti con proroghe di una disciplina previgente comporti implicazioni non solo di ordine pratico, ma anche di carattere costituzionale.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Stucchi Dis. 1.3, Bocchino Dis. 1.31 e Boscetto Dis. 1.67, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
. Signor Presidente, ho presentato questo emendamento perché ritengo necessario richiamare l'attenzione del Governo su una necessità assolutamente oggettiva, cioè quella di emanare una specifica disciplina sulla difesa d'ufficio anche in questo settore - stiamo parlando dei procedimenti che riguardano l'adozione e i minori - e sul patrocinio a spese dello Stato, nonché sulla necessità di riflettere su una revisione - già ipotizzata in precedenza - del procedimento di cui all'articolo 336 del codice civile. In questo caso si inseriscono - lo rimarco ancora una volta - delle disposizioni assolutamente eterogenee in un testo che, originariamente, era di due righe ed aveva una funzione assolutamente limitata. Quindi, non si tratta di una semplice proroga, ma di disposizioni che stravolgono completamente l'assetto di alcuni settori. Proprio per questo, abbiamo presentato tale emendamento, richiamando questa necessità preventiva.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stucchi Dis. 1.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
. Presidente, questo emendamento sopprime i commi 3 e 12 dell'articolo 1 del disegno di legge di conversione del decreto-legge, che prevedono nuove deleghe, esattamente in contrasto con la legge n. 400 del 1988 e con quanto rilevato anche dal nostro Comitato per la legislazione. È giunto il momento che il sottosegretario D'Andrea si faccia coraggio e chiarisca il contenuto della sua dichiarazione postuma sul parere riguardante il disegno di legge, in quanto, riguardo alla non applicazione delle due deleghe previste aicommi 3 e 12, il Governo ci aveva preannunciato la sua volontà di accogliere i nostri ordini del giorno in luogo dell'approvazione dell'emendamento soppressivo delle deleghe. Invito il Governo a prendere ora la parola, in quanto avrà potuto verificare quali sono gli ordini del giorno che riguardano la questione. In particolare, ricordo l'ordine del giorno n. 6 dell'onorevole Marinello, il n. 8 dell'onorevole Santelli, il n. 14 dell'onorevole Delfino, il n. 16 dell'onorevole Aprea, il n. 22 presentato anche dall'onorevole Violante. Ricordo inoltre altre questioni di carattere più generale poste dal presidente del Comitato per la legislazione, onorevole Russo, e dal vicepresidente, onorevole Giudice. Visto che ci era stato detto che il Governo non intendeva esercitare le deleghe, surrettiziamente ed impropriamente inserite al Senato nel disegno di legge di conversione, sarebbe opportuno che il Governo ribadisse ora puntualmente la propria volontà di accogliere quegli ordini del giorno e di non esercitare le deleghe in base al disegno di legge che stiamo per votare.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
. Presidente, trattandosi di uno dei passaggi fondamentali al nostro esame, gioverebbe ripetere tutto il contenuto del dibattito introduttivo con il quale le opposizioni hanno cercato di far sentire alta la loro voce a difesa del Parlamento, innanzitutto, ma anche per sottolineare la mostruosità del meccanismo normativo concepito nei commi 3 e 12. Si è deciso di intervenire con uno strumento aberrante, che in Commissione mi permisi di definire una delega «al quadrato». Siamo all'assurdità: non solo il Governo con un decreto si attribuisce una delega ma, addirittura, lo fa talmente al buio da alimentare le più fondate perplessità ed i più fondati timori riguardo alle intenzioni nell'eventuale esercizio di questa delega «al quadrato». Parliamo di due argomenti di fondamentale importanza, quali quello sulle procedure concorsuali e quello relativo alle politiche agricole e forestali, due temi sui quali abbiamo sicuramente visioni diverse, punti di vista di valutazione politica probabilmente inconciliabili, certamente contrapposti. I più attenti ed oggettivi osservatori non hanno potuto fare a meno di rilevare l'alto tasso di consenso delle normative elaborate e varate dal precedente Governo dopo una lunga consultazione ed un confronto democratico profondamente articolato con gli operatori dei rispettivi settori, nei quali si è fatto ciò che per tanti anni non si era fatto. Molti di noi, che maneggiano di procedure e di diritto, sanno da quanti anni si fosse invocata una normativa modernizzatrice ma organica e razionale in materia di fallimenti e procedure concorsuali e possono testimoniare quale vasto livello di consenso si sia determinato intorno a questa opera modernizzatrice. Qualcosa, mutando la materia, si potrebbe ripetere relativamente alle politiche agricole e forestali, per le quali questo paziente lavoro si è concretizzato in norme che, direi, anche al di là della contrapposizione politica, hanno conciliato interessi che sembravano non conciliabili in un settore di questa delicatezza. Che l'attuale Governo e questa maggioranza abbiano in astratto il titolo, se non condividono quelle scelte legislative, di metterci nuovamente le mani, è fuori discussione, poiché è un diritto di qualunque maggioranza e di chiunque si trovi nella responsabilità del Governo ; ma che lo si possa fare incidendo su una situazione di questo genere, vale a dire di consenso maturato su norme funzionali e organiche, è una responsabilità politica che questa maggioranza e questo Governo si assumono e di cui non rispondono tanto nei confronti nostri, di opposizione parlamentare, quanto nei confronti della pubblica opinione e degli operatori del settore destinatari di queste norme. Lo denunciamo con parola chiara, ferma e motivata e, a maggior ragione, diciamo che usaredell'appropriazione di delega come fa il Governo in questa circostanza, con queste premesse e per queste materie, è un fatto che non ha alcun precedente con queste specifiche caratteristiche nella nostra recente storia parlamentare: è una cosa molto grave. Pertanto, invito la maggioranza, e dunque anche il Governo, a riflettere profondamente su questo passaggio con il quale non soltanto si inferisce un cosiddetto come ormai - purtroppo - troppo spesso dobbiamo dire, nel nostro ordinamento e nei nostri regolamenti, ma si va ad incidere negativamente su interessi concreti di settori vitali del paese.
. La invito a concludere...
. Quantomeno l'impegno - sebbene, certo, non sia sufficiente - a non esercitare la delega «al quadrato» su queste materie, è il minimo che moralmente e politicamente ci si possa aspettare!
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, concordo con la sollecitazione che è venuta dal capogruppo Vito ad ottenere dal Governo su questi temi una risposta anticipata rispetto agli ordini del giorno che, a firma UDC, ma anche di tante altre forze politiche parlamentari, oggi sono all'esame in quest'aula, a conclusione della votazione sugli emendamenti. Abbiamo svolto, signor Presidente e signor rappresentante del Governo, l'audizione in Commissione del ministro De Castro - proprio oggi c'è stata la sua replica - nel corso della quale è emersa sicuramente la volontà del Governo - e non ci siamo sottratti all'invito del ministro -, per un confronto forte, aperto e per un gioco di squadra ampio del nostro paese nelle sedi internazionali, europea e WTO, per difendere la nostra agricoltura, il nostro comparto agricolo ed agroalimentare. Abbiamo sottoposto con forza al ministro De Castro l'esigenza che l'ulteriore necessità di ammodernamento e di riforma di questo straordinario settore che è il comparto agricolo ed agroalimentare, secondo settore produttivo come valenza della nostra economia nazionale, fosse fatta valere non con una semplice reiterazione dei criteri e degli indirizzi relativi alla legge delega n. 38 del 2003, largamente discussa nella passata legislatura. Inoltre, abbiamo chiesto che ci fosse un confronto perché questo continuo lavoro, da perseguire ulteriormente insieme, sia portato avanti, se necessario. Infatti, noi non abbiamo mai avuto pregiudiziali rispetto a leggi deleghe che fossero puntuali e frutto di un grande confronto e di dibattito in sede di Commissione e in questa Assemblea. Quindi, sul tema del comparto agricolo ed agroalimentare c'è una larga disponibilità del Parlamento, che già avevamo riscontrato nella precedente legislatura e che, anche nell'opposizione, tutti i gruppi hanno dimostrato di voler sviluppare, pur nel rispetto ovvio delle proprie rappresentanze e dei propri ruoli. La richiesta e la proposta che avanziamo è che, al di là della soppressione della norma, che per motivi tecnici e procedurali non può avvenire, ci sia un forte impegno del Governo a non utilizzare questo tipo di delega, come prevedono tanti ordini del giorno, ma che si venga in Parlamento e in Commissione con un eventuale disegno di legge, sul quale effettivamente, su questo importantissimo tema dell'agricoltura e dell'agroalimentare, si possa esercitare la centralità del Parlamento. Per queste ragioni, chiediamo al Governo una risposta in tale direzione, perché riteniamo che questo sia l'interesse del paese e del nostro comparto agricolo ed agroalimentare.
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
, . Signor Presidente, vorreiinformare lei e i colleghi che, nel corso del dibattito su questo provvedimento, come anche sul decreto che esamineremo nella prossima settimana, si è posto il problema dell'uso del decreto-legge al fine di prevedere delle deleghe. In secondo luogo, si è posto il problema del rapporto tra Senato e Camera in ordine alle diverse modalità di dichiarare l'inammissibilità degli emendamenti ai decreti-legge. In terzo luogo, si è posto un altro problema, sul quale chiedo l'attenzione del Governo, relativo ai rapporti tra Camera e Senato in relazione alla diversa condizione della maggioranza nei due rami del Parlamento. Intendo dire che i provvedimenti che vengono dal Senato, per ragioni politiche, difficilmente saranno modificati dalla Camera e, quindi, si pongono, dal punto di vista del procedimento legislativo, tre questioni, che abbiamo sollevato all'attenzione del Governo, che ha ascoltato con molto garbo. Anzi, devo dare atto che, per la prima volta, per quanto ricordo, il Governo è stato attento a questo tipo di richieste della Camera. Per quanto riguarda la questione delle deleghe, il Governo è stato d'accordo nel consentire che non venissero esercitate le deleghe, che pure il decreto gli attribuisce, in attesa di arrivare a dei disegni di legge su quelle due materie (agricoltura e procedure concorsuali) ed a presentare un disegno di legge per il riordino complessivo della materia delle supplenze universitarie, sulla quale oggi c'è un vuoto normativo. Quindi, la questione è in questi termini. Devo dire al collega Vito, che credo sia d'accordo e che ha fatto una richiesta politica al Governo, che quest'ultimo, non tardivamente ma preventivamente, perché non aveva il dovere di esprimere adesso il parere sugli ordini del giorno, ha aderito ad una cortese richiesta pervenuta dall'opposizione. In Commissione si è esaminato questo tema e il Governo ha aderito alle richieste della Commissione di non esercitare la delega in materia di agricoltura, di presentare un disegno di legge in materia di supplenze universitarie e di non esercitare la delega, ma di presentare un disegno di legge, in materia di procedure concorsuali, anche perché in quel settore dovranno essere inserite norme di carattere penale, che non possono essere disposte con delega. Questo è il quadro delle questioni sottoposte alla nostra attenzione. Vorrei ringraziare il Governo per l'attenzione che ha manifestato e segnalare, in particolare, questi due diversi problemi: il primo riguarda la questione dell'ammissibilità degli emendamenti ai decreti-legge tra Camera e Senato. Se il Presidente della Camera avesse la cortesia di concordare con il Presidente del Senato procedure analoghe, ciò renderebbe meno difficoltoso l'iter dei procedimenti, anche perché ciò che è legittimo in quel ramo del Parlamento non lo è qui. Lei comprende, signor Presidente, che, quindi, presentare un testo di un disegno di legge alla Camera o al Senato ha effetti diversi dal punto di vista complessivo. Ci troviamo di fronte ad un bicameralismo asimmetrico, che - devo dire - non è stato corretto sinora e che costituisce un lavoro difficile.
. Dovevate votare «sì» al referendum!
, . Se lei riuscisse ad ottenere una parità di trattamento, credo che risolveremmo la questione. La terza questione riguarda la presentazione dei progetti di legge tra Camera e Senato. Quelli che vengono dal Senato saranno difficilmente correggibili alla Camera. Lo dico senza ipocrisia: sappiamo che è così. Quindi, chiedo che il Governo valuti la sede di presentazione dei disegni di legge per dare alla Camera la possibilità di intervenire e di esplicare le sue funzioni pienamente, cosa che non potrebbe fare qualora, su molte materie, il provvedimento provenisse dal Senato.
. Il rappresentante del Governo, sottosegretario D'Andrea, ha chiesto di intervenire nel corso del dibattito.Poiché vi sono ancora tre deputati che hanno precedentemente chiesto di parlare, darò prima la parola a costoro. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
. Ho apprezzato molto l'intervento del presidente Violante perché questa è una materia molto delicata per due motivi, perché - sempre come ha affermato il presidente Violante - con un decreto-legge si attribuiscono al Governo deleghe, e non su materie così secondarie, ma su materie quali l'università, l'agricoltura e, nel caso di questo emendamento, sulle procedure concorsuali. Si tratta, dunque di deleghe molto estese e tali per cui il Governo può emanare disposizioni correttive e integrative addirittura di precedenti riforme approvate nella scorsa legislatura. Allora, questa è una modalità di azione che noi riteniamo, dal punto di vista politico e anche costituzionale, non corretta e molto grave. La circostanza che il Governo abbia detto di volersi impegnare a non esercitare tali deleghe riteniamo sia un'ammissione di colpevolezza da parte dello stesso Governo di aver emanato una disposizione, con il decreto-legge ed anche con la posizione della questione di fiducia, assolutamente non congrua ed assolutamente irrispettosa del confronto democratico. Tuttavia, una volta ammesso l'errore, ritengo che la via non possa essere quella di un ordine del giorno. Ricordo, infatti, che è stato presentato un ordine del giorno che sconfessa una norma che abbiamo appena approvata. Allora, cerchiamo di capirci, anche dal punto di vista delle più elementari regole nell'ambito della gerarchia delle fonti: si vara un atto avente forza di legge e, con un ordine del giorno approvato contestualmente, si dice che tale atto, avente forza di legge, non si deve applicare! Scusatemi, ma questa cosa non sta né in cielo né in terra! Riconosciuto l'errore, il Governo accetti i nostri emendamenti! Noi non abbiamo presentato, onorevoli colleghi, emendamenti ostruzionistici. Abbiamo presentato emendamenti molto puntuali. Abbiamo chiesto di sopprimere il comma che attribuisce una delega così estesa, con lo strumento del decreto-legge. Inoltre, abbiamo presentato una serie di emendamenti che vogliono limitare il danno, incidendo sull'estensione di questa ulteriore delega e sui poteri che vengono attribuiti al Governo. Lo ripeto: non sta né in cielo né in terra che si approvi un atto avente forza di legge e lo si sconfessi contestualmente con un ordine del giorno !
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vietti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo soltanto per unire alle altre la mia sollecitazione al rappresentante del Governo affinché formalizzi subito l'impegno a non esercitare la delega di cui al comma 3, relativa alle procedure concorsuali. Volutamente, all'epoca della legge delega sulla riforma fallimentare non fu introdotta la norma che prevedeva i correttivi, perché l'intervento era stato giudicato settoriale e, dunque, compiuto in sé e non bisognoso di aggiustamenti. Le parti mancanti di tale riforma riguardano la procedura di allerta, la procedura di crisi e la riforma delle fattispecie penali. Sono tre materie su cui non è possibile intervenire con un decreto-legge correttivo, essendo necessaria una norma primaria. Dunque, se questo si riferisce ad interventi integrativi di quel genere, lo strumento è inadeguato. Se invece si parla di semplice manutenzione, credo che egualmente sia inopportuno.
. Deputato Vietti, la invito a concludere.
. Insisterei pertanto affinché il rappresentante del Governo possa dirci e confermarci anticipatamente che il Governo non intende esercitare la delega.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bocchino. Ne ha facoltà.
. Presidente, perché a titolo personale?
. Perché per il suo gruppo ha già parlato l'onorevole Benedetti Valentini.
. Ma non sulla questione che ha posto il presidente Violante!
. Mi scusi, ma siamo in fase di dichiarazione di voto sulle proposte emendative. Non può stravolgere le regole. Lei ha un minuto di tempo a disposizione.
. Non voglio stravolgere le regole, però il presidente Violante, che ringraziamo per aver lavorato ad una mediazione - rendendosi conto sia la maggioranza sia il Governo che qualcosa non andava su queste deleghe, tanto da impegnarsi a non esercitarle -, credo che abbia posto una questione molto importante, che non riguarda solo la soluzione che da noi può essere accettata, seppur pasticciata, di un Governo che inserisce in un decreto-legge l'attribuzione di una delega, ma che, non essendo in condizione di far tornare il provvedimento al Senato, poi ci assicura con un ordine del giorno che non le eserciterà. Il presidente Violante ha posto un'altra questione, che ormai è centrale: il fatto che non esiste più, per vostri problemi numerici al Senato, il bicameralismo in Italia. Esiste il monocameralismo del Senato, con una Camera di ratifica, che è la nostra Assemblea. L'impossibilità per la maggioranza di riportare un provvedimento al Senato, anche quando si accorge dell'errore - perché diventa così difficile risolvere il problema del raffreddore degli anziani senatori a vita, da rendere di fatto impossibile la navetta, che fa parte delle regole del bicameralismo - sta svilendo il ruolo del nostro Parlamento! Lei è il Presidente della Camera dei deputati e deve dare quindi una risposta sulla questione che ha posto il presidente Violante...
. Intanto la richiamo al rispetto delle regole, perché lei ha già superato il minuto di tempo a sua disposizione.
. ... questione che è stata già al centro di un dibattito nella Commissione affari costituzionali. Presidente, mi meraviglia questa sua scarsa sensibilità per il ruolo della Camera dei deputati nel procedimento legislativo ! Lei si attacca a qualche secondo! Anziché rispondere, lei deve difendere il ruolo della Camera dei deputati! Non stiamo qui a fare la ratifica del Senato della Repubblica, dove non avete i numeri per portare avanti l'azione di Governo !
. L'onorevole Bocchino ha parlato per 45 secondi in più del tempo che gli spettava . Loro possono protestare, ma questo è un fatto di cronaca! Prego, sottosegretario D'Andrea, ha facoltà di parlare.
, Signor Presidente, onorevoli deputati, facendo seguito alla dichiarazione svolta in apertura di seduta pomeridiana, confermo la disponibilità del Governo ad accettare gli ordini del giorno sulle tre materie di merito che sono state evidenziate nel dibattito e da ultimo anche nell'intervento del presidente della Commissione, Violante, relativamente all'esercizio della delega in materia di agricoltura, in materia, dico per brevità, fallimentare e in materia di docenza universitaria, rispetto allaquale però il merito è diverso dagli altri due casi, perché per quest'ultimo caso esiste un problema di ponte tra la normativa che in via transitoria viene prorogata o fatta rivivere e la normativa intanto entrata in vigore. Preannuncio quindi che il Governo intende accettare queste tre questioni e i relativi ordini del giorno. Vi è poi una quarta questione, che è di ordine procedurale e di metodo, che è quella poi contenuta nell'ordine del giorno presentato dal presidente del Comitato per la legislazione, onorevole Franco Russo, e ripresa dal presidente Violante nel suo intervento, questione sulla quale abbiamo dato la disponibilità ad assumere, d'accordo con le Commissioni e gli altri organismi preposti, un'iniziativa tesa non solo ad un esercizio più trasparente e complessivo di queste nostre prerogative, ma anche alla definizione di un iter che possa, nel rispetto delle diverse componenti delle regole del gioco, assicurare un migliore percorso parlamentare dell'attività di decretazione. Credo che su questo si possa concludere questa mia riflessione. Desidero, al tempo stesso, rivolgere alla Camera un ringraziamento per il clima costruttivo in cui si sono svolti i lavori di oggi pomeriggio e, soprattutto, un invito, visto che esistono queste convergenze, a verificare se i lavori non possano avere un'ulteriore accelerazione.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, ritengo che l'intervento del presidente Violante, quello fatto da lei poc'anzi per richiamare al controllo dei tempi il collega Bocchino e quello del sottosegretario, che ha riaperto il dibattito, ci offrano una fotografia del modo in cui state mortificando il Parlamento. Siamo all'assurdo per cui il Governo deve riconfermare in aula il suo impegno ad approvare degli ordini del giorno al posto di emendamenti soppressivi, di articoli o commi, che non potevano essere introdotti nel decreto che stiamo approvando perché il provvedimento non deve tornare al Senato perché al Senato tutto si approva attraverso il voto di fiducia. Penso che questo sia lo specchio della situazione drammatica che vive questa maggioranza, la quale ha ridotto la Camera dei deputati ad una Camera bassa, di secondo livello, di ratifica di decisioni politiche che si assumono altrove, anche sbagliate, così come dimostra l'intervento del sottosegretario (il quale difatti chiede scusa, affermando che non si dovevano inserire questi commi e ribadisce l'impegno a non attuarli, a non ricorrere alle deleghe che i commi introdotti nel decreto-legge gli darebbero la possibilità di fare). Quindi, si riconosce che si è sbagliato dal punto di vista procedurale, dal punto di vista della legislazione e anche della legge istitutiva della delega; tuttavia, non si può tornare al Senato. Mentre poi il presidente Violante richiama la necessità di riflettere su questo dato, il Presidente Bertinotti richiama al rispetto dei secondi relativamente ai tempi di intervento del collega: non si preoccupa della mortificazione che sta ricevendo il ramo del Parlamento che egli presiede, ma ci richiama all'ordine e ad essere rispettosi dei tempi! A quale fine? Per continuare ad essere mortificati nel ruolo di rappresentanti del popolo, rispetto ad una maggioranza che non ha ritegno nel venire in quest'aula a dire che c'è un'opportunità politica, così come ha detto il presidente Violante, rispetto alla necessità che dovremmo avere tutti quanti di rispettare la Camera e le istituzioni Ritengo che non si possa proseguire in eterno con questo tipo di procedura. Si va al Senato, si fa tutto attraverso decreto-legge, si pone la fiducia, si ha addirittura la connivenza del Presidente della Repubblica che firma i decreti-legge, così come ha fatto per quest'ultimo sulla pseudo liberalizzazione di alcuni settori (il quale altro non è che l'ennesima«patacca», ma questo lo dimostreremo nel merito del provvedimento, quando verrà alla nostra attenzione). Si va al Senato, come stavo dicendo, si approvano i provvedimenti ponendo la questione di fiducia e si viene poi qui, alla Camera dei deputati, forti dei numeri garantiti da un premio di maggioranza che nello stesso Senato non avete ottenuto. Vorrei osservare che in quella sede mortificate il voto popolare (che aveva assegnato la maggioranza al centrodestra), mentre alla Camera dei deputati vi nascondete dietro un premio di maggioranza conseguito per poche migliaia di voti e mortificate il Parlamento. Riteniamo che questa situazione non possa continuare a lungo, poiché state tirando la corda e state mortificando le istituzioni: non ve lo consentiremo più !
. Non essendovi altre richieste di intervento, prima di passare ai voti vorrei rendere una breve dichiarazione. Siccome è stato fatto riferimento agli ordini del giorno presentati, vorrei evidenziare che alcuni attengono a profili regolamentari riguardanti l'emendabilità dei decreti-legge e dei disegni di legge di conversione. Sottolineo come essi tocchino un punto nevralgico del rapporto tra Parlamento e Governo, fra maggioranza e opposizione, e, come è stato ricordato, del diverso tenore dei regolamenti della Camera e del Senato. Tutto ciò è stato, in molteplici occasioni, oggetto di specifiche considerazioni da parte della Presidenza della Camera e del Comitato per la legislazione. Si tratta, infatti, del rispetto, nell'adozione dei decreti-legge nel corso dell'iter parlamentare, dei limiti posti dalla Costituzione e, in attuazione di questi, dalla legislazione generale dello Stato, al fine di evitare un uso improprio dello stesso decreto-legge. Gli ordini del giorno in questione mirano, a mio avviso, a porre con forza all'attenzione del Governo e delle parti politiche questa tematica e, in tal senso, ne sottolineo il rilievo sul piano istituzionale. È un problema su cui dovremo senz'altro avviare, o riprendere, come ci è stato richiesto, una riflessione in sede parlamentare, su basi condivise, nell'intento di valorizzare le prerogative di questa Assemblea.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, prendo atto con soddisfazione della dichiarazione resa dal sottosegretario di Stato D'Andrea, con la quale il Governo si impegna a non esercitare le due deleghe previste dai commi 3 e 12 dell'articolo unico del disegno di legge di conversione in esame, attraverso la formula dell'accettazione degli ordini del giorno che abbiamo presentato in tal senso. Riteniamo che, ad inizio legislatura, si tratti di una questione di principio che serva anche come indirizzo per altri disegni di legge di conversione di decreti-legge. Ci è stato riconosciuto, quindi, che abbiamo posto una questione nell'interesse non dell'opposizione, ma, piuttosto, del Parlamento, il quale adesso avrà la possibilità di esaminare autonomi disegni di legge di delega su due materie così importanti; lo farà, naturalmente, nella sede opportuna e con le modalità più appropriate. Quindi, signor Presidente, a nome dei presentatori, annuncio il ritiro dell'emendamento La Loggia Dis.1.104, ritenendo che il lavoro che abbiamo svolto questa sera sia molto importante. Esso dovrà continuare, signor Presidente, poiché già le preannuncio che anche all'interno del disegno di legge di conversione del noto decreto-legge sulla moltiplicazione dei ministeri - come il presidente Violante ed i colleghi della Commissione affari costituzionali già sanno - sono contenute altre nuove deleghe legislative. Pertanto, oggi stabiliamo una questione di principio che dovrà cominciare ad essere applicata già da domani, altrimenti non avrebbe senso. Ma tant'è: si stabilisce il precedente per cui le deleghe impropriamente inserite all'interno di disegni di legge di conversione di decreti-legge non saranno esercitate dal Governo; gli ordini del giorno citati puntualmente dal sottosegretario D'Andrea lo ribadiscono e, pertanto, ci dichiariamo soddisfatti. Certo, signor Presidente, mi faccia osservare che la formula che il Governo ha voluto adottare è un po' astrusa ed anomala, perché, formalmente, approveremo un articolo recante deleghe che non dovrebbero esservi (eppure sono presenti), ma l'esecutivo si impegna a non esercitarle accettando ordini del giorno che invitano a fare ciò. Sarebbe stato più semplice, più «pulito» e coerente espungere direttamente queste deleghe. Sappiamo che le vie tortuose del Senato hanno determinato la volontà del Governo di scegliere questa strada più astrusa; se starà bene al Capo dello Stato, Presidente, starà bene anche a noi .
. È di tutta evidenza che il deputato Elio Vito ha parlato a nome dei presentatori dell'emendamento. Prendo atto, pertanto, che l'emendamento La Loggia Dis. 1.104 è stato ritirato. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Stucchi Dis. 1.6, Bocchino Dis. 1.32 e Boscetto Dis. 1.70.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, ritiro il mio emendamento Dis 1.70, soppressivo del comma 3, per le ragioni espresse dal presidente Elio Vito.
. Sta bene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo semplicemente per dire che voteremo l'ordine del giorno che sconfessa questa disposizione del provvedimento e che chiede di non applicarla. Questo è un fatto positivo, un passo in avanti. Però non ritiriamo il nostro emendamento, perché riteniamo che quando si sbaglia una norma essa vada corretta con un'altra norma, quindi sopprimendola e non accettando un ordine del giorno, che non è lo strumento idoneo .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, in effetti i problemi sono due, e li enuncio in estrema sintesi. Il primo è stato appena toccato dal collega Cota. Dobbiamo anche farci capire dall'opinione pubblica. Il mio gruppo non ha fatto di questo tipo di argomento materia di trattativa; si può parlare di confronto, non di trattativa. Quindi, per quanto ci riguarda - non è una sottolineatura superflua - non è un problema avere in sinallagma l'ordine del giorno al posto dell'emendamento soppressivo. Due questioni, di cui abbiamo parlato - la delega sulle procedure concorsuali e quella sulle politiche agricole e forestali -, non ci sembra siano «dribblabili» con una elegante questione di trattativa parlamentare.
. Credo di poter usare questa espressione: voi avete sbagliato politicamente nell'introdurre norme di questo peso e di questa portata all'interno di un provvedimento che costituisce una sede assolutamente impropria dal punto di vista costituzionale e sostanziale. Vi dovreste coerentemente assumere la responsabilità di espungere senza mezzi termini queste norme, semmai chiedendo una convergenza di volontà procedurale sulla base di questa scelta,non lasciando appesa la delega, con l'assurdità tutta sofistica di impegnarsi poi a non esercitarla. Aggiungo una seconda considerazione importante, sulla quale mi ero superficialmente soffermato. Per quanto attiene in modo particolare alla questione delle procedure concorsuali, stiamo parlando di norme che sono state il frutto di un approfondito, serrato e articolato confronto con gli operatori del settore e con tutti i titolari di interessi legittimi coinvolti da queste normative, che erano attese da un gran numero di anni. A fronte di certi comportamenti, come quelli che in queste ore e in questi giorni sono stati tenuti dall'attuale Governo, che ha ritenuto lecito varare norme particolarmente aggressive verso interi settori del lavoro e delle professionalità di questo paese senza aver minimamente consultato le categorie direttamente coinvolte, ci sembra che questa differenza debba essere sottolineata e valorizzata. Quindi, vigileremo sul comportamento che il Governo riterrà di adottare in seguito, ma ci sembra giusto non ritirare il nostro emendamento, affinché si mantenga il punto di vista di un provvedimento nel quale gli interessati di cui stiamo parlando costituiscono la parte nobile, quella più sostanziale, gli otto decimi della sostanza: cavarsela semplicemente con un marchingegno di questo genere non è una risposta all'altezza dell'entità dei problemi che non siamo stati noi a porre ma che oggettivamente sono stati avanzati con la vostra inopportuna iniziativa. Mi rincresce dunque di non poter accedere a nome del gruppo cui appartengo, ad alcuna sollecitazione di ritiro del nostro emendamento e starà alla responsabilità dei gruppi esprimersi con il voto sugli identici emendamenti in esame .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franco Russo. Ne ha facoltà.
. Presidente intervengo non per prolungare i lavori ma perché rimanga agli atti di questa Camera un risultato positivo, onorevole Vito, che è il frutto non semplicemente dell'azione dell'opposizione, ma è anche di quella delle forze di maggioranza; per la prima volta, nell'esercizio delle deleghe, il Governo di centrosinistra, rispetto a quello di centrodestra che l'ha preceduto, ha fatto proprie le esigenze di questa Camera ...
. Non abbiamo mai fatto quello che ha fatto il Governo di centrosinistra!
. Se mi consente... L'onorevole Violante ha posto tre problemi fondamentali ed il Governo si è mostrato sensibile, e noi tutti, forze della maggioranza, siamo d'accordo con il presidente Violante. Vorrei dire - e lo ripeto - senza iattanza e arroganza che io, come presidente del Comitato per la legislazione, ho messo in atto questa riflessione, insieme a tutte le altre forze...
. Per fortuna c'è Rifondazione Comunista!
. ...non me ne do il merito, anche dell'opposizione. Dico questo per sottolineare che vi è un comportamento diverso da parte di questa maggioranza e di questo Governo rispetto all'esercizio delle competenze del Parlamento...
. Ma dove l'hai letto? Dove sta scritto?
. Colleghi, per favore, lasciate concludere l'oratore!
. Presidente, ripeto che non volevo e non voglio che agli attidi questa Camera rimanga semplicemente l'intervento del presidente Elio Vito, che io apprezzo...
. Allora, se lo apprezzi, stai zitto!
. È vero! È vero!
. ...e valuto positivamente. Però, come io non affermo che è solo merito della maggioranza, così voi, forze dell'opposizione, dovreste dire che non è merito solo vostro se la questione dei disegni di legge di conversione e delle deleghe in essi contenute è stata posta; altrimenti, ci facciamo del male e non lavoriamo collettivamente per riappropriarci di competenze che non spettano al Governo. Solo per questo, Presidente, annuncio il voto contrario, ovviamente, sugli identici emendamenti che vengono mantenuti e ribadisco che abbiamo svolto un lavoro collettivo, di cui nessuna forza si deve appropriare e di cui, invece, dobbiamo ringraziare il Governo per la sua sensibilità.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.
. Grazie, deputato Presidente. Io intervengo, invece, per dire che voterò a favore degli identici emendamenti in esame. Mi ricollego all'ultimo intervento per cercare di spiegare ai colleghi, che come me non si intendono di leggi e legislazione, che cosa sta succedendo. Il Governo ha adottato un decreto-legge, e noi lo voteremo oggi. In esso sono contenute delle norme e il Governo si è impegnato (la maggioranza con l'opposizione) a dire che non le rispetterà. Noi siamo pagati dai cittadini italiani per venire in questa sede e legiferare. Stiamo decidendo, maggioranza ed opposizione d'accordo, di dire che non terremo conto di quello che legifereremo e che diventerà legge, perché ci impegniamo, approvando degli ordini del giorno, a non tenerne conto . Allora, io ritengo - e mi scuso con il presidente del mio gruppo, ma voglio dirlo anche ai colleghi di maggioranza, oltreché a quelli di opposizione - innanzitutto che questa sia una mancanza di rispetto verso il Parlamento, verso quello che è il nostro lavoro ed il nostro compito. Noi approviamo le leggi perché i cittadini le rispettino, e poi, con un accordo approviamo una legge e decidiamo, con un'ordine del giorno, di dire che non la rispetteremo? Certo che l'utilizzo delle deleghe presente in questo decreto-legge è vergognoso, e lo è anche ciò che è stato fatto al Senato alle spalle del Presidente della Repubblica! Un atto di coraggio, di coerenza da parte della maggioranza e dell'opposizione sarebbe dire che una cosa che non va fatta non si fa, ma non si fa per legge; non è che la si approva e poi si dice che non la si rispetta! Se un compito lo abbiamo, è quello di nobilitare il nostro lavoro, ma è anche quello di dare un esempio a coloro che le leggi devono rispettarle! E se il Parlamento, per primo, stabilisce che si può approvare una legge e, contestualmente, che la stessa non debba applicarsi, non si dà certamente un buon esempio al nostro paese, sia da parte della maggioranza sia da parte dell'opposizione
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
, . Signor Presidente, vorrei fosse chiaro che in questa materia si evidenziano un profilo istituzionale ed un profilo politico. Vi è un procedimento legislativo che deve essere profondamente rivisto, perché non funziona. Vorrei ricordare ai colleghi dell'attuale opposizione che, nella scorsa legislatura, abbiamo approvato tre manovre finanziarie attraverso lo strumento dei decreti-legge e la posizione di questioni di fiducia Tutte le volte in cui l'opposizione di allora ha posto questo tipo di problemi, il Governo non ha mai risposto positivamente. In questo caso, per la prima volta, abbiamo di fronte un Governo che risponde positivamente ad una giusta istanza. Colleghi dell'opposizione, abbiamo discusso di queste cose e, durante il dibattito, nessuno ci ha detto che era vergognoso approvare questi ordini del giorno. Allora, se così è, credo ci voglia da parte di tutti un atto di coerenza! Il Governo, accogliendo questi ordini del giorno, ha compiuto un importante passo avanti rispetto a qualsiasi altro Governo precedente. Il Governo, come sapete, ha la discrezionalità politica di esercitare le deleghe. In moltissimi casi, pur avendo ottenuto una delega, i Governi precedenti non l'hanno esercitata. Quindi, rientra nella discrezionalità politica del Governo esercitare la delega, valutando se, come e quando. In questo caso, l'opposizione pone un problema; il Governo e la maggioranza lo reputano fondato ed invitano a trovare il modo per risolverlo. Abbiamo compiuto un passo avanti assai importante verso la valorizzazione del ruolo del Parlamento, nell'ambito di un rapporto positivo fra Parlamento e Governo. Francamente, non capisco questa alzata di scudi su un tema giustamente posto da voi e recepito dalla maggioranza e dal Governo. Capisco le posizioni politiche, ma bisogna prendere anche atto di quanto di positivo è stato costruito in questi giorni e che servirà anche per il futuro, al fine di mettere un po' d'ordine in un procedimento legislativo molto datato, che fa acqua da tutte le parti
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, la ringrazio per la tolleranza: ritengo che questo dibattito sia importante. Innanzitutto, mi rivolgo al presidente del Comitato per la legislazione, Franco Russo: abbiamo letto il parere del Comitato per la legislazione, che ricalca altri pareri; ma non ci siamo accorti che egli abbia svolto una battaglia conseguente, né che abbia presentato emendamenti volti a sopprimere le deleghe Ben vengano le sue valutazioni: se vuole la sua parte, la avrà! Mi rivolgo al presidente Violante: nella scorsa legislatura non ci sono precedenti che contemplano deleghe di uno o due anni inserite in disegni di legge di conversione di decreti-legge al Senato. Ci sono sicuramente precedenti riguardanti proroghe di termini di deleghe in corso di esercizio o alcune volte scadute, ma non vi sono precedenti quali quelli che il Governo Prodi ha appena creato. Da questo punto di vista, ognuno può scagliare la prima pietra. Abbiamo voluto rilevare l'anomalia e siamo comunque soddisfatti del risultato. Ci manca il collega Boccia ! L'attuale maggioranza che per cinque anni ha criticato pratiche censurabili di tecnica legislativa, appena va al Governo fa molto peggio rispetto al Governo che ha criticato per cinque anni! Anche da questo punto di vista, avremmo molto da ridire sulla coerenza. Ad ogni modo, diamo atto al presidente Violante del lavoro svolto e riteniamo utile il risultato raggiunto: il Governo si impegna a non esercitare deleghe che pure sono previste dal disegno di legge di conversione. Riteniamo sia un risultato importante per tutto il Parlamento e pensiamo che ciò possa costituire sicuramente un precedente di lavoro per il futuro.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per dare atto del lavoro svolto da tutti i componenti il Comitato dei nove, la maggioranza e l'opposizione, dal presidente Violante e dal Governo, al fine di recepire un'esigenza evidente fin dagli scorsi giorni, concernente in particolare tre o quattro temi. Mi riferisco all'accettazione, da parte di tutto il Parlamento, delle ragioni che inizialmente erano sostenute solo negli emendamenti della Casa delle libertà: è un passo importante nella direzione giusta. Un altro tema è stato posto, tra le righe, dal presidente Violante e riguarda il procedimento legislativo nonché un'esigenza cui si è accennato nella scorsa legislatura e che nell'attuale intravediamo all'orizzonte. Temi che non considero importantissimi, che si possono discutere con grande interesse e con grande disincanto nelle prossime settimane. Temi rispetto ai quali possiamo avere opinioni convergenti, come auspica il Presidente Bertinotti, ma anche divergenti sul ruolo dei due rami del Parlamento. Si tratta, comunque, di temi che oggi non attengono alla polemica di merito e nemmeno possono mettere in evidenza, o in ombra, un risultato importante, che fino a ventiquattr'ore fa era assolutamente improbabile. Di ciò debbo dare atto alla maggioranza e all'opposizione, nonché al Governo per la disponibilità manifestata .
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Stucchi Dis. 1.6 e Bocchino Dis. 1.32, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
. Presidente, chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
. Revoco l'indizione della votazione. Prego, però, i colleghi di segnalare la loro intenzione di intervenire in maniera più tempestiva. Prego, onorevole Benedetti Valentini, ha facoltà di parlare.
. Signor Presidente, approfitto della possibilità di intervenire per dichiarazione di voto sull'emendamento in esame per svolgere alcune osservazioni in replica anche a quanto è stato detto poc'anzi. La prima osservazione la faccio rivolgendomi, anche nella sua veste specifica di presidente del Comitato per la legislazione, al collega Franco Russo. Mi verrebbe di dire, con una battuta: onorevole Franco Russo, dobbiamo, dunque, confidare sulla moderazione di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea per instaurare un dibattito procedurale e per aprire varchi ad un confronto preventivo che ci si dovrebbe attendere su provvedimenti di questa delicatezza! Onorevole Franco Russo, interpreti lei se la mia è una battuta o se invece si tratta della sottolineatura di una realtà. Onorevole Franco Russo, desidero comunque precisare che nessuno ha sottovalutato il suo personale impegno e quello del Comitato che lei presiede; tale impegno costituisce un contributo importante ma rischia, per la verità non da oggi, di essere un contributo platonico. Come sappiamo, il Comitato che lei ha l'onore di presiedere si rivolge essenzialmente a tutti noi legislatori e, al Governo. E, quandoè quest'ultimo ad esercitare l'iniziativa legislativa e ci sottopone dei testi, questi debbono essere, alla fine, testi percorribili. Ciò, evidentemente, ci mette nella condizione di produrre una legislazione che non viola, nella forma e nella sostanza, le regole fondamentali della nostra cooperazione legislativa. Per quanto concerne le osservazioni svolte dal presidente Violante, che sicuramente dall'alto della sua esperienza non necessita né di consiglio né di censure riguardo all'utilizzo anche politico del suo ruolo istituzionale, dato che è perfettamente legittimo e sta alla sua discrezione esercitarlo in una direzione o nell'altra, debbo far notare che egli poc'anzi si è espresso, in una forma che si spinge fino quasi al ventriloquismo politico, a nome del Governo, dando atto a quest'ultimo di ciò di cui non dobbiamo dare atto. Dico ciò perché noi stiamo cercando, e ciò qualcuno lo ritiene più accettabile e qualcuno meno, di «mettere delle toppe» e di raggiungere soluzioni d'attesa rispetto ad un vizio fondamentale d'impianto della parte essenziale di questo provvedimento. Pertanto dobbiamo respingere la tendenziosità di certe considerazioni e mantenere la nostra pesante critica politica. In conclusione, annuncio il voto favorevole sull'emendamento Boscetto Dis. 1.71.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto Dis. 1.71, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
. Signor Presidente, i commi 5, 6, 7 e 8 di questo articolo sono la prova provata che la cultura del fare dei primi cento giorni di questo Governo è stata la cultura del disfare; altro che il modello del cacciavite, come afferma il Presidente Prodi rispetto alla riforma Moratti! Il Governo ha usato, usa e conosce il «modello Penelope», il modello che rimanda alla cultura del disfare. Tuttavia, mentre l'azione di Penelope era ispirata da una nobile causa, voi prendete tempo per perdere tempo, interrompete un processo avanzato anche conriferimento ad istituti innovativi che avevano già determinato processi molto favorevoli di modernizzazione del sistema educativo. Qui si interrompe l'attuazione dell'alternanza scuola-lavoro, del primo ciclo e quindi del delle competenze - che abitua gli insegnanti e i ragazzi ad usare strumenti come Europass, con riferimento alle competenze ritenute fondamentali per i cittadini europei e per la mobilità dei lavoratori -, nonché della stessa figura controversa del Si tratta di istituti che hanno impegnato il Parlamento, la scuola italiana, i docenti, i dirigenti, gli istituti di formazione. Affermate che, attraverso questo decreto, prendete tempo. Ma, in realtà, è ancora più grave ciò che non dite, la «metadecisione» che avete assunto con questo provvedimento e, in particolare, con questo articolo. È vero, avevamo utilizzato il criterio della proroga. Ma lo avevamo fatto con la legge delega per individuare i cosiddetti decreti principali - quelli attuativi della legge delega n. 53 del 2003 - e, successivamente, secondo una prassi legislativa ormai in uso dagli anni Novanta, avevamo previsto anche un termine per l'adozione di decreti correttivi ed integrativi di quelli principali. Al Governo, alla maggioranza, al Comitato per la legislazione, nonché alla relatrice De Simone, intendiamo ricordare che, secondo l'insegnamento della Corte costituzionale, il potere delegato correttivo non ha la medesima estensione del potere delegato, esercitando il quale è stato emanato il decreto legislativo principale, visto che i decreti legislativi correttivi possono intervenire solo in funzione di correzione o integrazione delle norme delegate già emanate. Non credo che - anche rispetto alle dichiarazioni rese questo pomeriggio e in altri giorni da alcuni colleghi della maggioranza, secondo le quali vi sarebbe l'intenzione di apportare semplici modifiche ai decreti attuativi della riforma Moratti - questo sia lo strumento adatto. Avete parlato di smantellamento della riforma Moratti, di bloccare tale riforma. Questo non è lo strumento adatto. Se volete fare ciò, legittimamente lo potete fare, ma con altri disegni di legge, autonomi, che andranno nelle direzioni da voi auspicate, peraltro già dichiarate dal ministro Fioroni in sede di audizione. È una direzione opposta alla riforma Moratti e opposta agli indirizzi europei, al tanto caro processo di Lisbona. Ci siamo impegnati non solo nella modernizzazione del sistema educativo, ma abbiamo tentato di rendere europeo il nostro modello scolastico, il nostro sistema educativo. Siete legittimati a non condividerlo, ma non potete prendere tempo per perdere tempo. Il processo di riforma della scuola italiana attende da quasi quarant'anni. È una sorta di maledizione! Questa mattina ho detto che, negli anni Sessanta e Settanta, il Parlamento, la Camera ed il Senato hanno discusso provvedimenti di riforma e sono caduti anche Governi sulla riforma della scuola secondaria superiore; ora ci troviamo di fronte ad una legge approvata addirittura tre anni fa, e non è possibile ritornare sempre indietro, come in un maledetto gioco dell'oca...
. La prego di concludere, onorevole Aprea.
. A farne le spese saranno soltanto i ragazzi, le giovani generazioni, e questo non ce lo possiamo permettere .
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bocchino Dis. 1.44, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
. Signor Presidente ... Non rinuncerò mai! Quindi, perdete ogni speranza! È un mio diritto intervenire . Vi pare che dobbiamo bloccare un processo di accesso anticipato nella scuola dell'infanzia, quando mancano gli asili nidi nel paese...
. Asili nido! Asili nido! Un insegnante di scuola deve conoscere l'italiano. Asili nido!
...soprattutto nel sud del paese? Questo è l'unico modo, certamente insieme alla generalizzazione della scuola dell'infanzia, per garantire, oltre ad un sistema educativo moderno, europeo, anche un servizio sociale. Mi rivolgo, soprattutto, alle colleghe, alle deputate che conoscono il problema dell'essere lavoratrici madri. Esiste un problema in alcune zone del paese: sicuramente nel sud, ma a macchia di leopardo un po' dappertutto, esiste il problema dell'assenza di asili nidi...
. Ancora! Ancora!
... e, quando ci sono, gli asili nidi costano molto. Stiamo parlando di anticipare a due anni e mezzo la frequenza della scuola dell'infanzia, di un servizio, quindi, gratuito. Ricordo ancora, nella scorsa legislatura, la sintonia che vi fu con l'onorevole Alberta De Simone, dei Democratici di Sinistra, che aveva presentato un progetto di legge che andava proprio in questa direzione. E, oggi, dopo avere faticosamente avviato questo processo, invitato le scuole, i comuni e gli enti locali ad impegnarsi rispetto a questa opportunità, diciamo che la messa a regime dell'anticipo a due anni e mezzo della frequenza della scuola dell'infanzia viene rinviata all'anno scolastico 2008-2009. Il paese ci guarda, le madri ci guardano, quelle madri che non hanno il servizio! Non capisco come possa la sinistra, un Governo di sinistra, decidere di rinviare ancora un'opportunità come questa che la destra aveva creato .
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bocchino Dis.1.45, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
. Vorrei tranquillizzare i colleghi: anch'io ho un volo prenotato e condivido la preoccupazione che avete voi. Signor Presidente, stiamo parlando del rinvio fino all'anno scolastico 2008-2009 dell'attuazione del decreto del primo ciclo: scuola primaria e scuola secondaria di primo grado. Vorrei soltanto ricordare all'Assemblea che la scuola italiana, in questi ordini, è stata già riformata da qualche anno (il decreto legislativo è del 19 febbraio 2004). Quindi, sono stati attivati processi e spesi soldi pubblici per attuare la legge; abbiamo formato insegnanti e dirigenti e stiamo sperimentando alcuni modelli. Potrebbero non funzionare, ma diamo il tempo alle scuole di andare a regime, valutiamo l'efficacia e, semmai, siamo sempre qui. Voi sarete sempre al Governo, almeno secondo la durata della legislatura ... Sono stata molto generosa: volevo dire che ci sarà sempre un Governo e certamente si potrà intervenire nel momento giusto! Quello che non si può fare è interrompere i processi riformistici in atto, posti in essere a fatica. Chi oggi si pone nella condizione di interrompere tali processi non fa del male all'altra parte politica: noi siamo qui all'opposizione. Voi state intervenendo nel vivo dell'azione didattica di docenti, dirigenti e famiglie che hanno scelto, ad esempio, l'inglese e la seconda lingua comunitaria nella scuola media riformata, piuttosto che altri istituti che abbiamo introdotto. Voi dite: abbiamo scherzato, fermatevi, non andremo a regime. È veramente molto grave !
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà .
. So che tutti i colleghi hanno fretta - abbiamo fretta - diprendere gli aerei, ma credo che la fretta stia facendo sottovalutare al Parlamento il problema che è stato evidenziato con gli emendamenti e gli interventi dell'onorevole Aprea. Credo sia indispensabile sottolineare la condivisione totale da parte del gruppo di Alleanza Nazionale degli interventi dell'onorevole Aprea e, quindi, sottoscrivere pienamente il contenuto degli emendamenti stessi . Forse, non ci si sta rendendo conto di quanto sta avvenendo ed avverrà in Italia con il varo di questo decreto-legge: mi riferisco al blocco della riforma che era in fase attuativa, a differenza della vecchia riforma del ministro Berlinguer. Il blocco della riforma metterà davvero a disagio non solo le famiglie italiane, ma anche l'intero mondo scolastico. È bene che la gente sappia quale responsabilità il Parlamento italiano si assume nel momento in cui avalla le volontà del ministro Fioroni e dell'attuale Governo Prodi. È inutile andare a sbandierare in campagna elettorale che un eventuale Governo Prodi aprirà non so quanti (30 mila) asili nido, se poi si blocca l'anticipo dell'età scolare per frequentare le scuole materne e l'operatività del nuovo sistema di istruzione e di formazione nel nostro paese. Ritorneremo veramente indietro e il sistema di istruzione e di formazione italiano non sarà certamente competitivo a livello europeo. Questo è bene che i colleghi, di tutti i gruppi politici, lo sappiano nel momento in cui andranno a dare il loro consenso a questo decreto. Come gruppo di Alleanza Nazionale, sottoscriviamo totalmente gli interventi e gli emendamenti dell'onorevole Aprea
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bocchino Dis. 1.46, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
. Vorrei fare una puntualizzazione e segnalare un motivo di allarme. Per quanto riguarda la puntualizzazione, il rapporto con le regioni strumentalmente viene chiamato in causa quando conviene: questo è avvenuto nel caso delle sperimentazioni. In Commissione ci è stato detto che le regioni - lo ricordo molto bene - non erano d'accordo a sperimentare i nuovi licei, per cui abbiamo abolito la sperimentazione. Il Governo di centrosinistra si è spaventato del fatto che 54 scuole (questo, almeno, era il dato ufficiale) avevano chiesto di sperimentare i licei musicali e coreutici, che, come voi sapete, hanno invece grande importanza (e, soprattutto, rispetto ad essi nel paese si era creata molta attesa). Invece, altrettanto strumentalmente, le regioni non vengono chiamate in causa quando si decide lo slittamento temporaledell'entrata in vigore dei nuovi licei, perché le stesse regioni, nel confronto con il Governo Berlusconi, avevano chiesto al ministro Moratti che lo slittamento fosse solo di un anno. In altre parole, noi proponevamo che le prime classi iniziassero nell'anno scolastico 2006-2007, mentre le regioni ci chiedevano di slittare all'anno scolastico 2007-2008. Nessuno si è preoccupato di questo pronunciamento delle regioni quando si è deciso di slittare all'anno scolastico 2008-2009: vedete un po' voi se questo non è un uso strumentale delle regioni e della Conferenza Stato-regioni! L'allarme riguarda lo slittamento temporale, perché rinviare all'anno scolastico 2008-2009 per sperimentare l'avvio dei nuovi licei - vogliamo proprio vederlo se saranno nuovi! - significa inficiare e annullare tutti gli sforzi compiuti dal nostro Governo per raggiungere, allo stesso tempo, gli obiettivi di Lisbona, ma anche i internazionali dell'istruzione. Tanto l'Europa che i contesti internazionali - e i ministri che sono ai banchi del Governo lo sanno bene - hanno previsto, per il 2010-2013, il raggiungimento di tutta una serie di obiettivi attraverso indicatori europei comuni. Tuttavia, se il sistema educativo nazionale non riconosce questi indicatori, nel senso che non crea le premesse per misurarne gli effetti, non solo non vi sarà la possibilità per la scuola italiana di affermarsi come scuola europea, ma, cosa più grave, i nostri studenti non saranno messi nelle condizioni di competere con i coetanei europei. Essi faranno fatica ad utilizzare strumenti come Europas, ad accedere alla mobilità europea come cittadini e come lavoratori. Si parla del termine del 2008-2009; ammesso e non concesso che il Governo riesca a far partire questi percorsi entro quell'anno scolastico, si arriverebbe comunque all'anno scolastico 2012-2013 con le prime quinte classi riformate. Ci rendiamo conto del danno che il Governo sta recando alle giovani generazioni? Possiamo pensare di «bruciare» i primi 15 anni di questo secolo ancora con discussioni sulla scuola superiore, mentre la casa brucia ed i 670 indirizzi sperimentali gridano vendetta? Ci pensi il Governo, accorci quel tempo maledettamente lungo che si è dato per «apportare modifiche e correttivi», come ipocritamente leggiamo nel decreto e, invece, decida presto sul da farsi rispetto al processo riformatore! L'unica cosa, insisto, che il Governo non può fare, perché non solo non glielo permetteremo noi da questi banchi, ma non glielo permetteranno le scuole ed il paese, è restare fermo ed agire come se ci trovassimo in una palude. Se volete cambiare, fatelo, assumendovi ogni responsabilità, ma non in 36 mesi! Si ricordi il Governo: ogni giorno rubato alla riforma è un giorno perso per il futuro dei giovani e ne risponderà qui, all'opposizione e, soprattutto, a loro! Auguri, fate presto!
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bocchino Dis 1. 47, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Presidente, avendo notato un «fiorire» di lucine accese che non corrispondono alla presenza effettiva...
. Guarda ai banchi tuoi!
. Stavo dicendo che vale dalla mia parte come dalla vostra. Le chiederei di disporre un controllo delle tessere di votazione.
. Invito i deputati segretari a procedere al controllo delle tessere di votazione . Visto che diversi colleghi hanno chiesto alla Presidenza di sapere quante votazioni restano da fare, segnalo che ne mancano ancora quaranta. Prego i colleghi di tenerne conto, in tutti i sensi. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stucchi Dis 1. 57, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
. Vergogna, guarda dall'altra parte!
. Per favore, colleghi, consentite uno svolgimento ordinato dei lavori, nell'interesse di tutti.
. Chiedo di parlare.
. Sull'emendamento...?
. Intervengo per dichiarare la sorpresa nei confronti dell'opposizione, che ha chiesto su questo provvedimento di procedere ad un confronto con il Governo e di entrare nel merito. Tuttavia, essa non era presente in apertura di seduta, tentando di vanificare la discussione del provvedimento con strumenti regolamentari, per quanto legittimi, ma in aperta contraddizione con l'atteggiamento poi assunto. Di nuovo, rilevo che questa opposizione è ancora una volta in contraddizione, avendo chiesto, nel corso degli interventi fatti fin qui, un confronto con il Governo e avendo ottenuto con la maggioranza, in sede di Comitato per la legislazione e di Commissione affari costituzionali, un confronto, che ha portato all'intervento del presidente Violante e alla dichiarazione del sottosegretario D'Andrea per conto del Governo. Tuttavia l'opposizione ha assunto comportamenti puramente strumentali, pur avendo registrato questa opposizione la disponibilità della maggioranza, che, a partire da questo provvedimento, si rende disponibile, con il consenso del Governo, ad affrontare, nelle sedi opportune, il tema delicato e complesso del procedimento legislativo. Questa è la ragione per cui ho chiesto la parola, ossia per denunciare questo comportamento .
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bertolini Dis. 1.98, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati . Qual è il parere del Governo?
, Il Governo accetta gli ordini del giorno Servodio n. 9/1222/1 e Giudice n. 9/1222/4, quest'ultimo per la parte coerente con il successivo ordine del giorno Franco Russo n. 9/1222/3, ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Pagliarini n. 9/1222/2, impegnandosi a verificare le questioni ivi menzionate e considerare i provvedimenti che si possono adottare in merito. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Franco Russo n. 9/1222/3, il Governo lo accoglie come raccomandazione, anche in relazione alle iniziative che la Commissione affari costituzionali ha annunziato, con la relazione in aula del presidente Violante. Il Governo accoglie altresì come raccomandazione l'ordine del giorno Misuraca n. 9/1222/5. Certamente, dopo le conclusioni della Commissione, cui si fa riferimento, il Governo dovrà presentare alcune iniziative in merito...
. Ma non è accettato?
, Sta bene, il Governo accetta l'ordine del giorno Misuraca n. 9/1222/5. Il Governo accetta il dispositivo dell'ordine del giorno Marinello n. 9/1222/6 mentre non accetta l'ordine del giorno Garagnani n. 9/1222/7. Il Governo accetta, come già preannunciato, l'ordine del giorno Santelli n. 9/1222/8, mentre non accetta gli ordini del giorno La Loggia n. 9/1222/9, Bertolini n. 9/1222/10, Verdini n. 9/1222/11, Carlucci n. 9/1222/12 e Boscetto n. 9/1222/13. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Delfino n. 9/1222/14, essendo corrispondente all'ordine del giorno Marinello n. 9/1222/6 il Governo lo accetta, avendo accettato anche quest'ultimo. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Ruvolo n. 9/1222/15, essendo corrispondente all'ordine del giorno Misuraca n. 9/1222/5, il Governo lo accetta, avendo accettato anche quest'ultimo.
. Signor sottosegretario, anche l'ordine del giorno Gudice n. 9/1222/4 è stato accettato dal Governo?
, . No, Presidente, è accolto come raccomandazione. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Aprea n. 9/1222/16, il cui contenuto fa riferimento ad un'iniziativa scontata, perché certamente il Governo dovrà ricorrere ad iniziative legislative per modificare la legge Moratti. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Fontana n. 9/1222/17, Verro n. 9/1222/18, Biancofiore n. 9/1222/19, Fitto n. 9/1222/20 e Carfagna n. 9/1222/21, mentre accetta l'ordine del giorno Violante n. 9/1222/22. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Zucchi n. 9/1222/23, essendo corrispondente all'ordine del giorno Marinello n. 9/1222/6 il Governo ne accetta il dispositivo, avendo accettato il dispositivo dell'ordine del giorno Marinello n. 9/1222/6 . Il Governo infine accetta l'ordine del giorno Adenti n. 9/1222/24 mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fundarò n. 9/1222/25; trattandosi di materia complessa ed articolata, segnaleremo al ministro delle politiche agricole e forestali quanto in esso contenuto.
. Sta bene. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Servodio n. 9/1222/1, accettatodal Governo, non insistono per la votazione. Prendo altresì atto che i presentatori degli ordini del giorno Pagliarini n. 9/1222/2 e Franco Russo n. 9/1222/3, accolti come raccomandazione dal Governo, non insistono per la votazione. Chiedo all'onorevole Giudice se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1222/4, accolto come raccomandazione.
. Signor Presidente, vorrei far presente che il contenuto del mio ordine del giorno è analogo a quello presentato dall'onorevole Franco Russo. Non capisco pertanto il differente parere espresso dal Governo.
. Anche l'ordine del giorno Franco Russo n. 9/1222/3 è accolto come raccomandazione dal Governo.
. Allora, Presidente, chiedo che sia posto in votazione il mio ordine del giorno.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Per essere chiari, noi vorremmo che anche l'ordine del giorno presentato dal collega Franco Russo fosse posto in votazione. Siamo stati, non dico l'intero pomeriggio, ma senz'altro alcuni minuti a discutere del fatto che queste battaglie sono fatte nell'interesse di tutti e sono merito di tutti. Credo dunque che sia utile che gli ordini del giorno, dei quali si è discusso, anche se accettati o accolti come raccomandazione dal Governo, siano posti in votazione ed approvati dall'intera Assemblea, siano essi di maggioranza o di opposizione. Le raccomandazioni peraltro sono anche vietate da una certa pratica, alla quale ci vorremmo tutti attenere. Dunque votiamoli tutti, anche quello presentato dal presidente Violante, così diamo anche un bel senso alla battaglia che abbiamo condotto.
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
, . Signor Presidente, forse è utile una precisazione. Per quanto riguarda gli ordini del giorno Franco Russo n. 9/1222/3 e Giudice n. 9/1222/4, in quanto coincidenti (ma onestamente non sono identici), il Governo può accettarli, tenuto conto dell'invito fatto dal presidente della Commissione affari costituzionali, relativo ad un'iniziativa di approfondimento che riguardi il procedimento legislativo relativo ai decreti-legge in vigore presso la Camera.
. Tali ordini del giorno sono quindi accolti pienamente, e non come raccomandazione. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Franco Russo n. 9/1222/3 e Giudice n. 9/1222/4, accettati dal Governo, insistono per la votazione. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Franco Russo n. 9/1222/3, accettato dal Governo.
. Sì, signor Presidente, insisto.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Boscetto n. 9/1222/13, non accettato dal Governo.
. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il presidente del gruppo parlamentare UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) ha reso noto che l'assemblea del gruppo ha provveduto all'elezione del comitato direttivo:
. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il presidente del gruppo parlamentare Democrazia Cristiana-Partito Socialista ha reso noto che il gruppo ha affidato l'esercizio dei poteri attribuiti al presidente dall'articolo 15, comma 2, del regolamento, in caso di sua assenza o impedimento, al deputato Giampiero Catone, in aggiunta ai due membri già designati in precedenza.
. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il presidentedel gruppo parlamentare Popolari-Udeur ha reso noto che il gruppo ha nominato vicepresidente vicario il deputato Rocco Pignataro, vicepresidente il deputato Angelo Picano, segretario amministrativo il deputato Pasquale Giuditta e segretario il deputato Gino Capotosti.
. Come anticipato nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, l'organizzazione dei tempi
per la discussione del disegno di legge n. 1288, recante disposizioni per la partecipazione italiana alle missioni internazionali, sarà pubblicata in calce al resoconto della seduta odierna.
. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.