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Giovedì 19 Marzo 2009 ore 09:00
Seduta di assemblea numero 149 della XVI legislatura
Resoconto stenografico
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Seduta di assemblea numero 149 della XVI legislatura del 19/03/2009
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- Lettura Verbale
- In ricordo del professor Marco Biagi
- Missioni
- Disegno di legge: Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione - (A.C. 2105-A) ed abbinate (A.C. 452-692-748) (Seguito della discussione)
- Preavviso di votazioni elettroniche.
- Ripresa discussione - A.C. 2105-A
- La seduta, sospesa alle 9,20, è ripresa alle 9,40
- Ripresa discussione - A.C. 2105-A
- S. 1117 - Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione (Approvato dal Senato). (2105-A) (FAS)
e delle abbinate proposte di legge: RIA; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA; PANIZ. (452-692-748)
- Ripresa esame articolo 2 - A.C. 2105-A
- Sull'ordine dei lavori - A.C. 2105-A
- Dichiarazioni di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazioni di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazioni di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento a titolo personale - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazioni di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazioni di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- S. 1117 - Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione (Approvato dal Senato). (2105-A) (FAS)
e delle abbinate proposte di legge: RIA; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA; PANIZ. (452-692-748)
- Saluto del Presidente agli studenti in aula
- Ripresa discussione - A.C. 2105-A
- S. 1117 - Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione (Approvato dal Senato). (2105-A) (FAS)
e delle abbinate proposte di legge: RIA; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA; PANIZ. (452-692-748)
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Sull'ordine dei lavori - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazioni di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazioni di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento a titolo personale - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazioni di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazioni di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazioni di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazioni di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazioni di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Dichiarazioni di voto articolo - A.C. 2105-A
- Votazione Articolo 2 - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- S. 1117 - Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione (Approvato dal Senato). (2105-A) (FAS)
e delle abbinate proposte di legge: RIA; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA; PANIZ. (452-692-748)
- In ricordo di don Giuseppe Diana
- La seduta, sospesa alle 11,40, è ripresa alle 12,30
- Ripresa discussione - A.C. 2105-A
- S. 1117 - Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione (Approvato dal Senato). (2105-A) (FAS)
e delle abbinate proposte di legge: RIA; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA; PANIZ. (452-692-748)
- Ripresa esame - A.C. 2105-A
- Esame articolo 3 - A.C. 2105-A
- Sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 3 - A.C. 2105-A
- Pareri del relatore e del Governo - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Comunicazione - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Sull'ordine dei lavori - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Dichiarazioni di voto articolo - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto articolo, a titolo personale - A.C. 2105-A
- Dichiarazioni di voto articolo - A.C. 2105-A
- Votazione Articolo 3 - A.C. 2105-A
- Esame articolo 4 - A.C. 2105-A
- Pareri del relatore e del Governo - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto articolo - A.C. 2105-A
- Votazione Articolo 4 - A.C. 2105-A
- Esame articolo 5 - A.C. 2105-A
- Pareri del relatore e del Governo - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Dichiarazioni di voto articolo - A.C. 2105-A
- Votazione Articolo 5 - A.C. 2105-A
- Esame articolo 6 - A.C. 2105-A
- Votazione Articolo 6 - A.C. 2105-A
- Esame articolo 7 - A.C. 2105-A
- Pareri del relatore e del Governo - A.C. 2105-A
- Comunicazione - A.C. 2105-A
- Dichiarazioni di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Dichiarazioni di voto articolo - A.C. 2105-A
- Votazione Articolo 7 - A.C. 2105-A
- Sull'ordine dei lavori - A.C. 2105-A
- S. 1117 - Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione (Approvato dal Senato). (2105-A) (FAS)
e delle abbinate proposte di legge: RIA; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA; PANIZ. (452-692-748)
- Sull'ordine dei lavori
- La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15
- Missioni (Alla ripresa pomeridiana)
- Ripresa discussione - A.C. 2105-A
- Sull'ordine dei lavori
- Ripresa discussione - A.C. 2105-A
- S. 1117 - Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione (Approvato dal Senato). (2105-A) (FAS)
e delle abbinate proposte di legge: RIA; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA; PANIZ. (452-692-748)
- Ripresa esame articolo 8 - A.C. 2105-A
- Sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 8 - A.C. 2105-A
- Sull'ordine dei lavori - A.C. 2105-A
- Pareri del relatore e del Governo - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Sull'ordine dei lavori - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Sull'ordine dei lavori - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazioni di voto articolo - A.C. 2105-A
- Comunicazione - A.C. 2105-A
- Dichiarazioni di voto articolo - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto articolo, a titolo personale - A.C. 2105-A
- Dichiarazioni di voto articolo - A.C. 2105-A
- Votazione Articolo 8 - A.C. 2105-A
- Esame articolo 9 - A.C. 2105-A
- Pareri del relatore e del Governo - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Dichiarazioni di voto articolo - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto articolo, a titolo personale - A.C. 2105-A
- Votazione Articolo 9 - A.C. 2105-A
- Esame articolo 10 - A.C. 2105-A
- Pareri del relatore e del Governo - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto articolo - A.C. 2105-A
- Votazione Articolo 10 - A.C. 2105-A
- Esame articolo 11 - A.C. 2105-A
- Pareri del relatore e del Governo - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Dichiarazioni di voto articolo - A.C. 2105-A
- Votazione Articolo 11 - A.C. 2105-A
- Esame articolo 12 - A.C. 2105-A
- Pareri del relatore e del Governo - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto emendamento, a titolo personale - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- S. 1117 - Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione (Approvato dal Senato). (2105-A) (FAS)
e delle abbinate proposte di legge: RIA; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA; PANIZ. (452-692-748)
- Saluto del Presidente agli studenti in aula
- Ripresa discussione - A.C. 2105-A
- S. 1117 - Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione (Approvato dal Senato). (2105-A) (FAS)
e delle abbinate proposte di legge: RIA; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA; PANIZ. (452-692-748)
- Ripresa esame articolo 12 - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto articolo - A.C. 2105-A
- Votazione Articolo 12 - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame articolo 13 - A.C. 2105-A
- Pareri del relatore e del Governo - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Sull'ordine dei lavori - A.C. 2105-A
- Vice Presidente LUPI MAURIZIO
- GIACHETTI Roberto (PD)
- Vice Presidente LUPI MAURIZIO
- Deputato GIACHETTI ROBERTO (PARTITO DEMOCRATICO)
- COTA Roberto (LNP)
- VIETTI Michele Giuseppe (UdC)
- BOCCHINO Italo (PdL)
- BORGHESI Antonio (IdV)
- GIACHETTI Roberto (PD)
- Deputato COTA ROBERTO (LEGA NORD PADANIA)
- ROMANO Francesco Saverio (UdC)
- presidente LUPI Maurizio
- S. 1117 - Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione (Approvato dal Senato). (2105-A) (FAS)
e delle abbinate proposte di legge: RIA; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA; PANIZ. (452-692-748)
- La seduta, sospesa alle 17,35, è ripresa alle 17,45
- Ripresa discussione - A.C. 2105-A
- Sull'ordine dei lavori
- Ripresa discussione - A.C. 2105-A
- S. 1117 - Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione (Approvato dal Senato). (2105-A) (FAS)
e delle abbinate proposte di legge: RIA; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA; PANIZ. (452-692-748)
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Vice Presidente BINDI ROSY
- DE POLI Antonio (UdC)
- GALLETTI Gian Luca (UdC)
- CICCANTI Amedeo (UdC)
- TASSONE Mario (UdC)
- BARETTA Pier Paolo (PD)
- Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri BRANCHER Aldo
- DE POLI Antonio (UdC)
- CAMBURSANO Renato (IdV)
- CAUSI Marco (PD)
- BARETTA Pier Paolo (PD)
- Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri BRANCHER Aldo
- QUARTIANI Erminio Angelo (PD)
- Relatore per la V Commissione LEONE Antonio
- DE POLI Antonio (UdC)
- CAMBURSANO Renato (IdV)
- ZORZATO Marino (PdL)
- VIETTI Michele Giuseppe (UdC)
- BRESSA Gianclaudio (PD)
- Relatore per la V Commissione LEONE Antonio
- GIOVANELLI Oriano (PD)
- VICO Ludovico (PD)
- DUSSIN Luciano (LNP)
- TABACCI Bruno (UdC)
- Ministro per la semplificazione normativa CALDEROLI Roberto
- Vice Presidente BINDI ROSY
- Votazione - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- S. 1117 - Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione (Approvato dal Senato). (2105-A) (FAS)
e delle abbinate proposte di legge: RIA; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA; PANIZ. (452-692-748)
- Saluto del Presidente agli studenti in aula
- Ripresa discussione - A.C. 2105-A
- S. 1117 - Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione (Approvato dal Senato). (2105-A) (FAS)
e delle abbinate proposte di legge: RIA; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA; PANIZ. (452-692-748)
- Ripresa esame articolo 13 - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazione di voto articolo - A.C. 2105-A
- Votazione Articolo 13 - A.C. 2105-A
- Votazione Articolo 13-bis - A.C. 2105-A
- Esame articolo 14 - A.C. 2105-A
- Pareri del relatore e del Governo - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Votazione Articolo 14 - A.C. 2105-A
- Esame articolo 15 - A.C. 2105-A
- Pareri del relatore e del Governo - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Esame emendamento - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamento - A.C. 2105-A
- Dichiarazioni di voto articolo - A.C. 2105-A
- Votazione Articolo 15 - A.C. 2105-A
- Esame articolo 16 - A.C. 2105-A
- Pareri del relatore e del Governo - A.C. 2105-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 2105-A
- Votazione Articolo 16 - A.C. 2105-A
- Sull'ordine dei lavori - A.C. 2105-A
- S. 1117 - Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione (Approvato dal Senato). (2105-A) (FAS)
e delle abbinate proposte di legge: RIA; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA; PANIZ. (452-692-748)
- Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo
- Interpellanze urgenti (Svolgimento)
- Dati definitivi sulle iscrizioni alla scuola primaria e alla scuola secondaria di primo grado e iniziative per soddisfare le richieste dei vari moduli orari avanzate dalle famiglie - n. 2-00336
- Iniziative del Governo in merito alla situazione degli oppositori del regime iraniano e dei membri dell'Ompi attualmente residenti a Camp Ashraf, nel nord dell'Iraq - n. 2-00334
- Rinvio interpellanze urgenti Laratta n. 2-00335 e Bucchino n. 2-00333
- Intendimenti del Ministro dell'economia e delle finanze in relazione alle operazioni di sviluppo in ambito internazionale assunte dalla società ENI Spa, con particolare riferimento a recenti orientamenti del comune di Roma, azionista di maggioranza del gruppo ACEA - n. 2-00339
- Intendimenti del Governo in merito alla realizzazione delle opere connesse all'Expo 2015 - n. 2-00331
- Iniziative per consentire alle amministrazioni comunali di determinare il numero delle circoscrizioni in base al numero degli abitanti realmente residenti sul territorio - n. 2-00337
- Ordine del giorno della prossima seduta
, legge il processo verbale della seduta di ieri.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, ho chiesto la parola per ricordare in quest'Aula che, il 19 marzo di sette anni or sono, venne assassinato dalle Brigate Rosse il professor Marco Biagi. Ero amico di Marco fin dal lontano 1974, quando egli era poco più che un ragazzo. Ambedue, seppur di corsi diversi (perché io ero e sono più grande di lui) eravamo allievi di Federico Mancini, uno dei più grandi giuslavoristi italiani, insieme a Gino Giugni, fondatore del moderno diritto del lavoro. Si diranno oggi molte cose di Marco Biagi nelle iniziative promosse a Modena, presso la fondazione a lui intestata, a Bologna, in consiglio comunale e nello stabilimento del . Molte importanti considerazioni sulla figura e sul lavoro di Marco Biagi sono state dette e scritte in questi giorni, anche da lei signor Presidente, ieri mattina, nella sala della lupa, insieme al Ministro Sacconi e al sottosegretario Gianni Letta. Io, quindi, non posso aggiungere nulla di meglio e di più, se non che in quella tragica notte di sette anni fa ho perduto un amico, ma ho ritrovato un maestro e una guida e ho ricevuto un preciso mandato a proseguire il suo lavoro. Citerò soltanto, in conclusione del mio breve intervento, le parole recenti di Marina, la vedova, quella «madre coraggio» che custodisce la memoria del marito e ne continua l'opera nella fondazione Marco Biagi. Marina Orlandi, nei giorni scorsi, partecipando ad un'iniziativa in un comune dell' bolognese, che lei conosce bene, signor Presidente, a San Lazzaro di Savana, ha rotto il tradizionale riserbo che porta avanti, con una coerenza encomiabile, da sette anni e ha raccontato l'ultimo colloquio da lei avuto con il marito, ricordando appunto le ultime parole di Marco, indifeso e preoccupato per la propria incolumità personale. Il colloquio si svolse, signor Presidente, il 18 marzo del 2002: «Eppure non posso smettere» sono queste le parole di Marco. «No: proprio ora che mi trovo al momento giusto e nel posto giusto per riuscire a fare qualcosa che aiuti i disabili, le donne e chi perde il lavoro a quarant'anni. No, non posso smettere». Fin qui Marco, poi è Marina a parlare: «Il giorno dopo, mio marito non sarebbe riuscito a fare le scale». Signor Presidente, quando un grande latinista come Concetto Marchesi scrisse che di parole che tutti odono sono scritte le frasi che nessuno ha udito mai, immagino che pensasse a frasi come questa .
. Grazie, onorevole Cazzola. L'applauso dei colleghi è la migliore conferma di quanto ella ha detto ricordando, anche per il rapporto personale che la legava a Marco Biagi, il ruolo importante che egli ha avuto in quelle politiche riformatrici che devono sempre avere un'autentica vocazione sociale. Ricordarlo oggi, nell'anniversario del tragico omicidio, significa in qualche modo ribadire l'impegno di tutta la Camera dei deputati a onorarne la gloria ed a continuare, pur nella dialettica e nel fisiologico dibattito tra le parti, la sua convinta azione a difesa e a sostegno dei lavoratori, prima ancora che del mondo del lavoro .
. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Boniver, Bossi, Brancher, Brugger, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Cossiga, Cota, Craxi, Fitto, Gregorio Fontana, Gibelli, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, Lo Monte, Lucà, Mantovano, Martini, Mazzocchi, Milanato, Molgora, Romani, Paolo Russo, Saglia, Soro, Stefani, Stucchi, Urso e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna. Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna.
. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione; e delle abbinate proposte di legge d'iniziativa del deputato Ria; del consiglio regionale della Lombardia; del deputato Paniz. Ricordo che nella seduta del 18 marzo 2009 è iniziato l'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso riferite ed è stato da ultimo respinto l'emendamento Vietti 2.81.
. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
. Riprendiamo l'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso riferite Passiamo alla votazione dell'emendamento Cambursano 2.82. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, siamo in presenza di un provvedimento che non ha, di per sé, una copertura prevista e, quindi, ci troviamo di fronte a coperture che dovranno essere individuate ed indicate mano a mano che verranno emanati i decreti legislativi. È una procedura, invero, che ha degli aspetti discutibili, ma che - come è noto - è stata, comunque, ritenuta ammissibile, sia pure non da sempre. Pertanto, riteniamo che vi debba essere, in modo rafforzato, l'idea che tali coperture siano presenti in ognuno dei citati decreti legislativi. Si tratta di una dichiarazione, di un impegno forte che chiediamo e che non può essere ritenuto semplicemente pleonastico o aggiuntivo, altrimenti rischiamo di avere, in questo momento, un'indecisione su quelli che potranno risultare gli impegni per la finanza pubblica in relazione alla legge di delega. Chiediamo che vi sia, almeno, la garanzia che le coperture siano effettive e garantite in ognuno dei decreti legislativi che si andranno ad emanare.
. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 9,40.
. Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere sulle ulteriori proposte emendative presentate nella seduta di ieri . Il parere è in distribuzione.
. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, sappiamo che l'Unione di Centro ha esaurito i tempi a sua disposizione per la discussione, tuttavia mi permetto di sottolineare due aspetti: la rilevanza della materia di cui stiamo discutendo, che certamente non sfugge a lei come a tutti i colleghi, e anche il fatto che la Conferenza dei presidenti di gruppo ha programmato un iter pacifico di questo provvedimento che prevede che si arrivi al voto il prossimo martedì. Non siamo, dunque, in presenza né di atteggiamenti ostruzionistici, né di alcuna forma surrettizia volta ad allungare i tempi. Anche se so che i precedenti regolamentari non depongono in questo senso, mi permetto tuttavia in via principale di chiederle un ulteriore allungamento dei tempi e, in via subordinata, quantomeno un atteggiamento di tolleranza nei confronti degli interventi del nostro gruppo che dovranno far riferimento ai pochi minuti a disposizione. Credo che sia interesse di tutti che nei tempi previsti, dunque senza allargamenti impropri, la materia possa essere dibattuta approfonditamente e nel merito e si possa consentire all'Unione di Centro di far sentire la propria voce che, pur minoritaria in questo Parlamento, tuttavia si esprime con la volontà di contribuire al dibattito e di migliorare il provvedimento.
. Onorevole Vietti, lei sa bene che il rispetto del Regolamento non può essere a discrezione della Presidenza, ma è doveroso. Lei sa anche che il suo gruppo ha esaurito il tempo a disposizione e anche il tempo aggiuntivo di un terzo che la Presidenza aveva doverosamente concesso in ragione della rilevanza politica della discussione in atto sul federalismo e della rilevanza della posizione assunta dal suo gruppo. In ogni caso, proprio perché è vero quello che lei afferma, ovvero che non vi è alcun atteggiamento ostruzionistico da parte del suo gruppo, la Presidenza, come già è accaduto ieri, consentirà ai deputati dell'Unione di Centro di intervenire per non più di un minuto sulle proposte emendative che saranno poste in votazione. Passiamo alla votazione dell'emendamento Cambursano 2. 82. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, vorrei ringraziare il Ministro per la semplificazione normativa Calderoli per essere intervenuto ieri e per aver affrontato il tema oggetto del mio intervento dello scorso lunedì, cioè il tema dei costi complessivi di questo provvedimento. Prendo atto delle sue dichiarazioni intese, diciamo così, a tranquillizzare la mia parte politica per quello che può essere il costo complessivo del provvedimento, ma da questo punto di vista mi sembra che l'emendamento del collega Cambursano, che prevede che i decreti legislativi attuativi di questa riforma indichino esplicitamente coperture e costi, meriti, proprio per questa preoccupazione, di essere approvato e per tale motivo voteremo sì a questo emendamento.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, con l'emendamento Cambursano 2.82 l'Italia dei Valori chiede che nel testo si richiami l'articolo 81, quarto comma, della Costituzione in riferimento alle coperture derivanti dalle disposizioni dei decreti legislativi attuativi. Infatti, la legge che stiamo discutendo è una delega al Governo in materia di federalismo fiscale. Di fatto, il Governo dovrà, così come disposto all'articolo 2, comma 1, adottare entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge uno o più decreti legislativi. Il richiamo, quindi, alla Costituzione, al quarto comma dell'articolo 81, che recita, di fatto, che ogni ulteriore legge di spesa deve indicare le proprie coperture, per noi è da ritenersi pleonastico, perché, di fatto, una semplice legge non può modificare la Costituzione, che è da considerarsi prioritaria nell'attuazione di ogni singola nuova legge. Pertanto, così come da sempre si è attuato nell'iter di questo provvedimento, su indicazioni anche del Ministro Calderoli, nella sua qualità di Ministro per la semplificazione normativa, abbiamo cercato di non appesantire un testo che è già di per sé molto esteso ed è molto approfondito in tutte le materie. L'appesantimento di un testo con dei richiami che si possono ritenere pleonastici, perché queste norme della Costituzione devono già essere applicate, non ci pare debba essere accolto. Ricordo, altresì, che la Commissione bilancio ha da sempre la possibilità di dare pareri rafforzati in riferimento anche a provvedimenti che non rientrano nelle proprie competenze dirette. Anche quando non opera in sede referente, la Commissione bilancio può modificare i testi dei provvedimenti che sono esaminati in sede referente presso altre Commissioni, applicando delle modifiche che possono variare in funzione dell'applicazione dell'articolo 81, comma quarto, della Costituzione. Nel merito, quindi, riteniamo di non dover accettare questo emendamento, proprio perché appesantirebbe il testo senza dare alcun vantaggio aggiunto.
. Prego i colleghi di prendere posto, perché dobbiamo passare al voto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pugliese. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori membri del Governo, in particolare Ministri Fitto e Calderoli, con i quali abbiamo lavorato molto nelle Commissioni finanze e bilancio riunite per il federalismo fiscale, credo che alla base del processo che sta portando il nostro Paese verso questa importante riforma, il federalismo fiscale, vi è la diffusa esigenza di buongoverno e di buona amministrazione a livello locale. Il federalismo fiscale ha come obiettivo primario quello di migliorare la spesa e di ridurre gli sprechi, responsabilizzando i diversi livelli di governo e massimizzando il controllo dei cittadini, ossia la democrazia. Credo che, in questo momento politico del Paese, il federalismo fiscale sia il punto cardine della politica economica e finanziaria per realizzare determinati obiettivi. L'accertamento delle responsabilità in capo allo Stato non ha giovato allo sviluppo di una coscienza di efficace gestione della a livello territoriale, in particolare al sud. È per questo motivo, cari colleghi, membri del Governo, che la popolazione del Mezzogiorno non è affatto spaventata da questa rilevante riforma. A far paura al Meridione e alla popolazione del sud non sono le riforme messe in cantiere da questo Governo e da questa maggioranza parlamentare, guidata dal Presidente Berlusconi. A spaventare il sud è l'attuale situazione di malgoverno e malfunzionamento che attanaglia, purtroppo, gran parte della pubblica amministrazione locale. Da troppi anni, al sud, i cittadini convivono con amministrazioni incapaci di offrire un servizio pubblico sufficiente alle loro esigenze sia quantitative sia qualitative del servizio stesso. La forte domanda che nasce dai cittadini rispetto ad un federalismo compiuto ha caratterizzato l'ultimo decennio, prima con le riforme a Costituzione invariata e poi con le riforme costituzionali in senso sempre più federalista che hanno comportato l'acquisizione di sempre maggiori competenze in capo agli enti territoriali. In questo quadro, il federalismo fiscale può rappresentare un'importante occasione per responsabilizzare maggiormente l'intero Meridione: istituzioni, politici, imprenditori e cittadini. È una grande occasione questa, che può consentire al sud di emanciparsi dalla tutela dello Stato centrale. In tanti dibattiti ai quali ho partecipato sul territorio a proposito del federalismo si è parlato anche di quali siano i rischi e le opportunità che tale riforma comporterebbe per il Meridione ed io credo che solo chi ha paura del cambiamento può temere il federalismo, chi non vuole abbandonare lo con i relativi privilegi e chi teme la responsabilità e l'autonomia. Al sud che lavora, al sud che produce, che vuole andare avanti con le proprie gambe e che non vuole essere figlio di un dio minore una maggiore autonomia non può che portare effetti positivi. Il federalismo fiscale fa bene al Paese e fa bene al sud del Paese; lo stesso Don Sturzo fondatore del Partito Popolare e meridionalista convinto agli inizi del Novecento ebbe a dire: «lasciate che noi del Meridione possiamo amministrarci da noi, da noi designare il nostro indirizzo finanziario, distribuire i nostri tributi, assumere la responsabilità delle nostre opere, trovare l'iniziativa dei rimedi ai nostri mali». La proposta politica di questa riforma va nel senso di incentivare la responsabilizzazione delle classi politiche e di razionalizzare la spesa pubblica, comportando gradualmente l'eliminazione degli sprechi e di quello spreco di risorse pubbliche che troppo spesso affligge le amministrazioni locali.
. La prego di concludere.
. Nelle Commissioni abbiamo anche parlato di quelli che sono gli aspetti democratici e mi riferisco, signor Presidente, alle basi stesse...
. La prego di concludere.
. ...della democrazia moderna, alla . Diamo il pieno sostegno a questa riforma, che credo comporterà vantaggi, ripeto, per tutto il Paese e soprattutto per il sud. Pertanto, vorrei esprimere tutto il mio sostegno ed il sostegno del mio gruppo a questo disegno di legge.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cambursano 2.82, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, questo emendamento è un altro modo, un modo alternativo, per rispondere al problema di cui abbiamo a lungo discusso ieri, cioè come coordinare la redazione e l'approvazione dei decreti attuativi del federalismo fiscale con i paralleli decreti attuativi del codice delle autonomie. L'emendamento stabilisce che il Governo, nella predisposizione dei decreti legislativi per il federalismo, assicura una coerenza normativa con quanto disposto dai decreti legislativi recanti norme di attuazione in materia di funzioni di comuni, province e regioni. Pertanto, si tratta di un modo, se volete ancora più e semplice, di risolvere però quell'importante e rilevante problema politico su cui l'Assemblea ha così a lungo discusso nel pomeriggio di ieri. Invito di nuovo e in modo pressante il Governo e la maggioranza a fare una riflessione e ad approvare questo emendamento. Esso non preclude nulla né comporta effetti sul testo come quelli che il Ministro teme, vale a dire di obbligare il Governo ad emanare norme all'interno dei prossimi decreti. Peraltro, abbiamo portato al Ministro alcuni precedenti. In ogni caso, questa formulazione di quel problema politico non comporta questo tipo di incertezze. Invito davvero a riflettere su tale emendamento anche, eventualmente, accantonandolo per una riflessione nelle prossime ore nel Comitato dei diciotto e nelle Commissioni.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere questo emendamento e per sottolinearne la bontà. Credo che il testo, così come è formulato, debba essere preso in seria considerazione dal Governo e dalla maggioranza perché rispetto a quello oggetto di discussione - l'ultimo di ieri sera - è sicuramente formulato in modo meno rigido. Esso, tuttavia, è rivolto al raggiungimento degli stessi obiettivi, ossia il coordinamento dei testi tra quello che stiamo esaminando e i futuri decreti attuativi, da una parte, e il codice delle autonomie, degli enti locali, delle province e delle regioni, dall'altra parte. Pertanto, delle due l'una: o si procede, data la disponibilità dei sottoscrittori, a rinviare per ridiscutere l'emendamento nel Comitato dei diciotto oppure auspico un immediato accoglimento da parte del Governo.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sereni 2.84, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, volevo segnalare all'Aula, e in particolare ai colleghi dell'opposizione che hanno il tempo di parlare, che l'emendamento Vietti 2.87 riguarda il vincolo del parere delle Commissioni parlamentari e quindi riprende il tema della sovranità del Parlamento su questa materia. Oltre che agli onorevoli Zaccaria, Bressa ed altri, mi rivolgo anche al capogruppo Soro: non intendiamo dare una lezione su come si difende il prestigio del Parlamento? Questi sono gli argomenti sui quali si deve intervenire se si vuole poi preparare un confronto decisivo su questa materia. Vi ringrazio per l'attenzione
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo per rassicurare l'onorevole Tabacci che tra poco si voterà un nostro emendamento, Sereni 2.102, analogo ed in quel momento spiegheremo esattamente il perché condividiamo le sue preoccupazioni. Ci riserviamo di intervenire tra qualche minuto.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, stiamo riprendendo un argomento importante che vorrei che i colleghi apprezzassero. Infatti, siccome questa è una delega - lo stiamo verificando - di proporzioni senza precedenti e naturalmente, nonostante tutta la buona volontà, non si può scrivere tutto nei principi e criteri direttivi, l'esigenza che il Parlamento e le Commissioni parlamentari giochino un ruolo parallelo al Governo, ma in qualche modo molto consapevole, è essenziale. Colleghi della maggioranza, quando si chiamano in causa le Commissioni parlamentari si chiama in causa la maggioranza, e non soltanto l'opposizione. È per dare un senso trasparente e condiviso al percorso molto lungo di attuazione. Quindi la richiesta del collega Tabacci, che poi si articolerà in vari tipi di proposte emendative, credo sia molto giusta e credo che ciò debba essere una preoccupazione di tutti, anche e soprattutto dei colleghi che siedono nei banchi della maggioranza.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, su questo emendamento ho ascoltato anche l'intervento dell'onorevole Bressa e dell'onorevole Zaccaria. Ne abbiamo discusso in Commissione affari costituzionali: abbiamo un testo che recupera e ripropone in termini forti anche il ruolo e la centralità del Parlamento, ed anche delle Commissioni. Abbiamo ora la possibilità di esprimerci compiutamente senza attendere ovviamente l'altro emendamento presentato dai colleghi del PD. Inoltre, visto e considerato che ho la parola, volevo dire al collega che ha parlato poc'anzi ed ha fatto riferimento a Sturzo, che possiamo anche manipolare la storia come vogliamo e adattarla alle attuali contingenze rispetto anche al provvedimento in esame, ma Sturzo non fu mai federalista, bensì un autonomista. Abbiamo l'accortezza di concentrare la nostra attenzione sulla veridicità della storia.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 2.87, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, questo emendamento va letto insieme ai successivi che il gruppo del Partito Democratico ha presentato, che sono stati prima ricordati dall'onorevole Bressa e saranno illustrati successivamente. Riguarda la procedura di adozione dei decreti delegati attuativi di questo provvedimento, che riguarda - voglio sottolinearlo - materia costituzionale. Abbiamo nel testo in esame qualcosa di un po' paradossale, perché è previsto un parere assolutamente derogabile e privo di forza e autorevolezza nel percorso di adozione dei decreti-legge e il Parlamento, però, viene investito di proposte del Governo che dovrebbero essere corredate dalla previa intesa della Conferenza unificata. Quindi, voglio sottolineare che la Conferenza unificata, che ha un ruolo di coordinamento intergovernativo, non ha potere di condizionamento nell'adozione di provvedimenti che riguardano la competenza esclusiva dello Stato. Qui abbiamo decreti legislativi che debbono intervenire in materie come il sistema tributario e contabile, la perequazione, la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni. Si tratta cioè di materie che attengono esclusivamente alla competenza dello Stato e che non possono essere rimesse al condizionamento di un'intesa di una sede intergovernativa. Questo denota la carenza di un assetto istituzionale che coinvolga le assemblee territoriali al centro, ovvero nelle sedi parlamentari. Qui sentiamo la mancanza di un Senato federale, ma non è possibile supplire a questa mancanza devolvendo le competenze di un nuovo Parlamento riconfigurato in relazione al nuovo assetto autonomistico dello Stato, attribuendo questi poteri alla Conferenza unificata. Non solo, ma lo ritengo anche abbastanza pericoloso in una materia come quella tributaria e contabile. Ricordo che quando si tentò di attuare la prima riforma federalista tributaria - il famoso decreto Giarda - nella Conferenza unificata, all'unanimità si decise sostanzialmente di non attuarla e prevalse addirittura una cosa meglio nota come accordo di Santa Trada, che derogò alla legge federalista semplicemente a danno della finanza pubblica. Ritengo che nel testo al nostro esame dovremmo ribaltare la gerarchia del processo decisionale, affidare alla Conferenza un ruolo consultivo e riconoscere, invece, al Parlamento - come proporranno di fare i nostri successivi emendamenti - un potere molto più incisivo e condizionante nell'assetto costituzionale dello Stato.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, data la rilevanza dell'argomento, mi permetto di esprimere la richiesta di firmare l'emendamento 2.88, della collega Lanzillotta. Infatti, con questo emendamento cominciamo ad affrontare la fase più importante, quella dei poteri del Parlamento su questa delicata materia.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 2.88, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, questo emendamento sostanzialmente verte sullo stesso argomento che ha interessato poc'anzi la collega Lanzillotta e riguarda non soltanto l'articolo 2, adesso in esame, ma anche altri articoli. Ho notato che la Commissione affari costituzionali ha tenuto conto di una circostanza che mi sembra essenziale: si tratta del vecchio problema, almeno fino a quando non avremo un Senato federale, di come si intrecciano le competenze del Governo, del Parlamento e della Conferenza Stato-regioni o della Conferenza unificata. Comprendo bene e condivido la posizione del Governo, che non è favorevole all'emendamento 2.89, tanto che alla fine del mio intervento lo ritirerò, perché forse corriamo il rischio di complicare il percorso procedurale facendo intervenire in questa procedura la Conferenza unificata con un'intesa forte, vale a dire in un processo di formazione che più squisitamente interessa il rapporto Governo e Parlamento nella definizione dei decreti legislativi. Ma, come vedremo nel corso dell'esame dei prossimi articoli, quando il Governo è chiamato a decidere in ordine al patto di convergenza, piuttosto che sulla migliore utilizzazione del fondo perequativo - e su questo vorrei richiamare ancora una volta l'attenzione del Governo, ma anche quella dei colleghi di maggioranza e di opposizione -, è di tutta evidenza che, in mancanza del Senato federale, la Conferenza unificata è l'unico luogo di incontro dove il Governo e i rappresentanti delle regioni e degli enti locali possono, anzi direi addirittura che sono tenuti a trovare un'intesa. Il fatto che l'intesa venga chiesta secondo la procedura del decreto legislativo n. 281 del 1997 e, dopo trenta giorni, laddove l'intesa con le regioni non sia raggiunta, il Governo possa decidere come meglio crede, non mi pare esattamente coerente con i principi del federalismo ai quali ci richiamiamo con tanta forza in questa circostanza, e non soltanto in questa. Nel caso in oggetto, credo che la procedura dell'intesa cosiddetta forte (cioè l'intesa articolo 8, comma 6, della legge n. 131 del 2003, che comunque prevede che venga raggiunta l'intesa), sia assolutamente auspicabile quando si deciderà sulla migliore distribuzione delle risorse del fondo perequativo, piuttosto che sulle iniziative da prendere per il rispetto del patto di convergenza; ciò è quanto avviene - faccio un esempio a tutti noto - quando si decide la destinazione del Fondo sanitario nazionale o su argomenti di questo tipo. Mi conforta in questo convincimento il parere che è stato reso esattamente in questi termini dalla I Commissione affari costituzionali della Camera. Per quanto riguarda l'emendamento 2.89 lo ritiro, signor Presidente, e non insisto che venga messo in votazione. Per quanto riguarda, però, l'argomento della scelta tra un'intesa debole e un'intesa forte, seguendo una o l'altra procedura, come vedremo nei prossimi articoli, quando ovviamente torneremo su questo tema, inviterei ad una riflessione più approfondita e più accurata.
. Pertanto l'emendamento La Loggia 2.89 è stato ritirato. Passiamo alla votazione dell'emendamento Tabacci 2.90. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, mi viene da dire ai colleghi: svegliamoci, diamo un sussulto di orgoglio, difendiamo, per quanto possibile ormai, parte delle nostre prerogative! Stiamo dando una delega in bianco su elementi fondamentali al Governo; con i decreti delegati il Governo fisserà i costi standard, i livelli essenziali dei servizi sui territori dove noi facciamo politica. Vi rendete conto dell'importanza di quello che stiamo facendo? Allora, con questa serie di emendamenti intendiamo solo mettere alcuni paletti in ordine alla maggioranza e ai tempi per rafforzare il ruolo delle Commissioni.
. La prego di concludere.
. Non credo che stiamo chiedendo la luna: stiamo semplicemente chiedendo di avere un po' più di controllo su decreti delegati di questa importanza.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, noi riteniamo importantissimo questo emendamento perché ripropone la centralità del Parlamento. Tutta la vicenda di cui stiamo discutendo si chiuderebbe tra Governo e Conferenza unificata, come è stato ricordato dalla collega Lanzillotta; noi vorremmo, invece, che la Repubblica fosse rappresentata dal Parlamento, stabilito che l'articolo 114 della Costituzione divide il sistema delle autonomie dal Governo, che rappresenta lo Stato, ma poi il tutto è unificato dal Parlamento, che è il Parlamento della Repubblica, quindi il sistema delle regioni e il Governo.
. Passiamo ai voti. Prego i colleghi di prendere posto. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tabacci 2.90, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, intervengo brevemente solo per dire che questo emendamento riprende la prima parte della proposta emendativa precedente a firma Tabacci 2.90, proprio al fine di tutelare il ruolo del Parlamento e non svuotare del tutto le sue competenze, e di non firmare oggi, o quando questo disegno di legge delega verrà definitivamente approvato, una cambiale in bianco, dando esclusivamente al Governo una delega ad operare nella definizione dei LEP. Credo sia opportuno e doveroso che l'intero Parlamento prenda in seria considerazione l'idea di rendere vincolante il parere delle Commissioni, perché altrimenti davvero rinunceremmo al nostro ruolo.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Messina 2.91, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, la soluzione che questo emendamento propone è una soluzione anche di economia «costituzionale». La legge del 2001 aveva previsto la possibilità di integrare la Commissione bicamerale per le questioni regionali con i rappresentanti delle regioni, delle province autonome e degli enti locali. Ora non si vede perché in questo iter, che pure attribuisce al Governo la parte del leone e confina il Parlamento in una posizione marginale, almeno non si possa immaginare che si faccia riferimento ad un parere vincolante della Commissione parlamentare per le questioni regionali. Quest'ultima già esiste e basterebbe applicare la Costituzione ed integrarla. A quel punto almeno avremmo la possibilità della partecipazione del Parlamento.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 2.92, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, il mio emendamento è in linea con le osservazioni svolte sulle precedenti proposte emendative, infatti riguarda sempre il rapporto tra l'esercizio della delega e il ruolo del Parlamento. Nell'emendamento in esame è indicata una cautela dei due terzi come maggioranza necessaria per esprimere il parere, che di fatto, quindi, assume un valore vincolante.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tabacci 2.93, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, noi vogliamo almeno che la Commissione parlamentare per le questioni regionali abbia una funzione centrale rispetto alle decisioni che verranno assunte, come è stato ricordato, su materie di competenza esclusiva dello Stato in base al dettato dell'articolo 117 della Costituzione. Vogliamo riaffermare la sovranità del Parlamento, anche perché, rinnegata la priorità dell'ordinamento rispetto alla regolamentazione fiscale, almeno salviamo la centralità del Parlamento.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 2.94, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, il mio emendamento è in realtà un puro intervento di coordinamento rispetto all'articolo 3, comma 4, che nel testo stesso presentato dal Governo prevede che la Commissione possa chiedere ai Presidenti delle Camere una proroga per dare il parere quando lo si ritiene necessario per la complessità della materia. Allora, al precedente articolo 2, comma 3, noi riteniamo che il termine assegnato alla Commissione per esprimere il parere debba essere di ottanta giorni e non di sessanta. Ci pare un problema assolutamente non ideologico, ma di buonsenso. Quindi, chiediamo al Ministro Calderoli se possa rivedere il suo parere, in quanto non vi sono in ballo questioni di principio, ma si tratta di un puro coordinamento tra i due articoli successivi.
. Chiedo al Governo se confermi il parere contrario.
, Signor Presidente, non si tratta di mero coordinamento, perché si inserirebbe il principio per cui basterebbe una richiesta, senza il consenso delle Presidenze delle Camere, per poterlo autorizzare. In altra sede, invece, è prevista la richiesta e l'assenso delle Presidenze.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 2.95, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo che per gli schemi dei decreti legislativi trasmessi alle Commissioni per l'acquisizione del parere - prevedendo già da ora la complessità dei provvedimenti che verranno emanati, che potrà comportare la necessità di tempi prolungati - le Commissioni parlamentari possano chiedere una proroga, peraltro con le modalità e nei termini già sanciti dal successivo comma 4 dell'articolo 3.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 2.96, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, con questo emendamento intendiamo rendere obbligatoria sugli schemi dei decreti legislativi di attuazione del federalismo fiscale l'acquisizione dell'intesa in sede di Conferenza unificata Stato-regioni, città e autonomie locali. Ci sembrerebbe singolare che si potesse procedere così com'è scritto ora nel testo, ossia se il Consiglio dei ministri potesse deliberare i decreti legislativi senza acquisire l'intesa del sistema delle autonomie, rappresentato dalla Conferenza unificata.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galletti 2.97, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, anche con questo emendamento noi continuiamo a sostenere l'idea che il Parlamento debba avere più poteri su un argomento di questo tipo. Poiché continuiamo a piangerci addosso sulla debolezza del Parlamento, riteniamo che una riforma di questo genere abbia bisogno di un Parlamento coeso.
. Abbiamo trovato intese su tante questioni; su queste che riguardano una riforma importante dello Stato credo che si debba trovare l'intesa su delle maggioranze qualificate. Chiediamo, dunque, che il Parlamento riprenda una parte dei sui poteri in modo costruttivo e possa decidere con una maggioranza qualificata su tutte queste questioni.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà per un minuto.
. Signor Presidente, vorrei mettere in guardia agli amici del Partito Democratico perché la Conferenza unificata potrebbe vedere una prevalenza degli interessi forti delle regioni forti che comporterà sicuramente una rottura della coesione sociale e - lo dico anche agli amici di Alleanza Nazionale - dell'unità nazionale. Attenzione: si potrebbe presentare anche un pericolo per l'omogeneità politica del sistema della autonomie con quello del Parlamento, che può essere salvaguardata soltanto con una maggioranza dei due terzi nelle votazioni della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale.
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
, . Signor Presidente, intervengo per chiudere questa rispetto alla centralità del Parlamento e alle maggioranze qualificate. Inviterei i colleghi a rileggersi l'articolo 64 della Costituzione laddove si prevede che il Parlamento assume le sue decisioni a maggioranza dei presenti, e la richiesta di particolari maggioranze qualificate deve essere prevista dalla Costituzione. Non essendovi in questa circostanza la previsione dei due terzi, è evidente che non si possa prevedere la maggioranza dei due terzi, perché sarebbe assolutamente contro quanto previsto dalla Costituzione.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciccanti 2.98, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, questo emendamento tende a porre almeno un vincolo al Governo. Infatti, la procedura che noi stiamo decidendo per l'adozione dei decreti legislativi, che definiranno l'assetto tributario dello Stato e la parità di accesso dei cittadini a servizi fondamentali, è tale per cui alla fine il Governo potrà decidere da solo, quali che siano i pareri parlamentari e della Conferenza unificata. Allora, questo emendamento propone che, almeno quando le Commissioni competenti ribadiscano un parere parlamentare a cui il Governo non ha voluto attenersi e lo facciano con un'ampia maggioranza, almeno a quel punto, il Governo si attenga all'opinione del Parlamento. Il Ministro Calderoli non si può nascondere dietro la Costituzione, perché l'articolo citato pone la condizione minima di validità delle deliberazioni parlamentari e - come il Ministro sa - molte leggi hanno già previsto ulteriori rafforzati, perché soprattutto in caso di delegazione legislativa sia il carattere del parere più o meno vincolante sia il tipo di maggioranza che si prevede - come ha già detto più volte la Corte Costituzionale - sono essenzialmente un criterio di delega, più o meno forte. Il potere legislativo che il Parlamento delega temporaneamente al Governo rimane nella titolarità del Parlamento che, quindi, può benissimo mettere ulteriori paletti all'esercizio di questa funzione da parte del Governo. Quindi, dica il Governo che alla fine vuole decidere da solo e non avere nessuno che gli pone dei vincoli, e sarà più onesto e sincero .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà per un minuto.
. Signor Presidente, ho grande simpatia per il Ministro Calderoli e capisco anche che la passione con cui ha approcciato questa materia lo abbia trasformato in un apprendista costituzionalista. Tuttavia, la brutalità con cui ha liquidato le nostre richieste emendative a proposito delle maggioranze della Commissione francamente mi sembra un po' superficiale. Come la collega Lanzillotta ha ricordato - mi richiamo integralmente a quello che lei ha detto - è il Parlamento in sede di criteri di delega che può indicare anche le maggioranze - e non necessariamente la maggioranza semplice, ma anche una maggioranza qualificata come in questo caso - con cui la Commissione può esprimere il parere che condiziona il Governo, che è pur sempre delegato nel potere legislativo.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, desidero apporre la firma all'emendamento della collega Lanzillotta. Vorrei suggerire al Ministro Calderoli di tenere in considerazione le osservazioni che si stanno svolgendo. Ma lei non è preoccupato del fatto di dover fare tutto da solo? Una volta che questa legge sarà approvata lei poi la dovrà far funzionare. Lei pensa davvero di affrontare il nodo dei costi standard piuttosto che quello della distribuzione equilibrata delle responsabilità di comuni e regioni da solo? Conviene attenersi alla prudenza della collega Lanzillotta. Quando vi è la maggioranza dei due terzi, forse vale di più il parere del Parlamento che quello del Governo. Ascolti, ascolti i buoni consigli!
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, non intervengo per rivolgermi al Ministro Calderoli, ma per dissociarmi da quanto ha appena detto l'onorevole Tabacci. Infatti, evidentemente egli pecca di ottimismo ritenendo che questo problema sarà dipanato dal Ministro Calderoli. Onorevole Tabacci, mi sembra che sia chiaro che quello che ci aspettiamo sarà un ulteriore rinvio dei decreti attuativi. Penso che lei pecchi di ottimismo - glielo dico affettuosamente - perché questo federalismo si arenerà su rinvii e rinvii, e perché la situazione non ci consentirà di metterlo in pratica.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo anch'io per sottoscrivere l'emendamento in esame e per riproporre ai colleghi - al di là degli ottimismi e dei pessimismi - l'argomento secondo il quale questa riforma non può esser fatta in solitudine dal Governo e non può esser fatta interamente per delega. Mi pare che l'emendamento ponga un principio di Costituzione formale e materiale assolutamente chiaro. Ove vi sia la maggioranza dei due terzi in Parlamento che esprime un parere, è bene che il Governo vi si conformi. Chiederei anch'io un supplemento - non scolastico e peraltro sbagliato - di lettura della Costituzione da parte del Ministro Calderoli.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 2.101, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, l'emendamento Sereni 2.102 per noi è probabilmente il più importante tra quelli che abbiamo presentato. Come voi tutti sapete, al Senato, il Partito Democratico ha ottenuto che venisse introdotta la Commissione bicamerale che ha il compito di accompagnare la difficile e delicatissima fase dell'attività delegata. Stiamo dando attuazione all'articolo 119 della Costituzione: è una legge tra le più importanti che il Parlamento possa approvare. Vorremmo che la centralità del Parlamento non si smarrisca in un'occasione così importante e irripetibile della storia repubblicana. Pertanto, con l'emendamento in esame prevediamo che, nel caso di una riconferma in seconda battuta di osservazioni contrarie ai decreti legislativi presentati dal Governo, quest'ultimo sia tenuto a conformarsi al parere parlamentare. Su questo dobbiamo essere estremamente chiari. Abbiamo sentito in ripetute occasioni che il Ministro Calderoli ha obiettato presunti vizi di costituzionalità circa il fatto che possa esservi il parere vincolante da parte di una Commissione bicamerale. Cercherò di dimostrare, con elementi di dottrina e di giurisprudenza costituzionale, che il Ministro Calderoli, che pregherei di ascoltare, si sta sbagliando. E si sta sbagliando su una questione molto delicata e importante. Secondo l'opinione concorde della dottrina, è oramai incontestabile la possibilità che le leggi di delegazione prevedano limiti ulteriori nei confronti del legislatore delegato oltre a quelli già delineati dalla Costituzione nell'articolo 76. A parere di molti giuristi - ne citerò uno in particolare, il professor Sorrentino - nulla osta a tale ammissibilità dal momento che l'articolo 76 stabilisce limiti minimi alla delegazione, ma non inibisce al Parlamento di restringere ulteriormente l'ambito e gli spazi della potestà delegata. Anche qualora il parere richiesto alla Commissione sia vincolante esso non sarebbe incostituzionale alla stregua dell'articolo 72, quarto comma, dal momento che la norma costituzionale citata richiede che le leggi di delegazione nel loro contenuto essenziale siano approvate in Assemblea, ma nulla dice in ordine alla possibilità che una Commissione parlamentare cooperi con il Governo o ne condizioni l'attività nell'esercizio del potere delegato. Attraverso la legge delega il Parlamento non si priva propriamente del suo potere legislativo né per quanto riguarda la titolarità né per quanto riguarda l'esercizio: la titolarità del potere legislativo rimane in capo al Parlamento che può, in ogni momento, revocare la delegazione - si leggano da questo punto di vista autorevolissime pagine scritte dal professor Paladin - anche implicitamente mediante l'approvazione di leggi disciplinanti la materia delegata. Inoltre, sia nei casi in cui il parere della Commissione parlamentare sia previsto come obbligatorio sia in quelli in cui esso sia configurato dalla legge di delegazione come vincolante, la mancata audizione del parere, la sua violazione costituiscono eccesso di delega suscettibile di determinare l'incostituzionalità del decreto legislativo. Nello stesso senso, in favore della costituzionalità della previsione di pareri vincolanti da parte delle Commissioni parlamentari, vi sono autorevoli testi di Mortati e Paladin che certificano quanto sto dicendo. Le limitazioni che derivano dall'articolo 76 devono essere imposte al decreto legislativo delegato e sono tali da avere fatto parlare la dottrina della delega come di una fonte che crea un potere legislativo nuovo, discrezionale e non libero nei fini. Dunque, i decreti delegati, pur efficaci sono condizionati, quanto alla propria validità, alla non difformità dalla legge di delegazione. Quindi, il parametro per la legittimità costituzionale del decreto delegato non potrà essere costituito dalla sola Costituzione, ma piuttosto anche dalla legge di delegazione, in base alla stessa Costituzione. Da questo punto di vista, vi è una sentenza fondamentale della Corte costituzionale, la n. 3 del 1957, laddove si afferma che sia il precetto costituzionale dell'articolo 76 sia la norma delegante costituiscono la fonte da cui trae legittimazione la legge delegata. A ciò poi possiamo aggiungere sentenze importanti della Corte costituzionale: la n. 78 del 1957, la n. 173 del 1981, la n. 60 del 1957 e, ancora, la n. 57 del 1982, che vanno tutte in questa direzione. Ho concluso, signor Presidente. Vi è poi un autorevole precedente nella riforma del codice di procedura penale: l'articolo 7 della legge n. 81 del 16 febbraio 1987 ha previsto che i decreti correttivi ed integrativi del nuovo codice di procedura penale fossero emanati su parere conforme delle Commissioni. Tutto ciò sta a significare che costituzionalmente il parere vincolante ci può stare.
. Onorevole, deve concludere.
. La vostra scelta di negare questo potere è una scelta politica ed è una scelta molto grave, che inficia la centralità del Parlamento nell'attuazione di una delle riforme più importanti della Costituzione .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà, per un minuto.
. Signor Presidente, mi compiaccio per la lucida esposizione del collega Bressa, che richiede al Ministro Calderoli una pronta risposta. La sua tesi sull'incostituzionalità del parere vincolante è totalmente infondata, anche perché il nuovo articolo 114 della Costituzione fissa chi sono i protagonisti, e la Repubblica è costituita dallo Stato, dalle regioni e dal sistema delle autonomie locali. Quindi, il punto di equilibrio e di compensazione è il Parlamento, non è il Governo. Però, il Ministro Calderoli ha altro da fare: evidentemente questi sono temi di scarsa importanza per lui.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, voglio dire al Ministro Calderoli che se affronta con i consigli dei suoi costituzionalisti tutta la riforma, così come ha negato il parere vincolante alle Commissioni - e qui, tra gli interventi della collega Lanzillotta e del collega Bressa, vi è stato un fiorire di sentenze della Corte costituzionale che smentiscono quanto ha sostenuto il Ministro Calderoni - tremo veramente per capire dove ci sta portando. Se la sua Costituzione è così diversa da quella della Corte costituzionale, mi pongo seri problemi di tenuta di tutto il sistema ordinamentale che poggia su questa riforma.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sereni 2.102, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Prego i colleghi di andare al proprio posto. Dichiaro aperta la votazione.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, con questo emendamento chiedevamo di rafforzare l'idea che anche la definizione dei livelli essenziali di assistenza e dei livelli delle prestazioni e la determinazione dei costi e dei fabbisogni standard avvenisse, in qualche modo, con la collaborazione degli enti locali. Quindi, chiedevamo di sostituire il termine: «assicura», con un termine un po' più impegnativo, in modo che diventasse un atto dovuto da parte del Governo. Fermo restando che la decisione finale sui livelli essenziali di assistenza, sui livelli essenziali delle prestazioni e sulla determinazione di costi e fabbisogni standard resta una prerogativa del Governo, ritenevamo che rafforzare un principio cogente per il Governo, nel senso di collaborare e, quindi, di avere obbligatoriamente una relazione e un'interlocuzione con gli enti locali, desse più validità e più significato alla decisione finale del Governo.
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
, . Signor Presidente, ho formulato ai presentatori un invito al ritiro dell'emendamento in oggetto, perché, rispetto al testo originale, in altra sede, abbiamo stabilito che i LEP e i LEA fossero definiti attraverso una legge dello Stato e non attraverso un decreto legislativo.
. Onorevole Borghesi?
. Signor Presidente, prendo atto che, in effetti, la nostra richiesta è stata riconsiderata in altra sede. Pertanto, accediamo all'invito al ritiro.
. Prendo atto che l'emendamento Borghesi 2.105 è stato ritirato. Passiamo alla votazione dell'emendamento Tabacci 2.106. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà, per un minuto.
. Signor Presidente, insistiamo su questo tema. Con l'emendamento che presentiamo chiediamo che il Governo, nella determinazione dei livelli essenziali e dei costi standard - che, lo ripeto, costituiranno il cuore della trasformazione fiscale che ci accingiamo a realizzare - si rapporti alle regioni e agli enti locali in base al principio della leale collaborazione. Penso sia importante inserire nel testo, oggi, questa proposta emendativa, perché rafforza la collaborazione fra gli enti locali e il Governo su un tema che è essenziale non solo per gli enti locali stessi, ma, soprattutto, per i cittadini che si trovano in quei territori.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, abbiamo appreso ieri dal Ministro Calderoli che il cosiddetto Codice delle autonomie è fermo in sede di Conferenza unificata. La difficoltà che hanno è quella di stabilire gli ambiti legislativi e le competenze legislative delle regioni e il potere amministrativo, di cui all'articolo 118 della Costituzione, riservato agli enti locali. La questione, quindi, consiste proprio nel saper dirimere quanta parte di potere le regioni sono disponibili a riconoscere a province e comuni e quanta parte, invece, riservare soltanto alla legislazione, che non può investire le regioni anche di un potere di gestione di alcuni servizi come, per esempio, nel caso del trasporto pubblico.
. La invito a concludere.
. Se non definiamo un'intesa sulle funzioni fondamentali e sui livelli essenziali in sede di Conferenza unificata...
. Grazie onorevole Ciccanti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, vorrei solo osservare che il principio della leale collaborazione sposterebbe il rapporto tra i livelli di governo che, nella storia di questa Repubblica, sono sempre stati interpretati nel senso che chi guidava gli enti locali, lo faceva in una logica di contrapposizione in relazione ai livelli nazionali. Esiste tutta una teoria politica su questo aspetto. La leale collaborazione sarebbe lo sbocco di una ricomposizione che ha al centro il cittadino quale protagonista e affermare questo principio sarebbe molto importante.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tabacci 2.106, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, volevo semplicemente segnalare che questo emendamento è strutturato in maniera compiuta e indica le tappe dell'esercizio della delega, passaggio per passaggio. Esso ha una sua completezza e consentirebbe di definire il rapporto con il Governo all'intero di uno schema molto preciso.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, signor Ministro, negli anni passati la politica economica in Italia è stata attuata attraverso la distribuzione e la redistribuzione. Anche grazie alla stretta del vincolo europeo, da qualche anno realizziamo la politica economica del nostro Paese attraverso il prelievo e la pressione fiscale. L'argomento che ci occupa oggi, quindi, è di fondamentale importanza e deve essere trattato in Parlamento, non può essere affidato a conferenze unificate o a contrattazioni sindacali che nulla hanno a che fare con quell'organo rappresentativo di tutta la Repubblica che è il Parlamento. Con questo emendamento abbiamo indicato brevemente come occorre agire per realizzare un vero federalismo, per aiutare questo federalismo fiscale al quale non crediamo, ma che comunque va aggiustato. Se il Ministro volesse, almeno in questa fase, accettare il dialogo che abbiamo offerto farebbe cosa buona, ma vedo che non è nemmeno attento alle cose....
. Grazie, onorevole Romano, ha terminato il tempo a sua disposizione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà per un minuto.
. Signor Presidente, ieri si è svolta una bella discussione su questo tema. Vorrei chiedere al Ministro Fitto: se non definisce le funzioni fondamentali all'esame della Conferenza unificata per il codice delle autonomie, tutta questa riforma a cosa serve? La banca dati a cosa serve? Le Commissioni e i loro poteri a cosa servono? Gli organismi tecnici a cosa servono? Il paniere dei tributi a cosa serve, se non si sa cosa deve finanziare nel sistema delle autonomie, dei comuni e degli enti locali in genere? Il Ministro Fitto deve rispondere a queste domande e noi dell'Unione di Centro ancora stiamo aspettando.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tabacci 2.107, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, ieri sera il Ministro per i rapporti con le regioni ha dichiarato, in quest'Aula, che c'era stata la convergenza unanime dei presidenti delle regioni sul testo in materia di federalismo e addirittura sui meccanismi che prevedevano il loro coinvolgimento. Come avevo anticipato ieri sera, senza avere risposte dal Ministro, leggiamo oggi sui principali quotidiani del Paese che la presidente della regione Piemonte, Bresso, dice no al federalismo, con espressioni molto forti, addirittura dichiarando che siamo di fronte a un disegno ingannevole che si annuncia come federale ma che di federalismo non ha proprio nulla. Forse il Ministro Fitto, in proposito, dovrebbe e potrebbe dire qualcosa.
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
, Signor Presidente, intervengo solo per dire all'onorevole Vietti che gli invierò copia del verbale della Conferenza unificata, con il voto unanime sul testo di cui stiamo discutendo. Se alcuni componenti della medesima Conferenza, ovvero alcuni presidenti, nella sede preposta votano in un modo e sui giornali dicono cose differenti, io non posso certamente inseguire questi singoli atteggiamenti .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo per dire con affetto all'onorevole Vietti che, se fossi in lui, eviterei di utilizzare la lettera della presidente Bresso, perché tale lettera, nei suoi contenuti, sostiene delle linee che sono del tutto antitetiche a quelle che l'UdC sta portando avanti, in queste ore, in Aula. Quindi, citare quella lettera, per l'UdC, non mi sembra la cosa migliore in questo momento.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, onorevole Causi, poiché chiama in causa l'onorevole Vietti, vorrei farle notare che il problema non è che l'onorevole Bresso sostiene una cosa diversa da quello che dice l'onorevole Vietti, ma è che sostiene cose molto diverse da quelle che sostiene lei .
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 2.109, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, ritiriamo l'emendamento perché il suo contenuto è stato accettato in relazione ad un'altra parte del testo.
. Sta bene. Passiamo all'emendamento Borghesi 2.111.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, poiché ne abbiamo discusso ieri, in altra parte, ritiriamo l'emendamento.
. Sta bene. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.600 delle Commissioni, accettato dal Governo.
, . Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, vorrei dire che, quando le Commissioni hanno proposto al Partito Democratico questo emendamento che recepiva il contenuto dell'emendamento Sereni 2.110, noi siamo stati favorevoli e quindi abbiamo ritirato il nostro emendamento. In questa proposta emendativa presentata dalle Commissioni introduciamo un ulteriore paletto alla di attuazione del processo di riforma. Con la sua approvazione il Governo prende l'impegno di adottare, entro ventiquattro mesi, un secondo decreto legislativo, dopo il primo che abbiamo già impegnato il Governo ad adottare entro dodici mesi, che contiene la determinazione dei costi e dei fabbisogni standard sulla base dei livelli essenziali delle prestazioni così come stabilisce l'articolo 19. Si tratta di un paletto importante perché significa che, per definire costi e fabbisogni, occorrerà prima aver definito i livelli essenziali delle prestazioni sulla base della legislazione statale. È un impegno molto forte che il Governo prende e noi vigileremo nei prossimi mesi con grande forza, affinché questo impegno sia rispettato. Infatti l'intero impianto del processo di riforma si basa su una congrua definizione dei livelli essenziali delle prestazioni dei settori della sanità, dell'assistenza, dell'istruzione, delle funzioni fondamentali dei comuni e quindi, in sostanza, in una riforma importante delle politiche di pubblico di prossimità in Italia. Pertanto l'architrave di livelli essenziali e le modalità con cui questi verranno trasferiti nei costi e nei fabbisogni standard è, a nostro modo di vedere, il vero cuore della riforma, prima ancora della parte meramente fiscale e finanziaria che è il cuore, invece, del provvedimento al nostro esame.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà per un minuto.
. Signor Presidente, questa è la riprova di quanto abbia ragione il gruppo Unione di Centro nel porre tali questioni. Andiamo a porre un paletto, come ha detto il collega, sui livelli essenziali vigenti e su quelli che si dovranno definire sicché, in base al comma 1- dell'articolo 19, onorevole Causi, dovremmo avere un doppio binario per definire i livelli essenziali. In primo luogo, si dovrà riconoscere quelli esistenti parametrati, fra le altre cose, sui LEA e, in secondo luogo, quelli che il Governo dovrà definire. Si ponga questa domanda...
. La prego di concludere.
... sulle funzioni fondamentali: mentre tutto questo impianto potrà andare avanti sui livelli essenziali, non potrà mai camminare sul sistema degli enti locali. Ecco che i ventiquattro mesi che valgono per uno, non potranno più valere per gli altri se non esiste il Codice delle autonomie. Questa è la riprova che abbiamo ragione.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, anche il mio gruppo ritiene significativo questo elemento di novità perché, da una situazione in cui per i decreti legislativi non erano precisate date e contenuti, siamo ora in presenza, quantomeno, di un orizzonte temporale definito per i primi due decreti ed anche di contenuti specifici. Tutto questo risponde a quell'esigenza che manifestavamo prima del raccordo con gli enti locali poiché, considerato che ogni decreto legislativo deve essere preceduto da un'intesa in sede di Conferenza unificata, è evidente che questo garantisce, anche sul piano dei contenuti, un coinvolgimento pieno delle autonomie locali e, come vedremo poi, della Commissione bicamerale. Avremmo preferito un coinvolgimento più forte delle Commissioni parlamentari, ma di questo discuteremo più avanti.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.607 delle Commissioni, accettato dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
, . Signor Presidente, confermo che le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Giudice 2.112.
. Il Governo?
, . Signor Presidente, chiedo di accantonare l'esame dell'emendamento Giudice 2.112. Il parere del Governo, su tale emendamento, non mi risulta che sia favorevole in quanto esso fa riferimento allo statuto speciale e, nell'articolo 2, non si parla delle regioni a statuto speciale. Pertanto, preferirei che l'esame di tale emendamento venisse momentaneamente accantonato.
. Il relatore?
, . Concordo con quanto richiesto dal Ministro Calderoli.
. Sta bene. L'emendamento Giudice 2.112 è pertanto accantonato. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sereni 2.113, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione
. Signor Presidente, faccio notare una simpatica coincidenza. La legge delega sarà approvata oggi, in questi giorni o, al massimo, in queste settimane in corrispondenza alle elezioni europee e provinciali. Tra 12 mesi vi sarà il primo decreto legislativo, guarda caso in coincidenza con le elezioni regionali. Dopo altri 12 mesi vi saranno i vari decreti legislativi del 2011 e, 24 mesi dopo, i decreti correttivi, guarda caso in corrispondenza delle elezioni politiche. Cari colleghi, credo che dobbiamo aprire gli occhi. Chi non vuole aprire gli occhi evidentemente ha scelto... dà fastidio me ne rendo conto, ma questa è la realtà di un federalismo che si è costruito per esigenze politiche ben distanti dalle esigenze degli italiani e degli stessi italiani che vogliono il federalismo .
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 2.114, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
, . Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'emendamento Giudice 2.112.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giudice 2.112, accettato dalle Commissioni e dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, vorrei dire che il Ministro Calderoli ha correttamente citato l'articolo 64 quando voleva riferirsi ad alcuni emendamenti che prevedevano delle maggioranze qualificate. La norma che lei ha citato, signor Ministro, dice esattamente che la regola è la maggioranza semplice, salvo che la Costituzione precisi diversamente. Devo dire, però, che l'emendamento dell'onorevole Lanzillotta - il Ministro è troppo attento per non cogliere questa sfumatura - quando chiedeva un parere vincolante, attribuiva il carattere vincolante al raggiungimento dei due terzi. Dunque, signor Ministro, lei capisce che lo schema è quello dell'articolo 138 della Costituzione: anche in esso si prevede che la riforma costituzionale può essere approvata con la maggioranza assoluta, ma se si raggiungono i due terzi si ha un effetto ulteriore. Questo era l'ordine di idee dell'emendamento Lanzillotta che sottoponeva ad un paletto ulteriore non la deliberazione - perché per la deliberazione comunque era richiesta la maggioranza semplice - ma, nel caso in cui fosse stato quel questo avrebbe avuto un effetto particolare. Quindi occorre precisare da subito questa cosa. Vorrei dire, però, che il Governo non può sottovalutare il fatto che da circa quattro ore, sommando quelle di oggi a quelle di ieri, gli emendamenti trattano la questione di dare un ruolo particolare ed un peso particolare alle Commissioni. Del parere vincolante si può poi discutere, ma si tratta di dare un peso particolare alle Commissioni, perché questa è una delega molto lunga e molto complessa. Ha ragione l'onorevole Casini quando dice che può apparire sospetta quella scadenza dei termini, però non credo sia questo il discorso. Tuttavia, voglio ricordare un caso di una delega molto significativa - i colleghi della giustizia la ricordano bene -, ossia la riforma del codice di procedura penale, che è stata una grande riforma del codice. Signor Ministro, era il periodo in cui i codici si riformavano con una legge delega ed una Commissione bicamerale, mentre adesso - è competenza di Alfano, quindi lei non ne può essere coinvolto - riformiamo il codice di procedura civile con un collegato alla finanziaria. È cambiata l'epoca e il Parlamento è utilizzato un po' «a gettone». In quel provvedimento - lo dico perché è forse la madre di tutte le leggi delega di grande respiro - si diceva, come ha ricordato anche il collega Bressa, che entro tre anni dall'entrata in vigore di un nuovo codice di procedura penale il Governo della Repubblica poteva emanare disposizioni integrative e correttive nel rispetto dei principi e su conforme parere. Dunque, il comma 7 del quale stiamo parlando non si riferisce ai decreti principali, ma ai decreti correttivi per cui è il Governo stesso che si corregge. Allora, credo sia naturale dire al Governo - che gestisce questo complesso procedimento senza precedenti e più complesso del codice di procedura penale - che ci si renda conto del fatto che, almeno in questa fase, nel comma 7 sui decreti correttivi (che sono quasi una nuova delega e una riapertura della delega), occorre che il peso della nuova Bicamerale che andiamo istituendo sia di maggiore spessore. Chiedo scusa al Ministro se rivelo una cosa che mi ha riferito in quest'aula. Il Ministro mi ha detto l'altro giorno: «È un po' pericoloso perché nelle Commissioni parlamentari si possono formare delle maggioranze di tipo territoriale e trasversale». Lo capisco.
. La prego di concludere.
. Rimane però un punto: se questo pericolo c'è, domando al Ministro se è meglio che sia gestito nel chiuso del Governo o nella trasparenza dell'Aula parlamentare. Infatti, anche questa è democrazia .
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sereni 2.115, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, sull'articolo 2 noi ci asterremo, non per ciò che c'è, ma per ciò che manca. Questo articolo plasma l'intero provvedimento e per questo è, a nostro giudizio, così importante. Il federalismo fiscale è un tratto di riforma statuale a lungo incubato, che giunge a compimento grazie ad un'intensa riflessione culturale che ha coinvolto le forze politiche. Costituisce non un regalo - o ancor peggio un cedimento - a chicchessia, ma l'attuazione di una riforma della Costituzione pensata unitariamente nella cosiddetta Bicamerale D'Alema, varata nel 2001 dalla maggioranza di centrosinistra con un consenso vasto, seppur non formalmente espresso per ragioni di cattiva politica, confermata dagli italiani con il referendum popolare, riproposta dal Governo Prodi dopo cinque anni di latitanza del Governo Berlusconi. Al tema del federalismo ci ha richiamato più volte con convinzione il Presidente della Repubblica. Come si evince chiaramente da questo articolo, non stiamo discutendo di ma di un progetto di riforma che, grazie al lavoro fatto - su questo vorrei insistere - si pone obiettivi utili all'Italia, come la riduzione delle disuguaglianze, la responsabilizzazione delle classi dirigenti, migliorare efficacemente e con trasparenza il sistema per assicurare migliori diritti ai cittadini e anche più competitività al sistema di impresa. Quando abbiamo contrastato con determinazione la l'abbiamo fatto in nome del federalismo, non del centralismo. Non abbiamo mai pensato al federalismo che in esclusività trattiene risorse con un meccanismo redistributivo che toglie a chi ha già di meno. Da tempo immaginiamo un federalismo delle opportunità. Gli emendamenti introdotti su proposta nostra vanno in questa chiara direzione. Meglio sarebbe stato accoglierne altri. L'accoglimento di molte nostre proposte rafforza il valore unitario, anziché divisivo, del federalismo fiscale. La progressività dell'IRPEF, principio cardine di ogni moderna democrazia e il superamento del concetto di esclusività territoriale del prelievo; la definizione dei LEP (livelli essenziali di prestazioni) su iniziativa parlamentare e la stretta connessione tra fabbisogno, servizi e costi standard; la verticalità della perequazione in relazione ai servizi fondamentali; il concorso degli enti locali nella lotta all'evasione fiscale secondo una logica premiale; la fiscalità di sviluppo in particolare nelle aree sottoutilizzate. Così come delineato in questo articolo, dunque, anche con gli emendamenti approvati in Aula in questi due giorni, non c'è un federalismo di chi corre per lasciare indietro altri. È frutto non del caso, non di un generico e vacuo dialogo, ma della tenacia dell'azione politica e parlamentare che abbiamo condotto, altro che accondiscendenza. Che cosa manca dunque? Manca un ruolo adeguato del Parlamento sugli atti conseguenti alla legge delega - la Commissione bicamerale è importante - tale da non configurare una delega in bianco al Governo; serve rafforzare il ruolo centrale del Parlamento nell'azione di indirizzo e controllo, come ha detto chiaramente il collega Bressa. Manca l', vale a dire il federalismo istituzionale, manca il nuovo ordinamento del sistema delle autonomie, tema su cui abbiamo molto insistito e che dovrebbe costituire il perno su cui si regge il federalismo fiscale. La collega Lanzillotta più volte ci ha richiamato al fatto che prima dell'articolo 119 della Costituzione viene l'articolo 118, ed ha ragione; il Governo cerca di recuperare tardivamente, con un successivo disegno di legge delega. Prendo per buone le intenzioni del Ministro Calderoli, ribadite anche ieri con responsabilità in Aula, ma è un errore serio questa doppia velocità, che porta con sé l'inserimento in questo testo di aggiustamenti ordinamentali confusi e impropri. Non si affronta con convinzione e determinazione il tema cardine di un sistema federale: la sussidiarietà.
. La prego di concludere.
. Finisco. Ciò limita di molto le potenzialità del provvedimento. Per questo chiediamo di accelerare la definizione del codice delle autonomie senza attendere i primi decreti, in modo che federalismo fiscale e federalismo istituzionale possano concretizzarsi in parallelo. Poi i tempi lunghi della decretazione possono ingenerare incertezze, negatività e una sorta di disordine. Questo ci preoccupa assai più dei conti perché penso che nessuno sia interessato al del Paese. I tempi per l'emanazione dei decreti attuativi vanno contenuti maggiormente. Per queste ragioni ci asteniamo sull'articolo 2. Proseguiremo la nostra azione di ulteriore miglioramento della legge nella discussione degli articoli successivi e terremo - stiano sicuri i colleghi - gli occhi bene aperti e vigili .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, l'articolo 2 segna i criteri direttivi dell'esercizio della delega e, nel complesso, è un articolo che da questo punto di vista a noi sembra ben redatto, tiene conto sia delle proposte del Governo sia del lavoro del Parlamento. Naturalmente esiste un problema a monte che io avevo sollevato nella discussione sulle linee generali e a cui ha fatto riferimento - e di questo lo ringrazio - il Ministro Calderoli nel suo intervento di ieri. Il problema è che questo provvedimento sul federalismo fiscale rischia di determinare una lievitazione della spesa pubblica complessiva del nostro Paese. La riparte in maniera diversa, fra i diversi livelli delle autonomie (comunali, provinciali e così via), ma rischia di aumentare il carico della spesa pubblica. Così avvenne quando vennero istituite le regioni e questo è il rischio che si determina in questo momento. Il provvedimento dà ad alcune regioni del nord maggiori mezzi e nello stesso temo garantisce alle regioni del Mezzogiorno che non diminuiranno i loro mezzi: di conseguenza, poiché non vediamo in cosa consista la riduzione della spesa complessiva, il rischio è che l'Italia vedrà, attraverso questo provvedimento, un aumento complessivo del costo delle pubbliche strutture e quindi un aumento della pressione fiscale o un aumento del deficit annuale. Questa è la ragione per la quale, nonostante le rassicurazioni, non siamo soddisfatti. Se vedessimo un provvedimento di abolizione delle province capiremmo che c'è una volontà vera di ridurre i costi. Poiché questo non c'è annunziamo la nostra astensione su questo articolo.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, il nostro giudizio complessivo sull'articolo 2 prende spunto da quanto è avvenuto con le modifiche nelle Commissioni con le modifiche in Aula. Noi avremmo voluto certamente degli interventi più precisi, sia sul piano della tempistica, sia sul piano dei contenuti in alcuni aspetti che riguardano in parte la questione dei bilanci degli enti locali, in parte la questione dei livelli della partecipazione degli enti nella definizione dei livelli essenziali. Però, dobbiamo anche prendere atto che alcune delle nostre richieste non sono contenute nell'articolo 2, dove noi avevamo proposto di inserirle, ma in un'altra parte del provvedimento. D'altronde, anche le aggiunte che sono state approvate all'articolo 2 non solo per quanto riguarda la relazione tecnica, che evidenzia gli effetti delle disposizioni dei decreti legislativi dal punto di vista del saldo della legge finanziaria, dell'indebitamento netto e del fabbisogno del settore pubblico, ma anche altre modifiche e - lo ripeto - quelle che non appaiono qui perché sono state accolte in un'altra parte provvedimento, ci portano ad esprimere un voto favorevole sull'articolo 2.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà, per un minuto.
. Signor Presidente, il cuore dell'articolo 2 è la struttura della delega, la richiesta motivata di un parere vincolante della Commissione bicamerale era unanime da parte di tutte le opposizioni. Tra l'altro, abbiamo apprezzato la posizione dell'onorevole Bressa in contrasto con la tesi del Ministro Calderoli. Ovviamente noi ne tiriamo conseguentemente le posizioni e annunciamo il nostro voto convintamente contrario .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà, per un minuto.
. Signor Presidente, i problemi che abbiamo sollevato sull'articolo 2 restano tutti lì: ci sono problemi di anticipazione dei correttivi ordinamentali rispetto all'introduzione del sistema fiscale federalista, problemi connessi alla delega in bianco che abbiamo dato al Governo senza alcun controllo da parte del Parlamento, nonché problemi inerenti al coordinamento del sistema fiscale con le imposte che abbiamo introdotto. Non mi spiego come i partiti che hanno condiviso con noi questa battaglia, in questo momento si possano astenere sull'articolo 2, che è esplosivo rispetto al provvedimento che stiamo esaminando e niente, nessuno...
. Presidente, il tempo!
. Tempo!
. Scusate, colleghi, mancano dieci secondi. Il collega dell'UdC può intervenire a titolo personale, il suo gruppo non ha ancora esaurito il tempo per interventi a titolo personale, come ha detto il Presidente, quindi permettete al collega dell'UdC di concludere il proprio intervento. Siamo in fase di votazione. Ho capito l'osservazione dei colleghi perché sono le 11,34 ma, come tutti i colleghi sanno, non si può interrompere la seduta se siamo in fase di votazione. Prego, onorevole Galletti, prosegua .
. Grazie, signor Presidente. Non riesco a capire come rispetto ad un articolo così impattante su tutto il disegno di legge, in cui non è passato alcuno dei problemi che noi abbiamo condiviso con l'altra parte dell'opposizione, oggi si possa votare ...
. La ringrazio, onorevole Galletti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, dalla ditta che fino ad ora ha offerto prodotti come le classi le impronte digitali ai bambini, la caccia ai rom, gli incendi di Lampedusa, il reato di clandestinità, i medici e i maestri spioni, le ronde padane e i bambini fantasma che non dovranno essere segnati all'anagrafe quando nascono, non accetto la riforma fiscale nel modo in cui viene presentata, perché è una scatola vuota ed è pericolosa in quanto si tratta di un disegno di legge delega. Prego vivamente di considerare il voto contrario a questo articolo 2.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romano. Ne ha facoltà, per un minuto.
. Signor Presidente, intervengo per segnalare ai colleghi che il gruppo dell'UdC, l'unico che sta facendo opposizione a questo provvedimento, non ha utilizzato alcuna forma di né di ostruzionismo, quindi chiederei un po' più di rispetto. Quando, in un momento così importante, si interviene su un argomento che è il cuore del provvedimento che stiamo esaminando, chiedo che ci venga data almeno la possibilità di esprimere il nostro pensiero .
. Invito i colleghi a prendere posto. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato. Dichiaro aperta la votazione.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, colleghi deputati, oggi sono quindici anni che Don Peppino Diana non c'è più. Fu ucciso nella sacrestia della sua chiesa a Casal di Principe proprio nel giorno del suo onomastico. Era una voce libera che si alzava da un territorio sotto ricatto e fu ucciso da un clan di camorra di cui oggi si parla grazie al lavoro di scrittori come Saviano e di magistrati come Cantone. All'epoca pochi sapevano chi fossero i Casalesi, quale potenza di fuoco fossero in grado di esprimere, quale capacità pervasiva di penetrazione sui territori avessero. Così potenti e così arroganti da varcare il portone di una chiesa di prima mattina, entrare in una sacrestia, chiamare Don Peppino, aspettare che si girasse e sparargli al volto come si fa contro chi ha il vizio di parlare troppo. In questi 15 anni il dolore per la morte di Don Peppino non si è mai sopito e grazie al lavoro di Don Luigi Ciotti e alla rete di associazioni antimafia nel territorio il nome di Don Peppino è oggi un simbolo. Stamattina a Casal di Principe si raduneranno proprio in quei luoghi migliaia di ragazzi. Sarà una giornata di riflessione, di impegno e di testimonianza. Sabato 21 marzo, a Napoli, si celebrerà la giornata nazionale delle vittime di mafia. Vorrei concludere questo ricordo con una frase che Don Peppino usò in un suo documento. Era il Natale del 1991 e chiese la firma di molti parroci dell' casertano. Incassò qualche rifiuto, ma raccolse anche diverse adesioni. Il suo era un atto di denuncia contro la camorra e un appello alla Chiesa, affinché si facesse alfiere della lotta alla criminalità, con un invito ai preti a parlare chiaro nelle omelie. Il titolo di quel documento era: «Per amore del mio popolo non tacerò». Ma, non è il silenzio la morte delle parole: è la parola vuota, priva di forza e di significato, la parola venduta e comprata, che dilata il tempo, che non risolve, che procrastina, illude e delude. Allora, facciamo in modo che quella frase risuoni anche nel nostro lavoro politico, in quest'Aula, nel nostro impegno quotidiano: il coraggio della denuncia, il coraggio della lotta contro la criminalità e contro le ingiustizie, il coraggio di ricordare non solo con le parole, ma con le azioni, i gesti e i fatti
. La Presidenza si associa nel ricordo della figura di Don Peppino Diana alle parole dell'onorevole Luisa Bossa. Come preannunciato, sospendo la seduta, che riprenderà alle 12,30.
. Ricordo che, prima della sospensione della seduta, era stato da ultimo respinto l'articolo aggiuntivo Miotto 2.01.
. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate . Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti e, in particolare, in riferimento all'emendamento Vietti 3.1, che chiede, di fatto, la soppressione dell'articolo 3, che è un articolo importante che prevede l'istituzione della Commissione parlamentare per l'attuazione federalismo fiscale. Si tratta di un articolo che è stato anche oggetto di dibattito nelle Commissioni fino ad un'ora fa, e che, prevedendo l'istituzione di una Commissione parlamentare composta da senatori e deputati nominati rispettivamente dal Presidente del Senato della Repubblica e dal Presidente della Camera dei deputati, rappresenta una parte sostanziale del provvedimento in esame. Nelle Commissioni bilancio e finanze tale articolo è stato anche modificato con l'aggiunta della previsione della designazione dei membri da parte dei gruppi parlamentari (in modo da rispecchiarne la proporzione) e con la previsione della nomina del presidente della Commissione da parte del Presidente del Senato della Repubblica e del Presidente della Camera dei deputati. L'articolo 3 è stato, quindi, già valutato in sede di dibattito nelle Commissioni. Come dicevo prima, infatti, è stata prevista la possibilità anche per i gruppi parlamentari di partecipare alla sua composizione, affinché la delega che il Governo riceverà a seguito del voto finale al provvedimento potrà essere, comunque e sempre, verificata e controllata. Non esiste, dunque, quella politica di esautoramento delle prerogative del Parlamento che talune parti della minoranza invocano in riferimento al provvedimento. Anzi, il Governo e la maggioranza, hanno accettato che parte dei componenti della Commissione parlamentare vengano designati e decisi dai gruppi parlamentari stessi
. Bravo!
. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pugliese. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, credo che dietro questo disegno di legge vi sia anche una proposta politica di riforma che va nel senso di incentivare la responsabilizzazione delle classi politiche e di razionalizzare la spesa pubblica, comportando gradualmente l'eliminazione degli sprechi e dello sperpero di risorse, che troppo spesso affliggono le amministrazioni. Oltre a questo risultato di carattere politico, di per sé meritorio, il federalismo fiscale ci riporta alle basi stesse della democrazia moderna, ossia al principio della cultura anglosassone del Solo avvicinando i cittadini al prelievo fiscale e alle strutture di Governo più vicine alla vita quotidiana dei cittadini, questi ultimi potranno percepire il rapporto tra quanto è stato corrisposto in tributi e i benefici che sono stati ricevuti in servizi. Il federalismo fiscale, quindi, consente di porre rimedio ad una paradossale contraddizione di questi ultimi tempi: da un lato, l'attribuzione di un ruolo sempre più rilevante alle regioni, dall'altro, la conservazione di un sistema basato su entrate accentrate in capo allo Stato e una finanza regionale ancora derivata. L'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione è una grande occasione di crescita democratica e di responsabilità politica. Si tratta di un grande progetto in grado di incidere concretamente sui rapporti tra Stato e regione, imponendo il recupero della trasparenza e della correttezza amministrativa nei confronti dei cittadini, ed è per questo motivo che noi parlamentari di maggioranza sosteniamo con forza questo importante disegno di legge.
. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 3 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
, Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario su tutti gli emendamenti presentati all'articolo 3, ad eccezione dell'emendamento 3.600 delle Commissioni, di cui raccomandano l'approvazione, del 3.500 del Governo, che accettano, nonché dell'emendamento Sereni 3.18, sul quale il parere è favorevole, a condizione che venga riformulato nel modo seguente: «b-bis) sulla base dell'attività conoscitiva svolta, formula osservazioni e fornisce al Governo elementi di valutazione utili alla predisposizione dei decreti legislativi di cui all'articolo 2». Pertanto - lo ripeto - il parere sull'emendamento Sereni 3.18 è favorevole, a condizione che sia accolta dai colleghi firmatari la riformulazione testé illustrata. Il parere sugli altri emendamenti - come già detto - è contrario.
. Il Governo?
, . Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
. Passiamo alla votazione dell'emendamento Vietti 3.1. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, con l'emendamento in esame chiedo l'eliminazione della natura transitoria della Commissione parlamentare, che è una duplicazione della Commissione bicamerale che già abbiamo per le questioni regionali. Infatti, non riesco a capire come questa Commissione possa operare, tenendo conto di questo dualismo già presente nel nostro ordinamento parlamentare. Il comma 2 dell'articolo 3 dispone che essa assicura il raccordo con le regioni avvalendosi, per la consultazione, di un comitato esterno di rappresentanti delle autonomie territoriali. Chiaramente, è un fatto che non ha alcun raccordo con quello che già sussiste.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 3.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Ma no, Presidente! Io ho diritto di votare! Lei ora deve annullare la votazione perché io ho diritto di votare!
. Mi dispiace, non l'avevo vista, onorevole Consolo, non è stato segnalato ma come sa possiamo provvedere. Peraltro, si tratta di una votazione senza nessun equivoco sui risultati. Avverto che, a seguito dell'eventuale approvazione della nuova formulazione dell'emendamento 3.500 del Governo, risulteranno preclusi gli emendamenti Giudice 3.6, Marinello 3.7, Ciccanti 3.8 e La Loggia 3.9. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.500 del Governo, accettato dalle Commissioni. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, con l'emendamento 3.14, a mia prima firma, intendiamo rafforzare il ruolo del Parlamento nel processo che porterà a scrivere il federalismo. Infatti, la legge delega stabilisce soltanto se siamo favorevoli all'ipotesi di un federalismo fiscale oppure no. La scrittura del federalismo avverrà con i decreti legislativi. Pertanto, non comprendiamo per quale motivo il parere del Parlamento non assuma il carattere di un parlare vincolante, premesso che, come è scritto in altra parte del testo, i decreti legislativi vengono emanati dopo l'intesa con la Conferenza Stato-regioni e autonomie locali. Dunque, non riteniamo che il Parlamento possa avere un ruolo diverso e meno significativo di quanto abbia la pur autorevole Conferenza Stato-regioni e autonomie locali. Per tale motivo chiediamo che i pareri della Commissione siano vincolanti.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 3.14, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, ho sollevato il braccio per segnalare l'indisponibilità del sistema. Vorrei essere messo in condizioni, così come molti altri colleghi, di potere esercitare il mio diritto al voto. Non è la prima volta che succede e chiedo di potere esercitare il mio sacrosanto diritto di poter votare!
. Va bene, onorevole. Passiamo alla votazione dell'emendamento Sereni 3.18. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal relatore.
. Signor Presidente, intervengo innanzitutto per accettare la riformulazione proposta dal relatore e per dire che, a questo punto, abbiamo arricchito di una funzione importante il lavoro della Commissione bicamerale. Infatti, nel testo originario la Commissione bicamerale aspettava, per poter lavorare ed esprimere i suoi pareri, che il Governo emanasse i decreti. Con l'emendamento in esame, così come riformulato, la Commissione bicamerale, sulla base dell'attività conoscitiva svolta (quindi il Parlamento, indipendentemente dal Governo, potrà anche in modo autonomo avviare attività conoscitive), sarà in grado di formulare osservazioni e fornire al Governo elementi di valutazione, quindi con un potere di indirizzo. Riteniamo molto utile avere integrato il testo in tale direzione, perché vi sono due elementi in più di garanzia per il Parlamento: in primo luogo un'attività indipendente di tipo conoscitivo, in secondo luogo un'attività di indirizzo. Ciò, tra l'altro, porterà il nostro gruppo ad esprimere sull'articolo 3 un voto favorevole, ricordando che i nostri dubbi relativi alle ulteriori garanzie in merito alla vincolatività e al rafforzamento dei poteri delle Commissioni attenevano all'articolo 2, su cui infatti ci siamo astenuti. A questo punto l'istituzione della Commissione bicamerale, che è stata chiesta dal Partito Democratico fin dall'esame del provvedimento in Senato, e l'ulteriore rafforzamento delle sue funzioni che arriva con l'emendamento in esame ci portano a dichiarare che esprimeremo sull'articolo 3 un voto favorevole.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sereni 3.18, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, abbiamo votato a favore sia dell'articolo 1, che dell'articolo 2 del provvedimento in esame. Tuttavia, l'articolo 3 ci lascia una serie di perplessità, legate non tanto all'esistenza della Commissione bicamerale, quanto al ruolo che effettivamente sarà svolto dal Parlamento, che mi sembra subire, addirittura, una sorta di rispetto al ruolo che, con riferimento ai decreti legislativi - come ho detto in precedenza - svolgerà la Conferenza unificata. È vero che alcune modifiche hanno un po' rafforzato questo ruolo, ma a noi sembra che in relazione al federalismo - che, lo ripeto, si andrà a scrivere e a declinare, non oggi con questo provvedimento, ma con i decreti legislativi successivi - il ruolo del Parlamento sarebbe dovuto essere esaltato. Quindi, in questo senso, il parere espresso dalla Commissione bicamerale doveva essere, a nostro giudizio, vincolante. Tenendo conto, comunque, delle modifiche che hanno un po' rafforzato quel ruolo, pur non arrivando a quanto chiedevamo, nel votare questo articolo ci asterremo.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo non per esprimere la posizione del gruppo del Partito Democratico, alle cui decisioni naturalmente mi conformerò, ma per esprimere, con riferimento all'articolo 3 del provvedimento in esame, una mia posizione critica. Non ho per nulla condiviso l'idea di istituire una commissione a cui affidare a l'esame dei decreti attuativi della riforma del federalismo fiscale. Oltre a motivi di dubbia costituzionalità - la legge costituzionale n. 3 del 2001, infatti, fa riferimento specifico all'articolo 119 della Costituzione nel prevedere l'integrazione della Commissione per le questioni regionali con i rappresentanti delle regioni e delle autonomie locali - non mi sembra che abbia molto senso prevedere una nuova «bicameralina», seppure aperta alla partecipazione dei rappresentanti delle amministrazioni locali.
. La invito a concludere.
. Avevo un minuto, signor Presidente? Non mi sembra! Ho precisato che non esprimo la posizione del gruppo, ma che, comunque, mi adeguerò ad essa.
. Onorevole Ria, trattandosi di una posizione personale, ha un minuto a disposizione. La prego, concluda il suo intervento.
. Signor Presidente, non sto esprimendo un voto in difformità rispetto al mio gruppo. Infatti, voterò a favore dell'articolo 3. Lo ripeto: non sto votando in difformità, ma sto dando le motivazioni al mio voto favorevole. Quindi, penso che mi debba essere dato il tempo per esprimere compiutamente queste motivazioni. Se non è possibile, naturalmente concluderò il mio intervento.
. Onorevole Ria, è ovvio che sarà il suo gruppo ad avere qualche problema in proposito.
. Non lo so. Poiché non era stato indicato nessuno per intervenire, penso di poter avere cinque minuti di tempo a disposizione. Naturalmente, non ne faccio una questione di vita o di morte.
. Cinque minuti? Va bene. Onorevole Ria, le sono rimasti tre minuti. Prego, concluda il suo intervento.
. Come dicevo, non comprendo il motivo per il quale si debbano cercare nuovi e alternativi percorsi che conducono all'istituzione di nuove Commissioni, quando il nostro ordinamento contiene una norma transitoria di rango costituzionale che demanda ai Regolamenti parlamentari la possibilità di prevedere l'integrazione della Commissione parlamentare per le questioni regionali con rappresentanti di regioni e delle autonomie locali. Qual era lo scopo dell'articolo 11 della legge costituzionale n. 3 del 2001? Nell'economia generale della riforma del Titolo V della Costituzione questa norma avrebbe garantito la transizione dal federalismo amministrativo attuale al federalismo costituzionale futuro, consentendo che tutto ciò avvenisse nel rispetto degli interessi di tutti i soggetti che compongono la Repubblica, secondo la definizione dell'articolo 114 della Costituzione. Invece, ci siamo messi lungo il percorso dell'istituzione di una nuova Commissione integrata da un Comitato. Il Governo deve chiedere il parere alla Commissione, che può avere l'apporto di un Comitato composto da rappresentanti delle autonomie territoriali, che però non hanno alcun diritto di voto. Credo che sarebbe stato più opportuno intraprendere la strada maestra prevista dalla Costituzione. Naturalmente voterò a favore dell'articolo, adeguandomi alla posizione del gruppo.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, in segno di apprezzamento e di tributo al «genocidio» di buoni emendamenti falcidiati dal potere apparentemente inarrestabile della Lega, dichiaro ancora una volta il mio «no» a questo articolo 3 e, in generale, al federalismo «in scatola».
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, il gruppo dell'Unione di Centro esprimerà un voto di astensione sul presente articolo, facendo notare che c'è tanto federalismo in questo articolo 3 da tenere fuori le componenti delle autonomie da una Commissione bicamerale che esiste e avrebbe dovuto funzionare; si mettono fuori dalla porta, con il cappello in mano, per dare istruzioni ad una Commissione che non esiste nel nostro ordinamento e che viene istituita appositamente.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione l'intervento dell'onorevole Ria nella totale disattenzione dell'Aula. Egli ha sostenuto argomenti molto giusti, però, quando si dicono cose giuste, bisogna anche essere consequenziali. Poiché sottoscrivo per intero il suo intervento, anche in difformità dal mio gruppo voterò contro l'articolo 3.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, la mia dichiarazione a nome del gruppo riprende quanto dichiarato dall'onorevole Causi. Questo organismo parlamentare, per quanto possa sfuggire ad alcuni, rappresenta una vera novità e ha un grande rilievo; credo che possa costituire la cabina di regia del Parlamento per quanto riguarda l'attività del federalismo fiscale. Esso ricopre tre funzioni e soprattutto desidero ricordare quella aggiunta dall'emendamento approvato poco fa: da un lato la Commissione esprime pareri, quindi ha una funzione consultiva; dall'altro esprime attività di indirizzo, con riferimento soprattutto alla questione che ho affrontato nel mio intervento precedente in relazione anche ai decreti correttivi; infine, svolge un'attività di verifica dello stato di attuazione di quanto previsto dalla presente legge. Non sottovalutiamo tali aspetti; credo, anzi, che sia giusto esprimere un voto positivo proprio in relazione agli elementi aggiunti durante il dibattito parlamentare, perché questa è la vera grande novità dal punto di vista parlamentare, questa cabina di regia che a mio avviso funzionerà.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato. Dichiaro aperta la votazione.
. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
, Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario su tutte le proposte emendative - sono pochissime - fatta eccezione per gli identici emendamenti Duilio 4.5 e Zorzato 4.6 sui quali il parere è favorevole.
. Il Governo?
, . Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Giudice 4.1 e Messina 4.2. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, vedo che non è solo il nostro gruppo che ha presentato questa proposta emendativa. Noi proponiamo che la Commissione tecnica paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale abbia come riferimento non il Ministero dell'economia e delle finanze, ma la Presidenza del Consiglio dei ministri. Riteniamo, infatti, che questa collocazione garantisca tale riforma meglio di quella che fa riferimento al Ministero dell'economia. Tra l'altro, dovremmo ripercorrere la storia di quello che è avvenuto in questi mesi per capire che, oltre al Presidente del Consiglio, di fatto, nel Governo, c'è solo un altro decisore, che è il Ministro «Robin alla rovescia» Tremonti. Pertanto, accentrare ulteriormente nel medesimo Ministero anche il funzionamento di questa Commissione a noi sembra un'eccessiva concentrazione e più equilibrio garantirebbe, anche in relazione ai contenuti ed ai compiti della Commissione paritetica, una collocazione organizzativa all'interno della Presidenza del Consiglio dei ministri.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Giudice 4.1 e Messina 4.2, non accettati dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, le amministrazioni statali, regionali e locali vengono chiamate a fornire i necessari elementi informativi sui dati finanziari e tributari dimenticando che uno dei maggiori istituti in grado di fornire dati con una certa attendibilità (anche perché ha dei modelli standardizzati a livello europeo) è l'ISTAT. Sicché, con questo emendamento, vogliamo dare un contributo per definire meglio l'omogeneità dei dati forniti dal sistema delle autonomie.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciccanti 4.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, vorrei solo annunciare il voto favorevole del nostro gruppo sull'articolo 4 che è uscito migliorato, a nostro giudizio, dalle modifiche apportate dalle Commissioni ed anche in Aula. Per tale motivo riteniamo di poter esprimere un voto favorevole sul medesimo articolo.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato. Dichiaro aperta la votazione.
. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate . Nessuno chiedendo di parlare invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
, . Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario su tutti gli emendamenti.
. Il Governo?
, Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 5.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, ne approfitto semplicemente per dire che, poiché in effetti i contenuti e ciò che richiedevamo con questo emendamento risultano ora assorbiti, in qualche modo, all'articolo 2, laddove si stabilisce che i decreti legislativi sono corredati da relazione tecnica che evidenzia gli effetti delle disposizioni recate sul saldo netto da finanziare, sull'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche e sul fabbisogno del settore pubblico, riteniamo, in qualche modo, assorbite le nostre richieste e, pertanto, ritiriamo l'emendamento.
. Sta bene. Prendo atto che l'emendamento Messina 5.4 è ritirato. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Romano 5.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, a nome del gruppo dichiaro che esprimeremo una valutazione positiva sull'articolo 5. È una disposizione che completa il quadro degli organismi che, come avevo detto prima, hanno come epicentro dal punto di vista parlamentare la Commissione bicamerale. Questa Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, in realtà, è un organismo che si può configurare, per alcuni versi, di raccordo con le autonomie ed è quindi molto importante. Vorrei dire che, in qualche misura, ha una funzione-ponte. Nel disegno che il centrosinistra aveva immaginato nella scorsa legislatura - abbiamo parlato ieri abbondantemente del codice o della carta delle autonomie - avevamo, dal punto di vista istituzionale, fatto un progetto più compiuto in termini costituzionali, definendo il nuovo Senato federale, quell'organismo che, tra l'altro, faceva anche un raccordo preciso con i consigli regionali (i due emendamenti dell'onorevole Duilio che sono stati respinti, ma che noi abbiamo appoggiato avevano anche questo tipo di visione). Tuttavia, come dicevo, il Senato federale, nell'interpretazione e nel modello che era stato introdotto nel testo arrivato in Aula in questa Camera, rappresentava la vera novità istituzionale. Oggi sentiamo la mancanza di quel modello perché, se ci fosse, oggi il federalismo fiscale si attuerebbe con maggiore facilità. Però, in attesa che questo avvenga - mi auguro che il centrodestra percorrerà la stessa strada - un organismo di questo tipo è indispensabile e, lo torno a dire, deve essere un organismo che abbia un carattere di specializzazione. Infatti, anche nel rapporto con le autonomie, questo organismo - che ha molteplici funzioni che non sto a ripercorrere - ha proprio lo scopo di realizzare questo raccordo. Quindi, da questo punto di vista, il voto è positivo perché completa il modello istituzionale e anche la cabina di regia parlamentare che funziona a questo riguardo.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, anche il nostro gruppo esprimerà voto favorevole su questo articolo, tanto più che è stato anche accolto un principio, a nostro giudizio, di trasparenza che avevamo proposto e che obbliga la Conferenza a mettere a disposizione della Camera, del Senato e dei consigli regionali delle province autonome tutto il materiale informativo che raccoglierà per lo svolgimento della sua attività. A noi sembra che questo sia un elemento di trasparenza assai importante e quindi confermo il nostro voto favorevole.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, il mio gruppo si asterrà su questo articolo, però vorrei intervenire in dissenso rispetto ad esso per preannunciare il mio voto contrario anche in ragione del fatto che una delle competenze di questa Conferenza permanente è proprio quella di proporre i criteri per il corretto utilizzo dei fondi perequativi. Avevamo proposto un emendamento, respinto dall'Aula, che prevedeva di considerare, nella definizione di questi criteri, anche i divari economici ed i diversi livelli di reddito anche in ragione appunto delle diversità presenti nel Paese. Avrebbe potuto qualificare il testo dell'articolo, ma l'Aula non l'ha approvato, per cui questa è la ragione per cui, in dissenso rispetto al gruppo, preannuncio il mio voto contrario su questo articolo.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà. Come ha detto il collega Occhiuto, il gruppo dell'Unione di Centro si asterrà su questo articolo 5 istitutivo della Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica. Infatti, non riusciamo a capire, alla lettera come questa Conferenza possa concorrere alla definizione degli obiettivi di finanza pubblica per comparto. Francamente, il concorso implica in qualche modo anche una forma di intesa e, se è questo, non è questa la sede, ma quella della Commissione bicamerale per le questioni regionali. Questa confusione non ci convince e, pertanto, ci asterremo.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5. Dichiaro aperta la votazione.
. Passiamo all'esame dell'articolo 6, al quale non sono state presentate proposte emendative. Passiamo dunque ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6. Dichiaro aperta la votazione.
. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate . Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
, Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario su tutti gli emendamenti, tranne che sul 7.600 delle Commissioni di cui le stesse Commissioni raccomandano l'approvazione, sull'emendamento Lanzillotta 7.3 e sull'emendamento Sereni 7.7 sui quali il parere è favorevole.
. Il Governo?
, . Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme.
. Avverto che a seguito della eventuale reiezione dell'emendamento Sereni 7.1 recante principi e criteri direttivi relativi ai tributi delle regioni e alle compartecipazioni al gettito dei tributi erariali, risulteranno preclusi gli emendamenti Sereni 9.19, 11.15 e 19.10, che ne presuppongono l'approvazione, contenendo numerosi rinvii alla disciplina che l'emendamento in questione è volto ad introdurre. Passiamo alla votazione dell'emendamento Sereni 7.1 . Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, so che, essendo le 13,30 dire - come sto per fare - che in realtà è da adesso che entriamo nel vero cuore di questo provvedimento, genererà sconcerto tra le colleghe e i colleghi. In realtà, è proprio dagli articoli 7 a 13 il vero cuore di questo provvedimento e cioè le disposizioni che recano le norme relative ai sistemi di finanziamento di fiscalità e di perequazione per le regioni e per i comuni. Nell'emendamento Sereni 7.1, chiunque vorrà potrà leggere quale è la proposta del Partito Democratico per il federalismo fiscale in Italia. Infatti, è certo che il nostro partito sia al Senato che alla Camera si è esercitato, a partire dal testo del Governo, in un'opera di merito di miglioramento puntuale, laddove è stato possibile, di tale testo. Tuttavia, deve essere chiaro a tutti che per il Partito Democratico il testo del provvedimento avrebbe dovuto essere ben altro e ben diverso. Il Partito Democratico avrebbe voluto un federalismo fiscale come quello che è scritto nel disegno di legge che abbiamo presentato al Senato a prima firma della senatrice Finocchiaro. Infatti, per capire la differenza basta soltanto leggere le prime cinque righe del nostro disegno di legge, che viene estrapolato in questo emendamento. Noi definiamo cosa si intende per territorio regionale: «l'insieme delle regioni, dei comuni, delle province e delle città metropolitane il cui operato è riferito al territorio di una determinata regione». Nella nostra idea non dovrebbero esserci, come ci sono in questo disegno di legge, quattro sistemi: regioni, province, comuni e città metropolitane. Noi pensiamo che le comunità regionali, quindi le comunità dei cittadini e delle imprese che stanno dentro un territorio regionale, ricevono servizi indipendentemente da chi eroga questi servizi, siano essi comuni, province, aree metropolitane o regioni. Il federalismo fiscale, la responsabilità tributaria e i fondi perequativi vanno attribuiti alle comunità territoriali e poi, a loro volta, suddivisi tra comuni, province e regioni a seconda di chi fa cosa. Questo riferimento ad una perequazione e a sistemi di finanziamento di tipo territoriale e comunitario avrebbe permesso, se il Governo avesse seguito questa strada, ma non lo ha fatto, di evitare la spiacevole sensazione che ci stiamo occupando di qualcosa in cui tutti litigano: i comuni litigano con le regioni, le regioni litigano con lo Stato, le regioni a statuto speciale litigano con quelle a statuto ordinario e con lo Stato. Una situazione in cui ci stiamo più occupando di un litigio sui soldi che non delle modalità in cui la Repubblica eroga i servizi essenziali indipendentemente poi da chi li rieroga effettivamente; ed è su quello che si danno i soldi alle pubbliche amministrazioni, è su quello che si fa la perequazione, è su quello che si chiamano i cittadini a verificare la qualità e la quantità dei servizi offerti. Questo emendamento, come gli altri che verranno, dicono qual è la proposta e quale sarebbe stata la legge sul federalismo fiscale che noi avremmo voluto. Detto questo, nel mantenere fermi naturalmente i principi di fondo della nostra ispirazione, non ci limiteremo a questo ma continueremo con un intervento emendativo minuzioso e puntuale sul testo del disegno di legge governativo .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mannino. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, in effetti l'articolo 7 rappresenta il cuore di questo disegno di legge all'esame del Parlamento; dopo l'articolo 2, che rappresenta la base, l'articolo 7 sostanzialmente è il vertice della piramide che il Governo, o meglio l'onorevole Calderoli, ha tracciato. Il gruppo dell'Unione di Centro apporrà la propria firma all'emendamento Sereni 7.1, condividendone l'alternatività alla formulazione che in atto ha l'articolo 7 quale è stato presentato dal Governo, anche per via degli emendamenti approvati dalle Commissioni. In particolare, vorrei far notare al Parlamento che con questo articolo si fissa uno dei principi fondamentali di questo federalismo fiscale, che apparentemente sarebbe condivisibile, vale a dire l'attribuzione del gettito fiscale per distribuzione territoriale, se questo criterio fosse però accompagnato da un criterio fondamentale che è totalmente assente in questo disegno di legge. A questo provvedimento, come è mancata l'anticamera dell'ordinamento dei poteri locali, manca ogni riferimento al sistema tributario come è stato realizzato in Italia dopo la legge delega n. 825 del 1971. Infatti si parla di tributi, a partire dall'IVA, ignorando le regole tecniche che le disciplinano e il Governo andrà incontro ad un sicuro insuccesso.
. La prego di concludere.
. Ma metterlo in guardia è stato totalmente inutile e allora non ci rimane altro che dare la nostra firma all'emendamento del Partito Democratico.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà, per un minuto.
. Signor Presidente, con l'articolo 7 il Governo getta la maschera, nel senso che è chiaro che con il federalismo fiscale si istituiscono dei tributi propri delle regioni. È giusto, perché questo è l'unico modo per arrivare al concetto vale a dire dare davvero la capacità impositiva alle regioni. Tuttavia, nel momento in cui assegniamo loro tale capacità non possiamo poi scrivere nello stesso disegno di legge che la pressione fiscale non aumenterà perché le regioni, con questo articolo 7, faranno, ed è giusto che sia, tutto quello che vogliono e se vorranno istituire dei tributi propri che agiscono sull'aumento della pressione fiscale lo potranno fare senza tetto. Quindi, scrivere che la pressione fiscale non aumenterà e dare alle regioni questo potere sono due cose che non possono coesistere. La pressione fiscale aumenterà, eccome!
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo solo per dire che le considerazioni svolte prima dall'onorevole Causi, e adesso dagli onorevoli Galletti e Mannino sono persuasive. La formulazione alternativa contenuta nell'emendamento in esame, dei colleghi del PD, è convincente; pertanto noi voteremo a favore di quella formulazione alternativa.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sereni 7.1 non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, con questo emendamento noi vogliamo ridefinire, riteniamo in modo maggiormente aderente al dettato costituzionale rispetto all'attuale formulazione del provvedimento in esame, le fonti di finanziamento delle regioni. Secondo noi, il tema dei tributi propri, delle compartecipazioni al gettito dei tributi erariali e dei trasferimenti perequativi ricevuti dallo Stato come fonte per il finanziamento integrale delle spese derivanti dall'esercizio delle funzioni loro attribuite va specificato meglio di quanto faccia il testo attuale. Sottolineo il tema dei trasferimenti perequativi ricevuti dallo Stato, cioè il carattere verticale della perequazione affermato, in linea di principio, a nostro parere coerentemente, con la competenza che la Costituzione affida allo Stato in materia di perequazione e la questione assai delicata, che a nostro giudizio va specificata nel testo, del finanziamento integrale, come del resto è scritto nell'articolo della Costituzione, delle funzioni attribuite alle regioni come elemento fondante del sistema del nuovo ordinamento finanziario che andiamo a definire con il disegno di legge delega.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sereni 7.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, do atto al Governo di aver accolto questo emendamento; tuttavia, mi lasci solo esprimere stupore per il fatto che un Governo così federalista fino ad oggi abbia qualificato come residuali le competenze primarie delle regioni, dal momento che, come è noto, da quando è stata modificata la Costituzione nel 2001 residuali sono ormai le competenze dello Stato.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 7.3, accettato dalle Commissioni e dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Presidente, l'emendamento Vietti 7.5?
. Onorevole Ciccanti, l'emendamento Vietti 7.5 non è segnalato e alla Presidenza risulta anche ritirato. Quindi, siamo passati all'emendamento successivo. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciccanti 7.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, questo emendamento del Partito Democratico chiede di sottolineare il legame che c'è con il principio di territorialità richiamato alla lettera del comma 1 dell'articolo 7, che ci ricorda che le modalità di attribuzione alle regioni del gettito dei tributi regionali fanno riferimento alle compartecipazioni a tributi erariali definiti in conformità al principio di territorialità. Con questo emendamento abbiamo chiesto ai relatori e al Governo di fare espresso riferimento all'articolo 119 della Costituzione, che ricordiamo sottolinea il passaggio all'autonomia di regioni, province e comuni per quanto riguarda entrate e spesa. Tuttavia, ciò che ci premeva sottolineare con questo emendamento è il raccordo tra territorialità e articolo 119 della Costituzione. Ricordiamo in particolar modo al Governo - alla vigilia anche della discussione che svolgeremo sull'articolo 8 - che in questo articolo è espressamente chiarito di chi è il patrimonio delle amministrazioni pubbliche, ovvero delle singole amministrazioni locali. Inoltre, l'articolo 119 chiarisce, senza possibilità di essere interpretato diversamente né oggi, né domani, che i meccanismi di indebitamento delle amministrazioni locali possono stimolare ulteriore debito pubblico, ma solo ed esclusivamente per opere infrastrutturali. Lo dico per le eventuali discussioni che ci saranno in futuro, in quanto il disegno di legge in esame e i meccanismi di reperimento autonomo delle risorse finanziarie non muovono di una virgola l'assetto costituzionale. Sarà comunque lo Stato ad autorizzare eventuali aumenti del debito delle amministrazioni locali che non dovessero avere nessuna attinenza con gli investimenti infrastrutturali. Perciò, a nostro avviso, il riferimento all'articolo 119 della Costituzione in questo emendamento era fondamentale per sancire che il principio di territorialità non è direttamente regolato da un'autonomia sulle spese di investimento per la parte corrente da parte delle amministrazioni locali .
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sereni 7.7, accettato dalle Commissioni e dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, con questo emendamento vogliamo semplicemente sollecitare il Governo ad usare una terminologia propria dell'Agenzia delle entrate e delle norme che regolano i redditi imponibili. Quando alla lettera del comma 1 dell'articolo 7 parliamo delle modalità di attribuzione alle regioni del gettito dei tributi erariali e con i numeri successivi individuiamo dette modalità, al numero 1) non possiamo utilizzare il luogo del consumo per i tributi aventi quale «presupposto» i consumi, ma dobbiamo utilizzare il luogo del consumo per i tributi aventi quale «oggetto imponibile» i consumi. Visto che ci sono, così non intervengo successivamente, in merito all'emendamento 7.9, per quanto riguarda i servizi, non si può dire che il luogo di consumo «può essere identificato»: esso è o non è identificato. Nella fattispecie, deve essere indicato: «è identificato».
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cambursano 7.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, con questo emendamento ci proponiamo di modificare l'elenco dei tributi delle regioni e delle compartecipazioni al gettito dei tributi erariali, al fine di modificare le modalità di attribuzione alle regioni del gettito dei tributi regionali istituiti con legge dello Stato e delle compartecipazioni ai tributi erariali, che deve tener conto del principio della territorialità, ma valutando il luogo di prestazione del lavoro per i tributi basati sulla produzione. In particolare, però, deve tener conto del valore aggiunto prodotto e non del costo del lavoro.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà
. Signor Presidente, chiedo scusa, ma vi è un refuso nel fascicolo degli emendamenti: nel mio emendamento 7.11 non mi riferivo ai «beni immobili registrati» ma ai «beni mobili registrati»; praticamente, per precisare, intendevo le autovetture.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 7.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, una delle perplessità che avevamo su questo articolo riguardava il rischio che le regioni potessero, attraverso modifiche alle detrazioni di imposta, modificare il principio di progressività dell'imposta, che non può che essere unico sul territorio nazionale. Le modifiche introdotte nelle Commissioni, che lasciano alla legislazione statale la fissazione dei limiti entro i quali ci possano essere tali modifiche, ci tranquillizzano da questo punto di vista. Pertanto, voteremo a favore dell'articolo 7.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fluvi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, come affermava l'onorevole Causi, siamo di fronte ad uno degli articoli più importanti del testo del disegno di legge sul federalismo fiscale. Non riprenderò le considerazioni svolte dall'onorevole Causi per illustrare la nostra proposta sul federalismo, ma ragiono sul lavoro svolto nelle Commissioni. Si tratta di un lavoro importante, perché è stato modificato sostanzialmente l'impianto del testo che ci è stato consegnato dal Senato. Vorrei ricordare agli onorevoli colleghi che avevamo di fronte un testo che prevedeva aliquote riservate o di riserva di aliquota, con la possibilità di intervenire attraverso esenzioni, deduzioni e detrazioni sulla base imponibile. Attraverso un confronto serio in Commissione tra maggioranza e opposizione, tra Parlamento e Governo, siamo riusciti a costruire un testo che sostituisce sostanzialmente la riserva di aliquota con un meccanismo di compartecipazione ai tributi erariali, con un'indicazione prioritaria per l'IVA. Perché tutto ciò era importante? Era importante perché, modificando la base imponibile, vi era il rischio di andare verso una sorta di balcanizzazione del tributo erariale più importante, che è appunto l'imposta sulle persone fisiche. Mantenere inalterata la base imponibile su tutto il territorio nazionale è il presupposto, a nostro avviso, per parlare di federalismo cooperativo e solidale. Sono questi i due concetti che hanno informato la riforma del Titolo V della Costituzione e che stanno informando la nostra iniziativa emendativa prima al Senato, poi in Commissione ed ora in Aula. In sostanza vogliamo affermare un concetto: il federalismo non è per noi un confronto muscolare tra i territori sull'uso delle risorse, sull'accaparrarsi le risorse, ma è piuttosto un'opportunità per garantire a tutti i cittadini livelli adeguati di assistenza. Il rischio era - e lo abbiamo sventato appunto con la nostra iniziativa parlamentare - di compromettere l'equità orizzontale, secondo la quale individui con uguale capacità contributiva devono pagare la stessa imposta, e l'equità verticale, secondo la quale individui con maggiore capacità contributiva devono pagare più imposta (in sostanza la progressività). Per tutte queste ragioni noi ci asterremo sull'articolo 7 .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mannino. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, il gruppo dell'Unione di Centro voterà contro l'articolo 7 così come viene esitato. L'introduzione del principio di attribuzione con il criterio territoriale per il riparto o per quota (o per qualunque altra modalità vorrà essere fissata), non accompagnato da criteri sufficienti di mantenimento dell'impianto del sistema fiscale italiano, introdurrà in Italia un autentico disordine, una frattura non soltanto a livello delle regioni, tra nord e sud, perché non è questa la ragione fondamentale della preoccupazione. Vorrei fare un'osservazione al Ministro Calderoli, che ha deciso di percorrenze in solitudine questa strada. Nel bene o nel male il sistema fiscale introdotto nel 1971 dal Ministro Bruno Visentini - quindi non cito e non mi riferisco ad altro che a un grande uomo politico di un'altra formazione politica - ha tenuto in questo Paese e ha permesso l'evoluzione del sistema fiscale italiano in conformità ai principi e ai criteri vigenti nell'Unione europea. Oggi questa modalità introduce una spaccatura di questa unità. Il Ministro se ne deve rendere conto, perché andrà incontro anche ad un contenzioso davanti alla Corte costituzionale. È un errore quello che si è scelto di fare e per parte nostra sottolineiamo il nostro dissenso .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, la spaccatura di cui parla l'onorevole Mannino non è un errore, è un progetto della Lega nord per l'indipendenza della Padania. Per questo voglio confermare ancora il mio «no» appassionato . Faccio quello che posso, pur sapendo che tra poco la Lega nord per l'indipendenza della Padania celebrerà una sua grande vittoria contro il voto che noi abbiamo ricevuto dai cittadini.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato. Dichiaro aperta la votazione.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo soltanto per una puntualizzazione: nel corso della seduta l'onorevole Consolo ha avuto difficoltà a votare e, giustamente, la Presidente nella votazione successiva ha atteso l'onorevole Consolo. Dal momento che nel corso di questa mattinata sono stati diversi a recarsi al tavolo del resoconto stenografico per far presente di non essere riusciti ad esprimere il voto, ho motivo di ribadire che è bene che la Presidenza - così come ha fatto in diverse occasioni - dia la possibilità a tutti i colleghi di esprimere il voto a prescindere dalla direzione o dall'esito apparente della votazione. Infatti, signor Presidente, l'espressione del voto è una prerogativa del singolo parlamentare. Pertanto, nel ringraziare la Presidenza della pazienza dimostrata e che certo dimostrerà ancora nel corso della seduta di oggi e nelle sedute a venire per permettere a tutti i colleghi di esprimere il proprio voto, con un comprensibile disagio di tutti gli altri colleghi per il ritardo di coloro ai quali non funzionano le postazioni, aggiungerei un ringraziamento al personale della Camera che sta aiutando i colleghi deputati a votare .
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, nel fiorire delle iniziative per cercare di rendere più pratico il voto, suggerisco che si potrebbe applicare il criterio aeroporto-guardia di finanza, praticato in molte parti del mondo. Ovvero, tu entri e non vieni controllato; se si accende una luce rossa, sei controllato. È sufficiente prevedere nel sistema della Camera una percentuale: poniamo il 20 per cento. Ciò significa che, casualmente, ogni cinque votazioni (ma vi potrebbero essere anche due votazioni consecutive e dieci senza controllo) viene chiesto il controllo digitale. Chi è assente in quella mattinata a questo punto risulterebbe assente, ma almeno evitiamo di dovere effettuare controlli per tutte le votazioni. Una volta che siamo qui seduti mi sembra veramente inutile continuare ogni volta a dover tenere il dito premuto. Questo criterio della casualità potrebbe risolvere tanti problemi e far risparmiare un sacco di tempo.
. Sospendo la seduta...
. Chiedo di parlare.
. Onorevole Bressa, nessuno me lo aveva segnalato.
. Signor Presidente, l'avevo fatto presente alla Presidenza.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo per la richiesta di un'informativa urgente da parte del Governo. Nella giornata di ieri gli onorevoli Fiano, Rosato e Briguglio hanno presentato un'interrogazione su un fatto la cui gravità è del tutto evidente. Leggo i passi più significativi dell'interrogazione. Faccio presente che i colleghi Fiano, Rosato e Briguglio sono i rappresentanti di questa Camera al Copasir. Il tenore dell'interrogazione è il seguente: risulta che sia diffusa sulla rete Internet in numerosissimi siti - oltre un milione - la possibilità di scaricare programmi a pagamento che permettono di inviare a qualsiasi telefono cellulare messaggi (SMS) contenenti informatici. Tali messaggi (SMS) non sono visibili dal destinatario e tali si installano nel sistema operativo dell'apparecchio cellulare senza che tale azione sia riscontrabile. Una volta installati, permettono a coloro che li hanno inviati di ottenere il tabulato telefonico, la rubrica, la posizione geografica e addirittura l'intercettazione delle comunicazioni telefoniche connesse all'apparecchio su cui si è installato il informatico. Tali azioni non risultano in alcun modo riscontrabili e tali permettono anche l'uso degli apparecchi infettati come microfoni ambientali anche se l'apparecchio ricevente è spento. Risulterebbe che soltanto nell'anno 2008 nel nostro Paese sono state scaricate diverse centinaia di migliaia di copie di tali e che da ognuno di questi scaricamenti possono essere risultati infiniti invii di SMS spia. Sui siti in questione sono presenti anche numerosissimi apparecchi già predisposti e che, una volta consegnati a terzi inconsapevoli, permettono l'esecuzione delle azione di cui sopra. Il presidente del Copasir, senatore Rutelli, ha già scritto al Ministro Maroni e al sottosegretario Letta per chiedere che cosa il Governo intenda fare. Chiediamo al Governo di venire a riferire quanto prima in Aula su questo fatto la cui gravità credo sia evidente di per se stessa
. Grazie, onorevole Bressa. La Presidenza non mancherà di sollecitare il Governo in proposito. Se nessun altro chiede di parlare, sospendo la seduta.
. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Bocci, Bossi, Brancher, Brugger, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cota, D'Amico, Evangelisti, Fallica, Fitto, Gibelli, Giancarlo Giorgetti, Giro, Lo Monte, Martini, Mazzocchi, Migliavacca, Milanato, Molgora, Palumbo, Pescante, Romani, Soro, Stefani, Urso, Vegas, Vitali e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta. Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna.
. Ricordo che, prima della sospensione della seduta, è stato da ultimo approvato l'articolo 7.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, approfitto del fatto che l'aula è ancora vuota per dire una piccola cosa affettuosa: intendo fare gli auguri a tutti coloro che hanno nome Giuseppe e rammentare loro che in lingua ebraica Giuseppe significa: «Dio aggiunge» e il senso è che Dio aggiunge i figli. Quindi, è anche un augurio di nuova prole.
. Grazie, onorevole Lehner, a nome di tutti i Giuseppe, Giuseppina e non solo.
. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, nell'attesa della moltiplicazione dei Giuseppe, agli auguri verso i quali mi associo anch'io, volevo chiedere alla Presidenza se fosse possibile verificare - giacché ho avuto diretta notizia da alcuni colleghi che al momento sono in corso riunioni delle Commissioni permanenti - se le Commissioni stesse sono state sconvocate per permettere ai colleghi la presenza in aula; ovviamente e qualora fossero ancora in corso, chiedo eventualmente di attendere che siano sconvocate.
. Onorevole Baldelli, stiamo provvedendo.
. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate . Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Pugliese. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, colleghi, da stamattina stiamo facendo interventi sul disegno di legge in esame relativo al federalismo fiscale, che oltre ad essere un provvedimento importante dal punto di vista fiscale, economico, finanziario e logistico per il territorio, è a mio avviso anche un grande progetto in grado di incidere concretamente sui rapporti tra Stato e regioni, imponendo il recupero della trasparenza e della correttezza amministrativa verso i cittadini. Tutto ciò viene fatto nel rispetto fondamentale dei principi di solidarietà fra le diverse realtà del Paese e di uguaglianza fra i cittadini, a prescindere dal luogo di residenza. Con il disegno di legge in esame si attua direttamente il dettato costituzionale, dando rilievo ai trasferimenti ai territori con minore capacità fiscale e quindi si garantisce la coesione sociale. La scelta di superare il criterio della spesa storica in favore del criterio del costo standard è profondamente innovativa e deve essere colta come un'occasione per migliorare la qualità della spesa regionale, affinché le regioni possano divenire volano di sviluppo delle economie reali, contro qualsivoglia logica arcaica, che è servita solo a creare alibi e ragnatele di potere partitico a classi dirigenti del sud e anche del nord, come ad esempio è stata a mio avviso la tanto discussa questione meridionale, tesi attraverso la quale si sono costruite prestigiose carriere politiche, che non hanno reso alcun buon servizio alle popolazioni del meridione in termini di ricchezza, di infrastrutture, di politiche sociali e altro ancora. La previsione del fondo perequativo consente di assicurare, senza discriminazione e senza ingiustizie, la fornitura di adeguati servizi nei settori che consentono l'esercizio dei diritti civili e sociali, secondo quanto previsto dall'articolo 117, secondo comma, lettera della Costituzione italiana. Il federalismo fiscale, quindi, non implica in alcun modo divisione nel Paese, né contrapposizione tra le regioni. È una riforma importante per gestire efficacemente le risorse e per disporre di maggiori strumenti per erogare servizi efficienti al cittadino. È in questa prospettiva che va vista con favore l'introduzione di meccanismi premianti le amministrazioni efficienti, come anche la previsione di sanzioni, che possono spingersi fino al commissariamento nei confronti degli enti territoriali inadempienti. Allo stesso modo, la previsione di forme di collaborazione e di condivisione di informazioni e di banche dati da parte delle amministrazioni deve intendersi come un grande sforzo sinergico nella lotta all'evasione fiscale. Alla luce di tutto questo, credo che non sostenere il passaggio al federalismo fiscale e non sostenere questa riforma significhi sottrarsi ad una sfida di responsabilità nell'amministrazione ai vari livelli, dal livello centrale di Governo della Repubblica, al livello di governo regionale. Pertanto - lo ripeto -, non possiamo non guardare con favore ed esprimere tutto il sostegno a questo importante disegno di legge che, insieme ad altri importanti provvedimenti, a mio avviso, può rappresentare il vero strumento di innovazione verso le riforme che tanto auspichiamo
. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, poiché alla ripresa della seduta è stata richiamata la necessità di sconvocare le Commissioni, mi permetto di fare presente alla Presidenza che, più volte, il nostro gruppo (in occasione delle Conferenze dei presidenti di gruppo, come anche in Aula) ha ricordato che, soprattutto nella fase in cui, sperimentalmente, si procede ad una nuova modalità di votazione in Aula (attraverso un nuovo sistema di espressione del voto), è necessario che venga meno la cattiva pratica invalsa di convocare le riunioni delle Commissioni nei ritagli di tempo. Pertanto, più che sconvocare le Commissioni, i colleghi della maggioranza dovrebbero avere a cuore il fatto che non di ciò si tratta per il buon funzionamento della nostra istituzione, ma semplicemente di una buona calendarizzazione delle riunioni delle Commissioni, i cui tempi di lavoro devono essere separati da quelli dell'Assemblea. I tempi di lavoro dell'Assemblea, come è stato richiesto non già dal nostro gruppo, ma dalla maggioranza, devono essere articolati in modo che le fasi di votazione in Aula siano separate dalle fasce di tempo a disposizione dei singoli deputati per svolgere la loro mansione al di fuori dall'Aula stessa. Tuttavia, tali tempi vengono utilizzati per convocare riunioni di Commissioni, che, spesso, hanno difficoltà perché, anche in quelle sedi, vi è un assenteismo abbastanza forte (soprattutto, da parte di deputati della maggioranza), per cui si perde tempo ad aspettare che i deputati giungano nelle sedi delle Commissioni e i commissari siano in un numero sufficiente a determinare il numero legale. In questo modo, si ritorna ad un vecchio vizio: si migliora il modo di lavorare dell'Assemblea, ma si peggiora il modo di lavorare delle Commissioni. Le Commissioni devono lavorare il lunedì, devono lavorare il venerdì, devono lavorare nei tempi e nelle altre giornate in cui lo spazio è espressamente riservato loro. Quindi, signor Presidente, se possibile, chiedo anche di fare presente al Presidente della Camera che da parte nostra c'è una vivace, non dico protesta, ma sottolineatura del fatto che il vecchio vizio di convocare le Commissioni nei ritagli di tempo è ancora praticato dai presidenti di Commissione e in questa fase di sperimentazione delle nuove modalità di lavoro dell'Assemblea e della Camera bisognerebbe evitare che ciò avvenga.
. Onorevole Quartiani, la sua richiesta verrà fatta presente alla Presidenza; intanto confermo che tutte le Commissioni sono state sconvocate.
. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, in attesa della moltiplicazione dei Giuseppe e dei non Giuseppe (come ha detto il collega Baldelli), intervengo riprendendo l'intervento del collega Quartiani. Più volte all'inizio dei lavori in quest'Aula viene richiamata la verifica dell'esistenza o meno dell'attività in corso nelle Commissioni. Il problema non è di quest'Assemblea, né della Presidenza, ma dei presidenti delle Commissioni, i quali sanno che quando si svolgono i lavori in Aula non devono svolgersi anche in Commissione. Il mio intervento, però, va a sostegno della preoccupazione espressa dal collega Quartiani che anche noi nutriamo rispetto al modo in cui le Commissioni stanno lavorando. Quando oggi il gruppo dell'Unione di Centro è stato richiamato in quest'Aula perché aveva terminato il tempo a sua disposizione, abbiamo sentito, non dico un boato, ma un brusio di compiacimento, con una certa mancanza di rispetto verso il lavoro e gli interventi in Aula. Sta succedendo esattamente il contrario nelle Commissioni, dove la maggioranza - che le gestisce - continua a comprimere i tempi di lavoro, accumulando audizioni su audizioni in tempi ristrettissimi, come se fossimo in una catena di montaggio, senza dare il tempo necessario all'approfondimento delle tematiche relative ai provvedimenti in discussione. Anch'io, a questo punto, dico che forse è il caso - ed è il suggerimento che rivolgo alla Presidenza - di rivedere tutti insieme in che modo migliorare le condizioni di lavoro delle Commissioni, condizioni propedeutiche a un lavoro ancora migliore e più snello - e che quindi può svolgersi in tempi più brevi - in Aula. Forse il lunedì o il venerdì sarebbero meglio del giovedì, ma l'importante è che non si convochino più riunioni nei ritagli di tempo e che non si pretenda, in quei ritagli di tempo nelle Commissioni, di svolgere cinque audizioni, fare votazioni, la discussione di mozioni e quant'altro. Questo è il suggerimento che mi permetto di rivolgere alla Presidenza.
. Immagino, onorevole Compagnon, che non mancherà di dare questo suggerimento anche al suo capogruppo, affinché faccia presente tutto ciò nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.
. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, comprendo la necessità dell'onorevole Quartiani di occupare qualche minuto per permettere ai colleghi del proprio gruppo di rientrare in Aula, com'è è un po' l'esigenza di tutti. Per la precisione, però, vorrei ricordare al collega Quartiani che le Commissioni non sono mai state convocate nelle cosiddette pause dei lavori d'Aula. In questo caso, le pause stabilite nella seduta antimeridiana e in quella pomeridiana dell'Assemblea non hanno mai visto convocate le Commissioni. Per chiarezza e completezza d'informazione, il rilievo che si poneva sulla verifica delle Commissioni era motivata dal fatto che alcune di queste avevano in corso delle audizioni. È ovvio che i presidenti di Commissione sanno bene quali sono gli orari dell'Aula, così come è ovvio che possa accadere (come sempre è accaduto) che alcune sedute in Commissione si protraggano. Assodato che la Presidenza ha già provveduto a questa verifica, credo che si possa procedere con serenità sul punto all'ordine del giorno.
. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
, Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario su tutte le proposte emendative, fatta eccezione per gli emendamenti 8.600 e 8.601 delle Commissioni, di cui raccomandano l'approvazione.
. Il Governo?
, Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
. Passiamo alla votazione dell'emendamento Romano 8.1 Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mannino. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, signor Ministro, l'articolo 8 fissa principi e criteri direttivi relativi alle modalità di esercizio delle competenze legislative e ai mezzi di finanziamento. L'elencazione appiattisce i vari livelli di governo. Intendo ricordare, in modo particolare, tanto al Ministro Calderoli che al Ministro Fitto, che la regione siciliana ha uno statuto speciale, come altre regioni. Però è opportuno che il Governo tenga conto della circostanza che lo statuto della regione siciliana è, di fatto, uno statuto ottriato, che fu concesso alla Sicilia ancor prima dell'approvazione della Carta costituzionale e reca la firma di approvazione del luogotenente del Regno di quel tempo, ossia quella di Umberto di Savoia. Ci sono delle ragioni storiche che voi non potete eludere. Quindi la procedura...
. Grazie, onorevole Mannino. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Romano 8.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, siamo di fronte ad uno dei primi problemi che l'esame dell'articolo 8 ci pone e che il gruppo Partito Democratico porrà a mano a mano che andremo avanti nel tempo. Ci siamo chiariti su questo punto durante l'esame dell'articolo 2: abbiamo due concetti, quello di costo e quello di fabbisogno. Il fatto che qui non venga richiamato il concetto di fabbisogno, ma solo quello di costo e che, quindi, l'articolo statuisca che il sistema di finanziamento è determinato dal rispetto dei costi standard e non richiami anche i fabbisogni, lo riteniamo un elemento limitativo del testo. Chiediamo, pertanto, l'accoglimento di questo emendamento.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sereni 8.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo, e richiamo anche l'attenzione del Ministro, di aggiungere al comma 1, lettera non soltanto il riferimento alla definizione delle modalità per le quali le spese riconducibili alla lettera numero 1), sono determinate nel rispetto dei costi standard, ma che esse abbiano come obiettivo - ed è bene codificarlo nella legge delega - quello di assicurare omogeneità ed uniformità nel livello delle prestazioni, se veramente non vogliamo dividere questo nostro territorio nazionale.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbato 8.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, l'emendamento afferisce all'articolo 117 della Costituzione per quanto concerne le spese non riconducibili alla lettera del comma 1 dell'articolo in esame, che rappresentano un particolare richiamo per il Mezzogiorno d'Italia, nel passaggio in cui la legge andrà definitivamente a regime. Quindi, si tratta di uno sforzo in più che lo Stato nazionale dovrebbe compiere per il Mezzogiorno d'Italia .
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mario Pepe (PD) 8.19, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, con questo emendamento vogliamo fare in modo che i livelli essenziali delle prestazioni inerenti l'istruzione, l'assistenza e la sanità tengano conto delle diversità economiche, territoriali ed infrastrutturali di ciascuna regione, proprio perché è chiaro che ci sono dei ritardi di sviluppo in alcune parti d'Italia che devono essere valutati adeguatamente o dal punto di vista del finanziamento dei livelli essenziali oppure relativamente al finanziamento speciale di cui al quarto comma dell'articolo 119 della Costituzione.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, stiamo parlando delle prestazioni essenziali, quindi di sanità e istruzione. È chiaro che quando identificheremo i livelli essenziali minimi per quel tipo di prestazioni dovremo anche tener conto delle differenze territoriali tra una regione e l'altra e gli elementi che differiscono. L'emendamento da noi presentato va proprio in questa direzione. Non tutte le regioni sono uguali e, soprattutto, nell'identificazione dei livelli essenziali minimi dobbiamo tener conto di queste differenze territoriali che tra alcune zone sono molto forti. Si tratta di un correttivo che si può prevedere tranquillamente e ha il solo scopo di migliorare il testo.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 8.22, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, illustrerò congiuntamente i tre emendamenti successivi perché si riferiscono allo stesso oggetto e mirano allo stesso risultato. Noi abbiamo il timore che riferirsi ad una sola regione possa avere degli effetti distorsivi, in quanto non è detto che una regione rappresenti necessariamente la sintesi migliore tra il prezzo del servizio e la qualità, come diremmo se agissimo in campo commerciale. Infatti, ci si chiede sempre di trovare la sintesi tra prezzo e qualità, e non è detto che una sola regione possa fare ciò. Per questo motivo interveniamo con il primo emendamento a mia firma 8.25 per stabilire che il calcolo avvenga sulla media dei costi delle regioni che hanno finora garantito la migliore combinazione di prestazioni e risultati economici equilibrati. Con l'emendamento Cambursano 8.26 chiediamo che il calcolo si faccia sulla media dei costi della regione che ha finora garantito la migliore combinazione, mentre con l'emendamento Messina 8.27 chiediamo che con la determinazione dei costi standard venga presa in considerazione la regione più efficiente per la spesa, ma anche per qualità del servizio offerto. È vero che non abbiamo molti dati, però in sede di audizione, da un lato, la Corte dei conti ci ha offerto dei risultati ad esempio per quanto riguarda l'istruzione e, dall'altro, l'ufficio studi della Banca d'Italia ci ha fornito alcuni dati (anche sull'istruzione). Da tali dati vediamo che la regione che spende meno - e che, quindi, apparentemente è più efficiente per la spesa dell'istruzione - non è tra quelle che brillano invece in termini di efficacia e quindi in termini di risultato. Il problema, dunque, sarebbe di trovare il giusto tra queste due qualità.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, noi voteremo a favore di questi emendamenti perché la questione che abbiamo posto sull'aumento della pressione fiscale è qui affrontata nella sua interezza. Infatti, in ordine alle spese di competenza esclusiva dello Stato trasferite alle regioni, mentre per il trasporto pubblico si parla di un adeguato servizio secondo una media nazionale, per l'istruzione, la sanità e l'assistenza si fa riferimento ai livelli minimi. È chiaro che ciò penalizza le realtà in ritardo di sviluppo. Inoltre, non sempre i livelli minimi corrispondono ad una migliore organizzazione del servizio come è stato detto. In conclusione, ci troviamo non a dare una migliore prestazione di servizi al Paese, ma a garantirne un livello minimo. Infatti poi ci sono le regioni più ricche che possono, attraverso l'addizionale regionale IRPEF, integrare per migliorare quei livelli di servizio.
. Questo creerà due Italie, un dualismo che abbiamo avuto per cinquant'anni e che abbiamo cercato di risolvere, ma che invece di risolvere appesantiremo ulteriormente.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 8.25, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, non sono riuscito a votare per due volte di seguito, quindi le chiedo di sospendere il meccanismo per una votazione diretta.
. Prendo atto che i deputati Rampelli, Cesa e Giacomini hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che la deputata De Micheli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Messina 8.27, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, questo emendamento è il cuore delle nostre proposte per quanto riguarda tutti i servizi cosiddetti non essenziali; siamo nelle regioni e parliamo dei servizi erogati dalle regioni che non ricadono all'interno della coperta della lettera dell'articolo 117 della Costituzione, quindi i non essenziali. Noi diamo atto al Governo e alla maggioranza che, accogliendo un emendamento del Partito Democratico, una parte del problema che deriverà dal nuovo sistema di finanziamento alle regioni che hanno più bassa capacità fiscale è stata risolta. Riteniamo molto positivo che sia stato esplicitato nel testo della legge che i fondi di cui all'ex fondo perequativo della legge n. 549 del 1995 non verranno toccati dalla futura perequazione. Questa è una notizia positiva per tutte le regioni a statuto ordinario del sud che su questi fondi finanziano molti servizi essenziali. Vogliamo anche dire che riteniamo che nella fase di attuazione e di ricognizione andrà visto dentro questi fondi quali sono quelli che vanno ricondotti ai servizi essenziali e quelli che vanno ricondotti ad altre finalità. Tuttavia, aver salvato questa parte è importante per le regioni a statuto ordinario del sud. Rimane tutto il resto per il quale noi proponiamo con questo emendamento tre meccanismi, tre questioni. In primo luogo, per quanto riguarda il finanziamento fondamentale, il non riferirsi solo all'addizionale IRPEF, ma a un mixer più equilibrato di tributi, comprese le compartecipazioni. In secondo luogo, con ricaduta sull'articolo 9, occorre dire chiaramente, alla lettera dell'articolo 9, che il fondo perequativo, che è già stato definito di carattere verticale, è anche alimentato dalla fiscalità generale. In terzo luogo, occorre definire meccanismi di riparto del fondo perequativo che siano, come nella nostra proposta, non riferiti alla spesa storica, ma un pochino più equi, perché non si riferiscono alle sole addizionali, ma anche alle compartecipazioni ai tributi propri, quindi ad un di tributi più ampio. Si tratta, quindi, di tre proposte che insieme configurerebbero, secondo noi, una perequazione e un finanziamento integrale più equo dei servizi non compresi tra quelli di cui alla lettera comma secondo, dell'articolo 117 della Costituzione.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà, per un minuto.
. Signor Presidente, aderisco volentieri all'emendamento Sereni 8.28, non senza aver rilevato che l'onorevole Causi ha un cuore molto grande, perché già all'articolo 7 aveva indicato il cuore del problema. Anche con riferimento all'articolo successivo ce n'è un altro. Io aderisco volentieri e prendo atto che è davvero capace di amare in grande.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sereni 8.28, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, se lei mi consente, con tutto il rispetto, questa presa in giro di dire ai resocontisti che «l'onorevole X» non ha potuto votare non va bene. Ho già posto il problema. Se dovesse verificarsi un problema di quorum, lei cosa farebbe? Annullerebbe la votazione perché si è andati a segnalare il problema dai resocontisti? Quindi, le chiedo formalmente, signor Presidente, di annullare la votazione e di consentire ad un deputato di esercitare il proprio diritto costituzionalmente garantito. Signor Presidente, lei per cortesia deve questo all'Assemblea e al Regolamento. Lei sapeva bene che io non potevo votare e, nonostante questo, non mi ha consentito di votare. Signor Presidente, mi consenta, questo, con rispetto, è inaccettabile e intollerabile!
. Onorevole Consolo, mi scusi, ma non c'era nessuna cattiva volontà da parte del Presidente. Quello che lei ha detto è chiaro ed è già accaduto con altri colleghi. Le chiedo scusa. Vorrà dire che terremo aperta la prossima votazione all'infinito, finché giustamente tutti i deputati non avranno votato. L'emendamento Ria 8.29 è stato ritirato. Passiamo alla votazione dell'emendamento 8.601 delle Commissioni. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zorzato. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, colgo l'occasione di questo emendamento per rivolgere al Governo una richiesta di chiarimenti, che in parte mi ha dato il Comitato dei nove, ma che vorrei, visto che in quella sede non si verbalizza, restassero agli atti dei lavori d'Aula. Signor Ministro, parto dal successivo articolo 9. All'articolo 9, comma 1, lettera rispetto alla perequazione di cui stiamo parlando, si dice che essa è finalizzata a ridurre adeguatamente le differenze tra i territori con diverse capacità fiscali per abitante, senza alterarne l'ordine. Questo è il capoverso della lettera comma 1, dell'articolo 9 al quale faccio riferimento, con cui si intende che tutti devono essere generosi, ma che il limite della generosità sta nel fatto che, rispetto ad una graduatoria di contribuzione fiscale, poi non ci si trovi scavalcati. La domanda che mi sento di porle è rispetto all'emendamento che il collega Causi ha citato, proposto dalla sinistra in Commissione e accolto dal Governo, quindi dalle Commissioni e dal Comitato dei diciotto, per il quale un fondo di perequazione esce, a mio avviso, dal calcolo complessivo. Siccome questo fondo stimato vale circa 2 miliardi di euro a favore di una parte d'Italia che ne ha bisogno, la domanda è: questo fondo, che abbiamo escluso dalla perequazione in capo alla capacità fiscale, può, così come è descritto in questo articolo, modificare l'ordine di graduatoria delle regioni rispetto alla propria capacità fiscale? La ringrazio per la risposta, però, ovviamente, è importante, anche ai fini del fatto che resti nel resoconto stenografico per quella che sarà poi l'analisi nei successivi decreti delegati .
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
, . Signor Presidente, il fondo non esiste più; quelle risorse sono veicolate dall'IRAP e sono escluse dalla centrifuga della perequazione della capacità fiscale. Essendo escluse, non possono alterare o modificare l'ordine della perequazione della capacità fiscale.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.601 delle Commissioni, accettato dal Governo. Dichiaro aperta la votazione
. Signor Presidente, questo emendamento, così come i successivi emendamenti, a mia prima firma, 8.32, 8.35 e 8.36, sono finalizzati a rendere esplicito con più chiarezza che nelle materie dell'istruzione, che devono essere regolate con i LEP, i livelli essenziali delle prestazioni, vi sia anche il diritto allo studio, con alcuni dettagli contenuti appunto nei diversi emendamenti che abbiamo presentato. Questo è un problema molto serio per noi, perché la materia del diritto allo studio, come capirete, riguarda tutti gli studenti del nostro Paese e abbiamo comportamenti differenziati nella gestione delle competenze da parte delle regioni. Siccome il diritto allo studio è fondamentalmente finalizzato a garantire pari opportunità a tutti i bambini e a tutti i ragazzi, sia in relazione alla condizione psicofisica sia a quella socioeconomica, gli emendamenti tendevano ad avere la certezza che il diritto allo studio fosse compreso tra le funzioni regionali che venivano regolate con i LEP, i livelli essenziali delle prestazioni. Da un approfondimento, ci è stato detto che, così com'è formulato in questo momento, l'articolo comprende anche questa nostra preoccupazione; ovviamente, ci auguriamo che sia così. Ritiriamo, quindi, questi emendamenti e ci riserviamo di presentare degli ordini del giorno proprio per condividere con il Governo questa certezza .
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà. Intanto l'onorevole Giachetti va al proprio posto, dopo aver voltato le spalle al Presidente.
, . Signor Presidente, ritengo molto opportuno il ritiro di questi emendamenti, perché, secondo la mia lettura, così com'erano formulati, avrebbero determinato un notevole vantaggio per tre regioni, con un danno per le altre dodici regioni a statuto ordinario. Credo che l'accoglimento del subemendamento Boccia, rispetto all'emendamento del relatore, abbia raggiunto un punto di equilibrio uniforme per tutte le quindici regioni a statuto ordinario.
. Prendo atto che gli emendamenti Coscia 8.31 e 8.32 sono stati ritirati. Passiamo all'emendamento De Pasquale 8.33.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, l'obiettivo dell'emendamento in esame è garantire che l'istruzione e la formazione professionale siano comprese nelle modalità di finanziamento delle autonomie locali. L'articolo 117 della Costituzione prevede l'istruzione tra le materie di legislazione concorrente, mentre lascia alla legislazione propria delle regioni l'istruzione e la formazione professionale. Nasce da qui, da questa dizione che ha provocato anche nel sentire comune una dicotomia, l'equivoco di ritenere che lo Stato si debba occupare solo dei costi dell'istruzione non professionale, e cioè solo quella dei licei e degli istituti tecnici, mentre l'istruzione professionale viene finanziata dai fondi sociali europei e da fondi regionali ad essa concorrenti. Il presente disegno di legge delega sul cosiddetto federalismo fiscale non cita l'istruzione e la formazione professionale. Se in futuro venisse data un'interpretazione che escluda questa parte di scuola, ciò non sarebbe coerente col dettato costituzionale. Infatti gli articoli 33 e 34 della Costituzione italiana pongono l'istruzione tra i diritti basilari dei cittadini, e dunque tra i principali doveri dello Stato. L'articolo 117, quando affida allo Stato il potere legislativo esclusivo sulle norme generali dell'istruzione, intende l'istruzione in senso estensivo, di tutti gli studenti della nazione. Ciò è ulteriormente avallato dall'obbligo di frequenza fino ai 16 anni, già in vigore, e dall'intenzionalità, in varie occasioni espressa, di estenderla progressivamente ai 18 anni. Se dunque gli studenti dei professionali sono studenti a pieno titolo, ed essi rappresentano un quinto dei ragazzi che frequentano le superiori, poco meno di 560 mila studenti, non pare che possano essere esclusi da importanti provvedimenti dello Stato, quali quello in esame che attua un dettato costituzionale. Un altro avvallo alla piena dignità della formazione professionale è anche il recente accordo tra il Ministero e la regione Lombardia, che attiverà la formazione professionale all'interno di istituti tecnici anche con personale docente statale. I tributi e le entrate proprie, recita l'articolo 119 della Costituzione, consentono agli enti locali di finanziare integralmente le funzioni pubbliche loro attribuite; tra queste entrate possono essere annoverati i fondi sociali europei, ma non pare né prudente né lungimirante che uno Stato affidi un pezzo importante del proprio sistema di istruzione all'andamento dei fondi dell'Unione: sulla loro entità, nella futura programmazione pluriennale a partire dal 2013, non vi è oggi certezza. Non è però solo una questione di finanziamento: comprendere tra i livelli essenziali anche l'istruzione e la formazione professionale potrà mettere automaticamente in moto un raffronto ed un incentivo alla qualità degli standard erogati nelle varie aree del Paese, e ciò è oltremodo importante in una nazione come la nostra, che vede l'assenza della formazione professionale in aree ad alta dispersione scolastica e a bassa occupazione, e dunque particolarmente bisognose. Il presente emendamento chiede in realtà qualcosa di molto più modesto, e cioè che sia garantito il diritto allo studio per quel quinto di studenti delle superiori. Non essendoci unanime accordo sul fatto di emendare il testo del disegno di legge delega in esame, ritiriamo l'emendamento, e lo ripresenteremo in forma di ordine del giorno.
. Prendo atto pertanto che l'emendamento De Pasquale 8.33 è stato ritirato. Passiamo all'emendamento De Pasquale 8.34. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Pasquale. Ne ha facoltà.
. Mi associo a quanto ha detto l'onorevole De Torre, e ritiro anch'io l'emendamento in esame, e lo ripresenterò come ordine del giorno.
. Prende atto, pertanto, che l'emendamento Pasquale 8.34 è stato ritirato. Ricordo che anche gli emendamenti Coscia 8.35 e 8.36 sono stati ritirati. Passiamo alla votazione dell'articolo 8. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, noi sull'articolo in esame, pur considerando che sono stati fatti certamente dei passi avanti rispetto alla formulazione iniziale, avremmo voluto - e per questo abbiamo presentato anche degli emendamenti - delle modalità di calcolo più garantiste, cosa che si poteva ottenere solo riuscendo a precisare meglio non solo gli aspetti di natura efficientistica sui quali fondare l'individuazione del del riferimento da utilizzare poi per calcolare i fabbisogni, ma anche gli aspetti di natura qualitativa.
. Pur rendendoci conto che utilizzare un parametro di tipo qualitativo sia difficile, noi avremmo voluto che in linea di principio ci fossero all'interno dell'articolato delle precisazioni sotto questo aspetto. È evidente infatti che, come dicevo nell'intervento precedente e come documentato dai numeri di cui disponiamo e che non sono molti (alcuni dati li abbiamo avuti dalla Corte dei conti, altri dallo stesso ufficio studi della Banca d'Italia), non possiamo certamente avere come riferimento solamente un dato quantitativo, ma dobbiamo per forza avere anche un dato di natura qualitativa. Per questi motivi, ci asterremo sull'articolo 8.
. Essendo stata avanzata la richiesta da parte del gruppo dell'Italia dei Valori, che ha esaurito il tempo a sua disposizione, la Presidenza secondo prassi concede un ampliamento dei tempi per l'esame di questo provvedimento in ragione di un terzo di quelli originariamente previsti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, il gruppo dell'Unione di Centro esprimerà voto contrario sull'articolo 8, relativo ai mezzi di finanziamento delle competenze attribuite alle regioni per finanziare i livelli essenziali delle prestazioni. Come abbiamo detto, questo è un nodo scorsoio che viene messo al collo di una parte degli italiani perché le regioni si troveranno, da una parte, a dover aumentare la pressione fiscale per finanziare i servizi alla persona e l'istruzione senza nessun parametro qualitativo o quantitativo e, dall'altra, diversamente e a parità di pressione fiscale, a ridurre i servizi e quindi ad impoverire di più una parte del Paese che è già povera.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Antoni. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, nell'annunciare il voto contrario del Partito Democratico sull'articolo 8 riteniamo che non aver accolto - da parte del Governo e della maggioranza - gli emendamenti che abbiamo posto al centro e che ha illustrato in maniera molto efficace l'onorevole Causi significa non aver capito l'essenza dello sforzo che bisogna fare. Il federalismo, infatti, è la sfida di tutte le classi dirigenti - al centro e in periferia - per aumentare l'efficienza e l'efficacia dei servizi ai cittadini e, contemporaneamente, per cercare di ridurre gli sprechi ed avere una spesa adeguata ad un livello che garantisca a tutti i cittadini italiani, nessuno escluso, lo stesso livello di servizi, di istruzione, di assistenza, di sanità e di servizi non essenziali. L'Italia è una, l'Italia è quello Stato che noi riusciremo a costruire se garantiremo, secondo l'articolo 3 della Costituzione, gli stessi livelli per tutti i cittadini italiani! Questa era l'occasione per realizzare nella maniera più chiara possibile questo servizio ma, a nostro giudizio sbagliando, non si è voluta cogliere perché nel distribuire le risorse, pur avendo salvato grazie al nostro intervento nelle Commissioni le risorse che un vecchio fondo perequativo attribuiva ad alcune regioni, tuttavia si mantiene un equivoco nel finanziamento, nel senso che non si tratta di un finanziamento verticale, non è un finanziamento per i servizi non essenziali garantito dallo Stato! Ciò è sbagliato, perché non possiamo consentire per i cittadini italiani che il principio dell'uguaglianza - in base al quale chi più ha dà a chi ha meno - sia garantito in un rapporto tra regioni; esso deve essere garantito in un rapporto paritario tra lo Stato e i suoi cittadini, perché questa è l'unità del Paese, se vogliamo farlo crescere tutto - il nord, il centro ed il sud - ed evitare questa differenza, questa separazione! Il federalismo deve essere un'occasione di unità: noi ve la abbiamo offerta, cerchiamo di offrirvela, abbiamo migliorato il provvedimento nel suo iter al Senato e alla Camera e continueremo questa battaglia, perché vogliamo un Paese unito e sviluppato dovunque !
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo per avvertire l'onorevole D'Antoni che l'Italia era una, ma non lo sarà più dopo l'approvazione di questo cosiddetto federalismo, di questo strumento che spacca un Paese unitario, invece di realizzare un federalismo di Stati e di unità diverse. Basta scorrere l'articolo 8, anche dal punto di vista di una persona non competente, per rendersi conto che ogni volta si fa riferimento a qualcosa che non è definito; ogni concetto ricade su un altro, che non è definito. Sarebbe come acquistare un appartamento per una certa cifra, in una misura equa, a cui sarà provveduto con una buona banca. In queste condizioni, si sta veramente votando per una scatola chiusa e vuota, nella quale il Governo e la Lega potranno metterci, insieme con i sentimenti di persecuzione nei confronti degli immigrati, tutto ciò che vorranno; perciò, voterò contro
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, questa volta mi permetto io di correggere l'onorevole Colombo, così come l'onorevole D'Antoni: non è un errore. Del resto, il suo intervento, conseguente all'intervento dell'onorevole Mannino sull'articolo precedente, è stato applaudito dai colleghi della Lega perché lei ha affermato: è una scelta strategica che porta all'indipendenza della Padania. Allora, diciamoci chiaramente come stanno le cose: esiste un gruppo parlamentare che legittimamente vuole perseguire un obiettivo politico, che dovrebbe essere contrastato da tutte le forze di questo Parlamento e non soltanto - consentitemi - dall'UDC
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, da deputato del nord che opera senza vincolo di mandato, neppure di coalizione, mi permetto di esprimere un concetto molto semplice: questo passaggio sulla perequazione è decisivo; se Helmut Kohl, quando ha riunificato la Germania, si fosse posto i problemi che in quest'Aula serpeggiano, non sarebbe andato da nessuna parte. Credo, quindi, che questi siano elementi importanti su quali anche la Lega deve riflettere, perché il suo contrarsi dentro uno schema ridotto non ci dà lo spazio necessario per giocare il ruolo che l'Italia, nel suo complesso, merita in Europa. Questi contrasti territoriali sono necessariamente fuori dalla logica storica, e io li contrasto con tutta la forza di cui dispongo
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, effettivamente questo articolo sta assumendo un ruolo centrale in tutta la nostra discussione: in Aula serpeggia - come diceva qualche altro collega - un sentimento a cui il Governo dovrebbe essere molto attento e preoccupato. Questo disegno di legge non può sancire che una parte crescente delle risorse rimangano in alcune regioni del Paese, perché la conseguenza di ciò sarebbe che o le regioni più deboli del Paese saranno penalizzate, o che il Governo dovrà indebitarsi per cercare di compensare ciò che questa norma lascerà alle regioni del nord. Poiché la ragione per la quale molta parte della maggioranza vota a favore di questo disegno di legge è che pensa che in questo modo le regioni del nord avranno più risorse, questa normativa è di per sé è sbagliata per i motivi che ho cercato di sostenere. Per questo preannunzio il voto contrario dei repubblicani sull'articolo 8.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo emendato. Dichiaro aperta la votazione. Invito tutti i deputati ad attivare il terminale di voto, ponendo il dito sull'apposito rilevatore.
. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate . Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
, . Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario su tutti gli emendamenti presentati all'articolo 9, ad eccezione degli emendamenti 9.600 e 9.601 delle Commissioni di cui raccomandano l'approvazione.
. Il Governo?
, . Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
. Ricordo che l'emendamento Sereni 9.19 non verrà posto in votazione perché è precluso a seguito della reiezione dell'emendamento Sereni 7.1 . Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sereni 9.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, noi rileviamo che quanto viene riportato alla lettera numero 1, dell'articolo 9 parla di un meccanismo di perequazione che è orizzontale mentre invece a noi sembra che così non sia. Infatti, è la titolarità regionale del gettito delle compartecipazioni alle imposte erariali (in questo caso all'IVA) a rendere inequivocabile la perequazione di tipo orizzontale piuttosto che una perequazione di tipo verticale. Per questo motivo, noi proponiamo con questo emendamento una modifica con cui si intende sostituire la lettera in questo modo: istituzione del fondo perequativo a favore delle regioni con minore capacità fiscale per abitante alimentato "dalla fiscalità generale assegnata per le spese di cui all'articolo 8 comma 1 (...). In altre parole, chiediamo che si faccia riferimento per le funzioni essenziali alla fiscalità generale e a una quota parte della compartecipazione IRPEF, e a una quota parte del gettito delle addizionali per le altre funzioni.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 9.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, l'emendamento 9.13, a mia prima firma, si pone l'obiettivo di dare certezze sulle entrate connesse alla differenza tra il fabbisogno finanziario necessario alla copertura delle spese disciplinate dal comma 1 dell'articolo 8 e il calcolo dei criteri di determinazione delle spese indicati alla lettera dello stesso comma 1 dell'articolo 8. In altre parole, Ministro Calderoli, la finalità di questo emendamento, che le chiedo di riconsiderare con maggiore attenzione, è dare, sin dalla definizione dei principi, la certezza che vi sia l'automatica determinazione, in aumento o in diminuzione, dell'aliquota di compartecipazione IVA in sede di perequazione. Infatti, nell'articolato questa certezza non è presente, tant'è che noi non chiediamo di modificare il testo, ma di aggiungere all'articolo 9, comma 1, lettera numero 1) dopo la parola «assicurare» e prima delle parole «l'integrale copertura delle spese corrispondenti al fabbisogno standard per i livelli essenziali delle prestazioni» le seguenti parole: «mediante l'automatica determinazione in aumento o in diminuzione dell'aliquota di compartecipazione all'IVA». In realtà, indichiamo la copertura attraverso l'aumento o la diminuzione automatica: questo dipenderà dal fabbisogno oggettivo dell'aliquota di compartecipazione all'IVA. Lo segnalo perché se è vero che il lavoro fatto sulla riserva di aliquota IRPEF in qualche modo ci ha consentito di approdare ad una comune valutazione sull'opportunità di non utilizzare quella leva, allora non si capisce perché non vogliamo sin da ora dare certezze attraverso la compartecipazione IVA.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'emendamento Boccia 9.13, perché affidare buona parte della perequazione alla compartecipazione IVA è molto rischioso: infatti, l'IVA è l'imposta più elastica che noi abbiamo nel nostro paniere fiscale. L'IVA è direttamente proporzionale ai consumi e, quindi, sappiamo che i consumi in momenti di crisi si restringono: guardiamo che cosa sta capitando negli ultimi mesi. Se noi attribuiamo una parte importante all'IVA, rischiamo in momenti come questi, come è capitato negli ultimi mesi, di avere una contrazione forte del fondo di perequazione. Quindi, una clausola di salvaguardia, come quella introdotta dall'onorevole Boccia, non soltanto è opportuna, ma a mio parere è indispensabile.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, chiedo anch'io di sottoscrivere l'emendamento in esame, perché credo sia di buon senso, soprattutto in una fase critica come quella che stiamo attraversando. Quindi, ritengo che prevedere, sia in aumento sia in diminuzione, a seconda dell'andamento economico e del momento storico, una compartecipazione all'aliquota IVA sia assolutamente da prendere in seria considerazione e, come ripeto, di buon senso. Pertanto, chiedo al Ministro di valutare davvero attentamente tale proposta.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boccia 9.13, non accettato dalle Commissioni e dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, intervengo per dichiarare che il Partito Democratico si asterrà sull'articolo in esame. Nonostante le evidenti contraddizioni e limiti che sono stati ben evidenziati nel corso della discussione e da ultimo dal collega Boccia, ripreso poi dai colleghi Galletti e Cambursano, l'articolo in esame compie un passo in avanti proprio in relazione ad un punto che era stato giustamente denunciato essere assente nell'articolo precedente, cioè quello relativo alla perequazione di carattere verticale. Si tratta di un punto importante, che tra gli altri ha assunto progressivamente il significato di modificare la fisionomia di fondo del provvedimento in esame. Per queste ragioni, quindi, ci asterremo sull'articolo in discussione. Vorrei, altresì, cogliere l'occasione per dire a me stesso, e ad alcuni colleghi dell'opposizione, che il nostro compito di correggere il provvedimento produce un ulteriore risultato: alla fine, questo non è il testo che volevamo, tuttavia consente di fare passi in avanti rispetto ad una discussione e non è più attribuibile ai significati originari che aveva. Quindi, prima di lasciare in mano ad altre parti politiche un processo di questo tipo, è anche bene che il nostro lavoro - il lavoro di correzione che è stato fatto - venga riconosciuto e considerato utile per migliorare la condizione dei cittadini.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo per dichiarare la nostra astensione sull'articolo 9. Avremmo certamente preferito l'accoglimento della nostra proposta emendativa che tendeva a spostare sulla fiscalità generale il fondo perequativo. Tuttavia, prendiamo atto che, anche in questo caso, vi sono state delle modifiche positive da considerare, in particolare quella relativa all'acquisizione al bilancio dello Stato nel caso in cui l'effettivo gettito dei tributi sia superiore ai dati previsionali, che rappresentava una delle preoccupazioni che avevamo espresso anche nelle Commissioni. Per queste ragioni, ci asterremo.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, l'articolo 8, insieme all'articolo 9, descrive l'operazione «sganciamento»: attraverso il meccanismo di un fondo di perequazione insufficiente a coprire le spese delle regioni del Mezzogiorno, vi sarà una locomotiva - quella delle regioni del nord - che ha deciso di fare a meno, attraverso questo provvedimento, dell'unità del Paese e delle regioni del Mezzogiorno. Non chiediamo al Ministro Calderoli di assomigliare ad Helmut Kohl. Tuttavia, vorrei ricordare - lo ha già fatto, prima di me, l'onorevole Tabacci - che per unificare, non per dividere, la Germania, Kohl spese in soli tre anni quanto ha impiegato la Cassa per il Mezzogiorno per infrastrutturare il Mezzogiorno stesso in cinquant'anni. Quando abbiamo chiesto di inserire elementi che tenessero conto anche del deficit infrastrutturale nel Mezzogiorno, ci è stato risposto di no.
. La invito a concludere.
. Quindi, capisco perché Tremonti non vuole fornirci i numeri, perché...
. Grazie, onorevole Romano. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, vorrei leggerle, e ricordare ai colleghi, il comma 1, lettera dell'articolo 9: «Applicazione del principio di perequazione delle differenze delle capacità fiscali in modo tale da ridurre adeguatamente le differenze tra i territori con diverse capacità fiscali per abitante senza alterarne l'ordine e senza impedirne la modifica nel tempo conseguente all'evoluzione del quadro economico territoriale». Signor Presidente, Dio la scampi che un giornalista straniero venga a trovarla e le chieda la traduzione di questo articolo; o ci scampi dal fare una lezione in un'università in cui ci chiedano di spiegare questo articolo! Non ha senso, non ha spiegazione e non è logico: va detto «no»!
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, nel testo emendato. Dichiaro aperta la votazione.
. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate . Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
, . Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 10.
. Il Governo?
, Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciccanti 10.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, si tratta di un articolo che, a questo punto, ha sostanzialmente natura tecnica; pertanto, voteremo a favore.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10. Dichiaro aperta la votazione.
. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate . Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
, . Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 11, tranne che sul loro emendamento 11.600, del quale raccomandano l'approvazione.
. Il Governo?
, . Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
. Ricordo che l'emendamento Sereni 11.15 non verrà posto in votazione, in quanto precluso a seguito della reiezione dell'emendamento Sereni 7.1. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 11.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, stiamo parlando di finanza comunale. Dobbiamo ricordare che i comuni non ricevono soldi solo dallo Stato. Finora abbiamo parlato solo dei rapporti finanziari fra Stato e regioni e di quelli tra Stato e comuni. Esistono, però, rapporti finanziari importanti anche tra regioni e comuni, così come fra regioni e province. Esiste cioè una finanza derivata, di secondo livello, con trasferimenti che dalle regioni arrivano alle province e ai comuni. Anche questa finanza dovrà essere ristrutturata ai sensi del Titolo V: niente più trasferimenti, se non perequativi, e poi soltanto tributi e compartecipazioni. Mi domando allora e domando ancora al Ministro (ne abbiamo già discusso in sede di Commissioni), perché non dovremmo specificare qui che per il finanziamento delle spese dei comuni, anche nel caso delle funzioni non fondamentali, si possono utilizzare compartecipazioni al gettito di tributi erariali e regionali. Nella lettera precedente, per evitare equivoci, si dispone che per il finanziamento delle funzioni fondamentali i comuni possono ottenere compartecipazioni al gettito di tributi sia erariali che regionali ma non si prevede lo stesso nella lettera . Ritengo che specificarlo possa essere utile: non vorrei che rischiassimo altrimenti che risorse oggi allocate nei bilanci regionali e destinate ai comuni per l'esercizio di funzioni non fondamentali, non potessero essere loro attribuite in futuro. Non si può certo pensare che le regioni restituiscano questi soldi allo Stato e che ai comuni arrivino solo attraverso compartecipazioni al gettito di tributi erariali. Credo che specificare ciò anche nella lettera come abbiamo fatto nella precedente, lasci più flessibilità nell'attuazione della riforma.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sereni 11.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, in questo comma dell'articolo 11 che riguarda i principi e i criteri direttivi che concernono il finanziamento degli enti locali, la lettera prevede, con una terminologia assolutamente generica, che si definiscano modalità per tener conto - non si capisce cosa ciò voglia dire - del trasferimento di ulteriori funzioni ai comuni, alle province ed alle città metropolitane. Questa è la migliore dimostrazione della contraddizione che da giorni stiamo denunciando sul fatto che non si definiscono a monte le funzioni degli enti locali. Qui si continua a parlare indistintamente di province e città metropolitane, non si sceglie se si faranno le città metropolitane e si sopprimeranno le province, si tiene praticamente aperta qualsiasi soluzione. Inoltre non si dice, nel caso queste province restino, che cosa debbano fare ...
. Grazie, onorevole Vietti.
. Dunque, il nostro emendamento propone di sopprimere la lettera del comma 1.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 11.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, siamo molto soddisfatti che il nostro emendamento, ulteriormente precisato dall'approvazione dell'emendamento 11.600 delle Commissioni testé votato, accolga un principio che noi riteniamo fondamentale in futuro perché si possa addivenire ad una riduzione della spesa pubblica, in particolare degli enti locali dei comuni. Il fatto che nel considerare le premialità si favoriscano i comuni che hanno ritenuto di associarsi per l'esercizio delle loro funzioni è a nostro avviso fondamentale. Avevamo proposto una soglia di 25 mila abitanti, che magari era molto alta, e naturalmente lasciamo che il Governo con il decreto legislativo definisca quella ritenuta ottimale (anche se ci auguriamo che non si scenda al di sotto della soglia dei 10 mila abitanti altrimenti non avrebbe molto senso). Si tratta di un elemento che riteniamo importante. Devo dire che il nostro emendamento tendeva a precisare la questione ancora meglio perché non vorremmo che poi quel vantaggio vada anche a beneficio di un'associazione molto limitata, per gestire qualcosa di molto limitato ...
. Onorevoli colleghi, vi prego di prestare attenzione.
. Con l'emendamento in esame intendevamo precisare che vorremmo che queste funzioni gestite in modo associato siano anche le funzioni generali di amministrazione, di gestione e di controllo, di polizia locale, di istruzione pubblica, di viabilità e trasporti, di gestione del territorio e quelle connesse ai servizi sociali. Vorremmo, cioè, che si trattasse di una gestione molto ampia perché è evidente che tanto più ampia è la gestione, tanto più scenderanno i costi fissi relativi alla medesima e, quindi, complessivamente, la spesa pubblica.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, le vorrei segnalare che sono già tre volte che non riesco a votare. Poiché ci tengo a votare questo provvedimento al quale noi teniamo tanto - sono vent'anni, infatti, che aspettiamo il federalismo - chiedo che mi venga disattivata la votazione con le impronte, altrimenti non posso votare.
. Onorevole Goisis, dopo vent'anni di attesa, attenderemo noi pazientemente che lei possa votare .
. Sì, ma io voglio votare!
. Attenderemo pazientemente che lei possa votare con il sistema valido per tutti.
. No, Presidente, io ho già perso tre votazioni!
. Onorevole Goisis, si segga per favore. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 11.13, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, noi esprimeremo un voto di astensione nei confronti di questo articolo. Le modalità di finanziamento delle funzioni degli enti locali sono largamente condivise, lo ricordo anche ai colleghi che mi stanno affianco, da tutte le associazioni delle autonomie locali che concordano sulla distinzione tra funzioni fondamentali e non fondamentali nell'assetto di finanziamento degli enti locali, così come riteniamo positivo il fatto che si prevedano forme premiali per i comuni che si associano nella gestione di una serie di servizi. Fondamentale è il tema dell'adeguatezza degli enti locali dal punto di vista demografico e territoriale che affronta un nodo importante in un Paese che ha 8 mila 101 comuni e un numero molto elevato di province chiamate a gestire servizi pubblici essenziali. Certamente avremmo preferito l'accoglimento di alcuni emendamenti migliorativi del testo che abbiamo presentato e che non hanno avuto il parere favorevole del Governo e della maggioranza. Pertanto, torniamo a sottolineare un nodo che rimane sullo sfondo: il tema delle funzioni fondamentali e non fondamentali affrontato in forma provvisoria, per quanto riguarda la fase transitoria, dall'articolo 20 che individua sia per i comuni che per le province un'elencazione di funzioni che vengono differenziate nel loro finanziamento secondo i principi di questo articolo. La definizione a regime delle funzioni fondamentali e non è un tema del codice delle autonomie con tutti i nodi che sono stati sollevati nel dibattito e che torniamo ad evidenziare nei confronti del Governo e della maggioranza.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, il nostro gruppo voterà a favore di questo articolo che ha accolto il principio di premialità per i comuni associati e che per la prima volta entra in modo generalizzato nella nostra legislazione. A nostro avviso, è un elemento importante e noi siamo lieti di aver contribuito in qualche modo a determinare che fosse compreso in questo articolo.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, esprimeremo un voto contrario su questo articolo . È una novità? L'articolo, infatti, difetta ancora di quell'aspetto che noi volevamo introdurre come elemento determinante sulla perequazione, ovvero il deficit infrastrutturale. Mi rivolgo ai tanti colleghi che vivono nelle città del Mezzogiorno, le quali hanno ancora bisogno di un'adeguata infrastrutturazione. Poiché anche grazie ai supporti informatici che ci ha fornito la Camera siamo in condizione di leggere le agenzie minuto per minuto, in questo momento la regione Sicilia ha abbandonato la Conferenza Stato-regioni perché ritiene penalizzante l'intesa sui FAS. Allora, mi chiedo come fa un gruppo come quello dell'MpA a non tener conto della mancanza del deficit infrastrutturale sulle questioni che riguardano il fondo di perequazione .
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11, nel testo emendato. Dichiaro aperta la votazione.
. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e delle proposte emendative ad esso presentate . Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
, . Signor Presidente, le Commissioni raccomandano l'approvazione del loro emendamento 12.600, mentre esprimono parere contrario su tutte le altre proposte emendative.
. Il Governo?
, . Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore, ma formula un invito al ritiro sull'emendamento Baretta 12.4.
. Passiamo alla votazione dell'emendamento Sereni 12.1. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, con questo emendamento di nuovo proponiamo di dare alle deleghe (quindi al sistema di finanziamento di comuni e province) il massimo di flessibilità, di non limitarsi alla compartecipazione all'IRPEF, ma di prevedere potenzialmente la compartecipazione al gettito di uno o più tributi. Voglio ricordare a tutti i colleghi che stanno seguendo questo complicato provvedimento che nel caso della finanza comunale la questione della sperequazione storica non viaggia soltanto attraverso il nord e il sud. È vero che vi è anche un divario tra il nord e il sud, ma vi sono anche molti divari all'interno del sud e del nord. I dati acquisiti durante le audizioni fanno vedere che vi sono comuni sperequati nel sud rispetto ad altri comuni del sud stesso, ad esempio i comuni pugliesi. I dati mostrano anche che vi sono comuni sperequati nel nord a confronto sia con il nord stesso che con il sud, ad esempio i comuni veneti. La finanza comunale è stata bloccata nel suo sviluppo perequativo dai cosiddetti provvedimenti Stammati di metà degli anni Settanta e, quindi, ha al suo interno una fortissima sperequazione. Tuttavia, la riforma, se ben condotta, potrebbe avere un effetto importante tramite un buon fondo perequativo. Naturalmente, se i fondi perequativi che stiamo mettendo in campo siano sufficientemente buoni lo vedremo con successivi emendamenti, ma ricordiamoci questo aspetto perché ne parleremo anche per quanto riguarda certe sofferenze della finanza comunale in alcune regioni del nord.
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
, . Signor Presidente, inviterei i colleghi a ritirare l'emendamento Sereni 12.1 perché quanto si propone è già contemplato nel comma 1, lettera dell'articolo 11.
. Onorevole Sereni, accoglie l'invito al ritiro?
. Sì, signor Presidente, lo ritiro.
. Sta bene. Passiamo alla votazione dell'emendamento Rubinato 12.2. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, signor Ministro l'emendamento in questione mi permette di sottolineare un aspetto; o si è federalisti o non si è federalisti, non c'è una via di mezzo. Nella previsione dei tributi propri dei comuni voi escludete la reintroduzione dell'ICI sulla prima casa. Questo è contrario a qualsiasi logica di federalismo ma, secondo il principio che i sindaci rispondono direttamente ai loro elettori per i servizi che danno, non sta in piedi la limitazione che voi avete previsto relativamente all'ICI sulla prima casa. Non ci sta, non si può essere federalisti a metà: o lo si è, e ci si fida, e si va in senso federalista oppure si sta a casa. Se si deve attuare una via di mezzo, conviene non farlo !
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rubinato. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, molto rapidamente, questo emendamento propone al Governo di farsi carico nella legislazione delegata di porre rimedio ad un'ulteriore sperequazione che, con l'esenzione dall'ICI sulla prima casa fatta con le modalità che sono state utilizzate, si è aggiunta alle sperequazioni già esistenti nel nostro territorio, descritta prima dal collega Causi. La proposta, che tecnicamente è assolutamente coerente e federalista - autenticamente federalista come ha ricordato anche il collega Galletti - è quella di mantenere un'imposta che tecnicamente leghi al territorio la tassazione di una forma di ricchezza che è quella immobiliare e che in questo momento vede purtroppo agevolati i sindaci dei comuni in cui vi sono, ad esempio, molte seconde case ed estremamente in difficoltà i sindaci dei comuni dove vi sono soltanto prime case, che devono far tornare i conti di un bilancio consuntivo per il 2008, a cui mancano all'appello i fondi statali per il rimborso integrale. Sappiamo che vi è pure la difficoltà di chiudere i bilanci di previsione 2009, ulteriormente rinviati per l'approvazione al 31 maggio 2009, proprio per un'ulteriore mancanza di risorse per il rimborso integrale dell'ICI. Allora, semplicemente si costruisca in termini coerenti dal punto di vista tecnico l'imposizione immobiliare sul territorio. E se si vuole esonerare la prima casa dal pagamento dell'imposta (ed è una cosa buona che condividiamo), lo si faccia a carico dello Stato e non dei comuni, con una detrazione integrale modulata come meglio si ritiene sull'IRPEF. Questo significherebbe esonerare i cittadini dal pagamento dell'imposta sulla prima casa, ma in un modo coerente con il federalismo che si vuole realizzare.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo per chiedere di apporre la mia firma a questo emendamento che è emblematico rispetto alla contraddizione che questo Governo ha manifestato nell'avvio di questa legislatura. Stiamo discutendo un provvedimento molto importante per l'autonomia finanziaria degli enti locali, scontiamo una scelta populistica come quella dell'abolizione generalizzata dell'ICI sulla prima casa e si ha il timore di reintrodurla nelle modalità corrette che si prospettano in questo emendamento, a testimonianza di un equilibrio che sicuramente non depone a favore di un autentico rispetto nei confronti delle autonomie, e che è un po' altalenante fra il populismo e il federalismo .
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rubinato 12.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
, . Signor Presidente, l'emendamento Baretta 12.4 affronta il problema, ormai noto, dell'attribuzione ai comuni e ai sindaci della compartecipazione al gettito IRPEF nella misura del 20 per cento. Sono assolutamente d'accordo che debba esservi una forma di compartecipazione effettiva o meglio ancora un tributo proprio, che vada a sostituire l'ICI e tutti i trasferimenti erariali che saranno soppressi. Fin dall'inizio, rispetto alle iniziative di questi sindaci, avevo sostenuto l'inadeguatezza dell'IRPEF rispetto alle esigenze che avevamo di fronte ed avevo suggerito che la compartecipazione si rivolgesse all'IVA, piuttosto che all'IRPEF, che parte di base in forma molto più omogenea sul territorio. Ho avuto notizia che proprio questa settimana anche i cosiddetti sindaci del 20 per cento dell'IRPEF hanno imboccato la mia strada, che è diretta verso la compartecipazione all'IVA. Nell'incontro tra il Presidente del Consiglio e l'ANCI, il Presidente del Consiglio ha accolto un sollecito ad individuare già nei primi decreti legislativi - mi auguro che si possa fare anche nel primo - questa compartecipazione e, quindi, a dare la possibilità ai sindaci di utilizzare, nel bilancio preventivo del 2010, questa compartecipazione, non potendola ovviamente fissare in termini numerici, perché è evidente che, a seconda della realtà geografica in cui è collocato l'ente, potranno esserci notevoli variabili. Quindi, in questo senso, invito l'onorevole Baretta e gli altri colleghi a ritirarlo e a trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno che recepisca questi principi.
. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Baretta 12.4 formulato dal Governo.
. Signor Presidente, se ho capito bene, nello spirito, ma anche nella sostanza, del ragionamento del Ministro, non vi è un'opposizione di principio, ma anzi un accoglimento del principio. Noi abbiamo parlato di IRPEF e non di IVA, perché questa è più rigida, ma non abbiamo obiezioni. Il nostro problema è la compartecipazione al gettito in una percentuale accettabile. Quindi, ritiro l'emendamento e ne trasfonderò il contenuto in un ordine del giorno.
. Dunque, l'emendamento Baretta 12.4 è stato ritirato.
. Chiedo di parlare.
. A che titolo? L'emendamento Baretta 12.4 è stato ritirato.
. Signor Presidente, intervengo a titolo assolutamente personale, avendo assistito a questo siparietto sul 20 per cento dell'IRPEF. Vorrei ricordare che lo spacchettamento delle imposte nazionali è in contrasto con il buon senso e non va incontro ad una logica di federalismo. Poiché il Ministro Calderoli è stato uno dei sostenitori dell'eliminazione dell'ICI, salvo poi...
. Onorevole Tabacci, mi consenta, non capisco a che titolo stia parlando. Non può parlare su un emendamento ritirato e non ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori, pertanto non posso accogliere la sua richiesta di parlare a titolo personale. Passiamo alla votazione dell'emendamento 12.600 delle Commissioni. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, visto che la questione è formale, restiamo sulla forma. Lei ha ragione, quindi intervengo su questo emendamento. Stavo semplicemente dicendo, collegandomi a questo emendamento, che il dibattito cui ho assistito - visto che siamo in Parlamento non si possono chiudere gli occhi o le orecchie, facendo finta di non sentire - è del tutto particolare. È un gioco delle parti che è del tutto inaccettabile. Tra l'altro, vorrei capire dal Ministro Calderoli - ed ho finito - essendo uno dei sostenitori dell'abolizione dell'ICI, salvo aver proposto poi un'imposizione sugli immobili, dove colloca queste cose, come stanno in piedi, come lega il tributo locale prescindendo dal tema dell'immobile o della casa. Vi è una confusione generale, ma, oltre a questo, non ho altro da dire.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.600 delle Commissioni, accettato dal Governo. Dichiaro aperta la votazione
. Signor Presidente, vorrei segnalare all'Aula che la lettera comma 1, dell'articolo 12, di cui l'emendamento propone la soppressione, ipotizza una prospettiva che ritengo vada valutata con molta attenzione per due motivi: uno di natura costituzionale e l'altro di merito. Qui si prevede che le regioni, con proprie leggi, quindi in modo differenziato in ciascuna regione, possano prevedere l'istituzione di nuovi tributi comunali. A parte che questo meccanismo è in contrasto con l'articolo 114 della Costituzione, perché prefigura un rapporto di gerarchia fra regioni ed enti locali, e quindi immagina dei sistemi fiscali regionali (cosa che, a mio avviso, il Titolo V esclude), ritengo che il fatto che tributi comunali o locali non abbiano un presupposto normativo che definisca base imponibile e criteri generali nella legge statale, rischia di creare sul territorio nazionale un fiscale abbastanza preoccupante. Non solo, ma vi è l'ulteriore ipotesi che, siccome il disegno di legge che stiamo discutendo si occupa soltanto di tasse, tributi e tariffe, cioè di entrate, ma non si preoccupa dei costi, che dovranno essere finanziati con le entrate, il meccanismo sarà che, laddove i comuni hanno difficoltà finanziarie e le regioni non intervengono dando le risorse che spettano agli enti locali, la risposta non sarà quella di ridurre i costi, ma di prevedere l'istituzione di nuovi tributi a carattere locale. Credo che prima di aprire una prospettiva di questo genere, che ha come ultimi destinatari e vittime i cittadini, bisognerebbe pensarci bene .
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 12.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, non vorrei abusare del tempo, però vorrei richiamare alcuni punti. Questi due articoli attengono alle funzioni e al finanziamento: il Governo e la maggioranza hanno respinto qualsiasi ipotesi che si preoccupasse di dare un minimo di efficienza ai costi. Vorrei sottolineare che dobbiamo preoccuparci dell'autonomia degli enti locali, delle regioni, ma anche in qualche modo tutelare i cittadini contribuenti dal fatto che questo sistema non produca un aumento della pressione fiscale. Questa disposizione del testo prevede che i comuni possano liberamente definire le tariffe dei servizi; però, a fronte di questa autonomia, dobbiamo credo pretendere che vi sia una modalità efficiente dei servizi medesimi. L'emendamento, quindi, prevede che questa autonomia sia stabilita solo a fronte di una modalità di gestione dei servizi non attraverso società . Penso che sia un criterio prudenziale che la maggioranza dovrebbe condividere.
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
, . Signor Presidente, il concetto lo condivido, però francamente più che in una legge delega lo vedrei contenuto in un regolamento.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, prendo la parola per aggiungere la mia firma all'emendamento Lanzillotta 12.11. E non sono d'accordo, signor Ministro, sull'interpretazione: questo invece è tipico di una legge delega. Stiamo parlando della gestione dei servizi pubblici locali: la delega deve escludere o penalizzare i servizi o a società partecipate. Si tratta del grande tema della liberalizzazione dei servizi pubblici locali: o abbiamo il coraggio di affrontarla già nella legge delega, o ho paura che se siamo «laschi» su un tema di questo genere, finiremo ancora una volta per non far nulla. Chiedo chi è a favore della gestione dei comuni e dei servizi. Visto che penso che la stragrande maggioranza del Parlamento su questo principio generale è d'accordo, le chiedo davvero uno sforzo per inserirlo nella legge delega: questa è la sua casa, non c'è dubbio.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, anch'io chiedo di aggiungere la mia firma, perché condivido totalmente sia lo spirito che la lettera dell'emendamento Lanzillotta 12.11. Credo che questo sia il momento giusto per porre dei paletti nei confronti di quelle amministrazioni che in questi anni ne hanno approfittato, nella gestione dei servizi pubblici; e ciò in un momento in cui vorremmo per davvero arrivare (e credo sia un invito anche questo al Governo) alla liberalizzazione di questi servizi, ma mettendo dei punti fermi, come quello di vietare o comunque di penalizzare gli affidamenti a società controllate o partecipate.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma all'emendamento Lanzillotta 12.11, e naturalmente chiedere al Governo, ma anche ai colleghi della maggioranza, se non ritengano utile cambiare opinione relativamente a un emendamento che in una situazione di crisi sarebbe in grado di liberare risorse importanti; oltre al fatto che esso è in linea con un processo di «federalizzazione» dei nostri comuni e delle nostre entità di governo locale. Le chiedo quindi, signor Presidente, se è possibile verificare una disponibilità del Governo e della maggioranza eventualmente a rimettersi all'Aula su un emendamento che nel passato ha sempre visto la stragrande maggioranza del Parlamento votare in modo .
. Prendo atto che il Governo non chiede di intervenire. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, rifacendomi anche alle considerazioni dell'onorevole Galletti ritengo che l'emendamento Lanzillotta 12.11 - che condivido - sia un passaggio importante e significativo, anche dopo avere ascoltato gli interventi svolti dagli altri colleghi. Ma la considerazione che voglio fare in questo momento è che vediamo che una certa parte, che ha presentato molti emendamenti confezionati come importanti, essenziali e fondamentali, svolge un ruolo di sussidiarietà nei confronti dell'area della maggioranza. Certamente questo è un aspetto importante anche sul piano politico ed ovviamente rafforza sempre di più il convincimento che questo prodotto legislativo nasca da un'anomalia di fondo, che è quella politica, attraverso una grande confusione sia normativa sia, soprattutto, politica.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intendo aggiungere senz'altro la mia firma all'emendamento Lanzillotta 12.11 ma anche svolgere qualche brevissima considerazione. Mi chiedo innanzitutto perché la maggioranza resti così sorda - non vedo interventi, al di là di qualche burocratica, piccola attestazione da parte del Ministro - su temi fondamentali del Paese. Abbiamo appena votato una specie di riserva regionale sui tributi e sull'introduzione delle tasse a livello comunale, secondo un federalismo fiscale che evidentemente porterà a creare cittadini di serie A, B, C o addirittura D, mentre ci rifiutiamo adesso di dire una parola utile sul tema della concorrenza nei servizi pubblici locali. Noi continuiamo a far proposte ragionevoli anche con qualche speranza, ma non vi è dialogo ed attenzione né rispetto al confronto parlamentare, né sui temi seri del Paese.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, come tutti sanno molte amministrazioni con la gestione diretta dei servizi impongono tariffe fuori da ogni mercato per rimpinguare i propri bilanci. Siccome con il provvedimento in esame si va verso l'autonomia delle entrate, molte entrate che non sarebbero garantite attraverso il gettito fiscale potrebbero essere ulteriormente aumentate attraverso tariffe relative a servizi gestiti in condizioni di monopolio. Questa sarebbe veramente una cosa ingiusta e pertanto sottoscrivo l'emendamento 12.11 della collega Lanzillotta.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, ovviamente aderisco volentieri all'emendamento 12.11 della collega Lanzillotta, ma vorrei segnalare il fatto che lo sforzo fatto nella passata legislatura - che poi fu messo in difficoltà dal condizionamento che proveniva dalla sinistra estrema - in realtà in questa legislatura è andato ben oltre, perché l'iniziativa del Governo ha assunto i toni, condizionati dalla Lega, del blocco totale sulla riforma dei servizi pubblici locali. Questa è la realtà delle cose per cui questo emendamento - al di là di quel che dice Calderoli - non può essere accolto perché la loro filosofia è in totale contrasto con l'impostazione che noi vogliamo dare !
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 12.11, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, poiché il testo non risulta più coordinato con l'ultima modifica che è stata introdotta, ritiriamo l'emendamento in questione.
. L'emendamento Messina 12.12 si intende pertanto ritirato. Passiamo alla votazione dell'articolo 12. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario del gruppo dell'UdC all'articolo 12. In particolare, in questo articolo si vede tutta la confusione di questo disegno di legge: vi è confusione nell'identificazione dei tributi locali attribuiti ai comuni (ciò è avvenuto perché non vi è stato coraggio) e, quindi, vi è una limitazione anche del potere delle amministrazioni locali nello scegliere i propri tributi. Ma, soprattutto, quello che è davvero insopportabile, è apprendere oggi che il tema della liberalizzazione dei servizi pubblici locali non può trovare casa come principio generale; questo è davvero intollerabile! La liberalizzazione dei servizi pubblici locali è una di quelle riforme che è alla base dei principi generali, ed è un'occasione mancata non introdurla in questo disegno di legge delega
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12, nel testo emendato. Dichiaro aperta la votazione.
. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate . Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
, . Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario su tutte le proposte emendative presentate all'articolo 13, ad eccezione dell'emendamento 13.600 delle Commissioni del quale si raccomanda l'approvazione.
. Il Governo?
, Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore, ad eccezione dell'emendamento Misiani 13.6 per il quale si formula un invito al ritiro, perché i medesimi contenuti sono già previsti all'articolo 12, comma 1, lettera .
. Passiamo alla votazione dell'emendamento Sereni 13.16. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchignoli. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, volevo segnalare al Ministro Calderoli, e al Parlamento, il fatto che dopo l'approvazione, in modo così largo, della mozione sulla finanza locale presentata dal segretario del Partito Democratico, e dopo i due giorni di confronto in Parlamento - che mi pare molto costruttivo - su questo disegno di legge, il Ministro Tremonti in queste ore sta facendo esattamente il contrario a quanto il Parlamento ha votato nella mozione sul Patto di stabilità relativo agli enti locali. L'emendamento presentato in Commissione doveva essere lo strumento che forniva concretezza a quell'impegno, vediamo invece come, in questi minuti, il Ministro Tremonti scarichi sul patto di stabilità delle regioni l'eventuale allentamento del patto di stabilità dei comuni. In sostanza, una regione dovrebbe autorizzare il pagamento di un investimento di spesa a un comune, sapendo che quella spesa che autorizza, lo carica sul suo patto di stabilità. Con le condizioni che hanno oggi i bilanci delle nostre regioni, immagino che sarà difficile poter mettere in moto un meccanismo virtuoso a vantaggio dei comuni. Allora, la domanda è la seguente: il Governo, lo Stato cosa ci mette per quanto riguarda il merito, e come è «conseguente», mettendoci del suo, in relazione a quanto stabilito, in accordo con il Governo, dal Parlamento intero meno di 48 ore fa? Mi sembra che anche in questo caso il Ministro Tremonti continui a fare il gioco delle tre carte, a spostare le stesse risorse, senza assumersi le responsabilità e senza essere «conseguente». Leggo che i sindaci hanno giudicato irricevibile quella proposta, con un aggettivo eufemistico, perché credo che questa proposta debba considerarsi una grande presa in giro ed una vergogna; una presa in giro anche nei suoi confronti, Ministro Calderoli, che sta conducendo questa battaglia federalista, mentre, invece, il Ministro dell'economia e delle finanze le toglie ossigeno sotto i piedi (a lei ed in particolare - è quello che mi preoccupa di più - e alle amministrazioni comunale di tutto il nostro Paese). Questo volevo segnalare all'Assemblea .
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sereni 13.16, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, noi prendiamo atto con soddisfazione che durante i lavori delle Commissioni riunite bilancio e finanze il Governo e la maggioranza hanno accettato un emendamento del Partito Democratico che chiarisce con nettezza che il fondo perequativo statale per le funzioni fondamentali dei comuni è alimentato dalla fiscalità generale. Questo è un passo avanti. Ma voglio ricordare al Ministro e anche ai relatori che invece un analogo passo avanti non è stato fatto per quanto riguarda il finanziamento delle funzioni non fondamentali. In realtà, c'è nel testo, Ministro Calderoli, una contraddizione tra lettera e lettera perché il fondo richiamato alla lettera alimentato dalla fiscalità generale, sembra limitato alle finalità indicate nella lettera stessa, quindi destinato solo al finanziamento delle funzioni fondamentali. Non si capisce quindi quale sia l'altro fondo perequativo che viene richiamato alla lettera . Delle due l'una: o il fondo richiamato alla lettera è quello della lettera e allora il tema della fiscalità generale lo abbiamo già risolto, oppure non è così, ma allora non c'è da nessuna parte di questo provvedimento scritto come funziona questo secondo fondo perequativo per le funzioni non fondamentali. Se il Governo vuole, l'emendamento del Partito Democratico, l'emendamento Sereni 13.3, risolve il problema; in altre parole, risolve il problema della mancanza all'interno del testo di un chiarimento in merito al fondo perequativo di cui alla lettera ; lo risolve, applicando un normale principio di capacità fiscale su un mix di tributi, addizionali e compartecipazioni. Se il Governo non accettasse questo emendamento, mi sembra che resterebbe comunque aperta all'interno della delega la questione del finanziamento del fondo perequativo per le funzioni non fondamentali.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sereni 13.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, le vorrei chiedere la cortesia di verificare per le vie brevi se vi è l'accordo tra tutti i gruppi per fare una pausa tecnica di un quarto d'ora, dal momento che sono due ore e mezza che stiamo votando ininterrottamente. Lo dico io che sono all'opposizione. È chiaro che una pausa tecnica significa che tra un quarto d'ora siamo qui di nuovo a votare, perché vi sono ancora molti emendamenti da esaminare. Potrebbe essere una possibilità, se vi è un accordo, diversamente proseguiamo .
. Onorevole Giachetti, ovviamente quella da lei avanzata mi sembra una proposta di buon senso. Vi è un'altra ipotesi, prospettata dal Ministro, sulla quale vorrei chiedere se vi è la condivisione da parte dei presidenti di gruppo: quella di procedere fino all'articolo 17 e concludere, poiché non mancano moltissimi emendamenti da esaminare. Tuttavia, anche in questo caso è necessario un accordo. Dal momento che la seduta è convocata sino alle 19, in questo momento dobbiamo organizzare i nostri lavori come aveva detto il Presidente Fini.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, per quanto riguarda il gruppo del Partito Democratico vorrei che fosse chiaro che per noi nulla osta, salvo il fatto però che, conoscendo le procedure, la lentezza delle votazioni, la fase degli ordini del giorno che intendiamo comunque utilizzare, non è che ci si può chiedere di rinunciare alla nostra parte, martedì prossimo, con riferimento all'esame degli ordini del giorno ed agli altri interventi che avevamo programmato, perché non possiamo dare questa garanzia. Pensiamo che sia meglio arrivare alle 19 con una pausa tecnica e rispettare serenamente l'accordo sulla data di martedì 24 per la conclusione dell'esame del provvedimento. Se si vuole cambiare questa soluzione, per noi nulla osta, ma manterremo in piedi tutta la nostra iniziativa che è quella visibile per tutti. Immagino che questo valga anche per gli altri gruppi.
. Vorrei ascoltare l'opinione anche degli altri presidenti di gruppo.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, la proposta avanzata dal Ministro non modificava nulla, ma semplicemente era relativa all'organizzazione dei lavori di oggi, vale a dire a questa ora e mezza di organizzazione dei lavori e ha una sua logica. Infatti, se noi sospendiamo adesso, prima che rientriamo tutti in aula, è necessaria minimo mezz'ora per riprendere i lavori. Tanto vale che proseguiamo e concluderemo tra non moltissimo.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, non siamo contrari alla pausa tecnica, ma non possiamo prendere impegni sul termine relativamente ad un emendamento o ad un articolo piuttosto che ad un altro questa sera.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, ritengo che sia molto più opportuno fare una pausa tecnica di quindici minuti anche per il rispetto di un'assidua presenza in aula dei colleghi di tutti i gruppi parlamentari e poi proseguire i nostri lavori sino alle 19. Ritengo che se abbiamo scelto la strada della trasparenza e dell'impegno parlamentare per rispettare l'approvazione dei provvedimenti dobbiamo essere coerenti e se è previsto che lavoriamo sino alle 19 è bene che così si faccia.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, anche noi siamo favorevoli ad una pausa tecnica dopo la quale riprendere i lavori.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, è utile evitare di utilizzare la pausa tecnica, parlando, perché a questo punto salta la pausa tecnica. Vorrei semplicemente ricordare, signor Presidente, che, dopo l'articolo 17, mancano ancora 150 emendamenti e gli ordini del giorno che noi presenteremo. La ragione è semplice.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, per noi va bene.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo a titolo personale. Poiché molti parlamentari, potendo partire prima, riuscirebbero a raggiungere le loro sedi di residenza, se andiamo avanti fino all'articolo 17, come con buonsenso ha proposto il Ministro, termineremmo prima delle ore 19 e consentiremmo ai molti che vivono fuori sede di poter raggiungere la propria famiglia.
. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 17,45.
. Ricordo che, prima della sospensione della seduta, era stato da ultimo respinto l'emendamento Sereni 13.3. Passiamo alla votazione dell'emendamento Vietti 13.4. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, visto che oggi è anche il compleanno del Parlamento europeo, approfitto del momento per ricordare alcune parole di un grande europeista, Don Luigi Sturzo, che mi piace citare e che in un articolo apparso su «La croce di Costantino» nel 1901, scriveva: «Lasciate che noi del meridione possiamo amministrarci da noi, da noi designare il nostro indirizzo finanziario, distribuire i nostri tributi, assumere le responsabilità delle nostre opere, trovare l'iniziativa dei rimedi ai nostri mali». È un pensiero che lascio, nella giornata di oggi, ai colleghi, ricordando anche l'impegno in sede europea.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, visto che si citano delle ricorrenze, vorrei ricordare che oggi è la festa del papà e che, per tutti i papà del Parlamento, è una bella festa.
. Mi sembra che sia l'intervento dell'onorevole Buonanno, sia l'intervento dell'onorevole Reguzzoni non abbiano molto a che fare con l'emendamento Vietti 13.4. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà. Lei ha qualche altro santo da ricordare?
. Signor Presidente, intervengo nel merito del provvedimento all'ordine del giorno. In ordine alla prima giornata in cui si è lavorato, a tempo pieno, con il nuovo sistema di votazione (che, peraltro, continua a dare alcuni problemi), vorrei sottolineare che, al di là delle diverse interpretazioni, da parte di quest'Aula vi è una volontà diffusa di procedere sul piano del federalismo. Ritengo che questo sia un aspetto estremamente positivo che, forse, qualche anno fa non vi sarebbe stato. Vi sono punti di vista diversi e molte questioni da mettere a posto (anche con riferimento alla delega); tuttavia, penso che l'intero Parlamento si renda conto che il nostro Paese ha bisogno di una legislazione più federalista, più decentrata e più vicina ai problemi dei cittadini.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, l'articolo 13 del provvedimento in oggetto si riferisce ai principi e ai criteri direttivi concernenti l'entità e il riparto dei fondi perequativi per gli enti locali. Trattandosi di una delega, che concerne l'applicazione dell'articolo 119 della Costituzione, dobbiamo necessariamente mettere mano ad una serie di principi e criteri direttivi, che diano sostanza alle linee guida di questa norma, in particolare, per quanto attiene agli enti locali. Questi ultimi sono stati oggetto - l'ho già accennato questa mattina - di un intervento di questo Parlamento (attraverso un atto di indirizzo e controllo) e anche di una convergenza, che si è realizzata proprio in ordine...
. Onorevole Baldelli, la invito a concludere. Prima di lei ha già parlato l'onorevole Zacchera.
. Signor Presidente, non sull'emendamento Vietti 13.4, ma immagino sull'ordine dei lavori...
. Onorevole Baldelli, l'onorevole Zacchera è intervenuto sull'emendamento Vietti 13.4.
. Signor Presidente, credevo che l'onorevole Zacchera avesse chiesto di parlare sull'ordine dei lavori. Non voglio aprire una questione, ma mi sembrava, più che altro, che l'onorevole Zacchera si fosse riferito alla giornata e alla pausa che abbiamo svolto. Tuttavia, signor Presidente, se lei lo ha percepito come un intervento sull'emendamento, accondiscendo alla sua interpretazione e taccio.
. Grazie, onorevole Baldelli. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, l'emendamento Vietti 13.4 chiede di aggiungere l'indicazione delle fonti di finanziamento dei fondi di cui al primo comma, lettera dell'articolo 13, che concerne l'istituzione nel bilancio delle regioni di due fondi. Già in Commissione, è stata presentata una proposta emendativa, che è stato accettata, in cui si evidenzia che il fondo viene alimentato dalla fiscalità generale. Pertanto, le coperture dei citati fondi, oltre ad essere già state indicate in una proposta emendativa accettata in Commissione - come ho già ripetuto nell'intervento che ho svolto precedentemente - saranno vagliate anche dalla Commissione bilancio, quando verranno presentati i decreti attuativi, ciò anche in funzione dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 13.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, intervengo proprio per chiedere un federalismo concreto e vero che dia risposte ai bisogni che ci sono nei nostri territori, a favore dei comuni, e, quindi, al livello più vicino ai cittadini. Chiediamo, pertanto, la compartecipazione del 20 per cento al gettito dell'IRPEF. L'analogo emendamento Baretta 12.4 è stato ritirato e non si è potuto votarlo. Credo che questo sia un aspetto concreto, e non mi risulta che i sindaci e, in modo particolare, in seno all'ANCI, quelli delle regioni del nord, del Veneto, della Lombardia, del Piemonte e dell'Emilia (non so quelli delle altre regioni) abbiano espresso un parere favorevole per quanto riguarda l'IVA che, comunque, non può essere applicata in relazione al bilancio di un comune, che deve avere delle entrate certe per i propri cittadini. Noi dell'UdC siamo convinti sostenitori del federalismo, in particolare di un federalismo che non sia uno ma che mantenga le risorse nei territori, per le famiglie, per le persone che perdono il lavoro, per le nostre aziende che continuano a chiudere e per tutti quei lavoratori che, di conseguenza, non hanno, oggi, un lavoro .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, ancora una volta - mi rivolgo ai banchi della maggioranza - dovete decidere se volete essere federalisti o meno, perché è chiaro che, in uno schema di federalismo, l'attribuzione del 20 per cento dell'IRPEF è il metodo più limpido per dare le risorse ai territori, dal momento che l'IRPEF è l'imposta che più si presta ad essere il tramite del finanziamento delle funzioni degli enti locali. D'altra parte, non lo diciamo noi: questa è la richiesta di gran parte dei sindaci del Veneto e della Lombardia, che sono davvero federalisti, che credono - a mio parere, sbagliando - che questo sia il vero federalismo e chiedono, quindi, che esso sia anche alimentato da un'imposta vera, ossia la compartecipazione al 20 per cento del gettito dell'IRPEF. Questa copertura è perfettamente in linea con il federalismo che voi volete, solo che non avete il coraggio e vi fermate a metà. È un'altra occasione persa. Se avete il coraggio, votate a favore.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, questo tema del 20 per cento da attribuire ai comuni come quota di compartecipazione al gettito dell'IRPEF, caratterizza tutto l'impegno dell'Unione di Centro perché, in concreto, si arrivi già nel 2010 - cioè prima delle elezioni regionali - a dare qualcosa di visibile, invece che realizzare una finta riforma che vedrà la luce, probabilmente, nel 2016 oppure nel 2020.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, prendo la parola per aggiungere anche la mia firma a questo emendamento che è nel senso del rispetto, dell'esaltazione e dell'espansione dell'autonomia del comuni, che non interessano semplicemente alcune regioni ma tutte le regioni, così come è nello spirito e soprattutto nell'indicazione data dai colleghi De Poli e Galletti. Ritengo che siamo anche in sintonia con una visione autonomista, senza ovviamente scomodare Luigi Sturzo, come ha fatto qualche collega della Lega all'inizio della seduta, ma siamo autonomisti in un senso vero e forte che va al di là di questo federalismo che certamente non dà nessuna risposta e nessun significato alle autonomie, alle popolazioni ed alle attese più vere e genuine della gente.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, il Governo pochi minuti fa ha invitato al ritiro di un emendamento a mia firma, sostanzialmente identico a quello ora in discussione, per trasfonderlo in un ordine del giorno. Cerchiamo di non fare il gioco delle parti, perché se il problema è chi presenta una determinata proposta emendativa ciò non va bene. Pertanto, se il Governo esprime un parere favorevole su questo emendamento io lo voterò, ed è chiaro, perché è esattamente identico a quello in discussione pochi minuti fa, tuttavia vorrei conoscere l'opinione del Governo per capirne la coerenza.
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
, . Signor Presidente, il Governo, come già ha fatto in relazione all'emendamento Baretta 12.4, invita al ritiro anche dell'emendamento De Poli 13.15 per trasfonderlo in un ordine del giorno, ma senza l'indicazione di una data.
. Chiedo all'onorevole De Poli se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 13.15.
. No, signor Presidente non accedo all'invito al ritiro e chiedo che il mio emendamento venga posto in votazione.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, quella fatta dal collega Baretta mi sembrava davvero una proposta degna di attenzione: non ci possono essere due misure, ma il Governo si è già pronunciato e di fronte alla votazione noi voteremo a favore.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, l'emendamento che l'onorevole Baretta poco fa ha ritirato e l'emendamento in esame segnalano una forte sofferenza politica all'interno della finanza comunale del Veneto. Io stesso in un mio precedente intervento ho ricordato che c'è un problema di perequazione evidente nei dati (peraltro non solo nel Veneto, ma anche in altre regioni italiane) e che questo problema si risolve facendo funzionare bene i fondi perequativi istituiti nell'articolo 13, ed in particolare occorre far funzionare bene il secondo dei fondi perequativi che in questo momento non sappiamo bene come funzionerà. Tuttavia, Governo e maggioranza hanno respinto il nostro emendamento e quindi si tratta di un problema aperto. Tale problema si risolve con la perequazione, perché sappiamo anche che l'intero ammontare dei trasferimenti ai comuni oggi equivale al 13 per cento dell'IRPEF, e non al 20. Pertanto se noi dovessimo sostituire, senza aggravi per la finanza pubblica, i trasferimenti ai comuni, il 20 per cento sarebbe troppo, ma soprattutto non è detto che vada dato lo stesso a tutti, perché bisogna perequare. Detto questo, il gruppo Partito Democratico voterà a favore di questo emendamento come chiara indicazione politica del senso di sofferenza, e non perché l'emendamento contenga il modo per risolverla, perché essa si risolve con la perequazione.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, visto che il collega De Poli insiste per il voto, vorrei apporre la mia firma e quella di molti altri colleghi (che non elenco e che aggiungeranno la loro firma presso gli uffici) all'emendamento in discussione. Tuttavia, prima della votazione vorrei che il Governo si pronunciasse.
. Onorevole Baretta, il Governo si è già pronunciato.
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
, . Signor Presidente, il Governo invita al ritiro dell'emendamento De Poli 13.15, altrimenti il parere è contrario.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, avevo chiesto di intervenire prima dell'intervento del Governo. Tuttavia, prima di bocciare un emendamento di questo tipo, rivolgo nuovamente una richiesta ai colleghi che lo hanno presentato perché prima il Ministro, che adesso non c'è, si era assunto un impegno che evidentemente il sottosegretario, senza nulla togliere, probabilmente non è in grado di assumere direttamente con i sottoscrittori dell'emendamento che stiamo esaminando. A questo punto, se la Presidenza concorda, chiederei di soprassedere momentaneamente all'esame di questo emendamento e di accantonarlo, anche per poterne discutere meglio con il responsabile del Dicastero.
. Onorevole Quartiani, i presentatori non mi sembrano orientati in questo senso. Chiedo al relatore quale sia il suo parere sulla proposta di accantonamento.
, . Signor Presidente, sull'accantonamento siamo contrari. L'unica cosa che non comprendo è che se la preoccupazione è quella del collega Baretta, che prima ha ritirato l'emendamento dietro richiesta di trasformarlo in un ordine del giorno, ritengo (ma potrei anche sbagliarmi) che qualunque sia l'esito del voto sull'emendamento De Poli 13.15, possa tranquillamente riproporre l'emendamento che ha ritirato riformulandolo in un ordine del giorno. Non mi pare che sussista una preoccupazione di questa natura, altrimenti devo associarmi a quello che ha detto il collega Brancher nel momento in cui ha invitato a ritirare l'emendamento per trasformarlo in un ordine del giorno, eliminando l'indicazione della data ai fini della sua attuazione.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, noi manteniamo il nostro emendamento e chiediamo che sia votato, proprio perché non crediamo che ciò che è stato detto prima rispetto ai comuni che hanno avuto un accordo per quanto riguarda l'IVA sia una scelta concreta oggi da sottoporre ai nostri cittadini. Ci possono essere altri meccanismi, sicuramente migliori da un punto di vista tecnico, rispetto al 20 per cento dell'IRPEF, ma sicuramente in tal modo daremmo una risposta immediata ai bisogni che ci sono nella nostra Italia, nelle nostre regioni, nei nostri comuni ma, ancor di più, ai bisogni dei nostri cittadini.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, mi pare che ormai sia chiaro l'orientamento dei firmatari di questo emendamento nel senso di mantenerlo. Chiedo di aggiungere la mia firma e annuncio che voterò a favore.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zorzato. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, io provo nuovamente a chiedere ai presentatori quanto meno l'accantonamento dell'emendamento, cercando di motivare questa ulteriore richiesta. Se il tema è puramente politico si andrà al voto; il collega del PD, infatti, ha detto che considerato che il voto sarà contrario, pur non condividendo l'emendamento perché parla del 20 per cento dell'IRPEF, lo voterà anche il suo gruppo, perché tanto i loro voti non saranno sufficienti ad approvarlo. Non mi sembra che questo sia un approccio corretto. Mi rivolgo ora al collega De Poli: considerato che (mi pare) il Ministro Calderoli e il sottosegretario Brancher hanno fatto un'apertura in vista di un eventuale ordine del giorno, sul quale immagino che il Governo esprimerà parere favorevole, trattandosi di materia delegata, non chiudiamo la porta ad una richiesta importante. La bocciatura dell'emendamento diventa, di fatto, la morte del processo, in qualche modo, di rivendicazione ... siccome ho sostenuto la battaglia dei sindaci veneti non ho bisogno di essere etichettato, dico solo che chi conosce la tecnica parlamentare sa che è una provocazione e che nei confronti dei sindaci sarà un bel messaggio mediatico, ma sostanzialmente è il funerale della compartecipazione al 20 per cento dell'IRPEF. Allora, secondo me, per chi sostiene il movimento dei sindaci, per chi è convinto che il prodotto sia buono, l'apertura del Governo, che lascia totalmente la porta aperta, nel senso che nei decreti delegati mi pare di aver capito che porrà attenzione al tema, è un elemento di assoluta novità e di responsabilità. Pertanto, chiudere la porta vuol dire di fatto ammazzare il movimento dei sindaci del Veneto. Mi pare che diventi un fatto politico e non di contenuto, ma in Parlamento, su temi così importanti, il contenuto dovrebbe prevalere sull'aspetto puramente mediatico e politico .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale, l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, il presidente Leone è persona troppo intelligente per sapere che non stiamo discutendo del fatto che l'onorevole Baretta possa o meno presentare un ordine del giorno dopo la votazione. Stiamo discutendo sul fatto che l'onorevole Beretta ha accolto l'invito del Ministro di ritirare un analogo emendamento certo, a fronte di una promessa futura e incerta di una compartecipazione all'IVA (che non si sa se e quando avverrà), trasfondendone il contenuto in un ordine del giorno che, come è noto, non si nega a nessuno. Viceversa, noi non abbiamo accettato di ritirare l'emendamento e vogliamo che su di esso il Parlamento si pronunci. In verità mi pare alquanto stravagante l'argomento dell'onorevole Zorzato secondo cui questo emendamento, a cui teniamo tanto e che è tanto importante per i sindaci del veneto, se venisse bocciato rappresenterebbe la morte di questa bandiera. Allora, onorevole Zorzato, lo voti e il problema è risolto !
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, vorrei che si ritornasse al merito delle questioni e che ciascuno si assumesse fino in fondo la responsabilità dei gesti che compie in quest'Aula. Molto responsabilmente il collega Quartiani ha chiesto l'accantonamento di questo emendamento alla luce delle dichiarazione che il Ministro Calderoli poco fa aveva reso in Aula e sarebbe opportuno sentire di nuovo la sua opinione in merito. Ciò rappresenterebbe un'occasione di riflessione e di ripensamento per tutti. Pertanto, ribadisco la richiesta di accantonamento. Nel caso in cui l'accantonamento non dovesse esserci, vorrei ricordare che in quest'Aula non si discute il destino di un movimento politico qualsivoglia esso sia, bensì del sistema del federalismo fiscale e della sua razionalità intrinseca. Dunque, il Partito Democratico, pur condividendo lo spirito con cui l'emendamento è stato presentato, parte dal presupposto che è completamente eccentrico rispetto alla struttura che stiamo dando al federalismo. Altra cosa sarebbe se all'interno dei decreti delegati, sulla scorta delle cose dette dal Ministro Calderoli in precedenza, ci potesse essere la possibilità di valutare operativamente delle modalità che vadano incontro a questo tipo di esigenza. Tuttavia, ci troviamo di fronte ad un voto che, se positivo, scardinerebbe completamente il sistema rispetto al quale stiamo lavorando. Non ci assumiamo questa responsabilità, il Partito Democratico si asterrà e lascerà libertà di voto ai nostri colleghi che avevano presentato un emendamento analogo .
. Dopo questo ulteriore dibattito, chiedo al relatore se conferma la sua volontà di non accantonare l'emendamento.
, Confermo la mia volontà di non accantonarlo.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo per ricordare a noi stessi cosa comporta, a volte, fare operazioni demagogiche. Questo movimento nasce dal fatto che voi avete abolito l'ICI sulla prima casa, anche per chi è proprietario del super attico in piazza di Spagna, creando una situazione difficilissima per i comuni che vi si sta ritorcendo contro. Infatti, sono i sindaci della Lombardia e del Veneto che hanno preso in mano questa battaglia e, in particolare, i sindaci del Veneto che partono da una situazione di sottodotazione rispetto alla spesa storica, così come i sindaci della Puglia. Quindi, questa è una manifestazione di protesta e sicuramente eccentrica rispetto al disegno del federalismo fiscale, ma molto motivata dal punto di vista polemico rispetto agli errori e alle doppiezze di questo Governo e di questa maggioranza .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, vorrei ribadire che questo emendamento meriterebbe di essere eventualmente discusso come ordine del giorno in futuro e non può essere diversamente. Infatti, sulla questione dell'IRPEF e sulla prima lettura data del disegno di legge in esame gli elementi correttivi e positivi ci hanno portato ad una discussione piena, compiuta e dialogante del provvedimento. Penso che tutta quella discussione fosse costruita su un principio conseguente e precedente al dialogo, e avevamo definito tecnicamente sconcertante in quel disegno di legge la demolizione dell'IRPEF, assegnando all'IRPEF non valori politici di parte, ma il significato che l'imposta ha. Allora, intorno a quel ragionamento sul futuro dei decreti delegati, la struttura dell'IRPEF pone a noi, o perlomeno a chi vi parla, un punto di coerenza che penso sia esplicito.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, a questo punto è chiarissima l'intenzione politica dell'UdC di arrivare al voto proprio per farsi bocciare questa proposta che loro, per primi, sanno essere una proposta che non ha nessun fondamento logico, che si incardina in un progetto - e qui ho apprezzato le parole di buon senso dell'onorevole Bressa - che ridisegna complessivamente la problematicità del federalismo fiscale in questo paese. Vi è una proposta organica che ha ottenuto il consenso delle regioni, delle province e dei comuni, e all'interno si sono incardinate le proposte strumentali dell'UdC per ottenere qualche articoletto sui giornali locali. Ma qui devono mettersi d'accordo su quale sia la comunicazione che devono dare al paese. Infatti, se all'onorevole De Poli serve un articolo sui giornali locali del Veneto in cui si scrive che la Lega Nord tradisce i cittadini del nord perché dà troppi soldi al sud, quando manda i suoi colleghi del sud a dire esattamente il contrario (perché al sud dicono che stiamo tradendo le regioni del sud e che è ora di smetterla che il sud mantenga il nord), si tratta solo di strumentalizzazioni che servono a loro.
. È vero!
. Allora, se devono farsi bocciare questo emendamento per dar spazio su all'onorevole De Poli, lo facciano pure, ma noi qui stiamo proponendo cose serie e non ridicole, onorevole De Poli !
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tabacci Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intanto vorrei segnalare al collega Luciano Dussin che, a proposito di cose ridicole, loro non sono secondi a nessuno. Detto questo, se vogliamo restare nel merito delle questioni, non c'è dubbio che questa iniziativa può dirsi eccentrica. D'altro canto, la proposta nasce, come ha detto l'onorevole Giovanelli, dal fatto che questo Governo, avendo abolito l'ICI, ha messo in difficoltà i comuni, in particolare quelli del nord che avevano un riferimento preciso su un cespite puntuale e verificabile. Ora, il Ministro dice che possiamo scambiare l'IRPEF con l'IVA, come se fosse un mercato. È chiaro, caro Bressa, che non stiamo ragionando di questioni funzionali a un disegno organico; ma forse voi avete assecondato in questi due giorni un disegno organico, forse voi non avete strumentalizzato politicamente questa vicenda, forse la Lega è immune da una strumentalizzazione di questa vicenda, forse non ha usato parole al di sopra di ogni logica? Allora, visto che la volete buttare in politica, votate questo emendamento e su questo emendamento ciascuno farà le sue campagne elettorali. Non dimostrate di essere diversi dagli altri. Questo è il punto politico .
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
, . Signor Presidente, io non ho molto da aggiungere. L'emendamento è molto simile a quello del collega Baretta. Ho spiegato la volontà del Governo, la valutazione sull'IRPEF e sull'IVA, e ho spiegato il motivo per cui non ha alcun senso fissare la percentuale, perché quello che va bene a Roma probabilmente non va bene a Treviso o non va bene a Reggio Calabria; quindi, si tratterà di una aliquota che sarà flessibile e variabile a seconda del territorio. Il Governo ha espresso chiaramente la propria volontà di prevedere la compartecipazione all'IVA per i comuni, ha dichiarato di volerlo fare nei primi o nel primo decreto legislativo, in modo da poterlo utilizzare nel bilancio di previsione del 2010. Quindi, i colleghi Baretta e altri hanno responsabilmente recepito l'invito al ritiro, anche perché gli stessi sindaci hanno riconosciuto che è meglio la compartecipazione all'IVA piuttosto che al 20% dell'IRPEF. Se poi uno non lo vuole ritirare per il gusto di farselo bocciare, non è un problema del Governo
. Molti altri colleghi hanno chiesto di intervenire. A questo punto, anche a seguito delle parole del Ministro Calderoli, chiedo all'onorevole Bressa e all'onorevole Zorzato se mantengano la richiesta di accantonamento. Prendo atto che la richiesta viene mantenuta. Come il relatore sa, è una decisione che spetta alla Presidenza e ritengo che sia giusto far decidere l'Assemblea. Quindi, come da Regolamento, chiedo che la proposta venga messa ai voti mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, così che l'Assemblea decida se accantonare o meno questo emendamento. Darò la parola ad un oratore a favore e ad uno contro. Nessuno chiedendo di parlare, pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di accantonare l'esame dell'emendamento De Poli 13.15.
. Signor Presidente, il mio intervento sarà brevissimo. Essendo tra l'altro uno di questi sindaci e conoscendo molti colleghi, voglio solo dire che qui si possono fare le battaglie politiche sulle bandiere dell'una e dall'altra parte, ma il problema sul territorio, in Veneto come in altre parti di questo Paese, è quello di avere le risorse per dare risposte ai bisogni dei cittadini e ai servizi essenziali. Allora, voglio solo rivolgere un appello: questa bandiera politica non è importante, il problema è dare queste risposte a tutti gli amministratori seri di questo Paese, che responsabilmente chiedono solo questo. Chiedo, mi auguro e rivolgo un appello non tanto sul voto di questo emendamento, che - lo ripeto - può essere effettivamente un simbolo politico più che altro, ma rivolgo un appello all'Assemblea quando sarà chiamata a votare una modifica al Patto di stabilità, che è, quella sì, una cosa seria per dare una risposta ai nostri amministratori locali.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Antoni. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, francamente sono stato colpito dall'intervento dell'onorevole Tabacci, che considero una persona seria, ma evidentemente di fronte alle scadenze elettorali crolla anche lui. Non si può sostenere, infatti, la tesi che qui ha sostenuto, che poi ha visto l'Unione di Centro votare contro l'accantonamento, quindi per cercare una soluzione, proprio per farselo bocciare. Onorevole Tabacci, questa è un'Assemblea, è il Parlamento che lei difende tanto! Se lo dobbiamo difendere tutti, ciò che si dice a Treviso bisogna dirlo anche a Palermo. Non si può sostenere a Treviso il 20 per cento di IRPEF e a Palermo dire l'esatto contrario, perché scardina l'unità nazionale. Non si può fare questo, se no non si è una forza nazionale! Se si è una forza nazionale, bisogna sempre dire le stesse cose, a Treviso e a Palermo !
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, credo che questo emendamento rappresenti un momento di svolta rispetto al provvedimento in esame. Ho apprezzato il Ministro - l'ho anche detto in altre occasioni - per la serietà con cui sta svolgendo il suo ruolo all'interno di questo provvedimento, con la presenza in Aula e con una risposta nel merito sulle questioni. Il Ministro, però, sa che questo provvedimento ha acceso grandi speranze negli amministratori locali del nord e del sud, non solo negli amministratori del nord. Egli si è impegnato pubblicamente in Aula a fare delle cose per la finanziaria del 2010. È chiaro che per gli amministratori locali si tratta di cose concrete; ciò vuol dire avere le risorse per governare direttamente e bene i loro territori. I nostri emendamenti andavano in quella direzione. Credo che l'emendamento che è stato presentato dall'UdC sia in contraddizione con quanto l'UdC ci ha detto fino adesso. Ho grande rispetto per i colleghi dell'UdC per il modo con cui conducono il loro dibattito e la loro battaglia politica, ma questo emendamento è in contraddizione con tutto quello che ho ascoltato in questi due giorni. Mi aspetto, quindi, che dal Governo - e concludo - vi sia coerenza sugli impegni che il Governo ha assunto, e quindi che ciò su cui il Ministro si è impegnato si verifichi. Non saremo noi a vigilare, ma gli 8 mila sindaci, signor Ministro .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.
. Signori Presidente, intervengo solo per rispondere al collega D'Antoni, che ha svolto un rilievo molto puntuale.
. Signor Presidente, perché gli ha dato di nuovo la parola?
. Perché è intervenuto il rappresentante del rappresentante del Governo. Prego, onorevole Tabacci.
. Per il vero, in questi giorni, in Commissione, l'onorevole D'Antoni è sempre stato uno dei più critici nei confronti del complesso di questo provvedimento e mi sarei aspettato di vederlo a fianco in una battaglia puntuale, precisa, fatta a viso aperto. Ora, non nascondo lo strumentalismo di questa posizione, però vorrei che lei riconoscesse che il dibattito è arrivato a questo punto perché vi è stato uno strumentalismo in certi atteggiamenti politici. Avete pensato di fare un accordo: rispetto gli accordi, l'onorevole Causi lo ha del tutto teorizzato. Se avete fatto un accordo, prendetevi anche i meriti di questo accordo. È chiaro che questo lascia un margine politico ad iniziative che possono essere anche parziali e che cercheremo di giocarci, nel rispetto del Parlamento e anche dell'opinione pubblica che ci guarda .
. Prima di passare al voto, vorrei salutare gli studenti e i docenti del liceo scientifico «Fulcieri Paulucci» di Calboli (Forlì), che assistono ai nostri lavori, e della scuola media «Francesco Ciusa» di Riola Sardo (Oristano) . Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Poli 13.15, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, proprio sulla base della discussione dell'emendamento precedente, vorrei tornare a ribadire quali sono le ragioni dell'astensione del Partito Democratico sull'articolo 13. Chiedo ai colleghi dell'UdC, in particolar modo all'onorevole Tabacci, di fare una riflessione ulteriore sulle motivazioni che consentono a chiunque nel nostro Paese di ritenere l'IRPEF un'imposta non redistributiva, se non progressiva. Di cosa stavamo parlando nell'emendamento precedente? Stavamo parlando dello stravolgimento dell'unica imposta che fa riferimento alla fiscalità generale. Vorrei ricordare a tutti i presenti che il Partito Democratico si è battuto per far sì che questa leva fiscale restasse nella piena disponibilità dello Stato centrale, perché ricordo a noi tutti che l'IRPEF, se non progressiva, è l'imposta più iniqua. Non mi pare, infatti, che l'impatto sui redditi veneti possa essere considerato simile all'impatto sui redditi calabresi, se non altro perché in Veneto il reddito medio è pari a 26-27 mila euro e in Calabria è di 12-13 mila euro. Vorrei capire da quale geniale intuizione arriva l'idea che, trasformando l'IRPEF non in un'imposta progressiva, ma in un'imposta bloccata, all'improvviso si equiparano gli enti locali italiani. O non ammettiamo, e non abbiamo l'onestà intellettuale di ammettere, che le compartecipazioni IRPEF di questi anni hanno «dopato» l'autonomia impositiva degli enti locali (ma stavamo parlando dello 0,5, non del 20 per cento), oppure dobbiamo ammettere che in Aula in questi ultimi due giorni si è consumato nulla di più dell'anticipo della prossima campagna elettorale; che, consentitemi di dire, vi consiglierei di fare su temi che reggono un po' di più. Perché l'IRPEF diventa redistributiva se è progressiva; e non mi pare che qui si stia discutendo della progressività dell'imposta, ma dell'idea malsana di far pagare a tutti la stessa imposta in funzione dell'impatto che la stessa ha sui singoli territori. E allora dico che probabilmente sarebbe utile a noi tutti provare a far riferimento alle valutazioni fatte almeno da 150 anni a questa parte. Far riferimento alla teoria del sacrificio uguale consente all'UdC, quando è in Veneto e quando è a Palermo di dire esattamente le stesse cose: o noi difendiamo la progressività delle imposte, e quindi difendiamo la centralità dello Stato nella definizione della fiscalità, oppure in realtà rischiamo di raccontare storie diverse in funzione dei luoghi in cui ci troviamo. Veniamo ai motivi per i quali il Partito Democratico si asterrà. Intanto ci aspettavamo dal Governo una risposta positiva all'emendamento Sereni 13.3, che non casualmente il collega Causi ha rappresentato come la proposta del Partito Democratico di provare ad individuare i termini dei fattori che incidono sulle dimensioni demografiche, perché questo avrebbe consentito indicatori più vicini alla realtà. La risposta è stata «no», e questo ci convince ancor di più del fatto che probabilmente molte valutazioni vanno fatte sulla definizione delle modalità con le quali verrà aggiornata l'entità dei fondi che fanno riferimento sia alla lettera che alla lettera comma 1, dell'articolo in esame. In esso, però, non possiamo far finta di non guardare con attenzione alle modifiche che sono avvenute: alla modifica sull'indicazione, al comma 1, alla lettera sulla fiscalità generale.
. La invito a concludere.
. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Nel provvedimento che era uscito dal Consiglio dei ministri, e che era passato dal voto del Senato, non c'era l'indicazione della fiscalità generale con indicazione separata degli stanziamenti. Oggi questo c'è, come c'è una distinzione sul fabbisogno finanziario connesso ai valori standardizzati sul gettito dei tributi. Per queste ragioni, come detto, il Partito Democratico si asterrà sull'articolo 13.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13, nel testo emendato. Dichiaro aperta la votazione.
. Passiamo all'esame dell'articolo 13-, al quale non sono state presentate proposte emendative. Passiamo dunque ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13-. Dichiaro aperta la votazione.
. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e delle proposte emendative ad esso presentate . Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
, . Signor Presidente, le Commissioni raccomandano l'approvazione del loro emendamento 14.600, mentre esprimono parere contrario sull'emendamento Sereni 14.1.
. Il Governo?
, . Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.600 delle Commissioni, accettato dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Passiamo all'esame dell'articolo 15 e delle proposte emendative ad esso presentate . Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
, Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 15.
. Il Governo?
, . Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
. Ricordo che l'emendamento Ria 15.1 è stato ritirato. Passiamo alla votazione dell'emendamento Mario Pepe (PD) 15.2. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma a questo emendamento e per evidenziare che l'articolo 15 riguarda, in sostanza, gli interventi di cui al quinto comma dell'articolo 119 della Costituzione, ossia gli interventi speciali diretti a rimuovere gli squilibri. Non capisco perché vi sia questa resistenza affinché si riconosca la specificità richiamata nell'emendamento per le aree sottoutilizzate. In questo articolo si tratta della spesa dei fondi FAS e in altre occasioni l'Aula è stata impegnata nella discussione. In precedenza vi era la previsione di questa sorta di vincolo (l'85 per cento dei fondi da destinare al sud, il 15 per cento al nord), mentre con questo testo si rischia di rendere ordinaria la spesa dei fondi per le aree sottoutilizzate destinate non più prevalentemente al Mezzogiorno.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mario Pepe (PD) 15.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, esprimo anche molta meraviglia per il fatto che il Governo non abbia accolto questo emendamento, che reca un impegno a coordinare e indirizzare adeguate risorse al dirette al superamento del divario economico del Mezzogiorno rispetto alle altre aree del Paese, al fine - recita l'emendamento - di promuovere la piena valorizzazione delle risorse. Chiedo dunque al Governo la quale ragione di questo rifiuto. Che cosa chiediamo, se non che il Mezzogiorno venga messo nelle stesse condizioni delle altre regioni d'Italia per poter partecipare adeguatamente alla crescita e allo sviluppo economico e per superare i ritardi delle infrastrutture e dello sviluppo. Qual è la ragione per cui dite di «no» a questo impegno? È un impegno affinché il Mezzogiorno sia messo nelle condizioni di superare i suoi ritardi. Chiedo al rappresentante del Governo di ripensarci, perché non capisco la ragione del rifiuto; qual è il motivo? Signor presentante del Governo, le esprimo la mia meraviglia.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, anch'io desidero spendere una parola a favore di questo emendamento così come ho fatto in precedenza su un emendamento di spirito analogo dell'onorevole Mario Pepe (PD). Si registra sempre di più una disattenzione per le aree più disagiate del Mezzogiorno. Volevo dire anche all'onorevole Laratta che non so perché si meravigli di questa disattenzione da parte del Governo: è tutta l'impalcatura di questo provvedimento che non va, lo abbiamo sempre detto. Il disegno di legge va a dividere ulteriormente il Paese e creerà sempre di più maggiori squilibri proprio perché il Mezzogiorno certamente non è il suo riferimento. Questo è il dato, e certamente anche Laratta e il suo partito dovrebbero trarne le conclusioni definitive e un giudizio politico conclusivo.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cesare Marini 15.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, intervengo solo per sottolineare che da sempre gli interventi speciali sono stati lo strumento con il quale gli Stati realizzavano gli interventi di politica economica e di riequilibrio territoriale. Previsti, invece, in questo modo, ci sembra che finiscano per diventare una sorta di strumento di corporativismo territoriale che non è richiesto, perché dovrà pur essere mantenuta allo Stato centrale la possibilità di decidere - lo sostengono personaggi come Saraceno ed altri -, di utilizzare gli interventi speciali come strumento di riequilibrio senza dover per forza passare attraverso una sorta di corporativismo territoriale. Crediamo che sia utile che resti in capo allo Stato la possibilità di intervenire, altrimenti verrebbe meno.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 15.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, nell'annunciare l'astensione del Partito Democratico su questo articolo, sottolineo il fatto che in Commissione noi abbiamo sostenuto una battaglia notevole e poi abbiamo ottenuto il consenso della maggioranza e del Governo per l'introduzione di un'impostazione che punti a rimuovere - come dice il comma quinto dell'articolo 119 della Costituzione - gli squilibri strutturali di natura economica e sociale, attraverso degli interventi speciali organizzati in piani organici finanziati con risorse pluriennali vincolate nella destinazione. Questa impostazione e questo tipo di esplicitazione penso sia il risultato proprio di questa nostra iniziativa. Per questo noi arriviamo all'astensione. Avremmo voluto un provvedimento ancora più esplicito, però riteniamo che il problema del rimuovere gli squilibri economici e sociali, dovunque essi siano, resta un compito fondamentale dello Stato unitario. Infatti, se noi vogliamo complessivamente la crescita di questo nostro Paese, il superamento attuale della sua crisi, la possibilità di fornire servizi a tutti gli italiani e di garantire occupazione e lavoro, il punto di partenza deve essere la rimozione degli squilibri economici e sociali. Per questa ragione è importante che l'onorevole Reguzzoni citi Sturzo, perché vuol dire che vi è una presa di coscienza nuova, e io sono contento. A questo punto consiglio all'onorevole Reguzzoni di leggerselo tutto Sturzo, tutto, perché eviteremmo tante polemiche, tante inutili incomprensioni. Se lo legga tutto e vedrà che poi non potrà più votare i provvedimenti dell'onorevole Tremonti, che taglia i fondi FAS e non rimuove gli squilibri economici e sociali di questo paese . Quando avrà preso coscienza del fatto che Sturzo sosteneva la tesi che qui ci ha portato avrà piena coscienza di quello che il Ministro dell'economia e delle finanze sta facendo, tradendo questo testo che noi oggi confermiamo. Per questa ragione consiglio anche all'onorevole Tassone di aggiornarsi e, d'ora in poi, di impegnarsi in maniera formidabile per fare in modo che l'attuale politica dell'attuale Governo risponda a questo articolo e non alla politica che sta facendo, che è quella di aggravare gli squilibri economici e sociali del nostro Paese .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo per dichiarare - come credo sia chiaro - il voto contrario del mio gruppo su questo articolo. Sull'intero disegno di legge noi non abbiamo assunto una posizione ancorata ad una sorta di rivendicazione degli interessi di una parte del Paese rispetto all'altra. Tuttavia credo che questo articolo dimostri, più di altri, quanto sia grave il pregiudizio nei confronti del Mezzogiorno in questo disegno di legge. Infatti negli interventi speciali disposti da questo articolo non vi è alcuna riserva per le aree sottoutilizzate. L'onorevole D'Antoni, con il suo gruppo, dovrebbe smetterla di fare diverse parti in commedia. Noi la pensiamo come lui, ma proprio perché la pensiamo come lui votiamo contro questo articolo e non ci asteniamo.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15. Dichiaro aperta la votazione. Onorevole Mario Pepe (PD), mi sa che... A posto.
. Passiamo all'esame dell'articolo 16 e delle proposte emendative ad esso presentate . Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
, . Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario su tutti gli emendamenti presentati all'articolo 16.
. Il Governo?
, . Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sereni 16.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
, . Signor Presidente, vorrei ringraziare, come sollecitato dall'onorevole Colombo, il Parlamento per l'impegno che sta mettendo nei lavori di questo provvedimento, dimostrando l'interesse di tutti a dare un contributo. Auspico che vi sia lo stesso entusiasmo e partecipazione il prossimo martedì mattina per poter procedere con i nostri lavori.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, prima che i colleghi escano dall'aula, ritengo che dobbiamo rivolgere un ringraziamento reale agli assistenti d'aula e ai tecnici che in questi tre giorni si sono sottoposti ad uno stress notevole per consentirci di far funzionare questo meccanismo che è fuori da qualunque ragionevole.... Un vero grazie a nome di tutti.
. La Presidenza si unisce ai suoi ringraziamenti in maniera particolare.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo per unirmi anch'io in chiusura di questa seduta ad un ringraziamento che, peraltro, abbiamo già rivolto anche al termine della seduta antimeridiana e anche per constatare come nella seduta di oggi si sia svolto un numero davvero importante di votazioni. La seduta che ha registrato più votazioni è stata quella del 1o ottobre 2008 durante la quale si sono avute 158 votazioni mentre oggi ne abbiamo fatte 155, un numero molto importante. Resta evidentemente, signor Presidente, la disponibilità della Presidenza a tenere aperte le votazioni. Abbiamo sottolineato come questo meccanismo di votazione funzioni ma lasci aperte alcune questioni in ordine al numero di colleghi che ancora oggi, purtroppo, spesso sono costretti a far presente di non essere riusciti ad esprimere il loro voto. Ci auguriamo che vada sempre meglio e ringraziamo la Presidenza e il personale per la pazienza e la disponibilità.
. Onorevole Baldelli, mi consenta di farle notare che rispetto alla votazione del 1o ottobre 2008 il numero dei parlamentari presente in quest'aula è stato nettamente superiore in queste giornate grazie al sistema di votazione che, anche se registra qualche difficoltà, dà anche questi risultati . Il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di martedì 24 marzo.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo per due motivi: il primo per pregarla di sollecitare il Governo a fornire una risposta ad una mia interrogazione ormai di qualche mese fa, riferita al problema delle negative, pesanti e drammatiche ricadute che vi sono state su molti soldati che hanno partecipato alle operazioni militari in Kosovo e nell'area dei Balcani, con l'utilizzo di uranio impoverito. Approfitto del fatto di avere la parola, signor Presidente, per segnalare e chiedere che la Presidenza si attivi, perché in questi giorni e in queste settimane (è chiaro che nel nostro Paese uno degli sport più diffusi è quello di attaccare e di puntare all'indebolimento del ruolo, della figura e del funzionamento del nostro Parlamento e quindi anche dei singoli parlamentari) su diversi organi di stampa appaiono notizie completamente infondate circa una serie di privilegi che non mi consta siano in capo ai parlamentari. È giusto che noi facciamo sempre meglio e sempre di più il nostro dovere, ma è altrettanto utile, opportuno e necessario che, da parte della Presidenza, si attivino tutte le iniziative utili per tutelare l'immagine del Parlamento. Diversamente, infatti, anche se in maniera implicita, con il silenzio, si dà ancora più forza a chi vuole delegittimare il Parlamento e vuole magari ridurlo ad una funzione meramente rappresentativa e formale, ma non sostanziale. Signor Presidente, ho fatto pervenire anche la fotocopia di una pagina che abbiamo trovato nella rassegna stampa di oggi.
. Onorevole Strizzolo, la Presidenza si farà carico di sollecitare la risposta del Governo alla interrogazione da lei richiamata e non mancherà di segnalare, in maniera particolare al Collegio dei questori, la sua osservazione, corredata dalla documentazione che ha fatto pervenire, affinché si facciano eventualmente carico dei chiarimenti necessari.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, forse sarà un po' la stanchezza, quindi mi perdoni, però non ho capito: siccome spesso la Presidenza, a prescindere da chi sia il Presidente di turno, nel corso degli interventi ha l'abitudine di chiosare, non ho capito se la chiosa che lei ha fatto in ordine al mio intervento avesse una qualche venatura polemica. Infatti, non credo di essere stato polemico nei confronti della Presidenza e mi sembrava di non meritare neanche una venatura polemica: non credo francamente che così sia stato, glielo chiedo per chiarezza, signor Presidente.
. Onorevole Baldelli, era un'affermazione che voleva aggiungersi alla sua soddisfazione: al motivo di soddisfazione per il numero di votazioni che siamo riusciti a svolgere credo che si debba aggiungere una considerazione (lei, al riguardo, ha fatto un confronto con una data precisa, vale a dire il 1o ottobre del 2008): vorrei fare notare che, rispetto a quella data, non solo vi è stato un numero elevato di votazioni (più o meno corrispondente), ma l'aspetto più positivo è che ha partecipato un numero molto più rilevante di parlamentari. A fronte del fatto che pochissimi parlamentari, per pochissime votazioni, non sono riusciti ad esprimere il proprio voto, vi è un aumento di presenze che credo debba essere riconosciuto, come credo si debba riconoscere che questo sistema, pur faticoso, comunque raggiunge un risultato importante: ciascuno vota per sé ed è molto più consistente il numero di parlamentari che partecipa alle sedute. Pertanto, non si trattava assolutamente di polemica, ma era un modo per aggiungere ulteriori elementi di soddisfazione, forse un po' enfatico, nei confronti del sistema di votazione; poiché abbiamo fatto tutti tanta fatica, mi sembrava giusto che venisse riconosciuto.
. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
. L'onorevole Coscia ha facoltà di illustrare l'interpellanza Soro n. 2-00336, concernente dati definitivi sulle iscrizioni alla scuola primaria e alla scuola secondaria di primo grado ed iniziative per soddisfare le richieste dei vari moduli orari avanzate dalle famiglie di cui è cofirmataria.
. Signor Presidente, abbiamo presentato questa interpellanza urgente, perché tutti abbiamo letto le notizie di stampa, concernenti un campione di 900 scuole del territorio nazionale, annunciato dal Ministero, dal quale emerge che solo il 3 per cento delle famiglie italiane ha scelto l'indicazione del Governo, cioè quella del maestro unico e dell'orario a 24 ore. Inoltre, secondo dati più aggiornati, pubblicati questa mattina su un quotidiano, emergerebbe che, forse, il dato è ancora più negativo. È, dunque, evidente che le famiglie italiane hanno bocciato il Governo e il Ministro Gelmini. Tuttavia, in questi giorni, ancora si tende a fare confusione su questo dato: si tende, cioè, a dire che non è vero che è stato bocciato il maestro unico, ma piuttosto, che vi è un problema solo in relazione all'orario. Non è così. Non è come dice il Ministro, perché, in realtà, la legge che ha voluto il Ministro, e che è stata imposta al Parlamento, abbina alle ventiquattro ore il maestro unico. Quindi, quando si afferma che il maestro unico sarebbe anche il cosiddetto maestro di riferimento per gli altri orari, è assolutamente una falsità. Ma vi è qualcosa di ancora più grave. Mi fa piacere avere come interlocutore il sottosegretario Pizza; tuttavia, il Governo continua, in modo contraddittorio, ad andare avanti su questa linea. Il 27 febbraio ha approvato i regolamenti, con i quali, nonostante gli impegni a suo tempo presi, si promettono alle scuole organici, mediamente, solo sulle 27 ore. Pertanto, ci chiediamo come sarà possibile soddisfare le richieste delle famiglie, come più volte si è impegnato a fare, addirittura, il Presidente Berlusconi (non solo il Ministro Gelmini), nel senso di aumentare il tempo pieno. Vi sono, quindi, gravi contraddizioni, che riemergono continuamente. Quindi, chiediamo al Governo se, di fronte a questa bocciatura da parte delle famiglie italiane, non sia il caso di cambiare rotta e di modificare i regolamenti, per mantenere gli impegni che lo stesso Governo ha preso, nel senso di soddisfare le richieste delle famiglie.
. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.
, . Signor Presidente, la scelta del Governo, definita dalla legge n. 169 del 2008, dal piano programmatico applicativo dell'articolo 64 della legge n. 133 del 2008 e dallo schema di regolamento, recentemente approvato in seconda lettura, inerente la «Revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione» è stata non già, come reiteratamente affermato, quella di cancellare i quadri orari preesistenti, ma di aggiungere la possibilità per le famiglie di avere ulteriori possibilità di opzione a 24 ore. Al riguardo, si conferma che, per l'anno scolastico 2009-2010, all'atto delle iscrizioni alla prima classe della scuola primaria, sono state offerte alle famiglie opzioni relative ai seguenti modelli orari settimanali: 24, 27, 30 e 40 ore (nei limiti dell'organico disponibile). Il fatto che l'opzione a 24 ore sia stata indicata come scelta prioritaria da una percentuale limitata di famiglie non implica, di fatto, alcuna bocciatura della scelta del Governo. Neppure si può affermare che le famiglie abbiano bocciato l'iniziativa del Governo rispetto all'abolizione del cosiddetto modulo, stante il fatto che su questo tema non era prevista alcuna opzione. Nelle classi prime, con quadro orario a 24, 27 e 30 ore, infatti, il modello didattico è comunque quello del maestro unico, a seconda dei casi affiancato da insegnanti di religione cattolica e di inglese in possesso dei relativi titoli o requisiti. Nelle classi prime, con quadro orario a 40 ore, il cosiddetto tempo pieno, è stato altresì confermato il modello con due maestri eventualmente coadiuvati da insegnanti di religione cattolica o di inglese in possesso dei relativi titoli o requisiti. Il modello a maestro unico, come previsto dal piano programmatico applicativo dell'articolo 64 della legge n. 133 del 2008, appare, rispetto al modulo, più funzionale all'innalzamento degli obiettivi di apprendimento, con particolare riguardo ai saperi di base, favorisce l'unitarietà dell'insegnamento soprattutto nelle classi iniziali, rappresenta un elemento di rinforzo del rapporto educativo tra docente ed alunno, amplifica e valorizza la relazione tra scuola e famiglia. Ne consegue che, dal punto di vista pedagogico e didattico, il modello del docente unico prevalente non impoverisce l'offerta formativa, anzi l'arricchisce. Non esiste Paese europeo che non adotti tale modello. Invece, il modulo articolato su due classi con tre docenti corrisponde ad una particolarità del sistema scolastico italiano che non ha sortito effetti positivi, considerato che il nostro Paese negli ultimi dieci anni nelle classifiche europee è passato dal terzo all'ottavo posto. Per quanto concerne il tempo pieno, il Governo ha inteso confermare la positiva valutazione della sua efficacia e ha altresì previsto non solo la conferma per il prossimo anno scolastico del numero dei posti attivati per l'anno scolastico 2008-2009, ma l'attivazione di piani pluriennali sulla base di intese con le rappresentanze dei comuni, precedute da un accordo quadro con le autonomie locali in sede di Conferenza unificata, volti al potenziamento quantitativo e qualitativo del servizio del tempo pieno sul territorio, anche in questo caso, smentendo chi reiteratamente ne pronosticava, su basi documentali al Governo ignote, la cancellazione. Le iscrizioni per il 2009-2010 si sono concluse il 28 febbraio. I relativi dati comunicati dalle scuole di ogni ordine e grado stanno affluendo al sistema informativo del Ministero. Al momento, si è in possesso dei soli dati relativi alla scuola primaria, ma trattasi di situazione ancora provvisoria, in quanto su richiesta di taluni uffici scolastici territoriali si è reso necessario riaprire le funzioni per consentire integrazioni ed aggiornamenti. L'acquisizione completa dei dati per la scuola primaria si avrà tra qualche giorno. È appena iniziato l'inoltro dei dati relativi alla scuola secondaria di primo grado. A conclusione di tale complessa e delicata operazione si disporrà di un quadro generale delle preferenze espresse dalle famiglie con riguardo alle possibili articolazioni di orario e si potrà riferire in maniera puntuale su tutta l'area della scolarità. Ad ogni buon fine, per la scuola primaria i dati acquisiti al 12 marzo 2009 evidenziano una richiesta di tempo pieno per la prima classe da parte di 196.542 alunni e una richiesta relativa alle altre articolazioni orarie da parte di 309.602 alunni. Per quanto concerne le dotazioni dell'organico di diritto, lo schema di regolamento relativo alla revisione dell'assetto ordinamentale della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione, già approvato in seconda lettura dal Consiglio dei Ministri, prevede che alle classi prime (non di tempo pieno) funzionanti dal prossimo anno scolastico 2009-2010 vengano assicurate le risorse per un tempo scuola pari a 27 ore settimanali. A queste si aggiungono le ore destinate all'insegnamento della religione cattolica e della lingue inglese, qualora i docenti della classe non siano in possesso delle necessarie competenze e titoli. Ne consegue che l'orario fino a 30 ore viene assicurato nell'ambito delle risorse disponibili, che possono derivare dalla consistenza oraria derivante dalla scelta del modello dell'insegnante unico e dell'affidamento delle ore di religione e di lingua inglese a docenti diversi da quelli della classe. Le classi con orario normale successive alla prima continuano a funzionare, dall'anno scolastico 2009-2010 e fino alla conclusione del ciclo quinquennale, secondo il modello orario in atto (27-30 ore) e, per il tempo pieno, nei limiti dell'organico assegnato per l'anno scolastico in corso e negli anni decorsi. Anche in questo caso, qualora il docente della classe non sia in possesso dei necessari requisiti per gli insegnamenti di religione cattolica e di lingua inglese, gli stessi potranno essere svolti da altri docenti che ne abbiano titolo. Considerato che tale situazione è pressoché generalizzata, sarà possibile, quasi sempre, corrispondere alle richieste delle famiglie di beneficiare di un tempo scuola più disteso, utilizzando le ore non effettuate dal docente della classe per l'insegnamento dell'inglese e della religione. Quanto al tempo pieno, sin dalla sua istituzione (legge 24 settembre 1971, n. 820) è stato assicurato nell'ambito delle risorse di organico e finanziarie disponibili: tanto viene dimostrato dal fatto che, dal 2001 ad oggi, il tempo pieno si è stabilizzato intorno al 25 per cento dell'organico complessivo. Per il prossimo anno scolastico, il tempo pieno verrà autorizzato non solo per la stessa entità di posti e classi funzionanti nel corrente anno scolastico, ma con possibili incrementi dovuti alle economie realizzate, non ancora esattamente quantificate. Si precisa che il totale dei posti e delle ore derivanti dall'applicazione delle disposizioni suddette, unitamente a quello dei posti e delle ore connessi all'integrazione degli alunni disabili, costituisce la dotazione organica di istituto. Le scuole, nell'ambito dell'autonomia didattica e organizzativa prevista dal decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, articoleranno gli orari in modo flessibile, individuando le soluzioni più idonee per il miglior impiego delle risorse disponibili, anche al fine di ampliare e arricchire la propria proposta formativa.
. L'onorevole Coscia ha facoltà di replicare.
. Signor Presidente, il sottosegretario è una persona amabile, ma avrei preferito che fosse qui il Ministro. Le cose che il sottosegretario ha affermato, a nostro giudizio, sono molto gravi. Si conferma, infatti, che almeno al 60 per cento delle famiglie italiane che hanno scelto il modulo a 30 ore - cioè a circa 300 mila famiglie: prego il sottosegretario di rendersi conto che noi stiamo parlando a 300 mila famiglie - tale orario non verrà concesso: questa è la risposta che è pervenuta. Nel momento in cui si conferma che l'organico che verrà attribuito alle scuole sarà commisurato mediamente alle 27 ore - e le 27 ore potevano diventare una media nella misura in cui decollavano le 24 ore, che non sono decollate - viene meno la risposta al 60 per cento delle famiglie (si tratta di circa 300 mila famiglie) che hanno scelto quel modulo orario. C'è un altro problema: voi, con le vostre scelte, volete dissestare la qualità della scuola a moduli, la quale - al contrario di quanto, mi spiace, signor sottosegretario, lei ha riaffermato - rimane essere la scuola di eccellenza che sta ai primi posti nel mondo e in Europa. Siamo, quindi, di fronte al fatto che il Governo continua a perseverare, contro le famiglie italiane. Si tratta di una linea sbagliata, perché non si può continuare a dire che il maestro unico è la scelta pedagogica per eccellenza per giustificare semplicemente i tagli che si vogliono realizzare, in modo particolare sulla scuola primaria. Di questa scelta è convinto solo il Governo, sono convinti solo il Ministro Gelmini e il Presidente Berlusconi, che ha più volte difeso questa linea. La stragrande maggioranza delle famiglie e degli insegnanti e tutto il mondo della scuola hanno per mesi manifestato contro questa scelta, ma poi, alla prova del nove, cioè quella di iscrivere i propri figli a scuola, solo il 3 per cento, se non addirittura, si dice, poco meno dell'1 per cento, ha seguito le indicazioni arrivate dal Governo. Mi spiace molto, quindi, che si persista in questo errore, ne darete conto alle famiglie italiane, ma quello che vi posso dire è che sicuramente noi continueremo, a fianco del mondo della scuola e delle famiglie, a batterci contro queste scelte profondamente sbagliate .
. L'onorevole Zamparutti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00334, concernente iniziative del Governo in merito alla situazione degli oppositori del regime iraniano e dei membri dell'Ompi attualmente residenti a Camp Ashraf, nel nord dell'Iraq .
. Signor Presidente, la situazione dei del popolo iraniano era stata oggetto di un vivace dibattito presso la Commissione esteri quando, in dicembre, su questa vicenda è stata approvata una risoluzione. In quell'occasione vi è stata una sintonia tra Parlamento e Governo circa l'impegno per la tutela umanitaria degli almeno 3.500 abitanti del campo di Ashraf. Da allora se, da un lato, si è risolta positivamente la vertenza sulla cancellazione di questa organizzazione dalla lista delle organizzazioni terroristiche dell'Unione europea, dall'altro si è però ulteriormente aggravata la condizione propria dei residenti ad Ashraf. Infatti, con l'entrata in vigore del cosiddetto accordo di sicurezza tra Stati Uniti ed Iraq, all'inizio di gennaio questo campo è passato sotto controllo iracheno e il Governo di questo Paese, che di tutta evidenza è sotto forte influenza di Teheran, ha lanciato una vera e propria offensiva. Tale offensiva è quella che il consigliere iracheno per la sicurezza nazionale al-Rubaie ha espresso proprio presentandosi di fronte al capo di Ashraf, alla testa di una delegazione di funzionari dei Ministeri della difesa e degli interni, per informare i residenti che restare in Iraq per loro non era una delle opzioni possibili. Si tratta di una dichiarazione che fa il paio con quella del Primo Ministro Al-Maliki che, proprio in quei giorni, aveva dichiarato che il Governo iracheno avrebbe costretto i del campo di Ashraf a non rimanere in Iraq. L'urgenza di questa interpellanza è dovuta al fatto che a queste parole sono poi seguiti fatti gravi, alcuni dei sono elencati nel testo dell'interpellanza, mentre altri sono successivi al deposito della stessa. Tra questi ultimi, l'azione, che non ha precedenti, avvenuta il 13 marzo scorso, quando le forze irachene hanno circondato un edificio del campo di Ashraf in cui vivono centinaia di persone e con l'uso della forza ne hanno chiesto lo sgombero. Gli aggressori hanno detto di agire per ordine, appunto, di al-Rubaie e l'edificio è tuttora circondato da forze irachene che hanno chiaramente detto agli abitanti del campo che occuperanno l'edificio anche a costo dell'uccisione di quaranta dei suoi abitanti. A ciò va poi anche aggiunto il fatto che dal 12 marzo le forze irachene impediscono l'ingresso di qualsiasi merce e combustibile al campo e che hanno impedito anche l'ingresso di 150 operai e di sette camion carichi di beni di prima necessità. Si è anche aggiunta la notizia, che è proprio di oggi, riportata da un'agenzia di stampa iraniana (Tabnak), del trasferimento dall'Iraq di membri dei del popolo, avvenuto in gran segreto, per cui 64 alti esponenti del gruppo di opposizione iraniano sarebbero partiti via Giordania a bordo di due aerei militari verso una destinazione europea sconosciuta. La risoluzione che citavo all'inizio ha impegnato il Governo italiano a chiedere alle autorità irachene e statunitensi di non rimpatriare in modo forzato verso l'Iran i membri dell'opposizione iraniana, i del popolo iraniano, e di lavorare, in particolare con l'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati, al fine di trovare una soluzione duratura e soddisfacente alla situazione delle persone attualmente ospitate presso il campo di Ashraf. Ricordo, inoltre, che anche un ordine del giorno presentato proprio da noi Radicali all'Accordo recentemente approvato dal Parlamento sulla cooperazione tra Italia e Iraq impegna il Governo a prevedere negli accordi con questo Paese clausole per assicurare il rispetto dei diritti umani, analoghe a quelli che in ambito europeo si stabiliscono in materia di cooperazione bilaterale. Ciò che chiedo al Governo, anche a nome dei 47 firmatari di questa interpellanza urgente, assolutamente trasversale, è innanzitutto di sapere se queste notizie siano a conoscenza del Governo e quali altre notizie siano in possesso dello stesso circa la situazione dei residenti al campo di Ashraf. Chiediamo, inoltre, se il Governo abbia sollevato in sede bilaterale, tanto con il Governo iracheno quanto con quello americano, la questione della necessità di assicurare un'effettiva protezione a queste persone in ottemperanza, in particolare, alla IV Convenzione di Ginevra per la tutela umanitaria. Aggiungerei un ulteriore quesito, ossia se il Governo non ritenga di chiedere agli Stati Uniti di riassumere la tutela del campo di Ashraf, che attualmente è limitata ad una presenza militare volta solo a garantire un monitoraggio, ma non la sicurezza del campo, che significa la sicurezza di 3.500 persone.
. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Enzo Scotti, ha facoltà di rispondere.
, . Signor Presidente, il Governo italiano è tenuto costantemente al corrente dalle autorità irachene circa gli sviluppi della situazione del campo di Ashraf, ove si trovano attualmente 3.400 persone tra appartenenti all'MKO e loro familiari. Da ultimo, il consigliere per la sicurezza nazionale al-Rubaie, nel segnalarci la volontà irachena di superare in tempi rapidi quello che viene considerato un retaggio del passato, ci ha segnalato che il complesso problema della chiusura del campo verrà affrontato tenendo in dovuta considerazione tutti gli aspetti umanitari, politici e di sicurezza della vicenda. Specifica attenzione per il rispetto dei diritti fondamentali è stata manifestata in materia anche dal Ministro per i diritti umani iracheno, la signora Mikhail, che ha assicurato una costante vigilanza e cooperazione con le Nazioni unite e, soprattutto, con il Comitato internazionale della Croce rossa. È infatti previsto che i rifugiati del campo siano trasferiti in altri Paesi secondo la volontà dei singoli residenti garantita da interviste individuali effettuate dal Comitato internazionale della Croce rossa. Occorre peraltro menzionare che, secondo quanto riferito dal rappresentante del Comitato internazionale della Croce rossa, ben 261 residenti sarebbero già rientrati in Iran senza asseritamente riscontrare particolari problemi in patria (questa è un'informazione della Croce rossa internazionale). L'ambasciatore iraniano in Iraq, a tal proposito, ha confermato l'amnistia per gli abitanti di Ashraf che decideranno di rientrare in patria, ad eccezione di 54 soggetti considerati responsabili di delitti di sangue. Questi ultimi saranno processati in Iraq, come confermato dal consigliere al-Rubaie, sulla base di ordini di cattura disposti dalla magistratura irachena, senza che l'Iran ne chieda l'estradizione e nel rispetto delle norme sul diritto di difesa. Al momento, il Governo italiano non ha ricevuto nessuna formale richiesta di accoglienza di residenti del campo. Le richieste che dovessero pervenire saranno naturalmente esaminate con attenzione, a titolo individuale, così come previsto dalla normativa italiana e internazionale. L'Italia continua ad ogni buon fine a monitorare, per il tramite dell'ambasciata a Baghdad, la situazione dei residenti di Camp Ashraf, nei limiti imposti dal fatto di non poter invocare la tutela consolare di connazionali, affinché anche in questo caso siano rispettati i diritti umani fondamentali riconosciuti dal diritto internazionale. Al riguardo, è ferma intenzione del Governo italiano continuare ad agire in stretto raccordo con i principali Paesi membri dell'Unione europea rappresentati in Iraq.
. L'onorevole Zamparutti ha facoltà di replicare.
. Signor Presidente, mi dichiaro parzialmente soddisfatta, nel senso che se fosse vera la procedura che il Governo iracheno intende avviare sarebbe un fatto importante. Mi preoccupa molto, però, il dato comunicato dal sottosegretario sul rimpatrio in Iran di appartenenti all'Organizzazione del del popolo iraniano. In Iran, infatti, questa organizzazione - come peraltro ancora in Iraq - è considerata terroristica, e noi sappiamo qual è il trattamento riservato a oppositori politici in Iran. Quindi, questa sarebbe una via assolutamente da scongiurare e da evitare. Credo che a fronte delle informazioni che ci ha fornito sarebbe importante che una delegazione di parlamentari, magari anche con un rappresentante del Governo, si recasse quanto prima proprio nel campo di Ashraf per verificare l'attendibilità di tali notizie e, comunque, la situazione reale che riguarda più di tremila persone.
. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento delle interpellanze urgenti Laratta n. 2-00335 e Bucchino n. 2-00333 è rinviato ad altra seduta.
. L'onorevole Causi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00339, concernente intendimenti del Ministro dell'economia e delle finanze in relazione all'operazione di sviluppo in ambito internazionale assunto dalla società ENI Spa, con particolare riferimento a recenti orientamenti del comune di Roma, azionista di maggioranza del gruppo ACEA .
. Signor Presidente, alcuni mesi fa, in conseguenza della fusione tra il gruppo Suez e il gruppo Gaz de France, l'Antitrust europea prescrisse al nuovo maxi gruppo formatosi in Francia di vendere alcune attività, perché con la fusione tra Suez e Gaz de France venivano superati alcuni limiti imposti dalla normativa europea. Uno dei principali che la nuova Gaz de France fu indotta a vendere è stato acquistato dall'ENI. Si tratta di un'importante impresa di produzione e distribuzione di gas che opera nell'ambito del Benelux, in particolare in Belgio, ovvero Distrigaz. Il gruppo ENI ha pagato questa posizione non soltanto con danaro, ma anche conferendo a Gaz de France l' relativo alla rete romana del gas, oltre ad altri pezzetti di . L' relativo alla rete romana del gas è rilevante, e voglio ricordare che la rete romana del gas serve circa tre milioni e mezzo di abitanti (non soltanto, quindi, il solo comune di Roma) ed è, di fatto, la principale e la più grande rete di distribuzione del gas dell'intera Europa, poiché è integrata, mentre quelle delle altri capitali europee (come Londra, Berlino e Parigi) sono diverse e spezzettate. L'operazione di politica industriale era evidente, perché, dato che è noto che da molti anni, da sette anni, Suez è il elettrico industriale del gruppo ACEA, questo romano sarebbe rientrato nell'integrazione del gruppo ACEA. Quindi, l'operazione ENI era un'operazione di strategia industriale nazionale, nel cui ambito si prevedeva il rientro della rete romana del gas integrata all'interno di ACEA e in qualche modo anche un aiuto di ACEA all'operazione di espansione europea di ENI. Oggi tutti sappiamo che il principale azionista di ACEA, cioè il comune di Roma, ha modificato la sua strategia: non vuole mantenere le promesse industriali che erano state fatte alcuni mesi fa, anche al gruppo ENI. Non posso qui naturalmente interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze in merito alle strategie industriali di ACEA. Analoghe interrogazioni sono in corso ovviamente nella sede preposta, che è quella del consiglio comunale di Roma, ma abbiamo tutti necessità di sapere, a questo punto, che impatti potrà avere il cambiamento di strategia industriale di ACEA sull'operazione ENI e sulla rete romana del gas, che fine farà la rete romana del gas, un rilevante che in questo momento è in mano alla società Gaz de France, e se le decisioni di ACEA non possano avere effetti negativi sul piano economico-finanziario di acquisizione di Distrigaz da parte dell'ENI. Sono, quindi, queste le due domande che mi permetto di rivolgere al Ministro dell'economia e delle finanze. Naturalmente, se il Ministro dell'economia e delle finanze tramite queste risposte vorrà darci qualche lume anche sulle vicende più strettamente legate ad ACEA, sarà bene, altrimenti ne trarremo comunque le rilevanti conseguenze.
. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Nicola Cosentino, ha facoltà di rispondere.
, Signor Presidente, con l'interpellanza urgente n. 2-00339 l'onorevole Causi ed altri pongono quesiti in ordine al Gruppo ACEA. Al riguardo, la Commissione nazionale per le società e la borsa ha comunicato che l'emittente ACEA, quotata in borsa dal 1999, opera nei servizi di pubblica utilità, in particolare nella produzione, vendita e distribuzione di energia elettrica, illuminazione pubblica ed artistica e gestione di servizi idrici integrati. Secondo le comunicazioni di partecipazioni rilevanti (il flottante è circa il 35 per cento del capitale sociale), i principali azionisti sono il comune di Roma, con una partecipazione pari al 51 per cento del capitale sociale e Gaz de France-Suez, con una partecipazione pari al 9,981 per cento del capitale sociale. Per quanto concerne il rallentamento del titolo ACEA, cui si fa riferimento nel documento parlamentare, la Consob ha precisato che dal 1 gennaio 2008 al 16 marzo 2009 il prezzo ufficiale del titolo ACEA è passato da 14,19 euro a 8,31 euro, con una flessione complessiva del 41 per cento. Nello stesso periodo, l'indice Mibtel ha fatto registrare una diminuzione del 60 per cento circa. Anche dall'inizio dell'anno 2009 e fino al 16 marzo scorso, il titolo ha registrato un andamento tendenzialmente migliore dell'indice Mibtel, passando da 9,71 euro a 8,31 euro, con una flessione complessiva del 14 per cento circa, contro un calo del Mibtel, nello stesso periodo, del 23 per cento circa. Nel 2009, il prezzo massimo è stato raggiunto il 12 febbraio 2009 (10,41 euro), mentre il minimo è stato toccato il 5 marzo 2009 (7,85 euro). Mediamente per seduta, dal 2 gennaio 2009 al 16 marzo 2009, sono stati scambiati circa 696.245 titoli, pari allo 0,3 per cento del capitale sociale, per un controvalore giornaliero di circa 6.515.636 euro. La Consob, chiamata istituzionalmente a verificare la completezza dell'informazione al pubblico su tali vicende, ha svolto dal 18 giugno 2008 al 13 marzo scorso un significativo monitoraggio degli eventi societari di maggior rilievo. Le attività di vigilanza sono tuttora in corso e la Consob continuerà, per il futuro, a monitorare con particolare attenzione il contesto informativo, l'andamento delle quotazioni, nonché gli eventi societari, riservandosi di effettuare tutti gli interventi necessari. Con riferimento alle eventuali iniziative volte a garantire le operazioni di sviluppo in ambito internazionale già assunte dalla società ENI Spa, che rischiano di essere compromesse da scelte adottate al di fuori di una strategia nazionale di sviluppo del settore del gas, di cui vi è cenno nell'interpellanza in discussione, si fa presente che le vicende che interessano la società ACEA attengono a decisioni strategiche di carattere industriale, nonché a scelte di rientranti nell'ambito delle normali attribuzioni degli organi sociali delle società coinvolte. Sulla questione, il Ministero dello sviluppo economico ha comunicato quanto segue: la tra ACEA e Suez-Gaz de France è un'opportunità di cooperazione industriale nel settore dei servizi pubblici locali, pur rientrando la decisione finale nelle valutazioni di carattere industriale, che sono di pertinenza delle imprese interessate. In particolare, tale operazione presenta le caratteristiche di un'alleanza strategica che pone le basi per uno sviluppo della rete, dando seguito agli impegni già assunti a livello internazionale. La decisione è di rilievo anche considerato che la relativa concessione, in scadenza, dovrà a breve essere messa a gara dallo stesso comune. A tal fine, il Ministero dello sviluppo economico sta esaminando il regolamento applicativo, in corso di definizione, da emanare in applicazione dell'articolo 23- del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, nella legge 6 agosto 2008, n. 133, al fine di valutare la sua applicabilità al settore della distribuzione del gas. Per quanto concerne i paventati effetti negativi della mancata definizione della sul gruppo ENI, si fa presente che il 30 ottobre 2008, con l'autorizzazione della Commissione europea, è stato concluso l'acquisto dalla società francese Suez-Tractebel della quota di maggioranza del 57,243 per cento nella società Distrigaz al prezzo di 2,75 miliardi di euro. La transazione ha rispettato le condizioni imposte dalla Commissione europea per la fusione fra Suez e Gaz de France. È in corso l'OPA obbligatoria sulle azioni di minoranza di Distrigaz, in base al via libera ottenuto dalle Autorità di borsa belghe il 30 dicembre 2008. La scadenza del termine dell'OPA è prevista per il 19 marzo 2009. La holding Publigaz, che gestisce le partecipazioni dei comuni belgi nel settore del gas, ha deciso di cedere il suo 31,25 per cento nella società belga Distrigaz all'ENI per circa 1,5 miliardi di euro. Con tale acquisizione, la partecipazione di ENI sale all'88,5 per cento.
. L'onorevole Causi ha facoltà di replicare.
. Signor Presidente, dato che sono alla mia prima legislatura e sono un po' un novellino, non so se sia possibile usare una formula duplice. Sono soddisfatto per alcuni punti della risposta, in particolare per le valutazioni che il Ministero dello sviluppo economico fornisce in merito alla fra ACEA Electrabel e Suez-Gaz de France, e quindi per il fatto che lo stesso Ministro dello sviluppo economico ammetta, e confermi, direi, che in questa vi è una forte opportunità di sviluppo per ACEA (ma direi per un'importante industria romana nel settore del gas). Sono, invece, meno soddisfatto con riferimento alle altre due parti della risposta del sottosegretario, che comunque ringrazio. Per quanto riguarda la prima parte, che il titolo di ACEA fosse andato meglio del mercato negli ultimi anni lo sapevamo. Dal 2002 al 2008 si è più che triplicato: da tre euro a quasi dieci euro, come lei ha detto, con punte di quattordici; da quando i mercati scendono, ACEA scende in minore misura. Sappiamo delle turbolenze e ci sentiamo garantiti dall'attività di vigilanza della Consob. La terza parte della sua risposta non ci soddisfa, perché il sottosegretario non ha avuto la possibilità di dirci nulla in merito all'impatto sull'ENI: le operazioni che l'ENI ha fatto, e che come lei correttamente ricordava valgono 2,3 miliardi di euro e oltre un miliardo di euro, in parte sono state pagate con questo . La domanda che continuo a rivolgere è la seguente: cosa succede se Gaz de France a questo punto manda a mare l'accordo? Questa rete romana del gas ritornerà all'ENI, e quindi l'ENI dovrà pagare più soldi rispetto alla cifra pattuita per l'intero di Distrigaz? Ovvero, la rete romana del gas che fine farà? Invito su questo il sottosegretario a fornire al Parlamento ulteriori informazioni, eventualmente anche rispetto ad ulteriori atti di indirizzo che io stesso vorrò sollecitare.
. L'onorevole Fiano ha facoltà di illustrare l'interpellanza Peluffo n. 2-00331, concernente intendimenti del Governo in merito alla realizzazione delle opere connesse all'Expo 2015 di cui è cofirmatario.
. Signor Presidente, quella che illustro a mio nome, essendo il secondo firmatario, a nome dell'onorevole Peluffo, che è il primo firmatario, e dei numerosi altri onorevoli che l'hanno firmato, come l'onorevole Marantelli, è l'ennesimo atto di sindacato ispettivo che noi deputati rivolgiamo al Governo sulla questione Expo. Signor Presidente, solo a titolo di esempio voglio ricordare l'interrogazione a risposta scritta del 17 marzo, l'interrogazione a risposta scritta del 3 febbraio, sempre di quest'anno, l'interrogazione a risposta immediata in Assemblea dell'8 luglio 2008, e numerosi altri atti formali che alcuni di noi hanno presentato al Governo per cercare di venire a conoscenza in maniera esaustiva, dettagliata e specifica di una serie di dati che gravemente, secondo noi, mancano circa la possibilità reale della realizzazione delle opere connesse allo svolgimento di Expo 2015 nell'area milanese. Peraltro, la vicenda che trattiamo nell'interpellanza in esame ogni giorno fornisce nuove note di cronaca che rendono il quadro complessivo della possibilità di gestire e di finanziare questo evento sempre più colmo di incertezze. È di quest'oggi la notizia che il dottor Glisenti, che per lunghi mesi sembrava avrebbe dovuto assumere il ruolo di amministratore delegato della società di gestione di Expo, si è dimesso da tutti i suoi incarichi. Peraltro, ricordo che siamo ormai a dodici mesi dalla data nella quale a Parigi venne assegnato alla città di Milano il ruolo di ospitare lo svolgimento di Expo 2015, e questo evento non ha a tutt'oggi, dopo dodici mesi, una società di gestione con un consiglio di amministrazione operativo che la guidi verso la realizzazione della progettazione, degli appalti, e non abbiamo un quadro di finanziamenti che ci dica se esistono tutti i finanziamenti necessari per la realizzazione delle opere. Per la verità proprio ieri, al Senato della Repubblica, il sottosegretario Castelli, rispondendo nella Commissione preposta, ha asserito che nel previsto per la realizzazione delle opere di Expo 2015 non sono ancora stati definiti 1,8 miliardi di euro, circa 3 mila 600 miliardi di vecchie lire. Questi soldi - ha dichiarato il sottosegretario Castelli - troveranno copertura man mano che i progetti saranno disponibili; il che, devo dire, è una formula innovativa nel campo della disciplina normata dalla legge italiana per il finanziamento delle opere pubbliche. Nell'interpellanza che presentiamo in attesa di conoscere le risposte del rappresentante del Governo, noi facciamo innanzitutto riferimento ad una risposta che in Aula, rispondendo all'interpellanza 2-00242, il sottosegretario Giacomo Caliendo a nome del Governo diede circa le nostre domande. Egli affermò che in relazione al quadro totale delle esigenze finanziarie emerge un fabbisogno finanziario residuo pari a 2.763,2 milioni di euro; un quadro di fabbisogno mancante, non coperto, per circa 2,7 miliardi di euro. Pochi giorni fa, il 6 marzo 2009, si è riunito il Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE), che ha approvato, tra gli altri, gli interventi nei sistemi metropolitani di numerose aree metropolitane del Paese: di Palermo, di Catania, del Sistema regionale campano, di Bari, di Cagliari, di Roma e di Milano (si dice - nella relazione conclusiva - con particolare attenzione alle opere connesse all'Expo 2015). L'importo globale di queste opere è, in totale, di 1,5 miliardi di euro, e pertanto nell'interpellanza che sto illustrando chiediamo il dettaglio di quanti di questi 1,5 miliardi di euro andranno alle opere della rete metropolitana di Milano e a quali linee esattamente saranno dedicati. Nell'interpellanza citiamo anche una serie di opere particolarmente necessarie - voglio sottolineare il potenziamento delle infrastrutture di collegamento a Malpensa, attraverso il collegamento tra le linee della Rete ferroviaria italiana (RFI) e delle Ferrovie Nord-Milano (FNM) per la connessione ferroviaria diretta tra la stazione RFI di Rho-Pero e l'aeroporto di Malpensa, nonché il collegamento nord Malpensa con il Sempione e Gallarate, che dovrebbe essere completato nel dicembre 2013, e il triplicamento della Rho-Gallarate, la cui ultimazione dei lavori è prevista per settembre 2014 - evidentemente per sapere se ad oggi, secondo il rappresentante del Governo, i finanziamenti per queste opere esistono, cosa che a noi non risulta. Citiamo anche - la qual cosa è stata già oggetto di un'altra interrogazione - una «Relazione sulla tipologia delle coperture adottate e sulle tecniche di quantificazione degli oneri relativi alle leggi pubblicate nel quadrimestre maggio-agosto 2008», del 16 gennaio del 2009, della Corte dei conti, nella quale essa ha richiamato l'attenzione sugli oneri relativi alla realizzazione delle opere connesse all'Expo Milano 2015, autorizzati dall'articolo 14 del decreto-legge n. 112 del 2008 (che ben conosciamo). In questa relazione della magistratura contabile, della Corte dei conti, si segnala che questi finanziamenti previsti sono in misura largamente eccedente quelli autorizzati per gli anni compresi nel bilancio triennale 2009-2011. In sostanza, sulla base dei dati che abbiamo e delle affermazioni anche contraddittorie che i rappresentanti del Governo hanno via via in questi mesi rilasciato circa la reale, attuale, certificata consistenza del deficit presente dei finanziamenti per l'Expo 2015, nonché sulla base della reale possibilità di mettere in opera il lavoro della società di gestione, abbiamo posto domande che sono riportate nel testo dell'interpellanza. Mi auguro che le risposte che il rappresentante del Governo vorrà dare questa sera in quest'Aula saranno specifiche, sia circa gli intendimenti che il Governo intende mettere in atto per il raggiungimento dell'obiettivo di Expo 2015, sia circa il fatto se questi intendimenti serviranno a coprire l'insieme delle opere che sono previste nel lavoro di presentazione che è servito al raggiungimento del risultato di far eleggere Milano come sede dell'Expo 2015. Poniamo inoltre domande che riguardano l'importo di 1.500 milioni di euro approvato nella seduta del CIPE del 6 marzo 2009 per sapere esattamente quanti di quei denari saranno relativi alle opere del sistema delle linee metropolitane di Milano e di quali specifiche linee metropolitane, nonché domande che riguardano quali siano le risorse a disposizione per le opere connesse e necessarie di Expo 2015, in particolare in relazione alla precedente risposta che il sottosegretario Caliendo ci diede in questa sede, e quindi circa il deficit ancora presente di 2.763 milioni di euro. Chiediamo inoltre come e quando, e con quali strumenti formali, il Governo intenda attuare iniziative affinché la della società di gestione sia definita, al fine di sbloccare una situazione ferma, come dicevo prima, ormai da un anno. Chiediamo se, alla data di oggi, il Governo sia in grado di dirci se, stante il ritardo accumulato nella messa in moto della società di gestione, ritenga, e possa comunicarci, che vi siano opere, di quelle previste nel piano, o parte di esse, che non potranno essere realizzate in tutto, o in parte, in tempo utile. Infine, chiediamo se sia intenzione del Governo finanziare in particolare - la risposta ce lo dirà - le opere per il potenziamento di Malpensa per le quali risulta ancora mancante il finanziamento dell'intero costo d'opera
. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Nicola Cosentino, ha facoltà di rispondere.
, . Signor Presidente, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 agosto 2007 la manifestazione Expo universale 2015 nella città di Milano è stata dichiarata grande evento ai sensi dell'articolo 5-, comma 5, del decreto-legge n. 343 del 2001 che autorizza l'estensione delle disposizioni di cui all'articolo 5 della legge n. 225 del 1992 anche alle dichiarazioni di grande evento, assimilando, quindi, i grandi eventi a tutti quegli eventi calamitosi che possono produrre danni o situazioni di grave rischio e che, per la loro eccezionalità, non sono fronteggiabili con mezzi e poteri ordinari. Successivamente, in data 18 ottobre 2007, è stato emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3623 che ha provveduto a nominare il sindaco di Milano commissario delegato al fine di coordinare ed attuare tutte le iniziative, anche all'estero, volte a sostenere la candidatura della città di Milano come sede dell'Expo 2015 e ad assicurare il regolare svolgimento degli eventi ad essa connessi, mediante interventi diretti al miglioramento dell'immagine e della mobilità della città ed alla relativa acquisizione urgente della disponibilità dei beni, forniture e servizi necessari. In particolare, il sindaco di Milano, commissario delegato (nomina confermata dall'articolo 14 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008), deve provvedere all'individuazione ed al miglioramento delle zone e degli immobili ritenuti di pregio e di decoro per l'immagine della città, alla riqualificazione del contesto urbano attraverso interventi di manutenzione, di risanamento, di ripristino e di ripulitura dai graffiti sulle facciate degli stabili e nei portici, pubblici e privati, prospicienti le pubbliche vie, al miglioramento e all'allestimento di impianti di illuminazione delle aree adibite a verde pubblico, delle strade e delle piazze della città, alla rimozione di pubblicità, di affissioni e di impianti pubblicitari abusivi, irregolari o comunque degradati. Spetta, inoltre al commissario l'adozione di provvedimenti urgenti che rendano necessari per liberare temporaneamente alcune aree occupate da cantieri e per l'ordinario assetto della mobilità e del trasporto nel territorio milanese e della provincia, adottando ogni conseguente misura per contenere gli eventuali disagi della popolazione e per l'individuazione, l'occupazione temporanea e l'allestimento di aree pubbliche o private per assicurare in via temporanea la sosta dei veicoli o la sistemazione di attrezzature mobili. Per il compimento di tutte le iniziative previste il commissario delegato, ove ritenuto indispensabile, è stato autorizzato dal medesimo provvedimento n. 3623 a derogare ad una serie di disposizioni normative per consentire il ricorso a procedure più celeri con maggiore capacità incisiva. Tali deroghe sono, comunque, soggette ai controlli previsti dall'ordinamento vigente, nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico, delle direttive comunitarie e della direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 ottobre 2004 recante: «Indirizzi in materia di protezione civile in relazione all'attività contrattuale riguardante gli appalti pubblici di lavori, di servizi e di forniture di rilievo comunitario». In relazione al fabbisogno finanziario per le opere essenziali previste per la manifestazione Expo 2015, si fa presente che l'articolo 14, comma 1, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008 ha stanziato 1.486 milioni di euro, per il periodo 2009-2015, quale quota di finanziamento statale, a fronte di un costo totale stimato in 3.227,7 milioni di euro. La residua copertura di 1.746 milioni di euro verrà assicurata da un finanziamento privato e da trasferimenti da parte di enti locali e dalla regione Lombardia. Inoltre il Ministero dell'economia e delle finanze è stato autorizzato dalla legge n. 14 del 2009 a sottoscrivere aumenti di capitale sociale di Expo 2015 Spa, a valere sulle risorse per il 2009, per complessivi 4 milioni di euro. La scansione temporale ivi stabilita corrisponde alle previsioni di spesa che consentono il completamento degli interventi specifici del predetto evento, in coerenza con il piano finanziario e con gli impegni internazionali assunti dal Governo italiano nei confronti del Bureau International des Expositions. Per la copertura del fabbisogno finanziario derivante dalle opere connesse, si evidenzia che la quota a carico dello Stato è pari a 1.703,45 milioni di euro, di cui 556,45 per opere ferroviarie e 1.147 per interventi sulla rete metropolitana. Si fa presente che talune opere sono ricomprese nel programma delle infrastrutture strategiche e, pertanto, le relative necessità finanziarie potranno trovare copertura a valere sulle risorse autorizzate dall'articolo 21 del decreto-legge n. 185 del 2008. Sempre in relazione al finanziamento che si intende assegnare alle opere previste per la manifestazione dell'Expo 2015, si fa presente che il CIPE, nella riunione del 6 marzo ultimo scorso, ha preso atto del quadro programmatico presentato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sugli interventi del Programma delle infrastrutture strategiche da attivare dal 2009. Tra le opere prioritarie, infatti, nell'ambito della voce «Reti di trasporto e sistemi metropolitani» figurano le opere connesse ad Expo 2015. Per le opere incluse nella predetta voce, in aggiunta alle risorse pubbliche e private già stanziate, è stato previsto un ulteriore contributo pubblico pari a 1.510 milioni di euro. In sede di applicazione dei singoli progetti, il CIPE provvederà ad assegnare i finanziamenti necessari a valere sulle risorse della «legge obiettivo» e del Fondo infrastrutture al quale lo stesso CIPE ha destinato 7.356 milioni di euro nella seduta del 18 dicembre 2008 e 5.000 milioni di euro nella seduta del 6 marzo 2009. La Presidenza del Consiglio, Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti hanno condotto una rilevazione su tutte le opere del programma già esaminate dalla quale è emerso che le risorse disponibili per le opere connesse all'Expo 2015 sono pari a 7.834 milioni di euro, di cui 1.800 milioni di euro pubbliche, con un fabbisogno residuo pari a 2.704 milioni di euro. Secondo la nota informativa presentata dal commissario Moratti al CIPE del 18 dicembre 2008, una parte di questo fabbisogno verrà coperto con risorse private, rimanendo a carico del settore pubblico 1.889 milioni di euro. Al fine di conciliare le esigenze finanziarie dell'Expo con le difficoltà di bilancio pubblico, il citato decreto-legge n. 112 (articolo 14) ha consentito di superare il vincolo triennale del bilancio pubblico, identificando l'impatto dei tiraggi sui saldi per ciascuno degli anni da qui al 2015, e impegnando il Governo ad assicurare la copertura dei predetti tiraggi come riportati nel piano finanziario sottoposto al BIE. Alla luce di tale norma e dell'importo aggregato (1.510 milioni di euro) indicato nel quadro programmatore esaminato dal CIPE il 6 marzo scorso, le risorse stanziate risultano sufficienti per le esigenze finanziarie del triennio relative all'Expo. Per quanto riguarda il cronoprogramma delle opere, l'obiettivo di giungere nel settembre 2014 al completamento delle stesse è stato confermato nella predetta seduta del 6 marzo dal commissario straordinario Moratti, che ha indicato una tempistica precisa per la sottoposizione al Comitato dei singoli progetti. In particolare, già nei prossimi mesi, verranno sottoposti al Comitato alcuni progetti per il potenziamento di Malpensa e per il triplicamento della linea Rho-Gallarate. Sulla base della convocazione dell'ultimo tavolo istituzionale per il Governo, complessivo degli interventi regionali e sovraregionali per la realizzazione dell'Expo Milano 2015 (tavolo Lombardia) tenutosi in data 23 febbraio 2009, si fa presente che per le 17 opere connesse allo svolgimento di Expo 2015 ed incluse nel dossier di candidatura presentato al BIE, la situazione attuale prevede, a fronte di un costo complessivo di 11.718 milioni di euro, la disponibilità di euro 8.949 milioni (circa il 76 per cento del totale) ed un fabbisogno finanziario residuo di euro 2.754 milioni (circa il 24 per cento del totale), di cui 1.889 milioni di euro a carico dello Stato, 310 milioni di euro a carico degli enti territoriali (comuni e provincia di Milano, regione Lombardia), 555 milioni di euro da reperire da privati. Per quanto riguarda le 35 opere necessarie allo svolgimento di Expo 2015 non incluse nel dossier di candidatura presentato al BIE, la situazione attuale prevede, a fronte di un costo complessivo di 11.443 milioni di euro, la disponibilità di euro 2.243 milioni (circa il 20 per cento del totale) ed un fabbisogno finanziario residuo di euro 9.201 milioni (circa l'80 per cento del totale), di cui 7.059 milioni a carico dello Stato, euro 971 milioni a carico degli enti territoriali (comune e provincia di Milano, regione Lombardia), euro 1.172 milioni da reperire da privati. Per le tre opere inerenti il potenziamento delle infrastrutture di collegamento da e verso l'aeroporto di Malpensa è previsto il raccordo a Busto Arsizio tra le linee RFI e FNM per la connessione ferroviaria diretta tra la stazione ferroviaria RFI di Rho-Pero e l'aeroporto di Malpensa (costo: euro 127,7 milioni completamente da reperire a carico dello Stato) con le seguenti prossime scadenze: presentazione del progetto definitivo al CIPE: novembre 2009; avvio lavori: gennaio 2011; fine lavori: dicembre 2013. È previsto inoltre il triplicamento della linea Rho-Gallarate (costo: euro 500 milioni di cui 490 milioni da reperire a carico dello Stato), con le seguenti prossime scadenze: presentazione del progetto definitivo al CIPE: entro novembre 2009; avvio lavori: luglio 2010; fine lavori: settembre 2014. Il collegamento nord Malpensa con il Sempione e Gallarate (costo: euro 135 milioni completamente da reperire a carico dello Stato) è previsto con le seguenti prossime scadenze: presentazione del progetto definitivo al CIPE: aprile 2010; avvio lavori: febbraio 2011; fine lavori: settembre 2014. Per quanto riguarda gli interventi approvati a favore del sistema metropolitano della città di Milano, nella seduta del 6 marzo 2009 il commissario ha presentato un'informativa comprendente le linee metropolitane, ancora da finanziare da parte dello Stato (opere connesse): la nuova linea metropolitana 5, tratto Garibaldi-San Siro per euro 391 milioni e la nuova linea metropolitana 4, tratto Policlinico-Linate per euro 540 milioni. I relativi progetti definitivi saranno presentati al CIPE, per l'approvazione, entro il prossimo mese di giugno. Allo stato attuale non vi sono particolari criticità nel rispetto del piano di realizzazione delle opere infrastrutturali essenziali o connesse in vista di Expo 2015. In particolare, sulla base delle informazioni in questo momento disponibili, riguardo alla pianificazione per la totalità delle opere previste per Expo 2015 (complessivamente 30 opere suddivise tra essenziali e connesse) si prevedono le seguenti date di completamento: le opere essenziali di accessibilità al sito espositivo (in totale 13 opere) comprendono 1 opera da ultimare a dicembre 2012; 4 opere da ultimare ad aprile 2014; 1 opera da ultimare a giugno 2014; 7 opere da ultimare a settembre 2014. Le opere connesse (in totale 17 opere) comprendono 2 opere da ultimare a maggio 2012; 1 opera da ultimare a giugno 2012; 2 opere da ultimare a dicembre 2012; 1 opera da ultimare a giugno 2013; 1 opera da ultimare a dicembre 2013; 10 opere da ultimare a settembre 2014. Infine, si precisa che la realizzazione degli obiettivi e delle opere contenuti nel di candidatura della città di Milano a sede dell'Expo rappresenta un obiettivo prioritario per il Governo. Pertanto, gli interventi infrastrutturali si stanno sviluppando nel rispetto dei tempi previsti. In particolare, la della Soge Spa è stata definita dal decreto di istituzione degli organi per la gestione delle attività dell'Expo 2015, che ne regola la struttura, la composizione e le attività. A questo riguardo si segnala, comunque, che le generali attività di programmazione dell'evento Expo non rientrano tra i compiti attribuiti in via preminente alla Soge. Essa ha invece il compito di realizzare alcune opere, salvo quelle attribuite al Tavolo Lombardia, ed è assegnataria dei finanziamenti insieme ad altri soggetti attuatori, individuati dal Tavolo Lombardia in accordo con il Commissario straordinario, in conformità a quanto è stato previsto nel di candidatura.
. L'onorevole Fiano ha facoltà di replicare.
. Signor Presidente, ringrazio il rappresentante del Governo. È ovvio che se dovessi giudicare il tenore e l'enfasi delle sue parole non potrei che ritenere che lo scopo del Governo sia lo stesso nostro, cioè la realizzazione nei tempi previsti e col finanziamento previsto di tutte le opere che serviranno - sia quelle connesse sia quelle necessarie ed essenziali - a realizzare l'Expo 2015. Credo, però, di aver ascoltato con sufficiente attenzione le sue parole - anche se dovrò poi riflettere sul testo scritto, perché nonostante abbia approfondito il tema i numeri che ella ha qui citato vanno studiati con attenzione - e credo che vi siano lacune nella sua risposta che non possono non risaltare. Ella non ha potuto darci risposte circa il futuro della gestione della Soge, che pur ella stessa ha citato come la società che in parte gestirà direttamente alcuni dei progetti da realizzare. È evidente che allo stato dell'arte di questa sera, non essendovi l'annuncio che lei avrebbe potuto dare se vi fosse stato lo strumento di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che nomina un amministratore delegato per quella società, noi siamo nello stato di fatto di avere un progetto di Expo 2015 che non ha, dopo dodici mesi dalla nomina di Milano, una società di gestione dotata di un consiglio di amministrazione che ha un amministratore delegato che può dirigere le operazioni che essa stessa, come lei ha ricordato, si vede intestate, come titolare di una parte della realizzazione delle opere. Peraltro lei, signor sottosegretario, ha citato numeri relativi a persistenti deficit finanziari, che ancora riguardano una serie delle opere necessarie. Sono lieto che abbia potuto darci, su alcune opere di fondamentale importanza, che riguardano la connessione di Malpensa e alcuni nodi ferroviari, una serie di date per la presentazione dei progetti esecutivi, l'avvio dei cantieri e la conclusione delle opere, date che analizzeremo nel dettaglio della relazione che lei ha presentato (e siamo lieti di aver ascoltato la precisazione che lei ha potuto comunicarci per quelle opere). Per quanto riguarda, invece, la certezza della copertura finanziaria di tutte le opere, anche connesse, che riguardano l'Expo, lei non ha potuto ancora, come il suo collega Caliendo qualche settimana fa, darci un quadro complessivamente soddisfacente del finanziamento di tali opere. Pertanto, signor Presidente, ringraziando il rappresentante del Governo, devo ancora una volta ritenermi insoddisfatto della risposta che ho ricevuto .
. L'onorevole Marchi ha facoltà di illustrare l'interpellanza Sereni n. 2-00337, concernente iniziative per consentire alle amministrazioni comunali di determinare il numero delle circoscrizioni in base al numero degli abitanti realmente residenti sul territorio di cui è cofirmatario.
. Signor Presidente, l'interpellanza in esame è relativa ad un aspetto concernente le modalità di attuazione di una norma della legge finanziaria per il 2008 - quindi del precedente Governo, il Governo Prodi - finalizzata alla riduzione dei costi della politica. La norma ha previsto che i comuni con popolazione tra i 100.000 e i 250.000 abitanti possano articolare il territorio per istituire circoscrizioni di decentramento, a condizione che la popolazione media delle circoscrizioni non sia inferiore a 30.000 abitanti. Il cambiamento rispetto alla situazione preesistente non è di poco conto: i comuni da una certa fascia di popolazione fino a 100.000 abitanti, per i quali la scelta delle circoscrizioni era facoltativa, ora non possono più istituirle, mentre i comuni con popolazione tra i 100.000 e i 250.000 abitanti, dove era obbligatorio avere le circoscrizioni, possono, invece, istituirle come scelta facoltativa e, qualora lo facciano, hanno un limite quantitativo, in quanto il numero delle circoscrizioni istituite deve portare una media di popolazione non inferiore a 30.000 abitanti. Successivamente, l'articolo 42- del decreto-legge n. 248 del 2007, convertito con legge n. 31 del 2008 - il cosiddetto provvedimento «milleproroghe» - ha stabilito che le disposizioni introdotte dalla legge finanziaria in materia di circoscrizioni si applicano a decorrere dalle elezioni successive alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge stesso. Quindi, i comuni con popolazione tra i 100.000 e i 250.000 abitanti, in cui si vota nelle prossime elezioni amministrative del 6-7 giugno, nel caso volessero mantenere le circoscrizioni, hanno dovuto rivederle e deliberare in merito, con l'effetto di ridurne il numero. Ciò va nel senso voluto dalla norma prevista dalla legge finanziaria per il 2008, norma che non ha direttamente prescritto quale debba essere il dato di popolazione da cui partire per determinare il numero delle circoscrizioni istituibili. Poiché l'articolo 17 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 - il Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, ossia l'articolo che è stato modificato dalla legge finanziaria per il 2008, non contiene alcun tipo di indicazione rispetto al dato della popolazione da prendere come base di calcolo e poiché il comma 2 dell'articolo 156 del medesimo decreto legislativo, nel disciplinare, ai fini dell'applicazione delle disposizioni in esso contenute, prevede che, per quantificare la popolazione residente, essa vada calcolata alla fine del penultimo anno precedente per le province ed i comuni, secondo i dati dell'ISTAT, ovvero secondo i dati dell'Uncem per le comunità montane, alcuni comuni, e precisamente Reggio Emilia e Perugia, hanno rideterminato il numero delle circoscrizioni, prendendo a riferimento la popolazione residente al 31 dicembre del penultimo anno precedente. Si tratta di una scelta compiuta sulla base di solide motivazioni: perché deriva da una lettura dell'articolo 117, comma 2, lettera della Costituzione, che riserva alle materie di competenza legislativa esclusiva dello Stato la «legislazione elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali di comuni, province e città metropolitane», non quindi le circoscrizioni; perché l'articolo 17 del decreto legislativo n. 267 del 2000, fonte primaria in materia di circoscrizioni di decentramento comunale, al comma 4, stabilisce che «gli organi delle circoscrizioni rappresentano le esigenze della popolazione delle circoscrizioni nell'ambito dell'unità del comune e sono eletti nelle forme stabilite dallo statuto e dal regolamento», operando una delegificazione ed un rinvio, che demanda all'autonomia normativa del comune il sistema elettorale delle circoscrizioni (come, peraltro, confermato da pareri del Ministero dell'interno-Dipartimento per gli affari interni e territoriali del 7 novembre 2005 e del 13 aprile 2007); perché l'articolo 36, «organi di governo», del decreto legislativo n. 267 del 2000 stabilisce, al comma 1, che «sono organi di governo del comune il consiglio, la giunta, il sindaco» e non cita le circoscrizioni. Analogamente, al capo III, del titolo III, del citato provvedimento, concernente il «sistema elettorale», non viene disciplinato in nessun modo il sistema elettorale delle circoscrizioni. Ricordo, tra l'altro, che con riferimento al recente decreto-legge che ha disciplinato alcuni aspetti delle prossime elezioni europee ed amministrative, un emendamento, sottoscritto dagli onorevoli Sereni, Marchi, Castagnetti, Boccia e Amici, che interveniva sulle modalità di calcolo della popolazione per stabilire il numero delle circoscrizioni e precisare, quindi, come dare uniforme applicazione alla norma dell'articolo 17 che ho già citato, è stato dichiarato inammissibile per estraneità di materia (riprenderò questa questione successivamente). Tutti i principi che ho richiamato erano già stati sanciti dal Ministero dell'interno-Dipartimento per gli affari interni e territoriali con proprio parere, in data 31 gennaio 2006, relativo all'obbligatorietà, a quel tempo, dell'istituzione delle circoscrizioni per i comuni sopra i 100.000 abitanti, che recita, fra l'altro, che spetta agli enti locali di dettare, nell'esercizio della loro autonomia organizzativa, le disposizioni in tema di mero decentramento amministrativo. Siamo quindi di fronte a un quadro normativo e interpretativo delle norme per cui, dentro un quadro di riferimento nazionale, l'attuazione delle disposizioni in materia di circoscrizioni è ispirata ai principi dell'autonomia statutaria e regolamentare comunale, principi che ci si aspetterebbe fossero ulteriormente rafforzati in un periodo in cui si parla molto di federalismo - si spera non solo teorizzato, ma qualche volta anche praticato - in particolare da un Ministro che si presenta sempre come sostenitore del federalismo. Volendo anche considerare una base di calcolo della popolazione tale da definire in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale il numero delle circoscrizioni da stabilire in ogni comune interessato dalla normativa in materia, ci sono dei precedenti significativi. La scelta di prendere come base di riferimento la popolazione calcolata al 31 dicembre del penultimo anno precedente, contenuta nell'articolo 156 dello stesso decreto legislativo n. 267 del 2000, infatti, è supportata anche da due pareri dello stesso Ministero dell'interno in materia di indennità degli amministratori locali e di unioni di comuni emanati in data 12 luglio 2008 e 26 aprile 2005. Si tratta di materie omogenee a quella delle circoscrizioni, quella sull'unione dei comuni relativamente all'aspetto del rapporto tra territorio e popolazione e quella sulle indennità degli amministratori locali relativamente all'aspetto dei costi della politica. Da sottolineare che il parere in materia di indennità degli amministratori locali è successivo alla legge finanziaria per il 2008, è stato reso dopo l'insediamento dell'attuale Governo ed è il più recente. Quindi, sia che ci si basi sul principio dell'autonomia locale, per cui ogni scelta locale è pienamente legittima, sia che ci si basi su precedenti pronunciamenti del Ministero dell'interno in materia similare, per avere omogeneità sul territorio nazionale risulta pienamente motivata la scelta di prendere come base di riferimento la popolazione calcolata al 31 dicembre del penultimo anno precedente. C'è anche un altro criterio: quello del buonsenso. Siccome l'altro dato che si può prendere a riferimento è quello degli abitanti risultanti dall'ultimo censimento, che il testo unico assume esclusivamente in materia elettorale e di composizione dei consigli comunali e provinciali, considerato che si è in una fase di ridefinizione al ribasso del numero delle circoscrizioni, assumere il dato della popolazione al 31 dicembre del penultimo anno precedente è più appropriato al fine di poter disporre di un dato per quanto possibile fedele all'evoluzione dell'andamento demografico. Sono parole non mie, ma del Ministro dell'interno, dipartimento per gli affari interni e territoriali, direzione centrale per le autonomie, nel già citato parere del 12 luglio 2008. Si tratta, quindi, di un criterio che privilegia il dato sostanziale rispetto a quello formale. Riporto l'esempio di Reggio Emilia: censimento del 2001, 141 mila residenti; 31 dicembre 2007, 162 mila abitanti, già diventati 165 mila al 31 dicembre 2008. Con questo al censimento del 2011 saremo abbondantemente al di sopra dei 150 mila abitanti. Assumendo come base di riferimento la popolazione del censimento 2001, si dovrebbe passare dalle precedenti otto circoscrizioni a quattro, con cui andare al voto dal 2009; poi, a seguito del censimento del 2011, si dovrebbe o potrebbe portare le circoscrizioni a cinque, con cui andare al voto nel 2014. Perugia è in una situazione similare, per alcuni aspetti ancor più estrema, perché nel 2001 era al di sotto dei 150 mila abitanti per poche centinaia di abitanti e nel 2007 ha abbondantemente superato quella soglia. Tutto ciò sarebbe assurdo, sostanzialmente e formalmente. Altro elemento paradossale: sempre utilizzando il criterio del censimento si potrebbe arrivare ad una situazione tale che se un comune avesse visto diminuire il numero dei residenti, potrebbe però istituire un numero di circoscrizioni superiore a quello che sarebbe consentito utilizzando la popolazione attuale. Tutti questi paradossi si sono però materializzati; infatti, con parere numero 0002750 del 27 febbraio 2009, pervenuto dal Ministero dell'interno, dipartimento per gli affari interni e territoriali, direzione centrale per le autonomie, sportello delle autonomie, al comune di Reggio Emilia, si afferma che per il calcolo del numero delle circoscrizioni di decentramento comunale previsto dall'articolo 17 del decreto legislativo n. 267 del 2000 occorre prendere in considerazione il numero degli abitanti dell'ultimo censimento, e non il numero dei residenti attuali. Si tratta di un parere non condivisibile per tutte le motivazioni che ho già richiamato, cui aggiungo la valutazione che il dato del censimento viene assunto espressamente dal testo unico solo per definire il sistema elettorale cui il comune è sottoposto, maggioritario o a doppio turno. Proprio per l'attinenza tra sistema elettorale e numero delle circoscrizioni che si evince dal parere del Ministero, era stato presentato l'emendamento Sereni, che ho già richiamato, al decreto-legge sulle prossime elezioni, dichiarato però inammissibile dalla Presidenza della Camera per estraneità di materia. Lo considero un motivo in più in cui si evidenzia la specificità del rapporto tra dati del censimento e sistema elettorale dei comuni, escludendo un rapporto con altre materie concernenti gli enti locali. Si tratta di un parere sorprendente sotto un altro aspetto: privilegiando l'aspetto formale rispetto a quello sostanziale, a nostro avviso, di fatto si vanificano i principi del federalismo e dell'autonomia statutaria e normativa e i principi di autodeterminazione territoriale formalmente sostenuti in ogni occasione dal Governo. Concludo venendo al quesito che poniamo al Ministro dell'interno: per tutte le motivazioni che ho illustrato, riteniamo che il Ministero dovrebbe attivarsi direttamente, con apposite iniziative normative e anche con interventi di carattere interpretativo, in modo da salvaguardare i principi che sono stati ricordati e in modo da consentire alle amministrazioni comunali di autodeterminare il numero delle circoscrizioni in base al numero degli abitanti realmente residenti sul territorio dei comuni interessati.
. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Michelino Davico, ha facoltà di rispondere.
, . Signor Presidente, onorevoli deputati, l'articolo 2, comma 29, della legge finanziaria per il 2008 ha novellato l'articolo 17 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, modificando i parametri demografici per l'istituzione delle circoscrizioni comunali, con la finalità di ridurne il numero, in un'ottica di contenimento della spesa pubblica. In particolare, i comuni con popolazione tra i 100 mila e i 250 mila abitanti possono articolare il territorio per istituire circoscrizioni di decentramento. La popolazione media delle circoscrizioni non può essere inferiore a 30 mila abitanti. Ricordo che la norma ha effetto cogente per le amministrazioni comunali appartenenti a quella fascia demografica espressamente individuata, all'interno della quale si collocano anche i comuni di Perugia e di Reggio Emilia. Il parametro da considerare per il calcolo della popolazione residente, ai fini dell'individuazione del numero massimo di circoscrizioni da istituire nell'ambito territoriale comunale, è quello desumibile dai risultati dell'ultimo censimento ufficiale della popolazione legale della Repubblica, che risale, come è noto, alla data del 21 ottobre 2001 e che è stato approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 aprile 2003. Il riferimento a tale parametro è disposto in maniera univoca sia dall'articolo 2, secondo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570 (testo unico delle leggi per la composizione e l'elezione degli organi delle amministrazione comunali), sia dell'articolo 37, comma 4, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali). Quest'ultima norma, in particolare, seppur inserita nell'ambito della disciplina sulla composizione dei consigli comunali e provinciali, è da considerarsi espressione di un principio di carattere generale, laddove il legislatore non abbia esplicitamente indicato un diverso criterio. Tale considerazione viene avvalorata dalla collocazione sistematica dello stesso articolo 37 nella parte prima nel testo unico degli enti locali, relativa all'ordinamento istituzionale, vale a dire quel complesso di disposizioni che sono alla base del sistema ordinamentale degli enti locali stessi. Anche la giurisprudenza amministrativa - mi riferisco in particolare alla sentenza del TAR Campania, sezione III, n. 20672/05 - ha riconosciuto che l'unico criterio di calcolo della popolazione al quale possa essere attribuita valenza generale e che quindi possa essere applicato pur in mancanza di specifici rinvii è quello ancorato ai risultati dell'ultimo censimento ufficiale. La stessa sentenza analizza poi l'ambito di applicabilità dell'articolo 156 del testo unico n. 267 del 2000, relativo alle classi demografiche e alla popolazione residente. A tale proposito, il TAR sostiene che la predetta disposizione, laddove fa riferimento alla popolazione residente calcolata alla fine del penultimo anno precedente, secondo i dati dell'Istituto nazionale di statistica, non detta una norma di efficacia generale, ma la sua applicabilità deve ritenersi circoscritta alle disposizioni contenute nella parte seconda (ordinamento finanziario e contabile) del testo unico medesimo. Per completezza, ricordo che altre due disposizioni del citato decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, ribadiscono il principio secondo cui la popolazione del comune è determinata in base ai risultati dell'ultimo censimento ufficiale. Mi riferisco, in particolare, agli articoli 28, terzo comma, e 32, terzo comma, concernenti gli adempimenti per la presentazione delle candidature, rispettivamente, nei comuni con popolazione sino a 15.000 abitanti e nei comuni con popolazione superiore a tale soglia demografica. Va altresì rilevato che, pur considerando l'ampia autonomia normativa del comune riguardo all'istituto in argomento, non può ritenersi ammissibile che le disposizioni di legge statale riferite alla popolazione residente trovino un'applicazione diversificata sul territorio nazionale.
. L'onorevole Marchi ha facoltà di replicare.
. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario, anche se sostanzialmente ci ha dato lettura del parere che conoscevamo e che era già pervenuto al comune di Reggio Emilia e sulla base del quale era stata presentata l'interpellanza perché non lo si ritiene conforme alla normativa. D'altra parte, quando si fa riferimento al dato del censimento, si citano sempre questioni che hanno attinenza con il sistema elettorale e questo è del tutto comprensibile, perché sono questioni molto delicate rispetto alle quali non si può certamente lasciare una gestione dell'anagrafe all'ultimo dato del penultimo anno quando si tratta di stabilire se c'è un sistema elettorale con determinate caratteristiche oppure con altre. In provincia di Reggio Emilia vi è stata una polemica, proprio da parte del centro-destra, nel comune di Casalgrande, che da diversi anni è sopra i quindicimila abitanti, ma al censimento del 2001 non si attestava su questa cifra. In quel caso, si è detto che il sindaco non voleva passare da un sistema elettorale all'altro, quasi dipendesse dal sindaco, perché aveva paura del ballottaggio e di andare al secondo turno. In caso di materia elettorale è del tutto evidente, perché è espressamente previsto dal testo unico (trattandosi di un testo unico, è l'unico riferimento che abbiamo, non quello precedente) ed in quel caso il riferimento è al censimento del 2001. Mi chiedo: se fosse così, ossia se si tratta di una questione di carattere generale, perché lo stesso Ministero, su altre questioni analoghe e non definite espressamente dalle normative come, ad esempio, la questione dell'indennità degli amministratori locali, non abbia espresso un parere diverso, quando è stato richiesto, facendo riferimento ai dati del censimento e non invece a quelli del penultimo anno per quanto riguarda i residenti. Quindi, in generale, il Ministero ha teso dare un'interpretazione opposta a quella che oggi viene qui riferita, vale a dire che quella del riferimento al censimento è una questione specifica per la normativa elettorale, mentre, in termini generali, si fa riferimento alla popolazione del penultimo anno. Allora, tutto ciò mi convince che, in questa vicenda, vi è soprattutto una gestione politica e un uso, mi permetto di dirlo, politico delle istituzioni, perché è impressionante che il capogruppo della Lega al comune di Reggio Emilia abbia avuto conoscenza della risposta che il Ministero stava per inviare al comune rispetto ad un quesito posto, prima che tale risposta arrivasse al comune stesso e alla prefettura. Quindi, mi pare che il Ministero si sia dimostrato disponibile, in sostanza, ad entrare nella polemica politica locale in vista delle elezioni del 6 e 7 giugno e questo lo ritengo assolutamente inaccettabile, perché dal Ministero mi aspetterei un atteggiamento istituzionale su questioni di tale natura. Spero che almeno si risponda all'ultima lettera che è stata inviata dal sindaco di Reggio Emilia subito dopo aver ricevuto il parere del Ministero, perché tale risposta, invece, non è ancora arrivata e forse non sarebbe stata nemmeno inviata se non vi fosse stata questa interpellanza urgente. La risposta, tra l'altro, dimostra, soprattutto nelle ultime parole che ho ascoltato dal sottosegretario, che siamo di fronte all'ennesimo caso, dall'inizio di questa legislatura, di federalismo teorizzato e di centralismo praticato.
. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.