PRESIDENTE. La seduta è aperta.
ROBERTO CAPELLI, legge il processo verbale della seduta del 1° giugno 2017.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Angelino Alfano, Alfreider, Alli, Amendola, Amici, Artini, Baldelli, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borghi, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Casero, Castiglione, Catania, Causin, Antimo Cesaro, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, Gozi, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Marazziti, Marcon, Antonio Martino, Migliore, Orlando, Pes, Pisicchio, Portas, Quartapelle Procopio, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Schullian, Sottanelli, Tabacci, Valeria Valente, Velo e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 2352-2690-3223-3385-3986-4068-4088-4092-4128-4142-4166-4177-4182-4183-4240-4262-4265-4272-4273-4281-4284-4287-4309-4318-4323-4326-4327-4330-4331-4333-4363-A: Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, in materia di elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, in materia di elezione del Senato della Repubblica, nonché delega al Governo per la rideterminazione dei collegi elettorali uninominali.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
FABIO RAMPELLI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. La ringrazio, Presidente, anche per la comprensione, tanto sarò telegrafico, non ruberò troppo tempo. Mi riferisco, in particolare, agli esiti della Conferenza dei capigruppo. Vorrei che rimanesse agli atti che, per quello che ci riguarda, riteniamo inverosimile che si possa procedere con questo calendario, senza alcun rispetto per una campagna elettorale in corso che vede impegnate centinaia e centinaia …
PRESIDENTE. Scusi, deputato Rampelli, però non vedo un richiamo al Regolamento su questo.
FABIO RAMPELLI. Io le chiedo la riconvocazione della Conferenza dei capigruppo per rivedere il calendario e quindi i nostri accordi.
PRESIDENTE. Ma questo non è un richiamo al Regolamento, come lei sa. Lei mi chiede la parola per un richiamo al Regolamento e non c'è un richiamo al Regolamento. Quindi noi procediamo, la ringrazio.
EMANUELE FIANO, . Grazie. Onorevole signora Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, tecnicamente un sistema elettorale consiste in un meccanismo per trasformare in seggi i voti che il corpo elettorale esprime. Abbiamo però tutti la consapevolezza che stiamo affrontando qualcosa di più importante di una semplice formula elettorale. È principalmente attraverso le elezioni che il popolo esercita la sovranità di cui è titolare e dunque, quindi, parliamo di sistemi elettorali quando approviamo una legge elettorale e siamo arrivati al cuore della democrazia, alla sua essenza. È bene ricordarlo, a noi stessi per primi, ogni volta. Anche i regimi totalitari hanno fatto e fanno riferimento alla sovranità popolare, ma il punto di discrimine - notano i costituzionalisti - è tra l'affermazione formale della sovranità e l'attribuzione effettiva, reale, di poteri sovrani.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola al relatore di minoranza, vorrei salutare il liceo scientifico Vittorio Veneto di Milano, che è qui nelle tribune. Benvenuti e grazie di partecipare ai nostri lavori . Oggi siamo in sede di discussione generale della legge elettorale, quindi è un giorno importante.
TANCREDI TURCO, . Grazie, Presidente. Questo Parlamento si avvia a votare e ad approvare una legge elettorale frutto dell'inciucione, dell'inciucio, tra quattro grandi partiti, i partiti che, stando ai sondaggi e per quello che possono valere i sondaggi, sarebbero i partiti che superano la fatidica soglia di sbarramento del 5 per cento. Questa legge elettorale, per l'ennesima volta, darà modo di avere un Parlamento di nominati, di servi, di parlamentari nominati dai leader dei quattro partiti, dai vari capibastone.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, La Russa, che è al banco del Comitato dei Nove.
IGNAZIO LA RUSSA, . Anzitutto la ringrazio per avermi dato la parola al fine di poter svolgere una breve relazione in qualità di relatore di minoranza. Noi di Fratelli d'Italia siamo tra coloro che, da lungo tempo, da subito dopo, dall'indomani del referendum costituzionale, hanno chiesto di poter andare al voto per poter alla fine dare ai cittadini italiani la possibilità di scegliere un Governo perché sono numerosi ormai i Governi che si sono succeduti senza alcuna investitura popolare: non solo Gentiloni ma prima anche Renzi e Letta, una sequela di Governi costruiti, per carità, senza contravvenire ai dettati costituzionali ma in spregio alla volontà del popolo italiano che non si è potuto esprimere in alcun modo al riguardo. Abbiamo atteso inutilmente che, nei giorni immediatamente successivi al referendum, si avviasse il testo di legge elettorale. Alla fine, è stato avviato con la tipica accelerazione di chi vuole che, in poco tempo, si decida tutto così le decisioni sono meno approfondite e quindi a volte anche più facilmente vendibili per difetto di possibilità di ascolto da parte dell'opinione pubblica, ma non ci siamo opposti perché per noi rimane come primo obiettivo comunque quello di mandare gli italiani a dirci in quale direzione vogliono che vada l'Italia e il Governo dell'Italia. Quindi non abbiamo protestato, nonostante le evidenti storture, tant'è che ci astenemmo sulla bozza, il cosiddetto Rosatellum - dico bene, relatore? - proprio perché, benché pieno di elementi che non ci soddisfacevano, andava comunque in una direzione che avrebbe consentito un voto abbastanza veloce. In Commissione, sulle spalle dell'ottimo relatore Fiano, si è poi succeduta tutta una serie di rapidi, anzi direi repentini cambiamenti e siamo arrivati al testo che è stato licenziato per l'Aula. Perché parla quale relatore di minoranza? Perché nel testo la parte che salviamo e che ci piace è il fatto che si va a votare. Per il resto, a differenza di quanto ha scritto qualcuno, siamo del tutto indifferenti. Anzi, personalmente, ne sono quasi soddisfatto anche se capisco le ragioni non proprio nobili per cui è stato posto. Sono quasi soddisfatto della soglia al 5 per cento, anche se capisco che è una soglia estranea al sistema italiano e che forse è fatta per colpire gli scissionisti del PD, a sinistra, e di Forza Italia, al centro, in particolare Bersani, da un lato, e Alfano, dall'altro lato.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, Stefano Quaranta.
STEFANO QUARANTA, . Grazie, gentile signora Presidente. Io ho ascoltato con attenzione la relazione di Fiano, il relatore per la maggioranza, e non c'è dubbio che le leggi elettorali potenzialmente hanno sempre pregi e difetti. E, tuttavia, se sono meditate e coerenti e, soprattutto, se durano nel tempo contribuiscono a creare un rapporto virtuoso tra cittadini e istituzioni e anche a dare forma a quel sistema politico previsto dall'articolo 49 della Costituzione che determina la partecipazione dei cittadini. Ora di questo si tratta, parlando di questa legge elettorale? Di un esercizio virtuoso fatto tra partiti politici che, in maniera disinteressata, hanno provato a ragionare sul bene del Paese? Signora Presidente, a me pare questo l'ennesimo capitolo dell'epopea dell'uomo del fare, Matteo Renzi, che, avendo fallito nell'economia, nel lavoro e nella scuola, ad un certo punto, ha iniziato a dedicarsi alle riforme istituzionali o elettorali, facendole diventare il centro della sua azione politica.
PRESIDENTE. Scusate, potete abbassare il tono della voce? Grazie.
STEFANO QUARANTA, . …arriviamo finalmente a quest'ultima perla.
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire successivamente.
MATTEO RICHETTI. Grazie, Presidente. Intervengo in discussione sulle linee generali perché ritengo fondamentale sottolineare il momento che attraversa questo Parlamento. In quest'Aula, in una legislatura complicata, ma non priva di motivazioni e di provvedimenti importanti, più volte si è ricordato, quasi con nostalgia, quando c'era la capacità, dalla Costituente ai giorni nostri, di avere forze politiche che trovassero un terreno d'intesa, che si sapessero ascoltare, che trovassero sintesi condivise, e molto spesso, quando quest'Aula ha conosciuto momenti di tensione, un'approvazione di una proposta di riforma della Costituzione avvenuta a maggioranza e con un pezzo di Aula che mancava, una legge elettorale in prima battuta approvata, poi, con l'iter che ha ricordato il relatore Fiano, con il voto di fiducia del Governo, tutti momenti che hanno provocato tra maggioranza e opposizione una dialettica che ha richiamato la maggioranza all'idea che le regole si fanno in maniera condivisa, che si scrivono insieme e che si cerca un terreno di incontro.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Elena Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Signora Presidente, onorevoli deputate, onorevoli deputati, oggi stiamo discutendo del testo sulla legge elettorale che la I Commissione ha approvato in questi giorni in un clima fattivo e costruttivo, nello scorcio finale di questa legislatura. Si tratta di un atto di responsabilità, di responsabilità di Forza Italia, di responsabilità del Presidente Berlusconi, e di un atto di condivisione, come il Presidente della Repubblica, Mattarella, ha auspicato. Questo è il primo dato politico.
PRESIDENTE. La ringrazio, deputata Centemero, per aver sollevato questo tema.
GIOVANNI MONCHIERO. È solo questione di tempo, il microfono non ha fretta. Grazie, Presidente. Questa legislatura è stata segnata da molte anomalie, non ultima il dibattito continuo sulla legge elettorale. Voglio ricordare che il risultato di stallo uscito dalle urne nel febbraio 2013 mise immediatamente in discussione il cosiddetto Porcellum, legge universalmente criticata per aver introdotto un sistema elettorale che impedisce ai cittadini di scegliere gli eletti e produce, quindi, un Parlamento di nominati, soluzione - come hanno già ricordato alcuni colleghi intervenuti prima - ovviamente cara alle segreterie di partiti e movimenti, poiché consente di esercitare un controllo ferreo sui singoli parlamentari. Abbiamo iniziato questa legislatura apostrofati, sui e anche in quest'Aula si è abusato di questa definizione, come “nominati”; nella prossima aumenterà, probabilmente, il numero delle nominate, ma questo non toglierà nulla al problema che stiamo oggi evidenziando, e la concludiamo approvando una nuova legge elettorale che, secondo alcuni calcoli di qualche esperto, prevede che due terzi dei parlamentari vengano eletti in listini bloccati, che, come cambiamento, francamente, insomma, lascia un po' a desiderare.
PRESIDENTE. A questo punto, direi di sospendere la discussione sulle linee generali, che, quindi, riprenderà intorno alle ore 14,30.
PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.
PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione del testo unificato delle proposte di legge recante: Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, in materia di elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, in materia di elezione del Senato della Repubblica, nonché delega al Governo per la rideterminazione dei collegi elettorali uninominali.
ENRICO ZANETTI. Grazie, Presidente. Il nostro gruppo non ha votato il mandato al relatore su questo testo di legge elettorale e chiaramente si aspetta che possa esserci dal dibattito in Aula una serie di aperture a miglioramenti che ci possano, in quel caso, indurre eventualmente, in sede di voto finale, ad una valutazione diversa rispetto all'esito dei lavori in Commissione. Noi, tuttavia, non abbiamo naturalmente fatto alcun tipo di ostruzionismo perché diamo atto di un dato oggettivo che deve essere riconosciuto come tale: sul testo unificato c'è stata una convergenza trasversale tra le forze di maggioranza e di opposizione di questa legislatura e una convergenza amplissima perché è indubbio che le forze che hanno sostenuto e per certi versi blindato, al netto di alcuni miglioramenti, il testo sono forze che determinano, tutte insieme, una fetta di rappresentanza amplissima nel Paese e ciò non può essere negato e sarebbe sbagliato non tenerne conto anche se ci si oppone al testo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Misuraca. Ne ha facoltà per dieci minuti.
DORE MISURACA. Presidente, affrontiamo questo dibattito mentre immagino che gli italiani che ancora seguono le vicende della nostra politica osservano perplessi i recenti avvenimenti. che propongono in sequenza sistemi elettorali completamente diversi tra loro, la maggioranza che sostiene il Governo sostituita nella discussione sulla legge elettorale da un crogiolo di forze che va all'opposizione al PD, la Camera chiamata ad un'accelerazione con forzature procedurali senza precedenti. Tutto questo mentre aleggia sul Paese per alcuni lo spettro e per altri l'angelo delle elezioni anticipate. Eppure il Governo Gentiloni sta lavorando molto bene: il Paese mostra segnali di ripresa. Dunque, a fronte delle prossime scadenze le elezioni anticipate costituirebbero un pericolo gravissimo. Il testo varato dalla Commissione infatti è un pasticcio che tra i tanti rilevanti difetti non assicura assolutamente la governabilità per cui dopo tanta fretta, dopo tappe forzate, dopo lo stroncamento dei diritti di chi si oppone a questo testo, l'unico risultato vero sarebbe la confusione politica e, in ultima analisi, l'ingovernabilità.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Kronbichler. Ne ha facoltà.
FLORIAN KRONBICHLER. Grazie, Presidente. Mi permetto l'irritualità di non parlare direttamente della legge, cosa che farà, soprattutto, la mia collega Roberta Agostini, ma di parlare della eccezione alla legge - questo Mattarellum, Porcellum, Italicum e ora Germanicum -, perché le nostre leggi elettorali cambiano come minimo a ogni elezione. Ciò che, però, al suo interno resta sempre una costante sono due cose: il bambinesco dei loro nomi e la sfacciata eccezione-privilegio a favore del Südtiroler Volkspartei. Così come già nell'Italicum, dichiarato, poi, incostituzionale dalla Consulta, anche in questo Germanicum la carta geografica elettorale per l'Alto Adige-Südtirol è disegnata su misura del Südtiroler Volkspartei. Sarà tutto nuovo per l'intero Stato italiano, ma solo per il Sud Tirolo deve restare tutto così come è stato fino ad ora.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FLORIAN KRONBICHLER. E come se non bastasse, la Volkspartei concorre con buone pure alla conquista del terzo dei tre seggi in distribuzione secondo il sistema proporzionale, dopo aver fatto il pieno sui seggi uninominali. Ciò perché le viene messa in conto buona parte dei voti raccolti nei collegi uninominali: semplificando, parte dei suoi voti conta due volte. Con i nostri emendamenti vogliamo impedire che al conteggio dei voti per l'undicesimo e ultimo seggio della circoscrizione siano scorporati tutti i voti ottenuti dai candidati vincitori nei seggi uninominali, e non solo una parte. Alla Volkspartei resta concesso pure questo privilegio! Ecco, è la risuscitazione del medioevale .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Federica Dieni. Ne ha facoltà.
FEDERICA DIENI. Presidente, colleghi, la politica è stata sempre considerata anzitutto una lotta per il potere a qualsiasi costo, in cui ogni azione è lecita per raggiungere questo obiettivo. Otto von Bismarck, che in questo eccelleva, l'ha definita “l'arte del possibile, la scienza del relativo”, per ricordare come tutto in questo campo fosse aleatorio.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Presidente, colleghi, questa legge - noi lo stiamo già dicendo, ma lo diremo ancora con più forza - è una legge vergognosa e non soltanto perché parte dall'accordo dei quattro partiti, per ora, nei sondaggi - poi lo vedremo al termine delle elezioni - più forti, che pensano di rubarsi i voti e i seggi degli altri, fregandosene di quelle che sono le regole base per ottenere un qualcosa per l'Italia da una legge elettorale. Mi fa piacere che qualche collega abbia ricordato che tutte le volte che qualcuno ha pensato, tramite la legge elettorale, di ottenere un vantaggio, poi ha avuto un ritorno negativo. Siamo convinti che avverrà anche questa volta con la denuncia soprattutto di questo mega inciucio che non è una riscrittura delle regole, insieme, perché le regole si possono scrivere insieme se uno mantiene una coerenza sulle posizioni assunte. Ma se, chiaramente, dopo che si è insultato l'Italicum, come hanno fatto i Cinquestelle e altri partiti, dicendo che “creava un Parlamento di nominati”, si crea un Parlamento che automaticamente dà oltre il 60 per cento degli eletti tramite liste bloccate, è evidente che si raggira il popolo e, in qualche maniera, si fa esattamente il contrario di quello che si è detto sinora; ecco perché poi si crea l'inciucio.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Plangger. Ne ha facoltà.
ALBRECHT PLANGGER. Solo per chiedere di consegnare il testo e annunciare che noi voteremo a favore.
PRESIDENTE. È autorizzato.
ALAN FERRARI. Grazie, Presidente. Vorrei partire anch'io dalla considerazione con cui ha aperto il suo intervento il collega del Partito Democratico, Matteo Richetti: io penso che abbia un grande valore il fatto che questa legge elettorale arrivi in quest'Aula, dopo molte ore di lavoro in Commissione, con un ampio consenso da parte dei quattro partiti più grandi, più rappresentati in questo Parlamento, Partito Democratico, Forza Italia, Cinque Stelle e Lega, e da parte di una comunità politica molto ampia, quella che avremmo voluto vedere unita fino alla fine a cercare il miglior compromesso possibile, la sintesi più alta anche in altre occasioni.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Colleghi, si sente una eco non indifferente in quest'Aula! Prego, collega Ferrari.
ALAN FERRARI. Dicevo: le due domande implicite che ci hanno rivolto i cittadini e ci stanno rivolgendo i cittadini da diverso tempo – e non è un caso che il Partito Democratico, da solo, si sia trovato a spingere fino in fondo per fare la riforma costituzionale – è: riusciamo, da questa legislatura, a far venir fuori e a costruire un assetto istituzionale più stabile per questo Paese oppure no?
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Calabria. Prendo atto che la deputata Calabria non è in aula.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente, oggi iniziamo - e penso che finiremo rapidamente, da quel che sembra in Aula in questi giorni - il percorso della legge elettorale.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, siamo arrivati a questa fatidica discussione che devo dire preliminarmente ci aspettavamo molto diversa sia nella genesi sia nei contenuti. Voglio rammentare ancora che, dopo il 4 dicembre, Fratelli dell'Italia ha chiesto immediatamente elezioni politiche anticipate salvo una correzione che si era ritenuta necessaria e indispensabile non solo e non tanto perché la Corte Costituzionale aveva eccepito sull'Italicum, la legge elettorale migliore del mondo secondo le dichiarazioni unilaterali dell'ex Presidente del Consiglio e “posone” Matteo Renzi, ma anche perché era necessario per garantire comunque la riproduzione di un sistema di cui Matteo Renzi era stato garante fino a che ha fatto il Presidente del Consiglio. Dopo il 4 dicembre il fallimento del Governo Renzi è stato chiarissimo. Noi avevamo chiesto, in modo particolare, che, prima di quella data in cui si è celebrato il referendum sulla riforma costituzionale, si potesse immediatamente porre rimedio con una norma di salvaguardia, modificando la legge elettorale nel caso in cui il referendum sancisse la bocciatura della riforma per avere le mani libere ed andare a passi veloci verso le elezioni anticipate.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Annagrazia Calabria. Ne ha facoltà.
ANNAGRAZIA CALABRIA. Grazie, Presidente. La sfida più grande che un legislatore ha davanti a sé è quella di saper cogliere i cambiamenti e di offrire risposte giuste ed adeguate ad uno scenario in continua evoluzione. Questo vale anche per il quadro politico che negli anni più recenti ha subito un mutamento radicale, passando da un assetto bipolare a uno manifestatamente tripolare o quadripolare e, comunque, frammentato e parcellizzato. Riformare la legge elettorale in questo momento è dunque un atto necessitato, un atto dovuto, a maggior ragione alla luce della sentenza della Consulta che ha dichiarato l'Italicum parzialmente incostituzionale, e della bocciatura, lo scorso dicembre, della riforma costituzionale sottoposta al vaglio degli elettori. Tutto ciò, infatti, ha posto questo Parlamento di fronte a un quadro complesso: da un lato, la sopravvivenza del bicameralismo perfetto con il Senato elettivo; dall'altro, un sistema di voto largamente eterogeneo, disarmonico e con meccanismi diversi per ciascuna Camera.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Abrignani, che non è in Aula.
BARBARA POLLASTRINI. Signor Presidente, altri miei colleghi sono intervenuti, motivando il sostegno al testo che approda oggi in Aula, ma sono grata al mio gruppo per questi minuti nei quali forse introdurrò un punto di vista più personale. Anch'io prima però voglio ringraziare il relatore Fiano e il presidente Mazziotti Di Celso per un lavoro che in Commissione ha consentito un ascolto più maturo. La proposta iniziale, infatti, ha conosciuto alcuni miglioramenti: mi riferisco alla priorità di elezione per i più votati nei collegi uninominali, alla limitazione delle pluricandidature e alle norme sull'equilibrio della rappresentanza di genere. Tengo a dirlo perché sono emendamenti che anch'io, con altri colleghi, avevo depositato. E ora sento, però, il compito che questa Camera provi a correggere e a migliorare ancora l'impianto attualmente in discussione. Penso, in particolare, a come rafforzare il potere di scelta dei cittadini sui candidati, al rafforzamento delle norme sull'equilibrio di genere e ad altri punti discussi anche negli interventi precedenti.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. La ringrazio, Presidente. Prima una nota di colore )… no, non nero, come afferma il collega Fiano, che, evidentemente, è ossessionato da una certa parte politica, ma vorrei far notare che, fortunatamente, giustamente, il gruppo parlamentare che io rappresento in questo mio intervento è proporzionalmente il più presente in Aula oggi, che è un martedì di lavoro per tutti i normali cittadini italiani, e non mi rivolgo soltanto ai colleghi parlamentari, anche se questa ricordo, giustamente, essere una discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha ancora trenta secondi.
WALTER RIZZETTO. Allora, Presidente, volevo fare vedere due cose. La prima, Presidente, è che il MoVimento 5 Stelle, lei lo sa, l'8 settembre 2007 scriveva questo: elezione diretta, no ai parlamentari scelti dai segretari di partito, i candidati al Parlamento devono essere votati dai cittadini con la preferenza diretta.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
WALTER RIZZETTO. Ed in seconda ed ultima battuta, Presidente, e concludo: vado a mostrare questa, che è la scheda elettorale del sistema elettorale tedesco, con il voto disgiunto che voi avete sacrificato sulla base di queste larghe e nuove alleanze, che probabilmente porteranno - e concludo, Presidente - il nostro Paese in un territorio oscuro, in un territorio non rappresentativo e in un territorio di non governabilità, che farà arrivare l'Europa e la Troika a governare una volta per tutte questo bellissimo ma disgraziato Paese nel quale viviamo .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Abrignani. Ne ha facoltà, per cinque minuti.
IGNAZIO ABRIGNANI. Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, per la seconda volta in questa legislatura il Parlamento affronta la riscrittura della legge elettorale. Diversamente da quanto accaduto con l'Italicum, approvato non senza polemiche dopo 16 complicati e convulsi mesi di lavoro, questa legge, se andrà in porto, potrebbe conquistare due primati: l'iter di approvazione più breve e la più ampia maggioranza a sostegno. Se sul primo punto se la gioca con la legge cosiddetta Calderoli, sul secondo l'unico caso di legge elettorale votata da una maggioranza più ampia di quella correlativa avrebbe potuto essere l'Italicum, se il corso della storia non avesse preso una direzione diversa; ma non sono i primati gli obiettivi di una legge elettorale, bensì offrire agli attori politici regole del gioco chiare.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
IGNAZIO ABRIGNANI. Ma, al di là dell'amarezza e delle previsioni tutt'altro che rosee, fare politica significa anche affrontare con realismo e responsabilità l'esistente; a partire da un dato fondamentale: una legge è meglio che nessuna legge. Il rischio di andare a votare con una legge diretta derivazione di una sentenza della Consulta era alto, e non sarebbe stato un fatto positivo. Per cui noi riteniamo che ancora in Aula possa farsi qualcosa per migliorare questa legge, per cui non è questo il giudizio definitivo. Abbiamo davanti a noi ancora molte ore di dibattito, e la possibilità di apportare ulteriori migliorie al testo di questa legge elettorale: non sprechiamo l'occasione! Solo allora potremo definitivamente dire se il risultato raggiunto era o no soddisfacente.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Occhiuto. Ne ha facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, io ho chiesto di impegnare soltanto cinque dei minuti a disposizione del mio gruppo per la discussione generale sulla legge elettorale, perché vorrei dire poche cose tentando brevemente di rispondere ad alcune obiezioni che ho ascoltato nel corso del dibattito. Intanto però vorrei esprimere la contentezza di Forza Italia per il risultato raggiunto in Commissione, per essere qui oggi a discutere una legge elettorale attorno alla quale si è costruita una maggioranza molto ampia, impensabile nei suoi contorni fino a qualche settimana fa. Siamo contenti perché oggi si discute di una proposta che è molto simile a quella che noi abbiamo presentato qualche mese fa, che prevedeva appunto un impianto di legge proporzionale con l'elezione dei deputati prevalentemente all'interno di collegi uninominali, e molto simile anche all'emendamento presentato al cosiddetto Rosatellum, che in qualche modo modificava quel testo maggioritario in un testo proporzionale sul modello tedesco. Siamo contenti anche perché, come ha ricordato qualche collega intervenuto prima di me, noi siamo stati eletti con una legge che di fatto nominava i parlamentari, non li eleggeva: i cittadini non li votavano, non conoscevano neanche i loro nomi perché i nomi dei parlamentari non erano scritti sulla scheda elettorale, una legge dichiarata incostituzionale; ora stiamo discutendo una legge che dà la possibilità ai cittadini di conoscere i loro parlamentari perché sono eletti in collegi uninominali, e anche quelli posti nei listini corti, per così dire, hanno il nome scritto sulla scheda: quindi c'è una legge che è notevolmente migliorativa di quella che ha espresso i parlamentari in questo Parlamento.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Presidente, membri del Governo, oggi inizia alla Camera la discussione sulla nuova legge elettorale che dovrebbe essere definitivamente approvata entro la prima settimana di luglio, con una corsa veloce che non ha uguali rispetto ad altri disegni di legge di questa Camera che sono parcheggiati da mesi, per non dire da anni. Una legge travagliata, passata tra modelli diversi, dal proporzionale al maggioritario e ritorno, fino ad approdare al cosiddetto sistema tedesco, anche se di tedesco è rimasto ben poco. Si tratta in definitiva di una legge proporzionale con un macchinoso meccanismo maggioritario di selezione dei candidati, una selezione che resta tutta a carico dei rispettivi leader, per cui in definitiva si conferma ancora una volta come una legge che nomina i suoi candidati, li sceglie, lasciando ben pochi margini ai cittadini e alle loro preferenze.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Roberta Agostini. Ne ha facoltà.
ROBERTA AGOSTINI. Grazie, Presidente. Ci troviamo a discutere in Aula dopo un passaggio di discussione nella I Commissione rapido e condotto in tempi estremamente ridotti nel fine settimana appena trascorso. Dopo molti mesi di pausa e di attesa in Commissione per una discussione sulla legge elettorale, aspettando che il PD eleggesse il suo segretario, alla fine la discussione su un testo si è consumata in pochissimo tempo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Invernizzi. Ne ha facoltà.
CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, signor Presidente. Esordisco dicendo: “Finalmente”. Finalmente anche in quest'Aula discutiamo di legge elettorale.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Pino Pisicchio. Ne ha facoltà.
PINO PISICCHIO. Grazie, onorevole Presidente, onorevoli colleghi, nel referendum del 1993 che abolì il sistema proporzionale solo il 15 per cento degli italiani, nessuna testata giornalistica di quelle importanti e qualche come me continuarono a mettere in guardia sul pericolo di un sistema maggioritario in un Paese che non aveva gli anticorpi per digerirlo e che stava perdendo anche i partiti politici, unici in grado di garantire la produzione di una plausibile classe dirigente e di un pluralismo delle voci. Poi ci fu una larga stagione di maggioritario all'italiana i cui esiti non commento perché sono sotto gli occhi di tutti: quattro leggi elettorali in ventiquattro anni dovrebbe essere già per questo abbastanza eloquenti.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PINO PISICCHIO. Concludo, Presidente. O meglio si capisce e questo ci preoccupa. Si vuole votare subito a settembre e questa scelta non ci sembra la più saggia per il Paese, esposto al rischio concreto dell'esercizio provvisorio. Ma questo è un altro tema.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Marco Di Maio. Ne ha facoltà.
MARCO DI MAIO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, quest'Aula è di nuovo impegnata nell'esame di una legge elettorale. È la seconda volta in questa legislatura, certamente sarà l'ultima. È inutile nascondere che quella che ci apprestiamo a votare non è la legge che noi avremmo voluto per il nostro Paese e per sistemare alcuni nodi politici che abbiamo tentato di riformare anche in questi anni. Avevamo proposto un modello diverso basato su un sistema istituzionale a Camera prevalente eletta direttamente dai cittadini con due turni di consultazione che rendevano possibile, grazie al ballottaggio, la sicura governabilità a chi con certezza assoluta la sera del voto avesse vinto le elezioni.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Ravetto. Ne ha facoltà.
LAURA RAVETTO. Grazie, Presidente. La prima cosa da dire è che questa proposta di legge elettorale sancisce e conferma la centralità del presidente Berlusconi e di Forza Italia nel dibattito politico, perché Forza Italia è orgogliosa di aver contribuito a scrivere - oserei dire per una buona parte - questa proposta di legge elettorale. Questa è una proposta di legge elettorale che ha come primo pregio, come è stato detto da molti colleghi, quello di essere condivisa dalle quattro maggiori forze politiche attualmente nel Paese. Di solito l'accusa del passato era che una forza politica da sola o una maggioranza da sola imponeva la legge elettorale agli altri. Qui abbiamo finalmente un provvedimento condiviso.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Taglialatela. Ne ha facoltà.
MARCELLO TAGLIALATELA. Francamente, non so se tra gli italiani vi sia più delusione o se ci sia più ipocrisia in quest'Aula, perché mi pare evidente che questa è una legge che poteva essere scritta per dare effettivamente la possibilità ai cittadini di scegliere i deputati e i senatori, quindi i rappresentanti all'interno del Parlamento, e si è, invece, fatta una scelta esattamente su un percorso inverso, perché qui in discussione non è il tipo di modello elettorale, non è in discussione se vi sia o meno una quota maggioritaria, una quota proporzionale, se ci siano o meno le preferenze. La verità è che è stata fatta una scelta chiara: nel momento in cui si sono introdotti i listini, e quindi i capilista, si è fatta una scelta per impedire al cittadino di scegliere.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Nel 1951 Vittorio De Sica licenziò un film importante, un che era intitolato . Beh, io dico che, venti giorni fa, chi avrebbe potuto immaginare che vi fosse una legge elettorale presentata nientepopodimeno che dal Partito Democratico, dal MoVimento 5 Stelle, da Forza Italia e dalla Lega! Un miracolo parlamentare, che costituisce già un grande valore aggiunto di questa legge elettorale. Cioè, questa corrispondenza di amorosi sensi politici e, in qualche modo, queste convergenze parallele, per citare Aldo Moro, è già un fatto che rende questa proposta di legge assolutamente straordinaria. Vuole dire che l'invito del Presidente Mattarella, cioè quello di scrivere una legge quanto più condivisa possibile, è stato accolto da un Parlamento che si è rivelato maturo e pronto per condividere, indipendentemente dalle appartenenze, indipendentemente dalle matrici ideologiche.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FRANCESCO PAOLO SISTO. E se questo è vero, se siamo stati coerenti, se vi è questa forza contrattuale che Forza Italia manifesta convintamente, direi graniticamente con l'unica proposta che trova eco in questa proposta di legge elettorale, io penso che il nostro sforzo di stare insieme e di fare di questa legge elettorale un punto di partenza per una democrazia moderna… Perché la legge elettorale si deve adeguare al momento storico in cui nasce: è evidente che non c'è “la” legge elettorale, c'è la legge elettorale del momento storico in cui viene scritta e disegnata, in rapporto a quelle che sono la sensibilità e la percezione…
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Ho finito, Presidente. Allora tutti i dettagli, tutti gli ammennicoli, tutti i tentativi di sabotare questo grande tentativo democratico, che vede l'80 per cento del Parlamento, caro collega Sannicandro, l'80 per cento del Parlamento, convergere …
PRESIDENTE. Collega! Per favore.
FRANCESCO PAOLO SISTO. … su questa legge elettorale. No, c'è stato un gesto, Presidente che non è stato molto elegante, ed io mi permetto di stigmatizzarlo: quando si parla di democrazia parlamentare, dell'80 per cento del Parlamento che è a favore si può dissentire, ma c'è un modo di dissentire civile in quest'Aula! Allora, la civiltà del dissenso trovo che sia una caratteristica di eleganza che troppo spesso dimentichiamo . Detto questo, Presidente, Forza Italia convintamente sosterrà…
FRANCESCO PAOLO SISTO. …questa legge, e ho finito, per le ragioni che abbiamo riferito tutti insieme qui in questa bella squadra, che ha sostenuto questa legge, e che continueremo a riferire nei prossimi interventi .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Pia Elda Locatelli, per tre minuti. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, intervengo non sull'impianto della legge elettorale, pur dicendo subito che questa non è la nostra legge, avendo noi socialisti espresso la nostra preferenza per un sistema almeno parzialmente, meglio se per buona parte maggioritario, che è del resto la stessa preferenza del relatore. Lo faremo nei prossimi giorni, perché oggi c'è una questione più urgente da affrontare, rispetto alla quale condivido la preoccupazione con molte colleghe: il rischio di voto segreto sugli emendamenti. Come altre volte in occasione della discussione della legge elettorale, in particolare in tema di rappresentanza di genere, da alcune parti - non posso dire partiti - si minaccia il ricorso al voto segreto, invocando la coscienza. Il testo che è uscito dalla Commissione affari costituzionale contiene buoni passi nella direzione di un'equilibrata rappresentanza di genere: lo abbiamo apprezzato, e ne diamo atto al relatore. Ci piace l'alternanza tra i generi nelle liste circoscrizionali… Mi scusi, signor Presidente, ma ho difficoltà.
PRESIDENTE. Per favore, il tono della voce, colleghi, perché c'è una eco non indifferente in quest'Aula.
PIA ELDA LOCATELLI. Ci piace l'alternanza tra i generi nelle liste circoscrizionali; ci piace una percentuale al di sotto della quale nessun genere può essere rappresentato nei collegi uninominali, il 40 per cento, perché è superiore a quella delle donne oggi in Parlamento; ci piacciono le capolisture che tendono all'equilibrio; ma noi chiediamo di completare al meglio un lavoro che è già piuttosto buono: ad esempio, l'inammissibilità delle liste che non rispettano questi vincoli, o una percentuale del 50 e 50, perché tante sono le donne italiane. E allora, qual è il problema?
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PIA ELDA LOCATELLI. Ma non possiamo accettare, come dicono le voci che circolano da ieri in Parlamento, che si invochi il voto segreto sugli emendamenti, perché il voto segreto ha un senso solo quando si è di fronte ad un problema di coscienza. Qualcuno mi deve spiegare quale questione di coscienza ci sia in una giusta rappresentanza dei due generi! Il fatto è che molti colleghi si vergognerebbero di votare palesemente contro una misura di giustizia, e saprebbero che una parte dell'elettorato non lo perdonerebbe: e allora preferiscono nascondersi dietro l'anonimato, e non dire chiaramente…
PIA ELDA LOCATELLI. …che sono contrari (sto concludendo) a liste e collegi veramente paritari. Questo Parlamento sempre più femminile evidentemente fa paura: dimostrateci che non è così.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Giulio Marcon. Ne ha facoltà.
GIULIO MARCON. Presidente, colleghi e colleghe, signora sottosegretaria, io vorrei intanto ringraziare non in modo formale sia il presidente della Commissione che il relatore. Il primo, per la capacità di gestione e di ascolto, rispetto anche alle sollecitazioni che sono venute dai gruppi di opposizione, dai gruppi di maggioranza, insomma, che comunque hanno contribuito alla discussione: è stata una discussione molto complessa e molto faticosa in certi momenti. E anche vorrei ringraziare l'onorevole Fiano, anche lui per la capacità di ascolto e di attenzione rispetto alle sollecitazioni che sono venute, da posizioni ovviamente diverse: noi abbiamo avuto su molti dei temi di questa legge posizioni radicalmente diverse dalla maggioranza, però vogliamo considerare il modo con cui è avvenuto il dibattito, sicuramente in modo positivo, un'esperienza che dovrebbe essere ripetuta anche in altre occasioni, rispetto alla capacità di dialogo e di ascolto reciproco.
PRESIDENTE. Approfitto per salutare gli studenti dell'Istituto tecnico Cecilia Deganutti di Udine, che seguono i nostri lavori e che sono accompagnati dal professor Enzo Barazza e dalla professoressa Paola Antonutti e partecipano alla giornata di formazione a Montecitorio . Adesso l'intervento del collega Murgia, che prendo atto che vi rinuncia.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza La Russa, che però ha esaurito i tempi. In realtà, dei relatori l'unico che ha tempo è il collega Distaso. Vuole intervenire? Prego.
ANTONIO DISTASO, Grazie Presidente, sono giunto in Aula mentre terminava l'intervento il collega Sisto, con una citazione di un grande sforzo democratico, che mi ha strappato un sorriso, lo dico perché non faccio battute in sua assenza, l'ho informato preventivamente per le vie brevi, eccolo qua.
PRESIDENTE. Prendo atto che la rappresentante del Governo si riserva di replicare in altra fase.
PRESIDENTE. Avverto che, a norma dell'articolo 40, comma 1, del Regolamento, sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità Laforgia ed altri n. 1, Monchiero, Dellai, Distaso ed altri n. 2, Lupi e Buttiglione ed altri n. 3, che saranno esaminate e poste in votazione prima di passare all'esame degli articoli del provvedimento.
PRESIDENTE. Colleghi, con lettera in data odierna, il presidente del Comitato consultivo sulla condotta dei deputati, Pino Pisicchio, ha informato la Presidenza della Camera che il Comitato, nella riunione del 17 maggio 2017, ha preso atto che per i deputati i quali non hanno dato seguito alla richiesta, più volta reiterata dal Comitato, di rendere entro il termine stabilito la dichiarazione prevista dal primo comma del paragrafo III del Codice - relativa alle cariche e degli uffici di ogni genere ricoperti in enti, pubblici o privati o anche di carattere internazionale, alle funzioni e delle attività imprenditoriali o professionali comunque svolte e ad ogni altra attività professionale o di lavoro autonomo o di impiego o di lavoro privato, da pubblicare sul sito internet della Camera, ai sensi del paragrafo V del Codice - ricorre un caso di mancata osservanza del Codice di condotta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.